Improvvisamente l’aria rinfres**ta mi risveglia.
Un nuvolone nero ha oscurato il sole, c’è un temporale in arrivo.
Ho dormito profondamente e mi ci vuole un attimo per realizzare dove mi trovo.
Rivivo la scopata con Ross e mi torna subito alla mente la visione del ragazzo che si masturba guardandoci.
Sveglio Ross, raccogliamo in fretta le nostre cose e ci apprestiamo al ritorno. seguendo quella che mi sembra una scorciatoia.
Improvvisamente si s**tena un temporale terribile, grosse gocce d’acqua cominciano a cadere, gli alberi ci proteggono ben poco.
Siamo ancora ben distanti dalla macchina, ormai siamo rassegnati a bagnarci fino alle ossa quando scorgo defilata rispetto al sentiero una casetta.
E’ un piccolo rustico ristrutturato da poco, con attorno un piccolo appezzamento di prato ben curato, circondato da una corona di alberi.
Ci avviamo di corsa per cercare riparo dalla pioggia.
Giunti a pochi metri noto che è aperto ed abitato, sotto il patio, su due comode sdraio c’è una coppia.
Veniamo accolti con grandi sorrisi e una squisita gentilezza.
Hanno più o meno la nostra età, lei, Elena è una bella donna alta e robusta, con un ampio vestito di cotone che contiene a malapena le curve generose e che lascia scoperte le gambe, lunghe e ben fatte.
Dall’ampia scollatura vedo un paio di tette davvero abbondanti e abbronzate.
Ci fanno accomodare e lei entra in casa a prenderci delle spugne, scusandosi per non poterci fare entrare, lo spazio è poco e una loro amica si sta facendo la doccia.
Al suo ritorno posso vederla meglio, pur non essendo particolarmente magra ha mani e piedi affusolati, caviglie sottili, bei polpacci torniti. Le unghie ben curate hanno smalto rosso fuoco.
Quando si muove l’abito leggero aderisce ai contorni del corpo botticelliano ma armonioso. Ha un’aura straordinaria che catalizza l’attenzione, ha una placida sensualità.
Gli occhi luccicano vispi e furbetti.
Anche Gep, il marito, è un bell’ uomo, alto e brizzolato con solo un accenno di pancetta.
Ha un sorriso aperto e simpatico, è il classico il tipo che a una festa fa girare la testa alle donne ed è sempre al centro della compagnia degli uomini
La sua stretta di mano è salda e sicura.
Lui ci offre delle sedie, mentre la moglie ci offre da bere.
Dopo le presentazioni di rito chiacchieriamo amabilmente.
Hanno appena preso in affitto il rustico con l’altra coppia per passare l’ estate lontano dalla città.
All’improvviso si apre la porta ed esce una ragazza che si sta asciugando i capelli.
Indossa delle minuscole mutandine bianche ed è a seno nudo.
Non ha più di 25 anni ed un fisico stupendo, lunghe cosce ben tornite, una leggera abbronzatura uniforme anche sul magnifico seno sodo.
Si accorge della nostra presenza e pudicamente usa l’asciugamano per coprirsi.
Restiamo basiti e ci guardiamo imbarazzati.
Il fato ci ha fatto rincontrare: chi l’avrebbe mai detto che le nostre strade si sarebbero incrociate ancora una volta.
Il silenzio è rotto da Elena che fa le presentazioni.
Mi diverte vedere Ross e Joli che si scambiano una stretta di mano facendo finta di nulla.
La ragazza si scusa, rientra in casa per tornare poco dopo indossando una lunga T-shirt che la copre ben poco.
Si siede per terra, la maglietta aderisce al suo seno mostrando comunque i bei capezzoli in trasparenza.
Le lunghe gambe sono raccolte sotto di lei.
Non mi ricordavo fosse così bella.
Sembra che Gep e Elena non si siano accorti della tensione che si è improvvisamente creata e ci offrono la doccia.
Io accetto volentieri, ma Ross declina l’invito.
Sotto il caldo getto chiudo gli occhi e rivedo il fisico di Joli e rivivo i bei momenti passati insieme.
Dal vetro appannato del bagno vedo dei movimenti all’esterno.
Ha smesso di piovere, dietro la casetta Joli sta parlando fitto fitto con Ross, che tiene la testa abbassata e non dice una parola.
Cerco di leggere sulle sue labbra, ma non capisco cosa le stia dicendo.
Improvvisamente Joli allunga una mano ad accarezzare dolcemente il viso di mia moglie, segue la curva del mento, scende al collo, per poi portarla sulla nuca tra i capelli.
La accarezza per un po’, poi porta la sua mano sotto il mento di Ross sollevandole il viso.
Mi moglie continua a tenere gli occhi bassi, due lacrime scendono lentamente lungo le sue guance.
Senza smettere di parlare e fissandola dritta negli occhi, si avvicina lentamente a posarle un bacio esitante a fior di labbra.
Ross si irrigidisce tutta, ma non si sottrae ai teneri baci ripetuti.
Senza smettere di depositare baci sempre più decisi, Joli la fa indietreggiare fino a farle appoggiare la schiena alla parete, appoggia le labbra aperte sulla bocca.
Ross finalmente si decide a rispondere al bacio, le loro labbra si succhiano e si mordono, le lingue si intrecciano avide.
Fanno scorrere le mani sui loro corpi, come a ricercare la memoria delle curve che si sono già ben conosciute in passato.
Presto finiscono sotto le magliette ad accarezzare le pelli nude.
Joli porta una coscia tra le gambe di Ross che si porta avanti ad accoglierla strusciandosi contro.
Mette una mano sul culo della ragazza palpandola e tirandola ancora di più contro di sé. Nel farlo alza la maglietta e posso ammirare quelle splendide e sode chiappe.
Senza neppure accorgermi la mia mano scende sul mio uccello già duro da un pezzo, inizio a massaggiarmi seguendo lo stesso ritmo delle due donne.
Ross si irrigidisce come fa sempre negli attimi che precedono l’orgasmo, poi si abbandona contro la ragazza.
Vedere Ross godere di nuovo sotto le mani di Joli è uno spettacolo celestiale e presto vengo anche io.
Mi accorgo di essere stato maleducato a restare così a lungo nel bagno, così, a malincuore esco e ritorno nel patio.
Passiamo qualche minuto tra convenevoli vari a chiacchierare come quattro vecchi amici quando le due donne sbucano dall’angolo della casetta tenendosi per mano, guardandosi e sorridendo teneramente.
L’espressione beata di Joli mi fa chiaramente intendere che mi sono perso il suo orgasmo.
Elena e Gep le guardano a bocca aperta.
Joli si dirige decisa verso l’entrata della casa trascinandosi dietro Ross.
Sulla soglia mia moglie si ferma e si gira esitante verso di me, rivolgendomi uno sguardo che non riesco a decifrare, è un misto tra una muta richiesta di consenso e di scusa per non poter fare a meno di seguire Joli verso l’epilogo che so inevitabile.
Le sorrido e con un gesto del capo le manifesto la mia approvazione.
Ross lascia la mano della ragazza, viene verso di me, mi abbraccia e mi dà un rapido bacio e mi sussurra un tenero “Grazie, amore” prima di correre felice verso Joli.
Mentre la porta si chiude dietro le due donne, Elena e Gep mi guardano, ora decisamente incuriositi, ma troppo ben educati per fare domande troppo dirette.
Mentre sorseggiamo una birra fresca racconto loro la nostra storia dall’inizio, senza tralasciare alcun particolare.
Man mano che il racconto si sviluppa, i nostri ospiti si dimostrano sempre più eccitati, ascoltano rapiti senza dire una parola.
Lei è arrossita ed ha la bocca semichiusa, ha delle piccole perle di sudore sul labbro superiore.
Si muove lentamente sulla sedia, strusciando le sue grosse chiappe sulla plastica fresca.
Il movimento dei fianchi ha fatto risalire il vestito e allungando un poco il collo riesco a vedere le sue mutandine bianche.
Forse è solo la mia immaginazione, ma credo di vedere una sottile striscia di peli scuri proprio nel mezzo.
Alla fine è Gep a parlare, mi chiede se non sono geloso della storia tra Joli e Ross.
Rispondo che non mi dà fastidio che Ross vada a letto con un’altra persona, basta che non lo faccia di nascosto.
Ele fissandomi negli occhi dice con voce un po’ roca che invidia Ross, Gep la guarda a bocca aperta, stupito.
Maliziosamente le chiedo se invidia Ross per la libertà che le concedo o perché in questo momento sta facendo l’amore con Joli.
Esita prima di rispondere, poi svicola chiedendomi se sono sicuro che stiano davvero facendo sesso.
Colgo la palla al balzo e le chiedo se la camera da letto ha una finestra da cui spiarle.
Guarda di sfuggita il marito, poi senza dire una parola si alza e va verso il retro della casa.
Il marito si alza immediatamente e la segue, i calzoncini non nascondono una potente erezione.
Finisco con calma la mia birra prima di raggiungerli.
Si sono messi ai due lati della finestra e guardano all’interno.
Mi avvicino senza rumore e mi metto dietro Ele spiando da sopra la sua spalla.
Sento il suo profumo,la sua pelle è bollente.
Mi basta unì occhiata per avere la conferma di quanto mi aspettavo: mia moglie è stesa sulla schiena e Joli è sopra di lei, la bacia con passione mentre le tocca il seno.
Vedo con eccitazione le mani di mia moglie scorrere sulla schiena liscia ed abbronzata per poi risalire sulle spalle della ragazza, spingendola delicatamente ma con decisione verso il basso.
I lunghi capelli castani di Giulia scendono lentamente lungo il corpo di Ross, una piccola pausa all’altezza del suo ombelico per poi finire in mezzo alle gambe.
Ross spalanca le cosce, puntando i talloni sul letto.
Sotto i colpi sapienti della lingua della ragazza si inarca, sollevando i fianchi e mostrando che ha già lasciato un’ampia chiazza umida sul lenzuolo.
Una mano stringe furiosamente il lenzuolo, l’altra è sulla nuca di Joli per premerla il più possibile contro la sua passerina vogliosa.
Mentre la lecca, Giulia fa scorrere le mani su tutto il suo corpo, quando le sfiora i capezzoli Ross ha un sobbalzo, sono talmente tesi e turgidi da farle male.
Allora lei rinuncia ad accarezzarla e si porta una mano tra le gambe, mostrandoci il ditino che scorre dalla patatina al buchetto dietro.
E’ impaziente, non le basta far godere, vuole che anche Ross si prenda cura di lei.
Così con un agile giravolta si mette a cavalcioni sopra il corpo della donna.
Vedere di nuovo quelle due splendide donne, dal fisico così diverso, ma entrambe con una enorme carica di sensualità eccita da matti tutti noi che le spiamo.
La più calda è decisamente Elena, che non riesce a contenere dei mugolii.
E’ chinata in avanti,la testa vicinissima al vetro, il vestito teso sulle sue chiappe formose.
Con la scusa di vedere meglio mi sposto un poco, quanto basta per mettermi alle sue spalle e con indifferenza mi appoggio a lei.
Sento che si irrigidisce, si solleva staccandosi dal mio contatto, ha un attimo di esitazione, ma la voglia di spiare è troppa, così si riabbassa portando il suo bel culo di nuovo a un centimetro dal mio uccello.
Sono certo che non sia un caso e che ha potuto chiaramente sentire tutta la mia eccitazione, così spingo avanti i fianchi e li roteo, sfregando il mio uccello durissimo sul suo vestito.
La cerniera dei miei pantaloni è dolorosa contro la mia pelle delicata e con un rapidi movimento la apro e libero il mio bastone.
Lo passo lentamente sul posteriore di Elena, in mezzo al solco.
Lei aumenta i gemiti, dà un’occhiata furtiva al marito che è troppo concentrato a guardare le due donne impegnate nella leccata reciproca per accorgersi di qualcosa.
Elena allunga una mano dietro a sfiora il mio cazzo, lo palpeggia come a saggiarne misura e consistenza.
Se non è un chiaro invito questo…allungo una mano a palparle un seno, grazie all’ampia scollatura riesco ad infilarla all’interno del vestito.
Trovo subito un bel capezzolo carnoso ed eretto e lo giro piano tra le dita prima di prendere in mano il più possibile della sua tetta.
Nonostante le dimensioni e l’età ha ancora un seno pieno e sodo.
Riesco a sollevare il suo vestito e posso così accarezzare le sue chiappe nude.
Cerco di scostare le sue mutandine, ma non è un’impresa facile visto che lei è troppo presa a guardare per facilitarmi il compito.
Impaziente cerco allora di abbassargliele almeno un po’, ma niente da fare, non collabora.
Però non mi fa smettere.
Guardo Gep e noto che ha una mano sul davanti dei suoi calzoncini.
Sente il mio sguardo su di sè e mi guarda.
Gli basta un attimo per realizzare che gli sto spudoratamente palpando la moglie.
I suoi occhi si rabbuiano, io gli mando un sorriso complice ed alzo le spalle.
Decido di tentare il tutto per tutto e porto platealmente la mano tra le cosce di Ele.
Lei non si è accorta del nostro scambio di occhiate e apre leggermente le gambe.
Le sfioro la passera che attraverso il leggero tessuto sento bollente e bagnata.
Faccio scorrere il mio dito medio lungo tutta la fessura, sento chiaramente le sue grandi labbra carnose ben dischiuse e più su un clitoride di dimensioni ragguardevoli.
E’ teso ed eretto e comincio a massaggiarlo con lenti movimenti circolari.
La vedo riflessa nella finestra: ha gli occhi chiusi e la bocca spalancata, respira affannosamente, ma cerca di non fare rumore, nonostante tutto sa bene che il marito è a meno di un metro.
Improvvisamente serra le cosce imprigionandomi la mano contro di sè.
Il corpo è scosso da lievi ma continui sussulti.
Appoggia la fronte al vetro mentre viene.
Approfitto del momento e riesco a scostarle le mutandine, le appoggio l’uccello e cerco di penetrarla.
Lei non collabora e la mia cappella struscia sulla sua fica senza riuscire ad entrare.
Ha un sobbalzo, sembra ripigliarsi all’improvviso, si scosta da me e abbassa nervosamente il vestito, si volta e se ne va, lasciandomi solo con Gep.
Lui mi guarda con un’ espressione indecifrabile, non riesco a capire cosa gli stia passando per la testa.
Guarda alle mie spalle per assicurarsi che Ele se ne sia andata, sembra quasi volerla seguire.
Poi però mi sorride, guarda il mio uccello che è rimasto fuori dai pantaloni, ancora coperto dai succhi di sua moglie.
Abbassa i calzoncini ed impugna il suo bastone.
Gli bastano tre colpi per schizzare sul muro lunghi fiotti densi.
Senza dire una parola si pulisce con la maglietta, si alza i calzoncini e segue Ele.
Sorridendo tra me e me torno a guardare nella camera.
Ora Ross e Joli sono distese sul letto, fianco a fianco, spossate dall’ orgasmo.
La testa di Giulia è sul petto di mia moglie che le bacia teneramente i lunghi capelli.
Le loro mani scivolano pigramente sui loro corpi…. sono bellissime.
(continua…)
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“MALOCCHIO!MALOCCHIO!!HAHAHAHAHA!!!” questa lapidazione verbale era l’afflizione cui Franco detto “Malocchio” veniva assoggettato ogni giorno, sin dai tempi delle elementari.
Il suo soprannome derivava dallo strabismo exotropico di cui era affetto e non tolleravo le angherie cui era sottoposto: considerando che era piccolo e gracile, era una facile preda da parte degli altri.
Durante la ricreazione, vidi un bambino di qualche classe sopra, prenderlo di mira: costui era Emanuele detto “Lelefante” per via della struttura fisica imponente; il terrore che gli altri scolari nutrivano nei suoi confronti lo rendeva il soggetto regnante dei corridoi scolastici.
“Allora Malocchio, caccia la merenda o te le caccio. Tanto considerando che il panino lo vedi doppio, se te ne prendo uno non sarà un problema, no?”
Franco, che solitamente era piuttosto taciturno, stavolta aprì bocca e la nerbata dall’accento pugliese che ne uscì fu un semplice: “Vaffanculo, fijo di puttana.”
Il suo persecutore non replicò verbalmente, ma le sue mani furono piuttosto eloquenti: prese subito il malcapitato per i capelli scrollandolo come un polipo appena pes**to; tutt’ intorno un gruppetto di piccole iene, si godevano la vista del leone che sbrana la gazzella.
Per il dolore causato dalla trazione ai capelli, Franco perse il panino e il bulletto esclamò “Sei un sfigato, hai fatto cadere il mio panino al salame!” .
La situazione era pessima e quella prepotenza puzzava di merda; avvertii il mio amico Pasquale che passava di lì e gli dissi: “Pasqui, quelli della terza B stanno rompendo il cazzo a Franco”.
Procedemmo verso di loro per dividerli e Lelefante iniziò a strattonarsi con Pasquale; Lelefante gli mollò uno sganassone e lo spinse contro il muro; io sfruttando la distrazione, cintai la testa del ciccione e Pasquale dopo essersi rialzato, iniziò a prenderlo a pugni sulla schiena.
I pugni sulla schiena provocano un dolore impensabile e non lasciano segni visibili di colluttazione come quelli in faccia, per cui se un rivale dava la schiena, non potendo rifilare un classico castagnone in pancia, si mirava alle spalle.
Lelefante era malfermo sulle gambe e quando cadde, non esitammo a prenderlo a calci sulle gambe e sulla schiena: frequentare la piazza e vedere come i grandi risolvevano le questioni, ci aveva ben addestrato. Ci contenemmo comunque, perché se gli avessimo timbrato un occhio un pugno, una sospensione con relativa fila di calci in culo da parte dei nostri genitori sarebbe arrivata sicura come la dissenteria per un turista occidentale in India.
Finimmo di dargliele quando un mio compagno di classe che faceva da palo, ci avvertì che il prof. di matematica stava per passare di lì. Giusto il tempo di rimettere il coglione in piedi, intimargli di mordersi la lingua con i professori e levarci dal cazzo lesti come dardi.
Al termine dalla tempesta, domandai a Franco se stava bene e lui replicò: “Potevo sfangarmela a cazzi miei senza che vi metteste di mezzo” e si infilò in aula dietro al suo banco.
Pensai che fosse un bastardo irriconoscente, ma anni dopo afferrai perché questa introversa pulce dall’ indole di granito, si comportava in questo modo.
Franco era figlio di un pezzo grosso della mala foggiana e terminate le medie inferiori, seguì il padre nella terra d’origine e dopo il liceo scientifico, frequentò un’ università ottenendo una doppia laurea in scienze economiche e in spaccio e sfruttamento della prostituzione.
La parola “debolezza” in un ambito simile, era qualcosa da depennare se si voleva sopravvivere in mezzo a tante bestie feroci.
Franco mantenne il soprannome per propria scelta, modificandolo in “Occhiatura”che meglio si adattava al contesto di provenienza ; “Occhiatura” era temuto e pericoloso, freddo e violento, carico di una crudeltà non comune. Una sola curvatura verso il basso della sua arcata sopraciliare poteva sgomentare anche il più spavaldo dei suoi bravi.
Quando decise di acquistare il palazzo dove abito insediandosi all’ultimo piano, la quiete mortifera del quartiere fu sconvolta dal suo arrivo e nemmeno i balordi locali tentarono di contestare l’instaurarsi della sua monarchia criminale.
All’ultimo piano l’anziana signora M*nell*, fu sfrattata dal proprio alloggio e con la complicità di un medico di base corrotto, fu spedita in una Residenza Socio Assistenziale.
Ella non ebbe mai il coraggio di denunciare, perché Franco “Occhiatura” le spiegò velenosamente che ci avrebbe messo poco a prelevare la sua giovane nipote ex-tossica dalla comunità, farle una pera e costringerla a lavorare per lui ai confini della città.
Il palazzo iniziò a svuotarsi , lasciando spazio alle “protette” di Franco: l’andirivieni di cocainomani in cerca di qualche riga di ebbrezza nasale e di puttanieri dalla patta indurita, era insopportabile.
Poi qualche giorno fa, una mora mozzafiato dall’aspetto sudamericano elevata da un paio di sandali con tacco da vertigini, mi blocca mentre torno dal bar e mi chiede: “Salve, potrebbe darmi una mano che ho forato una gomma e non so come cambiarla?”.
In un misto di altruismo, ormoni in agitazione e un ignorante senso di superiorità automobilistica maschile, mi faccio condurre dalla bella fata smarrita verso la sua auto.
L’auto in questione non era un catorcio come quella del sottoscritto, ma un bolide sportivo rosso scarlatto da abbinare a rossetto e smalto, che non immaginavo nemmeno di veder posteggiato nei pressi dell’arida distesa suburbana dove vivo.
Mi inginocchiai vicino al pneumatico a terra notando che non c’è un foro da oggetto appuntito, ma un taglio largo da lama sul lato esterno.
“Ha beccato una bella ciopponata da qualche vandalo bilioso” pensai.
L’ aspetto magnifico della ragazza deconcentrava le mie riflessioni di detective fai-da-te: la pelle bronzea, i capelli ricci e corvini che a cas**ta precipitavano fin sulle spalle, contornavano un viso di una delicatezza tale, che non avrei avuto nemmeno il coraggio di sfiorare con le mie rudi zampe di falegname.
Il suo corpo era un tortuoso curvare di forme che sembrano l’opera di un ispirato scultore classico impegnato a dedicare una statua alla più bella delle dee dell’olimpo.
L’aspetto procace e il suo profumo gradevole di cui polsi e collo erano intrisi, mi stordivano e intravedevo sotto la maglia, dei capezzoli molto sporgenti pizzicare il tessuto ribellandosi al reggiseno.
L’idea che sotto i jeans stretti non indossasse lingerie, destò il mio sesso che prometteva da un momento all’altro di slanciarsi al di fuori dei confini di tessuto in cui i boxer lo relegavano.
Riacquistando le facoltà mentali, esclamai: “Ok, tiro fuori il necessario dal baule e sistemiamo tutto” e come aprii il cofano dell’auto, sentii schiudere le portiere di due vetture parcheggiate a pochi metri da noi.
Ne sbucarono cinque energumeni dall’aria scarsamente pensante ma inquietante, i cui fisici XXL credo faticassero a restare chiusi in un’auto che non fosse un Suv: considerando la rapidità con cui saettarono fuori dagli abitacoli, qualcosa mi diede da intendere che sono stato io ad innescare la circostanza.
Invero, iniziarono a convergere verso di me e tra loro spiccava un sesto elemento in versione pocket dai capelli ricci neri che fisicamente ricordava Nino Davoli, ma con un occhio strabico e dallo sguardo da far impallidire perfino Gengis Khan.
Fulminai con la mente “Cristo, è Malocchio!” e non potei nemmeno sgattaiolare, perché oltre ad aver prorogato inutilmente la condanna di qualche ora, l’avrei fatto incazzare di più.
L’ imbos**ta subita mi candidò al Nobel per l’idiozia : servirsi di una bella ades**trice per compiere un delitto, era un trucco vecchio come la novella di Sansone. Sfiga vuole però, che non possedendo la forza di quest’ultimo, non potevo far altro che deglutire saliva e ostentare ai miei boia una parvenza di coraggio.
“Allora kumbagnë, dopo una vita ci si rincontra! Hai visto che pizz di ciann che tò mandat,eh?! Ascoltami: quel palazzo è mio e tra un po’ anche il quartiere, tanto che questa via potrebbero chiamarla via Franchino Occhiatura. L’unico inquilino rimasto nel palazzo a rompere il ciddone sei tu e considerando che quell’immobile me lo son comprato, mi dispiace dirti che qui non si affitta più e che ti conviene cercarti un altro alloggio. Visto che, quando eravamo ragazzi, mi hai aiutato contro quell’infame che cercava di farmi il panino, ti concedo gratis ‘sta ciann per un’ oretta e tra una settimana ti voglio fuori da casa. Ti conviene farlo Kumbagne, perché la prossima volta che ci vediamo, non ti mando una ragazza, ma uno di questi qua dietro a romperti il didietro, mi sono stato spiegato?”
Le gambe raggelate erano segno che mi ero lasciato una pennellata Bruno Van Dyck nelle mutande; nel paiolo delle mie sensazioni terrore, debolezza e irritazione, erano le tre (dis)grazie che a turno martellavano la mia mente.
La bella protetta di Franco esclamò: “Allora, saliamo da te o preferisci in motel?” e io le risposi con un timido “D-da me, seguimi…” ,voltando le spalle a quel moderno Don Rodrigo, alla fuoriserie e ai due sgherri intenti a sostituire il pneumatico sabotato.
Il forte malessere procuratomi in quel frangente, non fu d’aiuto alla mia libido: avevo voglia di far sesso quanto d’esser chiuso in una gabbia con un Grizzly affamato.
Mi sentivo come una moglie pestata a sangue cui il marito chiede scusa donando dei fiori: il mio orgoglio leso per via di quella prevaricazione, non era sanabile nemmeno con il più prezioso dei doni.
Disgraziatamente non potei declinare il regalo, perché l’elementare ottusità di quelli come Franco era piuttosto prevedibile e se avessi rispedito quella prostituta da dove era venuta, avrei abbreviato di parecchio sia la mia permanenza in casa, che la mia vita.
Buona sorte vuole che nel mio appartamento di neo-single tutto era in ordine , ma fino a un giorno prima era una steppa di polvere, libri, fumetti e dischi mal impilati su ogni superficie. Tutto questo scompiglio fu una sorta di rivolta mentale alla compulsiva mania dell’ordine di Stefania che per anni mi aveva crocifisso.
Lei si guardò attorno smarrita, presumibilmente avvezzata a tutt’altro target di clientela e gli occhi le restarono inchiodati su un disco dei Big Bad Voodoo Daddy, per cui esclamò: “ vudù…è qualcosa tipo magia nera ,bestie di Satana o quelle cose là?” .
Di fronte a cotanta genuina dabbenaggine, arginare una risata fu impossibile e il riso mi scardinò la mandibola tuffandosi fragorosamente fuori dalla mia bocca.
Lei sorrise un po’ e io guardando i suoi magnifici occhi scuri, le dissi : “ No, non c’è nulla di diabolico o simile, fanno solo swing in modo un po’ moderno. Hai presente Duke Ellington o Benny Goodman?”
E lei “Chi? Ehm, io ascolto Nek ,Neffa,Ramazzotti…” e di fronte a tanto analfabetismo musicale, decisi di inserire il CD nel lettore dando il PLAY.
La sezione fiati nel pezzo di apertura “Jumping Jack” esplose dalle casse acuta e arrogante, supportata da un pestaggio sul timpano della batteria che lascia pregustare la frizzante epilessia neo-swing dell’orchestra Californiana.
La musica e i suoi sorrisi mi rincuorarono un po’ e lei restò ad ascoltare attentamente la musica, poi guardandomi e piegando la testa su un lato esclamò: “Beh, mi piace non la conoscevo…io ti piaccio però? Non mi hai nemmeno sfiorata in ascensore…”.
Io non le dissi niente, le palpai un seno baciandola e lei senza esitazione, sbottonò i miei jeans ed estraendone il contenuto, si ingoiò dopo un paio di sù e giù, il mio pene fino alla base.
Una volta in fondo, pennellò lo scroto con la lingua e un leggero filo di saliva, discese sui testicoli. Io le tenni ferma la testa e iniziai a muoverle il pene dentro la sua gola e dopo un paio di colpetti, la lasciai andare.
Lei sollevandosi perse un eccitante filo di bava dalle labbra ed eccitatissimi, ci baciammo impetuosamente.
Una domanda mi attraversò la mente e fu: “Una dea con un corpo simile, con un posteriore tanto perfetto, gradirà fare sesso anale?”(continua)
Una strana situazione (Parte 2)
Quando entrammo nella stanza da letto di Luisa eravamo eccitati come due bambini al loro primo appuntamento. Ci spogliammo con calma e guardandoci negli occhi facendo aumentare ancor di più la voglia di sesso sfrenato. Le sue parole mi avevano sorpreso ma ora ero ben deciso ad accontentarla e farla felice trattandola non come una settantenne ancora attraente ma bensì come una donna senza età che aveva voglia di sesso. Si dice che per far durare un matrimonio il rispetto deve rimanere lontano dal letto. Ecco sarò “irrispettoso” per il suo bene e per il nostro godimento.
Come detto in precedenza Luisa aveva fatto qualche intervento di chirurgia plastica per mantenersi “giovane ed attraente” come diceva lei e devo dire che lo era veramente. Quelle poppe toniche erano una calamita per i miei occhi e quando fu nuda del tutto rimasi contento anche del resto ed in particolare del culo.
La feci sdraiare sul letto a gambe divaricate e mi tuffai in mezzo ad esse per assaporare il suo sapore. Certamente avrei trovato qualche difficoltà per via della lubrificazione vaginale che diminuisce con il passar del tempo ma potevo tranquillamente rimediare.
Le leccai a fondo la fica massaggiandole allo stesso tempo il clitoride con il pollice mentre muovevo l’altra mano su tutto il corpo con particolare attenzione ai capezzoli. La sentivo ansimare e la vedevo prigioniera di continui spasmi che la facevano muovere continuamente. Quando alzai lo sguardo lei era ad occhi chiusi e sognanti e con la bocca socchiusa. Mi sembrava giunto il momento di iniziare a trattarla come voleva. Mi spostai sdraiandomi sul letto e chiedendole di scendere a succhiare il cazzo mettendomi allo stesso tempo la fica sul viso. Mi guardò per un secondo e poi mi sorrise scendendo verso il mio pube.
La fica spalancata era ora sulla mia bocca e potevo succhiarla più facilmente. Con le mani allargai le grandi labbra e infilai profondamente la lingua dentro di lei. In risposta a ciò sentii il cazzo risucchiato profondamente nella bocca. Mossi il bacino per darle il ritmo giusto ed infatti poco dopo mi sembrava che fosse mia moglie a spompinarmi. La testa scendeva lungo tutta l’asta del cazzo, un profondo risucchio e poi la testa si rialzava accompagno la risalita con leccate. Si fermava un secondo per riprendere il fiato e risucchiare la cappella e poi riprendeva il percorso. Però più andava avanti e più questi movimenti erano accompagnati da gemiti di piacere da parte sua che, forse per la prima volta dopo venti anni, si stava avvicinando all’orgasmo.
All’improvviso il suo bacino si mosse più velocemente spingendo il clitoride alla ricerca della mia lingua, il ritmo aumentò sempre di più e finalmente la sentii godere mentre aveva tutto il cazzo in bocca. Il gemito fu prolungato e volutamente soffocato, o se preferite controllato, essendo lei rimasta ferma con il cazzo in bocca mentre il suo corpo sussultava degli spasmi del godimento.
Ora era pronta per essere scopata!
Le diedi tutto il tempo che le serviva e poi la feci distendere sul letto. I nostri visi erano uno di fronte agli altri e potevo vedere facilmente le lacrime che scendevano dai suoi occhi
“pronta?” le chiesi mentre appoggiavo la cappella nella fessura e lei mi sorrise solamente
“ooooooooooohhhhhhhhhhhh” urlò Luisa mentre spinsi lentamente il cazzo per tutta la sua lunghezza “grazie ………Luigi, grazie, non …. lo …….dimenticherò ……mai” disse tra una lenta spinta e l’altra.
Volevo res****re il più possibile ma ahimè ero troppo eccitato per riuscirci ed allora aumentai la velocità e la forza delle spinte fino a quando non le scaricai un fiume di sborra in fica mentre i gemiti di Luisa aumentavano di intensità per terminare con delle vere e proprie urla di godimento al momento del secondo orgasmo.
Rimasi disteso su di lei gustandomi l’espressione di estasi del suo viso. Mi sorrise di nuovo e stava iniziando a parlare ma non volevo rovinare il momento con parole inutili quindi le dissi
“shhhh. non parlare. godiamoci questo momento”
Alla fine mi spostai per non pesare troppo sul suo corpo un attimo prima che squillasse il telefono.
Andai io a rispondere a questa telefonata inattesa, che peraltro risultò un mero errore di digitazione da parte dell’altro utente, e quando tornai il camera pensai che ormai il momento magico fosse terminato perchè Luisa non era più sdraiata sul letto.
Ma mi sbagliavo!
Infatti tornò dopo pochi secondi nuda come prima con in mano un flacone che ben conoscevo essendo il lubrificante che utilizzo con mia moglie per i rapporti anali.
“Luigi, meriti un premio per quello che mi hai fatto vivere oggi. Non l’ho mai fatto ma ci proverò volentieri. Voglio sentirmi puttana fino in fondo.”
A sentire queste parole il cazzo si drizzò all’istante e forse la mia espressione cambiò leggermente quando parlai la vidi arrossire in volto
“tranquilla Luisa! non ti tratterò per quello che vuoi essere ma che non sei! Ti tratterò invece come la mia amante, come tua figlia! Ma ci vorrà tempo e a noi questo non manca. Andremo passo passo e vedrai che ne sarai felice. anzi ne saremo felici. Ora facciamoci una doccia e dopo andremo a pranzo fuori. Al ritorno faremo il secondo tempo.”
Dopo essermi preparato un caffè entrai nel bagno dove Luisa cantava sotto la doccia. Mi tolsi le mutande che avevo indossato per abitudine ed entrai nella doccia.
“Vuoi una mano?” le chiesi mentre prendevo la spugna
Lei mi aveva sentito entrare, almeno a causa della ventata di freddo che invade sempre la doccia quando viene aperta, e mi fece segno di sì. Versai un po’ di bagnoschiuma sulla spugna e mi soffermai a lungo su quelle toniche mammelle che mi avevano ipnotizzato la sera prima per scendere poi fino ad arrivare sul pube poco peloso. Lei all’iniziò allontanò il bacino, forse per la troppa sensibilità che provava, ma poi lo spinse in avanti mugolando per il piacere. Non volevo farla godere per paura che le sue ginocchia cedessero, aveva sempre settanta anni, e quindi la feci girare per cominciare a lavare le spalle con qualche veloce “visita” sul seno. I mugolii erano diminuiti ma si vedeva che le piaceva. Finalmente scesi sul culo, che lavai a fondo, fino a punto di aprirle le natiche e dare maggiore attenzione all’ano. Percepivo il suo desiderio, la sua voglia, quindi dopo aver passato più volte la spugna in circolo con sempre maggior forza per sensibilizzarla le appoggiai un dito sull’ano che al contatto si strinse. Lo forzai leggermente ma lei non riusciva a rilassarsi e allora lasciai perdere.
“ora tocca a me” mi disse e prese in mano la spugna per passare su tutto il corpo tralasciando volutamente il turgido cazzo. Poi con movimenti lenti e lo sguardo fisso nei miei occhi mi lavò anche quello. Lavò le voluminose palle ed il peloso pube sfiorando il cazzo che aumentava, se possibile, di volume. Dopo avermi risciacquato uscimmo dalla doccia per asciugarci a vicenda. Mi invitò a seguirla in camera e mi fece sdraiare sul letto
“sei in debito di un orgasmo e devo ancora ripulire questo mostro” disse imboccando il cazzo in profondità continuando quello che aveva interrotto precedentemente. Ora mi sentivo libero di godere e mi rilassai godendomi con gli occhi chiusi quel meraviglioso pompino. Quando sentii l’orgasmo arrivare presi la sua testa tra le mani e la bloccai scopandomi quella generosa bocca che allagai con il mio sperma. Non so se avrebbe voluto ingoiare, se lo avesse mai fatto, ma con la testa bloccata fu obbligata a farlo.
Quando rilasciai la testa lei tossì più volte ma rimase ferma sul letto.
“ora devo andare a comprare una cosa, ma tornerò presto. Tu preparati per andare a mangiare e non dimenticarti che dopo avrei il secondo tempo.”
In città ormai ci sono diversi sexi shop e ci misi poco a trovarne uno nel quartiere adiacente dove comprai tre plug di diverse dimensioni. Pensai che dopo l’uso li avrei regalati a mia moglie per farle provare la sensazione di essere scopata ed inculata contemporaneamente e di conseguenza comprai una s**tola di profilattici per nasconderne l’uso. Ed anche una nuova confezione di lubrificante.
Rientrai in casa e trovai Luisa impegnata a truccarsi. Mi sedetti sul letto e
“Luisa” le dissi “prepariamo il secondo tempo. Vieni qui da me.”
Lei si girò con quell’aria felice che proprio non voleva scomparire e che trasmetteva un solo ed unico messaggio “sono tua. fai di me quello che vuoi ma fammi godere”
“Luisa mi hai detto che sei vergine ed effettivamente hai lo sfintere molto stretto e sensibile. Dobbiamo aiutarlo ad accettare qualche intrusione. Ora ti metterò questo” dissi mostrandole il plug più piccolo della misura poco superiore ad una supposta “E lo terrai per tutto il pranzo. Forse starai scomoda ma è necessario”
Lei senza ribattere nulla si alzo la lunga gonna abbassando contemporaneamente le mutande e si distese sul letto. Presi il nuovo flacone di lubrificante e ne versai una buona dose sopra l’ano. Lo spinsi dentro con sempre minori difficoltà (è miracoloso per chi non l’ha mai usato) fino a quando fu pronto. Versai per sicurezza un po’ di lubrificante sul plug e alla fine lo appoggiai sull’ano. Al semplice contatto vidi le gambe di Luisa irrigidirsi e le chiappe chiudersi in una morsa.
“Luisa così non va. Non sei costretta a farlo ma se lo desideri devi aver fiducia in me. Non ti farò male.”
“scusami ma è una cosa istintiva”
“All’inizio è sempre così ma …. ti ricordi l’altro venerdì quando ci hai sentiti fare sesso?”
“come potrei dimenticarmene?”
“ecco alla fine io stavo inculando tua figlia e mi sembra che non so lamentasse.”
Queste parole furono decisive perchè lei, mentre mi ascoltava e ripensava a quel venerdì, si rilassò al punto che il plug le entrò senza difficoltà nel vergine ano.
“Bene ora prova a camminare”
“è un po’ fastidioso ma sopportabile”
“ora siediti”
“ohhh che sensazione”
“ce la farai a res****re per la durata del pranzo? Provaci! Puoi sempre andare al bagno e toglierlo”
“ok ci proverò”
La portai a pranzo in un ristorante che conoscevo bene perchè spesso ci andavo insieme a mia moglie.
Quando Franco, il proprietario, mi salutò io gli presentai Luisa c*** la miglior suocera sulla terra.
“tua moglie sarà ben contenta che andate così d’accordo voi due. Di regola, mi scusi signora, stanno sulle palle a tutti.”
“Hai ragione Franco anche lei mi è stata sulle palle un paio di volte” risposi notando il lieve arrossamento del viso di Laura “ma poi ci siamo capiti”
Per tutto il pranzo io e Luisa parlammo di tutto tranne che di noi due. Ogni tanto si agitava un po’ ed in quelle brevi occasioni mi lanciava strane occhiate che non riuscivo a decifrare.
“Luisa tutto bene” le chiesi ad un certo punto e la sua risposta mi lasciò di sasso
“Si, solo che non vorrei essere qui ma a casa”
Questa volta fui io a sorridere e chiesi subito il conto
segue
Continuano le avventure di mia moglie Loredana, di pura fantasia. Non avevo più rivisto l’avvocato Massimo, gran maiale ed infame che, davanti hai miei occhi aveva penetrato mia moglie non risparmiandole niente. E’ vero da quel giorno i miei guai sembravano essere spariti. Un mese fa, in occasione del compleanno di Loredana ricevemmo il seguente invito. Gentile Sig.ra Loredana e Sig. Carlo. vorrei tanto festeggiare il compleanno nella mia villa sul lago. Mi piacerebbe organizzare una festa in stile giapponese. Fatemi sapere. Vi manderò a prendere. Massimo. Subito dissi di no. Lei, che già non stava nella pelle, cominciò ad ins****re, che male c’era accettare un invito, poi non saremmo stati certamente soli. Se fossi forte avrei detto di no, ma alla seconda sua richiesta ero già bello convinto. E venne il giorno. Verso le 15.00 suonò l’autista dell’avvocato, in perfetta divisa. Scendemmo e trovammo una fiammante Bentley che ci attendeva. Loredana era già incontenibile dalla gioia. Salimmo e sprofondammo nei sedili di pelle color miele. Come sempre era elegantissima. Tailleur bianco Max Mara e scarpe Louboutin con tacco 12 d’ordinanza. Notai la suola rossa. Chiesi quanto costavano, mi disse che aveva fatto un vero affare per 600 euro. Mi vennero dei dubbi ma non era il momento. Sedendosi la gonna era salita in alto sulle cosce. In fondo era mia moglie e non resistetti a infilare la mano. Ero sicuro di sentire le calze sostenute dal reggicalze, ma confesso di essere rimasto sorpreso nel non trovare le mutandine. Era forse una dimenticanza nella fretta e cominciai a masturbarla. Gradiva molto e incurante dell’autista gemeva e ansimava. In breve raggiunse un potente orgasmo che debordò dalla mia mano e bagnò la gonna. Arrivammo nella meravigliosa villa settecentesca della famiglia di Massimo. Villa e bellezza come sogno. Il panorama splendido del lago. Trovammo solamente l’avvocato che ci accolse con grande signorilità e gentilezza. Ci fece accompagnare nella stanza degli ospiti e sparì. Avemmo così tutto il tempo per guardarci intorno. Loredana, subito volle andare in piscina e non avendo di costume si tuffò completamente nuda. Verso le ventuno bussò alla porta Massimo, pregandoci di essere pronti entro mezz’ora. Loredana era bellissima con un vestito lungo con scollatura profondissima sulla schiena. Un vestito color ghiaccio di alta sartoria che vedevo per la prima volta. In giardino trovammo motti ospiti, uomini e donne elegantissimi che si trovavano a completo loro agio. Notai dei lampioncini giapponesi con candela, il buffet era conseguentemente ricco di suki. Non mancava niente, anche una discreta orchestra in un angolo del giardino. Massimo ci presentò e volle iniziare il festeggiamento per il 51essimo compleanno di Loredana. Aprì la serata con un walzer perfetto e lei danzò divinamente. Ero veramente contento. Alla fine, con grande disinvoltura la invitò a mostrare la sua bellezza agli invitati con uno strip. Rimasi contrariato, lei ci pensò non più di due secondi e rispose si. L’orchestra attaccò Abat-jour e ingenuamente pensai a un omaggio a De Sica, nella celebre scena del film Ieri oggi e domani lo spogliarello della Loren per Mastroianni. Loredana sembrava una spogliarellista professionale. Le luci, la sera aumentavano l’atmosfera raffinata e un po’ anni ’60. Non vi descriverò lo strip, vi dirò che dopo un tempo lunghissimo ed estenuante, Loredana rimase con le sue Louboutin in reggicalze e calze color acquamarina. Tutti applaudivano, non vedevo l’ora che tutto finisse. Loredana fu raggiunta da un giovane in perfetto smoking bianco. L’afferrò per le spalle la fece scivolare all’altezza giusta e tirò fuori il cazzo. Saltai come una molla, due forti mani di un “cameriere” mi trattennero. Comincia ad urlare ma una mano mi soffocò. Fui spinto in un anglo buio da dove però ero costretto a vedere. Loredana infoiata cominciò un pompino, ma il giovane quasi subito si ritrasse. Lasciò il suo posto ad un altro. E poi un altro ancora, così in una processione che sembrava non finire più. Giovani tutti bellissimi atletici chi italiano, chi straniero, avevano in comune tutti un cazzo spaventosamente enorme. L’ultimo fu il dodicesimo, credo fosse turco. La musica sembrava incitare questa specie di sacrificio. Formarono tre gruppi da quattro. Loredana era sempre al centro molto spavalda. Cominciarono a cacciarle i cazzi i bocca e lei ciucciava ora uno ora l’altro ora ne teneva due nelle mani. Il secondo gruppo dopo un’ altra raffica di pompini lasciò spazio al terzo gruppo, che cominciò a penetrarla. Cercavo di liberarmi inutilmente. A turno due la incularono, due la chiavarono, e poi la presero in una doppia penetrazione. Gli spettatori stavano in silenzio, alcuni gemevano, alcuni si masturbavano nel buio.
I gruppi si riformarono a turno la circondarono e masturbandosi cominciarono a scaricare la loro sperma. Venne Massimo e disse : Le piace ? Questo è il Bukkake giapponese, l’orgia della sperma.
Come macchine regolate a tempo ognuno portava a termine il suo compito. Getti di sborra colpivano Loredana sulla faccia, sul collo, negli occhi. Alcuni le tenevano la bocca aperta e la riempivano fino quasi a soffocarla. Lei molto porca se ne riempiva la bocca, faceva una specie di gargarismo e inghiottiva. A un tratto la faccia era quasi scomparsa dietro un denso stato di sborra. L’ultimo scaricò una quantità enorme nella bocca. Era finito forse il mio secondo suplizio ? No di certo. Massimo si avvicinò tirò fuori il suo attrezzo alla Remigio Zampa e la schizzo ed inondò per l’ennesima volta. La mattino dopo mia moglie ed io aprimmo i regali: per lei un braccialetto con diamanti, per me un Patek Philippe Calatrava forse da 20.000 euro. Cinicamente Loredana ni disse. E se un altr’anno ci invitasse ancora cosa rispondiamo?
Lei si separò dal pene e deglutì un orgasmo copioso e memorabile.
La mia fronte era imperlata di sudore e un senso di semi-narcosi mi avvolgeva in un abbraccio caldo.
Mi risistemai svogliatamente e lei mi scortò alla mia auto; ci scambiammo i numeri, la voglia di rincontrarci era grande.
Circa una settimana dopo in un luminoso pomeriggio d’agosto, optammo per una passeggiata al parco di Monza e riprendemmo a parlare sondandoci vicendevolmente .
Lei si chiamava Giulia,era divorziata e nella vita faceva l’infermiera in un reparto di neuro- psichiatria infantile. La stimai grandemente per questa scelta, ne evincevo una certa prestanza d’animo. Credo che la sua propensione a sdrammatizzare a colpi d’ilarità, fosse un disperato meccanismo di difesa ad un lavoro che poteva annichilire i nervi anche della persona più psico-nerboruta .
Sentimentalmente parlando, la voglia di rimettersi in gioco era forte per ambedue e nel frequentarci stavamo puntando tutte le nostre fiches sulle nostre rispettive roulettes. Sperando di essere più fortunato in amore che nel gioco, avevo in cuore la stessa trepidazione che nutrivo da ragazzino alle prese con le mie prime storie d’amore.
Non ci volle molto perché mi invitò a casa sua per un caffè.
Non dimorava troppo lontano dal luogo dell’appuntamento e comunque l’avrei seguita anche in capo al mondo.
Giungemmo al suo appartamento: oggetti da ogni parte del globo rendevano alquanto vivace l’ambiente e le guide turistiche sugli scaffali, confermavano un certo interesse per viaggiare.
La quantità di libri che ci attorniava era apprezzabile, segno di una sana bulimia intellettuale che contrastava con un’era a mente morta come la nostra.
Lei mi invitò ad abbandonare scarpe e calze all’ingresso e seguii i suoi deliziosi piedini muoversi verso la cucina.
Mi accostai al bordo del tavolo, contemplando i gesti rapidi con cui scomponeva la moka: il suo culetto tondo si agitava sensuale nello spazio circostante e circa un metro più sotto, ella si rialzava graziosamente sull’avampiede per raggiungere un barattolo di caffè sito su di uno scaffale fuori dalla portata delle sue mani.
Mi lanciai alle sue spalle per agevolarla , appoggiandomi involontariamente a lei: le porsi il barattolo e ci scambiammo un’ occhiata svelta che per me fu un’ abbagliante fotografia fatta con la mia mente, che immortalò tutta l’ avvenenza del suo viso.
Quel dolce triangolo formato dai suoi occhi e dalla sua bocca, furono fatali: mi stavo innamorando nuovamente di una donna.
La baciai istantaneamente e lei sorridendo mi ringraziò arrossendo; ella finì di caricare la caffettiera e dopo aver acceso il fornello, appoggiandosi al piano della cucina e irradiandomi con un sorriso magnifico, cinse il mio torace e iniziammo a conversare inframezzando con brevi baci.
Capivo che per come si stavano mettendo le cose, dopo il caffè avremmo consumato qualcosa di ancor più caldo.
La caffettiera in ebollizione pungeva i nostri nasi e riempiendosi di scuro tagliò momentaneamente quel filo di tensione erotica che ci stava congiungendo fino a qualche secondo prima. Sorseggiammo caffeina inabissati nel divano del salotto e vedere le sue labbra rosee sbaciucchiare la tazzina, ristrinse repentinamente il nodo che si era costituito tra noi.
Lei depose la chicchera su un tavolino attiguo al divano e si estese con il corpo lungo quest’ultimo, tenendo le braccia intrecciate dietro la testa.
I suoi piedi gravavano sulle mie cosce e il pene era tanto eretto, da sbucare dai pantaloni mirando all’ombelico e ritraendo parzialmente il glande.
Iniziai a carezzarle il collo del piede sinistro , poi con ambedue le mani salii lungo le cosce. Lei trascinò i piedi verso i suoi glutei fino a piegare le gambe; le ginocchia erano approssimate tra loro e i piedi convergevano con le punte.
Io di risposta, le disgiunsi le sue cosce e ci scivolai in mezzo, facendole sentire il mio sesso irrigidito contro il suo.
Ci baciammo focosamente , intrecciando le nostra lingue lasciviamente; lei si interruppe e mi sussurrò: ”Tira fuori la punta della lingua.” Io non afferrai i suoi intenti, ma la accontentai ed ella iniziò a succhiarla come per una una fellatio.
Io la lasciai fare e quando fui bastantemente stuzzicato, mi dissaldai da lei e le chiesi di mettersi a carponi inarcando leggermente la schiena a livello lombare: ciò che ne derivò fu il contrarsi di due natiche sodissime, curve e perfettamente separate. Per l’azione, i pantaloni le si erano impetuosamente calati e potevo adocchiare un sensualissimo perizoma nero affacciarsi dai jeans.
Le sbottonai i blue-jeans e nell’ abbassarglieli i glutei le balzarono fuori dal tessuto, facendo sparire il perizoma tra di loro; con lentezza le calai quest’ultimo fino a scoprirle completamente le parti intime: un delicato ano roseo stava al terminare della la sua incantevole orchidea che ora con maggior chiarore, potevo venerare in tutto il suo carnale prodigio.
Le distanziai le grandi labbra che facevano da sipario ad un piccolo clitoride inumidito di linfa femminile e senza esitazione, la gustai tuffando interamente il mio viso entro i suoi glutei.
La udii ansare e la mia bocca era colmata del suo sesso; il mio naso terminava nella vagina, inumidito sulla punta; poco più in sù, il suo ano si contraeva di tanto in tanto, accompagnando gli impeti di piacere che riceveva dal mio lambire.
Lei principiò a prenderci gusto e mosse il suo sedere altalenandolo sul mio viso ,poi spostò una mano dal divano per metterla sulla mia nuca premendo il mio volto contro di sé.
Io che tenevo le mani sui glutei, li lisciai diverse volte, poi mi separai , le detti la sculacciata e la morsi con passione.
Lei accettò quello stimolo con piacere e in seguito non resistetti dal penetrarle l’ano con la punta della lingua un paio di volte.
Lei si voltò e sorridendo disse “…dai,scemo…” ,mi alzai e finii di svestirmi: il pene sbalzò fuori dai pantaloni sbatacchiando lateralmente contro le mie gambe.
La penetrai da quella posizione, stringendole il culo tra le mani, con una gamba poggiata sul divano l’altra al suolo. Il pene le scivolò dentro senza troppe difficoltà, avvolto dalla sua accogliente vagina.
Lei schiuse la bocca di piacere e per me fu lo stesso: quel connetterci anatomicamente era insieme all’orgasmo, uno degli attimi più gradevoli del rapporto e provare assieme tali percezioni, è qualcosa che crea una magica e unica affinità tra uomo e donna.
Iniziai a spingere con il bacino in un accrescere di intensità, fino a stabilizzarmi su di un ritmo alquanto sostenuto. Lei gemendo teneva il capo verso il basso, con la sua morbida chioma che come i rami di un salice sfiorato dalla brezza, scendevano svestendole il grazioso collo.
Io le presi i capelli delicatamente, raccogliendo una coda di cavallo; lei reclinò il capo all’indietro e io spinsi il pene ancora più vigorosamente dentro lei. Ella tra un sospiro e l’altro disse : “Vai avanti…non fermarti, ti prego…” e io le ubbidii .
Le Passai i palmi sotto la maglietta scivolando con le dita sotto il reggiseno, circondandole i seni con i palmi e li strinsi prudentemente tra le mani. Lei gemette forte di piacere e andò avanti per circa un minuto, trascinata dall’orgasmo che la stava portando verso un vortice di estasi erotica. Io sentivo stanchezza nelle gambe, per cui decelerai per fermarmi e variare posizione.
Lei si sedette ed io finii di spogliare il suo piacentissimo corpo: il suo fisico fine era estremamente in forma, la pelle era come velluto sotto le mie palme e nulla aveva da invidiare a ragazze più giovani.
Le sue gambe sottili mi facevano impazzire e bramavo esserne avvinghiato, scivolando tra di esse.
(continua)
Finalmente dopo settimane di pioggia è arrivato il sole.
Non ne potevamo più di acqua e ci stavamo impigrendo tutti, cane compreso.
Scegliamo di passare finalmente una giornata a passeggiare, non ho voglia di guidare troppo e scegliamo il lago di Como.
Dopo pochi chilometri sono già nervoso, non siamo stati gli unici ad avere questa brillante idea e siamo subito in colonna.
Un’ ora di viaggio e mi rompo le s**tole di guidare, mi fiondo sul primo parcheggio libero e scendiamo verso la spiaggia. Altra pessima idea: nonostante siano solo le nove del mattino non c’è un solo metro quadrato libero, una folla peggio che Rimini.
Ormai indietro non si torna e decidiamo di fare una passeggiata tra i boschi, almeno si diverte il cane.
Ci inerpichiamo lungo una stradina che presto diventa poco più di una mulattiera, in pochi minuti siamo in mezzo ai boschi senza un anima viva attorno.
Poco oltre scopriamo una piccola radura poco visibile dalla strada che fa al caso nostro.
Un piccolo anfiteatro naturale circondato dagli alberi, con erba verdissima e una vista mozzafiato sul lago.
Piazziamo i teli che pensavamo di utilizzare in spiaggia e ci mettiamo comodi a goderci il sole.
Non gira un’anima, quindi mi spoglio e resto nudo come piace a me.
Al solito Ross è restia a spogliarsi, non accetta di mettersi nuda, devo ins****re per farla almeno restare in topless.
La settimana è stata davvero pesante e presto ci addormentiamo entrambi.
Mi sveglio dopo un po’ e guardo Ross stesa al mio fianco. Dopo tutti questi anni il suo corpo continua ad eccitarmi e mi ritrovo in un attimo col coso duro come un sasso.
Mi metto su un fianco accanto a lei e comincio ad accarezzarla lentamente.
Nel sonno borbotta di lasciarla in pace ma non smetto.
Non so se finga o meno di dormire, ma allarga leggermente le gambe, così riesco a scendere e accarezzarle la pancia lungo il bordo del costume.
Pian piano supero l’ostacolo dell’elastico e riesco a far scorrere la mano sulla sua patatina rasata di fresco.
Scendo in basso, separo piano le sue grandi labbra e scendo un poco fino all’apertura.
E’ bagnata fradicia.
Ruoto il dito ben lubrificato, ho voglia di fare il cattivello e la lascio penare.
Lei alza il bacino verso la mia mano e cerca di farsi penetrare.
La accontento, ma è talmente eccitata che un solo dito non sembra bastarle, ne metto subito un secondo che entra facilmente.
Sfioro con le dita la parte alta della sua fichetta, proprio come piace a lei.
E’ davvero molto eccitata e solleva il bacino per sentire le mie dita ancora più dentro di sè
Le sfilo le mutandine e lei allarga istintivamente le gambe piantando i talloni a terra e sollevando ancora di più il culetto.
Ansima forte e rotea i fianchi, sta per venire.
Ha la bocca spalancata e respira a fondo, poi chiude di s**tto le gambe stringendo la mia mano tra le sue cosce, tenendomi contro di sé.
Come sempre aspetto che l’orgasmo si diffonda lungo il suo corpo, godendomi le strette ritmiche della sua passerina tutto attorno alle mie dita, so che tra poco gli spasmi scemeranno, lasciandola molle e soddisfatta in attesa che la penetri.
All’improvviso sento un rumore dietro di me, un piccolo ramo secco spezzato.
Allarmato, mi giro di s**tto e tra gli alberi a pochi metri da noi intravedo una sagoma accucciata.
Guardo meglio e scopro che è un ragazzo che ci sta guardando con un certo gusto.
po’ spaventato trattiene il respiro e resta immobile, ma non si è accorto che il cespuglio non nasconde completamente la sua sagoma. Riesco a vedere chiaramente la sua mano infilata nei calzoncini.
Fingo di non averlo visto e continuo a masturbare piano Ross.
Lei si agita, vorrebbe che la penetrassi, ma ignoro la sua muta richiesta, le accarezzo l’interno delle cosce divaricandole le gambe.
Con la scusa di succhiarle i capezzoli mi sposto leggermente di lato, esponendo chiaramente la sua fichetta allo spettatore.
Con la coda dell’occhio vedo che si è portato un po’ più avanti, ora è a non più di tre metri, separato solo da una piccola macchia di roselline selvatiche.
Sfilo le dita da Ross per accarezzarle il clitoride, così da mostrare bene la sua fessura, fradicia di umori.
Lo sento sospirare piano, da come si muovono le foglie sta indubbiamente massaggiando il suo uccello guastandosi lo spettacolo che gli sto regalando.
La situazione mi sta eccitando tantissimo, ma non so che fare.
Cercando di non farmi notare lo guardo bene.
E’ un biondino, giovane, molto carino. E’ senza maglietta ed il suo petto dorato di una lieve abbronzatura non ha neppure un pelo.
Ha gli occhi fissi in mezzo alle gambe di Ross e se lo sta massaggiando come un matto.
Tento il tutto per tutto, lo guardo sorridendo amichevolmente, spalanco decisamente le cosce di mia moglie e gli strizzo l’occhio.
Senza smettere di sorridere apro ancora di più con le dita la passera e gliela indico con un cenno del capo.
Ha il volto tutto rosso e la bocca spalancata.
A gesti gli indico di calarsi i calzoncini, lui esita, ma evidentemente non vede l’ora di dare sollievo al suo pisello.
Cala i bermuda a mezza coscia e finalmente vedo la sua mano che scorre lungo l’asta.
Ha davvero un pisello di tutto rispetto, lungo, sottile e leggermente ricurvo verso l’alto, con la punta piuttosto grossa e paonazza.
Solo al pensiero di vedere un così bell’uccello entrare ed uscire luccicante di umori da Ross mi fa quasi venire.
Il ragazzo non si avvicina, così gli faccio un inequivocabile gesto di invito con la mano.
Sembra esitare, si alza in piedi mostrando tutta la sua bellezza, è alto e snello, proprio un bel ragazzo come ho sempre desiderato per Ross.
Finalmente sembra decidersi e si avvicina di qualche passo. Ora è a poco meno di due metri da noi. Lo guardo negli occhi sorridendo con aria complice.
Intanto il mio lavoro su capezzoli e clitoride di Ross dà i suoi frutti e Ross comincia a venire di nuovo.
Con i talloni che sembrano scavare il terreno alza prepotentemente i fianchi inarcandosi tutta.
Lo spettacolo è decisamente troppo per il ragazzo che improvviso viene, lanciando lunghi e densi fiotti biancastri che con un ampio arco finiscono sul prato.
Neanche il tempo di ripigliarsi e si alza velocemente i calzoncini e scappa.
Affascinato da quanto ho appena visto non riesco a trattenermi e schizzo anche io sulle tette nude di Ross.
Lei apre gli occhi e mi guarda sorpresa. Farfuglio una scusa qualsiasi mentre lei mi guarda un po’ strano e senza dire una parola si infila gli slip e si asciuga lo sperma da pancia e tette con un fazzolettino di carta.
Con la scusa della pipì mi avvicino al nascondiglio del ragazzo ma non lo vedo più.
Sono però rimaste tracce della sua goduta, ampie chiazze traslucide che colano pigre dai fili d’erba.
Torno accanto a Ross e mi sdraio sul telo.
Chiudo gli occhi e vedo ancora davanti ai miei occhi la scena del ragazzino che si masturba forsennatamente guardando tra le gambe di mia moglie.
Presto mi torna duro e allungo la mano ad accarezzare pigramente la sua pancia.
Lei si mette su un fianco e mi guarda maliziosa.
Mi sorride senza una parola e prende in mano il mio uccello duro, lo smanetta pigra un paio di volte e poi, con una inaspettata agilità, si mette a cavalcioni sopra di me,
sposta di lato il costume e mi guida dentro di sè.
E’ calda, anzi bollente, e bagnatissima.
Si lascia cadere sopra il mio uccello, infilandoselo fin dove riesce.
Appoggia le sue mani sulle mie spalle e struscia la sua patata sul mio pube.
Poco dopo si butta all’indietro e comincia a cavalcarmi velocemente, ha gli occhi chiusi e si morde un labbro concentrata.
Le bastano pochi secondi per venire rumorosamente.
Si sdraia sul mio petto ansante.
Strano che sia venuta così in fretta, soprattutto dopo i due orgasmi che le ho procurato con le mie dita…
Mi viene un dubbio: che facesse solo finta di dormire e che fosse così eccitata a causa del guardone?
(continua….)
Nella prima parte vi ho lasciato con un piccolo dubbio chi sarà mai ad aver aperto quella porta ed averci beccato nel meglio del sesso? Ecco chi è. Al apertura della porta ci fermammo di botto ed ecco che vidimo entrare……… LA MADRE. Sua madre è una signora sui 45 anni ma nonostante un pò le forme formose non era per nulla male anzi una bella donna matura. Alla sua comparsa rimanemmo paralizzati e lo stesso anche la signora vedendo sua figlia scopare con me (poi nei messaggi privati se volete vi dirò perchè c’era ancor di più da rimanere sorpresi), ma la figlia gli fece una proposta indecente alla madre chiedendola di unirsi se voleva (anche perchè la madre era rimasta ormai senza marito da ben 12 anni ed ci aveva fatto la muffa) dicendo ciò la ragazza mi fece cenno di avvicinarmi col cazzo alla madre. L’idea di fottermi madre e figlia mi eccitava tantissimo e quindi col cazzo rigidissimo mi avvicinai alla signora e la avvicinai a me toccandola il culo (il fatto che era formosa la rendeva culo e seno davvero meravigliosi) la signora esitò un pò ma dopodichè subito si abbassò gonna e si tolse maglia mostrando un seno molto prosperoso che quasi non lo reggeva il reggiseno. Non ci pensai 2 secondi e gli slacciai il reggiseno lanciadomi con la testa in quelle 2 bocce spettacolari e mentre gliele leccavo la figlia si mise in ginocchio e iniziò a succhiarmelo. Da lì parti davvero un sesso meraviglioso eravamo ormai tutti e 3 nudi ma la figlia lasciò la precedenza alla madre la quale già era a gambe aperte sul divano e con molto piacere accolse il mio cazzo tra le sue gambe e mi dirigeva con dolcezza e mi chiamava come se fossi suo figlio dicendo << Amore di mamma non preoccuparti a buttarlo con più forza>> dopodichè mi venne voglia di incularla ma la signora non volle darmi il culo e allora si ripropose di nuovo subito la figlia e riprendemmo la pecorina che fu interrotta precedentemente ma stavolta la visione era paradisiaca perchè mentre la inculavo la figlia leccava la vagina della madre davanti a lei e quindi il mio cazzo non riuscì a res****re molto ed accennai che stavo per sborrare. A questo punto si misero entrambe in ginocchio davanti a me e iniziarono a succhiarmelo insieme (vi assicuro che non c’è goduria più profonda di vedere mamma e figlia all’opera) e ormai al colmo del eccitazione non resistetti e sparai sborra sul viso di entrambe. Ormai al colmo mi sedetti mentre madre e figlia si scambiavano la sborra dalle loro bocche in un modo lesbico e passionevole tanto da farmi raddirizzare di nuovo il cazzo dopodichè si misero sedute sul divano accanto a me e rimanemmo un pò abbracciati a parlare di quanto fosse stato bellissimo ed eccitantissimo ma dopo una mezz’ora dal aver ormai finito la figlia si rialzò dal divano e mettendosi in ginocchio davanti a me mi regalò un altro bocchino ma davvero fantastico in modo molto focoso e devo dir sopratutto aggressivo che invase la sua bocca di un mare di sperma il quale stavolta ne fece un eccitantissimo ingoio. Quindi dalla brutta paura che avemmo dell’apertura di quella porta in realtà si rivelò una bellissima sorpresa di sesso con madre e figlia!!!. PER TUTTE LE INFORMAZIONI CHE VOGLIATE SAPERE NON ESITATE A SCRIVERMI NEI MESSAGGI PRIVATI E INOLTRE NON è FINITA ESATTAMENTE QUI. VI ASPETTO IN TANTI CON LE VOSTRE CURIOSITà. P.S RIBADISCO CHE HO FOTO DELLA RAGAZZA MA NON SEXY MENTRE PURTROPPO DELLA MADRE NON HO NESSUN MATERIALE MA POTREI PROCURARMELO ANCHE SE SARà DIFFICILE.
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 3)
– Ora tocca a te Claudio, fammi godere come ti ho fatto godere io……..- Mi spinse la testa verso il suo cazzo, io aprii la bocca quasi senza accorgermene ed il suo cazzo entro’ in bocca.
Mi meravigliai di me stesso, sia per il fatto di aver aperto subito la bocca e di non aver resistito e anche perche’ dopotutto, mi sentivo a mio agio con questo cazzo enorme in bocca e lui che mi spingeva avanti ed indietro la testa.
Cominciai a leccare la cappella ritmicamente mentre le mie labbra si chiudeva sul suo cazzo che entrava ed usciva dalla mia bocca sempre piu’ velocemente.
– Dai fammi godere ora……fammi venire in bocca, cosi’ dopo ti faro’ godere meglio e piu’ a lungo, quando ti inculero’.-
– Mi tirai indietro e provai a dire qualcosa. Volevo dire:-Non ma sei scemo tu non mi inculerai….non l’ha mai fatto nessuno……non voglio.- ma non riuscii a dire niente perche’ lui mi spinse la testa contro il suo cazzo e stavolta non la lascio, ma la tenne ferma.
Il cazzo mi era entrato tutto in bocca e mi toccava l’ugola, poi sentii il primo fiotto di sborra scoppirmi in bocca seguito da tanti altr. Mi sentivo soffocare e iniziai a mandare giu’ quella roba appiccicosa e leggermente salata, mentre lui teneva sempre ferma la mia testa sul suo cazzo. Lo sentii rantolare e gridare il mio nome, poi mi lascio’ la testa e il suo cazzo usci dalla mia bocca con un fiotto di sborra che mi colo’ sul petto sporcando il reggiseno di pizzo.
Avevo ancora la bocca piena di sborra, era venuto in un modo incredibile. Mi leccai le labbra e mi meravigliai anche di questo.
Lui si sdraio sul letto accanto a me a pancia in su.
Il suo cazzo sembrava morto, gli pendeva da una parte ma era ancora cicciotto e lungo.
Mi sembro’ naturale avvicinarmi a lui, e prenderlo di nuovo in bocca. Con la mano cominciai a masturbarlo mentre lo infilavo in bocca e iniziavo di nuovo a spompinarlo.
Sentii di nuovo la sua mano insinuarsi tra le mie cosce che ora erano attraversate solo dal filo di seta del tanga.
Con le dita sposto il filo di seta e comincio’ ad accarezzarmi il buchetto del culo, poi di tanto in tanto mi penetrava con il medio e subito usciva per rientrare velocemente dopo.
Il mio cazzetto mi venne duro, lui se ne accorse e me lo prese in mano.
Intanto il suo cazzo era di nuovo dritto e duro, allora lui me lo tolse dalla bocca e mi disse di sdraiarmi a pancia sotto
Immaginavo che cosa sarebbe successo poi, e da una parte avevo una fottuta paura, mentre dall’altra volevo che avvenisse. Stavo forse scoprendo finalmente la mia vera natura?
Mi venne dietro e mi tolse le mutandine, poi mi apri’ le cosce e sentii colare dalla sua bocca un fiotto di saliva. Lo sentii arrivare sul buchetto del culo, caldo e bagnato, poi sentii il suo dito spingere la saliva ben dentro il buchetto per lubrificarlo.
– Forse ti fara’ un po’ male, ma cerchero di stare attento. – disse lui, mentre io non riuscii a dire niente.
Sentii la sua cappella spingere contro il mio buco del culo, lo sentii penetrarmi a poco a poco, Percepivo la punta del suo cazzo farsi strada tra le pareti del mio sfintere, entrare, violarmi per la prima (e forse non l’ultima) volta il mio buchetto. Sentii il mio sfintere dilatarsi fino a farmi male, poi lo sentii fermarsi mentre percepivo il mio buco del culo che si richiudeva sotto il suo glande.
La cappella era tutta nel mio culo e gia’ mi sembrava troppo.
(continua)
Quando lunedì tornai dopo la scuola vidi una strana automobile davanti a casa mia. Non c’era allenamento di nuoto quel giorno e speravo di farmi un sonnellino, Giacomo ed i suoi genitori erano fuori quella sera ed avrei potuto avere un po’ di tempo per me stesso.
La macchina davanti a casa mi sembrava familiare. Entrai e vidi Alice che parlava con Renzo. Renzo era nella squadra di nuoto con me ed aveva sviluppato una certa rivalità con me. Renzo era anche il primo miglior amico di Giacomo fino a quando non si era messo con Sara, e questo lentamente li aveva separati. Giacomo mi aveva confessato di essere stato innamorato di Renzo, ma che poi ad una riunione di nuoto aveva visto me.
Guardai Renzo per un momento. Se Alice gli stava parlando, di qualsiasi cosa si trattasse, non era niente di buono. “Nick sa qualche cosa.” Disse Alice. “Ma lui non parla.”
“Alice cosa cazzo c’è adesso? Non ne hai fatte abbastanza a Giacomo?”
“Non sarà mai abbastanza.”
“Giacomo è gay?” Chiese Renzo.
“Ti sei già dimenticato di lei?” Risi. “Lei è incazzata solo perché Giacomo l’ha scaricata.”
Renzo si alzò e venne a pochi centimetri dalla mia faccia. “Ascoltami, ti devo sopportare nella squadra di nuoto, ma non voglio che tu coinvolga il mio miglior amico in qualsiasi cosa da checche.”
Io mi avvicinai ancora di più al suo viso. “Io non sto coinvolgeno Giacomo in niente. Te ne accorgeresti se non passassi tutto il tuo tempo con Sara o ad ascoltare quello che dice la mia sorella combina guai.”
Renzo mi spinse ed io lo spinsi. Lui alzò la mano per colpirmi con un pugno. Io abbassai la testa e lo sbattei sul pavimento. “Ragazzi” Gridò mio padre e spostò Renzo prima che potessi colpirlo.
“Signor Vardi.” Disse Renzo detto. “Nick mi ha attaccato.”
“No, prima l’hai spinto tu e hai tentato di dargli un pugno.” Disse mio padre. “Lui stava solo difendendosi. Ora ti suggerisco di andartene.”
Renzo fece l’offeso ed uscì dalla porta. “Alice.” Disse mio padre. “C’entri qualche cosa con tutto questo?”
“Cosa stai dicendo papà?” Chiese Alice sbattendo le ciglia.
“Naturalmente c’entra!” Dissi io. “Diffonde ogni genere di bugie su Giacomo a scuola e Renzo era qui perché crede ad ogni sua parola.”
“Alice vai in camera tua.” disse mio padre. “Con te parlerò più tardi, ora voglio parlare da solo con Nick .”
Alice se ne andò. “Nick siediti.”
Io mi sedetti sul divano. “Prima ha chiamato il papà di Giacomo, ti ha invitato ad andare in gita con loro. Ha detto che potranno essere qui in un’ora. Penso che dovresti andare, sarà meglio che tu stia lontano da tua sorella per un po’.”
Io accennai col capo. “Per favore sii onesto con me, ho sempre saputo che sei diverso dagli altri ragazzi. Aspettavo che tu ti aprissi con me ma il modo con cui hai diifeso Giacomo è stato chiaro, non lo dirò ad Alice o a tua madre, ma tu e Giacomo state insieme?”
Respirai profondamente e poi dissi: “Sì.”
Guardai mio padre e non vidi delusione nei suoi occhi. “Ok, è ciò che volevo sapere. I genitori di Giacomo lo sanno?”
“Sì.”
“Bene. Penso sia meglio che tu lo tenga per te ora. Se Alice sta provocando solo guai a Giacomo immagino il guaio ulteriore che potrebbe provocare se lo sapesse. Giacomo è un bravo ragazzo e è una vergogna che Alice lo tratti così. Enrico è venuto a trovarci e ha detto che potrebbe essere lui il padre del bambino ed abbiamo concordato una prova di paternità. Io parlerò coi genitori di Giacomo e loro, tu, Giacomo ed io ci incontreremo col vostro preside per parlare dei problemi con Alice.”
“Non sei arrabbiato con me?” Chiesi. “No Nick, non lo sono. Non è la vita che avrei scelto per te ma queste cose sono fuori non possono dipendere da me. Tu hai sempre pensato che tua madre ed io preferivamo Alice, non è la verità. Tu sei speciale Nick, e noi abbiamo sempre pensato che tu potevi essere qualsiasi cosa volessi essere, ecco perché ti abbiamo spinto a fare di più. Ora perché non vai a prepararti per andare con Giacomo ed i suoi genitori.”
Mi alzai e mio padre mi diede un grande abbraccio, poi andai nella mia stanza. Mio padre mi seguì ed andò nella stanza di Alice. Poco dopo sentii delle grida. Bussarono alla mia porta. Era mia madre che mi diceva che Giacomo ed i suoi genitori stavano aspettandomi fuori. Mentre uscivo sentii mio padre ed Alice che stavano ancora litigando.
Uscii, Giacomo era sul sedile posteriore della macchina e salii. “Abbiamo un problema.” Dissi.
“Cosa?” Chiese Giacomo mentre la macchina partiva.
“Il tuo vecchio amico Renzo.” E gli raccontai tutto compreso il nostro litigio. Poi anche di mio padre e di quanto mi aveva detto.
Mi divertii con la famiglia di Giacomo, andammo a fare shopping e cenammo in un bel ristorante. Quando parcheggiarono davanti a casa mia, mio padre ci stava aspettando. “Signori Grasso.” disse mio padre. “Posso parlare con voi?”
“Giacomo, Nick perché non entrate?”.Disse mio padre.
Noi entrammo ed andammo nella mia stanza. “Perché succede tutto questo?” Chiese Giacomo. “Perché tua sorella provoca tutto questo?”
“È il suo modo di fare, è sempre stata così,”
Tirai Giacomo a me ed io gli diedi un bel bacio profondo. Giacomo scivolò sulle ginocchia e cominciò a slacciarmi la cintura. “Giacomo, mio padre sarà qui tra qualche minuto.” Dissi.
“E per allora avrò finito.” Disse lui abbassandomi la cerniera dei pantaloni.
Prese il mio cazzo e cominciò a farmi un pompino. Io reclinai la testa indietro quando sentii la bocca di Giacomo salire e scendere sul mio uccello. Feci correre le dita tra i suoi capelli ed assaporai la sensazione della sua lingua che turbinava intorno alla mia cappella. Prima che me ne rendessi conto stavo eiaculando nella sua bocca. Quando ebbi finito di venire mi tirai su i pantaloni e ci baciammo appassionatamente.
Mio padre entrò qualche attimo più tardi. “Ok ragazzi, domani organizzeremo una riunione col vostro preside, preparatevi.”
“Bene.” Dicemmo all’unisono.
Poi Giacomo ed io ci salutammo, il giorno seguente ci sarebbe stata la riunione col preside.
“Cucù! Hai visto ke poi ti ribecco sempre!!! Scommetto ke stai facendo la troia con qualche inpotente intellettuale di quelli ke piaciono a te. Giulia quando scopro dove stai imbos**ta ti porto via di peso e saranno cazzi tuoi!!!!!!!!”.
Spero che questo sms serva a ficcarle in quella zucca marcia che non ho voglia di giocare e che sono arci stufo di correrle appresso come fa un pallettone Montefeltro verso il culo di una lepre; se non fosse per Stefano che lavora nella Polizia Postale, l’avrebbe probabilmente scampata la stronza!
Quando Ste traccerà il segnale della mia ex moglie, piomberò in quella periferica casupola da poveracci in cui si è ficcata e le farò capire una buona volta che nessuno pianta in asso Fabio Asm*d*i. Fabio Asm*d*i non porta i pantaloni, Fabio Asm*d*i è nato con i pantaloni!
Scommetto che Giulia in quel lercio tugurio passerà il tempo ad ascoltare quei dischi da negri con cui mi insozzava i timpani ogni giorno, fino a quando raggiunta la soglia critica di tolleranza, ho sabotato il lettore CD per mettere fine a quello sfondamento di coglioni inesprimibile.
Inoltre, non più riesco a reggere l’oltraggio cui mi ha sottoposto Giulia il giorno che ha deciso girare i tacchi: dover sostenere gli sguardi imbarazzati di clienti e amici che sanno che mia moglie mi ha piantato, mi fa sentire un ritardato mentale e nessuna femmina ha il diritto di trattarmi in questo modo.
Grazie al mio amico tra poco le farò visita e considerando che ho un sacco di amici e clienti tra i suoi colleghi, se non faccio troppe cazzate, sarà difficile che io possa passare qualche grana.
Se è vero come dice il Liga che “ho capito che la paura rende soli”, le farò terra bruciata intorno: sarà così disperata per la solitudine che tornerà da me in ginocchio, annegando nelle lacrime della più tetra disperazione.
La paura è l’arma invisibile più potente che l’uomo abbia mai creato.
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Una maschera beta-bloccante ammanta il mio malessere, coprendo l’angoscia che impietosamente segna il mio viso.
Giusto i momenti spensierati della pausa caffè con i colleghi e le facezie del dottor Riv*ldi, mi risollevano un po’ il morale letteralmente decapitato dall’ ansia.
Non ho ancora acceso il telefono dopo l’sms di Fabio e probabilmente Dario mi starà cercando; a poter tornare a quella notte luganese, eviterei di coinvolgerlo nella mia vita di latitante coniugale.
Un ex-marito geloso e aggressivo è una minaccia non solo per me, ma anche per un nuovo partner e non reggo l’idea che possa capitare qualcosa a Dario.
Fabio era figlio della meschinità e dell’ incoerenza: la goccia che fece traboccare il vaso fu quando mi propose di fare un giro in un privé per fare uno scambio di coppia.
Il primo locale in cui mi accompagnò, mi convinceva poco in fatto di prevenzione: chiesi a Fabio di tornare a casa perché dal punto di vista sanitario, gli avventori del posto mi fornivano scarse garanzie di sicurezza e l’idea di contrarre qualche malattia a trasmissione sessuale, non mi allettava minimamente.
Giungemmo quindi ad una soluzione migliore: entrammo in un’associazione di scambisti gestita da una coppia di piacevoli cinquantenni molto benestanti, che metteva a disposizione ai soci la propria villa sul lago di Garda per serate a base di sesso.
La prevenzione contro le malattie era esplicitata nello statuto e prima di accedervi, fummo “esaminati” dal consiglio dei soci.
Era un sabato sera quando sexy ed eleganti, arrivammo alla villa per la prima volta e consegnati gli esiti dei test-sierologici , ottenemmo il permesso definitivo di unirci agli altri.
Io non ero gelosa di Fabio e considerando la mia bisessualità, gli chiesi se aveva intenzione di condividere con me una delle astanti. L’idea mi venne perché sorpresi sul suo pc un filmino porno in cui 2 giovani donne, condividevano un bel biondino statuario assaporando eccitate il suo enorme cazzo fremente orgasmo che nel finale, eruttava del bollente sperma sui visi delle due damine eccitate.
Ci scambiammo un’occhiata sensuale con una venere bionda accompagnata da un bel moraccione olivastro che farebbe perdere la testa a tante donne nord europee con una fissa per il ruvido e virile tipo mediterraneo.
Dopo quattro chiacchiere con i due e stabilita l’ intesa, decidemmo di venire al sodo.
Ci appartammo in una stanza e io e la bionda dopo esserci spogliate, iniziammo ad incrociare lascivamente le nostre lingue distendendoci su di un bellissimo letto in stile 1600; il corpo atletico e il seno generoso della ragazza che premeva contro il mio,irroravano il mio sesso come mai mi era capitato prima; se poi ci si aggiunge il pensiero che Fabio e il bel moro si sarebbero uniti a noi, raggiunsi un livello tale d’eccitazione da farmi tremare le mani.
Fabio seduto sul bordo del letto ci guardava infiammato sbottonando la camicia velocemente, segno che non vedeva l’ora di raggiungerci.
Io e la donna ci avvicinammo facendolo alzare in piedi, ci posizionammo inginocchiate rispettivamente davanti e dietro di lui: lei che intravedevo tra le gambe di Fabio, gli fece una fellatio e io divaricandogli delicatamente i glutei, iniziai a leccare la zona perineale.
Lui poggiò le sue mani su entrambe le nostre teste e il suo respiro divenne profondo: capivo che lo stavamo mandando in paradiso e probabilmente dentro di se, c’era in atto una prova di forza tra la sua mente e la prostata che rischiava di esplodere in un orgasmo.
Ahimé, lei sapeva il fatto suo e sentii gemere Fabio quando ella ingoiò per intero come una fachira con una spada, il suo durissimo membro.
Fabio si mosse divincolandosi da noi ,ci sdraiammo tutti sul letto e la ragazza si inginocchiò a gambe divaricate sul suo viso, godendosi tutto il piacere che lingua le dava.
Lei cavalcava il viso di Fabio rivolta verso di me ed io dopo averla baciata, mi spostai verso il fondo del letto e presi in bocca il pene del mio ex compagno restando a carponi.
Sentii alle mie spalle una serie di rumori famigliari: strusciare di tessuto, suole che battono a terra e la fibbia di una cintura tintinnare al suolo. Smisi di succhiare il pene di Fabio, utilizzando solo la mano per stimolarlo e mi voltai: il moro era a pochi metri da me, completamente nudo.
Aveva un fisico magro e statuario: le sue ossa erano un’impalcatura naturale di perfezione maschile.
Era il classico uomo che al mare, uscendo dall’acqua, attira tutti gli sguardi incantati delle astanti che si domandano se quello che stanno vedendo è reale o un colpo di Sole.
Pur non superando in altezza il metro e ottanta, le perfette proporzioni del suo corpo, la pelle brunita e l’ispido villo scuro sul suo petto mi lasciarono letteralmente senza fiato, a tal punto che quasi dimenticai di continuare a dedicarmi a ciò che stavo facendo.
Il moro era fisicamente l’antitesi di Fabio, che invece si era adeguato alla tendenza odierna che vede il maschio andare dall’estetista al pari di una donna. Fabio per quanto bello, non aveva quella ruvidezza primordiale che il mondo maschile stava perdendo: il moro era una reliquia sacra della bellezza maschile perduta.
Lui si abbassò con il viso verso i miei glutei, scostando i suoi capelli corvini e mossi dalla sua fronte; dopodiché infilò il viso tra le mie natiche e sentii le sue labbra succhiare il mio clitoride.
Io per l’eccitazione ci misi poco ad avere il primo orgasmo e non mi regolai con la voce; Fabio non fece una piega e non si era ancora reso conto di quel che stava accadendo.
Il moro mise un piede sul materasso e con il suo bellissimo pene ambrato, invase il mio corpo.
Le energiche piacevoli spinte che mi donava talvolta mi toglievano il fiato, tant’è che rimanere concentrata sul pompino che stavo facendo era piuttosto difficile, specie se un’ elettrocuzione orgasmica ti sta per folgorare di piacere.
Non riuscii a trattenere un grido, che fu un acuto degno di Maria Callas che purtroppo, fu l’inizio della fine di tanta poesia erotica. (continua)
Fabio sentendomi venire, scostò dal suo viso la ragazza e nel palesare quel che era successo, andò su tutte le furie.
Io avevo candidamente supposto che avesse acconsentito allo scambio senza remore, spogliandosi di ogni gelosia per il piacere del sesso e per costruire qualche buona amicizia.
Avevamo abbracciato lo statuto dell’associazione e Fabio stava per contravvenire nel peggiore dei modi ad uno dei punti cardine non solo del regolamento,ma dello scambismo.
“Oi, ma che ti prende?!” urlò il moro di fronte all’ incollerita reazione di Fabio; quest’ultimo senza dire una parola, smontò dal letto e gli diede una spinta.
Io e la ragazza ci scagliammo verso di loro per dividerli e in cuor mio stava gemmando un senso di smarrimento ed imbarazzo da levare il respiro.
La lite fu alquanto chiassosa e mise in allarme le camere adiacenti, le cui anime piombarono celermente sul posto per sedare quanto stava accadendo.
Fabio dall’alto del suo ben allenato metro e novanta di taglia, era un soggetto piuttosto problematico da domare:fronteggiando il moro,afferrò un abat-jour e sradicandola dalla presa, colpì l’uomo in pieno volto spedendolo a terra, ferito.
Successivamente , un uomo piuttosto rotondo cercò audacemente di interporsi tra i due per evitare che Fabio potesse infierire ulteriormente sul rivale esanime, ma lui di risposta gli prese la testa tra le mani e gli assestò una testata in pieno volto forte come la martellata di un fabbro.
“FABIO TI PREGO, BASTA!” fu l’unica cosa che mi uscì di bocca e lui esordì con un’assoluta novità nel nostro rapporto: mi prese per i capelli e mi diede una sberla da un megatone.
Crollai come un burattino cui vengono recisi i fili; quando il cervello si riavviò, la prima cosa registrata dai miei organi di senso, fu il calore di una coperta. Ero in un letto ed il tepore piacevolissimo che avvertivo, stava per rimandarmi da Morfeo.
Quando avvertii una sensazione di bruciore e gonfione alla guancia sinistra, aprii lentamente le palpebre e vicino a me, una donna ed un uomo si animarono chiedendomi:“Si sente bene,signora?”.
Un bell’uomo brizzolato dagli occhi chiari con un piacevole accento calabrese, poggiò le dita ai lati della mia gola e guardando l’orologio mi chiese: “Ha capogiro? Dolore alla testa o nausea?” ed io risposi “No, solo un gran male al viso e un po’ di acufeni”.
Dopodiché la donna lì vicino, disse “Signora, quando si sente meglio, ho bisogno di fare quattro chiacchiere con lei.”
Io di risposta dissi: “ La prego mi perdoni, non pensavo potesse…” e lei interrompendomi “Signora, lei non c’entra niente, infatti abbiamo allontanato suo marito che è stato denunciato. Sono avvocata e mi occupo di molti casi di violenza sulle donne e ho visto tante persone come lei caricarsi delle colpe dei propri mariti. Non si colpevolizzi per cose che non ha commesso, anche lei è una vittima in questa situazione.”
Io replicai: ”Guardi, è la prima volta che lo fa, ha solo perso la testa…” e lei prima che potessi proseguire, affermò: “Si inizia con una prima volta e poi non c’è più fine. O meglio, la fine c’è, ma non è per niente lieta. Mi ascolti: pensi bene al suo matrimonio e valuti se è il caso di continuare a vivere con suo marito. Consideri che il suo coniuge era talmente alterato, che in attesa che arrivassero le forze dell’ordine, siamo stati costretti a chiuderlo in uno stanzino che tra le altre cose, ha devastato in preda ad una furia inaudita.”
A quel punto miss Esame di Coscienza, fece un gelido scanning del mio rapporto di coppia: Fabio era tirannico, possessivo e collerico.Un mix che lo rendeva pericoloso.
Tutte le mie amicizie, maschili e femminili, le smarrii nel giro di un anno di fidanzamento per sua volontà.
Le scenate di gelosia per presunti sguardi ad altri uomini o donne, si sprecavano.
Gli episodi rissosi per bisticci futili con il vicinato o in auto, erano ignobili manifestazioni del suo testosterone deragliato.
Mi sentivo ottusa ad aver confidato che con lo scambio di coppia,lui fosse finalmente cambiato. Gli uomini raramente cambiano e una belva antropica come Fabio non si poteva ammansire.
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“Giulia, dove cazzo sei?!” risuonava nella mia mente.
Il mio più grande pregio (…o difetto) era quello di essere ostinato: difficilmente nella mia vita mollavo di fronte a qualche difficoltà.
Sono il classico soggetto cui è meglio non sottoporre un rompicapo, perché potrei dire “goodbye, sonno!” nel tentare di risolverlo.
Decisi dopo 2 settimane, di fare la follia di andare da Giulia per chiarire la faccenda di persona e non nascondo che un suo addio, sarebbe stata una desolante freccia nel petto per me.
Dopo una buona doccia che mi ha levato di dosso i residui di 8 ore di segatura e sudore da lavoro, mi fiondo in direzione Cinisello Balsamo, dove Giulia risiede.
Parcheggiato il mio macinino Renault nei pressi della sua palazzina, passo dinanzi ad un’auto parcheggiata che attira subito la mia attenzione, considerando che non solo era stata vandalizzata da due vistosi buchi circolari in una fiancata, ma era anche l’auto di Giulia.
“No, qui non è stato usato un trapano o un piccone. Questo ha proprio l’aria di essere opera di una cannonata. Qualche John Wayne di periferia, ha tirato fuori il ferro.”
Restai allibito e non ci voleva Maigret per collegare l’accaduto con l’ sms che l’aveva scossa tanto due settimane fa.
All’improvviso un tremulo “ciao” mi coglie alle spalle.
Mi voltai ed era lei, intorpidita come una bambina che è in attesa di una sfuriata incancellabile dopo una marachella.
Io per la sorpresa, mitragliai un: “Giulia scusami, erano giorni che tentavo di chiamarti, ma senza nemmeno una risposta da parte tua, mi ero preoccupato da morire…”
Lei non fiatò, mi corse incontro e mi stritolò tremando come un ufficio nipponico durante un sisma.
La paura le aveva fatto visita e ciò che le aveva portato in omaggio, non era nulla di gradevole.
Entrammo a casa sua e ci stringemmo sul divano a corde vocali disattivate.
Quell’abbraccio mi faceva bene perché anche io sciaguratamente, avevo ricevuto la stessa ospite…(continua)
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 5)
– Oggi ho voglia del tuo culetto, ti vengo a prendere a scuola, liberati di mio figlio, ti aspetto in via Garigliano, la seconda a destra. Giacomo. – rimasi un po’ a pensare, era la prima volta che vedevo il suo nome, lo conoscevo da sempre come il padre di Giorgio.
– Ok – risposi. Avrei potuto dirgli di no, ma da quel giorno in cui mi aveva inculato per la prima volta, non facevo altro che pensare al suo cazzo e anche nel bagno della scuola mi masturbavo e sborravo pensando a lui.
Quando uscimmo dissi a Giorgio che dovevo andare da mia zia che abita li’ vicino e cosi’ mi incamminai verso via Garigliano.
Vidi subito la sua Mercedes blu parcheggiata, mi avvicinai e lui mi apri’ la porta da dentro, poi entrai.
Era eccitatissimo, lo potevo vedere anche dal bozzo nei suoi pantaloni. Non disse nulla, capivo che voleva fare qualcosa ma c’era troppa gente.
Mise in moto la Mercedes e si diresse fuori citta’. Appena fuori si fermo’ ,mi prese la testa e mi diede un bacio. Mi infilo’ la lingua in bocca e cerco’ la mia avvolgendola con la sua, mentre la sua mano si infilava nei miei pantaloni e mi tirava fuori il cazzo. Poi abbasso’ la testa e me lo prese in bocca. Me lo spompino’ per qualche secondo e io venni subito. Gli sborrai in bocca e lui lecco’ avidamente tutto.
Si tiro’ su, con il dorso della mano si puli’ la bocca leccandosi le labbra e mise in moto.
– Ora tocca a te – disse – fammi un pompino mentre guido.
Mi abbassai verso le sue gambe, tirai giu’ la zip, infilai la mia mano negli slip e lo sentii duro duro.
Lo tirai fuori e lo scappellai. – Dai prendilo in bocca, dai – disse prendendomi la testa con la mano e tirandola giu’ verso il suo cazzo. Feci appena in tempo ad aprire la bocca che gia’ lo avevo tutto dentro.
Comincio’ a spingere la mia testa su e giu’ mentre il cazzo mi arrivava fino in gola e mi sembrava di soffocare.
– Muovi la lingua, leccamelo, dai…….fammi godere……ti voglio sborrare in bocca come tu hai fatto a me. –
Sentivo la macchina andare sempre piu’ veloce, avevamo imboccato l’autostrada, con la coda dell’occhio guardai il contachilometri, andavamo a 180 km all’ora.
– Muovi la lingua…..succhiamelo…….accarezzami le palle…..dai…….. – eravamo a 200 all’ora. Sperai che sborrasse subito, avevo paura, e infatti non feci in tempo a pensarlo che un fiotto di sborra mi centro’ l’ugola e mi riempi’ la gola. Tossii, cercando di far uscire il cazzo dalla mia bocca, ma lui mi premette ancora di piu’ la testa sul suo cazzo mentre continuava a sborrare gridando, poi rallento’ e fermo’ la macchina.
Tirai su la testa, la bocca tutta sporca di sborra – Leccati le labbra…..non sprecare niente…..leccatele – mi disse. Obbedii, ormai facevo tutto quello che mi diceva. Poi riparti’.
– Dove andiamo – chiesi
– Nella mia casa al mare – rispose – li staremo tranquilli.
Arrivammo dopo circa 25 minuti. In effetti, essendo fuori stagione, non c’era nessuno. Parcheggio’ la macchina, prese una borsa dal portabagagli ed entrammo in casa.
– Vieni – ed entrammo in camera da letto. – Vai in bagno, lavati e mettiti questo – disse mentre mi dava uno shopper rigonfio – il bagno e’ la’ – aggiunse.
Entrai in bagno, mi tolsi i pantaloni e lo slip e mi accovacciai sul bidet. Mi lavai il cazzo ed il culetto, poi mi asciugai e aprii lo shopper.
Dentro c’era un completino da donna, un reggiseno di pizzo bianco con una mutandina alla brasiliana sempre di pizzo bianco. Lo indossai, era esattamente la mia misura, poi guardai ancora nello shopper, e vidi anche una parrucca bionda dal taglio liscio e corto. Non me la misi, ma uscii dal bagno portandola in mano.
Entrai in camera da letto, lui era sdraiato sul letto nudo e aveva il cazzo in mano, era duro, come prima in automobile e se lo stava menando con un movimento lento e ritmato.
– Metti la parrucca – disse – e vieni qui. – aggiunse.
Me la misi in testa – Vieni qui – ordino’, e me la aggiusto’ calandomela bene sulla testa.
– Come sei carina – osservo’ – sei proprio carina, la mia fighetta carina. –
Mi tiro’ a se’ e gli finii proprio sopra, mi prese fra le braccia e mi bacio, mentre sentivo il suo cazzo strusciarmi sulla pancia. Mi accarezzo’ le cosce ed il culo, poi si lecco per bene il dito medio e infilo’ la sua mano nella mutandina alla ricerca del mio buchetto del culo, poi, una volta trovato spinse il suo dito nel culo. Ebbi un sussulto, sentivo il suo cazzo sulla pancia ed il suo dito nel culo.
– Ti piace? – mi chiese. Ero frastornato, lo guardai con gli occhi semichiusi e dissi – Si –
– Ti piacera’ ancora di piu’ fra poco, quando te lo mettero’ nel culo. – Sentii il suo dito spingersi fin dove era possibile e poi mi bacio ancora in bocca.
Mi resi conto che ero completamente alla sua merce’, volevo che mi penetrasse subito, e non si fece aspettare molto.
(continua)
I giorni rotolavano verso quello del diploma, era difficile per me pensare che presto sarei andato all’università iniziando un nuovo capitolo della mia vita. Avevo un po’ di paura ma mi confortava sapere che Giacomo sarebbe stato con me. Sapevo di essere ancora giovane ma sapevo anche che Giacomo ed io saremmo stati insieme per molti anni.
Venne maggio ed iniziai il mio lavoro di bagnino nella piscina. Non ero solo un bagnino ma insegnavo anche nuoto ai giovani. Mi ero chiesto cosa avrebbero detto i genitori di un ragazzo gay che teneva lezioni di nuoto ai loro bambini, ma poi seppi che avevano chiesto che fossi io a tenere le lezioni a causa del mio successo al campionato di nuoto. Pensai che una volta che i miei genitori avessero preparato la nostra piscina, avrei potuto dare a Giacomo delle lezioni di nuoto o forse meglio di palpazione mentre facevamo il bagno nudi.
Domenica arrivai alla piscina un’ora prima che aprisse, entrai dalla porta secondaria, andai nello spogliatoio del personale stanza e vi trovai Renzo, anche lui era un bagnino ed allenatore di nuoto. Facevamo lezione al mattino e bagnini di pomeriggio. Ma le lezioni di nuoto sarebbero cominciate con le vacanze estive e noi due chiacchierammo mentre ci mettevamo i costumi e cominciavamo ad applicare olio solare alla pelle.
“Sto pensando che quando i miei genitori avranno preparato la nostra piscina darò delle lezioni di nuoto a Giacomo.” Dissi.
“Buon fortuna.” Rise Renzo. “Ho tentato di insegnargli a nuotare per anni, ma non ha mai imparato.”
“Beh, tenterò.”
“Ti riterrò un dio se ci riuscirai. Il meglio che sono riuscito a fare è stato farlo stare in piedi in una piscina, spero che tu abbia migliore fortuna.”
“Perché sarebbe possibile?”
“Io ero solo un amico. Tu sei il suo ragazzo, è probabile che sia una storia diversa.”
Io accennai col capo ed andammo in piscina. C’erano tre vasche, una per i bambini ai primi passi, una piscina con cesti da basket ed un’altra con trampolino. Guardai i ragazzi che cominciavano ad uscire dagli spogliatoi e mi misi sul trampolino.
Con gli altri bagnini mi occupai dei bambini e quando finii il mio turno andai nello spogliatoio del personale e mi vestii. Mentre andavo a casa raccolsi Giacomo, i miei genitori stavano facendo un barbeque. Con mia sorpresa i miei genitori avevano già preparato la piscina e gli invitati ci si stavano rilassando dentro. Mi rivolsi a Giacomo: “Facciamo una nuotata?”
“Non so.”
“Solo un’immersione rapida?”
“Non ho il costume.”
“Ne ho in abbondanza. Sono sicuro che ti andranno bene” Atavo pensando a Giacomo in un paio di speedo.
Giacomo si chinò al mio orecchio e bisbigliò: “Io non so nuotare.”
“Non preoccuparti, l’acqua in questa piscina non è profonda. Ti insegnerò e non ti lascerò affogare.”
“Ok.” Ci scusammo ed andammo in camera mia. Presi due paia di speedo e ne gettai un paio a Giacomo.
“Non hai dei normali pantaloncini da bagno?” Chiese Giacomo.
“Sì.” Dissi sorridendo. “Ma farai una grande figura con quelli.” Mi tolsi la camicia e Giacomo mi guardava.
“Cosa c’è?” Chiesi.
“Mi sentirò strano con questi. Tu sei abituato a portarli nella squadra di nuoto.”
“Giacomo, tu sei nella squadra di calcio, sono sicuro che tutti i compagni ti avranno visto in sospensori che mostrano molto di più. Come vorrei essere uno di quei ragazzi.”
“Oh, va bene.” Disse Giacomo vinto.
Ci mettemmo gli speedo e Giacomo aveva un aspetto incredibile. “Dannazione, come mi sembri sexy, Giacomo!”
“Tu mi sembri sempre sexy!” Disse Giacomo. Io arrossii un po’.
Presi una bottiglia di olio solare e la diedi a Giacomo. “Avrò bisogno che tu me lo metta sulla schiena.”
Mi girai e lui me lo spalmò sulla schiena, poi toccò a me. Prima di farlo cominciai a baciargli la schiena. Lo sentii rabbrividire e lamenta mentre lo baciavo. “Nick, i tuoi genitori hanno ospiti lì fuori!” Disse Giacomo ma io continuai a baciarlo e lui non protestò più ma si immerse nel piacere che gli stavo dando. Dopo la schiena cominciai a baciargli spalle. Gli girai la testa e ci baciammo profondamente. Lo abbracciai e tenni il suo corpo stretto a me. Le mie mani si mossero giù ai suoi speedo, gli estrassi il suo cazzo e cominciai a masturbarlo.
Giacomo si voltò, abbassò i miei speedo e cominciò a menarmi l’uccello. Lo feci sdraiare, gli tirai giù completamente il costume e poi mi tolsi i miei. Lubrificai il mio cazzo, il suo buco e mi spinsi dentro di lui. Mi chinai e lo baciai mentre continuavo a spingere il mio pene dentro di lui. Il cazzo di Giacomo stava strofinando sui miei addominali e sentii un fiotto di sperma caldo tra di noi. Accelerai il ritmo ed eiaculai dentro di lui.
Dopo che ebbi sparato il mio carico restammo sdraiato nella stessa posizione, quando finalmente ci separammo ci baciammo e Giacomo disse. “Ti amo Nick.”
“Anch’io Giacomo.”
“Sarà meglio che ci puliamo e ci uniamo alla festa.”
“Oh sì, Renzo e Tammy saranno qui fra poco.”
Ci lavammo e ci rimettemo gli speedo. Ci rimettemmo l’olio solare ed uscimmo. Andammo in piscina ed io diedi una piccola lezione a Giacomo. Stava facendo progressi quando Renzo e Tammy arrivarono. “Non ci posso credere, tu in piscina.” Disse Renzo raggiungendoci nella piscina con Tammy.
“Non è stato facile.” Dissi io. Non gli piacevano gli speedos che doveva mettersi.”
“Oh chiudete quella bocca voi due.” E Giacomo ci schizzò.
Cominciammo tutti e quattro una guerra di schizzi e giocammo in piscina fino ad ora di cena. Ci sedemmo a mangiare il barbeque di papà, chiacchierammo un po’ del prossimo diploma. “I miei genitori stanno pensando di fare una piccola festa di maturità, ci saranno anche i miei nonni, ma sfortunatamente questo vuol dire che ci sarà anche Alice. I miei nonni non si fidano di Alice e non la la lasciano a casa da sola.
Fu un solo gemito da parte dei tre al pensiero del ritorno di Alice anche per solo alcuni giorni. Mia sorella li aveva importunati a sufficienza. Giacomo aveva frequentato Alice nella speranza di arrivare a me ma non aveva mai dormito con lei. Alice aveva sedotto Renzo e lui aveva creduto per un po’ di essere il padre del bambino non ancora nato, cosa che aveva fatto male a Tammy quando la verità era uscita.
Noi chiacchierammo per il resto della sera. Renzo e Tammy andarono via circa alle otto. Giacomo ed io andammo in camera mia a vestirci e quando fui pronto per portare a casa Giacomo i miei genitori vollero parlarci.
“Nick.” disse mio padre. “Giacomo, stiamo pensando di organizzare una festa per voi, ma c’è una cosa.”
“Lo so, i nonni verranno e porteranno Alice con loro.”
“Sì.” disse mio padre. “Direi che con Alice qui sarebbe una buona idea che Giacomo stia qui, ma i nonni lo vogliono conoscere.”
“Davvero?” Chiesi.
“Sì ho detto loro di te e Giacomo.” disse mio padre.
“Papà. Dovrei essere preoccupato?”
“Chiaramente no. Conosci il loro vicino di casa, il signor Santon?”
“Sì. Quando eravamo piccoli dava sempre dei dolci a me ed Alice.”
“Bene anche lui è gay.” Disse mio padre. “Lo confidò a loro anni fa, lo seppero loro prima di chiunque altro. Ditanto in tanto lo invitavano a cena quando tua zia ed io eravamo bambini. Ho detto loro che sei gay ed avevi un ragazzo e hanno detto che lo sapevano e volevano incontrare Giacomo.”
“Non sanno che Giacomo stava con Alice?” Chiesi.
“Sì, ma lo vogliono.” Disse mio padre e rivolgendosi a Giacomo. “Giacomo, se Alice tenta qualsiasi cosa, fammelo sapere.”
“Bene.”
“Bene Nick, sarà meglio che accompagni a casa Giacomo. Domani c’è scuola.”
Accompagnai Giacomo, ma non potevo fare a meno di pensare alla festa del fine settimana seguente a cui ci sarebbe stata anche Alice.
L’insaziabile Raffa parte 1
Salve lettori , ciò che vi racconto è successo l’estate scorsa..
Mi venne a trovare un amico di vecchia data , non veniva qui in città da parecchio tempo , allora lo invitai a casa per i 10 giorni che doveva rimanere..
Il suo nome è Manuel e per i miei amici lui era una persona figa , perché lui è di colore..tra amici e amiche comunque si andava d’accordo ..aveva stretto parecchio con loro..giocammo a calcetto ci ubriacammo al bar di fra e raffa..
un dì andammo al mare , prendemmo 7 obrelloni e 16 sdraio..Manu mi parlava di qualche amica che voleva scopare , che per lui era parecchio sexy..
Quella mattina dopo aver preso gli ombrelloni e le sdraio tutti vanno in acqua tranne manuel ed io..spettavamo che venissero fra e raffa..dopo quattro chiacchiere arrivano loro ed io noto le grazie di raffa , soprattutto il suo lato b .. aveva un bel costumino quasi a brasiliana credo..un costumino di color verde..manuel rimase a bocca aperta , fra raggiunge gli altri e raffa rimane a prendere il sole…noi parliamo del più e del meno quando raffa arriva da noi e dice :
– ragazzi di cosa parlate
io – del più e del meno , oggi fa un caldo..
lei – eh a chi lo dici sono tutta sudata..
Manu – e perché non vai a fare il bagno?
lei – perché non mi va ,in più ho litigato anche con fra..
io – a ecco , sembrava strano..certo che voi litigate sempre..
lei – eh si va beh ma che ci possiamo fare..è normale..beh ragazzi io torno a prendermi il sole..
Ci fa un occhiolino e si mette sulla sdraio di fronte a noi mostrando il suo culone perfetto!!
– cavolo marco guarda questa , non l’avevo mai notato lo sai?
io sorridendo – eheheh manu lei è una brava provocatrice..
In quel momento raffa si gira dicendo : Manu t posso fare una domanda?
Manu – certo ..
Lei si avvicina si siede con noi e.. : è vero che voi l’avete parecchio grande?
Manu : eh raffa dipende dai gusti ,io poi ho questi boxer larghi per stare comodo e per non far notare niente..
lei – ah ecco..potrei toccarlo così? sai sono proprio curiosa..
Manu rimane impietrito : se proprio vuoi..
Allora raffa senza farsi notare da occhi indiscreti inizia ad accarezzare l’uccello di manuel..fino a prendelo per tutta la mano e muoverlo a mo di sega..manuel aveva raggiunto una buona erezione e anch’io ..raffa sembrava che ad ogni centimetro massaggiato si eccitasse ancor di più..
– wow è proprio grande lo sai..chissà quante ne avrai soddisfatte.. – disse raffa..
Manu – beh dipende da chi piace il cioccolato!
Raffa _ a me piace il cioccolato bianco ( e mi guarda ) e non ho mai assaggiato quello nero..
dopo un po’ tutto si interuppe perché vennero gli altri…manu va in acqua sicuramente per calmarsi , io me la rido..e dopo un po’ vedo raffa che va verso il lido e manu che mi chiama…
Vado da lui e mi fa : quella lo vuole doppio vieni con me..
Allora ci spostammo due spiaggie più in la..arrivammo dietro ad uno scoglio e dopo un po’ vidi raffa..- ehy ragazzi che coincidenza – ah si – le risposi..
Raffa : manu senti .. perché non lo cacci fuori? sarei proprio curiosa di guardarlo..
Manu si tirò giu i boxer ed uscì una cosa enorme , non credevo ai miei occhi..
allora raffa ridendo iniziò a prenderlo tra le mani dicendo : è un problema se te lo massaggio un po’? sai è così carino..
Manu : certo assaggialo anche se vuoi..
Allora raffa iniziò a leccare la cappella e a massaggiarlo lentamente ..con le mani che facevano su e giù e lei che ansimava ad ogni boccata.. io non riuscivo a tenermelo nelle mie bermuda e allora lo tirai fuori ed avverrai la sua mano e la portai al mio pene..
lei li guarda , ci avvicina ed esclama : wow marco il tuo è la meta!!
Allora iniziòa succhiarli entrambi , noi la toccavamo tutta , ce la volevamo scopare , ma lei non volle .. ci voleva succhiare tutto..succhiava una volta uno e una volta l’altro mentre segava come una dannata..ci stava prosciugando .. lei diceva : ragazzi che buon sapore hanno , voglio toglierli il sale..vi voglio ingogliare ..
Raffa succhiava e segava e dopo un po’ venimmo entrambi copiosamente nella sua bocca..la troia ingoiò tutto ed era così sazia che venne tantissimo!!
Manu ed io eravamo prosciugati..lei va via , noi rimaniamo li seduti a goderci il relax..
Manu : non voglio immaginare quella cos’alro sa fare!!
Io – se gli è piaciuto questo , entro qualche giorno vedrai cosa fara!!
La prossima parte a breve
Ero eccitato al pensiero del fine settimana. Avevo una gara di nuoto venerdì sera, poi avrei passato il week end con Giacomo. Il papà di Giacomo, Roberto, aveva scoperto che Giacomo ed io stavamo insieme e lui e la madre di Giacomo ne erano felici. C’era solo il fattore Alice, se avrebbe reso impossibile la vita a Giacomo per il resto dell’anno scolastico e poi durante l’estate.
Alice aveva già minacciato di smascherare Giacomo quando aveva scoperto i porno gay sul suo computer, poi gli aveva rovinato la macchina (anche se non poteva essere provato), di cos’altro sarebbe stata capace mia sorella? Non lo sapevo. Giovedì sera i miei genitori chiamarono me ed Alice in soggiorno.
“Ok.” disse mio padre. “Dato che vi diplomerete fra meno di due mesi vorrei parlare dei vostri piani per l’estate. Nick tu pensi di fare ancora il bagnino alla piscina?”
“Sì.”
“Bene.” disse mio padre. “Così ti farai qualche euro prima di andare all’università. Sono contento che tu e Giacomo andiate alla stessa università, così non avrai problemi di ambientamento col tuo compagno di camera.”
“Giacomo ed io abbiamo già chiesto di essere messi nella stessa camera, così non ci saranno problemi.”
“E’ meglio stare con qualcuno che si conosce, ora si tratta di fare un elenco delle cose e dei libri che ti servono, più in fretta recuperiamo il tutto e meglio sarà quando arriverai a scuola.”
“Ora Alice.” disse mio padre rivolgendo a lei la sua attenzione: “Tua madre ha chiamato l’università e ha chiesto se possono congelare la tua domanda per un anno.”
“Cosa?” Disse Alice sbalordita. “Perché Nick deve andare all’università ed io no?”
“Perché Nick non sta aspettando un bambino.” Disse mio padre. “Non sarà evidente fino al diploma. Poi andrai a stare coi tuoi nonni finché il bambino non nascerà.”
“Cosa!” gridò Alice. Quando mio padre disse i “tuoi nonni” intendeva i suoi genitori che vivevano ad un’ora da noi. I genitori di mia madre vivevano così lontano che era improbabile che Alice andasse a stare là.
“Perchè devo andare là!”
“Perché è il meglio, quando il bambino nascerà potremo darlo in adozione, tu potrai lavorare, andare all’università e dimenticare l’accaduto.”
“Posso abortire.” Disse Alice.
“No, non puoi!” disse mia madre. “Tu hai fatto questo bambino e l’avrai! L’aborto non è una forma di controllo delle nascite. Abbiamo già cercato dei genitori adottivi appropriati.”
Dovevo sforzarmi per non ridere per il trattamento che Alice stava ricevendo dai miei genitori. “Non vogliamo che tu metta in imbarazzando noi e questa famiglia. La polizia sospetta che sia stata tu a rovinare la macchina di Giacomo. Tu non sei in grado di fare il nome di ragazzi che potrebbero essere il padre di quel bambino, in modo da poter far fare una prova di paternità e vedere se la famiglia del padre è disposta a prendersi cura del bambino. Quindi, Alice, ci hai lasciato poche scelte.” Spiegò mio padre.
“E se volessi allevare il bambino!” Disse Alice.
“Hai appena detto che volevi abortire.” disse mia madre. “Quindi è evidente che non sei pronta ad essere madre.” Mia madre vide che ero ancora lì. “Nick, perchè non vai in camera tua, con te abbiamo finito.”
Io accennai col capo, lasciai il soggiorno ed andai in camera mia.
Quando incontrai Giacomo a scuola il giorno seguente gli raccontai di Alice che sarebbe andata via dopo il diploma.
Entrammo nella scuola e ci accorgemmo di sguardi strani e chiacchiere che terminavano improvvisamente. Sembrava che la gente guardasse Giacomo e quando passava distoglievano lo sguardo e la conversazione cessava. “C’è qualche cosa.” Disse Giacomo.
Ci separammo, una ragazza mi si avvicinò e disse: “Esci con Giacomo?”
“L’ho sempre fatto, è il mio miglior amico.”
“Tutta la scuola dice che lui è gay. Tua sorella ha raccontato che è uscito con lei solo per stare vicino a te.”
“E’ pazzia.” Dissi ed entrai in aula.
Mi trovai con Giacomo a pranzo. “È probabile che vada a casa presto.” Disse Giacomo. “Mi guardano, parlano sottovoce.”
Vedevo che stava per piangere. “Lascia fare a me.” Dissi. Alzai lo sguardo e vidi Alice che sembra soddisfatta alla sua tavola. Nessuno sapeva che Alice era incinta. Sapevo che non avrei potuto alzarmi e dirlo, sarei stato nei guai coi miei genitori ma mi venne un’altra idea.
Dopo pranzo avevo un’ora buca così andai in biblioteca e mi misi ad un computer. Inviai una e-mail anonima e circolare di una ragazza che diffonde dicerie su un ragazzo con cui lei usciva ed ora era incinta e quel ragazzo non era il padre del bambino.
Dopo la scuola ero nello spogliatoio a a prepararmi per la gara di nuoto. Mi tolsi i vestiti e mi misi gli speedo. Enrico, un compagno, mi si avvicinò e chiese: “Nick, ho visto una e-mail su una ragazza che sparla di un ragazzo con cui stava e che lei è incinta ed il ragazzo non è il padre del bambino.”
“Sì. Anch’io ho visto qualche cosa del genere.”
Enrico mi tirò vicino a sei. “ Non poteva essere tua sorella, non è vero?”
“Non di sicuro. Ma anche se lo sapessi i miei genitori non vorrebbero che lo dicessi.”
“Tu me lo puoi dire.”
“E perché lo vorresti sapere?”
“Perché se è Alice, potrei essere il padre.”
“Capisco, ne dovrai parlare con Alice.”
“Non la posso sopportare, è matta, io ero così ubriaco quella notte.”
“Ah, l’hai chiavata ma non le vuoi parlere.”
“Ero ubriaco.”
“Senti, potrei parlarne ad Alice e vedere cosa dice.”
Mii girai ed uscii dallo spogliatoio. Seduto sulla panca aspettando il mio turno per nuotare, vidi Giacomo sulle tribune con i miei genitori e quello che più mi colpì fu che anche suo papà, Roberto, era là. Quando mi chiamarono per il mio turno, salii sul blocco, girai la testa e vidi Enrico di fianco a me, ma non sembrava concentrato sul nuoto. Il fischio risuonò, io mi tuffai, nuotai verso l’altro lato della piscina, poi verso il lato iniziale e poi aventi ed indietro. Quando terminai la gara, mi fermai e mi accorsi di aver vinto. Alzai la testa e vidi Giacomo in piedi che gridava felice.
Nello spogliatoio i miei compagni mi stavano festeggiando perché la nostra squadra aveva vinto. L’allenatore disse che avrei anche potuto essere un olimpionico. Io feci la doccia e cominciai a vestirmi ed osservai che Enrico aveva un’espressione strana sul viso. Mi dispiaceva per lui ma la verità doveva uscire.
Uscii dallo spogliatoio e Giacomo stava aspettandomi. “Il mio eroe Olimpico!”
“Ho solo vinto una gara di nuoto, non è il caso di eccitarsi così!
Quando fummo in macchina gli dissi quello che stavo facendo con Alice e quello che Enrico mi aveva detto. “Credo che domani Enrico andrà a trovare i tuoi genitori.” Disse Giacomo. “Ora forse Alice imparerà la lezione.”
Andammo a casa di Giacomo dove i suoi genitori avevano ordinato una pizza che ci aspettava e che, dissero, era per festeggiare la mia vittoria. Dopo aver mangiato Giacomo ed io andammo in camera sua e rapidamente ci spogliammo. Giacomo mi gettò sulla schiena, prese il mio uccello, si lubrificò il buco e si sedette sul mio cazzo. Io pompai dentro Giacomo con forza facendolo lamentare con forza. Mi alzai e lo baciai mentre continuavo ad incularlo. Giacomo finì per sborrare sul mio torace mentre io esplodevo dentro di lui. Restammo sdraiati ed abbracciati e ci addormentammo.
I cesaroni 7 parte tre
LA SCENA ANCORA SI SVOLGE A CASA BARILON
Madre: Lorenzo devi stare molto tranquillo può succedere che spesso ti farai addosso i bisogni
Lorenzo: questo si in effetti succederà ma, mamma sono tranquillo che porto il pannolone
Madre: su su capita spesso che te la fai addosso vero?
Lorenzo: si mi capita sempre, non sento nessuno stimolo, come i bambini che se la fanno addosso e dopo si accorgono della frittata fatta
Madre: ti capisco tesoro mio ma devi stare tranquillo porterai per un po’ di anni il pannolone, però dai con le giuste cure si può sistemare ma Rudi cosa ne pensa?
Lorenzo: ma Rudi veramente pensa che sia cronica
Madre: ma no non è cronica stai tranquillo
LA SCENA SI SVOLGE A SCUOLA DI MIMMO
Maestra: Allora ragazzi state tutti seduti e comodi non potete andare in bagno se non passano le due ore
Mimmo: ma maestra io devo andarci per forza sento un po’ stimolo forte
Maestra: Mimmo smettila non prendermi in giro
Mimmo: maestra devo andarci per forza…..oddio che mal di pancia….ahhhh….prrrrrr….plaf
Maestra: Mimmo ma cosa hai combinato ti sei fatto addosso?
Mimmo: si maestra mi sono fatto addosso
TUTTI I COMPAGNI LO DERIDEVANO?
LA SCENA SI SPOSTA A CASA CESARONI CON UNA TELEFONATA DALLA MAESTRA
Maestra: signora guardi che suo figlio si è fatto la cacca addosso, se per favore lo venga a prendere grazie
Madre: certo lo vengo a prendere subito
A SCUOLA
Mimmo: mamma la maestra non mi faceva andare in bagno, nn la trattenevo più ed uscita da sola la cacca
Madre: non ti preoccupare tesoro (detto all’orecchio) la maestra e stata cattiva con te e noi metteremo in atto il metodo cesaroni cioè la denuceremo
Mimmo: va bene mamma
Madre: si perché la maestra non può non farti andare in bagno, per legge bisogna fare andare in bagno anche quando scappa tantissimo
Mimmo: certo questo e vero non può fare questo
LA SCENA SI SPOSTA A CASA CESARONI
PADRE: Mimmo ma cosa ti è successo sei sporco di popo’
Mimmo: si papà la maestra non mi ha fatto andare in bagno e così me lo sono fatto addosso, non la trattenevo più
Padre:non preoccuparti può capitare però davvero la maestra e stata cattiva
Mimmo: eh già, mi vado a fare la doccia
Padre: va bene a dopo ciao e pulisciti bene
Mimmo:okay!!!
LA SCENA SI SPOSTA A MARZAMEMI
Alice: ehi mamma che sono felice di stare qui mi sento davvero libera, senza questa scuola, ormai ho fatto anche la terza prova, ma quello che temo sono gli orali sa come andranno
Madre: ma non preoccuparti andranno bene solo che adesso sei in anzia ed è una cosa normalissima ma devi stare tranquilla tutto si può risolvere basti avere tenacia e forza di volontà
Alice: eh già mamma ci vuole costanza anche e fiducia
Madre: certo questo si ci vuole tenacia e so che tu c’è l’hai
Alice: certo mamma sono comunque contenta anche di prendermi la granita con te
Madre: e con il tuo ragazzo come va, anche quello e una specie di esame, perché esamini e ti esamina per bene
Alice: si questo lo so che mi esamina bene e mi fa molto piacere stare con lui mi ci trovo davvero bene, sono contenta di stare con lui
Madre: si si anche io sono contenta
LA SCENA SI SPOSTA DI NUOVO A SCUOLA PERÒ QUESTA VOLTA CON I RAGAZZI UNIVERSITARI
Professore: allora ragazzi MIRACCOMANDO fare questo esame bene, e poi sarete laureati
Rudi: Madonna quanto parla questo non la smette di spiegare
Milena: si infatti non la finisce di spiegare e poi con tutte questa chimica e fissato e ossessionato ma come dobbiamo fare
Rudi: già infatti Milena
Milena: comunque adesso vado ci sentiamo
LA SCENA SI SPOSTA IN CHIESA
Don Camillo: il signore e la nostra forza, lui ci può dare una mano lui si che può mandarci una manifestazione dal cielo e in terra…..plaf….plaf….prrrr.
Assemblea: ma cosa e successo don Camillo cose questa puzza
Don Camillo: niente ragazzi il signore come detto prima ha mandato la manifestazione….cioè me la sono fatto addosso
Assemblea: ma non si vergogna che se le fatto addosso?
Don Camillo: si si certo infatti vado scappo
LA SCENA SI SVOLGE A CASA DEL PRETE MENTRE IL PRETE SI CAMBIA
Don Camillo: Madonna quanta ne ho fatto il pannolone e pienissimo ma sarà che ho preso il lassativo di ieri sera? Bhooo