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L’hotel

Non avrei mai immaginato che, varcando quella porta, avrei vissuto una delle più belle avventure della sua vita.
Mi recai all’hotel solo per cercare lavoro, nulla di più. Era una struttura di alto livello, nonostante tutto dell’ambiente parlasse più dei vecchi fasti che di quelli presenti. I clienti erano per la maggiore anziani in cerca di pace e tranquillità, almeno questo era quanto avevo dedotto osservando il salottino della hole.
Mi diressi con passo spedito verso il banco della reception e lì, una graziosa ragazza mi accolse con fare gentile.
“Buona sera cercavo Marco il titolare, avevo appuntamento con lui per il posto di lavapiatti.”

“Purtroppo il titolare ha avuto un’urgenza ed è uscito un attimo.” mi disse la biondina accarezzandosi i capelli.

“Lo attenda nel salottino. Dovrebbe tornare tra poco.”

Presi posto su una comoda poltrona da cui potevo dominare l’intera sala. Attorno a me, solo nonni che chiacchieravano sottovoce o giocavano a carte. L’attesa si sarebbe fatta lunga e molto noiosa pensai. Più che un albergo sembrava una casa di cura.

Ad un tratto, dalla porta alla mia destra entrò una giovane ragazza. Avrà avuto si e no 19 anni, era vestita con un magliocino nero, leggermente più grande del dovuto, sorretto da due gambe snelle racchiuse da attillati pantaloni. Nonostante la taglia del maglione, il cotone cadeva sulle forme della fanciulla in modo da evidenziarne il seno: piccolo e sodo. Camminò in direzione di un tavolo al quale era seduta una canuta signora, probabilmente sua nonna. Ho ancora impresso il sorriso che mi donò passandomi innanzi e con lui posseggo ancora il ricordo dei suoi occhi…neri e profondi.

Tanto può dire uno sguardo…e certi sguardi ho la fortuna di capirli. Tuttavia pensai che una ragazza come quella, così vestita, dal fare dolce e per nulla volgare, in vacanza con la nonna, non potesse che essere quantomeno timida e riservata.

E invece…

Baciata la nonna le disse qualcosa all’orecchio e si sorrisero, poi, si incamminò verso la porta da cui era venuta e da lì uscì. Pensai che fosse salita a dormire e invece da lì a poco fece ritorno passandomi ancora davanti. Si sedette però sulla poltrona accanto alla mia, accavallando le gambe e portando il busto verso di me.

“Sa, una ragazza come me a cui piace da morire il cazzo, si annoia a morte in vacanza con la nonna!”

Feci un sorriso tra l’imbarazzato e lo stupito. Forse quella brava ragazza dai timidi movimenti, così timida non lo era.

Detto questo si alzò dalla poltrona e si diresse verso un corridoio alla nostra sinistra. Non appena lo percorse abbastanza da non essere vista dal salottino si girò verso di me e mi fece segno di seguirla.

Mi alzai, il cuore a mille, ancora paralizzato da quel mezzo sorriso che mi aveva colto alle sue parole, inaspettate, eccitanti. Mi guardai attorno per vedere se qualcuno avesse potuto capire che stavo seguendo quella deliziosa maiala.

Accelerai il passo fino ad una porta con scritto WC, che si stava socchiudendo alle spalle della mia preda, o meglio della mia fiera.

Spalancai la porta e la vidi appoggiata al lavandini e rimasi in piedi davanti a lei…fermo.

Ci guardammo per un secondo, poi come le fiamme divampano buttando benzina sulla brace, faci due passi verso di lei e la baciai. Le stringevo la nuca premendo la sua faccia contro la mia in un bacio profondo in cui le nostre lingue si intrecciavano cavalcando la passione. Il mio abbraccio era forte deciso, poi sentii premere contro il mio bacino. Una mano cercava freneticamente di slacciarmi la cinta e appena varcata la soglia della mia intimità si diresse con le dita in cerca del mio cazzo. Lo trovò duro, già bagnato e pronto per penetrarla.

Terminò di sbottonarmi i pantaloni ammirando le mutande gonfie di piacere, poi appena le scostò e il mio ferro usci cadendo esattamente come cade un albero in mezzo al bosco. si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra gia dischiuse per regalarmi il paradiso. Sentivo il suo respiro sul glande, quindi la lingua sul frenulo. Pompava con sapienza, ingorda del mio seme…non capivo nulla…nulla… se fosse entrata una nonna nel bagno ancora aperto avrei continuato a scoparmi, questo sogno, senza ritegno, nulla mi avrebbe fermato.

La feci alzare, la girai e abbassai con frenesia le mutande e i pantaloni. Presi in mano il cazzo e…mi fermai. Prima di entrare dovevo ammirare il suo buco del culo, la sua figa. Tastai con le dita tra le piccole labbra e ne uscirono intrise del suo succo. Era bagnata fradicia la mia troia. Non contento la piegai a novanta sui lavabi, mi chinai e le sputai sul buco del culo. Ammirai la saliva scendere lenta tra le sue fessure. Finalmente la penetrai.

Le presi le braccia e le tirai in dietro strette in una morsa potente, quasi a farle inarcare la schiena. La sbattevo in profondità, con violenza, ogni volta ancora più forte ad ogni suo incitamento di sfondarle la figa.

Capii che venne da quell’urlo chiuso tra i denti, un mugolio prolungato seguito da un totale rilassamento di ogni muscolo del corpo, accompagnato dal tremolio delle gambe.

Rallentai, per pochi secondi, entravo in profondità soffermandomi contro la cervice e ondeggiando con il bacino. Di seguito ripartii con foga. Toccava a me venire ora. Si alzo leggermente con la schiena lasciandomi prendere le tette a mani piene. Non resistevo più dovevo venire…sentivo il mio cazzo iniziare a pulsare dentro di lei…”ancora una spinta…resisti..” pensavo poi la girai.

Premetti con la mano sulla sua spalla con la speranza che cogliesse l’invito ad inginocchiarsi. lo accolse. Premetti il mio cazzo contro la sua faccia e la inondai di sperma caldo, bianco. Tutto le colava dalle labbra nella bocca e avida con la lingua cercava ogni goccia.

Di colpo poi si alzò, si pulì il resto della faccia con le dita, che succhiò ingorda e poi mi disse grazie.

Mi lasciò lì così, con i pantaloni abbassati e il cazzo in fuoco. Sulle dita l’odore dei suoi umori…forti, intensi.

Di lei non ebbi più traccia quella sera…andai nel salottino ormai vuoto.

Quella sera avrò perso il lavoro, ma di certo, guadagnai la più assurda scopata della mia vita.

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W la Svizzera

Questa è una storia realmente accaduta che mi è successa un po’ di anni fa e siccome è la prima volta che scrivo, chiedo scusa per eventuali errori.
Luglio 1990, in Italia ci sono i mondiali di calcio, l’Argentina batte gli Azzurri in semifinale e tutti sono incazzati neri, mentre io sono al settimo cielo perché ho (s)battuto la Svizzera ed è come se avessi vinto la Coppa del Mondo. Ma cominciamo dall’inizio: io e sei miei amici eravamo un gruppetto di ragazzi ventenni che non sfregavano una figa neanche a pagare e quindi dopo che ogni volta facevamo ritorno dai locali notturni, ognuno a casa propria si sfogava con la mano a suon di seghe ripensando alle ragazze viste in discoteca. Finché un giorno dell’estate del 1989 Giorgio, il bello del gruppo, si intorta una ragazza svizzera, Christine, un gnoccone da paura, bionda non molto alta, ma con due tette ed un culo da paura. Noi del gruppo eravamo contenti per lui, ma anche un po’ invidiosi per la fortuna che aveva avuto nel scoparsi quel gran pezzo di fica. Dopo una settimana Christine se ne torna a Ginevra in Svizzera e Giorgio riprende a girare con noi. Passa l’estate, poi l’autunno e l’inverno ed un giorno verso la primavera inoltrata Giorgio ci dice che ha sentito per telefono Christine e gli avrebbe detto che sarebbe tornata in estate con un’amica. Arriva finalmente giugno e verso la fine del mese ecco arrivare Christine con la sua amica, Nathalie. Quando ce la presenta rimaniamo tutti a bocca aperta: se Christine era una gran figa, Nathalie lo era ancora di più, una via di mezzo tra Cindy Crawford e Claudia Schiffer (le top model in voga a quel tempo). Bionda, altezza 1,70, occhi azzurri, una terza di seno ed un culetto da favola, un modo di fare gentile, ma al tempo stesso indifferente, come per dire: “so di essere una gran figa, ma sono qui solo per far compagnia alla mia amica, non cerco avventure quindi non rompetemi le palle”. Alla sua vista ho avuto come un colpo al cuore ed uno alla patta dei pantaloni che mi sembrava di impazzire. Poi tornato in me, la mia mente ha cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto provarci, ma che non avrei avuto nessuna possibilità con quel figone e quindi piuttosto di fare una figura di merda era meglio farneticare con la mente. Cominciamo tutti quanti a uscire con le ragazze, di giorno al mare e la sera per i locali della riviera. Mentre Giorgio si scopazzava Christine, gli altri miei amici, a turno, provano ad avvicinarsi ad Nathalie, ma questa manteneva sempre un atteggiamento un po’ distaccato. Alla fine ero rimasto l’unico che se ne stava buono, tanto sapevo che se non c’erano riusciti gli altri figurati io. A me bastava, quando non dovevo lavorare, stare in sua compagnia, scarrozzarla ovunque lei volesse mente Giorgio si scopava la sua amica e poterla ammirare al mare con quel suo bikini striminzito in modo di ammazzarmi di seghe appena tornavo a casa. Ogni volta che mi guardava negli occhi avevo un rigonfiamento nei boxer e mi sforzavo di stare calmo,di girarmi da un’altra parte e fare finta di niente, mentre invece le sarei saltato addosso e l’avrei violentata davanti a tutti. C’erano delle volte che mi guardava e si atteggiava che non riuscivo a capire se volesse sfidarmi oppure era la mia mente offus**ta da tanta bellezza a fantasticare. Arriviamo all’ultimo giorno, l’indomani mattina sarebbero ripartite. Nel primo pomeriggio vado al mare per poter ammirare quel dolce corpo per l’ultima volta. Prendiamo il sole, facciamo diversi bagni, chiacchieriamo e soprattutto non mancava occasione per poterla ammirare. Verso il tardo pomeriggio decido di andarmene, saluto Christine e Nathalie, augurando loro buon ritorno a casa sperando che si siano divertite. Mentre sono a casa, dopo aver fatto una doccia, suona il telefono:
“Ciao Massimo, sono Giorgio.”
“Ciao Giorgio, che hai fatto?”
“Sai, le ragazze hanno chiesto se le portiamo fuori a cena stasera. Domattina partono e stasera si vogliono divertire.”
“A parte il fatto che devo fare il turno di notte al lavoro, ma che cazzo ci vengo a fare? A tenere a bada l’amica mentre tu ti trombi Christine?” gli rispondo un po’ seccato, perché non avevo voglia di stare ancora con il cazzo duro tutta la sera per poi tornare a casa e finire il lavoro con la solita mano.
“Ma Nathalie ha chiesto espressamente di te” ribatte lui.
“Co.. come ha chiesto di me?” balbetto io.
“Si, mi hanno chiesto un’uscita a quattro: io, Christine, Nathalie e te. Dai chiama al lavoro e chiedi di stare a casa stasera”
“Ok, chiamo subito e ti faccio sapere.”
Chiamai subito al lavoro con il cuore in gola e quando il mio capo mi disse che non c’era problema, lo ringraziai dicendogli che mi sarei sdebitato.
Richiamo subito Giorgio e mi dà appuntamento a casa sua per le 19:30.
Al solo pensiero di stare con lei mi si rizzava subito, così decido di vestirmi comodo bermuda larghi e camicia bianca fuori. Esco a vado a prendere Giorgio e con la mia macchina andiamo a prendere le ragazze all’albergo. Appena escono dall’atrio dell’hotel guardo Giorgio ed esclamo: ” Che pezzo di fighe che sono….”.
Tutte e due si erano messe un vestitino aderente fino a mezza coscia che risaltava le loro curve, con ampia scollatura davanti e tacchi a spillo, stì capelli lunghi biondi e due tette che sembravano avere due chiodi al posto dei capezzoli. Sembravano due zoccole e noi due i protettori che le portavano al lavoro. Salgono in macchina ed il mio sguardo non può che dirigersi in mezzo alle loro cosce e notare le loro mutandine di pizzo bianche. Rosso come un peperone le saluto e ci dirigiamo al ristorante. Mangiamo dell’ottimo pesce e ci scoliamo due bocce di Greco di Tufo. Avevo bisogno di alcool per lasciarmi andare da tanta bellezza. Finito di mangiare, decidiamo di andare sul porto canale dove c’è un baretto a berci una birretta: è un posto dove mezza città si riversa, quando ci sono serate molto calde, per prendersi un po’ di brezza marina. Però quella sera c’era un gran bordello di persone, così decidiamo di andare un poco più avanti dove c’era un circolo velico. Il custode fa un po’ storie ma le due ragazze con aria civettuola lo convincono a darci da bere. Si era fatta quasi mezzanotte e faceva ancora caldo e così decidiamo di andare in spiaggia a prendere più aria. Andiamo verso la macchina e Nathalie mi chiede se poteva guidare lei. Acconsento dicendole che le avrei fatto da navigatore. Mentre andavamo, ho notato che intanto Christine si era riversata sul pacco di Giorgio e glielo stava tirando fuori. A quella vista mi è diventato subito duro. Arrivati in fondo al litorale, Nathalie parcheggia l’auto e dice: “Voglio andare a vedere il mare” e così se ne esce lasciandomi solo con quei due che dietro erano ormai pronti per scopare. La raggiungo subito dopo e con naturalezza le prendo la mano dato che faceva fatica a camminare nella sabbia con quei trampoli e la sostengo mentre se li toglieva. Mentre andavamo verso la riva notammo un centinaio di metri più in là un falò con un gruppetto di persone intorno che suonavano la chitarra e probabilmente si facevano delle canne. La luna piena all’orizzonte si stava alzando lentamente e la sua luce, dà fioca diventava sempre più splendente e si rifletteva sul mare.
“Facciamo un bagno?” mi chiede cominciando a togliersi quel poco che la copriva rimanendo nuda come mamma l’aveva fatta.
“Va bene” gli rispondo mentre mi spoglio anch’io. Avevo il cazzo in tiro, ma non m’importava niente anzi speravo che lei lo notasse. Entriamo in acqua e ci tuffiamo, l’acqua era calda e quindi mi rimase duro. Mi avvicino a lei ed esclamo: ” Nathalie sei stupenda…”.
Lei avvicina la sua labbra alle mie e mi bacia appassionatamente. La stringo a me, volevo farle sentire il mio cazzo che sembrava scoppiare. Comincio a toccare quel corpo tanto desiderato, finalmente: tette, chiappe e la sua bellissima figa. Con la mano prende il mio arnese e comincia a muoverlo delicatamente. Mi stacco dalle sue labbra e scendo fino alle sue tette che nel frattempo erano diventate sode, volevo baciarle, leccarle, succhiarle perfino dare dei piccoli morsettini a quei capezzoli tanto erano diventati rigidi.
Torniamo a riva, la faccio girare verso la luce della luna, mi metto in ginocchio, le allargo un poco le gambe ed inizio a leccarle la figa. La volevo guardare negli occhi mentre la leccavo; il sapore salato del mare piano piano lasciava il posto a quello dei suoi umori. Era uno splendore vedere come si lasciava leccare, come pian pianino il suo corpo ed i suoi capezzoli sì irrigidivano. “Oh mon Dieu, oh mon Dieu…. ne arretez pas, oui, ouiii….”. Quando godeva parlava in francese.
A quel punto aumento la velocità, le infilo la lingua e un dito dentro la sua figa ormai fradicia, la sento fremere sempre di più fino a quando mi viene in faccia. Continuo a leccarla come un forsennato, non voglio perdermi neanche una goccia del suo piacere. Poi mi alzo e la bacio per farle sentire il suo sapore.
Raccogliamo i vestiti per terra, mi prende per l’uccello come se fosse un guinzaglio e senza mollarlo ci spostiamo più su verso la duna. Ora la luna si è alzata completamente e camminare con quel bel culo nudo illuminato davanti a me, me lo fece diventare duro come l’acciaio. Arrivati alla duna mi fa stendere sulla sabbia, si mette a carpioni e comincia a farmi un pompino. Sentivo i suoi capelli accarezzare la mia pelle e la sua bocca muoversi su e giù sul mio arnese. Dopo dieci giorni di attesa non potevo sperare di res****re a lungo; difatti sentivo che stavo per venire, le si accorse e cominciò a muoversi velocemente fino in fondo quasi volesse a staccarmelo. ” Nathalie, sto per venire….”.
“Viens en ma bouche, viens, viens…” di nuovo in francese, mi faceva impazzire e così la riempii di sborra. Ingoiò e mi leccò tutto facendo attenzione a non perdere neanche una goccia del mio sperma. Me lo ripulì tutto per bene facendolo tornare ancora più duro,
“Ti desidero Nathalie, è dal primo giorno che ti ho incontrata che ho voglia di te, di entrarti dentro e sentirti mia” le dissi.
Si mette a cavalcioni appoggiandosi con le mani all’indietro, si avvicina alla mia faccia con la figa come per farmela vedere da vicino, gliela insalivo anche se non ce n’era bisogno poi ritorna un po’ indietro, con le sue dolci manine apre le grandi labbra della sua figa e se lo infila dentro senza fatica tanto era bagnata. Comincia a muoversi delicatamente come per gustarsi ogni pompata e a gemere come una cagna: ” Oui… oui… continue… plus fort, plus fort… je viens…aaah… je viens…”. La giro, lei sotto ed io sopra, la penetro lentamente aumentando la velocità dei colpi. Con le mani mi prende i fianchi, nella foga mi infila le unghie nella mia carne, sono talmente infoiato che non sento dolore (anche se il giorno dopo mi accorgo di avere il corpo tutto graffiato). La scopo violentemente facendola venire diverse volte. Ormai non capisco più niente, la metto a pecorina e riprendo a chiavarla, la tiro su verso di me, le prendo le tette e continuo a chiavarla fino a quando la sento tutta tremante mugolare:
” Oui, viens, viens avec moi…” di nuovo in francese. Le sborro copiosamente dentro la figa mentre lei si contorceva e urlava dal piacere.
Tiro fuori l’uccello e comincio a leccarle la figa con il mio sperma, poi la giro e le infilo la mia lingua nella sua bocca: volevo che assaggiasse il mio sperma infarcito del suo odore. Mi bacia appassionatamente con le lacrime agli occhi.
Mi stendo di fianco a lei spompato, la sua mano mi accarezza e piano piano scende giù. Al contatto con la mani, comincia a rigonfiarsi.
” Fumiamo una sigaretta? Mi chiede
“Volentieri”
Le accendo la sigaretta, poi accendo la mia.
“Sono venuta in Italia solo per accompagnare una mia amica e godermi un po’ di mare. A Ginevra sto con un ragazzo da quattro anni. Conoscendo la vostra fama di latin lover, ho cercato di tenere un comportamento un po’ distaccato proprio per evitare fraintendimenti”. Sembrava che volesse scusarsi.
“Beh, devo dire… che c’eri quasi riuscita” mormorai sorridendo.
“Solo che a forza di sentire quella vacca di Christine raccontare tutte le notti le gesta amatoriali di Giorgio, mi ha fatto venire una voglia pazzesca”
“E perché hai scelto me?” le chiedo curioso.
“Perché sei una persona timida come me, e nonostante mi divorassi con gli occhi, non sei stato invadente e appiccicoso, ma hai saputo aspettare l’occasione giusta. Nessuno mi ha mai fatto godere come te questa sera. Ti adoro”. Spegne la sigaretta, si gira e si mette alla pecorina: “Ti va di riprendermi da dietro? Mi è piaciuto da morire…”,
A quelle parole mi è ritornato duro come l’acciaio, spengo la sigaretta e mi volgo dietro di lei. Che culo che aveva, sembrava un’opera d’arte. Rimango qualche minuto ad ammirare e accarezzare quello splendore. Poi avvicino il mio viso e incomincio a leccare la sua passera mentre con le mani le allargavo le natiche. Poi piano piano mentre le infilo due dita nella figa vado più su con la lingua fino ad arrivare all’orifizio del suo bel culetto. Quando stavo per entrare con la lingua la sento irrigidirsi.
” No, lì no…” mi dice.
“Non ti preoccupare e rilassati: il mio desiderio è che ricorderai questa notte per tutta la vita” le rispondo caldamente, ma deciso.
Ricomincio a leccarle la figa per poi ritornare su a lubrificarle il culo e continuo questa danza con la lingua e le dita finché non si lascia andare completamente. La penetro nella figa , mentre con le mani le allargo le natiche facendo colare la mia saliva sul buco del culo, poi comincio a sfiorarla con un dito, girando attorno all’orifizio. Sentivo che cominciava a gemere, rallento la penetrazione dolcemente fino ad estrarlo per poi poggiare la grossa cappella sul suo buchetto.
” Ora te lo metto nel culo…” le dico deciso.
“No, ti prego no… ho paura…”
Feci entrare la cappella e poi mi fermai. Emise un grido di dolore accompagnato da parole che non capii, ma che potevo immaginare. Rimago impassibile mentre continuavo a sputare sulla mia verga per poi procedere lentamente fino a quando arrivo fino in fondo. Ho coronato il sogno di una vita, la mia prima inculata per di più con una figa stratosferica. La inculo, lo tiro fuori, glielo metto nella figa, glielo rimetto nel culo. Nathalie è partita con la testa, urla e gode come una troia. Mentre la inculo la tiro su, le prendo le tette con una mano mentre con l’altra le sgrilletto il clitoride, le riempio di baci la spalle, le sussurro nell’orecchio.: “Ti sto sfondando il culo, amore mio… Ti piace prenderlo nel culo, eh?… Senti come ti sto inculando, troia. Si, sei la mia troia, sii..”.
Lei sembrava indemoniata e urlava:” Oui, je suis une putain…. je suis ta putain…. oui, je t’adore… baise mon cul… baise-moi, baise- moi… Ouiii…”
Ora il ritmo è frenetico: “Ti riempio il culo di sborra, sii… vengoooo”
” Oui, viens mon amour, je viens aussi moi…. aahh, ouiiii….”
Le vengo dentro, mi sento morire, ma continuo a incularla a venirle copiosamente dentro finché spompato mi lascio cadere sopra di lei.
Poi fece una cosa che mi lasciò di stucco; liberatasi dal mio peso cercò tra i vestiti per terra i miei boxer e li usò per pulirsi il culo pieno del mio sperma. Poi se li portò sulla bocca e cominciò a leccarseli. “Questi li tengo come regalo, in ricordo di questa notte”
“Anch’io volevo chiederti di regalarmi le tue…” le dissi.
Le le prese, le strofinò assiduamente sulla sua figa fradicia, mi diede un gran bacio e me le porse.
“Merci, Massimo…”
“Merci, Nathalie “.
Ormai erano quasi le cinque del mattino e all’orizzonte stava per spuntare l’alba. Ci rivestiamo, metto le sue mutandine odorose nella tasca dei bermuda, lei i miei boxer impregnati nella sua piccola borsa e torniamo verso la macchina. Christine e Giorgio si erano addormentati mezzi nudi e così ho potuto ammirare anche la figa e le tette di Christine. Le riaccompagniamo all’albergo senza dirci una parola, fra poche ore sarebbero ripartite. Al momento dell’addio, dico a Christine che la prossima volta che tornano in Italia le ospito a casa mia, tanto a casa mia c’è solo del posto. Guardo Nathalie negli occhi e la bacio appassionatamente per l’ultima volta. Le mi mette una mano sul pacco e mi ringrazia ancora. E mentre parto con la macchina mi saluta con la mano fino a quando non sparisce dalla visuale.
Non l’ho più rivista. Una settimana dopo ricevo una lettera, francobollo svizzero.
“Sono sola qui in casa con i tuoi boxer tra le mani. Sento ancora il tuo odore. Ti adoro, un bacio dappertutto. Nathalie “.
Christine ci invita a trascorrere il Capodanno in montagna a casa sua. Spero di rivederla, ma Christine mi dice che Nathalie è rimasta incinta del suo ragazzo. In cuor mio pensavo chissà se, mentre stava chiavando con lui, pensasse ancora a me. Comunque Christine vedendomi un pò intristito mi dice:”Sai, qui si è sparsa la voce e io e altre sei mie amiche vorremmo usufruire della tua disponibilità. È ancora valido il tuo invito per la prossima estate, Massimo?”.
” E me lo chiedi?” rispondo sorridendo.
Così l’estate successiva mi ritrovai in casa sette ragazze svizzere. Ma questa è un’altra storia….

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18enne perversa

Stranger: hey

You: ciao, m

Stranger: f

Stranger: anni

You: non ci credo

Stranger: ah vabbe

Stranger: allora ciao

You: no, è un modo di dire

You: ferma …

Stranger: non perdo tempo

Stranger: dimmi

You: ho passato 50 m

You: scusa, non ci speravo più

Stranger: sexchat?

Stranger: 😉

You: sì? o no?

You: anni?

Stranger: ti va?

Stranger: 18

You: sììììì

Stranger: tu

You: bene, io un po’ di più

Stranger: mm

Stranger: quanti?

You: mmmmm

Stranger: seriamente

You: 33 non di più, in tutto

Stranger: non mi scandalizzo

Stranger: vabbe dai..

Stranger: una cosa da una sera

You: ti chiami?

Stranger: Deborah

Stranger: tu?

You: Bel nome, complimenti, Luca

You: di dove sei?

Stranger: di fove?

Stranger: hahah

Stranger: roma

Stranger: tu

You: Genova

Stranger: capitoo

Stranger: vuoi farmi eccitare?

You: Come sei?

You: sììì, cosa ti piace?

Stranger: cosa mi faresti se fossimo in vasca in questo momento?

You: Ti insaponerei tutta …

You: con una saponetta grossa e dura … quelle profumate …

Stranger: e poi?

You: te la passerei dappertutto e poi … ti leccherei tutta …

Stranger: uuuh

You: comincerei dalle tette …come sono?

You: belle grosse o piccoline?

Stranger: io ti sdraierei nell’acqua e mi metterei su di te…e tenendoti dai capelli e sussurrandoti nell’orecchio mi muoverei sul tuo cazzo 😉

You: ti farei un bel massaggio alla schiena e ti metterei le mani sulle tette da dietro …

You: chiamandoti tesoro …

Stranger: cm?

You: bella Deborah …

You: gran bel culo che hai …

Stranger: aaww

You: e delle tette da mordere …

Stranger: quanto è lungo?

You: non tantissimo, ma è grosso …

Stranger: È duro ora?

You: certo …. con quel culo vicino …

You: sei una tentazione …

Stranger: vorrei vederlo

You: come facciamo?

Stranger: iniziare a baciare la cappella e piano piano iniziare a ciucciare

Stranger: e leccare fino alle palle

You: brava …

Stranger: mmm ti piacee?

You: lo prendi tutto dentro …. mmmm

Stranger: sii

Stranger: tutto tesoroo

You: che pompino … sei proprio …

Stranger: un pompino fatto da me è un onore

You: fica Deborah ,,,

Stranger: sono bravissima

You: me ne sono accorto. …

Stranger: non lo hai mai provato

You: no, così mai .. hai fatto molta pratica?

Stranger: io amo la gente più grande

You: le ragazze come te sono le migliori …

You: io ti voglio di nuovo sopra di me…

Stranger: io ti voglio graffiare la schiena

You: allora allarga le gambe e ti prendo da davanti ….

Stranger: Però da come vedi sono brava con le parold

Stranger: voglio vederlo

Stranger: mi fai eccitare

You: sei brava, vorrei mettertelo dentro …. ti farei godere tutta

You: sei mai stata presa da dietro …

Stranger: siiiii

You: ti piace?

Stranger: da quelli come te sii

You: Ti piace prenderlo nel culo … a 18 anni …

You: Deborah, me lo fai diventare enorme …

Stranger: non c’è mai un’età

You: poi rischio di farti male…

Stranger: oddio voglio infilarmrlo tutto dento

You: sei una giovane troia … quanto mi piaci …

Stranger: e poi farti una spagnola

Stranger: aaaah

You: ok, mettiamolo dentro da dietro …

Stranger: ti piacciono le zozze è???

You: prima nella fica … e ti metto un dito in bocca …

Stranger: siiii

You: già … sono cas**to bene stasera ;))

Stranger: continuaaa

Stranger: ti stai segando?

You: e anche un altro in bocca fino in fondo .. quando sono bagnati …

You: tu hai un dito nella figa?

Stranger: sii

You: mettine dentro un altro ….

You: te li metto tutti e due nel culo, mentre ti scopo dentro e fuori …

Stranger: io voglio sbatterti su una sedia da ufficio e salirti sopra nuda

You: brava, proprio quello che mi piace

Stranger: e strusciarci

You: le tette addosso …

Stranger: e poi tirarti la cravatta

You: sulla bocca … che va da un capezzolo all’altro …

Stranger: e leccarti le labbra

Stranger: aaw

You: e poi mi metti la lingua tutta in bocca e io ti succhio …

Stranger: ti mordo il lobo

You: e poi ti metto dentro la mia e ti faccio sedere sul mio cazzo duro …

You: con le gambe allargate in modo da farlo entrare tutto dentro di te …

You: e mi alzo e ti appoggio alla parete e ti scopo …

You: dentro e fuori …

Stranger: siiiiiiiiiiiii

You: con le mani sul culo ti tengo su …

Stranger: poi sulla stampante

You: e ti sbatto tutta …

Stranger: sempre piu veloce

Stranger: sempre piu forte

You: ti faccio girare e appoggiare alla fotocopiatrice …

You: allarghi un po’ le gambe e metti le tette sopra il piano …

You: facciamo un po’ di copie :))))

Stranger: awww

Stranger: continuaaaa

You: così stai comoda e io ti scopo da dietro …

Stranger: vaglio farti venire

Stranger: a pecoraaa

You: adesso tolgo il cazzo dalla fica e te lo metto in culo …

Stranger: sii

You: ma ti lascio due dita dentro, altrimenti la fica si sente sola …

You: ti stai toccando ???

Stranger: sii

You: bella te lo spingo tutto dentro …

Stranger: ti stai segando?

You: si Deborah, zoccola bella …

Stranger: aaa

Stranger: sono la piu zoccolaa

You: è tutto duro e grosso … ti voglio

Stranger: mettimelo in ogni buco

You: sei la troia più fica che io abbia mai avuto …

Stranger: sono a tua disposizione

You: sto per venire …

Stranger: fottimi per bene

Stranger: oddio siiiiiiiii

Stranger: vieni

You: meglio di così … sei perfetta… dove vuoi che venga …

Stranger: ti lecco la sborraaa

Stranger: in bocca e sulle tette

You: in faccia sì, lo tolgo … e te lo rimetto in bocca…

You: come se fosse il culo

Stranger: poi ingoio tesoro

You: dentro e fuori …

Stranger: siii

Stranger: veloceer

You: ti tengo ferma la faccia e vengo …

You: veloce …

Stranger: veloceeeeeeeeeeeeeeeeee

You: che bella lingua …

You: sìììììì

Stranger: soffocamiiiiii

Stranger: vaiiiii

Stranger: siiiiiiii

You: tutta ti sto riempiendo …

You: ti piace il sapore?

Stranger: aaaaaaaaah

Stranger: siii lo amo

You: meravigliosa…

Stranger: sei venuto?

You: io sì, tu?

Stranger: due volte

You: quanti anni hai ?

Stranger: vorrei vedere la tua sborra

You: ti mando le foto su kik …

Stranger: 18 ti ho detto

You: davvero?

You: sei troppo troia per avere 18 anni …

Stranger: ai ragazzi piace 😉

You: ci credo …

You: che gli fai fare?

Stranger: di tutto

You: mmmm

You: sei mai stata con uno più grande …

Stranger: amofare ibocchini

Stranger: no..

Stranger: al massimo 25

You: me lo faresti un bocchino …?

Stranger: hahaha ne ho tanti di impegni

Stranger: ora vado

You: ci credo ahahah

Stranger: domsni ho scuola

Stranger: buonanotte

You: grazie Deborah …

You: ti penserò

Stranger: bella serata 😉

You: notte, sei bravissima anche a scuola :)))

Stranger: si specislmente nei bagni

You: noooo

Stranger: 😉

Stranger: oooh siii

You: con i compagni …?

Stranger: troppo ecccitante

You: li prendi in bocca?

Stranger: anche con i bidelli *-*

Stranger: sii

You: e nel culo?

Stranger: nella mia classe sismo 24 e ci sono 5 femmine tra cui io

Stranger: me li sono fatti tutti

You: anche due insieme?

Stranger: vivo il momento

Stranger: non mi importa quello cge pensa la gente

Stranger: si

You: Deborah, raccontami ancora che vengo di nuovo…

You: due insieme in bagno con te?

Stranger: lho fatto con la mia migliore amica e un nostro amuco

You: cosa gli hai fatto?

Stranger: sono bisex

You: avete fatto …

Stranger: una threesome

Stranger: 😉

You: cioè come?

You: vi ha scopato prima una o poi l’altra?

Stranger: gliel’ho leccata mentre mi inculava

You: tu sei fantastica…

Stranger: e lui mi sditalinava

You: e la tua amica?

Stranger: grazie tesoro

Stranger: la mia amica è venuta 5 voltee

You: e tu quante??

Stranger: 4

You: e alla fine lo hai fatto venire in bocca?

Stranger: no sulle tette

You: e la tua amica te le ha leccate dopo…

Stranger: no è suonata la campanella

You: sto per venire …

Stranger: allora apro la bocca :’) 😉

You: siii dai di nuovo dentro … tutto dentro …

Stranger: ora devo andare

Stranger: scusami

You: ciao Deborah, grazie di tutto…

Stranger: ci si becca su omegle

You: speriamo.. ))))

Stranger: grazie a te 😉

Stranger has disconnected.

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La zia:”Quel demonio di mio nipote”

L’ho sedotto io, mi ha sfiancata lui!
Mio nipote mi faceva pena perché, superati da un bel pezzo i diciotto anni, non aveva ancora toccato una donna. Così approfittai quel pomeriggio che sapevo che era da solo a casa per andarlo a trovare. Iniziai quasi subito a parlare dell’argomento, per capire se avesse voglia di provare a farlo con me, che sarebbe rimasto un nostro segreto, che gli volevo bene e che volevo la sua felicità.
Mi sono offerta a lui per svezzarlo e sarà stata per la voglia arretrata, oppure perché realmente possiede tutto quel calore erotico, fatto è che sono uscita da casa sua dopo non so quante ore, con le cosce alla cavallerizza e i pertugi del basso ventre arrossiti di brutto!
D’accordo, lo confesso senza difficoltà, sono una gran troia. Aggiungo: e allora, chi se ne frega?
Del resto, se noi donne possiamo, non badiamo a moralismi di sorta e ce ne freghiamo dei cosiddetti e fastidiosi freni inibitori. La verità è che trombare è trombare, e che trombare è bello. Quindi non rompetemi le s**tole criticando la seduzione a cui ho sottoposto di recente Mirko, mio nipote. Lo so, lo so, in famiglia certe cose sarebbe meglio evitarle… ma in fondo che cosa ho fatto di male? Anzi ho fatto una buona azione e ciò mi riempe la fica di orgoglio.
Mirko, insomma, era troppo imbranato. Possibile mai che un giovane come lui, figo come un modello, robusto di spalle e di torace e, dulcis in fundo, con un cazzo lungo da far sborrare solo a vederlo, fosse vergine a ventitré anni? Dico: ventitré anni, con i tempi che corrono, suvvia, era una bestemmia erotica… Quindi non era né possibile né tollerabile che Mirko non avesse mai conficcato, neanche per una mezza volta, il suo pisellone nella figa di una troia, anche di una a pagamento dico io, ma niente, manco con le puttane di strada era andato… proprio io che, da parte mia, troia lo sono ma non a pagamento!
Mi dicevo che, essendo una vacca senza ritegno, dovevo fare di tutto per sbloccare la sua delicata situazione sessuale. Forse ho esagerato, questo sì. Il pomeriggio in cui mi ha scopato, dovevo evitare di dargli anche il culo, su questo faccio ammenda. Avrei dovuto accontentarmi di andare lì con la minigonna, perizoma sexy e mostrare, mediante studiati scostamenti delle cosce, le mie calze autoreggenti nere a rete da puttana. Avrei dovuto, quindi, baciarlo e palparlo, tirandogli fuori il cazzo dai pantaloni per sparargli una sega di verifica, in modo da assicurarmi che il suo uccello fosse ben in tiro e, probabilmente, mi sarei dovuta spingere a fargli pure un pompino, leccandogli un poco le palle, tanto per non rimanere completamente a bocca asciutta.
Invece no, io non solo ho fatto tutto questo ma poi, dopo il bocchino, mi sono anche stesa sul tappeto del salotto dove avevo consumato la mia opera di seduzione e ho allargato le gambe, urlando: “adesso chiavami, coglione!”. Mirko, d’altra parte, una volta s**tenato, non si è più voluto fermare.
Aveva, poveretto, da recuperare un bel po’ di anni di repressione. Così, con il cazzo ormai bello in tiro, con il sangue alla testa e con una faccia (finalmente!) da a****le in calore, mi è venuto sopra e con un colpo secco ha cercato di mettermelo dentro. Ma ha sbagliato mira, del resto è comprensibile, l’emozione della prima volta, cose che capitano…
Gliel’ho preso in mano, mentre lui tentava di mettermelo dentro ma senza riuscirci, e io stessa ho appoggiato la punta dell’attrezzo enorme sull’imbocco della mia sorca fradicia di voglia. Il palo è entrato subito, una volta trovata la strada ed io, di conseguenza, mi sono ritrovata ripiena come un bignè ma non di crema bensì di carne turgida e rosa!
“Chissà quante ragazze avrà desiderato, poveretto! Guarda che voglia che ha nelle palle!” mi dicevo io, piena di pietà, fra un gemito ed un grido di piacere, mentre lui mi chiavava con la forza di un locomotore, preciso nei colpi e negli affondi di glande. “Chissà quante seghe si sarà sparato, pensando alle donne che desiderava o guardando filmini porno!” proseguivo a riflettere, mentre mio nipote mi sconquassava nella pecorina più atomica della mia vita.
Mi aveva piazzato lui a novanta gradi, ormai se la poteva cavare da solo così l’ho lasciato fare. D’altra parte sapeva cosa fare, di giornaletti porno di certo ne aveva sfogliati a centinaia, chissà quante volte avrà sognato di vivere quelle posizioni con il cazzo duro mentre si masturbava! Così, quando il ragazzotto mi ha fatto il culo, io non ho più pensato che avrei dovuto mettere un limite alla mia bontà sessuale.
In fondo, come avrei potuto limitarmi ormai? Per come godevo e urlavo penso che fosse impossibile dare un taglio a quell’avventura dal sapore i****tuoso. Forse era proprio quel sapore, così perverso, che mi ha portata fino al punto di far sborrare mio nipote dal canale sfinterico. Ma, udite udite, mica se n’è stato calmo, poi… macché, la sua bestia dura è tornata su dopo due secondi, io ancora dovevo riprendermi dalla cavalcata anale, mi sono trovata supina, con lui ancora sopra che pompava. Questa volta il pertugio della sorca lo ha trovato subito, Mirko è uno che impara in fretta… tutto sua madre… ma questa è un’altra storia… comunque, ho ripreso a montarmi, e con forza! Era più arrapato di prima! Trapanava selvaggiamente, bum, bum, bum, menava colpi di cazzo incredibilmente potenti, ancora bum, bum, bum, io ondeggiavo sotto le sue spinte e venivo, perché anche una frigida sarebbe venuta con un trattamento del genere, figuratevi quanto miele dalle ovaie ho buttato fuori io, che frigida non lo sono neanche un poco. Mi eccitava mentre mi diceva che sono una vecchia porca, che era orgoglioso di avere una zia maiala, che sognava sempre di scoparmi da quando era piccolo invidiando tutti quelli che ospitavo tra le gambe, che ero l’oggetto proibito delle sue seghe poiché desiderava sempre avere un i****to con me, sapendo quanto puttana sia sempre stata da come mi descriveva quella vacca di mia sorella nonché sua madre! Mi diceva che adorava il mio fisico vissuto, le mie tette grandi e cascanti, la pancia sfatta da donna che non le frega un cazzo di essere perfetta ma che dimostra di essere una maiala, del mio culo flaccido e rotto, della mia grande figa slabbrata e sfondata dalle migliaia di uccelli che ha ospitato sempre volentieri, al punto che ero tutta bagnata dall’eccitazione!
Così Mirko s’è fatto la seconda, ha spruzzato la sborra, abbondante come la prima volta, sulla mia pancia. Tutto finito? Niente affatto: dieci secondi, più o meno, ed il cazzo era nuovamente in erezione… un vero toro da monta! Questa volta mi sono sistemata io ma sopra di lui. Mi sono detta “magari se lo scopo io, riesco a sfinirlo!”. Ci ho provato. Ho pompato e ruotato la figa come meglio sapevo fare, risucchiandogli il cazzo e lui è venuto per la terza volta. Ho osservato il suo cazzo moscio, intimorita di rivederlo guizzare verso l’alto. Sono passati alcuni secondi, ho iniziato a rilassarmi ma, al trentesimo secondo la stanga a rincominciato a gonfiarsi ed io, senza aspettare che diventasse dura, mi sono sistemata a cosce aperte, aspettando il quarto attacco di quel demonio di mio nipote…
Che gran gioia! Mi prese con dolcezza, mi bacio a lungo sulla bocca con la lingua, mi sussurrò all’orecchio “zia, ti voglio! mi piaci! mi ecciti!”, estrasse il cazzo per un po’ e mi leccò amorevolmente la figa infiammata, palpandomi le tette e il culo, inserendomi qualche dito dentro al buco. Gli menai il cazzo e cercai di riprenderlo in bocca. Mentre affondava le sue dita tra i miei capelli per ritmare il movimento del pompino, il cazzo divenne enorme, gli leccai tutta l’asta, il glande e le palle sotto fino al buco del culo. Stavolta infilai io un dito in culo a lui e ricambiò la cortesia con sospiri di gioia. Non resistetti un attimo in più, vedendo il cazzo spasimare nuovamente: mi distesi e glielo presi in mano per infilarmelo dentro alla mia figa bagnatissima e vogliosa. Mirko diede dei colpi ben assestati, proseguimmo per diversi minuti, continuò a pomparmi senza sosta fino a che non godetti copiosamente e lussuriosamente urlando: “amore, che bel cazzo che hai! come ti desidero! godi anche tu!” e al libidinoso comando, tolse il cazzo dall figa, me lo ficcò in bocca e mi inondò tutta la gola di sborra dicendomi: “zia, ti amo tanto!”

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Realizzare Un Sogno

Volevo da tempo provare una esperienza trasgressiva, ero attratto da quelle figure femminili che però sotto sotto nascondono gli attributi maschili, a letto ho sempre avuto un desiderio di essere un po’ sottomesso e schiavo di qualche giochino intrigante, inoltre ho notato che molte delle donne con le quali ho avuto avventure impazzivano quando le prendevo dietro, quasi gli piaceva di più essere inculate che scopate nel modo più tradizionale quindi nel mio intimo avevo sempre il desiderio di provare cosa si provasse ad essere sodomizzato, ma non provavo però la minima attrazione esponenti del mio stesso sesso, invece un’esperienza trans mi ha sempre tentato.
Con il tempo questo desiderio è diventato sempre più grande dentro di me e allora ho deciso di provare finalmente questa esperienza, mi sono messo quindi alla ricerca di qualche trans che potesse fare al caso mio, scorrendo gli annunci dei giornali ho contattato molti transessuali, ascoltato le loro porche segreterie telefoniche, ma c’era sempre qualche sfumatura che stonava e quindi la mia ricerca proseguiva, non volevo andare in locali frequentati da questo genere di creature in quanto ho forse ancora paura di espormi troppo, volevo avere un’esperienza tranquilla senza implicazioni di altro genere; un giorno chiamo un numero e mi risponde una voce calda e sensuale, parliamo per qualche minuto e gli dico che per me si sarebbe trattato di una prima esperienza, che volevo che tutto accadesse con calma, senza forzature secondo l’ispirazione del momento, dall’altra parte del filo trovai una affinità con quello che chiedevo, mi garantì calma pazienza e spontaneità, giunsi quindi all’idea che quella potesse essere la persona giusta per mettere in pratica il mio desiderio presi quindi un appuntamento per il giorno dopo.
Prima di recarmi da lei mi preparai, una lunga doccia per rilassarmi, un po’ di crema lungo il corpo per rendere la pelle più morbida e mi avviai, giunto davanti al portone per un attimo pensai di lasciar perdere e di andarmene, ma poi suonai, mi venne ad aprire e rimasi per un attimo interdetto, pensavo si di trovarmi davanti ad una quasi/donna ma era molto più donna di quello che potessi solamente immaginare, entrai, richiuse la porta e restai a guardarla senza profferire parola, era alta un metro e ottanta, capelli neri lunghi, occhi scuri, una bocca ben delineata, i tratti del viso erano straordinariamente femminili, indossava un reggiseno a balconcino da cui si intravedeva una 4° di seno abbondante, con un babydoll bianco, e sotto un bellissimo perizoma di pizzo bianco sotto il quale si intuiva la presenza di un bell’arnese.
Mi guardò e mi prese per mano, mi portò nel suo salottino, dove mi invitò a mettermi a mio agio, mi offrì un drink e mise una musica di sottofondo molto sensuale, mi si avvicinò e cominciò a dimenarsi al ritmo della musica, intanto mi spogliava lentamente, e pezzo dopo pezzo rimasi solo con le mutandine addosso, mi invitò quindi a giocare, io la accarezzai, sentivo la sua pelle calda e profumata scorrere sotto le mie dita, pian piano le slacciai il reggiseno, e le sue tette saltarono fuori in tutto il loro splendore, le accarezzai, mi chinai e cominciai a sfiorarle con le labbra, di tanto in tanto saettavo con la lingua fin quando giunto al capezzolo turgido lo presi fra le labbra e lo succhiai mordicchiandolo piano con i denti, emise un sospiro di piacere e mi invitò a passare all’altro, mentre passavo da un capezzolo all’altro, si avvicinò al mio orecchio, iniziò a leccarmi il lobo e mi sussurrava frasi sconce che mi eccitavano sempre più, ad un certo punto mi disse che da quel momento voleva essere la mia padrona e che io avrei dovuto fare tutto ciò che mi veniva ordinato, io ormai preso dall’atmosfera estremamente eccitante che si era creata accettai senza esitazioni, allora subito cambiò registro, mi prese la testa fra le mani e me la premette contro i suoi seni ordinandomi di leccargli le tette con più impegno, io obbedii senza profferire parola, le sue mani si impadronirono dei miei capezzoli e iniziarono a strizzarli piano, poi sempre con maggior forza, le fitte che avvertivo mi davano brividi lungo la schiena per giungere dritte al mio cazzo che era sempre più duro.
Mi fece inginocchiare ordinandomi di non staccare mai la lingua dalla sua pelle, scorrevo quindi con la lingua lungo il suo pancino, mi soffermai sull’ombelico e poi sempre più giù, mi ordinò di togliergli il perizoma, lo feci e saltò fuori un cazzo statuario, mi ordinò di dedicarmi a lui io presi a leccargli le palle tutt’intorno poi pian piano mi avvicinai all’asta e dalla base risalii fino alla grossa cappella, slinguettai intorno, e ridiscesi giù, continuai con questo giochetto per un po’, improvvisamente mi prese la testa fra le mani e mi obbligò ad ingoiare l’asta sempre più rigogliosa, iniziò quindi a muoversi avanti e indietro, praticamente mi scopava in bocca, il suo cazzo diventava sempre più duro e maestoso penso che sia stato lungo almeno 26cm mi fece girare, e facemmo un po’ di 69 aveva un modo di succhiarmi divino, mi aveva fatto eccitare come non mai, ogni tanto mi sfiorava il buchetto del culo, che mai era stato violato, facendomi provare dei brividi, mi passò un preservativo e mi disse di metterglielo, lo feci, poi mi fece sdraiare a faccia in su, mi venne sopra, e cominciò a titillarmi sempre più forte i capezzoli, questa volta, non so perché le fitte di piacere raggiungevano il mio buchetto posteriore, mi mise un cuscino sotto la schiena in modo che il mio culetto fosse ben esposto, mi allargò le gambe e iniziò ad avvicinare il suo cazzo al mio buchetto, in quel momento fui colto dalla paura che il suo arnese mi potesse fare troppo male tentai di divincolarmi, ma mi inchiodò al letto, appoggiò la cappella e spinse guardandomi dritto negli occhi, sentii come uno strappo violento, una fitta lancinante mi raggiunse il cervello nel momento in cui la cappella entrò dentro, rimasi quasi senza respiro, si fermò in quell’istante, facendomi abituare a quella presenza ingombrante dentro di me, ricominciai a respirare più lentamente, allora iniziò a spingere lentamente ma inesorabilmente, si faceva strada dentro di me, il dolore era forte ma anche il desiderio di andare avanti era non meno forte, strinsi i denti, allora cominciò a pompare piano, poi sempre più forte, non era ancora entrato tutto, ma appena sentii i suoi coglioni raggiungere le mie chiappe capii che ero ormai completamente suo, rilassai i muscoli anali e iniziò a fottermi sempre più forte, lo imploravo di rallentare ma ormai era completamente preso e aumentava il ritmo, il dolore pian piano scomparve per lasciare posto ad un calore e un piacere sempre più grande e devastante, al punto che lo incitavo a sfondarmi senza ritegno, e lui dicendomi che ormai ero la sua troia mi sfondava sempre con maggior violenza, fin quando lo sentii vibrare dentro e scaricò una sborrata pazzesca mentre era tutto dentro di me, io sentendolo vibrare a mia volta sborrai nel mio preservativo uno schizzo a****lesco, quindi si accasciò su di me, i suoi seni erano all’altezza delle mie labbra ed io li baciai appassionatamente, ci riprendemmo a fatica, si sfilò dal mio buchetto che era tutto dolorante, il suo preservativo era pieno del suo seme, si ripulì e si sdraiò al mio fianco, baciandomi i capezzoli, che mentre mi inculava erano stati a loro volta strizzati di tanto in tanto con estrema violenza, tanto è vero che erano indolenziti e rossi, io ero li mezzo tramortito dal piacere.
Ci rivestimmo, lo ringraziai per avermi procurato tanto piacere e mi avviai, mentre tornavo a casa in macchina, ripensavo se era tutto vero o se invece avessi sognato quell’avventura, ma le fitte di dolore che di tanto in tanto avvertivo provenire dal mio culetto rotto mi ricordavano che era stata un’avventura reale e bellissima.

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Im Kino 3

Wir saßen noch eine Zeit in den Sesseln, tranken etwas und sahen uns die umherschlendernden Kerle
an. Immer wieder kamen dieselben vorbei und sahen verstohlen zu uns dreien, besonders zu Petra.
Eine Frau in einem Pornokino ist schon eine Seltenheit, zumal wenn sie so gut aussieht wie unsere
Begleiterin. Unter den Männern die ab und zu vorbeikamen schien ein blonder Typ, um die 30 mit kurzen
Haaren, ihre besondere Aufmerksamkeit zu haben. Wir hatten ihn kurz zuvor im SM Kino stehen sehen,
den Schwanz in der Hand und interessiert den Vorgängen auf der Leinwand zusehend. Als er wieder
vorbeikam lächelte Petra ihn an, stand auf und ging zu ihm rüber. Kurz darauf schlenderten die
Beiden in richtung SM-Kino. Bernd sah mich an, zuckte mit den Schultern und wir gingen hinterher.
Als wir ins SM Kino kamen standen die beiden in der Mitte des Raumes. Diverse Möbel, ein Stuhl mit
hoher Lehne, eine Bank und ein Andreskreuz gehörten zu der Einrichtung des Raumes. Alles in Schwarz
die Wände dunkel Rot bespannte. Vereinzelte Lampen und das Licht von der Leinwand waren die einzige
Beleuchtung, aber ausreichend. Der Typ stand hinter Petra, seine Hände fuhren ihr von hinten über
die Titten und griffen ihr zwischen die Beine. Sie schien dieses Abgeifen zu geniessen und nach
und nach füllte sich das Kino mit Zuschauern. Alle schienen nur darauf gewartet zu haben.
Es dauerte vielleicht 3 Minuten und Petra war der Mittelpunkt unter 10-12 Kerlen
die sich im Kino verteilt hatten. Die einen hatten dezent die Hand in der Hose, die anderen wichsten
sich ungeniert ihre rausstehenden Schwänze. Bernd zog mich zu einem kleinen Ledersofa. Wir setzten
uns uns sahen uns das Treiben an. Petra lehnet an ihrem Begleiter, der seine Hände zwischen ihre
Beine wandern ließ oder in ihre inzwischen offenstehende Bluse schob und ihr die Titten drückte.
Auf ein kurzes Nicken kam ein Typ von vorne und knöpfte ihre Bluse auf, zog sie über ihre Schultern.
Dann griff er nach ihrem Gürtel und der Rock fiel auf den Boden. Petra stand jetzt nach hinten
gelehnt an dem blonden Typ, nur mit ihrem dünnen String bekleidet und die beiden Kerle griffen
sie hemmungslos ab. Ihre steil abstehenden Nippel und ihr leises Stoehnen
zeigten wie sie die Behandlung genoß. Inzwischen hatten alle im Kreis stehenden Männer ihre
Schwänze in der Hand, wichsten sich und versuchten den besten Blick auf die Akteure zu bekommen.
Von rechts war einer der Wichser näher an die 3 herangetreten und Petras suchenden Hände hatten
schnell seinen Schwanz gefunden. Jetzt dauerte es auch nur Sekunden da hatte sie auch links einen
harten Schwanz in der Hand dessen Vorhaut sie langsam vor und zurück zog. Der Blonde drängte sie
zu der Bank, und kurz darauf lag Petra auf dem Rücken, in jeder Hand einen Schwanz den sie wichste
und der Blonde schob ihr von oben seinen steifen Riemen tief in den Hals. Sie rieb die beiden
Schwänze schneller und es dauerte nicht lange da entluden sie sich. Unter lautem Stöhnen
spritzten sie ihren Saft über Petras Titten den sie sich genussvoll verrieb während sie weiter
den blonden Typ blies. Schnell nahmen 2 andere die jetzt freien Plätze in Petras Händen ein.
Andere wichsten sich selber. Sobald ein Schwanz spritzen musste ging er einen Schritt vor, und
kurz darauf tropfte oder spritzte die nächste Ladung auf den liegenden Körper. Auch der Blonde,
der immer wieder seinen Schwanz bis zu den Eiern in Ihren Hals geschoben hatte legte den Kopf
in den Nacken und mit lautem Grunzen schoss er seine Ladung in Petras gierig saugenden Mund. Sie
kam mit dem Schlucken nicht nach und so lief ihr ein breites Rinnsal Sperma aus dem Mundwinkel
und tropfte auf die Bank. Sie schien das viele Sperma auf ihrem Körper zu lieben, denn als der
letzte abgespritzt hatte blieb sie noch auf der Bank liegen, lächelte zu uns rüber und verrieb
weiter die Samenergüsse auf ihrem inzwischen nass glänzenden Köper.
“Du geile Sau,” grinste Bernd sie an.”Das gefällt Dir, oder?”
“Jaaaaa, und Dir doch auch.” lachte sie und zeigte auf Bernds dicke Beule in seiner Hose.
“Ich gehe mich waschen. Wir treffen uns bei den Sesseln.” Sie nahm ihren Rock und die Bluse über
den Arm und verschwand, nackt wie sie war, in Richtung Damentoilette.

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Ilaria la schiava robusta

Circa dieci giorni fa mi scrive una lettrice un po’ particolare si chiama Ilaria, ha ventitre anni e fisicamente non è ne quella che si direbbe una vamp nè una ragazza dotata di charme. E’ una ex atleta di lancio del disco quindi è grossa da un punto di vista muscolare, ma avendo smesso l’attività anche un po’ cicciotella. Reputandomi una persona a modo che non stronca la conversazione in base all’aspetto delle persone continuo la conversazione e scopro che dal modo di scrivere sempre incerto e titubante chiedendo sempre umilmente per piacere o per cortesia, ma in modo molto sommesso sicuramente deve essere una schiava o quantomeno una a cui piace essere sottomessa per lo meno nel subconscio.
Mi viene il pallino di portarla ad essere una delle mie schiave, anche perchè potrebbe essere molto simpatico in futuro farla lesbicare con qualche schiava molto avvenente fisicamente e magari eterosessuale facendone diminuire ancora di più nella sua considerazione e nel suo io essendo costretta ad accoppiarsi con una donna, cosa che non avrebbe mai pensato di fare e per di più dall’aspetto non proprio gradevole.
Ovviamente tra cogliere il carattere remissivo e sottomesso di Ilaria e poterla convincere a diventare una schiava e cominciarne l’addestramento ne passa di acqua sotto i ponti.
Per portarla verso dove voglio io cerco di approfondire sul perchè le sono piaciuti i miei racconti e sul perchè ha sentito il bisogno di scrivermi. Mi dice che ha letto le famose sfumature di grigio(testo che io considero una schifezza) e che le piaciono i racconti che parlano di punizione e allora man mano cerco di provocarla con delle battutine su quella che può essere o non essere la sua natura. Sottoponendole la mia recensione del famoso libro dove dico che nonostante la schifezza in sè della storia, dell’intreccio narrativo ha sicuramente avuto il merito di portare molte persone ad avvicinarsi al mondo bdsm e in molti casi probabilmente si trattava di pulsioni già esistenti, ma che non era semplice in una società perbenista come la nostra manifestare. Lei risponde a questa mia affermazione che lei non è così e che non ha paura a manifestarsi e che pensa che il successo del libro dipenda dal fatto che molti uomini, fidanzati e mariti spesso dal punto di vista della personalità non sono un granchè e che molte donne quindi si riconoscono nell’affascinante protagonista del romanzo.
A questo punto capisco che posso osare e le chiedo se vuole provare a essere una mia schiava e lei mi dice che non si aspettava una domanda del genere, ma che dato che sono due anni che non ha un uomo per il suo scarso aspetto estetico voleva provare.
Cominciò l’addestramento con la solita prova della castità forzata: le impongo cioè per quindici giorni di non toccarsi, non darsi piacere non masturbarsi in quanto pur essendo una prova dura è molto valida nel testare la forza di volontà di una schiava. Da come la sento la sua capacità di resistenza da questo punto di vista è molto limitata, non ricevendo più un uomo da parecchio tempo la masturbazione è l’unico modo di dare sollievo ai suoi istinti. La resistenza infatti è piccolissima dura meno di due giorni il minimo storico tra le mie schiave allora le ordinò che come punizione deve masturbarsi con la spugna di ferro che si usa per punire le pentole. Il bruciore e l’eccitazione che prova sono intenssisime così come gli umori prodotti.

www.padronebastardo.org

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Mietschulden – Das Wochenende

Danke für Eure Anregungen. Hier nun die Fortsetzung. Viel Spaß beim lesen.
Rob

*******

Die drei Wochen bis zu meinem Treffen mit Bea zogen sich wie Kaugummi. Fast täglich telefonierte ich mit ihr und sie erzählte mir von ihren Wünschen und Phantasien für das bevorstehende Wochenende.
„Wen willst Du denn jetzt mitbringen?“ fragte ich sie am letzten Mittwoch vor dem Wochenende. „Deine Tochter und ihre Klicke habe ja keine Zeit oder Lust!“
„Ich bringe eine Freundin mit. Die ist auch geschieden und hat die Nase voll von den Männern. Ich habe ihr von dem Wochenende erzählt und sie hat ihr Kommen zugesagt. Ich Wunsch währe Marc kennen zu lernen. Geht das?“ fragte Bea
„Wenn sie die Nase von Männern voll hat, wie ist sie den sonst so drauf?“ Fragte ich
„Ich versteh nicht?“ sagte Bea am Telefon.
„Ist sie eine Mimose die Mann nicht anschauen darf, oder vielleicht auch nicht anschauen kann oder kann sie sich für einen harten Männerschwanz begeistern?“
„Oh, da kann ich Dich beruhigen. Susi hatte, im Gegensatz zu mir, nach ihrer Scheidung schon viele Männer gehabt, aber keiner hat ihren Ansprüchen genügt. Sie sucht ‘einen phantasievollen, ausdauernden Mann der nicht nach 10 Minuten abspritzt und dann für den Rest der Nacht nicht mehr zu gebrauchen ist’ Zitat Ende.“
„Wow, da bin ich aber jetzt neugierig geworden. Ich versuche Marc zu erreichen.“
Nach dem Telefonat kramte ich Marcs Visitenkarte heraus wählte seine Nummer.
„Marc Becker“ meldete er sich am Telefon.
„Hallo hier ist Rob. Du hast mich und zwei Damen vor ca. 3 Wochen mit dem Taxi gefahren.“
Es war ein Moment Stille dann hörte ich „Jaaa! Hallo Rob wie geht es Dir? Was machen die Ladies? Was kann ich für Dich tun?“
„Gut soweit. Ich kann Deine Hilfe gebrauchen. Kannst Du Dich auch für ein ganzes Wochenende frei machen? Ich zahle den Verdienstausfall.“
„Wann?“ fragte Marc
„Jetzt ab Freitag.“
„Ja dieses Wochenende geht, nächstes bin ich schon ausgebucht. Wann soll ich wo sein? Muss ich etwas Besonderes anziehen?
Wir klärten die Einzelheiten, ich erzählte aber nichts von Susi.

Am Freitag um 17:00 Uhr hielt ich vor der Tür. Ein kurzer Anruf und schon öffnete sich die Haustür. Susi war eine große, dralle Frau, Anfang Mitte Vierzig, mit kurzen rotbraunen Haaren. Sie trug einen weisen Rock der ihre Rundungen umspielte und dazu ein rot-weiße Bluse mit großen Blumenmotiven. In dem extra großen Ausschnitt wölbten sich sehr ansehnliche Brüste. Der Körper wurde von schlanken, muskulösen Beinen getragen, sie trug weiße Sommersandalen mit einem kleinen Absatz.
„Hallo, Du bist also Rob“ sprach sie mich an als sie das Auto erreicht hatte. “Ich bin Susi. Vielen Dank für die Einladung.“
Beide Damen stiegen hinten ein. Auf der kurzen Fahrt sprachen wir über belangloses und banales.
Als wir den Weg zur Jagdhütte hinauffuhren sagte Susi zu mir „Dir gehört das hier. Auf meinen Wanderungen durch den Taunus bin ich schon öfter hier vorbei gekommen.“
Als wir drei das Haus betraten hörte ich von Susi nur ein „Wow ist das groß hier drinnen.“
Ich öffnete die Fensterfront und die Dachfenster damit die Wärme des Sommers entweichen konnte. Bea verstaute derweil die mitgebrachten Lebensmittel, während Susi immer noch sprachlos im Eingangsbereich stand.
„Du weist warum wir hier sind?“ sprach ich Susi an
„Ja, Bea hat mir alles erzählt!“
„Nun K, dann zeig doch mal was Du uns mitgebracht hast.“
„Ja Meister“ antwortete Bea schnell.
„Das ist Susanne, genannt Susi, 43 Jahre alt, geschieden, einen erwachsenen Sohn.“ Bea war inzwischen von hinten an Susi herangetreten und öffnete den Reisverschluss und streifte den Rock herunter. Zum Vorschein kam ein weißer Spitzenslip. Die Bikinizone war sauber rasiert, das Dreieck der verbleibenden dunklen Haare war unter dem transparenten Stoff zu sehen.
„Susi hatte in den Jahren schon mehrere Männer gehabt“ Bea knöpfte die Bluse weiter auf „die sich aber alle Schlappschwänze waren!“ Bea zog Susi die Bluse aus. Der BH passte zum Slip und hatte keine Mühe die großen Brüste in Form zu halten. Erst als Bea den Verschluss öffnete senkten sich die Brüste wurden aber durch die Einlagen in Form gehalten. Die linke Brustwarze wurde von einem Piercing in Form einer Kette die sich um die Warze legt, geziert.
Ich nickte anerkennend „K, Du hast uns einen viel versprechenden Gast eingeladen. Ich habe da aber einen kleinen Makel gesehen…“
„Einen Moment.“ unterbrach mich Susi. Dabei drehte sie sich um, zog den Slip herunter und strecke mir ihr ausladendes Hinterteil entgegen. Zwischen den Beinen wölbten sich ihre blank rasierten Schamlippen hervor.
Diesem Angebot konnte ich nicht widerstehen und zog meinen Mittelfinger durch die feuchte Spalte.
„Bea, Verzeihung K hat mir von Deiner Vorliebe für rasierte Muschis erzählt. Da ich vor Jahren mit die Haare habe entfernen lassen trimme ich nur noch das kleine Dreieck als Wegweiser für unerfahrene Männer, zu denen Du ganz offensichtlich nicht gehörst“
Susi hatte sich wieder umgedreht und während sie sprach ihre Hand auf meinen steifen Schwanz in der Hose gelegt.
„Gut, K führ unseren Gast ins Bad. Ich komme auch gleich, dann können wir schwimmen gehen.“
Die Ladies verschwanden im Bad. In Anbetracht der an mich gestellten Erwartungen habe ich mir für dieses Wochenende die blauen Pillen besorgt. Damit versorgt ging ich auch ins Bad.
K rasierte sich noch mal gründlich die Scham während S sich vor dem Spiegel abtrocknete. Ich trat von hinten an sie heran und legte meinen Arm um ihre Hüfte.
„Na, gefällte es Dir hier?“ fragte ich und schaute ihr über den Spiegel in die vor Geilheit geweiteten Augen. Ich schob meine Hand zwischen ihre Beine, die sie auch bereitwillig öffnete. Meine Finger fanden problemlos Zugang zu dem feuchten Loch und ich bearbeiten sanft den ausgeprägten G-Punkt.
„Mach weiter.“ stöhnte S leise „hör bloß nicht auf!“ Ich erhöhte das Tempo und zwischen ihren Beinen sammelte sich bereits eine kleine Pfütze. Susi fing an zu zittern und ich drückte noch einmal fester auf den Punkt. Als ich meine Finger aus ihrer Scheide zog, spritzte ein kräftiger Strahl gegen den Spiegel. Susi sackte zitternd in meine Arme.
„Na und, hab ich Dir zu viel versprochen?“ fragte Bea als sie aus der Dusche kam.
„Das war schon mal ein guter Anfang.“ schnaufte S.
Ich stellte mich unter die Dusche und Bea seifte mich gründlich ab.

Im Anbau war ein vom Quellwasser gespeistes Schwimmbad, das über Solarflächen auf dem Dach beheizt ist. Im Sommer ist das Wasser dann auf erfrischende 26° aufgeheizt. Ich führte die Damen in die kleine Halle und sprang ins Wasser. Bea folgte mir nach einer Temperaturprobe mit dem Fuß. S setzte sich auf den Rand und steckte nur die Unterschenkel ins Wasser.
Bea war inzwischen zu mir in die Mitte des Beckens geschwommen und schaute sich um.
„Das ist ja toll hier, warum haben wir das beim letzten Mal nicht gesehen?“
„Es muss doch auch noch Überraschungen geben.“ sagte ich mit einem Lächeln.
„Was ist das denn?“ fragte Bea deren Blick in die Ecke neben dem Eingang fiel.
„Das ist eine Liebesschaukel.“
Ich sah einen fragenden Blick.
„Da sind Schlaufen für die Beine, Rücken und Schulter. Da leg ich Dich hinein, die Höhe kann ich einstellen und dann werde ich Dich ficken.“
Bea überlegte einen kurzen Augenblick. „Wenn ich den Kopf nach hinten hängen lassen geht sicher auch ein Deep Throat?“
Susi hatte unser Gespräch inzwischen mitbekommen und drehte sich zur Schaukel um.
„Das wollte ich immer mal ausprobieren.“ sagte sie voll Begeisterung, hob die Füße aus dem Wasser und ging zur Schaukel. Sie sortierte die Schlaufen und setzte sich in die große mittlere Schlaufe. Sie steckte ihre Arme durch den Schultergurt und zog sich hoch.
„Hilf mir bitte mit den Beinen, Bea!“ rief Sie uns jetzt zu.
Wir verließen das Wasser und gingen zu Susi.
„Hat Deine Freundin es verdient, die Schaukel als erste zu probieren?“
„Ja, fick sie als erste, dann kann ich Dich danach schön langsam wieder hoch blasen.“ Ich nickte kurz.
„Susi bist Du bereit alles zu tun was ich von Dir verlange?“
„Ja Meister!“ antwortete S schnell.
„Gut S ich werde Dich jetzt auf der Schaukel ficken.“ Ich hob die Beine in die Fußgurte und platzierte sie in den Kniekehlen. Bereitwillig öffnete Susi sich. Ihre dick geschwollenen Schamlippen leuchteten rosig.
„Ich hoffe Du bist nicht so ausgeleiert von den vielen Schwänzen die schon in Deiner Fotze steckten“ Susi schaute mich böse an, schluckt den Protest herunter und antwortete mit einem devoten „Nein Meister.“
Ich stellte mich zwischen Susis Beine und legte meinen Daumen auf da angeschwollenen Lustknöpfchen. Das Viagra zeigte Wirkung. Ich hatte einen mächtig harten Schwanz. Mit meiner Eichel teilte ich die Lippen und wurde sofort durch eine Bewegung von Susi verschlungen. Gleichzeitig überschwemmte sie mich mit ihren Säften die eine Pfütze zu meinen Füßen bildeten. Ich stieß fest zu und hörte ein kurzes gedämpftes Stöhnen. Langsam zog ich meinen Schwanz aus dem heißen Loch, als meine Eichel mit einem zarten Plopp die Scheide verlassen hatte, kam wieder ein kleiner Schwall ihres Geilsaftes geflossen.
Ich setzte wieder an und stieß erneut hart zu.
“Ja, fester!” schrie Susi
Ich kam dem Wunsch nach, hielt sie an den Hüften fest und stieß wild drauf los. Bea war inzwischen ein Schritt zurück getreten und beobachte die Szene.
S stöhnte und jammerte bei jedem meiner Stöße bis sie die Augen vertrete und sich ihre Hände um die Schlingen verkrampften. Der Orgasmus ließ ihren Körper zittern.
Ich zog mein Glied aus ihr und forderte Bea auf “Saug mir den Saft raus, bitte!”
K kam diesem Wunsch mit Freude nach saugte intensiv an meinem knallhartem Schwanz.
“Der ist total hart und heiß.” nuschelte Bea “Hat dich Susi so heiß gemacht?”
“Nein, ich hab eine Viagra eingeworfen. Zum ersten Mal übrigens. Ich wollte mich nicht von Susi auslachen lassen, von wegen Schlappschwanz und so, aber das Zeug ist Hölle. Ich hab einen Druck und kann nicht spritzen.”
“Komm mit ins Wasser und kühl Dich etwas ab.” sagte Bea mitleidsvoll und wichste dabei kräftig meinen Schwanz
“Nein das Wasser verdampft sonst. Ich leg mich hier auf die Liege.”
Die waagrechte Lage brachte etwas Entspannung und eine kleine Reitstunde von Bea ließ mich endlich abspritzen.
“Dein Schwanz ist so heiß und hart, das müssen wir noch mal mit der halben Dosis ausprobieren.” überlegte Bea während sie noch auf meinem steifen Schwanz saß. Als sie sich erhob, fiel ein dicker weißer Spermaklumpen auf meinen Bauch. Bea beugte sich herunter und schlürfte den Klecks Sahne genussvoll auf.
Susi hatte sich inzwischen aufgerichtet und schaute uns zu.
“Das war schon mal ein guter Anfang für das Wochenende” sagte sie frech “Ich hoffe Du hast Dein Pulver noch nicht verschossen.”
“Ich denke wir sollten etwas essen. Ich erwarte ein frivoles Outfit”
K und S verschwanden im Bad, während ich noch einmal schnell ins Wasser sprang.
Als ich kurz darauf in den Wohnraum trat waren die Ladies mit Tischdecken und Zubereitung einer kleinen Abendmalzeit beschäftigt.
Ich schenkte drei Gläser Champagner ein und reichte diese an Bea und Susanne.
“Auf ein schönes Wochenende.”
Bea hatte sich ein superkurzes schwarzes Minikleid übergezogen. Ihre Warzen drückten sich aufregend durch den Stoff. Ein schneller Griff an ihre Maus bestätigte meine Vermutung, dass diese Kleidchen das einzige war was sie anhatte.
Susi hatte nur eine weiße Spitzenkorsage mit Büstenhebe an. Ihr schwarzes Dreieck zeigte auf die rot geschwollenen Schamlippen.
Ich hatte versucht meinen immer noch steifen Schwanz unter einer weiten Boxershorts zu verbergen.
“Hallo, unserem Gastgeber gefällt das was er sieht!” kommentierte Susi mein Outfit
“Es wird Zeit, dass Du etwas in den Mund bekommst. So lange Bea noch das Essen vorbereitet kannst Du dich im Flötenspiel üben.” Ich zog den Bund meiner Shorts über meinen Schwanz und drückte Susis Kopf zu meinem Schoß. Diese ging auch brav vor mir auf die Knie und blies genussvoll meinen Schwanz während Bea die Teller mit den Leckereien auf den Tisch stellte.
Ich folgte Ihr zum Tisch und setzte mich auf den Stuhl. Meine Hose klemmte immer noch unter meinem Schwanz. Bea nutzte die Situation aus und setzte sich wieder auf mich. Ihre Muschi war immer noch heiß und feucht und mein Schwanz war sofort in Ihr verschwunden. Sie legte ihren Kopf auf meine Schulter und flüsterte “Ich möchte Dich nicht mit Susi teilen. Ich bin so geil, ich will Deinen harten Schwanz die ganze Zeit in mir spüren. Bitte!” Dabei spannte sie rhythmisch ihre Muskulatur an und massierte so meinen Schwanz.
“Habe Geduld, Marc kommt gegen 10 und bleibt bis Sonntag.”
Bea strahlte mich an und gab mir einen schnellen Kuss auf den Mund. Sie kletterte von meinem Schoß und setzte sich auf einen Stuhl neben mich.
“Schau mal, ich hab wieder die Rosetten an.” Bea zog das Kleid herunter und ließ die Brüste heraushängen. So setze sie sich an den Tisch und steckte sich ein Häppchen in den Mund.
Susi hatte sich längst bedient und kaute mit großem Appetit.
“Erzähl man von Deinen Sexleben.” animierte ich Susi “Was war denn bisher der beste Sex?”
Susi überlegte einen Moment und fing dann an zu erzählen.
“Mein bester Sex war ein richtiger Gang bang in einem Swinger Club. Ich hatte die Auswahl zwischen zehn verschiedenen Männern mit großen, langen oder kleinen, dicken Schwänzen. Ich glaube ich wurde mindestens 4 Stunden lang von den Männern in alle Löcher gefickt. Wisst ihr ich habe mir nach meiner Scheidung die Männer immer ausgesucht, sie waren für mich nur Mittel um meine Lust zu befriedigen.”
Bea aß zwischendurch immer mal wieder ein Häppchen und wir unterhielten uns über verschiedene Clubs im Großraum Frankfurt.
Inzwischen hatte die Dämmerung eingesetzt und ich hörte einen Wagen den Weg herauf fahren. Mit dem Ellenbogen stieß ich Bea sanft an und flüsterte zu ihr “Marc kommt.”
Da klopfte es auch schon an der Tür. Bea eilte mit hüpfenden Brüsten zur Tür und öffnete diese mit einem freudigen Gesicht.
Als Marc den Raum betrat musterte er freudig Bea. “Hallo Bea wie geht es dir? Wie ich sehe bist du bei deiner Lieblingsbeschäftigung”
“Hallo Marc schön dich zu sehen aber komm doch erst mal herein.”
Bea führte Marc zum Tisch und wir stellten ihm Susi vor
“Susi, das ist Marc. Er wird dir für den Rest des Wochenendes im vollen Umfange zur Verfügung stehen und wir hoffen dass er deinen Anforderungen genügt, aber probier es selbst aus.”
Susi grinste Marc freudig an als sie seinen sportlichen trainierten Körper musterte. “Was ich bisher sehe gefällt mir schon mal sehr gut. Was ist denn in der Hose versteckt?”
Mark grinste sie nur an und öffnete den Gürtel seiner Jeans. Das war für Susi das Zeichen einen Schritt um den Tisch zu gehen, um selbst Hand an zu legen.
“Ah, das fühlt sich aber gut an, ich hoffe der wird noch ein wenig härter aber ich denke dass wir zwei uns schon gut verstehen werden.”
Ich füllte inzwischen für Marc ein Glas Sekt und reichte es ihm.
“Auf ein schönes Wochenende.”
Wir prosteten uns zu. Susi nahm Mark jetzt vollständig in Beschlag und führte ihn mit geschmeidig schleichenden Schritten zur großen Liegefläche. Dort angekommen gab sie ihm einen Stoß und Mark ließ sich bereitwillig auf das Lotterbett fallen. Mit wenigen Griffen hatte sie seinen Slip ausgezogen und mit einem wolllustigen Stöhnen verschlang sie seinen halb steifen Schwanz. Für die nächste Zeit waren die beiden beschäftigt.

Bea und ich erledigten die Hausarbeit und verzogen uns dann ins Bad.
“Ich möchte heute von dir anal verwöhnt werden. Ich habe die ganze Woche mit einem Dildo geübt und mein Loch gedehnt.”
Zwischenzeitlich hatte sie aus ihrer Tasche einen entsprechenden Dildo hervorgeholt und sie schob sich das weiße Ding tief in den Rachen hinein. Danach drehte sich um ein beugte sich vor und streckte mir ihren herrlichen Arsch entgegen. Gleichzeitig führte sie das Gerät in Ihr faltiges Loch ein.
“Schau geht schon wie geschmiert. Lass uns zur Schaukel gehen und dort weiter machen.”
Wir gingen also ins Schwimmbad und Bea setzte sich in die große Schlaufe der Liebesschaukel. Flink hatte sie ihre Beine in die Schlaufen gehängt und legte sich nun weit nach hinten.
„Komm her ich will deinen Schwanz hart lutschen.“
Ich stellte mich an ihren Kopf und sie verschlang sofort meinen schlaffen Schwanz um daran kräftig zu saugen. Ich knetete derweil ihre Brüste und zog an ihren steifen Nippeln. Ihre mündliche Behandlung zeigte Wirkung und schon bald forderte sie mich auf.
“Komm, steckt ihn endlich rein.”
Ich stellte mich zwischen ihre gespreizten Beine und setzte meine Eichel an ihren Schamlippen an. Mit einem kräftigen Stoß war ich in dem nassen Loch verschwunden. Ich wiederholte meine Bewegung und nach wenigen Stößen quiekte sie vor Vergnügen.
“Jetzt nehme endlich das andere Loch!” forderte sie mich auf.
Ich zog meinen Schwanz heraus und verteilte mit meinen Fingern noch ein wenig ihrer Flüssigkeit um die Rosette. Dann setzte ich meine Eichel an das gut geschmiert Loch und drückte vorsichtig dagegen. Ich spürte kaum Widerstand und war schon zur Hälfte in ihr verschwunden.
“Du hast ja richtig viel geübt, das geht ja wie geschmiert.” lobte ich sie.
Sie antwortete nur mit einem tiefen Stöhnen. Langsam zog ich meinen Schwanz wieder aus ihrem After aber nur bis zum Rand der Eichel um dann wieder sanft zu zustoßen. Und wieder hörte ich dieses wollüstig stöhnen. Ich erhöhte mein Tempo und bald rammelte ich wie ein Kaninchen in dieses geile Loch. Bea schrie bei jedem Stoß und bald darauf überschüttete sie meinen Schwanz mit ihren Säften.
Bea hing ziemlich erschöpft in den Seilen der Liebesschaukel. Auch ich brauchte eine Pause. Mit einigen Mühen konnte ich sie daraus befreien und führte sie zu der Sonnenliege am Beckenrand.
“Das habe ich jetzt gebraucht.” schnaufte sie. “Diese drei Wochen Enthaltsamkeit haben mich ganz geil gemacht. Du musst doch viel öfter bei mir nach dem Rechten sehen.”
Nachdem wir beide etwas verschnauft hatten genossen wir noch die Kühle des Schwimmbades.

Susi hat es sich inzwischen mit Marc reichlich vergnügt. Dieser lag ausgestreckt auf der großen Liegefläche und war sichtlich erschöpft. Auch Susi war nicht mehr so ganz frisch, denn Sie kuschelten sich an ihren jugendlichen Liebhaber.
“Ich glaube wir lassen die zwei für heute alleine” flüsterte ich zu Bea, “wir gehen in das kleine Schlafzimmer.”
Bea schaute mich erstaunt an. “Du hast noch einen Raum in diesem Haus?
“Ja da ist ein kleines Schlafzimmer mit einem französischen Bett. Da steht auch noch ganz viel Gerümpel herum, aber wir können dort prima schlafen.” Inzwischen war zur schmalen Tür am Ende der Küchenzeile gegangen und Bea folgte mir in das kleine Zimmer. Ich räumte das Bett ab,
besorgte uns zwei leichte Decken und wir kuschelten uns gemütlich zum schlafen darunter. Nach kurzer Zeit waren wir beide eingeschlafen

Am anderen Morgen wurde ich schon recht früh durch das Zwitschern der Vögel geweckt. Bea schlief noch zusammengerollt neben mir und verströmt einen geilen, fraulichen Geruch der, mich auf dumme Gedanken kommen ließ.
Ich streichelte sanft ihren Rücken über ihren Po und schob meine flache Hand zwischen ihre Schenkel so dass ich mit meinen Fingern ihre Schamlippen berührte. Die nach wie vor vorhandene Nässe ließen meine Finger problemlos eindringen. Bea räkelte sich und öffnete ihre Beine damit ich einen besseren Zugang zu ihrem Schatzkästchen hatte. Ohne die Augen zu öffnen genoss sie meine zärtliche Behandlung.
“Komm schnell steckt ihn rein. Ich brauch das jetzt, schnell komm.” Forderte sie mich auf und streckte mir gleichzeitig ihr Hinterteil entgegen. Dieser Anblick ließ auch meinen Schwanz wieder betriebsbereit werden und ohne weiteres Vorspiel versenkte ich meinen Knüppel in ihrem heißen Loch. Mit langsamen und sanften Bewegungen genossen wir diesen Morgenfick. Ich spritzte meine Ladung tief in sie hinein.
“Lust auf kleine Schweinerei am Morgen?” fragte sie mich.
“Ja klar mit dir immer”
“Dann leck mich jetzt sauber.”
Ich legte mich auf den Rücken und sie schwang sich über meinen Kopf. Langsam senkte sie ihre rosa geschwollene Muschi über meinen Mund und ich schlürfte den Cocktail unserer Säfte aus diesem heißen Loch. Zum Schluss wischte ich mit drei Fingern durch ihre Spalte und verteilte die Flüssigkeit auf ihren Brüsten.
Lass das so. Nicht waschen. Ich will diesen geilen Geruch den ganzen Tag in der Nase haben.

Wir dösten noch eine Weile bevor wir auf standen. Im Wohnraum, auf der großen Liegefläche, lagen Marc und Susi noch eng umschlungen und träumten. Ich öffnete die großen Schiebetüren zur Terrasse während Bea anfing das Frühstück zu bereiten. Es war ein herrlicher Sommermorgen, angenehm warm und ich beschloss das Frühstück auf der Terrasse einzunehmen.

Der Duft von frischem Kaffee durchströmte den Raum und erreichte auch die Nasen unserer Gäste, die da durch langsam zum Leben erweckt wurden. Susi war die erste die sich erhob.
“Na du Unersättliche, wie war’s” fragte ich
“Mark ist klasse! Er hat die richtige Ausdauer! Er hat mich tatsächlich in alle Löcher gefickt und ich war richtig erschöpft danach. Das habe schon lange nicht mehr erlebt. Was habt ihr denn noch getrieben? Ich habe Bea nur noch schreien gehört” fragte sie neugierig.
“Ach nichts Besonderes.” antwortete ich zurückhalten. “Ich habe nur Beas drittes Loch entjungfert. Das war fällig gewesen. Als wir danach zu euch kommen wollten habt ihr schon beide selig geschlafen da sind wir dann auch ins Bett gegangen.”
Mark war inzwischen auch wach geworden und richtete sich auf.
“Mann, wie kann eine Frau nur so unersättlich sein” grummelte er etwas verschlafen vor sich hin. “Ich brauche erst mal richtig starken Kaffee und dann mindestens drei Eier und ein kräftiges Frühstück damit ich den Rest vom Wochenende noch durchhalte.“
“Sollst du alles haben mein Süßer” meldete sich jetzt Bea, die inzwischen mit einem Tablett von der Terrasse zurück kam.
Mit dem Geruch nach Sex und Wollust bekleidet, setzten wir uns an den Tisch auf der Terrasse und frühstückten, mit der Aussicht über die sanften Hügel des Taunus.
“Was wollen wir heute machen?” fragte Mark.
“Ich habe gedacht, wir erholen uns heute Vormittag ein wenig, damit wir nach einem leichten Essen am Abend zum Tanzen fahren können.” sagte ich. “Kennst du eine hübsche Diskothek wo man unsere Mädels etwas frivol ausführen kann?”
“Na klar!” sagte Marc “ist auch gar nicht weit von hier. In einer halben Stunde sind wir mit dem Auto dort hingefahren, aber vor 22:00 Uhr ist da noch nichts los.”
“Oh das hört sich aber interessant an.” fiel Susi in das Gespräch ein. “Wir haben ja noch die ganze Nacht und den Sonntag.” sagte Susi, spreizte die Beine und rieb sich mit den Fingern kräftig durch ihre Spalte. “Meine Muschi juckt schon wieder wenn ich daran denke. Ich brauche bald wieder eine Füllung hier rein.”
Marc verdrehte etwas die Augen und schaute mich erschrocken an. Mit einem leichten Kopfnicken versuchte ich Marc zu beruhigen und deutete ihn an mir zu folgen. Kurz darauf erhob ich mich vom Frühstückstisch und ging ins Bad, Marc folgte mir.
“Haste schon mal die blauen Pillen probiert?” fragte ich Marc.
“Du meinst Viagra? Nein so was habe ich bisher noch nicht probiert.”
Ich zeigte ihm wo mein Vorrat lagerte und gab ihm den Hinweis erst mit einer halben Tablette anzufangen. Ich erzählte ihm von meinem Erlebnis am Vorabend.
“Gut!” meinte Marc “ich probierte gleich eine halbe aus, so wie ich Susi jetzt kennen gelernt habe braucht sie wieder einen harten Schwanz in ihrer Fotze.”
Die Mädels hatten inzwischen den Tisch abgeräumt und es sich auf den Sonnenliegen, die auf der Terrasse standen, bequem gemacht. Als Susi uns gewahr wurde forderte sie Mark auf. “Komm doch mal her mein Schatz ich muss mal sehen was sich so aus dir rausholen kann.”
Marc trottete mit hängendem Schwanz zu Susi und stellte sich neben ihren Kopf. Diese fasste sich sofort das schlaffe Glied und fing an es sanft zu wichsen. Gleichzeitig versenkte sie zwei Finger in ihrer nassen Muschi und masturbierte heftig. Marc zog Susi an den Armen hoch und führte sie zum Terrassengeländer. Er deutete ihr an sich dort festzuhalten und nach vorne zu beugen Gehorsam streckte Susi ihm ihren einladenden Hintern entgegen. Das Viagra zeigte inzwischen Wirkung und Marc versenkte seinen heißen harten Knüppel im Loch dieser dauergeilen Frau. Langsam mit kräftigen Stößen fickte er Susi, die sich bei jedem Stoß vom Geländer ab drückte und so ihren Hintern Marc entgegen schob.
Ich legte mich auf die inzwischen freigewordene Liege neben Bea und wir beide beobachteten diesen fordernden, a****lischen Sex der beiden. Nach einiger Zeit überkam auch Bea die Lust und sie setzte sich rittlings auf meinen steifen Schwanz. Ganz, ganz langsam bewegte sie sich auf und nieder und ich spielte derweil mit ihren harten Brustwarzen.

Bis zum Nachmittag zogen sich unsere Sexspielchen hin und nach einem erfrischenden Bad bereiteten wir uns auf den Abend vor. Die Frauen machten sich für den geplanten Discoabend zurecht.
Mark bot an uns zu fahren. Ich stimmte zu, und übertrug ich ihm die Aufgabe die Lokalitäten für den heutigen Abend auszusuchen, wobei wir erst ein Essen in einem kleinen Restaurant einnahmen um dann zu vorgerückter Stunde in dem Tanzschuppen einzufallen.

Als wir gegen 22:30 Uhr dort eintraten war die Diskothek schon gut gefüllt. Wir fanden noch einen Tisch für uns vier und ich bestellte eine Runde Cocktails zum aufwärmen. Bea und Susi hielt es nicht lange am Tisch sie mussten auf der Tanzfläche ihre Glieder ausschütteln. Dabei tanzten sie sehr verführerisch miteinander so dass sie bald eine große Zahl von Zuschauern hatten. Susi nutzte diese Situation aus und suchte den Körperkontakt zu einigen jungen Tänzer. Sie drückte den Jungs ihren Hintern gegen den Schoß und bewegte sich dann verführerisch auf und nieder. Dadurch rutschte ihr kurzes Sommerkleidchen immer weiter nach oben und entblößte so ihrer Pobanken. Genau wenn diese Situation erreicht war löste sich wieder von ihrem Tanzpartner und das Kleidchen rutschte sofort wieder in die ursprüngliche Position zurück.
Nach drei Tänzen kam Bea zum Tisch und forderte mich zum Tanzen auf. Sie führte mich zur Tanzfläche wo sie sofort zum Klammer Blues überging. Sie drückte ihren Venushügel gegen meinen Oberschenkel und rieb sich daran. Möglichst unauffällig ließ ich meine Hand nach unten gleiten und meine Finger konnten feststellen dass sie, wie beim letzten Mal, auf jede Art von Unterwäsche verzichtet hatte. Meine Fingerspitzen wurden von ihrer nassen Schamlippen geküsst.
“Was hältst du von einem Quicky auf der Toilette?” flüsterte sie mir ins Ohr.
“Diese Idee finde ich hervorragend, doch wir müssen nicht auf die Toilette dahinten gibt es dunkle Ecken dahin können wir uns zurückziehen.”
Langsam tanzten wir in die besagte dunkle Ecke und an einem leeren Tisch blieben wir stehen. Bea legte ihre Arme drauf und streckte mir ihren Hintern entgegen. Ich öffnete meinen Reißverschluss befreite meinen steifen Schwanz und versenkte diesen zwischen den nassen Schamlippen. Ich war so aufgeteilt das es schon nach wenigen Stößen meinen Samen in das heiße Loch spritzte. Auch Bea kam sofort zu einem Orgasmus.
Ich löste mich von ihr und sie ging nur ein Schritt nach vorne dabei rutschte ihr Kleid wieder nach unten.
Sie drehte sich zu mir um und flüsterte mir ins Ohr. “Ich geh jetzt wieder tanzen und lass deinen Saft schön aus mir heraus fließen. Mal gucken ob ein paar Jungs noch geil werden.” Mit diesen Worten dreht sich um und verschwand in der Menge. Ich ging mit eine dicken Beule in der Hose zu unserem Tisch zurück.
Hier saß Susi, von zwei Jungen eingerahmt und ließ sich von diesen begrabschen. Offensichtlich hatte sie noch einen weiteren Cocktail von den Jungs ausgegeben bekommen, denn sie wirke sehr gelöst.
“Hallo Rob” lallte sie “Hast du Marc gesehen? Ich will jetzt seinen harten Schwanz blasen. Hahahaha.” Dann drehte sie sich zu einem ihrer Lover um und versenkte Ihre Zunge in seinem Mund, während der ihre Fotze mit den Fingern bearbeitet.
Ich drehte mich zur Tanzfläche um und suchte nach Marc. Ich erblickte ihn in der Nähe der dunklen Ecke zusammen mit Bea, die ihn mit den Armen umschlungen hatte. Ich ging langsam zur Tanzfläche. Auf halben Weg wurde ich von einer jungen Frau angesprochen.
“Tanzen?”
Ich nickte nur, den bei der Musik die jetzt einsetzte, hätte ich die Antwort brüllen müssen. Die Frau legte ihre Hand auf meine Schulter und wir tanzten klassisch Discofox.
“Ich hab dich in der Ecke gesehen.” Sprach meine Tanzpartnerin ins Ohr, als die Musik leise war. “Das hat mir gefallen. Hast du Lust mit mir zu ficken?” Dabei legte sie Ihre Hand auf meine Hose und massierte meinen Schwanz.
“Wie komm ich zu der Ehre?”
“Ich hab deinen Schwanz gesehen und der gefällt mir und außerdem stehe ich auf reife Männer.”
Sie hatte mich inzwischen in eine andere Ecke der Diskothek geführt, in der sich einige dunkle Nischen befanden. Hier war es auch deutlich leiser, so dass man sich in normaler Lautstärke unterhalten konnte.
“Ich heiße Daggi” stellte sich meine neue Bekanntschaft vor. “Ich bin Rob” antworte ich “Das Angebot gefällt mit!” ich trat einen Schritt zurück und musterte mein Gegenüber jetzt. Daggi drehte sich vor mir langsam um die eigene Achse. Sie war mit einer hautengen Jeans und einem schwarzen, mit goldenen Ornamenten bedruckten T-Shirt bekleidet, das sich an ihren Körper anschmiegte. Nach der Drehung hob sie das Shirt an und präsentierte mir ihre runden festen Titten.
“Na? “ fragte sie während sie das T-Shirt wieder herunter zog, “bist du jetzt von dem Angebot überzeugt?”
“Ja, durchaus nicht abgeneigt. Für ein Quicky bist Du mir zu schade. Hör zu und entscheide dann. Ich bin mit Freunden hier. Wir machen ein Sexwochende in meiner Hütte im Taunus und vergnügen uns hier ein wenig. Wenn Du möchtest bist du eingeladen den Rest des Wochenendes mit uns zu verbringen. Ich lasse dich am Nachmittag wieder hier hin bringen.
Daggi schaute mich mit großen Augen an. “Seit ihr Swinger? So was wollte ich schon immer mal erleben. Man hab ich ein Glück! Ja ich komme mit.” plapperte sie freudig erregt weiter.

Wir gingen zusammen zu unserem Tisch. Auf dem Weg dorthin, fing mich Marc ab. “Du Rob, ich habe zu meiner Entlastung für Susi zwei meiner Freunde organisiert. Für die leg ich meine Hand ins Feuer. Geht das in Ordnung wenn die mit kommen?” “Gut, dann sind wir jetzt Sieben. Das ist Daggi, die hat sich auch bei uns eingeladen. Wir müssen jetzt nur noch ein Auto organisieren.” “Kein Problem” sagte Marc “meine Freunde sind mit dem Auto da. Du kannst denen vertrauen.”
Am Tisch unterhielten sich Bea und Susi angeregt mit Marcs Freunden. Als Bea mich sah, strahlte sie mich an. “Rob, können Daniel und Karsten mit kommen? Ich will doch mal mit drei Männern gleichzeitig, bitte.” Schnurrte sie mir leise ins Ohr.
“Wenn ich gleichzeitig mich mit dieser heißen Katze hier vergnügen darf, gerne.” Ich stellte Daggi kurz vor. Mark hatte inzwischen schon alles organisiert und wir fuhren zur Hütte zurück.

Beim betreten des Hauses blieb Daggi der Mund offen. “Das mit der Hütte ist ein wenig untertrieben, oder? Wo kann ich mich den frisch machen?”
“Dort hinten, Bea zeigt es dir.”
Bea und Daggi gingen ins Bad als Susi, gestützt von den zwei Freunden ins Haus geführt wurde. Die Cocktails enthemmten und steigerten ihre Sexlust noch weiter. Ihre Bluse war geöffnet und die Brüste hingen aus dem BH.
“Kommt her Jungs, ich will jetzt endlich eure Schwänze blasen.” Kommandierte Susi laut und tapste zur Spielfläche. Daniel und Karsten bemühten sich Schritt zu halten und stützten sie weiter. Susi setzte sich und schaute zu ihren Lovern hoch. “Los, Hose runter.” Sie schnappte sich den ersten Schwanz und stopfte ihn sich in den Mund. Mit lustvollem Schmatzen saugte sie daran.
Mark hatte inzwischen die Tür geschlossen und die Fenster zur Terrasse aufgeschoben. Eine angenehme frische Brise zog durch den Raum.
“Oh, hier geht es ja schon richtig zur Sache.” Hörte ich eine Stimme hinter mir und drehte mich schnell um. Bea kam mit Daggi aus dem Bad und beide hatten auf ihre Bekleidung verzichtet. Bisher hatte ich Daggi und im Halbdunkel gesehen. Sie war nahtlos gebräunt und mit ihren schwarzen Haaren sah sie aus wie Südeuropäerin. Nur der Schamhügel war etwas heller als der Rest ihrer Haut. Daggi blieb auf halbem Weg stehen und drehte sich noch mal langsam um.
“Ich hab sie gerade frisch rasiert” flüsterte mir Bea zu. “Was machst du mit uns, Daggi ist genau so geil auf dich wie ich. Sie ist schon richtig nass!”
Jetzt ging Bea weiter zu Mark. “Komm mit ins Bad. Du bist mir noch was schuldig.” Sie fasste ihn an der Hand und führte ihn aus dem Raum während Daggi langsam wie eine Katze herangeschlichen kam.
“Und, entspricht das Angebot noch den Erwartungen?” fragte sie und öffnete dabei meine Hose.
“Ja, besonders nach der kleinen Korrektur.” Dabei legte ich meine Hand auf die frisch rasierte Scham und ließ meine Finger in die nasse Spalte gleiten. Als ich mit der Fingerkuppe ihren Kitzler berührte zuckte Daggi kurz zusammen. Sie öffnet ihre Beine und ich konnte meinen Mittelfinger vollständig ich ihrem heißen Loch versenken. Daggi legte ihre Arme um meinen Hals und drückte ihren geöffneten Mund auf meine Schulter um den Lustschrei zu unterdrücken. Dann wurde sie von ihrem ersten Orgasmus geschüttelt.
“Hallo meine heiße Katze. Das fühlt sich aber gut an.” Ich legte meinen Arm um ihre Schulter und führte sie in das Schwimmbad zur Liebesschaukel.
“Oh, das wird ja immer besser hier.“
Daggi setzte sich sofort in die große Schlaufe und legte ihre Beine in die Beinschlaufen. „Bitte fick mich endlich!“ flehte mich Daggi an. Ich zog mein Shirt aus uns streifte meine Hose samt Slip herunter. Mit steil aufgerichtetem Schwanz stellte ich mich zwischen ihre Beine.
Daggi hatte mich nicht aus den Augen gelassen. Als ich zwischen ihren Beinen stand, fing sie an zu schaukeln und stieß mit ihren Schamlippen gegen meine Eichel. „Bitte komm da jetzt rein!“ flehte sie und zog mit den Fingern ihre Schamlippen auseinander.
Ich hielt mein Opfer am Becken fest und drang langsam mit meiner Eichel in ihre Scheide ein. Mein Schwanz wurde von ihrer Nässe überschwemmt. Daggi wurde ungeduldig und bewegte ihr Becken. Ich erlöste sie von ihren Leiden und stieß zu. Daggi stieß einen spitzen Schrei aus und zog danach die Luft scharf ein. Ich zog meinen Schwanz langsam wieder zurück und stieß erneut zu. Dieses Mal war ihr Schrei kerniger. Ich wiederholte meine Aktion noch 3- oder 4-mal bis Daggi stöhnte „Verdammt ich komme!“
Ich zog sofort meinen Schwanz aus ihrem heißen Loch und Daggi spritze mir ihren Orgasmus hinterher. Ein dicker Strahl klarer Flüssigkeit traf mich auf den Bauch. Daggi zitterte am ganzen Körper und atmete in kurzen heftigen Zügen. „Scheiße …, das war … nicht geplant. Ich wollte doch ganz lange gefickt werden.“
„Der Tag ist doch noch lange und ich habe noch nicht abgespritzt.“ sagte ich.
Wortlos zog sich Daggi aus der Liebesschaukel hoch. „Setz du dich mal rein“ kommandierte sie. „Ich werde deinen Schwanz jetzt lutschen bist du kommst und ich will es schlucken!“
„Okay“ sagte ich langgezogen und machte es mir in der Schaukel bequem. Daggi umfasste meinen Schwanz und bewegte ihre Faust langsam auf und ab. Gleichzeitig umschloss sie die Eichel mit dem Lippen und saugte daran. Mir wurde schwarz vor Augen und mein Schwanz schwoll weiter an. „Ich komme“ presste ich nach kurzer Zeit heraus und schon spritzte ich die erste Ladung in Daggies Rachen. Die schluckte alles brav herunter. „Danke!“ sagte sie.

Bea hatte sich inzwischen von Marc unter der Dusche verwöhnen lassen. Eine sanfte Wäsche und Analdehnung war die Vorbereitung für ihren Höhepunkt des Abends.
Daniel und Karsten sind, wie sie später berichteten, mit Susi auf ihre Kosten gekommen. Oder vielleicht Susi mit ihnen. Jedenfalls haben beide sie nacheinander und gleichzeitig in alle Körperöffnungen gevögelt, bis Susi erschöpft, vom Sex und Alkohol benebelt, eingeschlafen ist.

Susi lag zusammen gerollt in der Ecke der Spielwiese und auf der anderen Hälfte wurde Marc gerade von Bea beritten. Karsten und Daniel knieten neben ihnen und befingerten Beas Brüste und Poloch.

Daggi schaute fasziniert auf das Treiben der Vier auf der Couch. „Das will ich auch, von 3 Männern gleichzeitig gevögelt werden!“

Bea hatte sich inzwischen auf Marcs Bauch gelegt und strecke ihren Hintern einladend in die Höhe. Ich glaube es war Karsten, der die Einladung annahm und seinen Schwanz vorsichtig gegen das Poloch drückte, bis Bea sich entspannt und ihn in sich auf nahm. Jetzt fehlte nur noch Daniels Schwanz in ihrem Mund und Bea hatte ihre Tochter eingeholt.

Daggi schaute fasziniert zu und fingerte dabei ihr Fötzchen. „Ich bin schon wieder total nass wenn ich das sehe.“ Sagte sie zu mir, als ich ihr ein Glas Champagner reichte.
„Las mich mal probieren.“ Ich ging vor Ihr in die Hocke und Daggi stellte ein Fuß auf den Stuhl und drückte mir ihre nasse Muschi auf den Mund. Ich ließ meine Zunge durch die Spalte gleiten und Daggis Körper zitterte vor Erregung. Sie trat schnell einen Schritt zurück und schon gab es wieder einen kleinen Wasserfall.
„Oh meine Gott, schon wieder“ murmelte sie und presste ihre Hand auf die Schamlippen.

Inzwischen war auf der Couch Ruhe eingekehrt. Bea hatte sich verausgabt. Die Schwänze der Jungs hingen schlaff herunter und alle drei machen sich über die Getränke her.
„Hört mal zu Jungs“ sagte ich „Daggi wünscht sich auch einen Gang-bang wie Bea.“
„Lass uns nur mal kurz verschnaufen.“ antwortete Marc.
„O.k.!“ Überlegte ich laut. „Dagmar soll uns erst mal zeigen was sie so zu bieten hat.“
Daggi, die unsere Unterhaltung mit verfolgt hat, stellte ihr Glas auf den Tisch und bewegte sich tanzend durch den Raum.
„Schaut her Jungs. Seht ihr meine Muschi? Die wartet nur auf eure harten Schwänze!“ Dagmar ging in tief die Hocke und spreizte die Beine und präsentierte uns Ihre geschwollene nasse Spalte. Dabei tropfe es schon wieder auf den Boden.
Daniel war inzwischen zu ihr gegangen und legte von hinten seine Hand auf ihre Schulter.
„Meine Süße.“ flüsterte er halblaut in ihr Ohr „ich bin eben etwas kurz gekommen vielleicht kannst du schon mal bei mir Hand anlegen.“ dabei rieb er seinen Schwanz an ihrem Oberarm. Daggi verstand sofort und fasste sich das harte Glied. Mit sanften Bewegungen rieb sie diesen Liebesbolzen. Daniel ließ zum Ausgleich dafür seine Hand zwischen ihre Beine gleiten und fingerte ihre tropfende Spalte.

Auch die anderen Jungs hatten sich inzwischen erholt mischten sich in das Geschehen ein. Daggi wurde zur Couch geführt und nachdem sie sich gesetzt hatte war ihr Mund in der richtigen Höhe um nacheinander alle drei Schwänze zu lutschen. Dies tat sie mit einer Ausdauer und Hingabe dass es eine wahre Lust war dieses Schauspiel zu beobachten.
Bea war zu mir gekommen und setzte sich auf meinen Oberschenkel. Aus ihren Löchern floss der Samen der beiden Liebhaber.
„Das mit den drei Männern war toll, aber das war mir doch einer zu viel. Ich konnte mich gar nicht richtig konzentrieren.“ flüsterte sie mir ins Ohr. „Einer reicht mir aber zukünftig.“
Daggi hatte sich auf die Couch fallen lassen und Daniel kniete zwischen ihren geöffneten Beinen um seinen knüppelharten Schwanz in ihr Loch zu schieben. Marc und Karsten knetete derweil ihre Brüste und ließen sich abwechselnd ihre Schwänze lutschen. Dieses Schauspiel wiederholte sich mit wechselnden Akteuren. Bea und ich verzogen uns in das kleine Schlafzimmer wo wir sehr bald zur Ruhe kamen.

Als ich erwachte stand die Sonne schon hoch am Himmel. Bea war auch schon aufgestanden. Sie stand unter der Dusche und spülte mit dem Brausekopf ihre Scheide.
„Ich bin doch tatsächlich wund gevögelt.“ Sagte sie etwas leidvoll zu mir. „Hast Du noch das Gel?“
Ich gab ihr die Tube. „Soll ich es Dir auftragen? Fragte ich
„Nein, bloß nicht, dann lauf ich wieder aus und das brennt.“
„Mach uns doch schon mal einen Kaffee.“ Mit diesen Worten schob sie mich aus dem Bad.

Als ich den Wohnraum betrat stand Susi an der Küche und füllte sich ein Glas mit Wasser.
„Hast Du Aspirin?“ fragte sie mit leidvoller Miene. Auch Ihr konnte geholfen werden.
Auf der Couch schliefen nur Marc und Karsten, von Daggi und Daniel war nichts zu sehen. Erst ein Blick ins Schwimmbad brachte Klarheit.
Wie ich später erfuhr konnte die Beiden nicht genug von einander kriegen und haben sich auf der Liebesschaukel ausgetobt. Eine kurze Bettruhe haben sie dann auf den Liegen gefunden. Beide waren aber sehr angeschlagen.

Nach einem späten Frühstück, es war bereits 14:00 Uhr, waren dann alle wieder ansprechbar und die nächtlichen Kampfspuren waren versorgt. Daggi und die Jungs bedankten sich überschwänglich für DIE Nacht und fuhren gemeinsam nach Hause.

Marc hatte sich rührend um Susi gekümmert. Beide wollten den Nachmittag noch miteinander verbringen und verabschiedeten sich auch.

Der Wagen von Marc war kaum außer Sicht, da stand Bea mit 2 Gläsern Champagner neben mir.
„So!“ sagte sie bestimmt „ich habe am Montag frei und ich denke Du kannst das auch ein einrichten. Ich will jetzt von Dir richtig lange durchgefickt werden und DIE wird mir dabei helfen.“ Mit diesen Worten schob sie mir eine blaue Tablette in den Mund und trank ihr Glas aus.
„Schluck runter und trink Dein Glas aus.“
Sie trat einen Schritt zurück, senkte ihren Kopf und legte die Hände auf den Rücken. “Was befiehlt ihr Meister?”
Ich musste erst einen Moment überlegen weil ich mit diesem Spiel gar nicht gerechnet hatte.
“Nun gut. Dann lass mal sehen was du so zu bieten hast! Los zeig mir deine Titten.” Sagte ich streng.
K Griff in das Kleid und befreite ihre Titten. Sie hatte wieder die Nippel Rosetten angezogen. Schnell griff ich mir ihre Nippel und zog kräftig daran. Bea saugte die Luft scharf ein gab aber sonst keinen weiteren Ton von sich.
“Los zeige mir dein Fotze. Bist du schon wieder nass?”
“Ja Meister, ich bin immer nass wenn ihr mich anfasst.” Antwortete sie laut mit gesengtem Kopf. Dabei spreizte sie ihre Beine und öffnete mit den Händen ihre Schamlippen. Als sie diese auseinander zog fielen einige Tropfen ihres Geilsaftes auf den Boden.
“Ah, ich sehe schon Du kannst es wieder gar nicht erwarten bis ich ihr dein nasses Loch stopfen.”
Ich drehte mich um und ging ins Bad. Bea folgte mir und als ich im Bad angekommen war stellte sie sich wieder mit gespreizten Beinen vor mich. Aus einem Schrank holte ich eine Pappschachtel mit japanischen Schriftzeichen. Ks Augen leuchteten und ihre Mundwinkel zuckten kurz zu einem Lächeln. Ich entnahm der Schachtel die beiden Metallkugeln und ließ sie durch meine Hände gleiten. Jedes Mal, wenn sich die Kugeln ihre Lage änderten, gab ein einen gedämpften Glockenschlag. Bea zitterte vor Erregung als ich die beiden Kugeln in ihre Scheide einführte. Bei der Berührung mit dem kalten Metall zuckte sie im ersten Moment zusammen ließ aber dann die Prozedur weiter über sich ergehen.
“Spann die Muskeln an und lasse nur nicht herausfallen.” Befahl ich Bea
“Ja Meister“
Offensichtlich hatte Bea ausreichend Übung im anspannen ihre Beckenbodenmuskulatur denn sie blieb mit leicht gespreizten Beinen vor mir stehen. Mit meinen Fingern spielte ich an den hervor stehenden Kitzler. Bea schloss die Augen, zuckte aber nicht einen Augenblick zusammen. Ich nahm mir noch den weißen Vibrator aus dem Schrank.
“Knie dich auf die Couch.” Sagte ich und zeigte mit der Hand auf die Spielwiese im Wohnraum. Bea tippelte mit kurzen Schritten zur Couch, immer bedacht, die Liebeskugeln nicht zu verlieren. Dort angekommen kniete sie sich auf die Sitzfläche und streckte mir ihren Arsch verführerisch entgegen. Dieses Angebot ließ ich mir nicht entgehen und zog den Vibrator durch ihre nasse Spalte. So angefeuchtet setzte ich die Spitze an ihr Poloch an, schaltete ein und mit einem leichten Druck ließ ich den Massagestab in ihrem After verschwinden. Bea stöhnte laut auf als der Stab zur Hälfte in ihr verschwunden war und sich die Vibrationen auf die Kugeln in ihre Scheide übertrugen. Der Erfolg meine Tätigkeit war deutlich sichtbar denn sie tropfte wie ein Wasserfall.
Die optischen Reize hatten dazu beigetragen, dass mein Schwanz wieder mit Blut gefüllt wurde und die Wirkung des Viagras trug dazu bei dass ich wieder ein hartes Rohr hatte. Ich kniete mich nun vor Bea auf die Couch und hielt ihr meinen Schwanz direkt vor die Nase.
“Lutsch meinen Schwanz!” Befahl ich” damit ich dich endlich ficken kann. Du darfst als Belohnung aussuchen mit welchem Loch ich anfangen soll.”
“Ja Meister” nuschelte sie “nimm meine Maulfotze zuerst.”
Ich hielt sie am Kopf fest und fing an mein Glied durch sanfte Stöße immer tiefer in ihren Rachen zu schieben. Schließlich stieß mit meinem Schambein gegen ihrer Nase. Ich hörte nur ein leichtes Würgen von Bea
“Du bist eine richtig geile Sau!” Sagte ich streng zu ihr” und ich liebe geile Säue wie Dich. “
Ich griff über ihren Rücken und zog den Vibrator aus ihrem Poloch.
” Komm lass die Liebeskugeln rausfallen.” Sagte ich sanft
“Nein noch nicht Fick mich erst noch einmal in den Arsch, bitte!”
Ich stieg von der Couch und stellte mich hinter sie. Bea beugte sich weiter hinunter und drückte ihren Hintern mir entgegen. Ihr Poloch war leicht geöffnet und es war für mich ein Einfaches mit meinem steifen Schwanz einzudringen. Mich umfing ein heißes enges Loch und ich spürte die Liebeskugeln die die Unterseite meines Schwanzes massierten. Langsam zog ich mein Glied wieder aus ihrem After um dann noch mal kräftig zu zustoßen. Jeder Stoß wurde mit einem „Ja“ begrüßt.

„So!“ sagte ich „genug gearbeitet.“ Ich löste mich von Bea und legte mich auf die Liegefläche der Couch. „Du bist dran, Bea!“
„Ich werde euch weiter bedienen, Meister.“ Sie wollte offensichtlich das Rollenspiel fortsetzen.
„Meister, holt bitte die Kugeln aus meiner Fotze, damit ich mit meinen Schamlippen euren Schwanz küssen kann.“
Sie hatte sich inzwischen über meine Beine gekniet und ich hielt meine Hand unter ihre Fotze. Schon drückte sie die erste Kugel heraus.
„Leck sie sauber.“ Ich hielt Bea die Kugel vor den Mund und sie saugte diese sogleich mit dem Mund auf. Bea schloss genussvoll die Augen, und ließ die Liebeskugel wieder in meine Hand gleiten.
Die zweite Kugel, die im Anschluss in meine Hand gelegt wurde leckte ich selbst ab.
K hatte ich jetzt auf meinem Schwanz nieder gelassen. „Der ist wieder total dick und heiß. Das Viagra ist ein Teufelszeug aber geil wenn Du so lange durch hältst.“ Bea beugte sich zu mir herunter und versengte ihre Zunge in meinem Mund. Während des Kusses bewegte sie ihren Unterkörper weiter auf und ab.
„Das könnte ich stundenlang machen.“
„Dann mach es doch.“ Ich gab mich meinem Schicksal hin. Beas Muschi hatte inzwischen so viel Flüssigkeit produziert, dass ich schon richtig in Nassen lag.

„Ich muss was trinken, lauf nicht weg.“ Bea sprang auf und holte aus dem Kühlschrank den Champagner. Als sie zur Couch zurück kam, setzte sie sich wieder direkt auf meinen Schwanz. Sie öffnete die Flasche und trank einen großen Schluck direkt aus der Flasche. Beim absetzen sprudelte etwas aus der Flasche und lief zwischen ihren Brüsten in Richtung Bauchnabel.
„Ich hab eine Idee!“ gluckste sie „Willst Du auch einen Schluck?“ Sie erhob sich und rutschte auf Knien zu meinem Kopf. Vorsichtig setzte sie sich auf meinen Hals, so dass ihre Muschi vor meinem Mund war.
„Mach den Mund auf.“ Sagte sie nur und goss langsam den Champagner zwischen ihre Brüste. Dieser lief schäumend über den Bauch und die Rinnsale sammelten sich in ihrem Schritt um von dort in meinen Mund zu fließen. Um an den letzten Tropfen dieser köstlichen Erfrischung zu gelangen leckte ich durch ihre Schamlippen.
„Deine Fotze glüht richtig. Da müssen wir unbedingt etwas gegen unternehmen. Setz Dich mal auf den Tisch.“
Bea setzte sich artig auf die Tischkante und ich ging mit der Champagner Flasche zu ihr.
„Ich werde jetzt der heißen Katze hier etwas zu trinken geben und dann jage ich sie in den Orgasmushimmel.“ Erklärte ich meinen Plan.
Vorsichtig setze ich die Öffnung der Flasche an ihren Schamlippen und mit leichten Drehungen verschwand der Flaschenhals tief in der Scheide. Bea beobachte mein Tun genau. Ich hielt die Flasche fest und ging in die Hocke. „Achtung!“ Ich kippte die Flasche nach oben und brachte meinen geöffneten Mund nahe an die Muschi. Als der Champagner anfing heraus zu sprudeln, zog ich die Flasche heraus und stülpe meinen Mund über das nasse Loch.
Bea quietschte vor Vergnügen. Nachdem der Quell versiegt war, stellte ich mich zwischen ihre Beine und drückte sie auf den Tisch. Die Höhe des Tisches brachte ihre Fotze genau in Höhe meines Schwanzes und ich versenkte meinen heißen Schwanz in das abgekühlte Loch. Nach den ersten genussvollen Stößen erhöhte ich das Tempo und ich fickte Bea schnell und hart.
„Ich komme gleich.“ Stöhnte ich.
„Ja, segne mich mit deinem Sperma.“
In diesem Moment zog ich meinen Schwanz aus der Fotze und der erste Strahl ging bis zu Kinn. Weitere folgten und verteilten sich über Brüste und Bauch. Bea fing an das Sperma auf Brust und Bauch zu verreiben. „Ich liebe diesen Geruch.“
Ich hatte mich auf den Stuhl gesetzt und betrachtet die pulsierenden Schamlippen vor meiner Nase, zwischen denen immer noch Flüssigkeit heraus quoll. Ich konnte nicht umhin diese Köstlichkeit aufzulecken und rieb mein Gesicht darin.

„Ich hab Hunger.“ Sagte Bea, nachdem sie etwas verschnauft hatte. „Ich habe Lust auf Pizza, können wir uns was kommen lassen?“
„Hm, so langsam kann ich auch was essen. Pizza bringen geht nicht, die finden den Weg nicht. Aber wir können runter in den Ort, da ist eine kleine Trattoria, die haben auch Pizza.“ Überlegte ich laut. „Und wir machen uns einen frivolen Spaß daraus. Zieh nur das Kleid an, mach dich nicht sauber. Ich zieh auch nur Hemd und Hose an.“

Bea band sich die Haare mit einem Gummi zusammen und zog das Schwarze Kleid mit den dünnen Trägern wieder an. Die Nippelrosetten drückten die Brustwarzen durch den dünnen Stoff und von oben konnte jeder Kellner bis zum Schoß schauen. Ich zog eine helle Leinenhose an, in der mein Schwanz ausreichen Platz hat und ein leichtes Hemd, welches ich nur Hälfte Zuknöpfte.
Wir gingen zu Fuß den direkten Weg über einen schmalen Pfad ins Ort und erreichten nach einer viertel Stunde das kleine Lokal. Die Inhaber, ein italienisches Ehepaar betreiben das Restaurant schon lange, aber sonntags, um 20 Uhr sind hier nur wenige Gäste. Wir suchten uns einen Tisch in der Mitte des Raumes aus.
Die Wirtin, ein dralle Italienerin mit ausgeprägte Oberweite brachte und sofort die Karte. Sie stand neben Bea und schaute mich an. “Was möchten sie trinken?“ fragte sie mich. Dabei stieg ihr wohl das „Sperma Parfüm“ von Bea in die Nase, denn ihre Nasenflügel öffneten sich.
„Bringen sie uns bitte eine große Karaffe Rotwein und eine große Flasche Wasser.“ Sagte ich lächelnd zu ihr. Ich wusste von früheren Besuchen, das sie hier einen ordentlichen Wein aus familiärer Produktion ausschenken, kein Spitzenprodukt, aber handwerklich gut gemacht.
„Sehr gerne.“ Sagte sie und ging zur Theke. Sie war mit einem knielangen dunklen Rock, der von einer weinroten Kellnerschürze fast vollständig bedeckt war, bekleidet. Darüber trug sie ein eng anliegendes schwarzes T-Shirt mit V-Ausschnitt, welche ihre großen Brüste noch betonte. Die Träger ihres BH zeichneten sich darunter ab.
Die Speisekarte war schnell gelesen und wir entschieden uns beide für eine Pizza mit Schinken und Ruccola. Schon bekamen wir den Wein serviert und die Wirtin stellte bei Bea die Gläser hin. Auffällig war, dass sie näher an Bea herantrat als das notwendig war. Als sie sich wieder aufrichtet drückten ihre Nippel durch den Stoff des T-Shirts. Jetzt bekam ich die Gläser gereicht und auch ich wurde dabei unauffällig berochen. Zum Abschluss bekamen wir beide noch einen Schluck unserer Getränke in die Gläser gefüllt.
„Haben sie schon etwas zum Essen ausgesucht?“ fragte sie mit erröteten Wangen und immer noch steifen Nippel. Sie notierte unsere Bestellung und verschwand wieder hinter der Theke. Auf dem Weg dorthin rieb sie die Beine gegeneinander, wie ein kleines Mädchen, das dringend zur Toilette muss. Kurz darauf brachte sie uns Brot und Oliven. „Ist der Wein gut?“ fragte sie.
„Ja Prima, wie immer.“
„Ich habe sie schon lange nicht mehr bei uns gesehen, von daher freue ich mich sie in so charmanter Begleitung zu sehen.“ Sie nutzte das Gespräch um weiter unseren Duft aufzunehmen, ihre Brustwarzen drückten sich noch stärker durch BH und T-Shirt. Sie lächelte mich an und verschwand in der Küche.
Ich nutzte die Wartezeit und tauschte mit Bea Zärtlichkeit aus. Die Nippel, welche sich gestützt durch die Rosetten, durch den Stoff des Kleides drückten reizten mich besonders. Mehrfach ließ ich die Rückseiten meiner Finger darüber gleiten.
Auch Bea war nicht untätig und spielte mit ihren nackten Füßen an meinen Beinen und später massierte sie mit den Zehen meinen Schwanz durch die Hose.
Unsere Spielereien blieben nicht unbeobachtet.
Unsere Pizza kam und ich hatte den Eindruck, dass heute besonders viel Belag darauf war. Wir aßen mit großem Appetit und bemerkten gar nicht, dass wir noch die einzigen Gäste waren.
„Dürfen wir Sie zu einem Glas Wein einladen?“ Die Wirtin und ihr Mann kamen zu uns an den Tisch und hatten eine Flasche Wein und 4 Gläser mitgebracht.
„Wir möchten uns bei Ihnen bedanken.“
„Bedanken? Wofür?“ fragte ich
„Ja, das ist so“ stammelte sie und suchte die Worte „dürfen wir uns zu Ihnen setzen?“
„Bitte, gerne.“
„Das ist mein Mann, Francesco und ich heiße Concetta.“ Stelle sich die Wirtin vor, während ihr Mann die Flasche öffnete und die Gläser füllte.
„Das ist Bea und mein Name ist Rob.“ Wir stießen mit dem Wein an.
„Oh, der Wein ist aber besonders gut.“ Lobte ich
„Ist auch mein Wein. Habe ich gemacht in Italia. Nur wenig Flasche nicht verkaufen nur für besonder Gast.“ Erklärte Francesco etwas gebrochen.
„Vielen Dank. Was verschafft uns also die Ehre?“
„Wir haben eben, seit langer Zeit, wieder sehr viel Spaß gehabt.“ Erklärte Concetta verlegen.
„Bunga-Bunga, Du verstehn?“ lachte Francesco
Mir huschte eine lächeln des Verstehens über das Gesicht.
„Wie haben wir dazu beigetragen?“
„Das Parfüm von Bea hat mich total erregt. Ich brauchte sofort meinen Mann.“ Erklärte die Wirtin immer noch sichtlich verlegen.
„Ich sage auch Danke. Wir hatte schon lange kein Sex.“ Francesco prostete uns zu.
„Wie heißt das Parfüm? Wo kann ich das kaufen?“ fragte Concetta nun Bea. Die lachte laut los.
„Das gibt es nicht zu kaufen und es ist auch keine Parfüm.“ Antworte Bea und Concetta schaute sie verwirrt an.
„Das ist Sperma von Rob vermischt mit meinem Mösensaft und meinem Schweiß. Wir hatten heute Mittag ein großes Bunga-Bunga und sind absichtlich ungewaschen zum Essen gegangen. Das wir so einen schönen Erfolg damit hatten freut uns sehr.“ Erzählte Bea und Francesco und Concetta hörten nur fasziniert zu. Concetta dachte einen Moment über das gesagte nach „da kann ich ja…“ sie griff sich unter den Rock zwischen die Beine und zog dann ihre feucht glänzende Hand wieder hervor. Vorsichtig roch sie an den Fingern und verteilte dann die Feuchtigkeit auf dem Unterarm, wie zur Parfümprobe.
„Hm, ja, riecht interessant.“ Sie hielt den Arm Bea unter die Nase, die sofort eine Duftprobe davon nahm.
„Hallo! Ich kann dich jetzt verstehen! Das riecht ja noch viel aufregender als bei mir.“ Bea roch noch einmal am Arm und rutschte dann unruhig auf dem Stuhl herum. „Ich werde gerade richtig geil.“ Sagte sie halblaut.
„Concetta möchtest Du noch einmal bei mir riechen?“ Bea streifte die Träger des Kleides herunter und streckte Concetta ihre Brust entgegen die sich auch zu Bea herüber beugte.
„Nicht mehr so intensiv aber immer noch sehr erregend.“ Concetta lehnte sich auf dem Stuhl zurück und schloss die Augen. „Dai! Francesco“
Bea war inzwischen aufgestanden und kam zu mir. Sie griff meinen Kopf und küsste mich verlangend. „Fick mich mit den Fingern, sofort, sonst werde ich verrückt.“ Sie stellte sich mit gespreizten Beinen über meine und versengte ihre Zunge wieder in meinem Mund.
Ich suchte ihr Fotzeloch und versenkte sofort zwei Finger darin. Sie war extrem nass und drückte ihre Vulva gegen meine Hand. Bea legte den Kopf in den Nacken und stöhnte.
Auch Francesco hatte zu Concetta gefunden und bekam von seine Frau seinen Schwanz geblasen, während er seine Hand in tief ihrem Ausschnitt steckte und die Brüste massierte.
„Halt! Stopp!“ rief ich und alle schauten mich erstaunt an. „So geht das nicht, wir wollen alle was davon haben. Concetta zeig dich deinem Mann. Mach ihn heiß, stripp für ihn, hol dir sein Parfüm. Wir sind dein Publikum.“
Zur Unterstützung stellte sich Bea neben Concetta und verstärkte mit ihrem „Parfüm“ die Wirkung meiner Worte.
Die dralle Italienerin stand ruckartig auf und schob ihren Mann auf den nächsten Stuhl. Dann stellte Sie einen Fuß auf die Stuhlkante zwischen seinen Beinen und begann langsam den Rock über das Knie zu ziehen. Als der Saum die Mitte des Oberschenkels erreicht hatte, hielt sie inne und mit einer schwungvollen Bewegung zog sie das T-Shirt aus. Ihre Brüste wurden von einem knappen BH gehalten und nachdem sie den Verschluss geöffnet hatte wurden ihre Handteller großen Warzenhöfe mit den dicken festen Warzen sichtbar. Trotz ihrer Größe waren die Brüste in guter Form. Ich hatte große Lust mein Gesicht darin zu vergraben, aber Francesco hatte den gleichen Gedanken. Er packte die Lustkugeln seiner Frau, drückte sie zusammen und saugte an beiden Brustwarzen gleichzeitig. Concetta legte ihren Kopf in den Nacken und genoss die Behandlung.
Als Francesco dann seine Hand unter den Rock schob und ihre Nasse Spalte bearbeitet, öffnete Concetta den Reißverschluss am Rock und zog diesen vollständig aus. Ihre Beine steckten in halterlosen Strümpfen, auf ihr Höschen hatte sie offen sichtlich nach dem Quicky in der Küche verzichtet.
Francesco hatte ebenfalls seine Hose samt Unterhose ausgezogen und setzte sich mit großem Ständer wieder auf den Stuhl. Darauf hatte Concetta gewartet, denn sie drehte sich um und setze sich auf den Schwanz ihres Mannes. Ein kurzer Griff zwischen die Beine und der Lustbolzen war an seinem Platz. Nachdem sie sich aufgerichtet hatte konnten wir auch ihre schwarz behaarte Muschi sehen. Ein Teil der Haare glänzte vor Nässe, als sie mit langsamen Bewegungen den Schwanz ihres Mannes in ihrem Unterleib rotieren ließ. Francesco hielt sie fest und knetete ihre Brüste. Beide hatten als um sich herum vergessen.
Bea hielt sich an einer Stuhllehne fest und strecke mit ihren süßen Arsch entgegen. „Komm fick mich.“ Flüsterte sie mir zu und schaute mich dabei über die Schulter an. Ich öffnete meine Hose, schob den Saum des Kleides auf den Rücken und platziert meine Eichel vor ihrer nassen Spalte. Bea drückte ihren Po nach hinten und ich war bis zur Schwanzwurzel in ihr verschwunden. Mit gleichmäßigen Bewegungen fickten wir uns, ohne dabei den Blick von unserem Wirtspaar zu nehmen.
„Venire!“ rief Francesco. Darauf hatte Concetta nur gewartet, denn sie kniete sich vor ihren Mann und strecke ihm die Brust entgegen. „Farcela a fare!“ feuerte sie ihren Mann an, der seinen Schwanz kräftig wichste um sein Sperma endlich auf die Brust seine Frau zu spritzen.
Erschöpft ließ er sich danach auf den Stuhl fallen, während Concetta mit drei Fingern ihren reichlich produzierten Fotzenschleim aufnahm und dann mit dem Sperma ihres Mannes zwischen ihren Brüsten verrieb. Dabei bebten Ihre Nasenflügel als sie den Duft aufnahm.
Bea hatte inzwischen einen Orgasmus gehabt und meine helle Leinenhose eingesaut. Sie selbst hatte ihr Kleid nach den ersten Stößen ausgezogen.
Francesco hatte sie inzwischen erholt und bekam Stielaugen als er jetzt Bea nackt sah. Besonders ihre rasierte Muschi mit dem ausgeprägten Schlitz zog seine Blicke auf sich. Schamhaft hielt er seine Hände vor sein wieder erwachtes Glied.
Concetta war noch immer damit beschäftigt die Köpersäfte über ihren Brüsten zu verteilen, als sie von ihrem Mann sanft angestoßen wurde.
Sie schreckte etwas hoch und erfasste im Bruchteil einer Sekunde die Situation. Ihr schoss das Blut ins Gesicht.
„Alles Gut!“ beruhigte sie Bea und legte ihre Hand auf Concetta Schulter.
„Entschuldigung, das war so schöner langer Sex mit meinem Mann und er ist heute zwei Mal gekommen.“ Sagte sie verlegen.
„Uns hat Eure Vorführung sehr gut gefallen.“ Bestätigte auch ich jetzt und die Anspannung von Concetta lösten sich sichtlich. Sie war inzwischen aufgestanden und stand jetzt dicht vor mir. Ihr frivoler Duft stieg mir in die Nase und erregte mich. Concetta strich sanft mit der Handfläche über mein Glied in der Hose. „Gefällt dir was du siehst?“ fragte sie leise.
„Ja, besonders deine vollen Brüste erregen mich.“
„Nimm sie dir.“
Ich war versucht zuzugreifen, zog aber dann meine Hände zurück. „Nein, heute nicht, ich bin schon zu müde.“ Sagte ich.
Concetta schaute mich enttäuscht an.
„Bitte, ich möchte dich nicht enttäuschen. Ich habe den ganzen Tag gevögelt, irgendwann ist auch bei mir die Luft raus.“ Erklärte ich.
„Wann mach ihr morgen auf?“
„Morgen ist Montag, da haben wir Ruhetag.“ Sagte Concetta betrübt
„Dann kommt doch morgen zum Frühstück zu uns. Schau nur deinen Mann an wie er die rasierte Muschi von Bea anschmachtet.“ Francesco hatte sich inzwischen wieder angezogen, seine Augen hingen aber immer noch an der rasierten Pussy.
„Dann sind wir alle ausgeschlafen und haben Zeit, für alles was geht.“
Francesco hatte einige Worte aufgeschnappt. „Soll ich kochen? – Jetzt?“ fragte er.
„Nein, wir sollen morgen um…“ Concetta drehte sich zu mir um.
„Um 9 Uhr.“ Sagte ich schnell
„Zum Frühstück kommen, ins Jagdhaus.“ Sprach Concetta weiter.
„Ihr müsst nur frische Brötchen mitbringen. Für den Rest ist gesorgt.“ fiel jetzt Bea ein.
„Kein Problem, ich backe morgen früh Brot.“ Erklärte Francesco.
Wir klärten noch ein paar Einzelheiten, und schließlich bat ich um die Rechnung.
„Ihr seid unsere Gäste.“ Sagte Francesco fast beleidigt. „Ich fahr euch schnell nach Hause.“
Dieses Angebot nahmen wir dankend an und nach einer kurzen Fahrt im Fiat Panda erreichen wir todmüde das Haus.
„Arividerci.“ Verabschiedete sich Francesco und brauste schon wieder den Weg hinunter.

Bea und ich hatten den Morgen mit einer erfrischenden Runde im Schwimmbad begonnen.
*** wird fortgesetzt ***

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In vacanza con mia moglie Monica 04

…Quando ritornammo in camera dopo la breve cena parlammo ancora un po’ di quanto accaduto nel pomeriggio e negli altri giorni della vacanza. Entrambi eravamo concordi di aver vissuto delle sensazioni bellissime. Quelle esperienze ci stavano facendo vivere delle emozioni incredibili e decidemmo di continuare ancora se si fosse presentata l’occasione. Non ci troviamo nulla di male nel fare l’amore solo con la persona che si ama e nel fare sesso coinvolgendo altre persone. All’inizio capitava anche a me di scoparmi qualche altra figa. Poi capii che preferivo la figa calda e accogliente di mia moglie e che non mi dispiaceva affatto vederla scopare con qualcun’altro. Anche a Monica piace così, si diverte ad essere umiliata come le puttane di strada, in presenza di suo marito, e di essere il giocattolo di altri cazzi.
Purtroppo l’indomani, sabato mattina, sarebbe stato il giorno del rientro. Prima di addormentarci ricevemmo una chiamata dalla hall. Era il portiere che ci avvisava se il servizio in camera a quell’ora, le 00.30 circa, ci avesse disturbato. Gli risposi che poteva salire. Entrò un ragazzo con un secchio, una bottiglia di champagne e due bicchieri…..con gli omaggi di Paolo e Gianni. Con il biglietto allegato ci ringraziavano per lo splendido pomeriggio e ci invitavano a passare l’intero sabato nella loro villa al mare come loro ospiti. Il biglietto continuava dicendo che se avessimo accettato non saremmo stati in obbligo di nulla…..ma solo per una giornata di relax prima del nostro rientro in città. Solamente di avvisare il portiere dell’albergo con una telefonata. “Perché no, mi disse Monica”. In fondo quei due cinquantenni piacevano a mia moglie ed erano di compagnia gradevole. Telefonai alla reception dicendo che ci saremmo fermati. Non fummo in grado di bere alcolici per via della stanchezza. Lo champagne era di buona marca e lo infilai nella valigia. Al risveglio trovai un biglietto sotto la porta d’ingresso della camera con il quale Gianni ci chiedeva di preparare i bagagli e di presentarci fuori dall’albergo dove un certo Salvatore (il loro autista privato) avrebbe guidato la nostra macchina alla loro villa a circa 30km di distanza. Monica mi chiese quanta voglia avessi ancora di vederla fare la puttana. Le risposi che a parte l’episodio dell’autogrill, il primo giorno di vacanza, non avevo più avuto la possibilità di vederla alle prese con altri cazzi e che quindi mi sarebbe piaciuto tantissimo. “Anche io voglio giocare ancora….ti farò divertire amore”, mi sussurrò all’orecchio mentre cominciava a tastarmi il cazzo. Si infilò il suo costume a perizoma bianco e un mini abito azzurro. Ai piedi calzò le scarpe trasparenti da zoccola che le erano state regalate il giorno prima quando si era umiliata facendo la cagna in una camera d’albergo. Preparammo tutto e ci presentammo al piano terra. In macchina si sedette dietro lasciandosi ammirare le gambe e la generosa scollatura del mini abito. Salvatore, un vecchio di 65 anni, non perse l’occasione di osservarla dallo specchietto retrovisore o di girarsi verso di lei non appena rallentava per farci vedere qualcosa del posto. Cominciavo a pensare che fosse un peccato che mia moglie avesse indossato il perizoma. Dopotutto Salvatore si comportava in modo molto gentile e cortese. La vista della figa rasata di Monica avrebbe anche potuto meritarsela! Ci portò alla villa. Molto grande, dotata di un giardino e di una spiaggia privata.
Paolo e Gianni furono contentissimi di rivederci, in particolare di rivedere Monica, che venne accolta con un caloroso abbraccio, e si complimentarono con lei per la sua bellezza. Ci mostrarono parte della casa e la nostra camera al piano superiore. Sulle scale non toglievano gli occhi dal culo di mia moglie. Il mini abito si alzava ad ogni gradino e lei sembrava ben contenta di mettersi in mostra. Sistemate le nostre cose ci dissero che ci avrebbero aspettati nella spiaggia poco distante dalla villa.
Mia moglie camminò sui suoi tacchi altissimi sul sentiero in cemento che portava alla spiaggia. Una volta arrivati, Monica si tolse le scarpe e si sfilò il mini abito restando in topless, suscitando subito l’ammirazione dei due cinquantenni. Poi si sdraiò sul lettino a prendere il sole girandosi di tanto in tanto e permettendoci la vista delle tette o del culo. La scritta “troia” che i due porci le avevano scritto sulla pancia il giorno prima era meno leggibile, invece la freccia blu rivolta verso la figa, che era più marcata, si vedeva ancora chiaramente. L’eccitazione aumentava col passare dei minuti.
“Tua moglie ha un culo fantastico, Diego. Non faccio altro che pensare a ieri pomeriggio”. Mi disse Paolo. “Poi quella scritta sulla pancia non fa altro che ricordarmi quanto è veramente troia. Pensi che a tua moglie dispiaccia divertirsi ancora un pochino? Mi sembra ben disposta a lasciarsi ammirare….magari vorrebbe qualcosa di più”.
Monica ci chiese di andare in acqua. Andammo tutti in riva al mare. Era il momento che i due attendevano. Avvicinandosi a mia moglie le chiesero se fosse di nuovo disponibile ad una giornata un po’ particolare. “Mi state proponendo di essere la vostra puttana per un giorno? Solo se promettete anche di scoparmi per tutto il giorno! Però ad una sola condizione….oggi deve partecipare anche Diego, o almeno deve essere sempre presente. Lo voglio con me.” Ribattè Monica.
“Ma certo Monica, tuo marito può stare con te tutto il tempo e farsi tutte le seghe che vuole”. Vero Gianni, disse Paolo. “Certo, e se vuole può anche farci delle foto o dei video come ricordo della giornata”. Aggiunse Gianni.
“Voglio vederti fare la puttana, tesoro”. Mi ritrovai a dire toccandomi il cazzo che si era già impennato.
Gianni si avvicinò a mia moglie e le strinse le tette da dietro. Le stava strusciando il cazzo sul culo. Paolo invece cominciò a baciarla sul viso e a toccarle la figa. Istintivamente Monica allargò le gambe per permettergli di entrare più facilmente. Era di nuovo nelle loro mani. Tra poco sarebbe rientrata nei panni della cagna in calore, quelli che a lei piacciono tanto. Io ero stato il primo a tirare fuori il cazzo dal costume e cominciai a menarmelo. Paolo sfilò il perizoma di Monica e me lo diede: “tieni, segati con questo….senti come tua moglie l’ha già bagnato tutto con la figa”. Infatti l’acqua del mare ci arrivava a malapena alle ginocchia.
“Si segati col mio perizoma, amore. Tra poco mi vedrai la figa riempita da due bei cazzoni”. Mi disse mia moglie. Tolse il costume ai suoi due uomini e li lancio a riva, poi si piegò a novanta per succhiare il cazzo di Paolo. Gianni gli puntò il cazzo sulla figa e cominciò a scoparla. Doveva avere una voglia pazza di farla di nuovo sua perché durò ben poco prima di sborrargli tutto sulla schiena e sul culo. Anche Paolo la scopò a pecora, solo che questa volta la bocca di mia moglie si attaccò al mio cazzo. Sentirla aggrapparsi con una mano al mio culo per attutire i colpi che le stavano aprendo la figa, mi fece salire alla punta del cazzo una sborrata devastante che le riempì completamente la bocca. Ingoiò tutto. Paolo invece la scopò ancora per un paio di minuti prima di prendersi la libertà di riempirle la figa di sborra calda. Anche Monica aveva goduto per le due scopate in riva al mare alla luce del sole.
“Tua moglie ha veramente una figa fantastica, ci fa sempre sborrare dopo poco tempo. Non preoccuparti zoccola, vedrai che tra poco ti faremo godere ancora”. Disse Gianni.
Quando mi girai verso i lettini vidi che Salvatore, l’autista, aveva assistito alle scopate e si stava menando il cazzo. Piccolo, ma con due palle molto grosse. Nell’altra mano aveva una scarpa da zoccola di mia moglie. La teneva con il tacco a spillo vicino al cazzo e sembrava volerci sborrare sopra. Gianni ci disse che a Salvatore piacciono di queste cose un po’ strane. Il suo cazzo si stava però ammosciando, probabilmente per la vergogna di averlo sorpreso. Gianni si avvicinò all’orecchio di Monica e le disse qualcosa. Quindi mia moglie si diresse verso Salvatore e appoggiando un piede sul lettino divaricò leggermente le gambe e si aprì la figa con le mani facendogli vedere la sborra che colava fuori. La freccia blu disegnata sulla sua pancia e che puntava verso la sua figa, ora aperta, aveva un effetto devastante. Il cazzo di Salvatore riprese vigore e una copiosa sborrata finì in parte sulla sabbia, in parte sulla scarpa di mia moglie. Lei divertita prese entrambe le scarpe ringraziandolo e spostasi sul vialetto di cemento le indossò sporcandosi il piede destro con la sborra del vecchio autista.
“Seguitemi se volete divertivi ancora”. La seguimmo all’interno della casa. Si fermò in salotto appoggiata al bracciolo di un lungo divano nero posizionato sopra ad un coloratissimo tappeto orientale. Era bellissima, leggermente piegata in avanti con il culo rivolto verso di noi. Il segno della sborrata di Gianni seccata lungo la schiena. Piegò le gambe e si appoggiò al bracciolo col viso. Con le mani si aprì il culo per farci vedere i suoi buchi. La vista della figa usata di mia moglie mi fece eccitare nuovamente.
“Voglio essere ancora la vostra cagnetta” ci disse non appena le fummo vicini. Paolo prese un paio di manette da un cassetto di un armadio, le bloccò i polsi dietro la schiena e la fece inginocchiare a terra. Poi la fece abbassare. Non potendo reggersi con le mani, Monica fu costretta ad appoggiare il viso sul tappeto con il culo in bella vista. Fu un attimo, Paolo le sputò sul buco del culo e con decisione la inculò facendola gridare per il dolore e continuando ad incularla selvaggiamente. Con un piede schiacciava la faccia di Monica contro il tappeto. Fu una scena altamente eccitante. Le urla di mia moglie e il suo culo che si stava allargando sempre di più sotto i colpi del cazzo del nostro amico. Continuava chiamarla puttana e le chiedeva se le piaceva prendere il cazzo nel culo. Mia moglie rispondeva sempre di si e che voleva che le spaccasse il culo. “Sono una cagna con il culo rotto” ripeteva continuamente. Paolo le sborrò dentro e appena tolse il cazzo dal culo di mia moglie vidi quanto glielo avesse aperto. Monica rimase per un po’ senza fiato poi si girò a guardarmi sorridendo e mandandomi un bacio. Cominciò ad agitare il culo….ne voleva ancora….Gianni si sputò sull’uccello e si godette anche lui una meravigliosa inculata. Anche il vecchio Salvatore guardava la scena con attenzione. Però il suo cazzo non voleva saperne di ritornare in tiro. Si sarebbe goduto anche lui il culo di mia moglie se solo ci fosse riuscito. Poi Paolo mi disse: “dai che aspetti, ha tutti e due i buchi pieni di sborra….infilane uno. Hai ancora tutto il giorno per fare il guardone, adesso goditi anche tu questa grandissima vacca”. La sborra che stava uscendo dal culo le stava colando sulla figa. Decisi di infilarlo nella figa e di scoparla come avevano fatto loro. Sentivo la sborra degli altri sul mio cazzo e le toccavo il buco del culo con le dita per rendermi conto di quanto si fosse allargato. “Senti che bella figa aperta, amore. Hanno inculato e scopato tua moglie come una cagna. Lo sento quanto ti piace. Siii, sborrami dentro”. Disse mia moglie. Al massimo dell’eccitazione le riempii la pancia con dell’altra sborra.
Dopo esserci sistemati e aver mangiato velocissimamente ci riposammo al sole sui lettini per tutto il pomeriggio, facendo anche qualche bagno. Restammo così fino a quando Paolo e Gianni ci chiesero “organizziamo qualcosa per la serata?”…

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Vom eigenen Vater gefickt Teil 1 “Wie alles

Vom eigenen Vater gefickt.
Teil 1 „Wie alles begann“

„Los du Schlampe machs Maul.“ hört ich im Schlaf. „mach endlich dein Maul auf hab ich gesagt.“ Plötzlich durchfuhr mich ein Schmerz. Mein Vater hatte mir eine Ohrfeige gegeben. Ich öffnete meinen Mund und nahm seinen dicken fleischigen Schwanz darin auf.

Der Reihe nach. Mein Name ist Stev . Schon früh merkte ich, dass ich anders bin als die meisten Jungs. Während die sich über Sport, zumeist natürlich Fußball unterhielten, stand ich mit den Mädchen zusammen und betrachtet mir genau wie Sie die Jungs die sich unterhielten. In der Schule machte ich Sport nur widerwillig und am geilsten fand ich eh das duschen hinterher. Ich konnte dabei immer meinen heimlichen Schwarm Pit beobachten der für sein Alter schon gut bestückt war. Pit war schlank gebaut, so ca. 1,70 m groß, kurze schwarze Haare und muskulös aber nicht übertrieben. Ich glaube er ging ins Fitnessstudio oder trainierte zuhause. Jedenfalls habe ich mir oft vorgestellt wie es mit ihm wäre aber leider musste ich mir immer alleine einen wichsen. Einmal nach dem Sport hat Pit mich erwischt. Ich stand in der letzen Dusche in der Ecke weil ich dort von den anderen nicht beachtet wurde und Pit war im Begriff die Dusche zu verlassen. Das warme Wasser prasselte auf meinen Rücken und ich verreib den Schaum auf meiner Brust und meinem Bauch. Ich rieb immer tiefer und am dann an meinen Schwanz der sich natürlich schon längst gemeldet hatte und der wie eine eins stand. ich stellte mir vor wie geil es jetzt mit ihm, meinem Traumtypen, zusammen wäre. Plötzlich hörte ich Pit sagen „Das gibt’s doch nicht. Was machst du Sau denn?“ Das Blut schoss mir sofort ins Gesicht und hätte man das Licht ausgemacht es wäre trotzdem taghell gewesen. Ich muss geleuchtet haben wie eine 100 Watt Birne. „Tja, äh, weis auch nicht“ stammelte ich nur. Pit kam näher. Mein Pint war, logischerweise, in sich zusammen gefallen und hing schlaff an mir herunter. Als Pit vor mir stand fragte er mich „Na, an wen hast du denn grade gedacht?“ Meine Gedanken rasten hin und her. Soll ich Ihm die Wahrheit sagen. Nein lieber nicht oder doch? „Wenn du mir jetzt sagst, dass du beim wichsen an mich denkst mach ich fertig. Du Schwule Sau.“ „Nein natürlich nicht“ entgegnete ich ihm, wenig Glaubhaft. Mein Blick fiel auf seinen Schwanz der auch im schlafen zustand einfach Göttlich aussah. Mir unbewusst meldete sich dadurch mein Schwanz wieder und stand nach kurzer Zeit kerzengerade von mir ab. „Hab ich es mir doch gedacht. Du mieses kleines Dreckschwein holst dir einen runter und denkst dabei an mich. Das ist ekelig.“ „Was willst du denn dagegen tun?“ fragte ich mutig und bereut auch schon gleich die Frage. „Ich werde der ganzen Klasse erzählen, dass du ein kleiner mieser Schanzlutscher bist. Der drauf steht Schwänze zu lutschen und sich von anderen in den Arsch ficken lässt. Das werde ich dagegen tun.“ „Nein, bitte tu das nicht.“ flehte ich Ihn an. „Und außerdem werde ich deinen Eltern von deinem abartigen treiben erzählen. Du wirst schon sehen was du davon hast.“ „Pit bitte nicht. Ich tu auch alles was du willst.“ „Alles?“ schob Pit gleich hinterher. „Ja, alles.“ „Na dann auf die Knie du kleine Nutte und lutsch meinen Schanz. Das wolltest du doch oder?“ Ich nickte nur, ging auf die Knie und hatte nun Pit´s Schwanz direkt vor meinem Gesicht. Pit´s Schwanz roch herrlich, klar hatten wir doch gerade geduscht. Mit meiner Zunge fuhr ich langsam an seinem Schaft entlang und streichelte dabei seine Eier. Mit einem stöhnen belohnte Pit meine Arbeit und auch sein Schwanz wuchs nun zur ganzen Größe an. Das waren mindestens so um die 16 Zentimeter die ich in meinen Mund unterkriegen musste. Mit meiner Zungenspitze umspielte ich das Pissloch von Pit´s Schwanz und dieser stöhnte wieder. Ich sah kurze auf und Pit hatte die Augen geschlossen und genoss offensichtlich mein tun. „Na los, nimm Ihn in den Mund und sei meine kleine Schlampe.“ harscht Pit mich an „und wehe du machst es nicht gut. Du weist was dann geschieht.“ „Ja“ stammelte ich. Davon zu träumen einen Schwanz zu blasen und dies dann wirklich zu tun ist schon ein unterschied. Ich nahm allen Mut zusammen und nahm die Eichel in den Mund. „Na geht doch und den Rest kriegst du auch noch unter.“ meinte Pit nur und stöhnte wieder auf. Langsam schob sich Pit´s Schwanz in meinen Mund und je weiter er vordrang desto mehr bekam ich das Gefühl ich müsste kotzen doch das störte Pit nicht im geringsten mit einem Ruck schob er mir die restlichen Zentimeter in meinen Mund und meinte dabei „Du bist ja echt eine lahme Ente aber das werde ich dir noch beibringen wie du meinen Schwanz zu blasen hast.“ Mit seinen Händen hielt er meinen Kopf fest und fing nun langsam an meinen Mund zu ficken. Ich erschreckte mich vor mir selbst da es mir gefiel benutzt zu werden. „Das gefällt dir kleinem Miststück doch?“ fragt Pit. Da er immer noch meinen Kopf festhielt und mir seinen Schwanz in meinen Mund stieß konnte ich nur nicken. „Ja, so ist es gut und als Belohnung bekommst du meinen Geilsaft in deine gierige Maulfotze gespritzt. Untersteh dich und lass etwas daneben gehen. Es wird alles schön geschluckt. Hast du Miststück mich verstanden?“ wieder konnte ich nur nicken, „Du willst doch alles machen. Hast du selber gesagt und ich wollte schon immer mal einem anderen Boy alles in den Mund spritzen und dabei zusehen wie er es runterschluckt. Bin mal gespannt ob du dich genauso blöd anstellt wie die anderen Schlampen.“ Mein Schwanz stand zu meinem großen erstaunen kerzengerade von mir ab und ich spürte wie der Vorsaft heruntertropfte. Ich griff nach meinem Schwanz und wollte gerade anfangen zu wichsen als mich Pit anfuhr „Das habe ich dir erlaubt. Du Schlampe. Wehe du packst deinen Schwanz an.“ Ich ließ die Finger von meinem Schwanz. Pit wurde schneller mit seinen Fickstößen und stöhnte immer lauter. Ich dachte nur, was wenn einer der andere Pit sucht und uns erwischt. Mir fuhren tausend Gedanken durch den Kopf. Pit störte das nicht. Er hämmerte weiter seinen Schwanz in meinen Mund. „Bist eine echt geile Maulfotze. Ich denke ich werde dich öfter benutzen wenn ich druck habe, Du stellst dich gar nicht so blöde an.“ Ich fasste das als Kompliment auf. „Los mach dein Maul auf. Ich komme gleich. Und wie ich dir gesagt habe, lass nichts daneben gehen. Oh ja ich komme gleich du geile Sau, machs Maul auf ich Spritzt dir meinen ganzen Saft in dein Maul. Ahhhh ja jetzt.“ Pit stöhnte auf und sein ganzer Körper bebte. Ich machte meinen Mund soweit auf wich konnte um auch wirklich nichts daneben gehen zu lassen. Und dann war es soweit Pit kam und schoss mir seinen ganzen Saft in meinen Mund. vier oder fünf heftige Schübe entleerten sich. Die Geilheit fiel von Pit ab. Er schaut zu mir runter „ Mach schon dein Fickmaul auf, damit ich meinen Saft darin sehen kann.“ Bereitwillig öffnete ich meinen Mund und zeigte Ihm seinen Saft den er vor weingen Momenten in meinen Mund gespritzt hatte. Der salzige Geschmack machte sich immer mehr breit in meinem Mund. „Du weißt was du zu tun hast. Schluck alles runter du Sau.“ ich nahm allen Mut zusammen und schluckte die ganze Boywichse runter. „So ist es brav“ meinte Pit mit einem höhnischen Grinsen im Gesicht. „Jetzt darfst du dir auch eine runterholen. Aber wehe du gibst auch nur einen laut von dir.“ Ich nahm meinen Schwanz in die Hand der noch immer steif war. So aufgegeilt wie ich war brauchte ich nicht lange und schoss ebenfalls vier kräftige Ladungen meines Spermas auf die weißen kalten Fliesen in der Dusche. „So und damit keiner auf die Idee kommt hier wäre irgendwas passiert wirst du nun deine eigene Wichse von den Fliesen lecken. Schön langsam. Ist das klar?“ Ohne ein Wort beugte ich meinen Oberkörper nach unten und leckte den ersten Flecken meines eigenen Saftes auf. „So ist es brav. Du schluckst gerne nicht wahr?“ fragte Pit. Ich konnte nur noch nicken. So hatte ich mir den ersten Sex mit Pit nicht vorgestellt. Pit stellt sich hinter mich und lachte. „Als besondere Belohnung bekommst du noch eine Dusche der besonderen Art.“ Wie er das wohl meinte dachte ich noch und schon merkte ich einen warmen Strahl der meinen Rücken traf. Jetzt pisst das Schwein mich auch noch an, dabei habe ich doch alles getan was er wollte. Als Pit fertig mit pissen war, verlies er ohne ein Wort die Dusche. Ich lag auf den kalten Fliesen in meinem eigenen Sperma und der Pisse von Pit und fing an zu heulen.

Fortsetzung folgt.

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Inzest

Kapitel 02 ein Jäger

Kapitel 02 ein Jägerr

Diese Geschichte habe ich selbst erfunden. Sie ist gelogen, so dass sich die Balken biegen.
Wer hier Fehlerfindet findet, kann dieses gerne behalten, ich brauch sie nicht mehr.

Kapitel 02

Dabei schob er mir eine Hand den Rücken herunter. Diese drängelte sich zwischen meinen Körper und der Hose hindurch. Dann steckte er mir wieder einen Finger in meine Hintertür hinein. So gingen wir eng umschlungen weiter. Es war wieder so ein komischer Gefühl, mit dem Finger im Popo zu laufen.

Fortsetzung

Der Jäger
Dann kamen wir an eine Tür welsche wenig beleuchtet war. Dort ging er mit mir rein. Da sah ich, dass auch zwei bis drei Frauen anwesend waren. Als wir saßen, sagte ich zu Jürgen so heiz der Wichspartner aus dem Kino. Du hast gesagt hier sind nur Männer drinnen? Ja sagte Jürgen das stimmt. Ich zeigte ihn verdeckt, die drei anwesenden Frauen. Da lachte er und sagte das sind Transvestiten. Ich sagte was soll das denn wieder heizen? Na ganz ein Fach. Das sind Männer die nur gefickt werden wollen und blasen. Wie das auch manche Frauen machen. Ich sagte das kapiere ich jetzt nicht. Worauf Jürgen sagte was machst du lieber ficken oder blasen. Ich sagte blasen da rief Jürgen, Karla komm doch bitte mal zu uns rüber. Ein von den Frauen stand auf und kam zu uns. Sie sagte zu Jürgen was kann ich für dich tun?
Jürgen wies auf mich, das ist ein frisch geborener in unserer Gilde. Er würde dir gerne mal einen blasen. Ach das wäre aber schön, sagte die Frau vor mir. Streiche mit deinen Händen langsam über meine Strümpfe nach oben. Das macht mich Besonders geil. Ich machte dieses und fuhr langsam an die seidigen Neilons nach oben. Da sagte Jürgen zu mir, siehst du Karla bau schon unter ihren Rock ein Zelt auf. Ich nach dem ich noch ein wenig die Oberschenkel gestreichelt hatte, fuhr ich über die halterlosen Strümpfe weiter nach oben. Wo ich auf den Sack samt Eiern traf. Da fragte mich Karla? Darf ich meinen Rock aus ziehen? Ich sagte na klar darfst du das. Sie öffnete den Rock und wackelte mit den Hintern und schon rutschte der Rock über ihre Füße nach unten. Sie hob erst ein Bein, an denen sie rote High-Hells trug, au diesem heraus. Dann folgte das andere Bein.
Jürgen sagte dann, Karla leg dich bitte mit dem Rücken auf den Tisch, dann können alle sehen, wie dir Herbert einen bläst und du den meinigen. Gesagt getan. Als Karla auf dem Tisch lag, hob sie ein Bein und drücket mir dieses mit dem Balle, des Hackens ins Genick. Ich beugte mich über seinen Schwanz und legte meine Lippen auf seine Eichel. Dann ergriff ich seine Eier um diese etwas durch zu kneten. In der zwischen Zeit, ist sein Liebesschwert schon tiefgenug in meinem Mund gelangt. Ich spielte mit meiner Zunge an seinem Patengeschenk. Dieses lies Karla aber nicht länger zu. Sie drückte mich immer tiefer herunter, bis ich das Prachtstück Volkommen in meinem Mund hatte. Nun lies die Spannung in mein Genick nach. So konnte ich meinen Kopf wieder heben. Als ich nur noch die Eichel im Mund hatte, drückte er aber schon wieder meinen Kopf runter. Da wusste ich, er will nicht geblasen werden, nein er wollte in meinem Mund ficken. Aber alles geht einmal zu Ende und so bekam ich schon wieder eine Ladung Sperma zum kosten. Nun verlangte Karla, dass ich mein Hose runter lasse, denn er wollte wenigstens mein Wonnespender einmal sehen. Ich tat dieses. Als Karla mein Schwanz sah, war sie erstaunt und sagte, von dem möchte ich auch noch gefickt werden. Da griff Jürgen ein. In dem er sagte ich habe ihn heute erst in beiden löchern entjungfert. Und damit wollen wir es erst mal belassen. Jetzt tranken wie auch noch ein Glas Bier in ruhe. Dabei erklärte mir Jürgen warum und wie so Mann sich spülen sollte. Bevor Mann Geschlechtsverkehr mit einem Manne einginge. Natürlich wollte er nachwiesen, ob ich mich mit ihm noch mal treffen würde. Ich sagte dass ich diesen Abend erst mal verdauen müsse. Dan tauschten wir noch unsere Telefon nummern aus und verabschiedeten uns.

Ja sagte ich zu Manfred das war ein aufregender Kinobesuch. Aber er war doch sehr schön gewesen. Das könnte ich dir ja glauben sagte Manfred zu mir. Aber da ich so etwas noch nicht erlebt habe, weiß ich nicht, ob das alles so stimmt. Wie du davon schwärmst. Ja was kann ich den tun, um dich davon zu überzeugen, dass diese Geschichte stimmt. Worauf hin Manfred sagte, du könntest jetzt meinen Schwanz in den Mund nehmen und das gleiche mit diesem machen wie der im Kino. Na gut das heizt übrigens Blasen. Daraufhin sahen wir uns erst mal um. Ob wie schon alleine auf dem FKK Stand waren. Es war keine manschen stehle mehr zu sehen. Herbert drehte sich um, so dass er mit dem Kopf zu meinen Füßen lag. Dann streichelte er erst mal meine Eier ein wenig. Jaaa… Jahhh das war ein schönes Gefühl. Es dauerte nicht lange und ich spritzte Herbert meinen Samen in den Mund. Nun brauchte mein Patengeschenk eine kleine Pause. Ich spiele ein wenig an Herbert seine Eier. Da wurde sein Schwanz richtig steif und groß. Er war genauso lang und dick wie der meine. Ich nahm sein Prachtstück en meinem Mund und führte diesen bis zu seinem End dort ein. Danach ließ ich ihn wieder langsam aus rutschen. Machte aber meine Zähne etwas enger. Herbert stöhnte auf. Als meine geschlossenen Lupen wieder auf seiner Eichel lagen. Dann ging es wieder abwärts, bis zum bittere Ende. Als ich dieses Spiel einige mahle wiederholt hatte, schoss mir Herbert die erste Ladung direkt in meinen Kehlkopf. Ich hob meine kopf schnell so weit hoch. Bis ich nur noch seine Eichel im Mund hatte. da kam auch schon die nächst Ladung heraus geschossen. Endlich kam der letzte Schuss. Den behielt ich erst mal im Munde und kostete diesen. Er schmeckte genau wie der meinige. Wenn ich wichste, fing ich immer meinen Sperma mit der anderen Hand auf, um ihn dann mit der Zunge aus dieser auf zu lecken.
Nun wollte ich Herbert noch ficken. Beim wichsen habe ich das schon des Öfteren, im Kopfkino erlebt. Daher wies ich ihn an, das er sich auf unsere Decke hinknien sollte und sich mit den Ellenbogen abstützen solle. Dann kniete ich mich hinter ihn und setzte mein Kampfbereiter Liebesschwert, an seiner Rosette an. Nun erfasste ich seine Hüften und drückte mein Schwert vorwärts. Als ich den Schließmuskel durch berochen hatte, jammerte Herbert vor Schmerzen auf. Ich weis ich weiß ich hätte ihn mit einen Finger erst mal etwas weiten sollen, oder ein Gleitgeht benutzen. Ich wollte einfach mal testen, wie weit ich Herbert belasten könne. Er sagte aber nur einmal, ganz kurz und sehr leise Auer. Als ich dann mein Wonnespender weiter rein schob kam kein laut über seine Lippen. Dann war dieser Volkommen in Herber drinnen, immer hin war mein wonnespende ja neunundzwanzig Zentimeter lang. Da fragte ich ganz schein heilig, tut es Dier weh? Soll ich auf hören? Er sagte nur, nein… nein… bitte mach weiter so.
Na gut dachte ich, das war deine letzte Chance, dachte ich. Jetzt wurde ich schneller und wurde auch rabiater. Was machte Herbert, er sagte nur so ist es schön mach immer weiter so. wer hätte sich, das an meiner Stelle, zweimal sagen gelassen? Jetzt wurde ich aber noch gemeiner. Ich zog nach zwei bis drei Stößen, meinen Wonnespende vollkommen raus, um diesen gleich wieder bis in die Tiefe zu versenken. Das ging eine Weile gut. Da meldeten sich meine Eier. Der samen schob sich immer höhe rund ich immer schneller dazu noch geiler. Es dauerte nicht lange, da schoss ich meinen Samen in seinen Darm. Es kamen noch weitere zwei bis drei Samenschübe aber der Wonnespender bleib noch etwas steif. So konnte ich noch zweimal zu stoßen, eher er schlappte und wieder, durch die Hintertür verschwand. Es kam, was kommen muster. Mein Wonnespender hatte einen schokoladenen Überzug. Da zeigte ich mit meinen Zeigfinger auf diese Verfärbung und sage zu Herbert was mache ich den nun mit diesem Ding. Worauf Hebet sagte ich mache dir dein Wonnespender blech wieder sauber. Herbert drehte sich um und leckte meinen Samenspender mit seiner Zunge sauber. Dieses tat er so gründlich, das der Lümmel schon wieder zu schwellen anfing.
Nach dem einige Zeit vergangen war, sagte ich zu Herbert, jetzt möchte ich deinen Schwanz mal in mir spüren. Er sagte ja gerne, darf ich dann auch meinen Sperma in dich spritzen? Ja aber du darfst das erst tun, wen ich es Dier sage.
Er sagte nur ok so machen wir das. Die kleine Wiese war mit dünnen Bäumen, welsch auf Stützen lagen, ab geteilt vom Wald. Etwa alle zwei Meter war eine Stütze im Boden, welsche etwa sechzig Zentimeter hoch war. Ich sagte Herbert, er solle sich mit den Rücken darauf legen. Dann band ich sein rechtes Fußgelenk, unter dem Querbalken, mit dem linken Handgelenk zusammen. Das gleiche tat ich mit den beiden anderen Gelenken. Dadurch wurden auf der einen Seite seine Füße weit aus einander gezogen und auf der oberen Seite seine Schultern etwas nach unten gezogen. Dadurch hatte der Körper eine gewisse Spannung. Ich strich leicht über die innen Seiten, seiner gespreizten Oberschenkel entlang. Diese waren sehr stramm da klatschte ich einmal leicht mit meiner Hand drauf. Da kam ein stöhnen aus seinem Mund. Aber ich wusste nicht genau aus welchem Grund daher fragte ich Herbert, ob das wehgetan hätte. Er schüttelte nur seinen Kopf. Da bemerkte ich, das auf der innen Seite des geschlagene Oberschenkels von Herbert, sich langsam ein abdruck meiner Hand rötlich verfärbte. Ich dachte mir, auf einem Bein kann man ja nicht so recht stehen. Daher schlug ich auf die andere Seite auch noch mal ein. Dieses Mal aber etwas kräftiger. Da staunte ich schon wieder, Herbert sein Patengeschenk erhob sich etwas. Da fiel mir ein, das ich mal in irgendeinen Pornomagazin gelesen habe, dass es Menschen gibt, welsch durch den Erhalt von schmerzen geil werden. Wo war den die Stelle, an der ein Mann am empfindlichsten ist. Natürlich ist dieses, der Sack und seine Eier. Da nahm ich seinen schon halb steifen Lümmel und hob diesen hoch. Dann bekam Herbert den dritten Hieb von mir. Dieses Mal aber auf seine Eier. Auch nach diesem schlag verzog Herbert nur das Gesicht, aber kein Ton kam über seine Lippen.
Dann hielt ich ihn meine Hintertür hin mit de Bemerkung lecke mir das Bären loch, damit dein Prachtstück, danach besser in meine hinter Tür rein rutscht. Herbert sagte nur gerne. Dann senkte ich mein Allerwertesten auf sein Gesicht, wo diesem seine Zunge schon erwartete. Er leckte und schleckte meine Hintertür. Da bei spürte ich auch, wie seine Zunge versuchte dort ein zu dringen. Ich wichste sein Prachtstück ein wenig und schlug auch ein paarmal kräftig auf seine Eier. Es war nur ein schniefen von Herbert zu hören. Sein Schwanz stand dann hoch und seif, von seinem Körper ab. Das war der Zeitpunkt, wo ich mich umdrehte und seinen Wonnespender in meine Hintertür rein beförderte. Herbert hatte diese so gut vorbereitet, dass ich gleich bis zu seiner Wurzel hinein rutschte. Dieses war der Beginn unserer innigen Freundschaft. Herbert rotzte mit einem Male meinen Flur voll, obwohl ich ihn das noch gar nicht gestattet hatte, Als ich sein Patengeschenk wieder aus meinem Bärenloch raus zog, war dieses Volkommen braun. Ich sagte zu Herbert, sie dir deinen Wonnespender an der ist Volkommen dreckig. Worauf Herbert sagte, das ist mir egal. Setze dich lieber wieder auf mein Gesicht, damit ich deinen Flur mit meiner Zunge säubern kann, bevor deine Hintertür wieder zu geht. Dieses tat ich natürlich gerne. Als seine Zunge weit in meinem Flur war, drücke ich, meine Hintertür zu. So konnte er etwas länger mit seiner Reinigungsarbeit, in meinem Flur fortfahren. Diese bewirkten, das mein Lümmel schon wieder anfing, an zu schwellen. Dann öffnete ich meine Hintertür und entließ seine Zunge.
Nach dem ich Herbert dann losgebunden hatte, gingen wir beide erst mal baden.
Danach legten wir uns wieder auf unsere Decke. Ich fragte nun, Herbert was ist mit dir los, erst tut sich bei deine Schwanz nichts, obwohl ich ihn gestreichelt habe. Dann habe ich dir kräftig auf diene Eier geschlagen und schon hebt dein Anhängsel sein Köpfchen? Ja sagte Herbert, das ist eine längere Geschichte. Irgendwan habe ich mal in einer Pornozeitung gelesen, das ein Mann, seine frau nicht mehr befriedigen konnte. Wenn er seinen Schwanz in sie rein schob, spritzte er gleich los und viel dann zusammen. Da hat seine Frau im eine rohrschelle, an seinen sack angebracht die war so eng, das es ihm wehgetan hatte. aber sein Samen konnte nicht so schnell durch die Enge hoch steigen wie sonst. Irgendwie gefiel mir das. So besorgte ich mir eine dünne Schnur und band diese um meinen Sack, Windung um Windung und immer strammer. Bis mir die Eier im Sack,
ordentlich wehtaten. Dann wichste ich, obwohl mit die Eier immer, mehr weher taten, wichste ich weiter. Aber ich musste länger als gewöhnlich wichsen, ehe mein Samen aufstieg. Dann aber spritzte dieser bis hoch auf meine Brust. In meinem Kopfkino wurden es immer mehr und andere Schmerzen. Zum Beispiel setzte ich mir mal Wäscheklammern an meine Brustwarzen an. Nach einiger Zeit, konnte ich kaum noch wichsen ohne mir Schmerzen zu zu fügen. Aber wehr geht schon über seine eigene Schmerzgrenze hin weg. Du bist nun der erste gewesen, welscher mir schöne Schmerzen zugefügt hat. Das war sehr seeehhrrr gut für mich. Warum hast du dann nicht ein mucks von dir gegeben? Ich hatte Angst, das du dann sofort damit auf gehört hättest. Ja das hätte eventuell passieren können.
Aber da fällt mir ein, sagte ich. Bei all deiner Schmerzgeilheit, hast du vergessen, das du erst auf meinen Wunsch hin spritzen solltest. Ja sagte Herbert da hast du recht, das habe ich Volkommen vergessen. Na sieztet sagte ich dann. Dafür werde ich dich jetzt bestrafen. Den bei meinen Wichsereien verteile ich immer Harte strafen. Schon bei diesen Worten, er hob sein Prachtstück das Köpfchen. Beim gehen zu den Weiden, welsche ich beim Baden entdeckt hatte, nahm sein
Patengeschenk schon wieder die stramme Haltung ein. Ich sagte zu Herbert schau mal einer an, dein Wonnespender ist ja schon voll ausgefahren. Ja das ist ja das schlimme an der ganzen Geschichte. Wenn ich dieses Wort höre, ist er gleich voll in Action. Auch wenn auf der Straße eine Mutter, ihr Kind so etwas androht, denkt der Herr da unten, er ist gemeint und steht in Sekunden schnelle stramm. Weißt du wie peinlich mir das meistens ist, denn ich denke dann immer, das alle Leute sehen, was bei mir in der Hose los ist. Na das glaube ich zwar nicht, aber du hast recht, man kann ja nie wissen, wie die Leute darüber denken.
Als wir an den Weidenstreuchern ankamen, gab ich Herbert das Taschenmesser. Dan vordere ich ihn auf, drei Ruten zu schneiden, alle sollten ungefähr ein Meter lang sein. Eine sehr dünne die zweite eine mittlere stärke und die dritte sollte sehr stark sein. Herbert machte sich an die Arbeit. Dann gingen wir wieder zu unserer Decke zurück. Da merkte ich wie er heimlich an seinen Wonnespender faste und diesen anscheinend wichsen wollte. Ich sagt zu ihm, Herbert wenn du das jetzt machst, wird nichts aus deiner Bestrafung. Er nahm aber sofort seine Hand wieder zurück. Dann jammerte er, ich bin so geil dass ich es nicht mehr länger aushalte. Ich möchte wenigstens, ein bisschen wichsen. Ich sagte ganz hart, das kommt gar nicht in Frage.

Ich sagte dann hinknien und Augen zumachen. Das tat er sofort. Nahnn ich die dünne Weidenrute und schlug damit, auf sein Waagerecht, von Körper abstehenden Schwanz. Das gelang mir, aber nur dreimal. Dann hatte er sein Prachtstück mit einer Hand bedeckt. Daher landeten die nächsten Schläge auf seinen Handrücken. Na hat Dier dieses jetzt weh genug getan? Ja auf meinen Schwanz war es herrlich. Aber auf meinen Handrücken, tat es mir mörderisch weh. Ich habe ja nicht damit gerechnet. Überall an meine Körper, habe ich darauf gewartet, aber nicht auf meinen Handrücken. Hattest du nicht schon mal bei deiner Wichserei, in deinem Kopfkino noch nie daran gedacht nein, war seine Antwort. Na dann werde ich Dir jetzt dafür eine Vorlage bereiten. Körper stramm gemacht, wieder hinknien, mit gespreizten Beinen. Dann die Arme nach vorne gestreckt, mit den Handrücken nach oben und schön still gehalten, bei geschlossenen Augen. Solltest du deine Augen öffnen, ist die Bestrafung vor bei. Denke immer daran.
Wenn er nun dachte, ich schlage jetzt auf seine Hände, da hat er sich geirrt. Ich habe meinen Lederkoppel aus meiner Hose raus gezogen. Dann sauste dass Lederkoppel auf eines seiner Schulterblätter nieder. Nach sechs Küsschen auf das Schulterblatt, wechselte ich zu einer Popo Hälfte über. Auch diese empfing sechs küsse mit dem Koppel. Erst danach landete das Koppel auf seinen Handrücken.
Herbert schrie auf auaaaa au…. Aber seine Augen blieben geschlossen. Ich sagte Handflächen nach oben. Auch das tat Herbert ohne zu zögern. Diesmal benutzte ich aber die dünne Weidenrute. Mit dieser schlug ich auf die Finger und nicht wie Herbert eventuell dacht auf die Handflächen. Diese kamen dann aber auch noch dran. Dazu benutzte ich aber die mittlere Weidenrute. Als seine Handflächen schön rot leuchteten, sagte ich, jetzt lässt du dich nach vorne über fallen und stütz dich mit den Handflächen auf dem Sandboden ab. Aber mit einem sehr lauten Schrei federte sein Körper wieder nach oben. Als Herbert seine Handflächen, auf dem heizen Sand landeten, war das eine ganznatürlich Reaktion. Da hänselte ich mit ihm, wo ist denn nun deine schmerz Geilheit geblieben. Aber diesen Satz hatte ich noch nicht ganz ausgesprochen, da ließ sich Herbert wieder nach vorne über fallen und stützte sich auf den sehr, sehr heizen Sand mit seinen Handflächen wieder auf. Aber die Augen hatte er auch nicht geöffnet. Tapferes Kerlchen dachte ich so bei mir.
Nun nahm ich die dicke Weidenrute und trat vor den knienden Werner hin. Ich griff ihn in die Haare und bog seinen Kopf hoch. Als mein Wonnespender, in aller Pracht und stärke, Werners Lippen berührte, öffnete er sofort seinen Mund und schluckte diesen in voller Länge in diesen hin nein. Dann fing ich an, seine rechte Arschbacke zu verhauen. Sie bekam zwölf kräftige Hiebe in schneller Folge. Genauso schnell wechsele ich dann zur linken über. Auch hier landete die Weidenrute zwölfmal, schnell hinter ein andere. Aber wie heizt es doch so schön, alle guten Dinge sind drei. So war nun die Kerbe, das Ziel der Weidenrute. Auch sie wurde zwölfmal; von ihr geküsst. Dieses Spiel wieder holte ich noch zweimal. So hatte Werner in kürzester Zeit, 108 Hiebe einstecken müssen. Wären dieser Behandlung von Werner seinen Popo, habe ich nicht einmal seine Zähne gespürt. Nur ab und zu mal einen warmen Hauch. Dieses kann auch ein Schrei gewesen sein. Aber dieser wurde ja gleich, von meine Wonnespender im Keime erstickt.
Ich zog meine Latte aus Werners Mund heraus und sagte du darfst dich wieder aufrichten. Zeig mir deine Handflächen. Werner streckte mir diese entgegen. Seine Finger waren voller Schwielen und die beiden Handflächen, bestanden nur aus Blasen. Dann fragte Werner, darf ich mich ein wenig hinsetzen? Ich dachte in dem Moment nicht an seinen verstimmten Allerwertesten und gestatte ihm eine Pause. Ich fragte nun Werner, wie ihn die Strafe bis jetzt bekommen ist. Oh sagte er sehr gut. Warum hast du deine Augen noch geschlossen. Weil ich nicht möchten das meine Bestrafung noch nicht zu Ende ist. Inder Pause darfst du sie ruhig öffnen, sagte ich.

Ich musste mich schon zweimal echt zusammen reißen, sagte Herbert damit ich nicht spritze. So das hätte ich nicht gedacht, gestand ich ihn. Wann ist es dann das erste Mal geschehen? Gleich zum Anfang, wo ich dachte, das ich die Weidenruten zu spüren bekomme da war dann die Überraschung mit dem breiten Stück. Überall dort wo ich nie im Traum daran gedacht hätte, schmerzen zu empfangen und dabei auch noch so geil zu werden. Und was war mit dem zweitem male? Dieses war da, wo du mir den Hintern bearbeitet hast.
So sagte ich zu Herbert jetzt ist die Pause beendet. Herbert stand auf und machte die Augen, wieder zu. Sein Allerwertester sah auch nicht, viel besser aus, als seine Hände.
Ich kramte aus meiner Hosentasche eine Länger Schnur heraus. An dem einen Ende war eine Schlinge, diese wollte ich, über sein Prachtstück streifen und hinter der Eichel zuziehen. Aber in der Pause war sein Prachtstück schon geschrumpft und so hing nur noch ein zipfel zwischen seine Beine. Ich sagte, Herbert mach mal deine Beine wieder breit. Er gehorchte aufs Wort. Da zog ich mein Knie mit einem kräftigen Ruck hoch, dieses landete auf seine großen Eier. Er verbeugte sich nur etwas nach vorne, aber kein Wehlaut kam über seine Lippen. Siehe da sein Schwanz regte sich wieder und war bemüht seine hab acht Stellung wieder einzunehmen. Ich knallte sogleich, noch einmal mein Knie auf seine Eier. Jetzt kam ein leises stöhnen über seine Lippen. Aber das war ganz bestimmt kein schmerzhaftes stöhnen.
Nun konnte ich die Schlinge über seinen Schwanzstreifen und zog diese zu, als sie kurz hinter der Eichel war. Herbert sagte wie immer keinen Ton. Wenn mich einer, so eine Schlinge in den Eicheilhalz, gelegt hätte und diese, wie ich bei Herbert, ruckartig zugezogen hätte, ich glaube bei so einem Schmerz in der empfindlichsten Gegend des Penissen, ich wäre in die Luft gegangen, wie eine Rakete. Ich zog nun an der strippe, Herbert hinter mir her. Ich ging mit ihm in den nahen Wald. Dort band ich ihn ein Strippe um ein Handgelenk herum und stelle Herbert, in der Mitte zwischen zwei Bäumen. Nun ging ich mit der strippe um den einen Baum herum. Auf der Rückseite des Baumes war ein Ast, in etwa Zweimetern höhe. Dort warf ich den Knäul strippe rüber. Dann ging ich zu dem anderen Baum. Auch dort fand sich ein Ast, in fast der gleichen Höhe. Die strippe warf ich wieder dort rüber. Dann ging ich zu Herbert und band die Strippe an sein anderes Handgelenk fest. Als letztes band ich die Strippe, welsche ja noch vom Transport, an sein Patengeschenk hing, an einen weiter entfernten Baum fest. Dann bekam Herbert als erstes, Schläge mit der dünnen Weidenrute auf sein Patengeschenk. Ab und zu kam ein leises stöhnen über seine Lippen. Aber da wusste ich nicht immer, war dieses vor Schmerzen, oder aus Grellheit. Nach seinem Patengeschenk, kamen die Vorderseiten seiner Oberschenkel dran. Ein Mal landete die mittlere Weidenrute auf den einen und dann wieder auf dem anderen Oberschenkel. Mit einem Male schrie Herbert laut auf. Sein Patengeschenk wippte ein zweimal kurt und dann kam die erste Ladung Spermas raus geschossen. Nach zwei bis drei Schüben, verendete der gewaltige Sperma Strom. Ich band Herbert wieder los. Dann um armten wir uns und knutschten eine runde. Als wir wieder zu Atem gekommen waren, sagte Herbert zu mir. Ich danke dir, dass du mich so weit getrieben hast, dass ich endlich mal wieder richtig abspritzen konnte. Dann machten wir uns wieder auf den Weg zu dem Grundstück von Wolfgang, dem Jäger.

Fortsetzung

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Hardcore

Im Pornokino

Der Tag ging gerade zu Ende. Es war Sommer, die Luft war noch heiß vom
Tage und die Sonne wurde langsam schwächer. Meine Frau trug dieses
geblümte leichte Sommerkleid das ich so sehr mochte. Es bestand nur aus
einem hauch dünnem Seidenstoff, das Blumenmuster darauf zeigte bunte
Pastelltöne. Es viel weich über ihre schultern und wurde nur von zwei
dünnen trägern gehalten. Sanft umspielte der Stoff ihre Rundungen.
Durch Ihn zeichneten sich die kleinen Nippel ihrer üppigen Brüste ab.
Man konnte erahnen das kein BH zwischen dem Seidenstoff ihres Kleides
und der weichen Haut ihrer üppigen Brüste lag, kein anderer Stoff
verdeckte den Blick auf ihre geilen Nippel die sich bei jeder
Abendbriese, diese ausklingenden Tages, zusammenzogen und hart wurden.
Das Kleid umschmiegte ihre Hüften und ihren prallen aber festen Arsch,
dem man ansehen konnte, dass lediglich ein weißer Tangaslip den
direkten Blick auf ihre rasierte Muschi verbarg. Die hochhackigen
Schuhe die sie zu dem Kleid trug, ließen ihre Beine noch länger wirken
und sorgten ganz automatisch für einen Körperhaltung die ihren Hintern
betonte.

Der Anblick, wie sich ihre Brüste bei jedem schritt Bewegten, wie ihr
Arsch beim gehen hin und her schwang, erregte mich so sehr das ich
kaum einen anderen Gedanken fassen konnte als sie zu Ficken. Diese
geilen Titten zu massieren und zu zusehen wie sie meinen Schwanz
zwischen ihre Lippen nimmt. Ich schlug ihr vor doch noch einwenig
raus zu fahren, den Abend zu genießen. Wir fuhren also los in Richtung
Bochum. Dort kannte ich ein Porno- und Pärchenkino in das ich Sie schon
lange bekommen wollte. Nach einer halben Stunde Fahrt, in der mein
Schwanz immer dicker und härter wurde, kamen wir an. Ich hatte ihr auf
der Fahrt bereits erzählt wohin ich wollte und sie willigte ein mich zu
begleiten.

Wir betraten das Kino durch einen kleinen Nebeneingang, durch den wir
vom hellen Licht der Strasse in das halbdunkel des Kinos glitten.
Lichtleisten an den schwarz gestrichenen Wänden sollten dem Besucher
den Weg weisen. Vorbei an einigen Schaukästen die, die Videoauswahl des
Kinos zeigten. Davor standen einige Männer und sahen sich die nackten
Männer und Frauen, auf den verschiedenen Videocover’n an, um zu
entscheiden welche Spielart ihnen besser gefiel. Chris wurde, in ihrem
hauch von nichts, angestarrt wie ein Pornostar, wie eine vom Olymp
gestiegene Göttin. Das zu sehen machte mich ein bisschen Stolz, sie war
mein und ich führte sie an diesen geilen Kerlen vorbei wie man mit
seinen neuen Porsche auf der Kö in Düsseldorf auf und ab fährt um sich
in der Bewunderung der Menge zu baden. Und auch Chris erregte es von so
vielen geilen Männeraugen angestarrt zu werden. Ihre Nippel wurden hart
und stießen vorwitzig durch den dünnen Stoff ihres Kleides hervor. Sie
ging vor mir und ich beobachtet wie bei jedem Schritt ihre Hüfte nach
beiden Seiten Schwang und ihr geiler Arsch vor mir einen verlockenden
Tanz aufführte. Wir gingen in Richtung der Videokabinen, vorbei an den
Kerlen die Chris auf den Arsch starrten als sei Sie einem Pornofilm
entsprungen, weiter durch den halbdunklen Gang vorbei an dem kleinen
Eingang in dem es in das eigentliche Kino ging. Bis zu den
Videokabinen. Sie waren wie ein Labyrinth ausgebaut, innen ausgestattet
mit schwarzen Ledersesseln und breit genug das zwei Personen darin
Platz finden konnten. Mein Ziel waren die Kabinen die mit einem großen
Loch in ihren Zwischenwänden versehen waren. Hier konnte man sich
anonym beobachten lassen. Wir betraten also eine dieser Kabinen, in
der sofort das ca. 10 cm große Loch in der Seitenwand auffiel. Nachdem
ich die Tür verschlossen hatte lies ich mich in den Ledersessel fallen,
griff Chris an die Hüfte und zog sie zu mir heran. Ich war durch die
Fahrt hierher schon so geil geworden das ich es nicht erwarten konnte
anzufangen. Ich schob mit den Händen ihr Kleid nach oben so das ich den
Stoff ihres Slips fühlen konnte, gleichzeitig begann ich ihren Bauch
und ihren Venushügel zu küssen. Ich streifte mit beiden Händen ihren
Slip nach unten und hatte nun den Anblick ihrer nackten, rasierten
Muschi direkt vor meinem Gesicht, wie ihre weiße Haut durch den
Seidenstoff ihres Kleides schimmerte. Von dem dünnen Seidenkleidchen
abgesehen, das so gut wie nichts wog, war sie nun Splitternackt und
stand vor mir in ihrer ganzen Pracht.

Ich küsste ihren Bauch und fuhr langsam mit meiner Zunge immer tiefer
bis ich die warme feuchte ihrer erregten Spalte spürte. Ich lies meine
Zunge noch tiefer gleiten, dabei öffnete Chris leicht ihre Schenkel so
das ich nun mit meiner Zunge noch tiefer in sie eindringen konnte. Nun
stand ich auf, ich wollte sie in einer anderen Position haben, ich
massierte ihre großen Titten als ich vor ihr Stand und hörte dabei
nicht auf mit meiner freien Hand ihre, mittlerweile nasse Möse, zu massieren. Nun war es soweit, ich wollte sie Nackt haben und streifte
ihr Kleid nach oben über ihren Kopf von ihrem Körper. Als ich ihr Kleid
in meinen Händen hielt lies sie sich jedoch in die Hocke sacken und
begann meine Hose zu öffnen. Mit einem Sirren öffnete sich mein
Reissverschluss, geschickt wurde mein Gürtel geöffnet und mit demselben
Geschick nahm sie Sekunden später meinen Schwanz in die Hand und begann
ihn zu Wichsen. Als mein Schwanz, nun befreit, von der enge in meiner
Hose, immer härter wurde schob sie ihre Lippen über Ihn und begann
meine Eichel zu lutschen, immer tiefer schob sie sich meinen Riemen nun
in den Mund und lutsche jedes Mal beim rausziehen den gesamten Schaft.

Ich bemerkte sehr schnell, dass wir seit ein paar Sekunden einen
Zuschauer hatten, der sich unser Spiel durch das Loch in der Wand
ansah. Beobachtet zu werden lies mich jetzt noch geiler werden und ich
beendete das Spiel in dem ich Chris auf den Sessel buchsierte. Nun saß
sie vor mir mit weit gespreizten Schenkeln zwischen denen man ihre
schönen, leicht rosafarbenen Schamlippen sehen konnte. Ihre Brüsten
standen vor und rundeten zusammen mit ihrem schönen Becken diesen
geilen Anblick ab. Auch der Fremde hatte von seinem Platz in der
Nachbarkabine einen wundervollen Blick auf ihre festen großen Titten
und den Rest ihres Körpers. Er konnte genau beobachten wie mein Gesicht
jetzt zwischen ihren Schenkeln verschwand und begann ihre nasse Möse zu
lecken. Ich leckte mit meiner Zunge zuerst ihren Kitzler und begann das
mit meiner Zungespitze immer tiefer zu wandern bis sie schließlich das
feuchte nasse Loch erreichte das mich so erregte. Ich spürte ihren
Saft salzig auf meiner Zunge, ich spürte ihre nasse Lust in meinem
Gesicht, die Hitze die von ihrer erregten Muschi ausging. Immer tiefer
grub ich mein Gesicht in ihre heiße nasse Möse. Es erregte mich enorm
wie dieser andere Typ sich gerade die Titten meiner Frau ansah, wie er
seinen Schwanz wichste bei dem Anblick ihrer geilen Möse, wie er seinen
Blick über ihren Arsch gleiten lies und sie im Gedanken schon fickte.
Während ich vor ihr Kniete und ihre Muschi leckte knetete ich mit
beiden Händen ihre Titten. Und schmeckte immer wieder ihren Saft auf
meiner Zunge, ihre Schenkel waren weit gespreizt und sie zog mit der
rechten Hand immer wieder meinen kopf auf ihre Möse. Ich nahm nun den
Zeige- und Mittefinger meiner rechten Hand und begann sie damit zu
ficken. Tief stieß ich ihr meine Finger immer wieder und immer
schneller in ihr feuchtes Loch. Sie stöhnte leise und wand sich unter
den Stößen meiner Finger . dennoch streckte sie mir immer wieder ihre
Möse entgegen um mehr zu bekommen. Von unserem Treiben ermutigt sah
ich plötzlich wie der Fremde neben uns seinen harten schwarzen Schwanz
durch das Loch steckte, durch das gerade noch seine Augen zu sehen
waren.

Zuerst sah ich eine dicke, glänzende, rosfarbene Eichel die das Loch
schon fast vollständig ausfüllte. Dann schob sich ein dicker schwarzer
Schaft durch das Loch und füllte es diesmal vollständig aus. Ich war
nicht der einzige den das zum Staunen brachte, auch Chris konnte
diesen riesigen Riemen sehen der neben ihrem Kopf aufgetaucht war,
schaute kurz erschreckt nach rechts. Als ich schon dachte “mist jetzt
ist es vorbei” griff sie plötzlich danach und umfasste ihn mit ihren
schlanken Fingern. Langsam begann Sie mit ihrer freien rechten Hand
diesen völlig fremden Schwanz zu wichsen. Dieses geile Bild, wie Chris
mir breitbeinig ihre nasse Möse präsentiert und gleichzeitig diesen
fremden Riemen in der Hand hält und ihn wichst, brachte mich dazu das
ich jetzt mehr wollte. Ich hörte auf sie zu lecken und gab ihr ein
Zeichen, sie solle sich auf dem Ledersessel umdrehen, was sie auch
bereitwillig tat. Ohne den Schwanz loszulassen drehte sie sich und
kniete nun in dem Sessel. Da war Er, dieser geile Arsch den ich sehen
wollte. Ich griff mir ihre prallen Arschbacken, drückte sie einwenig
auseinander und schob langsam aber kräftig meinen Schwanz von hinten in
ihre Möse. Nass war sie, warm und feucht. Ich begann sie nun langsam zu
ficken, langsam und dann immer schneller und kräftiger. Die Bewegungen
die ihre Arschbacken, bei jedem Stoß machten, liessen mich noch geiler
werden. Und das sie dabei weiter diesen Schwanz wichste trug ebenfalls
dazu bei. Ich war geil ich wollte sie ficken und ich konnte hören und
spüren wie viel Spaß ihr das bereitete. Und wieder überraschte sie
mich. Plötzlich stülpten sich ihre Lippen über diesen schwarzen Schwanz
und begann ihn zu lutschen. Es machte ihr offensichtlich große Freude
den bei jedem meiner Stöße lutschte sie den Schwanz noch intensiver,
sie saugte ihn aus, sie lies ihn tief in ihren Schlund gleiten. Ich
selbst war erstaunt wie tief sie dieses Riesending in ihr Blasmaul
geschoben bekam. Ab und zu hörte man von der anderen Seite ein dunkles
Stöhnen, was zeigte das auch der Fremde mit dieser Behandlung äußerst
Zufrieden war. Immer wieder lies sie den Schwanz in ihrem Blasmaul rein
und raus gleiten und wichste ihn dabei mit beiden Händen als würde sie
sich daran festhalten während ich sie fickte. Es war soweit, ich kam,
ich konnte es nicht mehr aushalten, ich spritze meine gesamte Ladung
tief in ihre heiße geile Möse. Unter einem lauten Stöhnen bekam sie
meine ganze Ladung. Als ich ermattet meinen Schwanz aus ihr zog stellte
ich jedoch fest dass sie noch lange nicht soweit war und nun, da sie
einmal hier war, auch nicht aufhören wollte. Sie hockte jetzt direkt
vor dem Loch und lutschte und wichste weiter diesen großen schwarzen
Riemen, während mein Sperma weiter aus ihr heraus Tropfte. Da kam mir
einen Idee und ich wühlte in meiner Tasche nach den Kondomen die ich
dort deponiert hatte, für alle Fälle. Ich nahm eines heraus und zeigte
es ihr. Sie sah mich für einen Moment verwundert, griff dann aber
danach und hatte es in einer einzigen Bewegung geschickt auch schon
über den Schwanz gerollt der immer noch vor ihr aus der Hölzernen
Verkleidung ragte. Jetzt war es soweit, Sie stand auf ohne den Riemen
los zu lassen, stellte sich Rückwärts vor diesen Schwanz und ließ ihn
langsam zwischen ihren Schenkeln verschinden. Immer weiter drang der
Pimmel des fremden nun in Sie ein, sie bewegte dabei ihren Arsch hin
und her damit er noch tiefer in sie eindringen konnte. Jetzt merkte
wohl auch der andere das sie ihn nun nicht mehr mit dem Mund
befriedigte sondern Er in ihrer nassen Fotze steckte, und er begann Sie
zu ficken. Es schien ihr sichtlich Spaß zu bereiten weil sie schon
wieder nach meinem Schwanz griff und ihn bearbeitete während der fremde
sie von hinten Fickte. Ein geiler Anblick, wie sich ihr Hintern bei
jedem Stoss bewegte, wie ihre Titten sich bewegten unter der wucht
seiner Stöße. Ich sah wie sie dem Höhepunkt immer näher kam .

Sie stöhnte lauter und intensiver, bis plötzlich von der anderen Seite
ein lautes dumpfes Stöhnen zu hören war und dieser Schwanz abspritzte,
er Spritzte seine ganze Sahne in das Gummi in ihr Loch, der Schwanz
stieß noch ein oder zweimal zu bevor er sich aus ihr Muschi zog. Sie
war erschöpft, ihre Haare waren zerzaust und ihr Mund gerötet. Wir
benutzten die, dort ausliegenden, Tücher um uns grob zu reinigen.
Chris schlüpfte in ihren Slip und streifte ihr Sommerkleid wieder über
ihre schönen Titten und wir verließen die Kabine.

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Erstes Mal Fetisch

Komm rüber,

„Komm rüber, mein Schwanz steht und will gelutscht werden“

Das war alles was du sagst. – Aber mehr hatte es auch nicht bedurft.
Ich fuhr also so schnell wie ich konnte zu dir. Klingelte unten und eilte die Treppen hoch.

„Na endlich, wird auch Zeit, schau mal“
Du stehst an der Tür (jeder könnte dich im Moment sehen aber außer mir ist der Flur leer)
du hast nur einen Morgenmantel an, der ist zugebunden, aber unten steht steil dein großer Schwanz heraus.

Ich schließe schnell die Tür und stehe ihm etwas unentschlossen gegenüber, „ Komm lutsch meine Morgenlatte“

Dein Schwanz ist einfach zu geil, ich bin geil, also schließe ich die Tür und knie mich hin, nehme deinen Schwanz in die Hand und lecke langsam die Eichel von unten und ringsherum. Dann beginne ich an deine prallen Eichel zu saugen und zu nuckeln
Du beginnst schwer zu atmen, trotzdem zieht du zurück “Komm mit unter die Dusche da kannst du weiterlutschen“.
Wir ziehen uns beide aus und gehen unter die Dusche.
Unsere Schwänz stehe beide steil und hart, du stellst das Wasser an und drückt mir ein Stück Seife in die Hand.
„Wasch meinen Schwanz“ ich knie mich wieder hin und wasche deinen harten steifen Schwanz.

Mich macht das so geil das ich an meinen Schwanz greife, du aber merkst das und befiehlt „Du kommst noch nicht dran“, dann nimmst du den Duschkopf und spült deinen Schwanz ab.
Als die Seife weg ist, packst du deinen Schwanz am Schaft und drückt mich runter so das er genau vor meine Mund ist. – „Maul auf du Schwanzlutscher“ ich öffne weit den Mund und du stößt tief zu und ich fang an zu saugen und zu lecken.

Ich bin geil auf deine Wixe und ich will dass du das merkt, ich nehme deinen Schwanz fest und Blase, sauge und Wixe was das Zeug hält.
„Ahhh gut, du lernst, mach weiter“ stöhnst du nur noch und lässt mich machen.
Ich will deinen Saft, ich Wixe und saug immer schneller, als ich merke das du kommst Wixe ich nur noch, den Schwanz direkt vor meinem Gesicht.

Mit einem weiteren Stöhnen kommst du heftig, mir spritzt alles über mein Gesicht.
Ich versuche es auch mit dem Mund was aufzufangen, dabei läuft mir einiges über und wieder aus dem Mund, so da die Spermafäden an meinem Kinn herunter hängen.
Auch an seinem Schwanz hängen noch einige Fäden.
Sofort fange ich an diese ab zu lecken und zu saugen.
Ich sauge so heftig an deinem Schwanz das du es nicht mehr aushält und zurückzieht.
„Du kriegst wohl nicht genug oder? Jetzt bist du dran“.

Ich stehe auf und mein Schwanz steh noch geil und steif.
Du drehst mich um so dass du hinter mir stehst und greifst von hinten meinen Schwanz, langsam aber hart fängst du an mich zu Wixen.

Gott ist das geil, du machst das so gut!!! Du hebst deinen wieder harten Schwanz an und drückst sich an meinen Po, so dass ich ihn spüren kann. Ich werde verrückt, du Wixst so langsam das ich super geil werde aber auch nicht richtig kommen kann.
Ich werde immer unruhiger und fange an Fickbewegungen zu machen, ich will spritzen.
Aber du sagst nur „langsam so schnell geht das nicht“ du lässt meine Schwanz los und greift ein Zahnputzglas, diese Glas hält du vor meinen Schwanz , greifst ihn fest und reibst mit deinem Zeigefinger unterhalb meine Eichel, dabei drückst du deinen Schwanz an meinen Hintern und bewegt sich hin und her.

Das ist nicht zum aushalten, das reiben an meiner Eichel ist einfach wahnsinnig geil, ich muss kommen. Kurze zeit später spritze ich eine dicken Strahl direkt in das Glas, und noch einen und noch einen…
Ich komme wieder, es hört gar nicht auf, mein Körper zittert.
Nach den Spritzern läuft noch dickes, zähes Sperma in langen Fäden aus meinem Schwanz in das Glas.
Als es dann doch aufhört, drückst du den letzten Tropfen raus und wischt ihn am Rand des Glass ab.

Im Glas ist eine große Ladung meines Spermas, und zähe Tropfen laufen den Rand herunter, was hast du damit vor?

„So du geiler Lutscher du willst doch Sperma, hier trink deine Wixe, aber alles..“

Das habe ich noch nie gemacht, nach dem Spritzen noch so was ….

Aber du bist einfach zu bestimmt, da gibt es keinen Widerspruch, ich knie mich wieder hin, lege den Kopf nach hinten.
Du lässt langsam das Sperma aus dem Glas in meinen Mund laufen.
Erst kommt viel, „Schluck die Wixe“ also schlucke ich die erst Ladung, aber es kommt noch mehr.
Das zähe Sperma läuft nur langsam in Fäden aus dem Glas, ich sauge die Fäden ein und lecke den Rand des Glases sauber.

Du nimmst deine Finger und holst den letzten Tropfen aus dem Glas.
Dann steckst du den Finger in meine Mund und ich lutsch ihn sauber.

„So das war’s“ sagst du – „Jetzt lass mich allein, ich rufe dich an du Schlucksau wenn ich dich wieder brauche…“ Etwas verwirrt aber geil trockne ich mich ab und mache ich mich aus dem Staub. Was war das? Bin ich jetzt sein Lustobjekt? Hat er mich jetzt soweit?……..


….
……

Wenn Ihr eine Fortsetzung wollt..???

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Racconti Erotici

L’autostoppista femboy

Guidavo per Perugia quando di spalle vidi un culo pazzesco in tuta aderente. Rallentai arrapato, lei si giro’ ma non era donna ma un maschietto dolce di appena 20 anni che faceva autostop. Mi fermai di colpo rischiando incidente. Con vocina femminile mi disse che aveva rotto l’auto e doveva andare a Torgiano. Le dissi che andavo da quelle parti. salita in auto ammirai le sue forme. era praticamene una donna. Gambe affusolate e caviglie fini. Aveva maglietta attillata ed era evidentemente senza peli. Mi presentai con un grande sorriso e lui/Lei mi disse di chiamarsi Paride. Avevo il pene completamente dritto e decisi di essere sfacciato. ” sai da dietro pensavo tu fossi una Signorina”. E lei ” deluso ?”. Con voce decisa dissi che anzi era un piacere dare un passaggio ad un bel ragazzetto come lui, peraltro molto femminile. ” Dici che sono carina ? ” mi disse mentre mordicchiava le labbra e passava dolcemente la lingua tra esse. Confermai che era una bella ragazza, adesso ero sfacciato e le davo della bella ragazza. ” anche tu sei un uomo molto affascinante ed educato”. Era quello che volevo sentire. La guardai intensamente al semaforo rosso dicendole che potevamo approfondire l’amicizia qualche sera con calma. ” Perchè qualche sera, se vuoi per sdebitarmi posso offrirti un cafe’ adesso da me, vivo sola. Con grandi sacrifici vivo sola”. Accettai. Arrivammo a casa sua, una casa modesta che si capiva essere arredata da un anima sensibile e femminile. Accomodato sul divano capii che intendeva mostrarmi il suo tornata. Sapete, queste sono storie che appartengono alla fantasia ma questa era realtà. Sentivo il rumore dell’acqua scorrere e tentavo di tenere a bada il mio cazzo che era bello che eretto. ” stai buono Carletto” pensai, ” che se continua cosi appena lo sfiori tu vieni”. Mi rilassai fumando una sigaretta. Paride era veramente donna. Capelli lunghi e fisico esile con un modo di fare femminile. Una bocca disegnata e degli occhi profondi. La natura Le aveva attribuito un sesso non proprio giusto.La doccia si spense e sentivo rumori di cassetti aprirsi e chiudersi . Dopo un po’ sentii pormi una domanda : ” Carlo, tu sei debole di cuore? ” ed io ” no assolutamente nuoto da tempo”. Dopo questa frase sentii chiaramente 6 passi tipici di un tacco e si aprii la porta. Era un sogno. Gia’ senza trucco era da panico ma adesso era una donna vera. Aveva messo cinghia lunghe finte con le guance truccate che evidenziavano zigomi meravigliosi e magri. Un rossetto rosso fuoco e due labbra belle marcate. Aveva un paio di jeans all’inguine con sotto autoreggenti nere che massaggiavano gambe stupende. Un tacco 13 meraviglioso con laccetti che si arrampicavano sulla caviglia. Senza dirle niente mi alzai di s**tto e la iniziai a baciare sul collo dolcemente stringendola a me con forza. Adoro sentirmi maschio. Salii lungo la guancia andando a cercare la bocca. Aveva un profumo da donna forte. La strinsi forte a me per fargli sentire che ero eccitato. Le nostre lingue cominciarono ad incrociarsi e iniziai a palparle il culetto. Era duro e sodo ed entrava in una mano. Cominciai a darle piccole sculacciate dolci sempre piu’ forti mentre le lingue continuavano a cercarsi e le bocche erano piene di saliva. Pomiciava veramente bene e in maniera sensuale. Adorava ciucciarmi la lingua. Avevo un erezione esagerata. Le presi la testa e la feci abbassare dolcemente. La stronza sentiva il pacco duro e inizio’ a leccarmi da fuori le mutande, stavo impazzendo. E facendolo mi guardava egli occhi, ma con occhi a cerbiatta . Le ciglia finte sbattevano sensualmente. ” Sono brava ? ” mi disse – Ed io ” No, tu per questa notte sei la mia ria preferita e adesso, o meglio tra poco io ti INCULO. Emise un mugolino. Non resistevo più’. Lo tirai fuori e glielo misi con forza in bocca. Capii subito che amava essere trattata da vera torretta. Lo spinsi con forza nella sua bocca arrivando sino alla fine della sua gola. fece un gesto arraffante. Emise un grande tossito mentre la bava colava dal cazzo. ” Brava la mia torretta, succhia che ti piace”….Incominiciai a porle delle domande mentre succhiava, su quanto le piacesse il cazzo e lei rispondeva mugugnando. ” Voglio sentire chiaramente che sei troia” sfilandole il cazzo dalla bocca. ” sii sono la tua troia ” urlo’…..Le rimisi il pene in bocca tappandole il naso . Aveva una bocca calda e una capacità di succhiare in maniera molto forte al punto che le guance si restringevano. Adoro vedere le gote che prendono la forma del cazzo. Presi l’arnese e lo feci respirare, rischiavo di venire. Mentre mi guardava con occhi da cerbiatta dolci, cominciai a sbatterle il pene in faccia. La scena era eccitante perché dall’alto vedevo il suo culetto bello rotondo mentre restava in ginocchio e aveva gambe aperte. Notai che era in erezione totale e era eccitante vederglielo uscire dalle mutandine di pizzo. Una scena veramente da film. Il suo profumo era inebriante. Decisi di sdraiarla sul divano e metterla a pecorina. Sono stato sempre un notevole leccatore di culetti . iniziai delicatamente a massaggiarle il cubetto e vedevo che il buchino cominciava a muoversi. Aprivo e chiudevo le chiappette mordicchiando con enfasi e lasciando strisce delicate di saliva.Non volevo raggiungere ancora il culo. Sentivo che era eccitata con una voce flebile da donna. Ad un tratto con colpo deciso affinai la lingua puntando sul buco vero e proprio….affondai di colpo e lei emise un piacevole urletto. Era curiosa di vedere la mia faccia arrapata e spesso si girava guardandomi intensamente. Iniziai a leccare con forza con la punta delle lingua rigida mentre schiaffeggiavo il cubetto con forza. Aveva il buco completamene insalivato. La girai di s**tto con la pancia sopra. Afferrai le sue caviglie, le misi sulla mia schiena e mi abbassai per pomiciarla. Adoravo passare il cazzo lungo il cubetto senza entrare. Stava impazzendo. Con un colpo secco l’avvicinai a me e entrai dolcemente dentro lei. La prima botta la diedi con la lingua nella sua bocca che mugolava. Tentava di dire qualche cosa ma aveva il culo pieno di me e la bocca piena della mia lingua. I primi colpi furono dolci e mi divertivo a metterle le dita nella bocca. Succhiava e mugolava. Decisi che era il momento di scopare seriamente. Iniziai a incularla accelerando piano piano sino a raggiungere una velocità molto forte . avevo reiniziato a correre per cui ero resistente. La agguantavo caviglie allargando le sue gambe in modo da entrare meglio. Aveva un viso eccitatissimo e io impazzivo. Adoravo rallentare e di botto mandare dei colpi molto forti al punto che tavolta la dovevo tirare a me essendo arrivata sulla sponda del letto. ” Adesso ridimmi che sei la mia troia malefica”. E lei ” sii sbattimi come una cagna”. Quando rallentavo mi abbassavo verso di lei pomiciandola. Tenere strette le caviglie esili era eccitante. Mordicchiavo le caviglie e le succhiavo. Adoravo quell’intimo che aveva addosso. La feci alzare in piedi e mettere a pecorina. Ma la cosa divertente fu metterle le braccia dietro la schiena e tenerla bella serrata. Avevo bloccato le sue braccia. Era in bilico sorretta solo dalla mia forza. Le piaceva da morire. La lasciai cadere sul letto. La presi e la misi di fianco entrandole trasversalmente nel culo, mentre bloccavo le sue braccia all’altezza della testa. Ero eccitato perché non venivo. Il preservativo era un ritardante e non sentivo eiaculazione. La pompavo forte e dolcemente . ” Adesso la mia troia deve darsi da fare” Le dissi. Mi spostai sulla sedia prendendola per mano, e stampai uno smorzacandela colossale. Era lei adesso che saliva e scendeva dal cazzo con forza. Dal sudore le era colato il trucco e la cosa mi eccitava. sbattevamo così’ forte che la sedia si alzava. Aveva una schiena tipica delle ballerine classiche che a me fa impazzire. Sentii che stavo venendo ma volevo farmelo succhiare. Mi alzai e sfilai il preservativo mettendogli in bocca l’asta. Quando capisco che una tra vuole essere trattata da troia mi diverto perché io stesso sono un gran porco. iniziai a muoverlo con forza tappandole il naso. Notoriamente e spesso schizzo molto e fu proprio così’. Nel momento in cui sentivo lo sperma salire le chiusi la sua bocca e sentii la crema calda scorrere in bocca.Stava ingoiando tutto . Aperta la bocca vidi la scena che amo di più’…Le colava sperma e saliva. Io con il dito la raccoglievo e le rimettevo nella bocca…Lei gradiva molto. Terminata la scopata andò’ in bagno a lavarsi il cubetto. Entrai anche io per lavarmi. Alla vista di quel culetto nuovamente mi venne dritto e la scopai dentro la vasca con un getto di acqua calda. Diventammo amanti fissi !!!

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Le passioni di Katy

Era un pomeriggio di alcune estati orsono; mi arrivò un sms da parte di una ragazza che lavorava con me da un paio di settimane.
“Devo parlare con te: ho un problema di lavoro.”
“Va bene – risposi – ci troviamo stasera, in centro, alle nove.”
“Si, aspettami.”
“D’accordo – aggiunsi scherzando – ma ti voglio vedere in minigonna, calze a rete e reggicalze!”
Non ricevetti risposta, pensando che si fosse offesa.
Quella sera la attesi sul luogo fissato ed anche lei arrivò puntuale.
“Sarà meglio che andiamo da un’altra parte perché non vorrei che qualcuno mi riconoscesse.” disse.
Non obiettai e la feci salire sulla mia auto; la osservai: capelli castano chiaro e lunghi, indossava una gonna leggera, chiara, plissettata, che le arrivava quasi alle ginocchia, una camicetta chiara e portava uno zainetto.
Dopo una decina di minuti di strada, parlando di futilità, arrivammo in una cittadina ed individuammo un bar nel quale fermarci a parlare; era un locale con un giardino estivo, senza clienti, qui ci sedemmo ad un tavolino, uno di fronte all’altro e lei con la schiena rivolta verso il bar. Il barista ci portò la consumazione richiesta.
La ragazza mi raccontò il fatto accaduto e dopo pochi minuti avevo trovato la soluzione; il clima si fece più disteso.
“Ma io non ti avevo detto che ti volevo vedere in mini e reggicalze?” dissi scherzando e, lei, sollevò gli occhi verso l’alto sbuffando leggermente.
“E no, i patti sono patti!” continuai sfrontatamente e guardandola negli occhi.
Lei diede un’occhiata in giro e, lentamente, fece scivolare la mano destra verso la gonna e la tirò verso di se: non erano le calze a rete, ma erano trasparenti, sorrette da un reggicalze ed indossava un tanga di colore chiaro.
“Caspita, che sexi!” sbottai vedendo tanta grazia.
“Ti va bene anche così?” mi chiese maliziosa e riassettando la gonna.
“Non c’è male, – risposi con la gola chiusa – ma dato che ci sei, perché non ti togli anche il tanga e mi fai vedere il resto?”
“Ehi, ma …?” rispose stizzita e fulminandomi con lo sguardo.
“Ops; – pensai – ho fatto una gaffe bestiale!”
La ragazza si alzò di s**tto portando con se lo zainetto ed entrò nel bar; accesi una sigaretta meditando sulla cazzata che avevo fatto, ma non riuscii ad aspirare la quarta boccata che lei era di ritorno, risedendosi al suo posto.
“Beh, – chiese – adesso non mi dici niente?”
La guardai stupito, senza comprendere il significato delle sue parole.
Depose lo zainetto a terra e, con la mano destra, afferrò il lembo della gonna raggomitolandola verso di se, scoprendo le cosce fino al pube. Non c’era tanta luce, ma vidi chiaramente che si era tolta gli slip: la passera era tutta depilata e le grandi labbra erano gonfie.
“Cazzo, che figa che sei!” dissi strabuzzando gli occhi.
“Ti piace?” chiese maliziosa.
“E c’è da chiederlo? Te la leccherei fino a consumartela, di tanto che mi piace vedertela così!”
“Mmmh!” soffiò dal piacere di mostrarsi, riabbassando la veste ed accavallando le gambe.
“Dai, non fare l’egoista – protestai – rialza la gonna e fammela vedere!”
Sorrise, soddisfatta e, accertandosi che in giro che non ci fossero spettatori inopportuni, riaprì lentamente le gambe e risollevò la gonna.
“Mi hai fatto venire l’uccello duro come un legno! – le dissi – Dai, apri un po’ la figa con le dita.”
Abbassò anche l’altra mano fino a che, con due dita, riuscì a divergere le piccole labbra; io la guardavo inghiottendo a fatica la saliva.
Iniziò lentamente, quasi impercettibilmente, a roteare le due dita sul clitoride e muovendo le anche sulla sedia; sbuffò, alzando leggermente la testa verso l’alto e soffiando fuori l’aria.
Si fermò, ricomponendosi e guardandomi soddisfatta.
“Che troia, che sei: mi hai fatto eccitare così tanto che ancora un poco mi sborro nelle mutande.”
“Vedi, – ridacchiò – questa è una cosa che noi donne possiamo permettercelo e voi no!”
“Che cosa?”
“Venire, senza farci scopare: ho avuto un orgasmo!”
“Ma dai?!”
“Certo: sono tutta bagnata!”
“Ma figurati!”
Diede ancora un’occhiata in giro e si infilò una mano sotto la gonna; la estrasse e, piegandosi verso di me, avvicinò il dito medio infilandomelo in bocca.
“Senti? – mi chiese; il dito era bagnato e odorava di figa – E dovresti vedere come è ridotta la mia passera: completamente fradicia!”
Rimasi sbalordito ad osservarla che sorrideva, soddisfatta.
“Davvero! – continuò, meravigliandosi del mio stupore – Guardala un po’, se ce la fai!”
Ero intontito da tale offerta; mi tolsi l’accendino dalla tasca dei jeans, smoccolando a causa della turgidità del mio uccello e che mi impediva una manovra veloce. Piegato leggermente in avanti, accesi la fiamma ad una spanna dalle ginocchia della ragazza, lei allargò le cosce e sollevò ancora la gonna; la figa era socchiusa e gocce di liquido luccicavano sulla parte esterna delle piccole labbra: restai per una decina di secondi ad osservare quello spettacolo estasiante!
Spensi la fiammella, raddrizzandomi e massaggiandomi l’uccello che stava per esplodere.
“Basta! – dissi sconfortato – Basta, non ce la faccio più: ti va bene se non ti saldo addosso e di trombo qui, in mezzo alle case!”
“E allora andiamo via di qui!” mi rispose seria.
“Non ce la faccio – risposi – ho l’uccello talmente duro che, con questi pantaloni attillati, si vedrebbe a chilometri.”
“Vado io davanti, così tutti guarderanno me!” rispose decisa e alzandosi dalla sedia.
La seguii di qualche metro, impacciato nel movimento; buttai l’occhio sul suo fondoschiena e vidi chiaramente una macchia sulla gonna, all’altezza del suo culo: aveva sborrato abbondantemente, non mi aveva raccontato storie!
Raggiungemmo l’auto che era parcheggiata in una viuzza fuori dal traffico; le aprii la portiera, come cortesia, ma più ancora nella speranza di vedere la gonna alzarsi e vederle nuovamente le cosce e la figa; stavolta mi andò male.
Salii dalla mia parte e, mentre stavo per allacciarmi la cintura di sicurezza, lei si piegò verso di me, appoggiò una mano su pantaloni aprendo con agilità la cerniera.
“Cosa stai facendo?” le chiesi meravigliato.
“Stai zitto! – mi ordinò, tirandomi fuori con forza il cazzo ed infilandoselo in bocca – Stai tranquillo: ti faccio una cura che ti farà passare questo gonfiore!”
Non avevo nessuna voglia di contraddirla, con quella bocca stava lavorando da vera esperta: con velocità da vera professionista ingoiava l’uccello fino a che non le toccava la gola e poi risaliva fino a che le sue labbra non sentivano il frenulo.
Io ero appoggiato sul sedile e con la mano destra appoggiata sul suo culo; dopo avere alzato la gonna, la feci scivolare fino in mezzo alle sue cosce; cercai la sua passera e la trovai facilmente perché la ragazza divaricò le gambe come per aiutarmi. Tastai le sue labbra, bagnate fradice e infilai il dito medio, agitandolo lentamente avanti e indietro.
Andammo avanti per un paio di minuti fino a che sentii la mano bagnarsi dell’umido della sua figa e la ragazza che, continuando a spompinarmi, mugugnava di piacere: era venuta un’altra volta!
Sentii una stretta nell’uccello e la sborra che risaliva fino ad uscire; la ragazza si accorse del mio movimento in avanti e si attaccò ancora di più al mio cazzo, come una ventosa, e come una ventosa la sentii risucchiare tutto quello che mi stava uscendo.
Mio abbandonai completamente sfinito sullo schienale: era stata eccezionale.
“Ecco, così siamo a pari! Tutti e due abbiamo sborrato!” disse, ansimando, adagiandosi anche lei sullo schienale del suo sedile.
Attendemmo qualche minuto e poi ripartimmo.
Ho rivisto ancora parecchie volte quella “brava” ragazza e lei, sapendo quello che mi piaceva, si è sempre presentata con un abbigliamento simile; ogni volta è stato un soddisfacimento completo per entrambi: a lei piaceva mostrarsi “porca” in pubblico ed a me piaceva vederla comportarsi da troia.

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das Dreieck

Eine geschlagene Stunde warte ich bereits, auf Sonja die Frau meiner einstmals feuchten Träume.Sonja, ist groß, ihr lockiges,über die Schulter reichendes rotes Haar, passt perfekt zu ihrem milchigen Teint, der wie Porzellan im Licht schimmert. Wohlgeformte Lippen, Ihre Figur ist in Bestform, die Besuche in der Fitness Area, die Anstrengungen sich fit zu halten zeigen an ihrem Körper den gewünschten Erfolg.
Was mich immer an Ihr verrückt machte, sind ihre äußerst femininen Rundungen, Busen und Po, wie aus Stein gemeißelt. Immer modisch gekleidet, vollendet in Szene gesetzt.
Pünktlichkeit ist und war keine Tugend von ihr, oft kam sie zu spät, so wie auch Heute.
In einem Restaurant wollten wir uns treffen, Sonja sagte am Telefon „ Wir müssen reden,über uns, es ist wichtig!“, über was wohl, über meinen Seitensprung mit ihrer besten Freundin Karin, Karin ist etwas kleiner wie Sonja, hat kleine aber feste Brüste,wenig Po, knochige Figur, hat schwarze kurze glatte Haare, auf einer Seite kurz gehalten und an der anderen Gesichtshälfte bis zum Kinn reichend, große braune Augen, eine Stupsnase, volle Lippen. Meist business haft gekleidet, arbeitet als Anwältin am Gericht.
Karin ist sehr dominant und zielstrebig, wenn sie sich etwas in den Kopf setzt, oft auch stur, bis sie bekommt was sie will.
In Sonjas Wohnung hat sie mir Karin persönlich vorgestellt, mit den Worten, „ Das ist Karin, wir sind wie Schwestern und teilen alles!“, welche Ironie , schon damals in diesen Worten lag.
Fünfundzwanzig Monate war ich schon mit Sonja beisammen , eigentlich ein Jubiläum, unsere Beziehung hat überlebt, zumindest für mich ein persönlicher Rekord.
Im Moment befanden wir uns zwar, mein Gefühl, in den letzten Atemzügen unserer Beziehung, schon lange gab es Probleme und Missverständnisse, Vorwürfe, und Misstrauen, begleitet von schlechten bis gar keinen Sex, den längsten Marathon Coitus Verzicht unserer gemeinsamen Zeit hatten wir erreicht, 35 Tage Carneval.
Manche Frauen sind der Meinung, Männer werden erst so richtig streicheweich, wenn man sie zappeln lässt, wie bei einer Hundedressur, nach dem Motto, ..hol das Stöckchen, um sich danach, schwanzwedelnd die Belohnung abzuholen, Sonja ist diese Art Frau, sie spielt mit der Gattung Mann.
Anfangs war das entziehen der fleischlichen Begierde in unserer Gemeinsamkeit eine Art Rollenspiel, mit dem Hintergrund aufgeheizten und geilen Sex zu erhalten.
Ähnlich war es auch vor drei Monaten, mein sexueller Hunger war im Ausnahmezustand, alle meine Bemühungen mit Sonja ins Bett zu kommen, scheiterten oft an banalen Dingen und Ausreden, jedoch hat sie nicht mit ihrer besten ( nymphomanischen) Freundin Karin gerechnet, Karin hatte früher mit Sonja zusammengewohnt und noch immer einen Schlüssel zu Sonjas Wohnung, so kam sie oft unerwartet, meistens dann wenn ich alleine in der Wohnung war, anfangs schenkte ich diesem Umstand auch keine Bedeutung, dachte nicht an das was kommen würde. Die Worte, „Wir teilen alles“, hat Karin nicht nur sprichwörtlich genommen, als sie mich eines Morgens unerwartet in der Küche überraschte , als ich, nur im Bademantel, in die Küche kam, und mich nach Überwindung anfänglicher Skrupel, oral stimulierte. Der Sex am Küchentisch war, absolute Spitze.

Und was mich betrifft, keine Festung hält ständiger Bedrängung stand, wenn Hungersnot herrscht., auch wenn ich es rückblickend nicht bereue, so bleibt doch der bittere Nachgeschmack der Untreue und das schlechte Gewissen, aber wie gesagt es herrschte ein gewisser Ausnahmezustand. Meine Gedanken kreisten, viele Szenarien, wie das Gespräch wohl sein wird, spielte ich gedanklich durch.
Ich wollte mich nicht herausreden, wieso auch, die Schuld, wenn man überhaupt von Schuld sprechen kann lag, bei ihr, bis zu diesem Vorfall war ich immer treu, und suchte keine Gelegenheiten. Mit Karin kam die Gelegenheit in die Höhle des Löwen.
Karin´s Zuwendungen ,ihr kokettes Verhalten, die scheinbaren Zufälle, ihre Zärtlichkeit, ihre sexuelles Selbstbewusstsein und Zielstrebigkeit, hat mich einfach fasziniert, danach gab eines das andere , der Kuss, ihre Hand an meiner Leiste, suchend die Begierde, im wollüstigen streben nach Befriedigung.

Schade wäre es, wenn Sonja in dieser Zerreißprobe unserer Beziehung, alles mit einem “Aus!” beenden würde. Sonja wird das nicht verstehen weshalb ich so leicht gefallen bin, das es keine Liebe war sondern nur Sex, triebhaft und auf das fleischliches reduziert, geleitet von egoistischen Verlangen, getrieben wie Lämmer zur Schlachtung, ohne Worte des Bedauerns.
Weder von meiner Seite ,noch von Karin, ihrer besten Freundin.

Sonja kam gerade den langen Gang, zu dem Tisch an dem ich bereits auf sie wartete, ich konnte sie schon sehen seit sie den Raum betrat, sie schwebte heran, sie war wunderschön anzusehen, manche Männer blickten ihr nach, wie in Zeitlupe wogten bei jedem Schritt ihre Haare und der Busen wie in einem Werbespot einer Partneragentur.
Vor Nervosität auf das was kommt, waren meine Hände ganz feucht, ich hasse Konfrontationen, und das im öffentlichen Rahmen, ein leidiges Thema dachte ich, der Abend war im Arsch, ganz sicher
Die Worte ,“Entschuldige meine Verspätung”, nahm ich Augenbrauen zuckend zur Kenntnis, und küsste sie dabei auf die Wange.
Auf die Frage ob Sie einen harten Tag hatte, hörte sie nicht mehr auf zu reden , ich hörte nur gelegentlich zu um ein, “ja, sicher ” oder ” wirklich?” loszuwerden. Wir bestellten Wein zum Essen, es gab Fisch nach Art des Hauses.
Nachdem wir schon mit dem Essen fertig waren, kam die Frage, “und wie ist es Dir ergangen heute?”, als ich Luft holte und gerade darauf antworten wollte, fiel sie mir erneut ins Wort,
” egal ” dachte ich, “soll sie nur reden”.
Mit den Worten, ” Karin, kommt auch noch!”, holte sie mich aus der Lethargie ihres Monologes. Der erste Schock.
“Wieso, ich dachte, Du willst mit mir über uns reden, Wozu brauchen wir den Karin?”
“Das was wir zu besprechen haben, betrifft uns alle drei !”, ich biss mir auf die Lippen, meine Gedanken zirkulierten erneut, “was wird das, was mach ich hier?” Karin hat mir noch gefehlt, “hoffentlich, macht sie mir hier beide keine Szene!”, ich sah Sonja geistesabwesend an.
Sonja lächelte nur, ich kannte diesen Blick von unserem Rollenspiel.
Karin kam gerade, als der Kaffee serviert wurde, beide küssten sich auf die Wange, mich wollte sie auf den Mund küssen, geschockt drehte ich meinen Kopf, Karin enttäuscht, boxte mich darauf am Ellenbogen.
Aufgrund ihrer herzlichen Begrüßung, hatte ich den Verdacht, das Sonja nichts von meiner Begegnung mit Karin, in ihrer Wohnung und auf ihrem Küchentisch wusste, beide quatschten drauf los als hätten sie sich lange nicht gesehen.
Karin rieb ihr Bein an meiner Wade während sie aufmerksam Sonjas Ausführungen lauschte. Ich zuckte , “ist sie verrückt, was soll das, wenn Sonja das mitbekommt.” fühlte mich sehr unwohl.
Beide kicherten, ich meinte “darf ich mitlachen, oder besprecht ihr gerade intime Dinge”, Sonja sah mich an und meinte nur,” intime Dinge, ja wir sprechen über den Sex den du mit Karin hattest”, augenblicklich spürte ich wie ich rot wurde, erwischt, beide sahen mich an und grinsten verschämt……., ich schluckte, ” Du weißt davon?”,
” … ja sicher, das war auch meine Idee,”
“..ich verstehe nicht, nochmal bitte, welche Idee?”
“.. das Karin dich prüft ob du mir treu sein kannst!”, ” aber wie es sich erwies, bist du gleich bei der ersten Gelegenheit über sie hergefallen !” Sonja schmunzelte als sie das sagte.
” Moment mal, wer sagt das!”, ” Karin, etwa?”
” Du weißt, wir haben keine Geheimnisse, aber du wolltest eines für dich, nicht wahr?”
Ich kickte Karins Fuß weg von mir, die noch immer an meiner Wade rieb, und wandte mich an Karin, “Was bist du für ein Miststück!”, Karin grinste,”… du stellst alles so hin als wäre ich der schuldige!”, ich war auf hundert, ” diese Schlampe!” mein erster Gedanke, verschränkte meine Arme und lehnte mich zurück, holte tief Luft, sagte in Richtung Sonja “..hat sie dir auch erzählt wie sie mir überall hinfolgte, in deiner Wohnung wie eine läufige Hündin…., oder hat sie das nicht erwähnt!”
” Ja, das hat sie!”, ” aber das ist nicht der Punkt, denn in dem letzten Monat, habe ich zwar nicht mit dir geschlafen sondern mit Karin!”, “wir beide meinten, das es besser wäre, wenn Karin dich verführen kann, das wir versuchen möchten zu dritt zusammenleben, jeder hätte was davon.”, “denn ich liebe Karin, und sehne mich nach ihren Körper, ich will es nicht missen!” was meinst du, wäre das für dich in Ordnung?”, während sie das sagte streichelte sie zärtlich die Hand von Karin.
Als ihre Worte meine Gedanken erreichten war es als trifft mich ein Hammer, es war alles geplant und vorbereitet, ich dachte nach…, musste diese Nachricht erst verkraften.
Karin sagte mit flüsternder Stimme , “Nun, wie ist die Vorstellung das du uns beide haben kannst?”
” Pikant, wirklich pikant, die Vorstellung, das ihr lesbisch seid besonders!”,
Sonja, “..lesbisch, nein, bi, eher zutreffend.”, “aber was sagst du dazu, lass es uns versuchen?”
“.. ich weiß nicht, bin im Moment etwas überfordert, denn ich hatte ein schlechtes Gewissen dir gegenüber, dachte eher das du unsere Beziehung beenden würdest, wenn du alles weißt.”
Sonja rückte näher zu mir,fasste an mein Knie, “Liebling, das war nie ein Thema für mich, denn eigentlich war ich dir untreu, seit ich dich kenne habe ich neben dir immer mit Karin herumgemacht, hatte ein schlechtes Gewissen und oft mit Karin darüber gesprochen, Karin akzeptiert das, weil wir beide, dich mögen!”, ” eigentlich kam dieser Vorschlag von Karin, überhaupt seit sie es dir in der Küche besorgte!”
Langsam entspannte sich die Situation, Karin bestellte noch Wein, und nach einigen Gläsern wurde aus der Zweisamkeit , eine Dreiecksbeziehung. Beide waren erleichtert die Dinge offen gelegt zu haben, ich ebenso, den mein schlechtes Gewissen drückte nicht mehr.
Spät sind wir in Sonjas Wohnung gekommen, und wollten zu Bett gehen, die Frauen duschten gemeinsam, während ich die Nachrichten verfolgte, Sonja, meinte “Liebling, komm ins Bett es ist schon spät!”, und ging in Richtung Schlafzimmer.
Im Bad, war Karin die gerade ihre Haare trocknete, nackt,ohne Scham, mit dem Rücken zu mir stand sie vor dem Spiegel, meine Blicke glitten über ihren knochigen Hintern, und die Schamlippen die sich als Schatten abzeichneten, sanfte Erregung machte sich in mir breit, während ich meine Hose abstreifte und in die Dusche stieg.
Nur mit dem Handtuch über der Hüfte kam ich zum Bett, eine Kerze brannte am Nachtkästchen, beide lagen eng umschlungen Karins Bein war zwischen denen von Sonja und schmusten miteinander.
Als beide mich bemerkten , rückten sie auseinander, und Karin klopfte auf die Matratze mit den Worten “…komm, lass uns spielen!”
Sonja, kuschelte sich an mich, Karin ebenso.
Ich fühlte mich wohl, wie ein Sultan im Harem, spürte die nackte warme Haut der beiden an meinem Körper.
Sonja suchte meine Lippen,küsste mich innig, während Karin mich unter der Decke meine Leistengegend streichelte.
Nachdem Karin mich oral so erregt hatte wie sie es wollte, setzte sie sich auf mich, stützte sich mit beiden Armen auf meine Brust, mit sanften Bewegungen, tanzte ihr Becken auf den meinem.
Sonja krabbelte hoch, spreizte ihre Beine über meinem Kopf drückte mir ihre feuchte Pussy auf den Mund, flüsterte,” leck mich!”

Fortsetzung folgt ……….. vielleicht?