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Disposta a tutto

La vita di un professore, almeno agli inizi, non è facile. Bisogna accontentarsi delle briciole, di situazioni a volte umilianti, pur di raggranellare punteggi e denaro. Così mi ritrovai nel 2005 in un piccolo liceo linguistico privato di Milano. Il dirigente era stato chiaro: 18 ore settimanali erano solo sulla carta, ma se volevo restare in servizio avrei dovuto farne di più, per tappare i buchi lasciati dai colleghi assenti, e naturalmente senza alcuna remunerazione. Ad un neolaureato come me non sembrava tutto sommato una soluzione malvagia. Mi ritrovai quindi in questo liceo, dove le classi erano perlopiù composte da facoltosi figli di papà, desiderosi di far ottenere ai pargoli un diploma col minimo sforzo.
Capii subito, dal giro di pacchettini e buste in sala docenti, che era prassi comune, per gli alunni che avessero qualche difficoltà, quella di oliare il sistema di voti con regali di varia natura ai docenti.
A dicembre, primo vero colloquio con i genitori, mi ritrovai di fronte una signora visibilmente preoccupata per l’andamento della figlia, che nella mia materia, inglese, vedeva la sufficienza col binocolo. A quanto sembrava anche la signora non aveva difficoltà economiche: il vestito estremamente elegante e la borsa Prada lasciavano trasparire una certa agiatezza. La donna poteva avere quarant’anni, capelli castani freschi di parrucchiera, la tipica abbronzatura 4 stagioni e una vistosa scollatura che lasciava intravedere un seno prosperoso, forse non del tutto originale.
– Professore, sono preoccupata per Sonia, studia studia ma non riesce ad avere risultati nella sua materia. Nelle altre se la cava …
– Signora, si tratta solo di impegnarsi di più. La ragazza è molto intelligente. Dovrebbe tenerci ad una materia che in un liceo linguistico è fondamentale.
La ragazza in questione Sonia, era nota, in classe e non solo, per essere stata in grado sin dal suo arrivo al liceo, di far girare la testa a ragazzi e professori, ed essere così riuscita ad ottenere una sufficienza stiracchiata praticamente in qualsiasi materia, essendo curiosamente il corpo docenti di quella classe quasi del tutto maschile. Un collaboratore scolastico mi aveva riferito una voce secondo cui l’anno precedente la ragazza sarebbe stata sorpresa dal dirigente scolastico nel bagno dei professori a cimentarsi in una fellatio ad un professore. Un fatto, sempre secondo lo stesso collaboratore, messo a tacere dalla famiglia della ragazza grazie ad una discreta somma.
– Allora professore, non vorrà mica che Sonia venga bocciata l’anno degli esami? Le sarei molto grata se potesse aiutarla, sarei davvero disposta a tutto …
Nel frattempo la signora aveva poggiato la mano sulla mia destra, che prendeva appunti, e cominciava ad accarezzare con l’indice la penna.
– Ci pensi professore, ci pensi …
– Signora, sono sicuro che sua figlia saprà darsi da fare per ottenere risultati …
La congedai così, e la questione sembrava chiusa.
Interrogai la figlia un paio di giorni dopo, ma la lezione non era servita a nulla. La solita pietosa scena muta. Al suono della ricreazione, tutti i ragazzi erano usciti a prendere una boccata d’aria nel cortiletto interno di fronte alla classe. Solo Sonia era rimasta dentro, e dopo qualche esitazione si avvicinò alla mia cattedra, mentre ero intento a trascrivere i voti.
– Mi dispiace professore, ho avuto un vuoto mentale, sapevo tutto così bene ieri …
– Sonia, ho già detto a tua madre che devi darti da fare …
– Sì, lo so, me l’ha detto mamma …
A queste parole una sua mano si insinua sotto la cattedra e comincia ad accarezzarmi
– Va bene così professore?
– Sonia, togli immediatamente la mano e farò finta di niente
– Professore, però sento che le piace …
Non potevo negare, lo strofinio della sua mano sulla mia patta mi aveva provocato un’erezione imbarazzante, e la ragazzina ormai esperta di questi approcci se n’era accorta benissimo. La ragazza poi aveva avvicinato il seno alla mia faccia, e mentre con una mano continuava nel suo strusciare, con l’altra mi aveva tolto la penna di meno e se l’era infilata tra le tette.
– Forza professore, prenda la sua penna, non vorrà mica che rimanga lì in bella vista?
– Adesso basta!
Con un gesto violento le scansai la mano, facendole sbattere però il polso contro il bordo della cattedra. Il colpo causò subito un livido, che la ragazzina notò. Cominciò allora a leccarsi il polso guardandomi negli occhi:
– Professore, per questo potrei fargliela pagare, non si fa così …
Tornai a casa molto turbato per l’accaduto, temendo una reazione da parte dei genitori. Immaginavo non fossero persone da mani addosso, ma peggio, da avvocati alla minima questione. Peraltro mi attendeva il giorno dopo una giornata molto lunga, che sarebbe terminata con l’ultimo consiglio di classe alle otto di sera.
Il giorno dopo, alle tre, cominciammo con la prima E la routine dei consigli di quella sezione. Fucesi, docente di francese della stessa sezione si avvicinò subito a me. Era prossimo alla pensione, almeno sembrava, e di aspetto tutt’altro che affascinante.
– Luca, mi ha detto la Sonia di quinta E che ieri le hai messo le mani addosso.
– Non diciamo fesserie, è stato un incidente.
– Mah, comunque me l’ha detto il perché dell’incidente.
Ero diventato paonazzo, e non sapevo dove guardare.
– Luca, posso darti un consiglio? Se vuoi stare qui, fatti i cazzi tuoi, vivi sereno, e goditela! L’anno scorso la ragazza andava male con me, poi con un po’ di orale ha sistemato tutto …
– Orale?
– Sì, ci siamo messi d’accordo, ogni venerdì, alla fine della quinta ora, mi raggiungeva nel bagno dei professori e mi faceva un pompino … ha solo diciott’anni ma come lo succhia … e ingoia tutto …
– Ma che stai dicendo?
– Fai anche tu così, vedrai che soddisfazioni ti darà questa scuola …
Fortunatamente l’arrivo del dirigente scolastico troncò la conversazione.
L’ultimo consiglio, in programma dalle sette alle otto, era proprio quello di quinta. La scuola in quel periodo ospitava nel tardo pomeriggio le prove dei gruppi musicali scolastici, rimanendo quindi aperta anche fino a sera. Alle otto in punto il dirigente ci congedò, e mi avviai nello stanzino dove alcuni di noi avevano gli armadietti per i registri. Sentivo dei rumori di tacchi dietro di me, ma non mi voltai, pensando ad una delle colleghe intenta come me a lasciare i registri. Lasciati i registri, dopo cinque ore seduto era il caso di andare alla toilette, e mi recai lì a passo svelto. Superai la prima porta del bagno dei docenti, per infilarmi poi in quello degli uomini.
– Professore?
Sentii una voce provenire dalla zona comune del bagno, mentre le ultime gocce cadevano di fronte a me.
– Chi è?
– Sono la mamma di Sonia
Cercai di risistemarmi subito, e uscii in tutta fretta.
– Signora, che ci fa qui?
Non feci in tempo a varcare la soglia del bagno maschile che la signora mi spintonò di nuovo dentro. In un attimo mi cacciò la lingua in gola, mentre con la mano frugava freneticamente in cerca del mio uccello.
– Adesso stai zitto e fammi fare.
Seduta sul cesso, dalla patta aperta mi tirò fuori l’uccello. Noncurante della pisciata appena fatta, prese a succhiarlo voracemente. La lingua si infilava in ogni piega del glande e le labbra poi completavano l’opera, prendendolo in bocca fino alle palle.
– Hai appena pisciato vero? Meglio, mi piace quando un cazzo sa di uomo
Non smetteva un attimo, e pompava con quella bocca che sembrava indemoniata. Dalle contrazioni muscolari aveva capito che ero al capolinea. Cercai così di toglierlo dalla sua bocca.
– Che fai coglione? Stai buono …
A quel punto affondo completamente con la bocca e a quel gesto le venni direttamente in gola, senza neanche passare per la bocca. La signora però non voleva lasciare niente di incompiuto, e con la lingua ripulì la cappella da ogni traccia di sperma. Quindi si alzò e mi baciò con la stessa foga del pompino, mentre la mano toccava il cazzo che per l’eccitazione stava tornando di nuovo duro.
– Ve bene così professore?
Mi guardò negli occhi e uscì dal bagno lasciandomi così.
Il giorno dopo tornai a scuola, e trovai Sonia ad attendermi sull’uscio della classe. Mi si parò davanti mentre cercavo di entrare. Eravamo petto contro petto. Mi guardò con un sorrisetto e mi disse:
– Professore, mia madre è di parola. Le aveva detto di essere disposta a tutto …

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I MIEI SUOCERI: L’INIZIO DI TUTTO

Ciao sono luciano un ragazzo di 27 anni, due anni fa mi sono sposato con mia moglie di qualche anno meno di me, stando lei in attesa siamo andati ad abitare sopra i mie suoceri in un piano tutto per noi ,all’inizio non badavo all’aspetto di mia suocera poi col tempo abbiamo iniziato a conoscerci sempre di più visto che il mio è stato un matrimonio lampo dopo appena pochi mesi fidanzato. Tutte le mattine verso le otto scendevo giù e mia suocera mi faceva trovare il caffè pronto, lei in pigiama o in camicia da notte come se non avesse vergogna di me o lo trovava naturale, lei ha ora 56 anni ma è una donna di bella presenza soprattutto con un seno molto abbondante e con qualche curva al punto giusto, lei durante tutta la giornata aveva l’abitudine di restare sempre vestita in modo casual evidenziando davanti ai miei occhi che ogni giorno prendevano sempre più piacere, le sue curve straripanti che iniziavano a turbarmi le giornate..
Una sera mentre io con mia moglie stavano nel nostro appartamento lei a guardare la tv ed io gia nel letto a dormire, viene mia moglie a svegliarmi con urgenza, io un po assonnato poteva essere mezzanotte più o meno, gli chiedo cosa era successo e lei mi dice vieni a sentire mia madre e mio padre stanno facendo sesso che si sente pure da qui come sbatte il loro letto ( la camera da letto dei miei suoceri era proprio sopra il nostro salone) mi dice apriamo la porta, io iniziai a palpitare perché in un istante capii che forse avrei avuto una prova o avrei visto mia suocera quanto era porca, così apriamo la porta abbassando il volume del nostro televisore, e iniziamo a sentire i loro gemiti, mia moglie mi disse che aveva sentito suo padre che gli diceva alla madre ( SEI PORCA), io in quel momento potevo solo sentire, di certo non sarei salito nella loro camera da letto per spiarli con mia moglie accanto e quindi immaginavo lei stava facendo sesso con il marito, mi sorprese che mia moglie si divertisse nel sentire i gemiti dei loro genitori tanto che mentre origliavamo lei rideva e al momento ci faceva scoprire, io invece dicevo a mia moglie di non ridere e di far silenzio perché volevo godermi ogni singolo secondo del loro godimento, per la prima volta sentii per un breve istante godere mia suocera, poi dopo appena un paio di minuti sentimmo il silenzio e accendere la luce del bagno del piano di sopra e così chiudemmo la porta.
mia moglie era ancora divertita e rideva io iniziai a tremare dall’eccitazione, dall’emozione di aver ascoltato mia suocera godere, feci finta di niente me ne tornai a letto e continuavo a tremare ancora mentre immaginavo nella mia fantasia di cosa mia suocera poteva aver fatto al marito proprio pochi minuti prima, inizia a immaginarla mentre lo spompinava ( anche se non credo ma mai dire mai) o mentre lei stava sopra di lui con le sue tettone che gli soffocava il viso del marito, preso da un forte eccitamento mi iniziai a toccare ero da solo nel letto e subito dopo pochi istanti sfogai tutta la mia eccitazione. La mattina dopo scesi per il solito caffè e la vidi con una luce diversa, il suo viso era più rilassato ed io da quel momento iniziai a pensare a cos’altro mi sarei aspettato nei prossimi giorni a venire,,,la storia continua PS. è UNA STORIA VERA

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Tutto per un pallone

Me ne stavo bella tranquilla e rilassata su uno sgabello della cucina a leggermi un giornale di gossip quando improvviso mi giunse all’ orecchio una sorta di esplosione e di vetri infranti, veniva dalla sala non c’ erano dubbi, andai a vedere e infatti ci trovai una finestra che dava sul terrazzino sfondata ed un pallone da calcio tranquillo tranquillo sopra ad un divano, attenta a non pestare vetri sono andata in terrazzo e guardando di sotto ho visto in giardino un bel numero di ragazzini col naso girato all’ insù che stavano osservando il mio balcone, nemmeno sono riuscita a cominciare a smoccolare che è suonato il campanello di casa.

Sono andata ad aprire e mi sono trovata davanti uno degli eroi del pallone.

– Signora non so come scusarmi, sono stato io a tirare il pallone e a procurarle i danni al vetro, se ha un pò di fiducia in me, mi chiamo Manuel, faccia pur riparare il tutto e con l’ aiuto dei miei genitori le rimborserò il dovuto.-

Lo guardai dritto negli occhi, in effetti lo avevo già visto, abitava nella palazzina di fronte a quella dove abitiamo noi e la luce che usciva dall’ azzurro delle sue pupille mi parve sincero.

– Ok Manuel un incidente può capitare a tutti, vedi di fare in modo che non si ripeta, poi ti dirò la spesa del vetro, ciao. –

– Scusi signora mi restituirebbe il pallone? Sa non è mio ma di un mio amico.-

– Dovrei trattenerlo “a garanzia” ma voglio fidarmi di te, te lo vado a prendere.-

Gli riconsegnai il pallone, ci salutammo, mi ripeté le scuse e se ne andò. Non restava che armarmi di scopa, paletta e secchio per raccogliere i vetri rotti.

Avevo tutto il pomeriggio e parte della sera a mia disposizione perché mio marito, facendo il turno pomeridiano, sarebbe tornato solo verso le 21. Finito di ripulire tutto mi sedetti in sala e accesi il tv alla ricerca di una trasmissione che mi consentisse di annoiarmi il meno possibile.

Stavo guardando un vecchio filmetto quando suonò nuovamente il campanello di casa, diedi un occhiata dallo spioncino della porta e attraverso le lenti vidi che c’ era nuovamente Manuel, eccolo, pensai, ha parlato con i genitori e quelli gli hanno detto di arrangiarsi, la vedo nera per il vetro della mia finestra. Aprii la porta e lui con un sorriso mi disse:

– Posso entrare signora avrei bisogno di parlarle.-

– Qualche problema a casa?- Intanto lo feci entrare.

– Nessun problema ma vorrei raccontarle la verità.-

Non sapevo che pensare, lo feci accomodare in cucina e gli chiesi se desiderasse un caffè o qualcos’ altro, mi chiese un bicchier d’ acqua e si accomodò su uno degli sgabelli.

Gli diedi la sua acqua e gli chiesi che novità ci fosse dopo tanto poco tempo e di quale “verità” parlasse.

– Vede signora il pallone l’ ho tirato io volontariamente, di certo non volevo colpire la finestra ma desideravo finisse nel suo terrazzo.-

– Allora Manuel cominciamo col dire che mi chiamo Luisa e non signora che altrimenti mi fai sentire più vecchia di quel che non sono, poi, spero vorrai motivarmi questo tuo gesto.-

– Luisa, preferisce un lungo giro di parole e di metafore o dritto per dritto alla verità?-

– Oltre a Luisa gradirei anche del tu e non del lei, forza Manuel, dritto alla verità.-

– Bene, grazie per la confidenza, ma ricorda che la verità me la hai chiesta tu, ok?-

– Ok, ok ma sbrigati perché sto cominciando a preoccuparmi.-

– So di certo che tu non ti sei nemmeno mai accorta di me ma è un pò di tempo che io ti sto divorando con gli occhi, una donna come te non è giusto che appartenga ad un solo uomo, ti sogno tutte le notti e tutte le notti mi masturbo pensando a te.-

Ero ammutolita, non sapevo che dire e dopo le sue parole mi sentivo letteralmente spogliata dai suoi sguardi.

– Manuel ma tu ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto che sei un ragazzino ed io una donna molto più anziana di te? Dimmi la verità, cos’ è una scommessa che hai fatto con i tuoi coetanei mettendomi in mezzo?-

– No Luisa, i miei amici pensano solo al pallone e alla play station, tranquilla, sono io che ho in mezzo alla testa le donne in generale e te in particolare.-

– Sai che sei proprio un bel furbetto, concludendo che vorresti da me?-

– Vorrei vederti senza vestiti, poterti ammirare a 360° ed avere ispirazioni più dirette per i miei giochi notturni.-

Ero di sale, Manuel mi stava mettendo decisamente in difficoltà, anche perché volente o nolente capivo che stavo eccitandomi, che fare? Premiare la sia sfacciata sincerità e il suo modo inusuale ma educato o pensare che in fin dei conti era solo un ragazzino…

– Scusa Manuel ma con i tuoi modi di fare e la disponibilità delle ragazzine di oggi proprio di una “vecchia” come me hai bisogno?-

– Luisa non arrampicarti sugli specchi, sei tu che turbi le mie fantasie.-

– Mi dici Manuel quanti anni hai?-

– 18 da pochi giorni.-

Non era vero a mio modo di vedere ma feci finta di credergli, mi faceva comodo. Mi parve che le parole mi uscissero dalla bocca contro la mia volontà, non credevo quasi a quanto stavo dicendo.

– Ok Manuel, vai nella sala e aspettami, però devi accettare le mie condizioni, ti limiterai a guardarmi e resterai seduto senza avvicinarti a me, comunque vada a finire tu mai più verrai a suonare alla mia porta se non sarò io a chiedertelo, per finire devi giurarmi che non farai mai verbo con nessuno di questa cosa, non voglio per fare un piacere a te diventare la troia del quartiere, sei disposto ad impegnarti su queste mie condizioni?-

– Luisa ti giuro quello che vuoi e sarò di parola, stanne certa.-

– Bene, allora vai, siediti e aspettami.-

Andai in camera da letto per mettermi un paio di sandaletti col tacco e mi infilai anche un paio di autoreggenti, nel sistemarmi il perizoma mi resi conto che non stavo facendo un piacere solo a lui, la mia fica era fradicia.

– Non aspettarti uno spogliarello, dissi a Manuel arrivando nella sala, mi metterò semplicemente nuda per il piacere dei tuoi occhi e delle tue fantasie.-

Indossavo una vecchia gonna a portafoglio che volò via in un attimo, poi mi tolsi la maglietta e rimasi davanti a lui con il solo perizoma, le autoreggenti e le scarpe ai piedi.

– Sei esattamente quello che immaginavo, stupenda, ma non mi dirai che hai finito, c’ è un perizoma di troppo e il pelo che ne esce lateralmente mi fa supporre che il tuo boschetto sia molto folto, fammelo ammirare ti prego, odio le donne che si depilano.-

In pochi secondi mi aveva già fatto i raggi x, effettivamente il mio boschetto, come lo defìnì lui, è molto folto per espresso desiderio di Mario, mio marito, mi tolsi anche il perizoma e rimasi pressoché nuda a farmi divorare dai suoi occhi. Feci un lento giro su me stessa per potergli dare la possibilità di guardarmi bene ovunque, quando tornai dritta davanti a lui mi accorsi che Manuel si era slacciato i jeans e teneva in mano il suo pene turgido.

– Ma che fai Manuel?-

– Questo Luisa non me lo hai vietato nelle condizioni che hai posto!-

Aveva ragione, intanto che si menava il pene sentivo che a quella vista la mia fica gocciolava sempre di più e il liquido cominciava a scendere nell’ interno delle coscie. Stavo partendo completamente di testa. Non ce la facevo proprio a res****re alla vista di quel pene e a non toccarlo.

Andai verso di lui e mi ci inginocchiai davanti, mi feci posto tra le sue gambe pregandolo di palparmi le tette, gli ingoiai tutto l’ uccello fino alle palle risalendo pian piano fino a potergli slinguare la cappella, conoscevo già l’ epilogo ed in particolar modo la durata di questa mia performance, infatti bastarono pochi secondi e cominciai e sentire il suo pene pulsarmi in bocca, gli strinsi dolcemente le palle e quasi contemporaneamente fui inondata da un lunghissimo e copioso getto di sperma accompagnato dai suoi soddisfatti sospiri, sapevo che sarebbe durata poco, continuai a leccare imperterrita fino a raccogliere anche l’ ultima goccia del suo caldo “miele”.

Restai nella posizione in cui ero a godermi le espressioni del suo viso soddisfatto.

– Grazie Luisa, non pensavo potesse essere tanto bello, ma ora permettimi di pensare io a te, ti siedi al posto mio e chiudi gli occhi.-

Feci come richiestomi e chiusi veramente gli occhi, ero curiosa di sapere come si sarebbe comportato Manuel, mi spalancò le coscie e mi ritrovai il suo viso affondato nella fica, passava sapientemente dal mordicchiarmi il grilletto a leccarmela tutta e a penetrarmi con la lingua, era molto bravo il ragazzo, pareva volesse mangiarmela ed io non potevo esimermi dal venirgli ripetutamente in bocca.

– Sei molto bravo Manuel, gli dissi con un filo di voce rotta da vari e ripetuti sospiri, mi stai facendo liquefare.-

– Con una strafiga come te si fa poca fatica, avevo ragione, una come te non può essere di un solo uomo.-

A questo punto lo volevo dentro, diedi un occhiata e vidi che il suo “bastone” era già nuovamente pronto, beata gioventù, ad essere usato, lo spinsi sulle spalle fino a farlo sdraiare sul tappeto del pavimento, gli sfilai i pantaloni ed i boxer e mi infilai il suo atrezzo nella fica cominciando a montarlo. Ero ubriaca di piacere. Questa volta capii che il mio “montoncino” avrebbe resistito molto ma molto di più. Mi sentivo le sue mani ovunque e questo contribuiva ad accrescere il mio piacere e a farmi venire in continuazione, mi fece sdraiare su di lui e senza togliermi il ***** dalla tana mi ribaltò in modo di essere lui sopra, cominciò a sbattermi come un forsennato.

– Mi stai facendo impazzire di piacere Manuel, sfondami ti prego.-

I suoi colpi si moltiplicarono dandomi un piacere quasi sconosciuto, mai ero stata montata prima con tanta veemenza, mi pareva d’ avere la sua cappella dentro la pancia, cominciai a sentire il suo membro che si ingrossava ulteriormente e capii che stava per venire.

– Dentro o fuori Luisa?-

– Dove vuoi ma resisti ancora qualche colpo che voglio venire assieme a te.-

Così avvenne tra mugolii e grida di piacere, pensavo di averlo svuotato col pompino di prima invece un altro fiotto bollente mi esplose nella ****. Eravamo entrambi esausti ma molto soddisfatti. Si sdraiò al mio fianco avendo cura di infilare ancora le dita della sua mano nella mia fica e spargendo lo sperma che ci trovava sul mio pelo.

– Pensavi che ti avrei permesso di arrivare a tanto oggi Manuel?-

– Onestamente speravo che se fossi riuscito a farti spogliare avrei avuto anche molte probabilità di scoparti.-

– Sei molto sicuro di te stesso ma debbo ammettere che ne hai il merito, sei stato molto bravo.-

– Il merito è solo tuo, sei una donna meravigliosa e mi hai regalato ore che non vivrò mai più nella mia vita.-

– Ora non esagerare che poi mi convinci.-

Mi rimisi in piedi e dicendogli di aspettarmi 5 minuti volai sotto la doccia per ripulirmi da tutto lo sperma che avevo nelle parti basse del mio corpo. Quando tornai in sala con il mio accappatoio indosso Manuel si era già rivestito, raccattai da terra quei pochi vestiti che mi ero tolta e presi per mano il giovanotto e lo portai verso la porta di casa.

– Ti lascio il numero del mio cellulare visto che mi hai vietato di cercarti spero lo faccia tu.-

– Ok Manuel, e lo scrissi sul primo foglio che mi capitò a portata di mano, non ti faccio promesse ora ma non penso sia questa l’ ultima volta che ci vediamo.-

Stavo per aprire la porta ma lui mi fermò mi appoggiò contro il muro e mi baciò con molto trasporto avendo cura di infilare un suo ginocchio tra le mie gambe roteandolo in modo di massaggiarmi ancora la fica, avrei dovuto certamente rifare la doccia!

– Ciao Luisa, sei immensa e non dimenticare mai di chiamarmi ogni volta che lo desideri.-

Diedi un’ occhiata tramite lo spioncino che non ci fosse “traffico” sulle scale e lo feci uscire.

Ero un pò stordita ma felice, mi restava solo da decidere se raccontare il tutto a Mario o tenermi tutto per me, scelsi la via di mezzo, presi il telefono e chiamai Daniela, la mia amica dell’ esperienza al Club Priveè, la invitai per il pomeriggio dopo a prendere un caffè a casa mia, non era il caso di raccontare l’ accaduto per telefono, ma lei, conoscendomi bene mangiò la foglia,

– Verrò di certo, sono proprio curiosa di sapere con chi hai fatto la troia stavolta.-

ringrazio la mia amica Lela per avermi raccontato questa bella storia che posso condividere con voi.

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Come tutto è iniziato.

Io ed M siamo amici d’infanzia e coetanei. I nostri genitori erano (e sono) molto amici e fin da piccoli abbiamo spesso fatto vacanze insieme e passato un sacco di tempo uno a casa dell’altro. Con l’arrivare dell’adolescenza abbiamo iniziato a sperimentare le prime seghe in compagnia, a volte anche con altri ragazzi più o meno della nostra età, la maggior parte delle volte guardando giornalini porno che i ragazzi più grandi nascondevano in giro. La cosa è rimasta più o meno invariata per qualche mese fino a che, a casa di lui, non abbiamo scoperto per caso il posto dove suo padre teneva nascosti i film porno. A quel punto non aveva più senso farsi le seghe sui giornaletti quando avevamo a disposizione decine di videocassette. I suoi genitoi lavorano entrambi, quindi le ore in cui la casa era vuota abbondavano. Ogni volta che potevamo ci ritrovavamo a casa sua e stavamo per ore a segarci insieme davanti al televisore. Da lì al resto il passo è stato abbastanza breve: due adolescenti sempre arrapati con film porno di ogni tipo tra le mani…
Pian piano siamo passati dal farci le seghe ognuno per conto proprio al farcele a vicenda per brevi tratti che via via diventavano sempre più lunghi fino a farci venire l’un l’altro. Dopo un po’ però anche quello non ci bastava più ed alla fine abbiamo provato anche il sesso orale. La prima volta che lo abbiamo fatto, ci ha fatti arrapare così tanto che non siamo più riusciti a fermarci. Lo abbiamo fatto praticamente ovunque ce ne sia stata l’occasione, sia al chiuso che all’aperto. Raramente siamo andati oltre ed onestamente non saprei spiegarne il perchè. Dei due quello più “convinto” era sicuramente M anche se non sempre insisteva più di tanto. La cosa è durata per un bel po’ di tempo, almeno fino ai 20 anni d’età. A quel punto finalmente ci siamo fidanzati entrambi ed abbiamo smesso di giocare tra di noi. Del resto era un semplice gioco, un modo alternativo per “divertirsi” in assenza di ragazze. Non c’era alcun tipo di legame sentimentale, volevamo solamente godere e ci riuscivamo alla grande.
In questi 7 anni di “fidanzamento” i miei gusti “sessuali sono evoluti molto rispetto agli inizi. Mi è capitato sempre più spesso di vedere video con gay o transessuali e se all’inizio mi rimanevano abbastanza indifferenti, con il passare del tempo hanno iniziato a stuzzicarmi abbastanza. Pian piano hanno finito per piacermi anche quelli e spesso, mentre li guardavo e mi segavo, mi è capitato di ripensare a quelle giornate passate a succhiarci i cazzi e di fantasticare di averlo di nuovo lì e di poterci fare tutto quel che mi passava per la mente. Non fraintendetemi, scopare con la ragazza era sicuramente più soddisfacente, però quello che facevo con M era qualcosa di diverso.
Ora, dopo sette anni dall’ultima volta che ce lo siamo succhiati a vicenda, siamo tornati entrambi single ed abbiamo ripreso le vecchie abitudini: uscire insieme agli altri amici, andare in giro, in vecanza e naturalmente anche tutto il resto.

Questa prima “intro” si ferma qui.
Almeno per ora, non voglio parlare in modo dettagliato di quello che abbiamo fatto io ed M in passato ma se siete interessati ed avete domande da farmi, potete scrivermi un messaggio privato.