Categories
Racconti Erotici

Sottomesso dall’amante di mia moglie

Prefazione:

Da donna a Femdom.

La donna dominatrice ha delle caratteristiche che piacerebbero in generale a tutte noi, soprattutto quando troppo spesso ci abbattiamo e sminuiamo le nostra capacità.
L’importante è ricordarsi che nascere dominatrici può essere una fortuna ma non è detto che non si possa imparare a diventarlo!
Ecco qualche consiglio per avere maggiore sicurezza in se stesse:

1) Essere spontanee, da sempre è il metodo migliore per essere sicure di sé.
2) Ascoltare sempre il partner con attenzione, dandogli consigli solo dopo aver sentito le sue ragioni e i suoi desideri.
3) Tollerare ed apprezzare i pensieri diversi dai propri perché danno comunque una visione diversa del mondo che può arricchire la propria persona
4) Nell’intimità cambiare ruolo e passar da preda a predatrice

(dal web)

“Dark Lady” è una seduttrice, manipolatrice anche se non necessariamente malvagia, comunque pericolosa.
È spregiudicata e sensuale, infedele e dannatrice; tuttavia non è infrequente il caso di ritratti femminili la cui ambiguità
è solo il prodotto di un distorto sguardo maschile.
Anonimo

1

“L’eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto. Dopo, la scena perde ogni fascino e ogni attrattiva. Come si spegnessero i fari colorati, lasciando solo quinte, false e grigie. Allora il mio inguine, che prima ribolliva come una pentola a pressione, quell’apparato sessuale piccolo ma potente, cessa di es****re. E’ come se al posto del pisello e dello scroto non ci fosse più nulla: il vuoto! La zona pelvica che aveva guidato il mio cervello, possedendolo e dirigendolo come nocchiero inoppugnabile, cessa di es****re persino per il mio sistema nervoso che non ne avverte più la presenza!”

A presentarsi in questo modo è Ludovico, 58 anni, marito di Janeth che ne ha solamente 39.
Ludo è un pervertito. In un angolo intimo e segreto della sua sessualità nasconde desideri e pulsioni che non si possono definire diversamente.
Il destino gli ha fatto incontrare Janeth e lui non avrebbe potuto chiedere di più dalla vita. Una ragazza stupenda, affettuosa, per forza di cose: innamorata. Janeth gli ha donato la sua bellezza, la sua dedizione e un bellissimo bambino.
Dopo 5 anni di pacifico menàge, un sabato tranquillo, Ludo ha chiesto a sua moglie se le andava di giocare un po’; da quel giorno un universo perverso si è schiuso pian piano davanti ai due sposi che, in segreto, ogni tanto diventavano amanti e complici.
Negli anni in cui riteneva di avviarsi verso una lenta e pacata pace dei sensi, Ludovico ha iniziato uno dei percorsi più turbolenti e impegnativi del suo dirompente erotismo.
Anche Janeth aveva un lato oscuro: Ludovico non poteva saperlo. Adesso doveva subirlo, godendo e soffrendo per la sua sottomissione.

Il gioco ebbe inizio con una inversione dei loro ruoli.
Così fu Janeth a penetrare le terga del marito con un oggetto abbastanza insolito: il manico di una spazzola per capelli. La prima azione anale di Janeth, non significò solo un momento di piacere trasgressivo ma una vera e propria presa di posizione nella parte erotica del loro convivere.
Ogni tanto se il momento, il periodo e l’eccitazione la ispiravano, la moglie faceva capire al marito che lo “voleva” e lui, immediatamente, diventava schiavo e prono, scodinzolando felice in attesa di essere maltrattato.
Oltre a penetrarlo con oggetti sempre più grossi e sofisticati, Janeth lo trattava come uno schiavo del piacere, costringendolo a bere i suoi liquidi e percuotendolo spesso con fruste e bacchette. I colpi, all’inizio, erano riservati al sedere ma poi, cominciò a provare piacere a colpirlo con la bacchetta sulle gambe, sulle piante dei piedi e sulla pancia.
Ludo era molto poco dotato e in quei periodi di profonda prostrazione, il suo membro diventava piccolo e inconsistente, assolutamente inadeguato alla penetrazione. Dopo aver soggiaciuto alle bizze e alle percosse, quando sua moglie aveva finito con lui, Ludovico si dava piacere da solo, sotto lo sguardo umiliante e divertito di Janeth.
Naturalmente la differenza d’età, col tempo, rese ancora più difficile per Janeth ottenere un rapporto soddisfacente dal punto di vista puramente femminile, fu così che, d’accordo col marito, organizzarono qualche appuntamento con giovani partner occasionali e, spesso, anche abbastanza impacciati.
Il fatto che fossero dotati di peni che potremmo definire “superbi”, era certo un premio ben accetto ai buchi vogliosi di Janeth, ma il piacere maggiore lei lo traeva dallo sguardo, voglioso ma sofferto, di suo marito. Ludovico, combattuto per natura, s’impastava di desiderio e di amarezza. Desiderio, perché il cazzo piaceva anche a lui e amarezza perche era sempre un sottile dolore vedere sua moglie “scavata” e spesso impalata da dei rozzi sconosciuti.

Poi, la signora, posò gli occhi su un collega insegnate che le faceva il filo. Lo valutò accuratamente e ne fece il suo amante, sotto lo sguardo impotente e lussurioso del coniuge.

2

Ludovico aveva dovuto seguire l’evoluzione del rapporto tra sua moglie e l’amante: era la sua condanna! Sapeva delle avance che lei riceveva e conosceva quale comportamento adottava: ora lusinghiera e disponibile, ora arroccata e difficile. Non c’era amore tra i due!
Quando lei decise di capitolare lo fece nel più terribile dei modi: mise le cose in chiaro con tutti e due e fece in maniera da mortificare Ludo.
Anche Ciro dovette superare una prova difficile. Era più giovane di lei; aveva avuto un paio di fidanzate… ma una vita diremo “tradizionale”. La sua attrazione, quasi innocente, per la bella signora si sarebbe potuta evolvere in una passione irrealizzata o in una breve avventura sentimentale, invece Janeth ne fece un mix di sesso e perversione.
Forse, se Ciro avesse saputo prima a cosa andava incontro, si sarebbe defilato, temendo le conseguenze di tanta libidine ma lei seppe cuocerlo a puntino: in circa sei mesi gli costruì intorno una tela a cui difficilmente sarebbe potuto sfuggire.

Il primo incontro vero avvenne in un Motel.
Ciro prese una stanza e vi ci portò la sua conquista.
Ludo aveva una camera già prenotata.
Quando le carezze si fecero più intense e il pene di Ciro più gonfio, Janeth, candidamente spiegò al suo possibile amante che suo marito era a pochi metri e che lei gli avrebbe telefonato, per descrivergli l’evolversi di quel rapporto proibito.
Janeth si spogliò, languida e provocante; Ciro aveva l’età in cui il fallo non perdona e si mostrò dotato in maniera più rosea di ogni aspettativa.
Quando, dopo la seconda eiaculazione, Ciro si sentì più tranquillo, a Ludo, che aveva sentito tutto, fu permesso di entrare.
Una volta nudo e un po’ osceno, dovette pulire la moglie, stravaccata su un divano, da ogni traccia di seme maschile. Insomma, indirettamente, con la lingua dovette assaggiare lo sperma di Ciro che, impreparato a tanta libidine, osservava incredulo la scena.
Lo colpì pure l’espressione estatica e trionfante di Janeth, qualcosa, nel suo subconscio, lo avvertiva che quella era una donna da temere.

3

“Come dicevo, mentre la mia mente (che tende alla depravazione) mi provocava scariche di adrenalina ed emozioni irripetibili, durante le “attese”… dopo essere venuto, il piacere decade all’istante, e rimane solo il senso “puro” di ciò che sto vivendo: vergogna, frustrazione, dolore. La cosa orribile è che dopo solo poche ore, quando ritorno eccitabile diciamo, comincio a godere di nuovo, e proprio a partire dal senso mortificante di prostrazione che mi era stato appena inflitto. Una vera trappola psichica che ti condanna a subire… all’infinito.”
Col tempo, i tre amanti diventano sempre più affiatati.
Janeth, in piena tempesta ormonale, inizia a sperimentare una forma di piacere costruttivo, ideale. Prima dei rapporti veri e propri, in passato, l’eccitazione arrivava per contatto, dalla sollecitazione dei suoi punti erogeni; adesso si sente salire il sangue alle tempie pensando a cosa farà subire al marito.
Il solo paragone tra i due peni, ad esempio: la “lumachina” ritrosa di Ludo e l’asta infaticabile del giovane Ciro, le esalta i sensi e le fa esplodere dentro la voglia.
Ludovico, povero e maledetto, gode e soffre della confidenza disastrosa tra i due amanti. Non si preoccupa del sentimento, eppure, dopotutto, nemmeno lui si sente amato: anni di matrimonio e il piacere da condividere con Ciro, fanno della loro unione, una specie di rispettosa società. Il giovane, infine, conferma il vecchio adagio che recita: Chi non l’ha fatto prima lo farà poi…
Meridionale, di buona famiglia, osservante ed ex chierichetto, nel pieno del vigore si è ritrovato nel ruolo di “stallone” di una “milf”, calda e piacente. Il marito, cornuto e lascivo, all’inizio lo disturbava… col tempo, tanta sottomissione, finisce per solleticare la sua neonata libidine.

4

Come capita nelle menti complicate, Ludovico mette a punto un piano. Non avrebbe mai il coraggio di rompere l’incantesimo che affascina lui, per primo, però Ciro merita una lezione, si sente troppo sicuro di sé. Per questo, si cerca un alleato: Gino!
Gino, per il web “Sologi70”, nella vita è uno navigato che va per la 60ina; anche lui ha una compagna più giovane (questo Ludo lo scoprirà in seguito). A Ludovico sembra un uomo pratico dei menage complicati e, cosa utilissima, è vicino al suo paese.
Nella corrispondenza con Gino, Ludovico accenna poco alla moglie, vuole conoscere bene chi potrebbe portarsi in casa… poi, la rapidità con cui l’uomo si rende disponibile ad ogni desiderio comincia a diventare eccitante.
Trova il coraggio per incontrare il vecchio signore e scopre con piacere che si tratta di una persona distinta, ammodo, che non si preoccupa di nascondersi, né troppo schiavo della segretezza: un vero esecutore. Preciso, puntuale, freddo.
Nonostante sia più un cuckold che un masochista, Ludovico accetta subito i modi spicci dell’altro, che lo domina subito anche dal punto di vista mentale. Nella prima sessione, senza porsi problemi, gli fa il culo, in tutti i sensi: prima con una bacchetta molto flessibile, poi con il pene che si mantiene ben turgido. Infine, lo costringe a bere tutto il suo seme.
Gino prende delle foto eloquenti dell’accaduto ma, con estrema discrezione, lo fa col cellulare di Ludo. L’unico impegno che gli chiede, e senza mezzi termini, è di mostrare il tutto a sua moglie. Ludo, intimamente, gode della scaltrezza del suo aguzzino:
– E’ l’uomo giusto! – pensa tra sé.

5

– Non ti bastava, è vero? – disse Janeth, spenta la luce. Ludovico, dopo una serie di titubanze, le aveva mostrato le foto del suo “peccare”. Le immagini, esplicite, si avvicendavano sul Tablet e sua moglie sembrava perplessa.
– E’ stato più forte di me… quell’uomo è talmente deciso che divento molle nelle gambe… mi sento un automa; uno schiavo senza volontà. Se devo dire tutto… – Ludo fece una pausa, mentre parlava a bassa voce nel grande letto.
– Tutto, non ammetterò altri segreti! – disse la moglie, stranamente irritata. Già in altre occasioni lei aveva notato quella particolare forma di maliziosa vigliaccheria. Il masochista, cornuto e schiacciato come una serpe, strisciava nell’ombra, per portare a termine progetti del tutto suoi… era irritante. Intrigante, invece, era il dubbio che la “vittima” agisse in quel modo subdolo proprio per stuzzicare la sua Padrona. Sembrava godere di essere colto in flagrante… il senso di vendetta rendeva il gioco più vero, più cattivo.
Insomma, la parte prona dell’uomo, sembrava farlo apposta a creare piccoli “incidenti” operativi per stimolare il risentimento di chi, di lì a poco, lo avrebbe sottoposto a una decisa punizione.
– In realtà è stato proprio Gino a imporre che tu vedessi le mie foto insieme a lui! – disse, quasi tremante.
La moglie si limitò a “registrare” quel tradimento del suo schiavo.
La notte passò senza ulteriori commenti… però, il sabato, Ludovico si ritrovò a girare nudo per casa, con le calze nere, i tacchi e la guepiere. Fece prima da servo, poi da oggetto per la coppia felice. Per l’intero pomeriggio si divertirono a stuzzicarlo, a umiliarlo; Janeth, dura e malvagia col marito, dedicava al giovane Ciro dolcezza e dedizione.
Fu un pomeriggio lungo. Janeth, alla fine, volle che Ciro sodomizzasse anche il marito, costretto a sdraiarsi sul tavolo della cucina.
A cosce aperte, con la sua pancia pronunciata, sembrava più un tacchino che un oggetto sessuale… la donna teneva in tiro il povero Ciro, imboccandosi spesso il pene per farlo tornare turgido e stuzzicandogli lo scroto, quando pompava in suo marito.
Eppure, mentre si avvicinava all’orgasmo, il giovane fu pervaso da una rabbia erotica: sembrava “il grido” di un maschio a****le. Godeva più del dominio che per lo sfregamento in sé e, ansimando, scaricò il poco seme che gli restava tra le terga indolenzite di Ludovico.
Però, nonostante la profonda intimità del momento, la donna, delle foto segrete e dell’esperienza di Ludovico con Gino, non fece mai parola.

Qualche giorno dopo Ludovico sottopose a sua moglie una strana richiesta:
– Gino vorrebbe conoscerti, al telefono… se ti va. – cominciò – Giuro: non ha imposto niente, ha solo chiesto educatamente se può salutarti e… e poi… – Janeth era divertita dall’atteggiamento di Ludo e incuriosita dalle richieste del “fantomatico” Gino; ascoltò senza mostrare emozioni.
– Gino dice che, se ti va, potreste sentirvi la prossima volta che vado con lui, in sessione, diciamo. –
Janeth non amava quegli sciocchi termini legati al mondo BDSM, sembravano ostentare l’appartenenza a una Setta segreta e abbastanza risibile, ma non redarguì suo marito.
– Non so… – rispose senza troppo entusiasmo – potremmo provare, quando sarebbe? –
Trovarono un accordo sul giorno opportuno.
La mattina del venerdì successivo, Ludo si recò allo studio di Gino e si spogliò dalla cintola in giù, come di prassi. Poi si mise in contatto con sua moglie che, per l’occasione, se ne stava parcheggiata nello stallo di un Centro Commerciale.

“La prima richiesta di Gino mi spiazza completamente; si fa passare mia moglie al telefono e poi, una volta presentatosi, mi ordina di andarmene nel bagno, in attesa di essere chiamato.
Loro due intanto iniziano una fitta conversazione… parlano di me, ne sono certo, e la cosa mi da un po’ sui nervi.”

Il povero Ludo si sente escluso: non se l’aspettava.
Come Gino aveva intuito, Janeth trova eccitante parlare con uno sconosciuto delle debolezze del marito; descrive pure, con dovizia di particolari, alcune delle scene più umilianti a cui lo ha sottoposto. Indugiando in quel resoconto assai intimo e privato.

Quando sua moglie e il suo aguzzino hanno terminato di discorrere, con la confidenza di due fidanzati, Gino torna da Ludovico e gli passa il cellulare:
– Bene, ora iniziamo la nostra seduta ma tu dovrai descrivere con precisione tutto ciò che subisci. Chiaro? – non attese risposta anzi proseguì con malizia – Naturalmente non saranno ammesse omissioni… se ti vergogni di raccontare qualcosa sarai punito; credo che tu lo sappia. Lo sai chi comanda tra di noi e chi deve servire… Janeth vuole sentirti mentre accetti… –

“La mortificazione, la leggerezza con cui quell’altro parlava di me, come se fossi uno schiavo comprato al mercato, un cane da addestrare, non provocano il mio risentimento, al contrario. Un languore orribile e liquido mi rende molle, prono, scodinzolante. Sono un uomo grosso e imponente eppure mi sento immediatamente femmineo, comincio a raccontare a mia moglie ciò che sono costretto a subire, con la stessa titubanza vogliosa e la voce in falsetto di un povero eunuco, deflorato dal suo Sultano.”
Così Ludo inizia, a s**tti, a descrivere la sequenza del suo amato “calvario”:
– Sto ricevendo… ahi… 30 colpi, con la cinta… sì sul sedere, sì! Sono piegato a 90 gradi al centro della camera… – più si fa male, più diventa languido e intanto Gino si esalta, sentendolo parlare con sua moglie.
– Scusami se adesso non parlo… Gino mi ha messo in ginocchio e vuole imboccarmi… ecco, adesso lo vedo, lo prendo: ha il pene duro e puntuto. – e poi – Muoio a doverlo dire ma adesso il signor Gino mi sta infilzando con tutta la verga… ho tanto male dietro, ma lui spinge forte! –

6

Il signor Gino era uno”sgamato”, esperto della tempistica femminile, adoperava le parole giuste. Faceva nascere il desiderio con una specie di promessa: forte, decisa, quasi uno schiaffo a mano aperta… però senza colpire: lasciandoti a metà, insoddisfatta e pensosa.
Anche se per Janeth; incontrare un “vecchio” non era proprio il primo dei desideri, pure sentiva che Gino aveva il preciso obiettivo di scoparla. Come osava?
Aveva un marito ubbidiente e uno stallone per amante, doveva e voleva essere rispettata! Una specie di Super-femmina che aveva tutto e lo sapeva gestire, eppure, quel maledetto la rendeva curiosa.
Alla fine la rete di Gino si chiuse e Janeth accettò di incontrarlo, insieme al marito, naturalmente, e solo per guardarli “fare”.
L’uomo era riuscito nel suo intento e Janeth, pur non sentendo obblighi particolari nei riguardi di Ciro, non gli disse nulla, anzi, gli tenne segreto quell’appuntamento.

S’incontrarono di domenica, un pomeriggio.
Gino che sapeva trattare con disinvoltura anche le azioni più libidinose. Così, mentre organizzava un complesso “menage a trois”, con altrettanto infantile entusiasmo, li aveva avvertiti che, se ci riusciva, avrebbe riservato loro una sorpresa.
Era quel suo tono quasi canzonatorio a irritare Janeth: lei voleva trasmettergli la sua sicurezza e lui sembrava sorriderne sornione, senza mostrare alcuna preoccupazione, come se sapesse bene dove sarebbe arrivata!
Li mise a proprio agio, poi ordinò a Ludo di fare come al solito, di restare solo con la camicia e per il resto nudo. Poi, semplicemente, invitò Janeth a restare in intimo.
Lei si finse sorpresa ma sfoggiò con estremo piacere le sue strazianti lingerie e le calze a rete carnicino.

Janeth esibì la sua bellezza per poi raggiungere il divano, procedendo sicura sui tacchi alti; sedette in bella posa ma con le gambe accavallate, serrate; decisa a tenere ben chiusa la sua vulva, per quella sera.
Il marito non venne maltrattato particolarmente: tenendolo a lungo in ginocchio, il vecchio bisex, gli affidò il pene; Ludo succhiava avidamente, e lo rese subito turgido.
Poco dopo “la sorpresa” arrivò davvero, in una Panda grigia.
Gino si richiuse la patta in fretta e fece indossare le mutande a Ludo, che si accomodò sul divano, con Janeth. I due, imbarazzati, si misero sulla difensiva, pronti a lasciare quella casa estranea.
Gino andò ad aprire e lo sentirono parlottare a bassa voce con qualcuno. Rientrò da solo, sorridente:
– E’ arrivata mia moglie. Non sapeva della “visita” ma l’ho convinta a unirsi a noi, se non vi spiace. Il tempo di fare la doccia… –
I due sul divano si guardarono e accettarono la novità, ormai erano in ballo… però Janeth era fredda e aveva perso ogni possibile senso di eccitazione.
Gino servì un piatto di olive bianche e del Martini Dry allungato col ghiaccio.
Dopo alcuni minuti arrivò sua moglie, giovanissima rispetto a lui. Aveva un corpo sinuoso, era una donna alta, indossava solo l’accappatoio e una mascherina che ricordava il taglio d’occhi di una gatta.
Gino li presentò e poi, delicatamente, riprese in mano la regia dell’incontro. Quando riuscì a sciogliere il ghiaccio, i quattro si lasciarono andare, serviti a dovere dall’ospite che conosceva perfettamente i loro vizi privati. Mostrò sua moglie del tutto nuda e la scopò in piedi, mentre se ne stava solo leggermente china verso avanti; Ludo, in ginocchio, doveva gironzolare intorno, facendo viaggiare la lingua sotto i loro sessi.
Poi, Gino sedette accanto a Janeth, ignorandola, mentre sua moglie si pose su di lui, in estasi… dopo poco le cose si complicarono e i quattro godettero ripetutamente, in modo spesso osceno.
Gino, certamente aiutato da qualche farmaco, si mantenne duro per oltre un’ora… naturalmente avere per sé due donne giovani, vogliose e nel pieno della femminilità, non capitava tutti i giorni. Ludovico si rese utilissimo con la bocca e con le dita, riuscendo persino a far spruzzare sua moglie, in un orgasmo che non finiva più. Alla fine, soddisfatti tutti, si masturbò tutto solo ripensando all’accaduto.

7

All’insaputa di Ciro (amante ufficiale di Janeth) gli incontri si ripeterono tre volte nei mesi successivi.
Mentre Ciro veniva tenuto all’oscuro del tradimento inverso cui era sottoposto, la sua amante, insieme al marito, si dava a un “vecchio farabutto”.
Janeth si godette quel periodo; il suo carattere malizioso gioiva pure dell’intrigo, le piaceva intrecciare rapporti segreti, anche se Ludovico finiva sempre per sapere la verità. Così, oltre a incontrare Gino e sua moglie, fini per farsi scopare anche da Gino, singolarmente, anzi decise di donargli anche il di dietro. Il tutto avvenne all’insaputa di Ludo e della signora.
I due fedifraghi andarono a prendere delle pizze ma, poco dopo, inventarono un tipico blocco del traffico del sabato sera. Invece erano fermi, a pochi passi da casa, abbarbicati nella famosa Panda e incastrati sul seggiolino di dietro.

Poi il gioco finì, come succede in questi casi e, lentamente tutto ritornò come prima.
Una sera d’inverno Ciro si recò a casa loro… erano mesi che non si incontravano espressamente. Lui non era un play boy, e, anche se la fortuna lo aveva inserito nelle grazie di Janeth, quando lei non gliela dava per lui risultava difficile avere dei rapporti decenti; non era nemmeno fidanzato, nell’ultimo anno non ne aveva sentito l’esigenza.
Invece di iniziare a fare sesso però, Janeth, nonostante fosse sdraiata sul letto con lui, iniziò una falsamente sofferta descrizione di quello che c’era stato con la “famiglia” del sig. Gino.
Gli amplessi, le copule e gli intrighi vennero riferiti in tutta la loro sconcezza: unico responsabile? Il povero Ludo che, intanto, ascoltava impotente dal sediolino della toilette.
Ciro era meridionale e focoso e non apprezzò subito la vena erotica sottesa nella parole della sua “femmina”.

“L’eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto” racconta Ludo di quella serata, “e quei due sapevano come adoperarla contro il mio piacere e la mia dignità. Che potevo fare? Se non aspettare quelle fatidiche ore che mi avrebbero ridato un’eccitazione tale da apprezzare la tortura che, Ciro, d’accordo con mia moglie, mi stavano imponendo.”
Pretesero che Ludo si mettesse in piedi e, mentre ridacchiavano, si facesse la sega fino a venire, col pisello moscio e senza goderne. Appena scarico, fu condannato a mettersi di pancia sul suo sedile.
In perfetta sintonia, i due amanti si dedicarono al suo povero di dietro e gli inflissero una delle più tragiche e dolorose umiliazioni. Lei gli infilò nel culo un profilattico da donna, di quelli che usano certe puttane, poi insieme a Ciro, iniziò ad armeggiare con un vecchio gioco dello Shangai, dimenticato da anni. Era più un elemento decorativo, etnico, infatti i bastoncini erano di legno, enormi. In questo modo, l’intero fascio di asticelle risultava più grosso del pugno di un uomo.
La prima dozzina di bacchette vennero infilate facilmente nel buchetto lubrificato ma il fastidio, per Ludo, fu immediato, perché lui non provava alcun piacere, solo dolore e imbarazzo.
I due, nudi e giocosi, non si fermarono… a metà del fascio, Ludovico si sentiva dilatato, spaccato, ma non si ribellò anche se sudava e si mordeva il labbro a sangue.
Ci misero quasi un’ora a inserire tutte le aste, rompendo per sempre ogni sua naturale resistenza e sottoponendolo a una vera tortura fisica e morale. Alla fine lo lasciarono scappare in bagno, dove rimase a lungo, dilatato e senza forze.
Una grande amarezza lo avvinse, mentre meditava sul suo stato ma poi, sentendo le grida di sua moglie sotto i colpi del cazzo di Ciro, pensò:
“Sono un uomo fortunato!”

FINE

Categories
Racconti Erotici

L’amante nello specchio – Metamorfosi – Ep1 –

.1

– cosa vuoi che faccia ?

eravamo sdraiati nel nostro letto a soppalco dell’ ikea, la stanza era illuminata da una piccola luce sul tavolo da fumo davanti al divano del solottino,ricavato sotto di noi.

– non lo sò tu che hai in mente ?

nella penombra del nostro monolocale il suo viso sembrava una delicata scultura, come quelle bambole di porcellana che si vedono nei film in costume.

– dai sono sicura che qualcosa hai in mente, ci sono un sacco di cose che non abbiamo mai fatto.

si sentiva una leggera musica provenire dall’appartamento a fianco, era un rock anni 90, post punk o qualcosa di simile. Il palazzo era per lo più abitato da studenti o giovani professionisti che non badavano molto alla privacy, propria e degli altri.

Mi girai su un fianco per guardarla negli occhi, la sua bocca era semi chiusa le sue labbra brillavano nella penombra, aveva uno strano sguardo, lo sguardo di chi si aspetta una risposta ma che veramente non ha idea di quale possa essere la domanda, era lo sguardo curioso di una innocente ragazza di 19 anni.

-vuoi andare a bere qualcosa?
-non ho detto facciamo, ho detto faccia. Io, per te.

La avevo conosciuta poco più di un anno prima, lavorava come cameriera in un posto di villeggiatura di provincia, uno di quei posti dove si conoscono tutti. Ero diventato un cliente abituale durante quella estate, si trovava della buona birra, un ottima pizza, e sopratutto era frequentato da un sacco di turiste.

– Dai voglio fare qualcosa di eccitante per te…

Era sempre stata tanto timida quanto curiosa, ma per gran parte della sua vita la curiosità l’aveva vissuta come vergogna. Ero stato il primo ragazzo a cui la avesse data, e vi assicuro che mise a seria prova la mia pazienza. Non aveva esperienza voleva provare ma si vergognava. Non aveva mai fatto un pompino, non le avevano mai succhiato le tette o leccato tra le gambe. Era giovane, e vergine.

– Che cosa è eccitante per te ?
– Voglio fare qualcosa di eccitante per te, non per me.
– Per me è già eccitante parlarne
– È vero parliamo poco, di sesso.

Ho fatto sesso con lei solo dopo un mese che ci uscivo, non mi mancavano le ragazze in quel periodo, in realtà non mi sono mai mancate e erano state sempre più forti e dirette di me caratterialmente, forse era quella innocenza che mi eccitava tanto in quella ragazzina di provincia.
No ho mai capito come possa essere stato per lei la prima volta. Eravamo nel mio precedente appartamento era venuta in treno per pranzare insieme, era già la terza volta che lo faceva e a parte qualche bacio appassionato non eravamo andati oltre, mi faceva impazzire il modo come baciava, mi faceva impazzire la sua bocca sempre un pò tirata quasi nervosa. Mi accesi una canna che preparai sul tavolo con ancora con gli avnazi del pranzo, lei mi confessò che non aveva mai fumato, niente in vita sua, era vergine, ma che la eccitava vedermelo fare, gli chiesi se voleva provare e disse di si. Sul letto spenta la canna, acceso lo stereo, ero sopra di lei ancora vestita con il suo morbido maglione e i suoi jeans attillati, bellissima e fragile.

La baciai sulla bocca a lungo mordendogli le labbra, succhiandoglieli. Scesi con la lingua sul collo la baciai dietro le orecchie. Via il maglione, via i jeans, via il reggiseno. Era rimasta solo con un perizzoma grigio in micro fibra. Glielo baciai. Era un lago. Via anche quello.

Li nuda, sdraiata sotto di me, ricordo che mi fermai a guardarla. Era la prima volta che la vedevo completamente nuda, e per la prima volta realizzai quanto fosse delicata. Il suo corpo sodo da neo 18enne era perfetto, magra, non troppo alta con la pelle bianchissima lunghi capelli mori che le cadevano sulle spalle. Piccoli seni sodi, puntavano verso di me minuscoli capezzoli rosa. Era maldestramente depilata, aveva peli sulla pancia, sulle braccia e addirittura sulle areole. il monte di venere era una foresta durante una esondazione. La mia eccitazione era totale. Realizzai che non ero attratto da lei, ma dall’idea di tirare fuori la troia che si nascondeva in quella ragazzina di provincia, la volevo trasformare. Gli infilai due dita in bocca gli chiesi di leccarmele lo fece mentre mi guardava dritto negli occhi, stava tremando, gli passai le dita umide sui capezzoli, si irrigidì, mi abbassai per per baciarla in bocca, ma all’ultimo momento mi diressi su quei capezzoli, il suo gemito mi fece quasi raggiungere l’orgasmo. La guardai dritta negli occhi.
-devi chiedermelo tu.. -si, facciamolo!

– Ok, ti piace come scopiamo ?
– Si, ma..
– Ma?
– Dai voglio vederti eccitato, cosa vuoi che faccia?

Stavamo insieme da quasi un anno, nel tempo aveva scoperto il sesso, aveva scoperto che le piaceva chiedermi di sborrarle in faccia, le piaceva che le tirassi i capelli, che le infilassi un pollice nel sedere mentre la prendevo a pecora, le piaceva masturbarsi e leccarsi i capezzoli mentre scopavamo, amava provocarmi, si riferiva a se stessa come troia.
Ma per me una troia è molto di più.

Indossava degli hot pants verdi aderenti che mostravano le sue gambe perfettamente depilate.

– Voglio vederti che ti baci allo specchio, voglio vedere che flirti con la tua immagine riflessa.

I suo occhi brillavano, involontariamente si morse il labbro.

– Ti sei eccitata ?
– Vuoi vedermi flirtare con un altra ragazza?

Era in piedi davanti al grande specchio nel salottino del monolocale. La sua bocca distava solo pochi centimetri dalla sua immagine riflessa, i suoi seni nudi si specchiavano. Era, tesa, eccitata… Bellissima.

Io in piedi dietro di lei le affondai una mano nel voluminosi capelli mori con uno strattone indietro portai la sua testa vicino alla mia.

– Ti piace ? – le sussurrai all’orecchio
– È eccitante. Disse

– Lei ti piace ?
– Ti piace la ragazza nello specchio ?
– È bella, guarda che belle tette, che bella bocca. Secondo me tu gli piaci.

Aveva lo sguardo fisso sulla sua immagine
Spinsi la mano che avevo sulla sua nuca, si avvicinò di un paio di centimetri allo specchio.

– La vuoi baciare? Lei è una dea con la lingua

Spinsi ancora

– Non ti va di baciarla? Non ti va di succhiarli la lingua, le tette?

Spinsi ancora sa sua nuca verso la ragazza nello specchio.
Fece resistenza, si bloccò.

– Voglio che ti metti seduto nel divano, ti accendi la tua canna e ti masturbi mentre mi guardi.

Sono caduto nel divano, mi sono abbassato i box, e ho acceso la mia canna. Lei ora mi stava guardando soddisfatta, era rimasta dove va avevo lasciata a pochi centimetri dalla bocca dell’altra nello specchio, le mani appoggiate al muro.

– Voglio che ti fai una sega mentre mi guardi, voglio che descrivi quello che vedi.

– Vedo due ragazze, sono bellissime, sembrano gemelle ma una sembra più eccitata dell’altra.
– Chi delle due?
– Non riesco a capirlo

Diedi una generosa boccata alla canna, buttai fuori il fumo e vidi le sue labbra che lentamente si avvicinava allo specchio, inarcò la schiena mettendo in mostra il suo culetto. La lingua passava sulle proprie labbra per inumidirle, lo specchio era appannato.
Mi diede una occhiata, poi si guardò dritta negli occhi e si baciò.

– vedo la mia ragazza che bacia la sua amante, la sta baciando in maniera volgare come se la volesse mangiare, vedo il corpo della mia ragazza inarcato e vedo il suo bel culo che oscilla, vedo due dita che si appoggiano sulla sua bocca che vengono succhiate, ora si muovono sul tuo capezzolo, duro…

– non sono le mie dita sono la sua bocca
– vedo la bocca della tua amante che ti succhia un capezzolo

Ansimò

– vedo la mano della tua amante che si sposta dentro i tuoi pantaloni ti tocca il clitoride

Gemette

– vedo tu che la baci, vedo entrambe le mani della tua amante che ti stringono le tette

La stanza era velata dal fumo denso e bluastro della canna, la musica della proveniente dalla casa della vicina accompagnava i movimenti dei suoi fianchi, la luce soffusa della piccola lampada esaltava i contorni del suo corpo. Io sul piccolo divano probabilmente avevo la faccia da ebete, o forse da maniaco, di sicuro avevo gli occhi sbarrati, ansimavo. La canna fumata per metà penzolava tra le dita della mano, la cenere cadeva sul pavimento. L’altra mano, si muoveva lenta e automatica sul mio pene, era diventato duro e umido, ma anche di quella mano non avevo più il controllo era autonoma, la vista era l’unico senso che mi era rimasto vigile.

Si giro di spalle allo specchio, scese lentamente fino a sedersi a gambe larghe, mi guarda con la coda dell’occhio, inizia a masturbarsi, si mordere le labbra, si ferma, mi guarda.

– Chi è la più sgualdrina?

Si passa le due dita che prima le stavano dando piacere sulla bocca, le lecca.

– L’altra. Dissi

Vedo i suoi occhi restare fissi su di me, restringersi.

– L’altra, ti ha succhiato i capezzoli.. ti ha masturbato. Tu ti sei limitata a godere.

Avevo riacceso la mia canna, continuavo a toccarmi.

– Peccato che l’altra sia intrappolata dentro lo specchio, e tu non possa approfittare della sua bocca.

Si alzò, due passi ed era in piedi davanti a me, semi sdraiato sul divanetto blu con in mano una canna, e nell’altra il mio pene.

– Sopratutto lei è lesbica vuole solo me. Non farebbe mai questo.

Lentamente si tolse i pantaloncini, si abbassò su di me, cavalcandomi. Mi tolse dalla mano la canna, ne diede una bella boccata e la getto lontana sul pavimento.

Il suo sesso era in fiamme, mai sentita così, era fuori controllo. Presi il so culo dettandogli il ritmo, lo allargai, era talmente eccitata che non ci fu bisogno di inumidirlo, il mio dito scivolò dentro, inizia a pomparle anche il culetto.

-Lo hai di marmo, fammi sentire quanto ti è piaciuto. Fammi sentire che non puoi fare a meno di me. Scopami.

Aumentai il ritmo, estrassi il dito che le avevo messo nel culo, e glielo piazzai davanti alla bocca.

-Succhia!
-Succhia il cazzo che avevi un culo.

-Dove vuoi venirmi? Vuoi che te lo prenda in bocca? ..Dai amore vieni, ho voglia di sborra.
Aumentava il ritmo, tolsi anche l’altra mano del culo e iniziai a frizionarle il clitoride.

Inarcò la schiena, si irrigidì, le strizzai violentemente un capezzolo, venne.
Me la ritrovai crollata su di me, ansimante, con il fiatone, sudata. Mi baciò il collo.

-Grazie.- Disse

Ero sempre dentro di lei, mi muovevo lentamente, la sentivo rilassarsi.

– Vuoi che ti venga dentro?

Si staccò da me, si mise seduta sul pavimento, mi guardò…
– Schizzami in faccia!!!