Categories
Racconti Erotici

La prof e la puttana

Quanto è noiosa la pioggia, specialmente quando sei in vacanza in un campeggio a Peschiera del Garda, aggiungeteci la compagnia di un marito, ossessionato dalla forma fisica, che non fa altro che uscire con barche, canoe, kail surf, qualunque sia la condizione atmosferica e ti lascia sola. Vista la pessima stagione di quest’anno molte delle case mobili, a fianco della nostra erano vuote. unica compagnia la pioggia e qualche libro.
la giornata era davvero plumbea, quando finalmente il silenzio cimiteriale fu rotto da un gruppo di ragazzi tedeschi, poverini si erano svegliati con le tende al centro di uno stagno e l’interno allagato.
Il gestore del camping mosso a compassione, li aveva sistemati nella casa mobile a fianco.
Erano inzuppati e sporchi di fango, e io…
Oh scusatemi non mi sono presentata, mi chiamo Eva ho trentasette anni, sono Bruna, un fisico discreto, due bei seni sodi, senza figli… e sono una odiatissima professoressa di matematica.
Come dicevo poc’anzi, vista la giornata vuota da impegni mondani, mi sentii davvero felice di riempire il vuoto pneumatico della giornata facendo del bene al prossimo collaborando con quel festoso gruppo a mettere in ordine e recuperare quei pochi vestiti che erano rimasti asciutti.
Da buona donna avvezza ai ragazzi li spedii a fare una bella doccia calda, poi puliti e profumati sarebbero tornati da me, dove avrebbero trovato del the caldo e biscotti.
Chiarisco: Il gruppo di allegri sfollati, era formato da Sei bellissimi ragazzi, molto educati, laloro età spaziava dai 22 ai 17 anni, con dei corpi veramente tonici che finito l’anno di studio , erano partiti per un mini tour dell’Italia del nord, in bicicletta.
La pioggia riprese in un crescendo impressionante, ma fu proprio il tempo a far decollare la conversazione, poi qualche allegra amenità, qualche battuta e un pochino di musica e la giornata plumbea e noiosa stava virando al bello.
Non mancai di osservarli mentre lasciavano cadere gli asciugamani per infilarsi i vestiti facendo finta di nulla.
da come eravamo ormai in confidenza sembravo la sorella maggiore.
Non so cosa mi successe, ma complice il fresco della pioggia e il calore dei corpi dei due ragazzi vicini, le loro braccia sulle mie spalle e dietro la mia schiena, ed ecco che sotto il leggero maglioncino di cotone dall’ampia scollatura, sentii i capezzoli inturgidirsi, anche i ragazzi lo notarono lo capii dalle occhiate che si scambiavano e dalle gomitate, cercai comunque di contenermi.
A rompere la bella atmosfera giunse la telefonata del mio lui, il noioso imbecille insieme ad alcuni compari di avventura si era portato lontano, era arrivato fino a Garda in kayak, li sorpreso dalla grandine aveva riparato sulla riva di Punta San Vigilio, ed era ormai pomeriggio inoltrato.
<< E cosa pensi di fare adesso, è già tardi>> gli urlai stizzita.
<< Ascolta>> mi disse << Siamo approdati in un campeggio, il gestore ci concede una sistemazione, andiamo a mangiare domani mattina ripartiamo, eventualmente ci facciamo accompagnare con un furgoncino>>.
Cosa potevo fare? Gli dissi che era la cosa migliore ,non sapevo se inviargli un vaffa o un grazie che stai fuori dai coglioni.
Era ormai ora di pensare alla cena, la pioggia non cessava, quei ragazzi erano digiuni, a parte il the e i biscotti, le loro provviste erano ormai perse, quindi perché non fare un ulteriore passo.
<< Cosa ne dite se vi preparo una pasta all’italiana?>>
Furono entusiasti, mi chiesero quali ingredienti occorrevano per la pasta alla carbonara, feci loro la lista, il solo problema era di muoversi da li e camminare nel fango, due di loro presero il coraggio a due mani e andarono li vicino in un supermercato.
Quando tornarono, notai che oltre agli ingredienti avevano comperato anche una torta e alcuni pacchettini.
Mi fecero segno di non parlare e di avvicinarmi, mi bisbigliarono che proprio quel giorno era il compleanno di Hans, il più giovane, compiva diciotto anni e come giornata di compleanno non era certo il massimo.
In cambio di quella pasta, ricevetti dei baci, brr sentivo dei brividi percorrermi tutto il corpo e una voglia irrefrenabile di abbracciare e baciare sulle labbra anzi di limonare decisamente tutti loro.
Dovevo contenermi, pensavo :<< Be Eva che stai combinando, ricomponiti prof, potrebbero essere tuoi allievi>>.
Ma già quella ragionante era la Eva professoressa altezzosa e seria, l’altra la donna sentiva un piacevolissimo calore al basso ventre.
Ma riprendiamo, mi ero cambiata per il festeggiamento, ampia maglietta con scollo enorme, di quelle insomma che lasciano sempre una spalla e mezzo seno nudi, short e zoccoli da parata, quindi terminato il festeggiamento ci sedemmo in cerchio e iniziammo il giro dei “Prosit”, conditi ognuno con un pensiero positivo e un sorso di spumante, al secondo giro la testa mi era diventata leggera, avevo caldo anzi caldissimo, “ mi misi di fronte ad Hans e feci il mio Prosit << Evviva Hans finalmente entrato nel mondo degli adulti>>.
Colpa del vino e del profumo della sua pelle ma sentii un brivido caldo dalle guance alle caviglie, dalla scollatura estrassi una retta con il capezzolo che sembrava un proiettile, spalmandoglielo sulle labbra, fino quando lui si decise e iniziò a succhiarlo, era fatta tolsi la maglia e a quel punto le mie tette circondarono la faccia di Hans quasi soffocandolo, presi le sue mani mi feci afferrare i seni e fummo labbra sulle labbra.
Ero impazzita probabilmente, ma era la prima volta che mi sentivo tanto bene, mi alzai al centro di quel cerchio e mi sfilai gli short accorgendomi che erano bagnati, alzai le braccia per farmi ammirare, girai su me stessa più volte, mi chinai per mostrare bene il mio lato B e con le mani allergai le chiappe.
Scrosciò un applauso, ero eccitata, io nuda tra loro e loro ancora vestiti, misi i miei capezzoli nella bocca di ognuno, che bello.
Prof o puttana ma chi se ne fregava più.
Si strinsero attorno a me qualcuno mi alzo una gamba, mente un secondo infilava delicatamente le dita nella vagina caldissima e bagnata, altri mi baciavano i seni la pancia le gambe la bocca
Era una sinfonia di sensazioni, mi ripresi un attimo e mi irrigidii li guardai severa e loro si fermarono. <<Scusaci Eva noi pensavamo che tu … >>Sorrisi loro <<si ragazzi però non si fa così>> mi guardarono preoccupati, ripresi << il festeggiato è Hans a lui la precedenza >>, Misi il ragazzo contro la parete, e feci quello che stupidamente il mio compagno non voleva, piano piano appoggiai la lingua e poi le labbra sulla sua cappella e feci scivolare il suo uccello nella mia bocca, e poi via su e giù, che sapore quell’uccello , mi piaceva, non durò molto era troppo eccitato mi accorsi che stava venendo, mi fermai un attimo, ultima lleccatina alla cappella ed ecco il suo nettare caldo nella mia bocca, e quel sapore intenso.
Ero accaldata felicissima, allora feci un altra di quelle cose che una prof non fa, uscii nuda sotto la pioggia.
Al rientro bagnatissima i ragazzi mi porsero un asciugamano e mi aiutarono ad asciugarmi, poi sempre con calma e dolcezza ricominciarono a baciarmi dappertutto, la bocca, la vulva, le gambe, uno fece un tour completo dei miei seni, stavo esplodendo.
Allora era quello il piacere di abbandonarsi lasciarsi trasportare senza peso.
Fra l’altro devo dire che erano tutti ben dotati, una selezione decisamente felice.
Uno di loro si stese a terra mi invitò a salire, non mi feci pregare, il suo cazzo sparì in me e sentii che mi stuzzicava la cervice, un altro con estrema delicatezza e dopo avermi baciato me lo infilò in bocca, nella bocca, quando poi un terzo mi umettò il culo, e con piccoli colpi mi sfonda il culo, si sfondare è il termine giusto, aveva un cazzo davvero notevole, Le sensazioni esplosero.
Ero circondata di dolcezza, stavo sperimentando l en plein, con anche le mani impegnate, tante erano le sensazioni che pensai di perdere i sensi pareva un sogno le immagini sembravano al rallentatore, ma no no era la realtà.
mi rigirarono più volte, erano padroni del mio corpo e io mi abbandonai tra loro, iniziai a venire una, due tre volte, le gambe mi tremavano incontrollabili, ripreso il controllo poi furono i ragazzi a venire, prima un fiotto caldissimo nella vagina, poi in bocca, e gli ultimi tre in sequenza nel mio culo.
Come pensate che mi sentissi, voi direte come una puttana, in colpa, ma manco per idea ero felicissima, affanculo la prof.
La prof riemerse solo per mettere i cinque ragazzi seduti da un lato per tenere una lezione, fece stendere Hans a pancia sopra, e massaggiandogli la cappella con le labbra ravvivo il suo cazzo, un oggetto di discrete dimensioni su una pancia a tartaruga favolosa.
Mi sedetti su di lui e infilai lentamente il cazzo in culo, e via a galoppare, facendo sbattere le chiappe su di lui, presi varie posizioni, sempre a favore della vista degli allievi, poi lui sopra, mi afferrò i seni e con una foga atletica mi martello il culo per dieci minuti, nei quali venni due volte schizzando per la prima volta nella mia vita, mi godetti fino in fondo quella meravigliosa inculata godendo senza interruzione per alcuni minuti mentre lui veniva. Era ormai ero soddisfatta, dovevo fare la doccia e lavarmi, il campeggio era semibuio, feci l’ultima a zio ne per sfogarmi di quella vita matematica e ingessata, uscii completamente nuda per andare con i ragazzi alla doccia, sentivo sotto i piedi il fango, dato che ancora pioveva, mi rotolai nella pozza di fango come una bambina mi sporcai il più possibile di fango. fatta la doccia rientrai nella mia casetta e mi buttai su uno dei sacco a pelo e dormii tutta la notte come un angelo in mezzo ai miei giovani avanti, al mattino mi svegliarono con la colazione, e a tre per volta mi salutarono, immaginate come…
Ho ancora i loro indirizzi, penso proprio che andrò in Germania per un corso di aggiornamento

Categories
Racconti Erotici

Giuliana spesso è un po’ puttana

Giuliana, Giuli come la chiamo io, mi aveva stupito durante quel fine settimana trasgressivo, con la sua insicurezza dimostrata nell’ultimo incontro della serie, ma ancor più m’incuriosiva il suo comportamento negli ultimi tempi. Avevamo programmato quell’incontro con un’altra coppia da un po’ di tempo. Come per me, anche la mia deliziosa Giuliana era attratta da questo tipo di esperienze, di fantasie. Spesso mi raccontava la fantasia di un terzo personaggio tra di noi. Lei in quelle situazioni si lasciava molto andare, ma poi, quando tutto finiva, non coglieva le differenze. Io ero rimasto un marito annoiato e borghesuccio mentre lei, trentenne, brillante laureata in ingegneria gestionale, aveva conosciuto il meglio del meglio della Milano degli affari. Il suo lavoro in una nota azienda del farmaco la portava spesso in giro per il mondo. Così dopo una decina d’anni di matrimonio e cinque di fidanzamento mi trovavo spesso la sera solo, a chiacchierare con qualche amico al telefono, visto che evitavo i noiosissimi colleghi di lavoro ed evitavo soprattutto le dispendiose partitine a poker che mi proponevano. Delle sere desideravo Giuli così tanto che andavo nella nostra stanza da letto per annusare il suo profumo ed i suoi indumenti. C’è poco da dire, lei, rispetto a me, ha una marcia in più non solo per la sua brillante carriera professionale ma per il suo carattere eccezionale. Giuli è il tipo che non fa regali, parla poco, concede pochissimo agli altri della sua intelligenza, sembrerebbe una snob, in realtà ha un mondo interiore ricco di fantasia. Sono stato fortunato ad incontrarla e a sposarla nonostante i suoi non volessero ma, adesso, dopo dieci anni di matrimonio avvertivo la necessità di sondare le sue fantasie, le perversioni di cui non mi aveva mai parlato e così come degli uomini che nei suoi viaggi di lavoro aveva incontrato. Impazzivo di gelosia ma, quando era a casa, ricevere il suo bacio e passare una notte stringendo il suo corpo fino a farle male allontanava i miei pensieri folli. Giuli non poteva essere solo per me, e avevo deciso di farle provare qualche esperienza con altri o con altre coppie. Una sera, attraverso un sito di incontri avevamo contattato una coppia di Milano che sembrava molto disponibile all’idea di un incontro a quattro. Qualche mail, qualche giorno di chat, una settimana o forse due. Poi una sera, Marco, il marito della milanese che desiderava ciucciare cazzi a quintalate mi diede il suo cellulare. La sera successiva sarebbero venuti loro a Firenze. Fu un contatto veloce. Mi era sembrato subito simpatico Marco. Giuli invece mostrava una certa ansia. Forse con quella mossa mi stavo giocando lei ed il nostro matrimonio ma, pur non essendo un abile giocatore, sapevo che per non perdere una moglie che si allontana, dovevo alzare la posta ed offrirle di più. Quando sei ad un passo dal confrontarti con i tuoi reali desideri è necessario cogliere l’occasione concretizzando quei desideri, oppure al minimo raffreddamento, si rischia di fare un passo indietro. Ed era quello che stava capitando. Lo stavo capendo, e provai a fare la mia mossa. Perciò non forzai assolutamente Giuli ma la convinsi simpaticamente ad avere un incontro semplice e senza forzature con questa coppia. Avrei prima incontrato Marco a piazza della Repubblica. Fu puntuale alle 23.30 , era un quarantenne simpatico ed interessante. Mi fece mille domande, e mi confidò i suoi desideri, le sue fantasie. Mi disse che lei, Dolly, era ignara delle sue reali intenzioni, ma che, come mi aveva già detto, per lo meno condivideva questa sua fantasia e che lui stesso gli aveva anche fatto vedere qualche commento alle foto di lei dal sito di annunci, tra i quali il mio messaggio e il mio profilo. Quando arrivò Giuli, lui rimase emozionato. Poiché la sua Dolly conosceva Firenze, aveva telefonato ad una amica e si avvicinò a Giuliana per presentarsi. Mia moglie, bionda, con Dolly, bella brunetta, longilinea e formosa, capelli corti molto elegante, gambe sexy e portamento altezzoso. Erano una coppia da urlo. Marco invitò tutti ad accomodarci al tavolo. Che strano, io in fondo sono timido, ma ero in quel frangente particolarmente tranquillo, a mio agio. Mi ricordo che assaggiammo dei dolcetti di ananas essiccato e cioccolato. Assaggiato uno non seppi più cosa fare. Un gusto orribile, che mi mise in crisi. Cosa fare? Mando giù in un boccone, ma non resisto, e glielo dico. “Mah, sono terribili!” Non credevo di essere così deciso, ma mi sentivo in piena libertà con loro, e difatti scoppiammo in una risata collettiva. Anche loro si erano accorti della mia reazione, e comunque, concordavano con me che quegli affari erano orribili al gusto. Però, anche se ero rapito da Dolly, Giuli ne era realmente conquistata. Sono anche questi piccoli segnali, questi particolari che fanno grande e concreta una relazione personale, manifestando tutto il feeling che può esserci tra le persone che possono condividere qualcosa. Era come se ci fossimo conosciuti da tanto. Bevemmo anche qualche bicchierino di amaro dopo il caffè, e magari sarà anche per questo che Giuli, spiazzandomi ancora una volta, mi disse ad un certo punto “ma, Antonio, non hai capito chi è questo?” Lei, per un’ attimo, sembrò ancora interrogativa, poi ad un certo punto cadde in un silenzioso ed allarmato atto di comprensione. Il rumore della sedia che striscia sul pavimento rompe quel silenzio tombale. Alzandosi in piedi disse: “E’ in uomo, anzi una trans, è vero Marco?” Marco iniziò a ridere; ricordo soprattutto che, mentre rideva, se ne uscì con la frase: “Antonio, ti presento mia moglie”. Presi così io in mano la situazione. Tranquillizzai Giuli , che non ne aveva affatto bisogno. Dolly ora sembrava meno timida e rimaneva sempre elegante nei modi e nel comportamento. Mi piaceva. Donna non volgare e conscia del suo essere femminile, delle sue fantasie seppur restia a concedersi ad un cenno di consenso verso un’ approccio a quelle fantasie. Mi disse, mi confidò che lei si fidava molto del marito, di come lui sapesse bene quello che a lei piaceva. Mi faceva in pratica capire in maniere delicata e maliziosa che la cosa la poteva interessare. Parlammo tanto, e poi lasciai Giuli e Dolly e dicendo: “E’ giusto che voi ne parliate, ed è giusto che voi, se dovete avvicinarvi a questo tipo di fantasie, lo facciate con la consapevolezza di chi ha preso liberamente la scelta, insieme. A casa nostra ormai sembrava che Giuliana avesse le idee chiare, faceva quasi comunella con quella splendida trans che si faceva chiamare Dolly. Noi uomini eravamo quasi esclusi dai loro discorsi. Dolly ci raccontò di essere di padre milanese e madre giapponese e di aver avuto, sin da bambino, inclinazioni omosessuali. Poi, ad una certa età era giunto il momento del salto definitivo e così aveva iniziato a dichiararsi trans a tutti, di scegliere una vita da transessuale nell’attesa dell’intervento che le avrebbe donato quello che la Natura le aveva promesso ma non le aveva regalato. Così, mano nella mano come due amiche, lei iniziò, nella nostra camera da letto a giocare con Giuli. Esibiva un cazzo notevole, ma soprattutto iniziò a baciare avidamente la conchiglia della mia Giuli e a succhiarla come una pesca zuccherosa e odorosa. La natura e la cultura giapponese del corpo si notò subito quando chiese a me, che osservavo insieme al “marito” Marco, se avessimo dell’olio profumato. Ovviamente sì, fu la mia risposta e così iniziò, con un sottofondo di un pezzo di musica classica, la danza di quelle due dee uscite dal Simposio di Platone. Dolly non smetteva di baciare e accarezzare le gambe di una sempre più coinvolta ed estasiata Giuliana mentre, dopo averle sfilato il perizoma, usava l’olio profumato accarezzandole i seni. Le gambe di Dolly erano lunghissime, calze e scarpe con tacco alto, come Giuliana. Giuli era stata abilmente e velocemente denudata da quella bellissima donna/uomo che adesso, dopo averla messa di spalle le diceva “Sai , io non ho la pussy ma il mio uccellone è tutto per il tuo culo morbido. Dovrai attendere per averlo, supplicarmi, se lo vuoi, ma io ti regalerò l’estasi. C’è da pagare un prezzo per ogni cosa.” Per la prima volta Giuli sotto scacco, di spalle e con il buco del culo pronto per una severa penetrazione. Dolly continuava a massaggiare con l’olio profumato Giuli che, adesso di schiena, era stata anche ammanettata alle sbarre del letto da Dolly. Le manette le aveva con sé Marco che, da quanto mi aveva fatto capire, procurava questi attrezzi e incontri per la sua dolcissima bambolina. La ragazza controllò, strattonandole, la tenuta delle manette poi si allontanò di qualche passo da lei, verificò che io mi trovassi nella stanza quindi iniziò a spogliarsi. Lentamente, sempre fissando Giuli negli occhi, si levò il vestito e, dopo averlo piegato con cura, lo appoggiò sulla poltrona vicina. Indossava una biancheria molto seducente composta da un reggiseno delicatamente traforato e un tanga color grigio perla. Una tinta che magnificamente s’intonava sulla sua pelle e che richiamava l’azzurro tendente al grigio degli occhi. Le calze autoreggenti, di un colore molto chiaro, sottolineavano la lunghezza delle gambe terminando a metà coscia. Era veramente molto attraente, sapeva come porsi per mettere in risalto gli aspetti positivi del suo fisico. Non credevo che la mia donna trovasse quello spettacolo eccitante, Giuliana non era propriamente bisex, lei non aveva problemi a dividere il suo uomo ed il letto con un’altra donna, non disdegnava neppure le carezze femminili, in un’occasione l’avevo vista baciare la mia ex ma non cercava mai un rapporto saffico. Per quel che ne sapevo anche Dolly era così, quindi il suo spogliarsi davanti a Giuli assumeva un significato più simile ad una sfida che al gioco erotico di un’amante. Se guardavo con attenzione gli occhi della ragazza vi leggevo, infatti, una durezza ed una determinazione tale da lasciarmi immaginare la silenziosa competizione in atto tra le due donne. Non mi erano chiari, invece, i motivi di tale tensione. Dolly si sfilò il tanga dopo aver fatto scorrere con malizia le mani sulla pelle appena sopra l’elastico, quindi lo abbassò quel tanto sufficiente a lasciarlo cadere scivolando sulle gambe. L’indumento che cadeva aveva scoperto una minghia completamente depilata su un corpo quasi acerbo e dalla pelle levigata. Era totalmente innocente per quanto in realtà fosse perversa. Dolly era una donna che basava la seduzione sui contrasti e sulle armonie. Accentuava i contrasti tra il corpo e il suo modo di agire mentre studiava con cura le armonie tra l’abbigliamento e la sua figura. Una donna perfettamente in grado di competere con la mia Giuli. Il tanga aveva appena raggiunto il tappeto che, dopo averlo afferrato con le dita dei piedi piegò la gamba per portarselo all’altezza delle mani, quindi lo gettò sulla poltrona a fianco del vestito. Quindi, terminato il massaggio a Giuli, si rivolse verso di me mentre slacciava il reggiseno, se lo tolse con pochi e aggraziati movimenti rimanendo vestita solo delle calze. Buttò anche il reggiseno sulla poltrona mentre si posizionava di fronte a me con le gambe aperte e le mani appoggiate aperte sul grembo, senza attendere altro salì a cavallo delle mie ginocchia lasciando scivolare il suo uccellone contro il mio membro che premeva contro il tessuto dei pantaloni. Giuli mi fissava mentre i suoi occhi s’illuminavano di una luce tutta particolare accentuata dalla dilatazione delle pupille, segno di grande eccitazione. La ragazza spinse le sue labbra sulle mie e al primo tocco le aprì offrendomi la sua lingua. Un bacio avido e passionale fu il nostro primo contatto, mi ritrovai a pensare che se quello era un anticipo di ciò che m’aspettava, allora non avrei resistito a lungo. Senza staccare le labbra dalle mie, sul letto mentre Giuli rimaneva ammanettata , insoddisfatta Dolly mi prese le mani invitandomi ad alzarmi. Una volta in piedi mi potei spogliare davanti a lei. Il suo sguardo scorreva il mio corpo alla ricerca di quei sintomi d’eccitazione che potevo scorgere sul suo. I capezzoli erano perfettamente eretti nel loro turgore, su quel seno minuto parevano enormi ed estremamente invitanti, avrei voluto prenderli subito tra le labbra per succhiarli e leccarli ma lei si allontanava da me giocando con la mia voglia. Sfilai i pantaloni già aperti e li lasciai cadere in terra mentre spiavo i suoi occhi per avere la gratificante conferma che si posassero sul mio membro. Lei, infatti, stava studiando con freddo interesse la zona genitale, non mi diede il tempo di terminare di spogliarmi: infilò una mano negli slip e mi afferrò il membro con forza. Mentre stringeva si avvicinò a me e mi baciò ancora una volta, quindi si inginocchiò ai miei piedi mentre le mani facevano scorrere le mie mutande verso il basso. Il pene si trovò, quindi, dinanzi alla sua bocca senza che lei facesse nulla se non osservarlo. Giuli vedeva la sua lingua che scorreva sul mio pene. Aveva un tocco leggero e delicato, seguiva la lunghezza del membro dai testicoli al glande con la sua lingua umida. Le sensazioni che mi dava erano stupende nella loro dolcezza ma mi ritrovavo a desiderare l’interno della sua bocca. Ero troppo eccitato per sopportare a lungo quello stimolo troppo leggero, guardai nella direzione di Giuliana in cerca dei suoi occhi. La mia donna sembrava soffrire della sua prigionia. Conoscendola m’immaginavo il desiderio nascente in lei di occupare il posto di Dolly. Certamente pensava che, al suo posto, mi avrebbe fatto godere molto di più, sicuramente voleva sentire il mio sapore in bocca. Preso da questi pensieri non mi accorsi che quell’incrocio tra una donna italiana ed il fascino del Lontano Oriente aveva spalancato la bocca e si preparava ad accogliermi dentro. Notai gli occhi di Giuli spalancarsi e le pupille dilatarsi nell’attimo in cui provai un forte calore sul glande; non vidi altro. Dolly, dopo avermi ingoiato per buona metà il membro, succhiò forte provocandomi una fitta d’inteso piacere tale da costringermi a chiudere gli occhi. Era abilissima in questo gioco. Dopo aver stuzzicato il glande con la lingua all’interno della bocca lo fece uscire lentamente, molto lentamente, accompagnando il movimento con la lingua. Subito lo ingoiò nuovamente per ripetere ancora il rito di prima. Quando riuscii a dominare le sensazioni che mi dava, tornai ad osservare le due donne: Dolly aveva gli occhi chiusi mentre scivolava in avanti con il viso ad ingoiare il mio pene, poi li apriva per guardare Giuli. La mia donna fissava intensamente il viso di quella bambolina che giocava con entrambi; era chiaramente eccitata dallo spettacolo, lo coglievo dai tanti segni che, ormai, sapevo decifrare. Non mi aspettavo questo da lei; avevo sempre pensato che lei godesse solo ed unicamente quando era al centro dell’attenzione, protagonista unica del piacere, vittima e dominatrice delle voglie mie e degli altri uomini. Ora si stava eccitando alla vista di un mio incontro con un’altra donna, questo la faceva sempre più apparire simile a me. Capivo ora quanto lei mi capisse e approvasse la mia perversione, proprio perché era stata lei a farmi diventare così. Avrei voluto avvicinarmi a lei in modo da avere un qualche contatto fisico con la mia donna in quel momento, ma Dolly mi bloccava con il piacere che mi dava. La ragazza era certamente conscia del mio stato d’animo, molto probabilmente aveva colto la lotta interiore tra ciò che desideravo e ciò che avrei voluto fare. Il desiderio di godere, e di far godere, lottava con la voglia di coinvolgere fisicamente Giuliana. Dolly risolse la situazione alzandosi in piedi dopo aver interrotto, con mio disappunto, il suo gioco di labbra sul mio pene. Salendo fece in modo da far scivolare il seno lungo il mio busto poi aderì con tutto il corpo al mio stringendosi a me con una mano. Mi impressionava molto favorevolmente la sua altezza, era raro per me trovarmi a guardare negli occhi una donna senza dover reclinare il capo. Stupenda era la sensazione del suo fallo contro il pene eretto, potevo cogliere il suo respiro che diveniva piano, piano, sempre più veloce. Dolly stava pensando a ciò che sarebbe presto seguito, pareva che tentasse di anticipare attraverso la pelle del bacino la sensazione del mio membro dentro di lei. Notavo dai suoi occhi una crescente eccitazione e un forte desiderio, mi persi in quel grigio macchiato d’azzurro e per un istante dimenticai il verde degli occhi di Giuli. Rapito dalla femminilità prorompente di quella “donna” che avevo contro la pelle, iniziai a camminare lentamente all’indietro verso il divano, seguito da lei. Mi sedetti mentre le mie mani scivolavano verso i suoi glutei. Dolly attese che il mio sguardo percorresse ogni centimetro del suo corpo, voleva darmi la possibilità di apprezzare appieno il corpo con cui stavo per unirmi, quindi si girò per essere inculata. Si sollevò in modo da consentirmi di guidarmi dentro di lei, appena sentì il pene sistemato correttamente nel suo ano iniziò il suo movimento. Il suo culetto si apriva dolcemente, caldo e morbido. Avevo gli occhi puntati sul suo bacino affascinato dalle curve armoniose e dal gioco dei muscoli che intravedevo sulla pelle sin che un gemito richiamò la mia attenzione sul suo volto. Non mi aspettavo di vederla già preda del piacere, il suo volto testimoniava una soddisfazione profonda. Iniziò a muoversi con ampi giri del bacino rafforzati dal gioco delle natiche. A volte sollevava il corpo in modo da far uscire ed entrare il mio pene in lei; si era posizionata in modo da favorire il lavoro della mia mano senza però rinunciare a prendere completamente il pene dietro. La sentivo dilatarsi sempre di più mentre con la mano percepivo i suoi umori. Iniziai a spingere con il bacino, quel poco che potevo, in modo da farmi sentire meglio da lei. Stava acidamente cercando il piacere, fortunatamente il suo ano era già tanto dilatato da ridurre il mio godimento. Mentre lei godeva e trasmetteva a me parte del suo piacere tentai di guardare nella direzione di Giuli, ma poiché era ammanettata e di spalle, in terra non riuscivo a vederla. Provavo ad immaginarla, tentavo di realizzare nella mia mente cosa stesse provando la mia donna in quel momento, ma non vi riuscivo. Sapevo perfettamente cosa provavo io quando era lei a godere sotto i colpi di un altro uomo ma non potevo conoscere i suoi sentimenti. Senza dubbio una donna non provava ciò che sentivo io e mi sarebbe piaciuto conoscere cosa le passava per la mente e come il suo corpo reagiva in quel momento. Avrei soddisfatto la mia curiosità più tardi, lo sapevo, ma in quel momento avrei dato qualunque cosa per entrare nella sua anima. Il corpo di Dolly era davvero stupendo e lei sapeva muoverlo bene, mi faceva godere ma io pensavo continuamente a cosa stava provando Giuliana e mi ritrovavo a sperare che lei godesse con noi. Succedeva anche a lei quando apriva il suo ventre ad un altro uomo? L’intensità del mio piacere era tale da non consentirmi di aprire gli occhi per puntarli su quelli della mia donna, avrei voluto assimilare dal suo sguardo ciò che provava. L’avevo vista impegnata fisicamente in quella che credevo fosse la massima espressione della sua perversione, ma in quel momento lei stava provando il piacere generato da una depravazione ancora più grande. Legata al letto, prigioniera dello spettacolo del mio corpo unito a quello di una trans, provava finalmente ciò che sentivo io quando era lei ad agire. Terminato il mio orgasmo riuscii finalmente a spostare il mio sguardo su di lei. Giuli aveva un’espressione indecifrabile sul viso, capivo che era eccitata, vedevo il piacere sottile ma intenso appena provato, gli occhi lucidi testimoniavano una forte emozione ma le labbra erano serrate in una smorfia più simile al dolore che al piacere. Non capivo se soffriva per il desiderio di agire o per i fatti appena accaduti. Forse lo spettacolo era stato troppo forte per lei, probabilmente si era fatta ammanettare per res****re alla tentazione di fermarci all’ultimo istante. L’ultimo dei miei desideri era di procurarle un dolore di qualsiasi forma.