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Sonia ed il fidanzato con un trans.

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Quando ho visto su un sito porno dei trans che si inculavano e si spompinavano a vicenda il mio cazzo ha avuto subito una reazione incredibile, mi sono eccitato così tanto che con appena due toccate mi stavo sborrando nelle mutande, sarebbe stata una situazione imbarazzante, il computer era quello della società per cui lavoravo, così mi sono affrettato a cancellare la cronologia.
Di quella mia “evasione visiva” non ne è rimasta traccia ma il mio cervello iniziò a rimuginare alle donne avute sino ad allora, alle loro prestazioni, i bocchini che mi avevano fatto sino a quel momento non avevano la stessa carica erotica di quello che quei trans si facevano a vicenda.
Sebbene abbia conosciuto Sonia, da me soprannominata per la sua abilità nel settore specifico, “la Marchesa del Pompino”, nessuna donna mi aveva fatto eccitare in quel modo, forse neanche lei, sì neanche la Sonia del liceo così educata e troia che leccava il cazzo come una fottuta cagna e ingoiava come un uomo nel deserto assetato e avido di acqua.
Qualche volta pranzando a casa sua ho pensato che nella mia sborra ci fossero più proteine vitamine ed ormoni che in quella di altri, perciò lei veniva a rifornirsi da me anzichè andare in farmacia o in qualche negozio di articoli sportivi a comprare integratori, Sonia a tavola mangiava come un uccellino per mantenere la sua splendida taglia 42, per il resto beveva da me tutto il resto. Nonostante intorno ai trenta anni avessi questo tipo di “impegni” con lei, spesso fantasticavo, chi fantastica sogna e chi sogna desidera, vedere quei trans che avevano un fisico snello e longilineo, movenze femminili, maniere dolci ed accoglienti mi aveva destato curiosità, l’insolito è il vero afrodisiaco altro che viagra, cialis, levitra o altre pillole da super-eroi del porno.
Arriviamo a Jessica, “lei” era un ragazzo che avevo visto crescere, adesso faceva rosicare le ragazze più belle della facoltà di Scienze Politiche a Napoli, si prostituiva ogni sera per venti miserabili euro, non poteva essere possibile, di solito nell’eros ci attira molto più l’insolito del solito, Jessica con i suoi diciotto anni le sue gambe ed il suo culo meraviglioso era l’ “insolito”.
Neanche la mia fantasia era stata molto abituata alle cose solite sino ad allora, il mio desiderio divenne subito quello di avvicinare un trans, non mi eccitava l’idea di sperimentare una corporeità diversa ma la mia mente fantasticava su altre cose, poter toccare quelle lunghe gambe, quei fianchi così stretti atletici e nervosi rispetto al morbido fisico della donna, quella stessa notte feci un sogno erotico con una trans che mi inculava e io che gli sborravo sulle tette. Mi svegliai di colpo e mi accorsi di essere venuto veramente, incominciai a guardare sempre più film porno di trans, mi capitava pure di scoparmi Sonia pensando ad un culo di un trans e ritornando a casa riuscivo a vedere un film porno di trans per farmi proprio delle seghe esplosive, insomma ero proprio attratto da quei corpi magnifici. Volevo sapere, curiosare, per questo obbiettivo avevo raccontato tutto a Sonia, riuscii a coinvolgere il suo fidanzato ufficiale Francesco, non mi ci volle molto a coinvolgere Francesco, grazie anche alle sue millantate capacità amatorie e alle virtuose cavalcate olimpioniche che faceva con Sonia.
Un giorno, sbirciando su internet vidi un annuncio di una trans mulatta con una quinta di seno e un bel culo sodo, la chiamai subito e le dissi che Francesco non era mai stato da una trans ma che ne era attratto tantissimo, lei mi disse di farmi trovare sotto il suo palazzo e di chiamarla. Il tempo di avvisare Francesco e Sonia e due giorni dopo presi la decisione di andarci, quando fui sotto casa sua la chiamai e le domandai cosa dovevamo fare, eravamo in quattro, la più felice sembrava essere Sonia pensando che quello che le potesse capitare era di beccare tre cazzi al volo contemporaneamente.
Lei ci disse di aspettare fermi nel parcheggio e che ci stava guardando, dopo circa trenta minuti vidi venire verso di me una figa pazzesca in jeans corti e una t-shirt che esplodeva dalle tette, era lei, avevo il cuore a 1000, mi chiese il nome e si presentò anche a Francesco e Sonia. Ci invitò a salire e dopo aver chiarito che la persona interessata era Francesco lo baciò con tutta la lingua nella sua bocca, sentiva il cazzo del ragazzo esplodere cosi gli tolse i vestiti, lo buttò sul divano e cominciò a spompinarlo, si aggiunse subito Sonia che leccò tutto finchè Francesco non le venne sulla bocca, Sonia e Consuelo bevvero tutto. Dopo questi preliminari Francesco inizia a capire che cosa può volere Consuelo per meritarsi i 500 euro concordati, portò il ragazzo in camera sua e lo convinse a rimanere perchè gli aveva riservato un trattamento speciale, lei prese dal bagno un rasoio e un asciugamano che gli mise sotto il culo, inizia così a depilargli la parte sotto i testicoli e vicino al buchino vergine con abilità e precisione, dopo aver posato tutto in bagno Consuelo torna con del gel e dei preservativi, quindi gli alza le gambe e comincia a leccare il buchino e ad infilarci la lingua dentro. Sonia a quella vista era completamente bagnata, riuscii con scaltrezza a sentirla sotto la gonna ma Francesco era diventata la troia di Consuelo, faceva di lui quello che voleva ed infatti si tolse il perizoma e si girò di s**tto in un 69 forzato puntando sopra la sua bocca il suo enorme cazzo mulatto, il cazzo era duro e Francesco lo subì tutto.
Mentre Francesco veniva fottuto io nel frattempo in un’altra stanza prendevo da dietro Sonia inculandola in una allegra cavalcata, Francesco ci ha raccontato dopo che era impegnato a non soffocare col cazzo di Consuelo di cui sentiva l’odore e beveva il seme, il frocetto si era già abituato a Consuelo, aveva in mano (non so come avesse fatto a prenderlo ) un vibratore e così dopo una leggera lubrificazione iniziò la penetrazione. Il Don Giovanni dei quartieri alti di Napoli veniva inculato da un vibratore che gli causava un dolore atroce al culo, Consuelo in un’occhiata aveva capito l’intesa che esisteva da tempo tra me e Sonia, quasi reggendo il gioco dei nostri piccoli tradimenti si accanisce contro Francesco, gli fa tenere il vibratore con le sue stesse mani nel suo culo che ormai non lo espelleva più. A Francesco quel giochino iniziava a piacere, Consuelo si era già infilata un preservativo e gli sussura con voce sensuale che vuole infilarsi nel culetto di Francesco finchè non avrebbe goduto anche lei, alla vista di un arnese da 25 centimetri il ragazzo prova a dire di no, Consuelo gli toglie rapidamente il vibratore dal culo sputa un paio di volte nel buco del culo e in un colpo secco e doloroso se lo incula. Si trattava di un cazzo più morbido del vibratore ma più grosso e lungo, ad ogni pompata venie spinto con destrezza sempre più dentro, ad un certo punto Francesco rivela la sua vera natura di frocio latente, inizia ad urlare e godere con Sonia ad un passo, era dentro tutto voleva essere trombato come la sua troia.
Francesco era eccitatissimo non voleva smettere, sborrò un paio di volte, si bevve pure tutto lo sperma della travestita, alla fine dopo quasi tre ore di giostra Francesco non riusciva a credere all’idea di aver tradito la sua fidanzata con un trans, era ufficialmente passato dal ruolo di “sciupafemmine” della Napoli dei Baroni e dei Principi a quella di una squallida troia drogata vogliosa di prenderlo. Sonia chiese a me di essere riaccompagnata a casa, Francesco avrebbe preso un taxi, da quell’avventura di cui fui testimone non ho più visto Sonia, ho saputo che per volere dei suoi genitori era stata quasi costretta a sposarsi con Francesco, dal quale aveva divorziato dopo un paio di anni.

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Dies ist die Geschichte wie ich und mein Kumpel un

Die Geschichte trug sich in meiner Pubertät zu. Ich war 16 und der andere Schwanz gehörte meinem Kumpel Christian, ebenfalls 16.

Zuerst zur Vorgeschichte:
Ich kam ungefähr mit 12-13 in die Pubertät. Meine ersten Wichsversuche unternahm ich an der BRAVO. Dr. Sommer hat ja zu der damaligen Zeit viel für die Aufklärung getan 😉
Die ersten Orgasmen waren Luftnummern, d.h. es kam zu keinem Erguss. Aber das Gefühl dabei war großartig. Ich konnte gar nicht die Finger von meinem immer größer werdenden Schwanz lassen. Den ersten Abgang hatte ich wohl mit 14. Was mich aber auch stutzig machte war, dass mich die Schwänze der Jungs im Dr. Sommer-Teil gleichfalls aufgeilten, wie die Körper der Mädels. War etwa etwas nicht mit mir in Ordnung? Stand ich auf Schwänze?
Mit der Frage musste ich mich noch ca. 2 Jahre abquälen.

Es begab sich zu der Zeit, dass man versuchte noch an andere Wichsvorlagen als an die BRAVO zu kommen -> Sexfilme, Pornos natürlich. Schließlich will man ja nicht nur vom „Biest mit zwei Rücken“ lesen. Mein Kumpel Christian hatte anscheinend bessere Connections, um an die Ware zu kommen. Christian war schon immer groß gewachsen und sehr schlank. Die Mädels flogen reihenweise auf ihn ab und seinen makellosen Körper. Ich hingegen war schon immer pummelig gewesen (jetzt zum Glück nicht mehr).
Immer wenn ich bei ihm zu Besuch war und seine Eltern waren nicht zu Hause, sahen wir uns seine neusten Errungenschaften an. Natürlich machte uns das schon ziemlich geil, aber keiner wollte es so recht zeigen. Die Beulen in unseren Hosen schrien jedoch verzweifelt nach Freiheit. Nach ein paar weiteren Sessions fassten wir uns ein Herz und packten unsere Schwänze aus um sie uns, noch jeder für sich, ordentlich vom Druck zu befreien. Natürlich konnte ich es nicht unterlassen hin und wieder Christians Schwanz anzuschauen. Er war etwas länger und stärker nach oben gebogen als meiner, aber bei weitem nicht so dick wie meiner. Und er war beschnitten. Gott, was fand ich diesen Schwanz geil. Jedoch hielt ich mich zurück dies zu zeigen. Natürlich sah er dass ich seinen Schwanz begutachtete.

Wir saßen also in seinem Zimmer vor dem Fernseher und schauten die Filmchen auf VHS-Kassetten…ja, liebe jüngeren Leser, zu der Zeit gab es noch kein Internet bzw. nur mit Modem und die Rechner waren noch auf 486er-Architektur. Ich schweife ab.
Wir saßen also in seinem Zimmer und wichsten unsere Schwänze. Immer wenn es mir kam, und ich war immer der Erste, unterbrach er sein Tun und schaute mir zu wie ich im hohen Bogen schön auf seinen Boden abspritzte. Leider konnte ich nicht bei ihm zuschauen, denn er verschwand daraufhin im Badezimmer und kam erst nach 2 min. wieder mit abgewichstem Schwanz heraus. So war es eigentlich immer.
Nun kam ein Tag an dem wir wieder zusammen wichsten, aber ich einfach nicht kommen konnte. Ich hab mir den Schwanz gekeult wie ein Irrer. Mir tat schon das Handgelenk weh, aber es wollte einfach nicht so weit kommen. Irgendwann stoppte Christian seine Wichserei und fragte mich was mein Problem heute sei. Ich meinte zu ihm dass heute irgendwie der Reiz fehlt. Er schaute mich kurz an und fragte dann, ob er es mal versuchen darf. Ich war in dem Moment etwas Baff. Hat er mich jetzt tatsächlich gefragt, ob er mir den Schwanz wichsen darf? Sollte ich es wirklich zulassen? Überschreite ich damit nicht eine Grenze. Viele kennen es aber selbst. Die Geilheit und die Neugierde darauf eine fremde Hand, ja Männerhand, am Schwanz zu haben überwiegt dann doch.
Ich meinte dann zu ihm, er solle doch mal sein Glück versuchen. Es war ein komisches und zugleich erregendes Gefühl als er meinen Schaft in seine Hand nahm. Er fühlte ihn zuerst leicht und machte mir ein Kompliment über die Dicke meines Schwanzes. Dann begann er langsam seine Hand auf und ab zu bewegen. Meine Vorhaut gleitete dabei immer weiter über meine dicke Eichel zurück. Man war das ein geiles Gefühl, was ich auch mit einigen saftigen Stöhnern quittierte. Ich stand von seinem Bürostuhl auf und legte mich zu ihm ins Bett, damit er mehr Spielraum hat. Er bearbeitete meine Stange richtig gut und meine Lusttropfen erzeugten schmatzende Laute immer wenn die Vorhaut bewegt wurde.
Nach ein paar Minuten spürte ich wie sich langsam mein Beckenmuskel zusammenzog. Ich wusste dass es mir gleich kommen würde und teilte ihm es mit, dass ich gleich abspritzen würde wenn er weiter so gut wichst. Das schien ihn noch mehr anzuspornen, denn anstatt mir wieder das Ruder zu übergeben gab er mir jedoch den Rest. Ich keuchte heftig und bäumte mich auf, als mein erster Schub weißen Goldes aus dem Schwanz spritzte und in hohem Bogen auf meiner Brust landete. Schub für Schub quoll und schoss aus meinem Rohr, doch Christian wichste weiter bis seine Hand über und über mit meiner Ficksahne bedeckt war. Erschöpft holte ich Luft und begann mir sie Sahne vom Körper zu wischen. In Erwartung dass ich mich jetzt bei ihm revanchieren konnte wunderte ich mich, wieso er jetzt wieder im Bad verschwand. Super, dachte ich. Jetzt hätte ich endlich mal die Gelegenheit diesen Prachtschwanz zu wichsen und dann rennt er ins Bad davon…

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Racconti Erotici

In un club privè

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Era più di un anno che stavamo assieme, nonostante la differenza di età avevamo un rapporto fisico veramente appagante e completo, con l’andare del tempo ognuno di noi esternava all’altro le proprie fantasie soprattutto nei momenti di sesso sfrenato, niente ci era precluso, le fantasie galoppavano con noi, fu così che cominciai ad insinuarle la possibilità di fare una esperienza in un club privé. Passarono alcune settimane, finalmente me la vedo arrivare in camera perfettamente truccata come solo lei sapeva fare, con un abbigliamento intimo che avrebbe fatto vedere rosso anche ad un cieco, le domandai che intenzioni avesse, lei mi disse che finalmente era pronta per accontentarmi. Scelsi un privé abbastanza lontano dalla nostra zona, ne avevo sentito parlare bene, frequentato da gente giusta, accogliente, spazioso, glielo proposi e dopo una cena leggera nel nostro ristorante preferito, ci avviammo non senza una giusta tensione verso il nostro obiettivo.
Sbrigate le formalità d’obbligo, entrammo nel locale vero e proprio, restammo sbalorditi, curato, arredato con gusto retrò, luci soffuse, tavolini per accomodarsi e prendere un aperitivo, un digestivo, ascoltare buona musica suonata al pianoforte da un artista di piano bar veramente bravo. Non c’era molta gente, per lo più coppie e qualche singolo che girava in continuazione, lei era splendida, fasciata in una minigonna indecente, con gli occhi che brillavano per il trucco e per l’eccitazione di trovarsi lì, dopo aver preso confidenza con il locale ed esserci fatti un’idea di come era disposto, le feci fare una visita ispettiva per meglio capire la disposizione della camere e degli angoli più interessanti. Scendemmo così una scalinata che portava al piano inferiore, subito la luce diminuì di intensità e furono necessari alcuni secondi per abituarci alla nuova oscurità, c’era anche un discreto via vai di persone, soprattutto singoli, che curiosavano nelle stanze, negli angoli, dove all’interno si intuivano più che intravedere persone intente a varie attività di carattere sessuale. Mentre lei si sporgeva per vedere meglio cosa stava succedendo in una di queste stanze, notai che almeno un paio di persone approfittò della situazione per palparle il sedere e sfiorarle il seno invitante, lei cercò la mia mano e la mia presenza per dirmi cosa stava succedendo e io la rassicurai dicendo di lasciar fare finché fossero stati semplici palpeggiamenti, terminato il giro tornammo di sopra perchè aveva necessità di bere qualcosa. Mi raccontò d’un fiato che era scossa ed eccitata da quanto accaduto, non avrebbe mai immaginato che le avrebbe fatto questo effetto e si stava bagnando tutta, dopo una mezz’oretta decise di ripetere l’esperienza, ci avviammo ancora di sotto, nel frattempo la situazione si era animata, si sentivano gemiti di piacere di donne che stavano godendo nell’essere penetrate o leccate ed uomini che grugnivano nel momento del piacere estremo. Potemmo vedere una bella ragazza legata ad una croce obliqua che subiva le avances di un paio di bei maschi completamente nudi, singoli che si masturbavano guardando coppie scopare in piccoli anfratti, una signora di una certa età seduta all’interno di un piccolissimo anfratto succhiare avidamente i membri di due maschietti in piedi uno di fronte all’altro. Nella stanza principale c’era un letto rettangolare, non molto grande, attorno dei divanetti ad una certa distanza, lei mi chiese di salire sul lettone con lei e di leccarle la figa davanti a tutti, la spogliai lentamente senza mai smettere di baciarla e stuzzicarla dappertutto, i vestiti erano sui divani, lei sdraiata sulla schiena ed io accovacciato in mezzo alle sue gambe leccavo e titillavo la sua clitoride gonfia. Non passarono che pochi minuti e nell’alzare la testa per guardarla mi accorsi che attorno al lettone si erano radunate diverse persone, c’erano singoli, ma anche coppie, alcuni avevano iniziato ad accarezzarle i bei seni, altri avevano tirato fuori il membro e se lo stavano massaggiando, le coppie si sbaciucchiavano e leccavano fra di loro. La sentii lentamente scivolare più in su, fino ad essere con la testa sul bordo del letto, non capivo ma un’occhiata mi fece subito ricredere, aveva catturato i due cazzi più prossimi a lei con le mani e girando la testa ora da una parte e ora dall’altra se li metteva in bocca e li succhiava con avidità. La sua figa era un lago di piacere e di saliva, non feci niente per cambiare posizione, capivo che voleva essere lei la protagonista assoluta, io dovevo essere solamente il suo angelo custode, dopo le prime leccate la gente attorno capì che era lì per loro, le mani si fecero più audaci, le bocche più vogliose, i vestiti cominciarono a scomparire anche dai corpi degli uomini e delle donne che erano attorno a noi. Lei si impadroniva di tutto quello che le capitava a tiro, masturbava cazzi e ne succhiava altri, era già pronta ad esplodere, cosa che avvenne puntualmente inondandomi la faccia dei suoi umori, guardavo sempre cosa succedeva a fianco a noi e mi accorsi che Giada era in posizione tale da essere penetrata a fondo da un grosso bastone, inginocchiata sul divano lui riusciva ad infilarla fino in fondo e a ritrarsi. Vedendo il suo cazzo entrare e uscire lucido dalla figa di Giada fece s**ttare qualcosa di a****lesco in me, lo presi in mano e tirandolo fuori del tutto lo avvicinai alla mia bocca per succhiarlo, lui lasciò fare, poche lappate e un sapore di cazzo misto al profumo della figa di Giada mi riempii, fu sublime, poi lo rimisi dentro, ma lui voleva di più e spostò il tiro nel buchino più piccolo, provò a forzare, sentii Giada mugolare e stringermi forte un braccio, gli feci cenno di aspettare e mi abbassai a leccare il forellino di Giada che ben lubrificato si lasciò penetrare dolcemente dal mio dito. Pochi movimenti, mi ritirai lasciando campo libero a lui, al suo poderoso arnese, questa volta scivolò dentro con inaspettata facilità, lei era rilassata dal mio massaggio, si lasciò inculare dapprima dolcemente e lentamente poi lui era infoiato, stava per esplodere, lo vidi aumentare i colpi e finalmente scivolare fuori da Giada lasciandole un cratere e riempiendolo di lucente sperma traslucido, non finiva più di venire ed io ero estasiato ed eccitato. Presi la bionda che era vicino a me, le piantai il mio rispettabilissimo arnese tra le cosce, tutto giù fino in fondo senza educazione e senza riserve, venti, trenta copi ben assestati e nel ritrarmi le venni sul pancino e sul pelo biodo della figa, eravamo tutti stremati, Giada era sazia, mi disse che voleva andare, ci salutammo e ci lasciammo i rispettivi numeri di telefono. Usciti, ci avviammo in macchina nel più completo silenzio, fermai la macchina nella prima piazzola di sosta e facemmo l’amore come se fosse stata la prima volta, con dolcezza ma anche con libidine ritrovata, l’apostrofai in tutti i modi più volgari possibili ed immaginabili fino all’esplosione di entrambi l’uno dentro l’altra.

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Asia e il cazzo di un rumeno

Le tre. Non che fosse tardi, anzi, a volte era rimasta in un locale ancora più a lungo, ma quella sera in effetti non aveva voglia di perdere altro tempo a guardare le solite facce che con il passare dei minuti si facevano sempre più insistenti nel cercare sul viso di chiunque un segnale che facesse capire loro che ci stavi. E poi c’era quel cavolo di vicolo da attraversare che non mi andava proprio giù di percorrere da sola. Alla faccia della privacy! Doveva ancora capire perchè certi locali finivano il più delle volte per essere ubicati in posti così fuori mano.
Ormai ero stufa di stare ancora lì, e visto che comunque non conoscevo nessuno che sarebbe potuto uscire con me e fare un pezzo di strada insieme, mi decisi ad uscire.
L’aria fresca mi colpì in pieno viso mentre gli occhi stentavano ad abituarsi all’oscurità quasi completa che c’era intorno.
Mi incamminai mentre la fievole luce blu dell’insegna si perdeva alle mie spalle.
Perso in qualche pensiero non si accorsi subito che nel punto più buio del vicolo c’erano due paia d’occhi che mi guardavano.
Me ne ne resi conto solo quando mi trovai davanti qualcuno che mi chiese una sigaretta.
Un sussulto, una strizzata d’occhi per capire chi avevo di fronte, e mentre il mio cervello metteva a fuoco una serie di particolari, mi resi conto che il tizio non era solo.
Un leggero scroscio proveniente dalla parte del muro mii fece realizzare che c’era un’altra persona, che stava pisciando.
Maledissi il buio, il vicolo e con un leggero groppo alla gola tirai fuori il pacchetto delle sigarette per offrirne una.
Il pacchetto mi fu tolto di mano e contemporaneamente mi venne chiesto del di accendere.
Presi l’accendino e tenendolo fermo con entrambe le mani protese verso il viso di chi avevo di fronte.
La fiamma illuminò dei tratti mascolini ed uno sguardo intenso che mi scrutava.
In quel momento arrivò il secondo mentre finiva di chiudere la patta dei pantaloni, reclamando dall’amico una sigaretta anche per sè. Dopo avere dato un’occhiata sprezzante alla marca, anche questo ne prese una. Anche qui la fiamma illuminò i tratti di un viso piuttosto virile e due occhi di un celeste scuro che sorridevano in modo vagamente crudele.
-Che ci fai qui a quest’ora?
-Sto tornando a casa.
Con aria beffarda mi fece fatto notare che lì, in quel vicolo c’era solo un motivo per passarci: il locale da cui ero appena uscita. Mi allontanai evitando di dare ulteriori spiegazioni ed al diavolo anche il pacchetto di sigarette rimasto in mano ad uno dei due, quando il tizio dagli occhi celesti, mi pose una mano sul culetto.
-Ma a casa ci vai da sola ? Non hai trovato compagnia?
Dare spiegazioni diventava sempre più difficile, ed oltre tutto la voglia di scappare da lì stava prendendo il sopravvento.
Eppure in fondo qualcosa mi tratteneva, e non era solo la mano del tizio che intanto mi stava tirando verso la parte più buia del vicolo, quella da cui pochi minuti prima era sbucato.
Stavo resistendo alla pressione ma avevo già fatto due passi in direzione del buio totale, e questo dette più vigore alla pressione di chi mi stava tirando verso la sua direzione.
-Vuoi vedere due cazzi come non hai mai visto? sono certo che a una troietta come te farà piacere.
E senza aspettare risposta mi sentì afferrare una mano che fu portata a contatto con un cazzo già fuori dai pantaloni.
Mentre le mie dita percepivano le dimensioni di un cazzo scappellato e già in tiro, una mano mi spingeva la testa verso il basso.
Il piacere di quel contatto e la voglia mista alla sensazione di leggera violenza che si era venuta a creare, fecero sì che mi accovacciai davanti a quel cazzo e cominciai con leggeri colpi di lingua ad assaporarne il gusto, ma non ci fu tempo per i preliminari: un colpo violento del bacino mi fece ingoiare tutto d’un colpo quella mazza di dimensioni senz’altro notevoli che raggiunse il suo massimo all’interno della mia bocca.
Mentre in quella posizione sentivo il cazzo dello sconosciuto entrare ed uscire dalla mia bocca, il cazzo dell’altro si avvicinò alle mie labbra.
Ora avevo due cazzi a disposizione e non mi feci pregare a prendere in bocca anche il secondo.
-Uhmm che bocca da troia che hai visto che avevo ragione sei proprio una troietta femminella. Ti piace il cazzo vero?
Dai, assaggiali tutti e due e poi dicci quello che preferisci.
E così dicendo, i due cazzi si alternavano nella mia bocca facendomi percepire le differenze nelle dimensioni e nel sapore.
Uno ben dritto, con una cappella proporzionata ai 20 centimetri dell’asta con un sapore iniziale di piscio, che mi fece capire a chi appartenesse, l’altro, leggermente ricurvo verso l’alto, ma di circonferenza ben maggiore del precedente, tanto da fargli pensare che un cazzo del genere poteva fare male seriamente.
Ma i pensieri volavano. Non c’era tempo per le riflessioni. Le esigenze di chi voleva scoparmi la bocca venivano prima di ogni altra considerazione.
Il primo a venire fu quello dal cazzo ricurvo.
Estrasse l’uccello mentre il primo schizzo di sborra eruttava ed andava a piantarsi sulla mia faccia seguito immediatamente da un altro e da un altro ancora.
Mentre la sborra lentamente colava sul mio viso, il secondo cazzo entrò in bocca reclamando la sua parte di piacere.
La pompa fu più lenta e meno violenta della prima.
Le sue mani mi tenevano per la nuca. Troppo assorto a seguire il ritmo di quella pompa che sembrava non dovesse finire mai.
Le sue mani mi tenevano ferma mentre il bacino ritmicamente si avvicinava e si allontanava dal mio viso. Poi improvvisamente sentì il cazzo vibrare nella mia bocca e mentre cercavo di allontanarmi il primo schizzo mi si piantò in fondo alla gola, seguito dal secondo e poi dal terzo. Sborra, tanta sborra, che non potei non inghiottire in un atto di sottomissione.
-Bevi tutta la sborra, troia. Dai che ti piace. Bevila tutta.
La voce era autoritaria e soddisfatta.
Ripulì il cazzo dalle ultime gocce.
I pensieri riaffioravano nella mia mente.
Da quanto eravamo lì? Possibile che nessuno fosse passato nel frattempo? Il cazzo ormai si stava ammosciando nella mia bocca e le ultime gocce di liquido mii dettero il senso del rimpianto: tutto era finito.
Mi rialzai svettando sui miei decolte’ 15 cm.
Mi sentiva spossata. Cercai di darsi un’aggiustata al mio vestito di pizzo nero con il retro traforato fino al culetto e feci un lungo respiro sperando che il cuore smettesse di battere come un tamburo.
Le voci di qualcuno che usciva dal locale, mi fecero fare dei passi per allontanarmi da quel luogo.
I due si misero ai suoi fianchi.
La luce presto si fece più intensa e sotto il riflesso giallognolo di un lampione mi fermai a guardare i due sconosciuti.
Entrambi denunciavano le loro origini.
Li guardai in modo quasi interrogativo.
Quello dagli occhi celesti si presentò come Lorenzo, l’altro disse di chiamarsi Adrien.ci stringemmo la mano.
-Ti sono piaciuti i nostri cazzi? Vero troietta.
Chiese, o forse affermò Adriano.
-Ti è piaciuto bere la mia sborra, vero?
La tua bocca è come quella di una troia.Sono sicuro che sei ancora piu puttana di quanto ci hai fatto vedere. E noi di cazzo te ne possiamo dare ancora, quanta ne vorrai. La nostra e quella dei nostri amici. Dove abiti?
Percepì un vago senso di pericolo.
I miei sensi ora erano tornati vigili e presenti.
Chi erano questi due? Dove potevano condurmi? Ebbi paura. Cercai di glissare. Lorenzo che sembrava il più sveglio dei due, sembrò capire.
-Ok..
Disse.
-Ti dò il mio numero di cellulare. Quando avrai voglia della mia sborra basterà che mi chiami.
Sei bella vestita da puttana.
Come un automa, ma anche sollevata per la piega che la cosa aveva preso, memorizzai il numero.
Arrivò il momento dei saluti. Ci fu una nuova stretta di mano e quella di Adrian fu più intensa. I miei occhi si piantarono nei suoi.
Ciascuno per la sua strada, io, con la certezza che quanto era avvenuto, non avrebbe avuto un seguito.
Giunta a casa, mi spogliai completamente.una doccia e solo il mio intimo. L’idea di essere una femmina puttana vestita di tutto punto lingerie, gonna scarpe con tacco trucco mi fecero eccitare ancora di più , il sapore acre della sborra in bocca, e la testa piena di pensieri, mi stesi sul letto,mi abbandonai ad una sega.
Il ricordo di quanto avvenuto nel vicolo poche ore prima, mi accompagnò per tutta la giornata successiva.
Era domenica, una giornata uggiosa di pioggia, e decisi di non uscire affatto, cullando nella memoria quell’esperienza che se da una parte lmi aveva sconvolto per come si era svolta, dall’altra mi eccitava al solo pensiero.
Più di una volta presi il cellulare con l’idea di fare il numero che Adrian mii aveva lasciato, ma decisidi evitare.
Adrian, dei due indubbiamente era quello che mi aveva intrigato di più con i suoi modi accattivanti e allo stesso tempo autoritari.
Un vero maschio, ma cosa sapevo di lui se non che aveva un cazzo di 22 centimetri e che sembrava sapesse leggermi fino in fondo all’anima? Poteva essere un clandestino, piuttosto che un malavitoso come se ne leggeva sulle cronache tutti i giorni. Eppure al solo pensiero un brivido mi correva lungo la schiena.
Alle 18 pensava già ad altro, al giorno dopo, al mio negozio di langerie agli ordini da fare. Alle 19 cancellai il numero dal cellulare.
Il lunedì volò pur in mezzo a mille difficoltà, ed alle 19 imboccai la strada di casa con in mano le buste della spesa.
Stavo infilando le chiavi nel portone quando sentì una presenza al mio fianco. Mi girai: era Adrian.
-Ehi troietta non mi hai chiamato!
Confusa, mi domandai ma come avesse fatto a scoprire dove abitavo? Era chiaro: mi aveva seguita.
-Che fai? non mi inviti a salire da te?
A volte la confusione che abbiamo nella testa, assopisce la nostra capacità di reazione, e poi vuoi perchè vedermelo lì con il suo giubbotto di pelle e l’aria da bullo tutto sommato mi faceva piacere, non pensai di inventarsi una scusa qualsiasi, tipo abito in famiglia, e senza pensarci sopra più di tanto, gli proposi di salire.
Entrammo in casa, e mentre mi davo da fare tra i fornelli, Adrian mi girava intorno, senza mancare di tanto in tanto di darmi una palpata quando su una chiappa, quando sull’altra.
Non capivo se questo tipo di attenzioni mi faceva piacere o meno, lo allontanavo in un sottile gioco di seduzione, ma non riuscivo ad oppormi in modo risoluto.
La preparazione del pasto andava avanti, aprì una bottiglia di di vino che avevo in frigo, e ne bevvero entrambi.
Adrian in realtà se ne servì altre due volte, e poi controllando a che punto erano i preparativi, chiese se poteva farsi una doccia.
Rimasi sorpresa, ma non seppi dire di no.
Il suo pensiero andò ad una qualche situazione di estrema precarietà in cui Adrian sicuramente viveva.
Lo accompagnai nel bagno, e gli porsi un accappatoio per asciugarsi.
Tornai in cucina e mentre dopo avere approntato la tavola mi preparavo a riempire i piatti, lo vidi apparire davanti, con il suo accappatoio bianco addosso, e scalzo. La vista dei lunghi piedi affusolati e maschi mi impedirono di offrirgli qualsiasi tipo di ciabatta. Tutto si svolse in modo tranquillo. Ogni tanto alzavo gli occhi su Adrian e vedevo i suoi piantati nei miei. Lo guardavo in modo forse enigmatico, come se lo stessi valutando, ma in base a cosa? non capivo.
La cena terminò e passammo nel salotto dove Adriano, seduto sul divano, si fece servire un’abbondante dose di cognac.
Ne bevve un lungo sorso e poi senza parlare fece il gesto di sedermi al suo fianco.
Immediatamente un suo braccio avvolse le mie spalle
Adrian mi guardava fissa, e ammetto che faticai non poco a sostenere quello sguardo.
Poi all’improvviso, la presa si fece più dura una pressione che mi portava la testa verso il basso: verso il ventre di Adrian, che con un colpo si aprì l’accappatoio mettendo in mostra il suo cazzo svettante.
A me non rimaneva che prederlo in bocca…Stavolta ebbi tutto il tempo di godersi la pompata.
Quel cazzo era davvero magnifico.
Perfetto nelle sue misure, lo avvolsi tra le labbra e lo feci scivolare fino in gola, per poi risalire verso la cappella più succosa che aveva mai avuto tra le labbra.
Le mani di Adrian che fino a quel momento avevano accompagnato i movimenti della mia testa, si spostarono sul mio corpo, cominciando a tirargli verso l’alto la canottierina e alzando con impazienza la gonna.
Io senza staccare la bocca dal suo cazzo, cominciai a collaborare, togliendomi quanto potevo, finchè, ormai quasi nuda, mi staccai da Adrian giusto il tempo di sfilare i pochi indumenti rimasti addosso.
Ero nuda, adesso.
E mi sentì ancora più nuda per lo sguardo che Adrian gli dedicò.
Senza pudore, senza la minima possibilità di potermi riparare.
Adrian mi guardava in modo spietato.
Mi fece alzare, mi fece girare, mi scostò la mano che pudicamente tenevo davanti a voler coprire la mia nudità in un gesto di pudore senza senso, e poi ancora lo sguardo di Adrian che senza parole continuava a guardarmi. Pose le sue mani sulle mie chiappe, le afferrò come fossero due frutti maturi e le avvicinò al suo viso, avendo cura di allargare tanto da mettere in mostra il buchino in modo quasi osceno.
La sua lingua affondò proprio lì, e cominciò asucchiare a leccare cospargendo di saliva tutto ciò che toccava.
Non capivo più nulla, un pensiero stava facendosi largo: il momento si avvicinava.
Quel cazzo tra poco mi sarebbe entrato dentro lo volevo con tutta mè stessa anche se temeva l’impatto.
Tutto avvenne in modo rapido, mi sentì tirare verso il basso dalle mani di Adrian. La cappella mi sfiorò il buco mentre la mano di Adrian indirizzava il cazzo.
Sentì la cappella farsi largo ed un dolore molto forte, la presa di Adrian sui miei fianchi si fece ancora più forte e mi costrinse di nuovo verso il basso.
-Dai, troia tra poco ti piacerà sei una perfetta puttana.
Adrian rimase fermo in quella posizione il tempo che il mio buchetto si abituasse, e quando percepì che le resistenze si stavano allentando, con un solo colpo lo ficcò fino alle palle tenendomi sempre per i fianchi.
rimasi senza fiato, ed un urlo uscì dalla mia bocca. Il dolore era forte, ma il cazzo ormai era entrato completamente. Lo sentì bisbigliare:
-Allora, troia, va meglio? Ti piace sentirti impalata dal mio cazzo, vero?
Senti come è grosso?
Senti le mie palle che ti solleticano il culo?
Sì, è entrato tutto perchè le troie come te lo prendono fino in fondo e ne vorrebbero ancora.
Ed ora fammi vedere quanto sei brava. Dai, fammi godere, vai sù e giù, fammi sentire che ti piace essere inculata da un cazzo grande come il mio.
Mi staccai dal suo petto, e mettendo i piedi sul divano, mi posi in modo tale da poter andare sù e giù su quell’asta che oltre a riempirmi tutto il culo, con la sua presenza, mii fotteva anche il cervello.
Ero senza difese, ad ogni movimento lo ficcavo sempre più dentro. Anche Adrian cominciò a muovere il bacino, sincronizzando i movimenti con i miei ormai in delirio.
-Ti piace, vero? Dì che lo vuoi, dì che ti piace, troia.
-Sì, mi piace…
-Chi sei tu?
-Sono una troia…
-No, sei la mia troia!
Vedrai ti trasformerò in una vera donna troia, ti vestirai come una puttana, e prenderai cazzo come una vacca.
E così dicendo, con colpi sempre più forsennati, Adrian affondava la sua verga non connettevo più, tentai di toccarmi l’uccello, ma Adrian mi prese le mani e girando le braccia, le tenne ben salde dietro la mia schiena. Ormai ero in totale balia di Adrian, che sembrava non voler smettere di stantuffare il buco del mio culetto. Poi con un ultimo colpo di reni, affondò, se possibile, ancora di più il suo cazzo mi senti riempire, schizzo dopo schizzo, della sua sborra, ed in quel momento anche il mio cazzo cominciò ad eruttare lanciando schizzi sul tappeto.Ero completamente sua mi aveva riempita tutta era l’inizio della mia trasformazione in una travesta puttana al servizio del suo uomo e dei suoi amici.
Era il mio uomo…ero la sua femmina…Geloso forse troppo delle attenzioni che tutti i giorni ricevevo dai maschietti fummo innamorati fino a quando una retata per spaccio di droga lo costrinse a tornare al suo paese…ci scrivemmo per un po…quel ragazzo dagli occhi cattivi ne aveva viste e vissute tante di cose brutte, mi lascio’ cosi senza dirmi ciao…ma con i mille ricordi del suo cazzo dentro di me.

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Un Hotel Con Servizio In Camera Particolare!

Finalmente posso rilassarmi. Passo delicamente il sapone liquido su tutto il mio corpo, soffermandomi qualche minuto in piú sul mio pisello. Lo insapono per bene, con il soffione della doccia lo bagno leggermente, quel tanto da rendere la schiuma piú voluminosa, quindi continuo a spalmarci sopra altro bagno schiuma ed a lavarlo. Poi, come se stessi masturbandomi, faccio scivolare lungo l’asta la mia mano su & giú per distribuire in modo uniforme il sapone liquido. Lentamente mi sdraio dentro la vasca, immergendomi leggermente in quell’acqua, calda al punto giusto. Le mie mani continuano ad insaponare il mio pisello, che data la forte attenzione che gli stavo riservando per quella doccia, inizia a gonfiarsi. “Chase? Devi farti una doccia o una sega?” Dico a me stesso. Mi rispondo che farmi il bagno in quell’Hotel, dopo una lunga giornata di lavoro fuori sede, era solo un pretesto per masturbarmi dopo una riunione di quasi sei ore consecutive, torturato tra l’altro da due colleghe in particolare, che non perdevano occasione per mostrare le loro tette o le loro gambe durante la presentazioni dei lavori. Fossi stato il Direttore dell’Azienda, avrei ostacolato un abbigliamento cosí provocatorio sul posto di lavoro. Specifichiamo, non voglio fare il moralista, anzi dipendesse da me le farei girare tutte nude in ufficio. Ma sarebbero una distrazione, magari parli di un progetto, poi lei si china per mostrarti dove applicherebbe le modifiche e booom… l’occhio inequivocabilmente ti cade nella sua scollatura alla ricerca delle tette e perdi la concentrazione! No.
Meglio un abbigliamento sobrio. Io come responsabile della mia sede lavorativa del centro Italia, avevo giá “sponsorizzato” che in ufficio pretendevo un abbigliamento elegante ma lontano dall’essere sexy. Comunque, morale della favola, con tutte quelle colleghe che giravano nella sala avanti e indietro, mostrando i loro disegni, spiegandone i punti di forza, mi sembrava di ass****re ad una sfilata di Playboy. Una accavalla le gambe mentre parla, l’altra si piega a novanta gradi per prendere la penna in fondo al tavolo mostrando le tette, quell’altra ancora mostra il culo tutto in tiro mentre scrive sulla lavagna… insomma, dopo sei ore di riunione avevo i testicoli gonfi ed il cazzo che stava per esplodermi. Cosí giocando fuori casa, non avendo amiche un pó puttanelle in quella cittá e considerando che non potevo fare nuove conoscenze vista la mia breve permanenza, non mi rimaneva che il piú classico dei modi per svuotarmi le palle: Masturbarmi!
Adesso il mio pisello non é piú gonfio, ma decisamente dritto. Vedo l’asta spuntare fuori dall’acqua come un periscopio di un sottomarino. Lo afferro con la mano destra facendo scivolare lungo il basso la pelle e scoprendo la mia grossa cappella gonfia. Quindi lo mollo, lo afferro di nuovo con la sinistra, chiudo la mano a “pugno” e faccio scivolare anch’essa verso il basso. Faccio questo gioco per qualche minuto, alternando la mano sinistra con la destra, lentamente, non ho fretta. Voglio sentire secondo dopo secondo lo sperma fermentare nelle mie palle, le voglio sentire al limite per poi lasciarmi esplodere come un vulcano da troppo tempo inattivo. Continuo a mettre sapone sul mio cazzo, lo lascio colare dalla punta della cappella, fino ai testicoli e con il dito medio lo spalmo tutto intorno al buco. Una sensazione di bruciore attraversa il mio corpo… ah,si….. mi piace. Allora continuo a massaggiare la parte bassa della mia cappella e sento il mio pisello che inizia a pulsare, non manca molto, sono pronto a venire. Ma voglio godermi questo momento di pre-sborrata ancora un pó! Mi fermo diversi secondi, giusto il tempo di far respirare il mio cazzo ed ammirarlo in tutta la sua erezione per qualche minuto. É gonfio, carico, pronto a schizzare e liberarsi di un carico ormai in eccesso. Continuo a guardarlo, mi piace vederlo dritto e imponente affiorare dall’acqua come il mostro di Loch Ness. Ora mi masturbo con il soffione, apro l’acqua alla massima pressione e dirigo i piccoli getti sotto la mia cappella… proprio lì, dove termina il mio grosso fungo ed inizia l’asta del mio pisello. Un immenso piacere attraversa il mio corpo, ci siamo quasi, piccoli “battiti” attraversano il mio uccello. Mi fermo, respiro, il mio cazzo pulsa, lo vedo “agitarsi”, stó per sborrare… lo sento. Ancora qualche sega classica con le mani, su & giú due, tre, quattro volte. Poi decido di dargli il colpo di grazia di nuovo con il soffione della doccia. Nuovamente apro l’acqua , né troppo calda, né troppo fredda, ma la giusta temperatura per la masturbazione finale del mio cazzo dritto che non chiede altro che svuotarsi. Dirigo il getto d’acqua a pressione sul mio pisello, mi distendo ancora di piú lungo la vasca e lascio a quei piccoli fili d’acqua la stimolazione finale del mio uccello… anzi, forse é il caso di dire: “pesce”. Muovo lungo tutta la mia asta il forte getto… sento lo sperma salire… poggio la testa lungo il bordo vasca… ah, ecco… sento la sborra farsi strada… ecco… si… vengo… una lunga spruzzata parte dalla punta del mio cazzo, poi una seconda… entrambe ricadono nella vasca mescolandosi con l’acqua… poi ancora un terzo schizzo, ed un quarto… una quinta spruzzata, che finisce sul pavimento del bagno, la spingo aiutandomi con il bacino, cosí come quella successiva….. mollo quindi il soffione ed afferro il mio cazzo con la mano per liberarmi dell’ultimo carico di sperma… la muovo su & giú cercando di favorire l’uscita ai restanti getti di sperma ancora nelle mie palle… ed é proprio durante le ultime schizzate, che accade l’impensabile. Mentre vedo l’ennesima spruzzata terminare la sua corsa sulle piastrelle in terra, noto anche una figura sul ciglio della porta del bagno immobile! Metto a fuoco: è l’addetto alle pulizie dell’albergo. Cazzo! Ma come é entrato? E poi da quando si puliscono le stanze nel pomeriggio. Immediatamente mi alzo e con il cazzo ancora in erezione che gronda le ultime gocce di sperma, esco dalla vasca.
– “Chi é Lei? E come è entrato? Non ha visto che la stanza era occupata?” Gli dico mentre mi infilo le ciabatte.
– “Mi….. Mi scusi Signore, io….. io pensavo che la stanza fosse libera… dovevo pulire, cosí… fuori il Led non indicava occupato, ho bussato… nessuno rispondeva, allora…” Mi risponde tutto rosso in viso e con mezze frasi, un ragazzo che non avrá avuto piú di vent’anni.
– “E quindi visto che nessuno Le rispondeva, si é sentito autorizzato ad entrare? Non ha pensato che stessi dormendo o magari facendo altro?” Continuo sulla difensiva ed usando un tono autoritario.
– “Le chiedo scusa di nuovo… io, io… le prometto che non accadrá piú e comunque non diró a nessuno di questo episodio… stia tranquillo” Mi dice cercando involontariamemte un’assicurazione con quelle sue parole.
– “Come? Non lo dirá a nessuno? Crede che me ne freghi qualcosa se lo racconta ad un suo collega o un amico? Io tra due giorni parto. Quello che qui è nei guai é Lei. Domani parleró con il suo Direttore. Non si preocupi, non la faró licenziare, ma faró in modo che si ricordi di questo episodio per un bel pó. Ed ora se ne vada” Gli rispondo accompagnandolo verso l’uscita della camera.
Mentre chiudo la porta butto un occhio sul comodino. Eccola lí quella maledettissima SIM Card. Mi avvicino per prenderla, mentre il mio pisello lentamente torna allo stato di riposo completamente unto di sperma. Non riuscivo a crederci, uno come me, uno attento ai dettagli, si era lasciato sfuggire questo: non aver inserito la SIM Card nell’apposita fessura dentro la stanza per palesare la presenza di qualcuno al suo interno e bloccarne l’accesso. Cosí mentre ripenso alla cazzata appena fatta, pulisco il pavimento intorno alla vasca tutto bagnato di sborra. Quindi decido di farmi una doccia, una vera doccia. Soprattutto adesso che il mio pisello é tutto appiccicoso come se lo avessi immerso in un barattolo di colla. La serata volge al suo termine e dopo una cena veloce in albergo, mi concedo un meritato riposo. Nell’attesa che il sonno prenda il sopravvento, riassumo mentalmente la giornata appena passata ed “organizzo” quella che arriverá. Non posso non pensare a quell’addetto alle pulizie delle camere, ed alla sua improvvisata. Mi chiedo se nonostante il mio “terrorismo” verbale, terrá quella storia per sé o se saró soggetto di storie tra amici tipo: “oh….. ma lo sapete che una volta ho sorpreso uno che si stava masturbando nella vasca?”. Comunque chissenefrega, in quell’albergo non ci sare piú tornato ed in ogni caso avrei parlato con qualche responsabile inventandomi qualcosa del tipo “ero in bagno a pisciare quando…” o “ero sotto la doccia, il suo dipendente é entrato senza bussare ed rimasto ad osservarmi fino a quando non mi sono accorto della sua presenza”. Sí, quest’ultima versione poteva reggere, se lui avesse detto che mi stavo segando, io avrei risposto che mi stavo semplicemente ed ovviamente lavando le parti intime. No, non lo faró! Ci ho ripensato. Sono incazzato, ma questo mi sembra troppo, magari lo licenziano davvero. Peró… peró facendo un playback mentale, effettivamemte il tipo é rimasto per diversi secondi ad osservarmi. Forse é stata la sorpresa, o forse era omosessuale e gli piaceva lo spettacolo. Magari ora si stará segando lui pensando al mio cazzo dritto ed a tutte quelle schizzate. Forse avrebbe gradito che lasciassi tutto sporco di sperma, per poi pulire lui il giorno dopo. Basta, ora mi stó facendo davvero troppe seghe mentali, cerco di dormire e basta. Domani mi aspetta una lunga giornata.
La riunione oggi dura meno del previsto, entro in auto mentre guardo l’orologio: non sono nemmeno le cinque del pomeriggio. Meglio. Cena presto e poi a letto. Ho intenzione di partire nella prima mattinata. Arrivato in Hotel, mi dirigo nella mia stanza e mi butto sotto la doccia, ma non prima di aver messo la SIM Card nel suo slot, evitiamo altre sorprese. Una volta fuori mi asciugo ed indosso qualcosa di piú comodo che non sia una giacca ed una cravatta. Scendo nella Hall principale e chiedo un tavolo singolo per la cena. Mentre scelgo dal menú cosa mangiare, noto una ragazza sulla trentina che chiede anche lei un tavolo singolo. Non male, penso. Cosí da lontano sembra proprio una bella topa. Non proprio alta, ma ben proporzionata. Quello che subito mi colpisce, prima ancora che si sieda, sono dei pantaloni elasticizzati che le modellano gambe e culo. Per un secondo mi tocco il pisello pensando che la sera prima ci voleva lei per svuotarmi le palle. Ordino i miei piatti e qualcosa da bere, mentre ogni tanto la spio a sua insaputa. Lei invece sembra non filarsi nessuno. Passa poco piú di un’ora e decido che é il momento di andare a dormire, ma prima voglio prendermi qualcosa al piano bar, magari un digestivo. Concentrato sugli alcolici dell’albergo, non noto subito che anche la tipa della cena ha deciso di bere qualcosa. Penso che forse dovrei fare qualcosa, dire qualcosa per agganciarla. Ma si, tanto cosa ho da perdere?
– “Le consiglio un Amer Picon, anché se é considerato un aperitivo, io lo prendo ogni tanto dopo cena. É piú leggero rispetto ad un classico liquore!” Gli dico attirando la sua attenzione.
– “Come ha detto?” Mi risponde lei.
– “Ho visto che anche lei stava scegliendo un digestivo, o comunque qualcosa da bere, l’ho vista indecisa cosí volevo suggerirle questo aperitivo Francese… ma che maleducato, non mi sono presentato: il mio nome é Chase” Le dico allungando la mano per stringere la sua.
– “Piacere Chase, io sono Lorena” Mi risponde con un sorriso lei.
Le nostre chiacchiere spaziano un pó ovunque, dalle banalità sul tempo, al perchè ci trovassimo in quell’albergo, passando alle descrizioni delle bellezze del luogo che avevamo visitato in questi giorni, fino ad arrivare poi, anche se in modo leggero, alle nostre vite private. Il tempo passa velocemente, ma nessuno di noi due se ne rende conto, chi rompe il nostro “flirtare” é il piano bar, che chiudendo il servizio ci lascia intendere che è notte fonda. Lorena gira il polso per guardare l’ora, si alza lentamente dalla sedia e mi saluta ringraziandomi anche per la lunga conversazione.
– “Perchè non continuiamo la nostra serata fuori? Non é poi così tardi” Le dico prendendo tempo.
– “Ti ringrazio Chase, ma domani sarà una lunga giornata anche per me, facciamo un’altra volta” Mi risponde lei.
– “Allora lasciami il tuo numero! Cosí ti chiamo uno di questi giorni e magari andiamo a cena fuori, così cotinuiamo la nostra chiacchierata” Insisto tentando il tutto per tutto.
– “Sei molto carino, ma non credo sia il caso. Io vivo in Piemonte e tu nel Lazio. Che possibilità avremmo di incontrarci?” Continua Lorena allontanadosi da me.
– “Potremmo comunque sentirci On Line e poi… e poi si vedrá” Gli dico in un ultimo disperato tentativo per non perderla.
– “Magari un’altra volta. Anch’io viaggio spesso per lavoro. Chissà… magari ci incontriamo di nuovo qui” Conclude lei dandomi un piccolo bacio sulla guancia e prendendo poi la direzione dell’ascensore.
“Cazzo Chase! Stai perdendo colpi, te la sei lasciata scappare” penso mentre anche io mi dirigo nella mia camera. Pensavo di aver “concluso” in bellezza la serata, ed invece…..
Finalmente sono nella mia stanza, preparo la valigia per la partenza del giorno dopo ed inizio a spogliarmi per mettermi sotto le coperte dopo un’intensa giornata lavorativa. Non appena mi tolgo la cinta, qualcuno suona alla porta. Chi puó essere a quest’ora?
– “Chi è?” Chiedo da dietro la porta.
– “Sono io” Risponde una voce dall’altro lato.
Ma….. Ma è Lorena, balbetto mentalmente. Apro la porta ed è proprio lei! Noto che in una mano stringe un contenitore per il ghiaccio con all’interno una bottiglia di vino rinomato e nell’altra due bicchieri di vetro stile grandi occasioni. Prima che io pronunci una sola sillaba, sorridendo mi dice:
– “Sorpresaaaa…”
– “Gra….. Grazie! Ma….. Ma non dovevi alzarti presto?” Gli dico sorpreso piú per la sua presenza che per la bottiglia.
– “Se vuoi me ne vado!” Mi risponde tra il serio e lo scherzoso.
– “No, No… rimani! É che non me l’aspettavo. Ma come facevi a sapere il numero della mia stanza?” Gli dico invitandola ad entrare.
– “Uffaaa… quante domande! Ma chi sei? Uno dell’F.B.I.? Ho fatto gli occhi dolci al tipo dell’accettazione e mi ha dato il numero. Cosí và bene?” Continua lei.
E cosí in questo albergo basta fare un pó la zoccoletta e chiunque puó ricevere informazioni personali. Evviva la privacy. Domani dovró fare una lunga chiacchierata con il Direttore, sia per l’episodio di ieri con l’addetto alle pulizie, sia per questa storia che chiunque puó avere dati sensibili su chi pernotta in questo Hotel. Ma adesso devo concentrarmi su Lorena. La osservo meglio ora che è piú vicina, ora che è nella mia camera, insieme a me. I pantaloni elasticizzati sembrano di una taglia in meno, aderenti come una muta da sub, ma decisamente piú eccitanti. Il suo culo è abbastanza piccolo, ma gonfio al punto giusto. Intanto lei si avvicina a quello che dovrebbe essere il “piano bar” della mia stanza, che in realtá é invece una scrivania con un piccolo frigo e mentre versa il vino nei calici, inserisco la SIM nello slot vicino alla porta per bloccare l’accesso da fuori ad eventuali guastafeste. Mi dirigo quindi verso di lei che, con i bicchieri in mano, fá altrettanto. Adesso ho anche modo di squadrarla da vicino frontalmente. Non riesco a capire la taglia del suo seno, una maglia larga stile hippie me lo impedisce. Quello che invece Lorena non tenta di nascondere (con dei pantaloni cosí, sarebbe impossibile) è la sua fica. Il tessuto elastico avvolge completamente la sua zona intima, le grandi labbra si distinguono chiaramente e la visione di quello spacco in mezzo alle sue gambe, inizia a provocarmi un’erezione.
– “A noi!” Mi dice porgendomi un calice.
– “A noi” Rispondo io.
Lentamente assaporiamo quel vino fresco, che ci concede qualche secondo di assoluto silenzio, interrotto solamente dall’intensitá dei nostri sguardi che si incrociano mentre i calici si svuotano. Allora decido di prendere io il controllo della situazione. Dolcemente tolgo dalle sue mani il bicchiere ormai vuoto e lo poggio sul tavolo vicino alla bottiglia. Intanto non perdo di vista il suo viso sorridendole, ma senza dire una parola. Quindi sfioro il tasto della luce provvisto di dimmer e lentamente la stanza diventa meno luminosa, perfetta per quello che la serata sembrava promettere. Ora sono vicino a lei, la guardo… ci guardiamo, alzo la mano destra e gli tocco i capelli. Avvicino la mia testa alla sua, mentre con la mano prendo morbidamente il suo collo da dietro ed avvicino il suo viso al mio. Adesso le nostre bocche si incontrano, un timido bacio sulle labbra apre le danze. Pochissimi secondi e finalmente le nostre lingue si incontrano, si cercano una con l’altra. Poi Lorena si stacca da me e si toglie la sua maglia stile “figlia dei fiori”. Io faccio altrettanto mentre la osservo seminuda dalla vita in su. La vista del suo seno parzialmente coperto mi eccita. Il gioco vedo non vedo anche in questi momenti è sempre stimolante, ed infatti sento nei boxer gonfiarsi il mio pisello. Allora mi avvicino a lei e mentre con la bocca cerco nuovamente la sua lingua, gli slaccio il reggiseno. Continuo a baciarla mentre le mie mani palpeggiano le sue tette. Le sento turgide nonostante non riempiano la mia mano, forse sarà una seconda piena, penso. Peró mi piacciono, sono toste come quelle di una ventenne. Cosí mentre gioco con quei meloncini, lei mi slaccia i pantaloni che cadono in terra per il loro peso. Ora é lei che reclama la sua parte tastando tra le mie gambe il mio pacco ormai gonfio. Sento la sua mano stringerlo attraverso i boxer, mentre le mie inziano a stuzzicare i suoi capezzoli ormai duri. Quindi porto le mie mani sui fianchi di Lorena e le faccio scivolare lentamente nei pantaloni elasticizzati. Cerco con le dita di insinuarmi anche dentro le sue mutandine, ed una volta afferrate pure quelle, lentamente e delicatamente faccio scivolare verso il basso quello che rimane del suo abbigliamento. La vista della sua fica spinge ancora di più la mia cappella sui boxer. Rimango qualche secondo con le ginocchia piegate e mentre le mie mani afferrano le sue cosce, la mia testa si fà strada tra le sue gambe. La sua fica profuma di fresco e mentre il mio naso gioca con le sue grandi labbra, un piccolo gemito già esce dalla sua bocca. Cosí mentre lei si gode un probabile principio di orgasmo, ne approfitto per sbarazzarmi dei calzini prima e dei jeans dopo. Ho imparato con l’esperienza che invertendo i fattori, prima i pantaloni e poi i calzini, si hanno pessimi risultati con le donne. Sono quasi nudo, a parte un pezzo di stoffa che imprigiona il mio uccello. Anche Lorena è ormai completamente nuda, la vedo togliersi le scarpe senza nemmeno slacciarle usando i piedi stessi, quindi come un felino “esce” dalle sue mutandine che ormai sono un tutt’uno con i leggins e finalmente si concede alla mia vista nella sua totale nuditá. Penso che sia ora di liberare la bestia, che con prepotenza pretende di essere liberata. Provo ad avvicinare le mie mani ai boxer, ma un gesto di Lorena me lo impedisce. Capisco che vuole scartare di persona il suo pacco. Sento le sue calde mani sui miei fianchi, poi sul mio sedere che lo stringe con forza aumentando di più il mio piacere. Infine toglie l’ultimo lembo di stoffa che divide il mio cazzo dalla sua fica. Non appena mi sfila i boxer, il mio pisello spunta fuori nella sua totale erezione come una molla! Lorena rimane in ginocchio per poi afferrare con una mano il mio cazzo pulsante. Penso voglia masturbarmi, invece si limita a tirare indietro la pelle per scoprire la mia cappella, che gonfia come un pallone, offre resistenza a quel movimento. Quel leggero movimento mi offre un principio di sborrata, sento il mio pisello pulsare e le palle esplodermi. Poi avvicina la sua bocca vicino il buco della cappella ed inizia a leccarlo. Quindi passa alla parte sotto, la punta della sua lingua stuzzica l’attaccatura della pelle al mio grosso fungo. Ora sono io che emetto un gemito, mentre sento la sborra salire lungo l’asta. Lei si ferma per qualche secondo mentre vede il mio pisello pulsare senza peró sborrare. Quindi continua il suo lavoro con la lingua, questa volta la sento leccare tutta l’asta. Percepisco la punta della sua lingua partire dalle mie palle, fino a salire su su verso la fine del mio cazzo. Sento che stó per venire, cosí afferro le sue mani che nel frattempo si sono posate sui miei fianchi e mi preparo a svuotarmi sul suo bel visetto. Ma Lorena smette quella frazione di secondo prima del culmine del piacere, cosí all’ultima risalita della sua lingua lungo la mia asta, quello che mi concedo per quel lavoro di bocca a metá, é solo una lunga sborrata stile piscio. La chiamo cosí quella interminabile spruzzata che dura almeno tre secondi come se stessi pisciando. Quella schizzata liberatoria che vorresti trattenerti per un posto piú caldo ed accogliente, ma che comunque il tuo corpo espelle per un eccessivo carico di sperma. Quella sborrata che comunque ti mantiene l’erezione ed alla quale non ne seguono altre nell’immediato. Lorena si mette comunque in piedi un istante prima che io venga, evitando che le sporchi il viso e lasciando che il mio liquido seminale finisca sul pavimento (tra l’altro la seconda volta in due giorni… quella stanza avrá un bel ricordo di me).
Con il cazzo dritto in mezzo alle sue gambe, le mie mani che stringono il suo culo e la mia lingua che cerca ancora il sapore della sua bocca, la spingo verso il letto. Una spinta affettuosa la costringe a sedersi, poi le mie mani si posano sulle sue ginocchia e la costringono a divaricare le gambe. Voglio ancora respirare la sua fica, cosí avvicino di nuovo il mio viso alle sue grandi labbra questa volta bagnate da morire, completamente zuppe! Gliela lecco ovunque e dovunque, dentro e fuori, la mia lingua umida si confonde con i suoi umori mentre la sento ansimare. Alzo lo sguardo e vedo il suo viso rivolto al soffitto per quell’attimo di piacere. Il mio pisello in ereziome e pulsante mi suggerisce che è arrivato il momento di svuotarmi dentro di lei. Mi metto in piedi e cammino verso il trolley vicino all’armadio, frugo nella tasca laterale in cerca di un preservativo. Poi torno da Lorena mentre apro la confezione. Sono a pochi centimetri da lei mentre cerco di mettere la tuta al mio ormai esausto cazzo. Un suo gesto mi fá capire che vuole mettermelo di persona. Cosí si allunga verso di me e mentre con una mano afferra il mio cazzo tirandolo a sè, con l’altra mi ruba il preservativo. Toglia l’aria dalla punta dello stesso e dolcemente lo infila lungo tutta l’asta. Poi si sposta leggermente verso il centro del letto e divaricando le cosce mi invita ad accomodarmi. Non me lo faccio ripetere due volte. Ora sono con il mio cazzo difronte alla sua fica, la striscia di pelo tipo mohicano che si è lasciata poco sopra lo spacco, mi lasciano una perfetta visione delle sue grandi labbra completamemte fradice. Mi avvicino lentamente al suo posto piú intimo, tocco il suo buchetto e lentamente scivolo dentro, centimetro dopo centimetro. Inizio a muovermi al suo interno, movimenti regolari su & giu rimbombano nella stanza ogni volta che le mie gonfie palle sbattono su una parte del suo culo. Percepisco la sua fica pulsare, mentre un mix di dolore e godimento mi attraversa ogni volta che le mie palle “rimbalzano” in mezzo alle sue gambe. Poi il carico di sborra inizia ad incanalarsi lungo la mia asta, sento lo sperma salire velocemente per tutta la lunghezza del mio cazzo… ci sono….. sto pervenire… sborro una prima volta, poi una seconda, una terza, una quarta….. avverto il calore dello sperma soffocato dal preservativo avvolgere la mia cappella… continuo ancora a spruzzare… a spingere… voglio sentirmi completamemte vuoto… sborro ancora un paio di volte, fino a quando mi rendo conto che il mio pisello é arrivato… esausto… cosí mi sfilo da Lorena mettendomi al suo fianco con il cazzo ancora dritto e pulsante. Lei sembra non averne abbastanza, allora si mette a cavallo su di me con la sua fica zuppa, afferra il preservativo con le mani e sfilandomelo lo butta da qualche parte nella stanza. Poi con una mano afferra il mio cazzo unto di sperma ed inizia a masturbarmi cercando di farmi godere ancora una volta. Ma a parte un paio di goccioline di liquido seminale uscite piú per forza di inerzia che per quella tentata sega, quello che resta è sola un estremo tentativo di tortura post scopata. Cosí anche lei si distende sul letto, mentre il mio pisello si concede un meritato riposo afflosciandosi lentamente.
Poco dopo ci concediamo una doccia tranquilla e mentre io indosso la mia camicia da notte, lei si riveste per tornare nella sua stanza.
– “Dormi qui Lorena? Tanto anche io domani mi alzo presto” Le dico.
– “Ti ringrazio Chase, ma pure io devo fare la valigia. Ci vediamo domani mattina per la colazione” Mi risponde baciandomi velocemente sulla bocca e prendendo la direzione della porta.
La mattina dopo alle 7:00 sono giá nella sala ristoro. Ordino un latte macchiato e mentre aspetto, mi guardo intorno alla ricerca di Lorena. Ma di lei nemmeno l’ombra. Forse é in ritardo. Aspetto. Ma quando guardo di nuovo l’ora, mi rendo conto che è passato un bel pó di tempo dal momento in cui mi sono seduto e che di lí a poco, ci sarebbe stato il mio volo per tornare a casa. Cosí prendo il mio trolley e mi dirigo all’accettazione per consegnare la tessera magnetica della stanza.
– “Buongiorno, lascio l’albergo e questa è la mia SIM. Stavo cercando la signorina Lorena, puó chiamarla nella sua stanza e dirle che l’attendo qui?” Dico all’impiegato.
– “Non abbiamo nessuna Lorena in questo Hotel, è sicuro che si chiami così?” Mi risponde l’addetto mentre controlla la lista dei clienti.
– “Certo che ne sono sicuro! Ieri abbiamo anche preso da bere al vostro Bar. Guardi meglio” Continuo io.
– “Mi dispiace Signore, ma ho giá controllato due volte, qui non abbiamo nessuna con questo nome. É sicuro che la sua amica alloggi da noi e non abbia magari usufruito solo del nostro servizio ristoro aperto a tutti?” Mi risponde ancora l’incaricato della reception.
No che non ne sono sicuro, penso. Cazzo, e adesso? Non ho niente in mano per rintracciarla. E poi perchè avrebbe dovuto mentire sulla sua identitá. Mentre nella mia testa si formulano duemila domande, esco da quell’albergo e cerco un taxi. Poi alle mie spalle improvvisamente una voce si offre per aiutarmi:
– “Stá arivando un auto per lei. L’ho vista fare colazione con il trolley a seguito e mi sono permesso di chiamargliene uno”
Mi giro e quello che mi si palesa di fronte, è il tipo che due giorni prima mi ha sorpreso a masturbarmi nella vasca.
– “Lei? La ringrazio, ma faccio da solo. E non creda che mi sia scordato di lei, ma adesso ho troppa fretta per sporgere un reclamo, lo faró da casa con una E-Mail” Gli dico fingendo il mio disappunto.
– “Faccia quello che ritiene opportuno” Mi risponde serafico. Intanto arriva il taxi. L’autista carica il mio unico bagaglio e poi torna al posto di guida.
– “Porti il Signore all’aeroporto ed addebiti la corsa sul nostro conto” Gli dice il dipendente dell’Hotel attraverso il finestrino. Poi mi apre la portiera e poco prima che l’auto riparta, si rivolge nuovamente a me:
– “Spero che la serata di ieri sera sia stata piacevole e che il vino sia stato di suo gradimento” Mi dice mentre con il palmo della mano batte sul tettuccio dell’auto per indicare all’autista che puó partire. Il tempo di realizzare quanto mi è stato appena detto e siamo già lontani dall’albergo.
Come faceva a sapere della mia serata? Allora è lui che ha dato il numero della mia stanza a Lorena! Ed a questo punto, chi è realmente Lorena? Una sua amica? Una puttana? Una cameriera dell’albergo che arrotonda lo stipendio con servizi extra in camera? Una sfilza di domande si susseguono nella mia testa, miliardi di supposizioni prendono forma, tutti possibili scenari che non avranno conferme. Forse Lorena era il suo “modo” per scusarsi, chiunque fosse, lei era la sua redenzione. Forse era stata pagata. Forse quell’impiegato aveva forzato il nostro incontro, o forse piú semplicemente Lorena era una ragazza qualunque che voleva davvero fare sesso ed incrociando il cammino di quel cameriere, gli ha chiesto davvero con “gli occhi dolci” il numero della mia stanza… forse! E forse quando (e se) torneró in quell’Hotel, avró la mia risposta!
Insomma, tanti “forse” ma nessuna certezza, anzi una: il servizio in camera di quell’Albergo é stato davvero impeccabile, eccellente, indimenticabile!
Su questo non c’erano dubbi!

chasedessler@katamail.com

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Un incontro inaspettato

Era una tiepida giornata dello scorso aprile e l’idea mi solleticava già da qualche tempo: fare un’uscita en femme a Milano in pieno giorno. Pensavo di lasciare la macchina a Lampugnano prendere il metrò per un paio di fermate, scendere passeggiare per un po’ e poi tornare a casa. Niente di più semplice messa così anche se poi sono sempre stata assalita dai pensieri più negativi. Ma questa volta ero più che decisa, mi ero presa qualche giorno di ferie per liberare Alice, me stessa, dall’inverno e così mi svegliai di buon mattino e cominciai a prepararmi. Passai più di un’ora a truccarmi poi scelsi gli abiti più adatti… dovevo essere femminile, ma non sguaiata, insomma non volevo passare da troia, ma da semplice donna quale mi sento e sono. Optai infine per una camicetta, una mini non troppo corta accompagnate da lingerie (rigorosamente perizoma) e autoreggenti e un paio di decolletè tacco10. Presi il mio trench nuovo, ma mi coprii per il viaggio di un’ampia tuta così, da evitare spiacevoli inconvenienti in caso di “brutti” incontri. Partii ed arrivai a destinazione verso le 10,30. La giornata era bella tutto sommato e liberatami dell’ingombrante tuta, terminai il trucco con blush e rossetto, mi pettinai e scesi. Per avere un quadro migliore della mia situazione mi fermai alla toilette per fortuna c’era uno specchi che mi convinse come i miei sforzi fossero stati premiati. Mi sentivo davvero donna e una bella donna. Questo mi faceva stare davvero bene e con decisione puntai alla metropolitana. Dovevo acquistare il biglietto al distributore automatico, cosa non difficile visto che l’ho fatto innumerevoli volte, non c’era molta gente in giro a quell’ora e i pochi avevano tutti una gran fretta. Penso quindi di essere passata inosservata almeno fino al distributore. Qui c’era un uomo, l’impressione che dava era quella dei soliti sfaccendati che girano nei metrò. Aveva l’aria del tipo vissuto di mezza età e forse qualcosina di più, ricordava vagamente l’attore Ron Jeremy, almeno questa fu la mia impressione. Un tipo d’uomo quindi che può attirare la mia attenzione, mi sono sempre piaciuti i maschietti attempati, lui sembrava sulla sessantina, xl e pelosoni, e lui di peli ne aveva perché li notai spuntare dalla camicia sbottonata, forse perché i miei partners fin dalla prima volta sono stati quasi sempre così, ma soprattutto perché sono sempre riusciti ad apprezzare la mia femminilità ed a aumentare la mia autostima di donna. Anche lui mi aveva notata, eccome se mi aveva notata, così decisi di giocare un po’ e mi finsi imbranata nel prender il biglietto. Il provolone colse la palla al balzo e mi aiutò a far emettere il documento. Sorrisi e sussurrai un grazie e me ne andai verso l’ingresso del metrò cercando di ancheggiare vistosamente. Non lo vedevo ma mi immaginavo il suo sguardo desideroso su di me e i suoi commenti volgari tipici del maschietto arrapato. Mentre aspettavo il treno mi resi conto di essere eccitata, il suo sguardo, quel sorrisetto di superiorità che aveva sfoggiato quando si era avvicinato a me al distributore mi aveva quasi imbarazzato, mi aveva fatto sentire, non so quasi spiegarlo… turbata. Salii sulla metropolitana ma quel pensiero non mi abbandonava anzi continuava a turbarmi, in fin dei conti nella mia testa cominciai a fantasticare amplessi con quello sconosciuto che mi conquistava on facilità e mi sottometteva ai suoi desideri lussuriosi. Come da copione scesi dopo due fermate, ma non uscii e ripresi il treno che tornava indietro. Ero come impazzita volevo vedere la sua reazione nel rivedermi e soprattutto volevo stuzzicarlo a provarci con me. Il bello che non sapevo neanche come ero come guidata dal mio istinto femminile che mi spingeva a cadere tra le braccia del maschi dominatore. Arrivata era sempre là e io come in trance puntai direttamente verso di lui, che mi notò quasi subito, quando fui a pochi metri abbozzai un sorriso, svoltai di colpo e sculettando mi avviai verso l’uscita. Fuori mi accesi una sigaretta e pensai che se non fosse stato stupido tra poco mi sarebbe ronzato intorno. Infatti fu così perché pochi secondi dopo mi sentii chiedere da accendere. Senza dire nulla gli diedi l’accendino e mi accorsi di essere diventata piuttosto impacciata nei movimenti. Come sempre mi assale l’ansia della reazione del maschio di fronte la mia natura che per me è femminile, ma per lui…? Sapevo che nel momento in cui avessi parlato l’incantesimo sarebbe sparito e forse sarebbe sparito anche lui. Che fai di bello, con queste banali parole attaccò bottone, ormai non potevo più tirarmi indietro, in fin dei conti l’avevo provocato io. Niente oggi ho una giornata libera e voglio godermela risposi cercando di parlare lentamente e scandire le parole. La sua aria si fece curiosa e così sorridendo mi domandò se fossi una trans. Tranquilla risposi di essere una cross ma lui sembrò non capire molto e lasciai perdere abbozzando un timido sorriso e voltandomi un attimo. Vuoi farti una bella scopata, questo uscì dalla sua bocca qualche istante dopo e mi lasciò sconcertata, credo di essere diventata di mille colori perché lui sogghignò parecchio di fronte all’espressione che doveva aver fatto il mio viso. Passarono secondi interminabili, adesso tutto la sicurezza di qualche minuto prima era sparita e non sapevo più cosa dire e fare: da una parte volevo concedermi a lui dall’altra si trattava di uno sconosciuto e… non eri così un attimo fa dai lasciati andare che te la faccio godere io questa giornata. Questo più o meno furono le sue parole che spezzarono l’imbarazzo che si era creato. Non so ancora come e perché ma la mia risposta fu abiti vicino o conosci qualche motel nella zona…ma che motel andiamo nel cesso. Così sentii la sua mano appoggiarsi al mio culetto e spingermi verso il parcheggio. Ero tornata quasi in trance, mi sembrava di essere in quei filmetti porno di provincia, una sensazione eccitante ma al tempo stesso ansiosa. Mi ritrovai nella toilette controllai che non ci fosse nessuno e ci chiudemmo dentro. Adesso ceca di non gridare mi disse, poi infilando le mani sotto la gonna cominciò a palpeggiarmi il culetto e a baciarmi con passione. Le nostre lingue iniziarono a incontrarsi e devo dire che quel bacio mi sciolse completamente e mi abbandonai a lui. Cominciai a sbottonare la sua camicia a sollevargli la canotta e a leccargli i capezzoli anche se non fu facilissimo vista la quantità di pelo… piano piano scivolavo giù prima con le mani poi col viso fino alla sua patta che sentivo abbastanza gonfia. Lentamente lo sbottonai e liberai dolcemente un bel cazzone duro che iniziai a leccare giù giù fino alla palle accarezzandole delicatamente. Le sentivo belle piene e sentii lui dirmi brava zoccoletta anche le palle dai. Era evidente ce dovevo leccare anche quelle non me lo feci ripetere e iniziai il lavoro. Il suo membro diventava più turgido nella mia mano e il mio desiderio di essere fatta sua aumentava sempre più. Succhiai ancora un poco quello splendido strumento di piacere poi mi rialzi e mi misi a 90°, per quanto fosse possibile in uno spazio così stretto, chiedendogli di bagnarmi bene prima di penetrarmi. Di spalle lo sentii sputare sulla mia rosellina un paio di volte, poi la sua lingua calda e il suo dito l’esplorarono per un po’ fino a che senti la sua cappella premere sul buchino. Lo fermai e mi rialzai dandogli il preservativo. Sbuffò ma accarezzandolo nell’intimo e dicendogli dolcemente che se voleva davvero farmi godere doveva indossarlo, si rassegnò. Ecco che finalmente ero pronta per essere montata da questo stallone. La penetrazione fu piuttosto dolorosa anche perché il maialone era dotato di un bel cazzo davvero, ma resistetti e finalmente mi cominciai a godere davvero. Ero sua completamente impalata dalla sua pertica che stantuffava ritmicamente dentro di me. Mi resi conto di come ci desideravamo entrambi assecondavo ogni suo movimento sentivo il suo cazzo come non mai godevo a ogni colpo, intanto lui ogni tanto mi sculacciava e stuzzicava in mio clitty. Sensazioni di piacere davvero uniche il tutto condito dall’eccitazione di essere chiusa in un cesso di un parcheggio scopata di gusto da un porcellone maturo conosciuto, per modo di dire, cinque minuti prima. Devo dire che l’ometto fu molto resistente alla fine completamente succube mi lasciai andare ad un orgasmo davvero prolungato quasi senza toccarmi. Non fu davvero facile trattenere il piacere in silenzio qualche gemito mi sfuggì ma anche questo eccitava la mia fantasia, immaginando qualche genetica entrata per i suoi bisognini che sentiva noi godere e cominciava a masturbarsi immaginando il medesimo amplesso. Lui mi raggiunse poco dopo liberandosi dentro di me mentre emetteva un grugnito a****lesco. Mi liberò e notai la quantità di sperma nel preservativo… pensai che la ciliegina sulla torta sarebbe stato assaporare quel nettare invitante, ma poi mi resi conto che la giornata era già stata unica così. Io lo baciai ancora di gusto poi ci ricomponemmo. Uscimmo e gli dissi amore mi accompagni alla macchina mi disse di sì e mano nella mano ci incamminammo nel parcheggio. Gioia non ci siamo neanche presentati continuai, la sua risposta è stata tipica del maschio avevamo di meglio da fare. Comunque ci presentammo e mi lasciò dicendomi che lui era quasi sempre lì e se volevo un po’ di cazzo di andarlo a trovare. Finora non l’ho fatto ma effettivamente lui è quasi sempre lì.

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Un Infermiere a domicilio: Monica e il massaggio r

Mi chiamo Marco, 40enne e sono un vero Infermiere e vero massaggiatore diplomato. Lavoro in un grande ospedale del nord Italia ma svolgo anche prestazioni infermieristiche domiciliari. Mi trovo spesso in situazioni imbarazzanti ed erotiche che le clienti creano mascherandosi con falsi problemi o sintomi inventati col fine di avere un amante a domicilio nel massimo anonimato e sicurezza potendo dare sempre una giustificazione credibile ai vicini o eventuali curiosi sulla presenza del professionista.
Ho un sito internet www.sexinfermiere.altervista.org e puoi raggiungermi tramite marcoandoni@hotmail.it

Monica è terribilmente stanca e stressata, demotivata e non valorizzata. Anche dal punto di vista sessuale non ha soddisfazioni e desidera prendersi qualche momento per sè e per rilassarsi.
Monica è una mia collega Infermiera,
lei lavora in chirurgia da sempre, è una brava professionista ma insoddisfatta sul piano sessuale.
Da molti anni non ha rapporti col marito ma, in virtù del giuramento di fedeltà, non lo ha mai tradito nonostante ci abbia pensato spesso, soprattutto stimolata da me che da anni vorrei scoparmela.
Abbiamo lavorato assieme per un brevissimo periodo, io ero ancora allievo infermiere e lei la mia tutor, molto rigida e molto brava sotto la sua veste bianca e la cuffia bianca permetteva fantasie erotiche, ma all’epoca io ero un giovanotto di 20 anni e lei una trentenne fedele.
Oggi Monica ne ha 52 e io 42, ci siamo ritrovati circa 10 anni fa durante uno stage e ci siamo mantenuti in contatto. Le ho raccontato dei miei studi in Medicina Tradizionale Cinese, Reiki e di quanto svolga queste attività a domicilio assieme alle tecniche puramente infermieristiche.
Mi piaceva stimolare Monica e provocarla sul piano sessuale, sicuro che mai me l’avrebbe data.
Monica è alta 165, capelli mori lisci sulle spalle, bel viso, un gran bel sedere morbido e paffuto, una prima di seno con capezzoli sensibili.
Un giorno come gli altri mi parla della riorganizzazione nel suo reparto e della rimodulazione degli incarichi e dei ruoli, mi dice che si sente stressata, non valorizzata e profondamente demotivata; non ne può più anche in virtù del fatto che a casa suo marito non la degna di una carezza o di una soddisfacente scopata.
Come al solito ci provo, la invito per un massaggio come quelli che ci siamo scambiati quando ancora stavo studiando il massaggio cinese; lei è un po’ timorosa, sa che voglio scoparmela ma poi accetta fidandosi della nostra amicizia e di se stessa che mai si sarebbe concessa.
Vado a casa sua. Io sono sposato con una bimba e preferisco giocare in campo straniero, suo marito sarà al lavoro, sua figlia è sposata e non avremo problemi…d’altronde si tratta solo di un massaggio, ma meglio stare al sicuro.
Arrivo a casa sua attrezzato con lettino portatile, creme e oli, candele profumate.
La stanza è già in ombra, apro il lettino ed invito Monica a spogliarsi come meglio crede e vuole, intanto io accendo le candele e scaldo le creme e l’olio.
Sono pronto, Monica arriva col solo perizoma, la sua prima di seno sta su da sola e i capezzoli sono belli dritti, il suo sedere è di quelli a mandolino ma un bel mandolino grande, morbido, pastoso, di quelli che vorresti impastare senza mai smettere.
Velocemente si sdraia prona sul lettino quasi a nascondere il seno come forma di imbarazzo.
Le luci sono già soffuse, le chiedo se è comoda e se avesse qualche punto preciso o più desideroso di essere sciolto; mi dice di fare come voglio, ha talmente tanto bisogno di un buon massaggio che chiude gli occhi, viso infilato nell’apposito buco del lettino, braccia distese e gambe dritte.
Inizio con un massaggio al cuoi capelluto per poi scendere lungo il collo e le spalle, insisto sulle spalle con movimenti centrifughi verso le braccia e le mani, indugio nello scaricare la tensione della parte alta del dorso per poi scivolare lungo la linea dei meridiani dalla nuca verso il sacro con movimenti dal rachide lungo le arcate costali e dalla testa verso il sedere fermandomi al sacro.
Continuo per circa 15 minuti poi noto che Monica divarica leggermente le gambe, è rilassata, pare dormire, il suo corpo è completamente nelle mie mani.
Decido di ungermi bene le mani scendendo dalla nuca verso il sacro e infilarmi delicatamente nel perizoma, non succede niente; ripeto la tecnica arrivando a sfiorare l’ano; non succede niente, ripeto la tecnica stavolta arrivando al suo buchetto del culo, quel buchetto protetto dalle natiche morbide e abbondanti che mi accarezzano la mano mentre questa si fa strada verso la rosellina del suo culo.
Monica non fa cenni. Decido di massaggiarle delicatamente l’ano e risalire verso il sacro, poi mi dedico alla zona che dal sacro va verso le anche, verso il trocantere e scende verso le cosce.
I movimenti sono centrifughi e affondano profondamente nella carne delle sue natiche massaggiando lo sciatico e proseguendo verso il cavo popliteo.
Monica sembra gradire, ogni tanto emette dei sottili versi di gusto.
Massaggio il profilo esterno delle sue natiche che ora sono scivolose e scintillanti di olio.
Adesso tocca all’interno coscia, Monica è sempre prona.
Dal sacro scendo nel perizoma e mi dirigo anteriormente verso l’interno coscia, verso la sua passera senza però volerla raggiungere; da qui la tecnica è per il suo sedere.
Salgo e scendo, salgo e scendo dal sacro verso il suo perineo, Monica divarica ancora le gambe, leggermente ma ancora; decido di tornare al suo buchetto, lo accarezzo, ci giro sopra col dito, mi sembra che Monica spinga il sedere verso il mio dito, decido di penetrarle col dito lubrificato dall’olio, entro leggermente e mi fermo, Monica non dice niente, entro ancora e poi completamente col dito.
Monica rimane ferma rilassata, il dito inizia a stantuffare nel suo ano, delicatamente e piano piano ma in modo continuo.
Poi scendo davanti verso le sue grandi labbra, devo lubrificare il dito e lo faccio tra la sua passera che è completamente bagnata; scorro il dito tra la sua passera avanti e indietro, avanti e indietro lasciando stare il clitoride.
E’ un bagno di umori, risalgo col dito bagnato verso il suo ano e la penetro nuovamente e lentamente; l’altra mano è appoggiata sulle scapole come a tenerla ferma e trasmettere quella energia sessuale del reiki.
Monica gode, ansima, le piace veramente molto ma non emette parola.
Scendo verso le cosce e arrivo ai polpacci e ai piedi dove pratico una bella riflessologia plantare che le dà lo stesso piacere della passera, adesso parla e mi dice di continuare, le piace il massaggio plantare e, sinceramente, anche io lo ritengo una buona tecnica di eccitazione e rilassamento.
Adesso Monica deve girarsi per la parte davanti del massaggio.
Sbuffando per dover fare quella “fatica” si gira supina e mi concede il suo seno che mostra subito i capezzoli rigidi e dritti.
Inizio da un massaggio al viso e al cranio per poi scendere al collo verso le spalle e le mani.
Tocca poi al torace dove pratico movimenti centrifughi dallo sterno lungo le linee costali incontrando tra le mie mani i suoi seni sodi che impasto soffermandomi sui capezzoli e continuando verso il lato.
Pratico questo per circa 10 minuti e i suoi capezzoli sembrano voler bucare le mie mani.
Passo poi all’addome e poi alla pelvi infilando le dita nell’elastico del perizoma senza mai avvicinarmi alla passera.
Ad un certo punto mi accorgo che Monica ha allargato le gambe, decido allora di scendere dentro il perizoma fino al suo pelo pubico e fermarmi, esco del perizoma e dall’ombelico rientro nel perizoma verso le anche e le cosce ed osservo.
Monica è ferma rilassata.
Scendo dall’ombelico e mi dirigo verso la sua passera, incontro il suo clito e lo supero immergendomi nelle sua labbra gonfie, turgide, bagnate.
Avanti e indietro, avanti e indietro tra le sue labbra accarezzando il clitoride e proseguendo posteriormente verso il suo perineo.
Il clito è duro,con due dita lo avvolgo immaginando di scappellarlo come un piccolo cazzo e vado avanti e indietro immaginando di masturbare una cappella gonfia; Monica allarga ancora di più le gambe ed unisce i piedi…vuole godere.
In quella posizione posso arrivare anche al suo buco del culo e lo penetro con dolcezza e profondità per poi risalire verso le sue labbra e il suo clito.
La lascio così, con i piedi che fanno un Babinski positivo, segno di godimento ed orgasmo.
Scendo ora verso le cosce e arrivo ai piedi, riprendo un massaggio plantare e risalgo verso le gambe per tornare alla sua passera che appena sente le mie dita si apre ad accoglierle.
Chiedo ad Monica se vada bene così. Non mi risponde ma tiene le gambe larghe.
Ora tengo una mano sui seni e le massaggio i capezzoli passando da un seno all’altro e con l’altra mano le sto strofinando il clito bagnandomi le dita nei suoi umori.
Sfrego sempre più forte e quando sento che il piacere aumenta infilo il dito nel suo culo burroso, così per circa 20 minuti fino a quando Monica spinge il bacino verso le mie dita in segno che vuole venire.
Non la penetro mai, resto tra le sue labbra strofinando il suo clito e masturbandolo come se fosse un piccolo cazzo.
Lo stringo tra due dita e continuo avanti e indietro fino a quando Monica gode di piacere inondandomi la mano.
Mi ferma, è rilassata.
La copro con un telo e la scio riposare 10 minuti.
Il massaggio è finito, Monica si rialza, mi paga, si veste e la lascio con un bacio sulla guancia in attesa del prossimo massaggio rilassante.

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Un Infermiere a domicilio: Monica mi richiama

Mi chiamo Marco, 40enne e sono un vero Infermiere e vero massaggiatore diplomato. Lavoro in un grande ospedale del nord Italia ma svolgo anche prestazioni infermieristiche domiciliari. Mi trovo spesso in situazioni imbarazzanti ed erotiche che le clienti creano mascherandosi con falsi problemi o sintomi inventati col fine di avere un amante a domicilio nel massimo anonimato e sicurezza potendo dare sempre una giustificazione credibile ai vicini o eventuali curiosi sulla presenza del professionista.
Ho un sito internet www.sexinfermiere.altervista.org e puoi raggiungermi tramite marcoandoni@hotmail.it

Monica mi richiama perchè ha un forte mal di schiena
Monica mi richiama, ha un forte mal di schiena, sono 3 giorni che assume antinfiammatori ma senza esito.
Al telefono le descrivo 4 esercizi da svolgere a terra per sbloccare la sua schiena e lei li esegue in diretta.
Li ripete per la sera stessa e il giorno dopo ci vediamo per svolgerli assieme.
Anche io ho 2 ernie discali che, grazie alle tecniche giuste, sono parzialmente rientrate e oggi sto molto bene.
Ci vediamo a casa sua, io porto un telo da mettere per terra. Monica si presenta in tuta e calze.
Iniziamo con la posizione supina con esercizio di sollevamento e appiattimento dell’addome associato all’inspirazione ed espirazione, avanti così per 5 minuti.
Questo serve come riscaldamento della muscolatura lombare contratta.
Di solito, là dove c’è un’ernia si forma, una contrattura muscolare ed è questa a dare dolore, basta scioglierla e già la situazione migliora.
La mia mano è sulla sua pancia e la accompagno durante gli esercizi di sollevamento e appiattimento della curvatura lombare.
Resto fermo sull’addome facendo movimenti leggeri di rotazione tanto per dare sollievo e piacevolezza all’esercizio.
Con Monica sono molto delicato, aspetto i suoi segnali, non voglio farle mancare al giuramento di fedeltà, voglio che sia lei ad indicarmi cosa vuole.
L’esercizio successivo è a quattro zampe, l’esercizio del gatto. Nella posizione della pecorina deve inarcare la zona lombare e successivamente incurvarla verso il basso, così per altri 5 minuti.
La mia mano massaggia leggermente la zona lombare dalle vertebre dorsali fino al sacro accompagnandola in quel movimento.
La mia mano scorre lungo il suo rachide lombare dal dorso verso il sacro fermandomi lì.
Monica sente che la sua schiena è calda e comincia a sciogliersi.
L’esercizio successivo è in posizione prona, mani appoggiate a terra con caduta delle gambe a destra e sinistra, molto piano , e lentamente per riuscire a sciogliere la contrattura; questo è l’esercizio più doloroso ma anche quello risolutivo.
Le gambe piegate, ginocchia verso il bacino vengono fatte cadere piano piano vincendo le resistenze piano piano a destra e sinistra del corpo; dopo alcuni minuti si avverte un senso di liberazione e si riesce ad avvicinare le ginocchia a terra.
Si procede ancora 5 minuti e poi ci si ferma.
Durante questo esercizio accompagno le cosce di Monica facendo scorrere le mani dalla sua anche verso il suo ginocchio tornando sulla sua anca prendendo in mano la sua natica esterna e sostenendola durante il movimento.
II suo sedere è sempre morbido e la mano palpa una buona parte del suo culo.
Poi scendo verso il ginocchio e ripeto la stessa cosa dall’altra parte.
Monica è calda, leggermente sudata ma pare sentire beneficio dall’esercizio.
Ora è l’ora dell’ultimo esercizio, quello di rilassamento e conclusione, il saluto al sole.
In ginocchio a terra, sedere appoggiato sui talloni, faccia a terra e braccia distese il più possibile.
Si sente la schiena allungarsi, la testa è a terra e il sedere bello in alto.
Questo esercizio dà molto sollievo perchè gli spazi intervertebrali si distendono e anche l’ernia comprime meno e la contrattura si scioglie.
Questa posizione trova molto giovamento dall’applicazione di una pressione verso la testa e verso il rachide.
Mi metto al suo fianco e appoggio una mano sulle sue scapole e l’altra sul suo sacro spingendo verso la testa e verso i piedi, la schiena si allunga e si prova davvero piacere.
Monica mi chiede di continuare in quella spinta e di rimanere lì.
L’esercizio va avanti ancora 5 minuti e poi termina.
Monica resta in quella posizione chiedendomi di massaggiarla per sciogliere le ultime tensioni: è a testa bassa e culo in alto.
Le massaggio le natiche, seguo lo sciatico e mi soffermo impastando il suo bel culo…Monica prova piacere.
Le accarezzo l’interno coscia con tutte e due le mani, e scendo verso le sue ginocchia.
Salgo e scendo tra il suo interno coscia.
Monica rimane a culo in alto ma divarica le gambe.
Rischio, vuole qualcosa di rilassante, mi infilo nei suoi pantaloni della tuta e arrivo al suo bel culo,
vado direttamente al buco del culo e dal sacro scendo e salgo verso il suo buchetto, poi scendo verso la passera che trovo bagnata e aperta, mi strofino la mano tra le sue labbra e arrivo al clitoride già pronto e continuo con un massaggio tra il clito e il buco del culo lubrificandomi tra la sua passera.
Ho il cazzo duro e si vede tra la tuta ma non voglio ins****re, voglio che sia lei ad autorizzarmi.
Continuo sentendo ormai i rumori umidi dei suoi umori e rimanendole dietro appoggiandole il mio cazzo al suo culo, avevo voglia di strofinarmi anche io e venire ma decisi di res****re rimanendo concentrato su di lei per non perdermela, un errore e non sarebbe più tornata.
Continuo con quel movimento fino a quando non la vedo contrarsi e godere, poi cadere sdraiata e rilassata.
Monica si rialza, il mal di schiena è passato, mi paga e mi ringrazia con un bacio sulla guancia.
Adesso sta molto meglio, continuerà per qualche giorno con gli antinfiammatori e forse qualche altro massaggio.
Anche al marito dirà che con i farmaci e il massaggio sta molto meglio.

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Un Infermiere a domicilio: Marco e la pubalgia

Mi chiamo Marco, 40enne e sono un vero Infermiere e vero massaggiatore diplomato. Lavoro in un grande ospedale del nord Italia ma svolgo anche prestazioni infermieristiche domiciliari. Mi trovo spesso in situazioni imbarazzanti ed erotiche che le clienti creano mascherandosi con falsi problemi o sintomi inventati col fine di avere un amante a domicilio nel massimo anonimato e sicurezza potendo dare sempre una giustificazione credibile ai vicini o eventuali curiosi sulla presenza del professionista.
Ho un sito internet www.sexinfermiere.altervista.org e puoi raggiungermi tramite marcoandoni@hotmail.it

Marco mi viene inviato da una collega di lavoro, lui è un ragazzotto 30enne che ogni tanto gioca a calcio con i suoi colleghi di lavoro, in pratica sta seduto tutto il giorno al lavoro e poi una sera alla settimana decide di lubrificare le sue giunture su un campo da calcio.
La collega mi anticipa che ha dolori al rachide lombari ma soprattutto all’interno coscia passando per l’inguine.
Il percorso è quello dello psoas, un muscolo molto potente che dalla metà coscia sale per agganciarsi alla curvatura lombare della schiena, e questo se teso può dare lombalgia; poi ci sono i muscoli di stabilizzazione del bacino e delle anche che dal pube portano verso epifisi femorale e mediale.
Per farvi capire cosa è lo psoas provate, ve ne rendete conto della sua esistenza quando state per venire: la schiena si inarca, il quadricipite femorale si tende, i piedi si danno al Babinski positivo e i glutei si tendono come ad allungare il nostro cazzo o a voler spruzzare ancora più lontano.
Potreste sentire, nella contrazione di questi muscoli, una sorta di rilassamento e di piacere che aumenta con l’irrigidirsi del gluteo e del quadricipite femore, piacere che dalla zona lombare scende lungo il perineo e i femori, a volta si sente anche scrocchiare le vertebre lombari e il senso di rilassamento aumenta dopo la venuta, magari in bocca ad una bella fica.
Ecco, tutto quello che avete fatto è stato utilizzare lo psoas, lo avete allungato, lo avete tenuto allungato per il momento della sborrata e poi le endorfine hanno fatto il resto.
Spesso un sordo dolore lombare si può trattare attraverso una buona educazione allo stiramento e rilassamento dei muscoli del bacino…oltre che con una bella scopata o una sega ben fatta e associata alla conoscenza dei muscoli.
Una cosa simile, non proprio avviene ai muscoli del pube, anch’essi si tendono con quelli del pavimento pelvico per aiutare sia l’emissione di pipì che l’emissione della amata sborra.
Il movimento del bacino e la consapevolezza di questo può portare molto giovamento sia durante una bella scopata ma anche durante una buona sega o un buon ditalino uomo o donna che sia; è uno di questi contesti dove l’autoerotismo può davvero fare molto.
E’ quello che gli atleti fanno quando finiscono una competizione, soprattutto i marciatori, i maratoneti: si allungano le gambe alzandole sopra un ostacolo o facendosele tirare, questo serve ad allungare lo psoas per evitare che il suo accorciamento dovuto all’attività fisica porti al dolore lombare.
Va beh, quindi con la teoria ci siamo, mi preparo e vado a casa di questo cliente, si chiama Marco.
Arrivo a casa sua, mi accoglie, piacere Marco, piacere Marco.
La casa è quello di un single, non foto di donne né di uomini, ambienti piccoli ma confortevoli; Marco è alto 175 circa fisico normale, occhiali montatura nera lenti spesse, mi sembra uno di quesi secchioni dei film; si occupa di amministrazione come dipendente di una ditta della zona.
Finiti i convenevoli durante i quali lo vedevo muoversi un po’ incurvato come a tener fermo il bacino con passi corti, Marco mi illustra il problema, come è iniziato e da quanto tempo ce l’ha.
Gli presento l’intervento, i costi e la probabile durata.
Tutto ok, Marco si mette in slip sdraiato prono sul lettino.
Comincio con lo scaldargli la muscolatura lombare scendendo sopra i glutei e andando al bicipite femorale, circa 20 minuti; si, la zona è dura ma il ragazzotto ha solo 30 anni e la sua muscolatura è forte. Quando avverto che la zona è calma scendo ai lati del sacro verso l’interno coscia fino al ginocchio e risalgo, per circa 10 minuti.
Chiedo a Marco come vada, lui è rilassato, la musica in sottofondo lo distrae e lo assenta dal massaggio, fa una smorfia di piacere e mi dice di continuare.
Adesso si deve girare supino.
Verso l’olio sull’addome e scendo verso i quadricipiti femorali fino alle ginocchia per oliare tutta la zona.
Appena passo nella zona delle anche avverto una forte resistenza sotto le mani e Marco mi dice che avverte molto fastidio, come una corda tirata; se dai trocanteri mi sposto verso i testicoli la tensione e il fastidio aumentano, sento due corde sotto le mani.
Il massaggio deve essere delicato devo prima lavorare a distanza e poi avvicinarmi alla parte dolorante.
Riparto con l’addome arrivando alla muscolatura lombare lungo i lati del corpo, eseguo dei piccoli movimenti di sollevamento del bacino impastando con l’olio la zona dei lombari e sento che Marco apprezza molto; mi dice che ha la sensazione che il sangue vada alle gambe, bene, l’energia sta circolando.
Continuo questo massaggio davvero faticoso per altri 10 minuti, scendo poi lungo le cosce fino al ginocchio e risalgo, impasto sempre più profondo avvicinandomi all’interno coscia.
Le resistenze sono già diminuite e posso massaggiare delicatamente l’inguine senza provocare dolore. Sfrego e premo, sfrego e premo lungo il passaggio della muscolatura pudende per rilassarla; so che questo massaggio non sarà risolutivo e ce ne vorranno altri.
Marco adesso ha le cosce rilassate, che si aprono al mio massaggio.
Mi permette di massaggiare la muscolatura pubica sempre più in profondità e arrivando vicino ai testicoli; riprendo a massaggiare la parte anteriore di quello che avevo fatto prima da prono, sento che la zona adesso è trattabile e meno tesa sotto le mie mani.
Mentre proseguo vicino ai testicoli Marco ha una erezione, inizialmente credevo si fermasse lì ma invece il suo uccello comincia a crescere, e Marco lo nota.
Si scusa giustificandosi col fatto che quel massaggio aveva come fatto circolare qualcosa che prima era fermo. Certo, ho lavorato sul primo chakra, è normale che possa accadere.
La sua cappella è gonfia e il cazzo duro di circa 16 cm, di quelli che stanno bene in una mano.
Decido di passare al lingam…si, al cazzo; lui è sdraiato, lo sto massaggiando, il cazzo è duro, facciamogli vedere come altro aiutare il suo dolore e la sua schiena.
Glielo prendo in mano con le mani unte e comincio a massaggiarglielo scappellandolo su e giu, su e giu.
Marco ha inizialmente un brivido, apre gli occhi, io lo guardo e rido dicendogli che gli farò vedere a cosa serve l’uccello oltre che a scopare. Resto professionale.
Quando vedo che si avvicina all’orgasmo gli descrivo cosa sta facendo:
bravo Marco, adesso inarca la schiena come a voler toccare il soffitto con l’uccello, bravo ancora, contrai i glutei e alza quel sedere, immagina di voler spruzzare lontanissimo.
Per fare questo i quadricipiti si contraggono e il bacino si alza leggermente dal lettino, io intanto lo sto segando piano piano aumentando solo quando la sua posizione è corretta, fermandomi quando sbaglia; ovviamente Marco è bravissimo per non perdersi neppure un colpo di sega.
Ad un tratto sento che vuole venire, lo incito a contrarre i muscoli di prima, dai bravo!
Si sente un crac lombare di 2-3 vertebre che scrocchiano e una fontana di sborra schizza lontano dal lettino.
Il corpo di Marco cade sul lettino a peso morto mentre dal suo uccello escono gli ultimi spruzzi.
Gli chiedo come sta, mi dice che l’aver contratto i muscoli delle gambe e i glutei lo ha fatto stare molto bene durante la sborrata e ha sentito una sensazione piacevole salire fino alla sua schiena.
Scende dal lettino e gli chiedo come stia.
Si piega sulle ginocchia, fa due passi, e sorride.
Non si sente legato come prima.
Prenderà qualche antinfiammatorio e forse scopando un po’ di più potrà sentirsi meglio.
La pubalgia è una cosa importante per un atleta e che può durare molto tempo richiedere terapie diverse, chiedo scusa per questa banalizzazione a chi ne soffre veramente.
Marco non aveva una pubalgia ma solo una aumentata tensione addominale.