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Racconti Erotici

Paolo, l’amante di mia moglie.

Caro Paolo,

voglio ringraziarti anche qui. Da quando hai iniziato a corteggiare mia moglie lei pian piano ha ripreso colore, gioia di vivere. Ha si cercato di res****rti per un pò ma era solo il solito gioco della preda che fugge. E’ fuggita per poco dal tuo serrato corteggiamento: dopo poco ha accettato il tuo invito per un aperito che è poi diventato una cena per poi finire a casa notra, nel lettone matrimoniale. Le hai chiesto dove io fossi per essere lei così sicura di portarti a casa e lei ridendo ti ha detto che ero certo già addormentato nella mia cameretta, inbottito di sonnifero, dopo aver visto un filmino porno su xhamster segandomi. Ti ha tranquillizzato dicendoti che suo marito è impotente e ormai divenuto un innocuo fratello, che al massimo si sfoga con la masturbazione. Ti ha tranquillizzato dicendoti di essere sicura che se mai mi fossi svagliato e fossi entrato in camera non avrei certo fatto altro che richiudere la porta di camera. Io in effetti ero nella mia cameretta, avevo si visto un filmino porno su xhamster, ma ero sveglio e ben attrezzato con cuffia e monitor per spiarvi durante il vostro atto d’amore. Ti Benedico ancora per quella sera che hai preso mia moglie in camera nostra dove lei ti aveva trascinato, infoiata come un troia in astineza. Aveva voglia di cazzo mia moglie e tu Paolo glielo hai dato. Tanto. Quando ho visto il tuo bel cazzo affondare in mia moglie mi sono quasi sentito svenire dall’emozione. Il cuore batteva a mille e la bocca era asciuta. Mia moglie era folle quella sera; ti ha quasi aggredito, ti ha montato come una valkiria al galoppo, muggendo, smaniando, gemendo e digrignando i denti. Bravo Paolo, che hai retto l’assalto rispondendo colpo su copo. Il tuo cazzo favoloso la riempiva e mandava in furore erotico. Poi con un grido sfuggitole dal petto, buttando indiero la testa, ha goduto rumorosamente, scuotendosi tutta a lungo, per poi afflosciarsi su di te. Ma tu, hai seguitato con la tua spada a infierire nel suo ventre, richiamandola al piacere. E lei ansando e gemendo è ripartita al galoppo. Tu la guidavi tenendola per le chiappe formose e la incitavi. “Forza troia!!” le dicevi, e lei smaniando ti diceva mille si. Ed è venuta ancora e ancora. Poi è stata la tua volta. Sembravi un toro alla monta. Bravo! La telecamerina era sul tavolino ai piedi del letto, celata in un orologio. Da quella ho visto tutto; ho visto la vostra folle corsa e poi ho visto sgorgare a lungo il tuo seme quando il tuo bel cazzone afflosciandosi è uscito da dentro di lei. Poi avete parlato; siete andati in bagno a pisciare e lavarvi. Poi siete tornati in camera. Vedevo mia moglie camminare nuda nella stanza. vedevo che tu le guardavi il culone formoso, con un pò di cellulite, ma sodo, consistente. Mi ricordo quando nei nostri contatti ti avevo chiesto di incularla, perché io sarei impazzito a vederla inculata. Ti avevo detto anche che non sarebbe stato facile e tu ne avevi convenuto, ma che comunque ci avresti provato, per dare un pò di pace alla mia mano segaiola. Tu l’hai richiamata aa letto eli è venuta docile vicino a te. Ho visto il suo volto trasformato dal piacere. Poi i vostri bace sempre meno teneri. Lei che riprende a respirare forte, nuovamente infoiata. L’hai messa supina, massaggiandole le spalle, poi la schiena, poi sei passato alle cosce e i polpacci, saltando il culone. Lei da troia ha sollevato il culo, quasi a reclamare le tue attenzioni. ma tu, astuto, hai finto di non capire. Allora lei ha preso una tua mano che le massaggiava l’incavo della vita e l’ha portata lei stessa sul proprio culone. Tu sorprendela ti sei chinato a baciarglielo. Lei allora l’ha sollevato ancor più mettendosi a pecorina e offrendolo ai tuo baci profondi, alla tua abile lingua. E le hai cercato il buco del culo, soffermandoti a lungo. Lei smaniava con la faccia sul cuscino. Era pronta! Tu, esperto, hai capito il momento magico e l’hai colto. Ormai lei era il delirio. Ha lasciato che tu le andassi dietro, puntandole il cazzone fra le chiappe, appoggiandoglielo al buco, ma senza affondare. Bravo! E’ stata lei allora che pian piano a cominciato a spingere in dietro con lievi colpetti. E tu li. Fermo. Eretto. Poi la ta cappella -l’ho visto benissimo dalla telecamerina- ha iniziato a penetrare. Poi ancora fermo, per fare adattare il suo buco del culo alla tua grossezza, notevole ma fantastica. E infine è scivolata dentro. Ancura fermo per farla rilassare. poi pian piano sei affondato. Finalmente!! Ho gioito apessi quanto. Che emozione!! vederla inculata. Bellissimo. Mi sfregavo il membro impotente e flaccido, ma sensibilissimo, attento a non godere troppo presto. Noi cornuti segaioli abbiamo una buona tecnica alle seghe di lunga durata. Noi cornuti viviamo le emozioni anche di un’intera nottata che nostra moglie è col maschio gestendo la sega. Non so se siamo segaioli perché cornuti o cornuti perché segaioli. Ma noi viviamo di seghe, Paolo, e abbiamo bisogno di voi bull per poter godere delle corna segandoci. Vi adoriamo quando ci trombate la moglie, permettendoci di sfinirci di seghe. Orbene Paolo, ricordo quei momenti dell’inculata come i più esaltanti degli ultimi anni. Vederti affordare fra le sue chiappone e poi riuscire e riaffondare di nuovo; prima lentamente poi sempre più velocemente. E la troia di mia moglie alternava deboli lamenti a forti gemiti; a sussulti e spinte all’indietro per farti affondare nel suo intestino. La sentivo scoreggiare forte quando uscivi dal suo culo. E siete vetuti insieme. Lei sditalinandosi e tu pompandole il culone. Bravo Paolo, stavo per svenire dal piacere mentre anche io godevo.
Ora sei il suo amante ufficiale e quando passi dalle nostre parti sei nostro ospite a cena e poi marito effettivo nel lettone. Grazie degli orgasmi che doni a mia moglie a me.

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Meine Mutter Gisela Teil 3

Meine Mutter Gisela Teil 3
immer mal wieder durfte ich meine Mutter ficken und ich bekam nicht genug von ihr. Meine Mutter sagte schon “Ganz der Vater nie satt zubekommen” Zwar verlor meine Mutter immer mehr ihre Scham doch sie wagte nicht alles .Gerne würde ich ihr mal meinen Schwanz in ihren Mund stecken wollen aber sie machte keine Anstalten es tun zu wollen. Ich konnte es mir gar nicht vorstellen ,das sie es noch nie gemacht hat .Das sie noch nie einen Schwanz gelutscht hätte.
Eines Tages kam ich nach Hause und mußte dringend auf Toilette .Ich stürmte ins Bad und sah meine Mutter in der Wanne.”Hallo” sagte sie “So stürmisch?” Ich vergaß das ich so dringend mußte und gab ihr einen Kuss.” Sind wir allein ” fragte ich und Gisela sagte “Ja” “deswegen sitze ich auch in der Wanne und wollte mich ein wenig entspannen” Ich ging raus und schloss die Tür ab. Als ich wieder ins Bad kam sagte Gisela zu mir.”Gut das du da bist .Du könntest mir mal den Rücken waschen” und reichte mir die Seife. Gisela hockte sich hin und ich nahm die Seife und seifte ihren Rücken ein. Schön sachte und sanft strich ich über ihren Rücken und meine Mutter genoss es .Natürlich drückte mir nun immer mehr die Blase, ich wollte ja eigentlich auf die Toilette. Gisela nahm nun die Brause zur Hand und wollte sie mir geben, damit ich sie abspülen konnte. Da kam mir eine geile Idee und nichts konnte mich abhalten es umzusetzen. Ich holte meinen Schwanz raus hielt ihn über Giselas Rücken und ließ meinen Druck ab. Mein warmer Pißstrahl spritzte über ihren Rücken und meine Mutter wollte entgeistert hoch springen. Ich hielt sie fest und pinkelte weiter über ihren Rücken . “Spinnst du ” rief meine Mutter “Was soll diese Schweinerei!” ich kümmerte mich nicht darum und pinkelte weiter. Meine Mutter war ganz schön geschockt und ihr fehlten die Worte und ließ es einfach gesehen. Als ich fertig war schaute sie mich entgeistert an und sagte nur “Schwein”
Ich hielt nun meinen Schwanz hin, hielt ihren Kopf fest und sagte ” Nimm ihn in den Mund” Meine Mutter schüttelte mit dem Kopf und wollte mich wegstoßen. Zu tief saß wohl der Schock über das, was ich vorher mit ihr machte. Ich drehte ihren Kopf zu mir und sagte noch einmal “Nimm ihn in den Mund” meiner Mutter wurde es nun klar ,das ich es ernst meinte und sie eigentlich keine Chance hätte. Zu viel war inzwischen mit uns passiert. Sie faßte nach meinem Schwanz und führte ihn an ihre Lippen.”Loss Mund auf ” stöhnte ich und Gisela öffnete leicht ihre Lippen und ihre Zunge fuhr über meine Eichel. Mit beiden Händen hielt ich ihren Kopf und meine Mutter leckte an meinem Schwanz. So langsam vergaß Gisela alles und sie nahm meinen Schwanz zwischen ihre Lippen. Ich drückte ihn sanft weiter und meine Mutter nahm willig meinen Schwanz ganz in den Mund. Behutsam fickte ich ihr in den Mund und sie nahm ihn ganz auf. Meine Mutter wußte was sie tat, sie mußte wohl oft meinem Vater den Schwanz geblasen haben. Sie merkte das ich gleich kommen würde und nahm ihn aus dem Mund raus. Sie schaute mich an und fragte mich “Möchtest du in meinem Mund kommen?” Die Idee war nicht schlecht sagte aber “Ja schon, aber vorher noch ficken” Gisela ließ meinen Schwanz los und ich zog mich aus.”Willst du zu mir in die Wanne kommen?” fragte mich meine Mutter und ich sagte “Nö” komm raus und Knie dich hin. Ich legte ein Handtuch auf dem Boden und Gisela stieg aus der Wanne .Bereitwillig kniete sie sich hin und ich stellte mich hinter ihr.”Na los Peter ” sagte sie und streckte mir ihren Po entgegen. Ich setzte meine blanke Eichel an ihre Fotze und stieß ihn rein. Schön kräftig fickte ich Gisela. Langsam zog ich meinen Schwanz raus und Gisela fragte mich “Soll ich ihn in den Mund nehmen ?” “Ich möchte ihn bei dir in den Po stecken” erwiderte ich .Meiner Mutter schockte nun nichts mehr und sie meinte nur “dann versuch es mal” Ich seifte ihr Poloch ein und versuchte dabei einen Finger einzuführen. Langsam aber sicher flutschte er rein und meine Mutter sagte “Na los ,dann versuch mal ihn einzuführen” Behutsam setzte ich meine Eichel an ihren Po und drückte langsam zu. Meiner Mutter war es sichtlich unangenehm, ließ es aber über sich ergehen. “Langsam ” stöhnte sie ” nicht so schnell!” Immer tiefer drang ich in den Arsch ein und mit einem Ruck war ich ganz drin, was meine Mutter mit einem spitzen Schrei erwiderte. Zuerst sachte und langsam und dann immer wilder fickte ich nun meine Mutter in den Arsch. Ihr Arschloch war nun so gedehnt ,ich konnte richtig fest zustoßen und sie kräftig in den Arsch ficken. Meine Mutter seufzte und stöhnte und mir kam es .Mit einem letzten kräftigen Stoß pumpte ich Gisela ihren Darm mit Sperma voll. Ihr Poloch zog sich zusammen und ich mußte meinen Schwanz rausziehen. Meine Mutter war noch nicht gekommen und ich wollte es ihr mit meinen Finger besorgen. Sie drehte sich um und meinte “Schon gut ,lass mal mir ist nicht danach” Sie stand auf und zog mich mit in die Wanne .Sie wusch mir meinen Schwanz sauber und wichste ihn sanft.”Soll ich ihn nochmal in den Mund nehmen?” fragte sie mich und ich meinte “das wäre geil” Sie beugte sich runter öffnete ihre Lippen und nahm ihn zwischen ihren Lippen. Immer tiefer nahm sie ihn auf und sie bewegte immer schneller ihren Kopf hoch und runter.”Warte mal sagte ich ” und stand auf. Gisela schaute was ich vorhätte und ich nahm ihren Kopf zwischen meinen Händen und führte ihn an meinen Schwanz. Gisela öffnete wieder bereitwillig ihre Lippen und ich fickte sie in ihren Mund. Mit beiden Händen hielt ich ihren Kopf und bestimmte so das Tempo. Gisela hielt sich mit den Händen an meinem Po fest und spielte ein wenig an mein After, was mich immer stärker erregen ließ. Mit heftigen Stößen fickte ich meine Mutter in den Mund und es kam mir gewaltig. Meine Mutter machte keine anstalten ihn aus dem Mund zu nehmen und so durfte ich in ihrem Mund kommen. Eine gewaltige Explosion erschütterte mich und ich spritzte ihr in den Rachen. Gierig und hastig schluckte sie alles runter und nochmals spritzte ich ihr in den Mund. Meine Mutter nahm ihn nun raus, um einmal tief Luft holen zu können. Anschließend leckte sie meine Eichel sauber und ich sank dahin.”Das du so geil bist, hätte ich nicht gedacht ” sagte ich zu ihr und sie mußte darüber lächeln. “Naja” sagte sie ” Ich hatte ja auch schon lange keinen Sex mehr; bis du mich fast vergewaltigen wolltest!” und das ist ja auch erst vier Wochen her.
Es war nun Prüfungszeit in der Schule und ich hatte den Kopf voll. Meine Mutter sagte mir “lege ne anständige Prüfung hin dann, gibt es auch eine Belohnung” Der Tag an dem es die Abschlusszeugnisse gab, war gekommen. Ich hatte mit einer glatten zwei abgeschlossen und meine Mutter nahm mich in den Arm und sagte “Ich bin so stolz auf dich!!” Abends zu Hause fragte ich nun “Was ist nun mit der Belohnung?” Meine Mutter lächelte mich an und sagte “Überlege dir was, versprochen ist versprochen” Sie fragte mich, ob ich mir schon was überlegt hätte. Ich sagte zu ihr, ich wüßte was aber da müßten wir mal allein sein.”Hast du nur Sex im Kopf ” fragte sie mich sagte aber gleich “es ist dein Wunsch!” Ich dachte mir, du würdest dir gerne was kaufen wolllen.” Aber wenn du dir was anderes wünschts von mir aus!”
“Ja” sagte ich “Nur wir müssen mal wieder allein sein”! Was hälst du denn davon, wenn wir mal wieder zu unserer Stelle fahren würden” fragte ich meine Mutter “Von mir aus ” sagte sie und es war für sie erledigt.” Morgen” fragte ich noch gleich hinterher “Wenn du es so nötig hast klar ”
Am Morgen fragte mich meine Mutter, ob ich sie mal begleiten könnte. Sie müßte mal da und da hin. Mir war es gleich klar, das war nur ein Vorwand um mit mir zu unserer Stelle fahren zu können. Meinen Geschwistern war es egal, sie waren froh ihre Ruhe zu haben. In der Küche war ich mit meiner Mutter allein und flüsterte ihr ins Ohr “Bevor wir fahren, trinkst du schön” meine Mutter sah mich an und bevor sie was sagen konnte, sagte ich “Versprochen ist versprochen!” “Aber ” versuchte sie sich rauszureden “nichts aber ” fuhr ich ihr schnell ins Wort.”Was möchtest du denn ” fragte sie mich .Ich flüsterte ihr leise ins Ohr, damit es kein anderer hören konnte.”Du wirst schön trinken bevor wir fahren ja. Ich möchte mit dir pinkeln ich möchte das wir uns gegenseitig schön anpinkeln ja?” Meine Mutter war sprachlos über meinen Wunsch. “Ich muss mich wohl fügen ” sagte sie leise zu mir und schüttelte den Kopf dabei. Meine Mutter holte sich eine Flasche Wasser aus dem Schrank und tat was ich ihr sagte.Natürlich trank auch ich meine Ration . Wir beide mußten nun öfters auf Toilette und irgendwann war der Strahl klar wie Wasser. Ich weiß nicht wieviele Flaschen ich getrunken hatte, ich hatte nur das Gefühl, das mein Bauch gleich platzen würde und meiner Mutter erging das nicht anders.”Wollen wir los ” fragte sie mich und ich sagte “gerne” Zu meinen Geschwistern sagte sie noch das sie nun los müsse .Essen steht im Kühlschrank und so spät würden sie auch nicht wieder kommen. Die beiden hörten nur mit einem Ohr hin. Waren ja auch schon alt genug. Meine Mutter machte sich noch schnell fertig und zog sich wieder ihr Kleid an .Sie packte noch schnell paar Handtücher und paar Ersatzsachen ein.
Während der Fahrt drückte mir schon wieder die Blase. Am liebsten wäre ich rausgesprungen und mich an einen Baum gestellt. Zum Glück waren wir da und wir gingen zu unserer Stelle. Gisela breitete die Decke aus und ich stellte die Tasche mit den Getränken und den anderen Sachen hin.”Meinst du wir sind hier ungestört” fragte Gisela mich und ich versuchte sie zu beruhigen, “Ich denke schon, wer soll hier schon hinkommen.?! Das ist doch total abgelegen!” Meine Mutter schaute sich nochmals um und begann sich dann auszuziehen. Ich zog mir schnell die Sachen vom Leib und trat von einer Stelle auf die andere. “Da muss aber einer nötig” flachste meine Mutter.” Mir platzt bald die Blase” erwiderte ich. “Dann geh doch erstmal an einen Baum” sagte Gisela zu mir. “Nein es ist für dich ” war meine Antwort. Inzwischen saß meine Mutter nackt auf der Decke. Ich fragte sie “Könntest du dein Kleid wieder anziehen? Ich würde dich gerne darin anpissen!”
“Nein ” sagte sie “dafür wäre es zu schade und zu teuer” “schade” sagte ich . “Das einzige wäre, ich ziehe von dir ein T-shirt über habe zwei eingepackt.” “Ok” sagte ich und reichte ihr die Tasche. Meine Mutter suchte sich mein T-shirt raus und zog es sich über .Sie sah putzig darin aus ,es war ihr natürlich viel zu groß. Nun konnte ich es aber nicht mehr aushalten. Meine Mutter sah nun das es allerhöchste Zeit wurde und fragte mich “Wie wollen wir es machen?” “Knie dich einfach hin oder setzt dich hin ” Gisela breitete ein Handtuch aus und kniete sich darauf. “Aber bitte nicht ins Gesicht ja ?” sagte sie noch .Sie hielt nun ihren Kopf nach hinten hielt sich ihre Haare und wartete der Dinge. Ich stellte mich vor meiner Mutter, hielt meinen Schwanz in ihre Richtung und pißte ihr auf den Körper. Für mich war es bald wie ein Abgang, so gross war die Erleichterung das ich endlich pissen durfte. Mein T-shirt klebte an ihren Körper und ihre Titten waren deutlich zu sehen. Ich pinkelte ihr zwischen ihre Beine und sie fing es mit ihrer Hand auf und verrieb es auf ihren Schenkeln.
Ich schüttelte mir den letzten Tropfen raus und wollte meinen Schwanz in Giselas Mund stecken. Sie entzog sich dem und holte erstmal die Feuchttücher aus der Tasche und reinigte meinen Schwanz. Sie zog sich nun das nasse T-shirt aus und trocknete sich ein wenig mit dem Handtuch ab. Wir legten uns auf die Decke und schmusten ein wenig.”Mußt du gar nicht ” fragte ich sie und sie schüttelte mit dem Kopf “Nicht so richtig” ich holte eine Flasche Wasser und reichte sie meiner Mutter hin . Meine Mutter nahm einen kräftigen Schluck und meinte “Nun will ich es auch wissen”
Ich saugte ihr ein wenig an den Titten und schmeckte dabei meine Pisse. Mit der Hand spielte ich an ihrer der Fotze rum. “Ich glaub mir kommt es nun auch ” hörte ich sie sagen.
Ich legte mich auf´s Handtuch und sagte zu meiner Mutter “stell dich über mich.” Meine Mutter stellte sich nun so hin,das ich zwischen ihren Beinen lag.Ich schaute ihr genau zwischen die Beine und meine Mutter fingerte an der Muschi.Etwas unbeholfen fragte sie “soll ich wirklich?” “Ja”sagte ich voller Ungeduld ,wollte es doch endlich wissen. Es tröpfelte erst und dann kam der warme Sektstrahl: Gisela pinkelte mir voll auf´n Bauch und ich konnte das erstemal erleben; was ich in Film gesehen habe. Hastig verrieb ich alles auf meinem Bauch und leckte mir die Finger ab .Dabei konnte ich den geilen Natursekt schmecken und ich muss sagen, es war nicht unangenehm.Den letzten Rest fing ich mit meinen Händen auf und verrieb es mir im Gesicht. Meine Mutter sagte nur “bäh” “Hat es dir gereicht?” fragte Mutter mich und ich sagte ” fürs erste ja ” Ich faßte ihr an die Muschi und gab ihr meinen Finger,damit sie es auch bißchen schmecken konnte. Wiederwillig nahm sie meinen Finger an ihre Lippen und schmeckte ihren eigenen Natursekt.”Ich weiß nicht ,ob ich mich daran gewöhnen könnte,eigentlich finde ich das ekelig” sagte sie.Gierig leckte ich nun noch ihre Muschi ab und hatte jetzt den vollen Geschmack. Hastig trockneten wir uns ab und meine Mutter sagte noch “Hoffentlich sieht uns wirklich keiner”:Meine Mutter zog sich wieder ihr Kleid über und legte sich auf die Decke und fragte mich ,ob ich eine Zigarette dabei hätte.Erstaunt sagte ich ja, weil meine Mutter eigentlich sonst nicht raucht.Ich gab ihr eine und gleich noch was zu trinken für uns beide. “Meinst du nicht ,das es für heute reicht peter?” “Entspann dich; wir haben noch Zeit ” antwortete ich.Meine Mutter hatte ihr Kleid übergezogen und ich lag nackt da .”Zieh dir wenigstens ein T-shirt über ” sagte sie zu mir. Ich tat was sie sagte und faßte ihr unters Kleid an die Muschi. “Ich möchte dich vögeln ” flüsterte ich ihr ins Ohr und schwang mich auf Mutter. Bevor sie noch was sagen konnte ,schob ich ihr schon das Kleid hoch und spreitzte ihre Beine.Meine Mutter wußte ,das sie nicht wiederstehen konnte und machte daher auch keine Anstalten sich zu weigern. Ich steckte ihr meinen Steifen rein und fickte sie schön durch.Gisela konnte sich nicht richtig gehen lassen und erlebte dadurch keinen Orgasmus.So war ich es nur ,der einen Höhepunkt erlebte. Kaum das ich fertig war sagte sie; “mir drückt schon wieder die Blase”. “Schön ” sagte ich entzückt “dann komm.” Schnell zog ich mein T-shirt und meine Mutter ihr Kleid aus. Wie beim ersten mal lag ich wieder unter ihr und erwartete den Strahl.Diesmal kam es ihr heftiger und voller Genuß, ließ ich sie über meinen Körper pinkeln.Ich hielt meinen Kopf in den Srahl so, das sie mir schön übern Kopf pinkelte und der Natursekt lief mir übers Gesicht. Hastig schleckte ich alles, was ich zufassen bekam .Meine Mutter sagte garnichts mehr ,sie konnte das alles wohl noch nicht richtig begreifen. Mit einem “Ja das wars ” hörte meine Mutter mit dem pinkeln auf und ich schleckte wieder ihre Muschi ab. “Wolln wir los” forderte Gisela mich auf. “Gleich “sagte ich “erstmal bekommst du noch was.” So richtig paßte es ihr nicht , was man deutlich spüren konnte.Trotzdem fügte sie sich und sagte noch “aber dann fahren wir” “OK” sagte ich “versprochen! Dann leg dich oder setz dich hin” Meine Mutter setzte sich hin , lehnte sich zurück und stützte sich dabei mit ihren Armen ab. Ich stellte mich nun vor ihr und hielt ihr meinen Schwanz hin. Zwar hätte ich gleich lospinkeln können ,wartete aber noch ein wenig um den Druck aufzubauen. “Na kommt wohl nichts ” grinste meine Mutter. Das hätte sie vielleicht gehoft,ich belehrte sie aber was besseres! Volle Pulle pinkelte ich ihr auf die Titten und zielte etwas höher auf ihren Hals . “Nicht ins Gesicht ” sagte sie noch und schon zielte ich noch höher. Meine Mutter wollte aufschreien und als sie ihren Mund öffnete traf der Strahl ihr genau in den Mund. Meine Mutter schnappte nach Luft und mußte dabei würgen. Vor geilheit hielt ich nicht inne und zielte noch höher .So pinkelte ich ihr den Rest übern Kopf auf die Haare. “Ist das geil” hechelte ich und meine Mutter wußte garnicht so recht, was ihr geschah. “Du bist ein Schwein” sagte sie nur “hab dich extra gebeten nicht ins Gesicht !” Hastig trocknete sie sich ab. Wir hatten noch ein wenig Wasser dabei und so konnte sich meine Mutter ein wenig abspülen. Ohne Worte zogen wir uns an und gingen zum Auto.Auf der Heimfahrt wollte ich die Situation ein wenig auflockern, aber meine Mutter sagte nichts weiter. Kurz vor zu Hause merkte ich ,wie meine Mutter zappliger wurde. “Was ist ?” fragte ich ” mußt du auf Toilette?” Meine Mutter mußte laut loslachen “Ist das ein Wunder? Bei der Menge die ich trinken mußte? Na also dachte ich sie wird wieder locker. Alle Aufregung umsonst. Gisela fuhr immer schneller und hastig bog sie bei uns zu Hause ein und stellte sich vor die Garage. “Jetzt aber schnell hoch” sagte sie “die Sachen hole ich später nach” Eilig sprang sie aus dem Auto und ich schnell hinterher.Gradeso konnte ich sie noch am Arm packen.Gisela sah mich erschrocken an “Lass mich ” sagte sie und öffnete die Tür.Etwas stärker zog ich meine Mutter die Treppe in den Keller runter. “Was soll das nun ?Wo willst du hin!?” Entgeistert wollte sie sich losreißen ,was ihr aber nicht gelang. Ich ging mit ihr in den Waschkeller und schloß hinter uns die Tür ab. Völlig geschockt sah Mutter mich an und sagte nur ängstlich “Peter”. Sachte aber mit Bestimmheit drückte ich Gisela an die Wand und hielt sie fest.Sie sagte nichts dazu ,sah mich aber mit weit aufgerissenen Augen an. Ich kam nah an sie ran und küßte sie, was sie aber nicht erwiederte. Sie warf ihren Kopf hin und her und wollte es so unterbinden. “Zier dich nicht so ” befahl ich ihr und küßte sie weiter.Meine Mutter dachte wohl, wenn sie nachgab ließ ich von ihr ab und küßte mich auch. “Bitte Peter lass mich los! Du weißt; ich muss dringend” bettelte sie mich an.Ich faßte ihr unterm Kleid und streichelte ihr am Slip. “Was soll das” fragte sie mich und ich merkte ,das es bei ihr immer dringender wurde.Leise flüsterte ich ihr ins Ohr “Pinkel dir in den Slip!” “Wa..ss!” rief sie entgeistert “Was soll ich ?” Ich rieb ihr weiter am Slip und hechelte “Komm lass es laufen!” Meine Mutter wollte sich losreißen ,was ihr aber nicht gelang und ich bekam nicht mehr mit ob sie noch was sagte.Es war langsam wirklich Zeit !Meine Mutter konnte nicht mehr aber sie wollte nicht und versuchte alles ,es zu unterbinden.Ich streichelte sie weiter und sie presste ihre Beine zusammen.Dann spürte ich den ersten Tropfen am Slip und es wurde immer stärker.Ein warmer Strahl lief an ihren Beinen runter durchnäßte ihren Slip und auf dem Boden bildete sich eine Pfütze. Man fühlte richtig ihre Erleichterung, es mußte schon eine Qual für sie gewesen sein. Ich faßte ihr nochmal in den Slip direkt an die nasse Votze und stöhnte ihr ins Ohr “Ja das ist geil::: ist das geil!” Meine Mutter stieß mich weg und sagte mit ernstem Ton “Du läßt mich jetzt los und läßt mich gehen hörst du!” “Ok Ok” sagte ich “Du kannst gehen! Ich werde alles beseitigen und die Sachen aus dem Auto holen” Meine Mutter sagte nichts mehr und verließ eilig den Raum.Es dauerte Tage,bis sie sich wieder beruhigt hat und sich von mir anfassen ließ.

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Mein 1tes Mal in der Gaysauna

In der Zeit, als ich in HH tätig war, wusste ich nicht was ich so machen sollte. Im Net fand ich dann, dass es in HH eine geile Sauna gab. Die Apollosauna.

Ok, ich geschaut, wo die Sauna ist und auch im Net nachgeschaut, was da so abgeht. Von den Berichten war ich schon ganz heiß auf das, was dann kommen sollte. Ich duschte mich, rasierte mir den Schwanz, den Sack und die Fotze schön blank. Es fühlte sich alles sehr geil an. Nun war ich aber schon so aufgegeilt, dass ich mir erst einmal einen Dildo reinschieben musste. Ein geiles Gefühl.

Ich zog mir nur ein T-Shirt , Socken und die Jeans an. Mehr nicht. Meinen Cockring hatte ich mir auch schon angelegt. Der Schwanz reagierte sofort und er wurde richtig hart. Die ganze Fahrt über zur Sauna, stand der Schwanz hart in der Jeans. In der Nähe erst einmal einen Parkplatz gesucht und dann aber sehr schnell zur Sauna gegangen.

Dort angekommen, erst einmal gezahlt, mein Handtuch und die Gummilatschen erhalten und dann in die Umkleide gegangen. Dort waren gerade 2 Männer, die sich ebenfalls ausgezogen hatten. Ich suchte meinen Spind und entledigte mich meiner Sachen. Zuerst hatte ich mir die Jeans ausgezogen und mein Schwanz war im Freien. Die anderen Beiden sahen mich an und schauten auf meinen harten Schwanz und den Cockring. Natürlich hatte ich mich auch gebückt, weil ich einige Sachen in den Spind sehr tief reingelegt hatte. Dabei konnten Sie auch meinen geilen Fickarsch und die rasierte Fotze sehen.

Ich nahm dann das Handtuch, hatte es mir umgebunden und bin dann die Treppe herunter in den Saunabereich gegangen. Nun musste ich mich erst einmal entscheiden, rechts oder links herum. Ich ging nach rechts und kam dann in eine Area, wo einige Kabinen waren. In einer war ein Sling angebracht. Sehr geil, der Gedanke, nachher dort auch mal zu liegen.

Etwas weiter wurde es dunkler und ich musste mich erst einmal an die Dunkelheit gewöhnen. Ich ging durch den Raum. Da merkte ich, dass eine Hand sich an meinem Arsch bemerkbar gemacht hatte. Ich blieb stehen und genoss die Hand an meinem Arsch. Die Finger suchten meine Fotze und fanden sie auch. Dann wurde mir ein Finger hineingesteckt und mein Schwanz wuchs dabei natürlich sofort wieder an. Der Finger wurde fordernder und mir gefiel es sehr gut. Nach einer kurzen Zeit wurde der Finger wieder herausgezogen.

Ich ging weiter und dann in die andere Richtung. Dort waren auch die Toiletten und die Duschen. Ich duschte mich erst einmal ab und nahm dann mein Handtuch in ging in die Sauna hinein.

In der Sauna saßen 3 Männer. 2 saßen auf der obersten Reihe und hatten die Beine angewinkelt. Dabei konnte ich sehr schön die geilen Schwänze und auch die Fotzen sehen. Der Mann auf der unteren Bank nahm mich in Augenschein. Ich setze mich ebenfalls auf die obere Bank und winkelte ebenfalls meine Beine an. Die anderen Männer schauten zu mir und konnten ebenfalls meinen Schwanz und den Cockring sehen. Sie schauten auch auf meine rasierte Fotze. Der Gedanke, eventuell von Ihnen gefickt zu werden, ließ meine Fotze ganz schön nass werden.

Nach einiger Zeit verließ ich die Sauna und begab mich weiter auf die Erkundungstour. Es ging dann zur Steamsauna, die durch eine Glastür verschlossen war. Ich legte mein Handtuch auf eine Handtuchstange und ging dann ebenfalls in die Dampfsauna hinein.

Im ersten Bereich konnte man noch einige Männer dort stehen sehen, denn sie hatten sich alle mit dem Rücken zur Wand gestellt. Also ging ich weiter durch und es wurde noch dunkler dort. Ein Stöhnen konnte ich vernehmen und tastete mich in das Dunkle des Raumes. Ich stieß mit dem einen oder dem anderen Mann zusammen, weil es ja auch sehr dunkel dort war.

Langsam hatten sich meine Augen an die Dunkelheit gewöhnt. Ich erkannte, dass es dort eine Art Bank gab, wo schon einige Männer saßen. Ich setzte mich dort hin und wartete ab, was da so passieren sollte. Mein Schwanz war auch schon hart und stand von mir ab. Ich wichse meinen Schwanz und dann merkte ich, dass von meinem rechten Nachbarn ein Hand an meinen Schwanz gelangte und meinen Schwanz anfing zu wichsen. Meine Fotze wurde auch schon feucht. Die Hand fing an meine Fotze zu erkunden, was mir auch sehr gefiel. Er steckt mir erst einen Finger in das Loch und fing an mich darin zu ficken. Ich spreizte meine Beine mehr und er kam noch besser an meine schon glitschige Fotze und fickte mich noch schneller. Ich fing an zu stöhnen, denn es gefiel mir sehr gut.

Er stand dann auf und hielt mir seinen Schwanz zum Blasen hin und ich nahm in gleich in meine Maulfotze und blies ihn erst einmal. Der Schwanz war sehr schön lang, und auch rasiert. Sein Sack und sein Arsch waren ebenfalls ganz glatt rasiert, genauso wie bei mir.

Nach geraumer Zeit bemerkte ich, dass sein Schwanz etwas dicker wurde, und ich hörte auf zu blasen. Er kam herunter zu mir und fragte, was ist los? Ob ich gefickt werden wollte? Ich bejahte und er fragte, hier oder in einer Kabine? Ich meinte, wenn Du magst, dann kannst Du mich auch gleich hier ficken. SO geil wie ich nun war, stand ich auf und drehte ihm meinen Arsch zu. Er kniete etwas und leckte mir erst einmal meine geile Arschfotze. Sie war auch schon recht nass und mit seiner Zunge kam er immer fordernder tief hinein. Er stand dann wieder auf und fing an, seinen Schwanz in meinen Arsch zu stecken. Es ging sehr gut, denn die Fotze war ja auch geil nassgeleckt worden und er stieß langsam zu.

Es war ein geiles Gefühl. Der Schwanz war dann auch ganz mit seiner Länge in meiner Fotze und er fing an mich langsam zu ficken. Er fragte mich, ob er rein spritzen darf. Ich meinte, wenn Du gesund bist und kannst, dann darfst Du auch alles rein spritzen. Das war das Kommando für ihn und er fing an fester zu ficken und ich merkte, wie sein Schwanz dicker wurde. Dann wurde er noch einmal etwas schneller und dann spritzte er mir seinen Saft in den Arsch.

Es war ein geiles Gefühl. Dann zog er seinen Schwanz aus meiner Arschfotze heraus und ich fühlte mit meinen Fingern, dass sein Saft ein wenig aus dem Loch lief. Die Fotze war auch sehr offen. Dann wollte ich mich wieder hinsetzen, aber ein anderer Mann ging mit seiner Hand an meine Fotze und prüfte, ob sie jetzt auch schön feucht war. Er steckte mir einen Finger hinein und dann leckte er seinen Finger sauber.

Er stellte sich hinter mich und fing an seinen Schwanz in meinen Arsch zustecken. Da die Fotze ja auch schon schön angefeuchtet war, denn der erste Ficker hatte sich dort mit einer nicht zu kleinen Menge seines Saftes in meinen Darm gespritzt. Der Schwanz ging leicht hinein und er Mann fing auch gleich an, mich zu ficken. Er war wohl sehr geil und heiß, denn es dauerte nicht lange und auch er hatte sich in mir ausgespritzt.

So abgefüllt wollte ich wieder aus der Dampfsauna heraus. Ich gelangte zu dem Ausgang und der eine oder andere Mann prüfte mit seinem Finger, wie nass die Arschfotze war.

Als ich dann draußen war, ging ich erst einmal in die dunkle Cruising Area, wo noch einige Männer waren. Dort ging ich hinein und stellte mich zu zwei anderen Männern, die gerade geblasen wurde. Der eine fühlte mit seinem Finger an meiner Fotze, dass diese nass war und mir der Saft aus dem Arsch lief. Er zog seinen Schwanz aus dem Maul seines Bläsers und stellte sich hinter mich und fing an, seinen Schwanz ebenfalls in meinen Arsch zu stecken.

Auch dieser flutschte sehr leicht hinein und er fing an mich aufzubocken. Er drückte mich mit meiner Schulter etwas tiefer, damit er besser zustoßen konnte. Auch er brauchte nicht sehr lange und entlud sich in meinem Arsch. Das war auch sehr geil und ich danach beschloss ich, erst einmal die Sauna zu verlassen. Vollgespritzt stellte ich mich unter die Dusche und seifte mich gründlich ab und merkte dabei, dass mir der Saft der anderen Ficker aus der Fotze lief.
Ich säuberte dann auch meine geile offene Arschfotze und ging dann nach oben und zog mich wieder an.
Ich verließ ganz befriedigt die Sauna und fuhr nach Hause.

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Shoejob……….che passione!!!

La mia passione per le scarpe è cresciuta con me. Fin dalla pubertà prendevo di nascosto le scarpe di mia sorella, quelle più sexy, con il tacco più alto e ci “giocavo” per interi pomeriggi. Le annusavo, me le strofinavo in ogni dove eccitandomi tantissimo fino al raggiungimento dell’orgasmo che ovviamente andava a “riempire” le scarpe stesse. Poi ovviamente le ripulivo per non farmi scoprire. In ogni caso quando le vedevo indossate da lei………l’eccitazione saliva alle stelle al pensiero che usciva da casa per andare al lavoro, al ristorante, in discoteca o con il suo ragazzo portandosi dietro il mio liquido seminale ai piedi.
Con mia moglie Mara invece non abbiamo cominciato da subito a giocare in questa direzione. Si, ha sempre saputo della mia passione per i suoi piedi (impossibile nasconderglielo), infatti è sempre stata ben disposta ad accontentarmi in giochi di footjob ma mai con accessori come le scarpe. Sicuramente aveva capito che le trovo particolarmente sexy ed eccitanti, visto e considerato di quante le regalavo, quelle con un tacco particolarmente alto e sottile ma non le era mai passato per la testa che mi sarebbe piaciuto integrarle nei nostri “giochini”.
Infatti il tutto è nato per caso………
Un Sabato pomeriggio di quelli autunnali dove piove molto ma fa ancora relativamente caldo capitò di andare a fare un giretto in un centro commerciale. Qui Mara si fermò davanti le vetrine di un negozio di scarpe. Mi disse: “guarda che belle quelle scarpe li”…….io le vidi e mi si illuminarono gli occhi!! Erano delle veramente belle scarpe sexy come piacciono a me. Colsi la l’occasione al volo e le dissi di entrare a provarle subito. Si sedette ed io andai subito a prenderle. Erano delle meravigliose scarpe in pelle nera chiuse solo sulla punta, una punta che più a punta non si poteva, con un tacco altissimo a spillo in acciaio, ed una cavigliera stretta molto elegante con dei brillantini tutto attorno. Le portai il 40, mi inginocchiai davanti, lei mi sorrise e mi fece l’occhiolino, le sfilai le scarpe che indossava su quelle meravigliose autoreggenti nere. In quel momento divaricò le cosce e vidi che era senza slip………potevo vedere la sua dolce vagina depilata……….m’incantai!! “Marco………..Marco………..me le fai provare??” Gliele misi ai piedi…….quel profumo misto di piedi profumatissimi e di scarpe di pelle nuove………..il pensiero della sua passerina tutta nuda li pronta all’uso……….cominciai ad avere un’erezione da panico, a tal punto da sentirmi umido negli slip. Insomma le comprammo e le indossò immediatamente ed io ero proprio molto felice.
Ci accorgemmo dell’ora tarda così andammo direttamente al ristorante dove avevamo appuntamento con altre tre coppie di amici. Arrivati al parcheggio del locale ci accorgemmo di esser in anticipo di mezz’ora a causa di un messaggio non letto. Io sempre molto eccitato non persi occasione di raccontare a Mara le mie fantasie su quelle scarpe e l’effetto che mi avevano già fatto. Approfittando di essere in un parcheggio buio cominciò a stuzzicarmi mettendo i suoi piedi con tanto di scarpine nuove sulle mie cosce allargando le sue e facendomi intravedere il paradiso. Le strofinava sul mio pacco che si rigonfiava sempre di più. Ad un certo punto mi sembrava di scoppiare…….aprì la lampo dei pantaloni e lasciai uscire il mio coso. Mara me lo accarezzava con la punta delle scarpe, con i tacchi, lo prendeva in mezzo ed andando su e giù mi faceva provare delle meravigliose emozioni. Questo gioco andò avanti per un bel pò di tempo fin che………”Mara sto per schizzare!!” e lei “o cazzo Giorgio e Francesca”…………..ci fu un attimo di panico nel vedere due dei nostri amici che si stavano avvicinando a piedi alla nostra macchina. Presi la scarpa con cavigliera già slacciata e ci sborrai dentro. Mia moglie mi guardò sorpresa e rimase immobile quando gliela misi al suo piede. Ci ricomponemmo ed andammo incontro ai nostri amici. Entrammo nel locale ed andammo al nostro tavolo prenotato dove dopo poco arrivarono anche gli altri. Mara seduta fronte a me mi faceva strane smorfie, credo volesse andare alla toilette per ripulire scarpa e piede, mentre io invece ero ancora eccitato al pensiero del mio sperma li nella sua scarpa sotto quel tavolo con i nostri amici. Ma all’improvviso Francesca se ne uscì con una frase a dir poco fulminea………”Manuela e Giada, avete visto che SCARPINE indossa Mara??”……entrambe si abbassarono per guardargliele……..Mara mi guardava impietrita, non batteva ciglio e non diceva nulla. Io dissi ”e si, avete visto che belle?? È un regalo proprio di oggi”. Francesca “le ho viste si prima, sono proprio molto belle, falle vedere bene dai”. Manuela e Giada confermarono “wow che belle e sexy……..complimenti…….e come le porti bene”. Mara riuscì a dire un grazie stretto tra i denti ed a fare un sorrisetto. A questo punto, non so come, mi uscì una frase che mia moglie non avrebbe mai e poi mai voluto sentire……..”Francesca, secondo me starebbero benissimo anche a te con quella minigonna e quelle calze velate……..” Mara sgranò gli occhi e con essi mi fulminò!! Francesca disse ”ma dai, credi??” e Giorgio “perché non le provi??”………. Francesca si tolse le scarpe e guardando mia moglie ammutolita disse “io sono pronta Mary”…….. Mara si sfilò le scarpe quasi sotto al tavolo più al buio possibile, l’amica le prese e le indossò dicendo “mmmmmm senti, profumano ancora di nuovo eheheh” e si alzò in piedi sfilando tra i tavoli. Io avevo l’uccello che scoppiava solo al pensiero di sapere il mio sperma sotto al piede di un’altra persona, invece Mara era sempre immobile. L’amica tornò al fianco della mia mogliettina e restituendo le scarpe esclamò “molto belle, ma mi sa che fanno sudare un po’ troppo……anzi mi sento bagnato solo un piede…..hihihihi”. Mary le indossò, con il viso color peperone si alzò e disse “scusate” ed andò alla toilette.
Più tardi ce ne andammo e Mara non mi parlava fin che esplose in una lunga risata al termine della quale mi disse “sei un porco bastardo!!”.
Da quell’episodio però capì la mia “perversione” da feticista e mi asseconda tutt’ora in questo.
Grazie Mara

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La gang bang di Jessika

Jessika è una capo cheerleader di un college della California partita dall’ Italia sei anni prima ai tempi del liceo. La classica barbie, ma con voti superlativi a scuola ed impegnata nel sociale.
É il sogno proibito di tanti ragazzi che si limitano a tirarsi seghe pensando a lei. Un giorno recandosi al campus piena di libri si scontra con un ragazzo facendo cadere i libri a terra, prontamente Jack si china per raccoglierli notando sotto la mini di Jessika degli slip orlati in pizzo semplici ma sensuali che lo fanno viaggiare nelle piú perverse fantasie erotiche. Jessica va ad allenarsi insieme al gruppo ai lati del campo da football dove in comtemporanea si allena la squadra. Lì Jack non perde tempo per salutare Jessica, che non lo ha mai visto da prima di quel giorno stesso, infatti lui era un neo acquisto.
I due da quel giorno si frequentano. Un pomeriggio stavano limonando a casa di lui che inizia a toccare piú a fondo,lei lo blocca dicendogli: “sono ancora vergine” lui con il pacco gonfio le risponde :” fa nulla tesoro,oggi mi farai un pompino,per la tua prima volta ci sará qualcosa di speciale” Jessika timidamente gli sbottona i pantaloni e glie lo tira fuori,Ha un cazzo enorme che pulsa dritto come una spada,lo guarda negli occhi come per chiedere cosa fare ma senza parlare,lui avvicinandole la testa al membro: ” prima leccalo bene e poi fai finta che sia un ghiacciolo” lei segue gli ordini lo lecca prima in principio facendo piccoli cerchietti con la lingua per poi percorrere tutta l’asta “ora succhialo porcellina mia” ubbidisce al volo portandosene piu di metá in bocca ma Jack non contento la spinge a ingoiarlo tutto con foga a****lesca, Jessika sta per soffocare quando lui le schizza una gran quantità di sborra in faccia. “Brava piccola porcellina mia” …. Jessica rimane un po’attonita nel riprendere fiato.
É Domenica, giorno della partita lei é presente per dar supporto alla squadra insieme alle altre cheerleader, Jack parte titolare, i due si scambiano occhiate nel lasso di tempo che dura la partita. Jack rimane negli spogliatoi da solo avendo dato appuntamento a Jessy che puntualmente arriva chiudendo la porta a chiave per essere sicura che non ci fosse nessuno Jack le chiede “sei pronta?” Jessica annuisce ed inizia a fare uno spogliarello togliendosi gli abiti da ragazza pon pon, rimane in slip mostrando il suo fisico tonico in tutta la sua bellezza, Jack la tira a se per gli slip e la fa adagiare su una panchina coperta di asciugamani . Lui ha solo i boxer addosso che si affretta a togliere, con un gesto semplice e veloce toglie gli slip a Jessika che sente l’eccitazione crescere, Jack non tarda ad accorgersene perchè prende a leccarle la figa ben rasata già bagnata ed entrare nel buco da violare con la lingua. Hanno entrambi voglia da morire, Jack posiziona la punta in prossimità del buco vergine di Jessika e con colpi ben assestati cerca di entrare mentre lei strozza gli urli in un asciugamano, intanto continua a spingere fino a farlo entrare a fatica nel buco da dove esce una goccia di sangue, continua a scoparla mentre in Jessy il piacere prende posto del dolore e comincia a gemere un po’ da troia “se non fosse che ti ho appena sverginata io giurerei che tu non sei vergine ma una bella zoccola” esclama Jack continuandosela a scopare finché non viene inondandola sopra la pancia. I due sentono strani rumori provenienti dalle docce Jessy é spaventata ma Jack insolitamente tranquillo. Spuntano all’improvviso altri due giocatori e la coach delle cheerleader che parla per prima “ahah, lo sai ho sempre saputo che promettevi bene, ti confesso che a 30 anni mi sentivo vecchia ma allenando te 19enne così prestante mi hai ringiovanito e ti saró riconoscente a modo mio” Jessica si sente soffocare ma non riesce a muoversi un po’ perché la situazione la eccita un po’ perché è spaventata. La coach si spoglia mostrando il fisico da ex cheerleader, si avvicina con sinuosità a Jessica mentre con l’ i phone Jack registra tutto. La coach inizia a limonarrla poi scende succhiandole i capezzoli induriti e scendendo con la lingua fino al pube, da lì a poco è alle prese con il clitoride, la lecca tutta e la penetra con facilitá con la lingua calda muovendola come un serpente ipnotizzato, stacca la faccia dalla fica per infilare prima un dito,poi due e tre fino a 4 dita dentro mentre masturba la giovane coach Ginah fa avvicinare Martin uno dei due ragazzi e inizia a spompinarlo per bene, Jessika intanto inizia a provare piacere, Rey vuole partecipare e si fa spompinare da Jessika ormai priva di volontá, Jack intanto riprende la scena e con una mano si tira una sega. Ginah e martin si mettono in disparte prendendo la coach a scoparla in figa da dietro. Rey decide di romperle il culo “ora la zoccolina diventa una zoccola con i fiocchi”, quest’affermazione crea una risata da parte di tutti la fa alzare e piegare a 90 le sputa sul buchetto e inizia a lubrificarla per poi posizionare il pene in erezione e scoparla senza ritegno. da li a poco sta per venire e chiama Jack e Martin a sborrarle addosso ed in bocca. Non se lo fanno ripetere Rey esce e la fa sdraiare nuovamente sulla panchina “apri la bocca” Jessika apre la bocca e dopo poco tutti le sborrano addosso da la figa in su, Jack ordina ”Ginah pensaci tu”. Gina prende a leccare dal collo in giù lasciando la figa per ultima, arrivata alla figa si posiziona col suo sesso sopra la faccia di Jessika a cui viene ordinato di succhiare, mentre lei lecca e pulisce la sua, Ginah non contenta si fa inculare da Rey mentre Martin si fa segare da Jessika. Jessica viene in contemporanea della coach Ginah, la quale si stacca da Rey che viene nei capelli di Jessika mentre Martin sborra nella sua bocca. Tutti sfiniti vanno a farsi una doccia Jessika compresa per poi tornare a casa.

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La mamma

Tra le donne l’amore è contemplativo, non v’è lotta né vittoria, né sconfitta, ognuna è soggetto e oggetto, schiava e padrona.
Simone de Beauvoir

1

La signora Thorn era in ritardo, un ritardo notevole, e se ne rammaricò.
Il suo “angioletto” oramai doveva dare per scontato che, per quel giorno, non sarebbe andata da lei. Invece, una serie infinita di beghe e di contrattempi le avevano del tutto sfasata la tabella di marcia ma lei era fermamente decisa a passare da sua figlia, almeno per il bacio della buonanotte.
Il taxi raggiunse in fretta l’ospedale; pagò rapidamente e scese. Aveva ancora un ostacolo da superare: il controllo severo degli orari di visita. Per quello, puntava tutto sul suo fascino che, nonostante si avviasse per la cinquantina, sembrava avere ancora un potente ascendente sul Professor Claim, il capo del reparto di Pneumologia; appunto quello dove il suo “angioletto” era in degenza da oltre 20 giorni.
La caposala del turno serale era Wanda, la conosceva e sapeva di poter contare sulla sua complicità. Wanda, invece, aveva adottato sua figlia, Thess e la coccolava con delicatezza… nonostante la sua stazza da lottatore di Sumo.
Un brivido maligno attraversò la schiena della signora Thorn, era sempre lo stesso, quello che provava tutte le volte in cui, come un flash fotografico, si vedeva comparire nella mente l’immagine di Thess, abbarbicata a un’altra donna in maniera oscena e provocante.
La sua piccola, perversa, bambina che riusciva sempre a fustigare il suo cuore di mamma…

2

“S’è fatto tardi… mamma non verrà più.” pensò Thess guardando fuori la sera incombente. Lontano, sulla tangenziale, le automobili scorrevano tranquille, molte riportavano a casa la gente dal lavoro.
Le era sempre piaciuta la sera; la strada si tingeva dello stesso colore umido di uno specchio d’argento. Le luci lontane dei palazzi e i fari delle macchine intarsiavano, sul pavé, immagini distorte e affascinanti.
Forse quei riflessi impalpabili erano una delle rappresentazioni più romantiche della modernità.
Thess si sentiva meglio, molto meglio. Una bronchite trascurata aveva invaso i suoi delicati polmoni; adesso il peggio era passato e il giorno dopo sarebbe uscita, finalmente.
Thess non era più una ragazzina ma era ancora abbastanza giovane da desiderare la gioia, il divertimento e l’aria aperta. Nonostante la malattia, aveva apprezzato quella pausa forzata; aveva avuto l’opportunità di rinsaldare il rapporto con la mamma.
Niente di grave… solite tensioni: a lei non piaceva troppo il compagno di sua madre e sua madre non era raggiante per la sua amicizia, assai intima, con Layla.
Con lei condivideva lo stesso appartamento; si amavano da tre anni ma senza impegno, senza paletti. Layla amava sentirsi libera e Thess aveva imparato a non soffrirne.
La sua compagna era venuta in ospedale solo due volte, poi, appena lei era migliorata, con grande tatto aveva lasciato campo libero alla madre. Che dolce; non l’aveva mai fatta sentire sola, però. Le mandava continui messaggi per dirle quanto le mancassero le sue labbra…

Il corridoio dell’ospedale era silenzioso e tranquillo.
Thess diede uno sguardo al cellulare per controllare l’ora; avevano appena lasciato il vassoio con la cena, la prossima visita, probabilmente della Caposala, sarebbe avvenuta non prima di un’ora… con le dita affusolate e rapide, cercò l’ultimo messaggio della sua amante.
Sentì caldo al cuore e scrisse, quasi automaticamente:
“Non ce la faccio più, amore, adesso mi frugo tra le cosce per cercarti…”
Invio!
Le parole scritte fecero ancora più effetto sulla sua libidine a lungo trattenuta.
Thess aveva trentatré anni, era appena tornata a essere una ragazza forte e in salute, dopo oltre un mese di astinenza forzata, l’inguine le “coceva” alla ricerca di un solido refrigerio.
Aprì la cartella segreta del cellulare e sfogliò con incalzante eccitazione le immagini che ritraevano Layla, spogliata o del tutto nuda: in certe pose dolce come un’educanda, in altre sguaiata come una prostituta.
Thess si guardò le mani, quel giorno si era dedicata al suo corpo e alla fine si era concessa un’approfondita manicure. Lo smalto rosso fuoco era l’omaggio, il richiamo per dire alla sua donna:
“Amore, sono tutta tua…”
Le manine dalla pelle deliziosa e le dita curate affondarono sotto le lenzuola, mentre Thess si cercava i seni sodi e proporzionati e la natura, calda e umidiccia.
Sua madre non sarebbe venuta più… non le dispiacque, adesso. O meglio, ora da porcellina, sperava che venisse e la vedesse mentre si dava piacere… come accadeva spesso nei suoi sogni segreti.

Il calore intimo di Thess non chiedeva di meglio che essere imbrigliato in un desiderio; come un fiume incandescente che cerca uno sfogo adeguato e consolatore al suo bruciare.
Thess non si toccava da tanto.
Iniziò con delicatezza estrema: ogni volta che si masturbava le sembrava di incontrare il suo corpo per la prima volta. Socchiuse gli occhi, iniziò a distaccarsi dal mondo; l’elettricità che si sviluppava quando il suo stesso palmo passava, con finta indifferenza, sul clitoride sensibile, si trasformava in piccole esplosioni colorate che le avviluppavano la mente e le davano la sensazioni di sprofondare.
Col filo dei pensieri provò a raggiungere Layla, il suo amore distante, ma poi, a mano a mano che l’eccitazione saliva di tono, i suoi ricordi e le sue fantasie divennero più turpi e intrise di voglia.
La sua piccola figa era già densa di umori, dentro, ma alle grandi labbra, gonfie e socchiuse, arrivava solo un sottile velo di umidità calda. Thess sapeva che il secco sarebbe diventato umido e l’umido… bagnato, ma non volle forzare la mano. Avrebbe potuto “imburrare” subito le dita, affondandole nella saliva, per poi spingerle, voraci, nel suo spacco, che adesso vibrava di desiderio invece decise di attendere. Non aveva fretta, non c’era nessuno e poi, come le capitava di pensare quando andava a caccia del piacere, non avrebbe chiesto di meglio: essere vista… spiata, mentre era veramente se stessa. Quando l’angelo diventava assatanato, quando da “dolce” si faceva furia.
La mano sinistra tirò verso il basso il capezzolo turgido, assieme alla sua aureola, altrettanto gonfia e soda.
Un fruscio? Forse…
Ma no: impossibile!

3

Per alcuni minuti Thess si abbandonò completamente sul lettino.
Il silenzio della sera favoriva la concentrazione, era facile godersi quegli attimi di sensualità. Finalmente!
Poco prima di iniziare a masturbarsi più intensamente, prima di smettere le carezze preliminari, e poi lanciarsi in un sano e sconnesso ditalino, si fermò e, in punta di piedi andò a controllare la porta del ballatoio. Era chiusa ma non a chiave, non era un problema.
Oltre la porta il corridoio era deserto.
Lasciando socchiuso l’uscio della sua stanza, Thess cercò di garantirsi la possibilità che, se qualcuno avesse aperto la porta dal corridoio, lei avrebbe sentito.
Non le andava di farlo nel bagnetto spoglio dell’ospedale.
Come faceva a volte, mise il cuscino di taglio al centro del letto, poi tolse via il pigiama e le mutandine bianche. Aprì l’anta dello stipo metallico, uno specchio non troppo grande le permetteva di vedersi.
Il suo monte di venere era coperto da una peluria bionda. Sorrise, senza abbandonare il calore: aveva bisogno di un’urgente depilazione ma, allo stesso tempo, quell’immagine della sua natura un po’ selvatica le fece mordicchiare il labbro, sempre più vogliosa.
Tornò sul letto e riprese a masturbarsi, stavolta decisa, penetrandosi con le dita e poi spingendo col bacino sul cuscino, ritmicamente. Quando i polpastrelli erano fuori, si concedeva un veloce frullio sulla clitoride, che sbocciava dalla figa sempre più dura e puntuta. Ora era tutta bagnata.

– Ok, ringrazi di essere la mamma di Thess… – disse sorella Wanda, posando il telefono.
Era in ritardo con l’attività e aveva fretta di concludere il turno; quella sera avevano ospiti. Per fortuna suo marito era un bravo intrattenitore: gli amici si sarebbero accontentati degli antipasti che aveva preparato e, dopo, di una bella fetta di “Capricciosa”; certi napoletani avevano aperto una Pizzeria pochi giorni prima, proprio nel suo quartiere.
La guardia notturna indirizzò un sorriso complice alla bella signora e la lasciò entrare, come se decidere fosse dipeso da lui… un classico.
La signora Thorn percorse silenziosamente i corridoi deserti, felice di essere riuscita a passare dalla sua “bambina” almeno per un “Ciao!”. Il giorno dopo Thess sarebbe uscita e i loro rapporti sarebbero tornati normali e, purtroppo, distanti…
Davanti alla porta della camera rammentò le raccomandazioni di Wanda, la Caposala:
“Faccia piano, può darsi che la ragazza si sia appisolata.”
Girò la maniglia lentamente; l’anticamera era buia, la stanza di Thess, invece, era illuminata leggermente, abbastanza da permetterle di vedere bene… sussultò!
Thess era accovacciata sul letto, nuda dalla cintola in giù. Si strusciava su un cuscino e si toccava, gli occhi socchiusi. Sul viso angelico, le labbra, tirate tra i denti, mostravano in pieno la sua goduria.
La mamma rimase immobile, imbarazzata, sconvolta: non se l’aspettava… poi, anche se sapeva di spiare, restando in silenzio indagò con gli occhi il corpo meraviglioso e discinto di Thess…

4

E accadde di nuovo.
La signora Pamela Thorn si ritrovò all’improvviso di fronte alla stessa situazione che già in passato aveva messo sotto pressione il suo autocontrollo.
Pamela amava la sua Thess di un amore profondo, era la sua unica figlia ed era una ragazza, una donna, del tutto speciale.
Thess era talmente dolce, quieta e amabile, da divenire ancora più bella di quanto lo fosse per natura. La madre lo leggeva, godendone, anche negli occhi degli altri: nessuno resisteva al suo fascino semplice, qualcuno ne restava incantato…
“Quella madre” era una donna colta, emancipata… aveva lavorato, viaggiato, e aveva anche dovuto fare i conti con la sua complessa sessualità: Pamela era Bi-sex.
Fin da ragazzina aveva provato le stesse curiosità, le stesse pulsioni, sia nei confronti della potente virilità maschile che verso la deliziosa sensualità femminile, fatta di velature, di attese… di fremiti.
Si appoggiò alla porta appena chiusa dietro lei, cercando di non far rumore. Vedeva abbastanza dei moti di Thess, e non aveva bisogno di essere morbosa… restò nel buio, vegliando il piacere della figlia, col cuore stretto nella morsa della passione. Adesso aveva avuto tutto il tempo di eccitarsi; adesso, aveva il cuore pazzo e il fiato corto.
E così si abbandonò al sogno per ingannare il desiderio…

***

Amore mio, lo so!
Conosco i tuoi palpiti, e sono certa che anche tu vorresti… perché anch’io lo vorrei e, sono certa, che sarebbe meraviglioso, indimenticabile. Eppure sono altrettanto sicura che soffrire per questo inconfessabile desiderio, lo renda ancora più bello, più estenuante: eterno!
Se appagassimo la nostra brama, se facessimo ciò che desideriamo, perderebbe la sua forza, si sfumerebbe, trasformandosi in carne, e sangue; e perderebbe tutta la sua struggente poesia. Dopo, niente sarebbe più lo stesso tra di noi ed io non voglio perdere l’innocenza di poterti guardare nel profondo degli occhi, attraversandoti fino al cuore.

Ricordo, tanti anni fa, ti sorpresi ugualmente a cavalcare il grande cuscino che tenevi accanto al letto. Era tardi, la tua porta era difettosa. Venni da te in punta di piedi, per controllare che il mio tesoro dormisse, tranquilla, e invece, dallo spiraglio, ti vidi.
Mi è sempre piaciuto pensare che per te quella fosse stata la prima volta. E ricordo l’effetto devastante, inatteso, che la scena ebbe su di me; il basso ventre mi esplose. Un calore mi prese nell’inguine, così improvviso da sembrare un colpo. Poi, come miele, un fluido tiepido si spargeva anche nelle mie mutandine, senza nemmeno aver bisogno di toccarmi.
Che scena, amore: “cavalcavi” con la testa indietro, gli occhi socchiusi, la bocca leggermente aperta. Eri l’estasi!
La corta canottiera bianca celava il petto sottile, mentre due mele acerbe tenevano puntuti i capezzoli, più scuri, che s’intuivano dalla leggera trasparenza. Poi ti inarcavi, ti piegavi davanti, e la boccuccia seguiva la passione, socchiusa, a formare un cuore; soffiavi fuori l’alito, come un piccolo putto che tenta di creare nuvolette deliziose in un affresco celestiale.
Ero là, bloccata, incapace di recedere, incapace di reagire; nella testa un orgasmo più potente e intimo di quelli provati in un rapporto carnale.
Che spettacolo eri; che spettacolo che sei!
Il culetto nudo che si muove ritmico e deciso: avanti, indietro, strisciando la vulva dischiusa sul cuscino… calando, premendo, cercando invano una penetrazione, tanto impossibile, quanto desiderata.
Adesso hai la mano tra i capelli lunghi, ti carezzi fino alle tempie, le immagino di fuoco.
Sei sempre stata bellissima, mio tesoro, ma la bellezza che sprigioni in questo momento mi spezza l’anima, mi dà un senso di impotenza. Non so cosa pensare: vorrei esporti al mondo per mostrarti, orgogliosa e, allo stesso tempo, sono gelosa di tutti e ti vorrei tenere solo per me, per sempre segregata in una gabbia d’amore, alimentata solo dalla mia passione.
C’è magia in ciò che vedo davanti a me: una Ninfa, ecco. Capisco ora che i grandi poeti, gli artisti, devono per forza aver provato, aver visto uno spettacolo come questo. La mia anima vibra condividendo ogni poesia e ogni estasi dell’Arcadia.
E poi, lo strappo nell’anima: la contrapposizione lubrica del tuo piacere tremendo, affascinante, una calamita che invita a peccare e la poesia, che si fa carne e agogna carezze intime, lascive… bagnate.
Ora come allora mi costa tanto trattenermi. Vorrei saziarmi delle tue membra, stringere la pelle tenera tra le dita, entrarti nei buchi umettati, succhiarti i sapori, dalla saliva dolce all’estro, acidulo e peccaminoso.

Ritorno a quella notte: ti lasciai solo quando, stremata e paga, ti accasciasti sul lettino alla ricerca del sonno ristoratore. Non fiatai, non dissi nulla. Solo la mattina, quando allegra e innocente partisti per la scuola, corsi in camera tua per abbracciare quel grande cuscino. Non mi vergogno, anzi, ammetto che fui felice di cercare le “tue” macchie sulla stoffa, per poi annusare, come un segugio, quelle tracce. Quei profumi segreti che, nella vita di tutti i giorni, mi erano proibiti.
Era come una droga per me, e il sangue mi salì alla testa mentre sprofondavo il naso e la bocca schiusa in quel residuo di calore.

5

“E’ da allora che ti spio, amore mio dolcissimo!”
Lo ammetto, anche ora, con un sorriso complice e impertinente che tu potresti solamente intuire.
Da allora seguo segretamente, quando posso, tutto quello che ti accade. Dietro la mamma che si è prodigata per te, che ha seguito apprensiva la crescita, i primi ostacoli, le gioie e i piccoli drammi, si nasconde un’amante mancata. Un’amante che trepida nell’ombra e che segue la tua vita segreta, erotica; quella parte di sé che le figlie tengono celata alle mamme, per poi spiattellarla sguaiatamente alla prima sciacquetta che capita a tiro… è la vita.
Ma io non l’ho accettata!
Ecco perché ti ho spiato gioia mia. Non potevo più rinunciare a te: lo sforzo che ho dovuto sostenere sempre per trattenermi dal toccarti, era già troppo doloroso per res****re oltre… ecco perché ho cercato, in segreto, di indagare le tue passioni.
Ti ho seguita quando crescevi, e cambiavi; il “nuovo” in te che ti rendeva ogni giorno più donna, più desiderabile.
Quando potevo ho seguito di nascosto i primi giochi erotici: ricordo Fabiana, la figlia di Rosy, la nostra vicina.
Rosy, allora, era la mia amante, occasionalmente. Tuo padre non avrebbe mai capito le mie esigenze e la mia sessualità complessa…
La sorte volle che Rosy fosse sola e che, alla fine, accettasse di dividere con me qualche ora di piacere. La voglia di femmina che tu m’istigavi, la sfogavo tra le sue braccia burrose.
Lei non poteva saperlo, ma quando la leccavo intimamente fino a sentirla squassata dall’orgasmo, spesso era te che desideravo, che sognavo di profanare.
Fu proprio Fabiana a condividere con te i primi toccamenti. Nella sua camera, quando entrambe pensavate di essere al sicuro, vi spiavamo, ed io nascondevo la mia gelosia, sotto un sorriso indulgente e falso.
Quando Rosy mi fece partecipe dei suoi rapporti con la stessa figlia ne rimasi prima colpita, poi estasiata. Una volta poi partecipai ma senza riuscire a fare nulla, forse le delusi; spero solo di non averle messe a disagio. Ero completamente incantata da quella loro confidenza così intima, dal loro scambiarsi il piacere: madre e figlia, amanti deliziose, godevano l’una dell’altra. Mai l’amore avrebbe potuto manifestarsi in forma più intensa.
Le invidiai, fui tentata di spezzare l’incantesimo… il desiderio di goderti mi tormentava, però ho resistito.
Qualcosa mi ha bloccata dal fare l’ultimo passo, quello decisivo, sempre…

Poi arrivò Flora, la mia vecchia amica, era stata la mia prima amichetta nei giochi più perversi. Ti affidai a lei, sapendo che ti avrebbe presa, la conoscevo bene, ma non ne abbiamo mai parlato apertamente.
Avere scelto consapevolmente la tua “maestra” del sesso mi faceva godere di un piccolo senso di potere su te, effimero certo ma era pur sempre qualcosa.
Mi sembrava di essere partecipe, indirettamente, di un gioco a cui non ero invitata. So tutto, anche di voi due: capivo, spiavo, intuivo ogni cosa dalle sue mezze frasi… so anche che fu lei a farti provare la penetrazione e il primo maschio. Fu lei a farti sverginare, sotto il suo sguardo attento, lascivamente materno… ed io, io non potevo che accontentarmi delle briciole della vostra profonda passione.

E sì, amore mio dolcissimo… lo ammetto: ti ho sempre seguita, andando oltre, scendendo nei tuoi meandri segreti. Anche adesso, anche quando sei con Layla, la tua compagna.
M’inebria il profumo che emanate. Quando vengo a casa vostra amo l’odore della vostra camera, vorrei diventare un ninnolo del vostro “secretaire” per potervi vedere durante le notti di passione.
Quando capita di stare insieme, tutt’e tre, faccio del mio meglio per lasciarvi sole, cerco sempre una scusa, faccio finta di ritirarmi: ho sempre la speranza che l’attrazione e l’eccitamento vi attirino l’una tra le braccia dell’altra.
Qualche volta sono stata fortunata… spero non vi siate accorte di me, ma io vi ho osservate, per quanto possibile e ho goduto, come se fossi stata là, subissata tra le carezze e i baci segreti.
Sono quasi certa che tu lo sai.
Lo sai che ti guardo e che ti desidero, e sono anche sicura che lo desideri quanto me… e anche Layla ha capito.
Credo che a volte lo faccia apposta a stuzzicarti. Lei sa quanto diventi angelica nel viso quando ti masturbi, innocente e peccaminosa, allo stesso tempo.
Una volta l’ho vista, seduta sul pavimento, non faceva niente, guardava te che, sul letto, ti masturbavi. Cominciasti seduta, piano piano, poi apristi le cosce e le alzasti verso l’alto puntando la schiena sul materasso. Il tuo frutto era aperto e colava, le tue dita frugavano instancabili, il clitoride sembrava voler esplodere.
Layla intervenne solo dopo il tuo orgasmo; salì a sua volta sul letto e ti tenne tra le braccia, calmandoti con le sue carezze.
Vidi tutto, e dopo ho sempre pensato maliziosamente che, in quella stanza, c’era troppa luce per non immaginare che avreste potuto essere viste… e assai bene!
Che meravigliosa sensazione desiderare, sperare, in tanta complicità… è anche questa, la sensazione, che accompagna e favorisce i miei orgasmi silenziosi.

6

Adesso, come allora, dal mio angolo buio ti osservo venire e pure io con le dita mi cerco la figa, la spalanco e mi bagno, poi porto le dita alla bocca e suggo il mio sapore, sognando di sentire il tuo… quel sapore vietato alle mie labbra di madre.
Mentre mi frugo ancora una volta la vagina, ripenso a quello che ho provato non troppo tempo fa… il giorno del mio compleanno.
Non volevi lo spumante, come al solito: tu non bevi.
Nell’atmosfera intima e giocosa, ti promisi un bacio per ogni bicchiere… a quel punto cedesti subito e bevesti.
E’ stata l’unica volta… forse perché avevo bevuto anch’io.
Ci baciammo, e non fu un bacio da mamma. Prima ci desiderammo le labbra e poi s’incontrarono le lingue piene di succo, cercandosi profondamente nelle bocche assetate.
Eravamo in piedi e le cosce s’intrecciavano, facendoci godere del calore della pelle liscia. Tu mi stringevi e spingevi il bacino a mio favore; stemmo così, strette e appassionate, sotto gli occhi discreti di poche persone amiche. Nessuno mai commentò quell’eternità finita troppo presto.
Poi un altro brindisi e poi gli auguri e… un bacio, un bacio ancora, tanto lungo e commosso da sembrare un addio… avevi perso la testa e mi tenevi la tetta in mano. Avevi perso il pudore, e mi s**ttavi con la lingua in bocca, dura, penetrandomi come un pene.

Ora, nascosta nella saletta della camera d’ospedale, assisto, come sempre… e godo: ma non entro!
Ancora una volta quest’amore resterà il nostro, e il sogno si perderà in un desiderio mai pago.
Ti masturbi incessante, spudorata e santa; sembra impossibile che il tuo viso nasconda un piacere tanto carnale sotto l’inguine, che cavalchi come una strega angelica sulla scopa del peccato.

Anche quella sera lo facesti.
Con la testa che girava, salisti piano in camera, ti denudasti languida e fingesti che io, la tua mamma, non ci fossi… almeno: mostravi di non vedermi!
Come eri bella, quando nuda e discinta, ti abbandonasti a un finto sonno.
Con le mani ti accarezzavi e io, quella volta, non riuscii a farmi indietro, restai sulla porta, in vista e soffrii; soffrii per lo sforzo amaro di trattenere il desiderio. Avrei voluto tuffarmi sul tuo corpo e perdermi tra i flutti della passione.
Quando sei stata pronta, con gesto quasi infantile, semplice, hai solo bagnato due dita sulla lingua, poi ti sei infilata “la micetta”, schiudendola del giusto, solo per provare il piacere della dilatazione.
Sei venuta quasi in silenzio, con un solo lungo sospiro; hai inarcato la schiena, per te… e per me.
Lo sapevi che vedevo, lo sapevi che anelavo te.
Poi, pian piano, il cuore abbassò il suo tambureggiare e il respiro divenne basso e regolare. Solo quando “la mia piccina” si addormentò soddisfatta, solo allora, raggiunsi il tuo letto e ti baciai a lungo la bocca umida.
Che gioia segreta rubai allora dalle tue labbra. Erano bagnate ancora degli umori lasciati dalle dita: quante volte erano passate dalla vulva quelle dita! E che profumo indescrivibile per il mio bisogno di te… ero vicinissima: sentivo il caldo che emanava dal bacino nudo e l’odore che la “fregna” aveva appena sfogato.
Invece di affogarti con la faccia tra le cosce per suggere il nettare di quel fiore, mamma ti copri, teneramente, col lenzuolo immacolato.
Quale regalo più dolce e appagante avrei mai potuto desiderare?
Poi, tutto venne cancellato dalle nostre menti e non ne parlammo mai più…

Ecco che il sogno volge al termine, torno coi piedi per terra e vengo pure io, tra le dita, cercando di non farmi sentire.
La mutandina assorbirà ancora una volta quell’ennesimo piacere: il tuo ennesimo dono in un rapporto incredibile e mai goduto appieno.
In punta di piedi vado via dall’Ospedale, felice.
Domani te lo dirò.
Te lo dirò che la tua mamma non ti abbandona mai, mio dolcissimo fiore profumato:
– Ma certo che sono passata, tesoro – dirò –ma tu… tu dormivi già! –

Entrambe sapremo che, ancora una volta, ti avrò mentito.

FINE

Giovanna

Questa storia è vera. Per quanto sensuale e peccaminosa, angelica o infernale, possa sembrare è vera.
Mi sono dovuto spogliare dei miei preconcetti e della mia educazione per poterla accettare… in parte capire e, in fine, amare.
La forza di questo racconto proviene anche dalla “Fonte”, la mia amica A. La ragazza più delicata, fine e sensibile che abbia mai avuto l’onore di incrociare. La stessa che, qualche anno fa, mi ha donato il racconto della sua giovinezza, da me condensata ne: La fata di ferro.
A lei va il mio ringraziamento e il mio affetto incondizionato.
Grazie A. dolcissima creatura, dovunque tu sia, forse non posso capirvi ma sono certa che dal vostro “esecrabile” senso dell’Amore nasce cultura, bene e rispetto, mentre dalla “morale”, tanto decantata, del “mio mondo civile” nasce avidità, menzogna, brama di potere e guerra.
Spesso, chi strilla per ergersi a professore, cerca solo di nascondere la sua incapacità di imparare, di cambiare la propria disponibilità alla tolleranza e al rispetto per gli altri.

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Xenia – Teil 8

Für zwei Tage war Crassus in wichtigen Geschäften auf seinen Landgütern unterwegs. Kaum war er wieder in Rom, traf er Livius auf seinem Weg zu den Kerkern.
“Aaahhh, mein Freund, ich habe dich vermißt, wo hast du dich herumgetrieben?”
Leicht verärgert runzelte Crassus seine Stirn: “Dringende Geschäfte, alles muß man alleine machen, auf keinen kann man sich verlassen.”
“Schlecht gelaunt, wie ich sehe, aber ich werde dich wieder aufheitern, komm mit, deine Xenia erwartet dich schon ganz sehnsüchtig!”
Dieser Einladung konnte er natürlich nicht widerstehen und so betraten sie alsbald gemeinsam die Verliese.
Als sie den zweiten, ganz von Mauern eingefaßten Hof betraten, bot sich ihnen eine Szene, die Crassus alle Mißlichkeiten auf seinen Landgütern vergessen ließ. Eine ansehnliche blonde Sklavin war gekreuzigt worden.
“Du glaubst es nicht, aber dieser geilen Schlampe wäre es fast gelungen, zu entfliehen. Zwei meiner Männer, nachlässige Hunde, habe ich dafür auspeitschen lassen.
Wie ohnmächtig hing die Sklavin an ihren ausgespreitzten Armen, die an den Querbalken des Kreuzes genagelt waren. Ihre Beine waren hinter den senkrechten Pfahl gefesselt worden und ihr weißes, üppiges Fleisch trug die deutlichen Spuren ausgiebiger Folterungen.
Als sie den Hof betraten, gerieten die beiden Schergen in hektische Aufregung und einer von ihnen trat vor das Kreuz, stieß den hölzernen Pflock seiner Peitsche zwischen ihre fleischigen Schenkel, drehte und rieb ihn so lange an ihrer Scham, bis sie winselnd und stöhnend ihren Kopf hob und ihnen ihr schmerzgezeichnetes, schweißüberströmtes Gesicht zuwandte.
Der Zweite trat mit einer dornendurchflochtenen Geißel vor und nun sahen Livius und Crassus eine Zeit lang zu, wie der Geißelriemen neue blutige Striemen in ihre prallen Brüste und ihre kräftigen Schenkel biß.
“Ich habe eine hübsche Idee!” begann Livius versunken im Anblick der schönen gemarterten Sklavin am Kreuz, “wir werden deine hübsche Xenia auch kreuzigen, natürlich noch nicht richtig, sondern nur so zur Probe, um heraus zu finden, in welcher Stellung ihre Reize am Besten zur Geltung kommen würden, wenn wir sie in die Arena schicken.”
Kaum waren sie im Verlies, brachten zwei Schergen die so gut wie nackte Xenia. Livius wies auf ein hochragendes, klobiges Holzkreuz in einer der halbrunden Nischen:
“Ans Kreuz mit ihr, und zeigt uns ein wenig euer Können!”
Die beiden nickten verschlagen und führten Xenia vor das Martergestell. Geübt waren sie in der Ausführung aller Arten schändlicher und qualvoller Kreuzigungen und erfindungsreich besonders dann, wenn das Opfer eine so schöne, junge Frau war.
Alsbald wurde Xenia an ihren ausgebreiteten Armen hoch gezogen und ihre Handgelenke an den Querbalken des Kreuzes gebunden.
“Siehst du Crassus, die Nacktheit eines gestreckt hängenden, üppigen Frauenkörpers ist doch jedesmal wieder ein erregender Anblick und allein das Zittern und Beben ihrer milchprallen Euter unter ihren heftigen Atemstößen so feist vorgewölbt auf ihren sich abzeichnenden Rippen, könnte einem schon fast die Sinne rauben.”
Xenia stöhnte und winselte vor Schmerz in ihren verrenkten, ausgespreitzten Armen, die ihr ganzes Gewicht aushalten mußten und die Anwesenheit ihres Herrn und seines Freundes, deren lüsterne Blicke sich an ihrem nackten Fleisch weideten und deren hemmungslose Unterhaltung sie verhöhnte, ließ sie fast die beiden Folterknechte vergessen.
“Nun Sklavin, wie gefällt dir das Hängen am Kreuz?” Livius kicherte boshaft: “ ich kann dir versichern, daß dein Anblick die Menge begeistern wird, wenn du deine dicken Titten so schön vorstreckst und präsentierst! Aber es geht auch anders und besser!” und damit nickte er den beiden Schergen grinsend zu. Sie packten Xenias herabhängende Beine und verdrehten sie hinter den Pfahl des Kreuzes, so daß sich ihre fleischigen Schenkel leicht öffneten.
“Viel zu einfach so, wir wollen doch dem Pöbel doch mehr bieten!” stachelte Livius die Folterknechte an, die je ein Seil um ihre Fußgelenke banden und dann daran ihre Beine sowohl ausspreitzten als auch nach hinten zogen. Kurz nur versuchte Xenia sich zu widersetzen und ein flackerndes Zucken vibrierte durch ihre sich immer weiter öffnenden Schenkel.
“Aaaahhh, das gefällt mir schon besser!” Livius trat vor und seine Hand griff in das dichte rotbraune Dreieck ihrer Scham, das sich, je weiter ihre Beine nach hinten gestreckt wurden, immer mehr vorwölbte. Lüstern pflügten seine Finger durch ihren vollen Haarbusch und er sah zwischen ihren bebenden Brüsten hinauf: “So werden dich alle sehen, so nackt und ausgespreitzt und du wirst die Blicke spüren, wie sie dein rosiges Fleisch sengen. Aber dann werden die Folterknechte kommen und die Gelegenheit nutzen, dir die Schamhaare einzeln auszureißen, huuu , die Leute werden es mögen und es beklatschen!”
In der Zwischenzeit hatten die beiden Knechte dünne Lederriemen um Xenias große Zehen geschnürt und als Livius zufrieden wieder zurücktrat, zogen sie daran ihre Füße soweit nach oben, daß sie, wenn nicht der Stamm des Kreuzes gewesen wäre, mit den Fersen ihre Arschbacken berührt hätte.
Xenia keuchte und stöhnte und ihr Kopf sank zurück an das Marterholz. Ihre Schenkel waren immer noch weit geöffnet, durch ihre nach hinten hochgebogenen Beine aber wölbte sich ihr Unterleib vor, was Livius natürlich nicht entging.
“Aaahhh, sehr schön, siehst du Crassus, wie sie sich jetzt anbietet, sie scheint fast danach zu lechtzen, daß die Schergen einen hübschen, runden Phallus in ihre Scham bohren, oder einen zugespitzten Pfahl zwischen ihren Schenkeln aufrichten!”
Nachdem sie ausgiebig diese Art der Kreuzigung Xenias begutachtet hatten, verlangte Livius eine neue Präsentation und beflissen machten sich die beiden Schergen ans Werk. Diesmal verrenkten sie Xenias Arme mit nach außen gekehrten Handflächen hoch über ihrem Kopf hinter den Stamm des Kreuzes und zurrten sie mit dicken Ledern fest. So waren ihre Schultern qualvoll nach hinten verdreht, ihre rotflaumigen Achselhöhlen denkbar weit aufgerissen und ihre schweren, melonenförmigen Titten strebten zitternd sich vorwölbend auseinander. Als sie dann noch ihre Beine mit dicken Stricken fast waagerecht spreitzten und an zwei Eisenschellen in den Mauern festzurrten, fand ihr Anblick den fast ungeteilten Beifall der beiden Wüstlinge.
“Das einzige was mich stört, ist der Stamm des Kreuzes,” sinnierte Livius, “es wäre besser, sie zwischen zwei Pfähle zu hängen, damit die Schergen auch ihre feisten Arschbacken foltern können!”
Crassus nickte zustimmend: “Das wäre doch schade, wo sie doch ein Paar so prächtige Hinterbacken hat, wie geschaffen, um von den Peitschen gestriemt oder von den eisernen Zangen gezwickt zu werden.”
Nachdem sie sich noch eine Weile an ihrer schamlos ausgespreitzten Nacktheit geweidet hatten, traten sie wieder aus der Nische heraus in das Folterverlies:
“Schluss jetzt mit der Spielerei, nicht daß sie noch Gefallen daran findet” wandte sich Livius an seine Männer, “ihr nehmt sie euch jetzt richtig vor!”
Er geleitete Crassus in die Mitte des Verlieses, zu den breiten, weichen Liegen, die sich wie Fremdkörper ausmachten zwischen den zahllosen Werkzeugen und Gerüsten der Tortur.
“Leider war ich noch nicht sehr erfolgreich mit meinen Verhören. Unser göttlicher Cäsar wird langsam ungeduldig. Er will, daß wir die Anführer finden und er will grandiose, abschreckende Schauspiele, die alles bisherige in den Schatten stellen sollen, du weißt ja, wie er ist. Er hat sich darauf versteift und er ist nicht mehr davon abzubringen, er will als glorreicher Besieger und Schlächter der rebellischen Sklaven in die Geschichte eingehen, und er will ancheinend, daß man seinen Namen nur mit Angst und Entsetzen ausspricht.”
Crassus räkelte sich auf der Liege. Längst war seine schlechte Laune verflogen:
“Sei ehrlich, Livius, das ist doch alles in deinem Sinn, was willst du noch mehr?! Du kannst unbeschränkt schalten und walten, keiner macht dir irgendwelche Vorhaltungen und ganz nebenbei haben wir auch noch unseren Spaß dabei!”
Sie gossen sich neuen Wein ein und sahen zu, wie die beiden Schergen Xenia zu einem schräg gegen die Wand gelehnten klobigen Balken schleppten. Willenlos taumelte sie zwischen ihnen, ließ alles mit sich geschehen, und schien nicht mehr zu spüren, wenn die Knechte in ihre üppigen Brüste kniffen, oder ihre Finger zwischen ihre fleischigen Arschbacken bohrten.
Rücklings hoben sie Xenia auf das kantige Holz, streckten ihre Arme hoch über ihren Kopf und fesselten sie mit dicken Stricken an die Außenseiten des Balkens. So banden sie auch ihre Beine und erreichten damit, daß es ihr unmöglich war, die Schenkel zu schließen.
Halb liegend, halb hängend wölbten sich die vollen Rundungen ihrer breitwarzigen Brüste zu den Seiten und sie stöhnte auf, als einer ihrer Peiniger grinsend zwischen ihre leicht geöffneten Schenkel griff: “Und jetzt mein hübsches Täubchen, werden wir dir Folterqualen bereiten, die du dir nicht vorstellen kannst!” Der zweite rollte und knetete das weiche Fleisch ihrer Brüste: “Und mit deinen feisten, geilen Eutern werden wir anfangen!”
Schon sah Xenia zwei grobe, splittrige Pflöcke, an den Enden mit zwei Schrauben verbunden:
“Sieh her Sklavin, zwischen dieses Holz werden wir das weiche Fleisch deiner dicken Titten spannen!” Grinsend schraubten sie die beiden Pflöcke auseinander: “Genau das richtige Werkzeug für so pralle Euter!” Sie kniffen und zwickten in ihre Nippel: “Du wirst es mögen!” Sie grinsten sich an, dann packten sie ihre Brüste, zogen ihr üppiges Fleisch zwischen das Holz und drehten die Schrauben so weit an, daß die Pflöcke begannen, ihre Titten zusammen zu pressen.
Xenia stöhnte auf, als ihre beiden Peiniger gleichzeitig an den vorragenden Schrauben fingerten. Mit weit aufgerissenen Augen sah sie an sich hinab, sah die Pflöcke die sich leise knarzend in ihr Fleisch quetschten, so daß die Spitzen ihrer Brüste mit ihren breiten, dunklen Vorhöfen und den aufragenden Nippeln schweißschimmernd vorstanden.
Ein Zittern durchbebte den hängenden, nackten Körper der Gefolterten und keuchend und wimmernd sank ihr Kopf auf dem Balken liegend hin und her. Immer breiter quoll ihr weiches Fleisch zwischen den Pflöcken vor und Schweißperlen glitzerten auf den prallen, weißen Rundungen.
“Sieh nur, wie ihr die Nippel steif werden!” einer der Schergen schnippte gegen eine ihrer hart aufgerichteten Brustwarzen und zwickte sie dann so brutal, daß sie vor Schmerz aufwinselte.
“Für diese prallen Kirschen haben wir noch was besonderes!” und sie wedelten mit zwei kleinen spitzzackigen Eisenklemmen vor ihren Augen.
Xenia hob den Kopf und sie sah auf ihren vorquellenden gequetschten Brustspitzen ihre Nippel so dunkelrot und steif vorstehen, daß es den Folterknechten ein Leichtes war sie mit den gräßlichen Klemmen zu schmücken. Langsam und unberbittlich bohrten sich die kleinen Eisenzacken in ihre Brustwarzen. Xenia heulte auf und sie versteifte sich unter der neuen Qual. Wippend und leicht zur Seite geneigt hingen die beiden eisernen Klemmen an ihren gemarterten, schweißglänzenden Brüsten.
Crassus verschlang seine schöne Sklavin mit den Augen und im tiefsten Innern tat es ihm leid eine so üppige, wohlgeformte Stute den Schergen des Livius zur erbarmungslosen Folterung überlassen zu haben. Es wäre ihm lieber gewesen, er selbst hätte die Flüchtige gefaßt und er selbst hätte sie bestrafen lassen, um sie danach umso besser weiter gebrauchen zu können.
Jetzt aber war sie in Livius`Gewalt und als rebellische Sklavin war sie zur grausamen Folterung und schließlich zur Kreuzigung in der Arena verdammt.
Das satte Klatschen der Peitschen, jedes mal gefolgt von einem Aufschrei Xenias erfüllte nun das Verlies. Breitbeinig standen die beiden Schergen zu beiden Seiten des klobigen Balkens auf dem sie ausgestreckt und nackt unter den beißenden Riemen der Peitschen zuckte und schrie. Schnalzend legten sich die Riemen über die runde Wölbung ihres Bauches oder die zitternde Weiße ihrer geöffneten Schenkel und hinterließen dunkle Striemen in ihrem Fleisch. Dann aber hieben sie ihre Peitschen über die von den Pflöcken qualvoll zusammen gequetschten Titten Xenias, daß sich ihre Schreie schrill und gellend steigerten, denn die Riemen, die an den Pflöcken und den wippenden Eisenklemmen rissen, erhöhten ihre Marter noch.
Livius trat grinsend neben den Balken: “Nun Sklavenvotze, wie gefällt dir das!” Er packte eine der baumelnden Klemmen und drehte sie mit Xenias eingeklemten Nippel.
“Aaaaaiiieeyyyy niiiicht arghh!!!” Xenia heulte auf. Ihr Kopf sank zur Seite und ihr gestreckter, schweißüberströmter Körper versteifte sich.
“Du willst also verstockt bleiben?” Sie antwortete nicht, drehte nur keuchend ihren Kopf zur Seite.
“Ooohhh wir haben noch viele, schöne Freuden für dich und deine dicken Titten!” Er machte den beiden Schergen platz, die mit klobigen Zangen wieder neben den Balken traten. Aus einem Kohlenbecken hatten sie rotglühende Eisen gefischt, die sie nun an die leicht wippenden Klemmen in ihren Brüsten hielten. Xenia spürte die Hitze und sie konnte nicht anders als hinab zu sehen auf ihre gemarterten, eingequetschten Titten, auf die qualvoll ihre Nippel beißenden Klemmen und auf die teuflisch grienenden Schergen, die geduldig darauf warteten, daß die Gluthitze die Klemmen erfaßte und ihr die zerbissenen Warzen noch mehr quälte.
Xenia keuchte heftiger, preßte zuerst ihre Lippen zusammen und versuchte dann, als die Zacken der Klemmen heißer wurden mit aller Kraft ihren Oberkörper zu bewegen. Nur leicht jedoch bebten ihre eingepflockten Brüste und die Hitze biß in ihr Fleisch, ihre Schweiß bedeckte den ganzen nackten ausgespannten Leib und dann heulte sie auf: “ Arrghhh niiicht mehr arrghh ihr Bastarde arghh!!!”
Sie wurde ohnmächtig und ihre beiden Peiniger machten sich daran, sie von den Klemmen, dem Titten-quetscher und den Fesseln zu befreien.
Leblos hing Xenia zwischen den beiden Schergen, die sie zu einem groben Holzblock schleppten auf den sie die Gefolterte setzten. Sie banden ihre Beine zusammen und dann ihre Arme weit ausgebreitet an einen von der Decke des Verlieses herabbaumelnden Pflock, den sie so hoch zogen, daß ihre Arme zwar nicht straff gespannt aber doch weit ausgespreitzt waren. Ein Schwall eiskalten Wassers brachte sie stöhnend wieder zu sich. Auf Livius`Befehl zwängten die Schergen ihr, um sie zu knebeln, ein rundes Holz in den Mund und banden es mit einem Riemen hinter ihrem Kopf fest. Sie keuchte in ihren Knebel, Speichel tropfte von ihrem Mund auf ihre großen Brüste und Crassus sah Schweißperlen in den Büscheln ihrer Achselhaare glitzern.
Entsetzt drehte sie sich zur Seite, als die schauerlichen Schergen mit dünnen Nadeln auf sie zutraten. Ihre üppigen, weißen, von den Striemen der Peitsche und den quetschenden Pflöcken gezeichneten Titten baumelten hin und her und waren nichts desto trotz ein leichtes Opfer für ihrer Peiniger. Sie genossen es, ihre Finger tief in das weiche, feuchte Fleisch ihrer schweren Brüste zu bohren, es wollüstig zu kneten und zu quetschen und dann ihre Brustwarzen mit den dunklen Nippeln vorzustülpen. Mit vorquellenden Augen sah sie, wie die Spitzen der Nadeln über die breiten, dunklen Vorhöfe ihrer Warzen kratzten. Sie heulte in ihren Knebel, versuchte verzweifelt sich zu drehen und zu winden, als könne sie ihre Brüste den Griffen der Schergen entreißen. Dann aber trieben sie die Nadeln fast gleichzeitig von den Seiten langsam durch ihre harten, vorragenden Brustnippel.
In irrer Qual bäumte sich Xenia auf, ihr Kopf flog hin und her und ihre ausgespannten Arme rissen und zerrten am baumelnden Pflock. Ihre dicken Titten aber waren fest im brutalen Griff der Schergen, deren Nadeln langsam ihre Nippel durchbohrten. Kaum hingen die Nadeln an ihren Brüsten, waren sie schon mit den nächsten zur Stelle und trieben sie unter ihrer verzweifelten Zuckungen und ihren erstickten Schreien durch ihre gemarterten Brustspitzen, von denen erstes Blut auf ihrer zitternden Schenkel hinabtropfte.
Wieder wurde sie ohnmächtig, aber wenn Crassus gedacht hatte, daß damit das Ende der Folterung seiner schönen Sklavin gekommen wäre, hatte er sich geirrt. Neue Anweisungen gab Livius seinen Schergen und Xenia kam wieder zu sich, als sie die Nadeln aus ihren Nippeln zogen und sie stattdessen mit dünnen Lederriemen umschnürten. Sie entfernten den Knebel. Sie stöhnte und winselte und ließ willenlos alles mit sich geschehen. Wieder wurde sie an ihren gefesselten Armen hochgezogen, ihre Beine an einem Eisenring im Boden festgezurrt, so daß ihr fleischiger, schweißüberströmter Körper sich wieder straff gespannt vor ihren Augen bog. Die Riemen an ihren Nippeln banden sie an eine vor ihr herabhängende Eisenkette und sie stieß nur einen halb unterdrückten Schrei aus, als die Schergen sie anzogen und die Riemen an ihren Brüsten zerrten und sie langsam hochstreckten.
Wieder verschlang Crassus den zitternden, hängenden gefolterten Leib Xenias. Mit welcher Wollust hätte er mit ihren jetzt so qualvoll gestreckten Brüsten gespielt, an ihren geschwollenen Nippeln gelutscht und geleckt, die Backen ihres prächtigen Arsches geknetet und seinen Schwanz in ihre rotumflorte Muschi gerammt.
Erneut klatschten die Peitschen, unter deren Wucht ihre fleischigen Hinterbacken wackelten und sie stieß spitze Schreie aus, denn ihre Folter war eine Dreifache. Zu dem qualvoll gestreckten Hängen an ihren verrenkten Armen kamen die heiße Bisse der schwarzen Peitschen und die Marter ihrer gestreckten Titten, in deren geschnürte Spitzen die ledernen Riemen tief und brennend schnitten.
Es verwunderte Crassus nicht, daß Xenias Kopf nach einem Dutzend Peitschenhieben erneut ohnmächtig nach vorne sank, aber er sah die grausame Glut in Livius`Augen, die ihm nur zu deutlich anzeigten, daß er nicht gewillt war, Xenias Tortur zu unterbrechen.
Eisen in Form kleiner Kreuze lagen schmauchend in der Glut einer Feuerstelle.
“Du hast nichts dagegen, mein Freund, daß wir diese geile Hure noch ein wenig weiter bearbeiten. Sie ist kräftig und wird noch einiges aushalten können!?”
Es blieb ihm nichts anderes übrig, als bejaend zu nicken, obwohl ihm seine Zustimmung mehr als schwer fiel.
Livius packte eines der Eisen aus dem Feuer und reichte es einem seiner Schergen: “Das wird sie wieder munter machen!” griente er teuflisch. Zuerst hielt er das kleine dampfende Eisen dicht unter einen ihrer steif geschnürten Nippel, aber da er erfolglos blieb drückte er es leicht von unten in eine ihrer grausame gestreckten Titten.
“Aaaaaiiieeeyyyy!!!” Mit einem tierischen Aufschrei kam Xenia wieder zu sich, riß ihren Kopf zwischen ihre gestreckten Arme hoch. Ihr Gesicht war schmerzverzerrt und ihre Augen unter der Marter unnatürlich weit aufgerissen. Ein kleines, dunkles Kreuz war in die üppige Unterseite ihrer Brüste gesengt. Ihr ganzer weißer gestreckt hängender Körper glänzte im flackernden Licht der Pechfackeln vor Schweiß, der in wahren Bächen und Rinnsalen über die vollen Rundungen ihres Köpers perlten.
Ihr Peiniger hielt das immer noch dampfende Eisenkreuz vor ihre entsetzt weit aufgerissenen Augen, näherte es langsam ihrer zweiten hochgestreckten Brüste und preßte es dann erneut in ihr schweißfeuchtes Fleisch.
“Aaaiiieeyyy niiiiiicht aarggh Gnaaaade arrghhhh bitte ich kann nicht aargghh!!”
“Siehst du, mein lieber Crassus, wir bringen auch deine geile Gespielin dazu, um Gnade zu betteln!” triumphierte Livius hämisch und er trat vor die Gefolterte, griff mit einer Hand zwischen ihre fleischigen Schenkel und kniff in ihre Scham:
“Gnade gibt es nicht für rebellische Sklaven, nur Folter und Kreuz. Du denkst wohl, wir machen bei dir eine Ausnahme ,nur weil ein Senator geil war auf deine dicken Titten und deinen feisten Arsch!”
Crassus sah, wie Livius in ihre Schamlippen kniff. Aufheulend ging ein Zittern durch ihre gestreckten Glieder.
“Aber bevor wir dich kreuzigen, bevor du nackt und ausgespreitzt die Marterbalken zieren wirst, werden die Folterknechte ihre Kunst an dir erproben!”
Er trat wieder zurück neben Crassus und überließ sie wieder den Schergen.
Erneut klatschten die Peitschenriemen über die vollen Backen ihres Arsches, striemten das fest weiße Fleisch, bis die ersten Hautfetzen herabhingen. Dann trat der zweite Scherge mit einer groben Kneifzange vor, packte damit ein Stück Fleisch aus ihrem runden Bauch und begann es zu zwicken, zu drehen und zu reißen.
Xenia heulte, gurgelnde Laute entrangen sich ihr, als der Scherge die geöffneten Zangenbacken in das gestreckte Fleisch ihrer Schenkel stieß und wieder und wieder zukniff, bis sie erneut ohnmächtig wurde. Ungerührt aber befahl Livius mit ihrer Folterung fortzufahren.
Man ließ die Ohnmächtige zu Boden. In aller Ruhe verdrehten sie ihre Arme hinter ihren Rücken und banden sie an zwei von der Decke baumelnde Seile. Wieder wurde sie hochgezogen, diesmal an ihren qualvoll verdrehten Armen, so daß ihr Oberkörper sich vorbeugte und ihre dicken Brüste herabhingen wie überreife Melonen. Als sie ihre Beine mit dicken Stricken gespreitzt gefesselt hatten, übergossen sie sie mit kaltem Wasser, bis sie winselnd wieder zu sich kam.
Auch jetzt noch war eine Steigerung ihrer Folterung möglich, wie Crassus nur zu bald feststellen mußte. Nachdem die Folterknechte ausgiebig und mit nicht geringem Vergnügen die milchschweren, baumelnden Brüste Xenias gerollt, geknetet, gequetscht und geschlagen hatten, waren sie plötzich im Besitz langer, dünner Nadeln, die sie genüßlich grinsend vor ihre entsetzt aufgerissenen Augen hin und her drehten um dann damit zu beginnen, sie langsam aber unerbittlich in das schweißüberströmte üppige, weiße Fleisch ihrer Titten zu bohren..
Ihre tierischen Schreie gellten sich überschlagend durch das Verlies, sie riß ihren Kopf hoch, Speichel und Blut tropften aus ihren Mundwinkeln. Langsam trieben sie die furchtbaren Nadeln quer durch ihre prallen Euter, drehten sie zur Erhöhung ihrer Marter noch in ihrem Fleisch, was ihre Schreie noch spitzer und wilder machte. Blutfäden perlten über das weiße, zitternde Tittenfleisch der Gefolterten und tropfte von den bebenden Spitzen auf den steinernen Boden
Sie traten hinter Xenia, tätschelten das von von den Peitschen gestriemte üppige Fleisch ihrer Pobacken. Dann zogen sie die weißen Halkugeln ihres Arsches auseinander und in ihre heiß dampfende Furche preßte einer der Marterknechte einen schlanken, stachelgespickten Holzpflock.
“Uuuuaaargghhhhh!!” Xenias Schreie hallten in sich überschlagenden Wellen durch das pechfackel- flackernde Verlies, ein Zittern durchbebte ihre gestreckten Schenkel, ihre Füße zuckten und ihre blut- und schreißtropfenden Brüste baumelten hin und her. Als sie dann noch eine heiße Kohlenpfanne unter ihre gemarterten Titten stellten, verlor sie erneut das Bewußtsein, was Livius nun endlich einsehen ließ, daß man sie nicht weiter foltern konnte. Als die Schergen die Ohnmächtige aus ihren Fesseln befreiten, verließen sie den Kerker.
“Nun lieber Crassus, das war doch eine hübsche , kleine Vorstellung. Ich muß schon sagen, daß deine Xenia so ganz nach meinem Geschmack ist, und darum habe ich beschlossen, sie in zwei , drei Wochen, wenn meine Kräutervetteln sie wieder so weit hergerichtet haben, ihrer endgültigen Bestrafung zuzuführen.
“Du meinst das Kreuz in der Arena oder an der Via Appia?!”
“Willst du den Anblick ihrer nackten, gekreuzigten Schönheit mit dem Pöbel teilen? Nein, nein mein Freund, sie hat Besseres verdient. Wir werden uns eine Sondervorstellung in einem kleinen ausgewählten Kreis gönnen, nur für einige Genießer, wir werden ein Gastmahl geben und an der Spitze der Tafel wird das Kreuz stehen und während wir essen und Trinken und uns mit ausgesuchten Sklavinnen und Sklaven vergnügen, wird sie hängen und leiden!”
Sie traten hinaus in die lauwarme Nacht. “Aaaaaaahhhh, ich sehe es schon vor mir, im flackernden Licht der Fackeln getaucht, am Anfang wird sie noch bekleidet sein mit einer hauchdünnen, schenkelkurzen Tunika, dann wird man sie um die Spannung zu steigern, langsam entblößen, Zuerst wird man den Stoff von einer ihrer dicken Titten ziehen, bis ihr Nippel herausspringt, danach wird man ihr langsam die Tunika herabziehen, über ihren runden Bauch, den Haarbusch ihrer geilen Votze und über ihre Schenkel, bis sie splitternackt vor uns hängt. Aber vielleicht lassen wir sie auch nicht hängen, das raubt ihr zu schnell das Bewußtsein, besser wäre es, sie auf einen kleinen Sockel zu stellen, die Areme ausgespreitzt, aber nicth zu fest, damit sie sich genug bewegen kann, denn wir wollen doch sehen wie sie leidet, nicht wahr? Ohhhh ja, wir wollen sehen, wie sie sich aufbäumt, wie sie an ihren Fesseln reißt und zerrt, sich windet und zuckt.

…geht bald weiter…

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La mia migliore amica…

Salve mi presento sono un ragazzo di 23 anni alto 1.75 fisico atletico e che ha avuto varie storie particolari proprio come questa che vi racconto….
Stavamo in macchina era il 15 agosto dell’anno scorso, io la mia migliore amica e la sorella…. Usciamo per bere qualche cosa insieme come facevamo di solito e la sorella della mia amica riceve una chiamata dal suo ragazzo… Che gli chiedeva di chiarire alcune situazioni, così decide di raggiungerlo lasciandoci soli…. La mia migliore amica anche lei fidanzata non si crea problemi e continua a trascorrere la serata con me ….. Decidiamo di fare un giro in macchina e fermarci un po’ a chiacchierare sempre in macchina e mentre quasi come due fidanzati ci sfioriamo le mani e ci incominciamo ad abbracciare in segno di amicizia …. La mia amica aveva un vestitino aderente con una scollatura mozzafiato e due belle tutte che stavano per esplodere aveva un’area da signora matura anche se aveva solo 29 anni…. Cmq Tra un abbraccio e l’altro ci scappa anche qualche piccolo bacio sul collo… Ci incominciamo a strusciare un po’ e s**tta così la scintilla , mi mette la lingua in bocca….. Subito ne approfitto e le tocco quella bella 4 abbondante di seno e lo incomincio a leccare mentre con la mano gli tiro su il vestitino e gli infilo due dita nella figa tutta bagnata e mentre lei diceva di fermarci perché non aveva mai tradito il ragazzo gli infilo anche due dita in bocca e le incomincia a leccare … E decide così di tirarmelo fuori per prenderlo in bocca …. Mentre gli leccavo la figa mi diceva i suoi sogni erotici che faceva spesso con me ammettendo da gran maiala di masturbarsi sempre pensando a me ….. Mentre godeva come una pazza e mi stringeva la testa fra le sue gambe ….. Dopo averla fatta urlare per bene gli infilo il cazzo in bocca e lo incomincia a succhiare con violenza e voglia dicendo che la testa del mio cazzo era molto più grossa di quella del fidanzato e che gli riempiva la bocca e la cosa la facevà bagnare tanto perché la voleva nella sua figa … Così l’accontentai girandola con forza e facendola chinare a pecora e infilandogli con forza tutto il mio cazzo dentro facendola urlare come una cagna in calore …..e mentre la sbattevo non diceva altro di sentire la mia “cappella” grande nella sua figa bagnata… Stringendo e rilassando i muscoli vaginali…. All’improvviso incomincia a urlare come una pazza così raggiungendo l’orgasmo e quasi come se stava per svenire si butta in avanti sul sedile e le incominciano a tremare le gambe…. Era esausta ma voleva vedermi sborrare e quindi si rigira di culo e mi dice” tieni questo é il mio regalino per te .. Ma non arrivarmi dentro perché altrimenti non te lo darò più ….” Io da buon porco ci incomincio a strusciare e dopo un bel po’ di lubrificante gli infilo piano piano la mia cappella dentro stringendola sulle spalle per tirarla verso di me …. Mano mano che andavo avanti mi piaceva sempre di più fino ad arrivarla sul buco del culo facendole scorrere lo sperma sulla figa ancora bagnata…. Mentre ci rivestiamo e andiamo a riprendere la sorella lei si fa un po’ di scrupoli dicendo di aver sbagliato ma che comunque arrivati a quel punto era una esperienza da rifare…… E così fu…. Lo facemmo svariate volte anche in pubblico dove mi fece un pompino davanti ad un’altra coppia vestendo sempre provocante e dicendo sempre ” che bella cappella grande che hai mi fai riempire la bocca ….”

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POMERIGGIO D’AMORE E DI….. CON A.

Era molto tempo che non rivedevo A., uno dei miei “amici” preferiti, anzi: IL PREFERITO!
Ragazzo bellissimo, dotato, dolce ma porcello come piace a me.
Ero fremente ed ansiosa all’idea di rivederlo dopo tanto tempo ed eccitata al pensiero di ciò che avremmo fatto.
E’ arrivato alla stazione del mio paese e sono andata a prenderlo con la mia auto, da uomo naturalmente. Ci siamo salutati e, nel breve tragitto per arrivare a casa mia, abbiamo scambiato quattro chiacchere raccontandoci quello che era successo dall’ultima volta che ci eravamo visti.
Durante il percorso, ogni tanto, gli toccavo le cosce, pensando al momento in cui l’avrei rivisto tutto nudo e disponibile per me!
Arrivati nella mia alcova, l’ho fatto accomodare sul divano e mi sono recata in bagno a prepararmi:
mi voleva troia con trucco molto pesante, come piace a lui. Prima del suo arrivo mi ero depilata per bene tutta. Ho indossato calze nere a rete autoreggenti, corpetto nero in vinile che lasciava scoperte le mie tettine, sandali rossi tacco 12. Parrucca e trucco pesante: ombretto viola, rossetto dello stesso colore e la mia solita parrucca nera. Qualche gioiello, profumo e vestitino in pizzo sopra il tutto, senza nulla sotto: clitoride e culetto liberi che trasparivano sotto il pizzo.
Sono uscita dal bagno e l’ho trovato sul divano, disteso, con ancora la maglietta addosso e i boxer, sotto i quali si intravvedeva il suo bel cazzo già dritto. Mi sono avvicinata lasciva e gli ho detto di spogliarsi tutto nudo. L’ha fatto, si è alzato mostrandomi il suo gioiello duro in tiro che ho subito afferrato con le mie mani avide: ci siamo avvicinati viso contro viso ed abbiamo iniziato a baciarci appassionatamente. Una delle cose che adoro e che A. sa fare benissimo e con trasporto è baciarsi appassionatamente bocca contro bocca con le nostre lingue che giocano intrecciandosi in contorsionismi eccitanti! Adorabile!
Abbiamo pomiciato così a lungo, cazzo contro cazzo, corpo contro corpo, con lui che mi chiamava amore e mi diceva quanto sono troia e quanto lo eccitassi!
Si è disteso sul divano, io mi sono inginocchiata davanti a lui ed ho iniziato a giocare col suo gioiello prorompente: prima dolcemente con le mani, poi avvicinando la mia bocca avida che già pregustava quello che la aspettava, alla punta del suo cazzo. Ho iniziato la mia attività preferita, usando la lingua sapientemente partendo dalle sue palle depilate, salendo su, piano piano, fino alla sua lucida cappella. L’ho preso in bocca e fatto entrare tutto fino alla radice, succhiandolo con trasporto e gusto ed a lungo, assaporando tutto il dolce sapore dei suoi umori di piacere.
Poi, pausa, risalgo con il viso lungo il suo torace e inizio

a succhiargli i capezzoli sporgenti dal suo torace depilato, fino a risalire infine con il mio sul suo viso ed iniziando nuovamente un gioco appassionato di lingua su lingua, baci sul collo, strusciamenti dei nostri cazzi.
Era eccitatissimo ed io in estasi nel poterlo avere tutto per me.
Poi, di nuovo la mia bocca sul suo cazzo, sempre in tiro, stavolta con lui in piedi ed io in ginocchio davanti a lui, sottomessa, che lo succhiavo di nuovo avidamente e con trasporto mentre mi masturbavo eccitatissima.
Non avrei mai smesso!!
Dopo una breve pausa mi fa una proposta eccitante, proponendomi una cosa che non avevo mai fatto: fargli un pompino mentre fumavo il mio sigaro preferito (si, è vero, non sarà molto femminile ma fumo i mezzi sigari toscani all’anice). Mi sono rifatta un po’ il trucco, rimettendomi il rossetto viola che ormai era scomparso dopo le lunghe succhiate, ho acceso con lascivia il sigaro portandomelo alla bocca come fosse il suo arnese. Lui seduto sul divano, io che mi avvicinavo davanti a lui con lenti movimenti col sigaro in mano: mi sono inginocchiata davanti a lui ed ho iniziato un lento gioco eccitante tirando il fumo dal sigaro ed espellendolo lentamente, con fare da puttana di postribolo di altri tempi, sopra la sua cappella che poi immediatamente accoglievo in bocca come fosse a sua volta un grosso sigaro cubano. Gioco eccitantissimo, a lui piaceva sentire il caldo del fumo seguito subito dopo da quello della mia bocca e dai colpi della mia lingua.
Abbiamo proseguito per un po’ così, poi sono come al solito risalita col viso lungo il suo torace espirando il fumo del sigaro sul suo viso e baciandolo poi con passione.
A questo punto ero in estasi: sentivo il bisogno fremente di essere completamente sua, facendomi possedere con passione. Lo volevo dentro di me, completamente.
Quello che è seguito lo potete immaginare: mi ha cavalcata, lui seduto sul divano ed io salita in piedi sullo stesso, rivolta verso di lui, mi sono chinata sulle gambe sentendo il suo cazzo che mi penetrava, piano piano ma con decisione, fino a che non l’ho sentito tutto sparire dentro di me: mmmmmm….
In questo modo io ero seduta sopra di lui, con i nostri visi di fronte, in modo da poterci baciare appassionatamente mentre lo cavalcavo facendolo entrare ed uscire dal mio buchino ormai umido e dilatato per bene dal suo arnese. Godevo e gemevo dal piacere sentendolo entrare ed uscire con facilità, riproponendomi, ad ogni colpo sensazioni dolcissime ed eccitanti. Ero completamente sua.
Mi ha scopata così a lungo, non avrei mai voluto smettere ma, nello stesso tempo, non vedevo l’ora di accogliere, finalmente, il suo dolce succo nella mia bocca da troia bocchinara.
Così, con dispiacere ho estratto il suo cazzo sempre duro dal mio culetto fremente, l’ho fatto mettere in piedi davanti a me ed ho iniziato la cerimonia finale di iniziazione di Patty la troia.
Ho iniziato nuovamente a spompinarlo, con dolcezza prima e trasporto poi, gemendo a sentirlo duro e fremente nella mia bocca assetata. Lo masturbavo mentre mi entrava ed usciva dalla bocca, aspettando con eccitazione i suoi schizzi diretti sulla mia lingua. Non ha resistito molto, era ormai eccitatissimo: l’ho sentito gemere di piacere e mi ha scaricato in bocca la sua dolce ed abbondante cremina. L’ho ricevuta con gusto assaporandola, giocandoci con la bocca e la lingua, riversandola sulla sua cappella umida che poi risucchiavo con avidità: la sua sborra mi colava dalle labbra e finiva sulle mie tettine. Dopo un po’ mi sono alzata con la bocca ancora ricca del suo umore e ci siamo baciati con passione scambiandoci reciprocamente la sua crema. Era bellissimo…..
Abbiamo continuato così a lungo, adesso ero io che volevo godere, scaricarmi anche io della mia crema. Così ci siamo seduti vicini sul divano e, mentre continuavamo a baciarci e lui mi sussurrava parole porche che mi eccitavano, gli ho fatto accarezzare con dolcezza, come piace a me, le mie palle, mentre mi masturbavo eccitata dalle sue parole e dai suoi baci sporchi ancora della sua sborra. Mi ha portato lentamente al massimo dell’eccitazione: la sentivo crescere in me fino a che ho schizzato la mia sborra sul mio petto, godendo come una troia sottomessa al suo amante.
E’ stato bellissimo: non avrei mai immaginato di passare una serata così eccitante con A.
Non vedo l’ora di ripetere l’esperienza che naturalmente vi racconterò con piacere.

Kiss dalla vostra sempre troia Patty e dal suo mondo di fantasia e realtà!

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Torino_Cinama Roma

Premetto che l’ho già pubblicato su un altro sito sempre a tema “seghe” e che è reale
Era tutto il giorno che avevo gli ormoni a mille all’idea che alla sera sarei andato a vedermi un film porno pregustando già come mi sarei segato in sala durante la proiezione.
Entrato in sala, aspettai un attimino per abituarmi alla penombra, facendo un giretto per cercarmi un posticino e vidi seduto nella prima poltroncina che fiancheggia il passaggio della quarta o quinta fila, quasi sotto lo schermo, un tipo sulla quarantina che si stava già assaporando il film e dal movimento del braccio si poteva immaginare come.
Rimasi un attimino un paio di passi indietro e pian pianino mi affiancai, se ne accorse ma continuò tranquillamente a segarsi.
Mentre lo guardavo l’eccitazione saliva, e dato che continuava, mi sedetti nella poltroncina dietro, lo tirai fuori anch’io e cominciai pure io a segarmi.
Ogni tanto si girava per guardare, io appoggiando la schiena contro lo schienale, sollevavo il bacino per farglielo vedere e toccare meglio e ogni tanto mi sporgevo io per guardare lui mentre si segava.
Era una decina di minuti che ci si segava guardandosi quando ad un certo punto, avevo l’impressione che ci fosse qualcuno dietro di me, mi girai e vidi uno con un cazzo duro e grosso almeno una volta e mezzo il mio a una trentina di centimetri dalla mia faccia e senza scomporsi mi disse:
“ti piace?”
E così dicendo me lo avvicinò fino a quasi sbattermelo in faccia, d’istinto ritrassi la faccia ma quello seduto davanti a me disse:
“bello e anche grosso”
A quel punto il tipo sempre restando in piedi, si avvicinò a quello seduto davanti a me e glielo avvicinò alla faccia: Caspita, in controluce si vedeva bene che aveva un cazzo oltre che grosso, anche lungo, credo che i 20 cm li superava sicuramente.
Ero talmente calamitato a guardare questo cazzo che veniva un po’ segato e un po’ pompato a una cinquantina di centimetri da me, che non sapevo se continuare a segarmi o se dare anch’io una toccatina.
Il tizio se ne accorse e guardandomi mi disse:
“ti piace guardare? Continua a segarti che mi eccita”
Cominciai a segarmi ma ero talmente su di giri che dopo neppure un minuto, sborrai
Talmente ero infoiato che i primi schizzi erano talmente liquidi che bucarono il fazzolettino che avevo messo sulla cappella per sporcarmi ma come se non bastasse, avevo il cazzo ancora non dico duro ma abbastanza barzotto e gonfio e una voglia di continuare a segarmi.
Ormai era passato quasi un quarto d’ora che mentre mi segavo, guardavo il quel cazzo entrare ed uscire dalla bocca di quello davanti, non era una pompa ma lo stava letteralmente chiavando in bocca mentre con le mani gli teneva ferma la testa.
Ad un certo punto ho visto che accelerava i movimenti fino a fermarsi tutto dentro sussultando con piccoli s**tti mentre il tizio seduto con le mani cercava di trattenere la sborra che gli colava … altra mia sborrata, questa volta poca e densa.
Dopo aver sborrato in bocca, il tipo in piedi lo faceva scivolare dentro e fuori dalla bocca e mi guardava, nonostante avessi sborrato due volte in neanche 20 minuti, ero ancora attratto da quel cazzo che stava diventando molle mantenendo lunghezza e diametro da favola, finchè fecendolo sparire nella patta si allontanò.
Io e l’altro tipo seduto, ci siamo guardati un pochino e dopo averci scambiato un paio di parole di compiacimento per quello che era successo, ci siamo salutati e se ne andò
Io rimasi ancora un’oretta, ero ancora eccitato dalla cosa e intenzionato a segarmi nuovamente.
Tutto questo mi è capitato un paio di anni fa al cinema Roma della mia città … mai più successo niente del genere … mi son fatto e ne ho fatte tante ma sempre e solo seghe.

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Inzest

Meine Cousine und ich

Hier erzähle ich euch eine wahre Geschichte von ersten mal mit meiner Cousine.
Wir waren im jungen Alter (sie 12 und ich 13)

Meine Eltern haben sich damals entschieden auf dem Land ein Eigenheim zu bauen.
Als wir eingezogen sind, bekamen wir immer öfter besuch von meinem Onkel und Tante mit deren drei Kinder, da diese in einer Großstadt lebten, bzw. immer noch leben.
Mit der Zeit kamen sie wöchentlich zu uns, da sie die Ruhe zum abschalten nutzten.
Das Haus war auch groß genug für 10 Personen.
Meine zwei älteren Geschwister, spielten mit den größeren zwei, und ziehten um die Häuser, und meine kleine Cousine spielte mit mir.
Abends verzogen sich die erwachsenen in den partyraum, die älteren chillten im Zimmer meiner Schwestern, und hörten Musik und schauten fern. Da haben sie meine Cousine und mich nicht haben wollen. So gingen wir in mein Zimmer und spielten dort.
Da wir beide uns so gut verstanden haben, durfte sie sogar bei mir im Zimmer auf einer Liege schlafen.
Somit konnten die Erwachsenen natürlich ohne Rücksicht feiern etc.
Dies ging über Jahre. Immer Freitag Abend bis Sonntag Abend. Wenn Ferien waren, blieben sie auch mal ein oder zwei Wochen bei uns.
Wir machten auch zusammen Urlaub in Italien oder Österreich.
Wir verstanden uns wirklich alle gut und hatten ne menge Spaß.

Eines Tages kamen sie wieder Freitag nachmittag. Habe mich wie immer sehr gefreut. Als der Wagen vor fuhr, und sie ausstiegen hatte meine kleine Cousine tränen in den Augen. Als ich fragte was los sei, ist sie mir aus dem Weg gegangen.
Der Tag war also so gut wie gelaufen. Als wir zu Bett gingen, hörte ich wie sie leise auf der Liege vor sich hin heult. Sie hat mir leid getan, und ging zu ihr rüber und tröstete sie, wie es eben Jungs in diesen Alter machen. Ich hörte ihr zu, gab ihr einen Kuss auf die Wange und ging wieder rüber in mein Bett.
Es dauerte nicht lange, und die Türe ging auf ohne das angeklopft wurde. Der Kontrollgang 🙂
Ein paar Minuten später, hörte ich wie sie von der Liege aufsteht. Ich dachte sie muss auf die Toilette doch sie kam zu mir geschlichen, und legte sich zu mir.
Sie streichelte über meine Haare, küsste mich auf die Wange und sagt das sie mich lieb hat.
Danach schliefen wir ein. Am nächsten Morgen haben wir uns einen guten Morgen bussl und machten beide Betten.
In der folgenden Nacht das gleiche Spiel, nur das sie mich länger streichelte, und mir ins ohr hauchte das sie mich sehr lieb hat.
Ich fing an sie auch zu streicheln und zu Küssen. Wir drehten uns um und schliefen wieder zusammen in meinem Bett.
Eine Woche drauf, waren wir Kinder einen Abend alleine zuhause. Unsere Eltern haben sich zum Kegeln verabredet. Die älteren schickten uns gegen 22 Uhr ins Zimmer. Ich ging ins Bad, da steht meine Cousine nackt. Ich entschuldigte mich, und wollte fluchtartig das Bad verlassen. Sie sagte nur bitte bleib doch.
Ich war erstarrt. Noch nie habe ich zuvor ein nacktes Mädchen gesehen. Ich sagte ihr das sie einen wunderschönen KÖRPER hat, und sie so hübsch sei.
Sie lachte und meinte das ich mich auch ausziehen sollte. Ich hatte Angst, nicht das eine unserer Schwestern ins Bad kommt. Sie nahm mir die Angst und sperrte ab. Ich zog mich vor ihr aus und drehte mich nackt vor ihr. Sie kam auf mich zu, küsste mich und sagte das ich auch ein hübscher Bub wäre, mit einem schönen pimmel. Ich bekamm einen roten Kopf, und sie meinte ich soll nicht so ängstlich sein.
Wir waschten uns, und gingen zu Bett. Wir streichelten uns wieder, doch dieses mal führte sie meine Hand unter ihr Oberteil vom Schlafanzug. Streichel mich dort bitte. Ich kam ihren Wunsch nach und streichelte ihre Brust. In ihrem Alter hatte sie schon einiges dran. Als ich über ihre Brüste streichelte, merkte sie das ich meine Hand zurückziehen wollte. Sie hält sie fest und bittet mich weiter zu machen. Schüchtern streichelte ich sanft ihre Brüste weiter. Sie beugt sich über mich und küsste mich mit offenen Mund und sucht mit ihrer Zunge nach meiner. Ich erwiderte dies, und wanderte mit meiner Hand ihren Rücken entlang richtung po. Ich merkte das sie kein Höschen trug. Ich war erstaunt und wollte meine Hände wieder zurück ziehen. Doch dann sagte sie das sie nachts nie ein Höschen trägt. Ihre Eltern seien dagegen und ihre Schwestern dürften das auch nicht, und werden zuhause jede Nacht kontrolliert. Sie presste meine Hände auf ihren nackten po und küsste mich weiter mit ihrer Zunge. Sie nahm meine Hand und führte sie zwischen ihre Beine. Ihre möse war sehr warm und erregt. Bitte streichel mich hier weiter sagte sie und küsste meinen Nacken. Ich streichelte ihre Mumu und küsste sie zart bis sie schneller schnaufte, und jauchzte. Ich fragte sie ob alles ok sei. Sie lachte und meinte jaaa. “Ich glaube ich hatte meinen ersten Orgasmus” jetzt weis ich wovon meine Schwestern immer sprechen sagte sie.
Sie umarmte mich und schliefen ein.
Am Morgen standen wir früher auf. Wir wollten das frühstück zubereiten.
Wie immer machten wir das Bett. Als ich die Zudecke aufschüttelte, sah ich flecken auf dem Lacken. Ich sagte das wir es abziehen müssten, und wo die her kommen. Sie nahm meine Hand küsste mich und sagte: ” heute Nacht kommen noch ein paar Flecken hinzu, und das sie von ihrer nassen Mumu sein.
Ich war sprachlos. Sie ist ein jahr jünger wie ich, und hat sich wohl schon lange damit beschäftigt, wo ich noch an Spielzeug interessiert war.
Wir gingen das frühstück zubereiten, und den Tisch zu decken.
Sie fragte mich ob ich es schön finde mit ihr. Ich sagte das es mir sehr gut gefällt mit ihr.
Sie küsste mich in der Küche und schiebt ihre Hand in meine Hose und sagte. Heute Nacht ist dein schöner pimmel dran.
Sie spielte kurz mit ihm, zog die Hand aus der Hose reichte an ihrer Hand und meinte das er gut schmecke, und ich mich auf heute Nacht freuen sollte.
Ich war überfordert und wollte das es schön wird. Wir spielten zusammen mit unseren Geschwistern Fußball, wo ich auf die Idee kam schnell zu meinen Onkel zu gehen. Habe schon mal gesehen, das er Zeitschrift mit nackte Frauen hat
Ich ging in die Küche und sah mehrere Zeitschriften vesteckt zwischen Zeitungen. Ich nahm das unterste heraus, und ging in mein Zimmer um dieses Heft zu lesen und zu besichtigen. Praline war meine erste Sex Zeitschrift 🙂
Als ich gerufen wurde, versteckte ich sie hinter meinen Schrank.
In der Nacht kam sie wieder zu mir ins Bett. Als ich sie spürte, fühlte ich das sie nackt war.
Sie kroch unter die Bettdecke und zog mich aus und spielte an meinem pimmel. Es wurde warm um in herum ich spürte das er in ihrem Mund ist.
Sie kreist mit ihrer Zunge um ihn herum, und schiebt ihn immer wieder in ihren Mund.
Es war richtig geil und heiß. Sie fragte mich ob es so gut sei, und das er noch besser schmeckt als heute morgen.
Ich spreitzte ihre Beine, und leckte ihre breits feuchte Mumu.
Ich drang mit meiner Zunge in sie ein und leckte sie ausgiebig. Das Geschmatze war nicht zu überhören. Sie nahm meine Hände und führte sie zu ihren Brüste.
Sie sagte das ich sie dabei massieren solle. Es war sehr geil und ich erlebte meinen ersten Orgasmus.
Ein Teil ging in ihren Mund, der andere Teil auf ihren Körper und aufs Bett. Sie dreht sich um und sagte das dies das erste mal sei das sie sowas geiles erlebt hat, und das es gut schmecke. Ich war glücklich das es ihr gefallen hat. Ich fragte sie ob sie auch gekommen sei. Sie sagte das sie zweimal das Gefühl von gestern hatt und dies eindeutig ein Orgasmus wäre. Sie machte ihren Körper sauber, zog sich an und ging auf die Liege.
Ich fragte sie ob ich was falsch gemacht hätte, weil sie nicht bei mir geblieben ist. Sie sagte das es für heute besser wäre, da sie sonst mich in ihr spüren wollte.
Ich akzeptierte dies und schlief alleine ein.

Teil 2 folgt

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La Prof di Matematica

Trenta flessioni sul braccio destro ed altre trenta sul braccio sinistro e cento addominali, adesso sono davvero davvero carica a dovere, niente male per una professoressa di matematica in pensione..

Venticinque anni di danza classica non mi hanno fatto diventare prima ballerina ma mi hanno lasciato un corpo s**ttante come una molla ed incredibilmente muscoloso, a cinquantasei anni non ho un grammo di grasso nè di cellulite, un’energia inesauribile che sfogo in allenamenti continui e poi ho addosso una voglia di sesso che mi divora alla faccia della menopausa..

Ho i capelli grigi tagliati cortissimi, enormi occhi verdi da elfo e sono una donna davvero minuscola che arriva al metro e mezzo solo in punta di piedi..

Fa caldo ed oggi alle tre ho lezione con Kaled, un diciottenne marocchino che non vuole saperne di farsi entrare in testa le equazioni e che mi guarda di nascosto..

Kaled è alto e imponente, ha un odore intenso e speziato e le spalle larghe, ma è timido e infantile a dispetto della sua virilità, oggi ho deciso di sedurlo..

Dopo la ginnastica non mi sono lavata per avere anche io un odore forte, mi sono messa un abitino di cotone completamente aperto sulla schiena fino al sedere, sotto sono nuda tranne un tanga nero che si vede bene dallo spacco del vestito, sono scalza con uno smalto scuro sulle unghie dei piedi..

Sin da piccola ho sempre avuto una figa pelosissima, adesso il mio boschetto è tutto sale e pepe, una cosa che piace tanto sia agli uomini che alle donne, visto che è capitato più di una volta di essermi sdraiata in un letto femminile come quella volta che la signora 40enne mentre parlavamo di sua figlia mi ha detto che era tutta bagnata e siamo finite nei cessi a fare pazzie..

Sono le 3 e fa caldo, suonano alla porta, è Kaled che arriva per la lezione, corro ad aprire scalza, lui indossa una canottiera nera ed è lucido di sudore:

“Ciao Kaled, fa caldo, beviamo qualcosa prima di cominciare la lezione..”
“Grazie professoressa, ho fatto una corsa per arrivare..” – risponde lui..
Andiamo in cucina e prendo il the freddo dal frigo, i bicchieri sono su un ripiano alto, mi devo mettere in punta di piedi ed il vestito sale leggermente..
“Che muscoli professoressa..!” – esclama di getto..
Riempio i bicchieri di the freddo e beviamo, poso il bicchiere e fletto il braccio esibendo un bicipite delle dimensioni e della durezza di una boccia, prendo la sua mano e lo invito a toccare..
“Ti piace..?” – lui è interdetto ma saggia la consistenza del braccio.. Poi mi giro e mi alzo in punta di piedi:
“Toccami il culo, senti quanto è duro..” – sento la sua grossa mano sulle natiche e mi appoggio a lui, è già eccitato, ha le dimensioni e la consistenza di un salame stagionato, mi strofino col culo e lui mi accarezza la pancia, non voglio essere troppo aggressiva, non voglio spaventarlo anche se mi sto arrapando di brutto, mi giro e vorrei baciarlo ma non ci arrivo, è troppo alto, lui si china e gli infilo la lingua in bocca e comincio a baciarlo con passione, gli prendo il cazzo in mano attraverso i pantaloncini mentre lui mi stringe i fianchi e mi attira a se, mi faccio scivolare il vestito dalle spalle scoprendo il seno che lui comincia subito a baciare, mi lecca i capezzoli turgidi, mi accarezza le cosce, sento le sue mani scorrermi addosso, adesso il vestito è a terra e io sono quasi nuda tra le sue braccia, le mutandine me sfilo io, mi stacco da lui e gli ordino:
“adesso leccamela da bravo..” – lui si inginocchia davanti a me e comincia a passarmi la lingua sulla fica pelosa, gli afferro la testa e la spingo verso di me, ha il fiato corto ma continua, sento scariche che mi risalgono come frustate:

“bravo..! continua..! piano.. un po’ più su.. si.. così..”

Adesso è il mio turno.. Lo faccio scivolare fuori, sembra che stia per scoppiare, ha un odore maschio e pulito lo avvolgo con le labbra e lo lavoro con le mani, o le mie mani sono troppo piccole o è lui che è troppo grosso, lo lecco, gli succhio le palle e lo sento crescere ancora mentre sono allagata, gli sfilo maglietta e bermuda e lo ammiro nudo, un giovane uomo perfetto, salgo sulla cucina e lo guido dentro di me, mi riempie tutta col suo cazzone e comincia a sbattere con forza, mi afferra per le caviglie e spinge a fondo, mi puntello sulle braccia e prendo il ritmo spingendo anche io, non è poi tanto goffo, ci sa fare eccome.. A dispetto delle molte avventure la mia fica rimane stretta e muscolosa come me, contraendo i muscoli vaginali riesco ad intrappolare i cazzi ed è quello che sto facendo col salame arabo di Kaled, lui sembra stupito ma reagisce spingendo di più.. Siamo caldi e sudati, vedo i suoi muscoli guizzare sotto la pelle ogni volta che mi penetra a fondo, sento il mio corpo rispondere a una tempesta di sensazioni, ho 56 anni, i capelli grigi, le rughe, eppure scoppio di energia vitale, sono innamorata di me stessa… Kaled non dice una parola mentre continua a martellarmi, “aspetta.. mi giro..” salto giù dalla cucina e mi metto a 90 gradi, inarco la schiena e lui mi è subito dentro, mi cinge la vita con il suo braccio muscoloso e comincia a fottermi con un ritmo a****le e arriva la prima botta forte e bollente, pancia e cervello mi scoppiano, caccio un urlo da bestia.. Kaled è giovane e pieno di energia e mi sta regalando una delle migliori scopate che io ricordi ed ho tutta l’impressione che siamo solo all’inizio..

Adesso rallenta e poi esce: “adesso ti inculo professoressa..” – mi dice con voce eccitata.. E’ una promessa o una minaccia..? Lui sembra dirlo come una minaccia per me è sempre un momento topico.. Eccolo.. Spinge, si fa largo e dilaga nel mio culo durissimo, io mi sento impalata da una sbarra di ferro e lui è in trappola, spingo forte all’indietro e contraggo i muscoli dei glutei, lo sento gemere, prendo il comando e comincio a pompare, oscillo a destra e a sinistra tenendomi stretto dentro il suo cazzo come se lo serrassi in pugno, in punta di piedi faccio un balletto sul suo cazzo, non so perché ma mi viene da ridere..
“Le piace Prof..?” – mi chiede, è buffo uno che mi sta inculando e mi da del lei..
“Da morire ma chiamami Maria e sfondami di più..” – Kaled accelera, sento i colpi violenti sulle natiche, sento il cazzo che mi risale la spina dorsale, mi stringe con forza e mi fa quasi male, mi piace e vengo una seconda volta ed anche lui è pronto, lo faccio sgusciare fuori, mi accuccio e lo prendo in bocca, la sborrata è esplosiva, mi riempie e cola sul mento, bevo il nettare caldo ma non è finita qui, beata gioventù, Kaled mi penetra di nuovo con vigore e ricomincia.. Adesso mi sta squartando la fica ma voglio essere io a cavalcare, voglio guardarlo e soprattutto voglio che mi guardi..

“Sdraiati… Subito…” – lui esce e si sdraia e non sa che sta per ass****re ad un numero da circo, gli uomini rimangono sempre a bocca aperta quando lo faccio..
Metto le mani sulle sue anche e mi sollevo sulle braccia con le gambe in spaccata, poi mi abbasso di nuovo per farmelo entrare dentro e comincio una serie di flessioni sugli avanbracci sempre con le gambe completamente aperte.. Arrivo a toccarlo e poi mi rialzo, poi inizio a ruotare sul suo cazzo fino a fare un giro completo, i miei addominali sono duri come una corazza, l’orologio può essere fatto solo da donne snelle e forti come me.. Sono sospesa sopra di lui, mi alzo, mi abbasso e ruoto, lo stringo forte dentro di me e è tutto mio, un palo duro e vibrante di sesso, sta per venire di nuovo ed è il momento del pompino a gravità zero.. Mi metto in verticale su di lui e lo prendo in bocca fino a farmelo entrare bene in gola poi con rapide flessioni sulle braccia vado su e giù, Kaled è allibito e sborra di nuovo e tutto gli cola addosso, con un salto ritorno in piedi e lecco tutta la sborra che ha addosso, poi lo bacio con la bocca piena e sento che gli piace il suo stesso sapore, siamo fradici di sudore, la mia temperatura supera di molto quella di questo pomeriggio di Luglio..
“Andiamo a farci una doccia dai..” – Ce l’ha ancora duro.. Lo afferro e lo conduco in bagno..
“Prima leccami tutta che puzzo come una bestia.. Comincia dai piedi dai..!” – obbedisce e mi lecca diligentemente i piedi, i polpacci, poi risale sulle cosce e mi lecca la fica ancora bagnata, mi fa fremere mentre mi lecca il culo e poi passa alle ascelle e al seno, anche io lo lecco, ha un sapore forte che mi droga, è di nuovo eccitatissimo e mi penetra ancora con violenza, mi puntello alla finestra del bagno ed ho dentro una furia selvaggia che mi squassa, in pochi minuti esplode dentro per la terza volta..
“Bravo Kaled, adesso leccala ancora..Tutto..” – che professoressa cattiva che sono.. Gosh..

Non dimenticherò facilmente questa estate.. Siamo usciti spesso, in giro per feste romane, mano nella mano perché si veda che siamo una coppia, una piccola signora di mezza età ed un giovanissimo fusto, voglio essere additata, invidiata, chiacchierata, voglio eccitarlo, essere presa in un angolo buio.. Non cerco mai di essere appariscente, non mi trucco, non possiedo nemmeno un paio di scarpe con i tacchi alti, porto solo sandaletti, Birkenstock, vestitini semplici magari aperti e sbracciati, sono orgogliosa del mio corpo e fiera del fatto che la gente sappia che condivido il letto con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio ma non lo è, mi piace che lui mi abbracci, mi baci e mi tocchi in pubblico, all’inizio era molto timido, poi l’ho provocato un po’ ed ora ho sempre le sue mani addosso, è una erezione continua, sa cosa voglio e non devo più chiederlo, ieri sera a Castel Sant’Angelo mi ha inculata contro un albero, non ne abbiamo mai abbastanza, poi siamo tornati a casa e abbiamo scopato fino all’alba, l’unica condizione che ho posto è che continui le lezioni di matematica..

Poi anche le belle cose finiscono, il padre di Kaled ha trovato un lavoro stabile a Torino e tutta la famiglia è in partenza, niente promesse e niente addii, è stato bello e pulito e serberò in me il ricordo di un ragazzo rispettoso che non mi ha mai chiamata troia nemmeno una volta e che mi portava spesso dei fiori e che mi faceva godere in maniera paradisiaca..

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Erstes Mal

Die perverse Nachbarin 5

Als ich am Morgen mit einer Wasserlatte erwachte war mein erster Gedanke Annette
und das ich sie bald wiedersehen würde. Ausgesprochen gutgelaunt stand ich auf
und statt wie sonst normal üblich ging ich nicht zur Toilette, sondern pinkelte
mich unter der Dusche selber an. Es war ein Genuß als mein warmer Urin meinen
Körper traf und am liebsten hätte ich mir sofort ein heruntergeholt. Da ich mein
Sperma aber lieber für meine Prinzessin aufbewahren wollte, verzichtete ich
darauf mich selbst zu befriedigen. Nachdem ich fertig war, ging ich in die Küche
und gab meiner Mutter einen Kuß. Da sie heute eine Stunde früher anfangen mußte
wie sonst verließ sie mich kurz darauf. Erst einmal frühstückte ich ausgiebig
und verließ dann die Wohnung um endlich bei Annette abzuspritzen. Kaum hatte ich
geklingelt öffnete mir Annette auch schon und ich hatte den verdacht, daß mein
Schatz schon an der Tür auf mich gewartet hatte. Schnell ließ Annette mich herein
und zu meiner freudigen Überraschung konnte ich feststellen das sie einen
geöffneten Morgenmantel trug. Sofort fielen wir uns in die Arme und küßten uns,
erregt glitten meine Hände über ihren Körper.“: Ich habe dich vermißt, Annette!“
Flüsterte ich, während meine Angebetete meine Hose öffnete.“: Ich habe dich auch
wie verrückt vermißt! Ich hätte es niemals für möglich gehalten das ich noch
einmal einen Mann lieben könnte wie dich! Obwohl du noch eine Junge bist, hast
du in mir die Irrsten Gefühle ausgelöst! Ich hoffe auch Innständigst das unsere
Beziehung ewig anhält!“ Am Schluß des Satzes küßte mich Annette, während sie meinen
Riemen wichste. Annette half mir nun mich von meinen zwei Kleidungsstücken zu
befreien, während ich ihr, ihren Morgenmantel auszog.“: Hat mein kleiner geiler
Rammler, denn heute schon gewichst?“ Fragte mich Annette, mit mehr wie erregter
Stimme.“: Nein! Ich habe mir gedacht das ich mir meinen Saft für dich aufspare!“
Bei meinen Worten lief ein erfreutes Grinsen über das Gesicht von Annette.“: Was
hältst du davon, wenn wir zuerst eine Tasse Kaffee trinken?“ Fragte mich meine
Maus nun und al sie meinen verwirrten Gesichtsausdruck sah, sprach Annette

weiter.“: Ach entschuldige! Ich habe vergessen zu erwähnen das ich Kaffee mit
Schuß meinte! Und jetzt rate mal mein Liebling wer die Sahne dazu liefert!“
Sagte Annette und wichste dabei meinen Schwanz noch fester.“: Ich denke mal das ist
eine Ausgezeichnete Idee von dir, Annette!“ Meinte ich grinsend, während ich merkte
das ich merkte das es nicht lange dauern würde, bis wir unsere Milch spezial
bekommen würden. Als Annette merkte das es mir kam hielt sie eine Kaffeetasse vor
meiner Eichel und begann mich abzumAnnetten. Aufstöhnend spritzte ich meine Sahne
in die Tasse und da meine Eier gut gefüllt waren spritzte ich nicht gerade wenig
in die Tasse.“: Mann oh Mann! Ich habe bisher noch keinen Mann erlebt, der
soviel Sperma in seinen Eiern rumträgt wie du!“ Meinte Annette anerkennend, während
sie sich daran machte meinen Schwanz zu säubern.“: So und jetzt laß uns unseren
ganz speziellen Kaffee miteinander Trinken!“ Sagte Annette, als sie mit meinem
Schwanz fertig war. Da der Kaffee nur lauwarm war, löse sich mein Sperma nicht
auf und schwamm im Kaffee herum. Für viele Menschen, wäre es sicherlich ein
ekliger Anblick gewesen, doch Annette und mir, erregte es.“: Da es dein Sperma ist,
darfst du auch nicht ersten Schluck haben!“ Sagte Annette gönnerhaft und gab mir
die Tasse. Ohne Hemmungen nahm ich sofort einen Schluck und fand es total
erregend als ich mein Sperma aus den Kaffee herausschmeckte.“: Schmeckt echt
lecker!“ Meinte ich zu Annette und gab ihr die Tasse. Auch sie nahm ohne zu zögern
einen tiefen Schluck und das es Annette schmeckte konnte man ihr ansehen. “: So
möchte ich den Kaffee öfters zum Frühstück haben!“ Meinte Annette grinsend, während
ich den Rest austrank.“: Was würdest du davon halten, wenn sich mein Schwanz und
deine Muschi sich miteinander treffen? Mein Riemen hat auf jeden Fall totale
Sehnsucht nach ihr!“ Sagte ich zu Annette, die auch sofort nach meinen Schwanz
griff.“: Mein Pfläumchen juckt auch schon ganz verrückt und kann es kaum
erwarten wieder einmal richtig durchgenommen zu werden!“ Wie zur Bestätigung
ihrer Worte hielt mir Annette ihren Finger vor die Nase, der verführerisch feucht
glänzte. Keine frage das ich dieses köstliches Angebot sofort war nahm und ihn
sauber leckte, während ich versuchte meinen Schwanz in sie einzuführen.“:
Warte!“ Sagte sie und drehte sich um. Während Annette auf den Küchentisch
abstützte, reckte sie mir ihren geilen Hintern entgegen.“: Nimm mich von hinten!
Und wenn du willst kannst du gerne beide Löcher benutzen!“ Meinte Annette lächelnd,
während ich hinter ihr trat und meine Eichel an ihr herrliches Loch ansetzte.“:
Stoss fest zu! Ich will deine Eier bei jedem Stoss spüren!“ Keuchte Annette erregt,

während ich ihr mein Glied reinrammte. Mit schnellen harten Stößen begann ich
meine Angebetete zu nageln die auch sofort jeden Stoss mit lauten stöhnen
quittierte. Mit den Fingern verteilte ich ihren Muschisaft auf die Rosette, dann
stieß ich langsam einen Finger rein.“: Nimm den Finger weg und Stoss deinen
Schwanz rein, du Hengst!“ Schrie Annette außer sich vor Geilheit. Ich zog nun
meinen Schwanz aus Annettes Muschi und stopfte ihn statt dessen in ihren Hintern,
dann begann ich Annette mit der gleichen Härte in ihren Arsch zu ficken wie vorher
in ihrer Muschi. Ich vergaß dabei aber nicht Annettes Brüste zu behandeln die
beiden jeden Stoss, wild hin und herwogen. Zwischen Annettes Beinen floß nur so ihr
Saft heraus als ich meinen Schwanz mal wieder in ihrer Muschi plazierte.
Genüßlich begann ich mich in ihren wirklich nassen Loch zu bewegen, während sich
Annette den nächsten Orgasmus näherte. Als es Annette kam, zog ich meinen Schwanz raus
und begann sie statt dessen zu lecken. Innerhalb von Sekundenbruchteilen war
mein Gesicht mit ihren geilen Sekreten verschmiert und gierig schlürfte ich
alles auf was aus ihrer Muschi quoll und dann passierte das, was ich gestern zum
ersten mal erleben durfte, Annette fing beim Orgasmus an zu pinkeln. Ich hörte nun
auf zu lecken und ließ den dünnen Strahl über mein Gesicht laufen, dann machte
ich mich daran meine Prinzessin weiter zu lecken.“: Fick mich weiter!“ Keuchte
Annette plötzlich und sofort erhob ich mich und stieß meinen Schwanz in ihren
Hintern. Begeistert nahm Annette meinen Rhythmus auf und stieß mir ihren Hintern
entgegen, als ich merkte das ich kurz vor den Spritzen war zog ich meinen
Schwanz aus Annettes Darm und fickte sie statt dessen in ihrer Muschi weiter.
Keuchend begann ich dann meinen Saft in Annettes spasmisch zuckende Lustgrotte zu
spritzen. Als ich den letzten Tropfen abgeschossen hatte, sagte ich zu Annette.“:
Wenn ich meinen Schwanz rausziehe halte bitte deine Muschi dicht! Ich will dich
sauberlecken und ich will nicht, daß aber auch nur ein Tropfen verschwendet
wird!“ Da Annette meiner Meinung war, kniff sie sich ihre Muschi zu und öffnete sie
erst wieder, als ich mit meinem Mund direkt unter ihren Fötzchen befand. Mit den
Fingern zog Annette ihre Schamlippen auseinander und langsam und träge lief mein
Sperma gemischt mit Annettes Liebessaft in meinen Mund. Dann fing Annette an zu
pressen und ein wahrer Schwall an Samen lief in meinen Mund, die erste Ladung
schluckte ich herunter. Als dann der zweite und dritte Schub kam sammelte ich es
in meinen Mund, denn ich wollte, daß Annette nicht zu kurz kam. Als ich nun
zwischen Annettes Beinen hervorkam, mußte ich meinen Mund offen lassen soviel

befand sich daran. Annette lächelte erfreut, als sie sah was für eine schöne
Überraschung ich für sie hatte. Ich beugte mich mit dem Kopf über Annette und ließ
den Saft direkt in den Mund meiner süßen Genießerin laufen. Als die letzten
Tropfen in ihren Mund geflossen war, schluckte Annette alles herunter, dann küßten
wir uns hemmungslos. Nachdem wir uns schwertatmend voneinander gelöst hatten,
mußten wir beiden lachen als wir unsere Samen verschmierten Gesichter sahen.“:
Was hältst du davon, wenn wir beiden in Schlafzimmer gehen!“ Schlug Annette vor und
als sie mit wippenden auf den Weg machte, folgte ich ihr mit nicht weniger
wippenden Schwanz. Wir beiden machten es uns auf den riesigen Bett bequem und
ich machte mich daran die Maus meiner aus zu lecken. Ich war gerade dabei Annettes
Kitzler mit meiner Zunge zu bearbeiten als sie mir plötzlich einen Finger in den
Hintern bohrte. Wie auch gestern gefiel es mir ausgesprochen gut auf solcher Art
behandelt zu werden und dankte es Annette indem ich meine Zunge noch schneller über
ihren Kitzler gleiten ließ. Es dauerte nicht lange und ein wahrer Schwall an
besten Muschisaftes lief in meinen Mund, gierig fuhr ich immer wieder in diese
Göttliche Schnecke. Plötzlich und total überraschend entzog mir Annette ihre
Muschi.“: Weißt du was ich gerne machen würde, Peter?“ Fragte sie mich und als
ich verneinend mit den Kopf schüttelte, sprach Annette weiter.“: Es ist mir nicht
entgangen das es dir genauso gut gefällt wie mir in den Hintern gefickt zu
werden! Was würdest du davon halten, wenn ich dich mit einen Dildo verwöhnen
würde?“ Überrascht über ihre Frage, blickte ich Annette an und merkte dabei das ich
rot wurde. Es war mir echt peinlich das Annette bemerkt hatte das es mir gefiel,
wenn sie meinen Darm verwöhnte. Auf der einen Art wollte ich es vor allem schon
wegen Annette, auf der anderen Art hatte ich auch irgendwie Angst davor so einen
Kunstpimmel in mir zu spüren. Annette die bemerkte was in mir vorging, sagte zu
mir.“: Paß auf ich zeig dir was für einen Dildo ich meine und dann kannst du
dich entscheiden!“ Dankbar atmete ich bei Annettes Worten auf. Als sie dann die
Schublade ihres Nachtschränkchen öffnete, fiel mein Blick auf eine Unmenge von
Dildos in verschiedenster Größe. Den kleinsten von allen nahm sie heraus und
dazu noch eine Tube Gleitcreme.“: Nun was hältst du davon diesen kleinen Freund
mal auszuprobieren?“ Fragte mich Annette nun und zeigte mir den Kunstpimmel, mit
den sie mich analentjungfern wollte. Es handelte sich hierbei um einen etwa
Daumendicken und 18 Zentimeter langen täuschend echt nachgemachten Schwanz der
am unteren ein Drehrad hatte. Ich sah nun Annette an und als ich ihren Blick sah,

wußte ich das ich es machen würde.“: Ja Annette, ich will es auch!“ Sagte ich nur
ein befreites Lächeln glitt über Annettes Gesicht.“: Danke Peter! Ich hab’s mir
echt gewünscht dich anal zu Entjungfern!“ Rief Annette froh und gab mir einen Kuß.
Dann wies sie mich an das ich mich aufs Bett legen sollte und mir dabei ein
Kissen unter den Hintern schieben sollte. Bereitwillig machte ich was Annette mir
sagte und wartete gespannt darauf das sie mir den Riemen reinschob. Doch als
erstes machte Annette sich daran meine Eier zu verwöhnen, während sie gleichzeitig
mit den Fingern die Gleitcreme an meiner Rosette verteilte. Als Annette mir einen
Finger in den Darm schob, stöhnte ich auf und ab diesen Moment konnte ich es
kaum noch erwarten den Gummiriemen in mir zu spüren.“: Steck ihn mir rein, Annette!
Bitte, fick mich!“ Bat ich meine Liebesgöttin, die natürlich hoch erfreut war.
Annette begann nun mit der Creme den Dildo einzuschmieren.“: So Peter, mein Schatz!
Jetzt mach schön deine Beine breit, damit ich dich endlich ficken kann!“ Sagte
Annette mit vor Erregung heiserer Stimme. Es war für mich ein absolut erregendes
Erlebnis als Annette die Eichel an meiner Rosette ansetzte und zu pressen begann.“:
Entspann sich, Peter! Bleib ganz locker! Du brauchst keine Angst zu haben, es
tut nicht weh!“ Sprach mir Annette nun zu, der natürlich nicht entgangen war, daß
ich mich ganz unbewußt verkrampft hatte. Ich versuchte nun lockerer zu werden
und Annette unternahm einen neuen Vorstoß. Diesmal gelang es ihr und die
Kunsteichel überwand meinen Schließmuskel und steckte zumindestens ein Stück in
mir.“: Das hätten wir geschafft, Peter! Und jetzt werde ich dafür sorgen das
auch der Rest in deinen Darm verschwindet! Also bist du bereit?“ Fragte mich
Annette mit einem breiten Grinsen und begann ohne eine Antwort von mir abzuwarten
den Schwanz weiter in mich hineinzudrücken. Fasziniert verfolgte ich nun wie der
Hobel immer tiefer in mich eindrang und als er ganz in mir steckte zeigte mir
Annette wofür das Drehrad war. Als sie nun langsam aufdrehte begann der Schwanz in
meinen Darm zu vibrieren und löste in mir die Geilsten Gefühle hervor, besonders
als Annette begann mich langsam zu ficken.“: Na wie ist es! Gefälltst dir?“ Fragte
mich meine Traumfrau, während sie begann den Dildo immer schneller in mir
einzuführen.“: Geil! Absolut geil!“ Keuchte ich erregt und als Annette sich auch
noch daran machte meinen Schwanz zu lutschen, war ich hin und weg. Es war
erregend den satten Ton des Gummischwanzes zu hören, wenn Annette ihn fast auf
ganzer Länge aus mir herauszog und wie er sich in ein leises Flüstern
verwandelte, wenn Annette ihn wieder versenkte. Diese geile Behandlung und das

Saugen an meinen Schwanz bewirkte, daß ich meinen Eierlikör in Annettes Mund
abschoß. Laut schmatzend saugte sie meinen Saft in sich auf, während sie mich
weiter mit dem Dildo befriedigte.“: Das war echt geil!“ Meine ich schweratmend
als Annette den Hobel aus meinen Hintern zog.“: Ich wußte doch, daß du so einen
Arschfick nicht abgeneigt bist!“ Meinte Annette, nicht ohne stolz. Da es für mich
an der Zeit war mit Hermann auszugehen gingen Annette und ich unter die Dusche,
dort machte sie dann den Vorschlag das wir doch gemeinsam mit dem Hund
rausfahren könnten. Natürlich war ich sofort Feuer und Flamme für Annettes Idee und
nachdem wir uns angezogen hatten machte ich mich daran Hermann zu holen. Im
Treppenhaus trafen wir uns dann wieder.
Wir fuhren in ein ziemlich abseits gelegenem Gebiet und mir war klar, daß Annette
mit mir im freien Ficken wollte. Nachdem wir auf einen Feldweg angehalten hatte
und ausgestiegen waren, bat mich Annette darum mich umzudrehen da sie eine
Überraschung für mich hätte. Ich drehte mich also um und versuchte nicht zu
schummeln, nach einen Augenblick meinte Annette das ich mich wieder umdrehen
könnte. Das was mich dann erwartete war echt saugeil, Annette trug einen so kurzes
Teil von Rock das man unbehindert freien Blick auf ihrer rasierten Muschi hatte
und dazu ein total durchsichtiges Top.“: Na, gefalle ich dir?“ Fragte mich meine
Maus doch tatsächlich, während mein Schwanz schmerzhaft meine Hose ausbeulte.“:
Ob du mir gefälltst? Du bist echt das Rattenschärfste was es auf dieser Welt
gibt!“ Antwortete ich spontan und rief bei Annette ein zufriedenes Grinsen hervor.
Ich wollte mich schon daran machen meine Traumfrau an Ort und Stelle zu
vernaschen, doch Annette meinte das dafür später noch Zeit genug wäre und wir jetzt
lieber mit Hermann spazierengehen sollten.“: Weißt du Peter! Ich genieße es so
Nuttenhaft vor dir in freier Natur herumzulaufen! Es macht mich echt an!“
Gestand mir Annette und da es mir auch gefiel machten wir uns auf den Weg. Wir
waren vielleicht fünf Minuten unterwegs gewesen, als Annette mich auf eine
Pferdeweide aufmerksam machte.“: Schau mal Peter! Da steht ein aufgegeilter
Hengst auf der Weide! Schau dir nur einmal diesen gigantischen Schwanz an!“ Ich
blickte nun in die Richtung die mir Annette zeigte und tatsächlich stand dort ein
Pferd mit mächtig ausgefahrenen Schwanz. Ich mußte Schlucken, als ich diesen
sicherlich über einen Meter langen Pferdepimmel sah und als ich zu Annette blickte,
konnte man deutlich erkennen das ihr der Anblick gefiel. Wir wollten gerade
näher herangehen um uns dieses mächtige Teil anzusehen, als Hermann auf den

Hengst aufmerksam wurde und sich bellend vor den Zaun aufbaute. Einen Augenblick
blieb der Hengst noch stehen doch dann drehte er sich ab und lief weg. Bedauernd
blickten wir ihn nach und konnten dabei verfolgen wie sein Schwanz immer kleiner
wurde.“: Schade! Ich hätte mir das Teil gerne näher angesehen!“ Meinte Annette und
gerade als ich ihr antworten wollten wurden ich durch Hermann gestört, der schon
wieder am kläffen war. Als wir an einer Reihe Büsche vorbeigingen sahen wir auch
den Grund, für uns vorher verdeckt befand sich eine zweite Weide auf der sich
wohl die Brünstige Stute befand, weswegen der Hengst so geil war. Grinsend sahen
wir uns an, während ich Hermann an die Leine nahm.“: Peter, ich denke ich
brauche mal wieder deinen Schwanz!“ Meinte Annette nur und da ich ihre Muschi
genauso brauchte, verschwanden wir in einen kleinen Wäldchen. Ich band Hermann
direkt neben uns an, während mir Annette die Hose herunterzog, dann stützte sie
sich an einen Baum ab und reckte mir ihren entzückenden Hintern entgegen, ohne
noch länger zu zögern stellte ich mich hinter Annette und rammte ihr meinen Schwanz
in ihr unersättliches Loch. Während ich Annette bumste zog sie sich ihr Top aus, so
das ihre dicken Euter frei schwingen konnten.“: Oh Gott, Annette mir kommt’s!“
Stöhnte ich plötzlich auf und begann mein Sperma in Annette hineinzupumpen. Während
ich weiter meinen Samen in Annette spritzte spürte ich plötzlich wie Hermann anfing
Annettes Muschi zu lecken und dabei auch meinen Schwanz ableckte. Annette schien es
wie mir zu gehen, denn sie stöhnte laut auf als die Rauhe Hundezunge durch ihre
Muschi fuhr. Da meine Maus keinerlei anstallten machte sich Hermanns Zunge zu
entziehen fickte ich sie noch einen Moment weiter. Als ich dann mein Glied
herauszog und Hermann in voller Länge durch Annettes Muschi fahren konnte, ging sie
ab wie eine Rakete. Laut stöhnend streckte sie ihre Muschi in Richtung
Hundezunge der gierig unsere Sahne aus Annettes Mäuschen leckte. Meine Prinzessin
bekam sicherlich noch zwei Orgasmen bis Hermann aufhörte zu lecken. Total aus
der Puste nahm mich Annette dann in den Arm.“: Das war das geilste was ich je mit
einen Mann erlebt habe!“ Flüsterte Annette in mein Ohr. Auch mir ging es nicht
anders, denn auch ich fand das dieses Erlebnis mit Hermann megageil war.“: Schau
nur Peter! Hermann ist immer noch scharf! Findest du nicht das wir es ihn
schulden ein wenig Druck von seinen Eiern zu nehmen?“ Fragte mich meine
Zuckerschnecke, mit einen lüsternen Grinsen. Tatsächlich, Hermann stand mit
zuckenden Schwanz vor uns und ich bekam zum ersten mal zu sehen, was für ein
mächtiges Glied mein Hund hatte. Bestimmte zwanzig Zentimeter lang war sein

ausgefahrener Fickknochen aus dem hin und wieder etwas Sperma herausspritzte.
Ich weis nicht warum, aber irgendwie hatte ich das Gefühl dieses mächtige Organ
berühren zu müssen, deshalb streckte ich jetzt langsam meine Hand nach seinen
Glied aus. Als meine Finger Hermanns Rohr umfasten liefen mir wohlige Schauer
über den Rücken. Annette hatte mich die ganze Zeit ohne auch nur ein Wort zu sagen
beobachtet.“: Sieht das geil aus! Hast du schon einmal an einen Hundeschwanz
gelutscht?“ Fragte Annette mich plötzlich.“: Nein, noch nie! Aber ich würde es
machen, wenn du es mir vormachst!“ Gab ich Annette zur Antwort, die mich bei meinen
Worten seltsam ansah.“: Du bist echt der Perverseste, der mir jemals
untergekommen ist!“ Meinte Annette und blickte mich dabei liebevoll an.“: Peter,
kannst du Hermann dazu bringen das er sich auf den Rücken legt?“ Fragte mich
Annette und da ich wußte, daß meine Traumfrau mal wieder etwas total perverses vor
hatte, brachte ich Hermann dazu sich auf den Rücken zu legen. Annette die sich
neben den Hund gesetzt hatte, nahm nun seinen Riemen in die Hand.“: Was für ein
Stück Fickfleisch!“ Flüsterte Annette und bevor ich richtig wußte was passierte
beugte sie sich vor und nahm den Schwanz in den Mund. Ohne Scheu oder auch nur
Hemmungen zu haben, versuchte Annette den ganzen Hundeschwanz in den Mund zu
nehmen. Nun bewegte sich Annettes Mund rhythmisch über Hermanns Schwanz und als
dann Flüssigkeit aus dem Mundwinkel meiner Maus lief, wußte ich das Hermann in
ihren Mund gespritzt hatte. Nun ließ Annette seinen Riemen aus ihren Mund gleiten
und blickte mich an. Im selben Moment ließ sie das Hundesperma das sie in ihren
Mund gesammelt hatte herauslaufen, so das es von ihrem Kinn auf ihre Titten
tropfte.“: Na wie ist es Peter! Wolltest dun nicht auch einmal Hermanns Schwanz
lutschen?“ Fragte mich meine Zuckerschnecke nun und ich muß gestehen das ich so
aufgegeilt war, daß ich ohne lange nachzudenken über meinen Hund beugte.
Fasziniert schaute ich mir sein mächtiges Organ an das knallrot war und von
feinen Äderchen durchzogen war.“: Nimm ihn im den Mund, Peter! Es ist echt
geil!“ Flüsterte Annette erregt und für mich gab es kein halten mehr und neugierig
fuhr ich mit meiner Zunge über den glatten Schwanz. Da es keinerlei ekelig
schmeckte wurde ich mutiger und nahm erst einmal ein kleines Stück in meinen
Mund. Erregt fuhr ich mit meiner Zunge über sein Pißloch und versuchte dann den
Schwanz genauso tief in den Mund zu bekommen wie es Annette eben geschafft hatte.
Leider gelang mir das nicht, aber gut zehn Zentimeter seines Riemens bekam ich
in meinen Mund. Geil begann ich Hermann mit meinen Mund zu befriedigen und ich

war noch nicht lange dabei, da gab Hermann mir den ersten Vorgeschmack von dem
was sich noch in seinen Eiern befand. Als der Strahl in meinen Hals spritzte
wollte ich zuerst instinktiv seinen Schwanz aus meinem Mund rausgleiten lassen,
doch dann überwand ich mich selbst und lutschte einfach weiter. Dann spritzte er
ein zweites mal ab und diesmal war es soviel, daß ich ihn aus meinem Mund
gleiten lassen mußte. Sofort machte sich Annette daran den immer noch spritzenden
Schwanz in ihren Mund zu nehmen, während ich den restlichen Samen der sich in
meinen Mund befand herunterschluckte. Es war schon komisch, aber das Sperma
eines Hundes schmeckte nicht viel anders als mein eigenes. Während Annette Hermann
fertig lutschte, präsentierte sie mir ihren geilen Arsch und ich konnte nichts
anderes machen als ihr ohne Vorwarnung meinen Schwanz in den Hintern zu stoßen.
Glücklicherweise war Annettes Rosette von ihren Geilsäften so eingeschmiert, daß
ich ohne weiteres in ihr eindringen konnte. In diesen Moment quiekte Hermann auf
und schoß sein gesamtes Sperma in den Mund meiner Prinzessin der Lust ab. Annette
hätte sicherlich weiter an seinen Schwanz gelutscht doch Hermann herhob sich und
begann sich erst einmal den Schwanz zu lecken. Durch die ganzen perversen
Aktionen war ich so aufgegeilt, daß ich leider schon nach wenigen Stößen
spritzen mußte. Schnell zog ich deshalb meinen Schwanz aus Annettes Hintern und
hielt ihn ihr vor die Nase. Ohne auch nur eine Sekunde zu zögern nahm mein
Mäuschen meinen Schwanz in den Mund und im selben Augenblick, spritzte ich auch
schon ab. Ich hatte mal wieder soviel Saft in den Eiern, daß Annette nicht alles
herunterschlucken konnte und so spritzte ich ihr den Rest ins Gesicht. Dann
beugte ich mich herunter und stieß meine Zunge in ihren Samenverschmierten Mund.
Geil antwortete mir Annette mit ihrer Zunge und gab mir soviel wie möglich von
diesen Gemisch aus Hunde und meinen Sperma ab. Als wir beiden uns dann erhoben
blickten wir uns an.“: Peter, ich habe mich echt in dich verliebt!“ sagte Annette
und drückte mich an sich. Ich wollte noch etwas sagen, wurde dann aber von
Hermann unterbrochen, der mit seiner rauhen Zunge über meinen Schwanz fuhr. Als
ich Annette darauf aufmerksam machte, wollte sie sich fast wegschmeißen vor lachen.
Da es aber doch schon ziemlich spät war und ich nach Hause mußte zog ich mich
schnell an, während Annette es vorzog nackt zurück zum Auto zu gehen. Annette sah echt
klasse aus als sie nackt neben mir in der Sonne ging, vor allem da man deutlich
überall an ihren Körper das Sperma von mir und Hermann glänzen sah. Als wir an
der Pferdeweide vorbeikamen blickten wir beiden uns nur wortlos an und wußten

das wir wieder hier herkommen würden. Als wir beim Wagen ankamen zog Annette sich
ihre alten Klamotten an und wir fuhren los.“: Sag mal Peter! Hattest du schon
vorher einmal was mit deinem Hund gehabt?“ Fragte mich Annette neugierig.“: Nein
noch nie! Wieso fragst du?“ Lautete meine Gegenfrage.“: Weil du so
selbstverständlich mit Hermann herumgespielt hast und es dir auch nichts
ausmachte als er dir in den Mund spritzte! Deshalb hatte ich gedacht, daß du
schon deine Erfahrung im Sachen Tiersex hast!“ Erklärte mir Annette wie sie ihre
Frage gemeint hatte.“: Ach, ich hatte eigentlich nur gedacht, daß wenn du an
Hermanns Schwanz Lutschen kannst, dann kann ich das auch!“ Sagte ich und stellte
nun meinerseits Fragen.“: Aber wie ist es mit dir! Mir kam es ganz ehrlich so
vor, als wenn es bei dir nicht das erste mal war das du an einen Hundeschwanz
geleckt hast! Ich möchte wetten du hast auch schon mit einen Hund gebumst!“ Annette
wurde bei meinen Worten doch tatsächlich knallrot.“: Du hast recht! Ich hatte
schon einmal vor einigen Jahren Sex mit einem Hund! Ich weiß das es pervers ist

Sex mit Tieren zu haben, aber für mich ist es ein ganz besonderer Reiz es mit
ihnen zu treiben! Als ich dann zuerst den Hengstschwanz und dann den Riemen
deines Hundes sah konnte ich nicht anders und mußte ihn haben! Du bist wirklich
der einzigste der von dieser speziellen Vorliebe von mir weiß und wenn du willst
kannst du morgen zusehen wie ich mich von Hermann ficken lasse!“ Schlug Annette zum
Schluß ihres Geständnisses vor.“: Das wäre echt der Hammer und danach werde ich
dich in deinen vollgeschleimten Loch weiterficken!“ Sagte ich grinsend zu
Annette.“: Du geiler perverser Junge! Du hast mich schon wieder geil gemacht und du
mußt mich jetzt unbedingt bumsen!“ Bei ihren Worten fuhr Annette auf einen Feldweg.
Kaum waren wir so weit gefahren, daß uns von der Straße her keiner sehen konnte
hielt sie an. Schnell stiegen wir aus und Annette zog sich sofort ihre Hose
herunter und legte sich mit weit gespreizten Beinen auf die Motorhaube.“: Komm,
mein geiler Hengst! Meine Muschi braucht mal wieder deinen Schweif!“ Stöhnte
Annette erregt, während sie sich obszön ihre Schamlippen auseinanderzog. Ohne auch
nur einen Moment zu zögern, drang ich in ihre enge Schnecke ein und begann sie
gleich hart zu nehmen.“: Härter, mein Schatz! Fick mir meine Fotze kaputt!“ Rief

Annette total aufgegeilt, während ich mein Tempo noch erhöhte.“: Ja mein Liebling!
Ich fick dich kaputt! Und heute abend will ich sehen wie du es mit dem Hengst
treibst!“ Keuchte ich geil, meine Worte gaben Annette den Rest und sie schrie wie
ich es nicht anders kannte ihre Lust heraus, während der Muschisaft nur so aus
ihr herauslief.“: Komm spritz! Spritz endlich ab! Meine Fotze braucht deinen
Saft!“ Feuerte Annette mich an und ich gab ihr was sie brauchte, in dem ich ihr
meinen Samen in die Gebärmutter spritzte.“: Oh Gott! Was das mal wieder gut!“
Keuchte Annette befriedigt auf, als ich meinen Schwanz herauszog. Sofort fuhr meine
Maus sich zwischen die Beine und steckte sich dann ihre vollgeschleimten Finger
in den Mund. Ich begann in der Zwischenzeit die vollgeschleimte Schnecke sauber
zu lecken, bis Annette meinte das wir Hermann auch noch was abgeben müßten. Als
Annette von der Motorhaube rutschte, sah man einen großen fechten Fleck. Wir beiden
gingen nun nach hinten zum Wagen und öffneten die Tür. Hermann schien so etwas
wie einen sechsten Sinn zu haben, denn kaum war die Tür offen da machte er sich
daran an Annettes Muschi zu lecken. Ich fand den Anblick den Annette mir bot, mal
wieder göttlich, mit weit gespreizten Beinen stand sie vor meinen Hund und ließ
sich das Fötzchen lecken. Da es uns aber doch ein wenig zu gefährlich wurde,
unterbrach Annette Hermanns geile Leckerei und richtete sich statt dessen soweit
wieder her, daß nicht jeder sofort sah, daß sie gerade gebumst wurde. Nachdem
wir eingestiegen waren fuhren wir los. Unterwegs schlug Annette vor das wir beiden
nach dem Abendbrot noch einmal zu dem Hengst fahren könnten.“: Ich will diesen
fantastischen Schwanz einmal in der Hand halten und sehen wie so ein
Hengstriemen abspritzt!“ Meinte Annette und deutlich konnte ich bei ihren Worten
heraushören wie sehr der Gedanke meine Maus erregte. Deshalb wollten wir nach
dem Abendbrot uns treffen und dorthin fahren. Damit niemand etwas mitbekam,
wollte mich Annette ein paar Straßen entfernt abholen. Nachdem wir das geklärt
hatten, kamen wir auch schon Zuhause an. Damit wir beiden nicht gesehen wurden,
ließ meine Prinzessin der geilen Lüste mich in einer Seitenstraße aussteigen.
Als Hermann und ich die Wohnung betraten war meine Mutter nicht da und ich
nutzte die Möglichkeit um zu Duschen. Nachdem ich fertig war und mich angezogen
hatte kam auch meine Mutter nach Hause. Wir beiden begrüßten uns mit Küßchen und
erzählten uns gegenseitig wie der Tag verlaufen war. Da ich ihr ziemlich
schlecht erzählen konnte, was Annette und ich getrieben hatten belog ich meine
Mutter. Ich muß gestehen, daß ich ein extrem schlechtes Gewissen hatte als ich

sie anlog, denn das hatte ich vorher nicht nötig gehabt, da wir beiden ein sehr
vertrauensvolles Verhältnis miteinander hatten. Nachdem wir dann zu Abend
gegessen hatte, sagte ich zu meiner Mutter das ich noch zum Baggersee wollte.“:
Das mach mal, mein Schatz! Ich werde es mir in der Zwischenzeit hier bequem
machen!“ Sagte meine Mama lächelnd. Ich gab meiner Mutter noch einen Kuß und
verließ dann die Wohnung, um zum verabredeten Treffpunkt zu gehen. Annette mußte
gesehen haben das ich das Haus verlassen hatte, denn ich war noch keine Minute
da, da kam auch schon Annette. Schnell stieg ich ein und als ich mich angeschnallt
hatte fuhr Annette los.“: Mann bin ich aufgeregt! Ich kann es kaum glauben, daß wir
es gleich mit einem Pferd treiben werden!“ Meinte Annette, mit vor Erregung
vibrierenden Stimme. Aber auch mir erging es nicht anders, was meine gewaltige
Beule in der Hose auch bewies. Als wir endlich ankamen, holte meine Mäuschen
noch eine Kamera vom Rücksitz des Wagens.“: Ich möchte, daß du mich dabei
filmst, wenn ich den Hengst einen Blase! Denn schließlich will ich es mit
eigenen Augen sehen, wie ich einem Pferd den Saft aus den Eiern geholt habe! Und
du wirst die ganze Sache filmen!“ Erklärte mir Annette, als sie meinen verwunderten
Blick sah. Ich muß gestehen, daß ich ein wenig enttäuscht war, denn zu gerne
hätte ich gemeinsam mit Annette dem Pferd einen heruntergeholt. Aber der Gedanke,
daß ich meiner Freundin gleich bei diesem absolut verbotenen Tun filmen konnte,

entschädigte mich ein klein wenig. Schnell gingen wir nun zur Pferdeweide und
mußten zu unserer Enttäuschung feststellen das unser Hengst ohne steifen Prügel
dastand.“: So ein Mist aber auch! Wahrscheinlich hat sich der Wind gedreht und
der Hengst richt nicht mehr die Lockstoffe der Brünstigen Stute! Aber egal, ich
habe mir vorgenommen heute einen Pferdeschwanz zu lutschen und ich werde es auch
machen!“ Sagte Annette fast trotzig und begann sich auszuziehen. Nachdem meine
Prinzessin nackt war, ging sie zum Zaun und versuchte den Hengst anzulocken.
Überraschend schnell kam er angetrabt und ließ sich von Annette streicheln. Ich war
in der Zwischenzeit schon fleißig am Filmen und konnte es kaum erwarten, dabei
zuzusehen wie Mensch und Tier es miteinander machten. Da das Pferd zahm war,
kletterte Annette über den Zaun und als sie vor den Hengst stand, begann der
plötzlich mit aufgeblähten Nüstern an ihrer Muschi zu schnüffeln.“: Der riecht
wie geil du bist, Annette!“ Rief ich meiner Maus zu, die sich gerade daran machte
sich unter den Bauch des Hengstes gemütlich zu machen. Als Annette unter ihn
hockte, griff sie nach dem Schwanz und begann ihn vorsichtig zu reiben. Es
dauerte nicht lange und der Pferdepimmel begann zu wachsen und erreichte
innerhalb weniger Augenblicke, wieder seine volle Länge. Die ganze Zeit verhielt
sich der Hengst absolut ruhig und war am Gras fressen, als wenn ihn die ganze
Sache nichts anginge.“: Das ist Fantastisch, Peter! Du glaubst gar nicht wie
geil sich das Anfühlt!“ Rief mir Annette zu, während sie mit beiden Händen das

Gigantische Organ wichste. Ich war in der Zwischenzeit auch über den Zaun
geklettert und als Annette nun die Eichel in Richtung ihres Mundes führte, zoomte
ich die ganze Aktion so dicht wie möglich heran. Ich hatte in meinen Leben noch
nie die Eichel eines Pferdes gesehen und war erstaunt als ich sie nun so dicht
vor mir sah. Wie ein Geschwulst sah die Eichel aus und an ihrer Unterseite trat
die etwa zwei Zentimeter lange Harnröhre heraus. Annette begann mit ihrer Zunge die
Eichel zu lecken, während sie mit beiden Händen den Schwanz wichste. Ich stellte
nun die Kamera auf den Boden und ging zu Annette, da ich es kaum erwarten konnte
endlich an diesen fetten Riemen zu reiben.“: Komm Peter, probiere mal!“ Sagte
Annette und hielt mir den Prügel entgegen. Mit beiden Händen strich ich über dieses
enorme Glied und mir lief richtig ein Schauer über den Rücken als ich den
Schwanz anfasste. Dann beugte ich mich vor und begann wie eben gerade Annette an
diesen seltsamen Geschwulst zu lecken. Ich empfand es als total erregend als
meine Zunge nun die Pinkeldrüse umschmeichelte und Annette gleichzeitig dabei war
die Unterseite des Schaftes zu lecken. Dann fiel mir ein, daß ich doch meine
Traumfrau bei der ganzen Sache filmen wollte und trennte mich deshalb mit
schweren Herzen von diesen fantastischen Glied. Als ich wieder mit den Filmen
begann, reckte Annette ihren Unterleib den Schwanz entgegen und begann dann
aufstöhnend mit ihrer Muschi an den Riemen zu reiben.“: Geil! Das ist absolut
geil!“ Stöhnte Annette immer wieder, während sie immer schneller ihre Fotze an den
Schwanz rieb. Aufstöhnend bekam sie ihren Abgang und machte sich sofort daran
den Pimmel weiter zu lutschen. Während Annette das Spritzloch des Hengstes leckte,

begann sie ihn noch schneller zu wichsen. Ich merkte wie der Hengst immer
unruhiger wurde und wollte Annette gerade eine Warnung zurufen, als das Pferd laut
anfing zu wiehern. Da schoß sein Sperma auch schon mit ungeheuren Druck aus
seiner Eichel und traf Annette voll in den Mund und dann wurde sie quasi von den
Pferdesperma überschwemmt. Dicke Spritzer trafen ihr Gesicht und ihre Haare,
während Annette immer wieder ihren Mund öffnete um noch mehr Sperma zum Schlucken
zu bekommen. Als die letzten Tropfen heraus geschossen waren, drehte der Hengst
sich plötzlich ab und lief mit einschrumpfenden Schwanz auf die andere Seite der
Weide. Ich legte die Kamera zur Seite und lief zu meiner Prinzessin, die total
vollgeschleimt auf den Boden saß.“: Du siehst so geil aus!“ Stöhnte ich und fuhr
mit meiner Hand durch ihr Gesicht.“: Fick mich! Bitte Peter, fick mich!“ Keuchte
Annette total enthemmt und spreizte bereitwillig ihre Beine. Dazu hätte sie mich
nicht auffordern brauchen, denn ich war selbst geil bis dorthinaus und konnte es
kaum erwarten meinen Schwanz in Annette zu versenken. Ich glitt also über ihr und
genoß es ihren vollgeschleimten Körper zu berühren. Ich spürte Annettes vor
Erregung zitternde Hand als sie meinen Schwanz in sich einführte und dann begann
ich sie zu Ficken. Wie ein Karnickelbock rammte ich meinen Schwanz in sie rein,
während ich gleichzeitig meine Zunge durch Annettes Sperma verschmierten Mund
gleiten ließ. Leider war ich durch die ganze zuguckerei dermaßen aufgegeilt, daß
ich schon nach wenigen Stößen meinen Saft in Annette spritzte. Erschöpft lagen wir
beiden dann für die nächsten Minuten eng umschlungen im Gras und genossen die
Nachwehen nach die absolut perversen Erlebnis.“: Es ist schon erstaunlich Peter!
Wir beiden haben erst seit gestern sexuellen Kontakt und trotzdem habe ich in
der kurzen Zeit mehr perverse Sachen mit dir durchlebt, wie mit allen anderen
Männern zusammen! Ich denke wir beiden sind wirklich füreinander geschaffen!“
Bei ihren Worten blickte Annette tief in meine Augen und spontan zog ich meine Fee
zu mir heran und begann sie zärtlich zu küssen.“: Wir beiden, werden auch immer
zusammenbleiben!“ Flüsterte ich verliebt in Annettes Ohr und drückte sie noch ein
wenig mehr an mich. Wir lagen sicherlich über zehn Minuten lang im Gras, bis
Annette meinte das wir nach Hause fahren sollten.“: Ich hätte Bock darauf noch
einmal im Bett mit dir zu bumsen, mein Schatz!“ Als sie sich erhob, klebte
überall an ihren Körper Gras und Erde und zeigte dadurch mehr wie deutlich, von
wieviel Sperma Annette getroffen wurden war.“: Du siehst niedlich aus, so
vollgekleistert!“ Meinte ich lachend zu Annette.“: Ich fühl mich so zugekleistert

auch absolut wohl, mein Schatz!“ Konterte meine Prinzessin schlagfertig. Nachdem
wir unsere Klamotten und die Kamera aufgesammelt hatten, machten wir uns nackt
wie wir waren auf den Rückweg zum Auto. Glücklicherweise war Annette so schlau
gewesen und hatte ausreichend Feuchtigkeitstücher mitgenommen, mit denen wir uns
notgedrungen säuberten. Nachdem wir uns so halbwegs gereinigt hatten, zogen wir
uns an und stiegen ins Auto. Auf den Weg nach Hause verabredeten dann Annette und
ich, daß ich morgen abend den Hengst einen runterholen sollte, während mein
Schatz alles filmen wollte. Wie vorhin stieg ich kurz vor unseren Zuhause aus
und Annette fuhr weiter. Ich ging die restlichen Weg dann zu Fuß nach Hause und
fühlte mich dabei ausgesprochen wohl das meine Klamotten wegen des vielen
Spermas überall an meinen Körper klebte

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Anal BDSM Erstes Mal

Der Schulfreund

Ich hörte schon beim Öffnen der Wohnungstür Clarissas helles, fröhliches
Lachen. Offensichtlich hatte sie Besuch, denn in ihre Heiterkeit
mischte sich eine Männerstimme. Eigentlich hatte ich mir einen ruhigen,
entspannenden Feierabend gewünscht, aber es sollte alles ganz anders
kommen. “Schatz – bist du da ?”, rief Clarissa und lief mir mit einem
Sektglas in der Hand entgegen. “Ich möchte dir gerne jemanden
vorstellen – das ist Alex, ein alter Schulfreund von mir. Alex – das ist
Sascha, mein Freund”. Ich erinnerte mich, daß Clarissa diesen Alex schon oft
erwähnt hatte. In der Schule waren sie die dicksten Freunde gewesen,
später gab es auch eine kurze Liebelei zwischen den beiden, die aber
nicht sehr lange anhielt, da Alex angeblich bisexuell war und Clarissa mit
diesem Umstand nicht klarkam. Später ging Alex dann beruflich nach USA.
Hin und wieder schrieb er Clarissa mal eine Ansichtkarte von seinen
weltweiten Geschäftsreisen.

Er war ein gepflegter, mir gegenüber jedoch etwas zurückhaltender Mann
um die Mitte 30. Höflich stellte er sich vor, während Clarissa uns beide
vor sich her ins Wohnzimmer schob und mir ebenfalls ein Glas Sekt in
die Hand drückte. Ich nahm auf dem Fernsehsessel Platz, Alex setzte sich
auf die Couch. Clarissa schlich sich von hinten an mich heran, schlang
ihre Arme um mich und drückte mir von der Seite einen heißen, innigen
Begrüßungskuss auf den Mund. Dann tänzelte sie um den Couchtisch herum,
ließ sich neben Alex auf die Couch fallen und rutsche eng an ihn heran.
Sie war von Alexs Besuch offensichtlich ebenfalls überrascht worden,
denn sie trug ihren üblichen Freizeitlook, das enge, schwarze
Stretchkleid, das ich so sehr mochte, und außerdem war sie wie üblich
barfuß. Sie liebte es, auch mal ein Gläschen Sekt zuviel zu trinken,
was schon manchem Tag einen amüsanten Abschluß beschert hatte. Sie
hatte Alex bereits kurzerhand im Gästezimmer einquartiert, jedenfalls
entschuldigte es sich nach kurzer Zeit, um sich frisch machen zu können
und etwas bequemeres für den Abend anzuziehen.

Meine Maus nutze unser Alleinsein umgehend und tänzelte zu mir rüber.
Sie setzte sich breitbeinig auf meinen Schoß und schob mir ihre Zunge
zwischen die Lippen. Dann zog sie, auch das ein zwischen uns übliches
Begrüßungsritual, das trägerlose Strechkleid etwas nach unten. Sie
traug zu Hause niemals einen BH, und so reckte sie mir ihre festen,
runden Traumbrüste mit beiden Händen entgegen. Ich sah etwas irritiert
auf die Tür zum Gästezimmer, aber sie meinte, Alex wäre wohl ein paar
Minuten beschäftigt. So tat ich das, was ich immer mit Genuß machte und
vernaschte erst mal ihre herrlichen Nippel.

Clarissa war gerade vor mir niedergeniet und hatte mir die Hose geöffnet,
als Alex hineinkam und sich wortlos auf der Couch niederließ. Ich wollte
unser Spiel beenden, doch Clarissa sah zuerst zu Alex rüber, dann an mir
hoch, dann zog sie meine Shorts ein Stück herunter, nahm meinen
halbharten Zauberstab heraus und fing ihn sanft an zu wichsen. Bevor
sie weitermachte, half sie mir rasch aus der Hose, zog mich an der Hand
hinter sich nach zur Couch und schubste mich darauf. Dann huschte sie
auf die andere Seite des Tisches, Alex und mir gegenüber. Sie stellte
einen ihrer bildhübschen, nackten Füße mit den rosa lackierten Näglen
auf den Tisch, nippte wieder kurz an ihrem Sektglas, schob das schwarze
Kleid bis zum Bauch hoch und streifte langsam und genüßlich ihren
weißen String ab. Dann stellte sie sich vor uns, präsentierte kurz ihre
süße Muschi mit dem schmalen Streifen kurzer, schwarzer Haare, drehte
sich plötzlich um und gab sich selbst einen Klaps auf den Po. Sie kam
auf meine Seite des Tisches, kniete auf den Boden und begann wieder,
meinen inzwischen knochenharten Schwanz zu wichsen. Dabei lächelte sie
mich erwartungsvoll an. Ich schielte zu Alex rüber, der inzwischen seine
Jogginghose heruntergezogen hatte und, ohne einen Blick von Clarissa und
mir zu nehmen seinen Schwanz in seinen beiden Händen hin und her
gleiten zu lassen.

“Na Schatz”, – hauchte Clarissa, “möchtest du einen geblasen bekommen ?”.
Ich nickte. “Dann laß Alex das bitte machen, du weist, er steht auf
Kerle, und ich würde euch beiden sooooo gerne einmal dabei zuschauen”.
Ich war wie geschockt und schüttelte entschlossen den Kopf. Clarissa
bettelte, flehte mich an, ich blieb abwehrend, meine Erektion hatte
sich in Luft aufgelöst. Doch Clarissa hatte noch einen letzten Trumpf im
Ärmel. “Und wenn ich dir danach deinen größten Wunsch erfülle ?” Ich
stutzte “Meinen größten Wunsch – etwa den Wunsch ?”. “Ja mein Schatz,
deinen größten, bisher unerfüllten Wunsch gegen meinen spontanen
Wunsch, euch zuzuschauen”.

Ich wußte, daß es mich sehr viel Überwindung kosten würde, aber den
Gedanken an den “Nachtisch” ließ mich alles vergessen . Ich nickte und
zog mein Poloshirt aus. Dann streifte ich Clarissas Kleid ab “Als
Appetittanreger”, grinste ich ihr zu. Ich ging auf die andere Seite, wo
sich Alex zwischenzeitlich auch ganz ausgezogen hatte, kniete auf die
Couch und hielt ihm meine Männlichkeit hin. Er zögerte keinen
Augenblick, ging vor mir auf alle Viere, wichste ein paar Sekunden
meinen Penis und nahm ihn dann langsam in den Mund. Ich fühlte mich
durch und durch unbehaglich, auch wenn Clarissa durch allerlei erotische
Posen ihr bestes gab, mir die Situation zu verschönern. Alex ließ sich
keinen Augenblick stören und drückte sich meinen Steifen immer wieder
bis zum Anschlag in den Hals. Um wieviel lieber hätte ich das Ganze mit
Clarissa durchgezogen. Nach einigen Minuten wollte ich das Spiel beenden
und zu Clarissa rüberwechseln, doch meine Maus blieb hart: “Bis zum Ende,
mein Schatz, sonst wird’s nichts mit der Belohnung”. “Tut mir leid,
aber ich brings nicht so, kannst du nicht etwas mithelfen, Mausi ?”.
“Ok” meinte sie und schlüpte auf dem Rücken liegend von hinten unter
Alex, und zwar so weit, daß meine dicken Kugeln direkt über ihrem Mund
hingen. Dann tat ihre Zunge das übrige, und Alex setzte sein Blaskonzert
bei mir fort.

Jetzt hab ich dich, dachte ich, will mal sehen, ob du wirklich bi oder
nur schwul bist. “Alex, meine Maus braucht auch etwas Hartes, du darfst
sie gerne mal ficken”, raunte ich ihm mit einem innerlichen Grinsen zu.
Zu meiner Überraschung erhob Alex sich, wichste seinen Schwanz kurz an,
setzte ihn Clarissa an die Muschilippen und schob in langsam in sie
hinein. Seinem Gesichtsausdruck nach schien es zwar nicht seine
bevorzugte Sexualpraktik zu sein, aber er begann doch, meine Maus
langsam zu ficken. Gleichzeitig beugte er sich wieder zu mir nach
vorne, nahm meinen nun stahlharten Prügel wieder in den Mund und saugte
und lutschte mit immer schnelleren Bewegungen. Da ich nun nichts mehr
tun konnte, um mich aus dieser Situation zu befreien, ließ ich den
Dingen ihren Lauf. Ich wehrte mich zwar gegen den Gedanken, mußte aber
heimlich zugeben, noch nie in meinem Leben so gut einen geblasen
bekommen zu haben. “Vorsicht, mir kommts” warnte ich noch, als ich
spürte, wie mir der Saft hochstieg. Alex und Clarissa schienen es gar
nicht zu hören und lutschten noch intensiver an mir. Schließlich
spritzte ich mit so einer Power in Alexs Mund ab, daß ich glaubte, er
müsste daran ersticken. Er schien sich gar nicht darum zu kümmern,
lutschte einfach weiter, und als er eine halbe Minute später meinen
Schwanz aus seinem Mund entließ, war dieser blitzblank geleckt.

Ich wollte nun so schnell wie möglich wieder “hetero” werden und sagte
zu Clarissa “Wird Zeit, daß deine arme Muschi mal ordentlich bearbeitet
wird.” Alex schien über meine Ablösung froh zu sein, zog seinen Harten
aus Clarissas Spalte und setzte sich an die Stelle der Couch, wo ich noch
eben gekniet hatte. Clarissa hielt ihre Beine angewinkelt und wartete mit
weit offener Muschi meine Ankunft. Obwohl schon halb weich, hatte ich
keine Mühe, meinen Penis in Clarissas nasser Scheide zu plazieren. Sie
legte wie immer ihre wunderschönen Beine über meinen Rücken und ich
begann ohne Zögern sie langsam und zärtlich zu ficken. Schon nach einer
halben Minute hatte ich meine volle Härte wieder erreicht und genoss
den Fick in vollen Zügen. Clarissa kümmerte sich inzwischen noch um Alex
und wichste mit der rechten Hand behutsam seine Stange. Nach wenigen
Minuten explodierte meine kleine Maus in einem wahren Mammutorgasmus
unter mir, trommelte mit ihren zierlichen Füßen auf meinen Rücken und
wand sich in Exstase hin und her.

Als ihr Höhepunkt abgeklungen war, sagte sie “wartet mal einen Moment”,
wand sich unter mir hervor, stand auf und verschwand im Badezimmer. Als
sie nach wenigen Augenblicken wieder herauskam, hielt sie etwas in der
Hand, ohne daß ich erkannte, was es war. Dann kniete sie auf die Couch
zwischen Alex und mir, streckte mir ihren Knackpo entgegen und sagte
“Nun wird es Zeit für deinen größten Wunsch, du hast es dir ehrlich
verdient.” Mit diesen Worten reichte sie mir die Tube Gleitmittel, die
sie aus dem Bad mitgebracht hatte. “Willst du das wirklich ?” fragte
ich. Ich hätte aus Rücksicht auf sie darauf verzichtet. “Du willst es
schon lange, ich will es jetzt unbedingt auch, jetzt mach keine
unnötigen Worte, sondern mach endlich – fick mich in meinen Po – bitte
!” Dann beugte sie sich zu Alex runter und begann, seine Eichel mit
ihrer Zunge zu umspielen. Dadurch reckte sie mir ihren Po noch
erwartungsvoller entgegen. Ich beugte mich, und begann ihre schöne
kleine Rosette mit meiner Zunge zu verwöhnen. Das hatte sie schon immer
gerne gemocht, wenn auch nie mehr daraus wurde. Schließlich richtete
ich mich wieder auf , führte meine Eichel zwischen ihre nassen
Schamlippen und schob ihr meinen Schwanz wieder langsam in ihre Scheide
hinein. Gleichzeitig öffnete ich die Geltube und verteilte zwei
Fingespitzen der glitschigen Masse rund um ihren After. Dann führte ich
ihr behutsam einen Finger ein, wartete einige Augenblicke, bis sie sich
entspannt hatte, und begann sie mit dem Finger langsam vorzuficken.

Sobald es ihre Entspannung zuließ, nahm ich einen zweiten Finger hinzu,
um das Spiel fortzuführen. Nach einigen Minuten war sie so locker und
unverkrampft, als hätten wir noch nie etwas anderes gemacht. Ich zog
meine Finger langsam zurück und brachte noch einmal etwas von dem
duftenden Gel auf ihrem Po auf. Ich zog meinen Schwanz langsam aus
ihrer Muschi und setzte die Eichel behutsam in ihrem After an. Doch
bevor ich überhaupt noch etwas weiteres tun konnte, drückte Clarissa mit
langsam ihren Po entgegen, ich brauchte nur noch stillzuhalten und
konnte zu meiner Freude zusehen, wie mein harter Schwanz Millimeter für
Millimeter in ihrem Po-Loch verschwand. Ich hielt auch nach der
geglückten Vereinigung still, und nach einer halben Minute begann
Clarissa mit sanften Fickbewegungen. Diese irren Gefühle übertrafen meine
ganzen Phantasien um ein Vielfaches.

Zweimal unterbrachen wir unsere Bewegungen noch. Das erste Mal, als Alex,
den ich schon gar nicht mehr wahrgenommen hatte, soweit war und in
Clarissas Mund zu seinem verdienten Höhepunkt kam, das zweite Mal, als
Clarissa ihren zweiten, wahnsinnigen Orgasmus hatte, und das rhytmische
Zusammenziehen ihrer süßen Po-Rosette für einige Augenblicke keine
Bewegungen zuließen. Dann aber begann sie wieder meinen Schwanz mit
ihrem Po zu bearbeiten, so daß ich nur noch einige Augenblicke
glücklich weitergenießen konnte, bis ich mich in einer wahren Explosion
in ihr entlud. Als wir fünf Minuten später zu dritt unter der Dusche
standen, lud uns Alex für nächstes Jahr zu sich in die Vereinigten
Staaten ein. Herzlich schmunzelnd nahm auch ich die Einladung an.

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Barbara S. – oder Irren ist männlich

Die Geschichte hat sich tatsächlich so zugetragen. Im Lauf der Jahre habe ich aber vielleicht das eine oder andere Detail vergessen oder abgeändert gesc***dert.

Prolog

Da sassen wir also, etwa 200 Frauen und Männer versammelt in der grossen Aula, alle vertieft in die Prüfungsbögen. Ich hatte mich gut vorbereitet, war bereits einige Minuten vor der Zeit fertig und sah mich etwas um. Mein Blick fiel auf eine Frau, die zwei oder drei Reihen seitlich vor mir sass. Irgendwie fand ich sie sehr anziehend, auch wenn sie keine Karriere als Pin-up-Girl gemacht hätte. Ungefähr 1.63 m gross, kurzgeschnittene rötliche Haare, etwas breite Backenknochen, wenig Busen (geschätzte B-Cups), breites Becken. Sie trug unauffällige, fast konservative aber schicke Kleider und während der Pause sahen wir uns das erste Mal an. Grün-graue Augen, wow!

Ich stellte mich vor und fragte, in welchem Jahr sie denn sei (Nachdiplomstudium).

„Ich bin Barbara und im zweiten Jahr, habe also Heute die Schlussprüfungen. Anschliessend werde ich noch das Zusatzfach ‚Rechnungswesen‘ belegen.“

„Darf ich Dich nach dem zweiten Prüfungsteil auf einen Kaffee einladen?“

In den nächsten paar Wochen Monate gingen wir zusammen essen, machten lange Spaziergänge und unterhielten uns über tausend Dinge. Barbara war sozusagen meine BK (beste Kollegin) geworden, aber sexuell fühlte ich mich nicht besonders von ihr angezogen. Sie übernachtete sogar einmal bei mir, auch da kam es nicht zu Intimitäten.

Nach dem Umzug

Ein paar Monate später half sie mir beim Umzug. Es war schon spät, als wir mit dem Lieferwagen an meinem neuen Wohnort angekommen und das Nötigste ausgepackt hatten. Eine Dusche und ab ins Bett, wo Barbara schon frisch geschrubbt unter der Decke lag. Ich nahm sie kurz in den Arm, drückte ihr einen Kuss auf die Wange und bedankte mich für ihre grosse Hilfe. Sie griff ohne Vorwarnung in meine Boxershorts und flüsterte: „Du musst mich jetzt bumsen!“

Ich war völlig überrascht: Das war eine ganz andere Barbara, die ich nicht zu kennen schien. Sie fiel regelrecht über mich her, hatte nach wenigen Sekunden meinen Schwanz mit Händen und Mund auf volle Härte gebracht und ein kurzer Test meinerseits ergab, dass sie nicht nur feucht, sondern NASS war. Ohne viele weitere Vorspiele nahm ich sie und steckte ihr mein Teil tief in die Lusthöhle. Sie bettelte richtiggehend, es ihr tief und fest zu besorgen.

„FICK MICH, ich bin so geil auf Dich!“, stöhnte sie immer wieder und zog ihre Schenkel mit beiden Händen an ihren Unterleib damit ich noch tiefer in ihre Muschi stossen konnte. Es dauerte nur wenige Minuten, bis sie zu ihrem ersten Höhepunkt kam, die Augen verdrehte und meinen Hintern mit beiden Händen packte, um mich so tief wie möglich in sich hineinzupressen. Ich konnte ihre zuckenden Scheidenmuskeln spüren und gab noch ein paar Stösse obendrauf.
Bei einem der folgenden unzähligen Stellungswechsel fragte ich, ob sie sich denn in den letzten Wochen schon einmal vorgestellt habe, sich von mir bumsen zu lassen.

„Oh ja, aber hinten rein!“

„Du magst Anal?“

„Ich LIEBE es, nichts macht mir geiler, als einen harten, dicken Schwanz im Arsch zu spüren.“

Ich weiss nicht mehr, wie lange wir in dieser Nacht gefickt haben, aber es schien ewig zu dauern und ich hatte noch immer nicht gespritzt.

„Weisst Du, es ist etwas seltsam. Immer wenn ich das erste Mal mit einer Frau zusammen bin, habe ich ein wenig Mühe selber zu kommen.“

„Du schaust eben zu fest darauf, es Deiner Partnerin gut zu besorgen“, lächelte sie. „Lass mich nur machen.“

Barbara schwang sich noch einmal im Reitersitz auf mich und wollte, dass ich es einfach geniesse. Sie knetete ihre kleinen festen Brüste, rieb sich den Venushügel und den Kitzler und stöhnte ständig laut, „ist das geil, ich spüre Deinen Harten tief in mir. Wenn Du mir Dein heisses Sperma rein spritzt, komme ich auch noch einmal.“

Ich hatte – trotz vielen Erfahrungen – noch nie eine Frau erlebt, die ihre Gelüste so hemmungslos zeigte und artikulierte. Es machte mich unglaublich geil, die Kleine auf mir reiten, stöhnen und sich fingern zu sehen, dass ich schliesslich zu einem wilden, heftigen Orgasmus kam. Ihre Fotzenmuskeln schienen meinen zuckenden Schwengel förmlich zu massieren, bis der letzte Tropfen raus war.

Im Bad

Eine Woche später kam Barbara zu Besuch. Ich bot ihr an, sich mit einem Schaumbad von der Anfahrt zu entspannen.

„Du musst aber auch mit in die Wanne“, schmunzelte sie. „Und entspannen will ich mich auch noch auf andere Weise.“

Das Wasser war heiss und wir zwei auch. Seit unserer ersten Nacht war ich wie verwandelt, ständig dachte ich an Sex mit dieser Frau, die ich so lange einfach als gute Kollegin – sicher nicht als Sexbombe – betrachtet hatte. Sie legte sich in die Wanne und begann an sich herumzuspielen. Zuerst massierte sie ausgiebig ihre Brüste bis die Warzen gross und steif waren. Dann fuhr sie mit einer Hand an ihren getrimmte Möse und spielte am Kitzler herum.

„Ich finde es scharf, vor einem Mann zu masturbieren. Schau mir zu, wie ich es mir mache.“

Barbara war von der schnellen Sorte. Sie benötigte nicht viel Zeit, um sich einen ersten Höhepunkt zu verschaffen. Das Gesicht lustvoll verzogen stöhnte sie, zwei Finger tief in der klitschnassen Spalte.

„Zeig mir Deinen harten Fickschwanz, wichs ihn für mich“, keuchte sie während ihrem Orgasmus.

Ich rückte etwas näher heran, so dass sie meine rotglühende Eichel direkt vor dem Gesicht hatte. Meine Eier waren prallgefüllt und sie fing an, meinen Hodensack zu kneten. Dann fuhr sie mit einem Finger in meine Arschritze und ich spürte, wie langsam ein Finger in meinen Anus eindrang. Ein geiles Gefühl! Eigentlich hoffte ich, dass sie mir nun den Schwengel lutschen würde, doch da lag ich falsch.

„Ich will Dir jetzt nur beim wichsen zusehen. Los, mach’s Dir wie wenn Du allein bist“, feuerte sie mich an.

„Wohin soll ich spritzen“, ächzte ich, denn ich konnte die Explosion kaum mehr zurückhalten.

„Mitten ins Gesicht. Die ganze Landung, ich will sehen, wie es herausschiesst“, brüllte Barbara. „Los, her mit der heissen Sosse, besame mein Gesicht.“

Ich fand es einmal mehr unglaublich, wie diese Frau ihre Wünsche offen äusserte und schoss eine enorme Ladung mitten in ihr Gesicht. Sie hatte den Mund geöffnet und bekam auch noch einiges zu Schlucken.

„Mhm, schmeckt gut, Deine Ficksosse. Freue mich schon drauf, Dir einmal alles herauszusaugen.“

Nach dem Abtrocknen stellte sich Barbara aufreizend an die Fensterbank, bückte sich und streckte mir ihren Hintern entgegen. Mein Schwanz war immer noch halb steif und ich klatsche ihr damit ein paar Mal auf die Arschbacken.

„Kannst Du gleich noch mal“, fragte sie mit einem Blick über die Schulter. „Dann nimm mich im Stehen.“

Ich griff zwischen ihre Beine und steckte ihr zuerst einmal zwei Finger tief in die Möse. Sie zuckte und keuchte schon wieder vor Lust, was mir augenblicklich eine erneute Erektion verschaffte.

„Spreiz Deine Beine etwas weiter, dann bekommst Du es.“

Barbara ging noch etwas in die Knie und stöhnte laut auf, als ich ihr meinen Prügel von hinten reinjagte. Sie stöhnte laut auf: „Ja, FICK Deine Stute, Du geiler Hengst.“

So wild hatte ich wohl noch nie gebumst – sonst versuchte ich eher auf die Bedürfnisse der Frauen einzugehen. Aber nun rammelte ich wie ein Berserker, ohne Rücksicht auf Verluste. Ich packt sie an ihren kleinen, hin und her hüpfenden Titten, knetete sie fest. Dann erinnerte ich mich an ihr Geständnis aus der ersten Nacht und steckte ihr ohne Vorwarnung einen Finger tief in den Anus.

„Ja, geil, besorg es mir wie Du willst. Mach mich fertig, schiess mich ab!“
Sie schien ausser sich vor Lust und bockte wie ein junges Eselchen.

„Jaaaa, gleich spritze ich Dir die Fotze voll, Du geiles Stück“, schrie ich sie an. „Da hast Du meine Sahne.“

Mit letzter Kraft rammte ich meine zuckende Latte noch zwei, dreimal tief in die geile Spalte und befahl ihr dann, die Samenreste und ihren eigenen Lustsaft von meinen Schwanz zu lecken.

Messetage

„Hallo, hier Barbara.“

„Hallo Schatz, wie geht’s Dir.”

„Nicht besonders, am Wochenende muss ich für eine Kollegin einspringen und den Messestand betreuen. Ich kann also nicht zu Dir kommen.“

„Ich komme nach Bern, wenn Du ein Hotelzimmer mit viel Platz organisieren kannst.“

Alles klappte wie am Schnürchen. Barbara hatte eine kleine Suite in einem Hotel nahe der Messe gebucht und ich wartete schon voller Ungeduld auf sie.

„Wie war Dein Tag?“

„Solala, bin ein paar Mal angemacht worden. Aber den Typen fehlte irgendwie das gewisse Etwas, ziemlich plumpe Sprüche.“

Sie ging unter die Dusche und kam nur mit einem String bekleidet zurück ins Zimmer. Dann legte sie sich auf’s Bett und begann sich lasziv zu räkeln.
„Hast Du mich letzte Woche vermisst.“

Ich zog rasch meine Kleider aus und präsentierte ihr meinen frisch rasierten Pimmel. Da ich inzwischen ihre Vorlieben für kleine ‚shows‘ kannte, begann ich ihn etwas anzuwichsen.

„Na, bist Du schon bereit für Deinen Stecher?“

Barbara zog sich langsam das Höschen aus und spreizte ihre festen, muskulösen Beine.

„Ich halte Dir meine Futt so gern hin. Komm und FICK MICH mit Deinem GEILEN ROHR.“

„Ich hoffe, Du wirst mir heute nicht nur das vordere Loch hinhalten.“

Ich tauchte kurz ab und labte mich an ihren Säften die schon in Strömen herausliefen und vergass auch nicht, ihren prallen Lustknopf zu verwöhnen. Sie war schon auf vollen Touren und ich ersetzte meine Zunge und Finger durch mein prall angeschwollenes Teil. Los ging’s mit der geilen Bumserei und sie stöhnte und keuchte ihrem ersten Abgang entgegen.

„Jaaaaaa, davon habe ich den ganzen Tag geträumt. Versäge mich Du geiler Ficker, ich habe mir schon lange einen Mann mit so viel Erfahrung gewünscht. Ahhhhh, das ist es, mir geht einer ab!“

Sie zuckte unkontrolliert vor Lust und auf ihren Brüsten war ein leichter Schweissfilm entstanden.

„Dreh Dich um, los auf die Knie“, befahl ich ihr herrisch.

Ich wollte endlich einmal ihr Hintertürchen geniessen, schliesslich hatte sie ja davon angefangen. Es war unser erster Versuch, ich bin ja nicht gerade mickrig gebaut und machte mich schon auf eine etwas mühsame Aufgabe gefasst. Zu meinem Erstaunen war sie ganz weich und entspannt, so konnte ich mein pochendes Ding ohne Mühe in ihren Po befördern.

„Ja, das ist es FICK MEINEN ARSCH, ah, herrlich, Dein Rohr in meinem Arschloch zu spüren“, stöhnte Barbara lüstern auf. „Ich dachte, ich müsse mich jetzt ganz fest entspannen, aber das ging ja flutsch-di-flutsch.“

Es war einfach super, diese wundervoll naturgeile Mietze in ihren strammen Arsch zu ficken und diesmal war ich von der schnelleren Truppe: Nach wenigen Minuten spürte ich meine Eier zucken und schon spritzte ich ihr die ganze Sahne tief in den Darm.

„Oh ja, ja, spritz mir alles hinten rein, das fühlt sich so gut an!“

Nach der heissen Nummer hatten wir beide eine Abkühlung nötig und gingen zusammen ins Badezimmer. Ich weiss nicht wie das ging, aber ich war bereits wieder steif und nahm sie im Stehen unter der warmen Dusche.

„Ist das scharf, wir sind beide ganz glitschig vom Wasser, los, massiere mir meine Titten und FICK mich gleich nochmals richtig durch.“

Im Freilichtmuseum

Wir hatten einen Ausflug in ein bekanntes Freilichtmuseum im Berner Oberland vor. Barbara hatte leider gerade ihre Tage und ich machte mich auf ein eher ruhiges Wochenende gefasst.

In einem der Häuser war ein kleiner Nebenraum für das Publikum gesperrt, aber mich ritt plötzlich der Teufel. Ich zog sie heimlich in den kleinen Abstellraum und wir begannen ziemlich wild zu schmusen und zu fummeln. Ich merkte, dass Barbara trotz Periode (oder gerade deshalb?) scharf wie eine rollige Katze war. Es dauerte keine Minute, da presste sie ihren Schoss gegen meinen rechten Oberschenkel und rieb sich schneller und immer schneller daran. Ich griff ihr zusätzlich noch an die Brüste und knetete die festen Dinger mit ziemlich viel Kraft.

„Oh, mir kommt’s gleich, ich bin so was von geil, ja, jaa, jaaa, ich komme!“

Barbara hielt mich fest umschlungen und zitterte vor Wonne. Ich traute der ganzen Sache nicht so recht, hatte sie wirklich einen Orgasmus gehabt, voll bekleidet und nur mit Reiben ihres Schosses an meinem Bein?

„Und wie, so richtig gut ist es mir gekommen. Ich habe mir nämlich vorgestellt, dass Du vor meinen Augen eine geile Blondine in den Arsch fickst!“

Was den Frauen so alles durch den Kopf geht, wenn sie geil sind…

„So, nun muss ich Dir aber auch noch etwas Gutes tun.“

Barbara ging auf die Knie und holte meinen Jonny an die Luft. Das erwies sich als gar nicht so einfach, denn ich hatte natürlich eine ziemliche Beule in der Hose!

„Kannst Du gleich spritzen, wenn ich Deinen Schwanz blase? Wir haben vielleicht nicht allzu viel Zeit, bis ein Museumswärter auftaucht.“

„Mach schon, nimm ihn den Mund, Du geiles Luder“, herrschte ich sie an.

Sie fing an, etwas daran zu lecken und zu lutschen aber das ging mir zu lahm. Also begann ich ihren Blasmund zu richtig zu ficken und befahl ihr, meine Eier zu massieren. Die Situation im halb-öffentlichen Raum machte mich wirklich an und ich genoss den Gedanken, dass uns vielleicht jemand bei unserem Tun beobachten würde.

„Gib‘ mir bitte Deine Saft, ich will jetzt alles schlucken“, würgte Barbara hervor, während ich mein heiss-zuckendes Glied immer wilder in ihren Mund stiess.

„Da, jetzt bekommst Du es“, stöhnte ich und schon spritzte die aufgestaute Ladung von 4 Tagen in ihr gierig aufgesperrtes Mäulchen.

Heimkino

„Du, ich würde gerne einmal zusammen mit Dir einen Porno ansehen!“

Mittlerweile überraschte mich Barbara mit fast gar nicht mehr und ich besorgte bei nächster Gelegenheit einen echten Hardcore-Streifen. Nicht eines der als paartaugliche beschriebenen, langweiligen Machwerke, sondern ein Produkt des ‚Private-Labels‘ in dem es richtig zur Sache ging.

Wir sassen einige Minuten ‚brav‘ neben einander und genossen die erste Szene in der es ein als Mechaniker getarnter Kerl einer Blondine in der Autowerkstatt besorgte. Barbara rutschte etwas unruhig hin und her und war sichtlich angetan vom Gezeigten.

Sie stand auf und zog ihre Kleider bis auf Höschen und dünnen T-Shirt aus. „Ist mir heiss geworden“, raunte sie aus verschleierten Augen. Sie legte sich so hin, dass ihr Kopf auf meinem Schoss lag und konnte meine Verhärtung deutlich spüren. Dann holte sie meinen bereits angeschwollenen Pimmel heraus und fing an zu blasen, während auf dem Bildschirm eine Szene mit zwei Frauen und einem Mann ablief. Der Mann fickte eine Dunkelhaarige in der Doggy während die Beglückte sich an der Möse einer Blondine zu schaffen machte.

„Sieht das toll aus“, sagte Barbara, „schau‘ wie sie ihr die Fotze leckt.“

Ich hatte schon seit längerem den Verdacht dass meine Gespielin auch lesbische Neigungen hatte und fragte sie: „Hast Du auch schon Deine Muschi von einer Frau geleckt bekommen?“

„Aber ja, von einer Arbeitskollegin, ich habe dabei mindestens 4 Mal in ihren Mund gespritzt und dann habe ich sie zu Dank mit einem Strap-on so richtig durchgefickt – in Möse und Arsch. Nur die Spermaladung konnte ich ihr leider nicht geben, aber geil war es allemal.“

Inzwischen waren die Drei fertig geworden und in der nächsten Einstellung wurde eine Blondine von zwei gut bestückten Typen ins Sandwich genommen.

„Oh, das ist ja obergeil, schau mal wie die geile Tussi durchgeknallt wird!“
Barbara blies mittlerweile wie der Teufel und ich hatte zwei Finger in ihrer Lustgrotte versenkt und fickte sie von Hand. Dann noch einen Finger in die Rosette und die Säfte sprudelten nur so aus ihr heraus.

„Würde Dir sicher auch gefallen, wenn Du einmal doppelt gemoppelt würdest, oder?“

„Jaaaaaa, das ist einer meiner Lieblingsfantasien. Zwei Schwänze gleichzeitig in mir drin. Und Du könntest dabei zusehen und alles auf Video aufnehmen! Du, wenn jetzt einer im Film abspritzt, kommt’s mir gleich.“

„ICH spritze jetzt, Du geiles Srück! Los saug fester und schluck meine heisse Sahne“, sagte ich zu ihr und stellte mir vor, meine Fickfreundin bei einem Doppeldecker beobachten zu können.

„Mir kommt’s, mir kommt’s, mach schneller mit Deinen Fingern. Meine Fotze läuft gleich aus!“

„Ich auch, da hast Du mein Sperma“, brüllte ich auf und presste ihren Kopf gegen mein explodierendes Glied.“

Sie schluckte gierig die Ladung, leckte mich schön sauber und erzählte mir, dass sie ihre ersten Erfahrungen schon mit ca. 14 gemacht hatte.

„Zu Beginn haben mich die Kerle mit der Hand befriedigt, aber das hat mir schon bald nicht mehr genügt. Sie mussten mir bei jeder Gelegenheit in den Mund spritzen. So wurde das Spermaschlucken zu einer meiner Lieblingspraktiken.“

Am frühen Morgen

Der Wecker klingelte am Sonntag kurz vor 6 Uhr. Ich musste früh raus, ein Golfturnier stand an und ich war für die Organisation zuständig. Barbara erwachte, kuschelte sich an mich und fragte, „haben wir noch Zeit für einen Quickie?“

Einfach nicht zu fassen, diese Frau war unersättlich. Sie massierte meinen Schwanz bis er hart war, öffnete die Beine und meinte, „steck ihn gleich rein, ich bin schon ganz feucht.“

Ich warf mich auf sie, stiess meinen Kolben in ihre ständig gierige Möse und rammelte los. Es dauerte nur wenige Minuten bis wir keuchend und schweissnass zusammen kamen. Ich stand auf, ging ins Bad um mich zu rasieren und zu duschen. Plötzlich fingen die Kirchenglocken mit ihrem Gebimmel an und ich wollte die Fenster im Schlafzimmer schliessen, damit Barbara noch etwas Ruhe hatte. Ich dachte, sie sei vielleicht wieder eingedöst und verhielt mich entsprechend ruhig.

Als ich am Bett vorbei kam, riss sie die Decke weg und sagte, „ich mach’s mir grad nochmals selber.“

In ihrer Fickgrotte steckte der Vibrator, den ich ihr vor einigen Wochen besorgt hatte. Mein halbes Gesicht war noch voller Rasierschaum und ich raste ins Bad, um mich notdürftig zu waschen. Als ich zurückkam, kniete meine kleine geile Stute auf dem Bett. Ihr Hintern hochgestreckt und im Ärschlein steckte der Vibrator. Wieder brachte sie es fertig, dass sich mein Schwengel sofort aufrichtete.

„FICK meine juckende Fotze und schieb dabei den Vibi tief in meinen Arsch“, befahl sie mir. Erneut eine kurze, aber umso heftigere Nummer. Sie schrie wie am Spiess und ich brüllte sie an, „Du kriegst wohl nie genug, Du geiles Luder. Ich werde Dich einmal in einen Swingerclub bringen. Da wirst Du von einem Dutzend Männer nach Strich und Faden durchgefickt und vollgespritzt.“

„Ja, sprich dreckig mit mir, sag mir immer was für eine fickgeile Stute ich bin. Mir geht schon wieder einer ab, Du Bock!“

Ich hämmerte mein stahlhartes Teil in ihre unersättliche Möse und bearbeitete mit dem Sexspielzeug ihren Hintereingang bis sie stöhnend zusammenbrach. Dann zog ich mein gerötetes Teil aus ihr heraus und wichste meine zweite Ladung auf ihren Arsch.

Das Golfturnier begann doch noch rechtzeitig, weil ich alle Verkehrsvorschriften missachtete…

Epilog

Es gäbe noch so einiges zu erzählen und wir hätte sicher auch noch viel erlebt. Leider verkrachten wir uns, weil sie noch andere Stecher hatte. Nicht das es mich gestört hätte dass sie sich noch von anderen Schwänzen nageln liess. Nur die Art und Weise – heimlich und mit Lügen verbunden – machten mir zu schaffen.
Wenn Barbara diese Geschichte zufällig lesen sollte: “Danke für die vielen geilen Stunden. Du warst und bist eine der geilsten Frauen, die ich je FICKEN konnte!!!”

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La Vergine Romina!

Finisco di bere il mio caffé, prendo la borsa, le chiavi dell’auto e mi dirigo verso l’uscita di casa per andare in spiaggia. Ma poi alla fine del lungo corridoio, noto la porta della camera da letto di Romina mezza aperta e intravedo lei che si infila lo slip del costume. Un brivido mi attraversa la schiena, per un secondo vedo il suo bianco sedere e per un altro secondo pensieri incofessabili si fanno strada nella mia testa. Vedere quel giovane fisico, fresco, per alcuni aspetti ancora acerbo, non nascondo che mi provocarono una piccola eccitazione nelle parti basse. Smetto, anche se involontariamente, di spiarla ed apro la porta principale di casa per andarmene. Non appena cerco di richiuderla, una mano me lo impedisce. Mollo la presa e davanti ai miei occhi si palesa Romina vestita (svestita?) solo del suo bikini verde acido che sembrava volesse dirmi qualcosa. La sento borbottare parole incomprensibili mentre la osservo, questa volta, dalla testa ai piedi. É davvero ben fatta per la sua etá, poco piú bassa di me, circa un metro e settantacinque, gambe lunghissime e perfettamente lisce, un seno non troppo piccolo con dei capezzoli ben pronunciati che si vedevano chiaramente da sotto il reggiseno e dei capelli scuri leggermente mossi. Insomma, se fosse andata in spiaggia cosí, di cazzi ne avrebbe fatti drizzare non pochi. Il mio compreso. Che dopo aver visto per una frazione di secondo il suo chiaro culetto e dopo averla osservata per la prima volta in costume in tutto il suo splendore, iniziava davvero a gonfiarsi nei boxer. Cosí prima di fare brutte figure e prima che Romina si accorgesse del bozzo, porto la borsa davanti alle mie gambe cercando di nascondere la mia erezione. Poi la sua voce mi riportá alla realtá:
– “Chase? Chase, mi stai ascoltando?”
– “No… si, cioé stavo pensando che é molto tardi ed i miei amici mi stanno aspettando in spiaggia. Qualche problema tesoro?” Gli dissi in tono affettuoso.
– “Una marea di problemi. Non só quale costume mettermi. Se metto l’altro i ragazzi non mi noteranno mai, se metto questo rideranno come l’altra volta e se metto quello bianco le mie amiche diranno che é volgare piuttosto che trasparente, proprio loro poi….. che girano sempre in topless… comunque qualunque cosa faccia io, o mi prendono in giro, o mi criticano” Rispose lei con la voce imbronciata.
– “E tu ignorale, anzi ignora tutti. Questo costume ti stá benissimo, ti modella il corpo alla perfezione e risalta le tue curve. Sei uno splendore” Gli dico convinto piú di quanto lei possa immaginare.
– “Dici così perché sei mio amico! Ma non é vero. Anch’io penso che mi stia bene, allora non capisco perché i miei amici ridono sempre di me” Continua Romina.
– “Forse per il vecchio proverbio che quando la volpe non arriva all’uva dice che é acida? Magari tutti vorrebbero uscire con te, ma dato che sei una bella ragazza hanno paura e preferiscono prenderti in giro. Fidati di uno che ha un pó d’esperienza” Gli dico sempre piú convinto.
– “E allora visto che hai esperienza dammi una mano, cosa ha che non vá questo costume? Sei un uomo, dimmi cosa non ti piace. Dove sbaglio” Mi dice invitandomi ad osservarla meglio. Questa si che era una turtura bella e buona. Avevo il cazzo che stava per esplodermi nei boxer e lei voleva che la guardassi ancora. Possibile che non si rendesse conto di quanto fosse bella? Che la sua sensualità innocente e provocante allo stesso tempo, era un mix letale per qualunque uomo? Provai ad accontentarla e cercai di trovare il classico pelo nell’uovo che faceva ridere quei deficienti dei suoi amici… un momento….. ho pensato pelo nell’uovo, forse…..
– “Non sbagli nulla tesoro. Sono i tuoi amici che sono un pó stupidi. Tu sei perfetta cosí! Certo… se proprio vogliamo guardare il capello…..” Gli risposi non concludendo la frase.
– “Avanti Chase… continua! Se proprio vogliamo guardare il capello, cosa dovrei fare?” Disse lei impaziente.
– “Bhe….. ecco Romina, se proprio devo dirla tutta… se devi per forza uscire con questo costume o quell’altro bianco, forse… forse dovresti depilarti… lí intorno. Ti escono un pó di ciuffetti neri dai bordi del costume e magari… magari poi dopo potresti tirartelo leggermente piú su, mettere i laccetti degli slip in alto sui fianchi e se non ti crea troppo disagio, stringere ancora un pó il reggiseno in modo da rendere piú gonfio il tuo seno o al limite, ma proprio al limite, metterti in Topless come giá fanno le tue amiche” Gli risposi tutto d’un fiato.
– “Chaseee….. lo sapevo che mi avresti consigliato al meglio! Non muoverti, mi dó una sistemata e vengo con te. Tanto stai andando anche tu alla spiaggia vicino all’Agriturismo ed anche i miei amici sono lí. Vengo con te. Dammi un’ora e sono pronta… intanto prendi un altro caffé, magari al bar, vai a comprarti il giornale, fai quello che vuoi, ma non lasciarmi qui” Mi rispose Romina euforica, mentre mi dava un bacio sulla guancia per poi staccarsi da me e dirigersi nuovamente nella sua stanza.
Non avevevo molta scelta, cosí decisi di aspettarla seguendo il suo consiglio con una colazione prolungata. Poco piú di un’ora dopo, sono di nuovo sotto casa sua e lei é giá li ad aspettarmi. Non sembra aver seguito particolarmente il mio consiglio, il suo abbigliamento é tipico da spiaggia, pantaloncini corti, cannottiera ed un paio di ciabatte da mare. Ma lei sembra strafelice. Una volta nelle vicinanze della spiaggia, buttiamo un occhio per avere una panoramica della situazione. Dei miei amici nemmeno l’ombra, quelli di Romina invece si erano sistemati vicino al mare. Prima di incamminarci lei ci tiene a ringraziarmi per il sostegno e vuole farmi vedere che ha preso seriamente il mio suggerimento. Cosí ci fermiamo in un angolo un pó isolato e mi dice che vuole farmi vedere una cosa.
– “Noti niente Chase?” Mi dice tutta sorridente.
– “Dovrei?” Rispondo seriamemte.
– “Uffa Chase! Mi sono chiusa in bagno per questo e nemmeno te ne accorgi? Allora ti ci metti pure tu…” Borbotta lei.
– “No, ma é che non capisco… a parte che ti sei lasciata quel costume verde che tanto ti dona, io non vedo…” Non faccio in tempo a finire la frase, che Romina si sfila il pantaloncino corto rimanendo solo con gli slip del costume. Poi tutta sorridente abbassa leggermente il costume sotto la vita, non del tutto, quel tanto che serve per avvicinarsi al pube e farmi vedere l’assenza di peli. Quindi molla la presa e con la sola mano destra tocca i lati della mutandina in mezzo alle sue gambe stringendola intorno alle grandi labbra, senza scoprirle, mostrandomi l’assenza di peli anche intorno all’inguine ed il bozzo della sua fica. Cazzo! Questa ragazzina ha intenzione di farmi morire.
Romina era la cugina piú piccola di Donatella, una mia amica di vecchia data. Avevo deciso di trascorrere con lei, insieme ad altri amici, un’ultima vacanza prima della fine dell’estate. L’occasione ci arrivó proprio grazie a Romina, i suoi genitori affittavano ad un prezzo ridicolo la propria casa in Sardegna per cercare di rientrare delle perdite dovute alla pessima stagione estiva di questo 2014. In tutto eravamo sette persone e quella mattina chi per un motivo, chi per un altro, ci eravamo divisi. Donatella voleva fare il giro del Paese per salutare i parenti, Romina anche se con noi aveva deciso di frequentare quelli della sua etá ed i miei amici avevano deciso di partire all’alba perché dicevano che ci sono le onde migliori per fare Surf. Cosí in casa quel giorno rimanemmo solo io & lei. Non avevo mai pensato a Romina in quel senso, ma quella mattina, quando la vidi per la prima volta quasi nuda, con quel suo bel culetto lisicio e bianco, qualcosa si mosse nei miei boxer e nella mia testa. Ma onestamente non sapevo come gestire la situazione, se da una parte la voglia naturale ed istintiva di fare sesso con lei era tanta, dall’altra pensavo che potevo essere suo padre prima ancora che amico della cugina. Insomma, un bel casino.
– “Allora? Non mi dici nulla Chase?” La sua vocina squillante mi riporta al presente.
– “Io….. io dico che se prima eri perfetta , ora sei fantastica” Gli rispondo.
– “Era quello che volevo sentirmi dire, dai andiamo!” Dice prendendomi per mano e trascinandomi in spiaggia.
Scelgo il mio solito posto vicino agli scogli, lontano comunque dal suo gruppo e gli dico di andare a divertirsi con loro. Io tanto avrei aspettato i miei amici che terminavano di fare Surf. Romina sistema comunque le sue cose accanto alle mie e finisce di spogliarsi. La osservo a sua insaputa sdraiato sull’asciugamano e da dietro le lenti dei miei occhiali da sole. É davvero una gran topa e quel costume microscopico non le fá nemmeno un difetto, anzi, risalta ancora di piú le sue curve. Il reggiseno sembra lo abbia stretto un pó di piú rispetto al normale, o forse lo aveva preso di proposito una taglia di meno, comunque é cosí attillato da far vedere tranquillamente la punta dei capezzoli ed una parte di bianco sui seni. Segno di un’abbronzatura presa sempre con il costume a due pezzi. Ci siamo di nuovo, sento il mio pisello gonfiarsi. Come se non bastasse inizia anche a spalmarsi la crema su tutto il corpo, a passare le sue delicate mani su ogni centimetro della sua pelle. Questo si che era davvero eccitante. Mi alzo leggermente poggiando i gomiti a terra ed accavallando le gambe per cercare di mascherare la mia erezione. Romina luccicava come un gioiello, era talmente unta di crema che se qualcuno l’avesse afferrata gli sarebbe scivolata via.
– “Come stó Chase?” Mi chiese lei.
– “Stai….. stai benissimo!” Gli dissi osservandola.
– “Davvero? Non pensi che sia troppo stretto questo reggiseno? Non credi che sia piccolo?” Continuó lei.
Certo che era piccolo, se lo avessi comprato della taglia giusta le tue tette sarebbero state piú comode, pensai. Ma prima ancora che dicessi qualcosa, prima ancora che esternassi il mio pensiero, vedo le sue mani piegarsi dietro la schiena, armeggiare con il laccio del reggiseno e poi toglierselo definitivamente! Improvvisamente mi sento il cazzo duro come il marmo. Non lo trattengo piú. Cosí piego le ginocchia al petto cercando di nascondere la mia eccitazione e cercando di mostrare disinvoltura. Ma lo spettacolo erotico di Romina sembra non finire, ora che le sue tette sono al vento, stonano con il resto del corpo che luccica. Cosí la vedo spalmarsi la crema sul suo seno, la osservo massaggiare ogni singola tetta con le sue mani, fino a quando entrambe non sono ricoperte d’olio. Devo ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non saltargli addosso. Poi senza aggiungere altro, la vedo correre verso i suoi amici. Osservo gli sguardi dei ragazzi che se la mangiano con gli occhi, ma anche il resto maschile della spiaggia sembra non dispiaccia il fisico di Romina. Tutti gli sguardi degli uomini sono per lei. Immagino quanti si faranno una sega questa sera pensando a lei. Io intanto torno nella posizione semi sdraiato con i gomiti sull’asciugamano mentre continuo ad osservarla. Il mio pisello sembra non voler tornare moscio, cosí prendo un giornale e me lo metto sul pacco. Vedo Romina sorridere, ma soprattutto noto che i ragazzi se la litigano, che cercano il contatto con lei con la scusa di qualche gioco. Sento anche qualche commento e sento soprattutto ancora il mio pisello in tiro. Forse dovrei alzarmi ed andare in qualche angolo per svuotarmi le palle ormai sotto tortura da qualche ora. Ma prima che trasformi il mio pensiero con i fatti, noto che Romina si sgancia dal gruppo e torna verso di me. Cazzo! E adesso? Ho ancora il pisello gonfio. Lascio il giornale sul mio cazzo e gli chiedo come mai non fosse rimasta con i suoi amici lasciandoli cosí presto.
– “Mi sembra la giusta punizione per questi giorni che mi hanno deriso. Ora devono schiattare. Mi vedranno a piccole dosi. Dai….. butta gli ochiali da sole sull’asciugamano ed andiamo a farci un bagno!” Mi dice prendendomi una mano e cercando di tirarmi su.
– “No, tesoro, non mi vá. Aspetto i miei amici qui. Tra poco dovrebbero tornare. Vai da sola, tranquilla!” Gli rispondo cercando di scaricarla. Ci mancava solo che mi vedesse con il bozzo davanti. Ma Romina sembrava non cedere, cosí si piega verso di me, afferra gli occhiali lanciandoli nella borsa e poi con entrambe le mani mi tira a sé. Non ho scelta, devo alzarmi. Il giornale scivola via, cerco una qualche posizione per nascondere l’erezione, ma ovviamente é impossibile, come é impossibile non notarla dall’esterno. Sicuramente non passa inosservata agli occhi di Romina che mi lancia un sorrisetto. Corro velocemente verso l’acqua per l’imbarazzo trascinadomi lei. Una volta dentro, immerso fino a sopra la vita, cerco di respirare. Se non altro sono lontano da sguardi indiscreti.
– “Hai visto i mie amici? Mi hanno fatto tutti i complimenti. Li hai sentiti? Ed anche le mie amiche sono diventate rosse dall’invidia, hanno subito notato che mi ero depilata qui sotto, ma soprattutto non si aspettavano che mi mettessi in topless pure io come loro” Mi dice mettendomi le mani sui fianchi provocandomi un brivido lungo la schiena.
– “Si… si….. li ho sentiti… te l’avevo detto, una splendida ragazza come te non puó che riscuotere successo!” Gli risposi.
– “Un pó di merito é anche il tuo Chase! Lascia che ti ringrazi…..” Continua Romina prendendomi una mano e guidandomi ancora piú lontano dalla spiaggia in un angolo nascosto dietro gli scogli. Lontano dal resto del mondo, ci fermiamo nuovamente uno di fronte all’altro. Lei rimane qualche secondo a fissarmi, silenzio e quasi imbarazzo tra noi, io non só cos’altro dire o fare, Romina invece si. Lentamente si mette le mani sui fianchi e si sfila lo slip che blocca sotto i piedi immerso nell’acqua. La guardo mentre il mio pisello gonfia il boxer. Vedo la fica nella sua totalitá attraverso il mare. Le piccole onde che si infrangono in mezzo alle sue gambe, ogni tanto lasciano intravedere limpidamente la sua fica, le sue grandi labbra che per brevissimi nanosecondi grondano come se fosssero bagnate da un suo orgasmo e non dall’acqua salata. La non abbronzatura, il triangolo bianco intorno alla sua fica, rendono lo spettacolo dannatamente hot! Poi Romina mi prende una mano invitandomi a toccarla, non riesco a fermarmi ed accetto di sfiorare il suo posto piú intimo. Accarezzo dolcemente la sua fica, senza strafare, struscio la mia mano su e giú lungo quella piccola striscia di pelo che si é lasciata tra le gambe, non oso di piú, non provo nemmeno ad infilare qualche dito dentro di lei. Mi accontento di sentire la sua giovane fica nella mia mano. Poi alzo il tiro, posizionando entrambe le mani sulle sulle sue giovani tette, che al mio tocco accennano dei brividi cutanei. Sfioro con i pollici i suoi turgidi ed appuntiti capezzoli. Intanto il mio cazzo diventa durissimo, lo sento esplodere sotto il mare. Romina prende la situazione in mano, in tutti i sensi, mette nuovamente le sue mani sui miei fianchi, mi guarda dritto negli occhi e poi lentamente fá scivolare il mio costume verso il basso. Il mio pisello dritto gli crea qualche difficoltá, ma lei allarga l’elastico, scavalca la mia asta e lascia i miei boxer all’altezza delle ginocchia. Quindi decisa afferra il mio uccello, non mi masturba, non subito almeno, gioca con la mia erezione, sembra voglia tastare la consistenza, stringe anche i miei testicoli ormai carichi di sperma, che se in quel momento si fossero staccati dal resto del corpo, avrebbero galleggiato per quanto fossero gonfi. Poi inizia lentamente a farmi una sega, non posso… non voglio fermarla, ormai sono al punto di non ritorno, voglio liberarmi. Lascio che mi masturbi, la sua mano tira indietro la pelle scoprendo la mia cappella rossa come il corallo di quella spiaggia e continua a fare su e giú lungo l’asta.
– “wow…. quanto ce l’hai grossa Chase…” Dice soddisfatta con un filo di voce Romina non facendo altro che aumentare la mia eccitazione. Ormai ci siamo, lei continua a segarmi, lenta ma inesorabile, su & giu senza fermarsi, sento la sborra salire lungo l’asta, poi lei lascia per un secondo il mio cazzo ormai al limite, con le mani sui miei fianchi si mette in punta di piedi e mi sussurra all’orecchio:
– “Mi dispiace che io sia vergine, altrimenti potevamo fare di piú!” Mentre dice quelle parole, un forte brivido di eccitazione attraversa il mio corpo, eccitazione che si ripercuote sul mio cazzo dritto, che improvvisamente lascia una prima spruzzata senza essere stimolato.
– “Siiiii…” Urla Romina come avesse appena vinto al super enalotto. Poi afferra di nuovo il mio cazzo aiutandolo a sborrare. Vengo di nuovo, schizzo sotto l’acqua piú volte, vedo lo sperma diluirsi nel mare come una macchia d’olio… sono pieno per una lunga giornata erotica, mi svuoto fino al limite tra le sue mani… sborro ancora e ancora… lo sperma sembra non finire mai… schizzo, spruzzo… fili di crema bianca si liberano sotto il mare, fino a quando il carico di sborra non finisce ed il mio cazzo esala gli ultimi spasmi senza espellere piú sperma.
– “Pensi che sia stata un pó puttanella?” Dice in modo retorico Romina mentre si rimette gli slip e si allontana da me tornando dai suoi amici. No, non penso che sei una puttanella, avrei voluto dirgli e sicuramente troveró il tempo di farglielo sapere. Penso che sei una giovane e bella ragazza che vuole fare le sue esperienze, affascinata dal fatto di piacere ad un uomo piú grande che, viceversa, è fiero di suscitare interesse anche nelle ragazzine.
Quindi torno in spiaggia dove finalmente ci sono i miei amici ad aspettarmi.
– “Chase? Dov’eri finito? Pensavamo ti fossi perso” Mi domanda Giuliano, uno del gruppo.
– “Voi non arrivavate mai, ed io sono andato a farmi una nuotata” Gli rispondo.
– “E dove sei arrivato? Fino alla Corsica? Sei sudato da morire… a proposito, avete visto Romina? Io una botta a quella ragazzina gliela darei!” Continua Giuliano.
– “Hai capito la cugina di Antonella…” Continua un altro del gruppo.
– “Smettetela ragazzi, potrebbe essere vostra nipote…” Aggiungo io cercando di spegnere la conversazione.
La giornata continua senza altri scossoni, fino a quando in momento di tranquillitá assoluta, io & Romina sdraiati al sole, non rimaniamo nuovamente da soli in spiaggia. Quindi la vedo armeggiare nella sua borsa ed avvicinarsi a me con un foglio in mano.
– “Questo é il mio numero Chase, non só se qui avremo ancora altre possibilitá per stare da soli, ma tra due giorni finiranno le nostre vacanze ed una volta tornati nelle nostre rispettive cittá, mi piacerebbe rivederti, se ti vá…..” Mi dice mettendomi tra le mani un pezzo di carta per poi alzarsi e allontanarsi nuovamente senza darmi diritto di replica.
E cosa avrei dovuto farci con quel numero secondo lei? Penso mentre guardo nuovamente quel suo bel culetto dirigersi verso il mare. Chiamarla? Uscire per una cena? Non avevamo futuro io & Lei insieme, non come coppia almeno, sotto le coperte… forse! A pensarci ironicamente… non l’ho nemmeno baciata! Magari la chiamo, o magari no! Ma questo non era il momento adatto per certe riflessioni, adesso voglio godermi le rimanenti 48 ore di questa estate accennata.
Cosí chiudo gli occhi e mi godo gli ultimi raggi di sole, mentre stringo tra le mani il foglio con il suo numero di telefono!

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