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Le sorprese di Giuliana

Una sera di maggio, mentre stavo al lavoro, dietro al mio pc, mi venne la voglia di non tornare subito a casa. Formato il numero di cellulare dell’amico fidato, gli proposi l’uscita non pianificata. Purtroppo lui era impegnato con la famiglia. Tentai allora telefonando ad un altro compagno di bivaccherie, e anche lui era impossibilitato.
Ormai mi dissi, c’e’ da fare i conti con le mogli, e non è più il tempo di organizzare seratucce, all’ultimo momento. Rimanendo sempre dell’opinione di non rientrare a casa, telefonai a mia moglie, abituata a queste improvvisate, gli dissi con voce da marpione: “stasera non rientro, esco con i soliti per una scorpacciata improvvisa”, con tono vagamente imbronciato mi chiese a che ora fossi tornato, “alla solita verso l’una o le due” risposi io pacatamente, come un bambino che vuole in qualche modo addolcire la pillola. “non ti aspetto sveglia…” aggiunse lei. Molte volte tornando da queste scorribande mangerecce, la ritrovavo sdraiata sul letto con abitini succinti e senza slip, quasi a farmi sentire in colpa. Ma io prontamente l’ho sempre sfiorata nel suo dormiveglia e alla fine, cedeva sotto i colpi dell’insistenza.
Quella sera, decisi di passarla da solo, in giro per qualche via di Roma, tanto per ritagliare un pò di tempo per me, c’erano ogni tipo di persone in giro, sicuramente sarà così sempre, ma non mi capita tanto spesso andare in giro senza meta e quindi accoglievo tutto come un nuovo evento. Entrai in una pizzeria da asporto, mi presi una pizza e mangiai nel parco di p.zzle Re di Roma.
Non essendo abituato a queste uscite solitarie, mi stancai facilmente, e dissi, “è inutile star qui, ora me ne torno a casa…”. Guardai l’orologio, erano appena le 23:00, quando ti annoi il tempo non passa mai… Presi l’auto e mi diressi verso casa, pregustando già la sorpresa, che facevo a mia moglie, e quasi quasi, mi stavo progettando una seratina erotica con relativa seduta di soft bondage.
Avete capito bene, soft bondage, infatti era già da un pò di tempo che avevo incominciato a bendare e o a legargli braccia e gambe, tanto per dare un po’ di fantasia ai nostri rapporti, sempre e comunque intriganti e divertenti. E lei ci stava, e si che ci stava, le era comodo immaginarsi legata e incappucciata, alla mercè di qualcuno o qualcosa, che la poteva prendere chissà da dove e come. Pensate che una volta mi ha chiesto di mettergli dei tappi alle orecchie. Premetto che una fantasia che la faceva eccitare tremendamente era quella di fare l’amore con più uomini, con la speranza di essere guardata da me, essere quindi al centro delle attenzioni; Un animo esibizionista, non c’è dubbio… E comunque anche io ero d’accordo su questa fantasia.
Questo pensiero, trovava fertile il campo mentre eravamo nel pieno dell’amplesso, ma finito il tutto, puff tutto svaniva, così come era venuto. Infatti più di una volta a freddo abbiamo pensato di organizzare qualche seratella con un singolo, ma i soliti problemi di luogo, di conoscenza della persona, e del fatto di non conoscere il tipo di comportamento che avremmo tenuto, abbiamo sempre mandato all’aria tutto. Rimanendoci sia io che lei però con un non so che di amara insoddisfazione. Il nostro sito messo su internet, ha comunque raccolto una miriade di singoli, e avevamo solo l’imbarazzo della scelta. Quasi non accorgendomi, mi ritrovo a girare per la traversa di casa.
Per pigrizia, non parcheggio l’auto in garage, tanto sotto casa c’era posto. Salgo la rampa delle scale, immaginandomela già come poteva essere vestita infilo le chiavi nella porta e l’apro dolcemente, senza quasi far rumore. La televisione era accesa su una trasmissione spazzatura di seconda serata, la luce della cucina accesa e di lei nessuna traccia. Dentro di me ho pensato, sono appena le 23:30 e già sta sul letto. Richiudo la porta dietro di me, questa volta con attenzione per non svegliarla. Mi tolgo la giacca, la poggio sulla sedia, le scarpe e salgo sulla rampa di scale che divide la zona giorno dalla zona notte. Appena giro l’angolo delle scale, intravedo dalla porta semi socchiusa, mia moglie adagiata al centro del letto con le mani legate alla spalliera in ferro battuto e la mascherina di pelle sul viso, acquistata qualche tempo fa in un sexy shop. Eccitato al massimo, ho pensato, “stavolta è rimasta proprio male che non sono venuto a casa…”.

Nemmeno finisco il pensiero vedo un tizio che inizia a leccargli la passera con veemenza. La prima reazione è stata quella di scendere giù in cucina prendere qualche arma da taglio e fare una strage. Il cuore mi batteva così forte da farmi avere un capogiro, ma incredibilmente la mia mazza aveva raggiunto dimensioni mai viste, tanto da comprimere le palle sul cavallo dei pantaloni, fino a sentire un triste dolore. Senza prendere avventate iniziative, mi sono soffermato non so quanto a pensare sul da farsi e nel contempo incominciavo a sentire i mugolii di mia moglie. Di mia moglie a fica aperta davanti ad un altro. Alzava il bacino per sistemarsi meglio la lingua ingorda dello stronzo, che la pressava ritmi regolari sia sul culo, sia sulla fica. Sembrava stesse leccando un gelato. Io paralizzato stavo li a vedere come un guardone, non sapevo che fare, ma vedere mia moglie così era un misto di eccitazione, paura, odio, e meraviglia. Un gemito ruppe la mia riflessione, era un gemito che chiedeva di sfiorargli tutto il corpo, di stringere lievemente i capezzoli, di penetrarla dappertutto. Voleva tutto ciò contemporaneamente. Quasi come un automa, sono entrato indicando con il dito di fare silenzio al partner, che vedendomi, era sobbalzato, per fortuna senza farsi scoprire dalla mia lei. Lo invitai con un gesto a continuare mantenendo il silenzio. Lui molto meravigliato, titubava sulla mia insistenza, evidentemente non si aspettava il mio ritorno e soprattutto questa reazione da parte mia. Gli presi la mano e la portai sul clitoride di lei, nel frattempo mi allontanai e mi sfilai i pantaloni. Il tipo mi guardava sempre più esterrefatto, mi avvicinai a lei e incomincia a sfiorarla dolcemente con una mano sola, in modo da non fargli capire che eravamo in due. Il tipo ormai convintosi sempre in ginocchio sul letto di fronte ai buchi di mia moglie leccava e sfiorava il clitoride con il suo medio ad intervalli brevissimi ma delicatamente.
Fu in quel momento che mia moglie disse “potesse vedermi mio marito…”. In men che non si dica, presi il mio uccello e appoggiandomi sul letto glielo misi in bocca. Rimase quasi ferma, quasi gelata. Non si spiegava come una bocca leccasse i suoi buchi, una mano titillava il clitoride, un cazzo in bocca e una mano sui capezzoli. Secondo me stava immaginando la posizione dell’altro e come potesse fare tutte queste cose contemporaneamente. Infatti serrò la testa del tipo in mezzo alle sue gambe, diede una strattonata alla corda che legava le sue mani per togliersi la mascherina di pelle che le copriva il viso, ma non ci riuscì. Le tolsi io il dubbio accarezzandogli i capelli le dissi “sono qui tesoro, non ti voglio rovinare questo momento, ma non lo rovinare nemmeno a noi, ora datti da fare, più sarai brava e meno mi incazzo…”. Sembrava volersi scusare ma sarebbe stato molto, molto stupido da parte sua, quindi fece finta di niente, almeno così sembrò!!! Incominciò a spompinarmi come non aveva fatto mai e ogni tanto sfilandoselo dalla gola mi chiedeva se la stavo guardando, alle mie ansimanti risposte affermative, lei aumentava il ritmo. Il tipo destreggiandosi abilmente con il nostro vibratore sul culo di mia moglie leccava, nel contempo, con un’insistenza ragguardevole. Lei sotto i colpi della sua lingua e soprattutto del vibratore che entrava ed usciva velocissimo, di pochissimi millimetri dal suo culo, si toglieva il mio membro dalla bocca per ansimare, per godere. Aveva le gambe tese, i piedi con le dita ripiegate, quasi a far scoppiare tutta la sua muscolatura, per non parlare dei capezzoli, duri come chiodi, ondeggiava il bacino per assestare a suo piacimento vibratore e lingua. Si tolse il mio cazzo dalla bocca e disse sottovoce: “ora guardami meglio…”, poi seguì a voce più alta: “.
Luca sfondami la passera come non hai mai fatto a nessuno e lascia il vibro ben infilato tra le chiappe”. Sicuramente è stato il giorno degli avvenimenti… Non l’avevo mai vista così porca, così vogliosa, cosi particolare. Il tipo incomincia a stantuffare sudando a ritmo di tre botte veloci e una lenta, mentre mia moglie sempre con il mio cazzo in bocca mi fa cenno di liberargli una mano.
Eseguo prontamente, chiedendomi cosa volesse fare. La risposta la ebbi immediatamente, incominciò a strofinarsi il clitoride come avesse una levigatrice orbitale, ad una velocità tale che il clitoride era diventato rossissimo, infuocato, ed a quella visione, gli inondai il viso di sperma. Il tipo dalla resistenza formidabile, a forza di speronate nella fica gli aveva fatto uscire il vibro dal culo, ed io in pausa fisiologica mi recai infondo al letto per rimetterlo al suo posto, piegandomi sotto le chiappe di lui, e la scena che mi si prospettò davanti fu un cazzo che stantuffava mia moglie, una fica aperta all’inverosimile, una mano che strusciava il clitoride e un buco del culo che pulsava sotto le sferzate.
Gli introdussi il vibro nel culo e subito dopo quella visione il mio pene si rialzo con una velocità di recupero mai vista. Mi venne un’idea, andai nello studio, presi la macchina fotografica digitale e la telecamera (cazzo la cassetta era finita), e s**ttai un po di foto. Il tipo ormai sfiancato si alzo in ginocchio sul letto e poi si mise seduto, mentre mia moglie sussurrava: “ancora..ancora… ancora un pochino…”.
Ormai al pieno delle mie capacità, la slegai, lasciandola bendata, mi sono steso sul letto, l’ho fatta accomodare sopra il mio membro, e coricatasi sul mio petto iniziò un letto ma inesorabile smorzacandela. Il tipo, a dirla tutta, era un poco in difficoltà, o almeno sembrava, tant’evvero che se lo fece rimettere su da un pompino lampo della mia lei, felicemente imperniata sul mio membro. Lampo perché appena lo sentì della giusta consistenza, indicò il suo buco del culo.
Pensate che una volta mi toccava mettermi in ginocchio per avere il culo di mia moglie, ora lei lo offriva volontariamente. Stentammo non poco per sincronizzarci ma quanto ciò avvenne, incominciammo a divertirci. La scena era questa: il tipo concentrato sul culo, io a vedere il mio cazzo che veniva risucchiato dalla sua vagina, la bocca di mia moglie semi aperta quasi in esclamazione che mugulava con un lamento di gola che non scorderò mai. Terminando il tutto con delle venute trabboccanti, sentimmo ancora mia moglie dire “ancora…ancora…ancora un pochino”.

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Giuliana spesso è un po’ puttana

Giuliana, Giuli come la chiamo io, mi aveva stupito durante quel fine settimana trasgressivo, con la sua insicurezza dimostrata nell’ultimo incontro della serie, ma ancor più m’incuriosiva il suo comportamento negli ultimi tempi. Avevamo programmato quell’incontro con un’altra coppia da un po’ di tempo. Come per me, anche la mia deliziosa Giuliana era attratta da questo tipo di esperienze, di fantasie. Spesso mi raccontava la fantasia di un terzo personaggio tra di noi. Lei in quelle situazioni si lasciava molto andare, ma poi, quando tutto finiva, non coglieva le differenze. Io ero rimasto un marito annoiato e borghesuccio mentre lei, trentenne, brillante laureata in ingegneria gestionale, aveva conosciuto il meglio del meglio della Milano degli affari. Il suo lavoro in una nota azienda del farmaco la portava spesso in giro per il mondo. Così dopo una decina d’anni di matrimonio e cinque di fidanzamento mi trovavo spesso la sera solo, a chiacchierare con qualche amico al telefono, visto che evitavo i noiosissimi colleghi di lavoro ed evitavo soprattutto le dispendiose partitine a poker che mi proponevano. Delle sere desideravo Giuli così tanto che andavo nella nostra stanza da letto per annusare il suo profumo ed i suoi indumenti. C’è poco da dire, lei, rispetto a me, ha una marcia in più non solo per la sua brillante carriera professionale ma per il suo carattere eccezionale. Giuli è il tipo che non fa regali, parla poco, concede pochissimo agli altri della sua intelligenza, sembrerebbe una snob, in realtà ha un mondo interiore ricco di fantasia. Sono stato fortunato ad incontrarla e a sposarla nonostante i suoi non volessero ma, adesso, dopo dieci anni di matrimonio avvertivo la necessità di sondare le sue fantasie, le perversioni di cui non mi aveva mai parlato e così come degli uomini che nei suoi viaggi di lavoro aveva incontrato. Impazzivo di gelosia ma, quando era a casa, ricevere il suo bacio e passare una notte stringendo il suo corpo fino a farle male allontanava i miei pensieri folli. Giuli non poteva essere solo per me, e avevo deciso di farle provare qualche esperienza con altri o con altre coppie. Una sera, attraverso un sito di incontri avevamo contattato una coppia di Milano che sembrava molto disponibile all’idea di un incontro a quattro. Qualche mail, qualche giorno di chat, una settimana o forse due. Poi una sera, Marco, il marito della milanese che desiderava ciucciare cazzi a quintalate mi diede il suo cellulare. La sera successiva sarebbero venuti loro a Firenze. Fu un contatto veloce. Mi era sembrato subito simpatico Marco. Giuli invece mostrava una certa ansia. Forse con quella mossa mi stavo giocando lei ed il nostro matrimonio ma, pur non essendo un abile giocatore, sapevo che per non perdere una moglie che si allontana, dovevo alzare la posta ed offrirle di più. Quando sei ad un passo dal confrontarti con i tuoi reali desideri è necessario cogliere l’occasione concretizzando quei desideri, oppure al minimo raffreddamento, si rischia di fare un passo indietro. Ed era quello che stava capitando. Lo stavo capendo, e provai a fare la mia mossa. Perciò non forzai assolutamente Giuli ma la convinsi simpaticamente ad avere un incontro semplice e senza forzature con questa coppia. Avrei prima incontrato Marco a piazza della Repubblica. Fu puntuale alle 23.30 , era un quarantenne simpatico ed interessante. Mi fece mille domande, e mi confidò i suoi desideri, le sue fantasie. Mi disse che lei, Dolly, era ignara delle sue reali intenzioni, ma che, come mi aveva già detto, per lo meno condivideva questa sua fantasia e che lui stesso gli aveva anche fatto vedere qualche commento alle foto di lei dal sito di annunci, tra i quali il mio messaggio e il mio profilo. Quando arrivò Giuli, lui rimase emozionato. Poiché la sua Dolly conosceva Firenze, aveva telefonato ad una amica e si avvicinò a Giuliana per presentarsi. Mia moglie, bionda, con Dolly, bella brunetta, longilinea e formosa, capelli corti molto elegante, gambe sexy e portamento altezzoso. Erano una coppia da urlo. Marco invitò tutti ad accomodarci al tavolo. Che strano, io in fondo sono timido, ma ero in quel frangente particolarmente tranquillo, a mio agio. Mi ricordo che assaggiammo dei dolcetti di ananas essiccato e cioccolato. Assaggiato uno non seppi più cosa fare. Un gusto orribile, che mi mise in crisi. Cosa fare? Mando giù in un boccone, ma non resisto, e glielo dico. “Mah, sono terribili!” Non credevo di essere così deciso, ma mi sentivo in piena libertà con loro, e difatti scoppiammo in una risata collettiva. Anche loro si erano accorti della mia reazione, e comunque, concordavano con me che quegli affari erano orribili al gusto. Però, anche se ero rapito da Dolly, Giuli ne era realmente conquistata. Sono anche questi piccoli segnali, questi particolari che fanno grande e concreta una relazione personale, manifestando tutto il feeling che può esserci tra le persone che possono condividere qualcosa. Era come se ci fossimo conosciuti da tanto. Bevemmo anche qualche bicchierino di amaro dopo il caffè, e magari sarà anche per questo che Giuli, spiazzandomi ancora una volta, mi disse ad un certo punto “ma, Antonio, non hai capito chi è questo?” Lei, per un’ attimo, sembrò ancora interrogativa, poi ad un certo punto cadde in un silenzioso ed allarmato atto di comprensione. Il rumore della sedia che striscia sul pavimento rompe quel silenzio tombale. Alzandosi in piedi disse: “E’ in uomo, anzi una trans, è vero Marco?” Marco iniziò a ridere; ricordo soprattutto che, mentre rideva, se ne uscì con la frase: “Antonio, ti presento mia moglie”. Presi così io in mano la situazione. Tranquillizzai Giuli , che non ne aveva affatto bisogno. Dolly ora sembrava meno timida e rimaneva sempre elegante nei modi e nel comportamento. Mi piaceva. Donna non volgare e conscia del suo essere femminile, delle sue fantasie seppur restia a concedersi ad un cenno di consenso verso un’ approccio a quelle fantasie. Mi disse, mi confidò che lei si fidava molto del marito, di come lui sapesse bene quello che a lei piaceva. Mi faceva in pratica capire in maniere delicata e maliziosa che la cosa la poteva interessare. Parlammo tanto, e poi lasciai Giuli e Dolly e dicendo: “E’ giusto che voi ne parliate, ed è giusto che voi, se dovete avvicinarvi a questo tipo di fantasie, lo facciate con la consapevolezza di chi ha preso liberamente la scelta, insieme. A casa nostra ormai sembrava che Giuliana avesse le idee chiare, faceva quasi comunella con quella splendida trans che si faceva chiamare Dolly. Noi uomini eravamo quasi esclusi dai loro discorsi. Dolly ci raccontò di essere di padre milanese e madre giapponese e di aver avuto, sin da bambino, inclinazioni omosessuali. Poi, ad una certa età era giunto il momento del salto definitivo e così aveva iniziato a dichiararsi trans a tutti, di scegliere una vita da transessuale nell’attesa dell’intervento che le avrebbe donato quello che la Natura le aveva promesso ma non le aveva regalato. Così, mano nella mano come due amiche, lei iniziò, nella nostra camera da letto a giocare con Giuli. Esibiva un cazzo notevole, ma soprattutto iniziò a baciare avidamente la conchiglia della mia Giuli e a succhiarla come una pesca zuccherosa e odorosa. La natura e la cultura giapponese del corpo si notò subito quando chiese a me, che osservavo insieme al “marito” Marco, se avessimo dell’olio profumato. Ovviamente sì, fu la mia risposta e così iniziò, con un sottofondo di un pezzo di musica classica, la danza di quelle due dee uscite dal Simposio di Platone. Dolly non smetteva di baciare e accarezzare le gambe di una sempre più coinvolta ed estasiata Giuliana mentre, dopo averle sfilato il perizoma, usava l’olio profumato accarezzandole i seni. Le gambe di Dolly erano lunghissime, calze e scarpe con tacco alto, come Giuliana. Giuli era stata abilmente e velocemente denudata da quella bellissima donna/uomo che adesso, dopo averla messa di spalle le diceva “Sai , io non ho la pussy ma il mio uccellone è tutto per il tuo culo morbido. Dovrai attendere per averlo, supplicarmi, se lo vuoi, ma io ti regalerò l’estasi. C’è da pagare un prezzo per ogni cosa.” Per la prima volta Giuli sotto scacco, di spalle e con il buco del culo pronto per una severa penetrazione. Dolly continuava a massaggiare con l’olio profumato Giuli che, adesso di schiena, era stata anche ammanettata alle sbarre del letto da Dolly. Le manette le aveva con sé Marco che, da quanto mi aveva fatto capire, procurava questi attrezzi e incontri per la sua dolcissima bambolina. La ragazza controllò, strattonandole, la tenuta delle manette poi si allontanò di qualche passo da lei, verificò che io mi trovassi nella stanza quindi iniziò a spogliarsi. Lentamente, sempre fissando Giuli negli occhi, si levò il vestito e, dopo averlo piegato con cura, lo appoggiò sulla poltrona vicina. Indossava una biancheria molto seducente composta da un reggiseno delicatamente traforato e un tanga color grigio perla. Una tinta che magnificamente s’intonava sulla sua pelle e che richiamava l’azzurro tendente al grigio degli occhi. Le calze autoreggenti, di un colore molto chiaro, sottolineavano la lunghezza delle gambe terminando a metà coscia. Era veramente molto attraente, sapeva come porsi per mettere in risalto gli aspetti positivi del suo fisico. Non credevo che la mia donna trovasse quello spettacolo eccitante, Giuliana non era propriamente bisex, lei non aveva problemi a dividere il suo uomo ed il letto con un’altra donna, non disdegnava neppure le carezze femminili, in un’occasione l’avevo vista baciare la mia ex ma non cercava mai un rapporto saffico. Per quel che ne sapevo anche Dolly era così, quindi il suo spogliarsi davanti a Giuli assumeva un significato più simile ad una sfida che al gioco erotico di un’amante. Se guardavo con attenzione gli occhi della ragazza vi leggevo, infatti, una durezza ed una determinazione tale da lasciarmi immaginare la silenziosa competizione in atto tra le due donne. Non mi erano chiari, invece, i motivi di tale tensione. Dolly si sfilò il tanga dopo aver fatto scorrere con malizia le mani sulla pelle appena sopra l’elastico, quindi lo abbassò quel tanto sufficiente a lasciarlo cadere scivolando sulle gambe. L’indumento che cadeva aveva scoperto una minghia completamente depilata su un corpo quasi acerbo e dalla pelle levigata. Era totalmente innocente per quanto in realtà fosse perversa. Dolly era una donna che basava la seduzione sui contrasti e sulle armonie. Accentuava i contrasti tra il corpo e il suo modo di agire mentre studiava con cura le armonie tra l’abbigliamento e la sua figura. Una donna perfettamente in grado di competere con la mia Giuli. Il tanga aveva appena raggiunto il tappeto che, dopo averlo afferrato con le dita dei piedi piegò la gamba per portarselo all’altezza delle mani, quindi lo gettò sulla poltrona a fianco del vestito. Quindi, terminato il massaggio a Giuli, si rivolse verso di me mentre slacciava il reggiseno, se lo tolse con pochi e aggraziati movimenti rimanendo vestita solo delle calze. Buttò anche il reggiseno sulla poltrona mentre si posizionava di fronte a me con le gambe aperte e le mani appoggiate aperte sul grembo, senza attendere altro salì a cavallo delle mie ginocchia lasciando scivolare il suo uccellone contro il mio membro che premeva contro il tessuto dei pantaloni. Giuli mi fissava mentre i suoi occhi s’illuminavano di una luce tutta particolare accentuata dalla dilatazione delle pupille, segno di grande eccitazione. La ragazza spinse le sue labbra sulle mie e al primo tocco le aprì offrendomi la sua lingua. Un bacio avido e passionale fu il nostro primo contatto, mi ritrovai a pensare che se quello era un anticipo di ciò che m’aspettava, allora non avrei resistito a lungo. Senza staccare le labbra dalle mie, sul letto mentre Giuli rimaneva ammanettata , insoddisfatta Dolly mi prese le mani invitandomi ad alzarmi. Una volta in piedi mi potei spogliare davanti a lei. Il suo sguardo scorreva il mio corpo alla ricerca di quei sintomi d’eccitazione che potevo scorgere sul suo. I capezzoli erano perfettamente eretti nel loro turgore, su quel seno minuto parevano enormi ed estremamente invitanti, avrei voluto prenderli subito tra le labbra per succhiarli e leccarli ma lei si allontanava da me giocando con la mia voglia. Sfilai i pantaloni già aperti e li lasciai cadere in terra mentre spiavo i suoi occhi per avere la gratificante conferma che si posassero sul mio membro. Lei, infatti, stava studiando con freddo interesse la zona genitale, non mi diede il tempo di terminare di spogliarmi: infilò una mano negli slip e mi afferrò il membro con forza. Mentre stringeva si avvicinò a me e mi baciò ancora una volta, quindi si inginocchiò ai miei piedi mentre le mani facevano scorrere le mie mutande verso il basso. Il pene si trovò, quindi, dinanzi alla sua bocca senza che lei facesse nulla se non osservarlo. Giuli vedeva la sua lingua che scorreva sul mio pene. Aveva un tocco leggero e delicato, seguiva la lunghezza del membro dai testicoli al glande con la sua lingua umida. Le sensazioni che mi dava erano stupende nella loro dolcezza ma mi ritrovavo a desiderare l’interno della sua bocca. Ero troppo eccitato per sopportare a lungo quello stimolo troppo leggero, guardai nella direzione di Giuliana in cerca dei suoi occhi. La mia donna sembrava soffrire della sua prigionia. Conoscendola m’immaginavo il desiderio nascente in lei di occupare il posto di Dolly. Certamente pensava che, al suo posto, mi avrebbe fatto godere molto di più, sicuramente voleva sentire il mio sapore in bocca. Preso da questi pensieri non mi accorsi che quell’incrocio tra una donna italiana ed il fascino del Lontano Oriente aveva spalancato la bocca e si preparava ad accogliermi dentro. Notai gli occhi di Giuli spalancarsi e le pupille dilatarsi nell’attimo in cui provai un forte calore sul glande; non vidi altro. Dolly, dopo avermi ingoiato per buona metà il membro, succhiò forte provocandomi una fitta d’inteso piacere tale da costringermi a chiudere gli occhi. Era abilissima in questo gioco. Dopo aver stuzzicato il glande con la lingua all’interno della bocca lo fece uscire lentamente, molto lentamente, accompagnando il movimento con la lingua. Subito lo ingoiò nuovamente per ripetere ancora il rito di prima. Quando riuscii a dominare le sensazioni che mi dava, tornai ad osservare le due donne: Dolly aveva gli occhi chiusi mentre scivolava in avanti con il viso ad ingoiare il mio pene, poi li apriva per guardare Giuli. La mia donna fissava intensamente il viso di quella bambolina che giocava con entrambi; era chiaramente eccitata dallo spettacolo, lo coglievo dai tanti segni che, ormai, sapevo decifrare. Non mi aspettavo questo da lei; avevo sempre pensato che lei godesse solo ed unicamente quando era al centro dell’attenzione, protagonista unica del piacere, vittima e dominatrice delle voglie mie e degli altri uomini. Ora si stava eccitando alla vista di un mio incontro con un’altra donna, questo la faceva sempre più apparire simile a me. Capivo ora quanto lei mi capisse e approvasse la mia perversione, proprio perché era stata lei a farmi diventare così. Avrei voluto avvicinarmi a lei in modo da avere un qualche contatto fisico con la mia donna in quel momento, ma Dolly mi bloccava con il piacere che mi dava. La ragazza era certamente conscia del mio stato d’animo, molto probabilmente aveva colto la lotta interiore tra ciò che desideravo e ciò che avrei voluto fare. Il desiderio di godere, e di far godere, lottava con la voglia di coinvolgere fisicamente Giuliana. Dolly risolse la situazione alzandosi in piedi dopo aver interrotto, con mio disappunto, il suo gioco di labbra sul mio pene. Salendo fece in modo da far scivolare il seno lungo il mio busto poi aderì con tutto il corpo al mio stringendosi a me con una mano. Mi impressionava molto favorevolmente la sua altezza, era raro per me trovarmi a guardare negli occhi una donna senza dover reclinare il capo. Stupenda era la sensazione del suo fallo contro il pene eretto, potevo cogliere il suo respiro che diveniva piano, piano, sempre più veloce. Dolly stava pensando a ciò che sarebbe presto seguito, pareva che tentasse di anticipare attraverso la pelle del bacino la sensazione del mio membro dentro di lei. Notavo dai suoi occhi una crescente eccitazione e un forte desiderio, mi persi in quel grigio macchiato d’azzurro e per un istante dimenticai il verde degli occhi di Giuli. Rapito dalla femminilità prorompente di quella “donna” che avevo contro la pelle, iniziai a camminare lentamente all’indietro verso il divano, seguito da lei. Mi sedetti mentre le mie mani scivolavano verso i suoi glutei. Dolly attese che il mio sguardo percorresse ogni centimetro del suo corpo, voleva darmi la possibilità di apprezzare appieno il corpo con cui stavo per unirmi, quindi si girò per essere inculata. Si sollevò in modo da consentirmi di guidarmi dentro di lei, appena sentì il pene sistemato correttamente nel suo ano iniziò il suo movimento. Il suo culetto si apriva dolcemente, caldo e morbido. Avevo gli occhi puntati sul suo bacino affascinato dalle curve armoniose e dal gioco dei muscoli che intravedevo sulla pelle sin che un gemito richiamò la mia attenzione sul suo volto. Non mi aspettavo di vederla già preda del piacere, il suo volto testimoniava una soddisfazione profonda. Iniziò a muoversi con ampi giri del bacino rafforzati dal gioco delle natiche. A volte sollevava il corpo in modo da far uscire ed entrare il mio pene in lei; si era posizionata in modo da favorire il lavoro della mia mano senza però rinunciare a prendere completamente il pene dietro. La sentivo dilatarsi sempre di più mentre con la mano percepivo i suoi umori. Iniziai a spingere con il bacino, quel poco che potevo, in modo da farmi sentire meglio da lei. Stava acidamente cercando il piacere, fortunatamente il suo ano era già tanto dilatato da ridurre il mio godimento. Mentre lei godeva e trasmetteva a me parte del suo piacere tentai di guardare nella direzione di Giuli, ma poiché era ammanettata e di spalle, in terra non riuscivo a vederla. Provavo ad immaginarla, tentavo di realizzare nella mia mente cosa stesse provando la mia donna in quel momento, ma non vi riuscivo. Sapevo perfettamente cosa provavo io quando era lei a godere sotto i colpi di un altro uomo ma non potevo conoscere i suoi sentimenti. Senza dubbio una donna non provava ciò che sentivo io e mi sarebbe piaciuto conoscere cosa le passava per la mente e come il suo corpo reagiva in quel momento. Avrei soddisfatto la mia curiosità più tardi, lo sapevo, ma in quel momento avrei dato qualunque cosa per entrare nella sua anima. Il corpo di Dolly era davvero stupendo e lei sapeva muoverlo bene, mi faceva godere ma io pensavo continuamente a cosa stava provando Giuliana e mi ritrovavo a sperare che lei godesse con noi. Succedeva anche a lei quando apriva il suo ventre ad un altro uomo? L’intensità del mio piacere era tale da non consentirmi di aprire gli occhi per puntarli su quelli della mia donna, avrei voluto assimilare dal suo sguardo ciò che provava. L’avevo vista impegnata fisicamente in quella che credevo fosse la massima espressione della sua perversione, ma in quel momento lei stava provando il piacere generato da una depravazione ancora più grande. Legata al letto, prigioniera dello spettacolo del mio corpo unito a quello di una trans, provava finalmente ciò che sentivo io quando era lei ad agire. Terminato il mio orgasmo riuscii finalmente a spostare il mio sguardo su di lei. Giuli aveva un’espressione indecifrabile sul viso, capivo che era eccitata, vedevo il piacere sottile ma intenso appena provato, gli occhi lucidi testimoniavano una forte emozione ma le labbra erano serrate in una smorfia più simile al dolore che al piacere. Non capivo se soffriva per il desiderio di agire o per i fatti appena accaduti. Forse lo spettacolo era stato troppo forte per lei, probabilmente si era fatta ammanettare per res****re alla tentazione di fermarci all’ultimo istante. L’ultimo dei miei desideri era di procurarle un dolore di qualsiasi forma.