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Jack e Carlo (Sesta parte)

La luce che filtrava dalle finestre svegliò Carlo e si girò realizzando che Jack non era più sdraiato al suo fianco. Si stirò le braccia sopra la testa ed arcuò la schiena ancora sonnolento. Sorrise tra di se pensando alla notte precedente, era stato meglio di quanto avesse immaginato. Il solo baciare Jack gli faceva accellerare il cuore a doppia velocità, la morbidezza delle sue labbra, la seta dei suoi capelli ed il suo modo di guardarlo con emozione non mascherata. Carlo sorrise e fece penzolare le gambe fuori del letto facendo correre una mano tra i suoi capelli scuri e in disordine. Non c’era altro pensiero che quello di vedere Jack per svegliarlo completamente.
“Jack?” Chiamò andando in cucina per accendere il bollitore. “Jack?” gridò di nuovo. Non ci fu risposta ma un’occhiata rapida all’orologio gli disse Jack già era già andato al lavoro e che se non si affrettava sarebbe arrivato di nuovo in ritardo all’università, di nuovo. “Cazzo!” Mormorò sottovoce. In cinque minuti si vestì e prese cellulare e chiavi della macchina prima di precipitarsi fuori della porta.
La campana accesuonò alle 12e 30 segnalando la fine delle lezioni. Carlo spinse i libri nella borsa e se la gettò sulla spalla avviandosi rapidamente verso la porta di classe e l’atrio. Estrasse il telefono della tasca quando lo sentì vibrare e l’aprì. C’era un messaggio da Jack: ‘Dopo il lavoro ci vediamo? X’ Carlo sorrise e richiuse il telefono mentre sentiva quel eccitazione ora familiare al pensiero di vedere l’amico. “Carlo, aspetta!” Si voltò per vedere chi l’aveva chiamato e vide Laura che spintonava gli altri studenti per raggiungerlo.
“Ehi.” Sorrise Carlo e le diede un rapido bacio sulla guancia. “Tutto okay?” Chiese. Laura si aggiustò i capelli rossi che le arrivavano alle spalle e girò la faccia verso di lui.
“No, ho economia dopo pranzo.” Sospirò e roteò espressivamente gli occhi. “Nessuna possibilità di dare un’occhiata al tuo lavoro?”
Carlo rise ed estrasse un quaderno della borsa e glielo diede. “Certo, solo non copiarlo parola per parola, ok?”
Laura accennò col capo ed allungò una mano per arruffargli i capelli. “Naturalmente. Grazie Carlo, mi hai salvato la vita!” Sorrise, si girò e si allontano lungo il corridoio. Carlo la guardò per un momento prima di dirigersi verso l’ingresso dell’università. Lui e Laura erano buoni amici ed era sorprendente che lui non avesse voluto essere niente di più e neanche lei. Indubbiamente lei era bella, aveva un grande senso dell’humour ed era il genere che normalmente piaceva a Carlo, ma la chimica non era s**ttata.
Carlo si morse il labbro impazientemente mentre aspettava dietro la folla di persone che attraversava le porte dell’università. Sentì qualcuno spingerlo da dietro e lui mise automaticamente una mano sulla spalla della persona davanti a lui per non cadere. Il ragazzo si voltò e Carlo ritirò la mano. “Mi spiace.” disse indicando la folla dietro di se. Riconobbe il ragazzo, non erano nella stessa classe ma tutti conoscevano Luca: capitano della squadra di football, usciva con le ragazze più belle dell’università e chiaramente anche lui era un figo. Aveva capelli biondo scuro con inserti biondi più chiari, occhi verdi e penetranti che mettevano maggiormente in rilievo l’abbronzatura dorata ed un corpo fantastico che ogni ragazza vorrebbe, e anche molti ragazzi.
“Nessun problema, questo è pazzesco, qualcuno verrà calpestato se non fanno attenzione.” Luca fece un mezzo sorriso e finalmente riuscirono a passare per la porta ed andare in cortile. Carlo sorrise di nuovo e gli fece sfacciatamente l’occhiolino, lui aggrottò leggermente le ciglia confuso facendo ridacchiare Carlo mentre si allontanava, era consapevole che Luca era etero ma questo non voleva dire che flirtare con lui non fosse divertente.
Carlo non aveva fretta di giungere all’agenzia dove Jack lavorava, parcheggiò, uscì sbattendo la porta dietro di se e si incamminò verso l’ingresso. Vide Jack e stava per chiamarlo quando comprese che stava parlando a qualcuno ma non era abbastanza vicino per sentire. L’altro ragazzo era alto con capelli castano chiari; da quello che poteva vedere era molto attraente, probabilmente era un modello.
Jack sorrise a Josh ed alzò le spalle, stavano parlando di Carlo e Josh stava facendo del suo meglio per aiutare Jack a decidere cosa fare. “Grazie per i consigli.” disse con gratitudine Jack. “Nessun problema.” Josh diede a Jack un rapido, amichevole abbraccio e gli baciò leggermente una guancia.
Carlo strinse i pugni sentendosi immediatamente geloso. Jack stava insieme ad un altro dopo tutto quello che aveva detto? Era amareggiato e deluso, aveva veramente pensato che Jack sentisse quello che sentiva lui, ma evidentemente non era così, pensò frustrato. Si voltò per allontanarsi prima che Jack lo vedesse.
“Carlo?” Carlo guardò da dove arrivava il grido e vide Max appoggiato ad un lampione accanto alla sua macchina con le braccia conserte ed un sorriso attraentemente furbesco sul viso. Max indossava jeans stretti che rendevano ovvia la protuberanza nei suoi pantaloni ed una t-shirt Levi grigia. “Mi cercavi?” Max alzò un sopracciglio mantenendo la stessa espressione sulla faccia.
Merda era stato così preso da Jack che aveva quasi completamente dimenticato il suo ragazzo. “Ehi bello!” Sorrise Carlo incamminandosi. Era incazzato con Jack che stava con un altro ragazzo ed era ancora eccitato dalla notte precedente quando Jack aveva fermato fermato le cose prima che andassero oltre.
Max si sporse verso di lui e lo baciò lentamente tracciandogliun labbro con la punta della lingua. Lui fece scivolare le braccia intorno alla vita di Max e lo tirò più vicino mentre si baciavano. Max fece scivolare la lingua nella sua bocca giocherellando con la lingua del suo fusto e fece correre le dita nella cintura dei jeans del ragazzo. “Max, siamo in pubblico…” Mormorò Carlo spostandogli la mano.
“E allora…?” Max alzò le spalle e lo baciò di nuovo, più forte questa volta. Si allontanò leggermente e le sue labbra scivolarono all’orecchio di Carlo. “Sono così arrapato e voglio disperatamente fotterti.” Mormorò seducentemente sorridendo furbescamente mentre strofinava una mano tra le gambe di Carlo sentendo quanto ce l’aveva duro.
“Non qui baby…” Mormorò Carlo ma poteva sentire la sua resistenza che calava, Max non mancava mai di eccitarlo.
“Vieni allora…” Max sorrise furbescamente ed afferrò la mano di Carlo conducendolo giù per il vicolo alle loro spalle. Spinse rudemente il suo amico contro il muro che gemette quando la sua testa colpì i mattoni. Max tenne con forza Carlo per la vita e cominciò a baciargli il collo, leccando e succhiandogli la pelle. Carlo gemette di nuovo ma questa durata era di piacere piuttosto che di dolore. Max fece scivolare le mani dietro i jeans di Carlo per sentire il suo sedere stretto, eccitato dai gemiti di Carlo e dalla possibilità di essere sorpresi.
Le mani di Max si spostarono davanti ai jeans del ragazzo e glieli aprì spingendogli giù i boxer per afferrargli il cazzo duro. Carlo appoggiò indietro la testa contro il muro e si lamentò di piacere quando l’amico cominciò a masturbarlo lentamente ma con forza. Max guardò il suo ragazzo, aveva gli occhi chiusi e la bocca parzialmente aperta mentre la sua respirazione divetava più affannosa. “Guardami!” Disse con forza mentre gli menava l’uccello più velocemente. Carlo aprì obbediente gli occhi fissando l’amico.
Max fece un passo indietro e cominciò a spingere in giù jeans e boxer sempre con gli occhi in quelli di Carlo. “Succhiami il cazzo, bagnalo per bene perché lo conficcherò tutto in quel tuo piccolo sedere stretto, baby.” Carlo si eccitò ancora di più a quelle parole sporche ed il pene gli diventò ancora più duro. Si inginocchiò sulla strada, stuzzicò Max leccando leggermente la pinta del pene prendendo in bocca solo la testa e lasciando che la lingua la stofinasse per fargli capire che lo amava. Anelando leggermente Max alzò con le dita il mento di perchè potesse guardarlo. Carlo fece scivolare le labbra bagnate su tutta la lunghezza del grosso cazzo per poi prenderlo in gola. Max gemette, gli piaceva come il suo ragazzo succhiò il suo uccello come una puttana. I movimenti di Carlo diventarono più veloci e continuava a guardarlo mentre gli succhiava il pene.
Max stava per eiaculare e mise le mani sulle spalle dell’amico spingendo via la bocca dal suo cazzo, lo tirò in piedi e lo spinse di nuovo contro il muro, senza preoccuparsi che qualcuno potesse vedere o sentiree perché aveva disperatamente bisogno di inculare Carlo. Spinse la testa del suo cazzo pulsante contro il buco del culo del ragazzo e gli mormorò eccitante nell’orecchio: “Lo vuoi? Vuoi prendere il mio cazzo proprio qui, baby?”
“Sì, per favore Max!” Implorò Carlo disperatamente. Max spinto il cazzo dentro Carlo con una forte spinta ed il ragazzo gridò in un misto di piacere, sollievo di averlo dentro di se e dolore perché Max aveva un cazzo così grosso che dapprima gli faceva sempre male. Max cominciò a spingere rapidamente penetrando più profondamente ogni volta. Carlo si lamentò, appoggiò la testa sopra la spalla dell’amico,di prese il cazzo e cominciò a masturbarsi all’unisono con le dure spinte di Max.
Questi gemette e gli baciò il collo mordendo leggermente e facendo ancora lamentare l’amico. “Più forte Max, sto per sborrare!” Ansò Carlo. Max spinse l’uccello più profondamente ed ambedue sii lamentarono rumorosamente mentre eiaculavano quasi nello stesso momento. Carlo ansò di nuovo quando sentì lo sperma caldo di Max sparato dentro di lui. Max si estrasse da Carlo e lo baciò con forza sulle labbra. Si tirarono su i vestiti e Max sorrise furbescamente prendendolo per mano e conducendolo verso la sua macchina.
“Devo andare, ti chiamerò più tardi, sexy.” Baciò di nuovo le labbra di Carlo e gli sorrise prima di girarsi ed allontanarsi con le mani nelle tasche dei jeans. Carlo gli sorrise e scosse la testa. Salì in macchina e girò la chiave e partì. Il sesso con Max era sempre magnifico, ma perché si sentiva colpevole? Afferrò il volante con forza mentre la faccia di Jack entrava nella sua testa. Max era il suo ragazzo, non Jack. Jack non era interessato per niente; Carlo tentò di ragionare tra di se.
Parcheggiò ed entrò nel palazzo. Salì i gradini che portavano al loro loro appartamento ed aprì la porta. Jack era già incasa e Carlo gli rivolse un mezzo sorriso. “Dove sei stato? Pensavo che saresti venuto a prendermi.” Jack si alzò dal divano ed abbracciò Carlo che strinse di nuovo i pugni, adirato con Jack che fingeva di averlo aspettato mentre invece stava con l’altro ragazzo!
Carlo fece spallucce e si allontanò dal ragazzo “Mi spiace, stavo per venire ma ho avuto un problema. Sono sicuro che ad ogni modo avevi qualche cosa di cui occuparti.”
Jack aggrottò le ciglia. “Cosa c’è? Ho fatto qualche cosa di sbagliato? Perché ti stai comportando così stranamente?”
“Dopo tutto quello che mi hai detto la notte scorsa, dopo che mi hai detto di amarmi, oggi eri con un altro ragazzo! Non perdere tempo a negarlo Jack perché io so quello che ho visto!” Carlo non poteva trattenersi e le sue parole uscirono adirate.
“Cosa? Intende Josh?” Disse Jack incredulo. “Lui è un amico Carlo, null’altro; io sono convinto di tutto quello che ti ho detto la notte scorsa,”
Il cuore di Carlo ebbe un tonfo; vedeva che Jack stava dicendo la verità. Si sentì incredibilmente stupido mentre guardava il ragazzo di cui era innamorato, perchè aveva sbagliato tutto, si era arrabbiato con lui ed aveva fatto sesso con Max. Non sapeva cosa dire, se gli avesse detto quello che era successo con Max probabilmente avrebbe cambiato la sua idea verso di lui e Carlo non voleva rischiare.
“Oh, mi spiace…” Borbottò evitando di incontrare gli occhi di Jack che scosse la testa e gli diede un gentile bacio sulle labbra. “Dimentica,” Jack sorrise leggermente, “non è successo niente.” Quando Carlo guardò negli occhi blu di Jack capì che doveva scegliere, Max o Jack. Se non fosse stato attento avrebbe finito per perderli entrambi.

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Jack e Carlo (Decima parte)

ll bussare alla porta svegliò Carlo che gemette strofinandosi gli occhi assonnati. Jack era ancora addormentato accanto a lui e Carlo fece una pausa per guardarlo. I capelli neri di solito così ben pettinati, era in disordine e precipitavano sulla fronte. Le palpebre erano chiuse occultando i brillanti occhi blu, le guance pallide erano rosee e le labbra piene leggermente aperte. Carlo sorrise, a suo parere Jack sembrava più bello quando era appena rotolato fuori dal letto, mentre sembrava ancora assonnato ed adorabile. Jack mormorò leggermente qualche cosa nel sonno e sospirò. Carlo non poteva fare a meno di pensare di schiacciare le labbra contro di lui e baciarlo rudemente fino a sentire il corpo dell’amico tremante, in attesa, contro il suo e… la fantasia di Carlo fu interrotta da qualcuno che bussava di nuovo alla porta. Tolse di malavoglia gli occhi dal suo ragazzo addormentato e scese dal letto, si mise i jeans del giorno precedente abbandonati sul pavimento ed una t-shirt per coprire il torace nudo tatuato. Chiunque fosse là fuori era impaziente e bussò di nuovo.
“Vengo.” Mormorò aprendo la porta. Non riconobbe il ragazzo di fronte a lui ma era decisamente bello. Probabilmente era negli ultimi anni dell’adolescenza o nei primi anni venti, aveva occhi marrone cioccolato, pelle leggermente abbronzata, capelli castani scuro ed un’aria di sicurezza di sè. Ma per quanto fosse eccitante, Carlo era ancora seccato di essersi dovuto trascinare fuori dal letto una domenica mattina. “Ciao.” Disse in maniera piatta ed alzò un sopracciglio aspettando che il ragazzo parlasse.
Gli occhi del ragazzo si alzarono ad incontrare il suo sguardo. “Sei Carlo, vero?” Chiese.
“Sì. Ti conosco?” chiese Carlo appoggiato alla porta a braccia conserte.
“No, sono Cristian.” All’espressione confusa dell’altro, sospirò: “Il fratellastro di Max.”
“Oh, bene. Allora… Cosa c’è?” Carlo aggrottò le ciglia, non capiva cosa stesse succedendo. Max gli aveva parlato di Cristian ma gli aveva anche detto che non andavano d’accordo, allora cosa ci faceva lì?
“Voglio parlarti di Max.” Cristian incontrò lo sguardo di Carlo che avrebbe potuto mettere a disagio chiunque, ma non lui.
“Io non ho niente da dire su Max. Ci siamo lasciati, abbiamo finito.”
Cristian roteò gli occhi. “Non ci vorrà molto.”
Carlo rientrò di malavoglia nell’appartamento lasciando la porta aperta affinchè il ragazzo lo seguisse. Andò in cucina, accese il bollitore e poi si voltò appoggiandosi al mobile. “Allora che c’è su di Max? Pensavo vi odiaste.”
Cristian estrasse una delle sedie dalla tavola della cucina, si sedette sul tavolo e mise i piedi sulla sedia. “Gli manchi.” Disse lentamente come se stesse pensando a quello che doveva dire. “Non parla con nessuno, non esce… E’ un incubo vivere con lui.”
Carlo si morsicò un labbro, tentando di non mostrare come le parole di Cristian lo stavano prendendo. “Se è così distrutto perché non è qui lui?”
Cristian sorrise leggermente ed alzò un sopracciglio guardando Carlo. “Lui non ’sa che io sono qui. Pensi realmente che Max mostrerebbe qualche genere di vera emozione?” Rise leggermente scuotendo la sua testa. “Guarda” si alzò in piedi spingendo indietro la sedia sotto il tavolo. “Sto dicendo tutto questo perchè so che tu tieni a Max, anche se lui non lo mostra veramente. Vai da lui e lo vedrai, ok?”
“Io non penso che sia una buona idea.” Disse piano Carlo, ma non poteva fare a meno di sentire il desiderario di vederlo. Ma Cristian stava già andando verso la porta che aprì nel momento in cui Carlo parlava e si voltò per rispondere. “Lui vuole vederti.” Fece una pausa poi alzò le spalle lasciando l’appartamento prima che l’altro potesse rispondere.
Sospirando Carlo pensò a quello che doveva fare. Aveva perso Max ma pensò che non era una buon idea vederlo, non voleva fare qualche cosa che mettesse a rischio la relazione con Jack, l’amava troppo per perderlo. Il treno dei suoi pensieri fu interrotto all’improvviso quando Jack gli fece scivolare le braccia intorno alla vita da dietro e gli baciò la nuca. “Mattina, baby.” sorrise. Carlo si voltò ed avvolse le braccia intorno al collo di Jack tirandolo a se mentre pigiava le labbra con forza contro le sue. Si baciarono appassionatamente per un po’ prima di separarsi. “Chi era?” Jack rise piano mettendogli le mani sulla e guardandolo.
Carlo alzò le spalle e gli sorrise. “Non posso mai averne abbastanza di te!” Disse semplicemente spingendo il pensiero di Max nel fondo della sua mente. Jack sorrise, sembrava anche più bello quando sorrideva e Carlo si avvicinò di nuovo tornando a baciarlo ma lui non si tirò via questa volta. Carlo lo spinse delicatamente contro il muro muovendo le mani in approvazione sul suo torace liscio. Jack sentì che cominciava ad indurirsi ed aprì le labbra spingendo la lingua nella bocca del suo ragazzo che lo baciò più rudemente mentre agganciava i pollici alla cintura dei suoi boxer e li faceva scivolare giù. Si tolse dalle sue labbra e cadde sulle ginocchia; fece correre eccitantemente la lingua sulla testa di pietra del cazzo duro di Jack leccando via la pre eiaculazione dalla punta gocciolante. “Devo andare al lavoro, baby…” gli ricordò Jack per scoraggiarlo ma quando Carlo avvolse le labbra intorno alla cappella pulsante e fece scivolare la calda bocca bagnata giù sull’intera lunghezza dell’asta, tutti gli altri pensieri furono spinti fuori della sua mente. Carlo cominciò a massaggiargli delicatamente le palle con una mano, poi con più forza fece scivolare le labbra su e giù sul grosso palo. Jack si lamentò chinando indietro la testa contro il muro e passò le dita tra i neri capelli disordinati dell’amico che faceva scivolare la bocca su e giù sul suo uccello mentre il piercing di metallo sulla lingua si aggiungeva alla sensazione già incredibile. Gemette rumorosamente di piacere mentre sentiva che le gambe cominciavano a tremargli e gli tirò con forza i capelli. Il rumore dei lamenti del suo ragazzo ed il sapere di esserne l’autore lo faceva eccitare ancora di più.
Carlo si tirò via di malavoglia e si mise in piedi. “Andiamo.” Mormorò in fretta afferrandogli la mano per condurlo verso la camera da letto. Quando Jack si girò per chiudere la porta dietro di loro, Carlo fece scivolare da dietro le braccia intorno alla sua vita e cominciò a baciargli la nuca. Jack sorrise e si girò pigiando rudemente le calde labbra contro il suo ragazzo, mise una mano sul suo sedere perfetto e fece scivolare due dita nella fessura strofinandogli il buco. Carlo gemette, il suo cazzo si indurì ancora di più pregustando quello che sarebbe seguito; ma Jack continuava a baciarlo appassionatamente mentre attendeva disperatamente di sentire le dita scivolargli dentro. “Quanto lo vuoi, baby?” Mormorò Jack contro le labbra di Carlo.
“Lo voglio fottutamente.” Gemette piano Carlo. “Per favore.” Mormorò pigiando le labbra con forza per baciarlo disperatamente. Fino ad allora era stato solo Carlo ad inculare Jack ma ora stava pensando come sarebbe stato bello avere il cazzo dell’amico dentro di se che spingeva nel suo culo stretto. Si lamentò di sollievo quando Jack spinse due dita nel suo buco torcendole come un cavatappi e facendolo ansare pesantemente. Gemette quando aggiunse un terzo dito allargandogli il buco.
“Vuoi che ti inculi?” Gli mormorò Jack in un orecchio usando l’altra mano per carezzargli piano l’asta dura. “Vuoi che il mio grosso cazzo duro fotta il tuo culo?” Bisbigliò oscenamente pigiandogli le labbra contro l’orecchio mentre parlava.
“Sì, oh dio, lo voglio!” Gemette Carlo. Non aveva pensato che Jack fosse un tipo lubrico ma il modo in cui gli stava parlando e quello che stava facendo lo rese ancora più eccitato. Jack lo spinse sul letto sfatto allargandogli le gambe, poi fece correre lentamente la punta della lingua bagnata sulla fessura sino alle palle, quindi tornò al suo buco perfetto. Il cazzo di Jack ora era scomodamente duro e lui voleva disperatamente sbatterlo nel sedere dell’amicom ed incularlo fino a sborrare, ma voleva essere sicuro che anche il ragazzo ne godesse. Strinse la lingua e la spinse improvvisamente nel buco del culo che gli si presentava facendo frignare Carlo di piacere. Lo sentì gemere il suo nome e spinse la lingua più profondamente per dargli il maggior piacere possibile. Quando i lamenti strazianti divennero forti, si tolse per non farlo venire ancora.
“Dannazione Jack,” Ansò Carlo quando i loro occhi si incontrarono. Sapeva che la maggior parte di quello che stavano facendo era nuovo per l’altro e non si era aspettato una cosa del genere, ma certamente non se ne stava lagnando. Jack sorrise sornionamente quando guardò il suo ragazzo, le sue guance erano rosse e la sua respirazione era affannosa.
“Girati, baby.” Gli disse e Carlo obbedì mettendosi a quattro zampe davanti a lui. Jack fece una pausa per guardarlo, il suo corpo era incredibile ed il cazzo gli dolse quando guardò quel magnifico culo. Pigiò la testa dell’uccello, che gocciolava pre eiaculazione, contro il buco stuzzicandolo. Carlo gemette ed inarcò la schiena, non poteva aspettare più a lungo. “Ti farò gridare fottutamente!” Mormorò Jack senza penetrarlo ancora.
“Mhmm, lasciami prendere il tuo cazzo!” Ora stava implorandolo Carlo: “Mettimelo tutto dentro, voglio sentire che mi riempi!” Si lamentò parlando come la sporca puttana che Jack sapeva essere, e lui amava questo del suo ragazzo.
Jack non poteva attendere oltre e sbattè tutti i suoi 20 centimetri di cazzo duro dentro il buco che stava attendendo impazientemente. Ansò nel sentire quel caldo e quella strettezza intorno al suo uccello, non si era aspettato che inculare qualcuno fosse così incredibile. Sentì Carlo mugolare di piacere e contorcersi sotto di lui. “Ti piace, baby?” Mormorò abbrancandogli le anche per tenerlo in posizione. Carlo rispose con un forte lamento disperato.
Jack tirò fuori il pene quasi completamente dal buco del culo e poi lo spinse dentro completamente, tutti e due gemettero. Aumentò la velocità, il suo cazzo spingeva con forza nel culo e poteva sentire le palle che gli schiaffeggiavano contro ad ogni spinta. Non gli toccò l’uccello palpitante perchè voleva che venisse solo per l’inculata che stava ricevendo.
“Oh cazzo!” Si lamentò Carlo sentendo come se non potesse res****re ulteriormente, era bello, troppo bello. I due ragazzi erano caldi ed ansimanti, i loro corpi erano coperti da una pellicola di sudore per l’inculata implacabile. “Sto per venire, baby!” Gemette Carlo inarcando la schiena mentre il cazzo di Jack continuava a spingere nel suo culo colpendo ogni volta la prostata, facendolo rabbrividire, onde di piacere attraversavano tutto il suo corpo. “Oh dio Jack, più forte!” Ansò. Jack obbedì dandoglielo il più duramente ed il più velocemente possibile.
“Ti piace, huh? Sei una tale piccola puttana sporca Carlo!” Sibilò Jack sapendo di eccitarlo ancora di più quando parlava così. Intendeva questo quando gli aveva detto che lo avrebbe fatto gridare. “Continua a prendere il mio cazzo troia fottuta!” Disse sempre tenendolo per le anche e penetrandolo.
Le parole di Jack ed il modo in cui il suo pene lo penetrava spinse Carlo sull’orlo. “Oh cazzo sì, Jack!” Gridò, tutto il suo corpo rabbrividì mentre cominciava ad eiaculare. Jack continuò a sbattere il cazzo nel buco del culo intensificandogli l’orgasmo ed avvicinandosi al proprio. Quando lo sperma di Jack riempì il buco di Carlo, ambedue si lamentarono simultaneamente, il corpo di Carlo stava ancora tremando per la forza del suo orgasmo, non poteva immaginare nessuna fottuta migliore di quella. Jack estrasse lentamente l’uccello dal culo dell’amico e crollarono insieme sulle lenzuola aggrovigliate mentre anelavano pesantemente.
“Dannazione Jack è stato… wow!” Fu tutto quello che Carlo riuscì a dire. Jack rotolò su di un fianco posando la testa sul suo torace.
“Mhmm,” Sorrise Jack con il piacere di sentirselo vicino. “Ti amo un sacco, sai.” bisbigliò dolcemente, un contrasto completo rispetto a come gli stava parlando solamente pochi momenti prima.
“Anch’io ti amo.” Sospirò Carlo felice avvolgendo ermeticamente le braccia intorno al ragazzo come se avesse paura che fuggisse. Credeva a quello che aveva detto, amava Jack. Anche di più, quel ragazzo era tutto per lui, più di quanto fosse capace di dirgli.

(Più tardi quel giorno)

Dopo che Jack se ne fu andato al lavoro, Carlo fece di malavoglia la doccia e si vestì. Gli piaceva il profumo familiare di Jack sulla sua pelle. Quando si sedette sul divano ed accese la televisione non potè fare a meno di pensare a quella mattina, quando Cristian era venuto a parlargli. Era stata una visita strana. Se Max ed il suo fratellastro si odiavano, perché si era preso la briga di venire da lui? Carlo scosse pensierosamente la testa, non aveva senso. Sapeva che non avrebbe fatto nulla che potesse mettere in pericolo la sua relazione con Jack ma c’era qualche cosa che gli aveva fatto venir voglia di vedere Max, aveva bisogno di sapere quello che stava accadendo.
Prese le chiavi della macchina ed uscì. Parcheggiò la macchina vicino a quella nera che pensò fosse di Cristian, sembrava non ci fosse nessuno in casa. Si fermò per un secondo davanti alla porta chiedendosi se era una buon idea dopo tutto, comunque si trovò a pigiare il campanello. Un secondo dopo Max apriva la porta. Carlo fu sorpreso dal suo aspetto, era ancora bello, ma i suoi capelli erano disordinati, era vestito con pantaloncini da footing grigi invece dei soliti jeans stretti, non portava niente sul torace nudo e le occhiaie dicevano che non stava dormendo bene ultimamente. “Carlo…” Mormorò Max. La sua voce suonò più bassa del normale, suonò come se avesse fumato più del solito.
“Io.. uh.. Cristian ha detto che volevi vedermi.” Carlo alzò le spalle, non sapeva davvero perché era lì.
Max accennò col capo ed un piccolo sorriso furbesco apparve sulle sue labbra, ora sembrava il Max che Carlo conosceva. Lo fece entrare e chiuse la porta dietro di lui. Cristian stava sdraiato sul divano addormentato. Max sospiro e si avviò sulla scala: “Vieni.” e sorrise leggermente facendogli segno di seguirlo. Carlo esitò pensando che non fosse una buona idea. Ma voleva sapere cosa voleva dirgli Max.
Lui spinse la porta della camera da letto, la chiuse dietro di loro e si girò verso Carlo che lo stava guardando ansiosamente. “Guarda Carlo..” disse lentamente Max, sembrava non sapesse cosa dire. “Mi manchi!” buttò fuori. “Mi manchi fottutamente, baby, so che abbiamo dei problemi ed altre stronzate, ma chi non ne ha? Noi stiamo bene insieme…” Si morse un labbro e fece una pausa. “Io ti amo ed impazzisco al pensiero che fotti con qualcun’altro!” Max fece un passo per avvicinarsi a lui ed ora solo pochi centimetri li separavano. “Tu sei mio, baby…” Bisbigliò.
Max esitò per solo un secondo per tentare di leggere l’espressione sulla faccia dell’altro. Poi mise le mani sul torace del ragazzo, lo spinse indietro contro il muro e lo baciò ferocemente. La forza del suo bacio sorprese Carlo ed un anelito scappò dalle sue labbra. Max aveva le mani sulle sue spalle e le afferrava così ermeticamente che lui stava cominciando a sentirsi scomodo. “Max..” Cominciò ma non riuscì a trovare altre parole prima che le labbra di Max fossero ancora sulle sue baciandolo ferocemente. Sapeva che non era una buon idea ed avrebbe complicato ancora di più le cose, ma non poteva farci niente, l’aveva perso e ne aveva dannatamente bisogno. Carlo avvolse ermeticamente le sue braccia intorno al collo dell’amico e rispose al bacio spingendo la lingua nella sua bocca. Improvvisamente la faccia di Jack balzò nella sua mente e tentò di spingere via Max. Era sbagliato, lui aveva ancora dei sentimenti per Max ma non poteva fare altro male a Jack, l’amava troppo per perderlo, specialmente ora. Ma Max non si fermò, morse il labbro di Carlo, lo fece lamentare involontariamente e Max sorrise furbescamente contro le sue labbra.
“Non voglio farlo, non voglio fargli male di nuovo!” disse Carlo con forza spingendolo via. Sospirò lentamente mentre guardava il suo ex ragazzo. Non poteva fare a meno di avere dei sentimenti per lui e non voleva fare altro male a Max, ma lui era già così vulnerabile.
Max accennò col capo lentamente. “Ok.” Bisbigliò, non era quello che si aspettava Carlo. “Io ti amo Carlo voglio che tu sia felice. Mentirei se dicessi che sono contento che tu stia con lui, perché non lo sono. So di non essere capace di mostrare emozione e roba del genere, ma quando dico che ti amo, l’intendo realmente.” disse Max facendo una breve pausa. “So che senti ancora qualche cosa per me, non negarlo. Lo dovrai ammettere prima o poi. E quando lo farai io sarò ancora qui.” Sorrise leggermente e fece spallucce.
Era molto raro per Carlo sentire quelle parole, non riusciva a parlare a causa del groppo che aveva in gola e tutto quello che riuscì a fare fu un cenno. Era confuso e non sapeva se l’altro era sincero o no. Sperava avesse torto, ma onestamente non sapeva. Amava Jack ma non poteva negare di amare ancora anche Max.
Max non lo seguì quando lui lasciò la casa. Non ci volle molto per arrivare a casa sua e tentò di ricomporsi lungo la strada, Jack ci sarebbe stato al suo rientro.
Entrò e trovo Jack sdraiato sul divano con una tazza di caffè. Sulla sua faccia si stampò un sorriso quando lo vide ed appoggiò la tazza. “Ehi bello!” Lo apostrofò allungando le braccia per abbracciarlo. Carlo si accoccolò accanto a lui e seppellì la faccia nel suo torace mentre l’abbracciava. “Tutto bene?” Chiese Jack piano cominciando a carezzargli i capelli.
“Naturalmente…” Borbottò Carlo senza alzare la testa. Gli si aggrappò e chiuse gli occhi mentre il suo ragazzo lo baciava dolcemente sulla testa. Era ovvio che qualche cosa non andava ma non voleva spingere Carlo finché non era pronto a parlare. Questo era il lato di Carlo che ognuno poteva vedere, odiava l’idea che si pensasse che era debole. Ma era diverso con Jack, era tanto più facile essere se stesso. Ma per quale ragione non riusciva a togliersi Max dalla testa, perché tutto doveva essere così difficile?

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Jack e Carlo (Settima parte)

Jack sospirò e si mosse per allontanarsi ma Carlo non glielo permise e lo trattenne abbracciandolo più stretto. “Mi spiace, sono saltato a conclusioni sbagliate, io ti amo.” bisbigliò piano nel suo orecchio lasciando che le sue labbra strisciassero contro la pelle dell’amico.
Jack sorrise e lasciò che le sue labbra pigiassero contro Carlo. “Anch’io ti amo.” Mormorò. “E tutto va bene, Carlo, non ho fatto niente di quello che pensavi.” Carlo continuò a stringerlo e gli seppellì la faccia nel collo ad occhi chiusi. Strinse ancora più forte gli occhi tentando di trattenere i pensieri. Tentare di decidere tra Jack e Max sembrava facile in superficie ma era molto più dura.
Jack era il suo miglior amico, non lo avrebbe mai lasciato, era innegabilmente bello ed era tutto quello che Carlo poteva volere in un amico. Ma Max… Carlo sospirò piano al pensiero. Forse lui non era così perfetto o fidato ma c’era qualche cosa in lui che continuava ad attrarlo, non poteva res****re. Non sapeva se era semplicemente perché il sesso con Max era così incredibile o per qualche cosa di più. Anche se avesse scelto Jack non sapeva onestamente se sarebbe riuscito a rinunciare all’altro, ma lui non voleva far male a Jack, lui l’amava troppo per spezzargli il cuore.
Carlo lasciò andare di malavoglia Jack e lui gli accarezzò delicatamente la guancia mentre si toglieva. Per un momento stettero in silenzio ma era un silenzio piuttosto goffo. “Sto per andare a fare una doccia, baby, farò in fretta.” Promise Carlo e gli baciò la cima della testa mentre lo sorpassava per andare in bagno. Chiuse la porta dietro di sè ed aprì l’acqua nella doccia. Si tolse t-shirt, jeans e boxer lasciandoli cadere in un mucchio sul pavimento del bagno ed entrò nella doccia.
Jack sorrise fra di se e si sedette sul divano coi piedi appoggiati al tavolino. Prese il telecomando ma fece una pausa prima di accendere la televisione. Il rumore della doccia gli fece pensare a Carlo che stava nudo sotto il caldo getto d’acqua, con le goccioline che gocciolavano lungo il corpo ben intonato. Stava cominciando a diventargli duro e rimase dove era seduto, tentando di decidere cosa fare. Si alzò dal divano e spinse lentamente la porta del bagno che Carlo non aveva chiuso a chiave. Carlo non notò che non era più da solo, la porta di vetro della doccia era appannata, così non vide Jack che stava lì vicino e che si toglieva rapidamente i vestiti lasciandoli cadere sul pavimento sopra quelli di Carlo.
Avanzò verso la doccia ed aprì lentamente la porta. Carlo si voltò ed i suoi occhi incontrarono i suoi. Non sembrò sorpreso ma anzi allungò una mano e sorrise tirandolo nella doccia con sè. Jack aprì la bocca per parlare ma Carlo rapidamente gli coprì le labbra con le sue e lo baciò lentamente. Fece scivolare le braccia intorno alla sua vita e lo tirò più vicino. Jack piagnucolò quando sentì il corpo bagnato del suo amico pigiato contro il suo e gli avvolse le braccia intorno al collo baciandolo appassionatamente. La presa di Carlo sulla sua vita aumentò e fece correre la punta della lingua lungo la linea delle labbra chiuse dell’altro, Jack aprì obbediente le labbra alla lingua dell’amico. Carlo fece scivolare le braccia dalla vita a sopra le spalle e gli raschiò lentamente con le unghie il torace facendolo rabbrividire.
Carlo poteva sentire il tremore del corpo di Jack contro il suo e questo lo eccitò ancora di più. Lo spinse contro il muro della doccia, Jack si tirò via dalle piastrelle fredde ma Carlo gli mise le mani sul torace e lo spinse facilmente indietro contro il muro, poi avanzò e pigiò il corpo contro quello dell’amico, il getto di acqua calda grondava su ambedue ed appannava la porta di vetro. “Carlo…” Borbottò Jack girando la testa per un momento.
“Baby shh, non dire niente, per favore…” Mormorò Carlo nell’orecchio dell’amico, si tirò indietro e lo guardò negli occhi. Capì che era nervoso ma vedeva un evidente desiderio nei suoi occhi, lo voleva disperatamente come lui lo voleva; gli fece scivolare le mani sulle anche e gli chinò la testa baciandogli il collo molto, molto delicatamente. Jack mugolò e rivolse la testa di fianco mettendo in mostra ulteriormente il collo. Carlo scherzosamente affondò leggermente i denti nella pelle che odorava deliziosamente e cominciò a succhiare abbastanza a lungo da sapere che avrebbe lasciato il segno. Il pensiero di lasciare sull’amico un marchio che chiunque avrebbe potuto vedere, lo eccitava ancora di più.
Carlo fece scivolare le labbra al torace di Jack e cominciò a baciare scendendo; mise una mano sul suo stomaco e trascinò leggermente le unghie sugli addominali facendolo rabbrividire di piacere. Lentamente si inginocchiò sul pavimento della doccia e fece strisciare le labbra sulle anche del ragazzo, toccando leggermente la sua pelle bagnata con la punta della lingua. Voleva disperatamente già fotterlo, così…, così dannatamente, ma si costrinse a far andare lentamente le cose, voleva che tutto quello durasse. “Per favore Carlo…” Uggiolò Jack. Stuzzicandolo Carlo lo stava facendo impazzire.
Il morbido, modo sexy in cui Jack aveva detto il suo nome gli fece dimenticare la decisione di stuzzicarlo e trascinò lentamente la sua lingua dalla base dei venti centimetri del cazzo diritto e scivoloso, alla testa da cui stava già gocciolando pre eiaculazione, il suo profumo lo stava inebriando e gli faceva sentire la testa leggera. Strofinò la lingua piatta sulla testa spingendo il percing nella fessura. Jack si lamentò alla sensazione del metallo fresco e fece scivolare le mani nei suoi capelli facendovi correre le dita. Carlo fece scivolare le calde labbra intorno alla testa del cazzo e fece scivolare lentamente la bocca completamente sull’asta prendendola profondamente in gola.
Max bussò due volte alla porta ma non ci fu risposta, provò con la maniglia, la porta non era chiusa così entrò e chiuse la porta dietro di sè. Né Carlo né Jack erano i soggiorno quindi si diresse verso la camera da letto di Carlo ma, passando davanti alla porta del bagno sentì il rumore della doccia. Sorrise ed alzò una mano per bussare prima di entrare, nel caso fosse stato Jack e non Carlo che si stava lavando ma, prima che la sua mano urtasse la porta, sentì la voce di Jack: “Oh dio Carlo, che sensazione incredibile…” ed un forte lamento.
Max strinse automaticamente i pugni. Cosa diavolo stava facendo Carlo con Jack! Aveva sempre pensato che ci fosse qualche cosa tra loro ed ora capiva di aver avuto ragione e che Carlo gli aveva sempre mentito. Avrebbe voluto spalancare la porta e gridare, e gridare, ma si tratttenne. Mentre toglieva la mano dalla porta le sue labbra si atteggiarono ad un sorrisino furbesco. Aveva un’idea migliore di una scenata inutile. Con un’ultima occhiata alla porta si girò, ritornò nell’anticamera e silenziosamente uscì dall’appartamento.
Jack ansò, le sue dita aggrovigliano i capelli di Carlo che alzò lo sguardo e vedere l’amico ancora con la testa indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta che ansimava di piacere, gli diede l’impulso di venire immediatamente. Fece scivolare le labbra bagnate su e giù sul cazzo, i suoi movimenti diventarono sempre più veloci. Sentiva il ragazzo tendersi ed aumentare la presa sui suoi capelli. Si tirò via da lui e si alzò con le labbra appiccicose di pre eiaculazione. Jack aprì gli occhi e, col respiro ancora affannoso, incontrò lo sguardo di Carlo. “Fottimi…” bisbigliò e strisciò la lingua sulle labbra dell’amico leccando via i suoi umori.
“Sei sicuro?” Mormorò Carlo; voleva disperatamente incularlo ma sapeva che sarebbe stato la prima volta per Jack e non voleva spingerlo a qualche cosa a cui non era pronto.
Jack accennò col capo e fece scivolare le braccia intorno alla vita del ragazzo tirandolo più vicino. “Dio, è tanto tempo che lo voglio, non posso aspettare più a lungo, ho maledettamente bisogno che tu mi prenda. Tu non hai idea di quante volte ci ho pensato, quante volte ho pensato come sarebbe stato sentire le tue labbra avvolte intorno a me a succhiarmi con forza o come sarebbe stata bella la sensazione quando mi avresti penetrato…”
Carlo mise anche lui le mani sulle anche di Jack e lo fece girare spingendolo poi contro il muro della doccia. Fece correre un dito lungo la sua fessura e lo spinse lentamente nel buco. Jack gemette alla poco familiare sensazione ma quando Carlo lo estrasse e lo spinse di nuovo dentro, ansò di piacere. Carlo spinse delicatamente dentro un altro dito per allargargli il buco; non poteva credere a quanto era stretto ed il suo cazzo pulsò al solo immaginare cosa avrebbe sentito a fotterlo.
Estrasse le dita e pigiò la testa del cazzo contro il buco del culo stretto del ragazzo. “Dapprima farà male, baby, ma ti prometto che sarò delicato.” Mormorò per rassicurarlo, gli baciò ripetutamente la nuca mentre spingeva la cappella nel buco. Jack si lamentò stringendo gli occhi ermeticamente. Aveva saputo che si sarebbe sentito dolore ma sperimentarlo davvero era diverso. Carlo gemette mentre spingeva dentro altri centimetri del suo uccello e si scuoteva di piacere alla bella sensazione che sentiva ad avere l’uccello in quella strettezza calda.
“C… Carlo..” Frignò leggermente Jack.
“È tutto ok, Jack, solo rilassatii e presto smetterà di fare male.” Disse dolcemente Carlo. Finalmente spinse gli ultimi centimetri nel buco stretto e si fermò per lasciare che il ragazzo si abituasse alla sensazione. Estrasse di nuovo il cazzo finché non rimase dentro solo la testa e poi lo spinse dentro il più profondamente possibile. Jack gridò ma questa volta era piacere e non dolore. Carlo si tirò indietro prima di sbatterlo dentro di nuovo più velocemente.
“Oh cazzo, sei così stretto…” Ansò Carlo cominciando a spingere dentro l’amico. Allungò una mano e cominciò a menargli l’uccello al ritmo delle sue spinte, facendolo gemere di piacere.
“Dio Carlo, inculami più forte, voglio sentire il tuo cazzo ancora più profondamente.” si lamentò Jack spingendo indietro contro le spinte dell’altro. Mentre Carlo sbatteva il suo grosso cazzo dentro e fuori del buco del culo di Jack, ambedue i ragazzi si lamentavano all’unisono. Jack mugolava e Carlo poteva sentire le sue gambe tendersi, capì che presto avrebbe sborrato. Spinse ancora più velocemente e più profondamente; non avrebbe potuto durare molto di più, non in un sedere stretto come quello. Gemette e seppellì la faccia nella spalla di Jack affondando i denti nella pelle più profondamente di quanto avrebbe voluto.
Jack ansò, il contrasto tra il dolore ed il piacere che stava sentendo lo spingevano sempre più vicino ad eiaculare. Il ragazzo spietatamente spingeva nel suo sedere e lui gridò forte il nome di Carlo mentre veniva, mentre sparava il suo sperma sul muro della doccia e sulla mano di Carlo. Pochi secondi dopo Carlo gemette rumorosamente mentre sparava nel sedere di Jack facendolo rabbrividire di piacere.
Carlo lo estrasse lentamente e Jack si girò, le sue gambe erano deboli. “Carlo, sei incredibile!” mormorò chinandosi a baciargli le labbra.
Carlo sorrise ricambiando il baciò e facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita. “Anche tu, baby..” prese tra le mani la faccia di Jack e curvò lentamente la testa per baciargli le labbra. “Ti amo!” Bisbigliò piano contro le sue labbra.
“Anch’io ti amo Carlo!” La voce di Jack era senza fiato e Carlo fece scivolare le braccia intorno alla sua vita abbracciandolo per un momento.
“Andiamo…” Carlo spinse la porta della doccia ed afferrò due asciugamani; ne spiegò uno, se l’avvolse intorno alla vita e diede l’altro a Jack sorridendogli. Era così bello coi capelli bagnati e lucenti e le goccioline che scivolavano giù per il torace nudo. Distolse lo sguardo, lo desiderava ancora subito. Jack sbadigliò e stirò le braccia sopra la testa; si morse un labbro quando si accorse che Carlo lo stava guardandolo e rise nervosamente.
Si sentiva goffo e si incrociò le braccia sul torace, non sapeva che dire. Carlo lo prese per mano e senza parlare lo condusse alla sua camera da letto lasciando cadere l’asciugamano sul pavimento. Tirò indietro le coperte e scivolò nel letto. “Vuoi venire qui?” Ridacchiò accarezzando il posto nel letto accanto a se. Jack sorrise, sentendosi lievemente meno goffo ed entrò nel letto lasciando il suo asciugamano sul pavimento.
“Jack…” Borbottò Carlo guardandolo con occhi spalancati: “Io…”
“Shh…” Jack pigiò delicatamente un suo dito sulle sue labbra. “Per favore non dire niente, non ne hai bisogno.” Carlo gli si accoccolò più vicino e posò la testa sul suo torace ascoltando il battito del suo cuore. Chiuse gli occhi stringendoli ermeticamente; non sapeva cosa fare. Jack chiaramente credeva che lui non fosse più con Max e che ora loro erano insieme. Si morse un labbro frustrato ed inspirò profondamente per calmarsi. Cosa doveva fare? Lui voleva Max e Jack, come diavolo poteva scegliere tra loro?

“Ma Jack…” Carlo tentò di spiegare di nuovo ma Jack lo fece tacere con un bacio. Carlo non voleva lasciarlo andare ed assaporò le labbra morbide contro le sue ma allo stesso tempo soffriva. Sentiva che stava ingannando Max e Jack e comunque si sentiva egoista per come stava comportandosi perché capiva che doveva decidere con chi voleva stare realmente.
“Ti amo troppo, baby!” Bisbigliò piano Jack, la tenerezza nelle sue parole fecero sentire deluso di se stesso Carlo. Non voleva assolutamente fare male a Jack ma non sapeva se poteva far finire quello che c’era tra lui e Max.
“Anch’io ti amo Jack.” Rispose Carlo dopo l’esitazione di un momento. Jack non si accorse del tono di colpa nella sua voce e gli sorrise accoccolandoglisi accanto.
La sveglia di Carlo cominciò a segnalare le 8 e 30 svegliandoli. Jack sorrise svegliandosi nelle braccia di Carlo, un formicolio di felicità lo attraversò al pensiero che Carlo l’aveva tenuto nelle sue braccio per tutta la notte, lo faceva sentirei sicuro ed amato. Carlo gemette quando la sveglia cominciò a suonare ed allungò alla cieca una mano per spegnerla. Tentò più volte di colpire il pulsante di stop ma non ci riuscì ed invece la fece cadere dal comodino. La sveglia cadde a terra e mise di suonare; Carlo sorrise sonnolento ed i suoi occhi rimasero chiusi.
“Carlo?” Jack disse piano il suo nome. Carlo non rispose così tentò di nuovo. “Oggi devi andare all’università, non dovresti svegliarti?”
“Non ho voglia!” Mormorò Carlo caparbiamente tirando Jack più vicino a se per sentire il calore del corpo dell’amico contro il suo.
Jack rise per come Carlo sembrava infantile e gli sorrise affettuosamente. Carlo sembrava così vulnerabile quando stava dormendo con le ciglia scuri che scintillavano leggermente contro le guance, i capelli in disordine ed il sorriso sonnolento, tutto lo faceva sentire protettivo con l’amico; non avrebbe potuto permettere che qualcuno gli facesse male; si chinò e scherzosamente strisciò le labbra contro Carlo. Tutto sembrava così naturale; non c’era pentimento o goffaggine e Jack era contento perché avrebbe odiato rovinare quello che avevano. “Andiamo o sarai in ritardo di nuovo…”
“Benissimo…” Sospirò Carlo, aprì di malavoglia gli occhi e sporse il labbro inferiore. “Stupida università, stupide lezioni…” Mormorò Carlo tirando indietro le coperte e costringendosi ad uscire da letto. “Ahi! Stupida sveglia!” Aggiunse calpestando la sveglia che si era dimenticato di aver fatto cadere.
Jack rise e tirò a se le coperte. “Mhmm, non devo ancora alzarmi, non è ancora ora di andare al lavoro.” Lo stuzzicò restando accoccolato, posando di nuovo la testa sui cuscini e sorridendogli.
Carlo rise e roteò allegramente gli occhi verso di lui. “Sì, sì, ad alcuni va bene! Mi farò una rapida doccia prima di andare.” Sorrise e lasciò la camera da letto andando verso il bagno. Appena lasciato l’amico il sorriso scomparve dala sua faccia. Era duro fare finta che tutto stesse andando bene mentre si sentiva così. Chiuse la porta del bagno ed aprì l’acqua aspettando che fosse calda prima di entrare.
Il telefono di Carlo era sul comodino accanto al letto e cominciò a ronzare. Jack esitò per un momento ma Carlo era ancora nel bagno così lo sprese e pigiò il pulsante di risposta: “Pronto?”
“Ehi bello!” la voce di Max giunse dalla linea e Jack immediatamente si tese. Strinse il telefono con più forza ed attese un momento prima di rispondere.
“Non sono Carlo, sono Jack.” Rispose in modo piatto con evidente antipatia nella voce.
“Oh, ehi Jack,” Disse Max che sembrava non avesse sentito il tono della voce. “Carlo è lì?”
“No, ora è occupato. Vuoi che gli dica qualche cosa?” Jack si morse un labbro. Perché Max stava chiamando Carlo? Non sembrava adirato quindi o la separazione era stata amichevole o non c’era proprio stata? Jack si sentì disgustato al pensiero, Carlo era sembrato così serio quando gli aveva detto cosa provava per lui ma se stava ancora con Max tutto quello che era accaduto tra loro era solo una bugia.
“Dovresti dirgli che ieri è stato grande e se vuole venire da me più tardi.”
“Cosa vuoi dire con ieri è stato grande?” Jack aggrottò le ciglia confuso ma un’idea cominciava a farsi strada e non era sicuro lui voler sentire la risposta.
“Ieri ho incontrato Carlo all’ora di pranzo, vicino a dove lavori. Siamo finiti a fottere in un vicolo.” Max rise. Jack poteva sentire il riso nella sua voce e sentendolo parlare così di Carlo lo fece sentire immediatamente adirato. Carlo cosa stava facendo con quel ragazzo? Ma la sua rabbia non scoppiò perché non poteva semplicemente credere che Carlo avesse dormito con Max dopo tutto quello che aveva detto; inspirò profondamente per tentare di fermare le lacrime che sentiva arrivare negli occhi e versarsi sulle guance. “Litighiamo più di quanto dovremmo ma io l’amo e so che anche lui mi ama e questa è la questione.” Sospirò Max, non c’era molta emozione nella sua voce ma Jack non lo notò. Ogni parola che Max diceva era dolorosa, era come se qualcuno gli stesse dando pugni nello stomaco.
“Uh-huh, glielo dirò…” bisbigliò Jack e chiuse la conversazione troncando a metà il discorso dell’altro. Il telefono scivolò dalla sua mano sopra il pavimento e lui non tentò di riprenderlo. Sapeva che Carlo non era esattamente un angelo ma non pensava che il suo miglior amico gli avrebbe mai fatto tanto male. Si alzò a sedere e si abbracciò le ginocchia al torace appoggiandovi la fronte. Non tentò di fermare le lacrime che ora gli scendevano sulle guance, non poteva.

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Jack e Carlo (Prima parte)

Jack lanciò un’occhiata alle altre persone nell’ascensore ma non parlò con nessuno. Guardò il pavimento mentre faceva tintinnare le chiavi aspettando che l’ascensore giungesse al suo piano. Lui non guardava gli altri, ma gli altri lo guardavano sempre. Jack era uno splendido modello, non era estremamente alto, circa un metro e settantatre, ma il suoi capelli neri, la sua pelle senza difetti e gli occhi blu ed incredibili attiravano l’attenzione sia di ragazze che di ragazzi. Ma il diciannovenne Jack era ancora vergine anche se era difficile da credere. Da quando aveva sedici sapeva di essere gay, di essere più attirato dagli uomini che dalle donne. L’opinione degli altri su di lui non l’infastivano e non aveva problemi nel dire a tutti che era gay.
Sorrise mentre metteva la chiave nella serratura per aprire la porta del suo appartamento. Già poteva sentire la musica al massimo, dannazione l’avranno sentita anche tre piani sotto probabilmente. Aggrottò leggermente le ciglia, la musica heavy rock non era il suo genere ma voleva dire che Carlo era in casa. Carlo era il suo miglior amico. Si erano conosciuti solo a diciotto anni ma erano diventati amici fissi fin dall’inizio. Due anni quasi e non c’era niente che potesse rompere la loro amicizia. Condividevano un appartamento che per loro ammissione non era eccezionale ma era nondimeno il loro appartamento. Jack era venuto in città per frequentare l’università ed aveva finito per lavorare come fotografo. Carlo era venuto quando aveva 18 anni ma non era mai sembrato disposto a dire perchè aveva lasciato il suo paese.
“Carlo?” Jack dovette gridare per tentare di farsi sentire sopra la musica. “Carlo?” Gridò di nuovo quando non ricevette risposta. Jack sorrise tra di se e scosse la testa. Il suo amico sarebbe diventato un giorno o l’altro sordo se non abbassava la musica. Andò verso la camera da letto di Carlo e spinse la porta. Il suo amico era sdraiato scomposto sul letto, le coperte aggrovigliate intorno alle gambe. Jack si morse leggermente un labbro mentre si toglieva la camicia e si guardava intorno per cercare qualcosa di pulito da mettersi. Non gli piaceva portare i vestiti in cui aveva lavorato tutto il giorno.
Un paio di jeans neri e stretti abbracciavano le lunghe gambe muscolose di Carlo ed abbracciavano le sue anche magre. Non indossava t-shirt, sfoggiando il suo corpo impressionante. Un piccolo anello d’argento forava il suo capezzolo destro ed aveva molti tatuaggi. Il ragazzo si lamentò leggermente nel sonno e si spostò un poco. Girò la testa ed i lunghi capelli neri gli caddero dalla faccia rivelando le sue caratteristiche perfettamente definite, le piene labbra e gli zigomi che avrebbero potuto tagliare il vetro.
“Mhmm..” Borbottò Carlo, le sue labbra perfette si incurvarono in un sorriso. Jack carezzò delicatamente la guancia dell’amico e le palpebre di Carlo si aprirono, aveva occhi così belli, di un tale profondo marrone da essere quasi neri.
Sorrise sonnolento ed allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena. “Ciao baby, tutto bene al lavoro?” Jack non poteva fare a meno di sorridere quando Carlo lo chiamamava baby, gli piaceva essere chiamato baby. Ma Carlo e Jack erano solo amici. Amici intimi, come più non poteva essere possibile, ma ancora solo amici. Jack accennò col capo. “Sì, bene. Cosa hai fatto tutto il giorno?” Carlo alzò le spalle e fece roteare gli occhi. “Università. Giorno diverso, stessa merda.”
Si alzò a sedere e si coprì la bocca con la mano mentre sbadigliava. Jack lo guardò. “Hai visto Max oggi?” Chiese come casualmente. Max era il ragazzo di Carlo. Litigavano continuamente ma nonostante le discussioni ed i tradimenti sembrava veramente che si amassero. Faceva male a Jack, fin da quando l’aveva incontrato aveva sentito molto più per lui che non la sola amicizia ma sembrava ci fosse sempre qualche cosa che non gli permetteva di dirgli quello che effettivamente sentiva per lui, pensava che l’amico non fosse interessato a lui. Inoltre Carlo non era esattamente angelico, aveva avuto un gran numero di ex ragazze e ragazzi e ce n’era sempre abbondanza, più di quanti ne volesse e Jack non voleva essere solo uno della lista, lui gli voleva troppo bene.
“No, ma verrà più tardi.” Rispose sorridendogli, poi lo guardò e sporse le labbra. “Ehi, neanche un abbraccio?” Jack rise piano e si avvicinò per abbracciare l’amico. Carlo sorrise sfacciatamente, lo afferrò per la vita e lo tirò sul letto accoccolandoglisi accanto. Jack si morse le labbra, non voleva che l’amico comprendesse quanto gli piaceva averlo così vicino. L’amico chiuse di nuovo gli occhi appoggiandogli la testa sul torace, poteva sentire le sue lunghe ciglia battere contro la pelle nuda e sentiva che gli stava diventando duro. Si appoggiò indietro contro il muro costringendosi a non pensare a quello che voleva in quel momento. Voleva disperatamente tirare Carlo a se e baciare quelli labbra perfette, voleva sentire la liscia pelle di seta del suo amico pigiata contro la sua…
“Jack?” la voce di Carlo interruppe i suoi pensieri e probabilmente era meglio. “Sì?” Rispose. “Io ti amo, lo sai.” Borbottò Carlo. Jack sentì le labbra di Carlo strisciare contro il suo torace mentre parlava. La sensazione era troppa e Jack si alzò rapidamente dal letto. “Anch’io ti amo.” Rispose rapidamente. “Tutto ok?” Chiese Carlo guardandolo con preoccupazione. “Sì, sto bene, sì.” Mormorò Jack evitando di incontrare il suo sguardo. “Allora uscirai stasera?” Chiese sempre senza guardarlo negli occhi.
Carlo sorrise furbescamente e gli fece l’occhiolino allegramente. “Penso che potremmo stare qui se capisci quello che voglio dire.” Rise piano e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto. Il CD giunse alla fine e smise di suonare facendo sembrare l’appartamento molto più quieto, più vuoto. Una bussata alla porta ruppe il silenzio e Carlo sorrise perché sapeva di chi si trattava, poi andò ad aprire.
Prima che raggiungesse la porta l’amico di Carlo gridò dall’altro lato: “Carlo, devo stare qui fuori tutta la sera o vieni ad aprire?” Carlo aprì la porta, Max gli sorrise e lo spinse delicatamente contro il muro, chinandosi per baciargli leggermente le labbra: “Ciao.” Mormorò.
Max era lievemente più alto di Carlo, con un corpo ben fatto e la pelle leggermente abbronzata, i capelli erano marrone scuro ma se li tingeva frequentemente di tutti i generi di colori, quel giorno non era un’eccezione. I capelli lucenti erano rigati di un brillante rosa che metteva ancora più in risalto gli occhi grigio ardesia. Indossava un paio di jeans larghi e laceri abbassati sulle anche ed una felpa grigia con cappuccio. Per quello che poteva vedere Carlo, non portava camicia.
Fece scivolare le braccia intorno alla vita di Carlo e lo tenne pigiato contro il muro approfondendo il bacio, mentre carezzava con la punta della lingua il suo labbro inferiore. Il ragazzo aprì volentieri le labbra e si lamentò quando sentì la lingua dell’amico scivolare nella sua bocca. Max sorrise furbescamente, sapeva precisamente come Carlo voleva essere baciato e non esitò nel dargli ciò che voleva. La lingua strofinò lentamente contro Carlo e gli morse un labbro. Un brivido scese lungo la spina dorsale del ragazzo che pigiò il suo corpo ulteriormente contro l’amico, la sua pelle stava cominciando a formicolare in attesa.
Non notarono che Jack era passato nell’atrio ed aveva lasciato l’appartamento chiudendosi la porta dietro le spalle.
Improvvisamente Max si tolse e sorridendo col suo sorriso sfacciato “Così cosa vuoi fare stasera?” Chiese innocentemente girandosi per andare in soggiorno. Carlo non rispose immediatamente restando incollato al muro. Seguì Max e si mise di fronte a lui guardandolo negli occhi. “Lo sai benissimo quello che voglio fare.” Disse piano aspettandone la reazione. “No, perché non me lo dici baby?” Chiese l’altro anche se sapeva quello che voleva dire. “E’ tutto il giorno che penso a te, ieri non ti ho visto, sono fottutamente eccitato ed adesso tutto quello a cui posso pensare è di portarti in quella camera da letto e fotterti alla morte.” Rispose Carlo calmo, non sorrise o arrossì, solo disse semplicemente quello che stava pensando.
A sentirlo parlare così Max si accese e gli afferrò la mano trascinandolo verso la camera da letto, si chinò a baciargli il collo, il cavo della gola per salire alla linea della mascella. Carlo frignò e le sue dita tremavano mentre armeggiava con la zip della felpa dell’amico. Dopo un po’ riuscì ad aprirla e gliela fece scivolare sulle spalle; gli carezzò le braccia mentre ammirava i muscoli che sentiva sotto la pelle.
Ancora una volta Max lo spinse contro il muro e gli sfibbiò abilmente la cintura con una mano. Un lamento scappò dalle labbra dell’amico ed il suo respiro divenne più veloce, aveva dannatamente bisogno di Max. La stoffa dei jeans stretti era dolorosa contro la sua erezione. Le labbra di Max lasciarono il suo collo ed alzò lo sguardo. “Cosa vuoi, baby?” Chiese piano, le sue labbra ad appena due centimetri da Carlo che borbottò incoerentemente qualche cosa e Max alzò un sopracciglio, le sue dita giocavano col capezzolo forato di Carlo. “Ho detto che voglio che tu mi succhi.” Parlò forte questa volta ma Max scosse la testa, guardandolo ancora con espressione indagatrice. “Voglio le tue labbra calde, bagnate che scivolano su e giù sul mio cazzo… Dannazione Max, sono così duro e ne ho veramente bisogno, per favore…” la voce sfumò e lui guardò implorante il suo amico. Max non disse niente e si inginocchiò trascinando in basso i jeans stretti di Carlo; sorrise vedendo che non indossava mutande. Carlo si morse il labbro inferiore e si appoggiò al muro per evitare che il suo corpo tremasse troppo nell’attesa. L’amico chiuse gli occhi per un secondo, il profumo di Carlo era così buono da fargli sentire la testa leggera. “Max per favore…” bisbigliò Carlo, non poteva aspettare più a lungo. A Max piaceva quando Carlo lo implorava e questo gli fece diventare l’uccello ancora più duro. Leccò lentamente la testa del cazzo, sentirlo gemere di piacere gli fece aumentare il desiderio di lui e cominciò lentamente a succhiare la testa strisciandogli sopra la lingua ruvida. Dopo un minuto fece scivolare le calde labbra bagnate giù su tutti i grossi 20 centimetri del suo ragazzo e li prese profondamente in gola. Carlo gridò in estasi, Max era così bravo a succhiare il cazzo e riusciva sempre a farlo venire. Max continuò a far scivolare le labbra su e giù sull’asta pulsante. “Max, sto per sborrare…” Gemette Carlo mettendogli le mani sulle spalle, afferrandolo più strettamente mentre il piacere diveniva ancora più intenso.
Max si tolse e calciò via i jeans rimanendo nudo anche lui. “No Max, no, non puoi fermarti!” Protestò Carlo, era così vicino e si sentì indifeso quando l’amico smise di succhiarlo. “Io posso fare quello che mi piace…” disse Max, gli piaceva stuzzicarlo, lo faceva eccitare ancora di più. “Inculami, voglio sentire il tuo grosso uccello duro nel mio sedere, per favore, baby, non lasciarmi così…” disse ansante Carlo.
Nello stesso momento Jack metteva la chiave nella serratura e rientrava nell’appartamento. Passò davanti alla camera da letto di Carlo per andare verso la sua. Si fermò quando sentì la voce di Carlo, strinse i pugni, odiando il fatto che un altro ragazzo potesse fare gridare così di piacere il suo amico. Sbattè furiosamente la porta del bagno, aprì l’acqua della doccia e si strappò i vestiti di dosso.
Max afferrò Carlo per la vita e lo piegò sull’orlo del letto; gli si mise dietro e fece correre un dito nella fessura tra quelle due natiche perfette. “Non farmi aspettare cazzo!” sibilò Carlo, non poteva res****re più a lungo, aveva bisogno che lo inculasse. Max spinse tutti i suoi 22 centimetri nel sedere caldo e stretto di Carlo che gridò per il dolore che lo lacerava e strinse le lenzuola nei pugni. Ma Max non rallentò, spinse più profondamente dentro di lui inculandolo più forte e più velocemente che poteva. “Dio Carlo, il tuo sedere è così dannatamente stretto!” grugnì. Carlo non poteva rispondere, la sua bocca era spalancata ed ansava per la sensazione del suo ragazzo che lo riempiva immergendo e togliendo il cazzo dal suo buco. “Ohhh cazzo! Non posso res****re di più, vengo baby.” anelò Carlo. Max continuava a spingere profondamente dentro di lui e gli baciava la nuca. La gentilezza del bacio unita all’inculata incredibile lo portarono al limite e gridò mentre veniva con forza. Il suo amico si unì a lui pochi momenti dopo, gli spruzzi del suo caldo sperma furono sparati profonfamente nel culo di Carlo che tremò in tutto il corpo.
Max rotolò via sdraiandosi sul letto, tirò l’amico nelle sue braccia e lo baciò delicatamente sulle labbra. “Sei stato onestamente la miglior inculata che abbia mai avuto.” Mormorò contro le labbra del ragazzo. Carlo sorrise e tracciò con la punta delle dita il torace di Max. “Maxxie?” Chiese allegramente. “Cosa c’è?” “Stavo chiedendomi… Quale è la tua ultima fantasia?” Max rise piano. “Perchè lo vuoi sapere, carino?” Disse alzando un sopracciglio mentre lo guardava.

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Jack e Carlo (Ottava parte)

Carlo ritornò in camera con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Aprì il guardaroba e prese un paio di boxer, poi notò Jack che sedeva accoccolato sul letto. “Jack? Tutto bene?” Chiese sedendosi sull’orlo del letto. Poi aggrottò le ciglia leggermente confuso; Jack dieci minuti prima stava benissimo.
Jack alzò lentamente il viso, le lacrime brillavano sulle sue guance. “Come hai potuto farmelo, Carlo? Come hai potuto farmelo dopo tutto quello che hai detto?” la sua voce era rauca ed appena più di un bisbiglio.
“Come ho potuto fare cosa? Non potrei farti niente di male Jack, Jack…” Rispose Carlo lentamente mordendosi l’orlo di un labbro come faceva sempre quando era nervoso. Non disse nient’altro ed aspettò che Jack parlasse ma poteva indovinare quello che lo stava sconvolgendo.
“Non mentirmi!” Urlò Jack adirato a pugni stretti. “Max ha appena telefonato, voleva che tu sapessi che ieri è stato grande. Vuoi dirmi cosa c’era di così grande, Carlo?” L’ultima parte era sarcastica ed alzò le sopracciglia per guardare la reazione di Carlo.
Per una volta Carlo non trovò le parole. “Baby, io…”
”No, tu sai Carlo, solo… solo non vuoi!” Lo fermò Jack bruscamente e spinse indietro le coperte alzandosi di fronte a lui. “Tu non l’hai lasciato e mi hai fottuto?” Jack strinse di nuovo i pugni e tentò di tenere ferme le gambe che tremavano. “Tu stai ingannando Max e stai ingannando me!” Strinse i pugni più forte e morse l’interno del labbro per tentare di fermare le lacrime che sentiva salire agli occhi.
“Per favore Jack, lasciami spiegare!” Carlo fece un passo verso di lui e mise una mano sulla sua spalla. Jack si ritirò quando lo toccò indietreggiando. Carlo sapeva di meritarsi questa reazione ma questo non fermò l’orribile sensazione di dolore. Non poteva perdere Jack, non poteva. Lui non era solo un altro ragazzo col quale aveva dormito, Jack era il suo miglior amico ed il ragazzo di cui era innamorato cotto, non poteva permettergli di andarsene. “Jack per favore, ascoltami, ok?” Il tono di Carlo divenne più disperato ma tentò di toccarlo di nuovo, non voleva essere respinto ancora.
Jack scosse rigidamente la testa, incapace di incontrare gli occhi dell’amico. “Io non voglio che tu spieghi.” Il suo tono era stranamente piatto come se stesse tentando di nascondere l’emozione nella voce. “Tu non puoi amarmi Carlo. Non avresti potuto fare questo a qualcuno che ami.” Carlo aprì la bocca per dirgli che non era vero ma lui non gli permise di parlare. “Pensavo che tu credessi a quello che dicevi, io ti ho dato tutto Carlo…” la voce di Jack era scossa anche se stava tentando con incredibile forza di tenerla ferma. Semplicemente non poteva credere che il suo miglior amico gli avesse fatto quello. Sapeva che non era precisamente un santo ma non lo pensava capace di fare tanto male.
“Jack, baby, io credo a quello che ti ho detto e ti amo!” Carlo mise una mano sulla sua spalla, i suoi occhi si accesero. “Volevo separarmi da Max ma non ho potuto. So che non l’avrei dovuto fare ma…” la sua voce si abbassò come se non riuscisse a pensare come finire la frase. Jack non rispose ed il suo silenzio gli fece sobbalzare il cuore, forse c’era un’opportunità che Jack capisse dopo tutto. Si avvicinò di un piccolo passo, una mano ancora leggermente posata sulla spalla dell’amico.
Si avvicinò un po’ e le sue labbra erano a pochi centimetri da Jack mentre parlava. “Max non è niente per me a tuo confronto. Ho commesso un errore e mi dispiace molto… Per favore…” e si morse l’angolo del labbro, aspettando ansiosamente la reazione. Il cuore stava correndo nel suo torace ed ogni secondo di silenzio dell’altro lo rendeva più nervoso. Ma sapeva che anche se Jack era ancora adirato, e ne aveva il diritto, non gli avrebbe permesso di andarsene senza lottare.
Jack inspirò lentamente prima di parlare. La sensazione del caldo alito di Carlo che gli carezzava la faccia ed il suo modo di guardarlo negli occhi gli faceva letteralmente cedere le ginocchia. “Mi hai fatto male!” Fu tutto quello che riuscì a bisbigliare. Jack poteva vedere il dolore negli occhi del ragazzo e questo fece in modo che si chiedesse se Carlo stesse dicendo la verità e se amava lui, non Max.
“Io non posso perderti Jack, io non posso perderti.” Bisbigliò Carlo, i suoi scuri occhi marroni si riempirono di lacrime, battè le palpebre, le lacrime gocciolarono lungo le guance e brillarono sulle sue ciglia. Carlo soffriva, non aveva voluto fargli male e non poteva immaginare la sua vita senza di lui. Quando Jack vide le lacrime che correvano silenziosamente dagli occhi di Carlo, si rese conto che quella era la prima volta che vedeva il suo amico piangere. Il fantasma di un sorriso apparve lentamente sulle sue labbra, si avvicinò e strisciò le labbra contro la guancia dell’amico baciando via le lacrime.
“Io non voglio perderti.” disse piano. Nessun dubbio che gli avesse fatto male, ma non voleva ancora perderlo, probabilmente era la persona più importante della sua vita e non voleva che questo cambiasse.
Quando Jack disse quella piccola frase, Carlo non esitò per uno secondo e gli gettò le braccia al collo abbracciandolo forte, sorrise ed emise un sospiro di sollievo. “Non te ne pentiriai, prometto.” Gli mormorò in un orecchio aggrappandosi a lui.
Jack non poté fare a meno di sorridere mentre lo stringeva nelle sue braccia, anche se stava ancora soffrendo per quello che gli aveva fatto. “Ti amo troppo, baby.” Disse piano Carlo tirandosi indietro un po’ per guardarlo. “Lo so e ti giuro che non ti deluderò un’altra volta.”
Jack gli credette. “Anch’io ti amo.” Sorrise e gli baciò leggermente le labbra. La sua bocca era calda e morbida e Jack emise un sospiro felice circondando la vita dell’amico con le sue braccia.
“Jack?” mormorò Carlo interrompendo il bacio. Jack lo guardò interrogativamente. “Vorresti… Io, um.. Merda, non sono bravo in questo genere di cose ma, …vorresti essere il mio ragazzo?” Chiese goffamente con un timido sorriso sul viso.
Jack accennò col capo e gli baciò di nuovo leggermente le labbra. “Certamente.” Mormorò, dando un altro delicato bacio sulle labbra al suo miglior amico, no, al suo ragazzo. Carlo sorrise rispondendo al bacio mentre gli faceva scivolare le braccia intorno al collo. Si sentì per un momento a disagio pensando a Max ma sapeva che era con Jack che voleva veramente stare. Avrebbe dovuto finire ufficialmente con Max ma non volle dirlo a Jack in quel momento, non dopo quello che era appena successo.
Le tende della camera da letto erano ancora chiuse e la stanza era piuttosto scura, anche se fuori era chiaro. Carlo spinse delicatamente indietro Jack mentre lo baciava e caddero sul letto. Jack rise e Carlo interruppe il bacio per vederlo sorridere. Amava sapere che lo stava facendo felice e gli spiaceva di averlo addolorato; non avrebbe mai detto o fatto qualcosa che facesse sentire di nuovo così il suo ragazzo.