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Dalla ragazza del doposcuola e non solo…

Quest’anno mi sono iscritto ad un doposcuola per farmi aiutare da una ragazza. Tutto l’anno ci sono andato e apprendevo gli insegnamenti a suon di cazzo duro, perchè lei è una ragazza di 26 anni, bionda e molto sexy. Spesso chiedevo di andare in bagno per frugare nella sua cesta dei panni sporchi e prendere qualche sua mutandina sborrandoci dentro anche perchè essendo sporche per me odoravano dei suoi umori della sua vagina (sentivo proprio l’odore della sua vagina e a volte mischiata con secondo me un prodotto di un pò di masturbazione e la cosa mi eccitava ancor di più pensando che su quella mutandina era presente la sborra di entrambi: sia mia che sua) e spesso erano un pò umide e immaginavo di essere a contatto con la sua vagina (una me la sono addirittura portato a casa e tenendola nascosta gli ho sborrato tante volte tanto da fargli cambiare colore hahaaha) ma ora torniamo alla storia. Giunto ormai alla fine del anno scolastico questa è stata l’ultima settimana in cui sono andato, arrivato lì mi ha accolto ma stavolta non c’erano gli altri ragazzi in quanto già avevano finito precedentemente. Lei era molto sexy in magliettina scollata a mezze maniche e una gonna che quando si piegava lasciava intravedere molto. Così iniziamo coi compiti ma io come al solito mi lascio distrarre dalla sua scollatura dopo un pò ci fermiamo per una pausa e lei cerca dei biscotti sotto al mobile piegandosi a 90 gradi e io mi misi dietro ammirando quella bella pecorina ma intravedendo la mutandina in pizzetto sexy nero mi è s**ttato d’istinto andargli dietro e poggiarglielo lei subito si è girata ma io avevo ancora i pantaloni addosso e a quel punto li ho spuntati anche se credevo che mi avrebbe tirato uno schiaffone ma invece subito mi ha abbassato anche i boxer e l’ha messo in bocca slinguazzandomelo per bene e dicendo che erano mesi che non lo faceva. Dopo avermi succhiato per bene la cappella si è iniziata a spogliare anche lei però l’ho fatta lasciare il reggiseno (anch’esso in pizzetto sexy nero) perchè la trovavo più sexy. Subito si è stesa sul divano situato vicino alla porta dell’entrata ed ha aperto le gambe in modo da farmi immergere nel paradiso con la lingua. Così iniziai a leccargliela, accorgendomi di quanto l’avesse calda e bagnata, per preparare l’ingresso al mio cazzo. Nel momento che glielo infilai sentì una foresta bella umida pronto ad accorglielo mentre lei mi faceva di cenno di slinguazzarci mentre glielo infilavo tutto dentro. La sentivo urlare e ciò mi eccitava ancor di più così prima che sborravo decisi di girarla a pecorina proprio come sognavo di farmela e così fece, prima gli leccai un pò il buco in modo da farlo entrare e così il mio cazzo trovò un tunnel tutto da esplorare dove diedi tutta la mia foga e proprio mentre lei stava a pecorina e io dietro che la inculavo sul divano facendola godere come una vera troiona il quale lo è anche perchè lo facemmo senza preservativo di sua volontà (perchè non ce ne erano e si scocciava di andarne a comprare e voleva subito il cazzo dentro) sentimmo la porta che si apriva e vedemmo entrare…….. . IL RACCONTO LO CONTINUO IN UNA 2 PARTEE SCRIVETEMI IN TANTI NEI MESSAGGI PRIVATI E SE VOLETE HO ANCHE QUALCHE FOTO DELLA RAGAZZA NON MOLTO SEXY MA COMUNQUE SUFFICIENTI. ALLA SECONDA PARTE NON MANCATEE E RICHIEDETELA IN TANTI COMMENTANDO!!! MA SOPRATUTTO CHI SARà AD AVER APERTO QUELLA PORTA ED AVERCI SCOPERTO DI SOPPIATTO MENTRE ME LA STAVO INCULANDO PER BENE E LEI URLAVA GODENDO DA MATTA? QUESTO E ALTRO LO SCOPRIRETE COME SORPRESA NEL CONTINUO DELLA STORIA CHE SPERO CHE VOTIATE E APPREZZIATE MOLTO!! NON ESITATE A SCRIVERMIIII E LA STORIA è VERISSIMA E NULLA DI TUTTO CIò CHE è SCRITTO è LASCIATO AL CASO OSSIA NULLA è IMMAGINARIO MA TUTTO VERITIERO! ALLA SECONDA PARTE E CI SENTIAMO NEI MESSAGGI PRIVATI!

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Asia e il cazzo di un rumeno

Le tre. Non che fosse tardi, anzi, a volte era rimasta in un locale ancora più a lungo, ma quella sera in effetti non aveva voglia di perdere altro tempo a guardare le solite facce che con il passare dei minuti si facevano sempre più insistenti nel cercare sul viso di chiunque un segnale che facesse capire loro che ci stavi. E poi c’era quel cavolo di vicolo da attraversare che non mi andava proprio giù di percorrere da sola. Alla faccia della privacy! Doveva ancora capire perchè certi locali finivano il più delle volte per essere ubicati in posti così fuori mano.
Ormai ero stufa di stare ancora lì, e visto che comunque non conoscevo nessuno che sarebbe potuto uscire con me e fare un pezzo di strada insieme, mi decisi ad uscire.
L’aria fresca mi colpì in pieno viso mentre gli occhi stentavano ad abituarsi all’oscurità quasi completa che c’era intorno.
Mi incamminai mentre la fievole luce blu dell’insegna si perdeva alle mie spalle.
Perso in qualche pensiero non si accorsi subito che nel punto più buio del vicolo c’erano due paia d’occhi che mi guardavano.
Me ne ne resi conto solo quando mi trovai davanti qualcuno che mi chiese una sigaretta.
Un sussulto, una strizzata d’occhi per capire chi avevo di fronte, e mentre il mio cervello metteva a fuoco una serie di particolari, mi resi conto che il tizio non era solo.
Un leggero scroscio proveniente dalla parte del muro mii fece realizzare che c’era un’altra persona, che stava pisciando.
Maledissi il buio, il vicolo e con un leggero groppo alla gola tirai fuori il pacchetto delle sigarette per offrirne una.
Il pacchetto mi fu tolto di mano e contemporaneamente mi venne chiesto del di accendere.
Presi l’accendino e tenendolo fermo con entrambe le mani protese verso il viso di chi avevo di fronte.
La fiamma illuminò dei tratti mascolini ed uno sguardo intenso che mi scrutava.
In quel momento arrivò il secondo mentre finiva di chiudere la patta dei pantaloni, reclamando dall’amico una sigaretta anche per sè. Dopo avere dato un’occhiata sprezzante alla marca, anche questo ne prese una. Anche qui la fiamma illuminò i tratti di un viso piuttosto virile e due occhi di un celeste scuro che sorridevano in modo vagamente crudele.
-Che ci fai qui a quest’ora?
-Sto tornando a casa.
Con aria beffarda mi fece fatto notare che lì, in quel vicolo c’era solo un motivo per passarci: il locale da cui ero appena uscita. Mi allontanai evitando di dare ulteriori spiegazioni ed al diavolo anche il pacchetto di sigarette rimasto in mano ad uno dei due, quando il tizio dagli occhi celesti, mi pose una mano sul culetto.
-Ma a casa ci vai da sola ? Non hai trovato compagnia?
Dare spiegazioni diventava sempre più difficile, ed oltre tutto la voglia di scappare da lì stava prendendo il sopravvento.
Eppure in fondo qualcosa mi tratteneva, e non era solo la mano del tizio che intanto mi stava tirando verso la parte più buia del vicolo, quella da cui pochi minuti prima era sbucato.
Stavo resistendo alla pressione ma avevo già fatto due passi in direzione del buio totale, e questo dette più vigore alla pressione di chi mi stava tirando verso la sua direzione.
-Vuoi vedere due cazzi come non hai mai visto? sono certo che a una troietta come te farà piacere.
E senza aspettare risposta mi sentì afferrare una mano che fu portata a contatto con un cazzo già fuori dai pantaloni.
Mentre le mie dita percepivano le dimensioni di un cazzo scappellato e già in tiro, una mano mi spingeva la testa verso il basso.
Il piacere di quel contatto e la voglia mista alla sensazione di leggera violenza che si era venuta a creare, fecero sì che mi accovacciai davanti a quel cazzo e cominciai con leggeri colpi di lingua ad assaporarne il gusto, ma non ci fu tempo per i preliminari: un colpo violento del bacino mi fece ingoiare tutto d’un colpo quella mazza di dimensioni senz’altro notevoli che raggiunse il suo massimo all’interno della mia bocca.
Mentre in quella posizione sentivo il cazzo dello sconosciuto entrare ed uscire dalla mia bocca, il cazzo dell’altro si avvicinò alle mie labbra.
Ora avevo due cazzi a disposizione e non mi feci pregare a prendere in bocca anche il secondo.
-Uhmm che bocca da troia che hai visto che avevo ragione sei proprio una troietta femminella. Ti piace il cazzo vero?
Dai, assaggiali tutti e due e poi dicci quello che preferisci.
E così dicendo, i due cazzi si alternavano nella mia bocca facendomi percepire le differenze nelle dimensioni e nel sapore.
Uno ben dritto, con una cappella proporzionata ai 20 centimetri dell’asta con un sapore iniziale di piscio, che mi fece capire a chi appartenesse, l’altro, leggermente ricurvo verso l’alto, ma di circonferenza ben maggiore del precedente, tanto da fargli pensare che un cazzo del genere poteva fare male seriamente.
Ma i pensieri volavano. Non c’era tempo per le riflessioni. Le esigenze di chi voleva scoparmi la bocca venivano prima di ogni altra considerazione.
Il primo a venire fu quello dal cazzo ricurvo.
Estrasse l’uccello mentre il primo schizzo di sborra eruttava ed andava a piantarsi sulla mia faccia seguito immediatamente da un altro e da un altro ancora.
Mentre la sborra lentamente colava sul mio viso, il secondo cazzo entrò in bocca reclamando la sua parte di piacere.
La pompa fu più lenta e meno violenta della prima.
Le sue mani mi tenevano per la nuca. Troppo assorto a seguire il ritmo di quella pompa che sembrava non dovesse finire mai.
Le sue mani mi tenevano ferma mentre il bacino ritmicamente si avvicinava e si allontanava dal mio viso. Poi improvvisamente sentì il cazzo vibrare nella mia bocca e mentre cercavo di allontanarmi il primo schizzo mi si piantò in fondo alla gola, seguito dal secondo e poi dal terzo. Sborra, tanta sborra, che non potei non inghiottire in un atto di sottomissione.
-Bevi tutta la sborra, troia. Dai che ti piace. Bevila tutta.
La voce era autoritaria e soddisfatta.
Ripulì il cazzo dalle ultime gocce.
I pensieri riaffioravano nella mia mente.
Da quanto eravamo lì? Possibile che nessuno fosse passato nel frattempo? Il cazzo ormai si stava ammosciando nella mia bocca e le ultime gocce di liquido mii dettero il senso del rimpianto: tutto era finito.
Mi rialzai svettando sui miei decolte’ 15 cm.
Mi sentiva spossata. Cercai di darsi un’aggiustata al mio vestito di pizzo nero con il retro traforato fino al culetto e feci un lungo respiro sperando che il cuore smettesse di battere come un tamburo.
Le voci di qualcuno che usciva dal locale, mi fecero fare dei passi per allontanarmi da quel luogo.
I due si misero ai suoi fianchi.
La luce presto si fece più intensa e sotto il riflesso giallognolo di un lampione mi fermai a guardare i due sconosciuti.
Entrambi denunciavano le loro origini.
Li guardai in modo quasi interrogativo.
Quello dagli occhi celesti si presentò come Lorenzo, l’altro disse di chiamarsi Adrien.ci stringemmo la mano.
-Ti sono piaciuti i nostri cazzi? Vero troietta.
Chiese, o forse affermò Adriano.
-Ti è piaciuto bere la mia sborra, vero?
La tua bocca è come quella di una troia.Sono sicuro che sei ancora piu puttana di quanto ci hai fatto vedere. E noi di cazzo te ne possiamo dare ancora, quanta ne vorrai. La nostra e quella dei nostri amici. Dove abiti?
Percepì un vago senso di pericolo.
I miei sensi ora erano tornati vigili e presenti.
Chi erano questi due? Dove potevano condurmi? Ebbi paura. Cercai di glissare. Lorenzo che sembrava il più sveglio dei due, sembrò capire.
-Ok..
Disse.
-Ti dò il mio numero di cellulare. Quando avrai voglia della mia sborra basterà che mi chiami.
Sei bella vestita da puttana.
Come un automa, ma anche sollevata per la piega che la cosa aveva preso, memorizzai il numero.
Arrivò il momento dei saluti. Ci fu una nuova stretta di mano e quella di Adrian fu più intensa. I miei occhi si piantarono nei suoi.
Ciascuno per la sua strada, io, con la certezza che quanto era avvenuto, non avrebbe avuto un seguito.
Giunta a casa, mi spogliai completamente.una doccia e solo il mio intimo. L’idea di essere una femmina puttana vestita di tutto punto lingerie, gonna scarpe con tacco trucco mi fecero eccitare ancora di più , il sapore acre della sborra in bocca, e la testa piena di pensieri, mi stesi sul letto,mi abbandonai ad una sega.
Il ricordo di quanto avvenuto nel vicolo poche ore prima, mi accompagnò per tutta la giornata successiva.
Era domenica, una giornata uggiosa di pioggia, e decisi di non uscire affatto, cullando nella memoria quell’esperienza che se da una parte lmi aveva sconvolto per come si era svolta, dall’altra mi eccitava al solo pensiero.
Più di una volta presi il cellulare con l’idea di fare il numero che Adrian mii aveva lasciato, ma decisidi evitare.
Adrian, dei due indubbiamente era quello che mi aveva intrigato di più con i suoi modi accattivanti e allo stesso tempo autoritari.
Un vero maschio, ma cosa sapevo di lui se non che aveva un cazzo di 22 centimetri e che sembrava sapesse leggermi fino in fondo all’anima? Poteva essere un clandestino, piuttosto che un malavitoso come se ne leggeva sulle cronache tutti i giorni. Eppure al solo pensiero un brivido mi correva lungo la schiena.
Alle 18 pensava già ad altro, al giorno dopo, al mio negozio di langerie agli ordini da fare. Alle 19 cancellai il numero dal cellulare.
Il lunedì volò pur in mezzo a mille difficoltà, ed alle 19 imboccai la strada di casa con in mano le buste della spesa.
Stavo infilando le chiavi nel portone quando sentì una presenza al mio fianco. Mi girai: era Adrian.
-Ehi troietta non mi hai chiamato!
Confusa, mi domandai ma come avesse fatto a scoprire dove abitavo? Era chiaro: mi aveva seguita.
-Che fai? non mi inviti a salire da te?
A volte la confusione che abbiamo nella testa, assopisce la nostra capacità di reazione, e poi vuoi perchè vedermelo lì con il suo giubbotto di pelle e l’aria da bullo tutto sommato mi faceva piacere, non pensai di inventarsi una scusa qualsiasi, tipo abito in famiglia, e senza pensarci sopra più di tanto, gli proposi di salire.
Entrammo in casa, e mentre mi davo da fare tra i fornelli, Adrian mi girava intorno, senza mancare di tanto in tanto di darmi una palpata quando su una chiappa, quando sull’altra.
Non capivo se questo tipo di attenzioni mi faceva piacere o meno, lo allontanavo in un sottile gioco di seduzione, ma non riuscivo ad oppormi in modo risoluto.
La preparazione del pasto andava avanti, aprì una bottiglia di di vino che avevo in frigo, e ne bevvero entrambi.
Adrian in realtà se ne servì altre due volte, e poi controllando a che punto erano i preparativi, chiese se poteva farsi una doccia.
Rimasi sorpresa, ma non seppi dire di no.
Il suo pensiero andò ad una qualche situazione di estrema precarietà in cui Adrian sicuramente viveva.
Lo accompagnai nel bagno, e gli porsi un accappatoio per asciugarsi.
Tornai in cucina e mentre dopo avere approntato la tavola mi preparavo a riempire i piatti, lo vidi apparire davanti, con il suo accappatoio bianco addosso, e scalzo. La vista dei lunghi piedi affusolati e maschi mi impedirono di offrirgli qualsiasi tipo di ciabatta. Tutto si svolse in modo tranquillo. Ogni tanto alzavo gli occhi su Adrian e vedevo i suoi piantati nei miei. Lo guardavo in modo forse enigmatico, come se lo stessi valutando, ma in base a cosa? non capivo.
La cena terminò e passammo nel salotto dove Adriano, seduto sul divano, si fece servire un’abbondante dose di cognac.
Ne bevve un lungo sorso e poi senza parlare fece il gesto di sedermi al suo fianco.
Immediatamente un suo braccio avvolse le mie spalle
Adrian mi guardava fissa, e ammetto che faticai non poco a sostenere quello sguardo.
Poi all’improvviso, la presa si fece più dura una pressione che mi portava la testa verso il basso: verso il ventre di Adrian, che con un colpo si aprì l’accappatoio mettendo in mostra il suo cazzo svettante.
A me non rimaneva che prederlo in bocca…Stavolta ebbi tutto il tempo di godersi la pompata.
Quel cazzo era davvero magnifico.
Perfetto nelle sue misure, lo avvolsi tra le labbra e lo feci scivolare fino in gola, per poi risalire verso la cappella più succosa che aveva mai avuto tra le labbra.
Le mani di Adrian che fino a quel momento avevano accompagnato i movimenti della mia testa, si spostarono sul mio corpo, cominciando a tirargli verso l’alto la canottierina e alzando con impazienza la gonna.
Io senza staccare la bocca dal suo cazzo, cominciai a collaborare, togliendomi quanto potevo, finchè, ormai quasi nuda, mi staccai da Adrian giusto il tempo di sfilare i pochi indumenti rimasti addosso.
Ero nuda, adesso.
E mi sentì ancora più nuda per lo sguardo che Adrian gli dedicò.
Senza pudore, senza la minima possibilità di potermi riparare.
Adrian mi guardava in modo spietato.
Mi fece alzare, mi fece girare, mi scostò la mano che pudicamente tenevo davanti a voler coprire la mia nudità in un gesto di pudore senza senso, e poi ancora lo sguardo di Adrian che senza parole continuava a guardarmi. Pose le sue mani sulle mie chiappe, le afferrò come fossero due frutti maturi e le avvicinò al suo viso, avendo cura di allargare tanto da mettere in mostra il buchino in modo quasi osceno.
La sua lingua affondò proprio lì, e cominciò asucchiare a leccare cospargendo di saliva tutto ciò che toccava.
Non capivo più nulla, un pensiero stava facendosi largo: il momento si avvicinava.
Quel cazzo tra poco mi sarebbe entrato dentro lo volevo con tutta mè stessa anche se temeva l’impatto.
Tutto avvenne in modo rapido, mi sentì tirare verso il basso dalle mani di Adrian. La cappella mi sfiorò il buco mentre la mano di Adrian indirizzava il cazzo.
Sentì la cappella farsi largo ed un dolore molto forte, la presa di Adrian sui miei fianchi si fece ancora più forte e mi costrinse di nuovo verso il basso.
-Dai, troia tra poco ti piacerà sei una perfetta puttana.
Adrian rimase fermo in quella posizione il tempo che il mio buchetto si abituasse, e quando percepì che le resistenze si stavano allentando, con un solo colpo lo ficcò fino alle palle tenendomi sempre per i fianchi.
rimasi senza fiato, ed un urlo uscì dalla mia bocca. Il dolore era forte, ma il cazzo ormai era entrato completamente. Lo sentì bisbigliare:
-Allora, troia, va meglio? Ti piace sentirti impalata dal mio cazzo, vero?
Senti come è grosso?
Senti le mie palle che ti solleticano il culo?
Sì, è entrato tutto perchè le troie come te lo prendono fino in fondo e ne vorrebbero ancora.
Ed ora fammi vedere quanto sei brava. Dai, fammi godere, vai sù e giù, fammi sentire che ti piace essere inculata da un cazzo grande come il mio.
Mi staccai dal suo petto, e mettendo i piedi sul divano, mi posi in modo tale da poter andare sù e giù su quell’asta che oltre a riempirmi tutto il culo, con la sua presenza, mii fotteva anche il cervello.
Ero senza difese, ad ogni movimento lo ficcavo sempre più dentro. Anche Adrian cominciò a muovere il bacino, sincronizzando i movimenti con i miei ormai in delirio.
-Ti piace, vero? Dì che lo vuoi, dì che ti piace, troia.
-Sì, mi piace…
-Chi sei tu?
-Sono una troia…
-No, sei la mia troia!
Vedrai ti trasformerò in una vera donna troia, ti vestirai come una puttana, e prenderai cazzo come una vacca.
E così dicendo, con colpi sempre più forsennati, Adrian affondava la sua verga non connettevo più, tentai di toccarmi l’uccello, ma Adrian mi prese le mani e girando le braccia, le tenne ben salde dietro la mia schiena. Ormai ero in totale balia di Adrian, che sembrava non voler smettere di stantuffare il buco del mio culetto. Poi con un ultimo colpo di reni, affondò, se possibile, ancora di più il suo cazzo mi senti riempire, schizzo dopo schizzo, della sua sborra, ed in quel momento anche il mio cazzo cominciò ad eruttare lanciando schizzi sul tappeto.Ero completamente sua mi aveva riempita tutta era l’inizio della mia trasformazione in una travesta puttana al servizio del suo uomo e dei suoi amici.
Era il mio uomo…ero la sua femmina…Geloso forse troppo delle attenzioni che tutti i giorni ricevevo dai maschietti fummo innamorati fino a quando una retata per spaccio di droga lo costrinse a tornare al suo paese…ci scrivemmo per un po…quel ragazzo dagli occhi cattivi ne aveva viste e vissute tante di cose brutte, mi lascio’ cosi senza dirmi ciao…ma con i mille ricordi del suo cazzo dentro di me.

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Triangolo con mamma e cugina

Il protagonista di questa scabrosa vicenda è Federico. La storia è molto sporca ma, proprio per questo, è probabile che possa eccitare.
Con la madre Lucia, Federico ha sempre avuto un dialogo molto aperto e si è sempre più confidato con lei piuttosto che con suo padre. Con lei, infatti, ha potuto parlare tranquillamente di sesso, delle cose più intime. La mamma aveva sempre dato discreti consigli di come agire per conquistare, sedurre e anche avere rapporti con le ragazze. Lucia è sempre stata una donna emancipata, dalla mentalità aperta e dalla solidarietà con suo figlio su come soddisfare le donne, senza falsi pudori, ingiustificate inibizioni, inutili tabù e infondati complessi o convinzioni diffuse e comuni.
La situazione si complicò quando entrambi esternarono una confidenza reciprocamente. In pratica Federico disse alla madre che si era invaghito della cugina Stefania, che è la nipote di Lucia. Lei, a sua volta, rivelò con naturalezza di voler stare con lui! La mamma è ancora una bella donna ma pur sempre sua madre, sicché Federico andò in confusione totale. Credeva di essere lui il porco ma la madre lo aveva superato… e di molto! Alla fine fecero una specie di torbido accordo: lei avrebbe convinto Stefania ma, a sua volta, anche il figlio avrebbe dovuto cedere.
Stefania non era certo una santa e, complice la parlantina ammaliante di sua zia, mamma di Federico, si convinse. Così il ragazzo avrebbe dovuto stare con entrambe. Una sensazione mista di raccapriccio e piacere pervase il cervello di Federico, finché decise di vivere l’emozione, pur di scopare la cugina, non preoccupandosi delle conseguenze.
Lasciò così che sua madre “se la lavorasse” prima un po’, dicendole qualcosa come: “Federico si sente solo, ti vuole tanto bene, prova qualcosa per te, nessuna ragazza gli piace tanto, vorrebbe poterti dare tanta gioia…”.
Stavano in cucina quando Federico arrivò. Sua madre disse di entrare. Salutata Stefania, la cugina non perse tempo e si mise a succhiare l’uccello inginocchiata. Contemporaneamente arrivò la lingua di sua madre in bocca. Il giovanotto la accolse, alimentando l’insana porcata. Poi sua madre si inginocchiò a sua volta e imboccò la cappella, lasciando che Stefy leccasse le palle. Il cazzo, deliziato a quel modo, stava quasi per scoppiare. Stefania aprì le cosce e Federico si fiondò subito a leccarle la figa bella depilata, mentre la zia e la nipotina si baciavano.
Si trattava di un triangolo erotico e sentimentale apparentemente impossibile. Federico amava Stefania mentre sua madre desiderava lui. L’unica che non se ne importava era proprio la cugina, rivelatasi una gran porca, amante solo del sesso senza implicazioni amorose. Il giovane provò molto gusto quando impalò sua madre a candela. Mentre sua mamma andava su e giù, Stefania, arrapata, stringeva forte le grandi tette della zia. Poi fu Stefania a montare sul cugino a cavalcioni mentre baciava sua zia. Successivamente Federico prese mamma Lucia da dietro, incitato dalla cuginetta troia che lo baciava.
Cambiarono posizione: Lucia si mise sul cazzo del figlio mentre Stefy adagiò la figa all’altezza della bocca del cugino. Andarono avanti così per un po’ finché vennero tutte e due. Anche il giovanotto era pronto a godere e sborrò scaricando in faccia alle “signore” un autentico torrente di sperma!
Un’eccitazione così Federico non l’aveva mai provata! Lucia, sempre sincera, confessò al figlio di non aver goduto mai così tanto in vita sua e Stefania, da grande maiala, affermò che una porcata del genere non l’aveva nemmeno immaginata e di aver avuto un orgasmo squassante, esprimendo il desiderio di ripetere l’esperienza, sia per aver scopato con il cugino, sia soprattutto per aver scoperto di essere una gran lesbica con quella troia più esperta di sua zia! Così tutti e tre si ritrovano spesso a scopare e lesbicare, per la gioia di tutti, godendo in tutti i modi!

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Luca e Cinzia

Da molto tempo sono alla ricerca di “un’anima gemella” con cui passare dei piacevoli momenti, anche se solo in modo virtuale.
Ho pensato, anzi spero, che forse le scrittrici che ho contattato via mail non abbiano capito il significato della mia richiesta ed allora ho pensato di scrivere questa breve storia per farglielo capire.
Se qualcuna fosse interessata a proseguirlo, dando una vera voce di donna a Cinzia o iniziarne uno nuovo, mi può contattare inviando una mail a [email protected]
Ne sarei entusiasta.

Sono fermo in un Autogrill del GRA in attesa di conoscere quella che negli ultimi tre mesi è stata la mia schiava virtuale e cioè CINZIA.
È tutto iniziato per gioco quando ho letto un suo racconto basato sulla sottomissione e le ho fatto i miei complimenti chiedendole, allo stesso tempo, se potevamo provare a scriverne uno a quattro mani.
All’inizio lei non mi ha neanche risposto ma dopo una settimana, quando ormai ero sicuro del suo silenzioso rifiuto mi ha risposto dicendomi che la mia proposta la stuzzicava ma che non sapeva come fare.
“sono una principiante”
mi scrisse senza specificare, tra l’altro, se intendeva come scrittrice o come sottomessa
Devo dire che anche io ero inesperto, forse meno di lei, per quanto riguardava lo scrivere ma avevo già fatto delle esperienze come master.
Di getto ho risposto alla sua mail per ringraziarla della risposta e dicendo che fare una prova non le sarebbe costato nulla e che se voleva la “nostra” storia poteva tranquillamente rimanere tra noi senza pubblicarla.
“Io sto cercando una donna con cui divertirmi, permettimi il termine, non realmente bensì virtualmente. Non pretenderò prove o altro. Pensavo di vivere una storia insieme a te. Io scriverò alcuni racconti e tu li seguirai per descrivere le tue sensazioni, i tuoi pensieri, i tuoi piaceri e i tuoi dolori. Se vuoi potremmo inventare due personaggi o descriverci intanto chi mai saprà se quello che scriviamo è reale o meno. Inoltre se non pubblichiamo il “lavoro” nessuno saprà mai nulla di tutto ciò.”
“si, potrebbe essere interessante. Possiamo provare ma senza impegno! Però, scusami la domanda offensiva ma te la devo fare, chi mi assicura che tu non pubblicherai mai nulla?”
“Bhè, oltre a dire che il sospetto potrebbe essere reciproco, devo risponderti che ci vuole fiducia. In fin dei conti questa è alla base del BDSM (almeno per me). La sottomessa ha fiducia nel suo master perché sa che lui non supererà mai i limiti prefissati e che avrà sempre il controllo della situazione. Il master invece sa che la sottomessa utilizzerà la parola di sicurezza con tranquillità, senza nessuna remora o paura, e quindi avrà la tranquillità necessaria per dirigere il gioco.”
Dopo qualche altro scambio di mail, dove prendemmo la decisione di inventare due personaggi mantenendo però i nomi reali (CINZIA e LUCA), aver ricevuto la descrizione del suo corpo virtuale, arrivò il momento di iniziare.
La cosa più importante dell’accordo era che il racconto non sarebbe stato pubblicato se non dietro in consenso di entrambi e che erano ammesse, logicamente, consigli e/o critiche sul lavoro altrui per meglio vivere la storia.
I racconti dovevano essere di una giusta lunghezza e che, possibilmente, avremmo tenuto uno scambio di mail giornaliero per coltivare la nostra amicizia.
L’unica cosa che le chiesi era quella di immedesimarsi il più possibile con il suo personaggio e “per aiutarla”, ma sinceramente soprattutto per togliermi una soddisfazione, pretesi un saluto dalla mia sottomessa ogni mattina. Sarebbe bastato un semplice “Ciao Sir” (lo preferisco a master) per sentirmi più importante.
Il momento più difficile fu scrivere le prime parole per creare un prologo alla nostra relazione virtuale.

Ci siamo conosciuti tramite un’amica comune che è all’oscuro delle nostre vite segrete. Nessuno può dire chi sono io realmente se non quelle che sono state le mie sottomesse, LUISA e PAOLA.
Non ne ho avute altre anche quelle che si erano preposte successivamente non erano altro che perditempo. Infatti mi è bastato il primo incontro con loro per capire che erano solamente donne curiose, magari anche vogliose di imparare, che non avrebbero mai accettato di sottomettersi realmente a qualcuno. Quella che per loro era timidezza, segno di possibile sottomissione, per me era tutt’altro. Infatti alle prime parole, ai primi semplici comandi, il loro sguardo tradiva quello che pensavano in quel momento. Ogni volta le ho ringraziate e salutate dicendole, per il loro bene, di pensare bene alle loro scelte. Di ponderare il tutto cercando di ragionare e di non mentirsi. Ho rilasciato a tutte il mio cellulare per chiamarmi dopo averlo fatto e nessuna, come era chiaro fin dall’inizio, mi ha più chiamato.
Questo fino a quando non ti ho incontrato in quella festa e sono rimasto colpito da te, dal tuo corpo, altezza normale con un gran seno ed un culo perfetto, leggermente sovrappeso, occhi marroni chiaro, sempre in movimento alla ricerca di un qualcosa che sembra non trovi mai, attenti a tutto quello che succede nei tuoi dintorni, ma pronti ad abbassarsi quando incroci lo sguardo di qualcun’altro.
Quella sera mi sono a giocare con te guardandoti fissa e vedere le tue reazioni. Ad un certo punto sei arrossita e non hai più guardato dalla mia parte. Mi sono avvicinato a te rivolgendomi alla nostra amica comune per chiederle di ballare. La pista era piena di gente che ballava fuori tempo e che, tra le continue risate, si urtava continuamente.
Lei era bella come sempre ma tutta la comitiva sapeva che non era interessata a flirt perchè felicemente accompagnata con quella che per un lungo periodo era stata la sua miglior amica. Quindi non se la prese quando le chiesi qualcosa di più su di te.
Mi disse che non ti conosceva da molto, che eri single ma non alla ricerca, e che ti vedeva “strana” ma senza sapersi spiegarne il motivo. Sicuramente però non eri lesbica, altrimenti lo avrebbe capito subito. Le chiesi se sapeva dove abitavi e lei me lo disse con un sorriso tra le labbra augurandomi buona fortuna.
Quando tornammo al tavolo mi sedetti al mio posto e ripresi a guardarti senza mai rivolgendoti la parola.
“Accidentalmente” le nostre mani si sfiorarono quando prendemmo la bottiglia dell’acqua al centro della tavola. La tua s**ttò all’indietro come se colpita da una scossa elettrica, lasciandomi padrone della bottiglia. La presi e te ne versai un bicchiere prima di versarla nel mio. Tutto questo in assoluto silenzio con i tuoi occhi abbassati verso terra.
“sì” mi dissi “potrebbe essere quella giusta”
Dopo un po’ salutai e me andai.
“Casualmente” ci incontrammo il giorno successivo sotto casa sua. Notai il suo sguardo sorpreso quando mi vide, lessi la sua volontà di tornare indietro, di far finta di non avermi visto, ma non te ne diedi possibilità.
“Ciao Cinzia”
“oh ciao Luca” mi rispondetti guardandomi negli occhi per un secondo prima di abbassarli “come mai da queste parti?”
“ti stavo aspettando” risposi tranquillamente
“mi … mi stavi aspettando? Perchè?”
“si ti stavo aspettando ed il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire bensì quella di alterarti”
il suo silenzio mi disse che avevo fatto centro.
“Ora ho fretta e non posso fermarti. Ti lascio il mio cellulare. Se sei interessata, e se non ho sbagliato, mi chiamerai altrimenti puoi benissimo buttare il biglietto da visita e .. addio”

Inviai una mail a CINZIA dicendole che volevo fare le cose con calma e che attendevo al sua risposta e che speravo di non averla delusa.

Mi chiamo Cinzia ho ventotto anni e sono single. Questo non perchè mi manchino le occasioni, anche se in verità non tantissime, di uscire con qualcuno ma perché non ho ancora trovato l’uomo giusto. Sono sempre stata timida ed ho bisogno di un uomo che sappia guidarmi e amarmi. A dirla tutta in questo momento sento il bisogno soprattutto di una guida. Lo so che molte non capiranno il mio pensiero, e non dico che sbaglino, ma sono giunta alla conclusione che non mi interessa. Almeno in questo sono ferma e sicura.
Questo è il motivo per cui declino tutti gli inviti che ricevo da parte di coloro che hanno in mente solamente una cosa. Io amo il sesso, come tutti, ma per me deve essere particolare e non una scopata e via.
Il sesso comprende l’autorità che trovo solamente nell’uomo che si dimostra superiore a me. In tutto.
Questo l’ho scoperto da poco tempo e da allora è così. Cerco sempre di trovare il mio SIR ma non ce ne sono poi tanti. Si leggendo racconti nei siti erotici sembra che ce ne siano migliaia e migliaia ma quella è solamente fantasia.
L’altra sera sono andata a cena con la mia amica FRANCESCA per festeggiare il suo compleanno. La sua compagna (sì, lei è lesbica) non era potuta venire a causa di un imprevisto ma mi ha dato la possibilità di parlare con qualcuno in mezzo a tutti quei sconosciuti.
Solamente un nome mi è rimasto impresso, quello di Luca, perchè è veramente un bellissimo ragazzo che non passa inosservato e che, logicamente, mi ha colpito. Durante la cena lui sedeva quasi di fronte a me e molte volte ho visto il suo sguardo che mi scrutava. All’inizio la cosa mi dava fastidio ma poi mi sono sentita quasi eccitata da quei sguardi. Sono arrossita e, con la scusa di vedere quelli che ballavano, ho cercato di non guardare più da quella parte. Ma il suo sguardo lo “sentivo”! La pelle della mia faccia bruciava sotto quegli occhi fissi su di me ed io mi sono accorta solamente alla fine che ero eccitata e che non avevo fatto altro che guardare per terra. Ad un certo punto ho allungato la mano per prendere una bottiglia d’acqua e … ho sentito una scossa quando la sua mano ha toccato la mia! Gentilmente mi ha versato un bicchiere d’acqua ed io non ho avuto il coraggio o la forza di berlo. Avevo sete ma non riuscivo a bere. Mi sentivo sottomessa a questo sconosciuto senza averci parlato se non quando ci hanno presentato.
“Piacere Cinzia” “Piacere Luca” queste sono state le sole due frasi che ci siamo scambiati in tutta la serata.
Quando è andato via sono rimasta delusa ma cosa mi aspettavo?
Con lui è scomparsa anche l’eccitazione e la voglia di rimanere così dopo una decina di minuti ho salutato anch’io. Sinceramente speravo quasi di vederlo fuori dal locale in attesa di me, ma logicamente questo succede solamente nei film e nei sogni.
Oggi mentre tornavo a casa ho visto un ragazzo fermo davanti al portone di casa mia che sembrava stesse in attesa di qualcuno. In quel momento lui si girò e … sono rimasta a bocca aperta nel riconoscere Luca. La mia testa è stata infestata di pensieri di diverso tipo, dal girarmi e tornare indietro, far finta di non averlo riconosciuto oppure correre tra le sue braccia. Mentre pensavo però ho continuato a camminare a testa bassa e me lo sono trovato quasi di fronte. Avevo deciso di tirare dritto facendo finta di non averlo visto quando lui mi salutò
“Ciao Cinzia”
“oh ciao Luca” risposi alzando la testa per un fugace sguardo “come mai da queste parti?” gli chiesi mentre lottavo con me stessa per non far notare l’eccitazione che si stava impossessando di me
“ti stavo aspettando” me rispose Luca con assoluta calma
la sua risposta mi lasciò quasi di stucco facendomi arrossire ancora di più (se possibile) “mi … mi stavi aspettando? Perchè?” gli chiesi mentre sentivo un turbinio si stava impossessando della mia pancia (e non solo)
“si ti stavo aspettando ed il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire bensì quella di alterarti”
Quelle parole mi colpirono come una coltellata. Ci speravo, lo desideravo, e Luca con quelle poche parole mi aveva messo a nudo. Stavo cercando il coraggio di dire qualcosa quando lui mi interruppe dicendo
“Ora ho fretta e non posso fermarti. Ti lascio il mio cellulare. Se sei interessata, e se non ho sbagliato, mi chiamerai altrimenti puoi benissimo buttare il biglietto da visita e .. addio” e se ne andò.
Sono rimasta inebetita con quel biglietto da visita in mano per non so quanto tempo incapace di muovermi e di respirare prigioniera di un’emozione indescrivibile.
Sono salita a casa pensando cosa volesse veramente Luca da me. Il suo comportamento, e la sua sicurezza potevano significare tutto e niente.
Che mi piacesse era chiaro, non ero stata l’unica a rimanere colpita da lui ieri sera, ma … chi era veramente? Intendeva solo portarmi a letto o, dio volesse, voleva qualcos’altro da me?
Forse per lui avrei fatto anche l’eccezione di accettare un incontro di puro sesso ma, lo volevo con tutta me stessa, che fosse quello che speravo.
A quel punto la paura si impossessò di me. La paura di sbagliarmi, di illudermi, di restare delusa, o peggio di deluderlo. Non sapevo cosa fare. Chiaramente lo avrei chiamato. Però volevo sapere qualcosa di più di Luca.
Nel suo biglietto da visita che stringevo ancora in mano oltre al cellulare era indicata la sua mail personale.
Per mia fortuna accendere il PC e scrivere la mail fu tutt’uno. Solo quando l’ebbi finita e la rilessi capii che non avrei mai avuto il coraggio di spedirla perchè, nel caso che lui non fosse quello che speravo, avrei fatto una figura da immatura.
Cominciai a camminare avanti e indietro nella stanza cercando di ponderare le cose e, non so dopo quanti chilometri, la spedii.
“Ciao Luca,
mi scuso se ti disturbo con questa mail ma ho bisogno di sapere e, conoscendomi, non ci riuscirei mai al telefono.
Le tue parole mi hanno lasciato interdetta. Cosa intendevi con “il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire”?
Sei un bel ragazzo e penso che tutte le donne, sincere, possano fare un pensierino a passare una serata con te. Non ci vedo nulla di male, siamo adulti e vaccinati. Quindi cosa c’era di “sbagliato” nella mia reazione? Ecco vorrei saperlo prima di chiamarti, perchè sia ben chiaro che lo farò!
Cinzia”
Solo dopo averla spedita sono andata a farmi una doccia fredda per calmare la mia eccitazione.

Quando lessi la sua risposta capii che avremmo scritto una storia fantastica! Cinzia era riuscita a farmi capire le sue sensazioni con assoluta precisione, e senza esagerare. Se avesse scritto solamente il “seguito” sarebbe stato molto peggio.
Ora toccava a me inserendo, magari, qualcosa di spinto per leggere la sua reazione.

Leggere la sua mail ha confermato quello che pensavo di Cinzia. Non pensavo arrivasse a tanto, al punto da non aver il coraggio di chiedermelo tramite una telefonata, ma per me era meglio così. Le avrei fatto capire chi sono nella realtà, quella sconosciuta a tutti, e l’avrei portata senza difficoltà dove volevamo entrambi.
Ero tentato di parlarci a voce ma alla fine preferii “pagarla” con la stessa fredda moneta.
“Cinzia,
se avessi l’intenzione di scoparti lo avrei fatto ieri sera senza incontrare nessuna difficoltà. Con te o con chiunque altra donna presente, a parte logicamente la nostra amica Francesca, e non parlo solamente di quelle presenti al tavolo.
Ti avrei parlato invece di osservarti solamente, e tu saresti caduta tra le mie braccia proprio come farai a breve.
Ma tu hai capito chi sono!
è per questo non dovevi mancarmi di rispetto!
Non ho tempo da perdere con chi non ha il coraggio di riconoscere il proprio io. Non ti mentire e soprattutto non farlo con ME!
Sono giustamente esigente.
“sottomissione e obbedienza” questo è il motto che insegno alle mie discepole. Accettalo e ti farò felice.
Per farlo dovrai farmi sapere tutto di te. Paure, tabù, desideri, esperienze e qualunque altra cosa che può servirmi.
Hai scelto questo modo freddo di comunicare e per ora te lo concedo ma in seguito sarai punita per ciò.
Non farmi aspettare, lo odio”

Non mi firmai

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Moglie e Suocera – Orgasmi familiari

Stravaccato beatamente nel salotto di casa mia, alle nove di sera, ragionavo su come la situazione in cui mi trovavo stesse diventando piacevolmente abituale per me, quasi di routine, notavo con soddisfazione. Mi stavo aprendo la patta dei pantaloni e prendendo in mano un cazzo già duro: di fronte a me infatti due donne stavano limonando tra loro in piedi e nude dalla vita in su. Se la cosa può risultare sorprendente, lo è ancor più sottolineare come le due, non solo avessero due età piuttosto differenti, una 24 e l’altra 41 anni, ma si somigliassero notevolmente trattandosi infatti di mamma e figlia.

Porca puttana! Stavano pomiciando come due liceali e spogliandosi con foga da amanti allupate. A questo punto aggiunge solo un po’ più di pepe alla faccenda notare che la più giovane, Luciana, fosse mia moglie da circa un anno e quindi la sua perversa mammina fosse la mia giovane suocera. Le due ansimavano e slinguavano toccandosi e palpandosi soprattutto le belle tette. Entrambe portavano jeans a vita bassa. Mia moglie aveva scarpe da ginnastica, mia suocera stivali da cavallerizza con i pantaloni infilati dentro. In quanto a seno sembravano gemelle. Enrica infatti, la mamma, se lo era “gonfiato “ un po’, recentemente, ringiovanendolo di una decina d’anni almeno. Continuarono pomiciare a lungo e a leccarsi le tette, tanto che avevo il cazzo così duro da farmi male.

Mi viene da pensare che non avrebbero smesso più se non le avessi brevemente richiamate con un “Venite qua!”. Si voltarono entrambe a guardarmi: accidenti che belle! Sembravano due gemelle, i volti quasi identici, con le guance paffute tendenti al rossore, il naso un po’ largo ma corto, i capelli biondo chiaro, che mia moglie aveva lisci e lunghi fin quasi al sedere, raccolti in un’unica coda e mia suocera a caschetto, rasati sulla nuca, con ciocche più lunghe davanti. Le labbra carnose senza eccessi e del tutto naturali, mi facevano pregustare il pompino di coppia che stavo per chiedere loro. Se i visi si somigliavano, i fisici erano praticamente identici, alte 1.75 e solide senza ciccia inutile, Enrica solo più muscolosa della figlia, dato che per mantenere il fisico giovane si sfiniva quotidianamente in palestra. E i risultati c’erano, se, appena passati gli “anta” e con un tipo di fisico col rischio di ingrasso, si manteneva asciutta e praticamente senza cellulite. Tutte e due erano molto curate nell’aspetto: niente peli superflui, dalle ascelle alle sopracciglia e ovunque trattate entrambe con depilazione definitiva, una leggera abbronzatura integrale da lampada, unghie curatissime per delle mani belle ed eccitanti, se le si immagina a segare il cazzo mentre succhiano la cappella. Due vere cavalle da monta, fu il pensiero che mi venne in quel momento, e stavo per formularlo se non mi avesse interrotto mia moglie:

“Non vuoi che continuiamo con dei giochino più spinti? Ho una gran voglia di farmela leccare…”, mi chiese.

“Dopo”, le risposi “voglio prima un pompino ‘svuota-coglioni’, che è da stamattina che é duro, da quando mi hai svegliato nel letto salutandolo con la bocca. Non ho avuto modo di usare Antonietta (la mia segretaria, ma questa è un’altra storia), con tutto il lavoro che abbiamo ed ho le palle che mi fanno male. Sai che spreco venirmi in mano mentre vi guardo!”.

Entrambe per mano attraversarono i tre metri di sala che ci separavano e si inginocchiarono davanti al divano, tra le mie gambe. Erano esperte ed estremamente affiatate da decine e decine di pompini a due bocche fatti nella loro vita.

Aldo, mio suocero e patrigno di Luciana, non le aveva mai risparmiate né con sé, né con gli amici.

Enrica affondò subito giù fino alle palle, strappandomi un gemito di sorpresa, con una facilità a cui non riuscivo ad abituarmi. Non sono un superdotato, ma a 19cm ci arrivo . Eppure lo ingoiava come una caramella, senza esitazione, senza un conato, premendomi piacevolmente la cappella sulla parete del suo esofago (ho sempre pensato che la punta arrivasse ben oltre la sua faringe…). Nel frattempo la mia dolce mogliettina non era inoperosa, ma leccava con voglia i miei testicoli e più giù la pelle fino al buco del culo. Dopo cinque o sei potenti affondi di mia suocera, si scambiarono ruolo. Luciana si dette a succhiare la cappella brevemente e poi anche lei andò giù per l’ingoio. Non era ai livelli della mamma, ma non per questo il mio cazzo ne godeva meno e non resistetti alla tentazione di tenerla premuta per la nuca. Solo un poco, per farle guadagnare qualche millimetro nella gola. Qualche colpo di tosse, un mezzo conato, una lacrima, ma lei prosegui su e giù a succhiare senza protestare. Del resto spesso l’ho trattata peggio, scopandola in bocca fino a farla vomitare. Enrica si dava da fare leccando anche lei palle e culo, succhiava la bava che colava dalla figlia, condivideva il leccaggio ed il pompaggio, finendo per limonare con lei con la mia cappella nel mezzo. Cominciava ad essere infoiata, era sempre così nei pompini, la eccitano da morire. Quando se lo riprese in gola fino ad affondare il naso nel mio pube – depilato come i testicoli – cominciavo ad essere al limite dell’orgasmo. Invece che rallentare i ritmi per durare di più, lasciai fare mia suocera ed il suo arrapamento, per svuotarmi presto i coglioni, certo che la serata mi avrebbe concesso almeno un’altra erezione. Anzi la presi decisamente per la nuca con entrambe le mani sollevandomi quasi dal divano nella foga e la scopai in gola con lo stesso vigore che se fosse stata la sua fica. Enrica aiutava i miei movimenti andando incontro al cazzo il più possibile, senza un rantolo, una lacrima, una forza di stomaco. Solo le usciva di bocca un rivolo di bava collosa incontrollato, incapace com’era di deglutire.

Pompai fino a venire e quando è la prima schizzata di giornata, significa che sono almeno sette od otto getti piuttosto corposi, a volte densi e lenti, più spesso liquidi e poderosi. Non ebbi modo di vederli perché, anche se mi ero fermato e le avevo lasciato la nuca, mia suocera si teneva la punta del cazzo tra le labbra per non perdersi neanche uno schizzo. Come ebbi finito mi sentii di colpo esausto e mi lascia i sprofondare sul divano, intuendo lo spettacolo che mi stavano per offrire.

Enrica infatti si era tenuto tutto lo sperma in bocca ed, in ginocchio ma dritta, aspettò che Luciana le si facesse sotto ed aprisse la bocca e poi le rovesciò dentro tutto. Mia moglie sembrò indecisa se ingoiare o no, poi si sollevò sui talloni per essere all’altezza della mamma e le riversò di nuovo tutto in bocca. E così per tre o quattro volte, sputandosi letteralmente lo sperma di bocca in bocca fino a concludere con una limonata appassionata sul pavimento. Alla fine non ne avevano persa neanche una goccia.

Le mie donne non si fermarono qui ed Enrica, la più eccitata delle due, mantenne l’iniziativa. Sbottonò i jeans della figlia e glieli sfilò lasciandola in perizoma. La fece mettere carponi sul tappeto davanti al divano e le abbassò anche l’elastico dello striminzito indumento. In quella posizione il culo di mia moglie esprime il meglio di sé, solo e polposo, così rotondo che sembra fatto col compasso. Enrica non perse tempo e le si mise sotto, fra le cosce ed i glutei leccandola e succhiandola con foga, la fica, il clito, il culo. Ci metteva passione, col viso affondato nel sesso della figlia, fin quasi togliersi il respiro. Passava e ripassava la lingua affondandola dentro, entrandoci pure col naso. Con le mani le strizzava forte le chiappe aprendogliele e tirandogliele, affondandoci le unghie perfette, dandole violente pacche sul culo, per farla fremere e mugghiare. Luciana rispondeva bene al trattamento, eccitata, e roteava il sedere strofinandosi sulla faccia di sua madre e tenendosi con le mani aperte le chiappe, faccia a terra, per mostrarmi i suoi buchi depilati. La mamma le aveva già affondato prima un dito, poi due, nel culo, così, a secco, facendola urlare, ma, per contro, arrapandola di più, tanto che ora grugniva come una scrofa. Non le ci volle molto a venire con la lingua nella fica e le dita in culo. Rantolò e sussultò a lungo nell’orgasmo, per terminare a terra sfiancata, inebetita dal piacere.

Enrica le si sfilò da sotto e mi guardò, con espressione soddisfatta e di trionfo, consapevole che stava educando la figlia a godere sempre meglio, con più frequenza e più violenza, rendendola schiava del proprio orgasmo, così come lo era lei. Le feci cenno di sedersi sul divano accanto a me, mentre Luciana ancora guaiva, rannicchiata a terra, con una mano tra le cosce. La baciai con passione, come per ringraziarla di ciò che aveva fatto, proprio con la sua bocca golosa di sessi, sia maschili che femminili. Con la mia lingua nella sua gola, non rinunciai a palparle le tette, sode e dure, strizzandole un po’ e soffermandomi sui capezzoli duri e puntuti che schiacciai tra l’indice ed il pollice con una certa forza. Strillò immediatamente, segno che erano molto delicati, anche se si dice che chi si rifà il seno perde di sensibilità tattile sulla parte. Il bello di mia suocera è che anche quando la faccio soffrire non si ritrae, anzi, pur non considerandola una vera masochista, lei va incontro al dolore, forse non lo cerca e ne ha addirittura paura, ma non si rifiuta mai di soffrire e immancabilmente si eccita.

“Spogliati”, le dissi, come mi staccai dalla sua bocca e dal suo seno e lei senza batter ciglio si tolse stivali e calze, si alzò in piedi e si sfilò gli aderentissimi jeans. Poi mi voltò le spalle e piegandosi il più possibile col busto in avanti, mi offrì lo splendido spettacolo delle sua chiappe nude. Non portava mutandine, neanche il più piccolo dei perizomi, e questo lo sapevo. Diceva che le piaceva il ruvido dei jeans che le sfregava la passera glabra ed in più era anche, di solito, il volere di mio suocero.

Poi, senza aspettare che le ordinassi nulla, salì in piedi sul divano, sempre dandomi le spalle e quindi rifilandomi davanti al viso il suo culone. Si piegò di nuovo in avanti, finché la sua bocca non fu all’altezza del mio cazzo moscio. Finimmo così in un sessantanove volante, con lei che, in precario equilibrio, aveva cominciato a succhiarmi, strofinandomi il solco delle sue chiappe sulla faccia.

Intanto mia moglie si era un po’ ripresa e, appoggiata su un gomito, ci osservava fare.

Enrica era eccitatissima, la leccavo e sditalinavo al meglio che sapessi fare e lei rispondeva con grugniti e muggiti sempre più alti, sbavando sul cazzo e colando umori copiosi dalla fica. Mi davo da fare e ce la feci a farla venire con due dita di una mano nella sua fica fradicia e il pollice dell’altra direttamente in culo. Certo fu un orgasmino; guaì per un po’ senza scomporsi troppo, mentre io conoscevo i suoi veri orgasmi che erano dirompenti e la lasciavano devastata. Sapevamo entrambi che era però soltanto l’inizio della serata e, nel frattempo, il mio cazzo nella sua bocca aveva riacquistato una certa consistenza.

Enrica si sedette accanto a me sul divano e mia moglie, alzandosi da terra, prese posto dall’altro lato. Mentre mia suocera, sudata e un po’ stordita, si stava riprendendo, passandosi le mani tra i capelli, io mi alzai con Luciana e iniziammo a limonare in piedi. Era già eccitata e si strusciava la fica sulla mia coscia, mentre con una mano mi segava. Enrica però non si concesse riposi ed, inginocchiandosi, si abboccò subito al cazzo. Che bocca ingorda! Succhiare e ingoiare sembrano per lei una vocazione; è una missionaria del pompino, una consacrata della fellatio e del cunnilingus. Se lo sprofondò in gola, di nuovo fino alla radice, e non potei fare a meno, con la lingua in bocca a mia moglie e una mano sul suo culo, di assecondare il golino, tenendo mia suocera per la nuca e scopandola di nuovo in bocca. Ormai era di nuovo duro ed, anzi, mi tirava da far male, come succede quando si ha la seconda erezione senza un minimo di riposo.

“Ti prego scopami…” mi chiese a quel punto mia moglie, “Ho voglia del tuo cazzo!”.

Fosse per me, sarei venuto di nuovo nella bocca di Enrica, ma non mi feci ripetere l’invito due volte: il dovere coniugale prima di tutto.

“Ti sbatterò fino a farti urlare”, dissi a Luciana nell’orecchio e senza complimenti spinsi col piede mia suocera rovesciandola all’indietro. Cazzo! Con due donne come quelle mi sembra il minimo essere brutali!

Afferrai mia moglie per le cosce e la sollevai inforcandola in piedi. Gridò di sorpresa e goduria, ma subito si mise a cavalcarmi ed io a spingere. Scopavamo come a****li, con Luciana che mi stava avvinghiata al collo ed io che la tenevo da sotto le chiappe. Ci davo dentro più che potevo e mi sentivo vigoroso come un leone e la insultavo forse banalmente, ma così mi arrapavo di più.

“Dai troia, ti piace il cazzo? Impalati zoccola… zoccola… Che troione di moglie!”. Lei per tutta risposta urlava ogni volta che la facevo ricadere pesantemente sul mio cazzo teso, del resto glielo avevo promesso, che l’avrei fatta sgolare come una maiala al macello.

Andammo avanti per dieci minuti e cominciavo a sentire male alle gambe, dato che non è un fuscello con i suoi 58 chili. Per fortuna all’improvviso la sentii partire: le arrivò un orgasmo dirompente. Dalla bocca singultava suoni disarticolati e sembrò soffocare, tremando tutta, mentre con più foga la facevo saltare sul cazzo. Quando l’orgasmo le cominciò a scemare ero esausto dal mal di muscoli e la gettai letteralmente sul divano. Ruggii di eccitazione e mi sentivo così arrapato da essere inferocito. Mentre Luciana ancora gemeva, gli occhi fuori dalle orbite, le assestai due sonori ceffoni che la lasciarono senza fiato, ma che incassò senza alcuna ribellione. A quel punto Enrica, che era rimasta in disparte sditalinandosi a tutto spiano, si fece avanti perché mi dedicassi a lei e fu un bene, perché forse non mi sarei fermato e mia moglie l’avrei picchiata ben bene.

Mi afferrò il cazzo di spalle, premendomi il seno sulla schiena e sussurrandomi:

“Inculami ti prego… Sbattimi il cazzo in culo.” Non ci vidi più. La sollevai di peso portandola dietro il divano. Si sistemò a pecora, in piedi, appoggiata alla schienale, spingendo indietro il culo. Le sfondai l’ano con un colpo secco, del resto lei se lo tiene sempre pulito e lubrificato, pronto all’uso. Emise solo un lungo gemito, che curiosamente sembrava di sollievo, come quando uno ti inizia un massaggio. Le ero entrato fino ai coglioni e sentivo il suo intestino fasciarmi il cazzo, stretto. Lo sarebbe stato per poco, perché, tenendola energicamente per i fianchi con entrambe le mani, cominciai a sbatterla violentemente. “Stoc, stoc” era il rumore del mio bacino che schioccava sulla sue natiche piene. Lei stava in punta dei piedi per arrivare meglio col suo buco all’altezza della mia verga, ma nonostante questo, affondando nelle sue viscere, la sollevavo appesa con l’ano al mio cazzo, facendola guaire come una cagna. Infoiato com’ero, non trattenei la mia tendenza a diventare violento e le davo sonori schiaffoni sulla parte alta delle chiappe. Luciana strillava e mi incitava: “Dai, dai… mandami a fuoco, sbattimi il culo, sbattimi il culo!”. Era fantastico come si muoveva venendo incontro al mio cazzo ad ogni affondo, implorando di essere sfondata. Uscivo fino a intravedere la cappella per poi spingerlo dentro fluidamente ed energicamente. Luciana era con le mani aggrappate al divano, che spesso mordeva per l’arrapamento. Io ero vicino all’orgasmo e non potevo trattenermi oltre: ero stanco ed i coglioni mi dolevano. Anche lei stava per venire di nuovo e lo implorava: “Vengo col culo… Fammi venire, vengo col culo…”. Godette come un’indemoniata: ruggiva e mulinava il culo. Quando si sollevò dal divano per incollarsi con la sua schiena al mio petto, mentre continuava a roteare le chiappe sfondate dal mio cazzo, non resistetti più. Il suo anello anale si era fatto così stretto che c’ero incastrato dentro fino alla radice. Venni così, con una sborrata lunga e quasi dolorosa, da prosciugamento totale, visto che era la seconda in una serata sola. La spinsi di nuovo con la faccia sul divano e tenendola per i fianchi finii di godere nel suo intestino sfregando la cappella con delicatezza sulle pareti del suo retto. Luciana non si era persa la scena e si era subito fatta sotto quando ci aveva sentito venire. Come uscii dal culo di mia suocera, lei era pronta a ripulirmi la verga, con un risucchio che mi fece quasi urlare, data la sensibilità della cappella dopo una sborrata. Poi si dedicò alla mamma che, sfinita, era letteralmente riversa sullo schienale del divano. Si riprese un po’ quando sentì la figlia che le allargava le chiappe e l’aiutò a farlo. Luciana le leccava il buco del culo da cui colava sperma e la madre le facilitò l’operazione cominciando a spingere come se dovesse defecare. La rosa dell’ano era ancora spaventosamente dilatata e lo sperma usciva copioso ad ogni spinta e sbucava fuori anche la carne enfiata e rosa acceso dell’interno dell’ano. Mia moglie non si perse neanche una stilla del succo delle mie palle ed in breve il culo di Enrica fu ripulito della mia sborrata. Eravamo tutti e tre sudati e sfiniti. Le donne si sdraiarono pesantemente sul divano carezzandosi i capelli e dandosi bacetti. Come erano dolci!

“Come godo con voi due non mi succede con nessuno…” disse Enrica tenendo il volto della figlia tra le mani, “neanche con Aldo o col negro più cazzuto… sarà per via della perversione della situazione.” “Mamma! Che troia che sei! Come faresti senza il sesso? Vivi solo per godere…” le rispose mia moglie. “E’ vero… ma anche tu non scherzi e tuo marito è un gran scopatore” aggiunse Enrica sorridendomi, “e poi mi piace quando diventa violento… mi sento cagna…schiava…”.

“Già. E stasera eri in vena, vero amore?” mi chiese Luciana girandosi verso di me. “Cazzo! M’avete fatto godere due volte, tanto che ora mi gira la testa!” risposi, “con due come voi sarò sempre in vena e poi mi sembra che non ti dispiacciano gli schiaffoni…”. “Certo…mi farei sculacciare anche ora, anche se sono venuta fino allo sfinimento…lo sai che sono tua e il mio corpo è cosa tua…”.

Misi fine a questi discorsi masochisti andando a prendere da bere. Un bel drink forte era quello che ci voleva, poi tutti a letto, ognuno a casa sua. Enrica che abitava a cinquecento metri da noi, nella stessa tenuta di campagna, rincasò nuda.

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Un Infermiere a domicilio: Monica e il massaggio r

Mi chiamo Marco, 40enne e sono un vero Infermiere e vero massaggiatore diplomato. Lavoro in un grande ospedale del nord Italia ma svolgo anche prestazioni infermieristiche domiciliari. Mi trovo spesso in situazioni imbarazzanti ed erotiche che le clienti creano mascherandosi con falsi problemi o sintomi inventati col fine di avere un amante a domicilio nel massimo anonimato e sicurezza potendo dare sempre una giustificazione credibile ai vicini o eventuali curiosi sulla presenza del professionista.
Ho un sito internet www.sexinfermiere.altervista.org e puoi raggiungermi tramite [email protected]

Monica è terribilmente stanca e stressata, demotivata e non valorizzata. Anche dal punto di vista sessuale non ha soddisfazioni e desidera prendersi qualche momento per sè e per rilassarsi.
Monica è una mia collega Infermiera,
lei lavora in chirurgia da sempre, è una brava professionista ma insoddisfatta sul piano sessuale.
Da molti anni non ha rapporti col marito ma, in virtù del giuramento di fedeltà, non lo ha mai tradito nonostante ci abbia pensato spesso, soprattutto stimolata da me che da anni vorrei scoparmela.
Abbiamo lavorato assieme per un brevissimo periodo, io ero ancora allievo infermiere e lei la mia tutor, molto rigida e molto brava sotto la sua veste bianca e la cuffia bianca permetteva fantasie erotiche, ma all’epoca io ero un giovanotto di 20 anni e lei una trentenne fedele.
Oggi Monica ne ha 52 e io 42, ci siamo ritrovati circa 10 anni fa durante uno stage e ci siamo mantenuti in contatto. Le ho raccontato dei miei studi in Medicina Tradizionale Cinese, Reiki e di quanto svolga queste attività a domicilio assieme alle tecniche puramente infermieristiche.
Mi piaceva stimolare Monica e provocarla sul piano sessuale, sicuro che mai me l’avrebbe data.
Monica è alta 165, capelli mori lisci sulle spalle, bel viso, un gran bel sedere morbido e paffuto, una prima di seno con capezzoli sensibili.
Un giorno come gli altri mi parla della riorganizzazione nel suo reparto e della rimodulazione degli incarichi e dei ruoli, mi dice che si sente stressata, non valorizzata e profondamente demotivata; non ne può più anche in virtù del fatto che a casa suo marito non la degna di una carezza o di una soddisfacente scopata.
Come al solito ci provo, la invito per un massaggio come quelli che ci siamo scambiati quando ancora stavo studiando il massaggio cinese; lei è un po’ timorosa, sa che voglio scoparmela ma poi accetta fidandosi della nostra amicizia e di se stessa che mai si sarebbe concessa.
Vado a casa sua. Io sono sposato con una bimba e preferisco giocare in campo straniero, suo marito sarà al lavoro, sua figlia è sposata e non avremo problemi…d’altronde si tratta solo di un massaggio, ma meglio stare al sicuro.
Arrivo a casa sua attrezzato con lettino portatile, creme e oli, candele profumate.
La stanza è già in ombra, apro il lettino ed invito Monica a spogliarsi come meglio crede e vuole, intanto io accendo le candele e scaldo le creme e l’olio.
Sono pronto, Monica arriva col solo perizoma, la sua prima di seno sta su da sola e i capezzoli sono belli dritti, il suo sedere è di quelli a mandolino ma un bel mandolino grande, morbido, pastoso, di quelli che vorresti impastare senza mai smettere.
Velocemente si sdraia prona sul lettino quasi a nascondere il seno come forma di imbarazzo.
Le luci sono già soffuse, le chiedo se è comoda e se avesse qualche punto preciso o più desideroso di essere sciolto; mi dice di fare come voglio, ha talmente tanto bisogno di un buon massaggio che chiude gli occhi, viso infilato nell’apposito buco del lettino, braccia distese e gambe dritte.
Inizio con un massaggio al cuoi capelluto per poi scendere lungo il collo e le spalle, insisto sulle spalle con movimenti centrifughi verso le braccia e le mani, indugio nello scaricare la tensione della parte alta del dorso per poi scivolare lungo la linea dei meridiani dalla nuca verso il sacro con movimenti dal rachide lungo le arcate costali e dalla testa verso il sedere fermandomi al sacro.
Continuo per circa 15 minuti poi noto che Monica divarica leggermente le gambe, è rilassata, pare dormire, il suo corpo è completamente nelle mie mani.
Decido di ungermi bene le mani scendendo dalla nuca verso il sacro e infilarmi delicatamente nel perizoma, non succede niente; ripeto la tecnica arrivando a sfiorare l’ano; non succede niente, ripeto la tecnica stavolta arrivando al suo buchetto del culo, quel buchetto protetto dalle natiche morbide e abbondanti che mi accarezzano la mano mentre questa si fa strada verso la rosellina del suo culo.
Monica non fa cenni. Decido di massaggiarle delicatamente l’ano e risalire verso il sacro, poi mi dedico alla zona che dal sacro va verso le anche, verso il trocantere e scende verso le cosce.
I movimenti sono centrifughi e affondano profondamente nella carne delle sue natiche massaggiando lo sciatico e proseguendo verso il cavo popliteo.
Monica sembra gradire, ogni tanto emette dei sottili versi di gusto.
Massaggio il profilo esterno delle sue natiche che ora sono scivolose e scintillanti di olio.
Adesso tocca all’interno coscia, Monica è sempre prona.
Dal sacro scendo nel perizoma e mi dirigo anteriormente verso l’interno coscia, verso la sua passera senza però volerla raggiungere; da qui la tecnica è per il suo sedere.
Salgo e scendo, salgo e scendo dal sacro verso il suo perineo, Monica divarica ancora le gambe, leggermente ma ancora; decido di tornare al suo buchetto, lo accarezzo, ci giro sopra col dito, mi sembra che Monica spinga il sedere verso il mio dito, decido di penetrarle col dito lubrificato dall’olio, entro leggermente e mi fermo, Monica non dice niente, entro ancora e poi completamente col dito.
Monica rimane ferma rilassata, il dito inizia a stantuffare nel suo ano, delicatamente e piano piano ma in modo continuo.
Poi scendo davanti verso le sue grandi labbra, devo lubrificare il dito e lo faccio tra la sua passera che è completamente bagnata; scorro il dito tra la sua passera avanti e indietro, avanti e indietro lasciando stare il clitoride.
E’ un bagno di umori, risalgo col dito bagnato verso il suo ano e la penetro nuovamente e lentamente; l’altra mano è appoggiata sulle scapole come a tenerla ferma e trasmettere quella energia sessuale del reiki.
Monica gode, ansima, le piace veramente molto ma non emette parola.
Scendo verso le cosce e arrivo ai polpacci e ai piedi dove pratico una bella riflessologia plantare che le dà lo stesso piacere della passera, adesso parla e mi dice di continuare, le piace il massaggio plantare e, sinceramente, anche io lo ritengo una buona tecnica di eccitazione e rilassamento.
Adesso Monica deve girarsi per la parte davanti del massaggio.
Sbuffando per dover fare quella “fatica” si gira supina e mi concede il suo seno che mostra subito i capezzoli rigidi e dritti.
Inizio da un massaggio al viso e al cranio per poi scendere al collo verso le spalle e le mani.
Tocca poi al torace dove pratico movimenti centrifughi dallo sterno lungo le linee costali incontrando tra le mie mani i suoi seni sodi che impasto soffermandomi sui capezzoli e continuando verso il lato.
Pratico questo per circa 10 minuti e i suoi capezzoli sembrano voler bucare le mie mani.
Passo poi all’addome e poi alla pelvi infilando le dita nell’elastico del perizoma senza mai avvicinarmi alla passera.
Ad un certo punto mi accorgo che Monica ha allargato le gambe, decido allora di scendere dentro il perizoma fino al suo pelo pubico e fermarmi, esco del perizoma e dall’ombelico rientro nel perizoma verso le anche e le cosce ed osservo.
Monica è ferma rilassata.
Scendo dall’ombelico e mi dirigo verso la sua passera, incontro il suo clito e lo supero immergendomi nelle sua labbra gonfie, turgide, bagnate.
Avanti e indietro, avanti e indietro tra le sue labbra accarezzando il clitoride e proseguendo posteriormente verso il suo perineo.
Il clito è duro,con due dita lo avvolgo immaginando di scappellarlo come un piccolo cazzo e vado avanti e indietro immaginando di masturbare una cappella gonfia; Monica allarga ancora di più le gambe ed unisce i piedi…vuole godere.
In quella posizione posso arrivare anche al suo buco del culo e lo penetro con dolcezza e profondità per poi risalire verso le sue labbra e il suo clito.
La lascio così, con i piedi che fanno un Babinski positivo, segno di godimento ed orgasmo.
Scendo ora verso le cosce e arrivo ai piedi, riprendo un massaggio plantare e risalgo verso le gambe per tornare alla sua passera che appena sente le mie dita si apre ad accoglierle.
Chiedo ad Monica se vada bene così. Non mi risponde ma tiene le gambe larghe.
Ora tengo una mano sui seni e le massaggio i capezzoli passando da un seno all’altro e con l’altra mano le sto strofinando il clito bagnandomi le dita nei suoi umori.
Sfrego sempre più forte e quando sento che il piacere aumenta infilo il dito nel suo culo burroso, così per circa 20 minuti fino a quando Monica spinge il bacino verso le mie dita in segno che vuole venire.
Non la penetro mai, resto tra le sue labbra strofinando il suo clito e masturbandolo come se fosse un piccolo cazzo.
Lo stringo tra due dita e continuo avanti e indietro fino a quando Monica gode di piacere inondandomi la mano.
Mi ferma, è rilassata.
La copro con un telo e la scio riposare 10 minuti.
Il massaggio è finito, Monica si rialza, mi paga, si veste e la lascio con un bacio sulla guancia in attesa del prossimo massaggio rilassante.

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Un Infermiere a domicilio: Marco e la pubalgia

Mi chiamo Marco, 40enne e sono un vero Infermiere e vero massaggiatore diplomato. Lavoro in un grande ospedale del nord Italia ma svolgo anche prestazioni infermieristiche domiciliari. Mi trovo spesso in situazioni imbarazzanti ed erotiche che le clienti creano mascherandosi con falsi problemi o sintomi inventati col fine di avere un amante a domicilio nel massimo anonimato e sicurezza potendo dare sempre una giustificazione credibile ai vicini o eventuali curiosi sulla presenza del professionista.
Ho un sito internet www.sexinfermiere.altervista.org e puoi raggiungermi tramite [email protected]

Marco mi viene inviato da una collega di lavoro, lui è un ragazzotto 30enne che ogni tanto gioca a calcio con i suoi colleghi di lavoro, in pratica sta seduto tutto il giorno al lavoro e poi una sera alla settimana decide di lubrificare le sue giunture su un campo da calcio.
La collega mi anticipa che ha dolori al rachide lombari ma soprattutto all’interno coscia passando per l’inguine.
Il percorso è quello dello psoas, un muscolo molto potente che dalla metà coscia sale per agganciarsi alla curvatura lombare della schiena, e questo se teso può dare lombalgia; poi ci sono i muscoli di stabilizzazione del bacino e delle anche che dal pube portano verso epifisi femorale e mediale.
Per farvi capire cosa è lo psoas provate, ve ne rendete conto della sua esistenza quando state per venire: la schiena si inarca, il quadricipite femorale si tende, i piedi si danno al Babinski positivo e i glutei si tendono come ad allungare il nostro cazzo o a voler spruzzare ancora più lontano.
Potreste sentire, nella contrazione di questi muscoli, una sorta di rilassamento e di piacere che aumenta con l’irrigidirsi del gluteo e del quadricipite femore, piacere che dalla zona lombare scende lungo il perineo e i femori, a volta si sente anche scrocchiare le vertebre lombari e il senso di rilassamento aumenta dopo la venuta, magari in bocca ad una bella fica.
Ecco, tutto quello che avete fatto è stato utilizzare lo psoas, lo avete allungato, lo avete tenuto allungato per il momento della sborrata e poi le endorfine hanno fatto il resto.
Spesso un sordo dolore lombare si può trattare attraverso una buona educazione allo stiramento e rilassamento dei muscoli del bacino…oltre che con una bella scopata o una sega ben fatta e associata alla conoscenza dei muscoli.
Una cosa simile, non proprio avviene ai muscoli del pube, anch’essi si tendono con quelli del pavimento pelvico per aiutare sia l’emissione di pipì che l’emissione della amata sborra.
Il movimento del bacino e la consapevolezza di questo può portare molto giovamento sia durante una bella scopata ma anche durante una buona sega o un buon ditalino uomo o donna che sia; è uno di questi contesti dove l’autoerotismo può davvero fare molto.
E’ quello che gli atleti fanno quando finiscono una competizione, soprattutto i marciatori, i maratoneti: si allungano le gambe alzandole sopra un ostacolo o facendosele tirare, questo serve ad allungare lo psoas per evitare che il suo accorciamento dovuto all’attività fisica porti al dolore lombare.
Va beh, quindi con la teoria ci siamo, mi preparo e vado a casa di questo cliente, si chiama Marco.
Arrivo a casa sua, mi accoglie, piacere Marco, piacere Marco.
La casa è quello di un single, non foto di donne né di uomini, ambienti piccoli ma confortevoli; Marco è alto 175 circa fisico normale, occhiali montatura nera lenti spesse, mi sembra uno di quesi secchioni dei film; si occupa di amministrazione come dipendente di una ditta della zona.
Finiti i convenevoli durante i quali lo vedevo muoversi un po’ incurvato come a tener fermo il bacino con passi corti, Marco mi illustra il problema, come è iniziato e da quanto tempo ce l’ha.
Gli presento l’intervento, i costi e la probabile durata.
Tutto ok, Marco si mette in slip sdraiato prono sul lettino.
Comincio con lo scaldargli la muscolatura lombare scendendo sopra i glutei e andando al bicipite femorale, circa 20 minuti; si, la zona è dura ma il ragazzotto ha solo 30 anni e la sua muscolatura è forte. Quando avverto che la zona è calma scendo ai lati del sacro verso l’interno coscia fino al ginocchio e risalgo, per circa 10 minuti.
Chiedo a Marco come vada, lui è rilassato, la musica in sottofondo lo distrae e lo assenta dal massaggio, fa una smorfia di piacere e mi dice di continuare.
Adesso si deve girare supino.
Verso l’olio sull’addome e scendo verso i quadricipiti femorali fino alle ginocchia per oliare tutta la zona.
Appena passo nella zona delle anche avverto una forte resistenza sotto le mani e Marco mi dice che avverte molto fastidio, come una corda tirata; se dai trocanteri mi sposto verso i testicoli la tensione e il fastidio aumentano, sento due corde sotto le mani.
Il massaggio deve essere delicato devo prima lavorare a distanza e poi avvicinarmi alla parte dolorante.
Riparto con l’addome arrivando alla muscolatura lombare lungo i lati del corpo, eseguo dei piccoli movimenti di sollevamento del bacino impastando con l’olio la zona dei lombari e sento che Marco apprezza molto; mi dice che ha la sensazione che il sangue vada alle gambe, bene, l’energia sta circolando.
Continuo questo massaggio davvero faticoso per altri 10 minuti, scendo poi lungo le cosce fino al ginocchio e risalgo, impasto sempre più profondo avvicinandomi all’interno coscia.
Le resistenze sono già diminuite e posso massaggiare delicatamente l’inguine senza provocare dolore. Sfrego e premo, sfrego e premo lungo il passaggio della muscolatura pudende per rilassarla; so che questo massaggio non sarà risolutivo e ce ne vorranno altri.
Marco adesso ha le cosce rilassate, che si aprono al mio massaggio.
Mi permette di massaggiare la muscolatura pubica sempre più in profondità e arrivando vicino ai testicoli; riprendo a massaggiare la parte anteriore di quello che avevo fatto prima da prono, sento che la zona adesso è trattabile e meno tesa sotto le mie mani.
Mentre proseguo vicino ai testicoli Marco ha una erezione, inizialmente credevo si fermasse lì ma invece il suo uccello comincia a crescere, e Marco lo nota.
Si scusa giustificandosi col fatto che quel massaggio aveva come fatto circolare qualcosa che prima era fermo. Certo, ho lavorato sul primo chakra, è normale che possa accadere.
La sua cappella è gonfia e il cazzo duro di circa 16 cm, di quelli che stanno bene in una mano.
Decido di passare al lingam…si, al cazzo; lui è sdraiato, lo sto massaggiando, il cazzo è duro, facciamogli vedere come altro aiutare il suo dolore e la sua schiena.
Glielo prendo in mano con le mani unte e comincio a massaggiarglielo scappellandolo su e giu, su e giu.
Marco ha inizialmente un brivido, apre gli occhi, io lo guardo e rido dicendogli che gli farò vedere a cosa serve l’uccello oltre che a scopare. Resto professionale.
Quando vedo che si avvicina all’orgasmo gli descrivo cosa sta facendo:
bravo Marco, adesso inarca la schiena come a voler toccare il soffitto con l’uccello, bravo ancora, contrai i glutei e alza quel sedere, immagina di voler spruzzare lontanissimo.
Per fare questo i quadricipiti si contraggono e il bacino si alza leggermente dal lettino, io intanto lo sto segando piano piano aumentando solo quando la sua posizione è corretta, fermandomi quando sbaglia; ovviamente Marco è bravissimo per non perdersi neppure un colpo di sega.
Ad un tratto sento che vuole venire, lo incito a contrarre i muscoli di prima, dai bravo!
Si sente un crac lombare di 2-3 vertebre che scrocchiano e una fontana di sborra schizza lontano dal lettino.
Il corpo di Marco cade sul lettino a peso morto mentre dal suo uccello escono gli ultimi spruzzi.
Gli chiedo come sta, mi dice che l’aver contratto i muscoli delle gambe e i glutei lo ha fatto stare molto bene durante la sborrata e ha sentito una sensazione piacevole salire fino alla sua schiena.
Scende dal lettino e gli chiedo come stia.
Si piega sulle ginocchia, fa due passi, e sorride.
Non si sente legato come prima.
Prenderà qualche antinfiammatorio e forse scopando un po’ di più potrà sentirsi meglio.
La pubalgia è una cosa importante per un atleta e che può durare molto tempo richiedere terapie diverse, chiedo scusa per questa banalizzazione a chi ne soffre veramente.
Marco non aveva una pubalgia ma solo una aumentata tensione addominale.

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Come tutto è iniziato.

Io ed M siamo amici d’infanzia e coetanei. I nostri genitori erano (e sono) molto amici e fin da piccoli abbiamo spesso fatto vacanze insieme e passato un sacco di tempo uno a casa dell’altro. Con l’arrivare dell’adolescenza abbiamo iniziato a sperimentare le prime seghe in compagnia, a volte anche con altri ragazzi più o meno della nostra età, la maggior parte delle volte guardando giornalini porno che i ragazzi più grandi nascondevano in giro. La cosa è rimasta più o meno invariata per qualche mese fino a che, a casa di lui, non abbiamo scoperto per caso il posto dove suo padre teneva nascosti i film porno. A quel punto non aveva più senso farsi le seghe sui giornaletti quando avevamo a disposizione decine di videocassette. I suoi genitoi lavorano entrambi, quindi le ore in cui la casa era vuota abbondavano. Ogni volta che potevamo ci ritrovavamo a casa sua e stavamo per ore a segarci insieme davanti al televisore. Da lì al resto il passo è stato abbastanza breve: due adolescenti sempre arrapati con film porno di ogni tipo tra le mani…
Pian piano siamo passati dal farci le seghe ognuno per conto proprio al farcele a vicenda per brevi tratti che via via diventavano sempre più lunghi fino a farci venire l’un l’altro. Dopo un po’ però anche quello non ci bastava più ed alla fine abbiamo provato anche il sesso orale. La prima volta che lo abbiamo fatto, ci ha fatti arrapare così tanto che non siamo più riusciti a fermarci. Lo abbiamo fatto praticamente ovunque ce ne sia stata l’occasione, sia al chiuso che all’aperto. Raramente siamo andati oltre ed onestamente non saprei spiegarne il perchè. Dei due quello più “convinto” era sicuramente M anche se non sempre insisteva più di tanto. La cosa è durata per un bel po’ di tempo, almeno fino ai 20 anni d’età. A quel punto finalmente ci siamo fidanzati entrambi ed abbiamo smesso di giocare tra di noi. Del resto era un semplice gioco, un modo alternativo per “divertirsi” in assenza di ragazze. Non c’era alcun tipo di legame sentimentale, volevamo solamente godere e ci riuscivamo alla grande.
In questi 7 anni di “fidanzamento” i miei gusti “sessuali sono evoluti molto rispetto agli inizi. Mi è capitato sempre più spesso di vedere video con gay o transessuali e se all’inizio mi rimanevano abbastanza indifferenti, con il passare del tempo hanno iniziato a stuzzicarmi abbastanza. Pian piano hanno finito per piacermi anche quelli e spesso, mentre li guardavo e mi segavo, mi è capitato di ripensare a quelle giornate passate a succhiarci i cazzi e di fantasticare di averlo di nuovo lì e di poterci fare tutto quel che mi passava per la mente. Non fraintendetemi, scopare con la ragazza era sicuramente più soddisfacente, però quello che facevo con M era qualcosa di diverso.
Ora, dopo sette anni dall’ultima volta che ce lo siamo succhiati a vicenda, siamo tornati entrambi single ed abbiamo ripreso le vecchie abitudini: uscire insieme agli altri amici, andare in giro, in vecanza e naturalmente anche tutto il resto.

Questa prima “intro” si ferma qui.
Almeno per ora, non voglio parlare in modo dettagliato di quello che abbiamo fatto io ed M in passato ma se siete interessati ed avete domande da farmi, potete scrivermi un messaggio privato.