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La sostituta: parte 2

Introduzione: Nella prima parte di questo racconto Marco confessa ha sua figlia Cristina la sua profonda solitudine legata alla scomparsa della moglie, e le racconta le pulsioni sessuali che ha nei suoi confronti. Con grande preoccupazione, le propone di diventare una sorta di sostituta, che oltre ad essere una figlia svolga le funzioni di una moglie, Cristina per paura di deludere e peggiorare ancora di più la situazione del padre, accetta ed inizia una relazione con lui.

Sono passati due mesi da quando Marco ha sverginato sua figlia Cristina, come previsto, dopo poco tempo tutto si è normalizzato, Cristina ha continuato la sua vita come se niente fosse, lo stesso può dirsi di Marco che effettivamente dopo quel fatidico giorno, si è come risvegliato da un lungo periodo di stasi, la tristezza e la solitudine improvvisamente sono scomparse via, lasciando il posto alla felicita di un rapporto che seppur contro natura risultava essere più profondo che mai. Cristina rispettando gli accordi presi, rimase a dormire nel letto matrimoniale di suo padre, quest’ultimo, seguendo alla lettera le promesse fatte alla figlia, non abuso della sua disponibilità. I rapporti sessuali, di solito avvenivano di mattina, prima di cominciare la giornata (se ne sentiva il bisogno), Marco chiedeva alla figlia “tesoro possiamo farlo?” lei premurosa acconsentiva sempre. Pochi minuti dentro la sua calda figa e poi immediatamente lo sperma fuoriusciva copioso e riempiva ogni anfratto del suo ventre, poi entrambi tornavano alle loro mansioni. Solo poche volte preso da un improvvisa eccitazione, Marco senti la necessita di interrompere questa consuetudine. infatti un giorno costretto a tornare in casa per prendere delle pratiche che gli servivano in ufficio, vide Cristina con le sue amiche sdraiate nel suo letto, <Cristina perché non sei ha scuola?> disse Marco sorpreso <papà oggi c’è sciopero non ti ricordi? Te lo detto ieri> la voce di Cristina era come sempre candida e tranquilla in armonia con il suo aspetto, quando poi Marco incrocio i suoi occhi azzurri ebbe una violenta erezione che lascio stupefatto anche se stesso, Il suo enorme cazzo pulsava dentro i suoi pantaloni, ansioso di essere liberato. Marco cerco di non farlo notare alle amiche di Cristina < si è vero mi sono dimenticato… puoi venire un attimo di là tesoro?> Cristina con pacatezza si congeda e incomincia a seguire suo padre per il corridoio fino ad arrivare in bagno. Marco chiude la porta, si slaccia la cintura e mostra il suo enorme cazzo alla figlia, Cristina non è sorpresa, aveva capito le intenzioni del padre fin dall’inizio, e quasi contemporaneamente si abbassa le mutandine, <facciamo presto ok?> <amore non ti preoccupare ho fretta anch’io, ti vengo dentro al primo colpo> detto fatto, e quando il cazzo raggiunge la massima profondità possibile, incomincia ad eruttare colate di sperma cosi abbondanti da riempire l’intera figa in pochi secondi. Cristina si rimette le mutandine e si sistema la gonna, torna dalle amiche che la vedono identica a prima senza sapere che dentro di lei c’è un intero lago di sperma paterno, Marco invece dopo aver preso i documenti che gli servivano torna in ufficio, si sente completamente appagato, ma è preoccupato per il comportamento tenuto “bisogna fare tutto con più prudenza, senza persone indiscrete tra i piedi” pensa tra se e se “per noi è normale ma gli altri non capirebbero mai”.

Mancano cinque giorni alle vacanze di natale, la gente gira felice per le strade imbiancate di neve, fermandosi ogni tanto ad ammirare le luci e gli addobbi natalizi più appariscenti. Dopo aver assillato suo padre per giorni Cristina è a casa e si gode le sue vacanze anticipate. Prima di intraprendere la relazione con la figlia, i periodi festivi erano per Marco quelli più dolorosi. Vedere tutti cosi felici, gli ricordava per contrasto la sua infelicità. Ma ora tutto era diverso, quel periodo buio era passato. Cristina sapeva che era lei la causa di quel cambiamento, e tutto ciò la rendeva immensamente orgogliosa. Prima dell’inizio delle festività alcuni parenti fecero le solite visite di circostanza, all’incirca due volte al giorno il campanello squillava e Marco si ritrovava di fronte una seccatura, che non temeva di prolungare la sua visita anche per ore. Tutto ciò lo esasperava a tal punto che un giorno parlo con Cristina della possibilità di trascorrere le vacanze natalizie fuori città, nella casa tra le montagne di un suo amico, che per sdebitarsi dei tanti favori gliela affittava per due settimane completamente gratis. Inutile dire che Cristina acconsenti con entusiasmo. Il viaggio fu faticoso e la strada imbiancata di neve non lo rese più semplice, ad ogni modo tutta la fatica fatta fu ricompensata ampiamente dalla bellissima vallata che si estendeva lungo tutto il fiume ghiacciato che affiancava la casa, in cui per due settimane nessuno avrebbe potuto disturbare l’insolita coppia.
Cristina una volta arrivata non perse tempo e incominciò ad esplorare l’abitazione, piuttosto grande ed interamente costruita in legno. Il padre invece si occupo delle valigie e noto con piacere che quelle della figlia erano zeppe di lingerie e indumenti intimi appartenuti alla moglie “ la mia bambina ha capito tutto” penso. Ed infatti Cristina che a prima vista sembrava una ragazza ingenua e un po’ svampita, ad un esame più accurato si dimostrava una campionessa di acume, a cui naturalmente non poteva sfuggire la motivazione principale di quel viaggio: per la prima volta avrebbe fatto del sesso col padre in maniera seria, niente più sveltine mattutine, o sborrate da un colpo solo dovute alla fretta e con la costante preoccupazione di essere scoperti.
La sua predizione si avverò due ore più tardi, verso le 9.00 la figlia si presento in reggicalze e senza mutandine con i suoi lunghi capelli biondi che coprivano una terza abbondante di seno incredibilmente sodo e candido, <papà sei pronto?> immediatamente il cazzo di Marco si mise sull’attenti <pronto per cosa?> faceva finta di niente ma i suoi occhi e la sua espressione lo smentivano <come per cosa? Mi hai portato qui, in un posto dimenticato da dio per niente?> Cristina si avvicina e incomincia a baciare il padre, fa sprofondare la sua lingua nella sua bocca con molta naturalezza, nel farlo ingerisce anche parecchia saliva, poi una volta finito gli sussurra in un orecchio <sono qui per te, fammi tutto quello che vuoi, io ti amo> tutto questo per Marco non era altro che la concretizzazione di tutte le sue speranze, quella che gli stava regalando momenti cosi intimi e profondi non era più sua figlia, e neanche la sostituta di sua moglie, era sua moglie basta, e come tale l’avrebbe trattata. <bene amore ho capito… su girati, facciamo un po di sesso anale> la richiesta sembrava bizzarra, ma comunque era in linea con il nuovo corso degli eventi. Cristina non se lo fece ripetere due volte, si mise sul letto e aspettò pazientemente che Marco si svestisse, poi ci fu la penetrazione, difficile immaginare una sensazione più strana di quella, nel medesimo tempo un dolore lancinante e un piacere indescrivibile, Marco si fece l’argo in quel stretto corridoio con spietatezza e si fermo solo quando raggiunse gli intestini della figlia. Dal punto di vista di Cristina, invece sembrava come se il padre si fosse fermato molto più il là, fino ad raggiungere lo stomaco. Quel palo di carne una volta entrato usci immediatamente per poi rientrare con ancora più violenza, Cristina accuso il colpo, un conato di vomito usci dalla sua bocca e si infranse contro il cuscino <santo cielo Cristina stai bene?!> Marco era seriamente preoccupato e stava per togliere il cazzo che in quel momento era completamente dentro le viscere della figlia, ma Cristina accorgendosene glielo impedì <no papà ti prego non è niente continua….continuaaa> Marco rassicurato esaudì le richieste della figlia e continuò se possibile ancora più violentemente di prima, ma stavolta non ci furono interruzioni, poi si arrivo al culmine,Marco dopo aver devastato il culo della figlia per trenta e passa minuti, era pronto a inondarlo di sperma, Cristina sapeva che sarebbe stato molto diverso da un comune coito vaginale, ed infatti nel momento in cui lo sperma esplose dentro di lei, gli sembro come se avesse preso il posto della poltiglia precedentemente vomitata! Una sensazione inedita ma stupenda che ben presto si trasformo in qualcosa di ancora più sorprendente, Cristina ebbe il suo primo orgasmo. Il primo giorno di vacanza fini cosi. I successivi anche se è difficile immaginarlo furono ancora più trasgressivi. Forse la consapevolezza di essere in un luogo isolato e inaccessibile non fece altro che acuire ancora di più gli istinti sessuali dei due, che si sentirono liberi di lasciarsi andare a pratiche sessuali estreme, che per quando difficile cercherò di narrare nella prossima parte di questo racconto.

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La mia ex nuova ragazza

Certo che per uno sposato come me intraprendere una nuova avventura sentimentale, in questo particolare periodo della vita non era proprio raccomandabile. Tuttavia da quella famosa scopata selvaggia nell’androne , non ne uscii totalmente indifferente.
Nei giorni a seguire infatti con sly i contatti, prima telefonici, poi di persona si fecero più fitti. Certo all’inizio la sensazione era strana, quasi surreale. Poi entrambi “prendemmo” le misure e tutto inizio a filare. Ci vedevamo quasi ogni sera, dieci minuti al casello dell’autostrada o in qualche bar. Come adolescenti i contatti si limitavano a qualche bacio e a qualche carezza ma nulla più.
Fu solo dopo un paio di settimane che nel corso di uno di quelli incontri io me ne uscii con la frase:”ma che ci vediamo a fare come due bambini sempre di nascosto e di corsa? E poi cosa dobbiamo poi nascondere… qualche bacetto?” Sly per nulla intimorita subito rispose:”sei tu caro che non ti decidi! Io ho la figa in fiamme e non aspetto altro di risentire il tuo cazzone dentro di me”. Detto fatto di li a pochi minuti stavamo nel veronese ad occupare una camera d’alberto.
Entrati nella stanza, ci siamo entrambi guardati in giro con sospetto, quasi a prendere le misure di quel posto così nuovo ed al tempo stesso cosi nostro. Sono bastati pochi attimi e poi i ns. sguardi si sono incontrati. Sly mi guardava con occhi lucidi e si mordeva il labbro superiore. A quel punto scalza, si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio :” adesso ti spoglio, te lo prendo in bocca e te lo insalivo bene! E appena insalivato voglio che me lo sbatti nel culo con tutta la forza che hai. Voglio che mi sfondi come un toro da monta, fammi male , fammi sentire dominata e posseduta. Rompimi l’ano con tutta la tua forza senza ritegno come fossi la tua puttana personale” A quel punto inizia a spogliarmi, riponendo in ordine tutti i miei vestiti. Le mie mani non facevano che spogliarla e palpeggiarla ovunque. Mi insinuai dentro le sue mutandine e trovai una figa liscia e calda, fradicia di umori e desiderosa di essere penetrata. Con le mani ancora bagnate dai suoi umori, iniziali lentamente a toccarle l’ano per allargarlo ma lei si ritrasse dicendo: “ ti ho detto di sbattermelo dentro il culo con forza quindi niente preparativi. Piuttosto stenditi che voglio succhiare il mio cazzo preferito che da anni non sente più la mia bocca” mi stendo sul letto e lei inizia a farmi il pompino migliore di sempre. Appena il mio cazzo, duro come il marmo, è ben ricoperto di saliva. Sly si posiziona alla pecorina vicino a me mi ordina di spaccarle il culo. A quel punto mi alzo, e mi godo lo spettacolo di quel culo ben tornito, con la sua bella rosellina al centro. Punto il cazzo e…. in un sol colpo le sono dentro fino alle palle. Sly emette un grido di dolore, tanto che io faccio per ritrarmi ma lei mi blocca subito :” se togli quel cazzo dal culo giuro che ti ammazzo“. La smorfia di dolore era ben visibile sul suo volto ma decisi di fregarmene.Iniziai subito a stantufarla come un forsennato e più la sbattevo più lei urlava. Ad un certo punto si gira , mi guarda con fare seducente e mi dice:” non venire ora, che devi ancora accontentare la mia passera e la mia bocca. “ Detto questo si gira di nuovo e lo prende nella sua bocca avida e vogliosa. Dopo averlo ben succhiato mi invita a sdraiarmi con lei a letto . Lo faccio ed iniziamo a baciarci con forza.
Dopo 10 minuti di limonate lei, prendendomi il cazzo in mano, lo guida in mezzo alle sue gambe. In un colpo solo la penetro ed inizio a muoversi dentro di lei. In breve raggiunge il primo orgasmo. Dopo esser venuta , con le gambe e la voce tremanti si sposta, apre le gambe e con le mani allarga le labbra della figa ben rasata invitandomi a leccarla :”guarda che son venuta da sotto ma voglio venire anche nella tua bocca”.io a quel punto non capisco più nulla ed inizio a leccarle prima i seni, poi la pancia ed infine mi getto a capofitto sulla sua passera che ha un profumo ed un sapore inebriante. La lecco, la mordicchi e la succhio con avidità, tant’è che di li a poco Sly ha il suo secondo , sconquassante, orgasmo. Ricomposta un attimo dopo esser venuta, mi fa metter comodamente seduto al bordo del letto e si gira. Inizi così ad impalarsi da dietro, facendosi penetrare nuovamente nel culo. Fa tuto lei , io devo limitarmi a stare seduto, tenere l’erezione e godermela. Dopo 10 minuti di quel trattamento l’avviso che sto per venire e lei mi dice “vienimi dentro, da anni non aspetto alto”. Non me lo faccio ripetere. La giro, la faccio mettere alla pecora e la penetro iniziando subito a stantufarla per bene. Non passano che pochi minuti e già sento il mio orgasmo in arrivo prepotente, ingestibile ed incontrollabile. Non faccio a tempo a dirlo che già sto riversando nella sua figa fiotti di sperma caldo. Sly vogliosa e seducente, appena estraggo l’uccello da lei, si penetra la passera con due dita, estrae lo sperma appena “depositato” con due dita, e se lo mette in bocca dicendo :” questo è il spore che per tanti anni non ho più ritrovato. Detto ciò si inginocchia ed inizia a pulirmi per bene l’uccello.
Finito di scopare, ci accoccoliamo 10 minuti sul letto e chiacchieriamo un po. Un ora dopo eravamo in macchina a limonare come due adolescenti ripromettendoci che ci saremo rivisti l’indomani per bissare la giornata. Da allora non c’è giorno che non ci vediamo ed il sesso continua a migliorare… ma questa è un’altra storia.

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Triangolo con mamma e cugina

Il protagonista di questa scabrosa vicenda è Federico. La storia è molto sporca ma, proprio per questo, è probabile che possa eccitare.
Con la madre Lucia, Federico ha sempre avuto un dialogo molto aperto e si è sempre più confidato con lei piuttosto che con suo padre. Con lei, infatti, ha potuto parlare tranquillamente di sesso, delle cose più intime. La mamma aveva sempre dato discreti consigli di come agire per conquistare, sedurre e anche avere rapporti con le ragazze. Lucia è sempre stata una donna emancipata, dalla mentalità aperta e dalla solidarietà con suo figlio su come soddisfare le donne, senza falsi pudori, ingiustificate inibizioni, inutili tabù e infondati complessi o convinzioni diffuse e comuni.
La situazione si complicò quando entrambi esternarono una confidenza reciprocamente. In pratica Federico disse alla madre che si era invaghito della cugina Stefania, che è la nipote di Lucia. Lei, a sua volta, rivelò con naturalezza di voler stare con lui! La mamma è ancora una bella donna ma pur sempre sua madre, sicché Federico andò in confusione totale. Credeva di essere lui il porco ma la madre lo aveva superato… e di molto! Alla fine fecero una specie di torbido accordo: lei avrebbe convinto Stefania ma, a sua volta, anche il figlio avrebbe dovuto cedere.
Stefania non era certo una santa e, complice la parlantina ammaliante di sua zia, mamma di Federico, si convinse. Così il ragazzo avrebbe dovuto stare con entrambe. Una sensazione mista di raccapriccio e piacere pervase il cervello di Federico, finché decise di vivere l’emozione, pur di scopare la cugina, non preoccupandosi delle conseguenze.
Lasciò così che sua madre “se la lavorasse” prima un po’, dicendole qualcosa come: “Federico si sente solo, ti vuole tanto bene, prova qualcosa per te, nessuna ragazza gli piace tanto, vorrebbe poterti dare tanta gioia…”.
Stavano in cucina quando Federico arrivò. Sua madre disse di entrare. Salutata Stefania, la cugina non perse tempo e si mise a succhiare l’uccello inginocchiata. Contemporaneamente arrivò la lingua di sua madre in bocca. Il giovanotto la accolse, alimentando l’insana porcata. Poi sua madre si inginocchiò a sua volta e imboccò la cappella, lasciando che Stefy leccasse le palle. Il cazzo, deliziato a quel modo, stava quasi per scoppiare. Stefania aprì le cosce e Federico si fiondò subito a leccarle la figa bella depilata, mentre la zia e la nipotina si baciavano.
Si trattava di un triangolo erotico e sentimentale apparentemente impossibile. Federico amava Stefania mentre sua madre desiderava lui. L’unica che non se ne importava era proprio la cugina, rivelatasi una gran porca, amante solo del sesso senza implicazioni amorose. Il giovane provò molto gusto quando impalò sua madre a candela. Mentre sua mamma andava su e giù, Stefania, arrapata, stringeva forte le grandi tette della zia. Poi fu Stefania a montare sul cugino a cavalcioni mentre baciava sua zia. Successivamente Federico prese mamma Lucia da dietro, incitato dalla cuginetta troia che lo baciava.
Cambiarono posizione: Lucia si mise sul cazzo del figlio mentre Stefy adagiò la figa all’altezza della bocca del cugino. Andarono avanti così per un po’ finché vennero tutte e due. Anche il giovanotto era pronto a godere e sborrò scaricando in faccia alle “signore” un autentico torrente di sperma!
Un’eccitazione così Federico non l’aveva mai provata! Lucia, sempre sincera, confessò al figlio di non aver goduto mai così tanto in vita sua e Stefania, da grande maiala, affermò che una porcata del genere non l’aveva nemmeno immaginata e di aver avuto un orgasmo squassante, esprimendo il desiderio di ripetere l’esperienza, sia per aver scopato con il cugino, sia soprattutto per aver scoperto di essere una gran lesbica con quella troia più esperta di sua zia! Così tutti e tre si ritrovano spesso a scopare e lesbicare, per la gioia di tutti, godendo in tutti i modi!

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Colazione a casa Roncalli

“Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito senza riserve e, come promesso, ho una sorpresa per te!”. La contessa Gilberti Roncalli conclude la frase con fare ammicante che, immediatamente, va a stimolare la curiosità di Valerio, il giovane rampollo dei Monte Sant’Agata.
“Ada, se ho mancato, in passato, è dipeso certamente da impegni inderogabili ma, come sai, per me è sempre una gioia intrattenermi in tua compagnia.”.
La contessa schiude le labbra in un radioso sorriso, fissando orgogliosa il ragazzo; dunque si volta e fa cenno al maggiordomo di congedarsi.
L’uomo s’incurva leggermente in avanti ossequioso e si volta per raggiungere la porta a grandi passi ed uscirne.
Lo stridere della vecchia maniglia echeggia nell’ampia sala arredata in stile classico, con i mobili in legno di quercia lucidati di fresco e le statue in bronzo, poste nei quattro angoli, che sembrano contemplare i magnifici stucchi e i dipinti murali.
La contessa stringe delicatamente i lembi della vestaglia di seta verde, incrociando le mani sul seno prosperoso e si spinge in avanti per sollevarsi dalla grande poltrona in cui era sprofondata.
Con lentezza e sinuosità felina si avvicina al ragazzo, magneticamente attratto dalla visione di quelle forme procaci che spingono prepotentemente contro la seta lucida; gli si para davanti, porta la mano sinistra a carezzargli delicatamente la nuca con le dita e, sollevandosi sulle punte, gli accosta le labbra all’orecchio sinistro per sussurrargli parole lascive.
Valerio resta immobile, cercando di controllare i propri istinti, ma una potente erezione comincia a premere contro l’addome della donna che, fiera di aver raggiunto così in fretta il proprio scopo, scosta le dita dalla nuca e le fa scivolare in basso a tastare quella rigidità che sembra aumentare ad ogni strusciata.
La contessa guarda in basso a contemplare quel gesto lussurioso, la tempia poggiata sul petto di lui, quasi che la mano agisse per conto proprio; poi solleva lo sguardo e travolge il ragazzo con un bacio voluttuoso.
Lui infila la mano fra i due corpi serrati e si sbottona la giacca grigio antracite, poi scosta le falde e stringe la donna a se in un poderoso abbraccio, spingendo la mano sinistra fra le natiche di lei a massaggiarle energicamente.
D’improvviso la contessa si ritrae premendo con entrambe le mani sul petto del ragazzo, come fosse turbata da tanta eccitazione e Valerio la fissa, disorientato da tale ambigua reazione.
“Scusami! Se non smetto immediatamente, rischio di rovinarti la sorpresa…hai già fatto colazione?”.
Valerio è confuso ma, altrettanto, conosce molto bene Ada ed intuisce che costei avrà certamente architettato una delle sue diavolerie, per cui sta al gioco e l’asseconda abbozzando un vago sorriso.
“No! Stamane ho dovuto trascurare la colazione per essere qui in orario”.
La contessa fissa il giovane con occhi languidi e gli carezza il viso:”Non volermene! Ti ho convocato di buon mattino proprio per far colazione insieme”.
Gli scosta la mano dal viso ed intreccia le proprie dita fra quelle della mano di lui, simulando affettatamente la tenerezza di una sorella maggiore che vuole condurre il fratellino a giocare.
Muove verso la porta, trascinando il braccio di lui che, ancora eccitato, reagisce con lentezza all’invito quando, d’improvviso, lei sussulta:”Ah! Quasi dimenticavo…”,
Gli lascia la mano e corre verso lo scrittoio sul quale è poggiato un grosso scrigno di legno finemente intarsiato; lo dischiude e ne trae una lunga collana composta di sfere azzurre, grosse all’incirca quanto palle da biliardino, intervallate da piccole catene di tre anellini d’oro ciascuna.
Ada si volta a fissare Valerio e, sorridendo, solleva i gomiti per cingersi la collana; poi torna a stringergli la mano e, con fanciullesco entusiasmo, lo trascina con se fuori dalla stanza.
I due attraversano un corridoio semibuio, poi imboccano una porta che dà accesso al cortile interno costellato, lungo il perimetro, di alberi secolari le cui radici hanno lesionato parte della pavimentazione circostante le aiuole circolari merlate di mattoncini rossi.
L’aria autunnale gela le guance dei due avventori e la donna fa cenno al ragazzo di camminare adagio sulle foglie secche ed umide che rendono scivoloso il percorso.
Al centro del cortile cӏ un gazebo ottagonale con la base in cemento lastricata di maioliche dipinte, raffiguranti scene di vita rurale; grandi vetrate, sostenute da una struttura metallica verniciata di bianco, circondano sia i lati che il tetto, facendo filtrare pienamente la tenue luce del sole che comincia a fare capolino.
All’interno, grandi sedie ed ampie panche in ferro battuto, rivestire di spessi cuscini bianchi dai temi floreali, sono disposte circolarmente intorno ad un grosso tavolo in stile art nuveuve, ricoperto da una spessa lastra di vetro circolare.
“Accomodati e mettiti a tuo agio: fra qualche minuto ci serviranno la colazione!”.
Ada solleva un campanello dorato e lo scuote per avvertire la servitù, poi si accomoda accanto a Valerio sedendosi sul fianco e raccogliendo le gambe sul cuscino, le ginocchia puntate contro il ragazzo.
Valerio allunga una mano sulle cosce seminude della contessa e le massaggia energicamente, nell’atto di riscaldarle.
La donna solleva lentamente la gamba destra e, contemporaneamente, si slaccia la cintola della vestaglia, mostrando di essere completamente nuda.
Il giovane si volta sul fianco sinistro e si piega in avanti, facendo scivolare il palmo della mano verso l’interno della coscia di lei, fino a puntare l’indice contro il clitoride per farlo roteare delicatamente.
Accosta la bocca alla mammella sinistra, che la contessa gli offre sostenendosi il seno con la mano; ne costringe delicatamente la punta del capezzolo fra i denti e comincia a succhiarlo avidamente, ravvivando l’eccitazione della donna che, di lì a poco, comincia ad emettere profondi respiri.
Valerio, nuovamente preda dell’erezione, accosta l’altra mano alla cerniera dei pantaloni per aprirla quando, d’improvviso, tre flebili colpi risuonano sulla vetrata; il ragazzo trasale e rimbalza indietro rosso di vergogna, cercando di simulare indifferenza ed accavalla le gambe per coprire il gonfiore.
Dall’altra parte del vetro, una giovane donna in divisa da cameriera, nascosta fin sopra l’addome da un grosso carrello portavivande in acciaio, osserva la signora in attesa di un cenno per poter entrare.
La contessa, senza il minimo pudore, non accenna a coprirsi e così, la vestaglia aperta, le cosce divaricate, allunga il braccio sinistro verso la porta e ripiega indolentemente il polso facendo roteare le dita, una ad una, verso il palmo invitando la cameriera ad entrare.
La donna accede e, apparentemente indifferente, accosta il carrello per imbandire la tavola di leccornie, approntando una colazione in perfetto stile inglese….(continua)

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Luca e Cinzia

Da molto tempo sono alla ricerca di “un’anima gemella” con cui passare dei piacevoli momenti, anche se solo in modo virtuale.
Ho pensato, anzi spero, che forse le scrittrici che ho contattato via mail non abbiano capito il significato della mia richiesta ed allora ho pensato di scrivere questa breve storia per farglielo capire.
Se qualcuna fosse interessata a proseguirlo, dando una vera voce di donna a Cinzia o iniziarne uno nuovo, mi può contattare inviando una mail a ionascosto@yahoo.it
Ne sarei entusiasta.

Sono fermo in un Autogrill del GRA in attesa di conoscere quella che negli ultimi tre mesi è stata la mia schiava virtuale e cioè CINZIA.
È tutto iniziato per gioco quando ho letto un suo racconto basato sulla sottomissione e le ho fatto i miei complimenti chiedendole, allo stesso tempo, se potevamo provare a scriverne uno a quattro mani.
All’inizio lei non mi ha neanche risposto ma dopo una settimana, quando ormai ero sicuro del suo silenzioso rifiuto mi ha risposto dicendomi che la mia proposta la stuzzicava ma che non sapeva come fare.
“sono una principiante”
mi scrisse senza specificare, tra l’altro, se intendeva come scrittrice o come sottomessa
Devo dire che anche io ero inesperto, forse meno di lei, per quanto riguardava lo scrivere ma avevo già fatto delle esperienze come master.
Di getto ho risposto alla sua mail per ringraziarla della risposta e dicendo che fare una prova non le sarebbe costato nulla e che se voleva la “nostra” storia poteva tranquillamente rimanere tra noi senza pubblicarla.
“Io sto cercando una donna con cui divertirmi, permettimi il termine, non realmente bensì virtualmente. Non pretenderò prove o altro. Pensavo di vivere una storia insieme a te. Io scriverò alcuni racconti e tu li seguirai per descrivere le tue sensazioni, i tuoi pensieri, i tuoi piaceri e i tuoi dolori. Se vuoi potremmo inventare due personaggi o descriverci intanto chi mai saprà se quello che scriviamo è reale o meno. Inoltre se non pubblichiamo il “lavoro” nessuno saprà mai nulla di tutto ciò.”
“si, potrebbe essere interessante. Possiamo provare ma senza impegno! Però, scusami la domanda offensiva ma te la devo fare, chi mi assicura che tu non pubblicherai mai nulla?”
“Bhè, oltre a dire che il sospetto potrebbe essere reciproco, devo risponderti che ci vuole fiducia. In fin dei conti questa è alla base del BDSM (almeno per me). La sottomessa ha fiducia nel suo master perché sa che lui non supererà mai i limiti prefissati e che avrà sempre il controllo della situazione. Il master invece sa che la sottomessa utilizzerà la parola di sicurezza con tranquillità, senza nessuna remora o paura, e quindi avrà la tranquillità necessaria per dirigere il gioco.”
Dopo qualche altro scambio di mail, dove prendemmo la decisione di inventare due personaggi mantenendo però i nomi reali (CINZIA e LUCA), aver ricevuto la descrizione del suo corpo virtuale, arrivò il momento di iniziare.
La cosa più importante dell’accordo era che il racconto non sarebbe stato pubblicato se non dietro in consenso di entrambi e che erano ammesse, logicamente, consigli e/o critiche sul lavoro altrui per meglio vivere la storia.
I racconti dovevano essere di una giusta lunghezza e che, possibilmente, avremmo tenuto uno scambio di mail giornaliero per coltivare la nostra amicizia.
L’unica cosa che le chiesi era quella di immedesimarsi il più possibile con il suo personaggio e “per aiutarla”, ma sinceramente soprattutto per togliermi una soddisfazione, pretesi un saluto dalla mia sottomessa ogni mattina. Sarebbe bastato un semplice “Ciao Sir” (lo preferisco a master) per sentirmi più importante.
Il momento più difficile fu scrivere le prime parole per creare un prologo alla nostra relazione virtuale.

Ci siamo conosciuti tramite un’amica comune che è all’oscuro delle nostre vite segrete. Nessuno può dire chi sono io realmente se non quelle che sono state le mie sottomesse, LUISA e PAOLA.
Non ne ho avute altre anche quelle che si erano preposte successivamente non erano altro che perditempo. Infatti mi è bastato il primo incontro con loro per capire che erano solamente donne curiose, magari anche vogliose di imparare, che non avrebbero mai accettato di sottomettersi realmente a qualcuno. Quella che per loro era timidezza, segno di possibile sottomissione, per me era tutt’altro. Infatti alle prime parole, ai primi semplici comandi, il loro sguardo tradiva quello che pensavano in quel momento. Ogni volta le ho ringraziate e salutate dicendole, per il loro bene, di pensare bene alle loro scelte. Di ponderare il tutto cercando di ragionare e di non mentirsi. Ho rilasciato a tutte il mio cellulare per chiamarmi dopo averlo fatto e nessuna, come era chiaro fin dall’inizio, mi ha più chiamato.
Questo fino a quando non ti ho incontrato in quella festa e sono rimasto colpito da te, dal tuo corpo, altezza normale con un gran seno ed un culo perfetto, leggermente sovrappeso, occhi marroni chiaro, sempre in movimento alla ricerca di un qualcosa che sembra non trovi mai, attenti a tutto quello che succede nei tuoi dintorni, ma pronti ad abbassarsi quando incroci lo sguardo di qualcun’altro.
Quella sera mi sono a giocare con te guardandoti fissa e vedere le tue reazioni. Ad un certo punto sei arrossita e non hai più guardato dalla mia parte. Mi sono avvicinato a te rivolgendomi alla nostra amica comune per chiederle di ballare. La pista era piena di gente che ballava fuori tempo e che, tra le continue risate, si urtava continuamente.
Lei era bella come sempre ma tutta la comitiva sapeva che non era interessata a flirt perchè felicemente accompagnata con quella che per un lungo periodo era stata la sua miglior amica. Quindi non se la prese quando le chiesi qualcosa di più su di te.
Mi disse che non ti conosceva da molto, che eri single ma non alla ricerca, e che ti vedeva “strana” ma senza sapersi spiegarne il motivo. Sicuramente però non eri lesbica, altrimenti lo avrebbe capito subito. Le chiesi se sapeva dove abitavi e lei me lo disse con un sorriso tra le labbra augurandomi buona fortuna.
Quando tornammo al tavolo mi sedetti al mio posto e ripresi a guardarti senza mai rivolgendoti la parola.
“Accidentalmente” le nostre mani si sfiorarono quando prendemmo la bottiglia dell’acqua al centro della tavola. La tua s**ttò all’indietro come se colpita da una scossa elettrica, lasciandomi padrone della bottiglia. La presi e te ne versai un bicchiere prima di versarla nel mio. Tutto questo in assoluto silenzio con i tuoi occhi abbassati verso terra.
“sì” mi dissi “potrebbe essere quella giusta”
Dopo un po’ salutai e me andai.
“Casualmente” ci incontrammo il giorno successivo sotto casa sua. Notai il suo sguardo sorpreso quando mi vide, lessi la sua volontà di tornare indietro, di far finta di non avermi visto, ma non te ne diedi possibilità.
“Ciao Cinzia”
“oh ciao Luca” mi rispondetti guardandomi negli occhi per un secondo prima di abbassarli “come mai da queste parti?”
“ti stavo aspettando” risposi tranquillamente
“mi … mi stavi aspettando? Perchè?”
“si ti stavo aspettando ed il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire bensì quella di alterarti”
il suo silenzio mi disse che avevo fatto centro.
“Ora ho fretta e non posso fermarti. Ti lascio il mio cellulare. Se sei interessata, e se non ho sbagliato, mi chiamerai altrimenti puoi benissimo buttare il biglietto da visita e .. addio”

Inviai una mail a CINZIA dicendole che volevo fare le cose con calma e che attendevo al sua risposta e che speravo di non averla delusa.

Mi chiamo Cinzia ho ventotto anni e sono single. Questo non perchè mi manchino le occasioni, anche se in verità non tantissime, di uscire con qualcuno ma perché non ho ancora trovato l’uomo giusto. Sono sempre stata timida ed ho bisogno di un uomo che sappia guidarmi e amarmi. A dirla tutta in questo momento sento il bisogno soprattutto di una guida. Lo so che molte non capiranno il mio pensiero, e non dico che sbaglino, ma sono giunta alla conclusione che non mi interessa. Almeno in questo sono ferma e sicura.
Questo è il motivo per cui declino tutti gli inviti che ricevo da parte di coloro che hanno in mente solamente una cosa. Io amo il sesso, come tutti, ma per me deve essere particolare e non una scopata e via.
Il sesso comprende l’autorità che trovo solamente nell’uomo che si dimostra superiore a me. In tutto.
Questo l’ho scoperto da poco tempo e da allora è così. Cerco sempre di trovare il mio SIR ma non ce ne sono poi tanti. Si leggendo racconti nei siti erotici sembra che ce ne siano migliaia e migliaia ma quella è solamente fantasia.
L’altra sera sono andata a cena con la mia amica FRANCESCA per festeggiare il suo compleanno. La sua compagna (sì, lei è lesbica) non era potuta venire a causa di un imprevisto ma mi ha dato la possibilità di parlare con qualcuno in mezzo a tutti quei sconosciuti.
Solamente un nome mi è rimasto impresso, quello di Luca, perchè è veramente un bellissimo ragazzo che non passa inosservato e che, logicamente, mi ha colpito. Durante la cena lui sedeva quasi di fronte a me e molte volte ho visto il suo sguardo che mi scrutava. All’inizio la cosa mi dava fastidio ma poi mi sono sentita quasi eccitata da quei sguardi. Sono arrossita e, con la scusa di vedere quelli che ballavano, ho cercato di non guardare più da quella parte. Ma il suo sguardo lo “sentivo”! La pelle della mia faccia bruciava sotto quegli occhi fissi su di me ed io mi sono accorta solamente alla fine che ero eccitata e che non avevo fatto altro che guardare per terra. Ad un certo punto ho allungato la mano per prendere una bottiglia d’acqua e … ho sentito una scossa quando la sua mano ha toccato la mia! Gentilmente mi ha versato un bicchiere d’acqua ed io non ho avuto il coraggio o la forza di berlo. Avevo sete ma non riuscivo a bere. Mi sentivo sottomessa a questo sconosciuto senza averci parlato se non quando ci hanno presentato.
“Piacere Cinzia” “Piacere Luca” queste sono state le sole due frasi che ci siamo scambiati in tutta la serata.
Quando è andato via sono rimasta delusa ma cosa mi aspettavo?
Con lui è scomparsa anche l’eccitazione e la voglia di rimanere così dopo una decina di minuti ho salutato anch’io. Sinceramente speravo quasi di vederlo fuori dal locale in attesa di me, ma logicamente questo succede solamente nei film e nei sogni.
Oggi mentre tornavo a casa ho visto un ragazzo fermo davanti al portone di casa mia che sembrava stesse in attesa di qualcuno. In quel momento lui si girò e … sono rimasta a bocca aperta nel riconoscere Luca. La mia testa è stata infestata di pensieri di diverso tipo, dal girarmi e tornare indietro, far finta di non averlo riconosciuto oppure correre tra le sue braccia. Mentre pensavo però ho continuato a camminare a testa bassa e me lo sono trovato quasi di fronte. Avevo deciso di tirare dritto facendo finta di non averlo visto quando lui mi salutò
“Ciao Cinzia”
“oh ciao Luca” risposi alzando la testa per un fugace sguardo “come mai da queste parti?” gli chiesi mentre lottavo con me stessa per non far notare l’eccitazione che si stava impossessando di me
“ti stavo aspettando” me rispose Luca con assoluta calma
la sua risposta mi lasciò quasi di stucco facendomi arrossire ancora di più (se possibile) “mi … mi stavi aspettando? Perchè?” gli chiesi mentre sentivo un turbinio si stava impossessando della mia pancia (e non solo)
“si ti stavo aspettando ed il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire bensì quella di alterarti”
Quelle parole mi colpirono come una coltellata. Ci speravo, lo desideravo, e Luca con quelle poche parole mi aveva messo a nudo. Stavo cercando il coraggio di dire qualcosa quando lui mi interruppe dicendo
“Ora ho fretta e non posso fermarti. Ti lascio il mio cellulare. Se sei interessata, e se non ho sbagliato, mi chiamerai altrimenti puoi benissimo buttare il biglietto da visita e .. addio” e se ne andò.
Sono rimasta inebetita con quel biglietto da visita in mano per non so quanto tempo incapace di muovermi e di respirare prigioniera di un’emozione indescrivibile.
Sono salita a casa pensando cosa volesse veramente Luca da me. Il suo comportamento, e la sua sicurezza potevano significare tutto e niente.
Che mi piacesse era chiaro, non ero stata l’unica a rimanere colpita da lui ieri sera, ma … chi era veramente? Intendeva solo portarmi a letto o, dio volesse, voleva qualcos’altro da me?
Forse per lui avrei fatto anche l’eccezione di accettare un incontro di puro sesso ma, lo volevo con tutta me stessa, che fosse quello che speravo.
A quel punto la paura si impossessò di me. La paura di sbagliarmi, di illudermi, di restare delusa, o peggio di deluderlo. Non sapevo cosa fare. Chiaramente lo avrei chiamato. Però volevo sapere qualcosa di più di Luca.
Nel suo biglietto da visita che stringevo ancora in mano oltre al cellulare era indicata la sua mail personale.
Per mia fortuna accendere il PC e scrivere la mail fu tutt’uno. Solo quando l’ebbi finita e la rilessi capii che non avrei mai avuto il coraggio di spedirla perchè, nel caso che lui non fosse quello che speravo, avrei fatto una figura da immatura.
Cominciai a camminare avanti e indietro nella stanza cercando di ponderare le cose e, non so dopo quanti chilometri, la spedii.
“Ciao Luca,
mi scuso se ti disturbo con questa mail ma ho bisogno di sapere e, conoscendomi, non ci riuscirei mai al telefono.
Le tue parole mi hanno lasciato interdetta. Cosa intendevi con “il perchè lo sai altrimenti la tua reazione non sarebbe stata quella di arrossire”?
Sei un bel ragazzo e penso che tutte le donne, sincere, possano fare un pensierino a passare una serata con te. Non ci vedo nulla di male, siamo adulti e vaccinati. Quindi cosa c’era di “sbagliato” nella mia reazione? Ecco vorrei saperlo prima di chiamarti, perchè sia ben chiaro che lo farò!
Cinzia”
Solo dopo averla spedita sono andata a farmi una doccia fredda per calmare la mia eccitazione.

Quando lessi la sua risposta capii che avremmo scritto una storia fantastica! Cinzia era riuscita a farmi capire le sue sensazioni con assoluta precisione, e senza esagerare. Se avesse scritto solamente il “seguito” sarebbe stato molto peggio.
Ora toccava a me inserendo, magari, qualcosa di spinto per leggere la sua reazione.

Leggere la sua mail ha confermato quello che pensavo di Cinzia. Non pensavo arrivasse a tanto, al punto da non aver il coraggio di chiedermelo tramite una telefonata, ma per me era meglio così. Le avrei fatto capire chi sono nella realtà, quella sconosciuta a tutti, e l’avrei portata senza difficoltà dove volevamo entrambi.
Ero tentato di parlarci a voce ma alla fine preferii “pagarla” con la stessa fredda moneta.
“Cinzia,
se avessi l’intenzione di scoparti lo avrei fatto ieri sera senza incontrare nessuna difficoltà. Con te o con chiunque altra donna presente, a parte logicamente la nostra amica Francesca, e non parlo solamente di quelle presenti al tavolo.
Ti avrei parlato invece di osservarti solamente, e tu saresti caduta tra le mie braccia proprio come farai a breve.
Ma tu hai capito chi sono!
è per questo non dovevi mancarmi di rispetto!
Non ho tempo da perdere con chi non ha il coraggio di riconoscere il proprio io. Non ti mentire e soprattutto non farlo con ME!
Sono giustamente esigente.
“sottomissione e obbedienza” questo è il motto che insegno alle mie discepole. Accettalo e ti farò felice.
Per farlo dovrai farmi sapere tutto di te. Paure, tabù, desideri, esperienze e qualunque altra cosa che può servirmi.
Hai scelto questo modo freddo di comunicare e per ora te lo concedo ma in seguito sarai punita per ciò.
Non farmi aspettare, lo odio”

Non mi firmai

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La vacanza parte 4 finale

Sono legata su quella croce. A turno ogni uomo inveisce su di me, tra pugni, strizzate di tette, schiaffi. E’ tutto cosi surreale. Perché ho accettato tutto questo? Perché lo volevo. Sentire la forza maschile dominarmi, il dolore misto all’eccitazione, i colpi seguiti da spasmi di piacere. Dio sto impazzendo. Non so per quanto tempo continuino a colpirmi; mi liberano e scivolo verso terra stremata. Uno di loro mi afferra per i capelli e infila il suo membro dentro la mia bocca. Non ho di che res****re. Mi scopa la bocca, fino all’esofago, gli altri esultano, e di colpo spinge, spinge tanto a fondo da scendermi in gola e scarica tutto il suo sperma dentro di me. Non respiro mi sento svenire, come mi libera tossisco e cado in avanti… ma subito vengo afferrata per i capelli, ma poi la presa molla e due mani afferrano i miei seni. Trascinata sul pavimento, mi sollevano e legano le mie mani sopra la mia testa. A turno iniziano a fottermi, uno dopo l’altro, il mio sedere è dilatato, distrutto, direi divelto, e l’eccitazione è tanta da farmi venire…. Un filo di seme cola dal mio pene, “gli piace” sussurra qualcuno. Mbobo si presenta davanti a me, mi tocca prima il seno, poi li sotto… non posso muovermi, e lui struscia il suo gigantesco arnese sul mio…. Poi passa dietro.. dio quant’è grosso.. sento il suo cazzo enorme, spaccarmi in due, il ritmo è incessante, e cotinuo a venire di piacere…. Per diverso tempo quel nero mi scopa incessantemente, poi viene riempiendomi, e mentre sfila il suo poderoso piccone, la sua venuta cola dal mio buco dilatato, sulle mie gambe. Mbobo si allontana, lo vedo parlare al telefono, mentre la mia tortura continua incessantemente. Il tempo sembra non passare mai, sono tanti, sono bruti e violenti, molto violenti; dopo non so quante venute, e sborrate varie su di me, mi ritrovo seduta per terra, con la schiena al muro, esausta; osservo lo sperma sul mio corpo, i lividi, i miei seni gonfi, respiro affannosamente: mi hanno distrutta, devastata, umiliata fino all’impensabile. Mbobo torna a farsi mi vivo e mi osserva, con malizia mi sussurra “ho una sorpresa finale per te puttana bianca, che tu lo voglia o no, non mi importa, Sebastian ti ha portato qui, ed io voglio vederti supplicare, guarda”, afferra i miei capelli e mi fa notare che sono arrivati altri neri, ne conto 5, forse sono di più “sono i miei amici puttana bianca” mi dice Mbobo “africani come me, e adesso ti rovineremo, vogliamo sentirti urlare, supplicare, disperarti”. Con un ultimo cenno d’orgoglio rispondo “avanti negro, vediamo quanto cazzo valete”. Un ceffone mi colpisce, quasi svengo, e in un attimo quei neri sono su di me, Mbobo osserva, mentre loro iniziano a penetrarmi,usando i miei due buchi, le mie tette, persino i miei piedi. Non capisco più nulla, oramai ho talmente tanto ormone in corpo da sentire piacere, urlo o almeno ci provo considerando ciò che ho in bocca, sento le convulsioni del mio pene incessanti, ma oramai non ho più niente da sparare fuori. Sono un dannato pezzo di carne nelle loro mani, e i loro sapori forti sembrano svanire col passare del tempo…. Il più grosso di loro inizia a scoparmi come un pazzo, afferra la mia gola e la stringe, sempre più forte, lo sento profondo dentro di me, sento la sua sborra schizzare all impazzata dentro di me, ma non molla la presa sul collo. Non respiro, mi dimeno o almeno ci provo date le mani legate, ma nulla. Gli altri vengono in un bicchiere, a quel punto lui lascia e mi obbligano a bere; con difficoltà mando giù tutto. “vuoi dell’acqua?” è Sebastian. Accenno di si, ma quell’acqua ha un sapore amaro, troppo amaro. Quando capisco è tardi. Al mio risveglio sono in albergo, nuovamente, non ricordo nulla del seguito, ma il mio corpo mi fa capire che ci hanno dato dentro. Inizio a prepararmi per tornare nel mio paese, cambiata da quell’esperienza. Adesso so, che voglio essere donna al 99%, perché quell’essere usata così mi ha segnato, ha trasformato la mia mente, la mia anima.

Alla prossima.

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Secondo incontro…. con la mamma della mia Ex

Dopo la prima volta con la mamma della mia ex, pensavo subito di ripetere la bellissima ed eccitante prestazione, ma lei si chiuse un po in se stessa per i sensi di colpa nei confronti di suo marito e soprattutto della figlia, io al contrario ero più eccitato e più coinvolto di lei anche perché detto sinceramente con la figlia certe maialate non le avevamo mai fatte…
Una domenica mattina riuscii ad avere un momento solo con lei per parlare di “noi” era un po’ imbarazzata e non voleva essere toccata ma io non sentivo nulla di quello che diceva e mentre lei parlava gli toccavo il culo e il seno ovviamente senza reggiseno. Subito il mio cazzo si gonfiò e lei mi sgrido subito…
-“Ma è possibile che è già duro?”
-“Si!! Dai dammi un bacio!!”
-“No adesso no!! c’è gente in casa!”
E cosi concluse la nostra “chiacchierata”. Verso la una ci sediamo a tavola per pranzo e gli sguardi sono solo per lei, cercando di farla ridere e trovare un discorso per parlare solo io e lei.
Dopo qualche minuto si alza e va in bagno e io dopo qualche secondo gli sono alle spalle, fa un piccolo saltello di spavento ma non mi dice nulla, gli sposto i capelli e gli bacio il collo. Le mani sui fianchi, non mi dice nulla continuo alzando la gonna e palpargli il culo sodo, sento che è eccitata pure lei con il mio cazzo che gonfia i pantaloni e spingono sulle sue chiappe, che sfoggiamo delle mutande nere di pizzo favolose.
A quel punto li si gira e mi mette la lingua in bocca, io super eccitato gli abbasso le mutande e scopro la sua figa pelosa e bagnata come non mai. Inizio a masturbarla con due dita nella figa e uno nel culo, in un secondo è persa in un piacere e fa dei leggeri versi di piacere, ho le mani bagnate, è talmente eccitata che il culo è dilatato e riesco ad infilarci due dita. Mi slaccia i pantaloni e mi tira fuori il cazzo duro, inizia a farmi una sega, mi leva le dita dalla figa e passa la cappella sul clitoride intanto continuo a masturbargli il culo, non capisco più nulla, cerco di infilare il cazzo dento la sua figa bagnata, mi ferma un rumore era la porta del corridoio che si apriva il marito stava venendo a vedere cosa stava succedendo, in un secondo esco dal bagno e faccio finta di aspettare, arriva lui e mi dice dove si trova la moglie e gli invento una balla che non si sente tanto bene ed è chiusa in bagno. Lui curioso bussa e lei con voce incazzata (gli ha dato fastidio interrompere) Mi fa male la pancia non sto bene! lui rassicurato mi fa vedere il secondo bagno, faccio finta di utilizzarlo ma resto li ad aspettare lei.
Dopo circa due minuti decido di ritornare da lei… busso, mi fa entrare e mi dice che si è masturbata perché era eccitata e voleva godere.
Poi non disse più una parola, ritornammo a tavola come se nulla fosse. Nel pomeriggio mi misi a vedere un film con la mia ex in camera, come ho detto prima non era una tanto di sesso però in quel momento mi voleva, io eccitato non tanto per lei ma per l’approccio avuto due ore prima con sua mamma, e allora iniziai a trombarla. Non fu una trombata come con la madre pochi pompini, il culo non si può toccare, non facciamo casino perché ci sentono ecc ecc, mi addormentai tutto il pomeriggio, alla sera prima di andare via trovai un suo biglietto con scritto che tra due settimane andiamo a male cerca di esserci.
Dopo qualche giorno la mia ex mi disse andiamo al mare con mia mamma? è li sola per una settimana! ti va? Io non mi feci ripetere due volte l’invito e accettai subito.
Arrivò il giorno della partenza io ero eccitato e voglioso, arrivai li dopo un viaggio di tre ore sotto il sole ero stanco ma appena arrivai in casa lei era in costume con attorno alla vita un pareo azzurro che faceva vedere il costume rosa, subito tutto il mio sangue si diede appuntamento nel mio cazzo che divento duro in un secondo. Mi abbracciò forte e mi disse che nei prossimi giorni ci potevamo divertire.
Il pomeriggio la mia ex andò in spiaggia mentre io facevo finta di dormire, appena sentii la macchina andare via dal viale mi alzai dal letto per cercarla, era sdraiata sul divano senza reggiseno. Ti stavo aspettando mi disse siediti vicino a me. No mi faci ripetere due volte.
Senza dire nulla inizia a toccare quelle fantastiche tette i capezzoli erano duri e la voglia tanta, si tolse subito il costume e rividi la sua figa pelosa, mi tuffai dentro con la lingua le dita, leccavo tutto… non capivo più nulla di s**tto mi alzo e la prendo per le caviglie e si apre tutto inizio a leccargli il culo e la figa, salgo e mi sul clitoride e poi inizio ad infilare la lingua nel culo e due dita nella figa inizia a godere il mio cazzo è duro.
Mi ferma perché vuole che gli lecco il culo a pecorina, ma prima ha una sorpresa, torna con due vibratori e mi dice che vuole avere bocca e culo e figa impegnati, sono senza parole ed eccitato non mi rendo neppure conto di dove sono.
Si mette a pecorina e inizia a succhiare il vibratore, e mi ordina di continuare a leccargli il culo che gli piace, gli faccio succhiare il secondo fallo abbastanza lungo e lo infilo tutto nella figa alza subito la testa e mi dice non fermarti scopami cosi. Mi alzo e prendo il mio cazzo gli passo un po di saliva e lo infilo nel culo, la vedo fuori controllo ripete di non smettere mentre gli apro il culo, lei con una mano tiene il vibratore in bocca e non smette di succhiarlo e con l’altra muove quello nella figa.
Sento che sto per venire, ma continuo e cerco di res****re. Allora cerco di cambiare posizione, tolgo il cazzo dal suo culo, aperto e bagnato la sollevo e gli dico di farmi un pompino. Si alza bagna il vibratore e lo infila nel culo e inizia a succhiarlo tutto fino alle palle lo lecca come se fosse un gelato, e mi dice che gli devo sborrare in bocca non si ferma più vedo il mio cazzo sparire nel sua bocca è assatanata, gli afferro la testa e seguo il ritmo.
Gli dico che ora voglio mettere il cazzo nella figa, si alza estrae il grosso cazzo di gomma e mi viene sopra sempre tenendo un fallo nel culo.
Iniziamo a prendere il ritmo giusto e da quanto è bagnata sento pure le palle umide! prendo in mano le tette ed inizio a leccare e mordere delicatamente i capezzoli. poi con una mano tolgo il fallo nel suo culo e gli infilo le dita, siamo sudati eccitati ma non ci fermiamo… mi fermo e mi sollevo la prendo in braccio e la porto in camera da letto, si sdraia su letto a pancia in giù e io sopra di lei con il cazzo appoggiato alle chiappe, gli lecco e bacio il collo, e gli passo la lingua sulla schiena fino ad arrivare alle chiappe appoggio le mani e apro il sedere, subito il cazzo mi diventa duro gli lecco per bene il culo e dopo un attimo mi dice di metterlo dentro, mi sollevo e scivola dentro senza spingere, lo sento stretto e bagnato sento che gli piace, la afferro per i capelli non con molta forza e ci do dentro, si sente solo lei che gode a voce alta e il letto che cigola, sento che sto per venire ma voleva la mia sborra in bocca, rallento un po e tiro fuori il cazzo il culo si chiude subito e io lo rinfilo, e lo tolgo ancora mi diverto e soprattutto godo nel vedere il su culo che si apre e chiude, mi urla che la faccio impazzire e che sente il culo aperto. La sollevo e la metto a novanta mi dice che gli brucia il buco del culo, di andare aventi nella figa, sempre più bagnata una due tre botte e sento che gode la mano sinistra sul clitoride, e la destra gli infilo un dito nel culo, non mi dice nulla so che gli piace quel misto di male e goduria.
Io sto per venire ma voglio far venire prima lei e io ci do dentro e in un minuto sento che ansima più forte e crolla sul letto, mi alzo da letto e lei sdraiata gli metto il cazzo il bocca, non lo succhia come prima è stanca, ma riesce sempre bene a succhiare il cazzo dopo qualche secondo vengo pure io una sborrata esagerata gli riempie la bocca, gioca con la sborra e la mia cappella e poi la manda giù tutta, stanco e stremato mi butto sul letto pure io. Stanchi ma soddisfatti andiamo a fare la doccia, io eccitato pensando alla prossima trombata con lei

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presa da internet

questa vicenda risale a molto tempo fà, eravamo sposati da un paio di anni mia moglie Maria aveva 23 anni. ha segnato l’inizio di molte altre situazioni che ancora nei limiti del possibile vanno avanti.mia moglie è sempre stata un tipo sveglio predisposto alle cose trasgressive,ai tempi eravamo giovani e ci si limitava a cose soft.La sua specialità era l’esibizionismo godeva morbosamente ad essere ammirata e fantasticare con me sui possibili commenti e pensieri degli spettatori. grazie a questa sua passione ho avuto la possibilità di portarla in giro ad esibirsi vestita a volte in modo osceno. ve la descrivo : una ragazza non molto alta fisico minuto ma con proporzioni perfette. gli amici al bar non vedevano l’ora che arrivavamo per potersela guardare,e specie in estate lei non li deludeva mai… vestitini leggeri e molto corti, scollature generosi e niente reggiseno, percio le sue tette erano ormai una cosa pubblica,ma tutti puntavano al meglio e con Maria non era difficile arrivare a sbirciare in mezzo alle gambe fino alle suoi microscopici slip ( QUANDO LI PORTAVA) persino io ero all’oscuro lo dovevo scoprire a fine serata,perche il mio posto era sempre di fianco mai di fronte, e dunque quando io notavo che un passante o un amico buttava l’occhio tra le gambe non sapevo se era arrivato a guardargli dentro la fica o se si era fermato agli slip. l’unico dato certo e che tutti i miei amici almeno una o piu volte hanno visto la fica di mia moglie. ma tutto finiva li anche se durante le nostre scopate l’argomento di prendere piu cazzi era sempre presente. veniamo al momento decisivo, il tutto avvenne in inverno, mia stagione preferita perche potevo dare sfogo a tutte le mie fantasie sui vestiti.in questa stagione erano di rigore calze a rete ,tacchi alti gonne cortissime e un cappotto lungo che all’occorrenza copriva in emergenza. vietate le mutande e la convinsi a togliersi anche quel triangolino di peli subito sopra la fica. stavamo girando in macchina per la citta e lei naturalmente quando mi affiancavo ad un autobus o macchine piu alte iniziava lo show. cappotto aperto, gonna tirata su per far vedere gli elastici delle calze e una porzione di gambe, a volte quando vedeva qualcuno interessato arrivava anche a mostrargli le sue labbra rosa. quel giorno era particolarmente in foia, ogni tanto la toccavo ed era bagnata e viscida oltremodo. finche sul marciapiede vede un ragazzo di colore che vendeva borse, mi fece fermare e scese per guardare. andammo dal venditore e lei si accuccio per vedere le borse, il ragazzo si accorse subito del suo abbigliamento e si abbasso pure lui, lei parlava e apriva lentamente le gambe sempre di piu…..il nero non sapeva se guardarla in viso o tra le gambe. la situazione stava eccitando pure me e decisi di portarla via. lei reagi male a questa mia decisione, dicendo che gli avevo rovinato tutto, che voleva vedere quanto avrebbe resistito il ragazzo prima di fargli una proposta o addirittura toccarla. gli chiesi cosa avrebbe fatto se l’avesse toccata e lei candidamente mi disse che magari se lo scopava davanti a me. in quel momento il cervello si e spento e il cazzo ha preso il sopravvento. sono tornato dal ragazzo e gli ho detto senza mezzi termini che se mi dava la borsa senza soldi poteva toccare mia moglie. raccolse la sua roba e la mise in macchina e sali, li spiegai a mia moglie l’accordo e lei con aria di sfida disse di si. trovammo un luogo tranquillo e ci fermammo, lei si tolse il cappotto e passo dietro, sbottono la camicia e tiro fuori le tette alzo la gonna e spalanco oscenamente le gambe verso di me. il nero titubo un attimo e poi comincio a toccare le gambe, sali e arrivo alla fica un paio di carezze e ci mise dentro due dita e comincio a sditalinare. la troia di mia moglie voleva res****re ma dopo un minuto ansimava come una scrofa, il nero si butto sulle tette a leccare e smanacciava in fica,il mio cazzo era alle stelle, vedevo mia moglie violata da uno sconosciuto e ci godeva pure.tentai di entrare nel gioco ma lei mi respingeva voleva che guardassi e basta. lei era eccitata al massimo e mugolava e incitava il giovane. nella confusione il nero ormai cotto tira fuori il cazzo duro come una pietra e gli dice in un italiano approssimato che il cazzo stava per scoppiare,lei presa alla sprovvista se lo ritrovo in mano e comincio a menarlo, ma il negro voleva dire che stava per sborrare e la sua sega lo accelero, parti il primo schizzo e il negro gli prese la testa e gli disse di bere la sborra, lei senza pensare lo imbocco e lo fece venire in bocca.finita la sborrata il negro era ancora in tiro e voleva scopare.disse di andare nella sua baracca e lei ormai partita disse di si. arrivati dentro si buttarono su un materasso e lui la infilo subito. cercai nuovamente di partecipare e lei inviperita mi disse che dovevo solo guardare. andarono avanti un po e io seduto guardavo e mi segavo. il negro tento di fargli il culo ma lei rifiuto,dopo un po entro nella baracca un altro negro ma molto piu anziano, restammo tutti impietriti per un minuto, il nuovo arrivato capita la situazione,mise fuori il suo uccello e si avvicino a Maria, lei lo guardo e disse “questo si che e grosso” e si mise a leccarlo. un minuto dopo vedendola seduta sopra un negro e con un altro in bocca sborrai come una fontana.poi si scambiarono posto e lei guardandomi mi diceva” me la sta sfondando e come avere un tubo di ferro in fica” e veniva a raffica. io ero ipnotizzato dalla scena e lei completamente fuori di testa…. tanto che nessuno si e accorto che il ragazzo gli era andato dietro e gli puntava il culo. si e ripresa solo quando ha sentito la fiammata dell’inculata ma era tardi.con due cazzi dentro e andata fuori di testa ha cominciato ad urlare di rompergli il culo di aprirla come una vacca, io intanto sborravo e mi rieccitavo,poi lei esplose in un orgasmo devastante,ancora sconvolta dal godimento rantolo: mi stanno sborrando dentro, mi stanno riempiendo…. poi tutto si calmo, ci siamo ricomposti e siamo andati verso la macchina senza parlare. in macchina la vidi armeggiare con dei fazzoletti per cercare di arginare la sborra che colava dai buchi,nessuno parlo ma ci rendemmo conto della stupidaggine appena fatta, primo perche lei non pendeva nulla e rischiava una gravidanza ma ancor peggio quel periodo si rischiava con malattie mortali. per un po di tempo finche non furono scongiurate tutte le possibili brutte notizie non si torno sull’argomento, dopo a mente serena mi confesso che quel vecchio negro l’aveva fatta godere in maniera unica. resistemmo un altro mese….poi tornammo dal venditore di borse e invitammo lui e il vecchio che poi era suo padre, a casa nostra con una buona scorta di preservativi stavolta e la mia amata Maria ce la siamo scopata in tre. siamo andati avanti un po cosi, poi l’anziano ha proposto a mia moglie di assaggiare altri cazzi africani di altre regione per vedere le differenze…..ma la troia ha accettato per ampliare il numero di negri da farsi. dopo questa vicenda e ancora oggi e cosi se un negro tenta il rimorchio lei non dice di no in qualche modo lo fa sborrare non se ne perde uno. per i suoi 50 anni a costo di pagarli voglio procurare una ventina di negri arrapati e guardare mentre la sfondano.

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mia moglie barattata

questa vicenda risale a molto tempo fà, eravamo sposati da un paio di anni mia moglie Maria aveva 23 anni. ha segnato l’inizio di molte altre situazioni che ancora nei limiti del possibile vanno avanti.mia moglie è sempre stata un tipo sveglio predisposto alle cose trasgressive,ai tempi eravamo giovani e ci si limitava a cose soft.La sua specialità era l’esibizionismo godeva morbosamente ad essere ammirata e fantasticare con me sui possibili commenti e pensieri degli spettatori. grazie a questa sua passione ho avuto la possibilità di portarla in giro ad esibirsi vestita a volte in modo osceno. ve la descrivo : una ragazza non molto alta fisico minuto ma con proporzioni perfette. gli amici al bar non vedevano l’ora che arrivavamo per potersela guardare,e specie in estate lei non li deludeva mai… vestitini leggeri e molto corti, scollature generosi e niente reggiseno, percio le sue tette erano ormai una cosa pubblica,ma tutti puntavano al meglio e con Maria non era difficile arrivare a sbirciare in mezzo alle gambe fino alle suoi microscopici slip ( QUANDO LI PORTAVA) persino io ero all’oscuro lo dovevo scoprire a fine serata,perche il mio posto era sempre di fianco mai di fronte, e dunque quando io notavo che un passante o un amico buttava l’occhio tra le gambe non sapevo se era arrivato a guardargli dentro la fica o se si era fermato agli slip. l’unico dato certo e che tutti i miei amici almeno una o piu volte hanno visto la fica di mia moglie. ma tutto finiva li anche se durante le nostre scopate l’argomento di prendere piu cazzi era sempre presente. veniamo al momento decisivo, il tutto avvenne in inverno, mia stagione preferita perche potevo dare sfogo a tutte le mie fantasie sui vestiti.in questa stagione erano di rigore calze a rete ,tacchi alti gonne cortissime e un cappotto lungo che all’occorrenza copriva in emergenza. vietate le mutande e la convinsi a togliersi anche quel triangolino di peli subito sopra la fica. stavamo girando in macchina per la citta e lei naturalmente quando mi affiancavo ad un autobus o macchine piu alte iniziava lo show. cappotto aperto, gonna tirata su per far vedere gli elastici delle calze e una porzione di gambe, a volte quando vedeva qualcuno interessato arrivava anche a mostrargli le sue labbra rosa. quel giorno era particolarmente in foia, ogni tanto la toccavo ed era bagnata e viscida oltremodo. finche sul marciapiede vede un ragazzo di colore che vendeva borse, mi fece fermare e scese per guardare. andammo dal venditore e lei si accuccio per vedere le borse, il ragazzo si accorse subito del suo abbigliamento e si abbasso pure lui, lei parlava e apriva lentamente le gambe sempre di piu…..il nero non sapeva se guardarla in viso o tra le gambe. la situazione stava eccitando pure me e decisi di portarla via. lei reagi male a questa mia decisione, dicendo che gli avevo rovinato tutto, che voleva vedere quanto avrebbe resistito il ragazzo prima di fargli una proposta o addirittura toccarla. gli chiesi cosa avrebbe fatto se l’avesse toccata e lei candidamente mi disse che magari se lo scopava davanti a me. in quel momento il cervello si e spento e il cazzo ha preso il sopravvento. sono tornato dal ragazzo e gli ho detto senza mezzi termini che se mi dava la borsa senza soldi poteva toccare mia moglie. raccolse la sua roba e la mise in macchina e sali, li spiegai a mia moglie l’accordo e lei con aria di sfida disse di si. trovammo un luogo tranquillo e ci fermammo, lei si tolse il cappotto e passo dietro, sbottono la camicia e tiro fuori le tette alzo la gonna e spalanco oscenamente le gambe verso di me. il nero titubo un attimo e poi comincio a toccare le gambe, sali e arrivo alla fica un paio di carezze e ci mise dentro due dita e comincio a sditalinare. la troia di mia moglie voleva res****re ma dopo un minuto ansimava come una scrofa, il nero si butto sulle tette a leccare e smanacciava in fica,il mio cazzo era alle stelle, vedevo mia moglie violata da uno sconosciuto e ci godeva pure.tentai di entrare nel gioco ma lei mi respingeva voleva che guardassi e basta. lei era eccitata al massimo e mugolava e incitava il giovane. nella confusione il nero ormai cotto tira fuori il cazzo duro come una pietra e gli dice in un italiano approssimato che il cazzo stava per scoppiare,lei presa alla sprovvista se lo ritrovo in mano e comincio a menarlo, ma il negro voleva dire che stava per sborrare e la sua sega lo accelero, parti il primo schizzo e il negro gli prese la testa e gli disse di bere la sborra, lei senza pensare lo imbocco e lo fece venire in bocca.finita la sborrata il negro era ancora in tiro e voleva scopare.disse di andare nella sua baracca e lei ormai partita disse di si. arrivati dentro si buttarono su un materasso e lui la infilo subito. cercai nuovamente di partecipare e lei inviperita mi disse che dovevo solo guardare. andarono avanti un po e io seduto guardavo e mi segavo. il negro tento di fargli il culo ma lei rifiuto,dopo un po entro nella baracca un altro negro ma molto piu anziano, restammo tutti impietriti per un minuto, il nuovo arrivato capita la situazione,mise fuori il suo uccello e si avvicino a Maria, lei lo guardo e disse “questo si che e grosso” e si mise a leccarlo. un minuto dopo vedendola seduta sopra un negro e con un altro in bocca sborrai come una fontana.poi si scambiarono posto e lei guardandomi mi diceva” me la sta sfondando e come avere un tubo di ferro in fica” e veniva a raffica. io ero ipnotizzato dalla scena e lei completamente fuori di testa…. tanto che nessuno si e accorto che il ragazzo gli era andato dietro e gli puntava il culo. si e ripresa solo quando ha sentito la fiammata dell’inculata ma era tardi.con due cazzi dentro e andata fuori di testa ha cominciato ad urlare di rompergli il culo di aprirla come una vacca, io intanto sborravo e mi rieccitavo,poi lei esplose in un orgasmo devastante,ancora sconvolta dal godimento rantolo: mi stanno sborrando dentro, mi stanno riempiendo…. poi tutto si calmo, ci siamo ricomposti e siamo andati verso la macchina senza parlare. in macchina la vidi armeggiare con dei fazzoletti per cercare di arginare la sborra che colava dai buchi,nessuno parlo ma ci rendemmo conto della stupidaggine appena fatta, primo perche lei non pendeva nulla e rischiava una gravidanza ma ancor peggio quel periodo si rischiava con malattie mortali. per un po di tempo finche non furono scongiurate tutte le possibili brutte notizie non si torno sull’argomento, dopo a mente serena mi confesso che quel vecchio negro l’aveva fatta godere in maniera unica. resistemmo un altro mese….poi tornammo dal venditore di borse e invitammo lui e il vecchio che poi era suo padre, a casa nostra con una buona scorta di preservativi stavolta e la mia amata Maria ce la siamo scopata in tre. siamo andati avanti un po cosi, poi l’anziano ha proposto a mia moglie di assaggiare altri cazzi africani di altre regione per vedere le differenze…..ma la troia ha accettato per ampliare il numero di negri da farsi. dopo questa vicenda e ancora oggi e cosi se un negro tenta il rimorchio lei non dice di no in qualche modo lo fa sborrare non se ne perde uno. per i suoi 50 anni a costo di pagarli voglio procurare una ventina di negri arrapati e guardare mentre la sfondano.

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fine estate

slave volevo raccontarvi l’esperienza vissuta da me e dalla mia compagna a fine agosto di quest’anno.Io mi chiamo paolo ho 30 anni,lei Angela ha 25 anni,classica donna mediterranea,formosa bel viso e molto sensuale.Entrambi amiamo il sesso e non ci dispiace praticarlo in posti insoliti,spesso nelle nostre effusioni abbaimo fantasticato sulla fantomatica presenza di estranei o cose simili.Premetto che spesso facciamo del car se x ma senza arrivare allo scambio.Quella sera eravamo andati ad una sagra che si svolgeva a circa 20km da casa nostra,abitiamo sulla costa del litorale domiziio provincia di caserta.li oltre a degustare specialità del posto,vi erano delle bancarelle con prodotti di artigianato locale ,e vari venditori di varie etnie.Mentre passeggiavamo tra questi stand notai che molti si voltavano per vedere e ammirare Angela,anche complice forse il suo abbigliamento,infatti portava un abitino aderente di colore nero e molto leggero con zoccoli aperti con tacco molto alti cosiddetti tronchetti.Ci fermammo vicino un stand che vendeva manufatti in terracotta tipo vasi ,anfore,maschere e varie,qui vi erano tre ragazzo che avranno avuto dai 30 ai 35 anni di origine magrebina o araba cose simili insomma.Angela chiese di alcuni prezzi,poi subito dopo ci incamminammo verso la macchina per spostarci in un area semideserta dove a volte posteggiano i camion,li al centro di sta piazzola vi era una fontana e delle panche che venivano usate anche per pic nic.in auto cominciamo a baciarci e quindi io palpavo le sue forme,fino a spingerla a farmi fare un pompino.Nel mentre ciò accadeva notai l’arrivo di due furgoni,uno chiuso e uno cassonato con su vasi e anfore di varie misure.Da questi scesero i tre ragazzi di prima e mentre armeggiavano vicino ai loro mezzi,sbirciavano su quello che noi eravamo intenti a fare.li sentivo parlare,ma nella loro lingua quindi incomprensibile.poco dopo giunsi all’orgasmo e li anche Angela,si ricompose e notò la presenza dei tre.Scendemmo dalla vettura e ci portammo vicino alla fontana per pulirci le mani e bere.poco dopo Angela si spostò per vedere nuovamente i vasi e iniziò a parlare con due di questi ragazzi,i quali oltre a dare spiegazioni erano piu interessati a guardare le forme di Angela.Sicuramente lei si rese conto di ciò e come altre volte accaduto ,li stuzzicava.Io mi sedetti su di una panca e dopo poco mi raggiunse l’altro tipo,il quale mi chiese se ci dava fastidio la loro presenza,si comiciò a parlare del piu e del meno e notavo che anche lui era attratto dal vedere angela che dialogava con i due.Li sentivamo parlare di prezzi e capimmo che ella era interessata ad una coppia di anfore di circa 40cm cadauna che costavano circa 50 euro.Mentre si parlava ,il tizio cominciò anche lui a fare complimenti alla bellezza di Angela,io lo ringraziai e mentre ciò accadeva iniziò col dire che le femmine italiane specie le campane sono le piu attraenti e sexy.
Ci incamminammo verso i furgoni e il terzetto e li il tipo che parlava con me ,diede ordine ai due di fare qualcosa per noi incomprensibile poiche detto nella loro lingua.I due si spostarono e poi si rivolse a me dicendo:se vuoi continuare in comodità ciò che stavi facendo nel furgone ford ci sta un materassino matrimoniale gonfiabile,e’a tua disposizione.Rimasi molto eccitato da quelle parole e quella situazione,al punto che abbracciando angela e vedendo i tre andarsi a sedere sulla panca,cercai di spingerla verso l’interno del furgone da cui non potevamo essere visti.Angela,anche lei molto eccitata a mio avviso,mi parlava dei vasi e dei tre ,io gli dissi come spesso fantasticato nelle nostre effusioni,che i tre se le erano mangiata con gli occhi, e che lei non aveva perso tempo a mettersi in mostra tanto da farli eccitare.Continuai dicendo che questi erano eccitati ,lei fingendo,rispondeva che non era vero,io li la spinsi nel furgone la sdraiai sul materassino,e cominciai a baciarla e apalparla,fino a spostarle il perizoma e a metterglielo nella figa,la quale a sua volta era fradicissima.Non resistetti ,pochi minuti e le sborrai tutto il mio sperma sul pelo della figa e sulle cosce.nel rialzarmi,notai la presenza nel furgone di un rotolone di carta assorbente e molti poster appiccicati alle pareti del furgone che raffiguravano donne formose tipo angela.Le diedi dei pezzi di carta con i quali farla pulire e poi le dissi,tutto d’un fiato ora arriveranno a farti la festa.lei ridendo non si scompose ma si puliva.Io mi incamminai verso la panca e arrivato a cospetto del tipo con cui avevo parlato,(incredulo io stesso di quello che dicevo)gli dissi grazie,vai ora tocca a te,usa il preservativo.il tipo non se lo fece ripetere e parti come una scheggia,da lontano vedevo la sua sagoma sparire dietro il furgone .Anche lui non durò molto forse era troppo eccitato o forse troppa l’astinenza.Sentivo gli altri due parlare tra di loro nella loro lingua ma non comprendevo ciò che dicevano.lo rividi arrivare,mi tese la mano e fece partire anche un altro dei due,poco dopo e si ripetette la cosa anche con l’altro.Mentre si scopava i due si spostarono e si portarono alla fontana e parlavano tra di loro.All’arrivo del terzo,io andai da Angela, la quale era intenta a pulirsi dalla enorme quantità di sborra che aveva sulle cosce,sulla figa e addirittura la trovai col seno fuori e il vestitino attorcigliato solo alla vite, e senza piu mutandine,che poi non riuscimmo piu a trovare.Ci incamminammo verso la macchina,e salutando i tipi Angela,mi disse che aveva realizzato ciò che con la fantasia avevamo solo fantasticato.prima di salire in auto i tre si avvicinarono e regalarono a Angela le due anfore,poi la ringraziarono e partimmo.In viaggio mi disse che i tre erano abbastanza dotati ma che forse erano troppo eccitati perchè erano arrivati molto velocemente e che solo il primo le aveva fatto raggiungere l’orgasmo.Poi aggiunse che la prossima volta che hai queste idee ,dotati almeno di preservativi,poiche’ i tre se l’erano chiavata senza indossarlo.

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Un incontro inaspettato

Era una tiepida giornata dello scorso aprile e l’idea mi solleticava già da qualche tempo: fare un’uscita en femme a Milano in pieno giorno. Pensavo di lasciare la macchina a Lampugnano prendere il metrò per un paio di fermate, scendere passeggiare per un po’ e poi tornare a casa. Niente di più semplice messa così anche se poi sono sempre stata assalita dai pensieri più negativi. Ma questa volta ero più che decisa, mi ero presa qualche giorno di ferie per liberare Alice, me stessa, dall’inverno e così mi svegliai di buon mattino e cominciai a prepararmi. Passai più di un’ora a truccarmi poi scelsi gli abiti più adatti… dovevo essere femminile, ma non sguaiata, insomma non volevo passare da troia, ma da semplice donna quale mi sento e sono. Optai infine per una camicetta, una mini non troppo corta accompagnate da lingerie (rigorosamente perizoma) e autoreggenti e un paio di decolletè tacco10. Presi il mio trench nuovo, ma mi coprii per il viaggio di un’ampia tuta così, da evitare spiacevoli inconvenienti in caso di “brutti” incontri. Partii ed arrivai a destinazione verso le 10,30. La giornata era bella tutto sommato e liberatami dell’ingombrante tuta, terminai il trucco con blush e rossetto, mi pettinai e scesi. Per avere un quadro migliore della mia situazione mi fermai alla toilette per fortuna c’era uno specchi che mi convinse come i miei sforzi fossero stati premiati. Mi sentivo davvero donna e una bella donna. Questo mi faceva stare davvero bene e con decisione puntai alla metropolitana. Dovevo acquistare il biglietto al distributore automatico, cosa non difficile visto che l’ho fatto innumerevoli volte, non c’era molta gente in giro a quell’ora e i pochi avevano tutti una gran fretta. Penso quindi di essere passata inosservata almeno fino al distributore. Qui c’era un uomo, l’impressione che dava era quella dei soliti sfaccendati che girano nei metrò. Aveva l’aria del tipo vissuto di mezza età e forse qualcosina di più, ricordava vagamente l’attore Ron Jeremy, almeno questa fu la mia impressione. Un tipo d’uomo quindi che può attirare la mia attenzione, mi sono sempre piaciuti i maschietti attempati, lui sembrava sulla sessantina, xl e pelosoni, e lui di peli ne aveva perché li notai spuntare dalla camicia sbottonata, forse perché i miei partners fin dalla prima volta sono stati quasi sempre così, ma soprattutto perché sono sempre riusciti ad apprezzare la mia femminilità ed a aumentare la mia autostima di donna. Anche lui mi aveva notata, eccome se mi aveva notata, così decisi di giocare un po’ e mi finsi imbranata nel prender il biglietto. Il provolone colse la palla al balzo e mi aiutò a far emettere il documento. Sorrisi e sussurrai un grazie e me ne andai verso l’ingresso del metrò cercando di ancheggiare vistosamente. Non lo vedevo ma mi immaginavo il suo sguardo desideroso su di me e i suoi commenti volgari tipici del maschietto arrapato. Mentre aspettavo il treno mi resi conto di essere eccitata, il suo sguardo, quel sorrisetto di superiorità che aveva sfoggiato quando si era avvicinato a me al distributore mi aveva quasi imbarazzato, mi aveva fatto sentire, non so quasi spiegarlo… turbata. Salii sulla metropolitana ma quel pensiero non mi abbandonava anzi continuava a turbarmi, in fin dei conti nella mia testa cominciai a fantasticare amplessi con quello sconosciuto che mi conquistava on facilità e mi sottometteva ai suoi desideri lussuriosi. Come da copione scesi dopo due fermate, ma non uscii e ripresi il treno che tornava indietro. Ero come impazzita volevo vedere la sua reazione nel rivedermi e soprattutto volevo stuzzicarlo a provarci con me. Il bello che non sapevo neanche come ero come guidata dal mio istinto femminile che mi spingeva a cadere tra le braccia del maschi dominatore. Arrivata era sempre là e io come in trance puntai direttamente verso di lui, che mi notò quasi subito, quando fui a pochi metri abbozzai un sorriso, svoltai di colpo e sculettando mi avviai verso l’uscita. Fuori mi accesi una sigaretta e pensai che se non fosse stato stupido tra poco mi sarebbe ronzato intorno. Infatti fu così perché pochi secondi dopo mi sentii chiedere da accendere. Senza dire nulla gli diedi l’accendino e mi accorsi di essere diventata piuttosto impacciata nei movimenti. Come sempre mi assale l’ansia della reazione del maschio di fronte la mia natura che per me è femminile, ma per lui…? Sapevo che nel momento in cui avessi parlato l’incantesimo sarebbe sparito e forse sarebbe sparito anche lui. Che fai di bello, con queste banali parole attaccò bottone, ormai non potevo più tirarmi indietro, in fin dei conti l’avevo provocato io. Niente oggi ho una giornata libera e voglio godermela risposi cercando di parlare lentamente e scandire le parole. La sua aria si fece curiosa e così sorridendo mi domandò se fossi una trans. Tranquilla risposi di essere una cross ma lui sembrò non capire molto e lasciai perdere abbozzando un timido sorriso e voltandomi un attimo. Vuoi farti una bella scopata, questo uscì dalla sua bocca qualche istante dopo e mi lasciò sconcertata, credo di essere diventata di mille colori perché lui sogghignò parecchio di fronte all’espressione che doveva aver fatto il mio viso. Passarono secondi interminabili, adesso tutto la sicurezza di qualche minuto prima era sparita e non sapevo più cosa dire e fare: da una parte volevo concedermi a lui dall’altra si trattava di uno sconosciuto e… non eri così un attimo fa dai lasciati andare che te la faccio godere io questa giornata. Questo più o meno furono le sue parole che spezzarono l’imbarazzo che si era creato. Non so ancora come e perché ma la mia risposta fu abiti vicino o conosci qualche motel nella zona…ma che motel andiamo nel cesso. Così sentii la sua mano appoggiarsi al mio culetto e spingermi verso il parcheggio. Ero tornata quasi in trance, mi sembrava di essere in quei filmetti porno di provincia, una sensazione eccitante ma al tempo stesso ansiosa. Mi ritrovai nella toilette controllai che non ci fosse nessuno e ci chiudemmo dentro. Adesso ceca di non gridare mi disse, poi infilando le mani sotto la gonna cominciò a palpeggiarmi il culetto e a baciarmi con passione. Le nostre lingue iniziarono a incontrarsi e devo dire che quel bacio mi sciolse completamente e mi abbandonai a lui. Cominciai a sbottonare la sua camicia a sollevargli la canotta e a leccargli i capezzoli anche se non fu facilissimo vista la quantità di pelo… piano piano scivolavo giù prima con le mani poi col viso fino alla sua patta che sentivo abbastanza gonfia. Lentamente lo sbottonai e liberai dolcemente un bel cazzone duro che iniziai a leccare giù giù fino alla palle accarezzandole delicatamente. Le sentivo belle piene e sentii lui dirmi brava zoccoletta anche le palle dai. Era evidente ce dovevo leccare anche quelle non me lo feci ripetere e iniziai il lavoro. Il suo membro diventava più turgido nella mia mano e il mio desiderio di essere fatta sua aumentava sempre più. Succhiai ancora un poco quello splendido strumento di piacere poi mi rialzi e mi misi a 90°, per quanto fosse possibile in uno spazio così stretto, chiedendogli di bagnarmi bene prima di penetrarmi. Di spalle lo sentii sputare sulla mia rosellina un paio di volte, poi la sua lingua calda e il suo dito l’esplorarono per un po’ fino a che senti la sua cappella premere sul buchino. Lo fermai e mi rialzai dandogli il preservativo. Sbuffò ma accarezzandolo nell’intimo e dicendogli dolcemente che se voleva davvero farmi godere doveva indossarlo, si rassegnò. Ecco che finalmente ero pronta per essere montata da questo stallone. La penetrazione fu piuttosto dolorosa anche perché il maialone era dotato di un bel cazzo davvero, ma resistetti e finalmente mi cominciai a godere davvero. Ero sua completamente impalata dalla sua pertica che stantuffava ritmicamente dentro di me. Mi resi conto di come ci desideravamo entrambi assecondavo ogni suo movimento sentivo il suo cazzo come non mai godevo a ogni colpo, intanto lui ogni tanto mi sculacciava e stuzzicava in mio clitty. Sensazioni di piacere davvero uniche il tutto condito dall’eccitazione di essere chiusa in un cesso di un parcheggio scopata di gusto da un porcellone maturo conosciuto, per modo di dire, cinque minuti prima. Devo dire che l’ometto fu molto resistente alla fine completamente succube mi lasciai andare ad un orgasmo davvero prolungato quasi senza toccarmi. Non fu davvero facile trattenere il piacere in silenzio qualche gemito mi sfuggì ma anche questo eccitava la mia fantasia, immaginando qualche genetica entrata per i suoi bisognini che sentiva noi godere e cominciava a masturbarsi immaginando il medesimo amplesso. Lui mi raggiunse poco dopo liberandosi dentro di me mentre emetteva un grugnito a****lesco. Mi liberò e notai la quantità di sperma nel preservativo… pensai che la ciliegina sulla torta sarebbe stato assaporare quel nettare invitante, ma poi mi resi conto che la giornata era già stata unica così. Io lo baciai ancora di gusto poi ci ricomponemmo. Uscimmo e gli dissi amore mi accompagni alla macchina mi disse di sì e mano nella mano ci incamminammo nel parcheggio. Gioia non ci siamo neanche presentati continuai, la sua risposta è stata tipica del maschio avevamo di meglio da fare. Comunque ci presentammo e mi lasciò dicendomi che lui era quasi sempre lì e se volevo un po’ di cazzo di andarlo a trovare. Finora non l’ho fatto ma effettivamente lui è quasi sempre lì.

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Lavorare enfemme

Penso che quello che sto per descrivere sia i sogno di tutte noi: alzarsi la mattina, farsi una bella doccia, scegliere la lingerie, gli abiti adatti e andare… a lavorare, così semplicemente come una donna normalissima. Per mia fortuna qualche tempo fa ho potuto sperimentare questa favolosa esperienza, anche se lavorare nel senso stretto della parola… bè più che lavoro è stata una piacevolissima giornata di sesso. Avevo conosciuto Pippo in chat e avevamo instaurato un bel rapporto virtuale. Naturalmente lui non vedeva l’ora di conoscermi dal vivo e in effetti anche io desideravo poter essere presa da lui. Pippo è un bel omaccione irsuto e molto cicciottello, insomma il tipo di maschietto che eccita le mie fantasie soprattutto dotato di un bel cazzone tutto da gustare. Ci eravamo scambiati qualche foto osè e lui mi rimandava le mie con eccitanti cum tribute col suo arnese sempre in primo piano gocciolante di piacere. Il provolone si faceva sempre più insistente e quando mi ha detto di avere una piccola attività di serramenti tra l’altro vicinissima a me, non mi sono lasciata scappare l’occasione. Lanciai la mia proposta: un giorno vengo da te e tu mi fai fare la segretaria o qualcosa del genere. In fin dei conti a me interessava sentirmi donna a 360 gradi e naturalmente mi interessava lui. Devo dire che la proposta lo eccitò da subito ma non era di facile attuazione. Infatti non lavorava solo. Aveva alcuni ragazzi con lui e una segreteria vera che lo aiutava con la contabilità. Mi disse che doveva presentarsi l’occasione e infatti passarono quasi due mesi prima che s**ttò il suo invito. La sua segretaria si era presa un giorno di ferie e i suoi operai sarebbero stati fuori per un lavoro fino a fine giornata… era l’occasione giusta per il nostro incontro lavorativo. Finalmente in una bella giornata di fine inverno sarei potuta essere me stessa almeno per un giorno anche mentre lavoravo. Il problema di fondo era raggiungerlo, ma tra me e lui c’era una sola fermata di treno e quindi mi sono fatta coraggio e ho deciso di usare proprio il treno come mezzo di trasporto. Per essere perfetta mi sono svegliata alle 6 e ho passato più di due ore a prepararmi. Scelgo la lingerie reggiseno e perizoma rigorosamente in pizzo indosso autoreggenti 30 den una camicetta minigonna un cardigan, decolletè tacco 10 e mi ricopro di un caldo piumino lungo. Mi avvio decisa alla stazione, l’appuntamento è per le dieci e sono fortunata… la maggior parte dei pendolari è già andata, quindi salgo su un treno poco affollato. Mi guardo intorno, nessuno mi nota e mi sento sempre più a mio agio. Il tragitto è di soli 5 minuti e giunta destinazione mi avvio a piedi verso in mio primo giorno di lavoro en femme. Al mio arrivo vengo accolta da Pippo con un grosso sorriso… ci baciamo e lui senza perdere tempo affonda la sua lingua nella mia bocca. Cominciamo bene penso, invece mi accompagna nel piccolo ufficio mi fa accomodare alla scrivania tira fuori un mazzo di scartoffie e mi dice di inserire gli ordini nel computer. Wow! Mi fa lavorare sul serio si fida di me. Lui mi lascia sola dicendo che ha del lavoro urgente e io comincio il mio. Cerco di essere concentrata al massimo ma non è facile. La situazione mi eccita, sono seduta a una scrivania e sto inserendo ordini, di là il mio capo sta lavorando… io lo desidero e la fantasia corre verso amplessi sfrenati in quel piccolo ufficio disordinato. Devo andare in bagno e vado da lui per chiedere dov’è, me lo indica e io mi allontano ancheggiando… lo sento mormorare bella fica e la cosa aumenta la mia eccitazione. Rientro in ufficio e mi rimetto a svolgere la mia mansione. Il tempo scorre e arriva mezzogiorno. Io termino il mio lavoro e mi rilasso un attimo. Qualche minuto e arriva anche Pippo. Si guarda intorno e si mette a scartabellare delle carte, ci scrive sopra qualcosa e poi mi chiede di passargli un raccoglitore che sta su un sgabello. Così senza pensarci mi avvicino e mi chino per prenderlo… naturalmente la gonna si alza e lascio intravedere le mie grazie al provolone. I raccoglitori sono due e chiedo quale di preciso, lui sbuffa, lo sento alzarsi e si appoggia al mio sederino. La mia percezione è nitida senti il suo uccello duro premere contro di me e una mano accarezzare il culetto. È un brivido una sensazione unica, sentire un maschio eccitato strusciarsi, percepisco il suo respiro che si fa un po’ affannoso. Penso che il mio lavora sia finito e come si dice dopo il dovere c’è il piacere. Continuavo a starmene in piedi con il raccoglitore in mano lui mi aveva cinto la vita con un braccio, l’altra mano si era fatta strada sotto la gonna e esplorava piano la mia rosellina. Reclinai un po’ la testa e Pippo cominciò a baciarmi su collo. Adesso le sue mani erano ovunque e mi sentii trascinare indietro. Ci sedemmo sulla sedia della scrivania e cominciammo a baciarci appassionatamente, le sue mani continuavano a palparmi tutta. Misi una mano sul cavallo e cominciai ad accarezzare la patta strabocchevole del mio maialone. Lui gradiva e si faceva più audace… sentivo premere il suo dito sul mio buchino. Cominciavo a perdere ogni inibizione, mi divincolai e mi inginocchiai. Continuai ad accarezzarlo per un po’ e piano piano con dolcezza estrassi quella grossa pertica dura. Appoggiai la cappella alla mia lingua e comincia a girargliela attorno. Lui gradiva e si alzò per assumere una posizione più dominante. Intanto le mie mani giocherellavano con le sue palle davvero gonfie di piacere. Improvvisamente riprese l’iniziativa e mi ficcò il suo bel cazzone in bocca, fino in gola tenendomi ma testa e ordinandomi di spompinarlo con forza, cosa che non mi feci ripetere. Il tipo era davvero preso da me e io da lui, la nostra voglia aumentava e lo percepivo anche dal turpiloquio che riversava su di me. Quando non seppe più res****re mi fece alzare e mi mise a pecorina sulla scrivania. Lo sentii leccare e poi sputare sulla mia rosellina per lubrificarla, cin infilò pure un dito e giocherellò qualche secondo facendo aumentare il mio desiderio. Ti voglio prendimi subito amore gli dissi. Certo troietta rispose e sculacciandomi lo sentii armeggiare con un preservativo. Pochi secondi dopo la sua cappella premeva sul mio buchino. Temevo di essere presa con forza e invece mi penetrò piano fino a che non lo accolsi tutto ben rilassata. Sola allora cominciò a pomparmi violentemente, mi faceva impazzire di piacere, io ero avvinghiata alla scrivania che quasi si spostava per la forza che metteva nello scoparmi. Continuò così per un po’ poi mi liberò, mi ribaltò e sdraiata sulla scrivania con le gambe totalmente divaricate fui nuovamente impalata dal quel grasso maiale. Ero fuori di me e lui mi ordinò di toccarmi. Iniziai a masturbare il mio clitty e questo accelerò il mio orgasmo che giunse copioso. Lui non si impressionò e continuò a stantuffare grugnendo come un maiale. Lo estrasse improvvisamente e mi rimise a pecora e qualche secondo più tardi libero dal preservativo lasciò schizzare tutto il suo piacere sulle mie natiche… mi disse di raccoglierlo con una mano e di spalmarmelo sul viso poi mi fotografò così tutta sporca del suo sperma. Sei proprio una gran vacca aggiunse, averne di segretarie come te. Averne di capi arrapati così replicai io. Un’esperienza unica che non ho ripetuto più ma io sono sempre in cerca di nuovi capi…..

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All’aperto

Fermo la macchina in un parcheggio isolato. Getto lo sguardo al mio fianco, dove siete la mia schiava. Mi porge le spalle, le metto la benda sugli occhi, una volta messa, scende dalla macchina.

Faccio altrettanto, apro il baule e ne traggo gli oggetti che mi servono. Lei è vestita come io le ho indicato: tacco 12, calze autoreggenti nere, corsetto che lascia scoperti i seni, con reggicalze incluso, niente intimo. A coprire questo scarno abbigliamento, un cappotto lungo fin sotto le ginocchia. Le aggancio il guinzaglio all’anello del collare e la faccio camminare verso l’interno della strada. Si tratta di un posto isolato, che pochi conoscono, dove, una volta parcheggiato la macchina, si cammina su un sentiero cementato fino ad arrivare vicino ad un fiume, un luogo che nella bella stagione viene sfruttato da pes**tori e dalle famiglie che fanno un picnic.

Siamo nel mese di marzo, quindi fa ancora piuttosto freddo, per tutto questo. Camminiamo per qualche minuto, fino ad arrivare ad una curva del sentiero che lo nasconde dalla vista della strada. Per tutto il tragitto, breve, è rimasta bendata ed in silenzio. Ora che siamo arrivati il suo respiro si fa più affannoso, so che si sta eccitando, le succede sempre.

“Mani dietro la testa” è il mio primo ordine, che lei esegue rispondendo, come sempre “Si Padrone”.
Lascio che il guinzaglio penzoli, le giro intorno, infilo una mano sotto il cappotto per toccarle i seni, strizzarle i capezzoli. Ha un filo diretto tra capezzoli e figa, nel momento in cui glieli strizzo, si bagna come una cagna in calore. Le ordino di aprire le gambe, le infilo due dita dentro e le ritraggo fradicie di umori. La insulto sorridendo, so quanto si eccita in situazioni come queste.

“Togli il cappotto e poi mani di nuovo dietro la testa”. Il suo corpo non è attrente in ogni suo aspetto. Ha un bel seno abbondante, molto, ma è abbondante anche di pancia e di culo. Mi piacciono le donne abbondanti perchè assorbono meglio i colpi. Prendo la corda che ho in borsa e le lego i seni come salsiccie. Diventano viola quasi subito, le sfioro e lei rabbrividisce. Strizzo di nuovo i capezzoli, i suoi grugniti di dolore si mischiano agli ansiti di piacere, è un mix che la scombussola ogni volta. “Vieni” le sussurro e lei, dopo pochi secondi di strizzamento dei capezzoli, viene, ringraziando subito dopo “Grazie Padrone per avermi concesso di godere”. La faccio mettere in ginocchio, prendo il cane e comincio a colpirle i seni. I solchi vengono subito a galla, mentre lei conta ogni colpo “Uno. Grazie Padrone. Due. Grazie Padrone”… e così via. La faccio contare fino a 50 poi mi fermo, i seni ben segnati. Apro la patta e tiro fuori il cazzo ben duro, le apro la bocca e la scopo dentro mentre lei emetti suoni gorgoglianti. Le sputo in bocca, di nuovo dentro con il cazzo e la scopo così. Tolgo il cazzo, qualche schiaffo per scaldarla sul viso, e di nuovo dentro la bocca, fino in gola. Mi fermo con il cazzo dentro, poi lo tiro fuori, e lei respira a pieni polmoni. Continuo a scoparla in bocca fino a quando le inondo la gola con la mia sborra calda. Lei, come sempre, non ne perde una goccia, la ingoia tutta.

La faccio alzare, appoggiarsi con i palmi per terra, e prendo a colpirle il culo con il cane. Questa volta deve contare fino a 100 prima che mi fermi. I solchi striano tutto il culo, e la visione di quei segni me lo fa tornare duro. Me lo faccio succhiare un pò, poi la metto a pecorina, preservativo, e la inculo profondamente. L’ho abituata ad usare plug di dimensioni enormi, quindi il mio cazzo scivola dentro il suo culo senza il benchè minimo sforzo. Lei geme in modo disperato, ma fino a mio ordine non può venire. Quando sento che sto per svuotarmi, le concedo di venire, così, mentre lei latra il suo orgasmo, io le faccio un clistere di sborra.

La faccio alzare, getto a terra una coperta, e la faccio sdraiare. Mi metto seduto tra le sue gambe aperte, e dopo aver dilatato con le dita la figa, indosso i guanti, prendo il lubrificante, e procedo al fisting. Non una cosa facile, come al solito, ma alla fine riesce, e lei ha la sensazione di essere scopata da un toro. Geme, sbuffa, respira ventilando ed alla fine, quando glielo concedo, viene con un orgasmo intensissimo.

Le tolgo la benda, tolgo la coperta, la faccio mettere in ginocchio. Tiro fuori il cazzo, e la faccio bere una discreta varietà di fluidi, il primo di colore giallino, il secondo di un bianco candido. Lei non perde una goccia, ingoia tutto. Le fornisco qualche salvietta igienizzante, le faccio rimettere il cappotto, e la benda, e torniamo alla macchina. Una volta arrivati al parcheggio, ancora deserto, la faccio sdraiare sul baule della macchina e la scopo lì, finendo con un gustoso cream pie. Mi faccio pulire il cazzo dai residui di sborra, poi saliamo in macchina.

Fine

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Helena y el aumento de sueldo

Helena y el aumento de sueldo

Helena y yo decidimos pedirle un aumento de sueldo a nuestro jefe. Sabíamos que no podíamos aspirar a un ascenso dentro de la Empresa, pero al menos queríamos mejorar nuestra entrada de dinero. Ambas nos presentamos en su oficina y el hombre dijo que lo consultaría y más adelante nos daría una respuesta.
Pasó una semana entera y no tuvimos novedades. Un sábado por la noche se hizo una gran fiesta a todo trapo para conmemorar un nuevo año de la Empresa y naturalmente fuimos invitadas con nuestros esposos.
Pensé vestirme sexy pero no demasiado llamativamente. Me decidí por un vestido largo de color negro, con un profundo escote en la espalda que dejaba ver mi buen bronceado, un tremendo tajo en un costado por donde asomaba mi torneada pantorrilla y por supuesto unas lindas sandalias de taco alto que estilizaban todavía mejor mis largas piernas.
La fiesta era en una gran mansión de tres pisos, con amplios jardines, una interminable piscina, largas escalinatas y muchas habitaciones.
Al entrar al salón principal sentí las obscenas miradas de muchos hombres sobre mi cuerpo. Supongo que les llamaba la atención mi espalda desnuda y mi cola redonda.
Rato después llegó Helena con su adorable esposo. Ella realmente recibió muchas más miradas lujuriosas por parte de los hombres y muchas miradas asesinas por parte de sus mujeres. Se había recogido su largo cabello rubio en un rodete muy sexy, llevaba un vestido color dorado muy corto, con un increíble escote que dejaba ver el surco de sus hermosas y firmes tetas, sus interminables piernas que tanto me excitan, torneadas gracias a unos altísimos tacos de aguja. Observé bien su hermoso y firme culo, calculando que no usaba ropa interior bajo ese vestido. Era una visión increíble hasta para mí misma, acostumbrada a enredarme en ese cuerpo celestial.
Dejamos que nuestros esposos hicieran sociales con gente perfectamente desconocida y nosotras nos fuimos a dar una vuelta por el parque. Encontramos un lugar bastante oscuro y apartado para fundirnos en un prolongado beso, mientras nos acariciábamos mutuamente.
Helena metió su mano por el tajo de mi vestido hasta encontrar mi diminuta tanga, la que corrió a un costado para hundir sus dedos en mi ya humedecida concha. Por mi parte, la atraje hacia mi cuerpo y deslicé mi mano por su culo, encontrando que no me había equivocado al pensar que no usaba ropa interior. Su concha estaba ardiendo, mucho más húmeda que la mía, su lengua exploraba mi boca y me provocaba una sensación muy parecida a un orgasmo. Así estuvimos un buen rato, besándonos, acariciándonos y sintiendo nuestros cuerpos fundidos en uno solo, hasta que decidimos regresar al salón principal.
La fiesta no era demasiado divertida, había gente bailando, pero la mayoría parecía entretenerse conversando en pequeños grupos.
En un momento Helena se me acercó, diciendo que nuestro jefe nos esperaba en una habitación del primer piso. Observé a mi esposo muy entretenido en una charla con la esposa del contador (una veterana morocha muy apetecible, aunque siempre nos dio la impresión de ser ultra heterosexual) y entonces imaginé que podía hacerme una escapada sin que él notara mi ausencia. Seguí el hermoso culo de mi amiga escaleras arriba y entramos sin golpear en una de las habitaciones.
Nuestro jefe, el Licenciado Ferro, estaba allí, muy cómodamente apoltronado en un gran sillón, en mangas de camisa, disfrutando de un vaso de whisky. Se levantó apenas nos vio entrar, sonriendo casi con lascivia. Se quitó la corbata y nos dijo:
“Señoras, ya que voy a aumentarles el sueldo, espero también algo a cambio”, mientras se desabrochaba la bragueta del pantalón y sacaba una verga interesante, considerando que todavía no estaba muy erecta. Me acerqué felinamente hasta rodear esa cosa con una mano, acercándome a susurrarle al oído que yo le era fiel a mi esposo, pero que Helena iba a satisfacerlo en nombre de ambas.
Sentí que su verga se endurecía en mi mano, mientras Helena se acercaba a él balanceando sus caderas. Sin dejar de mirarlo a los ojos se apoyó con ambas manos sobre ese fuerte pecho de nuestro jefe, comenzando a descender hasta quedar en posición de cuclillas frente a él. Entonces desprendió esa enorme verga de mi mano que todavía la estaba acariciando y comenzó a lamerla muy suavemente, pasándole esa sedosa lengua que tanto placer me provoca en nuestros encuentros.
El Licenciado cerró los ojos y comenzó a suspirar profundamente, mientras se iba quitando la ropa muy despacio. Helena ya se estaba metiendo ese pedazo de carne endurecida en su delicada boca y le provocaba la mejor de las mamadas que el tipo se hubiese imaginado.
Por mi parte, me agaché detrás de mi amiga y deslicé una mano entre sus hermosas nalgas desnudas, sintiendo la cálida humedad de su dulce conchita. Comencé a acariciarle el clítoris y a meterle mis dedos, haciendo que gimiera de placer. Casi enseguida acabó sobre mis dedos, dejando por un momento su boca libre para poder jadear un poco más fuerte.
Nuestro jefe seguía disfrutando de la mamada, hasta que abrió los ojos y levantó a mi amiga por los brazos, diciendo.
“Ya es suficiente, Helenita, quiero cogerla ahora mismo”
Mi amiga entonces se levantó su breve vestido hasta la cintura y apoyó su hermoso culo en el respaldo del sillón, ofreciéndole sus piernas bien abiertas y sus labios vaginales ya bastante dilatados por mi toqueteo. El tipo ya estaba desnudo, mostrando un cuerpo todavía apetecible, bien trabajado por horas de gimnasio… realmente casi estuve tentada de cambiar el lugar con mi amiga… Se acercó tomándose la poderosa verga con una mano y se la apoyó a Helena contra sus enrojecidos labios vaginales, jugando un poco con ellos antes de penetrarla. Ella soportó el jueguito por unos instantes, hasta que ya no pudo aguantar más y le suplicó que se la metiera de una buena vez. Eso era lo que esperaba él, ya que de repente se impulsó hacia adelante y se la clavó hasta el fondo en una sola embestida. Ella gimió pero tuve la impresión de que no era por dolor, ya que siempre alardeaba de la enorme poronga que cargaba su lindo maridito. Ambos comenzaron a moverse, ella serpenteando, sus hermosas piernas abrazando las caderas de él, que la cogía bien duro mientras la quemaba con una mirada cargada de lujuria y deseo. Estuvieron un buen rato así, jugando a entrar y salir, hasta que Helena echó la cabeza hacia atrás y dejó escapar un aullido salvaje, haciéndonos saber que había alcanzado su primer orgasmo. El Licenciado no alteró su ritmo de bombeo, por el contrario, comenzó a darle todavía más fuerte, con embestidas cada vez más violentas. De repente se salió del hermoso cuerpo de mi amiga y le pidió que se diera vuelta.
Laura obedeció, pero también le adivinó el deseo, así que le pidió un poco de delicadeza si se la iba a meter por la cola. El jefe ni siquiera la escuchó, le dijo:
“Hace rato que sueño con romperle esa hermosa cola, siempre me ha gustado”
Del escritorio trajo un tubo de gel y esparció una buena cantidad sobre su todavía endurecida pija. Luego se dedicó un rato a preparar el ano de Helena, que se veía bastante estrecho. Hizo que mi amiga se reclinara sobre una mesa de roble y muy despacio fue metiéndole la enorme poronga en ese delicado y suave culo. Helena abrió la boca para gritar, pero no pudo emitir ningún sonido. Me acerqué a ella y le comí los labios con un beso bien húmedo, sintiendo que nuestras lenguas se acariciaban.
Sentí una mano de mi jefe que se estiraba y rozaba mis labios vaginales por encima de mi tanga, pero suavemente se la retiré, mirándolo para recordarle y hacerle entender que solamente podría cogerse a Helena.
Ella seguía acariciando mis labios con los suyos. En un momento se desprendió del beso y me susurró al oído: “este turro me está matando con esa pija”. Después sonrió y me miró fijamente a los ojos, dedicándome todo su placer. Casi enseguida tuvo un orgasmo bien silencioso, que me dedicó solamente a mí, sin que el jefe lo notara.
Nuestro buen jefe me recordaba a un superhombre, llevaba un buen rato bombeando y no parecía que fuera a cansarse jamás, pero repentinamente incrementó su ritmo y en pocos segundos abrió la boca para dejar escapar un sonido gutural, indicando que por fin se había descargado dentro del culo de mi amiga.
Se la sacó muy lentamente, todavía bien dura, dejándose caer sobre el sillón. Entonces me miró diciendo: “Ahora es su turno Ana, podría limpiármela?”. Helena se rio a carcajadas y le espetó: “Ella coge solamente conmigo y con su esposo, nadie más la toca!”. Le expliqué que Helena había cumplido nuestra parte del trato y que no insistiera más, luego de lo cual pareció convencido y nos pidió que nos fuéramos y lo dejáramos descansar.
Bajamos al salón principal con una expresión divertida en nuestras caras, Helena dijo que jamás nadie le había maltratado la cola de esa manera, pero que había gozado como una verdadera perra. Nuestros esposos seguían conversando con gente que ni siquiera conocíamos y naturalmente, ni se habían percatado de nuestra ausencia.
Pasamos junto a la esposa del contador, que estaba de espaldas y Helena le pellizcó el culo. La mujer hizo un gesto de sorpresa, pero al girar se encontró con nosotras y entonces su expresión cambió por completo. Tuve la leve impresión de que le había gustado.
Intercambiamos una mirada cómplice con Helena, pero eso ya es otra historia…

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Moglie e Suocera – Orgasmi familiari

Stravaccato beatamente nel salotto di casa mia, alle nove di sera, ragionavo su come la situazione in cui mi trovavo stesse diventando piacevolmente abituale per me, quasi di routine, notavo con soddisfazione. Mi stavo aprendo la patta dei pantaloni e prendendo in mano un cazzo già duro: di fronte a me infatti due donne stavano limonando tra loro in piedi e nude dalla vita in su. Se la cosa può risultare sorprendente, lo è ancor più sottolineare come le due, non solo avessero due età piuttosto differenti, una 24 e l’altra 41 anni, ma si somigliassero notevolmente trattandosi infatti di mamma e figlia.

Porca puttana! Stavano pomiciando come due liceali e spogliandosi con foga da amanti allupate. A questo punto aggiunge solo un po’ più di pepe alla faccenda notare che la più giovane, Luciana, fosse mia moglie da circa un anno e quindi la sua perversa mammina fosse la mia giovane suocera. Le due ansimavano e slinguavano toccandosi e palpandosi soprattutto le belle tette. Entrambe portavano jeans a vita bassa. Mia moglie aveva scarpe da ginnastica, mia suocera stivali da cavallerizza con i pantaloni infilati dentro. In quanto a seno sembravano gemelle. Enrica infatti, la mamma, se lo era “gonfiato “ un po’, recentemente, ringiovanendolo di una decina d’anni almeno. Continuarono pomiciare a lungo e a leccarsi le tette, tanto che avevo il cazzo così duro da farmi male.

Mi viene da pensare che non avrebbero smesso più se non le avessi brevemente richiamate con un “Venite qua!”. Si voltarono entrambe a guardarmi: accidenti che belle! Sembravano due gemelle, i volti quasi identici, con le guance paffute tendenti al rossore, il naso un po’ largo ma corto, i capelli biondo chiaro, che mia moglie aveva lisci e lunghi fin quasi al sedere, raccolti in un’unica coda e mia suocera a caschetto, rasati sulla nuca, con ciocche più lunghe davanti. Le labbra carnose senza eccessi e del tutto naturali, mi facevano pregustare il pompino di coppia che stavo per chiedere loro. Se i visi si somigliavano, i fisici erano praticamente identici, alte 1.75 e solide senza ciccia inutile, Enrica solo più muscolosa della figlia, dato che per mantenere il fisico giovane si sfiniva quotidianamente in palestra. E i risultati c’erano, se, appena passati gli “anta” e con un tipo di fisico col rischio di ingrasso, si manteneva asciutta e praticamente senza cellulite. Tutte e due erano molto curate nell’aspetto: niente peli superflui, dalle ascelle alle sopracciglia e ovunque trattate entrambe con depilazione definitiva, una leggera abbronzatura integrale da lampada, unghie curatissime per delle mani belle ed eccitanti, se le si immagina a segare il cazzo mentre succhiano la cappella. Due vere cavalle da monta, fu il pensiero che mi venne in quel momento, e stavo per formularlo se non mi avesse interrotto mia moglie:

“Non vuoi che continuiamo con dei giochino più spinti? Ho una gran voglia di farmela leccare…”, mi chiese.

“Dopo”, le risposi “voglio prima un pompino ‘svuota-coglioni’, che è da stamattina che é duro, da quando mi hai svegliato nel letto salutandolo con la bocca. Non ho avuto modo di usare Antonietta (la mia segretaria, ma questa è un’altra storia), con tutto il lavoro che abbiamo ed ho le palle che mi fanno male. Sai che spreco venirmi in mano mentre vi guardo!”.

Entrambe per mano attraversarono i tre metri di sala che ci separavano e si inginocchiarono davanti al divano, tra le mie gambe. Erano esperte ed estremamente affiatate da decine e decine di pompini a due bocche fatti nella loro vita.

Aldo, mio suocero e patrigno di Luciana, non le aveva mai risparmiate né con sé, né con gli amici.

Enrica affondò subito giù fino alle palle, strappandomi un gemito di sorpresa, con una facilità a cui non riuscivo ad abituarmi. Non sono un superdotato, ma a 19cm ci arrivo . Eppure lo ingoiava come una caramella, senza esitazione, senza un conato, premendomi piacevolmente la cappella sulla parete del suo esofago (ho sempre pensato che la punta arrivasse ben oltre la sua faringe…). Nel frattempo la mia dolce mogliettina non era inoperosa, ma leccava con voglia i miei testicoli e più giù la pelle fino al buco del culo. Dopo cinque o sei potenti affondi di mia suocera, si scambiarono ruolo. Luciana si dette a succhiare la cappella brevemente e poi anche lei andò giù per l’ingoio. Non era ai livelli della mamma, ma non per questo il mio cazzo ne godeva meno e non resistetti alla tentazione di tenerla premuta per la nuca. Solo un poco, per farle guadagnare qualche millimetro nella gola. Qualche colpo di tosse, un mezzo conato, una lacrima, ma lei prosegui su e giù a succhiare senza protestare. Del resto spesso l’ho trattata peggio, scopandola in bocca fino a farla vomitare. Enrica si dava da fare leccando anche lei palle e culo, succhiava la bava che colava dalla figlia, condivideva il leccaggio ed il pompaggio, finendo per limonare con lei con la mia cappella nel mezzo. Cominciava ad essere infoiata, era sempre così nei pompini, la eccitano da morire. Quando se lo riprese in gola fino ad affondare il naso nel mio pube – depilato come i testicoli – cominciavo ad essere al limite dell’orgasmo. Invece che rallentare i ritmi per durare di più, lasciai fare mia suocera ed il suo arrapamento, per svuotarmi presto i coglioni, certo che la serata mi avrebbe concesso almeno un’altra erezione. Anzi la presi decisamente per la nuca con entrambe le mani sollevandomi quasi dal divano nella foga e la scopai in gola con lo stesso vigore che se fosse stata la sua fica. Enrica aiutava i miei movimenti andando incontro al cazzo il più possibile, senza un rantolo, una lacrima, una forza di stomaco. Solo le usciva di bocca un rivolo di bava collosa incontrollato, incapace com’era di deglutire.

Pompai fino a venire e quando è la prima schizzata di giornata, significa che sono almeno sette od otto getti piuttosto corposi, a volte densi e lenti, più spesso liquidi e poderosi. Non ebbi modo di vederli perché, anche se mi ero fermato e le avevo lasciato la nuca, mia suocera si teneva la punta del cazzo tra le labbra per non perdersi neanche uno schizzo. Come ebbi finito mi sentii di colpo esausto e mi lascia i sprofondare sul divano, intuendo lo spettacolo che mi stavano per offrire.

Enrica infatti si era tenuto tutto lo sperma in bocca ed, in ginocchio ma dritta, aspettò che Luciana le si facesse sotto ed aprisse la bocca e poi le rovesciò dentro tutto. Mia moglie sembrò indecisa se ingoiare o no, poi si sollevò sui talloni per essere all’altezza della mamma e le riversò di nuovo tutto in bocca. E così per tre o quattro volte, sputandosi letteralmente lo sperma di bocca in bocca fino a concludere con una limonata appassionata sul pavimento. Alla fine non ne avevano persa neanche una goccia.

Le mie donne non si fermarono qui ed Enrica, la più eccitata delle due, mantenne l’iniziativa. Sbottonò i jeans della figlia e glieli sfilò lasciandola in perizoma. La fece mettere carponi sul tappeto davanti al divano e le abbassò anche l’elastico dello striminzito indumento. In quella posizione il culo di mia moglie esprime il meglio di sé, solo e polposo, così rotondo che sembra fatto col compasso. Enrica non perse tempo e le si mise sotto, fra le cosce ed i glutei leccandola e succhiandola con foga, la fica, il clito, il culo. Ci metteva passione, col viso affondato nel sesso della figlia, fin quasi togliersi il respiro. Passava e ripassava la lingua affondandola dentro, entrandoci pure col naso. Con le mani le strizzava forte le chiappe aprendogliele e tirandogliele, affondandoci le unghie perfette, dandole violente pacche sul culo, per farla fremere e mugghiare. Luciana rispondeva bene al trattamento, eccitata, e roteava il sedere strofinandosi sulla faccia di sua madre e tenendosi con le mani aperte le chiappe, faccia a terra, per mostrarmi i suoi buchi depilati. La mamma le aveva già affondato prima un dito, poi due, nel culo, così, a secco, facendola urlare, ma, per contro, arrapandola di più, tanto che ora grugniva come una scrofa. Non le ci volle molto a venire con la lingua nella fica e le dita in culo. Rantolò e sussultò a lungo nell’orgasmo, per terminare a terra sfiancata, inebetita dal piacere.

Enrica le si sfilò da sotto e mi guardò, con espressione soddisfatta e di trionfo, consapevole che stava educando la figlia a godere sempre meglio, con più frequenza e più violenza, rendendola schiava del proprio orgasmo, così come lo era lei. Le feci cenno di sedersi sul divano accanto a me, mentre Luciana ancora guaiva, rannicchiata a terra, con una mano tra le cosce. La baciai con passione, come per ringraziarla di ciò che aveva fatto, proprio con la sua bocca golosa di sessi, sia maschili che femminili. Con la mia lingua nella sua gola, non rinunciai a palparle le tette, sode e dure, strizzandole un po’ e soffermandomi sui capezzoli duri e puntuti che schiacciai tra l’indice ed il pollice con una certa forza. Strillò immediatamente, segno che erano molto delicati, anche se si dice che chi si rifà il seno perde di sensibilità tattile sulla parte. Il bello di mia suocera è che anche quando la faccio soffrire non si ritrae, anzi, pur non considerandola una vera masochista, lei va incontro al dolore, forse non lo cerca e ne ha addirittura paura, ma non si rifiuta mai di soffrire e immancabilmente si eccita.

“Spogliati”, le dissi, come mi staccai dalla sua bocca e dal suo seno e lei senza batter ciglio si tolse stivali e calze, si alzò in piedi e si sfilò gli aderentissimi jeans. Poi mi voltò le spalle e piegandosi il più possibile col busto in avanti, mi offrì lo splendido spettacolo delle sua chiappe nude. Non portava mutandine, neanche il più piccolo dei perizomi, e questo lo sapevo. Diceva che le piaceva il ruvido dei jeans che le sfregava la passera glabra ed in più era anche, di solito, il volere di mio suocero.

Poi, senza aspettare che le ordinassi nulla, salì in piedi sul divano, sempre dandomi le spalle e quindi rifilandomi davanti al viso il suo culone. Si piegò di nuovo in avanti, finché la sua bocca non fu all’altezza del mio cazzo moscio. Finimmo così in un sessantanove volante, con lei che, in precario equilibrio, aveva cominciato a succhiarmi, strofinandomi il solco delle sue chiappe sulla faccia.

Intanto mia moglie si era un po’ ripresa e, appoggiata su un gomito, ci osservava fare.

Enrica era eccitatissima, la leccavo e sditalinavo al meglio che sapessi fare e lei rispondeva con grugniti e muggiti sempre più alti, sbavando sul cazzo e colando umori copiosi dalla fica. Mi davo da fare e ce la feci a farla venire con due dita di una mano nella sua fica fradicia e il pollice dell’altra direttamente in culo. Certo fu un orgasmino; guaì per un po’ senza scomporsi troppo, mentre io conoscevo i suoi veri orgasmi che erano dirompenti e la lasciavano devastata. Sapevamo entrambi che era però soltanto l’inizio della serata e, nel frattempo, il mio cazzo nella sua bocca aveva riacquistato una certa consistenza.

Enrica si sedette accanto a me sul divano e mia moglie, alzandosi da terra, prese posto dall’altro lato. Mentre mia suocera, sudata e un po’ stordita, si stava riprendendo, passandosi le mani tra i capelli, io mi alzai con Luciana e iniziammo a limonare in piedi. Era già eccitata e si strusciava la fica sulla mia coscia, mentre con una mano mi segava. Enrica però non si concesse riposi ed, inginocchiandosi, si abboccò subito al cazzo. Che bocca ingorda! Succhiare e ingoiare sembrano per lei una vocazione; è una missionaria del pompino, una consacrata della fellatio e del cunnilingus. Se lo sprofondò in gola, di nuovo fino alla radice, e non potei fare a meno, con la lingua in bocca a mia moglie e una mano sul suo culo, di assecondare il golino, tenendo mia suocera per la nuca e scopandola di nuovo in bocca. Ormai era di nuovo duro ed, anzi, mi tirava da far male, come succede quando si ha la seconda erezione senza un minimo di riposo.

“Ti prego scopami…” mi chiese a quel punto mia moglie, “Ho voglia del tuo cazzo!”.

Fosse per me, sarei venuto di nuovo nella bocca di Enrica, ma non mi feci ripetere l’invito due volte: il dovere coniugale prima di tutto.

“Ti sbatterò fino a farti urlare”, dissi a Luciana nell’orecchio e senza complimenti spinsi col piede mia suocera rovesciandola all’indietro. Cazzo! Con due donne come quelle mi sembra il minimo essere brutali!

Afferrai mia moglie per le cosce e la sollevai inforcandola in piedi. Gridò di sorpresa e goduria, ma subito si mise a cavalcarmi ed io a spingere. Scopavamo come a****li, con Luciana che mi stava avvinghiata al collo ed io che la tenevo da sotto le chiappe. Ci davo dentro più che potevo e mi sentivo vigoroso come un leone e la insultavo forse banalmente, ma così mi arrapavo di più.

“Dai troia, ti piace il cazzo? Impalati zoccola… zoccola… Che troione di moglie!”. Lei per tutta risposta urlava ogni volta che la facevo ricadere pesantemente sul mio cazzo teso, del resto glielo avevo promesso, che l’avrei fatta sgolare come una maiala al macello.

Andammo avanti per dieci minuti e cominciavo a sentire male alle gambe, dato che non è un fuscello con i suoi 58 chili. Per fortuna all’improvviso la sentii partire: le arrivò un orgasmo dirompente. Dalla bocca singultava suoni disarticolati e sembrò soffocare, tremando tutta, mentre con più foga la facevo saltare sul cazzo. Quando l’orgasmo le cominciò a scemare ero esausto dal mal di muscoli e la gettai letteralmente sul divano. Ruggii di eccitazione e mi sentivo così arrapato da essere inferocito. Mentre Luciana ancora gemeva, gli occhi fuori dalle orbite, le assestai due sonori ceffoni che la lasciarono senza fiato, ma che incassò senza alcuna ribellione. A quel punto Enrica, che era rimasta in disparte sditalinandosi a tutto spiano, si fece avanti perché mi dedicassi a lei e fu un bene, perché forse non mi sarei fermato e mia moglie l’avrei picchiata ben bene.

Mi afferrò il cazzo di spalle, premendomi il seno sulla schiena e sussurrandomi:

“Inculami ti prego… Sbattimi il cazzo in culo.” Non ci vidi più. La sollevai di peso portandola dietro il divano. Si sistemò a pecora, in piedi, appoggiata alla schienale, spingendo indietro il culo. Le sfondai l’ano con un colpo secco, del resto lei se lo tiene sempre pulito e lubrificato, pronto all’uso. Emise solo un lungo gemito, che curiosamente sembrava di sollievo, come quando uno ti inizia un massaggio. Le ero entrato fino ai coglioni e sentivo il suo intestino fasciarmi il cazzo, stretto. Lo sarebbe stato per poco, perché, tenendola energicamente per i fianchi con entrambe le mani, cominciai a sbatterla violentemente. “Stoc, stoc” era il rumore del mio bacino che schioccava sulla sue natiche piene. Lei stava in punta dei piedi per arrivare meglio col suo buco all’altezza della mia verga, ma nonostante questo, affondando nelle sue viscere, la sollevavo appesa con l’ano al mio cazzo, facendola guaire come una cagna. Infoiato com’ero, non trattenei la mia tendenza a diventare violento e le davo sonori schiaffoni sulla parte alta delle chiappe. Luciana strillava e mi incitava: “Dai, dai… mandami a fuoco, sbattimi il culo, sbattimi il culo!”. Era fantastico come si muoveva venendo incontro al mio cazzo ad ogni affondo, implorando di essere sfondata. Uscivo fino a intravedere la cappella per poi spingerlo dentro fluidamente ed energicamente. Luciana era con le mani aggrappate al divano, che spesso mordeva per l’arrapamento. Io ero vicino all’orgasmo e non potevo trattenermi oltre: ero stanco ed i coglioni mi dolevano. Anche lei stava per venire di nuovo e lo implorava: “Vengo col culo… Fammi venire, vengo col culo…”. Godette come un’indemoniata: ruggiva e mulinava il culo. Quando si sollevò dal divano per incollarsi con la sua schiena al mio petto, mentre continuava a roteare le chiappe sfondate dal mio cazzo, non resistetti più. Il suo anello anale si era fatto così stretto che c’ero incastrato dentro fino alla radice. Venni così, con una sborrata lunga e quasi dolorosa, da prosciugamento totale, visto che era la seconda in una serata sola. La spinsi di nuovo con la faccia sul divano e tenendola per i fianchi finii di godere nel suo intestino sfregando la cappella con delicatezza sulle pareti del suo retto. Luciana non si era persa la scena e si era subito fatta sotto quando ci aveva sentito venire. Come uscii dal culo di mia suocera, lei era pronta a ripulirmi la verga, con un risucchio che mi fece quasi urlare, data la sensibilità della cappella dopo una sborrata. Poi si dedicò alla mamma che, sfinita, era letteralmente riversa sullo schienale del divano. Si riprese un po’ quando sentì la figlia che le allargava le chiappe e l’aiutò a farlo. Luciana le leccava il buco del culo da cui colava sperma e la madre le facilitò l’operazione cominciando a spingere come se dovesse defecare. La rosa dell’ano era ancora spaventosamente dilatata e lo sperma usciva copioso ad ogni spinta e sbucava fuori anche la carne enfiata e rosa acceso dell’interno dell’ano. Mia moglie non si perse neanche una stilla del succo delle mie palle ed in breve il culo di Enrica fu ripulito della mia sborrata. Eravamo tutti e tre sudati e sfiniti. Le donne si sdraiarono pesantemente sul divano carezzandosi i capelli e dandosi bacetti. Come erano dolci!

“Come godo con voi due non mi succede con nessuno…” disse Enrica tenendo il volto della figlia tra le mani, “neanche con Aldo o col negro più cazzuto… sarà per via della perversione della situazione.” “Mamma! Che troia che sei! Come faresti senza il sesso? Vivi solo per godere…” le rispose mia moglie. “E’ vero… ma anche tu non scherzi e tuo marito è un gran scopatore” aggiunse Enrica sorridendomi, “e poi mi piace quando diventa violento… mi sento cagna…schiava…”.

“Già. E stasera eri in vena, vero amore?” mi chiese Luciana girandosi verso di me. “Cazzo! M’avete fatto godere due volte, tanto che ora mi gira la testa!” risposi, “con due come voi sarò sempre in vena e poi mi sembra che non ti dispiacciano gli schiaffoni…”. “Certo…mi farei sculacciare anche ora, anche se sono venuta fino allo sfinimento…lo sai che sono tua e il mio corpo è cosa tua…”.

Misi fine a questi discorsi masochisti andando a prendere da bere. Un bel drink forte era quello che ci voleva, poi tutti a letto, ognuno a casa sua. Enrica che abitava a cinquecento metri da noi, nella stessa tenuta di campagna, rincasò nuda.

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Racconti Erotici

Eliana al bar una sera d’estate

Racconto trovato in rete su xhamster.

Una sera di fine Luglio con mia moglie Eliana siamo usciti a fare un giro e prendere un gelato in una gelateria, si trovava in centro di un paese limitrofo al nostro con un bel giardino sul retro, un’ambiente discreto e frequentato da persone di varie età. Faceva molto caldo quella sera, Eliana aveva indossato un vestitino leggero fino al ginocchio e scollato davanti, era senza reggiseno solo con le mutandine bianche, ai piedi dei sandalini con il tacco medio. La mia signora ha 36 anni, un fisico asciutto, terza di seno, alta 170, capelli castano chiaro, lisci che arrivano alle spalle, una bella donna molto curata ed attraente. Ci siamo seduti ad un tavolo, lo ha scelto lei, era un pò a lato del giardino, non c’era molta gente, difronte avevamo un tavolo di signori maturi che giocavano a carte. Ordiniamo i gelati e dopo averli degustati facciamo quattro chiacchiere, ogni tanto Eliana sbuffava per il caldo, aveva preso a sventolarsi le gambe con il vestito scoprendole più volte, subito non ci ho fatto caso ma poi ho notato che i signori di fronte guardavano verso di lei insistentemente, ho guardato Eliana e mi sono accorto che aveva scoperto completamente le cosce sino a vedere il bianco delle mutandine, gli ho detto.
“Guarda che i signori si stanno godendo le tue bellissime gambe.”
Lei mi ha risposto.
“Sei geloso?”
Ed io.
“No no anzi mi fa piacere, vuol dire che ho una moglie che merita di essere guardata.”
Mi ha sorriso e si è ricomposta, poi due dei signori l’hanno guardata e le hanno sorriso come ad invitarla ad esibire ancora le sue bellezze, piano piano il vestito è risalito con una leggera divaricazione delle cosce per la soddisfazione dei signori di fronte. Dopo qualche minuto Eliana mi ha detto che andava alla toilette, nel frattempo ci siamo scambiati alcuni sguardi con i signori ai quali ho fatto capire che la cosa non mi disturbava, tornata dopo cinque minuti si era rifatta il trucco più appariscente, si è seduta e subito i signori l’hanno guardata. Eliana si è scoperta le cosce dandomi un bacio, ho visto gli uomini che commentavano, ho guardato le gambe di mia moglie completamente scoperte e ho visto che si era tolta le mutandine. Gli stava facendo vedere la figa nuda e depilata, si ricomponeva per riscoprirsi più volte facendo eccitare i signori ma anche me tanto lo sapeva fare bene, dopo un quarto d’ora ho visto che uno le ha fatto un cenno si è alzato seguito da un’altro del suo tavolo. Dopo un paio di minuti Eliana mi ha detto di dovere andare ancora alla toilette, io ho annuito capendo che qualcosa stava per succedere, dopo dieci minuti non era tornata e neanche i signori di fronte allora sono andato a mia volta alle toilette. Le toilette erano ben curate, spaziose e pulite, separate uomini e donne, sono entrato in quella delle donne con discrezione ma non c’era nessuno neanche Eliana così sono entrato in quella degli uomini, una volta entrato ho sentito dei mugolii provenire da una delle toilette, c’era la porta socchiusa ho sbirciato dentro e sorpresa!!! Eliana era completamente nuda in mezzo ai due signori del tavolo di fronte che le baciavano le tette accarezzandole la figa, in quel momento è entrato un terzo, mi ha guardato un po imbarazzato ed io senza dire niente gli ho sorriso, in quel momento si è aperta la porta della toilette, io mi sono nascosto e dallo specchio ho visto Eliana nuda tra i due uomini che rideva eccitata. Loro invitavano il terzo da unirsi cosa che ha fatto puntualmente, io vedevo tutto dallo specchio, Eliana li spompinava a turno menando gli altri due con le mani, si è fatta chiavare da dietro con un cazzo in bocca e uno in mano, in due l’hanno sollevata per le gambe uno per parte e il terzo glielo ha messo nel culo facendola mugugnare come una vacca. Le tenevano una mano sulla bocca perchè non gridasse, l’ha pompata per cinque minuti poi uno alla volta le hanno sborrato in bocca, non avrei mai pensato di avere una moglie così porca, non è mai stata una santa. Tornato al tavolo lei è arrivata dopo una decina di minuti dicendomi di essere andata al bar di fianco a prendere le sigarette, si era fermata con un’amica a parlare, io le ho sorriso e le ho detto hai fatto bene, siamo rincasati e a letto ha voluto fare sesso. Eliana ha insistito per prenderlo nel culo, non me la ero mai goduta prima come in quella notte, a volte qualche diversivo vivacizza la coppia, anche fare finta di non sapere è eccitante per lei e per me.