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Giorgia, la manager che diventa mia schiava

chi mi vuole contattare può scrivere a padrone29@gmail.com

Giorgia è una donna normale, quasi banale del Friuli operoso e dinamico. Una donna tutta casa e famiglia anche se con grandi capacità professionali, determinazione e di leadership fuori dell’ordinario. Nulla di lei e della sua vita può far pensare a una donna trasgressiva. Da giovane infatti la sua vita era segnata dalla scuola, dall’oratorio, dall’azione cattolica e mai da nulla di trasgressivo. In questo ambito conosce Marco e dopo un po’ si fidanzano e poi si sposano.Lei appena laureata viene assunta da una grande azienda di articoli sportivi come assistente dell’amministratore delegato e qua capisce che il mondo non è quello ovattato e protetto della scuola e dell’oratorio, ma assomiglia più che altro a una piscina piena di squali.
Le donne dell’azienda pensano che abbia avuto quel posto grazie alle sue doti fisiche notevoli e non per le sue capacità(Giorgia non è tanto alta, ma ha una quinta di regiseno e un sederino da sballo), deve quindi dimostrare in continuazione il suo talento e le sue capacità. Grazie a queste ultime riesce a farsi strada in azienda e a diventare direttore della produzione ruolo che la porta ad avere rapporti soprattutto con maschi che cercano in continuazione di avere la meglio su di lei, ma gradamente riesce a farsi rispettare. Contemporaneamente riesce ad avere un figlio da Marco, ma i loro rapporti sessuali non sono quelli che si definirebbero soddisfacenti, infatti il marito soffre di eiaculazione precoce e dopo due minuti scarsi eiacula credendosi soddisfatto lui, ma non dando soddisfazione per nulla a lei.
Un giorno per caso Giorgia vede su internet il mio blog che parla del bdsm e della dominazione e la sensazione che prova è di eccitazione, una cosa che la meraviglia dato il ruolo dominante che svolge sia in casa che in famiglia, ma lascia correre e prosegue nella sua solita vita tutta dedicata al lavoro, alla famiglia e ai figli.
La lettura però di quel blog relativo alla dominazione e al bdsm l’aveva colpita e soprattutto di notte aveva sogni continui in cui veniva dominata e sottomessa che la portavano ad essere terribilmente eccitata e bagnata al risveglio.
Dopo qualche tempo trova il coraggio di contattarmi e mi racconta la sua storia, io capisco subito che non è la solita ragazzina che dopo avere letto le cinquanta sfumature di grigio vuole darsi al bdsm, ma si tratta di una persona consapevole della voglia di cominciare un percorso. Io le dico subito che sono un padrone autoritario ed esigente e che se volesse diventare una schiava anche i rapporti col marito sarebbero dipesi dalla volontà del suo padrone che comunque non l’avrebbe messa in difficoltà con i figli e nella sua vita di tutti i giorni, ma che comunque l’avrebbe portata al limite.
Come prova le chiedo di pulire il bagno del water dell’ufficio con la sua lingua, il giorno seguente e lei accettò.
Il giorno seguente lei eseguì l’ordine, e mi mandò la foto che ne attestava l’esecuzione, ma non nel modo in cui intendevo io, infatti aveva leccato solo la tavalozza e non il water sotto. Le feci rifare la cosa ordinandole anche di darsi cinquanta colpi sul sedere col mestolo di legno che si gira la pasta per non aver eseguito attentamente all’ordine. Giorgia fece anche questo e diventò ufficialmente una mia schiava.

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Ilaria la schiava robusta

Circa dieci giorni fa mi scrive una lettrice un po’ particolare si chiama Ilaria, ha ventitre anni e fisicamente non è ne quella che si direbbe una vamp nè una ragazza dotata di charme. E’ una ex atleta di lancio del disco quindi è grossa da un punto di vista muscolare, ma avendo smesso l’attività anche un po’ cicciotella. Reputandomi una persona a modo che non stronca la conversazione in base all’aspetto delle persone continuo la conversazione e scopro che dal modo di scrivere sempre incerto e titubante chiedendo sempre umilmente per piacere o per cortesia, ma in modo molto sommesso sicuramente deve essere una schiava o quantomeno una a cui piace essere sottomessa per lo meno nel subconscio.
Mi viene il pallino di portarla ad essere una delle mie schiave, anche perchè potrebbe essere molto simpatico in futuro farla lesbicare con qualche schiava molto avvenente fisicamente e magari eterosessuale facendone diminuire ancora di più nella sua considerazione e nel suo io essendo costretta ad accoppiarsi con una donna, cosa che non avrebbe mai pensato di fare e per di più dall’aspetto non proprio gradevole.
Ovviamente tra cogliere il carattere remissivo e sottomesso di Ilaria e poterla convincere a diventare una schiava e cominciarne l’addestramento ne passa di acqua sotto i ponti.
Per portarla verso dove voglio io cerco di approfondire sul perchè le sono piaciuti i miei racconti e sul perchè ha sentito il bisogno di scrivermi. Mi dice che ha letto le famose sfumature di grigio(testo che io considero una schifezza) e che le piaciono i racconti che parlano di punizione e allora man mano cerco di provocarla con delle battutine su quella che può essere o non essere la sua natura. Sottoponendole la mia recensione del famoso libro dove dico che nonostante la schifezza in sè della storia, dell’intreccio narrativo ha sicuramente avuto il merito di portare molte persone ad avvicinarsi al mondo bdsm e in molti casi probabilmente si trattava di pulsioni già esistenti, ma che non era semplice in una società perbenista come la nostra manifestare. Lei risponde a questa mia affermazione che lei non è così e che non ha paura a manifestarsi e che pensa che il successo del libro dipenda dal fatto che molti uomini, fidanzati e mariti spesso dal punto di vista della personalità non sono un granchè e che molte donne quindi si riconoscono nell’affascinante protagonista del romanzo.
A questo punto capisco che posso osare e le chiedo se vuole provare a essere una mia schiava e lei mi dice che non si aspettava una domanda del genere, ma che dato che sono due anni che non ha un uomo per il suo scarso aspetto estetico voleva provare.
Cominciò l’addestramento con la solita prova della castità forzata: le impongo cioè per quindici giorni di non toccarsi, non darsi piacere non masturbarsi in quanto pur essendo una prova dura è molto valida nel testare la forza di volontà di una schiava. Da come la sento la sua capacità di resistenza da questo punto di vista è molto limitata, non ricevendo più un uomo da parecchio tempo la masturbazione è l’unico modo di dare sollievo ai suoi istinti. La resistenza infatti è piccolissima dura meno di due giorni il minimo storico tra le mie schiave allora le ordinò che come punizione deve masturbarsi con la spugna di ferro che si usa per punire le pentole. Il bruciore e l’eccitazione che prova sono intenssisime così come gli umori prodotti.

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Giorgia, la manager che diventa mia schiava 2

chi mi volesse contattare può scrivere a padrone29@gmail.com

Qualche giorno dopo Giorgia sarebbe dovuta partire per le vacanze, come ogni anno quindici giorni in un campeggio di Rimini. Le ordinai che avrebbe dovuto stare in castità forzata per tutta la vacanza, ossia non poteva nè scopare col marito, nè masturbarsi, nè toccarsi, nè darsi piacere in alcun modo. Giorgia mi disse che per quanto riguardava il marito non ci sarebbe stato nessun problema, invece il divieto anche di toccarsi e masturbarsi sarebbe stato molto duro data la mole di bei ragazzi che popolavano quelle spiaggie e che spesso la eccitavano e quindi di notte cercava di sfogarsi con la masturbazione. Le risposi che non mi interessava e che doveva obbedire, lei con un gesto del capo quasi rassegnata disse di si. Le dissi però altre due cose che la mia ragazza aveva una casa vicino a Rimini e che quindi l’avrei tenuta d’occhio e che avrebbe dovuto indossare un costume bianco in quanto tutti avrebbero dovuto vedere la sua eccitazione montante se si fosse manifestata. Anche a questa richiesta mi fece di si con un gesto del capo al quale io sbottai dicendo che una schiava deve provare entusiamo ad obbedire al suo padrone e che avrebbe dovuto dire grazie padrone che si occupa della mia educazione. Giorgia ormai rassegnata affermò quanto gli avevo ordinato di dire.
Partita per le vacanze i primi giorni passarono come nulla fosse tra attività sportiva, giochi a carte e le classiche attività ludiche che si fanno in campeggio. Dopo qualche giorno però la castità forzata si faceva sentire e si vedeva Giorgia fare spesso la doccia, spesso fredda, la si scorgeva poi spesso camminare avanti e indietro nervosamente per la spiaggia segno che la sua resistenza cominciava a diventare sempre più difficile.
Per metterla ancora di più alla prova decisi di assoldare un mio amico palestrato affinchè la provocasse, questi stette al gioco e si divertì anche molto. Faceva finta di essere un semplice bagnante che passava di là e si fermava a guardarla puntandola sia con sorriso ammicante, sia puntandole le tette. L’astinenza forzata che ormai durava da una settimana e la non soddisfazione sessuale che provava in precedenza col marito furono un mix pazzesco: assistetti a un tipo di scena che non avevo mai visto, quando il mio amico la puntava si vedeva lo slip bianco del costume di Giorgia inumirsi dei suoi umori e lei imbarazzata tra le risatine dei spiaggianti, del marito e delle amiche andava a cambiarseli piena di vergogna.
Questa cosa proseguì per giorni e la sensaibilità di Giorgia a queste provocazioni diminuiva di giorno in giorno a un certo punto bastava che qualsiasi uomo mediamente piacente la guardasse negli occhi che si vedeva inzupparsi lo slip con i suoi umori intrisi di eccitazione.
Quando mancarono due giorni al ritorno a casa mi mandò un sms implorando pietà, dicendomi che non ce la faceva più descrivendo quelle scene che già conoscevo, ma le dissi che non se ne parlava proprio, allora lei mi chiese quale sarebbe stata la punizione in caso non fosse riuscita ad obbedire e ovviamente le dissi che sarebbe stata una sorpresa, che non glielo avrei potuto dire, ma sarebbe stata molto severa e si sarebbe pentita amaramente di quello aveva fatto permettendosi di disobbidre al suo padrone.
Il giorno dopo venni a sapere che aveva disobbdito al mio ordine della castità forzata, che non ce l’aveva fatta, poi lei con gesto di sincerità che apprezzai lo confessò in un sms chiedendomi pietà. Le dissi che non se ne parlava proprio e che al ritorno dalle vacanze sarebbe dovuta venire a casa mia con una spugna di ferro di quelle che si usa per pulire le pentole strumento col quale sarebbe stata punita.

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