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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 1

L’inizio

Erano appena passate le 15.00 di un sabato pomeriggio piovoso, il cellulare del ragazzo che stava sdraiato sul letto squillò, un numero sconosciuto appariva sul display, rispose:

– pronto

– schiavo!!! Vieni subito a qusto indirizzo: via marco polo 15/g

– si – rispose il ragazzo quasi impossesato da quella voce sconosciuta

il giovane, non aveva più di trent’anni leggermente in sovvrappeso, capelli biondi corti e mal curati. Si mise subito un paio di jeans e una meglietta comoda, raccolse portafoglio e chiavi della macchina e si diresse di gran velocità verso l’appartamento indicato dalla Padrona. In breve fu d’inanzi al condominio parcheggiò in uno dei pochi parcheggi liberi, e si diresse verso la sua destinazione. Arrivato davanti alla porta, si sistemò quel po che poteva e suonò il campanello. Nessuna rsiposta. Si disse, che scherzo era… Poi all’improvviso la porta si aprì:

– ciao schiavo

– ma – un brivido freddo colpì il giovane davanti a quella Signora

– cosa hai schiavo, mi hai riconosciuto?

– Si So…Sonia ma è uno scherzo? – lo schiavo era completamente teso e nervoso.

– Ti pare che sia vestita da scherzo? – disse ella sorridendo dolcemente

– No sei, E’ vestita da Padrona.- disse abbassando la testa

– Su entra schiavo, esclamò lei voltandosi

Quella ragazza, Sonia, non era altro che la cugina del ragazzo, la cugina tanto desiderata ed ammirata, Lei in qualche modo aveva capito l’indole del ragazzo, che a sua volta ignorava totalmente che la sua bella cugina fosse in realtà una Padrona. Sonia era una ragazza alta oltre 175 centimetri, le curve leggermente maggiorate erano splendide, gli occhi di rara bellezza,e i capelli, il punto di maggior forza della ragazza, lunghi e castano scuro, mozzafiatanti i seni, era avvolta in un vestito di pelle nera con gonnellino cortissimo, e un ampio decoltè che lasciava intravedere quasi tutto il seno; ai piedi portava un paio di stivali neri con tacco vertiginoso.

Il ragazzo era completamente estasiato, ma allo stesso tempo bloccato sul pianerottolo.

– cosa fai li?

– ……

– hai paura? Su entra….

– Mi sc… scus… scusi….

– Tranquillo ma entra e chiudi la porta

Lo schiavo così fece, seguì la Padrona sino ad un salotto, molto spoglio sembrava quasi che non venisse usato abitualmente. La Signora Sonia si sedette su un ampio divano nero e con un cenno fece avvicinare il cugino. Lui obbedì all’istante e si inginocchiò con lo sguardo basso.

– allora, dimmi come ti senti?

– Nervoso Signora

– E perché lo sei, mi conosci!

– Forse, forse è quello non mi aspettavo che tu, fossi Padrona.

– E non vuoi che io sia Padrona?

– Lo ho sempre desiderato Sonia

– E allora non avere paura

– Va bene Signora

– Sei curioso di sapere come ho fatto a capire che eri uno schiavo?

– Si Padrona non capisco proprio

– Ho letto alcuni annunci di questo fantasioso “slavebottle”, quelle bottiglie di plastica non mi erano nuove, e mi è venuto in mente quando eravamo piccoli e giocavamo a torturarci con le bottiglie.

– Ma, posso fare un’altra domanda?

– Certo parla pure

– Ma perché mi ha voluto qui?

– Be, ovvio, voglio che tu sia mio schiavo.

– Ma io, puoi trovarne di meglio…

– Come uomini forse si, ma come schiavo, con me ti spingerai molto lontano sono sicura.

– Farò di tutto per non deluderla.

Nella stanza scese un dolce silenzio, i due giovani si scambiarono dei fulgidi sguardi, per molti minuti, ad un certo punto la Padrona disse:

– allora schiavo, iniziamo?

– Certo Padrona

– Spogliati

– Si Padrona

Lo schiavo si alzò e cominciò a togliere la maglietta poi le scarpe e i pantaloni, rimase in mutande. La Padrona seduta e appoggiata alle braccia osservava, con un dito fece segno di togliere anche l’intimo.

– in ginocchio

– si Padrona

– nudo come un verme

– si Padrona

– quanto hai sognato questo momento?

– Molto mia regina, molto….

La padrona osservava lo schiavo che a testa bassa cercava inutilmente di incrociare lo sguardo della dolce Sonia. Lei sorrideva soddisfatta, anch’ella come lo schiavo era felice della situazione creata.

– allora schiavo, che ne dici se iniziamo con qualcosa che ti piace?

– Come vuole Lei Signora

– Allora vai in cucina, in frigo ce una bottiglia di cocacola light, e me la servi come si deve!

– Si Signora

Lo schiavo si affrettò andò in cucina, apri il frigo, dove vi era solo quella bottiglia indicata dalla Padrona. La prese e vide subito che sul tavolo vi era gia un vassoio con sopra un bicchiere, appoggiò la bottiglia e raccolse il vassoio e si diresse verso il salotto, si avvicinò al divano e si inginocchiò.

– devo dire che sei veloce

– grazie Padrona

– appoggia sul tavolino e versami un mezzo bicchiere di coca

– si Padrona

lo schiavo obbedì all’istante e versò nel bicchiere il frizzante liquido e lo porse, tenendolo sul palmo della mano, alla Padrona.

– bene schiavo, come mai lo hai tenuto sul palmo senza avvolgerlo con la mano?

– Per non riscaldare la coca – rispose il giovane.

– Però, hai mille attenzioni – disse ella sorpresa e soddisfatta.

La Donna bevette un paio di sorsi, sorridendo di tanto in tanto allo schiavo che stava in apprensione, aspettando qualche ordine. Sorseggiò l’ultima parte della bibita ma invece di inghiottire la risputò nel bicchiere:

– ecco schiavo bevi!

– Grazie Padrona – e bevette d’un sol sorso

– Per oggi caro basta così, riporta tutto in cucina.

– Si Padrona

Lo schiavo eseguì celermente, e ritornò in salotto, ma la Padrona non c’era più. Lui si mise in ginocchio e aspettò. Da li a dieci minuti la Signora ritornò:

– vestiti dai

– si Padrona

– vivi in affitto tu no?

– Si Padrona perché?

– Questo appartamento è mio e come vedi è vuoto, vorrei che tu venissi qui a vivere e pagassi a me l’affitto.

– Per me va bene, ma …

– Ma? Cosa schiavo

– E lei dove vive?

– A casa mia, verrò qui per delle sessioni senza comunicartelo

– Va bene Padrona

– Dovrai tenere la casa pulita ed in ordine, e magari visto che sei un buon lavoratore, potresti costruirmi un bel dungeon.

– Sarà un piacere

– Bene vattene

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Ho rubato la ragazza a mia sorella (Parte 1)

Sono passati anni da quando Giacomo ed io abbiamo lasciato le nostre famiglie. Creai una vera agitazione nella nostra cittadina conservatrice. Mentre le nostre famiglie non rifiutarono il fatto, capinno che a causa della nostra sessualità noi non avremmo più potuto vivere in quella città. Era stato divertente vedere l’espressione sulla faccia di quella puttana di mia sorella quando Giacomo le disse che l’aveva scaricata per stare con me.

Erano i tardi anni novanta, la piccola città nella quale vivevo era totalmente cattolica e conservatrice. Era stato difficile quando arrivato alla pubertà cominciai a guardare i ragazzi invece delle ragazze. Io mi masturbavoi pensando agli eccitanti ragazzi della scuola e mi sentivo colpevole. Ero assolutamente il ragazzo medio, circa un metro e settanta, capelli ed occhi castani e mi tenevo in buona forma dato che facevo parte della squadra di nuoto del mio quartiere; ero quel tipo di ragazzo che ragazze notano.

Alle elementari ero un anno avanti e perciò ero alla pari di mia sorella che aveva un anno di più. Mia sorella ed io non andavamo molto d’accordo, Alice era una cagna puro e semplice. I miei genitori allora non lo capivano ma ora lo sanno. Ero all’ultimo anno quando Alice portò a casa Giacomo ed il mio cazzo per poco non sparò nei miei pantaloni. Giacomo era un giocatore di calcio, alti più di un metro e ottanta, capelli scuri ed occhi di un bel verde smeraldo, al solo guardarlo il mio cuore si fuse. Giacomo era un gran bel ragazzo ed io non riuscivo a capire cosa trovava in una cagna come Alice.

Successivamente Giacomo sembrò voler passare più tempo con me che con Alice, veniva a casa ed andavamo in giro insieme. Andavamo al cinema, a giocare a bowling, a mini golf. Lui veniva a vedere le mie gare di nuoto. I miei genitori ci venivano ma Alice non l’aveva mai fatto e Giacomo stava seduto con loro a fare il tifo per me.

I tempo passato con Giacomo l’attrazione per lui andò oltre la semplice attrazione fisica. Lo volevo romanticamente, volevo stare con lui e solamente con lui. Quando arrivava, mi vedeva, mi salutava con una carezza sulla schiena mi faceva sentire troppo bene, e ancora meglio se mi dava un grande abbraccio. Quando mi circondava con le sue braccia, mi cedevano le ginocchia e mi sentivo uno strano buco nello stomaco. Lo volevo dannatamente.

Era aprile ed eravamo in vista del diploma. Alice stava passando il fine settimana con un’amica ed i suoi genitori. I miei genitori erano fuori città per il fine settimana per un evento del lavoro di mio padre. Giacomo lo sapeva, chiese se lui poteva stare da me per il fine settimana ed i miei genitori dissero che andava bene.

I miei genitori partirono venerdì. Mia madre lasciò il numero dell’albergo in cui sarebbero stati nel caso avessi avuto bisogno di qualche cosa. Poco dopo che se ne furono andati Giacomo arrivò, Guardammo un paio di film ed ordinammo una pizza per cenaì. Dopo cena Giacomo eravamo seduti sul pavimento del soggiorno un di fronte all’altro, quando improvvisamente lui parlò di Alice.

“Penso che la scaricherò.”
Nessuna sorpresa là e se le dicerie erano vere Alice se la stava spassando.
“Perché la scaricherai? ” Chiesi non volendo lasciar cadere la cosa.
“Lei vuole solo sesso da me ed io non ho voglia di darglielo. Se solo sapesse!”
“Se solo sapesse cosa?”
“Nick, posso fidarmi di te? Ho un grande segreto che ho bisogno di dire a qualcuno perché non posso tenerlo più a lungo.”
“Chiaramente puoi, cos’è?”

Giacomo cominciò a piangere, le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance facendogli brillare ancora di più gli occhi verdi. “Ho cominciato ad uscire con Alice perché c’è qualcun’altro che mi piace e pensavo che uscendo con lei avrei potuto stare vicino a quella persona, e quindi l’ho fatto. Ho conosciuto meglio quella persona e penso che probabilmente me ne sono innamorato.”
“Giacomo non c’è niente di sbagliato. Dille quello che senti.”
“Non è una ragazza. Non è una ragazza. Non mi sono mai piaciute sessualmente ragazze. Io sono gay e non so cosa dirà se gli dico che l’amo.”

Giacomo era gay? Nella mia testa si formò improvvisamente un’immagine, che Giacomo fosse il mio boyfriend, di noi due che andavamo da qualche parte insieme a vivere felici e contenti. Spinsi via quei pensieri, misi una mano sulle spalle di Giacomo, lo tirai a me e lo tenni stretto. Lui continuò a piangere sul mio torace. Io volevo sapesse che andava tutto bene, che ero ancora suo amico, che gli volevo bene, che potevo capire il suo dolore. Il mio cuore si stava spezzando nel vederlo così.

“Giacomo, non lo dirò a nessuno.” Dissi. “Ma chi è il ragazzo di cui sei innamorato?”
“Prometti di non incazzarti?”
“Promesso.”
“Sei tu Nick.”
Non posso descrivere la sensazione che ebbi sentendo che Giacomo, il ragazzo con cui da tanto avrei voluto essere, era innamorato di me. Il mio cuore correva. Le mie braccia lo strinsero ancora più strettamente. Feci correre le dita tra i suoi capelli. Ora tutto aveva senso, ecco perché Giacomo passò più tempo con me che con Alice. Perché veniva sempre alle mie gare di nuoto ed i suoi abbracci.

“Non sei arrabbiato?” Chiese vedendo che non lo allontanavo da me e non gli gridavo di lasciare la mia casa.
“No Giacomo, non lo sono. Non posso essere arrabbiato con te per essere innamorato di me. Io non posso essere arrabbiato perché anch’io sono innamorato di te.”
Giacomo si sedette e mi guardò diritto negli occhi, non disse niente per un secondo. “Anche tu sei innamorato di me?”
“Sì. Anch’io sono gay. Quando Alice ti ha portò a mi sono sentito attratto da te, dapprima pensai che non era nulla, che non fosse niente di più di quello che sentivo per gli altri ragazzi della scuola, ma divenne molto di più quando cominciasti a passare tutto quel tempo con me. Tu non sa quello che voleva dire per me vederti a tutte le mie gare di nuoto. Tu non hai idea di come mi fai sentire quando mi abbracci. Giacomo io ti ho desiderato più di qualsiasi altra cosa nella mia vita.”
Giacomo riprese a piangere. “Oh Nick. Non sai cosa vuole dire per me. Sapere che anche tu mi ami .”
Si precipitò di nuovo nelle mie braccia ed io lo tenni così per un po’, poi gli alzai il mento e lo fissai nei suoi begli occhi. Mi chinai e lo baciai. Fu un lungo bacio sensuale. Quando interrompemmo il bacio Giacomo mi sorrise. Ci baciammo di nuovo e restammo così, poi ci alzammo, andammo in camera, ci sdraiammo sul letto e restammo così per un po’.
Cominciammo a toglierci i vestiti e quando fummo nudi guardammo i nostri corpi. Il corpo di Giacomo era bello, il torace liscio e la piccola striscia che conduceva ai peli pubici, il suo cazzo sull’attenti. Strofinammo insieme i nostri uccelli e prima che ce ne rendessimo conto, avevamo preso in bocca il pene dell’altro.

Dopo un po’ Giacomo smise di succhiare e disse. “Nick puoi mettermelo dentro?”
“Posso andare nella stanza di Alice e vedo se ha dei preservativi. E avremo bisogno di qualche cosa per lubrificare.”
“Nick, io sono vergine.”
“Anch’io lo sono, Giacomo.”
“Allora non avremo bisogno di preservativi, non dobbiamo preoccuparci di malattie contagiose.”
“Ok, allora il lubrificante, torno subito.”

Andai in bagno e trovai della vasellina; tornai nella mia stanza e feci sdraiare Giacomo su di un fianco. Cominciai a lubrificargli il sedere di Giacomo e ne misi un po’ su di me. Inserii un dito nel suo buco per allentarlo. Lo sentii lamentarsi un po’. Appoggiai il cazzo al suo buco e spinsi. Era così bello e caldo e stretto. Giacomo si lamentò e disse: “Per favore mettimelo dentro Nick.”
“Ok Giacomo.” Dissi e cominciai a muovermi lentamente dentro di lui. Lo sentii lamentarsi, cominciai ad andare a tutta velocità e Giacomo non protestò. Mi mossi sempre più velocemente e Giacomo continuò a lamentarsi. Gli girai la testa e lo baciai mentre continuavo a fare l’amore con lui. Prima che me ne rendessi conto stavo sborrando dentro di lui.

Dopo essere venuto mi estrassi e Giacomo si sdraiò sulla schiena. Il suo cazzo era ancora duro, mi chinai e glielo succhiai. Giacomo eruttò sperma nella mia bocca. Il gusto era buono da morire, era caldo e dolce, era il sapore di Giacomo. Dopo aver bevuto la sua sborra mi sdraiai accanto a lui e tirai le coperte su di noi. Ci sorridemmo l’un l’altro e ci guardammo l’un l’altro negli occhi. Ci baciammo ripetutamente e ci addormentammo nelle braccia dell’altro.
Sarebbe stato un bel fine settimana.

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Inzest

Die Dienstreise Teil 1

Zimmerservice
Dienstreise Teil I

Ich bin auf Dienstreise, irgendwo in einem Hotel. Hab mir was zu Essen aufs Zimmer bestellt, noch nen Zettel an die Tür gemacht: “Bitte einfach reinkommen, bin im Bad” und mich dann in die Wanne gelegt. Hintergrund war eher praktischer Natur: Wenig Zeit, viel Hunger und bald einen Termin. Dachte auch nicht dran, dass nicht ein Mädel, sondern ein Mann der Zimmerkellner sein könnte. Ich liege also in der Wanne, höre ein Klopfen, danach wird die Tür geöffnet und Zimmerservice hereingerufen.

Habe extra die Badezimmertüre einen Spalt offen gelassen, damit ich´s mitkriege und rufe: “Oh, vielen Dank, stellen Sie´s einfach auf dem Tisch ab. Dort liegt auch Trinkgeld für sie, dass sie sich wegnehmen können.” Du kommst in den Raum, musst an der Badezimmertür vorbei, willst eigentlich gar nicht hingucken, aber die Stimme hat Dich neugierig gemacht. Im Vorübergehen kuckst Du ganz kurz und da sitze ich in der Wanne, wasche mir gerade die Haare, das Wasser läuft über meine wunderschönen Titten und Du kannst eigentlich den Blick kaum abwenden. Aber dienstbeflissen stellst Du das Tablett ab, nimmst das Geld und kommst zur Badezimmertüre:
“Soll ich den Champagner – (hab mir zur Entspannung einen Piccolo bestellt) – öffnen?”. Ich stelle das Wasser ab, etwas irritiert, dass die Stimme so nahe klingt – eine Stimme, die mir Gänsehaut macht, tief und sehr erotisch.

“Ähmmm, ja, bitte. Ach ja, hat das mit der Beilagen-Änderung eigentlich geklappt bei der Nachspeise? Keine Ananas?” Du guckst nach, musst es aber verneinen und schickst Dich an, den Fehler korrigieren zu lassen. Für Dich ein wundervoller Grund, nochmal wiederkommen zu müssen. Und vielleicht ein wenig mehr von mir zu sehen.

Du gehst raus, ich entsteige der Wanne, trockne mich langsam ab und merke, dass die Wanne mein Blut angeregt hat. Hmmmm so schnell kommst Du bestimmt nicht wieder, denk ich mir, und lege mich aufs Bett, nicht ohne vorher ein wenig im Koffer zu wühlen und einen wunderschönen großen Dildo mit zum Bett zu nehmen. Ich lasse das Handtuch auf dem Weg dorthin schon fallen, massiere mir bereits die Titten und kann es kaum noch erwarten, mich selbst so richtig geil zu stopfen.

Gegenüber vom Bett ist ein Spiegel und als ich daran vorbeikomme, habe ich eine Idee. Ich setze mich auf die Kante, beginne mich zu streicheln und beobachte das Ganze im Spiegel. Ich öffne ganz langsam und lasziv die Schenkel, erfreue mich am Anblick meiner wunderschönen rasierten und bereits glänzenden Muschi und fahre mit dem Dildo durch meine heiße Spalte. Ohhhh er ist gut, aber noch lieber wär mich jetzt ein richtiger Schwanz, denk ich mir, als ich den Dildo ablecke, um meinen eigenen geilen Mösensaft zu schmecken. Ich bin so in mein Liebesspiel vertieft, dass ich weder das Klopfen noch Dein Eintreten – Zettel hängt ja immer noch Draußen – bemerkt habe. Du schaffst es gerade noch, die Tür hinter Dir schnell zu schließen, bevor mich jemand sieht, und stehst dann einfach nur still und fasziniert da.

Was für eine Show sich Dir da bietet: Eine geile wohlgeformte Rothaarige mit wunderschönen großen Titten, die sich selbst dabei zusieht, wie sie sich´s besorgt. Dein Tablett in der Hand wird immer schwerer, wo nur abstellen, ohne dass ich es bemerke? Und was nur mit der immer enger werdenden Hose machen? Wie gerne würdest Du jetzt weiter in den Raum eintreten, aber Du riskierst, dass ich schreie und Du dann Deinen Job verlierst.

Hin und hergerissen stehst Du da, die eine Hand wandert zu Deiner mittlerweile schon beachtlichen Beule in der Hose und Du knetest Deine Schwanz durch den Stoff. Als Du siehst, dass ich mir unter wohligem Stöhnen den Dildo bis zum Anschlag in meine heiße tropfende Fotze schiebe, entkommt Dir ein Stöhnen.

Ich erschrecke, sehe Dich und will schon fast schreien. Dann aber wandert mein Blick Deinen Arm entlang nach unten und ich sehen, dass die Beule äußerst beachtlich ist.

Du bist so süß, so erregt, verwirrt und mit dem Tablett in der Hand, dass ich mir einen Spaß mache, Dich angrinse und mich in Deine Richtung drehe. Ich rutsche mit dem Becken noch ein wenig mehr nach vorne, spreize die Beine noch mehr und ziehe ganz langsam den Dildo aus mir heraus.

Deine Augen werden immer größer, als Du siehst, wie nass er ist und Du kannst die Augen gar nicht davon lassen. Ich nehme den Dildo in beide Hände, gucke Dir in die Augen und beginne die Spitze des Freudenspenders zu lecken.

Das ist zu viel für Dich, Du stellst nur noch das Tablett ab, kommst mit schnellen Schritten näher und öffnest dabei gleich die Hose. Als Du direkt vor mir stehst, ragt Dein geiler Schwanz hart und schön vor meinen Augen auf. Ich grinse noch, aber dann nimmst Du meinen Kopf, packst mich bei den Haaren und schiebst mir Deinen Schwanz zwischen meine geöffneten Lippen. Ich erschrecke kurz, aber mit einem erregten Stöhnen fange ich an, ihn gierig zu lutschen.

Ich stecke den Dildo wieder ganz tief in mich rein und ficke mich mit einer Hand damit. Mit der anderen Hand wichse ich Dich und blase Dich gleichzeitig. Ich war ja vorher schon so geil, aber diese Situation macht mich absolut verrückt. Du zwingst mir Deinen immer noch härter werdenden Schwanz immer tiefer in den Mund und fickst mich jetzt in den Mund.

Ich merke, dass ich die Spannung bald nicht mehr aushalte, gucke nach oben und Du verstehst meinen Blick sofort. Du ziehst Deinen Schwanz aus mir raus, sagst: “Komm Du geile Blasschlampe, dreh Dich um, damit ich Dich auch noch stopfen kann. Du brauchst was richtiges, nicht nur so einen Gummi- Stecher!”

Ich knie mich vors Bett, Du willst es so, damit Du eine harte Unterlage hast und so besser zustoßen kannst. Du ziehst den Dildo aus mir raus, legst ihn neben Dich und schiebst mir Deinen Schwanz ohne Vorwarnung sofort tief und fest in die triefende Fotze. Ich erschrecke, denn er ist noch grösser als der Dildo und so hart hab ich nicht damit gerechnet.

Du beginnst mich heftig zu ficken, packst mich dabei an den Haaren und reitest mich sozusagen ein. Ich weiß gar nicht, was ich machen soll, es ist so geil und unerwartet und Dein Riemen ist so riesig, dass ich das Gefühl habe, Du reißt mich auf. Plötzlich spüre ich irgendwas auf meinem Arschloch, kann es zuerst nicht deuten aber Du sagst dann:
“Meine kleine Dildomuschi, mal kucken, ob Dein Spielzeug nicht noch wo anders rein passt!” und lässt nochmal Spucke direkt auf meine Rosette tropfen. Ich will es schon verneinen, aber da spüre ich ihn an meinem Arschloch, wie Du ihn ganz langsam – unerwartet langsam – in mich gleiten lässt.

Die Spucke hätte es gar nicht gebraucht, denn mein Arschloch wird von selbst feucht, wenn die Fotze so geil gestopft wird. Ich stöhnen auf, winde mich ein wenig und strecke Dir aber gierig mein Arsch entgegen und drücke selbst ein wenig in Deine Richtung, damit der Dildo tiefer kommt.

“Ohhh, Du kleine geile Fotze, was für ein Luder bist Du denn?” stöhnst Du auf und schiebst mir den Dildo auch noch weiter rein. Jetzt fickst Du mich abwechselnd – mal der Dildo rein und Dein Schwanz raus aus meinem Loch und umgekehrt. Ich werde schon irre, denn ich weiß nicht mehr, wer wo drin ist.

Um mich endgültig fertig zu machen, ziehst Du beides aus mir raus und schiebst mir Deinen heißen, triefenden Schwanz hart und schnell in mein enges raues Arschloch. “Auuuuuuuuuuu – nein, ja , oh mein Gott, wie geil” ich stammele nur noch, unfähig einen klaren Gedanken zu formen. Das gefällt Dir und meine enge Rosette erregt Dich sehr. Du beginnst mich immer tiefer und schneller zu ficken. Du drückst mir den Dildo in die Hand und sagst: “Komm, Du kleines dreckiges Fickstück, besorg es Dir selbst damit, ramm ihn Dir rein, ich will ihn hart in Dir spüren. Ich besorg es Deinem Arsch hart, Dich krieg ich dazu, dass Du nur noch schreist!!!”

Ich schieb mir wie befohlen den Dildo rein, Du mir Deinen Schwanz hart bis zum Anschlag, spreizt noch ein wenig meine Arschbacken, damit Du noch tiefer kommst und fickst wie ein Besessener in mich rein. Jetzt ist es zu spät, ich schreie auf, als Du mich wirklich vor lauter Geilheit aufreißt, und durch den Schmerz und alles andere komme ich in einer wahnsinnigen Welle. Die Lust schwabt über mich herein, ich bäume mich auf, empfange Dich immer noch tiefer und merke, wie ich abspritze.

Das hat seit Jahren kein Mann mehr geschafft. Alles läuft mir an den Beinen hinab, ich schieße den Dildo dabei aus mir raus und winde und schreie nur noch. Die Kontraktionen in meiner Fotze massieren Dich durch den Damm mit und dann schießt Du ohne Vorwarnung in mich rein! “JAAAA, füll mich auf!!! Nein, zieh ihn raus, wichs mir auf die Muschi, nein, spritz mich einfach überall voll” Du drückst ihn ab, drehst mich um, ich richte mich auf, Du hältst ihn mir direkt vors Gesicht und wichst mir ins Gesicht! Ich versuche Teile des Schwalls mit dem Mund und der Zunge aufzufangen, aber Du verschleuderst wirklich alles auf und über mir, ich habe die geile Sauce in den Haaren, den Augen, auf den Lippen und Titten.

Direkt vor dem letzen Zucken schiebst Du ihn mir dann doch tief in den Rachen und ich darf ihn aussagen. Immer noch mit Deinem Schwanz in meinem Mund meinst Du zu mir: “So, meine Schöne, ich muss leider weiterarbeiten! Leider ist Dein Essen jetzt kalt – soll ich es aufwärmen lassen?” Ich lecke Dich sauber, stehe auf, gebe Dir einen Kuss damit Du Deinen Saft schmecken kannst und meine nur: “Nein, Danke, ich bin jetzt schon satt! Aber ich hoffe, falls ich heute Abend oder Nacht wieder was bestelle, dann krieg ich wieder diesen fantastischen Zimmerservice.”

“Klar, ein Spezialangebot des Hauses! Nur für Gäste mit so unglaublich schönen großen Titten! Auf die ich mich jetzt schon freue!!!” sagst es, grinst nochmal frech, ziehst auf dem Weg Dich wieder richtig an und gehst zur Tür hinaus. Ich kucke an mir runter und muss mit einem Lächeln feststellen, dass ich jetzt schon wieder duschen muss…

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Neu in der Stadt – Kapitel 1: Gerettet von den Zeu

Ich war neu in der Stadt, meine Frau wurde befördert aber zugleich auch 150 km entfernt versetzt. Da wir sehr an unserem Haus hingen, war an einen Verkauf nicht zu denken. Also mieteten wir eine kleine Wohnung, die aber sehr günstig gelegen war. Der Kindergarten für unsere Tochter lag genau gegenüber auf der anderen Strassenseite und die Arbeit meiner Frau nur 1 km entfernt. Ich arbeitete eh zu Hause am Computer. Da wir jedes Wochenende nach Hause fuhren, kannten wir kaum jemanden in der Stadt – meine Frau nur ihre Arbeitskollegen und ich vor allem die anderen Mütter, die ich auf dem Spielplatz oder im Kindergarten kreuzte. Diese Situation fing an mir auf die Nerven zu gehen, denn meine Frau Anna arbeitete sehr viel und so war unter der Woche nicht viel an Sex zu denken. Und am Wochenende kamen hin und zurück 4 Stunden Fahrt hinzu, die nicht gerade zu einer ausgeprägten Libido Annas beitrugen. Derart vernachlässigt fing ich an, die Frauen um mich herum in Gedanken auszuziehen und mir vorzustellen, wie es wohl mit ihnen wäre… Zu mehr traute ich mich (zunächst) nicht, denn ich wollte meine Beziehung nicht aufs Spiel setzen.
Deshalb fing ich an, mich immer häufiger selbst zu befriedigen. Ich arbeitete ja allein vor dem Computer und machte immer häufiger Pausen um mir ein paar Pornos reinzuziehen, bis es dann so extrem wurde, dass ich, wenn meine Frau dann doch mal Lust hatte, kaum noch in der Lage war, sie richtig zu befriedigen. Ich war auf dem besten Wege zu einem armseligen Wichser zu verkommen.

Zum Glück sollte alles anders kommen…
Ich hatte gerade unsere Tochter zum Kindergarten gebracht und mir eine Kanne Tee gemacht, die ich am morgen bei der Arbeit vor dem Computer trinken wollte, als es plötzlich an der Tür klingelte. Ich fragte mich, wer das sein könnte, weil ich niemanden erwartete und öffnete die Tür einen kleinen Spalt. Vor der Tür standen zwei Frauen. Die eine war so Mitte 30 Anfang 40, die ich nach einer Weile erkannte und die andere deutlich jünger. Ich machte die Tür auf: -Guten Morgen!
– Guten Morgen, sprach die ältere, erkennen Sie mich, ich bin die Mutter eines der Kinder, das in den gleichen Kindergarten geht wie Ihre Tochter. Aber deshalb bin ich nicht hier. Ich habe mich viel mehr gefragt, ob es über uns jemanden gibt, der sich um uns kümmert…
Wie sollte ich mich verhalten? In ihrer Hand erkannte ich den “Wachturm” und wenn ihr Kind nicht in den gleichen Kindergarten gegangen wäre wie meins, hätte ich wohl kommentarlos die Tür zugemacht. So aber, und vielleicht auch weil ich meinen Augen mehr vom Dekolleté ihre jungen Begleiterin gönnen wollte, bat ich die beiden herein. Ich zog die Tür weit auf, damit sie vor mir eintreten konnten, so dass ich auch noch einen Blick auf ihren wohlgeformten Apfelpo werfen konnte. Sie trug einen kurzen Minirock, was mich bei einer Zeugin Jehovas etwas irritierte.
-Möchten Sie etwas trinken? Ich habe gerade etwas Tee gemacht.
Wir setzten uns also ins Wohnzimmer und ich erklärte den beiden, das ich nicht an eine höhere Gewalt glaubte und für mich nach dem Tod einfach alles schwarz sei.
– Ob wenn man schlafen würde, meinte die Jüngere mit einer überraschend tiefen Stimme, die so gar nicht zu ihrem zierlichen Körper passte. Aber ihre grossen Brüste konnte man an diesem auch nicht erwarten.
– Genau, bloss ohne Traum
– Dabei ist träumen so schön. Ich war sexuell so ausgehungert, dass ich irgendwie glaubte Sie wolle mit mir flirten und würde sich nur nicht trauen. Vielleicht auch durch den Kontext – war sie doch eigentlich hier, um über Religion zu sprechen.
Der Zufall half mir, dies herauszufinden. Denn plöztlich klingelte das Handy der anderen. Es war der Kindergarten. Ihr Sohn hatte Fieber und Sie sollte ihn abholen.
– Soll ich dich schnell noch nach Hause fahren Sandra?
– Nein, ich habe meinen Tee noch nicht ausgetrunken und möchte vorher noch etwas einkaufen.
– Einkaufen, nennt Sie das also, dachte ich in meiner immer mehr angeregten Fantasie. Aber ihre leere Teetasse schien meine Vermutungen doch zu bestätigen. Meine Beziehung war mir auf einmal egal. Es war Dienstag und an dem verlängerten Wochenende zuvor war zwischen mir und Anna mal wieder nichts gelaufen. Ich wollte Sandra haben und zwar sofort. Und kaum hatte sich ihre Begleiterin verabschiedet, setzte ich alles auf eine Karte und fragte sie mit einem Grinsen, ob ich ihr noch etwas einschütten solle, oder Ihr sofort beim Einkaufen behilflich sein könnte.
Sie lacht, beugt sich zu mir rüber und stützt dabei mit ihren Händen ihre dicken Tütten: – Vielleicht können Sie mir ja beim Tragen helfen. – Lieber beim Auspacken. Und schon treffen sich unsere Lippen. Ich öffne meinen Mund und stecke ihr meine Zunge in den Hals, die von der ihrigen freudig begrüsst wird und öffne mit geschicktem Griff ihren BH. Kurz darauf ziehe ich ihr das T-Shirt über den Kopf. Wow, ihre dicken Dinger scheinen trotz ihrer imposanten Grösse der Schwerkraft zu trotzen und so ragen sich mir ihre geschwollenen Knospen entgegen. Ich kann nicht anders und sauge sofort schmatzend an dem einen Nippel, während ich den anderen zwischen zwei Fingern kreisen lasse. Dies veranlasst Sandra zu einem wohligen Stöhnen. Dies ist zuviel für meinen Prügel, der bereits seine volle Länge von über 20 Zentimetern erreicht und endlich ins Freie möchte. Aber da knöpft Sandra zum Glück schon meine Jeans auf. Ihr zukünftiger Freudenspender schnellt sofort heraus.
– Es ist also doch was dran, grinst Sandra und formt mit Daumen und Zeigefinger ein L. Ich brauche eine Weile bis ich es verstehe. Aber Sie hat recht, sehr gross bin ich wirklich nicht.
(Ist wohl so eine Redensart, dass grosse Männer eher einen Kleinen und kleine Männer einen Langen haben.) Aber ich werde aus meinen Gedanken schnell wieder in die Realität, in die traumhaft schöne Realität gerissen. Denn schon saugt Sandra kraftvoll an meinem Riemen und krault mir dabei die Eier.
-Langsam, immer langsam, Du willst doch bestimmt auch noch auf deine Kosten kommen.
– Stimmt sagt sie, schuppst mich aufs Sofa, zieht mir meine Jeans samt Boxershort von den Beinen und legt sich andersherum neben mich. Ich fasse dies als Einladung auf und zieh ihr den Rock und ihren Tanga runter, oder aus meiner Sicht nach oben und vergrabe meinen Kopf zwischen ihren Beinen. Ich merke, dass sie genauso ausgehungert sein muss wie ich, denn schon zieht mir ein aüsserst angenehmer Geruch in die Nase. Ich ziehe in genüsslich ein und nähere mich mit meiner Zunge seiner Quelle. Quelle ist in der Tat das richtige Wort. Nach kurzer Zeit ist mein ganzes Gesicht patschnass. Meine Arme umfassen Ihre Beine und ich streichle ihr sanft von den Kniekehlen langsam Richtung Arschbacken. Das scheint ihr zu gefallen, denn sie bekommt eine richtige Gänsehaut. Ich drücke etwas fester auf und reibe ihre Haut wieder warm. Dann knete ich ihren unglaublich festen Po und drücke so ihre glattrasierte Spalte meiner Zunge entgegen. Sie schmeckt so geil. Ich konzentriere mich sosehr darauf, wie sie auf meine Liebkosungen reagiert, dass ich kaum wahrnehme, wie sie in der Zeit meinen Stengel bearbeitet. Zum Glück, denn sonst wäre es mir bestimmt schon längst gekommen.
Und mit meiner ständigen Wichserei schaffte ich es damals nur zwei, maximal drei mal hintereinander einen hoch zu bekommen.
Plötzlich lässt sie von meinem Hammer ab und sagt: – leg dich darüber, und deutet dabei auf einen Liegesessel. Es macht mich total an, dass sie anscheinend weiss, was sie will, denn meine Frau ist immer so passiv und mag immer nur die Missionarsstellung. Dann steigt sie mit dem Rücken zu mir über meine Beine und führt sich zu erst im Stehen langsam meine Lanze in ihre Pussy, um sich dann nach vorne zu beugen. Schliesslich liegt sie mit dem Bauch auf mir, ihre Füsse neben meinem Kopf. Jetzt ergreif ich ihre Arme und immer wenn ich an ihnen ziehe, gräbt sich mein Schniedel tiefer in ihre Grotte. Und ich habe auch noch den besten Logenplatz.
Nach einer Weile lassen wir uns los und sie hält sich an den Lehnen fest. Dadurch habe ich meine Hände frei um mich um ihren Hintereingang zu kümmer. Ich stecke einen Finger neben meinem besten Stück in ihre Fotze und dann so gut geschmiert in ihren Arsch. Oh Mann, ich kann durch ihren Arsch mein Ding spüren.
Nun möchte Sandra die Stellung wechseln, denn obwohl ihr der Winkel sehr gefällt, ist das ganze nicht sehr bequem. Ich helfe ihr von mir runter und sie dreht sich um und nimmt meinen Schwanz wieder in den Mund. Dabei kniet sie auf dem Rand des Liegesessels. Auf einmal ergreift sie meine Beine und legt sie sich über die Schultern.
– Jetzt darf ich auch mal, sagt sie und schon spüre ich einen Finger im Arsch, während sie an meiner Eichel lutscht und mich wichst. Es geht so schnell, dass ich gar nicht protestieren kann. Ich hätte nie geglaubt, dass mir so etwas gefällt. Doch dann will sie auch noch einen zweiten Finger hinzunehmen.
– Sorry, das ist zuviel für den Anfang.
– Ok, dann fick du mich jetzt in den Arsch.
Das lass ich mir nicht zweimal sagen, lauf ins Badezimmer und komme mit einer Flasche Babyöl zurück.
Sie hockt jetzt auf allen Vieren auf dem Sofa und streckt mir ihren Prachtarsch entgegen. Ich spritze ein grosse Ladung darauf und massiere erstmal ihre Arschbacken, wobei sich ab und zu ein nasser Finger in ihrem Loch verirrt. Sie wackelt ungeduldig mit dem Hintern.
– Fick mich jetzt endlich, ich kann es nicht mehr erwarten.
– Ich will erst alles richtig schmieren.
Es macht mir Spass sie so hinzuhalten. Aber bald kann auch ich es nicht mehr erwarten und setzte meine Eichel an ihrem Hintereingang an. Meine Vorarbeit erweist sich als äusserst Effektiv, denn ich kann ohne viel Kraftaufwand eindringen. Eng schmiegt sich ihr Enddarm um meinen Schaft. Sie stöhnt laut auf, aber ob wenn sie Angst hätte, ich könnte deshalb aufhören wollen, ruft sie : – mach weiter, es tut gar nicht weh. Ich will ihn tiefer spüren.
Das macht mich wild. Immer schneller werden meine Stösse, während eine Hand ihren Kitzler streichelt. Sie bäumt sich auf, bewegt sich immer unkontrollierter, so dass ich sie umklammern muss, um nicht aus ihr rauszuflutschen. Ich nehme an, sie ist soeben gekommen.
Ich fühle wie ihre Körpersäfte an meinem Schaft zu meinem Sack herunterlaufen. Die Hand die ihren Kitzler liebkost hat, ist triefend nass. Deshalb habe ich Lust ihn wieder in ihre Fotze zu stecken. Ein völlig anderes, aber genauso geiles Gefühl, denn ich spüre fast keinen Widerstand. Ob wenn ich in eine Flüssigkeit ficken würde. Merkwürdiger Weise erregt das meinen Schwanz umso mehr und ich spüre, dass ich meinen Saft nicht mehr lange zurückhalten kann. Deshalb entschliesse ich mich, schnell wieder das Loch zu wechseln. Ich ficke sie jetzt immer abwechselnd in beide Löcher. Immer jeweils ein Stoss, dann ist wieder das andere dran. Sandra scheint das fast verrückt zu machen. Sie schreit ihre Lust bei jedem Stoss heraus. Zum Glück sind alle Nachbarn auf der Arbeit, denke ich. Doch dann kann ich einfach nicht mehr.
– Mir kommt es gleich.
Blitzschnell dreht sich Sandra um.
– Ja spritz mir ins Maul.
Was für ein geiles Luder. Schon spritzt die erste Ladung in ihren Mund, die zweite landet in ihrem Gesicht und die dritte – ich war überrascht, das soviel kam – auf ihren herrlichen Titten.
– Ach, ich heisse übrigens Marc.
Denn mir fiel auf, dass ich mich noch gar nicht vorgestellt hatte. Ich schaute auf die Uhr, denn ich dachte es wäre eine Ewigkeit vergangen und hatte Angst, ich wäre schon spät dran, um meine Tochter abzuholen. Wie man sich täuschen kann. Es war seit dem Klingeln an der Haustür erst eine halbe Stunde vergangen.
Erschöpft saßen wir nun auf dem Sofa und ich hatte plötzlich Gewissensbisse und malte mir die schlimmsten Horrorszenarien aus. Sandra, die mich erpresste und alles meiner Frau erzählen wollte, Nachbarn, die doch zu Hause waren und alles gehört hatten,…
Aber Sandra erzählte mir, dass die andere Frau ihre Tante sei und sie nur zu Besuch da war. In einer Woche würde sie ins Ausland fliegen, um ein Jahr als Au-pair-Mädchen zu arbeiten. Und wenn es ihr dort gefallen würde, würde sie wahrscheinlich länger bleiben.
Mir fiel ein Stein vom Herzen. Anderseits hatte ich mich schon auf eine Fickbeziehung gefreut. Sandra schien dies zu merken und so trieben wir es noch den ganzen Vormittag miteinander, bis ich leider los musste, um meine Tochter abzuholen.
Sandra erzählte mir noch, wie sie mich am Vortag auf dem Spielplatz gesehen hatte, wo ich mit meiner Tochter gespielt hatte. Ihr Zufolge haben liebevolle Väter eine gewisse Wirkung auf das weibliche Geschlecht.
Da ich meine Frau nun schon einmal betrogen hatte, waren alle Hemmungen gefallen. Ausserdem hallten mir immer wieder Sandras Worte im Ohr. Deshalb guckte ich mich in den kommenden Tagen, auf dem Spielplatz etwas genauer um. Aber dies ist ein neues Kapitel….

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Kurzstory #1

Eigentlich ist mein Freund nicht der harte Typ. Er ist sensibel und in mancher Hinsicht zartbesaitet. Er ist 4 Jahre älter als ich, also 28, doch die treibende Kraft bin eigentlich ich. Bin vor vier Wochen 24 geworden, frech, lebenslustig. Markus ist eigentlich das genaue Gegenteil von mir. Aber es ist wie mit dem Jagdtrieb eines Hundes – ist er erst mal geweckt, ist er gnadenlos & durch nichts zu bremsen. Das letzte Wochenende haben wir uns nur für uns allein genommen. Nach einem ausgedehnten Spaziergang haben wir uns noch mal ganz gemütlich ins Bett (und natürlich nah aneinander) gekuschelt. Schon nach wenigen Minuten fuhren Markus Hände zärtlich und erkundend über meinen Körper, während wir uns innig küssten. Vorwitzig schoben sich seine Hände bald unter mein Shirt.

Ich zögerte einen Moment, doch dann hielt ich sie entschlossen fest & schüttelte den Kopf. Verwirrt sah Markus mich an. “Ich bin doch ein braves Mädchen”, flüsterte ich. Markus zog nur eine Augenbraue nach oben, befreite seine Hände und schob mein Shirt ein Stück nach oben. Als ich mich erneut zur Wehr setzen wollte, hielt er meine Hände an den Handgelenken fest und nun mit einer Hand machte er einfach weiter. Ich wand mich unter seinem Griff, doch er war zu stark für mich und hatte mir bald das Shirt über die Brust geschoben und meine Brüste aus ihrem BH befreit. Zufrieden massierte er mit einer Hand die eine und saugte mit der Zunge an der anderen Brustwarze. Ich konnte nicht verhindern, dass sie unter diesen Berührungen hart wurden und sich aufstellten. “Ein braves Mädchen also.”; murmelte er und lies von meiner Brust ab. Seine Hand fuhr unter meine Jeans und streifte meinen Slip. Ich wand mich unter ihm und es gelang mir mich so weit nach unten zu schieben, das seine Hand wieder herausrutschte. Ich drehte mich seitwärts, doch er war schneller und schob mir sein Knie zwischen die Schenkel.

Wortlos öffnete er meine Jeans und begann, meine Muschi durch den Slip hindurch zu streicheln. “Lass das!”, fauchte ich, doch er ignorierte es, verstärkte bloß den Druck. Ich wehrte mich heftiger und schaffte es, einen Arm freizubekommen. Ich stieß Markus von mir, doch bevor ich mich aufrichten konnte, hatte er mich im Polizeigriff, drückte mich zurück aufs Bett, zwang mir einen Kuss auf und änderte seine Position so, dass er auf einem Arm lag, ohne, dass es mir wehtat und den anderen festhalten konnte. Als wäre nichts geschehen, fuhr er fort, mich zu streicheln. Langsam wurde ich feucht und mein Atem ging schneller, doch ich war bemüht, das zu verbergen … aber natürlich merkte er das. “Das gefällt dir doch nicht etwa …?”, raunte er in mein Ohr, doch ich schüttelte den Kopf. Er rutschte unter meinen Slip und fuhr mit einem Finger durch meine nasse Spalte. Ich keuchte auf. “Na das fühlt sich aber anders an. Doch nicht so brav, was?” lachte er leise, dann streichelte er mit seinem, noch nassen Finger meinen Kitzler und ich stöhnte auf. “Und wie dir das gefällt”; murmelte er!

Anschließend befeuchtete er seinen Finger wieder mit meinem Muschisaft und kehrte zu meinem Kitzler zurück. Ich bog mich ihm entgegen und stöhnte leise. Er biss mir leicht in meine harten Nippel und zog mir Jeans und Slip aus, drückte meine beine mit seinem Knie auseinander und drang mit zwei Fingern in meine mittlerweile triefnasse Pussy ein. Ich stöhnte genüsslich. “Dann wollen wir doch mal sehen, wie ungezogen du wirklich bist”, knurrte er, öffnete seine Hose und zog sie sich flink mitsamt seiner Boxershorts aus. Sein harter Schwanz sprang hervor. “Ich … bin nicht unartig.”; keuchte ich, doch er lachte nur. “oh doch, das bist du”, sagte er, als er sich zwischen meine Beine schob und langsam in mit seinem großen, schönen Schwanz in meine pulsierende, enge, tropfnasse Muschi eindrang. Ich stöhnte auf. Er war so groß und hart und füllte mich aus. “Das gefällt dir, nicht wahr du kleines Luder?”, fragte Markus, als er anfing, in mich zu stoßen. “Nein!”; keuchte ich und versuchte mich zu befreien, doch ich hatte natürlich keine Chance. Er ignorierte meinen Einwand und begann, mich härter zu ficken.
[12.11.2014 22:10:05] Atzui: Ich spürte, wie er seinen Schwanz fast gänzlich aus mir herauszog, um sich dann stöhnend wieder in mir zu versenken. Immer schneller und härter fickte er mich und ich stöhnte laut auf vor Lust. Meine Titten rieben sich an seiner Brust und ich hob und senkte mein Becken in seinem Rhythmus. “Oh ja, wie du stöhnst, wie du dich bewegst, du bist ein böses, versautes Mädchen”, raunte Markus in mein Ohr, als er ein weiteres Mal tief in meine zuckenden Muschi stieß. Und wie recht er damit hatte, ich war geil, ich wollte nur noch gefickt werden. “Dann nimm mich auch wie ein versautes Mädchen.”; entgegnete ich. “Das kannst du haben.” Er lies meine Handgelenke los und griff nach meinen Fesseln, spreizte meine Beine und hob sie ein Stück nach oben, so das meine glatt rasierte kleine Pussy genau vor ihm lag. Der Anblick allein machte Markus noch heißer auf mich und er stöhnte laut, als er wieder in mich stieß. In dieser Position fickte er mich zum Orgasmus, wie ich es wollte. Schnell, hart und tief. Ich hielt mir ein Kissen vor den Mund und schrie laut auf, meine Muschi zog sich eng um Markus großen Schwanz und er fickte mich weiter, hart und erbarmungslos.

Als mein Orgasmus abebbte, wurde er langsamer, und mit einem letzten, tiefen Stoß zog er sich aus mir zurück. “Dreh dich um”, befahl er mir und ich gehorchte. Ich kniete mich vor ihn und er knetete meine festen Arschbacken, fuhr mit seiner Schwanzspitze durch meine Muschi und drückte seine Eichel gegen meine Rosette, bis er eindringen konnte. Ohne mich mit seinen Fingern zu dehnen, versenkte er seinen Schwanz in mir. Er wartete kurz, doch ich schob mich ihm entgegen, bis er sich bis zum Anschlag in meinem Arsch befand. Mein Saft lief mir die Schenkel hinunter und ich zitterte vor Geilheit. “Worauf wartest du?”, fragte ich. “Fick mich!” “Wie du willst, du versaute Göre”, keuchte er und begann, sich vorsichtig in mir zu bewegen. “Oh ja …”, seufzte ich und gab mich ihm hin. Schon bald wurde er schneller und mein zufriedenes Keuchen schwoll wieder zu einem lauten Stöhnen an, je lauter ich wurde, desto schneller fickte Markus mein kleines Arschloch. Er schlug mir auf den Po und ich bäumte mich auf vor Lust. Seine Eier klatschten gegen meine nasse Pussy und machten mich zusätzlich noch extrem geil!

Kurz flammte mir der Gedanke auf, wie es wohl wäre, wenn ich jetzt noch einen Schwanz in der Pussy hätte, der mich von unten richtig schön durchvögeln würde, während Markus mein Arschloch fickte. Wieder schlug er zu, diesmal fester und ich spürte, wie sich meine Haut rötete, aber das war mir egal. “Härter, du Hengst!; schrie ich, “Gib’s mir endlich, ich will kommen!” Das ließ Markus sich nicht zweimal sagen und mit einem festen Schlag fickte er mich jetzt heftiger, als je zuvor, das mir Hören und Sehen verging. Ich spürte den gewaltigen Orgasmus und mit einem Aufschrei kam ich und spritzte dabei sogar ab. Als Markus das spürte, stöhnte er laut auf und kam so kurz nach mir. Ich spürte, wie er seine geile, heiße Sahne in mich spritze, und stöhnte noch mal leise auf. Markus zog sich aus mir zurück und lies sich neben mich fallen, zog meinen schweißüberströmten Körper an sich und gab mir einen Kuss auf die Stirn. Als ich wieder zu Atem gekommen war, grinste ich ihn an. “So kenn’ ich dich ja gar nicht”, stellte ich fest. Er zuckte mit den Schultern. “Vielleicht finde ich ja langsam Gefallen dran”, sagte er bloß.

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Sommertag in Bayern Teil 1

Es war mal wieder einer dieser heißen Sommertage. Die Damenwelt, hatte es sich anscheinend zur Aufgabe gemacht, mich zu reizen. Ich war, wie immer auf meiner Tour durch den Bayrischen Wald um meine Kunden zu beliefern. So wie ich es schon seit vielen Jahren mache. An diesem Morgen war es bereits um 10.00 sehr heiß und ich hatte nicht viel zu tun. Das Geschäft lief eher schleppend, sodaß ich die Anblicke genießen konnte, die sich mir boten. Ich klingelte an der nächsten Türe, doch es macht niemand auf. Da mich meine Kunden kannten, war es kein Problem ums Haus zu gehen. Was ich dann auch tat. Ich hatte mir dabei angewöhnt, den Namen der Kundin zu rufen, um diese nicht böse zu überraschen. Also rief ich laut: ” Frau Meier” und ich hörte als Antwort: ” Ich bin im Garten.”. Dachte ich mir doch. Als ums HAus in den Garten kam, war Fr. Meier gerade beim Blumengießen. Leicht bekleidet und dennoch etwas verhüllt. Trotzdem konnte ich Ihre schönen Rundungen erkennen. Aber ich ließ mir nichts anmerken. Wir setzten uns auf die Terasse und gingen die Bestellung durch. Immer wieder konnte ich dabei Ihr wunderbares Dekolltee ansehen, wenn Sie sich zu mir rüberbeugte. Als wir fertig waren, ging ich zum Auto um Ihre Sachen zu holen. Als ich wieder kam, trug Sie nur noch Ihren Bikini und Sie bat mich, doch noch einen Kaffee mit Ihr zu trinken. Da ich Zeit hatte, willigte ich gerne ein. Wir redeten über dies und das. Und es wurde auch langsam zweideutig. Das haben wir immer schon gemacht, aber dabei war Sie nie so leicht bekleidet. Sie merkte das ich immer wieder auf Ihre Brüste schaute und fragte mich: ” Gefällt Dir was Du siehst?” Und ich antwortete, mehr zweideutig: ” Ich sehe ja leider gar nichts.” ” Das lässt sich doch ändern.” Und kaum hatte Sie das ausgesprochen, zog Sie Ihren BH aus. Ich war zunächst sprachlos, aber Sie lächelte mich an und sagte: ” Wir wollen das doch Beide schon länger und wenn nicht jetz, wann dann?” Sie hatte recht, denn ich hatte schon öfter davon geträumt, mehr von Ihr zu sehen. Sie war etwas größer als ich und mollig. So wie ich es mag. Sie kam näher zu mir und begann mich zu küssen. Zärtlich und fordernd zugleich. Uns wurde immer heißer und das lag nicht nur dan den Temperaturen des Sommers. Mit beiden Händen zog Sie mein T- Shirt aus und setzte sich auf meinen Schoß. So konnte jetzt viel besser Ihre Brüste streicheln und küssen. Sie drückte sich immer näher an meinen Schwanz heran, rieb Ihre Pusy daran. Der Platz in meiner Hose, wurde mächtig eng. Ich legte meine Hände auf Ihren schönen großen Hintern und schob Sie noch ein wenig besser auf meinen Schoß. Ich konnte die Hitze spüren, die von Ihrer Muschi ausging und ich nahm Ihr Höschen zur Seite um mit meinen Fingern Ihre Spalte zu verwöhnen. Sie stöhnte leise auf und ich sah Ihr an, das es Ihr gefiel. Sie zog mich vom Gartenstuhl und wir legten uns so wie wir waren auf den Rasen. Unsere Sachen hatten wir bereits ausgezogen und Sie setze sich auf meinen Penis ohne sich diesen reinzuschieben. Mein Schwanz lag jetzt zwischen Ihren Schamlippen und Sie rieb Ihre Muschi daran. Ihr Stöhnen wurde immer mehr und heftiger. Ich küsste Ihre Nippel, spielte an diesen geilen Titten rum. Da drehte Sie sich um in die 69er- Stellung. Ihr Hintern schwebte über meinem Gesicht und Sie machte sich über meinen Schwanz her. Mein Blick war auf Ihren Arsch und Ihre Muschi gerichtet und meine Finger sorgten bei Ihr für wohlige Gefühle. Das es Ihr gefiel zeigte Sie deutlich. Also wollte ich Ihr noch mehr Freude bereiten. Ich zog Ihren Arsch etwas näher an mein Gesicht und so konnte ich mit meiner Zunge und meinem Mund Ihre Muschi erreichen. Sie ließ meinen Schwanz aus Ihrem Mund gleiten und setzte sich ein wenig aufrecht hin. Ich fickte Ihre Muschi mit der Zunge, leckte immer wieder Ihren Kitzler. Es war einfach nur geil Sie so zu erleben. Meine Hände waren Ihrem Hintern zugetan und mein Gefühl sagte mir, das Sie bald kommen würde. Als verstärkte ich mein Spiel um Ihr den ersten Orgasmus zu gönnen. Ich leckte Ihre Muschi, Ihren Kitzler, und auch Ihre Rosette ließ ich nicht aus. Während ich mit der Zunge Ihre Muschi fickte, fickte ich mit meinem Daumen auch Ihren Arsch und es war deutlich zu spüren, das Sie jetzt richtig geil war und in einem richtig geilen Orgasmus landete. Ich hörte noch nicht auf, denn diese Lust sollte Sie gerne länger spüren und fühlen.
Völlig fertig lag Sie danach neben mir. Sie lächelte mich an und erklärte mir, das Sie eine Pause brauchte, ich aber noch nicht gehen durfte. Denn Sie war mit mir noch nicht fertig und Sie hat auch eine Überraschung für mich. Aber ich muss mich noch etwas gedulden.
Und davon erfahrt Ihr in meinem zweiten Teil

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Alltagsgeilheit mit Mama! Teil 1

Alltagsgeilheit mit Mama!

Es war an einem Sommerabend. Ich kam spät von der Arbeit nach hause. Meine Mutter wartete schon mit dem Abendessen auf mich. Mein Name ist Tom, ich bin 21 Jahre alt und wohne glücklich mit meiner Mutter Babara in einer drei Zimmerwohnung in einer westdeutschen Großstadt zusammen. Nach dem Tod meines Vaters vor drei Jahren hat es sich so ergeben, dass ich mit meiner Mutter zusammenzog, da ich meine Mutter nach dem Tod meines Vaters nicht ganz alleine lassen wollte und wir das alte Haus damals verkaufen wollten. Meine sechs Jahre ältere Schwester Tanja ist schon vor Jahren nach Berlin gezogen; sonst hätte meine Mutter niemanden mehr gehabt. Das traf sich recht gut, denn so konnte ich noch unter mütterlicher Aufsicht meine Lehre abschließen. Und wie sich später herausstellen sollte, war diese mütterliche Aufsicht auch anderweitig sehr vorteilhaft.

Meine Mutter hat sich früh in ihre Schulliebe, meinen späteren Vater verliebt und bereits mit 18 Jahren Tanja das Leben geschenkt. Sechs Jahre später war ich an der Reihe und alles lief wie man es sich hätte vorstellen können. Dann vor drei Jahren kam mein Vater tragisch bei einem Unfall ums Leben. Für meine Mutter Babara ist eine Welt zusammengebrochen. Daraufhin zogen meine Mutter und ich aus dem schönen Münsterland in die aufregende Großstadt, um einen Neuanfang zu wagen.

Das Verhältnis zu meiner Mutter würde ich als durchschnittlich beschreiben, wenn wir auch in den vergangenen Jahren viel gemeinsam durchgemacht haben, was unsere Bindung gestärkt hat. Ansonsten haben wir ein lockeres Verhältnis, was es gut miteinander aushalten lässt. Meine Mutter blühte in der neuen Umgebung wieder richtig auf, so dass wir gerade eine sehr schöne Zeit begannen.

Meiner Mutter fehlte es seit einiger Zeit nun an nichts mehr. Nun, bis auf eine Sache, ihr fehlte ein Mann. Nicht, dass sie bereit wäre schon wieder einer neuen Liebe zu begegnen, ihr fehlte schlichtweg die Körperliche Nähe, jemand, der sie berührt und das auch an den intimsten Stellen. Babara fehlt schlichtweg ein Schwanz in ihrer Möse.

Ich wusste das genau, denn in unserer kleinen 70 Quadratmeter großen Wohnung liegt ihr Schlafzimmer direkt neben dem meinem. Und ich höre jeden Morgen und jeden Abend ein Summen, begleitet durch ein schweres Atmen meiner Mutter. Ich wusste nach einer Weile was das war. Ich konnte es genau hören, denn bei uns in der Familie war es üblich die Türen nicht zu schließen. Daher war sowohl meine als auch ihre Tür immer einen spalt geöffnet und ich konnte hören, was im Nachbarzimmer vorging. Manchmal konnte ich sogar ein Schmatzen ganz deutlich hören. Meine Mutter muss es wirklich ganz schön nötig haben. Solch eine tägliches Vorführung lässt mich natürlich nicht kalt und ich kann es nicht lassen bei ihren täglichen Übungen in meinem Zimmer mitzumachen. Es machte mich einfach geil diese Unersättlichkeit aus dem Nachbarzimmer wahrzunehmen. Wirklich daran gedacht meiner Mutter sexuell näher zu kommen, habe ich eigentlich nie in meiner Jugend. Obwohl es sich durchaus gelohnt hätte.

Meine Mutter ist heute 45 Jahre alt, ich würde sie aber höchstens auf 39 schätzen, aller größtes Ehrenwort! Babara ist 173cm groß, hat schwarzes gewelltes Haar, welches ihr gerade über die Schulter reicht. Ihr Körper war zudem sehr in Schuss gehalten, was einer Augenweide gleich kommt. Meine Mutter konnte geschätzt mit Körbchengröße D aufwarten. Sie hatte ein leichtes, wohlgeformtes Bäuchlein, welches sehr schön in ihren strammen Schenkeln ausläuft. Ihr Hintern ist prall, ein wenig weich, aber ebenfalls ein reiner Schmaus für die Augen. Manchmal, da habe ich den Körper meiner Mutter schon heimlich im Bad durch die immer geöffnete Tür (wir schließen sie wirklich nur im absoluten Notfall) bewundern dürfen. Das stelle ich mir dann immer vor, wenn ich höre, wie sie es sich morgens und abends selber macht und ihren Vibrator in sich schiebt. Auch wenn wir sonst ein ganz normales Mutter-Sohn-Gespann sind, muss ich wirklich sagen, dass ich in letzter Zeit unser Zusammenleben sehr genieße.

So kam ich also an diesem Sommerabend von der Arbeit nach Hause und hielt nach meiner Mutter Ausschau. Ich war sehr leise, als ich das bekannte stöhnen und Summen vom Balkon aus hörte. Es war leiser als sonst aus dem Schlafzimmer, aber meinem geschulten Ohr blieb es nicht verborgen. Als ich das bemerkte schlich ich vorsichtig ins Wohnzimmer und konnte meiner Mutter das erste mal dabei zusehen wie sie es sich mit dem Vibrator splitternackt auf dem Balkon besorgt. Mit gaffenden Augen verfolgte ich das Schauspiel. Wenn ich nur leise genug war, konnte mich meine Mutter nicht hören. Ich fing an meinen besten Freund zu befreien und ihm gutes zu tun. Als ich das stöhnen meiner Mutter hörte und gleichzeitig sah, wie ihre Brüste im Tackt ihrer Mastubierbewegungen schaukelten und der Vibrator immer wilder in sie eindrang kam es mir und ich spritze alles an die Wohnzimmerheizung. Hastig versuchte ich es abzuwischen und verschwand schnell in mein Zimmer.

Nach einer Weile kam meine Mutter an meinem Zimmer vorbei und erblickte mich durch den offnen Türspalt:

“Ah, hallo Tom, du bist schon zuhause?” entfuhr es ihr etwas erschrocken. “Ich habe dich gar nicht gehört.”. Ich sah wie meine Mutter, mittlerweile nur mit einem weißen, nur ein wenig zu groß geratenem T-Shirt, im Gesicht errötete . Ich meinte nur, dass ich schnell in mein Zimmer musste und sie nicht gesehen habe. Ich dachte sie sei nicht zuhause gewesen, erwiderte ich. “Nun gut, Tom, ist ja nicht so schlimm. Du, ich sitze noch auf dem Balkon. Willst du mir nicht beim Sonnenuntergang bei einem Glas Wein Gesellschaft leisten?” fragte Babara, als sie sich wieder gefangen hatte. “Klar, warum nicht. Ich komme in fünf Minuten.” stieß ich begeistert hervor. Ich mochte es mit meiner Mutter zusammen den Abend bei einem Glas Wein ausklingen zu lassen. Wir machen das hin und wieder und gerade wenn es der Balkon ist, wo wir trinken, kann ich meiner Mutter immer in den Ausschnitt gucken. Denn bei warmen Wetter trägt sie meist nur ein weites Top. Dann baumeln ihre Brüste immer so schön, wenn sie sich vorbeugt. Ich liebe das, wirklich. Nun, heute war Abend war es wieder soweit.

Ich ging also nachdem ich meinen Artikel fertig gelesen hatte voller Vorfreude in Richtung Balkon. Meine Mutter saß bereits am Balkontisch und hatte uns zwei Gläser Wein bereitgestellt. “Ah, da bist du ja”, begrüßte sie mich. Wir unterhielten uns wie immer über dies und das und lachten sehr viel. Während aus einem, zwei und dann drei Gläser wurden, fielen meine blicke immer wieder über das weite T-Shirt meiner Mutter und ich konnte sehen, wie sich ihre großen, leicht schlauchförmigen Brüste deutlich abzeichneten. Ich genoss den Anblick und fiel Tiefer mit meinen Blicken. Meine Mutter hatte wunderbar große und straffe Schenkel, die sehr gut zu ihren voluminösen Brüsten passten. Sie waren im Moment übereinander geschlagen, aber ich fragte mich immer mehr, ob sie denn ein Höschen unter ihrem T-Shirt trägt. Als hätte Mutter meine Gedanken lesen können, streifte sie ein Bein über das andere und ließ dabei genügend Zeit, damit ich ihr Schamhaar zwischen den straffen, breiten Schenkeln sehen konnte, aber kurz genug, um nicht auffällig zu sein. Ich guckte etwas verdutzt, sagte aber nichts. Mutter sah dass ich etwas aus der Spur geraten war und fragte mich mit einem betonten Lächeln: “Hat dir gefallen, was du eben gesehen hast?”. Ich gucke sie beinahe erschrocken an und wusste nicht wie ich reagieren sollte. “Tom, hat dir gefallen, was du eben zwischen meinen Beinen gesehen hast?” fragte sie wieder, ohne aber wirklich fordernd zu sein. Als ich nach ein paar Sekunden immer noch kein Mucks herausbekam, lächelte sie leicht verführerisch: “Ich habe bemerkt, dass du mich ständig anguckst und mir auf die Brüste starrst. Gefallen sie dir? Ich finde das nicht schlimm, Tom. Mir gefällt das sogar. Nun sag schon, gefallen dir Mamas Titten?“. Ich komme aus dem staunen nicht mehr raus. Und hat meine Mutter da eben wirklich “Titten” gesagt? Ich gucke sie verdutzt an und frage sie: “Mama, hast du mich gerade gefragt, ob mir deine ‘Titten’ gefallen?”. Meine Mutter schien recht selbstbewusst und erwiderte: “Ja, das hat dich deine Mutter gefragt”. Sie zwinkerte. “Mir ist aufgefallen, dass du mich heimlich beobachtest. Aber das braucht dir nicht peinlich sein, ich bin auch nicht böse. Mir gefällt das, und ich wollte dir das nur einmal sagen.”

Ganz verdutzt blicke ich meine Mutter an, bevor wir wortlos ins Wohnzimmer umzogen, da es schon dunkel geworden ist. “Ja mir gefallen deine Brüste, Mama” stieß ich dann plötzlich hervor. Meine Mutter blickte mich freudig an: “Ohh, das hast du schön gesagt mein Großer. Mir ist das aufgefallen. Und du guckst immer gerne und viel. Das find ich süß.” sagte sie aufmunternd. “Ich bin nun schon solange alleine, da brauche ich einfach etwas Aufmerksamkeit. Und wenn dir mein Körper gefällt, dann bekomme ich diese” lächelte sie und setzte sich mir gegenüber auf die Couch. Langsam begreifend hinterfragte ich die Situation: “Das verstehe ich, aber Mama, findest du es nicht komisch, wenn ich dein Sohn, dich angaffe oder sogar als Sex-Objekt sehe?”. “Tom, ich möchte mich zur Zeit gerne von dir angaffen lassen. Du bist der Mensch, den ich im Moment am meisten liebe. Wenn sich jemand an mir aufgeilen soll, dann du.”. Daraufhin erröte ich ganz stark und sage ruhig aber bestimmt: “Mama, ich bin dennoch dein Sohn.”. “Das ist richtig, ich bin deine Mama und du bist mein Sohn. Wir dürfen keine zu Enge Bindung eingehen, aber können uns doch angucken, wenn uns danach ist, oder?” Nicht wirklich wissend, was ich darauf sagen sollte guckte ich Mama einfach nur an. Sie fuhr fort: “Wie wäre es wenn wir ein paar Regeln aufsetzten? Dir gefällt es mich anzusehen und mir gefällt es, wie du mir auf die Titten, den Arsch und zwischen meine Beine guckst. Wir müssen nur sicherstellen, dass es dabei bleibt. Was meinst du?” Langsam mitspielend antworte ich: “Ok, mir gefällt es, ja. Und ich würde gerne mehr von dir sehen. Was für Regeln schlägst du vor?”. Babara daraufhin: “Ok, Tom, hört zu. Es geht darum, dass wir uns aneinander aufgeilen, aber es nicht zum Sex kommt. Denn das wollen wir nicht. Wie wäre es also mit folgenden Regeln…” Mutter holte ein Blatt Papier und schrieb folgendes nieder:

1) Wir schlafen nicht miteinander
2) Wir lutschen uns nicht
3) Wir fassen uns nicht an
4) Wir masturbieren nicht voreinander
5) Wenn wir alleine sind, dürfen wir uns jederzeit angucken. Wenn einer vom anderen etwas sehen möchte, muss er es ihm zeigen.

Voller Erwartung zeigte mir Mutter die Regeln und blickte mich fragend an. Ich konnte dabei deutlich in den lockeren Ausschnitt ihres T-Shirts gucken. “Und was meinst du Tom, wäre das eine Idee?”. Ich studierte die Regeln und konnte mein Glück nicht fassen. Ich wollte sie schon immer Nackt sehen und nun scheint es so, als wenn ich es sogar sollte. Mama, die immer noch vorgebeugt vor mir saß meinte nur: “Hier guck ruhig in meinen Ausschnitt. Da kannst du meine Titten sehen. Guck ruhig hin, nicht in meine Augen, guck auf meine Titten, sei ein braver Junge!”. Ich tat wie mir befohlen wurde und konnte die leicht hängenden, großen Brüste meiner Mutter sehen, wie sie hin und her wackelten. “Sind die Regeln Ok?” meinte Mama kurzentschlossen. “Ja, ich denke schon. Ich weiß nur nicht genau was ich sagen soll”, erwiderte ich. Mama daraufhin: “Mach dir keine Sorgen, sag mir einfach was du sehen willst. Ich zeige es dir dann. Dann können wir beide jeder in sein Bett und wir können es uns machen. Wie wäre es mit meiner Möse? Hast du meine Fotze schon genau gesehen?”. Etwas erschrocken fragte ich: “Mama, wie redest du denn?”. “Tja, mein Sohn, wenn ich geil werde, und das werde ich im Moment, spreche ich immer so. Ich mag es die Sachen direkt auszudrücken. Ich höre lieber ‘Fotze’ oder ‘Möse’ als ‘Muschi’. Gerne auch nasses Loch oder Fickloch.” Sie lächelt und fährt fort: “Und meine Brüste sind ‘Euter ’ oder ‘Titten’. ‘Ficktitten’ finde ich auch sehr geil. Redest du so ab jetzt mit mir, wenn du dich an mir aufgeilen möchtest?“ fragt sie mit einem verführerischen Zwinkern. Ich bin von der ganzen Situation immer noch ein wenig überfahren, finde es aber super geil mit meiner Mama so zu reden. Es hört sich so verrucht an, wenn sie solche Wörter benutzt. Daher sagte ich einfach nur: “Oh Mama, ich nenne deine Brüste ab heute nur noch Titten. Und deine Muschi ist eine nasse geile Fotze. Und Mama, ja ich möchte deine geile nasse Fotze sehen. Zeigst du sie mir?”. Mutter strahlt und sagt: “Das hast du schön gesagt mein großer! Ich finde wir sollten das als Regel-Ergänzung aufschreiben. Wir verändern die Nummer fünf, ja? Dann zeig ich dir sofort meine Möse, willst du sie ganz nah sehen?”. Bevor meine Mutter ihre Beine breit macht, änderte sie Regel 5) auf dem Blatt Papier:

5) Wenn wir alleine sind, dürfen wir uns jederzeit angucken. Wenn einer vom anderen etwas sehen möchte, muss er es ihm zeigen.
a) Nur mit dreckigen Wörtern fragen, wie Fotze, Titten oder Fickloch. Und ganz detailliert, wie “Zeig mir deine nassen Fotzenlippen”. Das macht scharf.

Mama lehnte sich ein wenig zurück und spreizte ihre Beine mit den Worten: “Tom, ich glaube wir werden eine Menge Spaß haben. Mama braucht Spaß, weißt du, es ist einfach viel zu lange her. Jetzt mach ich erstmal die Beine für dich breit, damit du dir meine Fotze angucken kannst. Wie findest du meinen Busch? Magst du haarige Fotzen? Guck mir nicht ins Gesicht, guck mir zwischen die Beine, da möchte ich, dass du hinguckst, auch wenn ich mit dir rede!”, forderte sie mich auf. Und ich sah mich satt. Mama hatte eine wunderbar haarige Scheide mit wunderbar langen Schamlippen. Man sah dass Mama sehr nass zwischen ihren Lippen war. Sie glänzte so schön. “Dir gefällt meine Möse” stellte Mama zufrieden fest. “Komm doch etwas näher dann kannst du dir meine Fickfotze genauer angucken. Hock dich hier vor mich. Dann ist dein Gesicht direkt vor meinem nassen Loch und du kannst meinen Mösenschleim riechen.”. Ich tat wie mir befohlen. Als ich nur noch zehn Zentimeter von Mamas Scheide entfernt war holte ich demonstrativ durch die Nase Luft und konnte Mamas Ejakulat sehr gut war nehmen: “Oh Mama, dein Mösenschleim riecht so gut. Du siehst du so geil aus da unten. Deine langen Fotzenlippen gefallen mir so sehr und die sind so nass von deinem Saft.” Man merkt dass auch Mutter erregter wird. Auf ihre feuchten Schamlippen angesprochen entgegnete sie: “Meine Fotzenlippen sind so nass, weil ich so geil bin, mein Schatz. Weißt du, Mama hatte schon so lange keinen Schwanz mehr in ihrem Fickloch stecken, da ist Mama die ganze Zeit geil und nass zwischen ihren Beinen. Ich besorge es mir schon immer morgens und abends im Bett, weißt du, aber ich bin trotzdem immer total wuschig und meine Möse tropft. Ich muss mir bald schon wieder was in die Fotze stecken.” “Ja Mama, ich weiß. Ich höre dich immer morgens und abends, wenn du es deinem nassen Fickloch besorgst. Und den Vibrator höre ich auch. Ich muss dir dann immer zuhören und es mir auch machen. Wenn ich Glück habe höre ich auch deine Fotze schmatzen, das ist immer besonders geil.” Als Mutter das hört, erstrahlt ein großes Lächeln auf ihrem Gesicht: “Schatz, du hast mich immer durch die offenen Türen gehört, ja? Ich finde es gut, dass wir diesen alten Brauch nicht abgeschafft haben und die Türen immer offen sind. Hast du es dir immer schön besorgt, wenn ich es mir gemacht habe? Das ist schön! Viel gespritzt hast du hoffentlich auch.” Apropos Ejakulieren, ich war bei dem ganzen Gespräch mittlerweile mehr als geladen und brauchte meinen Penis wohl nur anzufassen und er würde explodieren. Meine Mutter schien es genauso zu gehen und stellte fest: “Ich glaube wir sollten jetzt auch ins Bett. Wir beide müssen es uns machen. Dir geht es doch bestimmt nicht anders, und du erinnerst dich an, Regel ‘4) Wir masturbieren nicht voreinander’.”. “Ja Mama, du hast Recht, wir müssen die Regeln befolgen, sonst schlafen wir miteinander und das darf nicht passieren. Auch wenn ich es so sehr wollte.” entsprang es mir fast schon traurig. “Ja, Mama möchte auch mehr. Aber ich mache dir einen Vorschlag: Wenn du mir noch vor dem schlafen gehen deinen steifen Schwanz zeigst, damit ich an was denken kann, wenn ich mir gleich meinen Vibrator in die Fickfotze stecke, dann ändern wir Regel 4) ein wenig.” – “OK” erwiderte ich voller Erwartung. Mutter lächelte und forderte: “Hosen runter mein Sohn, jetzt will ich deinen Schwanz sehen. Und während dessen ändere ich die Regel:”

4) Wir masturbieren nicht voreinander
a) Wenn der Sohn die Mama wichsen hört, darf er auch wichsen und an sie denken.

Sie ergänzte sprechend: “Wir machen dann jetzt die Türen extra weit auf, ja? Und ich versuche nicht mehr leise zu sein. Und damit ich weiß, wenn du kommst, stön bitte laut, dann weiß ich das. Das macht mich dann besonders geil.” Ich freute mich riesig über diese neue Offenheit und sagte einfach nur “Ja Mama, gerne. Ich lasse meine Türe ganz weit offen.”

Mutter beugte sie sich ganz nach vorne, so dass sie sich meinen Penis ganz genau angucken konnte. Dabei ließ sie mich lange in ihren Ausschnitt starren und sagte dann: “Ich halte es nicht mehr aus. Lass uns schlafen gehen. Ich muss mir jetzt einfach meine Finger in die Fotze stecken oder einen Vibrator, oder irgendwas. Komm lass uns ins Bett gehen.”

Wir gingen beide in die Richtung unserer nebeneinander liegenden Schlafzimmer. Mutter sagte noch: “Gute Nacht mein Großer, und denk an mich und wichs schön.” Ich guckte meiner Mutter hinterher, warf einen letzten Blick auf ihre Schenkel: “Du auch Mama, schlaf gut und mach’s dir auch schön.” Wir gingen beide in unsere Zimmer, ließen die Türen weit offen und warfen uns noch einen letzten Blick zu. Danach ging ich ins Bett, zog mich komplett aus und fing an zu wichsen. Es dauerte keine Minute, da hörte ich ein lautes brummen aus dem Nebenzimmer begleitet von tiefen Atem. Aus dem Nebenzimmer hörte ich: “Tom, ich schiebe mir jetzt den Vibrator rein, hörst du, mein Junge? Meine Möse ist so nass, dass er ganz von alleine reinflutscht. Oooooooaaahhh”, ertönte es von Mama. Ich rief zurück: “Ja Mama, schieb ihn dir rein, ganz tief. Besorgs dir schön. Ich wichse meinen Prügel auch ganz schnell. Er ist hart wie Stahl. Und möchte gleich schon spritzen.”. “Ja Sohnemann, lass ihn spritzen, ich bin auch so aufgegeilt von heute Abend, dass ich nicht mehr kann. Spritz ab, dann kommts mir auch.” ertönte es von nebenan.

Das Stöhnen aus dem Nebenraum wurde stärker und ich konnte meinen Samen auch nur noch schwer zurückhalten. Also spritze ich los in riesen Schüben auf meinen Bauch, begleitet von lauten Brunstschreien. Mama hörte das, denn das brummen, das schmatzen und stöhnen aus dem Nebenzimmer wurden noch intensiver bis es schließlich verstummte. Mama war gekommen.

“Das war so geil Tom, du musst mich morgen unbedingt wieder so anstarren. Den ganzen Tag guckst du mir auf die Titten, den Arsch und die Fotze, ja? Das macht mich so tierisch geil, dann kann ich einfach besser wichsen, weißt du.” ertönte es noch vor dem Schlafen gehen. Ich freute mich über meine neue Mutter und sagte: “Mama, gerne, ich gucke mir morgen die ganze Zeit deine Ficktitten an und wenn du mich lässt, starre ich dir auf die Fotze. Sehr gerne Mama, das war wirklich geil heute.” – “Oh mein Sohn, ich lasse dich zwischen meine Beine gucken, versprochen. Ich mache die Beine für dich immer breit, wenn du willst. Schlaf gut, mein großer!” kam liebevoll von Mama. “Schlaf gut, allerbeste Mutter der Welt!” antwortete ich und driftete ins Reich der Träume.

Am nächsten Morgen, es war ein Samstag, wurde ich wie üblich vom Stöhnen meiner Mutter geweckt. Sie brauchte es schon wieder, dachte ich mir nur, wohlwissend, dass sich mein kleiner Freund auch schon wieder aufrichtet. Ich rief meiner Mutter ins Nebenzimmer: “Guten Morgen Mama, auch schon wieder so geil?” – “Guten Morgen mein großer! Ja, es ist schlimm. Meine Möse ist immer noch nass von Gestern. Ich machs mir eben noch mit den Fingern, Schatz, ja? Dann gibt es sofort Frühstück.” erhalte es mehr stöhnend, als redend. Ich fasste mein Glück nicht und fing ebenfalls an zu wichsen und rief zurück: ”Lass dir Zeit Mama, besorg es dir ordentlich, ich muss auch schon wieder. Stell dir vor wie ich mir meinen Schwanz wichse, ich stell mir auch vor wie du deine Fotze bearbeitest.” Mama schien das zu gefallen, denn es kam prompt: ”Du machst es dir auch? Tom, komm bitte rüber ja? Ich habe mir heute Nacht Gedanken gemacht und denke wir sollten Regel 4) noch einmal ergänzen. Komm rüber, dann erklär ich es dir.” Ich stieg, nackt wie ich war aus meinem Bett und ging ins Nachbarzimmer. Dort lag Mama auf dem Bett, hatte die Beine gespreizt, zwei Finger in ihrer Möse und in der freien Hand hielt sie mir den ergänzten Regelbogen hin mit den Worten: ”Ich dachte, wenn du die ganze Zeit wichst und das Sperma in Bettdecken landet, dann ist das doch Verschwendung.”

4) Wir masturbieren nicht voreinander
a) Wenn der Sohn die Mama wichsen hört, darf er auch wichsen und an sie denken.
b) Wenn die Mama einen guten Platz für Sohnemanns Sperma hat, dann darf er ihr es dort hinspritzen.

Sie fuhr fort: “Naja, und bevor du jetzt wieder was verschwendest, dachte ich mir mein Bauch wäre doch ein guter Platz für dein Sperma, meinst du nicht?” Das wir die Regel damit ad absurdum führen, schien ihr bewusst, aber egal zu sein. Es war jedenfalls zu geil ihr dabei zuzusehen, wie sie mit ihren zwei Fingern in ihrer Möse gewühlt hat, als sie mir die Regeländerung präsentierte. Mein Schwanz stand wie eine eins. Mama ermutigte mich: “Komm schon großer, tu deiner Mama einen Gefallen und spritz mir auf den Bauch. Dann kann ich es mir schön über die Titten und die Fotze verreiben.” während sie mit ihrer Spalte spielte. Das ganze Schauspiel war zuviel für mich. Ich fing an mir vor meiner Mutter einen runterzuholen, hielt aber nur wenige Bewegungen durch, bis ich mich meiner Mama näherte und ihr in vielen Schüben mein ganzes Sperma auf den Bauch spritze. Mutter bemerkte das sofort und ihr entwich ein Freudenstöhnen. Begierig verteilte sie mit der einen Hand meinen Samen über ihre Ficktitten und mit der anderen über ihre Möse. Ganz glitschig sah das aus. Ich schmiss mich kurzerhand aufs Bett zu Mama. Sie rückte daraufhin demonstrativ von mir weg, mit den Worten: ”Tom, du weißt doch Regel ‘3) Wir fassen uns nicht an” – “Ich wollte dich nicht anfassen, tut mir leid, Mama. Ich bin nur leicht auf dich gerutscht, ich wurde schwach.” entgegnete ich, ohne mich wirklich zu verteidigen. “Schon gut großer, nicht schlimm. Ich weiß auch noch nicht was wir mit der Regel machen. Wir müssen uns ja schließlich im Alltag berühren.” Mama wirkte nachdenklich. “Jetzt gehen wir aber erstmal frühstücken, großer”, sagte sie, und wir gingen wie Gott uns schuf in die Küche.

Mama setzte Kaffee auf und kümmerte sich um Brot und Aufstriche, während ich Teller und Besteck verteilte. Es war ein Traum meiner Mutter dabei zuzusehen, denn ihre großen Titten schaukelten bei jeder Bewegung. An meinem Schwanz gingen diese Dinge nicht spurlos vorbei. Er sprang erneut in volle Höhen. Meiner Mutter blieb das nicht verborgen. Sie lächelte nur und sagte: “Guck dir Mamas Titten nur an, dafür sind sie ja da.” Plötzlich stießen wir aneinander und mein steifes Glied streifte erst ihren Bauch, dann deutlich ihre Schenkel. Wir erschraken und Mama erinnerte mich: “Denk bitte an Regel 3). Wenn wir die Regeln nicht befolgen, dann schlafen wir miteinander. Denk immer daran, Tom.” – “Ja Mama, das dürfen wir nicht. Aber ich bin wirklich nur an dich gestoßen, ich wollte dich nicht anfassen. Diese Regel ist doof.” entgegnete ich störrisch.

“Hmm”, entwich es Mama, “eigentlich hast du recht. Die Regel ist zu hart. Wir müssen uns ja irgendwie berühren im Alltag, auch wenn wir nackt sind. Ich habe eben schon drüber nachgedacht, warte.” Mutter verschwand und kam mit dem Regelblatt zurück: “Pass auf, wir ergänzen die Regel so:”

3) Wir fassen uns nicht an
a) Es sei denn es ist normaler Umgang. Enge Umarmungen, nebeneinander liegen oder kuscheln sind nicht verboten, nur weil Mutter und Sohn nackt sind und Fotze und Schwanz sich berühren können.

“Ok?” meinte Mutter aufgeregt? “Klar ist das OK”, erwiderte ich. Ich sah ein breites Grinsen auf Mutters Gesicht und wie sie mir ihre geöffneten Arme entgegenstreckte. Mama wollte eine Umarmung. Ich zögerte einen Moment, dachte dann aber an die Regeländerung und nahm meine Mutter in den Arm. Wir schmiegten uns ganz eng aneinander, so wie auf dem Papier einige Minuten zuvor festgehalten. Ich konnte ganz deutlich ihre Titten an meiner Brust spüren, wie sie sie genüsslich dagegen presste. Ich war mir nicht sicher, ob ich zwischen meinem hoch stehenden Schwanz und ihrem Bauch platz lassen sollte, wusste aber als Mama ihren Bauch gegen ihn drückte. Was für ein Gefühl mit meinem Schwanz direkt an Mamas weichen Bauch zu fühlen und keinen Ärger dafür zu bekommen. “Oh ist das so schön wenn meine Titten an deine Brust gedrückt sind. Spürst du sie, Tom? Ich kann deinen Schwanz gegen meinem Bauch spüren, der ist schon ganz schön groß. Hältst du es noch aus, oder musst du schnell in dein Zimmer und spritzen, Schatz?” fragte Mutter besorgt. “Nein, es geht noch” entgegnete ich, obwohl ich wusste, dass das nicht die Wahrheit war, aber ich wollte mich nicht von Mama lösen. “Oh, du Glücklicher, meine Fotze ist schon wieder mehr wie feucht. Am liebsten würde ich sie mir bearbeiten. Aber jetzt frühstücken wir erstmal, und dann kuscheln wir etwas? ;-)”

Fortsetzung folgt…

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Richard im Bann der Königin Teil 1

Es ist meine erste Geschichte hier und gleich vorweg , sollte sich jemand daran stören das ich übertreibe , zu surreal formuliere oder sonnst wie Fehler mache , darf sich gerne bei mir melden Kritik ist ja was schönes XP , Ob sie aber angenommen wird steht auf einem anderen Blatt. Alle Inhalte die den AGB’s zuwider sind , hab sie nicht gelesen einfach anstupsen und ich werd sie entsprechend abändern. Jetzt aber zur Geschichte

” Mein Herr aufstehen ” ruft die junge Kammerdienerin als sie wie meist am Morgen stürmisch und ungeduldig in das Gemach des jungen Prinzen stürmt , die Fenster des Westturmes in der die Kammer liegt weit aufstößt und wie meist sofort ein frischer Wind in den Raum strömt.

“Ist es schon morgen Marie” meine ich verschlafen reibe mir die Augen , blicke dabei auf die zierliche Gestalt von Marie , mein blick schweift kurz über ihre nicht gerade großen aber in dem einfachen Kleid dennoch sehr prall und fest wirkenden B-Körpchen. Mit ihren 19 Jahren ist Marie nur unwesentlich älter als ich, eine fast orientalisch wirkende junge Zofe die mit ihrer Familie erst vor kurzem in die Dienste unseres Hauses gelangt ist.

” Ja , es wird Zeit das ihr aus dem Bett kommt , eure Mutter erwartet euch im kleinen Sitzungssaal sie hat wichtige Nachrichten von ihrer Schwester der Königin ” sagt Marie in freundlichem Ton , wie meistens blickt sie mit einem lächelen über die sich meist schnell abzeichnende Beule unter der Bettdecke hinweg und geht auch hinaus damit ich mich ankleiden kann.

Ich brauche nicht lange um meinen noch nicht sehr Muskulösen Körper in die nicht ganz schlichten Stoffhosen in blau mit silber bestickt zu stülpen das einfache leinenhemd zuzuknöpfen und mich in schnallenschuhen den turmhinab ins studierzimmer zu meiner mutter zubegebe. ” Richard ” sagt sie etwas überrascht und gibt der Zofe die mit dem kopf unter ihrem kleid verschwunden war mit dem fuß einen sachten tritt , ihre wangen sind dabei gerötet ihre pupillen etwas geweitet und ihre stimme leicht belegt.
Dennoch ist es nicht das erstemal das ich in den raum komme wärend sich mutter noch ihrer morgentlichen lust hingibt , die zofe eine brave etwas ältere dienerin wischt sich mit der zunge ihre sichtlich klebrigen lippen sauber und verschwindet dann aus dem Raum. Mit leiser stimme die augen dabei in die meiner mutter gerichtet und das pochen meiner immer noch harten morgenlatte so gut es geht ignorierend frage ich ” du hast mich rufen lassen mutter “und gehe dann zu ihr gebe ihr einen kuss auf die warme weiche wange , und setze mich neben sie an den tisch
, schenke mir etwas wasser mit wein in einen kelch und habe wie meist mühe nicht in den meist sehr großzügig gewählten ausschnitt meiner Mutter zu blicken , trotz ihres schon fortgeschritten alters , wirken ihre sehr hellen und deutlich von blauen venchen durchzogenen busen wie ein magnet auf mich , nicht nur einmal ,hat Marie morgens mein bettlacken wechseln müssen weil die gedanken daran den druck und meine lust zu groß werden haben lassen , die tatsache das ich sie des öfteren mit dienerinnen unter ihrem kleid erwische ist dabei auch nicht gerade förderlich das zu unterlassen.

” Die königin hat mir ausrichten lassen das ihr mann der könig gestern verstorben ist ” sagt sie leicht trocken und blickt dabei auf die für mein alter schon sehr prall pochende beule die leicht ins rechte hosen bein ausweicht. Ich nicke nur und sage die politischen gedanken meiner mutter ahnend ” sie wird einen mann brauchen” und schlucke dabei , da ich in der Thronfolge der nächste bin da die ehe meiner tante ohne erben ist ” um sich auf dem thron zu halten ” und schlucke dabei wieso sonnst sollte meine mutter mich so dringend sprechen wollen.

Ein sachtes lächeln gleitet dabei über die lippen meiner mutter , ” du denkst schnell mein schatz ” sagt sie und öffnet dabei etwas ihre beine , ich sehe etwas die halterlosen strüpfe die sie unter dem nur knie langen kleid trägt wie nass die spitze am obren rand ist , ein anblick der die beule in meiner hose stark zucken lässt . ich muss schlucken und habe mühe meinen blick von ihr zu wenden. Sie lächelt sich meiner triebhaften blicke durchaus bewusst , mich neckend öffent sie ihre beine etwas weiter , so das ihr kleid noch etwas hoch rutscht , ich dabei meine hände zu fäusten balle in die lehne des stuhels kralle und schlucke “mutter bitte ” weiß siedoch das ich es kaum schaffe den blick zu lösen. Sie lacht aber nur sachte und meint ” Ach richard , tante claudia wird gefallen das du potent bist” ihre hand legt sich dabei sachte auf meinen schenkel der schweis perlt sich dabei stark auf meiner stirn , ich spanne mich an die kundige hand meiner mutter dabei sachte an der dünnen stoffhose auf und abgleitet und ihr blick auf die dicker werdende wilder pochende beule gerichtet ist. Ein neckendes Grinsen tritt über ihre vollen lippen , ihre zunge striecht kurz darüber und ihre freie hand gleitet über den spitzen besetzen rand ihres ausschnitts wärend siesich vorbeugt.
Das empfindliche zucken meines jungen Schwanzes genießend ich dabei lauter zu keuchen beginne , mein becken ihr sachte entgegen fiebert. Ihre hand sich dann sachte hauch zart auf die beule legt und darüber streicht
ich schließed dabei die augen , verfluche mich für miene emüfindlichkeit kann dabei regelrecht fühlen wie sich meine hoden anspannen , dicke lusttropfen aus der eichel quellen und ich wie gebannt starr sitze , wärend meine mutter die situation auskostet.
” Armer richard ” haucht sie mir vorgebeugt an mein ohr fassst dabei über der hose fester meinen schwanz.
reibt daran wärend mein schnauben lauter wird , undgehaltener ich weiß das ich den punkt an dem ich zurück kann längst überschritten habe , das zucken dafür bereits zu stark ist und das weiß auch meine erfahrene mutter.
Neckend reibt ihre hand über mein wildzuckendes glied , haucht mir dabei keuchende laute der lust ins ohr , und keucht ein lüsternes lasszisives ” na geht doch ” in mein ohr als ich mich entgültig ergebe.
“arghh mhhhhhh ” entweicht es meinen verkrampften lippen als die wellen meiner morgentlichen lust in den stoff der hose entweichen , es meinen ganzen körper dabei verkrampft und ich nach luft japse bei jeder welle keuche die aus dem prall pochenden von meiner mutter verwöhnten glied schießt. >Gut 7 wellen , stark riechendes sperma zieht lange dunkle flecken in die hose , reichlich so sehr das meine mutter danach genießend ihre hand mit der zunge säubert.
Mir mit der hand über die wange streicht und zufrieden über meine spritzfreudigkeit in mien ohr flüstert ” Tante Claudia wird sich freuen wie leicht du zu entsaften bist.” haucht sie erhebt sich dann und lässt mich immer noch nach zitternd und hart weiter pochend alein im zimmer sitzen ” ich werde ihr einen brief schicken das du im geeignetn alter für eine nachfolge bist mein schatz ” sagt sie mit einem lächeln.

Fortsetzung Folgt.