Era la calda dolce estate del 2004 e lavoravo come receptionist nel mio Hotel, a quel tempo come cameriera ai piani lavorava Nico una ragazza di tre o quattro anni più giovane di me che ne avevo all’epoca trentaquattro. Era un po’ di tempo che mi facevo dei pensieri su di lei, mi piaceva un casino, di corporatura minuta, con un bel viso e anche se, era la ex di un mio amico, mi aveva sempre attratto sessualmente fin da quando la conoscevo. Da timidone quale ero però non avevo mai cercato di farle capire quanto ardentemente la desiderassi. Quel pomeriggio lei era sola in cucina a pulire dopo il servizio di mezzogiorno, quando sono andato a fumare una sigaretta sulla porta che dà all’esterno, Nico me ne chiede una e fumiamo insieme sull’uscio. Ritorno alla reception preso da un senso di arrapamento dovuto allo starle vicino e dal caldo estivo che mi aveva alzato il livello del testosterone a bomba. Passata mezz’ora vado in cucina per fumarmi un’altra sigaretta e vedo lei che continua a passare con lo straccio sempre sulle stesse parti come se volesse aspettare ad andare via, come se volesse stare ancora un po’ in mia compagnia. A quel punto stupito da quel comportamento mi faccio coraggio : Nico facciamo qualcosa ? le dico e lei fa un passo verso di me e guardandomi : eh ma cosa vuoi fare ? io le vado incontro a mia volta la stringo a me e la bacio sulla bocca con la lingua, lei subito scosta il viso e mi dice noo cosa fai (sapeva che convivevo ed era amica della mia ragazza ) ma io la bacio ancora al che anche lei comincia a muovere la lingua contro la mia e a spingermela dentro la bocca, è fatta penso dentro di me, mentre le infilo le mani nei pantaloni e fin sotto le mutande inizio a stringerle le chiappe. Mentre la tiro contro il mio inguine, mi accorgo che il mio cazzo è già duro da esplodere e glielo faccio sentire spingendoglielo contro la pancia. A quel punto il mio desiderio era alle stelle dovevo fare qualcosa e subito, avevo troppa voglia di lei. Nico le dico: fammi leccare la fica, la prendo per mano e la porto in una stanzetta comunicante con la reception dell’Hotel. Chiudo la porta con la reception ma quella stanza è solo un divisorio fatta da pareti di legno alte due metri e mezzo e senza soffitto dunque si poteva sentire quello che succedeva nella hall dell’Hotel e viceversa si poteva sentire quello che succedeva nella stanzetta se fosse entrata gente. Ma avevo così desiderio di assaggiarle la patata che ogni altro pensiero sul rischio che potesse entrare qualcuno era completamente estraneo alla mia mente. Lei è li in piedi mi aspetta, ci baciamo ancora poi io mi butto in ginocchio le abbasso I pantaloni e le mutandine e le bacio la patata piano piano. Delicatamente poi comincio a leccargliela e mi sento sempre più eccitato gustandomi l’odore ed il sapore della sua bella figa da trent’enne. La metto a sedere sulla sedia, le abbasso ancora di più gli slip fino alle caviglie in modo da poterle allargare bene le cosce e continuo a succhiare il suo umore. Lei mi prende per i capelli e mi schiaccia la bocca sulla figa mugolando di piacere, sento la sua mano che scende in cerca del mio sesso, mi slaccia I pantaloni e comincia a giocare con il mio arnese mentre io sono ancora in ginocchio che la lecco, ho voglia di baciarla di nuovo sulla bocca per farle sentire il suo sapore mi tiro sù per baciarla ma prima che riesco a farlo lei si è già messa il cazzo in bocca e incomincia a pomparmelo gemendo mi acarezza le palle, me lo succhia per un pò ma poi non resisto voglio avere ancora il suo sesso in bocca, mi risiedo in terra per riuscire ad avvicinarle la mia lingua ma non faccio in tempo che me la trovo seduta sopra che si lascia affondare il mio grosso cazzo dentro la vagina, ci baciamo mentre I nostri corpi sono ormai preda del piacere della carne, ci stiamo sbattendo da qualche minuto quando lei si alza e si appoggia al tavolo con il busto tenendosi con le mani al bordo mi offre il suo corpo a pecorina. Glielo metto dentro e la scopo forte forte da dietro mentre lei quasi grida di piacere e il tavolo sbatte e fa rumore ormai sono al culmine dell’amplesso anche io, estraggo il mio cazzone la prima schizzata è sul culo lei si accorge del fiotto di sperma e velocemente si gira bevendo con avidità il resto del mio piacere, l’adrenalina è alle stelle mi tremano le gambe e ho il cuore a mille ma sono felice, le pulisco la sborra dal culo con il grembiulino che ha ancora legato in vita, si tira sù I pantaloni e va a cambiarsi per andare a casa. Mentre esce sorridendo mi dice: certo che se eravamo su un letto era meglio :), con Nico siamo diventati amanti per qualche mese, ma questa è però un’altra storia.
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Conobbi Laura quando andavo al secondo anno di Filosofia università. Lei aveva appena cominciato il primo anno e faticava ad ambientarsi in quella nuova città, così diversa dal paesino di provincia da cui proveniva, tutto era troppo spaventoso, troppo grande per quella ragazzina un po’ goffa.
Era carina ma non bella: aveva degli occhi molto belli, sì, ma un po’ troppo da bimba abbandonata, incapace di badare a se stessa, di agire. Anche il viso in generale era carino, grazie anche alle lentiggini e ai capelli castano-rossicci e alle sopracciglia ancora più rosse, quasi da irlandese. A rovinarla era la stazza da donnone: era alta un metro ottanta e aveva le spalle piuttosto larghe, il seno piccolo, il culo grosso ma piatto.
Nulla di che ma mi piaceva, e anche i suoi difetti avevano qualcosa di estremamente attraente: quel seno troppo piccolo rispetto alle spalle le permetteva di non usare il reggiseno, lasciando intravedere i capezzoli inturgiditi dal freddo sotto al suo maglione dolcevita. Il culo mi lasciava un po’ più perplesso, sotto i suoi jeans a vita alta immaginavo già un culo sformato, rovinato dalla cellulite nonostante i suoi diciott’anni.
A quei tempi mi ero lasciato da poco e avevo la tendenza a sviluppare cotte passeggere, che svanivano non appena riuscivo a conquistare la ragazza del momento. Molte le abbordavo su Facebook, cercando di capire i loro gusti e iniziando una conversazione sui loro argomenti preferiti, che a volte coincidevano coi miei, mentre altre mi costringevano a documentarmi su enormi cazzate. Quasi tutte erano ragazze del primo anno come Laura, le più facili da sedurre perché appena arrivate, desiderose di conoscere il mondo reale e di lasciarsi alle spalle le timide esperienze sessuali del liceo. All’inizio giocavo con loro per un po’, insegnandogli qualche trucchetto su come far impazzire un uomo, anche perché molte di loro erano ancora troppo inibite: non avevano ancora incontrato una verginella, ma quasi nessuna era stata ancora inculata (riuscii a convincerne solo un paio) e quattro di loro non l’avevano mai preso in bocca.
Con Laura finora non ero riuscito a combinare nulla sia perché il suo brutto corpo un po’ mi scoraggiava, sia perché mi faceva sinceramente simpatia e per ora preferivo frequentarla come amica.
Una sera mi invitò a prendere una birra e rapidamente la serata prese una piega allegra: per la prima volta lei sembrava un po’ più sciolta, forse anche grazie a quel poco alcol. Inoltre l’avevo sempre vista in facoltà, dove arrivava struccata, coi capelli raccolti per nascondere l’arruffamento della mattina, mentre quella sera portava un rossetto bordeaux che le rendeva le labbra particolarmente accattivanti. Alla quarta birra iniziai a seguire la sua bocca e la sua labbra muoversi senza sentirla parlare, iniziando a distrarmi pensando a quella bocca che succhiava il mio cazzo con golosità, muovendo la lingua attorno al glande mentre con la mano mi stringeva le palle, sfiorandomi leggermente l’ano…
“Quindi, ora che si fa?” chiese lei, svegliandomi.
“Non saprei, qua vicino volendo c’è casa mia…” Le parole mi uscirono di bocca senza pensarci, ancora incantato dalla magia delle sue labbra.
“Hai qualcosa da bere, lì?”
“Sì, certo. Ho una bottiglia di amaro in freezer che ci aspetta” di solito ero più cauto, ma stavolta volevo flirtare come si fa nei film.
Mi alzai per pagare e la guardai meglio. Lei era arrivata prima di me e si era già seduta quando ero entrato nel locale, impedendomi di vedere che per una volta indossava non dei jeans ma una gonna che rendeva più giustizia a quel culo che ora mi sembrava più sensuale.
Arrivati a casa mia la feci accomodare sul divano che avevo comprato per la camera. Si tolse il cappotto e poi, visto che avevo acceso i riscaldamenti, anche il maglione, mettendo così in mostra le sue tettine, coperte solo da una canottiera aderente. Quando le guardai mi venne duro in un secondo. Non potevo res****re, non sarei riuscito ad aspettare neanche il tempo di bere quel bicchiere di amaro, così mi avvicinai a lei e l’abbracciai, baciandola in modo quasi caso sulla guancia destra. Lei mi lasciò fare inizialmente senza lasciarsi andare, ma quando le iniziai a baciare il suo lungo collo cominciò a stringere l’abbraccio. Risalii su, infilandole la lingua nell’orecchio e contemporaneamente infilando una mano sotto la canottierina. Le massaggiavo quel seno così piccolo e perfetto, solleticando i capezzoli durissimi con un’eccitazione che non provavo da tempo. Lei ormai iniziava ad ansimare e mentre ci distendevamo sul divano, io sopra e lei sotto, mi infilò una mano dentro ai jeans, iniziando a toccarmi il cazzo che si faceva sempre più grosso.
A quel punto l’unica cosa che dovevo fare darle il colpo di grazia: le alzai la gonna scoprendo che la ‘casta’ Laura indossava non dei collant, come si sarebbe aspettato, ma delle autoreggenti che lasciavano scoperta parte delle sue cosce grosse ma appetitose. Le tolsi il top e subito mi fiondai in mezzo alle sue gambe con la faccia, iniziando a leccarle la figa spostandole le mutandine di lato. Laura ormai ansimava rumorosamente, rendendomi sempre più arrapato. Non era ancora fatta, però: c’era ancora il rischio che la mia amichetta ci ripensasse, limitandosi a farmi un pompino di consolazione. Io invece me la volevo proprio trombare, volevo infilare il cazzo nella sua fica, volevo sbatterla così forte da farle rassodare quel fottuto culone.
Di colpo ebbi un’illuminazione. Mentre lei ancora mi toccava il cazzo le tolsi le mutande, le afferrai le gambi sollevandole sulle mie spalle e iniziai a leccarle il culo mentre cominciavo a masturbarla.
A un certo punto lei mi afferrò la testa e mi guardò.
“Lucio, devo dirti una cosa”
“Dimmi, è tutto ok?” Dovevo giocarmela bene, dovevo essere comprensivo e convincerla a farsi scopare. Lei, tra l’altro, non aveva tolto la mano dal cazzo, quindi proprio non capivo cosa cazzo potesse volere e cominciavo a temere che volesse limitarsi a farmi una sega di merda.
“Allora, io stasera voglio scoparti fino a svenire, ma ci sono delle regole.”
“Regole?” Seriamente, non capivo.
“Sì. Tu puoi prendermi in tutte le posizioni che vuoi ma guai a te se mi vieni dentro. Te lo succhio volentieri, ma non sono la tua schiava e non intendo ingoiare, l’ho fatto una volta e mi è bastato. Inoltre niente sesso anale. Patti chiari e amicizia lunga”.
La ragazza era decisa, mi piaceva. Mi diede solo il tempo di annuire e poi iniziò il delirio.
Mi spinse leggermente, facendomi distendere sul divano e finalmente mi sfilò i jeans del tutto, rimanendo per qualche secondo a osservare il mio enorme cazzo dritto per poi avvicinarsi con la bocca.
A quel punto si fermò e sorrise con malizia. Continuava a menarmelo ma la sua bocca sorridente rimaneva a distanza di sicurezza.
Che cazzo aspettava? Ebbi un’illuminazione e capii il suo gioco: dietro la sua finta autorità si nascondeva un’incredibile voglia di essere dominata. Le afferrai la testa e la premetti contro le mie palle, che lei iniziò a succhiare e leccare in basso, sfiorando ogni tanto con la lingua anche l’ano. Lentamente risalì e venne il momento che avevo tanto aspettato. Lo infilò in bocca mentre con la lingua si concentrava sul prepuzio. Con la mano destra continuava a toccare le palle, mentre con la sinistra iniziò a stimolarsi il clitoride.
La afferrai per i capelli per farle capire che m’ero stancato di averlo leccato e lei iniziò a fare su è giù con la testa, sbavando.
Era molto brava, più del previsto, sembrava che succhiare cazzi fosse la sua passione più grande. Mentre le teneva in bocca la sua lingua non smetteva di girare attorno alla coppola e mi guardava vogliosa.
Rischiavo seriamente di venire da quant’era brava, ma come ho detto non volevo accontentarmi di un pompino.
“Laura, fatti scopare”
Mi guardò e in silenzio tolse la bocca dal cazzo, lasciando che la lingua continuasse a inumidirlo.
Mi tolse la maglietta e si sfilò la gonna, rimanendo solo con la canottiera dalla quale fece fuoriuscire le sue tettine. Le strinsi i fianchi e le infilai tre dita nella figa, ormai umidissima per l’eccitazione.
La feci distendere e, dopo averle leccato un’ultima volta il clitoride, cominciai a scoparla alla missionaria. Infilavo e sfilavo il cazzo con velocità mentre lei con una mano mi stringeva il culo e con l’altra si toccava il seno destro, leggermente più grosso e forse più sensibile dell’altro. Scostai la sua mano e iniziai a leccarle con violenza il capezzolo, mentre lei esplodeva in un primo e violento orgasmo.

Quando si placò mi chiese di cambiare posizione.
“Cosa ti va di fare?” disse
Stavamo solo perdendo tempo con quelle chiacchiere, sapevo già cosa volevo.
“Girati”
Si mise a pecora sul divano. Il culo ora mi sembrava meno brutto, anzi, aveva decisamente il suo fascino.
Era un po’ piatto, è vero, ma era anche completamente liscio, senza l’ombra di cellulite. A quel punto decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e quindi le sputai sull’ano.
Emise un gemito e capii che sì, potevo andare dritto per la mia strada, i suoi tabù stavano crollando. Come se non bastasse, lei stessa disse
“Inculami, ti prego”
Mi stavo eccitando sempre di più, mi piaceva vederla sottomessa a me, lei che mi era sempre sembrata una abbastanza difficile. Volevo evidenziare la mia superiorità e quindi cominciai a ritardare il momento.
“Cos’è che vuoi?”
“Voglio che mi inculi…Inculami!”
“Cosa, non ho capito…”
“Inculami, ti prego, inculami, voglio quel cazzo infilato su per il culo, voglio sentirlo dentro, voglio che mi sfondi il culo, voglio sentire la tua sborra calda inondarmi”
Era venuto il momento di accontentarla. Infilai con forza il mio cazzo lì dentro e capii che no, non ero il primo, ma il buco era ancora abbastanza stretto come piaceva a me.
Iniziai a scoparla con forza, tenendo le mani strette ora sulle chiappe, ora sui fianchi arrivando poi a stringerle i seni, premendo sui capezzoli che erano sempre più dritti. Aumentai il ritmo e cominciai a incularla ancora più velocemente, mentre lei muoveva con destrezza il culo, accogliendo il mio cazzo con un desiderio che dimostrava la sua bravura e la sua fame di sesso.
Sentii il buco del culo stringersi attorno al mio cazzo. Stava venendo di nuovo e anch’io ormai rischiavo di avere un orgasmo da un momento all’altro. Diedi qualche altro colpo deciso e, mentre lei iniziava a urlare le dissi
“Sto venendo anch’io…ma se vuoi possiamo fare un altro strappo alla regola e posso sburrarti in faccia”
“Sì, sì, ti prego, ti prego”
Non me lo feci ripetere due volte. Tirai fuori il cazzo dal culo regalandole un ultimo gemito e l’afferrai per la nuca, sbattendole il mio cazzo in faccia.
Lei lo afferrò e cominciò a menarmelo velocemente mentre leccava ancora la cappella.
Finalmente ebbi la mia esplosione che le arrivò dritto in faccia mettendo la ciliegina sulla torta a quella scopata magnifica. Le chiesi se voleva un fazzoletto per pulirsi ma lei rifiutò e cominciò a leccarsi la faccia e a pulirsi con le mani per poi leccare anche queste, ingoiando il mio sperma fino all’ultima goccia.
Fumammo assieme una sigaretta e poi lei iniziò a rivestirsi.
“Io devo andare, ci si vede in facoltà”.
Le feci un cenno di saluto, sorrisi e lei ricambiò con dolcezza. Rivestendosi aveva rientrata nei suoi panni di ragazzetta impacciata, ben diversa dalla porca vogliosa di cazzo che avevo conosciuto quella sera.