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Quella Prima Volta Sulla Spiaggia Per Nudisti

Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione! Ma vedere tutte quelle ragazze nude, la maggior parte con un fisico mozzafiato, era troppo anche per me ed il mio pisello. Nonostante non fossi proprio timido, ma nemmeno troppo disinibito, su una spiaggia per nudisti non c’ero mai stato. Meglio tardi che mai! Non si dice cosí? Giá, ma intanto io stavo facendo la figura del pivello. Tanta fica insieme all’aria aperta, mi stava eccitando da morire! Meno male che c’era Zara con me, distoglieva l’attenzione.
– “Tranquillo Chase, la prima volta succede quasi a tutti, anzi, c’é a chi ancora dopo anni di frequentazione gli diventa dritto con una folata di vento, te l’ho giá detto!” Mi disse per rompere il ghiaccio.
– “Ti credo. Ma comunque non mi piace fare la figura del novellino. E poi con quel bacio hai peggiorato la situazione… forse dovrei andare in bagno farmi una doccia fredda e magari… alleggerirmi!” Risposi cercando il suo consenso.
– “Ah….. cosí é anche colpa mia? Allora devo cercare di rimediare e risolvere subito il problema” Continuó Zara accennando un mezzo sorriso e allungando dalla sedia di fronte una gamba verso il mio pisello.
In meno di secondo la pianta del suo piede era in mezzo alle mie gambe. Istintivamente sobbalzai dalla sedia, cosí lei posó la sua mano sulla mia come per dire “rilassati”. Inizió prima a giocare con le mie palle, spingendo il suo peso contro i miei testicoli, poi spianando la pianta del suo piede lungo tutta l’asta del mio uccello cercando lentamente di masturbarmi. Contemporaneamente arrivó la cameriera a portarci da bere, una ragazza rossa poco piú che ventenne di un metro e settanta, con almeno una terza di seno e con degli occhi chiari che gelavano il sangue. Ovviamente anche lei era nuda, anzi quasi nuda, le sue tette erano al vento, mentre la sua fica era coperta (scoperta?) da un tanga e questo non faceva che aumentare la mia eccitazione. Cosí mentre posava le nostre bevande sul tavolo, notó naturalmente il mio cazzo dritto ed il piede di Zara che mi stava masturbando. Quasi fosse la cosa più normale di questo pianeta (e forse lí lo era) mi guardó sorridendo poco prima di allontanarsi. Intanto da sotto il tavolo Zara continuava a segarmi, il suo tallone era poggiato sulla mia sedia, ed il pollice strusciava sulla mia cappella. Ovviamente tutto quel movimento che avevo intorno, quel via vai di fiche che giravano, ed il piede che continuava a masturbarmi, non fecero altro che far affluire piú sangue al mio pisello. In altre parole, stavo per eplodere! Inizio a sentire le palle borbottare e lo sperma salire lungo l’asta. Ancora una strusciata di quel piede sul mio cazzo, le sue morbide piccole dita che ruotano sopra la capppella, il mio uccello che pulsa ed una prima spruzzata esce dal mio cazzo. Il primo schizzo viene “fermato” dalle dita dei piedi di Zara che si chiudono intorno al buco della mia cappella, poi appena sente la calda crema, lo richiama a sé. La seconda spruzzata riesco a farla sbattere sotto il tavolo avvicinandolo di piú a me, quindi con la mano cerco di abbassare il mio cazzo a terra per non sporcare ulteriormente, ma é troppo dritto, cosí riesco a malapena a metterlo in posizione orizzontale dirigendo le restanti sborrate verso Zara. Una serie di schizzi si dirigono nel suo interno coscia, lo capisco perché lei china la testa e si guarda in mezzo alle gambe. Allora cerco di spingere ancora di piú verso terra il mio cazzo dritto mentre sborro e sicuramente altre spruzzate finiscono sulle sue gambe o sopra i suoi piedi prima di bagnare la sabbia. Con la mano tengo bloccata la mia asta, la spingo ancora di piú e finalmente riesco a direzionare il mio cazzo verso il basso che continua a schizzare. Dopo una serie di spruzzate, sento le mie palle libere e vedo il mio pisello esalare gli ultimi respiri, pulsare ed espellere le ultime gocce di sperma. Poi abbasso lo sguardo e quello che vedo in terra è un lago di sborra. Dobbiamo andarcene da lí. Nudi si, ma fare sesso in pubblico, o per lo meno masturbarsi, non credo sia consentito. Nel dubbio, é meglio andare. Aspetto qualche minuto prima di alzarmi, giusto il tempo di vedere il mio pisello lentamente abbassare la guardia e tornare allo stato di riposo. Finalmente torna flaccido, abbasso la pelle sulla cappella che tira fuori un’ultima goccia di sperma, mi alzo dalla sedia ed invito Zara a fare altrettanto. Mi dirigo al bancone per pagare il conto e ce ne andiamo senza aspettare il resto.
– “Come devo dirtelo Chase? Non preoccuparti, non sei il primo a cui capitano queste cose in spiaggia” Mi dice Zara mentre con una mano si pulisce dallo sperma spalmandosi lo stesso sulle cosce.
– “Tu dici? Nell’incertezza allontaniamoci” Gli rispondo mentre lasciamo il Bar.
Probabilmente aveva ragione lei, non ero il primo ad avere un erezione in spiaggia, molti uomini e ragazzi non avevano il pisello proprio moscio su quella costa, la maggior parte lo avevano semi eretto. Ma anche le ragazze non sembravano immuni dall’eccitazione di vedere tutti quei volatili, qualcuna ogni tanto sembrava passarsi una mano in mezzo alle gambe, un gesto istintivo che sembrava dire “quanto lo vorrei qui dentro”. Ed anche le altre, quelle che prendevano il sole, quelle che passeggiavano, avevano la fica completamente bagnata. Ma non si capiva se fossero eccitate da tutti quei piselli, o semplicemente unte di crema lá in mezzo. Ma a me non importava l’atteggiamento degli altri, volevo comunque dare l’impressione di essere lí per stare a stretto contatto con la natura, di quello a cui piaceva sentirsi libero. Ovviamente stavo mentendo a me stesso, o almeno in parte, mi piaceva si stare con il pisello all’aria aperta, ma ero in quel posto anche per vedere qualche bella fica e per mostrare il mio fisico senza veli. Dovevo ammetterlo, ero (sono?) un pó esibizionista… no, mi correggo, non lo sono! Come tutti mi piace essere guardato, in piú non ho la timidezza o vergogna di mostrare il mio cazzo al mondo. Il problema era che quel giorno per la prima volta mi sentivo davvero tanti sguardi addosso e la cosa iniziava ad eccitarmi. Se poi all’eccitazione di essere sotto sorveglianza, univo il panorama che mi si presentava ogni due secondi, cioé fica da tutte le angolazioni, non é difficile immaginare come stava il mio uccello. Perennemente in volo!
Quella mattina cercai di arrivare in spiaggia abbastanza presto, per entrare gradualmente in quel nuovo mondo e vedere in quell’ambiente come si comportavano gli altri. Fino a quel giorno tutto quello che sapevo sulle spiagge nudiste lo avevo letto o sentito raccontare da qualcuno. In Rete di foto di persone che frequentavano ambienti o luoghi dove praticare nudismo ne giaravano (girano) una marea, sembravano tutti tranquilli e spontanei, come se fosse la cosa piú (perdonate il gioco di parole) naturale del mondo. Avevo persino visto video ed immagini di adulti che giocavano in spiaggia a racchettoni e tutti quei giochi che si fanno al mare, con i propri figli. Mi chiedevo come fosse possibile permettere a qualcuno di far girare la propria figlia nuda davanti a tutti, magari ancora in fase di sviluppo e con tutte le sue insicurezze o timidezze della sua etá. Senza contare che magari un posto cosí “diverso” poteva essere frequentato anche da gente “particolare”, persone che probabilmente si trovavano lí solo per masturbarsi ammirando qualche corpo femminile dal vivo, piuttosto che segarsi sul computer di casa. Mi domandavo se ci fossero a questo punto luoghi dove tutti potevano stare (adulti e non) ed altri che invece potevano essere frequentati solo da maggiorenni. Questa era un altro dei motivi, o se preferite curiositá, che mi spinse ad andare quella mattina su quella spiaggia della costa Laziale. Vedere chi fossere gli abitanti di quel pianeta. Non erano ancora le nove di mattina, ed una volta messo a fuoco la zona dedicata ai nudisti, cerco un angolo dove mettere le mie cose. Il mare é piatto ed intorno a me non c’é ancora nessuno, mentre mi tolgo i boxer, rimango qualche secondo in piedi con il mio pisello al vento pensando che forse ho sbagliato posto. Decido di sdraiarmi a prendere il sole. Dopo un pó vedo arrivare tre ragazzi, hanno con sé solo dei teli da mare ed indossano gli slip. Simulo indifferenza mentre mi passano davanti e mi guardano accennando con lo sguardo un mezzo saluto, poi si posizionano parecchi metri dopo di me ed iniziano a spogliarsi. Faccio finta di cercare qualcosa nella borsa mentre li osservo/spio. Sono abbastanza sciolti, forse per loro non é la prima volta, noto che due di loro sono completamente depilati mentre il terzo, come me, ha il pene circondato naturalmente da peli. Non posso non notare che i primi due con il pisello rasato, hanno un uccello di piccole dimensioni, ma nonostante questo, si comportano come se niente fosse. Penso che forse lo spirito del nudismo é anche questo, il contatto con la natura senza preoccuparsi del proprio aspetto. Ad avvallare questa mia ipotesi é l’altro gruppo di persone che arriva poco dopo di loro. Per l’esattezza quattro ragazze all’apparenza molto giovani. Di nuovo provo a recitare la parte del tipo disinteressato, questa volta mi metto gli occhiali da sole e guardo il mare verso l’infinito, quando finalmente sono di fronte a me, anche loro non mi degnano di uno sguardo e tirano dritto. Io invece protetto dalle lenti scure, le osservo con la coda dell’occhio. A parte una, le altre tre non sono niente di particolare. Una di loro é anche un pó fuori forma, non brutta, ma nemmeno una gnocca. Un’altra sembra aver lasciato il seno a casa, potrebbe concorrere come tavola da surf 2010 per quanto è piatta! Ma nonostante questo, sono qui, sono su questa spiaggia della costa Laziale dove si pratica nudismo. Le osservo ancora mentre piantano il loro ombrellone tra la mia postazione e quella dei tre ragazzi arrivati dopo di me. Poi una per una iniziano a spogliarsi, a togliersi slip e reggiseno, fino a denudarsi completamente. Nonostante tutto, nonostante il loro fisico non proprio da top model, quelle quattro hanno uno strano effetto su di me e sento lentamente il mio pisello che inizia a gonfiarsi. Provo a controllarmi, ma anche se quelle ragazze definirle fiche era esagerato, sono comunque delle donne e la natura sembrava fare il suo corso provocandomi un’erezione. Mi dirigo verso il mare a cazzo dritto sperando che nessuno mi abbia notato, quando finalmente il mio pisello é completamente coperto dall’acqua, mi fermo e provo a rilassarmi. Dopo un pó lo sento abbassare la guardia e finalmente posso uscire e tornare al mio asciugamano. Ma prima mi fermo ancora un pó ad osservarle, a notare come persino quella piú in carne, che peserá cosí ad occhio e croce una sessantina di Kg, se ne infischia dell’ambiente che la circonda prendendo dalla sua borsa dei racchettoni ed iniziando a giocare con Miss. Tette zero. Quello spettacolo inizia nuovamente ad eccitarmi, allora decido di concentrarmi sul paesaggio di fronte a me. Con scarsi risultati peró, anche se il mio pisello non ha un’erezione completa, é bello teso. Non é dritto, ma nemmeno moscio.
– “Ciao, sei nuovo di qui?” Mi chiede una voce femminile distogliendomi dai miei pensieri.
– “Come? Io….. si, bhé… é la prima volta che vengo su questa spiaggia!” Rispondo guardando negli occhi una splendida bionda e la sua amica alle sue spalle.
– “No, io intendevo dire se è la prima volta che frequenti una spiaggia per nudisti” Mi risponde lei sorridendo.
– “Si, No…. cioé, ci sono giá stato ma lontano da occhi indiscreti… cioè… insomma, é cosí evidente che sono nuovo?” Provo a rispondere accennando anch’io un sorriso.
– “Tranquillo, é cosi per tutti, a qualcuno lo fá ancora dopo anni di nudismo” Mi risponde indicando come fosse la cosa piú normale del mondo il mio pisello gonfio.
– “Comunque io mi chiamo Zara e lei é la mia amica Simona. Quello é il tuo asciugamano? Possiamo metterci vicino a te? Questo lato della spiaggia é uno dei piú belli” Continua lei.
Come potevo rifiutare, come diceva qualcuno, una simile offerta? Cosí mentre le ragazze sistemavano le loro cose, io mi misi a prendere il sole di spalle. La scelta di quella posizione era calcolata, sapevo che di lí a poco si sarebbero spogliate e se il mio cazzo era diventato dritto vedendo da lontano quelle quattro, non osavo immaginare cosa potesse accadere vedendo uno spogliarello ravvicinato di Zara & Simona. Ma la risposta arrivó subito. Una volta messi i propri asciugamani sulla sabbia, le due si tolsero il costume. Le osservai attentamente cercando nei limiti del possibile di non passare per un guardone. Vedo Zara togliersi il reggiseno e le sue tette cadere lentamente verso il basso. Porca miseria quanto é gonfia. La posizione supina impedisce al mio uccello di spiccare il volo, ma lo sento comunque spingere sull’asciugamano. Continuo a spiarla, i suoi grossi seni sono completamente abbronzati, segno di una tintarella presa regolarmente nuda e le sue areole sono dannatamente pronunciate. Poi si toglie gli slip e dalla poca peluria “trasparente” che ha sulla sua fica, capisco che é una bionda naturale. Intanto il mio pisello continua a pulsare sotto di me. Butto un occhio anche Simona mentre si libera pure lei del reggiseno e degli slip. Rispetto a Zara il suo fisico é piú piccolo, minuto, non riesco nemmeno a dargli un’etá. Il suo corpo sembra acerbo, meno prosperoso rispetto a quello della sua amica. La sua fica infatti é completamente liscia e abbronzata. Le sue tette sembrano sode, ma cosí a vista non mi pare possano superare una seconda. Comunque una gran topa anche lei. Intanto sento il mio cazzo tirare e la forte pressione che percepisco mi fá scivolare naturalmente la pelle lungo l’asta, lasciando la mia cappella a diretto contatto con l’asciugamano. Ma lo spettacolo sembra non finire, prima di mettersi entrambe a prendere il sole, si spalmano la crema solare entrambe. Inizialmente fanno da sole, ed io non só su quale delle due concentrare l’attenzione. Cosí alterno il mio sguardo su entrambi i loro corpi. Il gesto é semplice, banale se vogliamo, ma in quella situazione, è come essere sotto tortura. Vedere le loro mani spalmare e distribuire crema in ogni centimetro del loro fisico, non fá altro che aumentare il gonfiore del mio cazzo. Gonfiore che rasenta un’esplosione di sperma improvvisa, quando le loro mani scivolano lentamente in mezzo alle loro gambe per proteggere anche la loro fica dal sole. In questo momento la mia attenzione è rivolta a Simona. La sua fica interamente depilata, sembra luccicare, le sue grandi labbra ora sembrano dannatamente pronunciate con la crema che ne risalta lo spacco. Cazzo! Mi stó sentendo male! Vorrei girarmi, prendere il mio uccello in mano e spalmargli io un pó di crema bianca e calda tra le loro cosce. Ma anche se la voglia é tanta, rimango nella mia posizione. Finalmente le ragazze si sdraiano ed iniziamo a parlare del piú e del meno. La piú piccola, Simona, é di poche parole, mentre Zara che é piú loquace, inizia a raccontarmi la storia della sua vita. Il tempo passa velocemente, ed io finalmente sento il mio pisello rilassarsi, cosí tra un discorso e l’altro, approfitto di un attimo di distrazione delle due per mettermi anch’io con il viso verso il cielo, cercando anche di rimettere a “posto” il mio pisello facendo scivolare nuovamente la pelle lungo la cappella ricoprendo la stessa. Inevitabilmente i nostri discorsi finiscono poi sul campo nudismo, sesso e tutto quello che ruota attorno ad essi. Cosí mentre parliamo, noto che la spiaggia si è quasi riempita. Peró….. devo dire che ce ne sono di persone! Piú di quante ne potessi immaginare.
Poco prima di mezzogiorno squilla un cellulare. É quello di Zara. Sembra che sua sorella sia rimasta chiusa fuori di casa e lei deve raggiungerla per portargli le chiavi. Mentre prepara le sue cose, invita anche Simona ad alzarsi ed andare via. Ma lei sembra voler restare e gli dice che si sarebbe organizzata per tornare in cittá con i mezzi pubblici. Allora io mi inserisco nella conversazione e dico a Zara che potevo accompagnare io la sua amica a casa. Ma Simona insiste, non vuole essere di peso a nessuno e ribadisce che il treno andrá benissimo per tornare in cittá. “Guarda stronzetta che non lo faccio per te, ma per me cercando di crearmi un’occasione per scoparti” Dico a me stesso evitando di esternare il pensiero a voce alta. Cosí decido di accompagnare almeno Zara alla sua auto. Mentre camminiamo, continuo a guardare questo “popolo” di nudisti. Fondamentalmente é come me lo aspettavo, un luogo dove fare per lo piú amicizie a luci rosse. Ora che la spiaggia è quasi piena e passeggiando con Zara al mio fianco, il quadro é quasi completo. Quelli che sono lí per prendere davvero il sole integrale, sono molto pochi. In ordine sparso, noto prima una coppia che si bacia ardentemente con lei che mentre affonda la lingua nella bocca del suo lui, lo masturba senza troppi complimenti. Poi un ragazzo all’apparenza single, che sdraiato al sole si stá facendo una sega mentre osserva le vicine di ombrellone giocare a pallavvolo. In acqua noto un’altra coppia che passeggia mano nella mano con un’apparente scioltezza… “apparente”, perché secondo me stanno “sfilando” per chi li osserva, visto che lui cammina con il dritto e gonfio. Ma quello che riporta all’erezione il mio uccello, é una coppia di ragazze poco piú che ventenni che a turno si spalmano la crema a vicenda sulle spalle e dietro le gambe. Vedere quelle piccole mani sfiorare la loro pelle, entrare leggermente nello spacco del sedere per poi insinuarsi tra le gambe, mi stava facendo scoppiare le palle. Zara mi guarda il pisello dritto, si ferma e mi dice:
– “OK, Chase….. diamo anche noi un pó di spettacolo per il nostro pubblico” Quindi mi prende dolcemente la testa tra le mani e mi bacia.
Non oppongo resistenza, mentre con la mia lingua mi faccio strada nella sua bocca. Allora oso anche io, afferro il suo sedere stranamente fresco e l’avvicino a me. Il mio cazzo dritto si infila tra le sue cosce, strusciando lungo tutto lo spacco della sua fica. L’attrito e la forte erezione, me lo fanno scappellare. Ora la mia grossa cappella è a stretto contatto con le sue fresche labbra. Il nostro bacio dura diversi secondi, secondi nei quali sento tutti gli sguardi addosso a noi. Poi Zara si stacca da me, mi prende la mano e mi invita a continuare la passeggiata. Allora la guardo negli occhi, come per dire: “tutto qui?” mentre camminiamo con il mio cazzo dritto che continua a pulsare. Ma lei come se niente fosse inizia a parlarmi della sorella minore, che é sempre sbadata, poi mi racconta del suo lavoro, dei colleghi arrivisti… insomma, parla di qualunque cosa senza prestare la minima attenzione al mondo che la circonda. Un mondo che invece osserva noi, soprattutto lei che, diciamocelo, é una bella fichetta. Io li noto, li sento questi spettatori, che contrariamente alle previsioni del sottoscritto, non mi fanno piú sentire in soggezione, bensí al centro dell’attenzione. É una bella sensazione e questo mi provoca una costante eccitazione, che per un lungo tragitto mantiene il mio pisello in una perenne erezione. Poi la voce di Zara mi riporta all’attenzione:
– “Chase? Chase sei con me?”
– “Si, certo… solo….. solo non vorrei farti sentire a disagio… con questo dritto da, da… da non só quanto” Gli dico guardando il mio uccello in volo.
– “Disagio? Per me é un complimento! Sai quanti vorrebbero essere al posto tuo o… perché no? Il mio? In questi posti si viene soprattutto per essere guardati. Molti si staranno giá masturbando vedendoci passare e qualcun altro continuerá pure stasera a casa da solo” Mi risponde Zara.
Giá….. qualcun altro continuerá a casa da solo! Qualche nome ce l’avrei. Il mio. Tutti quei discorsi, la gente che ci osserva, quelli che vorrebbero essere al mio posto, quel bacio… tutto premesse per una scopata, ma col risultato finale di un semplice gonfiore di palle! Il mio uccello non ne voleva sapere di abbassare la guardia e Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione!
Finalmente il mio pisello “respira”, non saró entrato nel posto piú intimo di Zara, ma i suoi morbidi piedi avevano comunque alleggerito il mio carico di sperma sotto quel tavolo. Lasciamo velocemente il bar e ci incamminiamo verso la sua auto nella pineta. Una volta arrivati, lei inizia a vestersi deliziando la mia vista con uno spogliarello “al contrario”. Provo a chiederle il numero, cosí… per andare a bere una sera di queste qualcosa. Mi sorride dicendo che non ha carta e penna, ma che se voglio me lo scrive sul mio pisello, visto che non ho dietro il cellulare. Ricambio la battuta rispondendogli che per me andava bene, ma poi finito l’attimo di demenza post masturbazione, mi chiede di lasciargli il mio e che mi avrebbe chiamato lei in settimana. Di norma quando qualcuna mi dice cosí, il piú delle volte non lo fá. Ma mi tengo questa osservazione per me e sulla fiducia gli lascio il mio numero salutandola con un bacio sulla guancia.
La guardo allontanarsi con la sua utilitaria mentre torno in spiaggia. Il posto è sempre piuttosto pieno. Controllo l’ora. È quasi l’una. Non vedo nemmeno Simona. Ah… si! Eccola lí, che nuota in fondo al mare. Ma chi se ne frega di lei. Se la tira troppo per i miei gusti. Mi sdraio prendendo ancora un pó di sole prima di far rientro a casa e reduce da una serata abbastanza vivace, mi concedo qualche minuto di relax chiudendo gli occhi. Poi una voce cattura la mia attenzione riportandomi alla realtá.
– “Cosí ti scotti”
Mi giro su un lato, era Simona che mormorava qualcosa.
– “Come?” Gli chiedo.
– “Se non ti metti la crema lí, ti scotti” Mi dice indicando l’inguine. Cosí abbasso lo sguardo verso il mio pisello moscio tra le gambe e noto che intorno ad esso la pelle é un pó piú chiara rispetto al resto del corpo, ma non poi cosí bianca da ustionarmi. La ringrazio per l’osservazione, ma gli dico che tanto stavo per andare via. Ma lei sembra non aver udito una sola parola di quello che ho detto, cosí prende un tubetto di crema solare ed avvicinandosi me la spruzza sullo stomaco. Inizia a spalmarla prima sui miei addominali, poi sempre piú in basso. Il sangue comincia ad affluire verso il mio pisello, mentre le sue mani continua a diluire la crema anche verso l’interno coscia. Altro che santarellina, la stronzetta mi stava lentamente masturbando. La lascio fare, anche se l’istinto mi dice di toccare pure io qualcosa di lei. Ma voglio godermi questa seduta masturbatoria. Finalmente le sue mani finiscono dove fin dall’inizio aveva intenzione di metterle. Sul mio pisello. Inizia a distribuire la crema su e giu lungo il mio gonfio cazzo che ben presto diventa dritto. Le sue mani poi, una alla volta, iniziano ad afferrarlo dal basso e lentamente le fá risalire lungo l’asta richiudendole a pugno. Gesto che fa ripetutamente per diversi secondi. Sento la sborra nuovamente nei coglioni e mi preparo a venire. Ma Simona molla l’asta per giocare un pó con le mie palle per poi tornare a spalmare la crema nell’interno coscia. I suoi morbidi palmi scivolano dolcemente dalle ginoccia verso su e viceversa. Il cazzo inizia a pulsare, sento lo sperma salire lungo il mio pisello mentre un riflesso incondizionato mi fa fa sobbalzare inarcando leggermente la schiena. Sto per venire. Simona capisce che sono al limite, ma come se niente fosse lascia il mio cazzo pulsare da solo mentre dandomi le spalle si versa altra crema tra le mani. Non resisto… sborro improvvisamente… una lunga intensa schizzata la colpisce sulla schiena, vedo la sborra scivolare verso il basso, fino ad arrivare allo spacco del suo sedere… poi lei si gira nuovamente ed afferra ancora il mio pisello che continua a spruzzare… con le mani piene di crema solare continua a segarmi, aiutando le mie palle a svuotarsi… la sua mano non smette di fare su & giú lungo la mia asta, la sborra non smette di schizzare in tutte le direzioni… finisce sulla sabbia, sul mio petto… le mano di Simona é completamente unta, sperma e crema solare diventano un tutt’uno, fino a quando dopo una marea di spruzzate, il mio cazzo inizia a pulsare a vuoto e quello che si vede sulla punta della mia cappella, non é altro che qualche gocciolina residua di sborra che mischiata alla protezione solare forma una strana schiuma che ricopre la stessa! Poi Simona mi tende la mano, la stessa con la quale mi aveva appena segato e mi dice:
– “Andiamo a farci un bagno?” Come direbbe qualcuno, accetto l’offerta e mi alzo con il cazzo ancora semi eretto. Ne approfitto, ne aprofittiamo per lavarci, poi butto un occhio all’orologio e mi rendo conto che é ora di tornare a casa. Tra lavoro, palestra ed impegni vari, ancora non avevo concluso nulla con lavatrici, spesa e quant’altro. Cosí mi avvicino a Simona, gli dico che devo andare via e se gli serve un passaggio.
– “No, grazie Chase. Come ho detto prima, ci sono i mezzi pubblici” Mi risponde lei.
– “Allora ci sentiamo… fatevi sentire una sera di queste tu e Zara… magari ci beviamo qualcosa in gruppo… o da soli” Gli dico mentre mi avvicino al mio asciugamano.
– “Perché no? Ma se non mi lasci il tuo numero, lo vedo difficile questo incontro” Continua Simona.
– “Ho lasciato il mio numero alla tua amica… quando volete uscire, non dovete far altro che chiamare” Gli suggerisco io.
– “Allora faresti meglio a scrivere tu il mio numero. Io e Zara non siamo poi cosí amiche. La conosco da meno di un mese e non esco poi cosí spesso con lei”.
Meglio cosí, dico a me stesso. Zara mi piaceva, fisicamente era il mio tipo, formosa e non troppo magra, ma Simona… Simona non lo só, risvegliava il ventenne che era in me. Con quel suo fisico minuto, piccolo, quasi da adolescente, mi ricordava le mie prime scopate, le mie prime leccate di fica. E poi quelle sue labbra dannatamente lisce, sarebbe stato un piacere baciarle, per poi penetrarle e sentire lentamente la mia grossa cappella affondare dentro di lei. Cosí prima di andarmene, memorizzo il suo numero sul mio smartphone, la bacio affettuosamente su una guancia e la lascio a godersi il resto della giornata. Mentre mi dirigo verso la mia auto, ancora nudo ma completamente svuotato e con il cazzo che sembra uno straccio, butto un’altra occhiata su questa spiaggia che mi regalato una nuova esperienza. E poi al di lá dei risvolti sessuali piú o meno prevedibili in un contesto simile, non é male stare tutto il giorno palle al vento. Forse ci torneró, magari non qui, mi piace sentirmi libero, ma preferisco farlo quando sono da solo o in dolce compagnia.
Cosí mentre lascio alle mie spalle questo tratto della costa Laziale, penso giá a chi proporre un Week End hot su una qualche isola Italiana: Simona!

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La mia prima studentessa

Racconto trovato in rete su xhamster.

Ero stato assunto da pochi mesi come professore di storia e filosofia presso un istituto scientifico del nord-ovest Italia. La mia prima volta in un scuola superiore dopo gli anni del liceo, ne era passato di tempo e sapevo che tutto o quasi sarebbe cambiato.
Trovarsi dall’altra parte della barricata era ed è una sensazione particolarmente piacevole, il professore è sempre il professore ed avere il coltello dalla parte del manico ha sempre i suoi vantaggi.
Avevo due classi del I anno e due del IV anno, a livello didattico la mia quasi nulla esperienza mi portava a essere sempre poco preciso nelle lezioni e alto di voti nelle interrogazioni, ma a livello professionale non avevo per nulla intenzione di essere un novellino, volevo farmi rispettare e cercare di essere il più imparziale possibile. Dopo il I quadrimestre ero già entrato in sintonia con i mie allievi, sopratutto le classi più grandi mi davano tante soddisfazioni, anche perché interagendo con ragazzi più grandi il livello delle lezioni saliva e alla fine riuscivano sempre a venir fuori spunti interessanti. Si era creato un bel rapporto anche fuori dal consueto orario scolastico, con i ragazzi settimanalmente organizzavamo delle partite di calcetto, per le ragazze il discorso cambiava visto che erano molto più impegnate a chattare su Facebook e a scoprire se avessi o meno una moglie o fidanzata. In realtà ero fidanzato da tempo, ma lei viveva al Sud nel mio paese e non aveva voglia di seguirmi, nella IV vi erano le ragazze più belle ed eccitanti dell’istituto, avrei voluto avere qualche anno di meno per poterle corteggiare e sperare di poterci fare tante cose. Loro d’altronde erano molto spigliate e aperte in tutti i sensi, in classe i commenti su alcune compagne non si facevano attendere, ogni lunedì la lista di chi si erano fatti era sempre aggiornata, Giulia, Laura e Cristina erano le più emancipate, in poche parole erano le tre troie della classe, avevano scopato con tutti i ragazzi del quinto e a quanto pare anche con qualche professore. La mia preferita era sicuramente Giulia, una delle più intelligenti della classe, un tipino molto trasgressivo, con una vena punk che mi faceva salire il sangue al cervello e non solo, inoltre aveva un gran fisico, bionda, occhi verdi, labbra carnose con due piccoli piercing sotto il labbro inferiore, una terza abbondante di seno ed un culo a mandolino che credevo mi parlasse. Credo che avesse intuito che mi piaceva, perché faceva di tutto per attirare la mia attenzione, tra pose provocanti e sguardi ambigui, nell’ultima settimana di maggio avevo deciso di sostenere all’interno dell istituto delle lezioni private a chi era in difficoltà nelle mie materie per aiutarlo a raggiungere la sufficienza. La mia ultima lezione pomeridiana era quasi finita quando in aula si presenta Giulia, in un primo momento la sua presenza mi era sfuggita poi dopo il suo energico saluto le chiese il motivo della sua presenza visto che lei andava già bene, mi rispose se poteva rubarmi un po’ del mio tempo perché non aveva capito l’ultima lezione e il giorno dopo avrebbe voluto venire volontaria per l’interrogazione. Saluto gli ultimi studenti che con sorrisi maliziosi ricambiano mentre noi ci sediamo uno di fronte all’altro, inizio a spiegargli il primo capitolo quando mi stoppa mettendomi una mano sulla gamba.
“Sai prof io sono venuta qui per un altro motivo, non ho avuto mai un prof così giovane e da quando l’ho vista il primo giorno ho voglia di saltarle addosso.”
“Giulia smettila con queste fesserie e mettiti a studiare che io sono il tuo professore e lo sai quale è il nostro limite.”
Risposi confuso con il cazzo che ormai non stava più nei pantaloni.
“Si prof lo posso capire ma sento che anche lei ha voglia di me e nonostante la mia età so già come far perdere la testa ad un uomo, poi questi sono gli ultimi giorni e non ci vedremo più.”
Ormai ero partito, ingrifato al massimo cercavo di frenare le mie pulsioni.
“No Giulia non posso rovinarmi la carriera già prima di iniziarla.”
Non smisi di parlare che si avventò su di me abbracciandomi dandomi un lungo e appassionato bacio, sapeva baciare benissimo la zoccoletta mentre con la mano palpava il pacco ormai enorme, ad un tratto si stacca dicendomi.
“Prof io vado in bagno.”
Facendomi un occhiolino da gran troia, avevo oramai perso le mie inibizioni, sapevo che sbagliavo ma quella fica ormai era l’unica cosa che mi interessava avere, mi precipito nel bagno chiudo la porta, la trovo appoggiata al lavandino mentre si morde il labbro inferiore con fare da troia.
“Bhe allora che ci fai là vieni qui e succhiami il cazzo è il tuo professore che te lo ha ordina.”
Glielo dissi senza alcun pudore, non finisco di parlare che è già sotto con il mio cazzo tutto in bocca, inizia piano piano, prima con delle leccate intorno alla cappella mentre con la mano mi massaggia le palle su e giù, poi sempre più forte sputandomi sul cazzo per inumidirla.
“Allora ti piace succhiarlo al tuo professore?”
“Lo vedi quanto lo hai fatto diventare grosso?”
Cercava di prendere fiato ma con la mano le tenevo la testa, non la mollavo, ero infoiato e volevo soffocarla, ogni tanto la insultavo.
“Lo sai che spompini da Dio?”
“Dove hai imparato ad essere così troia?”
“Hanno ragione i tuoi amici a trattarti da puttana perché è quello che sei, se me lo avessi detto prima ti avrei già fottuta di brutto.”
Dopo avermelo succhiato per bene la girai, la spinsi verso di me gli sbottonai i pantaloni scendendoglieli fino al ginocchio, scoprì che la cagna era senza mutandine con la fica lucida e depilata ormai completamente fradicia.
“Prof voglio il tuo cazzo dentro di me, mettimelo tutto non ce la faccio più.”
Mi supplicò urlando di piacere.
“Ora ti impalo per bene ma tu devi stare zitta altrimenti ci scoprono e poi divento cattivo, hai capito brutta troia?”
Lo infilai senza fare la minima attenzione, entrava con una facilità incredibile, a 18 anni aveva una fica matura e pompava alla grande, intanto alzandogli la maglietta mi accorsi che non aveva neanche il reggiseno, era venuta a scuola solamente per farsi scopare, avevamo raggiunto un bel ritmo, la pecora era il suo mestiere, con le sue mani appoggiate alla porta del cesso cercava di prendere l’iniziativa ma la posizione non l’aiutava ed io le davo dei colpi forti, sempre più forti mentre con una mano le stringevo il capezzolo.
Ormai ero al limite, la troia mi aveva agonizzato e il mio cazzo cercava gloria, la finisco di impalare mentre lei ormai vicina al orgasmo inizia a sgrillettarsi.
“Mia allieva inginocchiati e prendilo di nuovo in bocca che non hai finito di lucidarmi la mazza.”
“Si prof, ora te lo succhi per bene hai una grande mazza e voglio godere ancora.”
Comincia a succhiare avanti e indietro con vigore, non capivo più niente.
“Ahh, si si succhia succhia, vengo, sborro.”
Una succhiata poi un’altra e via una spruzzata violenta che va a finire sui capelli poi sugli occhi e la bocca, me lo succhia ancora passandosi il cazzo sulla faccia e sulle tette mentre con il dito cerca i flotti di sborra fluida sul viso per poterseli mettere in bocca e assaggiare il mio seme.
Io ero ormai esausto, una scopata veloce ma intensa, mentre lei con tutta tranquillità si alza, si rimette i pantaloni e mi dice.
“Grande prof sei bravo ma possiamo fare di meglio, la aspetto giù in cortile per fumarci una sigaretta.”
Hai capito la troia era rimasta contenta ma non del tutto appagata voleva ancora il mio cazzo, infatti nonostante l’anno scolastico sia finito ed io trasferito in un’altra scuola grazie a Facebook ci teniamo sempre in contatto e ogni tanto vado a trovarla e da quanto mi dice sto migliorando di volta in volta.

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)
Mi misi addosso un asciugamano e uscii dalla doccia. Nella stanza c’era un letto molto grande, mi ci buttai sopra e cercai di rilassarmi un po’.
Qualche minuto dopo usci’ anche lui e mi venne vicino. Si sdraio’ sul letto e rimase in silenzio.
Mi addormentai un po’ non so per quanto, ma mi sveglio’ la sua lingua.
La sentivo slinguettare tra le mie cosce, proprio li’ sul buchetto del culo, andava su e giu’ tra le cosce e poi di tanto in tanto si infilava nel mio buchetto.
Mi era venuto il cazzo duro e lui se ne accorse, passo’ una mano sotto le mie cosce e me lo prese in mano.
– Girati – disse – voglio farti un pompino.
Mi girai e lui si getto’ avidamente sul mio cazzo prendendolo tutto in bocca. Sentii la sua lingua girarmi intorno alla cappella mentre le sue labbra scappellavano il mio cazzo.
Comincio’ ad agitare la testa su e giu’ sopra il mio cazzo che diventava senpre piu’ duro e turgido.
Sentivo le palle riempirsi di sborra, avrei eiaculato da un momento all’altro. Se ne accorse anche lui-
– Sborrami in bocca – disse – voglio bere il tuo nettare, e poi cosi’ dopo potro’ starti di piu’ nel culo –
Non fece in tempo a finire, un fiotto di sborra calda gli inondo’ la bocca mentre un rivolo usciva dal lato sinistro delle sue labbra. Lo ingoio’ tutto, mentre un altro fiotto si sostituiva al primo e poi ancora un altro e un altro ancora. Stavo sborrando come non mai.
Mi puli’ bene il pisello e ingoio’ tutto.
In quel momento la porta si apri’ ed entro un uomo. Avra’ avuto una sessantina di anni.
Era un bell’uomo, aitante, robusto con i capelli scurissimi.
– Ecco la tua sorpresa – disse – Sai chi e’ lui? – aggiunse
– No non lo so, dovrei? – risposi
– Lui e’ il Francesco il nonno di Giorgio, mio padre, quello che per primo mi ha inculato quando avevo 12 anni, voleva conoscerti. –
– Piacere – dissi io
– Papa’ spogliati – disse – che incominciamo –
Mi tolse l’asciugamano e mi disse di mettermi a pecorina. Mi venne dietro e sentii il suo cazzo muoversi tra le mie gambe. Poi Francesco comincio’ a spogliarsi. Si tolse la camicia, i pantaloni e rimase in mutande.
Gia’ intravedevo un bel bozzo tra le sue gambe. Mi venne davanti e disse – Toglimi le mutande Claudio –
Alzai le mani e afferrai gli slip ai lati, li tirai giu’ e davanti ai mie occhi apparve un cazzo enorme anche se ancora moscio, con sotto due palle grandissime.
– Prendilo in bocca, dai, fammi un bel pompino – disse
Afferrai il cazzo con la mano destra e lo portai di fronte alla mia bocca, Lo scappellai e aprii la bocca.
Quella enorme cappella scomparve nell mia bocca, la mia lingua comincio’ a leccarla mentre la sentivo crescere e irrigidirsi.
In breve tempo divento’ dura e quasi il doppio. Mi entrava a malapena in bocca. Presi il cazzo con due mani e cominciai a muovere la testa avanti e indietro. Aprii gli occhi per guardarlo.
Era nudo davanti a me. Aveva un bellissimo corpo, da sportivo, due grandi spalle, dei piccoli fianchi e un fisico asciutto. Sicuramente da giovane aveva fatto molto sport. Era proprio un bell’uomo.
Aveva gli occhi chiusi e lo sentivo gemere. Mi afferro’ la testa con le mani e inizio’ a spingerla con forza avanti e indietro.
Intanto Il papa’ di Giorgio aveva puntato la cappella sul buco del culo e spingeva. Lo sentii penetrarmi da dietro. La cappella scivolo’ dentro il mio sfintere ormai abituato a prendere cazzi, e inizio’ a incularmi con un ritmo preciso.
Sembrava quasi che si fossero’ messi d’accordo, quando un cazzo mi entrava nel culo, l’altro mi usciva dalla bocca e così via. Mentro mi inculava mi prese il cazzo e comincio’ a masturbarmi.
Il cazzo del nonno di Giorgio era diventato enorme e entrava a fatica nella mia bocca.
– Ecco vengo Claudio…….sborro – lo sentii dire
Un potente schizzo di sperma mi centro’ le tonsille, facendomi tossire. Non feci in tempo un altro fiotto mi riempi’ la bocca, non riuscivo a respirare, afferrai il cazzo con le mani e lo feci scivolare dalla mia bocca proprio mentre un altro fitto di sborra usciva prepotente e si andava a schiantare sul mio occhio destro e sul naso. Nello stesso momento sentii il cazzo del papa’ di Giorgio che sborrando mi riempiva il culo mentre un altro fiotto dell’altro colpiva il mio occhio sinistro e i capelli.
Sentii il cazzo uscirmi dal culo con un rumore simile ad una scoreggia, ero esausto, mi buttai sul letto a pancia in su, mentre il nonno continuava a sborrarmi addosso, sul petto e sulla pancia, poi mi venne piu’ vicino e mi disse di aprire la bocca.
– Succhiami il cazzo, puliscilo per bene – Mi spinse il cazzo in bocca e io lo leccai avidamente mentre piccoli schizzi di sperma continuavano ad uscire. Lo leccai tutto mentre il papa’ di Giorgio che nel frattempo si era avvicinato a me continuava a sborrarmi addosso, accasciandosi poi accanto a me, seguito dal nonno.
Rimanemmo cosi’ per un po’, poi mi addormentai.
(continua)

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 7)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 7)
Non si fece attendere molto, lo sentii gemere e nekko setsso momento sentii il suo cazzo vibrare nel mio culo. Lo sentii muoversi all’indietro, quasi come se avvesse sparato un colpo e ci fosse il rinculo, mentre un primo fiotto di sborra trovava la strada tra le mie viscere.

Senti la sborra penetrarmi violentemente mentre il suo cazzo dava ancora due o tre spinte per svuotarsi del tutto nel mio culo.

Le sue mani mi strinsero i piccoli seni mentre si avvinghiava a me sempre piu stretto e gemeva.

-Sei la mia puttanella, la mia troietta. Ti sborrero’ neò culo tutte le volte che vorrai. Promettimi che nessuno avra’ mai il tuo culo senza il mio permesso. Giuramelo, solo io ti devo inculare….ohhh – e cosi’ dicendo continuava a sborrarmi dentro.

Poi tolse il cazzo dal mio culo, io mi sollevai leggermente per facilitare l’uscita del cazzo e una scoreggia seguita da un fiotto di sborra gli inondo’ la pancia.

Mi sedetti sul sedile stremato dalle sue spinte edal suo cazzo. Lui si puli’ la pancia, tiro’ su i pantaloni e disse:

– Ora andiamo, ho una sorpresa per te, vedrai che ti divertirai.-

Mise in moto la macchina e parti’. Arrivammo in un albergo sulla Pontina, parcheggio’ lamacchina ed entrammo.

Alla reception disse che ero suo figlio. Il portiere mi diede uno sguardo non mlto convinto, ma non disse nulla e gli consegno’ la chiave della stanza 69, un bel numero.

Entrammo nella stanza e lui mi disse di fare una doccia e che mi averbbe raggiunto dopo.
Entrai nel bagno, mi spogliai e mi buttai sotto la doccia.

Mentre mi lavavo per bene, lo sentii entrare. Era nudo e aveva il cazzo moscio.

– Inginocchiati –disse – e famelo venire duro, prendilo in bocca –

Non me lo feci dire due volte, e mentre l’acqua scrosciava, mi inginocchiai e aprii la bocca.
Lui mi prese la testa fra le mani e la diresse verso il suo cazzo moscio. Lo presi con la mano destra e lo misi in bocca, era morbido e caldo.

Cominciai a leccarlo con la lingua fin dentro la cappella e a succhiarlo mentre gli toccavo le palle e lui spingeva la sua testa contro la sua pancia.

Non ci volle molto precheì diventasse duro e lo sentisi arrivare sino a toccarmi l’ugola.

Le spinte diventarono sempre piuì forti e veloci.
Stava scopando la mia bocca quasi come fosse il mio culo.

La cappella sbatteva contro l’ugola, e si infilavanella gola ostruendola e facendomi tossire ma le sue spinte non si fermavano, poi ad un tratto lo tolse dalla bocca.

Io rimasi in ginocchio con la bocc aperta, mentre lui stringendosi il cazzo con la mano siistra diceva.

– Oddio non voglio sborrare ancora, vieni qui amore, ti voglio sborrare nel culo. –
Cosi’ dicendo mi prese in braccio, mi sollevo’ di peso e mi disse di aprire le game e di metterle intorno alla sua vita.

Mi appoggio contro le piastrelle della doccia e poi sentii il suo dito medio penetrarmi il buchetto del culo.

Io strinsi di piu’ le gambe intorno alla sua vita mentre il mio cazzetto che era diventato duro gli sbatteva sullo sterno.

Mi sollevo’ ancora un po’ e poi lo sentii prendere ilcazzo e puntarmelo sul buchetto del culo.
Spinse dentro con forza e lo sentii entrare prepotentemente nel mio culo, ma non duro’ molto, dopo due spinte sentii di nuovo il cazzo vibrare e inondarmi il culo di sborra mentre lui gridava come un ossesso.

– Ti inculo, ti inculo, sei mio ti sborro dentro, ti inculo.
Rimanemmo sotto la doccia avvinghiati per qualche minuto fino a che il suo cazzo moscio scivolo’ fuori dal mio culo mentre io gli pisciavo sulla pancia. Il mio piscio allora si mischio’ alla sborra che mi usciva dal culo e cadeva sul piatto doccia formandodei ghirigori gialli e cremosi.

– Lavati bene – disse – e riposiamoci un po’, fra poco arrivera’ la tua sorpresa! –

Non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo dopo.
(continua)

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Jack e Carlo (Prima parte)

Jack lanciò un’occhiata alle altre persone nell’ascensore ma non parlò con nessuno. Guardò il pavimento mentre faceva tintinnare le chiavi aspettando che l’ascensore giungesse al suo piano. Lui non guardava gli altri, ma gli altri lo guardavano sempre. Jack era uno splendido modello, non era estremamente alto, circa un metro e settantatre, ma il suoi capelli neri, la sua pelle senza difetti e gli occhi blu ed incredibili attiravano l’attenzione sia di ragazze che di ragazzi. Ma il diciannovenne Jack era ancora vergine anche se era difficile da credere. Da quando aveva sedici sapeva di essere gay, di essere più attirato dagli uomini che dalle donne. L’opinione degli altri su di lui non l’infastivano e non aveva problemi nel dire a tutti che era gay.
Sorrise mentre metteva la chiave nella serratura per aprire la porta del suo appartamento. Già poteva sentire la musica al massimo, dannazione l’avranno sentita anche tre piani sotto probabilmente. Aggrottò leggermente le ciglia, la musica heavy rock non era il suo genere ma voleva dire che Carlo era in casa. Carlo era il suo miglior amico. Si erano conosciuti solo a diciotto anni ma erano diventati amici fissi fin dall’inizio. Due anni quasi e non c’era niente che potesse rompere la loro amicizia. Condividevano un appartamento che per loro ammissione non era eccezionale ma era nondimeno il loro appartamento. Jack era venuto in città per frequentare l’università ed aveva finito per lavorare come fotografo. Carlo era venuto quando aveva 18 anni ma non era mai sembrato disposto a dire perchè aveva lasciato il suo paese.
“Carlo?” Jack dovette gridare per tentare di farsi sentire sopra la musica. “Carlo?” Gridò di nuovo quando non ricevette risposta. Jack sorrise tra di se e scosse la testa. Il suo amico sarebbe diventato un giorno o l’altro sordo se non abbassava la musica. Andò verso la camera da letto di Carlo e spinse la porta. Il suo amico era sdraiato scomposto sul letto, le coperte aggrovigliate intorno alle gambe. Jack si morse leggermente un labbro mentre si toglieva la camicia e si guardava intorno per cercare qualcosa di pulito da mettersi. Non gli piaceva portare i vestiti in cui aveva lavorato tutto il giorno.
Un paio di jeans neri e stretti abbracciavano le lunghe gambe muscolose di Carlo ed abbracciavano le sue anche magre. Non indossava t-shirt, sfoggiando il suo corpo impressionante. Un piccolo anello d’argento forava il suo capezzolo destro ed aveva molti tatuaggi. Il ragazzo si lamentò leggermente nel sonno e si spostò un poco. Girò la testa ed i lunghi capelli neri gli caddero dalla faccia rivelando le sue caratteristiche perfettamente definite, le piene labbra e gli zigomi che avrebbero potuto tagliare il vetro.
“Mhmm..” Borbottò Carlo, le sue labbra perfette si incurvarono in un sorriso. Jack carezzò delicatamente la guancia dell’amico e le palpebre di Carlo si aprirono, aveva occhi così belli, di un tale profondo marrone da essere quasi neri.
Sorrise sonnolento ed allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena. “Ciao baby, tutto bene al lavoro?” Jack non poteva fare a meno di sorridere quando Carlo lo chiamamava baby, gli piaceva essere chiamato baby. Ma Carlo e Jack erano solo amici. Amici intimi, come più non poteva essere possibile, ma ancora solo amici. Jack accennò col capo. “Sì, bene. Cosa hai fatto tutto il giorno?” Carlo alzò le spalle e fece roteare gli occhi. “Università. Giorno diverso, stessa merda.”
Si alzò a sedere e si coprì la bocca con la mano mentre sbadigliava. Jack lo guardò. “Hai visto Max oggi?” Chiese come casualmente. Max era il ragazzo di Carlo. Litigavano continuamente ma nonostante le discussioni ed i tradimenti sembrava veramente che si amassero. Faceva male a Jack, fin da quando l’aveva incontrato aveva sentito molto più per lui che non la sola amicizia ma sembrava ci fosse sempre qualche cosa che non gli permetteva di dirgli quello che effettivamente sentiva per lui, pensava che l’amico non fosse interessato a lui. Inoltre Carlo non era esattamente angelico, aveva avuto un gran numero di ex ragazze e ragazzi e ce n’era sempre abbondanza, più di quanti ne volesse e Jack non voleva essere solo uno della lista, lui gli voleva troppo bene.
“No, ma verrà più tardi.” Rispose sorridendogli, poi lo guardò e sporse le labbra. “Ehi, neanche un abbraccio?” Jack rise piano e si avvicinò per abbracciare l’amico. Carlo sorrise sfacciatamente, lo afferrò per la vita e lo tirò sul letto accoccolandoglisi accanto. Jack si morse le labbra, non voleva che l’amico comprendesse quanto gli piaceva averlo così vicino. L’amico chiuse di nuovo gli occhi appoggiandogli la testa sul torace, poteva sentire le sue lunghe ciglia battere contro la pelle nuda e sentiva che gli stava diventando duro. Si appoggiò indietro contro il muro costringendosi a non pensare a quello che voleva in quel momento. Voleva disperatamente tirare Carlo a se e baciare quelli labbra perfette, voleva sentire la liscia pelle di seta del suo amico pigiata contro la sua…
“Jack?” la voce di Carlo interruppe i suoi pensieri e probabilmente era meglio. “Sì?” Rispose. “Io ti amo, lo sai.” Borbottò Carlo. Jack sentì le labbra di Carlo strisciare contro il suo torace mentre parlava. La sensazione era troppa e Jack si alzò rapidamente dal letto. “Anch’io ti amo.” Rispose rapidamente. “Tutto ok?” Chiese Carlo guardandolo con preoccupazione. “Sì, sto bene, sì.” Mormorò Jack evitando di incontrare il suo sguardo. “Allora uscirai stasera?” Chiese sempre senza guardarlo negli occhi.
Carlo sorrise furbescamente e gli fece l’occhiolino allegramente. “Penso che potremmo stare qui se capisci quello che voglio dire.” Rise piano e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto. Il CD giunse alla fine e smise di suonare facendo sembrare l’appartamento molto più quieto, più vuoto. Una bussata alla porta ruppe il silenzio e Carlo sorrise perché sapeva di chi si trattava, poi andò ad aprire.
Prima che raggiungesse la porta l’amico di Carlo gridò dall’altro lato: “Carlo, devo stare qui fuori tutta la sera o vieni ad aprire?” Carlo aprì la porta, Max gli sorrise e lo spinse delicatamente contro il muro, chinandosi per baciargli leggermente le labbra: “Ciao.” Mormorò.
Max era lievemente più alto di Carlo, con un corpo ben fatto e la pelle leggermente abbronzata, i capelli erano marrone scuro ma se li tingeva frequentemente di tutti i generi di colori, quel giorno non era un’eccezione. I capelli lucenti erano rigati di un brillante rosa che metteva ancora più in risalto gli occhi grigio ardesia. Indossava un paio di jeans larghi e laceri abbassati sulle anche ed una felpa grigia con cappuccio. Per quello che poteva vedere Carlo, non portava camicia.
Fece scivolare le braccia intorno alla vita di Carlo e lo tenne pigiato contro il muro approfondendo il bacio, mentre carezzava con la punta della lingua il suo labbro inferiore. Il ragazzo aprì volentieri le labbra e si lamentò quando sentì la lingua dell’amico scivolare nella sua bocca. Max sorrise furbescamente, sapeva precisamente come Carlo voleva essere baciato e non esitò nel dargli ciò che voleva. La lingua strofinò lentamente contro Carlo e gli morse un labbro. Un brivido scese lungo la spina dorsale del ragazzo che pigiò il suo corpo ulteriormente contro l’amico, la sua pelle stava cominciando a formicolare in attesa.
Non notarono che Jack era passato nell’atrio ed aveva lasciato l’appartamento chiudendosi la porta dietro le spalle.
Improvvisamente Max si tolse e sorridendo col suo sorriso sfacciato “Così cosa vuoi fare stasera?” Chiese innocentemente girandosi per andare in soggiorno. Carlo non rispose immediatamente restando incollato al muro. Seguì Max e si mise di fronte a lui guardandolo negli occhi. “Lo sai benissimo quello che voglio fare.” Disse piano aspettandone la reazione. “No, perché non me lo dici baby?” Chiese l’altro anche se sapeva quello che voleva dire. “E’ tutto il giorno che penso a te, ieri non ti ho visto, sono fottutamente eccitato ed adesso tutto quello a cui posso pensare è di portarti in quella camera da letto e fotterti alla morte.” Rispose Carlo calmo, non sorrise o arrossì, solo disse semplicemente quello che stava pensando.
A sentirlo parlare così Max si accese e gli afferrò la mano trascinandolo verso la camera da letto, si chinò a baciargli il collo, il cavo della gola per salire alla linea della mascella. Carlo frignò e le sue dita tremavano mentre armeggiava con la zip della felpa dell’amico. Dopo un po’ riuscì ad aprirla e gliela fece scivolare sulle spalle; gli carezzò le braccia mentre ammirava i muscoli che sentiva sotto la pelle.
Ancora una volta Max lo spinse contro il muro e gli sfibbiò abilmente la cintura con una mano. Un lamento scappò dalle labbra dell’amico ed il suo respiro divenne più veloce, aveva dannatamente bisogno di Max. La stoffa dei jeans stretti era dolorosa contro la sua erezione. Le labbra di Max lasciarono il suo collo ed alzò lo sguardo. “Cosa vuoi, baby?” Chiese piano, le sue labbra ad appena due centimetri da Carlo che borbottò incoerentemente qualche cosa e Max alzò un sopracciglio, le sue dita giocavano col capezzolo forato di Carlo. “Ho detto che voglio che tu mi succhi.” Parlò forte questa volta ma Max scosse la testa, guardandolo ancora con espressione indagatrice. “Voglio le tue labbra calde, bagnate che scivolano su e giù sul mio cazzo… Dannazione Max, sono così duro e ne ho veramente bisogno, per favore…” la voce sfumò e lui guardò implorante il suo amico. Max non disse niente e si inginocchiò trascinando in basso i jeans stretti di Carlo; sorrise vedendo che non indossava mutande. Carlo si morse il labbro inferiore e si appoggiò al muro per evitare che il suo corpo tremasse troppo nell’attesa. L’amico chiuse gli occhi per un secondo, il profumo di Carlo era così buono da fargli sentire la testa leggera. “Max per favore…” bisbigliò Carlo, non poteva aspettare più a lungo. A Max piaceva quando Carlo lo implorava e questo gli fece diventare l’uccello ancora più duro. Leccò lentamente la testa del cazzo, sentirlo gemere di piacere gli fece aumentare il desiderio di lui e cominciò lentamente a succhiare la testa strisciandogli sopra la lingua ruvida. Dopo un minuto fece scivolare le calde labbra bagnate giù su tutti i grossi 20 centimetri del suo ragazzo e li prese profondamente in gola. Carlo gridò in estasi, Max era così bravo a succhiare il cazzo e riusciva sempre a farlo venire. Max continuò a far scivolare le labbra su e giù sull’asta pulsante. “Max, sto per sborrare…” Gemette Carlo mettendogli le mani sulle spalle, afferrandolo più strettamente mentre il piacere diveniva ancora più intenso.
Max si tolse e calciò via i jeans rimanendo nudo anche lui. “No Max, no, non puoi fermarti!” Protestò Carlo, era così vicino e si sentì indifeso quando l’amico smise di succhiarlo. “Io posso fare quello che mi piace…” disse Max, gli piaceva stuzzicarlo, lo faceva eccitare ancora di più. “Inculami, voglio sentire il tuo grosso uccello duro nel mio sedere, per favore, baby, non lasciarmi così…” disse ansante Carlo.
Nello stesso momento Jack metteva la chiave nella serratura e rientrava nell’appartamento. Passò davanti alla camera da letto di Carlo per andare verso la sua. Si fermò quando sentì la voce di Carlo, strinse i pugni, odiando il fatto che un altro ragazzo potesse fare gridare così di piacere il suo amico. Sbattè furiosamente la porta del bagno, aprì l’acqua della doccia e si strappò i vestiti di dosso.
Max afferrò Carlo per la vita e lo piegò sull’orlo del letto; gli si mise dietro e fece correre un dito nella fessura tra quelle due natiche perfette. “Non farmi aspettare cazzo!” sibilò Carlo, non poteva res****re più a lungo, aveva bisogno che lo inculasse. Max spinse tutti i suoi 22 centimetri nel sedere caldo e stretto di Carlo che gridò per il dolore che lo lacerava e strinse le lenzuola nei pugni. Ma Max non rallentò, spinse più profondamente dentro di lui inculandolo più forte e più velocemente che poteva. “Dio Carlo, il tuo sedere è così dannatamente stretto!” grugnì. Carlo non poteva rispondere, la sua bocca era spalancata ed ansava per la sensazione del suo ragazzo che lo riempiva immergendo e togliendo il cazzo dal suo buco. “Ohhh cazzo! Non posso res****re di più, vengo baby.” anelò Carlo. Max continuava a spingere profondamente dentro di lui e gli baciava la nuca. La gentilezza del bacio unita all’inculata incredibile lo portarono al limite e gridò mentre veniva con forza. Il suo amico si unì a lui pochi momenti dopo, gli spruzzi del suo caldo sperma furono sparati profonfamente nel culo di Carlo che tremò in tutto il corpo.
Max rotolò via sdraiandosi sul letto, tirò l’amico nelle sue braccia e lo baciò delicatamente sulle labbra. “Sei stato onestamente la miglior inculata che abbia mai avuto.” Mormorò contro le labbra del ragazzo. Carlo sorrise e tracciò con la punta delle dita il torace di Max. “Maxxie?” Chiese allegramente. “Cosa c’è?” “Stavo chiedendomi… Quale è la tua ultima fantasia?” Max rise piano. “Perchè lo vuoi sapere, carino?” Disse alzando un sopracciglio mentre lo guardava.