Categories
Racconti Erotici

…..SCOPAMI E NON TI CURAR DI ME…&hel

Passate le ultime fatiche fra feste ed impegni vari torno cosi nel nuovo anno a scrivere di me, di ossessioni e tradimenti, di tabù e cliscè di una società fantasma. Parlerò nuovamente di sesso, quello sublime straziante, piu strano ed ambiguo. Lo riassaporo dopo mesi di astinenza nella sua più totale complicità, ho ancora voglia di scordarmi per mezz’ora la mia solitudine sentimentale.
E’ proprio cosi, per alcuni, anzi per molti il sesso è il rifugiarsi dalla paura della solitudine, lo stringersi, baciarsi, leccarsi, serve a ricordare a noi stessi quanto ancora possiamo piacere, possiamo essere desiderabili appagando le nostre frustrazioni nel nome di un eiaculazione. Fantastico e mi vedo regina fra sei o sette re, nudi virili che mi porgono su un vassoio d’argento i loro frutti acerbi e maturi.
Questa non è pornografia ma voglia di sperimentare di conoscere le parti piu profonde di noi stessi, per sentirci nuovamente diversi, trasversalmente speciali. A volte cammino per le strade mi guardo attorno scelgo le mie prede dell’ immaginazione.
Li osservo gesticolare muoversi con lo sguardo progressivamente incazzato, sono loro i maschi della mia e di vecchie generazioni, le gambe fasciate da jeans a vita bassa, che lasciano intravedere il rigonfiamento di proprie ed altrui sessualità. Li vedo ritratti in delle foto antiche in bianco e nero magari ingiallite e consumate dal tempo che scorre inesorabile, i capelli lisciati dalla brillantina camicie e jilet anni 60 fanciulli che oggi sono uomini sorridenti, sornioni frustrati ed eccitanti. Immagino di essere preso da un gruppo di maschietti di periferia, sento il sapore della paura mista all’adrenalina che circola nelle mie vene, li assecondo non urlo affatto, quello che vogliono è lo stesso che voglio io anche se farò finta che cosi non sia. Mi strattono, mi danno del frocetto, poi uno ad uno si sbottonano i pantaloni e mi ordinano di dargli piacere. Lo faccio seguendo attentamente i loro comandi, segretamente intrigato da questo stupro di gruppo.
Mi scopano e mi lasciano li dove mi avevano trovato, sono fermo immobile cercando di ripercorrere scene e parole, ogni minimo frammento mi porta inesorabilmente a mettere fine alla mia eccitazione, vengo da solo, seminudo per terra sorrido e godo, poi misteriosamente tutto torna ad essere un malizioso pensiero. A volte mi sento cosi, padrone delle mie fantasie, viaggiando entro a far parte di scene che mi auguro un giorno di vivere, a volte sono una puttana, regina della notte il sesso veloce, i soldi i complimenti dei clienti, l’autobus notturno che mi porta a casa mezzo vuoto, l’autista che ci prova, la voglia di essere diverso canticchiando una canzone per sentirmi meno solo e un pensiero fisso che mi ricorda quanto sia migliore di quello che gli altri vedono di me. Poi magicamente sono un adolescente appena 18enne, le prime voglie represse la gonna di mamma da indossare quando lei non c’è le mille pippe fatte davanti ad un giornaletto porno e la speranza a****lesca di farmi strusciare da qualcuno sull’autobus che mi porterà a scuola. Sono cosi un sognatore di immagini hard- core un po vintage, frammenti di ricordi di amici, la voglia di sperimentare di osare in quel tempo in cui solamente toccarsi rappresentava la maggior trasgressione. Oggi vogliamo tutto, insaziabili,non siamo piu in gradi di stabilire un confine fra giusto e sbagliato, diamo la piena autonomia ad un libero arbitrio incosciente e diventiamo le maschere di noi stessi.Avere incotri è cosi eccitante fra mille ansie, e rinfrescanti coktel d’amore che sono tutto e sono niente chissà se sono importanti, ho anno la durata di un’istante.
Soave bocca errante in superficie fino a trovare il punto ove t’aggrada cogliere il frutto a fuoco che non sarà mangiato ma fruito finché non s’esaurisce il succo caldo e lui ti lascia, o tu lo lasci, flaccido, ma rugiadoso di bava di delizie che frutto e bocca si permettono, dono.
Bocca soave e saggia, impaziente di succhiare e segregare intero, in te, il tallo rigido ma folle di piacere al confinarsi nel limitato spazio che tu offri al suo volume e getto appassionati, come puoi diventare, così aperta, ricurvo cielo infinito e sepoltura? Soave bocca e santa, che piano piano vai sfogliando la liquida schiuma del piacere in muto rito, lenta-leccante-lecchillusoriamente legata alla forma eretta quasi fossero la bocca il frutto, e il frutto la bocca, no, basta, basta, basta, basta bermi, uccidermi e, da morto, vivermi. So già cos’é l’eternità: é puro orgasmo.
[image][/image]

Categories
Racconti Erotici

Il lento scivolare di una coppia verso gli abissi

La notte per le tre ragazze fu abbastanza tranquilla anche se le aspettava la punizione che Maria aveva promesso loro, ma ormai era assuafatte alla loro condizione e il fatto di poter per una volta dormire tranquillamente le aveva rese felici o perlomeno non preoccupate e trascorsero sonni abbastanza tranquilli.
Sulle dieci di mattina Ivana, Francesca e Marta furono convocate da Peter che disse loro che la sua amica Maria non era stata soddisfatta del loro comportamento in quanto non avevano dimostrato quel livello di sottomissione che normalmente lei si aspettava da una schiava.
Le ragazze furono appoggiate al muro e Peter le spogliò fino a scoprire le terga, prese una stecca di legno e diede cinquanta colpi sui sederini di ognuna delle ragazze. I culetti delle tre ragazze erano di colore rosso vivo e faceva loro talmente male che avrebbero avuto problemi a sedersi.
Le ragazze furono separate e Peter disse ad Ivana che sarebbe stata riportata in Baviera e avrebbe potuto rivedere suo marito e che il periodo che erano state noleggiati era finito e sarebbero stati riconsegnati a Giuseppe.
Ivana durante il viaggio era contenta pensò tra sè e sè che forse il loro supplizio era finito e che finalmente sarebbero tornati a una vita normale, anche se le striature rosse che aveva sul sederino le provocava un bruciore tremendo a contatto col sedile dell’aereo.
Scesa dall’aereo, all’aereoporto di Monaco potè finalmente riabracciare suo marito Marco, che però frustò subito le sue speranze, dicendole che Giuseppe li stava aspettando in una macchina fuori dall’aereoporto.
Una volta montati in macchina Giuseppe raccontò quello che aveva subito Marco durante il periodo che Ivana era stata nella villa di Peter: aveva subito una tremenda umiliazione per giorni il suo uccello era stato chiuso in una cintura di castità da parte di Claudia la moglie di Peter che aveva dato ordine alle sue ancelle una volta all’ora di toglierla e di masturbarlo, ma senza farlo godere. Avevano infatti l’ordine di fermarsi sempre due tre colpi prima del punto di non ritorno e questo per giorni finchè ieri nelle ultime ore in cui Claudia aveva a disposizione Marco le fece sborrare, ma non godere nel senso che ordinò alle sue ancelle di fermarsi subito dopo il punto di non ritorno, in modo che sborasse, ma non che godesse. Giuseppe concluse dicendo le donne come sadiche sono sempre più fini di noi uomini.
A questo punto Ivana chiese a Giuseppe dove sarebbero stati portati e lui disse a una nuova asta per essere assegnati a due nuovi sadici. Ivana guardò Giuseppe con un sguardo avvilitò e lui gli disse con sorriso beffardo che cosa pensavi puttanella che aveste saldato il vostro debito con me..
Il giorno dopo furono accompagnati in una grande discoteca di Monaco dove si sarebbe svolta l’asta.. Sia gli uomini che le donne furono completamente spogliati e gli astanti facevano offerte dalla platea e talvolta scendevano a sincerarsi della merce un po’ come si fa col bestiame per quanto riguarda gli uomini soppesavano le palle e le dimensioni del pene, per quanto riguardava le donne venivano soppessate le tette, strizzati i cappezzoli e il clitoride.
A un Certo punto fece il suo ingresso in sala Maria, la mistress che Ivana aveva conosciuto bene suo malgrado che si dimostrò subito interessata ad Ivana e ad altre tre ragazze: Luana, Carolina, Jessica e Jenifer e fece un offerta sensazionale dicendo che le avrebbe comprate e non nollegiate. Giuseppe acconsentì fiutando l’offerta e disse come regalo per tutti i soldi che mi dai cara Maria ti faccio un regalo: ti dono uno schiavo dal masochismo eccezionale Marco il marito di Ivana.

http://www.padronebastardo.org

Categories
Racconti Erotici

Una deliziosa serata di Primavera.

Ricordi quella sera Gianna?
Ero rientrato dal lavoro e ti avevo detto che saremmo andati a cena fuori.
Ti portai al porticciolo. Il ristorantino e proprio sul molo di Marina di Cecina.
Tarda Primavera, subito dopo la Pasqua.
Solo qualche turista tedesco, in giro.
Poi entrò un uomo. Ricordi? Vedendomi si venne subito verso di me con grandi saluti e un forte abbraccio. “E’ un mio ex collaboratore, divenuto amico” ti dissi quando mi guardasti come a chiedermi chi fosse il tipo. “Sono anni che non ci vediamo, vero Walter?” Allora ti alzasti e gli porgesti la mano per le presentazioni. Lo pregai di accomodarsi con noi, ricordi? Ma lui non voleva disturbare e diceva che la bella signora che stava con me non meritava tanto fastidio.
Ma io gli spiegai che tu eri la mia nuova moglie e tu, cortese e garbata, lo invitasti a tua volta a rimanere con noi dato che era solo. Ricordi?
Bel tipo, Walter: alto, brizzolato, atletico, bel sorriso e una simpatia contagiosa. Ricordi, Gianna.
Wanter ti mise subito a tuo agio e a forza di aneddoti, di ricordi in comune con me, di barzellette e tanto Prosecco che io ruffiano ti versavo per farti cedere ti fece ridere a crepapelle; le tue risate risuonavano sempre più alte e un pò sguaiate nel ristorantino praticamente vuoto tranne noi.
Poi lui andò un attimo in bagno e io ti chiesi se ti piacesse.
“Mmmmmm…Siiii, eccome se mi piace!” mi dicesti passandoti la lingua sulle labbra in modo osceno; gestaccio che facevi solo quando bevevi.
Eri un pò brilla, ma eri bellissima con le guance arrossate e gli occhi umidi dal ridere.
Poi a tua volta ti alzasti per andare in bagno. walter fissava il tuo culo mentre ti dirigevi in fondo al locale e poi guadando me disse: “Splendido culo, tua moglie, davvaro bello!”
Walter mi guardava interrogativamente chiedendomii: “Allora, le piaccio?” io, con malizia e facendogli l’occhiolino, annuii a lungo. “Provaci, per favore” gli dissi con la voce un pò tremante dall’emozione. Tornasti e io subito ti versai un altro Prosecco, che tu tracannasti.
Poi, pagato il conto, decidemmo di uscire a fare quattro passi per digerire.
Ormai le barzellette erano sul sesso. Lui ci faceva scompisciare dalle risate.
Tutti e tre ci avviamo verso il mare, allontanadoci dalle luci del molo; si sentiva la risacca e il mare dove la luna si specchiava a tratti. Raggiungemmo quindi la battigia camminando per qualche centinaio di metri. Eravamo solo noi tre su quella spiaggia. Quella spiaggia non è molto larga: fra mare e pineta solo poche decine di metri.
Ridevate meno, ma eravate sempre vicini vicini e bisbigliavate. Poi lui ti diceva qualcosa, complimenti forse, e tu ti schernivi ridendo.
Io mi ero avvantaggiato di qualche decina di metri. Poi voltandomi verso di voi vidi nel buio, appena rischiarato da una luna a tratti coperta dalle nubi che lui ti teneva vicina vicina e tu avevi la faccia voltata all’insù verso la sua: era alto Walter, molto alto. Tu avesti un brivido credo, perché lui si tolse il pullover e te lo mise sulle spalle, traendoti a se e circondandoti con un braccio, per riscaldarti, naturalmente.
Ormai ero abbastanza avanti e voltandomi ancora vidi quello che tanto speravo: stavate baciandovi sulla bocca. Avvinti. Lui abbassato verso di te e ti in punta di piedi verso di lui.
Poi guardaste dove pensavate che io fossi, ma non mi vedeste, un pò per il buio e un pò perché mi ero accucciato dietro un patino sulla riva per spiarvi meglio.
Allora vi guardaste e poi di corsa vi dirigeste verso la pineta. Lui ti tirava tenedoti per mano e tu gli correvi dietro inciampando. Scompariste fra la vegetazione e i pini.
Mamma mia che emozione!
Non credevo potesse succedere che tu tu lasciassi andare subito così. Ma avevo lavorato bene: per molti giorni non ti avevo fatto godere durante i rapporti sessuali. Ti lasciavo sempre a metà . E quando tu una notte mi sussurrasti che avevi tanta ma tanta voglia di cazzo capii che eri pronta.
Ora, correvi dietro un uomo che ti trascinava in pineta e sono sicuro che eri bagnata fin lungo le cosce, come ti succede quando vai in calore.
Pratico della pineta, in un baleno la raggiunsi e ci entrai, e senza far troppo rumore vi cercai. Bastò poco per trovarvi, orientandomi nel buio coi tuoi gemiti.
La scena per poco non mi fulminò: dietro un grande cespuglio, ai piedi di un pino, in un piccolo spiazzo tu eri a pecorina, inginocchiata sul suo golf, con le mutande calate e il culo bianco spinto in alto. La sottana arrotolata sui lombi. Lui aveva i calzoni calati alle caviglie e ti trombava con forti colpi decisi. Forse lui percepì la mia presenza ma seguitò a trombarti con furia bestiale, facendoti gemere forte e smaniare in maniera oscena, tanta era la tua voglia di cazzo. Ebbi subito l’erezione, malgrado che già da tempo una certa difficoltà erettiva mi preoccupasse e mi obbligò a estrarre il pene, masturbandolo furiosamente. Ora la vista si era adatatta al buio e non riuscivo a distrarre la vista dai vostri corpi scomposti. E quel cazzo! Walter aveva un palo se confrontato ai miei quindici centimentri. Ma non ne ero invidioso, no! Ero affascinato da quel randello che affondava su e giù dentro di te. Lo ammiravo. Ero felice che ti desse così tanto piacere. Ero arrapato come solo i veri cornuti sanno esserlo quando la loro moglie viene montata dal bull. Presi com’eravate dalla furiosa libidine che vi isolava da tutto e tutti non pensaste neppure per un attimo a me.
E lo volesti dentro fino in fondo perché ti sentivo incitarlo con voce roca. Fino a che lui non ebbe l’orgasmo dentro di te. E quando sentisti il suo affondo e il suo ruggito soffocato, con una serie di gemiti e digrignare di denti, venisti anche tu… E anche io venni con qualche schizzetto che cadde sul fogliame. Oscena a culo all’aria, lo trattenesti dentro finché i tuoi e i suoi sussulti non cessarono. Quando lo estrasse tu scoreggiasti dalla vagina; scoppiaste in una risata, anche se tu eri un pò imbarazzata. Poi il vostro respiro tornò normale. Ti accucciasti per pisciare e lui ti porse una salvietta con la quale asciugasti la tua vulva che immaginavo congestionata dalla quale certo il suo seme colava fra gli aghi di pino.
Pian piano mi ritrassi senza far rumore, attento a non spezzare ramette che avrebbero potuto rivelare la mia presenza mentre voi rimaneste ancora abbracciati a sbaciucchiarvi.

Ero in riva al mare quando riappariste uscendo dalla pineta e io mi sbracciai per farmi vedere da voi. Veniste verso di me tenendovi per mano, sfacciatamente. Vi chiesi dove eravate finiti e tu ridendo allusiva, guardando un pò me e molto lui, mi ripondesti che ti era venuta voglia di fare pipì e che lui ti aveva accompagnata in pineta perché da sola avevi paura; poi ridesti forte e ti stringesti a lui passandogli il braccio intorno alla vita.

AH! Dimenticavo di dirti, Gianna: Walter era mio complice. Trovato con un’inserzione su Fermoposta.

Categories
Racconti Erotici

Vicine di Casa

Finalmente! Avevo finalmente trovato lavoro ed ero riuscito a raggiungere il mio scopo, andarmene da casa dei miei a vivere da solo nella grande città! Lo so suona molto provinciale, ma sognavo che un piccolo appartamento, certo non un loft, ma qualcosa di mia e qualche euro in più in tasca, uniti alla mia esuberanza dei vent’anni, mi avrebbero aiutato con le donne! Già mi vedevo contornato di fanciulle in fiore che si facevano ingenuamente introdurre nella mia tana! In fin dei conti non è che avessi dei desideri particolari, volevo solo scopare come un riccio!
Non ci volle poi molto per rendermi conto che le cose sarebbero andate in ben altro modo, lo stipendio non era granchè, finivo il lavoro molto tardi e le donne capitoline non è che mi filassero poi tanto!
Nell’arco di un paio di mesi ero ormai consapevole che le cose sarebbero andate diversamente da come immaginavo, la sera tornavo a casa letteralmente distrutto, mi fumavo una canna e mettevo su qualche video porno per soddisfare la mia voglia in solitario. Il tutto un po’ squallido e noioso.
Nel frattempo mi ero reso conto di un curioso viavai che si consumava nel mio palazzo.
Specie dal pomeriggio inoltrato uomini circospetti si affollavano al citofono per poi salivano le vecchie scale cercando di farsi notare il meno possibile a viso basso.
Non sono un ingenuo e pensai immediatamente all’esistenza di un giro di donnine compiacenti all’interno del vecchio stabile, anche se non avevo mai avuto l’occasione di incontrarne una, e poi, con la miseria che prendevo non potevo certo ambire a far loro visita.
Curiosamente, col passare del tempo mi resi conto anche del fatto che quando entravo nel cortile dell’edificio mi sentivo osservato, era come sentirsi molti occhi addosso, spesso mi sorprendevo a scrutare verso le imposte chiuse nella segreta speranza di incrociare lo sguardo di qualche meretrice compiacente disposta a farmi da amante, ma i miei desideri rimanevano sempre frustrati.
Il tempo passava uguale a se stesso, ormai non facevo neanche più caso al continuo andirivieni di uomini, anche se mi sentivo sempre addosso quella curiosa sensazione.
Il mio destino si compì in un’afosa serata di luglio.
Avevo smesso di lavorare particolarmente tardi e mi ero rimpinzato di alcool per bene, in modo da giungere a stento a casa per svenire letteralmente mezzo vestito sul letto.
Non so da quanto tempo dormissi, so solo che fui svegliato bruscamente da alcune voci che, con accento sudamericano mi risuonavano nelle orecchie come se fossero state lì, nel mio appartamento, ed in effetti era proprio così, stavo a malapena mettendo a fuoco tre figure nel microappartamento quando il potente fascio di luce di una torcia elettrica diretto verso il mio volto mi impedì di osservare altro.
– Com’è carino! E come puzza! Ti senti solo caro e ti dai al bere, non preoccuparti ora ci siamo qui noi!
– Si però è un birichino guarda che filmetti guarda di nascosto! Ti piace vedere le donne che lo prendono nel culo eh? Magari godi nel vederle soffrire? Non lo sai che è tanto bello un bell’arnese che ti stantuffa il culetto?
Quelle parole mi paralizzarono per il terrore, temevo di essere in balia di una banda di stupratori decisi ad approfittare di me, ma non sembravano voci maschili, anzi erano tanto femminili da sembrare caricaturali.
Finalmente la torcia fu diretta in un altro posto, e mi trovaio circondato da tre femmine statuarie.
Avevano calzato sul viso tutte e tre delle calze velate, il che distorceva i pur apparentemente vistosi e seducenti lineamenti, la prima, quella con la torcia, indossava un pantacollant lucido che nella penombra le disegnava lunghe gambe snelle, stivali in lucida pelle nera con vertiginosi tacchi a spillo di almeno 14 cm, una canotta bianca trasparente dalla quale due floride tette almeno della quarta misura sembravano quasi volere esplodere, aveva lunghi e folti capelli ricci che spuntavano rigogliosi dalla calza, con i tacchi sembrava sfiorare il metro e novanta, la seconda, che da quel che potevo immaginare da dietro la calza mi osservava maliziosa guardando attentamente la mia piccola filmoteca, era svestita, diciamo così, con una microgonna inguinale che se si fosse girata mi avrebbe offerto un impagabile scorcio di un magnifico culo,
un delizioso, ancorchè insufficiente reggiseno a balconcino dal quale si notavano i capezzoli turgidi far capolino in contrasto con la pelle leggermente ambrata del seno gonfio e svettante, una stella a cinque punte le ornava il delicato incavo dell’ombelico, e la figura di per sé tonica e snella veniva esaltata da un paio di sandali allacciati al polpaccio color argento con i canonici 14 cm di tacco a spillo, da quel che vedevo doveva essere una magnifica puledra mulatta, mentre la sua prima amica aveva l’invitante colorito del cioccolato fondente.
La terza intrusa, pur standosene in disparte senza proferire verbo, mi appariva come la più allettante, vestita com’era solo di una giacca a un bottone, abbondantemente scollata su un seno morbido e sodo, dalle misure più umane rispetto alle prime due, sotto la giacca, intuivo l’esistenza di un qualche indumento intimo visto che spuntavano solo due gambe assolutamente perfette, lunghe e agili, seppur muscolate in modo non invadente, lisce come seta, come ebbi modo di appurare, e del colore del cioccolato al latte, i piedi sicuramente delicati, calzavano delle semplici ma eccitanti decolletè in vernice nera con tacco in acciaio di una decina di centimetri, donandole ulteriore slancio ed eleganza, oltre a quell’aria un po’ troiesca che non guasta, completava il quadro una chioma mora e liscia dai riflessi scurissimi, quasi violacei.
Ancora inebetito per il brusco risveglio e intontito dal troppo e scadente alcool ingerito, mi stavo chiedendo quale santo ringraziare per aver portato tutto quel ben di dio in casa mia, quando la mora elegante si avvicinò a me ancora disteso e dopo avermi afferrato ferocemente per i capelli, guardandomi dritto negli occhi cominciò a parlare:
– Ciao io sono Sabrina, la mora si chiama Suzana e la biondina invece è Lisa, ti abbiamo notato in questi giorni, (mentre parlava, Suzana mi aveva afferrato da dietro torendomi le braccia costringendomi all’immobilità, col viso distorto in una smorfia di dolore) , abbiamo notato la disapprovazione che provi quando incontri i nostri amici e volevamo farti capire perché ne abbiamo così tanti, e per far questo ora ti presentiamo i nostri tre giocattoli!
No, non ci potevo credere, l’incubo che avevo paventato si stava per materializzare e così fu.
Mi resi conto che Suzana e Lisa cominciavano a strusciarsi avidamente la mano libera sul pube, mostrando il sorgere di un rigonfiamento preoccupante, Sabrina invece, si mise a un paio di metri da me e cominciò lentamente uno strip-tease, cominciò ad ancheggiare in modo seducente rivolgendomi le spalle, i lunghi capelli lisci le scivolavano morbidi sulle spalle, pur terrorizzato dalle prospettive, non potevo fare a meno di rimanere ammaliato da quello spettacolo sensuale, la bella mora si slaccio il singolo bottone della giacca, ruotando su stessa fece in modo da mostrare i bei seni leggermente a punta, mentre la giacca si sollevava mostrando un delizioso quanto semplice perizoma in pelle nera che adornava le due natiche più splendide che avessi mai visto, sode e sporgenti e dalla pelle liscia come seta, mentre lo spogliarello proseguiva, avvertivo dietro la nuca qualcosa di decisamente grosso e duro che premeva per uscire allo scoperto, ma ero come ipnotizzato dai movimenti suadenti della bella Sabrina.
Finalmente, sempre mostrandomi le spalle, fece scivolare sul pavimento la giacca, rimanendo con indosso solo l’esile indumento intimo e le deliziose scarpe, spalle dritte e ampie e schiena semplicemente perfetta completavano il quadro di una creatura di bellezza indescrivibile, peccato – pensavo in quel momento – non poterne ammirare il viso.
La deliziosa mora si piegò con studiata malizia in avanti, fin quasi a poter toccare terra con il viso e ostentando così un posteriore da scultura, il cazzo cominciò a duolermi, stretto nel boxer e nei pantaloni, in balia di un’erezione tanto imprevista quanto furiosa, le mie due guardiane dovettero prenderne coscienza giacchè tirarono fuori all’unisono due mostruosi arnesi neanche del tutto eretti che mi furono dapprima sventolati sotto il naso e poi, dopo un paio di ceffoni piuttosto violenti, e insulti, sputi e tirate di cappelli fecero il loro trionfale ingresso nella mia povera bocca inviolata.il primo ad entrare fu l’arnese color caffelatte di Lisa, misurava all’incirca 24 cm pur non del tutto dritto, ed era spesso di conseguenza, penetrò a stento la cappella, più chiara dell’asta e gonfia come una mongolfiera, un sapore ignoto mi avvolse il palato, sapido e umido, ma di consistenza stranamente gradevole, mentre un’aroma di sperma e sudore mi riempiva le narici stordendomi.
Potrà sembrare strano, ma a parte le remore di una vita da etero convinto e il timore per la violenza che le due trans dispensavano a piene mani , la cosa che più mi turbava era il non poter ass****re all’ultima parte del sensuale spogliarello di Sabrina, Lisa intanto, dopo avermi afferrato saldamente la testa tra le mani, aveva preso a spingere vigorosamente, facendo affondare il suo grosso serpente sempre più a fondo nella mia gola, ormai avevo chiuso gli occhi cercando di res****re, ma improvvisi conati di vomito mi costrinsero a divincolarmi e quando li aprii, mi trovai davanti l’uccello di Lisa in piena erezione legato alle mie labbra inumidite da grossi cordoni di saliva, e Suzana che agitava minacciosamente davanti ai miei occhi uno spaventoso manganello nero di 30 cm, pur con la mia pluriennale esperienza in film pornografici, non avevo mai visto un cazzo come quello, lungo e spesso come un braccio, sormontato da grosse vene pulsanti e ornato da una coppia di coglioni gonfi di sperma che, presumibilmente sarebbe stato scaricato tutto dentro di me.
Quell’estremo tentativo di ritornare in libertà mi costò molto caro:
– Che fai ti ribelli frocetto di merda?
– Ora vedrai come li trattiamo i frocetti come te!
– Dai tanto ti piace, si vede da come lo ciucci, sei una troietta, solo che non lo sapevi ancora!
Suzana prese a sbattermi il suo enorme bastone sul viso, mentre Lisa mi costringeva di nuovo a succhiarle il bel cazzo duro e umido in punta, più cercavo di liberarmi e più quel nodoso palo di carne mi scivolava in gola, per un attimo riuscii a riaprire gli occhi e tra le gambe delle due aguzzine potei osservare la magnifica Sabrina che si masturbava lentamente, con movimenti sapienti uno splendido cazzo di una ventina di centimetri, spesso almeno 6 e leggermente ricurvo verso l’alto.
– Senti come succhia questa puttana, secondo me sei nata per ciucciare il cazzo!
– Zitte ora, ora insegnamo un giochino nuovo al nostro amichetto!
La voce di Sabrina, perentoria, mi gelò il sangue, fino a quel momento avevo sperato che le cose cessassero a quella violazione umiliante ma non eccessivamente dolorosa, ma evidentemente, le tre trans avevano in mente qualcos’altro per me.
Guidate da Sabrina, Suzana e Lisa mi costrinsero ad alzarmi dal letto e mi spogliarono lasciandomi nudo e indifeso come un *******, ero ancora intontito dall’alcool, il cui sapore si mescolava nella mia bocca agli aromi pungenti e sapidi dei cazzi che ero stato costretto a succhiare, ero terrorizzato, non avevo idea di cosa mi aspettava, ma le mazze enormi delle tre splendide trans erano un’evidente minaccia alla mia verginità.
Non avevo idea di fin dove si sarebbero spinte nel corso di quella brutale violenza, in fin dei conti mi stavano violentando! La cosa sorprendente era però, che ospitare nella mia bocca quegli arnesi turgidi e duri mi aveva eccitato a dismisura, e, mentre mi trascinavano per la casa con i grossi e gonfi pendagli in bella vista, il mio cazzo era in poderosa erezione e colava grosse stille di liquido preeiaculatorio.
La cosa naturalmente non mancava di essere notata dalle tre dee sudamericane mascherate, e infatti durante il breve tragitto fino al bagno, mi insultarono mentre mi prendevano a schiaffi e mi tiravano i capelli, dandomi anche piccoli colpi all’asta eretta.
-sei un frocio di merda che vuole il cazzo, solo che fino a stasera non lo sapevi, ma io li riconosco subito quelli come te…
-volete fare i moralisti e invece morite di voglia di farvi fottere a sangue, ora ci divertiamo…
Giunti nel bagno, Suzana e Lisa mi bloccarono col volto rivolto verso il lavabo, nello specchio potevo vedere le matte risate che le troie si facevano alle mie spalle, pur con i volti deformati dalle calze.
La rabbia mi spinse a un tentativo di divincolarmi, ma le due trans erano troppo forti e il mio tentativo si risolse in ceffoni e insulti.
-Che fai troietta cerchi di liberarti, dai che ti piace, dai che lo vuoi, anzi li vuoi tutti, vuoi farti chiavare come una cagna di strada e farti riempire di sborra bollente in tutti i buchi, mmm vedrai che ci implorerai di non smettere….
Mentre le altre due continuavano a pestarmi, Sabrina scivolo alle mie spalle, sentivo distintamente il suo grosso arnese teso e duro puntare contro le mie natiche, e cominciò a sussurrarmi nell’orecchio, tenendomi il viso attaccato al suo tirandomi i capeeli, quasi con ferocia.
-Sai bel frocetto, le nostre calze possono servire a molte cose, una per esempio è immobilizzarti per poter abusare di te come e quando vogliamo, vedrai che questa sera non la dimentichi più!
Così tirarono fuori altre due calze che usarono per legarmi ai due rubinetti, mentre a turno mi passavano le mani tra le natiche indugiando a lungo nel solco inviolato al centro delle due semisfere, strizzandomi dolorosamente il membro in erezione, i testicoli e i capezzoli eretti, mordendomi voracemente abbandonandomi in un delirio di sensazioni irripetibili.
Poi, come in risposta ad un segnale non scritto, Suzana mi afferrò vigorosamente la testa tra le due enormi mani color carbone, e, mentre Liza mi teneva il naso chiuso per costringermi ad aprire la bocca, mi sparò letteralmente mezzo metro di cazzo in gola cominciando a pompare furiosamente puntellandosi sulle punte dei piedi, credevo quasi che mi avrebbero fatto soffocare a colpi di cazzo e non mi resi conto che dietro di me stava per avvenire ciò che temevo.
Proprio quando Liza mi liberò il naso e Suzana fece per un attimo scivolare il grosso serpente nero fuori dalla mia gola, lucido della mia saliva che mi colava dalla bocca mentre ero in preda a vivaci conati, Sabrina puntò l’uccello duro e nodoso contro il mio povero orifizio, per altro asciutto e privo della benchè minima lubrificazione, e con un colpo secco e violentissimo mi squarciò il retto strappandomi un acutissimo grido di dolore.
Improvvisamente, un ferro arroventato e molto ingombrante mi stava dilaniando l’intestino con movimenti frenetici e poderosi costringendomi ad assecondarli per non soffrire ancora di più.
Inutile dire che mentre Sabrina mi inculava a sangue, Liza e Suzana facevano a turno per farsi ciucciare i cazzoni eretti e duri, mi afferravano per i capelli e mi piantavano quei grossi pali in gola, mugolando parole sconnesse nella loro dolcissima lingua:
– mmmm deliciaaaa….aaahhh gostoso ….chupa…mmm chupa….aaahhh fochi so culo….mmmm
Mi sembrava che mi avessero piantato un imbuto nel culo e che ci facessero scivolare lava rovente dentro, non riuscivo neanche ad urlare, visto che avevo la bocca piena dei rigogliosi membri che mi fottevano selvaggiamente la gola.
Ero vittima di un sabba infernale in cui le sacerdotesse, pur bellissime, al posto delle tradizionali vagine, avevano delle colossali verghe, e il mio sacrificio consisteva nell’appagarle tutte e tre pur a discapito della mia stessa salute.
Ormai avevo perso il senso del tempo, il mio naso affondava nella morbida pelle dei grossi coglioni gonfi delle mie seviziatrici, imbevendosi di aromi che, invece di turbarmi, non facevano che eccitarmi a dismisura, il mio culo, ormai devastato dopo qualche minuto di dolore atroce si stava pian piano adattando a quell’imprevista esplorazione rettale, mentre Sabrina incrementava gradualmente ma inesorabilmente la potenza dei colpi.
Cominciavo ad avvertire un leggero stimolo alla base del pene, come quando si sta per molto tempo senza sborrare, e il cazzo continuava a secernere senza posa liquido attaccaticcio.
Uno strano calore, unito alla sensazione di liberazione che si ha quando si va di corpo si stava pian piano impossessando di me.
-MMM troietta hai un culetto fantastico….mmmm ti piace vero zoccola? Dillo che ti piace che vuoi il cazzo!
Mentre mi diceva queste cose, Sabrina mi aveva nuovamente afferrato per la chioma e mi aveva girato verso di lei, omaggiandomi di alcune spinte tra le più violente e facendomi letteralmente sussultare sotto di lei.
Comunque era vero, stavo cominciando a provare un piacere mai provato prima, ondate di estasi mi avvolgevano il corpo spossandomi e lasciandomi esausto.
– Che vacca che sei, ti piace proprio il cazzo eh?
Così dicendo fece scivolare una mano tra le mie chiappe e raccolse il liquido che le ornava portandolo alle mie labbra.
Bevvi avidamente quel misto di sborra di culo e sangue caldo, già, perché mi aveva letteralmente lacerato le pareti anali.
Poi, mentre cominciavo ad inarcare la schiena per accogliere ancora meglio quel glorioso palo di carne e cercavo di dediacrmi con maggior entusiasmo a spompinare i bei cazzi puntati verso il mio viso, senza preavviso fece scivolare il suo splendido serpente fuori di me.
La liberazione del canale rettale mi permise finalmente di contrarre lo sfintere, il chè mi fece schizzare una grossa goccia di sperma bollente che scivolò nel lavabo e mi strappò un mugolio di piacere intensissimo come mai avevo provato fino ad allora.
Sabrina mi spinse violentemente il volto nel lavandino per leccare il frutto del mio piacere, piegandomi a 90° mentre Lisa scivolava alle mie spalle.
-Troia di merda chi ti ha detto che puoi godere? Tu sei soltanto due buchi svuotacazzi non osare mai più godere senza il nostro permesso!
Così dicendo, mi spinse più volte il viso contro la fredda ceramica del alvabo, per poi sollevarmi e infilare nella mia bocca ormai slogata il suo arnese aromatizzato dal sudore, dal sangue, dallo sperma e dal mio succo di culo!
Nel frattempo Suzana si masturbava con vigore, il suo cazzo era ormai nel pieno del fulgore, un palo di carne d’ebano nodoso e turgido con la punta lucida di sperma che puntava minacciosamente contro di me!
Mi venne vicino e mentre Liza mi sbatteva il suo bel cazzo duro nel retto senza alcuna particolare accortezza cominciando a pompare vigorosamente, Suzana mi puntò il tacco a spillo dei suoi stivali nella carne delle chiappe torturandomele sadicamente.
Sabry da parte sua affondava il suo superbo uccello al caldo della mia bocca spingendo in modo che non potessi urlare e godendosi i miei mugolii di dolore lancinante, misti al piacere inebriante che quella ferce sottomissione mi regalava!
Calde e grosse lacrime mi rigavano il volto, ma le tre aguzzine, anziché impietosirsi, sembravano maggiormente stimolate a torturarmi.
Violenti ceffoni mi arrossarono le gote mentre le tre transessualidopo aver alzato le calze in modo da liberare la bocca mi sputavano in faccia e, nel caso di Sabrina, in bocca dopo aver sfilato il membro, paonazzo per il succulento pompino.
– Sei proprio una troia mangiacazzi, chupa chupa…mmmm
– Che culo magnifico, e come si muove questa troia, mmm deliciaaaa….
– Ti straccio le chiappe troia, ti piace eh? Puttana di merda mmm
Inutile negarlo, stavo godendo come una scrofa, un incessante cas**ta di precum mi scivolava tra le gambe, quel cazzo su per il culo aveva dischiuso un orizzonte fatto di immenso piacere, e il dolore inflittomi non faceva altro che amplificare quell’estasi inebriante.
All’improvviso le tre splendide aguzzine, quasi in risposta ad un richiamo si fermarono, lasciandomi ansimante e voglioso sul bordo del lavabo, il culo mi pulsava in preda a spasmi violenti e dall’uccello mi colava un fiotto ininterrotto di gustoso sughetto, sebbene le gambe mi tremassero e avevo dolori in tutto il corpo non potevo fare a meno di desiderare di essere ancora preso da quelle furie s**tenate.
Un po’ timoroso girai il volto per osservarle, erano davvero tre splendide gazzelle, certo, ognuna a modo suo, il fisico muscoloso di Suzana era reso ancora più eccitante dalla pelle lucida per il sudore, il suo membro eretto e umido aveva un chè di mostruoso, all’apparenza poteva sembrare addirittura sottile, ma era un effetto ottico dovuto alla smisurata lunghezza, i lineamenti deformati dal piacere sembravano duri e ancor più minacciosi a causa della calza che le copriva il volto, Lisa e Sabrina erano invece due autentiche gazzelle, mentre parlavano tra di loro si masturbavano reciprocamente con evidente soddisfazione, i loro cazzi, pur non mostruosi come quello di Suzana, svettavano con le punte verso l’alto bagnati di caldo e succulento sugo, le due troie godevano come scrofe e il respiro si faceva affannoso anche a causa delle calze, che sollevarono per baciarsi lussuriosamente avvinghiando le lingue in una danza di strepitosa sensualità, luccicanti fili di saliva congiungevano le labbra carnose mentre le attenzioni si facevano sempre più selvagge. Le mani si intrufolavano ovunque, gemiti a volte sottili a volte violenti giungevano da quel meraviglioso consesso carnale mentre il mio uccello, tutt’altro che intimorito dalla violenza cui ero sottoposto si era innalzato in tutta la sua lunghezza e puntava dolorosamente verso il cielo in cerca di sollievo.
Le tre sadiche erinni volsero lo sguardo all’improvviso verso di me, l’attenzione era stata colta dall’erezione che intravedevano tra le mie gambe.
Sorrisero, ma era un sorriso perverso, malato, e con andatura superba, dall’alto degli smisurati tacchi che calzavano, tornarono verso di me.
Mi slegarono, poi, senza alcun riguardo mi buttarono per terra, notai che Suzana aveva in mano una cintura nera di cuoio, ma non ero minimamente preparato, quando, afferratomi per i capelli con la consueta (…e goduriosa…) rudezza, cominciò ad insultarmi sussurrandomi all’orecchio quanto ero frocio e che bel servizietto avessero in serbo per me, mentre Liza mi legava la cinta intorno al collo stringendola al punto di soffocarmi quasi.
– Ecco, ora sei il nostro frocetto cagnolino, ti piace puttanella?
– Siii che gli piace, vedi come sbrodola… che troia di merda…
Così dicendo, a turno, cominciarono a schiaffeggiarmi con rabbia le natiche, a puntarmi gli acuminati tacchi nella carne, a sputarmi addosso, mentre sempre più eccitate, avevano preso a toccarsi i cazzi e i corpi lucidi e sensuali, le mani scivolavano frenetiche sulla pelle sudata, si insinuavano negli anfratti nascosti uscendone bagnate di aromi gustosi e profumati, avevo una voglia matta di risentirmi cavalcato, violato, desideravo che le loro attenzioni si rivolgessero verso di me, mentre, le sevizie che subivo, pur molto dolorose, non facevano che acuire la mia eccitazione.
– …vi prego, inculatemi, ho vogliaaaa…- le implorai, volevo che mi ficcassero i loro grossi cazzi nel culo fino alla notte dei tempi, volevo sentirmi totalmente posseduto, volevo essere il solo, unico oggetto del desiderio delle virago e il bersaglio della rabbiosa voglia dei loro splendidi cazzi.
Un lampo di maliziosa lussuria incendiò gli sguardi delle mie padrone, ancora schiaffi, morsi, tendevano la cita all’estremo limite della mia resistenza, mi afferravano rudemente il viso costringendomi ad aprire la bocca per sputarci dentro, il sapore della loro saliva mi eccitava sempre di più, a turno cominciaro a spingere i loro grossi cazzi nella mia bocca, mi afferravano saldamente alle tempie, poi, tenendomi per i capelli, Liza mi stringeva il collo, Suzana mi tappava il naso e spingeva quell’infido serpente in fondo alla mia gola tenendolo infilato per lunghissimi secondi, chupa chupa frocetto, io chiudevo gli occhi cercando di res****re a quella deliziosa tortura fin quando la saliva non mi costringeva a divincolarmi per non soffocare, subito però Suzana, incurante del mio tossire e dei conati di vomito ricominciava a chiavarmi la bocca senza alcuna pietà.
Avrei voluto farmi farcire il culo per bene, l’orifizio pulsava in preda ad un desiderio insopprimibile e insopportabile, Liza e sabrina ridacchiavano, Liza si accese una sigaretta mandando lunghe e sensuali boccate, nel frattempo Sabrina si era chinata alle mie spalle e mi stava letteralmente aprendo in due come una pesca matura mettendo allo scoperto il mio indocile buchino.
All’improvviso un bruciante dolore mi avvertì che la cenere della sigaretta veniva depositata tra l’ilarità delle tre nel solco bagnato che divideva le mie natiche, nel frattempo Liza aiutava a sostenere Sabrina, che, in equilibrio su una gamba sola stava spingendo l’acuminato tacco metallico della sua calzatura ad esplorare i misteri del mio anfratto spasimante.
Sebbene sottile, il tacco era ben più spigoloso di un oggetto di carne e Sabrina fu tutt’altro che delicata, il motivo per cui non gridai era il bastone di cioccolato che mi occupava la bocca fino all’estremo limite della sua capacità di apertura.
Ormai non ero che un pupazzo tra le loro mani, il basso ventre mi doleva a causa del desiderio represso ma ero talmente coinvolto da quella selvaggia avventura che godevo di tutte quelle violenze, solo volevo il cazzo nel culo, non ce la facevio più, desideravo di essere sventrato con violenza da quegli splendidi scettri, dall’ano mi colava un umore caldo e appicicoso, a volte in seguito a spasmi incontrollati come se fossi stata una troia in preda ad un orgasmo anale, e, sebbene non me ne rendessi del tutto conto, non ero altro che quello, una vacca adoratrice di cazzo in mano a tre sacerdotesse del sesso più estremo.
Ricominciai ad implorare, per quello che mi permetteva il palo di carne di Suzana ormai ospite fisso della mia cavità orale, vi prego, lo voglio dentroooo….
– è proprio un frocio di merda rottinculo e mangiacazzi…
– vuole solo il cazzo…che troietta….
– Ma si in fondo se lo merita…
Una gioia immensa mi avvolse, finalmente avrei goduto, ma il cammino fu molto doloroso e accidentato….
Fissarono il capo della cintola ad un termosifone, dopodichè, tutte e tre si alzarono in piedi infilandomi nuovamente le punte dei tacchi nella carne con tale ferocia da lasciarmi i segni e spingermi ad urlare e ad implorare pietà, mentre scivolavo semisvenuto sul pavimento, Liza scivolò sotto di me, quasi incosciente, mi risvegliai all’improvviso a causa dell’ingresso subitaneo del suo bel cazzo nel mio culetto caldo e ancora sanguinante a causa delle attenzioni precedenti.
Cominciai a muovermi lentamente, mentre Liza sussurrava : ti piace eeh? È questo che volevi, l’hai sempre voluto solo che non lo sapevi! Sei una troietta ciucciacazzi e rottainculo e scommetto che da oggi in poi non vorrai altro che questo un bel cazzone duro su per il culo….aaahhh deliciaaaaa!
Non riuscivo a distinguere del tutto la sua espressione a causa della calza che le copriva per metà il volto facendole assumere un’espressione ancora più minacciosa di quella che, probabilmente aveva, ma avrei giurato che si stesse divertendo e godesse quasi quanto me, cavalcare quello splendido cazzo mi inebriava, mi sentivo finalmente appagato, socchiudevo gli occhi e mi godevo quella sensazione di estatsi totale che mi dava il sentirmi il retto colmo di carne calda e pulsante, improvvise contrazioni sello sfintere preannunciavano ondate di godimento sfibranti che coronavano con caldi schizzi di aroma di cazzo, ero scivolato nel piacere quando di nuovo, la grossa mano nodosa ed eburnea di Suzana mi spinse la testa all’indietro quasi strappandomi il cuoio capelluto e una colata di lava incandescente mi invase l’ano, la gigantesca trans si era inginocchiata alle mie spalle, e con un sol colpo che mi mozzò il fiato e mi strappò calde lacrime, aveva spinto la sua colossale mazza all’interno dell’anfratto già abbondantemente occupato!
Non ebbi neanche il tempo di urlare che Sabrina dopo avermi tappato il naso, spinse il suo gustoso uccello nella mia bocca, le due alle mie spalle, ormai vicine ad un esplosivo orgasmo cominciarono a muoversi all’unisono pompando la loro voluttà dentro il mio culo, i movimenti mi squassavano, avrei voluto urlare, ma il cazzo di Sabrina me lo impediva, ogni tanto mi liberava il naso per permettermi di respirare, a volte mi affondava la testa nei coglioni gonfi e profumati, quell’odore mi deliziava, eccitandomi se possibile ancira di più e non aspettavo altro che gustare quel nettare prelibato il cui odore mi faceva appunto impazzire.
Lo sfregamento dei due cazzi all’interno del mio colon, nel frattempo doveva regalare un delirante piacere anche alla bionda e alla nera che mugolavano vogliose frasi sconnesse che mi avvisavano dell’orgasmo imminente, i movimenti si fecero più frenetici, a volte sconnessi e meno sincroni, il respiro si mozzava, gli occhi, per quello che vedevo erano socchiusi, i volti deformati dal piacere, una sottile bava bagnava le labbra tumide di Lisa mentre mi chiavava il culo selvaggiamente, sentivo sulla schiena il poderoso peso di Suzana che si abbatteva su di me infilando il suo prodigioso bastone fin nei recessi più nascosti del mio intestino.
Una marea di piacere selvaggio montava impetuosa dentro di me, succhiavao meccanicamente il cazzo ormai violaceo e prossimo all’esplosione di Sabrina, gustandone il sapore acre e sapido e bevendone gli aromi succulenti.
Squassanti spasmi mi dilaniavano le viscere spingendomi a gemere per il godimento lussurioso che dalla pancia si irradiava a tutto il corpo culminando con schizzi di caldo sperma sempre più violenti e corposi.
– siiii mmmm inculatemi, siii sfondatemi le chiappemmmggghh….godooooo mmmm aaahhhh ancora, ne voglio di più di piùùùùùùùùùùùùùù……….
– Fochi so culooo fochiiiiii…..deliciaaaaa
– Aaahhhh gostosooooo mmmm chupa chupaaaa…..
E alla fine, rispondendo ad un richiamo atavico vecchio quanto il mondo, le tre trans vennero, vennero inondami il retto di una cas**ta di sborra bollente e vischiosa che risalì l’intestino come una valanga travolgente, una colata lavica, un’eruzione di sborra violentissima che mi travolse lasciandomi spossato, ma ancora capace di ingoiare quasi tutto il seme di Sabrina, un getto caldo che mi bollì lo stomaco mentre ansimavo per non perdermi neanche la più piccola stilla di sugo.
Rivoli di sborra lattea colavano dagli angoli della bocca, mentre Suzana e Liza, già in piedi, a turno mi infilavano i cazzoni paonazzi in bocca per farseli ripulire per bene dal nettare degli dei.
Dal culo, portentose spinte facevano colare sulle cosce l’aroma del piacere, mentre il godimento continuava a dilaniarmi il corpo e l’anima, non avevo mai immaginato di poter godere in modo così vitale e selvaggio e avrei voluto che non smettessero mai.
Il cazzo in piena e dolorosa erezione pulsava vicino all’orgasmo, ma le tre trans ormai liberate dall’urgenza del piacere si erano abbandonate al relax incuranti di me, o almeno così pensavo, giacchè una delle tre, Liza, si allontanò un attimo per tornare con in mano una bottiglia di vetro di quelle per l’acua minerale da 92 cl.
Del tutto indifeso, inginocchiato con la testa abbassata, legato come un vitello sacrificale non mi accorsi di quello che stava accadendo finchè non sentii le pareti anali dilatate fino alla lacerazione e quell’oggetto freddo e smisuratamente largo farsi spazio dentro di me, e non dalla parte del collo!
Le tre zoccole mi avevano slargato le chiappe e infilato la bottiglia dal lato più largo su per il culo, urlai, e ancora urlai piansi, il dolore era insopportabile, le contrazioni di cui ero ancora preda stringevano un oggetto duro e freddo che non si smuoveva per nulla, calde lacrime tornarono a rigarmi il volto impiastricciato di sborra.
Chiusi gli occhi cercando di rilassare lo sfintere e una calda pioggerellina dall’odore pungente mi risciacquò il viso, in un attimo la pioggerellina divvenne tripla e più vivace, tirato per i capelli fui costretto ad aprire la bocca e a bere il caldo piscio delle mie padrone, che divertite continuavano ad insultarmi, sputarmi addosso e picchiarmi.
Ancora una volta l’eccitazione ebbe il sopravvento e quella pioggia dorata mi portò alla fine ad un esplosione di godimento lacerante oltremodo selvaggia per il contrasto dovuto alle contrazioni delle pareti anali contro il solido vetro della bottiglia.
Uno, due, tre poderosi schizzi di crema giallastra eruttarono dal mio cazzo sul pavimento e senza troppe cure fui costretto ad inginocchiarmi e a leccare tutto il frutto del mio piacere devastante.
Con la lingua raccolsi e bevvi avidamente le gocce di sperma miste a piscio di trans, mentre le tre troie si baciavano massaggiandosi gli uccelli tornati a dimensioni più umane.
Alla fine Liza, evidentemente soddisfatta del trattamento riservatomi, mi sfilà la bottiglia dal culo senza troppi riguardi, facendomi temere che non sarei mai più stato capace di contrarre l’ano, e, l’ultima cosa che ricordo prima che svenissi, è la bottiglia verdastra impregnata dei sughi e del sangue del mio povero culo sfondato.
Mi risvegliai dopo qualche ora, ma il risveglio non fu dei migliori, ero nudo come un verme con le mani ammanettate e legato per il collo ad un albero nel parco cittadino, luogo di incontri a sfondo sessuale della comunità omosessuale, nel bel mezzo della notte, ma questa è un’altra storia….

Categories
Racconti Erotici

nel negozio di costumi

Avevamo trovato un alloggio poco distante dalla spiaggia in una località rinomata della Romagna Il residence era in una via laterale con pochi negozi. Tra questi c’era uno particolare era piccolo una vetrina con esposti micro bikini, mini-string, scarpe con zeppe a tacchi alti, e micro abiti insomma il genere di abbigliamento che si trova nei sexy shop e da vera porca come piacciono a mè.
Il venerdì sera ci fermammo a guardare la vetrina dentro si intravedeva una signora sulla cinquantina e un ragazzo di colore sui trent’anni .. decisamente carino… eravamo con Mirko nostro figlio e non entrammo. Il mattino seguente mi accorsi che avevo portato solo un costume e neanche un perizoma, in spiaggia guardavo con invidia chi lo sfoggiava, io ero con quel costume casto e non era proprio da me. Dopo pranzo tornando al mare, provammo a passare davanti a quel negozio sperando di trovarlo aperto.. la via era deserta erano le due del pomeriggio e tutti erano in spiaggia o nelle camere al fresco dell’aria condizionata a dormire, arrivati davanti alla vetrina del negozio la delusione nel leggere il cartello con gli orari, era chiuso, guardai dentro la luce era accesa e da dietro una tenda spunta il ragazzone alto muscoloso e nero che avevo intravisto la sera precedente., Provo a suonare, la porta fa clac e si apre, io con fare da gatta morta gli chiedo se posso dare un’occhiata, lui ci fa entrare. Era decisamente bello indossava una maglia aderente e dei boxer nei quali si intuiva un bel biscione nero come piace a me.. subito mi sono messa a civettare il negozio era di due locali, noi ci trovavamo nel locale che si vedeva dalla vetrina e dietro la tenda si intravedeva un secondo locale, guardo i costumi esposti nei manichini, ma non vedo quelli della vetrina, glieli chiedo e mi dice sorridendo che la collezione micro string ecc.. sexy scarpe vestiti e accessori è nell’altro locale, e ci indica il cartello VM 18 anni per accedervi.. anche se Mirco è quasi maggiorenne, dissi a mio marito e a mio figlio di iniziare ad andare in spiaggia tanto si stavano annoiando e non volevo portargli via altro tempo..aggiunsi almeno io resto a provarli senza fretta.. dissi ammiccando un sorriso al ragazzone, mio marito si girò subito per uscire Mirco si capiva invece che era curioso di sapere cosa ci fosse dietro la tenda.. ma il padre lo richiamò.. uscirono la porta si richiuse elettricamente alle loro spalle.. varcai la tenda e mi ritrovai in un locale di cinque metri per cinque.. c’è una poltroncina rossa di pelle, degli espositori con i costumi esposti nei contenitori con tanto di foto delle modelle che li indossano, poster alle pareti uno scafale con scarpe e stivali con tacchi altissimi e zeppe, uno stand con lingerie da sexy shop, e una vetrina con vibratori giochi vari manette, falli di lattice di tutte le forme e dimensioni, ecc., guardo i costumi sullo stendino, scelgo alcuni da provare, il ragazzo si scusa perché il camerino è ingombro di s**toloni e non è utilizzabile e mi indica il camerino dell’altro locale, io gli dico che non mi faccio problemi a provarmeli anche li.. siamo al mare chissa quante donne nude vede in certe spiagge e scherzo, io indosso un pareo e sopra ho solo una canottiera che mi tolgo appoggiandola sulla poltroncina rimanendo a seno nudo.. provo solo il reggiseno tanto il perizoma va sempre bene.. alcuni sono da vera porca, civettavo me li sistemavo davanti al commesso ne provavo alcuni così piccoli che strabordava tutto il seno.. il ragazzo guarda e mi aiuta nel passarmi i vari capi.. io ogni tanto guardo i boxer del ragazzo si nota un certo gonfiore segno che lo spettacolo che stò offrendo gli fa un certo effetto, e lo vedo imbarazzato quando gli chiedo di aiutarmi a sistemare il reggiseno.. era chiaramente eccitato ma non sapeva cosa fare in fondo mi ero presentata con marito e figlio.. ormai erano venti minuti che gli mostravo le tette tra un reggiseno e l’altro.. scelsi due costumi.. in uno stendino c’erano dei micro abiti.. gli chiesi di provarne.. mi infilai un micro abito, era oscenamente scollato, lo slip del costume mi segnava l’abito.. da troia navigata mi sfilai lo slip.. adesso si che mi cade bene sul sedere non trovi? Dissi al nero che guardava compiaciuto.. lui sorrise..e “ lo provi con delle scarpe, seduta sulla poltroncina calzai delle scarpe con zeppa e tacchi altissimi poi un defilé sculettando fino a una vetrinetta “ bello questo esclamai davanti a un bustino di pelle nera, “ lo provi “ mi sfilai l’abito rimanendo nuda solo con le scarpe, indossai il bustino facendomi aiutare.. mi stringeva la vita lasciandomi fuori le tette, mi guardai allo specchio, ero proprio una troia da film porno messa giù così, sculettando sui tacchi andai incontro al ragazzo che stava sistemando alcuni oggetti nella vetrinetta, ormai fradicia e senza ritegno, da oltre quaranta minuti stavo sbattendo in faccia le mie tettone a quel ragazzone con quel biscione nero nei boxer che desideravo tanto.. guardai un fallo di lattice dalla vetrinetta e dissi: ne sto cercando uno nero di pelle… molto realistico ne avete? …” nel dirlo mi rendevo conto che sono proprio ninfomane… lo cerca nero disse sorridendo.. si nero realistico e sorrido passandomi la lingua tra le labbra lo avete? …. lui si abbassa i boxer.. mi guarda e mi dice è abbastanza realistico? Resto in ammirazione a un cazzo stupendo è ancora moscio ma ha una cappella enorme.. mi sembrava di sognare…davanti a me un ragazzo bellissimo e un cazzone nero da sogno….e mi stava chiedendo di fargli un pompino… Volevo gustarmelo con tutta calma,e volevo stare anche comoda….da vera troia!! Mi siedo sulla poltroncina e lo faccio avvicinare Mi misi a guardarlo mentre ero seduta quasi stregata da quel grosso affare, poi gli dico :”dio hai un cazzo stupendo…mmmhh…guarda che meraviglia…. Apro le labbra,ed inizio con dolcezza lentamente a leccargli il pube,gli passo la punta della lingua ben insalivata sul pube e sull’inguine,con delicatezza e dolcezza mi assaporo cm. dopo cm. la pelle color ebano che eccitatissimo mi sventolava quel grosso cazzone duro e dritto davanti agli occhi. Avevo deciso che volevo farlo davvero eccitare al punto estremo, e ci stavo riuscendo molto bene! Continuo a leccargli il pube ancora un pò,poi passandogli la lingua tra i peli all’attaccatura del membro inizio finalmente a leccarglielo. Gli passo delicatamente la lingua lungo l’asta,lasciandogli una scia di saliva,impugnando con una mano la base dell’asta,mentre il resto me lo leccavo dolcemente cm. dopo cm. con raffinatezza,mi gustavo quel grosso coso come una vera troia affamata di cazzo. Dopo averci giocato un po’ con la lingua,gli sfilo i boxer facendoli scivolare fino ai piedi, e poi finalmente comincio ad aprire per bene le labbra…..ed inizio ad ingoiare quel grosso membro. Volevo godermelo senza l’impedimento dei boxer, così avevo accesso a tutta la virilità dello splendido ragazzo che mi stava davanti. Avevo la bocca spalancata ma era talmente largo che non riuscivo a gustarmelo tutto,ne avevo preso in bocca solo poco più della metà. La lingua l’avevo appoggiata alla parte di sotto del grosso cazzo, le labbra lo sostenevano delicatamente,ed io con un delicato e dolce su e giù con la testa avevo cominciato a farmelo scorrere lentamente tra le labbra,mugolando per il piacere che provavo nel fare quello stupendo pompino. L’asta era lucida,venosa, turgida, e tremendamente ingrossata da quel massaggio strepitoso. La saliva lubrificava il cazzone…che mi scorreva con dolcezza tra le labbra…io le stringevo appena un pò…per darle piacere e per fargli sentire la mia calda bocca intorno alla cappella….godeva si vedeva…ed io da morire insieme a lui…In quei momenti mi sentivo proprio una gran troia..una vera professionista del pompino mi avrebbe dato della maestra..e lo ero davvero.. Il ragazzo stava immobile, gli occhi semichiusi, ansimava e si lasciava sfuggire qualche parola di tanto in tanto, .La mano destra era appoggiata tra i miei capelli,mi dava il tempo muovendomi la testa su e giù sempre con lo stesso ritmo. Il seno mi ballava dolcemente, le mie tette andavano a tempo con la testa,creando un effetto tremendamente erotico, ad un certo punto iniziò a respirare più forte,a muovere il bacino per affondare il più possibile nella mia bocca, era prossimo all’orgasmo. Io me ne accorgo ed immediatamente termino di spompinarlo, e me lo faccio scivolare fuori dalle labbra. Guardandolo negli occhi gli dico :”amore non voglio assolutamente farti venire…..voglio godermi ancora il tuo stupendo cazzone….voglio farti impazzire…Gli dissi che un cazzo così me lo volevo gustare per bene ed iniziai a dargli piccoli colpetti di lingua alla base della cappella,un filo di saliva gli scivolava lungo l’asta mentre lui lentamente riprendeva a respirare normalmente. Allora per smorzargli l’orgasmo gli faccio scorrere la lingua lungo il cazzone gonfio da morire,ogni tanto gli dò 2 o 3 affondi con le labbra,ma non ricomincio il dolce su e giù…lo voglio far sbollire ed allontanare l’orgasmo….ma voglio tenerlo sempre in tiro…sempre duro e teso allo spasimo. Vado così qualche minuto,poi quando vedo che l’orgasmo si era allontanato e lui non aveva più il respiro corto sintomo della venuta imminente, con un sommesso mugolare riapro le labbra e ricomincio a spompinarlo con dolcezza,delicatamente…lui mi rimette la mano nei capelli e mi ricomincia a guidare verso il piacere….Le tette avevano ripreso a sobbalzare, mosse dagli affondi del pompino come in una danza ritmica, e lui con un mano aveva iniziato a toccarmele ed a stringerne con delicatezza prima una e poi l’altra. Dopo poco ricominciò a sbuffare ed ad aumentare il ritmo della mano sulla mia testa…stava per avvicinarsi a godere di nuovo. Capii che era vicino…allora prima gli scosto la mano, poi per la seconda volta mi faccio uscire quel meraviglioso cazzone dalla bocca. Ero fradicia…la mia passera un lago che reclamava anche lei voleva quel cazzone.
Lui prende da un vaso dei preservativi se lo infila mi mette in ginocchio sulla poltroncina … la cappella spinge contro le mie grandi labbra mi dice che hò una figa molto grossa .. me lo infila dentro è bello grosso.. godo è stupendo sentire quel paletto di ebano che mi penetra mi tiene per le tette me le stringe, mentre continua a darmi affondi. L’orgasmo è stupendo godo a ripetizione, lui orgoglioso me lo sfila io resto in posizione qualche istante e continuo a venire con la passera che si sente ancora piena.. lo guardo il suo cazzo è ancora duro si è sfilato il preservativo….Lui aveva le palle gonfie e dure come grosse noci. A quel punto poi ripresi a spompinarlo, le mie labbra andavano su e giù con maggior velocità,e lui mi teneva la mano nei capelli con meno decisione…sapeva che io lo avrei fatto venire tra pochi attimi. Capii che era vicino…..allora mentre lo spompinavo in modo stupendo, in un piccolissima pausa gli chiedo di avvisarmi quando stava per venire….perché lo volevo far godere talmente tanto da farlo svenire. Gli dico allora…:”amore fammi un segno quando schizzi….ti voglio godere mentre mi schizzi in gola….” Lui annuì ed io ripresi a spompinarlo con arte. Mentre gli chiedevo di avvisarmi mi era venuta una faccia da vera troia, godevo e facevo godere quel maschio in modo davvero stupendo….era uno spettacolo vedere come mi lavoravo tutta di labbra e di lingua quel grosso cazzone, inginocchiata quasi in segno di venerazione verso quel pilone di carne. I miei mugolii aumentarono e lui riprese a respirare con forza…era vicino. Allora come una vera troia da strada…ogni tanto lo guardavo negli occhi,volevo vedere come e quanto lo facevo godere. Dopo pochi secondi lui mi gridò che stava per venire, io mugolando me lo faccio uscire dalla bocca,arretro appena un poco la testa e mi appoggio la cappella alla punta della lingua, poi iniziò a dare velocissimi piccoli colpetti alla base della cappella…Lui gode come un pazzo…poi inizia ad insultarmi…a gridarmi “troia….puttana……pompinara….vengo…vengo…..”,allora io come una zoccola in calore gli urlo :”siii…dai sborra…amore schizzami in gola…riempimi la bocca….dai….” Poi guizzando solo la punta della lingua in modo sublime sulla punta del cazzone lo porto all’orgasmo…lui inizia a godere in modo tremendo…ansimando inizia a sborrare. Caldi fiotti mi arrivano sulla lingua…..allora io metto la punta della lingua appoggiata alla punta della grossa cappella,così facendo la mia lingua sembrava quasi come un cucchiaio di carne,e poi mi preparo a ricevere i getti di sperma….mi ero messa con la bocca aperta a pochi cm. dal cazzone ed ora assaporavo i densi e copiosi getti che lui con decisione mi schizzava dentro. In pochi attimi avevo la lingua coperta di densi getti di sborra calda e vischiosa,a quel punto ingoio e deglutisco lo sperma caldo e copioso. Alcuni schizzi mi colano sul seno,altri sul viso e sulle guance. Seguirono altri schizzi di sborra che si posavano sulla mia lingua,ad arte l’avevo di nuovo appoggiata alla base della cappella del cazzone teso. Altri schizzi….ancora una volta ingoio e deglutisco una seconda volta, lui smette di sborrare,la cappella gocciolava le ultime stille di sperma,ed io me la rimetto in bocca per succhiarmi gli ultimi istanti di piacere,poi riprendo a spompinarlo…lui con un :”aahhhh…siii….” piega le gambe..provato dall’orgasmo in modo tremendo…me lo tiro fuori dalla bocca…lecco per bene tutta l’asta…le palle…la cappella…poi lo lascio moscio e penzolante….Le palle ora erano leggere…sgonfie…si era svuotato nella mia gola e nel mio pancino…avevo ingoiato tutta la sua sborra…ed era veramente tanta… mi metto il micro bikini da zoccolona appena acquistato sopra un micro abitino pago, lo saluto.. Mentre cammino per andare in spiaggia la mia passera continua ad avere sussulti per lo strepitoso orgasmo appena avuto. Arrivata in spiaggia mio marito mi guarda negli occhi e legge tutta la mia soddisfazione, mi sfilo l’abitino e resto con il mio nuovo micro bikini.. Mirko strabuzza gli occhi e mi dice mamma che supergnocca che sei.. e il padre risponde ci ha messo un’ora e mezza per comprare un costume ..ha le donne…

Categories
Racconti Erotici

il lento scivolare di una coppia 18

chi mi volesse contattare può scrivere a [email protected]

Marco che ormai era diventato Master Marco era stato separato da quella che era sua moglie, da quella che era stata il suo grande amore perdendo anche la speranza di poterla rivedere o conciliarsi con lei in futuro.
Il suo destino o meglio quello che i suoi aguzzini avevano deciso diventasse il suo destino era risiedere in una grande villa dove avrebbe dovuto addestrare quelle che sarebbero diventate le schiave modello di vecchie pervertite o di vecchi sadici.
Mistress Maria lo portò a destinazione dicendo a Marco che quella sarebbe stata la sua residenza fino alla fine dei suoi giorni, ma che col lungo andare si sarebbe abituato all’idea di essere un educature di schiave e si sarebbe pure divertito.
Per due giorni Marco venne lasciate in pace nella sua stanza ed ebbe modo di riposarsi dal viaggio e di pensare come era cambiata la sua vita, di come sarebbe diventata e di cosa avrebbe dovuto fare.
Quello che lo sconvolgeva era che da oggi in avanti sarebbe stato un mezzo cattraveso cui quelli che erano stati gli aguzzini della sua famiglia avrebbero potuto ridurre altri nelle stesse condizioni.
Dopo due giorni iniziò quella che sarebbe stata la sua nuova attività: Mistress Maria gli portò due donne una sulla cinquantina e l’altra sulla ventina madre e figlia che avevano perso tutto al gioco ed ora per onorare il loro debito avrebbero dovuto diventare le schiave del barone che aveva pagato i loro debiti di gioco.
Pochi minuti dopo, entrò il barone facendo presente che voleva ass****re all’addestramento. Per prima cosa Marco ordinò alle due donne di restare in mutandine e reggiseno. Le due si spogliarono subito senza esitazioni sapendo benissimo che non avevano altra scelta. A quel punto Marco si avvicinò alla madre che era una donna non tanto alta, ma con due enormi zinne probabilmente una sesta misura e cominciò a tirare i capezzoli con le unghie, la donna a quel punto cominciò a urlare dal dolore, ma Marco non si fece impressionare anche perché sapeva che se non le avesse addestrate a dovere quello che avrebbe subito delle brutali conseguenze sarebbe stato lui e infatti disse alla donna che non le era stato dato nessun permesso di esternare le sue sensazioni. Marco poi fece lo stesso trattamento alla figlia che invece era molto più proporzionata, essendo infatti alta circa 1,80 cm per una quarta di reggiseno e un bel sederino a mandolino.
Alla ragazza Marco ordinò subito di togliersi le mutandine, infatti il buchetto del sederino sembrava assai stretto quasi come non avesse mai avuto rapporti anali e voleva controllare meglio. Marco mise allora due dita dentro il sederino e si rese conto che il buchetto era talmente stretto che probabilmente era vergine. Allora per umiliare la ragazza pensò di prendere una radice di zenzero una sorta di dildo naturale, ma con proprietà urticanti molto elevate e di metterla nel sederino della ragazza lasciandolo circa quindici minuti ovviamente senza lubrificazione.
Fin dal momento successivo in cui la radice venne introdotta nel sedere, la ragazza urlò dal dolore per il bruciore cosa che fece urlare la madre verso Marco:” ma cosa stai facendo bastardo, ma non ti vergogni a trattare una ragazzina in quel modo alla tua età? Potrebbe essere tua figlia….”, Marco con sobrietà disse alla donna che sarebbe stata severamente punita in quanto non avrebbe più dovuto azzardarsi a una frase del genere, di una gravità inaudita per una schiava, a quel punto il barone sorrise in modo beffardo verso la donna.
Lo strazio che questa povera ragazza aveva dovuto subire durò circa quindici minuti che per lei furono interminabili, Marco dopo circa cinque minuti per aumentare il dolore della povera ragazza le strinse i capezzoli con le unghie cosa che le fece muovere il sedere e conseguentemente aumentare il potere urticante dello zenzero. Quando tolse lo zenzero dal sederino per la ragazza fu una liberazione che la fece quasi svenire.
A questo punto Marco con sorriso beffardo disse che per la figlia la prima lezione di addestramento poteva considerarsi conclusa e poteva essere riaccompagnata nei suoi alloggiamenti, mentre la madre sarebbe restata per essere punita.
Marco allora ordinò alla donna di appoggiarsi alla spagliera che era nella stanza e cominciò a frustarla con una stecca di bambù in trenta interminabili colpi che produssero delle piaghe e dei dolori lancinanti sul sedere della donna che non era neanche più in grado si sedersi dal dolore che aveva. Finita la punizione Marco disse che anche per la madre era finita la prima lezione, ma che andava divisa dalla figlia perché questa non subisse la sua influenza ribelle.

http://www.padronebastardo.org

Categories
Racconti Erotici

La crociera di Senior 01

Finalmente la nave salpò dal porto di Savona per quella benedetta crociera che facevamo per festeggiare i 20 anni di matrimonio. Avevamo una bella cabina esterna, molto confortevole. Il primo giorno volò via tra bagagli da sistemare, saluto del capitano e spiegazioni circa la vita a bordo. In tarda serata, stanchi ci ritirammo a riposare.

La mattina successiva fu dedicata ad una visita organizzata a Barcellona,mentre il pomeriggio preferimmo recarci in piscina. Proprio vicino a noi c’erano i nostri vicini di cabina. Soliti convenevoli e poi ognuno per i fatti suoi a fare una bella nuotata e a sdraiarsi per rilassarsi e godersi la vacanza. Verso le 19.00 ci ritirammo in cabina per prepararci per la serata.

Se ti va, mi disse mia moglie Ester, potremmo unirci ai nostri vicini per trascorrere la serata; sono pure loro qui a festeggiare i 20 anni di matrimonio; ho parlato un po’ con Clara, sai sono di Bologna e per loro, pensa è già la quarta crociera.

Non sollevai obiezioni, la prima impressione era che fossero persone gioviali, di compagnia insomma. Il fatto poi che già erano stati in crociera era per noi positiva in quanto eravamo alla nostra prima esperienza.
Fatto sta che ci incontrammo per la cena. Ester aveva indossato un pantalone celeste di lino e una blusa blu, molto semplice ma ben curata. Clara invece aveva una gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta bianca leggermente sbottonata, quel tanto da far ammirare un po’ del suo bel seno. Ci sedemmo ad un tavolo e cenammo conversando delle solite banalità. Quello che invece era meno banale era l’atteggiamento di Clara: sedendosi aveva portato con le mani la gonna indietro scoprendo completamente le gambe, ed era un bel guardare. Dopo cena ci recammo ad ass****re ad uno spettacolo di cabaret, discreto, interessante principalmente per la mia vicina: oltre a mostrare due belle gambe,la camicetta, per chissà quale miracolo, era più aperta di prima, si vedevano parte dei seni fasciati da un reggiseno bianco. Verso la fine dello spettacolo si esibì una bella ragazza, molto ben fatta, in un burlesque, uno spogliarello insomma. La ragazza era proprio molto bella e brava e riscosse anche molto successo; nei miei pantaloni, e non solo nei miei, si notava un evidente rigonfiamento.

Ecco i soliti maschietti che strabuzzano gli occhi appena vedono un po’ di nudo, esordì Clara rivolta al marito, sai benissimo che riuscirei a farlo anch’io e ti assicuro con un risultato altrettanto buono.

Franco non replicò e la questione finì lì. Più tardi ci intrattenemmo a parlare ancora un po’,io e Franco del solito argomento, il calcio e le signore dei loro soliti argomenti penso gossip e pettegolezzi vari. A mezzanotte ci avviammo verso le nostre cabine. Mi raccomando pensaci e fammi sapere, disse Clara a mia moglie prima di entrare nella sua cabina.

Cosa voleva Clara, chiesi a mia moglie.
Oh, niente, rispose evasiva mia moglie, ma notai che era pensierosa. Ci mettemmo a letto e spensi la luce.

Sai, disse Ester, mi ha detto che anche loro a volte si riprendono mentre fanno l’amore. Il marito a volte li mette in forma anonima su internet, mi ha detto che un loro filmato è stato scaricato da quasi 30.000 persone; solo che la maggioranza dei filmati non viene bene perché la telecamera è fissa, e spesso per pensare al filmato non riescono neanche a concludere l’atto. Insomma mi ha chiesto se eravamo disposti a riprenderli. Eventualmente loro avrebbero ricambiato la cortesia. Tu cosa ne pensi?
Non saprei, le risposi, ma poi siamo sicuri che vogliono solo quello e non altre cose?
Mah, possiamo sempre ritirarci in buon ordine.
E quando avverrebbe la cosa?
Anche adesso, basta che facciamo presto e li avvisiamo subito, mi ha detto di dare tre colpi alla parete divisoria della cabina.
Ma poi a te andrebbe di essere ripresa da loro mentre ti chiavo o mi fai uno dei tuoi splendidi bocchini.
Veramente un po’ di vergogna l’avrei, ma non so, può darsi che dopo aver visto loro all’opera mi passi. Io dico proviamo, tanto al massimo vedremo chiavare due persone da vicino come in quel locale di Parigi, ricordi? Quando tornammo in albergo me la facesti diventare di fuoco!!
Va bene, dai quei tre colpi alla parete, dissi accendendo la luce, e vediamo come si mettono le cose.

Mia moglie si alzò e diede il segnale convenuto, dall’altra parte si sentiva la voce di Clara che ci invitava ad andare in cabina da loro. Feci capolino dalla porta e quando vidi la loro porta aprirsi feci un cenno a mia moglie di uscire e la seguii nella cabina. Mia moglie ed io eravamo in tenuta da “sonno” pigiama e camicia da notte.
Clara invece indossava un babydoll di pizzo nero,sotto solo un perizoma trasparente; una bella donna sulla cinquantina, un bel culo e un seno abbondante, almeno una quarta, anche se un po’ cadente, sembrava la fotocopia di mia moglie; Franco stava a torso nudo in pantaloncini. Più o meno avevamo anche noi la stessa corporatura. Erano ben attrezzati, quattro faretti messi ai lati del letto che lo illuminavano da tutte le posizioni.
Franco mi diede la videocamera, mi chiese se la sapessi maneggiare. Era lo stesso modello della mia, lo rassicurai. Avevano delle maschere e ci consigliarono di indossarle. Non volevano che semmai un riflesso in uno specchio avesse reso uno di noi riconoscibile e proprio a lato del letto c’era uno specchio piuttosto grande.
Ester si accomodò su una poltroncina, vicino a me ed io, quasi per scherzo dissi: ciak si gira, avviando la registrazione. Prima ancora che iniziassero, su suggerimento di Franco, feci un primo piano su Clara facendo scorrere l’obbiettivo lentamente dal basso verso l’alto e poi a ridiscendere e girarle attorno riprendendola da dietro, principalmente il culo che era fantastico (me lo diceva anche il cazzo che si era indurito).

Franco si avvicinò alla moglie abbracciandola e baciandola in bocca, con le mani le carezzava il culo. Clara si avvinghiava al marito e infilava la mano nei sui pantaloncini. Si sedette sul bordo del letto, Franco si abbassò i pantaloni e Clara,afferrato il cazzo del marito se lo porto alla bocca ed iniziò a fargli un pompino. Con una mano gli massaggiava le palle mentre muoveva la testa avanti e indietro, il cazzo spariva completamente nella bocca della donna per poi riapparire di nuovo. Andarono avanti alcuni minuti e io più di una volta mi avvicinai con l’obbiettivo. Sempre con la moglie seduta sul letto Franco le sfilò lo slip le allargò le gambe e mi fece un cenno, capii ed effettuai un zoom tra le cosce di Clara a riprenderne la fica, Franco con le mani divaricò le labbra perché la si vedesse completamente. Poi si inginocchiò a cominciò a leccarla, Clara cominciò a gemere dal piacere, con le mani si toccava il seno e massaggiava i capezzoli. Si mordeva le labbra.
Cambiando spesso posizione davo ogni tanto uno sguardo a mia moglie e notai che anche lei aveva cominciato ad eccitarsi.
Clara si mise a pecora sul letto, le feci un’inquadratura del culo e della fica, Franco si stava posizionando quando uno dei faretti si abbassò e non si riusciva a tenerlo in posizione. Ester allora si alzò e venne a tenere il faretto in posizione. Franco avvicinò il cazzo alla fica della moglie e cominciò a chiavarla. All’inizio infilava il cazzo e poi lo sfilava completamente, si vedeva la cappella che penetrava in fica per poi riuscirne, e questo per sei, sette, otto volte. Clara gemeva dal piacere e lo incitava a chiavarla ancora più forte. Dai sfondami, diceva, la prossima volta devi mettermi qualcosa in bocca e nel culo, voglio essere piena dappertutto, dai, dai, dai.
Quando venne emise un urlo, Franco venne anche lui e riempì di sperma la moglie, poi si tolse e volle che riprendessi la fica della moglie mentre le colava lo sperma.

Guardai mia moglie e mi fece un segno di assenso, mentre loro si ricomponevano andammo nella nostra cabina per prepararci. Le dissi di indossare la camicia trasparente.
Non mi va, mi rispose. Mi vergogno ad essere guardata, a freddo, da un altro uomo; che poi mi veda anche nuda ma quando mi hai eccitata per bene.
Franco portò i faretti, Clara si sistemò a tenerne uno in mano, diedi a Franco la mia videocamera ed iniziammo lo spettacolo. Ripetei praticamente le stesse scene che avevo ripreso prima, con la sola variante che infilai il cazzo anche in culo a mia moglie, giusto alcuni colpi, prima di chiavarla nella fica.
Finito il tutto ci salutammo e se ne andarono nella loro cabina.
Ester volle rivedere alcune scene del nostro filmato.
Sii sincero, mi disse, ti piace Clara? Ho visto che ti si è indurito il cazzo quando la riprendevi.
Certo che è diventato duro, solo a un impotente non si sarebbe alzato e poi Clara, devi convenire, è una bella “gnocca”, ti rassomiglia come fisico, solo che il tuo seno è molto più bello, più tondo e sodo. E questo lo sai perché te ne vanti spesso, tacendo ovviamente che il culo di Clara era più tondo e pieno.
Sorrise contenta per i complimenti e felice si fece chiavare di nuovo.

By Senior

Categories
Racconti Erotici

Paolo, l’amante di mia moglie.

Caro Paolo,

voglio ringraziarti anche qui. Da quando hai iniziato a corteggiare mia moglie lei pian piano ha ripreso colore, gioia di vivere. Ha si cercato di res****rti per un pò ma era solo il solito gioco della preda che fugge. E’ fuggita per poco dal tuo serrato corteggiamento: dopo poco ha accettato il tuo invito per un aperito che è poi diventato una cena per poi finire a casa notra, nel lettone matrimoniale. Le hai chiesto dove io fossi per essere lei così sicura di portarti a casa e lei ridendo ti ha detto che ero certo già addormentato nella mia cameretta, inbottito di sonnifero, dopo aver visto un filmino porno su xhamster segandomi. Ti ha tranquillizzato dicendoti che suo marito è impotente e ormai divenuto un innocuo fratello, che al massimo si sfoga con la masturbazione. Ti ha tranquillizzato dicendoti di essere sicura che se mai mi fossi svagliato e fossi entrato in camera non avrei certo fatto altro che richiudere la porta di camera. Io in effetti ero nella mia cameretta, avevo si visto un filmino porno su xhamster, ma ero sveglio e ben attrezzato con cuffia e monitor per spiarvi durante il vostro atto d’amore. Ti Benedico ancora per quella sera che hai preso mia moglie in camera nostra dove lei ti aveva trascinato, infoiata come un troia in astineza. Aveva voglia di cazzo mia moglie e tu Paolo glielo hai dato. Tanto. Quando ho visto il tuo bel cazzo affondare in mia moglie mi sono quasi sentito svenire dall’emozione. Il cuore batteva a mille e la bocca era asciuta. Mia moglie era folle quella sera; ti ha quasi aggredito, ti ha montato come una valkiria al galoppo, muggendo, smaniando, gemendo e digrignando i denti. Bravo Paolo, che hai retto l’assalto rispondendo colpo su copo. Il tuo cazzo favoloso la riempiva e mandava in furore erotico. Poi con un grido sfuggitole dal petto, buttando indiero la testa, ha goduto rumorosamente, scuotendosi tutta a lungo, per poi afflosciarsi su di te. Ma tu, hai seguitato con la tua spada a infierire nel suo ventre, richiamandola al piacere. E lei ansando e gemendo è ripartita al galoppo. Tu la guidavi tenendola per le chiappe formose e la incitavi. “Forza troia!!” le dicevi, e lei smaniando ti diceva mille si. Ed è venuta ancora e ancora. Poi è stata la tua volta. Sembravi un toro alla monta. Bravo! La telecamerina era sul tavolino ai piedi del letto, celata in un orologio. Da quella ho visto tutto; ho visto la vostra folle corsa e poi ho visto sgorgare a lungo il tuo seme quando il tuo bel cazzone afflosciandosi è uscito da dentro di lei. Poi avete parlato; siete andati in bagno a pisciare e lavarvi. Poi siete tornati in camera. Vedevo mia moglie camminare nuda nella stanza. vedevo che tu le guardavi il culone formoso, con un pò di cellulite, ma sodo, consistente. Mi ricordo quando nei nostri contatti ti avevo chiesto di incularla, perché io sarei impazzito a vederla inculata. Ti avevo detto anche che non sarebbe stato facile e tu ne avevi convenuto, ma che comunque ci avresti provato, per dare un pò di pace alla mia mano segaiola. Tu l’hai richiamata aa letto eli è venuta docile vicino a te. Ho visto il suo volto trasformato dal piacere. Poi i vostri bace sempre meno teneri. Lei che riprende a respirare forte, nuovamente infoiata. L’hai messa supina, massaggiandole le spalle, poi la schiena, poi sei passato alle cosce e i polpacci, saltando il culone. Lei da troia ha sollevato il culo, quasi a reclamare le tue attenzioni. ma tu, astuto, hai finto di non capire. Allora lei ha preso una tua mano che le massaggiava l’incavo della vita e l’ha portata lei stessa sul proprio culone. Tu sorprendela ti sei chinato a baciarglielo. Lei allora l’ha sollevato ancor più mettendosi a pecorina e offrendolo ai tuo baci profondi, alla tua abile lingua. E le hai cercato il buco del culo, soffermandoti a lungo. Lei smaniava con la faccia sul cuscino. Era pronta! Tu, esperto, hai capito il momento magico e l’hai colto. Ormai lei era il delirio. Ha lasciato che tu le andassi dietro, puntandole il cazzone fra le chiappe, appoggiandoglielo al buco, ma senza affondare. Bravo! E’ stata lei allora che pian piano a cominciato a spingere in dietro con lievi colpetti. E tu li. Fermo. Eretto. Poi la ta cappella -l’ho visto benissimo dalla telecamerina- ha iniziato a penetrare. Poi ancora fermo, per fare adattare il suo buco del culo alla tua grossezza, notevole ma fantastica. E infine è scivolata dentro. Ancura fermo per farla rilassare. poi pian piano sei affondato. Finalmente!! Ho gioito apessi quanto. Che emozione!! vederla inculata. Bellissimo. Mi sfregavo il membro impotente e flaccido, ma sensibilissimo, attento a non godere troppo presto. Noi cornuti segaioli abbiamo una buona tecnica alle seghe di lunga durata. Noi cornuti viviamo le emozioni anche di un’intera nottata che nostra moglie è col maschio gestendo la sega. Non so se siamo segaioli perché cornuti o cornuti perché segaioli. Ma noi viviamo di seghe, Paolo, e abbiamo bisogno di voi bull per poter godere delle corna segandoci. Vi adoriamo quando ci trombate la moglie, permettendoci di sfinirci di seghe. Orbene Paolo, ricordo quei momenti dell’inculata come i più esaltanti degli ultimi anni. Vederti affordare fra le sue chiappone e poi riuscire e riaffondare di nuovo; prima lentamente poi sempre più velocemente. E la troia di mia moglie alternava deboli lamenti a forti gemiti; a sussulti e spinte all’indietro per farti affondare nel suo intestino. La sentivo scoreggiare forte quando uscivi dal suo culo. E siete vetuti insieme. Lei sditalinandosi e tu pompandole il culone. Bravo Paolo, stavo per svenire dal piacere mentre anche io godevo.
Ora sei il suo amante ufficiale e quando passi dalle nostre parti sei nostro ospite a cena e poi marito effettivo nel lettone. Grazie degli orgasmi che doni a mia moglie a me.

Categories
Racconti Erotici

La gang bang di Jessika

Jessika è una capo cheerleader di un college della California partita dall’ Italia sei anni prima ai tempi del liceo. La classica barbie, ma con voti superlativi a scuola ed impegnata nel sociale.
É il sogno proibito di tanti ragazzi che si limitano a tirarsi seghe pensando a lei. Un giorno recandosi al campus piena di libri si scontra con un ragazzo facendo cadere i libri a terra, prontamente Jack si china per raccoglierli notando sotto la mini di Jessika degli slip orlati in pizzo semplici ma sensuali che lo fanno viaggiare nelle piú perverse fantasie erotiche. Jessica va ad allenarsi insieme al gruppo ai lati del campo da football dove in comtemporanea si allena la squadra. Lì Jack non perde tempo per salutare Jessica, che non lo ha mai visto da prima di quel giorno stesso, infatti lui era un neo acquisto.
I due da quel giorno si frequentano. Un pomeriggio stavano limonando a casa di lui che inizia a toccare piú a fondo,lei lo blocca dicendogli: “sono ancora vergine” lui con il pacco gonfio le risponde :” fa nulla tesoro,oggi mi farai un pompino,per la tua prima volta ci sará qualcosa di speciale” Jessika timidamente gli sbottona i pantaloni e glie lo tira fuori,Ha un cazzo enorme che pulsa dritto come una spada,lo guarda negli occhi come per chiedere cosa fare ma senza parlare,lui avvicinandole la testa al membro: ” prima leccalo bene e poi fai finta che sia un ghiacciolo” lei segue gli ordini lo lecca prima in principio facendo piccoli cerchietti con la lingua per poi percorrere tutta l’asta “ora succhialo porcellina mia” ubbidisce al volo portandosene piu di metá in bocca ma Jack non contento la spinge a ingoiarlo tutto con foga a****lesca, Jessika sta per soffocare quando lui le schizza una gran quantità di sborra in faccia. “Brava piccola porcellina mia” …. Jessica rimane un po’attonita nel riprendere fiato.
É Domenica, giorno della partita lei é presente per dar supporto alla squadra insieme alle altre cheerleader, Jack parte titolare, i due si scambiano occhiate nel lasso di tempo che dura la partita. Jack rimane negli spogliatoi da solo avendo dato appuntamento a Jessy che puntualmente arriva chiudendo la porta a chiave per essere sicura che non ci fosse nessuno Jack le chiede “sei pronta?” Jessica annuisce ed inizia a fare uno spogliarello togliendosi gli abiti da ragazza pon pon, rimane in slip mostrando il suo fisico tonico in tutta la sua bellezza, Jack la tira a se per gli slip e la fa adagiare su una panchina coperta di asciugamani . Lui ha solo i boxer addosso che si affretta a togliere, con un gesto semplice e veloce toglie gli slip a Jessika che sente l’eccitazione crescere, Jack non tarda ad accorgersene perchè prende a leccarle la figa ben rasata già bagnata ed entrare nel buco da violare con la lingua. Hanno entrambi voglia da morire, Jack posiziona la punta in prossimità del buco vergine di Jessika e con colpi ben assestati cerca di entrare mentre lei strozza gli urli in un asciugamano, intanto continua a spingere fino a farlo entrare a fatica nel buco da dove esce una goccia di sangue, continua a scoparla mentre in Jessy il piacere prende posto del dolore e comincia a gemere un po’ da troia “se non fosse che ti ho appena sverginata io giurerei che tu non sei vergine ma una bella zoccola” esclama Jack continuandosela a scopare finché non viene inondandola sopra la pancia. I due sentono strani rumori provenienti dalle docce Jessy é spaventata ma Jack insolitamente tranquillo. Spuntano all’improvviso altri due giocatori e la coach delle cheerleader che parla per prima “ahah, lo sai ho sempre saputo che promettevi bene, ti confesso che a 30 anni mi sentivo vecchia ma allenando te 19enne così prestante mi hai ringiovanito e ti saró riconoscente a modo mio” Jessica si sente soffocare ma non riesce a muoversi un po’ perché la situazione la eccita un po’ perché è spaventata. La coach si spoglia mostrando il fisico da ex cheerleader, si avvicina con sinuosità a Jessica mentre con l’ i phone Jack registra tutto. La coach inizia a limonarrla poi scende succhiandole i capezzoli induriti e scendendo con la lingua fino al pube, da lì a poco è alle prese con il clitoride, la lecca tutta e la penetra con facilitá con la lingua calda muovendola come un serpente ipnotizzato, stacca la faccia dalla fica per infilare prima un dito,poi due e tre fino a 4 dita dentro mentre masturba la giovane coach Ginah fa avvicinare Martin uno dei due ragazzi e inizia a spompinarlo per bene, Jessika intanto inizia a provare piacere, Rey vuole partecipare e si fa spompinare da Jessika ormai priva di volontá, Jack intanto riprende la scena e con una mano si tira una sega. Ginah e martin si mettono in disparte prendendo la coach a scoparla in figa da dietro. Rey decide di romperle il culo “ora la zoccolina diventa una zoccola con i fiocchi”, quest’affermazione crea una risata da parte di tutti la fa alzare e piegare a 90 le sputa sul buchetto e inizia a lubrificarla per poi posizionare il pene in erezione e scoparla senza ritegno. da li a poco sta per venire e chiama Jack e Martin a sborrarle addosso ed in bocca. Non se lo fanno ripetere Rey esce e la fa sdraiare nuovamente sulla panchina “apri la bocca” Jessika apre la bocca e dopo poco tutti le sborrano addosso da la figa in su, Jack ordina ”Ginah pensaci tu”. Gina prende a leccare dal collo in giù lasciando la figa per ultima, arrivata alla figa si posiziona col suo sesso sopra la faccia di Jessika a cui viene ordinato di succhiare, mentre lei lecca e pulisce la sua, Ginah non contenta si fa inculare da Rey mentre Martin si fa segare da Jessika. Jessica viene in contemporanea della coach Ginah, la quale si stacca da Rey che viene nei capelli di Jessika mentre Martin sborra nella sua bocca. Tutti sfiniti vanno a farsi una doccia Jessika compresa per poi tornare a casa.

Categories
Racconti Erotici

POMERIGGIO D’AMORE E DI….. CON A.

Era molto tempo che non rivedevo A., uno dei miei “amici” preferiti, anzi: IL PREFERITO!
Ragazzo bellissimo, dotato, dolce ma porcello come piace a me.
Ero fremente ed ansiosa all’idea di rivederlo dopo tanto tempo ed eccitata al pensiero di ciò che avremmo fatto.
E’ arrivato alla stazione del mio paese e sono andata a prenderlo con la mia auto, da uomo naturalmente. Ci siamo salutati e, nel breve tragitto per arrivare a casa mia, abbiamo scambiato quattro chiacchere raccontandoci quello che era successo dall’ultima volta che ci eravamo visti.
Durante il percorso, ogni tanto, gli toccavo le cosce, pensando al momento in cui l’avrei rivisto tutto nudo e disponibile per me!
Arrivati nella mia alcova, l’ho fatto accomodare sul divano e mi sono recata in bagno a prepararmi:
mi voleva troia con trucco molto pesante, come piace a lui. Prima del suo arrivo mi ero depilata per bene tutta. Ho indossato calze nere a rete autoreggenti, corpetto nero in vinile che lasciava scoperte le mie tettine, sandali rossi tacco 12. Parrucca e trucco pesante: ombretto viola, rossetto dello stesso colore e la mia solita parrucca nera. Qualche gioiello, profumo e vestitino in pizzo sopra il tutto, senza nulla sotto: clitoride e culetto liberi che trasparivano sotto il pizzo.
Sono uscita dal bagno e l’ho trovato sul divano, disteso, con ancora la maglietta addosso e i boxer, sotto i quali si intravvedeva il suo bel cazzo già dritto. Mi sono avvicinata lasciva e gli ho detto di spogliarsi tutto nudo. L’ha fatto, si è alzato mostrandomi il suo gioiello duro in tiro che ho subito afferrato con le mie mani avide: ci siamo avvicinati viso contro viso ed abbiamo iniziato a baciarci appassionatamente. Una delle cose che adoro e che A. sa fare benissimo e con trasporto è baciarsi appassionatamente bocca contro bocca con le nostre lingue che giocano intrecciandosi in contorsionismi eccitanti! Adorabile!
Abbiamo pomiciato così a lungo, cazzo contro cazzo, corpo contro corpo, con lui che mi chiamava amore e mi diceva quanto sono troia e quanto lo eccitassi!
Si è disteso sul divano, io mi sono inginocchiata davanti a lui ed ho iniziato a giocare col suo gioiello prorompente: prima dolcemente con le mani, poi avvicinando la mia bocca avida che già pregustava quello che la aspettava, alla punta del suo cazzo. Ho iniziato la mia attività preferita, usando la lingua sapientemente partendo dalle sue palle depilate, salendo su, piano piano, fino alla sua lucida cappella. L’ho preso in bocca e fatto entrare tutto fino alla radice, succhiandolo con trasporto e gusto ed a lungo, assaporando tutto il dolce sapore dei suoi umori di piacere.
Poi, pausa, risalgo con il viso lungo il suo torace e inizio

a succhiargli i capezzoli sporgenti dal suo torace depilato, fino a risalire infine con il mio sul suo viso ed iniziando nuovamente un gioco appassionato di lingua su lingua, baci sul collo, strusciamenti dei nostri cazzi.
Era eccitatissimo ed io in estasi nel poterlo avere tutto per me.
Poi, di nuovo la mia bocca sul suo cazzo, sempre in tiro, stavolta con lui in piedi ed io in ginocchio davanti a lui, sottomessa, che lo succhiavo di nuovo avidamente e con trasporto mentre mi masturbavo eccitatissima.
Non avrei mai smesso!!
Dopo una breve pausa mi fa una proposta eccitante, proponendomi una cosa che non avevo mai fatto: fargli un pompino mentre fumavo il mio sigaro preferito (si, è vero, non sarà molto femminile ma fumo i mezzi sigari toscani all’anice). Mi sono rifatta un po’ il trucco, rimettendomi il rossetto viola che ormai era scomparso dopo le lunghe succhiate, ho acceso con lascivia il sigaro portandomelo alla bocca come fosse il suo arnese. Lui seduto sul divano, io che mi avvicinavo davanti a lui con lenti movimenti col sigaro in mano: mi sono inginocchiata davanti a lui ed ho iniziato un lento gioco eccitante tirando il fumo dal sigaro ed espellendolo lentamente, con fare da puttana di postribolo di altri tempi, sopra la sua cappella che poi immediatamente accoglievo in bocca come fosse a sua volta un grosso sigaro cubano. Gioco eccitantissimo, a lui piaceva sentire il caldo del fumo seguito subito dopo da quello della mia bocca e dai colpi della mia lingua.
Abbiamo proseguito per un po’ così, poi sono come al solito risalita col viso lungo il suo torace espirando il fumo del sigaro sul suo viso e baciandolo poi con passione.
A questo punto ero in estasi: sentivo il bisogno fremente di essere completamente sua, facendomi possedere con passione. Lo volevo dentro di me, completamente.
Quello che è seguito lo potete immaginare: mi ha cavalcata, lui seduto sul divano ed io salita in piedi sullo stesso, rivolta verso di lui, mi sono chinata sulle gambe sentendo il suo cazzo che mi penetrava, piano piano ma con decisione, fino a che non l’ho sentito tutto sparire dentro di me: mmmmmm….
In questo modo io ero seduta sopra di lui, con i nostri visi di fronte, in modo da poterci baciare appassionatamente mentre lo cavalcavo facendolo entrare ed uscire dal mio buchino ormai umido e dilatato per bene dal suo arnese. Godevo e gemevo dal piacere sentendolo entrare ed uscire con facilità, riproponendomi, ad ogni colpo sensazioni dolcissime ed eccitanti. Ero completamente sua.
Mi ha scopata così a lungo, non avrei mai voluto smettere ma, nello stesso tempo, non vedevo l’ora di accogliere, finalmente, il suo dolce succo nella mia bocca da troia bocchinara.
Così, con dispiacere ho estratto il suo cazzo sempre duro dal mio culetto fremente, l’ho fatto mettere in piedi davanti a me ed ho iniziato la cerimonia finale di iniziazione di Patty la troia.
Ho iniziato nuovamente a spompinarlo, con dolcezza prima e trasporto poi, gemendo a sentirlo duro e fremente nella mia bocca assetata. Lo masturbavo mentre mi entrava ed usciva dalla bocca, aspettando con eccitazione i suoi schizzi diretti sulla mia lingua. Non ha resistito molto, era ormai eccitatissimo: l’ho sentito gemere di piacere e mi ha scaricato in bocca la sua dolce ed abbondante cremina. L’ho ricevuta con gusto assaporandola, giocandoci con la bocca e la lingua, riversandola sulla sua cappella umida che poi risucchiavo con avidità: la sua sborra mi colava dalle labbra e finiva sulle mie tettine. Dopo un po’ mi sono alzata con la bocca ancora ricca del suo umore e ci siamo baciati con passione scambiandoci reciprocamente la sua crema. Era bellissimo…..
Abbiamo continuato così a lungo, adesso ero io che volevo godere, scaricarmi anche io della mia crema. Così ci siamo seduti vicini sul divano e, mentre continuavamo a baciarci e lui mi sussurrava parole porche che mi eccitavano, gli ho fatto accarezzare con dolcezza, come piace a me, le mie palle, mentre mi masturbavo eccitata dalle sue parole e dai suoi baci sporchi ancora della sua sborra. Mi ha portato lentamente al massimo dell’eccitazione: la sentivo crescere in me fino a che ho schizzato la mia sborra sul mio petto, godendo come una troia sottomessa al suo amante.
E’ stato bellissimo: non avrei mai immaginato di passare una serata così eccitante con A.
Non vedo l’ora di ripetere l’esperienza che naturalmente vi racconterò con piacere.

Kiss dalla vostra sempre troia Patty e dal suo mondo di fantasia e realtà!

Categories
Racconti Erotici

La Prof di Matematica

Trenta flessioni sul braccio destro ed altre trenta sul braccio sinistro e cento addominali, adesso sono davvero davvero carica a dovere, niente male per una professoressa di matematica in pensione..

Venticinque anni di danza classica non mi hanno fatto diventare prima ballerina ma mi hanno lasciato un corpo s**ttante come una molla ed incredibilmente muscoloso, a cinquantasei anni non ho un grammo di grasso nè di cellulite, un’energia inesauribile che sfogo in allenamenti continui e poi ho addosso una voglia di sesso che mi divora alla faccia della menopausa..

Ho i capelli grigi tagliati cortissimi, enormi occhi verdi da elfo e sono una donna davvero minuscola che arriva al metro e mezzo solo in punta di piedi..

Fa caldo ed oggi alle tre ho lezione con Kaled, un diciottenne marocchino che non vuole saperne di farsi entrare in testa le equazioni e che mi guarda di nascosto..

Kaled è alto e imponente, ha un odore intenso e speziato e le spalle larghe, ma è timido e infantile a dispetto della sua virilità, oggi ho deciso di sedurlo..

Dopo la ginnastica non mi sono lavata per avere anche io un odore forte, mi sono messa un abitino di cotone completamente aperto sulla schiena fino al sedere, sotto sono nuda tranne un tanga nero che si vede bene dallo spacco del vestito, sono scalza con uno smalto scuro sulle unghie dei piedi..

Sin da piccola ho sempre avuto una figa pelosissima, adesso il mio boschetto è tutto sale e pepe, una cosa che piace tanto sia agli uomini che alle donne, visto che è capitato più di una volta di essermi sdraiata in un letto femminile come quella volta che la signora 40enne mentre parlavamo di sua figlia mi ha detto che era tutta bagnata e siamo finite nei cessi a fare pazzie..

Sono le 3 e fa caldo, suonano alla porta, è Kaled che arriva per la lezione, corro ad aprire scalza, lui indossa una canottiera nera ed è lucido di sudore:

“Ciao Kaled, fa caldo, beviamo qualcosa prima di cominciare la lezione..”
“Grazie professoressa, ho fatto una corsa per arrivare..” – risponde lui..
Andiamo in cucina e prendo il the freddo dal frigo, i bicchieri sono su un ripiano alto, mi devo mettere in punta di piedi ed il vestito sale leggermente..
“Che muscoli professoressa..!” – esclama di getto..
Riempio i bicchieri di the freddo e beviamo, poso il bicchiere e fletto il braccio esibendo un bicipite delle dimensioni e della durezza di una boccia, prendo la sua mano e lo invito a toccare..
“Ti piace..?” – lui è interdetto ma saggia la consistenza del braccio.. Poi mi giro e mi alzo in punta di piedi:
“Toccami il culo, senti quanto è duro..” – sento la sua grossa mano sulle natiche e mi appoggio a lui, è già eccitato, ha le dimensioni e la consistenza di un salame stagionato, mi strofino col culo e lui mi accarezza la pancia, non voglio essere troppo aggressiva, non voglio spaventarlo anche se mi sto arrapando di brutto, mi giro e vorrei baciarlo ma non ci arrivo, è troppo alto, lui si china e gli infilo la lingua in bocca e comincio a baciarlo con passione, gli prendo il cazzo in mano attraverso i pantaloncini mentre lui mi stringe i fianchi e mi attira a se, mi faccio scivolare il vestito dalle spalle scoprendo il seno che lui comincia subito a baciare, mi lecca i capezzoli turgidi, mi accarezza le cosce, sento le sue mani scorrermi addosso, adesso il vestito è a terra e io sono quasi nuda tra le sue braccia, le mutandine me sfilo io, mi stacco da lui e gli ordino:
“adesso leccamela da bravo..” – lui si inginocchia davanti a me e comincia a passarmi la lingua sulla fica pelosa, gli afferro la testa e la spingo verso di me, ha il fiato corto ma continua, sento scariche che mi risalgono come frustate:

“bravo..! continua..! piano.. un po’ più su.. si.. così..”

Adesso è il mio turno.. Lo faccio scivolare fuori, sembra che stia per scoppiare, ha un odore maschio e pulito lo avvolgo con le labbra e lo lavoro con le mani, o le mie mani sono troppo piccole o è lui che è troppo grosso, lo lecco, gli succhio le palle e lo sento crescere ancora mentre sono allagata, gli sfilo maglietta e bermuda e lo ammiro nudo, un giovane uomo perfetto, salgo sulla cucina e lo guido dentro di me, mi riempie tutta col suo cazzone e comincia a sbattere con forza, mi afferra per le caviglie e spinge a fondo, mi puntello sulle braccia e prendo il ritmo spingendo anche io, non è poi tanto goffo, ci sa fare eccome.. A dispetto delle molte avventure la mia fica rimane stretta e muscolosa come me, contraendo i muscoli vaginali riesco ad intrappolare i cazzi ed è quello che sto facendo col salame arabo di Kaled, lui sembra stupito ma reagisce spingendo di più.. Siamo caldi e sudati, vedo i suoi muscoli guizzare sotto la pelle ogni volta che mi penetra a fondo, sento il mio corpo rispondere a una tempesta di sensazioni, ho 56 anni, i capelli grigi, le rughe, eppure scoppio di energia vitale, sono innamorata di me stessa… Kaled non dice una parola mentre continua a martellarmi, “aspetta.. mi giro..” salto giù dalla cucina e mi metto a 90 gradi, inarco la schiena e lui mi è subito dentro, mi cinge la vita con il suo braccio muscoloso e comincia a fottermi con un ritmo a****le e arriva la prima botta forte e bollente, pancia e cervello mi scoppiano, caccio un urlo da bestia.. Kaled è giovane e pieno di energia e mi sta regalando una delle migliori scopate che io ricordi ed ho tutta l’impressione che siamo solo all’inizio..

Adesso rallenta e poi esce: “adesso ti inculo professoressa..” – mi dice con voce eccitata.. E’ una promessa o una minaccia..? Lui sembra dirlo come una minaccia per me è sempre un momento topico.. Eccolo.. Spinge, si fa largo e dilaga nel mio culo durissimo, io mi sento impalata da una sbarra di ferro e lui è in trappola, spingo forte all’indietro e contraggo i muscoli dei glutei, lo sento gemere, prendo il comando e comincio a pompare, oscillo a destra e a sinistra tenendomi stretto dentro il suo cazzo come se lo serrassi in pugno, in punta di piedi faccio un balletto sul suo cazzo, non so perché ma mi viene da ridere..
“Le piace Prof..?” – mi chiede, è buffo uno che mi sta inculando e mi da del lei..
“Da morire ma chiamami Maria e sfondami di più..” – Kaled accelera, sento i colpi violenti sulle natiche, sento il cazzo che mi risale la spina dorsale, mi stringe con forza e mi fa quasi male, mi piace e vengo una seconda volta ed anche lui è pronto, lo faccio sgusciare fuori, mi accuccio e lo prendo in bocca, la sborrata è esplosiva, mi riempie e cola sul mento, bevo il nettare caldo ma non è finita qui, beata gioventù, Kaled mi penetra di nuovo con vigore e ricomincia.. Adesso mi sta squartando la fica ma voglio essere io a cavalcare, voglio guardarlo e soprattutto voglio che mi guardi..

“Sdraiati… Subito…” – lui esce e si sdraia e non sa che sta per ass****re ad un numero da circo, gli uomini rimangono sempre a bocca aperta quando lo faccio..
Metto le mani sulle sue anche e mi sollevo sulle braccia con le gambe in spaccata, poi mi abbasso di nuovo per farmelo entrare dentro e comincio una serie di flessioni sugli avanbracci sempre con le gambe completamente aperte.. Arrivo a toccarlo e poi mi rialzo, poi inizio a ruotare sul suo cazzo fino a fare un giro completo, i miei addominali sono duri come una corazza, l’orologio può essere fatto solo da donne snelle e forti come me.. Sono sospesa sopra di lui, mi alzo, mi abbasso e ruoto, lo stringo forte dentro di me e è tutto mio, un palo duro e vibrante di sesso, sta per venire di nuovo ed è il momento del pompino a gravità zero.. Mi metto in verticale su di lui e lo prendo in bocca fino a farmelo entrare bene in gola poi con rapide flessioni sulle braccia vado su e giù, Kaled è allibito e sborra di nuovo e tutto gli cola addosso, con un salto ritorno in piedi e lecco tutta la sborra che ha addosso, poi lo bacio con la bocca piena e sento che gli piace il suo stesso sapore, siamo fradici di sudore, la mia temperatura supera di molto quella di questo pomeriggio di Luglio..
“Andiamo a farci una doccia dai..” – Ce l’ha ancora duro.. Lo afferro e lo conduco in bagno..
“Prima leccami tutta che puzzo come una bestia.. Comincia dai piedi dai..!” – obbedisce e mi lecca diligentemente i piedi, i polpacci, poi risale sulle cosce e mi lecca la fica ancora bagnata, mi fa fremere mentre mi lecca il culo e poi passa alle ascelle e al seno, anche io lo lecco, ha un sapore forte che mi droga, è di nuovo eccitatissimo e mi penetra ancora con violenza, mi puntello alla finestra del bagno ed ho dentro una furia selvaggia che mi squassa, in pochi minuti esplode dentro per la terza volta..
“Bravo Kaled, adesso leccala ancora..Tutto..” – che professoressa cattiva che sono.. Gosh..

Non dimenticherò facilmente questa estate.. Siamo usciti spesso, in giro per feste romane, mano nella mano perché si veda che siamo una coppia, una piccola signora di mezza età ed un giovanissimo fusto, voglio essere additata, invidiata, chiacchierata, voglio eccitarlo, essere presa in un angolo buio.. Non cerco mai di essere appariscente, non mi trucco, non possiedo nemmeno un paio di scarpe con i tacchi alti, porto solo sandaletti, Birkenstock, vestitini semplici magari aperti e sbracciati, sono orgogliosa del mio corpo e fiera del fatto che la gente sappia che condivido il letto con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio ma non lo è, mi piace che lui mi abbracci, mi baci e mi tocchi in pubblico, all’inizio era molto timido, poi l’ho provocato un po’ ed ora ho sempre le sue mani addosso, è una erezione continua, sa cosa voglio e non devo più chiederlo, ieri sera a Castel Sant’Angelo mi ha inculata contro un albero, non ne abbiamo mai abbastanza, poi siamo tornati a casa e abbiamo scopato fino all’alba, l’unica condizione che ho posto è che continui le lezioni di matematica..

Poi anche le belle cose finiscono, il padre di Kaled ha trovato un lavoro stabile a Torino e tutta la famiglia è in partenza, niente promesse e niente addii, è stato bello e pulito e serberò in me il ricordo di un ragazzo rispettoso che non mi ha mai chiamata troia nemmeno una volta e che mi portava spesso dei fiori e che mi faceva godere in maniera paradisiaca..

Categories
Racconti Erotici

L’Ultima Notte Di Sesso Con La Mia Ex Incinta

Era dal liceo che non la vedevo, ma non era cambiata per niente Mirta. É bella oggi come ieri. Anche adesso che é incinta, nuda davanti a me, non posso smettere di ammirarla. Nonostante la sua gravidanza, rimaneva comunque una splendida ragazza….. donna! Solo il suo seno era cambiato, non mi ricordavo che avesse due tette cosí grandi. Ma poi, ripensandoci, mi risposi che era il suo fisico che si adattava alla sua nuova condizione. E quella nuova situazione, mi stava eccitando da morire. Forse era scritto nel grande libro del destino che Mirta doveva essere la prima donna delle mie “prime volte”. La prima ragazza che ho portato a casa dai miei, la prima che mi ha detto “ti amo”, la prima con la quale ho fatto sesso e la prima che adesso ho davanti nuda… incinta! Mi avvicino a lei lentamente, oggi mi sembra cosí indifesa che voglio prendere i suoi tempi, i nostri tempi, come quando eravamo adolescenti e timorosamente esploravamo il corpo l’uno dell’altro. Un passo dopo l’altro e sono ad un centimetro dalla mia ex ragazza. Nel mentre il mio pisello alla sola visione di lei, inizia a mettersi sul’attenti. Il solo spettacolo di lei nuda dopo oltre venti anni, me lo fanno diventare duro. Ora sono vicino al suo corpo, ed inizio a baciarla. Il mio pisello sfiora la sua fica, o meglio la mia cappella sfira la sua fica, la sua pancia mi impedisce di avvicinarmi oltre. Allora continuo a baciarla, ad esplorare con la lingua quella bocca che da ragazzino mi faceva impazzire. Poi alzo le mie mani e delicatamente le metto sulle sue tette. Le sento piene, gonfie. Ad oggi non riesco a trovare un aggettivo che possa spiegare quello che provavo, sentivo a quel tocco. Era come giocare con due palloncini pieni d’acqua, solo che i palloncini non ti fanno drizzare il cazzo e soprattutto non schizzano. Non fraintendetemi, non era il mio pisello che schizzava dopo qualche minuto di palpeggiamento, ma le sue tette. Mentre la baciavo, prima sulla bocca e poi sul collo, le mie mani stringevano, strizzavano, alzavano verso il mio viso il suo enerme seno. Dopo diversi minuti che “masturbavo” le sue tette, aumentai la stretta, quasi volessi staccargli quelle enormi bombe… quelle bombe che alla fine esplosero, schizzandomi un liquido biancastro sul viso. Mi colsero impreparato e feci un “balzo” indietro con la testa. Adesso capivo perché le ragazze con cui ero stato, quando mi facevano un lavoro di bocca, alla prima sborrata si tiravano indietro. La “spinta” doveva essere davvero forte. Come forti erano le spruzzate delle tette di Mirta. Giocavo con tutti e due i seni, li spremevo entrambi ed altri schizzi di quello che sembrava latte fresco, finivano prima sul mio viso e poi sul mio petto. Poi mi feci piú coraggioso e cercai di approfondire quella nuova esperienza. Avvicinai la mia bocca alle sue areole pronunciate ed inizia a succhiare i suoi capezzoli. Intanto continuavo a premere, schiacciare e palpare con vigore i suoi seni, che a quei massaggi rispondevano con degli altri schizzzi di liquido bianco nella mia bocca. Nessuna mi aveva mai schizzato pima, né in bocca, né sul mio viso. Ma tutto sommato mi piaceva. Cosí continuai a giocare con le sue tette. Vederle “venire”, “svuotarsi” di quello che sembrava latte appena munto, mi stava eccitando da morire. Per la prima volta quello che finiva sul pavimento non era il mio sperma, ma fluidi corporei di una donna! Poco dopo Mirta reclamó la sua parte di sesso, con una mano mi staccó dal suo corpo, si mise di spalle e con l’altra afferró il mio cazzo, che fino a quel momento non aveva perso per un solo secondo la sua erezione. Quindi inizió a camminare e come se tenesse un cane al guinzaglio, prese la direzione della sua camera da letto. Durante quei pochissimi secondi, nella mia mente, come un Flashback, inizia a rivivere tutti i momenti trascorsi nel passato con Mirta.
La prima volta che la vidi fu al primo anno del liceo. Entrati in classe, tutti prendemmo posto un pó a caso ed io trovai un banco vuoto accanto a quello di Mirta. Lei all’inizio non mi notó, ero uno dei tanti, ma poi iniziai a “ronzargli” intorno e cominció a dedicarmi qualche attenzione. Erano i tempi in cui per “mettersi insieme” bisognava seguire un percorso. Tramite amicizie comuni si faceva arrivare la “voce” all’interessata o interessato, che qualcuna o qualcuno, voleva mettersi con un lui o una lei. Se dall’altra parte c’era una risposta affermativa, alla prima occasione, che normalmente era una festa di ballo a casa di qualche compagno, si faceva la propria “mossa”. Io ero letteralmente cotto di Mirta, una ragazzina mora dai capelli lunghi, che giá dopo il secondo giorno di scuola, mi faceva masturbare sotto le coperte pensando a lei. Dopo un sondaggio tra gli amici, venni a sapere che gli piacevo. Cosí cercai di creare il mio momento, che arrivó durante una cena tra compagni di scuola poco prima di Natale. A fine sera i miei genitori passarono a prendermi al ristorante e per non scomodare anche quelli di Mirta, decisero di accompagnare anche lei a casa. Una volta arrivati, l’accompagnai fino alla porta di casa. Era arrivato il mio momento, avevo il cuore che batteva a duemila. Volevo baciarla, ma non sapevo come “partire”. Fortunatamente e con un pizzico di coraggio da parte mia, fu proprio lei a darmi il “via” dicendomi “Buonanotte Chase” con un bacio sulla guancia. Il momento era giusto. Ma non riuscivo a muovermi. Quindi lei fece per entrare in casa. Io gli voltai le spalle, stavo per andarmene. Quando con il cuore che mi esplodeva in bocca, dissi a me stesso “ora o mai piú”! Tornai sui miei passi, dissi il suo nome, lei si giró ed io afferrandola per le braccia gli diedi un bacio. Inizialmente con la bocca chiusa, poi cercai con la lingua di entrare nella sua. Duró pochissi secondi, che peró mi sembrarono un’eternitá a quel tempo. Emozionato e con il cuore che mi batteva in gola, mollai l’osso e tornai in auto dai miei. Ora io & Mirta eravamo ufficialmente insieme. Il giorno dopo eravamo giá piú tranquilli e meno impacciati. I nostri baci diventavano sempre più appassionati e la nostra curiositá verso il corpo dell’altro cresceva ogni giorno di piú. I primi tempi mi avvicinai al suo fisico lentamente, tra un bacio e l’altro, mettevo sempre le mani sulle sue piccole tette. E lei mi lasciava fare. Qualche volta, specialmente quando eravamo soli, riuscivo persino a mettergliele sotto la maglietta. A toccarle senza tessuti che mi facevano da filtro. Il tiro lo alzai un giorno in un noto Parco Giochi della mia cittá, nello specifico sui Roller Coaster (noi le chiamavamo Montagne Russe). Durante un giro, inizia a baciarla, ad infilare la mia lingua nella sua bocca. Intanto con una mano palpeggiavo le sue tette. Andai avanti cosí per qualche minuto, fino a quando non decisi di alzare la posta. Feci scivolare una mano in mezzo alle sue gambe ed iniziai a toccargli l’interno coscia. Dolcemente l’accarezzavo, spostavo la mano su e giu dentro le sue cosce. Poi lentamente tentai la risalita verso la sua giovane fichetta, ma l’accesso era bloccato dalle sue mutandine. Allora con le dita spostai i sui slip su un lato ed infilai completamente la mano in mezzo alle sue gambe, tipo “cucchiaio” e misi la mia mano sulla sua fica liscia. Era fresca, sembrava pulita. Mi limitai a strusciarla lungo quello che sembrava uno spacco in mezzo a due dune. Il pisello mi si stava gonfiando tra le gambe. Ed anche a Mirta quel massaggio sembrava piacere. Per quel giorno non potevo lamentarmi, avevo osato anche troppo. A fine serata, chiuso in bagno, mi svuotai le palle pensando a quel pomeriggio, masturbandomi con la stessa mano che poche ore prima era in mezzo alle gambe di Mirta.
Intanto il tempo passava, i giorni diventavano settimane e le settimane diventavano mesi. Fino a quando, stanco di avere solo baci, stufo di accontentarmi di qualche palpeggiamento rubato e qualche leccata di fica, decisi che era il momento di scopare. Preparai Mirta a quel momento, a piccole dosi. Prima mettendola a suo agio con il mio corpo, ogni tanto baciandola guidavo la sua mano sul mio pisello, poi facendole intuire che volevo qualcosa di piú. Lei non era proprio sicura di volerlo fare, ma nemmeno pronunciava un no deciso. La nostra prima volta avvenne esattamente cinque mesi e due settimane dopo il nostro primo bacio. Niente di pianificato e organizzato, accadde e basta. Mirta mi invitó un sabato a casa sua a pranzo. I suoi non c’erano e lei voleva cucinare per me. Se poi due uova ed un insalata si possono chiamare cucina. Ma a me, a noi, non importava il mangiare, l’importante era stare insieme. Come sempre passammo il pomeriggio in camera sua, tra baci, musica e toccate piú o meno audaci. Abbracciati l’uno a l’altra sul suo letto. Io spalle poggiate al muro e lei tra le mie braccia. La prima mossa la feci io. Inizia a baciarla sul collo, sulle guance, ad accarezzarla per diversi minuti. Prima passai le mie mani in mezzo ai suoi capelli, poi lentamente le feci scendere fino alle sue tette. Lei con le spalle poggiate sul mio petto, mi lasció fare. Allora continuai osando di piú. Abbassai ancora di piú le mie mani portandole lungi i sui fianchi, presi la sua maglia e delicatamente gliela tolsi. Sentivo il mio pisello gonfiarsi nelle mutande e preso dall’eccitazione, gli slacciai anche il suo piccolo reggiseno. Mirta non si voltó mai, lasció fare tutto a me. Continuai a toccarla ovunque, sulle spalle, lungo la schiena, sui fianchi, poi portai di nuovo le mie mani sul suo petto, afferando le sue tette. Ci rimasi non só quanto tempo a massaggiarle, toccarle e strizzarle. Il mio cazzo stava esplodendo e non sapevo se tirarlo fuori o continuare a “giocare”. Mi feci coraggio e provai a spingermi oltre. La presi per mano, ed insieme a lei mi alzai dal letto. Ricordo che non sempre mi guardava negli occhi, in fondo era la prima volta che si mostrava quasi completanente nuda a me. Per metterla a suo agio, mi tolsi anch’io la mia maglietta e continuai a baciarla. Prima sulla bocca, poi di nuovo sul collo ed infine sui suoi piccoli seni. Poi scesi in basso, baciandola anche sul ventre, diverse volte, fino a quando non notai dei brividi sulla sua pelle. Allora dal basso la guardai in viso e con le mani lungo i suoi fianchi, gli abbassai i pantaloni. A quel punto Mirta sembró sciogliersi, fece un passo indietro e si sfiló i pantaloni. Io rimasi in ginocchio ad ammirarla. Poi allungai di nuovo le mie mani verso di lei per avvicinarla a me. Adesso ho la sua fichetta davanti al mio viso. O meglio, la sua fichetta avvolta dagli slip. Ancora uno slancio di coraggio da parte di Mirta. Le sue mani fanno scivolare le sue mutandine verso il basso, mentre una gamba le tira in una direzione qualunque. Ora é completamente nuda. Il cuore mi batte da morire, ma la voglia di baciare quelle altre labbra é troppo forte. Avvicino la mia bocca alla sua fica quasi liscia, ed inizio a baciarla. Piú volte. Sento il mio pisello cercare una via d’uscita. Allora mi alzo, guardo il viso di Mirta e mi abbasso i pantaloni insieme ai boxer. Il mio uccello, quasi non aspettasse altro, spuntó fuori dritto come un palo! Mirta lo fissa, lo guarda, non sá cosa fare. Poi lo afferra e mi bacia. Ma la mentre la sua bocca ormai sá cosa fare, la sua mano sembra paralizzata. Il mio pisello mantiene la sua erezione, la sborra la sento riempire l’asta, ma Mirta non mi aiuta a vuotarmi le palle. Non sá come muoversi! Allora mi stacco da lei e mentre le nostre labbra si separano, la invito ad abbassarsi, ad inginocchiarsi, con lei che ancora tiene stretto il mio cazzo. Ora il suo viso é di fronte al mio uccello pronto ad esplodere, Mirta lo fissa, poi mi guarda, ma non fá nulla. Allora gli afferro il polso ed insegno alla sua mano come muoversi. La guido lungo l’asta e finalmente sento le sue cinque dita che iniziano a masturbarmi. Mollo la presa, lascio che Mirta mi faccia una sega in completa autonomia. Sento le palle esplodermi, percepisco lo sperma salire lungo il mio cazzo. Riconosco i “sintomi”. Anni di seghe e masturbazioni varie fatte fino a quel giorno, mi dicono che stó per sborrare. Ma riesco a trattenermi, faccio ingoiare al mio cazzo lo sperma che voleva buttare fuori. Se avessi voluto una semplice schizzata maturata da una sega, mi sarei accontentato del bagno di casa mia. No, quel giorno volevo la fica. Quella con la “F” maiuscola. Tolgo la mano di Mirta dal mio pisello gonfio con una imminente sborrata in canna, la invito ad alzarsi e tornare sul letto. La faccio sdraiare, poi la seguo, sopra di lei. La guardo negli occhi e successivamente avvicino il mio pisello alla sua fica. Non só cosa stó facendo. Non seguo un copione, mi limito ad imitare quello che avevo visto nei Film per adulti, sulle riviste. Lascio che il mio cazzo tocchi la fica di Mirta. Ad un tratto sento un posto fresco, umido. Una strana sensazione, qualcosa sembra accogliere prima la mia grossa cappella, poi il mio cazzo dritto. Spingo il mio bacino sempre piú giú, della pelle “viva” avvolge il mio pisello. Come se lo avessi fatto da sempre, inizio a muovermi su e giú dentro Mirta. La sento emettere un piccolo grido, ma non mi fermo. Spingo, mi muovo… su e giú… ancora e ancora… qualcosa ancora si muove intorno al mio cazzo, qualcosa pulsa, batte… mi piace… ora sonto pronto a sborrare e….. vengo, sborro… schizzo dentro la sua fica, della crema bianca calda avvolge il mio pisello. Una vampata di calore circonda il mio cazzo… schizzo ancora… sento chiaramente lo sperma uscire e fermarsi su una qualche barriera… come se appena uscito dal buco della mia cappella si fermasse subito sopra di essa… la sborra copre la mia cappella come del sapone liquido… continuo a spingere ed a venire, fino a quando, dai piani bassi, non sento piú nulla, a parte un sensazione di liberazione, di svuotamento. Infine guardo Mirta, non l’avevo mai vista cosí sudata. Sfilo il mio cazzo dalla sua fica, mi distendo al suo fianco e con gli sguardi rivolti al soffitto, rimaniamo nudi nel suo letto per qualche tempo.
Questa é stata la nostra prima volta. Ne seguirono ovviamente delle altre, ed ovviamente piú lo facevamo, piú diventavamo padroni delle nostre scopate.
Restammo insieme per qualche anno io e Mirta, poi le nostre strade si separarono per tanti motivi. Ma siamo rimasti sempre in contatto. Tra lettere, auguri di compleanno e festivitá varie, non ci siamo mai persi di vista veramente. Almeno non nei primi anni dalla nostra “separazione”. Poi, si sá, il tempo e la distanza dividono tutti. Compresi noi. Credevo di non rivedere piú Mirta, che fosse la classica ragazza del primo amore, quello che non si scorda mai, ma che anche non si rivede piú. Ed invece.
Invece quel giorno mi arrivó un SMS di lei che mi chiedeva come stavo, che facevo nella vita, se mi fossi sposato, insomma, le classiche domande che si fanno quando non ci si vede da tanto tempo. Dopo la prima settimana di messaggi, mi dice che gli sarebbe piaciuto rivedermi. Cosí ci organizziamo per un aperitivo un sabato sera. Quando la incontro, rimango per qualche secondo spiazzato. Lei sempre bellissima, ma… in stato di gravidanza! Questo non me lo aveva detto tramite SMS. Si accorge del mio stupore e rompe il ghiaccio con un “non ti piace il mio vestito?”. Entrambi scoppiamo a ridere e ci avviamo verso l’inizio della nostra serata. Seduti al tavolo, ci raccontiamo la nostra vita, i nostri lavori, le nostre storie. Mirta mi dice che ha un buon lavoro, una casa tutta sua, ma che da quando é rimasta incinta, le cose con il suo lui non vanno tanto bene. Poi é il mio turno e gli parlo un pó di me. Dopo un pó, l’occhio finisce sull’orologio. É l’una di notte. Accidenti, il tempo é volato. Andiamo via, accompagno Mirta alla sua auto e la saluto.
– “É stato bello rivederti, magari una sera di queste possiamo cenare insieme e continuare a racontarci la storia della nostra vita” gli dico dopo averla baciata sulla guancia.
– “Perché no? Intanto perché non sali da me Chase? Mi segui con la tua auto e ci beviamo qualcosa a casa mia” Risponde Mirta.
– “Lo farei volentieri. Ma domani devo alzarmi molto presto. Ho un impegno a cui non posso proprio mancare” Continuo io.
– “Peccato. Volevo stare ancora un pó con te. Allora facciamo cosí. La prossima settimana cena a casa mia. Cucino io come ai vecchi tempi. Ti asicuro che sono migliorata!” Aggiunge Mirta sorridendo e accarezzandomi la mano affettuosamente.
Cosí rimaniamo d’accordo per vederci il venerdi successivo da lei. Non nascondo che nonostante la sua gravidanza, il pensiero di fare sesso con lei mi ha accompagnato per tutta la settimana, giorno e notte! Vederla dopo tanto tempo, mi fece venire in mente tutte le nostre scopate, tutte le nostre prime volte: dal nostro primo bacio, alla prima volta che facemmo sesso, passando per le nostre prime vacanze insieme. E adesso, anche incinta, non nascondo che il suo corpo mi attira ancora. La sera del nostro appuntamento sono piú che puntuale e qualcosa mi provoca dei brividi, mi fá sentire agitato. Dico a me stesso che é solo una cena con una tua ex, la tua prima ex! Sono sotto casa sua, Mirta mi apre la porta. É stupenda, indossa solo una tuta, ma é comunque stupenda. Mi invita ad entrare, la sua casa é accogliente, é calda. Arriva il momento della cena. Ci sediamo a tavola, lei é una perfetta donna di casa e si, in cucina é migliorata davvero tanto! Mangiamo, beviamo, parliamo ancora e ancora. Poi ci sistemiamo sul divano, alterniamo minuti di silenzio a momenti di lunghe conversazioni. Un digestivo di troppo e la serata prende una piega che forse non era tanto improbabile. Ci avviciniamo l’uno all’altra ed iniziamo a sfiorarci, a toccarci. Infine ci baciamo con passione, come fosse la prima volta tra noi. Lentamente ci alziamo con le nostre labbra unite l’uno a quelle dell’altra. Quindi Mirta si allontana da me ed inizia a spogliarsi. Lentamente, molto lentamente. Prima la felpa, poi le scarpe da ginnastica ed infine i pantaloni. Io la osservo e mentre il mio pisello cresce negli slip, io la imito facendo altrettanto. Prima la cravatta, poi la camicia ed infine tutto il resto. Intanto Mirta si toglie gli ultimi pezzi di stoffa che coprono il suo fisico gravido. Slip e reggiseno! É bella oggi come ieri. Anche adesso che é incinta, nuda davanti a me, non posso smettere di ammirarla. Nonostante la sua gravidanza, rimaneva comunque una splendida ragazza….. donna!
La mia mente inizia a confondere il passato con il presente, ma la sua voce che grida il mio nome, mi riporta alla realtá:
– “Vieni Chase. Qui staremo piú comodi” Disse Mirta trascinandomi nella sua stanza con il mio cazzo tra le sue mani come fosse un cane da tenere al guinzaglio.
Ora siamo nella sua camera da letto, molla il mio uccello e si siede sul letto. Mette le mani dietro le sue spalle, inclina la schiena ed allarga le sue gambe mostrandomi la sua fica. Io in piedi davanti a lei sono sempre piú eccitato. Non era la prima volta che la vedevo nuda, ma era la prima volta che la guardavo con occhi diversi. E quella nuova visone del suo fisico sembrava non dispiacere al mio cazzo che diventava sempre più duro. Mi avvicino a lei, non smetto di osservare la sua fica cosí….. cosí diversa, diversa da quella che mi ricordavo avesse Mirta, ma soprattutto diversa da tutte quelle che avevo visto fino a quel momento. Non era la solita fica depilata, le sue labbra, le sue grandi labbra, erano enormi, gonfie in un modo spropositato. Mi avvicino al suo posto più intimo, mi inginocchio ed inizio a leccargliela. Non appena la mia lingua tocca il suo spacco, Mirta emette un gemito e si distende sul letto. Divarica ancora di piú le sue gambe, metto le mie mani sulle sue cosce ed affondo sempre di piú la mia lingua dentro la sua grande fica. Percepisco dei battiti, la sento pulsare. Poi smetto, bacio le sue labbra all’esterno e mi soffermo qualche secondo ad ammirarle. Non posso non notare che sono esageratamente umide. Vorrei penetrarla, sento le mie palle esplodere ed il mio cazzo gonfiarsi sempre piú. Ma non só come prenderla, come scoparla in quelle condizioni. Fortunatamente é Mirta ad assumere il comando, forse intuisce che per me quella é una situazione nuova. Si alza dal letto ed mi invita a sdraiarmi su di esso. Obbedisco. Completamente supino ed a cazzo dritto, non gli tolgo gli occhi di dosso. Le sue tette sono davvero grandi, leggermente calate, ma sempre gonfie. Adesso é lei che si inginocchia. Mette le mani sulle mi cosce per rimanere in equilibrio, ed inizia a leccarmi l’uccello. La sua lingua parte dalle mie palle fino alla mia cappella, dove si ferma e lascia spazio alla bocca che si infila dentro il mio enorme fungo rosso. Le sue mani intanto passano dalla coscia esterna fino al loro interno, per poi scivolare e salire fino all’attaccatura delle palle. Mentre la sua bocca, la sua lingua, masturba la mia cappella ed i suoi pollici giocano e stimolano i mie testicoli. Ne ha fatta di strada Mirta da quando ero io ad insegnargli come muoversi sotto le coperte. La sua bocca poi lascia il mio cazzo per tornare a leccarmi tutta l’asta, dal basso verso l’alto, una volta, due, tre. Sento lo sperma salire lungo il mio pisello, avverto la sborra pronta ad eruttare. Provo ad alzarmi per prendere in qualche modo Mirta, la voglio sopra di me, dentro di me, in qualche modo. Mentre cerco di alzarmi, la tensione dei muscoli mi fá sborrare, un solo lungo interminabile schizzo che finisce sotto il mento di Mirta, colando poi nel canale che divide le sue tette. Io non spingo oltre, lascio che il mio cazzo si liberi del primo carico di sperma autonomamente e dopo un paio di schizzate, finalmente sono in piedi. Anche Mirta si alza. Ma mi guarda come se volesse dire “come pretendi di scopare da questa posizione?”. In effetti oggi sono io che non só dove mettere le mani, o meglio, il mio cazzo. Mirta mi fá nuovamente sdraiare sul letto, ma non completamente. Schiena su di esso e ginocchia piegate con i piedi che toccano il pavimento. Poi lei si avvicina a me, si mette a cavallo e per qualche secondo si lascia osservare senza fare nulla. Poi si piega leggermente verso di me, prende le mie mani, le mette a mezz’aria e con il palmo della sua mano mi fa cenno di aspettare. Fá un passa indietro, si gira di spalle e torna a cavallo su di me, di “retromarcia”. Ora capisco. Vuole che la prenda per i fianchi e che l’aiuti a calarsi su di me, sul mio cazzo. Lo faccio! Aiuto il suo fisico ingombrante a scoparmi. Mirta inizia ad abbassarsi sul mio cazzo, piega le ginocchia, la sua fica poggia sulla mia cappella, sento le sue grosse labbra aprirsi, accogliere il mio pisello pieno di sborra. Ci siamo. Se lo infila, glielo infilo tutto dentro. Mirta inizia ad agitarsi, a muovere la sua fica sopra il mio cazzo. Destra, sinistra, avanti, dietro poi effettua movimenti circolari. Le sue labbra avvolgono e stringono il mio pisello, le sento pulsare, lei inizia a godere, sento la sua fica stringersi attorno al mio uccello, sento Mirta gemere. Io ci sono vicino, percepisco lo sperma salire lungo l’asta. Sto per sborrare. Ma poi Mirta, come una sensitiva, si sfila dal mio cazzo, mentre con una mano spinge un punto tra la mia asta e le mie palle. Lo sperma rimane ancora dentro, sono al limite. Si abbassa di nuovo, sfiora il mio cazzo che non é dentro di lei. Il suo culo é sopra le mie cosce e piano piano si avvicina/struscia al mio cazzo. Adesso lo spacco del suo culo tocca il mio uccello. Stringe le sue gambe costringendomi a fare lo stesso. Le mie palle sono schiacciate, sono in tiro sotto le mie cosce. Sento la cappella tirare ed in procinto di schizzare. Poi Mirta, come un atleta, solleva leggermente il suo corpo e cerca di infilare la sua fica sopra il mio palo. La lascio fare aiutandola di nuovo con le mie mani, ma stavolta gliele metto sotto il culo per aiutarla a farsi impalare dal mio uccello. Finalmente la sento scendere sopra il mio cazzo, la sua fica se lo fá scivolare delicatamente tutto dentro. Quindi Mirta inizia a fare su e giú sul mio cazzo. Sono arrivato, la sbora sale, cerca una via d’uscita, le palle gonfie cercano di buttare fuori il loro carico di sperma. Mirta continua a scoparmi, su & giú, su & giú….. si ferma… muove la sua fica in senso orario da seduta… stringe di nuovo le gambe… il cazzo mi tira… cerco di spingerlo piú dentro che posso alzando il bacino…. spingo… spingo… e finalmente vengo, sborro. Sento una lunga schizzata inondarla, poi una seconda, una terza… anche Mirta ha un altro orgasmo, la sua fica non smette di battere… io contiuno a schizzare… a venire piú volte….. poi la sollevo, sfilo il mio cazzo avvolto di sborra e mentre continua ad eruttare, glielo poggio sul suo fondo schiena, lungo lo spacco del suo culo, lo struscio per pochissimi secondi solo per il gusto di vedere la sua schiena innaffiata dalle ultime schizzate del mio pisello. Infine mollo la presa dei sui fianchi e smetto di agitarmi. Le mie palle sono belle che svuotate, giá le sento afflosciarsi e toccare il lenzuolo. Mirta si alza e noto che la sborra ancora gli cola dalla schiena. Ma anche la sua fica non scherza, piccole gocce di sperma le intravedo penzolare dalle sue grandi labbra. Infine si siede vicino a me, dove rimaniamo per qualche minuto in silenzio, in attesa di capire quello che era appena accaduto.
Ma c’era poco da capire. Lei attraversava un periodo negativo con il suo uomo, che negli tempi era assente sia come compagno, sia come amante. E Mirta, nonostante fosse incinta, comunque era una donna e come tale non poteva reprimere l’istinto di fare sesso. Quel sesso che poi mi raccontó, le mancava da mesi. Io invece avevo ritrovato la mia prima ragazza, sempre bellissima nonostante la sua gravidanza, ancora non sposata e con un compagno che la trascurava fisicamente. Questo almeno é quello che ci siamo sempre raccontati, quasi una scusa per quella serata di sesso. La realtá é che io e lei ci siamo sempre piaciuti, ancora oggi proviamo attrazione l’uno per l’altra, ma il destino sembra ci abbia riservato due strade destinate a prendere due direzioni differenti.
Un mese dopo la nostra serata di sesso, l’uomo di Mirta tornó a casa tra mille scuse e centinaia di regali per quel momento di assenza come compagno. Due mesi dopo nacque il loro primo bambino ed a un anno dalla sua nascita, si sposarono. Io e Lei siamo rimasti comunque in contatto, soprattutto con i cari e vecchi SMS (imperdibili e puntuali quelli dei nostri compleanni e di Natale). Ma come ho detto, ormai era arrivato il momento di dividerci, di prendere ognuno la propria strada. Mirta ormai era una donna felicemente sposata ed io avevo forse trovato la persona giusta per iniziare una vita di coppia.
Oggi é una bella giornata e ripensando a tutto questo, ripensando a Mirta, rido da solo sulla panchina del parco della mia cittá mentre attendo la mia donna. Poi il telefono mi avverte che é appena arrivato un messaggio, lo leggo, é lei. É Federica che mi dice che stá arrivando dal fondo del viale. Mi alzo e gli vado incontro. É un mese che stiamo insieme io & lei, ed anche se sono appena trenta giorni, ho voglia di festeggiare. La porteró nel ristorante piú lussuoso della nostra cittá.
E magari….. chi puó saperlo. Forse sará proprio Federica quella giusta!

[email protected]

Categories
Racconti Erotici

La mia vicina di casa

Racconto trovato in rete su xhamster.

Questa storia risale a qualche anno fà, avevo 13 anni, gli ormoni a mille, finalmente avevo scoperto lo sperma giusto qualche mese prima, un giorno d’inverno tornando a casa dopo essere stato in palestra scopro che non c’era più acqua calda a casa mia, pensò alla vicina di casa una donna che all’epoca aveva circa 30 anni alta più o meno 160cm non molto magra anzi direi rotondina, quel rotondo sexy 4 di seno e un culo prepotente per capirci una milf con 2 figlie piu piccole di me e un marito che stava lavorando. Mia madre gli chiese dato che mi ha visto crescere se potevo lavarmi da lei, accettò, prendo il cambio l’accappatoio e mi scorta nel suo bagno di casa dove scopro che non aveva la chiave del bagno, cominciai a spogliarmi, lei era una tipa abbastanza disordinata non vi dico i panni sporchi che c’erano in quel bagno, dai panni di lavoro del marito ai grembiuli di scuola delle figlie, gli dissi esplicitamente di non entrare che mi vergognavo.
Iniziai a lavarmi, un piccolo vizio che ho ancora sotto la doccia è masturbarmi, così feci anche li, il caso ha voluto che nel frattempo che smisi per darmi un insaponata alle ascelle entrasse di s**tto lei dicendo
“Stai tranquillo non guardo devo solo fare pipi.”
Richiuse la porta si avvicinò alla tazza abbassò il pantalone della tuta e le mutande un perizoma nero di pizzo, dalla porta alla tazza saranno stati 4 metri, ci mise non più di 3 secondi a sedersi ma per me fu come un eternità, proietto ancora nel mio cervello le immagini in fotogrammi, notai i suoi peli uscire dalle mutande, ero diventato rosso come un pomodoro, si sedette sulla tazza si girò verso di me e vedendo il mio imbarazzo, poi il suo sguardo incrociato con il mio si abbassò verso il mio pisello duro dalla sega che avevo interrotto, fece un sorriso malizioso e disse. “Caspita l’ultima volta non era cosi me l’ho ricordavo più piccolo.”
Sentii il rumore della pipi, mi eccitava, a dire la verità mi avevano eccitato anche le sue parole, passai da uno stato di imbarazzo ad uno stato di soddisfazione, vi giuro che in quel momento mi passarono in mente mille scene erotiche su di lei, finito di fare la pipi prese un foglio di carta igienica, si pulì e in quel momento vidi il rosa della sua fica pelosa, passo dalla tazza al bidè per darsi una sciacquata, li la vidi ancora meglio, apri l’acqua si diete un insaponata strusciò le dita contro la sua fica come se si stesse facendo un ditalino in tutto ciò c’era un silenzio tombale, si sentiva solo il rumore dell’acqua scorrere il suo sguardo era rivolto al mio cazzo duro ed il mio alla sua fica, si asciuga e getta le mutande per terra si rimise il pantalone e uscendo mi diete una palpata al pisello.
Rimasi perplesso per qualche istante pensando ai questi ultimi 2 minuti, realizzai quello che era successo, c’era ancora l’odore della sua fica in bagno, usci dalla vasca presi il minuscolo perizoma che aveva lasciato a terra gli detti un’annusata da davanti e sentii il suo odore forte ed intenso di ormone. La cosa mi eccito da matti, decisi di indossarlo fantasticando che la sua passera stesse a contatto con la mia cappella, tempo 2 secondi gli sborrai nelle mutandine, le tolsi le rigettai a terra e finii di lavarmi, mi asciugai, mi vestii, uscendo dal bagno ero diretto alla porta di casa per andarmene lei stava nella sua camera che si stava cambiando passai a ringraziarla la salutai e me ne andai soddisfatto come non mai.

Categories
Racconti Erotici

quel porco di mio cognato

Quel porco di mio cognato.

Sono Sissi, sposata da oltre 15 anni a cui il caro cognatino Andrea marito di mia sorella mi ha quasi violentanta. Il caro cognatino amico di mio marito da prima del matrimonio è venuto poi a casa nostra e fino a quando a casa c’è stato mio marito non e andato più in là di qualche sguardo alle mie cosce, ma appena lui si è fatto male giocando a calcetto , dovendosi fare l’operazione al menisco mi ha lasciata da sola per tre giorni e successo di tutto. Abbiamo accompagnato mio marito all’aeroporto per operarsi a Bologna. Mio cognato ha voluto accompagnarci con la mia macchina ma la portava lui , e mentre stavamo facendo ritorno mi ha messo una mano tra le cosce,gli ho mollato una sberla e non ho continuato perché era alla guida ad una certa velocità, ho cominciato a discutere verbalmente con il caro cognatino e gli ho detto che quello che aveva fatto era una porcata che io ero sposata con il suo migliore amico oltre che cognato e che lui era il marito di mia sorella e che certe cose tra amici e parenti non debbono succedere, lui se ne stava zitto zitto e così e stato sino a quando non siamo arrivati a casa dandomi la convinzione che si fosse impaurito anche perchè avevo minacciato di dire tutto a mio marito, ma appena entrati in casa non ho fatto in tempo a chiudere la porta che immediatamente mi sono sentita una mano sul culo, mi sono girata per protestare e tirargli un ulteriore sberla ma il caro cognatino bloccatemi le mani mi ha detto “Credevi che mi fossi arreso? Ti desidero da troppo tempo per arrendermi e poi non mi e mai piaciuto scopare in macchina” e subito dopo mi ha infilato una lingua in gola che a momenti mi soffocava, ho tentato un pò di resistenza ma poi la voglia ha preso il sopravvento e siamo finiti a letto.
Afferro l’elastico del pantaloncino e lo abbasso di forza portando assieme anche le mutande. Rimbalza fuori dalle mutande un cazzo teso il doppio di mio marito, già scappellato con la cappella violacea e tante vene turgide sotto il mio palmo. Gli ciuccio la cappella, sa un po’ di mare, scotta è bollente.
Le sue mani scendono e mi afferrano per le spalle, mi tira su e mi bacia. Un bacio lungo, tenero che mi fa bagnare tutta, poi si tuffa sul mio collo.
Intanto con la mia mano stringo il suo cazzo e lo massaggio, nel momento in cui mi ha baciato è diventato durissimo. Faccio scorrere l’unghia del pollice sul frenulo su e giù, vedo l’espressione del piacere dipinta sulla sua faccia. Torno con le mie labbra al suo cazzo, è tesissimo, non penso che res****rà molto, ha le palle gonfie sotto. Incomincia a muoversi avanti e indietro, mi sta scopando la bocca. Mi stacco da lui e continuo con una sega, so che non durerà a lungo e infatti il suo cazzo incomincia a dare

tremendi scossoni, bacio la sua cappella quando un getto fortissimo di caldo sperma mi entra in bocca. Due, tre, quattro, cinque getti potentissimi di sperma nella mia bocca, me l’ha riempita..
Sotto sono fradicia, gli umori colano lungo le mie cosce, il suo cazzo è ancora dritto, non vuole sgonfiarsi. Una goccia trasparente di sperma esce dalla cappella e io, con la punta della lingua, la lecco. Gioco un po’ con la mia lingua sulla sua cappella leccandogli il buchino dal quale è uscita quella quantità incredibile di sperma.
Mi alza, mi bacia di nuovo, poi, mentre la sua mano scivola nel mio slip per dedicarsi alla mia clitoride, scende con la lingua sul mio collo, poi arriva al seno, ancora coperto dal costume. Lo slaccia e deciso morde con le labbra il mio capezzolo destro. Sussulto e gli artiglio la spalla per l’eccitazione, lasciandogli dei solchi (chissà le scuse che troverà per giustificare quei segni).
Alza la testa , mi guarda negli occhi, il suo pene è eretto come prima, non un segno di cedimento. Gli prendo tra le dita il cazzo e lo conduco, come fosse un cane al guinzaglio, verso il centro della stanza dove c’è il tavolo.
Toglie il pareo e lo getta via, le mutandine scendono alle caviglie, ci penso io a toglierle.
Mi solleva e mi fa adagia sul tavolo. Si abbassa e si tuffa tra le mie cosce con la sua lingua a dare tante leccate a tutta la mia fica fradicia.
Gli spingo la faccia più a fondo, il contatto della sua faccia tra le mie cosce mi fa impazzire. Il desiderio è troppo. Anche lui è del mio stesso pensiero infatti alza la testa e direziona il suo cazzo verso la mia fica nera e pelosa.
Entra dolce, lentamente, sento tutti i suoi centimetri entrare. Incomincia a pompare lentamente, la nostra pelle si unisce e poi si allontana. Le palle rimbalzano sulla mia fica.

Incomincia a pompare più forte, sempre di più. Io sento l’orgasmo avvicinarsi sempre si più, sento il mondo attorno a me allontanarsi farsi sempre più confuso e distante. Sento solo Andrea che ansima e invoca il mio nome.

“Aaah Sissi…si Sissi…aaah…sto venendo Sissiiiiiiii….aah..”.

“Uuuuuaaaaah….”. Anch’io sto venendo, mi aggrappo alle sue spalle, l’orgasmo mi invade totalmente, inarco la schiena avvicinandolo a me. Sento le contrazioni della mia fica stringere il cazzo di mio cognato.

Anche lui è al limite ora, estrae il cazzo dal mio sesso e spruzza seme sulla mia pancia continuando a masturbarsi. È ancora carico, sento la mia pancia coprirsi di sperma, è ancora tanto.

Si avvicina e mi bacia nuovamente. La mia mano accarezza la sua che sta ancora facendo su e giù sul suo sesso. Il cazzo è lucido dei miei umori, del suo sperma. Lo masturbo ancora un po’ fino a che non incomincia a sgonfiare tra le mie dita.

E’stato stupendo, mi ha fatto provare sensazioni che quel cornuto di mio marito in anni di matrimonio non mi aveva mai fatto provare, alla fine purtroppo i tre giorni sono passati e con nostro grande dispiacere e tornato mio marito e noi abbiamo ripreso a scoparci di nascosto ma non è la stessa cosa avendo paura di essere scoperti.. …

Categories
Racconti Erotici

L’inizio di un aspirante cuckold

Ciao a tutti, mi chiamo Riccardo, Riky per gli amici, e voglio raccontarvi come è iniziata la mia sfegatata passione dell’essere cuckold.
Sono sposato da circa 10 anni e devo anche dire felicemente sposato. Il sesso nella vita di coppia non è mai mancato, solo che come spesso capita dopo un po di tempo occorre qualcosa che stimoli di più, che metta del pepe per riattivare la “circolazione”. Capitava molto spesso che durante le nostre razioni di sesso e amore s’inventava qualche storiella del tipo:
farlo con il vicino o la vicina di casa, con il capo al lavoro, con la segretaria e chi più ne ha più ne metta.
Un bel giorno mi sono chiesto: quando scopiamo mi chiede di interpretare un altra persona che la fotta, se questo “gioco” la eccita al punto di scopare come una dannata e dare il meglio di se, perchè non provare sul serio? Fu proprio allora che cercai di capire come poterle proporre la situazione. Andando per le corte, una volta proposta la cosa facendo riferimento che io provassi immenso piacere vedererla scopare da un altro che potesse a sua volta dare immenso piacere a LEI, che altrettanto bello e eccitante potesse essere farlo in tre o magari quattro.
Miei cari amici, non avrei mai pensato in quel preciso momento di prendermi un sincero e diretto VAFFANCULO ed una buona razione di schiaffi.
Deluso, indignato e sconfitto, con la coda tra le gambe dovetti nel tempo creare una nuova armonia e attendere che sbollentasse quella che era la sua ira ed il suo castigo sessuale nei miei confronti.
Trascorse un anno, i rapporti si erano ristabiliti ed eravamo in attesa del primogenito. Dopo la gravidanza, seguì un periodo post-parto un po noioso e mentre LEI si deprimeva e affondava nelle comuni paranoie delle neo mamme, il mio pensiero, quella di volerva vedere scopare un altro si rialimentava.
Fu così, un bel giorno, che mi venne in mente di iscrivermi ad uno di quei siti dove si incontra gente, ci si organizza etc. Iniziai a scrivere e cercare di reclutare un individuo che avesse le caratteristiche dell’uomo che potesse senza molte difficoltà sedurla e farla invaghire.
Rientrata al lavoro, dopo l’assenza per maternità, inizio il mio percorso da pioniere dei questa nuova situazione. Trovato il candidato ideale, lo misi subito al lavoro. Lo coordinai in tutti i suoi spostamenti, in maniera che fosse sempre casuale il loro incontro. Si inizio dal ber dove LEI faceva colazione, alla tavola calda dove pranzava con i colleghi di lavoro.
Finalmente notati gli sguardi lanciati dal tizio misterioso che da qualche tempo frequentava gli stessi posti suoi, iniziò a ricambiare gli sguardi maliziosamente e compiaciuta del fatto che quel bell’uomo scrutasse proprio lei. Una mattina s**ttò l’operazione caffè offerto senza che lui fosse lì. Normale che avesse pensato subito a lui. Alla prima occasione che s’incontrarono lei lo ringraziò e da lì iniziò un susseguirsi di caffè insieme, pause pranzo non più con i colleghi ma con LUI; dopo qualche tempo lei accettò il suo numero di cellulare. Non lo utilizzò subito ma attese un paio di settimane, proprio quelle in cui io volutamente diventai freddo, distante, poco comprensivo. Dal primo sms a lunghe chiaccherate non ci volle poi così molto tempo.
Amici miei cari, eravamo vicini a quello che era stato sempre il mio sogno. Un giorno mia moglie, che vivevano questo rapporto di “amicizia” in maniera molto confidenziale con lo sconosciuto,valuta una proposta da LUI ricevuta! Pranzare insieme ma in maniera più intima a casa sua (di LUI). Quando lui me lo disse io saltavo di gioia, sentivo già pulsare il membro dall’eccitazione. Ci organizzammo tutti tra di noi indipendentemente. Io dissi a mia moglie che non sarei tornato per pranzo per un appuntamento a CT e sarei tornato nel tardo pomeriggio; lei mi disse che aveva ispezione al lavoro e quindi avrebbe eventualmente chiamato lei per sentirci come sempre durante la pausa pranzo. Mentre io daccordo con lo “sconosciuto” mi nascondevo nella sua villetta di Mondello nella cabina armadio in muratura prima che loro arrivassero, Lui andava a prenderla in ufficio per portarla lì. Una volta arrivati sul luogo, entrarono, chiaccherarono a lungo mentre lui preparava del cibo ed una volta terminato il pranzo si misero sul divano in una stanza adiacente a conversare del più e del meno, dei rapporti con i rispettivi partner, dei figli, del lavoro; all’improvviso mentre io potevo solamente ascoltare e non vedere per non essere visto e rovinare tutto, un silenzio tombale turbò la conversazione.
All’improvviso LEI esclamò: due amici non stanno in silenzio interrompendo una conversazione guardandosi fissi negli occhi con mezzi sorrisi.
LUI: hai ragione; solo che in questo momento non ti guardo come amica ma ti considero molto più che una amica.
Io non vedevo ma lui poi mi raccontò che lei chiuse gli occhi e allungò le braccia intorno al suo collo, lui la strinse forte e la iniziò a baciare con molta passione, poi la prese di peso tra le braccia e lei gli si mise a cavalcioni stringendolo.
Corserò verso la camera dove finalmente io potevo osservare quello che la mia mente elaborava da oramai più di due anni.
Si spinsero sul letto matrimoniale, si sposgliaro velcemente a vicenda, lei gli tirò giù gli slip e gli prese in bocca il cazzo durissimo, iniziandolo a spompinare come non aveva mai fatto nemmeno con me; si ritrovarono a fare un magnifico 69 ed io da dietro le quinte col cazzo durissimo mi gustavo quanto fosse troia la mia splendida mogliettina. Poi lui la prese, la spise con le spalle sul letto, le spalancò le gambe e le ficcò dentro con forza quell’enorme uccello da 23 cm e un diametro da invidia. La inizio a pompare come un dannato lasciandola senza respiro, poi le si girò per cavalcarlo senza pietà, tutto dentro fino ai coglioni. Ad un certo punto vidi che lui cercava di spostarla per poter sborrare ma lei lo inforcò con forza dicendogli: ti prego inondami la fica di sborra, ti prego fallo.
Lui era restio e al suo titubare lei gli grido godendo come una gran troia: cazzoooo prendo la pillolaaa, sborramiiii dentroooooooo.
Lo fecero altre 3 o 4 volte ed io dentro la cabina armadi mi segavo fino all’infarto. Era stato bellissimo.
Tornati a casa ognuno per i fatti nostri come se nulla fosse successo, abbiamo parlato del più e del meno e dopo cena ci siamo fatti una bella scopata durante la quale lei ha inventato una storiella pressocchè simile a quella vissuta poche ore prima con lo “sconosciuto”.
Tutto ciò ebbe seguito per circa 4 mesi, poi ovviamente come tutte le storie degli amanti finiscono, ma per volere mio in questo caso.
In quasi 10 anni e con due gravidanze in mezzo ho effettuato circa altri 20 tentativi e solamente 5 “sconosciuti” sono andati a buon fine, ma questi ve li racconto un altra volta.
A presto

Categories
Racconti Erotici

L’amico di famiglia

Paolo, l’amico di famiglia della coppia è l’uomo che la suocera avrebbe voluto per sua figlia e farà di tutto per portarglielo vicino. Parlando con sua figlia lo loderà di continuo e dirà spesso la frase ‘Ah! se tu avessi sposato lui…’. Quando la suocera lo incontra per strada gli dirà frasi del tipo: ‘Perché non vai a trovare i ragazzi? Mia figlia ti vede sempre volentieri…’ poi avvicinadosi e lui con fare confidenziale e malizioso gli dirà che sua figlia parla sempre di lui e lo guarderà neglio occhi come a dire: che aspetti a provarci? Quando la suocera sarà sola con la figlia lo loderà di continuo dicendole che lui l’avrebbe resa più felice ‘di quel coglione di tuo marito’; che è un bell’uomo che piace alle donne, mentre il marito pare un rammollito pantofolaio che pensa solo a mangiare e a vedere la tivù. La figlia difenderà ovviamente il marito, ma penserà che in molte cose la madre ha ragione… Sono due settimane che non la tromba suo marito e lei ha capito che lui guarda Xhamster al pc e si sega, ma a lei va bene così perché non la eccita quasi più. Eppoi è vero che l’ amico è bello. Piace moltissimo anche a lei, ma a suo tempo non lo volle perché le sembrava un donnaiolo. Ora se ne pente. Anche lei ovviamnete si masturba spesso e ovviamente pensa a Paolo.
Poi un giorno il fuoco che covava sotto la cenere riprenderà vigore e lei e Paolo cederanno al desiderio. Quando la moglie avrà ceduto a Paolo la suocera lo intuirà. Noterà che Paolo, l’amico è sempre a casa della coppia quando suo genero non c’è; che il lettone è sempre disfatto; che sua figlia non la guarda in faccia e arrossisce quando in casa c’è l’amico ma non il marito. Sua madre farà presto due più due e capirà tutto. Ne sarà felice. Infine un giorno madre e figlia parleranno della cosa; la figlia le confesserà tutto e la madre le dirà che ha fatto bene. Ma la figlia non le dirà mai che suo genero ha capito tutto, che c’è stata una lite, che alla fine il marito temendo di perderla ha infine accettato la cosa e soprattutto non le dirà che alla fine a suo marito le corna lo fanno eccitare come un porco. Mai le dirà che il marito vizioso e cornuto quando l’amante viene a cena da loro fa finta di bere troppo e poi va sul divano fingendo di addormentarsi pesantemente, russando forte e che quando ciò avviene lei e l’amante si prendono per mano e vanno in camera a trombare; poi quando l’amante dopo la trombata se ne va, il cornuto finge il risveglio. Lei nuda ha accompagnato l’amante alla porta e il cornuto, tutto eccitato, la porta in camera dove il letto è ancora sfatto con larghe macchie di umori in bella mostra; ve la fa sdraiare e allargandole le cosce, inginocchiandosi sul tappeto, le lecca avidamente la figa impregnata di sperma, grugnendo come un maiale. Sul comodino ci sono le salviette che hanno usato per ripulirsi dallo sperma. Qualche volta le salviette mostrano tracce più scure che dicono come lui l’abbia inculata. Il cornuto eccitato le tiene con le mani le cosce alzate e divaricate mentre cerca di affondare la lingua nella vulva schiusa e tumefatta per gustarsi il forte sapore di eiaculato e di umori; lei spinge per riversarglielo in bocca. E’ il prezzo che lei paga al marito affinché lui la lasci trombare in pace col suo amante. Gli terrà la testa premuta sulla vulva e gli darà del cornuto, dell’impotente, del segaiolo, del ruffiano e ciò fintantoché non vedrà la sua mano di lui accelerare la sega per arrivare, gemendo lamentosamente, a eiaculare sul tappeto. “Godi cornuto, godi! Godi segaiolo! Godi porco impotente!” Questo gli dice mentre il cornuto smania forte roteando gli occhi in alto dal piacere che lo sconvolge, scosso dagli ultimi convulsi scuotimenti che la sega gli procura.

Ora i due giacciono quieti. Lei ancora sdraiata e lui ancora accovacciato sul tappeto, la testa poggiata sul ventre di lei.

“Anche oggi mi è venuto dentro…” dice lei al marito, alludendo all’amante: “Gliel’ho detto che è pericoloso… Finirà per mettermici… Lo sa che non prendo niente, ma lui in quei momenti non capisce più niente… E francamente nemmeno io… Non riesco proprio a levarmelo di dentro quando godo, anzi! Me lo tiro dentro fino in fondo”

Le sue parole hanno subito un effetto: lui si alza e la sovrasta guardandola fissa negli occhi. Ha un’ espressione fra l’ansioso e il preoccupato. La moglie ha un piano diabolico. Fa la voce dolce, mielosa, infantile quasi a scusarsi:

“Non vuole capire di fare retromarcia e io ci sto troppo bene con lui dentro, sai amore?… In quei momenti non capisco più niente… Godo… Godo così tanto… Oddio come mi fa godere quel porco… E’ un toro; non si femerebbe mai; eppoi è così grosso che mi fa sentire piena piana di lui… Mmmmmm, non smetterei mai di prenderlo”. La moglie sa bene che queste frasi sono adrenalina per il cornuto, che sente di nuovo gli stimoli all’erezione: “Devo troncare questa relazione…” riprende lei: “Non vorrei rimanere incinta di lui. Mi sento che se non smettiamo di trobare ci rimango” Il marito spaventato lancia un grido: “Nooooo!!!” che la dice lunga: “Non voglio che tu tronchi!” aggiunge premuroso: “Se succede pazienza, pazienza…”. Un pò di silenzio, poi: “Ma tu cosa faresti se succedesse?” riprende la moglie fingendo preoccupazione: “… Mi lasceresti, dandomi della troia; non riconosceresti il bambino?… NO! basta! Con lui tronco! Troppo alto il rischio”. IL marito le prende il volto fra le mani e guardandola fissa negli occhi, come a rassicurarla, dice: “Mai! Il bambino sarebbe mio e tuo e basta. Nessuno saprebbe. Io ne sarei felice. Sarei un padre eccezionale… Io ti amo e amerei anche lui… Credimi amore… Credimi!!…”. Lei fa l’ espressione poco convinta e tace; vuole altre parole di rassicurazione. E lui gliele dice. Fa mille promesse. Infine lei dice: “Va bene, lo hai voluto tu… Ma ora me lo scrivi in una lettera che mettiamo in una busta che poi sigilliamo e diamo a mia madre. Oggi la pensi così, ma poi magari ci ripensi e mi scacci e disconosci il bambino… Sei d’accordo?”
“Amore mio, ti faccio tutte le lettere che vuoi. Ti registro anche una dichiarazione. A me piace che tu e lui facciate l’amore, lo vedi bene… Vedi quanto ci godo… Capisco il rischio e sono disposto a correrlo… Basta che tu mi ami e non mi lasci… Io ti amo e amerò anche il bambino… Il nostro! bambino”.
E’ felice la moglie e chiude gli occhi mentre il marito le ritocca il sesso. Lei si smuove un pò per assecondarlo. Il cornuto riscende in ginocchio sul tappeto e con delicatezza le ridà un bacio sulla vulva, poi una leccatina, poi inizia la leccata vera e propra. In lui c’è una forte emozione; è esaltato da quanto detto. L’idea di sua moglie incinta dell’amante lo sconvolge e nello stesso tempo lo esalta, lo emoziona; il piccolo membro riprende turgore; lo riprende in mano iniziando a masturbarselo.
Lei gli rimette la mano sul capo e sollevando un pò il bacino spinge la vulva verso la sua bocca avida. Pensa a quando dirgli che è incinta: perché è già incinta dell’altro che le è venuto dentro diverse volte il tredicesimo e quattordicesimo giorno del ciclo, quando suo marito era via per lavoro e l’amante ha dormito con lei a casa loro: ‘Mia madre ne sarà felice’, pensa… ‘Voleva tanto un nipotino’.

Pochi giorni dopo, quando il marito torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, trova la moglie che passeggia nervosamente per casa. Le chiede cosa abbia, ma la moglie evita le risposte. Lui insiste. Lei allora, guardandolo in faccia, gli dice: “Ti avevo detto che avevo un ritardo?… ebbene, stamani quando mi sono alzata sono andata a pisciare e ho riempito la fiala per il test di gravidanza…” Allora?”, chiede il marito, ansioso della risposta che già immagina. “Allora… Allora sono incinta!… Incinta di lui, capisci? Capisci o no che sono incinta di lui?” Il marito le corre vicino e si inginocchia cingendola alla vita. Poi: “Amore, amore, amore mio, sono contento, sai? sono contento, CONTENTOOO!!”. Lei però vuole un rinforzo di di sicurezza e gli dice con voce divenuta ora mielosa e suadente: “Amore mio, sei sicuro di volerlo davvero? Se non sei sicuro sicuro, ma proprio sicuro, posso abortire subito. Capito?! Non voglio storie dopo…” Il marito porta la moglie vicino ad una poltrona e la spinge delicatamente affinché vi sieda. Lei capisce che lui vuole rassicurala. Si siede e lascia le cosce leggermente aperte. E’ anche senza mutande. Ha studiato un piano e prima dell’arrivo del marito: si è masturbata per fargliela sentire odorosa e saporosa come piace a lui; non si è neppure lavata il buchetto del culo, perché sa che a quel porco cornuto del marito piace anche quell’odore. Sa che lo deve eccitare. Lui infatti sente l’afrore forte della vulva eccitata e del buco del culo. Si eccita ma non lo da avedere. Parla a sua moglie del futuro col bambino; del ‘loro’ bambino. Sua moglie apre ancor più le cosce e l’effluvio di sesso ora è forte aumentando l’eccitazione del cornuto che le divarica le cosce spingendo il volto verso il pube pelosissimo della moglie intriso di umori per gustarsi tutto quel ben di dio. Lei per un pò cerca di allontanarlo: “Parliamo… ” gli dice, ma poi cede e lascia che il volto marito le arrivi al pube; solleva il bacino e la bocca di lui si stampa sulla vulva intrisa di umor e fragrante di odori sessuali. Geme forte il cornuto inginocchiato fra le sue cosce e con una mano si libera il membro iniziando subito a farsi la sega. Lei come sempre gli pone la mano sulla testa e se lo tira contro. Poi, ben sapendo quanto a lui piaccia sentirselo dire lo incita: “Cornutone lecca… Lecca cornuto. Bravo, così… Si così.. ti piace vero cornutone leccarla?” Lui grugnice ad ogni parola: “Su leccala… Sei contento che lui mi ha ingravidata?… Dimmelo cornutone, dimmelo!!” Il cornuto sconvolto, alza la faccia verso di lei e annuisce con decisione. Ha tutta la bocca bagnata di umori e saliva. Riaffonda il volto fra le coscione divaricate. Ma lei lo ferma; lo guarda negli occhi e chiede: “Devo lasciarlo?” alludendo all’amante. “NOOOO!!! Mai, mai… Ci vuole lui per te; è il maschio giusto che ti fa godere e fa godere anche me che mi sfinisco di seghe…” bofonchia il cornuto con la bocca appoggiata alla fica schiusa e schiumosa. Dopo un pò che lecca avidamente, lei dice con voce dolce e supplichevole: “Amore, stasera dopo cena viene lui. Vorrei starci un pò sola… Ti spiace andare fuori al cinema?” La testa del cornuto, sulla quale lei tiene la mano, si muove rapidamente annuendo. Lei ora pensa al suo amante e l’eccitazione vera sale: lo desidera, lo vuole, ne ha bisogno e lo dice sussurrando al marito che a quelle parole smania, perché percepisce la vulva molto più vischiosa. L’eccitazione del cornuto cresce al pensiero delle imminenti corna. Il ritmo della sega aumenta; poi scosso dai fremiti dell’ orgasmo viene sul tappeto, riversandoci poche gocce di liquido seminale chiaro, senza quasi spermatozoi, mentre la moglie gli sussurra con voce materna: “Su su cornutone mio, vieni, vieni cornutone mio amoroso… Sfogati”.