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Una fantasia divenuta realta’

Era diverso tempo ormai che mi frequentavo con Anna, la nostra intesa sessuale e non solo quella era stupefacente capitava che non ci fosse nemmeno bisogno di parlarci e ci comprendevamo al volo. Parlavamo di tutto senza problemi.
Le raccontai delle mie precedenti esperienze sessuali senza nasconderle nulla. Della mia voglia esibizionistica, delle mie frequentazioni con una singola piu’ grande di me’ con la quale mi recavo alcune volte nei club prive’.
Sapevo che con lei potevo lasciarmi andare liberamente senza timore di essere giudicato. Le piaceva che le raccontassi le mie esperienze.
Lei invece mi disse che a parte un tentativo con una compagna di scuola di un approccio lesbo neanche portato a termine con i suoi precedenti fidanzati si era sempre limitata ad un classico rapporto di coppia con l’occasionale uso di coadiuvanti sessuali ma nulla piu’.
Nelle sue fantasie le piaceva invece trovarsi in situazioni dove fosse il centro del piacere. Mi confido’ che non le sarebbe affatto dispiaciuto esibirsi di fronte ad altri.
Questa confidenza me la fece non durante un atto sessuale e in preda all’eccitazione ma a mente fredda. le promisi che l’avrei aiutata a realizzare questa sua fantasia se veramente lo desiderava, mi guardo’ con aria maliziosa e mi disse: SI’ VOGLIO FARLO.
A quella risposta cosi’ decisa mi si illuminarono gli occhi, ci sorridemmo e ci baciammo languidamente.
Nei miei trascorsi precedenti mi era capitato di bazzicare luoghi frequentati da coppie esibizioniste. Le dissi dell’esistenza di questi posti e che l’avrei volentieri portata a fare un giro affinche’ si facesse un’idea.
Accolse la mia proposta in maniera entusiastica.
La possibilita’ di realizzare finalmente una fantasia che la accompagnava nei suoi giochi solitari la fece eccitare, mi confido’ di essersi bagnata al solo parlarne e a dimostrazione di quanto detto prese la mia mano e facendola scomparire sotto la la gonna se la poso’ sul sesso. I sui slippini erano umidi li scostai , le mie dita scivolarono dentro di lei. Iniziai a stuzzicarla baciandola sul collo. La vidi mordersi il labbro e un gemito soffocato usci’ dalla sua bocca.
Il luogo dove ci trovavamo non ci permise di spingerci oltre ma fu’ sufficiente. Eravamo seduti a bere un aperitivo e la tovaglia del tavolino copriva a malapena i nostri movimenti.
Purtroppo quel giorno ci dovemmo separare ognuno di noi aveva preso altri impegni. Ci lasciammo con estremo dispiacere ripromettendoci che al prossimo incontro la avrei accompagnata nel fatidico tour.
Passarono un paio di giorni e in una calda sera verso la fine di giugno la passai a prendere.
La vidi uscire dal portone era splendidamente eccitante senza essere volgare. un velo di trucco faceva risaltare il suo viso, indossava un leggero abitino con una stampa fantasia molto corto con spalline sottili e dei sandali con un bel tacco che slanciavano le sue gambe abbronzate.
Sali’ in macchina e mi chiese ti piaccio? La risposta poteva essere una sola, sei fantastica le dissi baciandola.
Le proposi di andare a bere un drink e partimmo.
Mentre eravamo in macchina mi confido’ che che si era masturbata piu’ volte al solo pensiero dell’esperienza trasgressiva che stava per compiere. Allora sei decisa le domandai appoggiandole una mano sulla coscia. Sorridendomi rispose si’si’ convintissima anzi non vedo l’ora. La baciai e e pensai a quanto ero fortunato ad essere accanto ad una donna così.
L’aria condizionata in macchina era un po’ bassa e i suoi capezzoli si inturgidirono premendo sul vestito glieli titillai sapevo che gli piaceva.
Era rilassatissima. Si giro’ verso di me’ e mi disse: per questa sera ho fatto una cosa. Sollevo’ l’abitino e mi mostro’ la sua patatina era completamente depilata. La accarezzai era liscissima.
Arrivammo al locale ci sedemmo su un divanetto e ordinammo da bere. Faceva un figurone.
Diversi ragazzi la osservavano glielo feci notare lei si sentiva lusingata, mi piaceva che la guardassero e anche a lei faceva piacere.
Arrivo’ il cameriere e ci porto’ la consumazione. Chiaccherammo amabilmente per una mezz’oretta. Nel locale c’era un via vai incredibile ma notai che un ragazzo la osservava intensamente. Anna ce’ un ragazzo che non ti toglie gli occhi di dosso ti va’ di stuzzicarlo le domandai a bruciapelo.
Mi guardo’ un attimo perplessa per quella domanda così diretta ma passato l’iniziale stupore accetto’. inizio ad osservarlo passandosi lentamente la punta della lingua sulle sue labbra morbide, accavallo le gambe scoprendo ancor di piu’ le sue cosce. In quella posizione l’abitino era quasi inutile.
Il ragazzo un po’ imbarazzato distolse lo sguardo, noi ci guardammo e ci sorridemmo. Le dissi brava continua.
La cosa la stava prendendo, con una mano si accarezzava il fianco della coscia.
Il ragazzo aveva ripreso ad osservarla. Con la scusa di andare a pagare mi alzai e le lasciai campo libero. Scelsi un punto da dove potevo osservarli entrambi senza essere visto.
Tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo Anna scavallo’ le gambe tenendole divaricate ma senza esagerare si chino’ e finse di sistemarsi i sandali. si raddrizzo’ e con indifferenza fece salire l’abitino ancor di piu’. Dalla mia posizione non sapevo se il nostro spettatore potesse vedere la passerina ma l’intento di Anna era sicuramente quello. Mi piaceva quello che vedevo e mi convinsi che era veramente decisa a farsi guardare da altri.
Il ragazzo si mosse verso la sua direzione lo anticipai raggiunsi Anna e le feci cenno d’alzarsi, ci dirigemmo verso l’uscita voltandogli le spalle.
Ormai entrata nella parte Anna camminava sculettando io gli palpai il sedere facendo salire il vestito. Non sappiamo quanti videro le sue chiappe ma non ci interessava.
Mi complimentai con lei per quella estemporanea e soft esibizione mi ringrazio’ baciandomi languidamente.
Era venuto il momento di mantenere la parola data e farle scoprire questo nuovo mondo a lei sconosciuto.
Durante il tragitto le chiesi cosa avesse provato a stuzzicare quel ragazzo. Mi disse che la cosa l’aveva stimolata le era piaciuto farsi guardare da uno sconosciuto che si sentiva mentalmente e non solo fisicamente eccitata da quella situazione. Il suo sesso umido me ne diede la conferma.
Arrivammo a destinazione. Era un grande piazzale in una zona industriale con alcuni rimorchi e tir parcheggiati. C’era un discreto movimento alcune macchine erano parcheggiate altre erano in costante movimento.
Ci fermammo e iniziai a spiegare ad Anna come funzionasse. Nel frattempo passo’ un’autovettura con a bordo una coppia seguita da altre tre con a bordo dei singoli. Altre macchine ci ci sfilarono a fianco molto lentamente eravamo appena arrivati e volevano vedere chi ci fosse a bordo.
Rimase stupita dal continuo movimento e mi chiese come fosse possibile fare qualche cosa in quel posto. Le spiegai che era un punto di ritrovo e che se si trovava qualcuno di interessante ci si spostava in un luogo piu’ appartato. La pregai di non scoprirsi o non saremmo stati piu’ tranquilli. Ci muovemmo e facemmo un giro, nonostante il movimento decisi di cambiare posto.
Per iniziare Anna era meglio un luogo meno affollato.
Scelsi un parcheggio vicino al parco forlanini era molto tranquillo due macchine erano parcheggiate su una vi era una coppia intenta a baciarsi sull’altra un singolo ci fermammo non troppo distanti dalla coppia.
I sedili posteriori della mia macchina erano abbassati passammo dietro saremmo stati piu’ comodi.
Iniziammo a baciarci con libidine, abbassai le spalline del suo vestito che scivolando scoprì il seno, i suoi capezzoli svettavano, iniziai a titillarli.
La coppia in fianco ci stava osservando così come il il singolo che nel frattempo era sceso e appoggiato alla macchina si fumava una sigaretta.
Anna si sfilo’ il vestito restando completamente nuda. Le mie mani scesero lungo il suo corpo morbido e flessuoso. Le accarezzai le cosce e risalii lentamente verso il suo sesso, lei mi slaccio i pantaloni e inizio’ ad accarezzarmi la verga turgida attraverso gli slip.
Il singolo nel frattempo passeggiava con indifferenza facendo la spola tra la nostra e l’altra macchina della coppia, anche loro si stavano dando da fare vedevamo la testa di lei fare su e giu’.
Con la mano trastullavo la figa di Anna era bagnata glielo feci notare e mi disse che la situazione in cui ci trovavamo la faceva eccitare come non mai, nel frattempo anche io mi ero liberato dei vestiti eravamo entrambi nudi.
Il singolo era fermo vicino all’altra coppia e la osservava guardammo anche noi e notammo che stavano scopando alla grande.
La situazione in cui ci trovavamo fece aumentare la nostra eccitazione iniziai a masturbarla, le mie dita entravano dentro di lei con facilita’ da tanto era bagnata la frugavo e lei fremeva dicendomi sì sì continua mi piace come mi masturbi e mentre mi diceva quelle parole mi smanettava il cazzo.
Arrivo’ un’altra auto con a bordo un singolo. Noi continuavamo nei nostri giochi di petting alternando l’uso delle nostre mani a quello delle bocche donandoci reciproco piacere.
Passarono alcuni minuti e anche il secondo singolo scese dall’automobile dirigendosi verso di noi.
Lo dissi ad Anna che si mise alla pecorina mentre continuava a spompinarmi, il suo culo era in belle mostra era veramente decisa nel farsi guardare.
Il singolo davanti a quella visione si fermo’ “e come dargli torto” anche noi adesso avevamo il nostro spettatore.
Presi le natiche di Anna e le allargai dicendogli: così puo’ vedere meglio la tua fighetta vogliosa.
A quelle parole Anna con una mano inizio’ a stuzzicarsi il clitoride era eccitatissima nel sapere di essere osservata. Finalmente stava realizzando la sua fantasia.
Dato il caldo i finestrini erano in parte abbassati e potevamo sentire i commenti del nostro spettatore che si complimentava per quella visione e per la passione con cui si dedicava al mio cazzo.
Anna si fermo e si giro’ voleva vedere chi la stesse osservando lo guardo’ e gli sorrise. Lui contraccambio’ e facendogli vedere il suo uccello gli disse che era stupenda.
Alla visione di quel cazzo sconosciuto l’eccitazione di Anna aumento’ ancora di piu’ e prese a masturbarsi freneticamente gemendo e mugolando mentre io ero intento ad palparle il seno, era un piacere vederla così.
A un certo punto presi la sua testa e la avvicinai al mio ventre volevo sentire ancora le sue dolci labbra sul mio sesso. Mentre mi spompinava sapientemente Anna avvicino’ il piu’ possibile il suo culo al finestrino e inizio’ ad agitarlo. Il nostro spettatore intanto si smanettava eccitato.
Domandai ad Anna se volesse farsi anche toccare da lui e mi disse di sì. Mi guardai in giro, la coppia e l’altro singolo nel frattempo se ne erano andati eravamo rimasti solo noi.
Abbassai il finestrino e dissi al singolo che se voleva poteva toccarla. Non se lo fece ripetere due volte e con delicatezza inizio’ ad accarezzarle il culo e lentamente scese in mezzo alla sue cosce iniziando a masturbarla.
Al contatto di quelle mani sconosciute Anna prese ad agitarsi a dimostrazione di quanto le piacesse essere al centro del piacere.
Io ero felice di vederla in quella situazione e se avesse continuato a spompinarmi con tanta passione non avrei resistito.
La feci alzare e le dissi che volevo scoparla. Anche lei non vedeva l’ora di essere penetrata si mise in posizione e lentamente le infilai il bigolo nella figa iniziando a muovermi dentro di lei che nel frattempo aveva preso tra le mani il cazzo del singolo. Aveva la figa che sembrava un lago da quanto era eccitata.
La scopavo cambiando il ritmo e l’intensita’ della penetrazione sapevo che gli piaceva assere presa in quel modo.
Andammo avanti così per circa quindici minuti fin quando Anna ebbe un’orgasmo. Fu’ un piacere sentirla gemere e venire sul mio cazzo. Le dissi che anche io volevo venire cambiammo posizione mi sdaiai e mi venne sopra impalandosi fino ai coglioni e così facendo mi disse che quella sera voleva andare oltre voleva farsi scopare da quello sconosciuto tanta era la sua eccitazione.
Il singolo la sentì e non credette alle proprie orecchie.
Sara’ stata l’eccitazione dovuta al contesto o la richiesta di Anna fatto sta’ che non resistetti ancora per molto. Prima di venire avvertii Anna che prontamente scese dal mio cazzo e presomi in bocca l’uccello mi fece venire.
Prima di offrirla a quel fortunato singolo e godermi la scena mi accovacciai in mezzo alle sue gambe e iniziai a leccargliela gustandomi il dolce succo della sua figa.
Quando finii di leccarla aprimmo la portiera. Entrambi non vedevano l’ora di fottere e io di potermi godere la scena.
Anna si mise sdraiata di schiena con le cosce larghe la figa rasata e lucida pronta a ricevere quel cazzo sconosciuto dentro di lei. Io mi misi dietro a lei non volevo perdermi nulla.
Il singolo si avvicino’ con il suo tarello bello duro. Anna lo prese in mano per saggiarne la consistenza e dopo averglielo accarezzato lo introdusse dentro di lei. Vidi la cappella scivolare lentamente dentro la sua figa dischiusa, lentamente lo fece entrare tutto iniziando a pomparla. Le mani del singolo le pastrugnavano i seni io la presi per le caviglie e le allargali le gambe.
Era stupendo vederla così oscenamente esposta posseduta da un altro vedere questo cazzo entrate ed uscire, osservare il suo corpo muoversi sentirla ansimare. Anche ad Anna piaceva sentirsi posseduta sentire un uccello che a suo dire non era niente male riempirla e stimolarla era eccitatissima con una mano si titillava il clitoride mentre mi osservava.
Il singolo era anche lui eccitato la fronte imperlata di sudore e continuava a pomparla, lei tra un gemito e l’altro gli diceva di continuare di non smettere.
Vederla e sentirle chiedere di essere scopata mi fece eccitare il mio membro riprese consistenza mi accarezzai e iniziai a strusciarle il cazzo sul viso e mentre lo facevo li incitavo a continuare.
I gemiti di Anna si fecero piu’ forti e frequenti vidi la sua schiena inarcarsi il singolo accellero’ i movimenti il suo cazzo entrava ed usciva sempre piu’ in fretta entrambi erano all’apice del piacere, che stupenda visione. Con gli ultimi colpi il singolo venne seguito da Anna il suo viso era una smorfia di piacere il corpo fu percorso da spasmi e la sentii gridare Sì Sì GODO GODO GODO.
Anche io non capivo piu’ nulla mi masturbavo freneticamente e un caldo fiotto di crema schizzo’ sul volto di Anna che con sapienti colpi di lingua ripulì il mio glande dalle poche gocce rimaste.
Il singolo tolse il suo cazzo, il profilattico era pieno di sperma, si ripulì e rivestitosi ringrazio Anna per quella piacevole scopata.
Ci chiese se saremmo ritornati. Ci tenemmo sul vago e dopo averci salutati torno alla sua macchina e partì.
Rimasti soli ringraziai Anna per lo stupendo spettacolo che mi aveva donato e per come si fosse comportata per essere la prima volta. Mi rispose che era lei a dovermi ringraziare per averla messa in condizione di realizzare quella sua fantasia.

FINE

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Manila & Le Sue Prime Esperienze – Confessioni

Ascoltare Manila, mentre raccontava le sue esperienze sessuali, era veramente eccitante.
“I capelli completamente bagnati, un pisello che rilascia su di me le ultime gocce di una lunga pisciata, le mie mutandine gialle, le gambe che sgocciolano lo sperma dei quattro ragazzi, il mio sedere dolorante, due preservativi svuotati sul mio viso, la mia fica sfondata ripetutamente e le mie lacrime che scendono giú, lungo le mie guance, confondendosi con gli umori dei quattro uccelli. Fu proprio questo il momento nel quale dissi basta!”
A quel tempo non conoscevo Manila, la incontrai molti anni dopo quell’evento, dopo quell’episodio che le fece dire la parola fine alla sua vita sessuale sregolata. Feci la sua “conoscenza” su un sito per adulti, questo, l’altro, non importa quale, fondamentale é invece il fatto che giorno dopo giorno, mese dopo mese, iniziammo a scambiarci piú frequentemente messaggi. Prima solo via E-Mail, successivamente tramite uno dei tanti software di messaggistica su Smartphone. Piú o meno partí tutto un giorno qualunque, quando gli scrissi questo:
“Ciao Manila. Sono contento che quello che scrivo nei miei racconti ti piaccia, ti ecciti. Ma sappi che lo stesso vale per me. Le tue storie, i tuoi messaggi, non nascondo che spesso me lo fanno diventare duro. Se ti dicessi che i tuoi racconti mi provocano un’erezione quasi immediata, che piú ti leggo piú vorrei stringerti tra le mie braccia, averti qui con me, baciarti, toccarti e sbatterti il mio cazzo dentro fino a riempire la tua calda fica di sborra, cosa mi rispondi?”
“Bhè….. Chase, quando mi dici così mi sento elettrizzata, mi sento eccitata e le tue parole non possono che farmi piacere. A chi, appartenente all’universo femminile, non lo farebbe? Certo… se fosse uno dei tuoi primi messaggi, ti avrei subito liquidato come un pervertito, ma ormai ci sentiamo da quasi un anno e lo prendo come un grande complimento. Anche io vorrei averti qui con me, davvero e sentirti godere dentro di me. Peró torniamo a noi, a te e le tue precedenti E-Mail. Mi hai posto molti interrogativi e molti spunti di riflessione, spero di riuscire a esaudire ogni tua domanda. Ma prima, Chase, voglio dirti che sono molto interessata a tutto quello che sei, a tutto quello che senti, ritieniti libero di esprimere di te tutto quello che vuoi, ma se non ti senti a tuo agio, a parlare di te non ne farò un dramma, tranquillo. Anche perché, come mi hai giá detto, nei tuoi racconti c’é molto di te. E si vede! Si vede che le storie sono basate su episodi che ti sono realmente accaduti, racconti cosí pieni di dettagli, non possono essere solo frutto della fantasia. Comunque sappi che mi incuriosisci e quindi se mi parli di te, ancora una volta, non puó che farmi solo piacere”.
Questa fu la partenza della sua storia, della storia di Manila e delle sue confessioni, che decise di affidare a me la sua, diciamo, “biografia sessuale”. Nelle sue successive E-Mail, mi raccontó tutto, o quasi, di lei. Dalla sua adolescenza alle sue prime esperienze, fino alla maturitá, passando per i suoi eccessi, fino ad oggi. Fino ad arrivare al giorno in cui l’ho fisicamente conosciuta, il giorno nel quale ci siamo incontrati dal vivo. Ma andiamo per ordine e partiamo dall’inizio. Lascio che il primo capitolo della sua storia ve la racconti una sua E-Mail. Questa é una parte delle confessioni di Manila:
Allora Chase, il primo discorso che voglio affrontare con te, è forse l’errata comprensione di come io (ma credo tutte le donne) vivo l’autoerotismo. Quindi cercherò di allargare i confini e di spiegarmi meglio. Comunque forse sei l’unico fino ad ora che vorrei assistesse ad una mia seduta di masturbazione, spero che questo risponda giá ad una tua domanda, visto che non l’ho confidato ad anima viva il fatto che anche io, una ragazza, mi tocco lí sotto! Ad ogni modo sei l’unico con cui avrei il coraggio, no….. l’ardire è più esatto, di farlo ed il tutto in un contesto di seduzione. Secondo te, riuscirei a sedurti mentre mi vedi masturbarmi guardandoti negli occhi, forse mezzo spogliato? Come vedi ti rispondo tranquillamente Chase e questo perché nella tua richiesta non c’è perversione, ed io ultimamente vivo la masturbazione molto serenamente. Forse c’è stato un tempo in cui i sensi di colpa mi schiacciavano tutto il godimento dell’essermi coccolata da sola, ma ormai per me è cosa del passato. Tanto è vero che te ne ho parlato e se mi sentissi in colpa, l’ultima cosa che farei sarebbe raccontarlo a qualcuno. Il desiderio in me, di masturbarmi, nasce da un bisogno del corpo, tante volte dalla visione di un film hard, dalla lettura di romanzi o racconti erotici, non c’è una causa s**tenante specifica, ma di base c’è sempre l’esigenza del mio corpo. Un’impressione che devo correggere è che non sempre prolungo il mio piacere, molte volte il desiderio scoppia che sono già a letto e allora chiudo gli occhi ed immagino situazioni piccanti. Tante volte invece non ho voglia di lavorare di immaginazione, allora leggo racconti piccanti (i tuoi in particolare) e inizio a toccarmi, il ritmo lo decido io, tante volte è veloce, sbrigativo, se ho poco tempo e voglio godere subito, altre volte invece me la prendo con comodo.
Ma voglio partire proprio dall’inizio Chase, dalla mia adolescenza, per poi arrivare ad oggi. Se devi raccontare la mia storia, che sia dal principio. Voglio parlarti della masturbazione femminile, della mia masturbazione. Argomento scomodo e segreto per molte ragazze, lo só. Mi sembra di sentire le mie amiche quando ne parlo…masturbazione femminile…. oh no, ma che dici? Una signorina che ne parla! Io le trovo ipocrite certe ragazze che si scandalizzano a parlarne. Come se loro non lo facessero, loro che si sentono così sante, ma poi sono le prime a giudicare le altre e i ragazzi per le seghe, per poi venire a scoprire che sono le prime a masturbarsi, o peggio, che fanno le troie con gli stessi ragazzi che tanto criticano. Tornando a noi poi, trovo che nell’autoerotismo femminile, la masturbazione, i ditalini, chiamalo come ti pare, non ci sia nulla di male! Penso di essere stata una ragazzina precoce nel campo sessuale e di aver scoperto il piacere che poteva darmi il mio corpo toccandolo, molto presto. Forse avevo tredici anni, o quattordici, non ricordo con esattezza, quello che ricordo bene invece, é che le mie prime masturbazioni furono sicuramente sotto la doccia. Il soffione ormai era diventato uno strumento indispensabile per la mia giovane fica, ancora liscia e vergine. Regolavo la temperatura dell’acqua, leggermente calda, ma non troppo e poi diregevo il getto, aumentando o diminuendo la pressione, in mezzo alle mie gambe. Il piacere ed il caldo che sentivo tra le mie giovani cosce, non tardava ad arrivare. In bagno mi toccavo spesso, era il posto che preferivo. E quel soffione poi, é stata la mia piú grande scoperta! Ti lascio immaginare il piacere di un getto d’acqua calda sparato lì sotto cosa poteva essere….. e cos’è anche ora, chiaro! Penso che mediamente a quell’età mi ci volesse un minuto o poco più per stare bene (altro che ora) e quando venivo ricordo che mi bagnavo parecchio, tanto che mi dovevo sempre asciugare. Per non parlare del lieve tremolio che facevano le mie gambe durante i primi orgasmi.
La mia prima (e unica) insegnante di masturbazione, fu mia cugina Alessandra, che era giá piú navigata di me nel settore. Io di autoerotismo e ditalini, a dire il vero, ne avevo giá sentito parlare a scuola dalle mie compagne, ma non capivo niente, o meglio, facevo finta di non capire, visto che sotto la doccia ero ormai una professionista. Ma questa cosa dei “ditalini” mi mancava. In soccorso venne appunto mia cugina. Ogni estate, con la mia famiglia, trascorrevamo almeno due settimane in Puglia al mare a casa degli zii e con l’unica mia cugina, Alessandra, ho da subito stretto un forte legame. Siamo cresciute praticamente insieme ed anche se lei era più grande di me di due anni, alla casa del mare abbiamo sempre dormito nelle camere nostre da sole. Logico che con la crescita si vada a parlare di ragazzi, di sesso, ed è stata lei una sera a spiegarmi cos’erano questi ditalini di cui tanto avevo sentivo dire ma dei quali non avevo capito niente. Fino ad allora, fino alla scoperta che qualcosa poteva entrare dentro la mia giovanissima fica, mi ero limitata semplicemente a strusciare la mia fica ovunque. Ovviamente eravamo piccole alle medie ed era quasi un gioco. Però già a fine estate “praticavo” alla grande, avevo scoperto come è ovvio a quell’età, un mondo di piacere, di godimento gratis a portata di….. mano! A casa lo facevo tranquillamente anche tre volte al giorno: a letto la sera, appena sveglia se avevo tempo, al computer, davanti alla TV se c’era qualche attore che mi piaceva. Naturalmente sempre quando ero da sola e se non lo ero, d’inverno mi coprivo con una coperta sul divano davanti alla TV e lo facevo anche con i miei in cucina, bastava muoversi piano! Come ti ho detto Chase, credo di essere stata una ragazzina precoce nel campo sessuale. Avevo persino iniziato a provocare mio fratello. Intendiamoci, non ho mai provato attrazione per lui e non ci ho mai fatto sesso, ovviamente, ma nell’ingenuitá dell’adolescenza, ero pur sempre una ragazzina che gli piaceva esibire il suo giovane corpo. Una sera, prima ancora che nostro padre ci dividesse “regalandoci” una stanza a testa, mi ricordo che gli feci toccare la mia fica. Lui ovviamente non se l’aspettava. Era notte fonda e gli domandai se volesse fare un gioco prima di addormentarsi. Il gioco consisteva, nel buio della stanza, nell’afferrare o toccare un oggetto e capire cosa fosse. Mi avvicino quindi al suo letto e gli dico di allungare una mano verso di me. Intanto mi abbasso i pantaloni del pigiama, le mie mutandine e guido la sua mano in mezzo alle mie gambe. Mio fratello inizia a toccarmi e rimane sulla mia fica per qualche secondo prima di capire cosa ha tra le mani. Forse intuendo di cosa si tratta, rimane piú del dovuto tra le mie gambe. Forse ingenuamente o forse perché gli veniva naturale, fece scivolare la sua mano avanti e indietro lungo le mie grandi (piccole?) labbra. Ricordo che un brivido attraversó il mio corpo. Poi intuisco che fá finta di non capire cosa sta toccando e mi rimetto sotto le coperte dicendogli che il giorno successivo gli avrei dato la soluzione. Ammetto che in quei secondi che mio fratello mi toccava la fichetta, una certa eccitazione l’ho provata. Nei giorni a seguire, comunque, ho continuato a stuzzicarlo. Qualche volta lasciavo la porta del bagno leggermente aperta sapendo che lui mi avrebbe spiata sotto la doccia o mentre facevo i miei bisogni. Spesso facevo la pipí nel bagno vicino alla nostra stanza, dedicando particolare attenzione al getto di urina, che puntualmente lo indirizzavo aiutandomi con le mani, dritto nell’acqua del water per fargli sentire le gocce di pipí che cadevano giú come la pioggia. Un’altra volta mi sono anche masturbata per lui, sapendo di essere osservata mentre mi facevo il bagno. Con il risultato che il giorno dopo, aiutando mia madre con i panni da lavare, trovai le mie mutandine sporche di sperma. Mio fratello si era segato pensando a me. Ma ovviamente anche questo gioco terminó dopo un pó ed io cercai altri metodi per eccitarmi ed eccitare. Anche se il gioco dell’urinare in bagno, di fare la pipí facendo piú rumore possibile, ancora me lo porto dietro oggi. Só che molti ragazzi si eccitano da morire nel vedere una donna pisciare e cosí io continuo ad accontentarli, a casa di amici, a lavoro, ovunque ci sia una tazza del water, io cerco sempre di centrare l’acqua per farmi sentire, per far sentire quel filino di urina cadere nell’acqua.
Ma voglio continuare a raccontarti di quando ero piú giovane, della mia costante ricerca di nuovi modi per stimolare, masturbare la mia fica. A letto c’era sempre Yoghi che mi aiutava, il mio storico orsacchiotto, che ancora oggi ho in camera! Lo mettevo stretto fra le gambe e mi ci strusciavo, la mattina dopo avevo paura che si vedesse che era bagnato e lo nascondevo in un cassetto. Avevo iniziato persino a masturbarmi a scuola, durante la lezione. Erano le prime cotte (ovviamente non corrisposte) per i professori. Il primo anno delle medie avevamo consumato le nostre fiche a furia di ditalini dedicati a Giulio, il nostro professore di matematica. Hai la mia parola che io e altre tre compagne amiche intime, andavamo a turno in bagno a masturbarci durante le sue lezioni, pensando a lui che fosse lì a guardaci e a fare le porche! Per eccitarmi lo guardavo ad inizio lezione, stringevo e rilassavo i muscoli interni e quando mi sentivo bagnata, partivo per il bagno. Una volta lí mi mettevo due dita dentro la fica ed immaginavo che fosse lui a sgrillettarmi! Tornata in classe, leggermente sudata, lanciavo uno sguardo d’intesa alle mie amiche, del tipo “sono venuta!” ed usciva un’altra a farlo! Quanti ormoni Chase! Se i ragazzi a quell’età pensassero alle ragazze, invece che ai motorini ed il calcio, penso che farebbero strage di fiche. Sempre a scuola ricordo come mi vestivo provocante per farmi guardare dai ragazzi, con top, canottiere scollate, body per tirami su le poche tette che avevo e fusò per risaltarmi il sedere. Ma a quei tempi non mi resi conto che avevo evidenziato involontariamente un altro particolare che eccitava da morire i maschietti. Ci pensarono loro a farmelo notare, con i loro sguardi da maiali in calore che puntavano in mezzo alle mie gambe. Ma che avevo di tanto strano? Alla fine bastava seguire la direzione dei loro sguardi che puntavano dritti sulla mia fica! Quei maledetti fusò di quei tempi erano talmente attillati che si vedeva tutto anche davanti, mi si vedevano le labbra ed il taglio della fica! Che vergogna. Bhé….. relativamente….. non mi dispiaceva poi tanto che sbavassero per me che ero tra le più carine della classe. Chissà quante seghe si facevano i ragazzi in bagno a guardarci ogni giorno culo e fica. Alla fine lo facevamo anche apposta, ci mettevamo in posa di proposito per farli guardare bene, così a fine ricreazione sapevamo che i soliti ritardatari della nostra classe, arrivavano di corsa dal bagno perchè erano andati a “svuotarsi”. Un altro gioco perverso che feci a scuola, era: “chi sono?”. A quei tempi non esistevano le macchine fotografiche digitali, ma dentro di me giá si insinuava il gene dell’esibizionismo. Non contenta di mostrare il mio fisico, come ti ho descritto sopra, in tutti i modi che mi passavano per la testa, decisi di regalare al mio pubblico qualcosa da portare a casa, o meglio, nei loro bagni. Un giorno mi chiusi in una cabina per fare quelle foto tessera. Solo che invece di s**ttarmi una foto al viso, cercai di farmi fotografare il mio giovane fisico senza vestiti. Un pomeriggio mi chiudo dentro una di queste, mi metto in ginocchio sul piccolo sedile, abbasso i pantaloncini con tutte le mutandine e mi alzo la maglietta mostrando le mie tettine. Il giorno seguente, senza essere notata, mettevo una foto in ogni zaino che avevo a tiro. Dietro ognuna di esse ci scrivevo, appunto, sono in questa scuola, chi sono? In poco tempo vedevo anche i miei compagni di classe scambiarsi quel quadratino che mostrava una giovane ragazza senza veli. Q quei tempi non c’era La Rete e avere tra le mani una foto di donne nude, non era cosí semplice. Cosí ti lascio immaginare cosa facevano i ragazzi su quella mia foto. Da qualche parte in casa, ben nascoste, devo ancora averne un paio.
Tornando alla mia mitica cugina, un’estate delle tante che trascorsi con lei, stavo andando in crisi d’astinenza dopo neanche una settimana, perchè non avevo un attimo per me, per la mia intimità, per masturbarmi come facevo ormai quasi ogni giorno a casa mia. Dormendo in camera con Alessandra non potevo di certo farlo, davanti alla TV (senza coperta) figuriamoci, in doccia c’era sempre lei che entrava ed usciva dal bagno, insomma, stavo impazzendo. Soprattutto considerando che stando tutto il giorno in spiaggia, di ragazzi ne vedevo a decine e quindi mi saliva ogni giorno di più la voglia, ed avevo bisogno di scaricare anch’io la mia fica! Una sera non ho resistito, a letto ho aspettato che Alessandra si addormentasse ed ho cominciato a toccarmi piano….. talmente piano, che non ci riuscivo a masturbarmi bene, quindi ho dovuto accelerare un pó, ma con la paura di fare rumore con le lenzuola e di svegliarla. Ed infatti all’improvviso, nel buio, lei scoppia a ridere! Cazzo che figura di merda! Ma lei senza dirmi niente si alza, vá in bagno, torna con le nostre due spazzole per capelli, mi passa la mia e spegne la luce. Che ci devo fare? Le chiedo. E lei ridendo mi dice qualcosa tipo: ma ti devo proprio insegnare tutto? Non l’avevo mai fatto così, con qualcosa dentro e devo dire che quella volta non ci trovai niente di speciale. Forse perchè non la muovevo veloce dentro e fuori. Ma al buio, a masturbarci insieme, a sentire godere Alessandra, a darci dentro con la spazzola, facendo però piano a non farsi sentire dai nostri, sono venuta comunque, aiutandomi alternando la mia spazzola e mettendo dentro la mia fica le mie due dita come sempre. Posso dire che quella notte sono stata sverginata dal manico di una spazzola! Cresciuta ho scoperto poi da sola il piacere della penetrazione, prima col famoso manico della spazzola (grazie ancora cugina) poi con le cose più diverse. Ricordo, in ordine sparso, una nota marca di pennarelli colorati più o meno grossi, una pallina di gomma che mi mettevo dentro, la custodia (quella da viaggio, per intenderci) dello spazzolino da denti, provai persino con i classici ortaggi come carote o citrioli, insomma, qualsiasi oggetto potesse stuzzicare la fantasia di provarlo, io me lo infilavo su per la fica! Ormai ero in ascesa, avevo iniziato persino a mettermi qualche pennarello dietro, dentro il mio sedere, mi faceva sentire più porca. Ovviamente più si cresce e più cala la frequenza della masturbazione giornaliera nelle ragazze (e nei ragazzi penso, confermi Chase?). Ma secondo me aumenta la qualità della cosa, con soluzioni, giochi più raffinati, situazioni nuove, in pubblico, sul bus, al cinema, a lavoro. Riprendendo il discorso delle vacanze estive, mi ricordo che iniziai anche a “giocare” con persone piú grandi me. Notavo che i ragazzi, nonostante la mia giovane etá e nonostante avessero il doppio dei miei anni, guardavano con interesse il mio corpo, anche se ancora acerbo su molti aspetti (ero abbastanza alta per la mia etá e questo mi aiutava molto, nonostante le tette tardassero ad arrivare ed i peli sulla fica ancora non erano cresciuti). Purtroppo peró dovevano limitarsi solo a quello, a guardare, consapevoli che non potevano scoparsi una minorenne. Io comunque, forse un pó puttanella, lo ammetto, non perdevo occasione per attirare la loro attenzione. Spesso al campeggio chiedevo a qualche ragazzo, con la scusa di dividere la spesa del gettone, se potevo farmi la doccia insieme a lui per qualche minuto. Ovviamente nessuno diceva di no. Una volta sotto, mi lavavo con il bagnoschiuma insaponandomi tutta, indugiando qualche secondo di piú sulle gambe, sulle parti intime e sulle mie tettine. Ma il bello arrivava alla fine, quando dovevo sciacquare il costume dalla sabbia. Mi sfilavole mutandine con la (finta) innocenza di una ragazzina di quattordici anni, alzavo prima una gamba e poi l’altra, delicatamente e poi mi toglievo il reggiseno (per quello che serviva) ed iniziavo a lavarli sotto il soffione della doccia. Il gioco non durava molto, doveva sembrare naturale e privo di malizia. Cosí dopo pochissimi secondi, mi rimettevo il tutto e lasciavo il malcapitato di turno, che sicuramente una volta solo si sarebbe svuotato le palle con una bella “dedica” alla sottoscritta! Sempre al mare avevo scoperto anche il piacere che poteva darmi (e dare) una sana pisciata. Si….. voglio riprendere questo discorso. Come giá scritto, avevo compreso che ai maschietti piaceva vedere una donna pisciarsi sotto, non ne il capivo perché, anzi, non lo capisco ancora, ma questo non mi importava, se serviva ad eccitare un uomo, a me andava bene. Le prime volte che giocai pubblicamente con la mia urina, fu proprio al mare. Mi sdraiavo sulla spiaggia, quasi vicino all’cqua e con lo sguardo rivolto al cielo, mi lasciavo andare. Sentivo la pipí calda spingere sulla mia fica e non avendo vie d’uscita, la sentivo scivolare sui bordi delle mie grandi labbra per poi finire sulla sabbia. Mi piaceva quella sensazione di caldo che poi si estendeva al mio sederino. E mi piaceva ancora di piú alzarmi, andarmene via lasciando quel piccolo laghetto sulla sabbia ed il mio costume completamente umido che mentre camminavo lasciava cadere ancora qualche goccia a terra. Ma il massimo lo davo con un’altra variante di questo mio gioco in presenza dei miei amici. Non lo facevo spesso, aspettavo sempre che fossero in due, massimo tre ragazzi. Li invitavo a fare una passeggiata sugli scogli, per ammirare il panorama. Ed una volta che eravamo in un punto di ritorno, dove quindi non potevamo piú scendere, ma solo continuare a salire, con la mia finta ingenuitá, facevo notare a tutti che dovevo fare i miei bisogni. Ovviamente tutti mi dicevano di aspettare, che mancava poco alla meta, ma io insistevo e con la voce di una che stava per piangere, gli dicevo che non potevo aspettare oltre. Allora iniziavo a farmela sotto, aggrappata a quegli scogli come uno scalatore. Sentivo la mia urina uscire dalla fica, bloccarsi sul costume per poi farsi strada lungo le mie cosce. Data la forte abbondanza della pisciata, diverse gocce passavano attraverso il costume per finire giú nel vuoto verso il mare. Chi era sotto di me, ne ero sicura, si sarebbe eccitato da morire. Vedere la mia fica da sotto, grondare come se piovesse e vedere sulle mie gambe la pipí che scivolava in tutte le direzioni, lo avrebbe fatto diventare duro a chiunque.
Ma anche a fine stagione, durante l’inverno, i sistemi per masturbarmi all’aperto non mi mancavano. Come giá ti ho detto, ogni oggetto che mi capitava sotto mano (in tutti i sensi) era buono per infilarmelo nella fica e masturbarmi. Hai presente Chase, per esempio, quei paletti di ferro che vedi piantati nei giardini per delimitare una zona o impedere il passaggio di auto? Mi scopavo anche quelli! Vestita in modo leggero, con una semplice gonnellina e senza mutandine ovviamente, cercavo sempre quelli con alla fine una sfera di acciaio. Prima di mettermici sopra, a gambe divaricate, mi stimolavo un pó le grandi e piccole labbra, aspettando che si bagnasse la mia patata. Una volta vicina all’orgasmo, con la fica completamente fradicia, mi mettevo a cavallo di questo paletto e scendendo lentamente su di esso, me lo infilavo dentro. Qualche lieve giro in senso orario e non, due o tre volte su e giú, per poi rimettere dentro la mia fica nuovamente quella sfera metallica e l’orgasmo era servito! Devo dirtelo Chase, piú scrivo e piú mi ritornano alla mente le mie prime masturbazioni. Potrei raccontarti di quando sul bus mi sedevo sui sedili posteriori (che poi lo faccio ancora oggi) con le gambe leggermente divaricate, sapendo che qualcuno ci avrebbe guardato in mezzo. Oppure di quando nei negozi prendevo le scale mobili e cercavo sempre di stare diversi gradini sopra gli altri, sperando che qualcuno guardasse sotto la gonna la mia fica (ovviamente libera dalle mutandine). Lo ammetto, ne sono consapevole, ero una bella porcellina. Ma chi non lo é a quell’etá? Io ancora oggi vedo ragazzine seminude che camminano come se sfilassero. Te la dico tutta Chase: a me piace il sesso! E se questo viene fatto tra due persone consezienti, non é mai sporco! Ma il punto é comunque un altro: se quello che ti ho appena raccontato é solo un riassunto della mia intensa vita sessuale tra (piú o meno) i tredici ed i quindici anni, puoi immaginare quello che ho fatto dopo? Qualcosa giá la sai, ma quello che ti manca, sono i dettagli. Non ti ho raccontato la prima volta che ho visto un pisello, la prima volta che ho fatto una sega ad un ragazzo, la mia prima scopata, la prima volta che l’ho preso in bocca, insomma… ho ancora tanto da dirti! Ora mi fermo peró, anche perché guardandomi in mezzo alle gambe, noto che la mia fica é bagnata. Non ci credo! Mi sono eccitata ripensando al passato con le mie stesse storie. Quindi credo che ora per mantenere l’atmosfra vintage, mi chiuderó sotto la doccia con il mio caro soffione, per completare l’opera con un intenso orgasmo! Prometto di scriverti presto, ho ancora molto da confessarti.
Questa fu la conclusione dell’ultima E-Mail che Manila spedí al sottoscritto. Anche io dovevo ammetterlo, i suoi racconti me lo facevano diventare duro dopo ogni riga che leggevo. E la sua successiva storia, che mi invió dopo meno di una settimana da quella che avete appena letto, fu ancora piú eccitante e perversa! Ve la racconterei anche ora, ma come vi ho detto prima, le sue storie eccitavano anche me durante la trascrizione. Quindi non vi offenderete se ora vi lascio, ho un certo dolore alle palle!
Ma non temete, non appena le avró svuotate, torneró a raccontarvi il resto su Manila.

chasedessler@katamail.com

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Una mamma premurosa

Erano passati già 10 mesi dal divorzio , e Carlo si ritrovò ad abitare a casa della madre .
A Renata , una donna di 65 anni , ben portati , alta 1,65 , peso di circa 70 kg , un bel viso , ed ancora piuttosto tonica , la presenza in casa del figlio le faceva piacere , del resto era sola da 5 anni , il padre di Carlo morì di infarto ..
Il loro rapporto era da sempre molto aperto , parlavano di tutto , Carlo non aveva mai avuto problemi a confidarsi con lei , in oltre il carattere affettuoso di Renata , gli dava sempre la giusta dose di buon uomore , si sentiva coccolato , aveva raggiunto la convinzione che lei era l’unica donna a volergli veramente bene , sopratutto dopo la brutta esperienza del suo matrimonio .
Quella sera dopo cena , Carlo fu assalito da una forte depressione , non era la vita che voleva , così andò in camera sua , e si sdraiò sul letto .
Oltre alla situazione affettiva , un’altra parte molto critica era la sua astinenza sessuale . Era da quando si era trasferito dalla madre che non aveva avuto più nessun rapporto , si era masturbato solo una volta , ma non riusciva a capacitarsi che a 35 anni doveva ancora fare da solo , ma ormai erano quasi 8 mesi di completa astinenza , oltre ad una voglia terribile , aveva anche dei dolori lancinanti , doveva assolutamente svuotarsi .
Anche quella sera , mentre era disteso sul letto , ebbe un’erezione , e i dolori non tardarono ad arrivare . Cominciò a contorcersi sul letto , si rannicchiava , ma non riusciva a trovare sollievo ,cominciò ad emettere piccoli gemiti di dolore .
Renata nel sentire il figlio lamentarsi si preoccupò , ed andò in camera per capire cosa stesse succedendo .
Quando etrò vide il figlio in posizione fetale , visibilmente sofferente
–carlo cosa hai??Che ti succede
lui
–niente mamma…non preoccuparti
Renata
–come niente , stai male si vede…dimmi cosa hai , ti fa male la pancia??
lui
— Davvero mamma …tranquilla…ora passa..
Renata si avvicinò al figlio , gli accarezzò la fronte
–la febbre non la hai , forse qualcosa che hai mangiato??
lui
–niente mamma…davvero…
lei
–ma almeno dimmi dove ti fa male!!
lui non potendo dirle la verità disse
–si mamma ,la pancia vedrai che ora passa
lei
–magari se ti faccio un massaggino passa…
lui
–lascia stare…
l’imbarazzo di Carlo era molto , ma Renata non voleva des****re , come tutte le mamme , era determinata ad aiutare il figlio , così continuò ad ins****re , e a fare mille domande .
Renata insisteva nel fare almeno un massaggio alla pancia del figlio , che dovette cedere , si coltò e rimase disteso con la pancia verso l’alto , il membro era evidentemente eretto , ma la madre non se ne accorse , ed iniziò a massaggiare la pancia con il palmo della mano .
Il dolore non passava ,e Renata si accorse della pretuberanza sotto i pantaloncini del figlio , si stupì di quella erezione , in oltre da donna fu attirata dalle dimensioni considerevoli , era imbarazzata , cercò di non guardare , ma visto che il dolore del figlio non calava domandò
–tesoro , penso che non sia la pancia , scusa se te lo chiedo , ma come mai il coso sta così?
Carlo arrossendo provò a negare
–nulla mamma…non so…
lei
–come ? Mica sono scema , sarò vecchia ma mica rimbambita??
lui
–mamma , dai lascia stare
Renata
–che fai ti vergogni di mamma??Magari il dolore dipende propio da questa cosa qui.
Carlo capì che era inutile mentire
–si mamma , è così , mi capita spesso di avere delle erezioni che portano a questi dolori.
la madre molto tranquillamente disse
–ma figlio mio , si sa che voi maschietti non dovete trattenervi molto , vi fa male , se è solo questo il problema pui risolverlo facilmente , io pensavo che era una cosa più grave..
lui
–non so come fare mamma!!
lei
–ma dai come??Vai in bagno e fai quello che fanno tutti….
lui
— Ma mamma??
lei
–che c’è?Pensi che non sappia che voi vi fate le seghe?So che vi masturbate , so anche che lo hai fatto anche tu , da ragazzo un periodo eri sempre chiuso in bagno , ho anche trovato dei giornaletti sotto il tuo letto anni fa , per non parlare delle tue mutande sempre umide,,,
l’imbarazzo di Carlo era tantissimo
–mamma , ti prego , dai??
lei
–ma falla finita , non fare il bambino , su vai a sfogarti
lui
— No mamma , da solo non ci riesco più , mi avvilisce , dopo moralmente sto malissimo…
nella testa di Renata si fece spazio il suo istinti materno , capì che doveva aiutare suo figlio .
Senza dire nulla si alzò , e poco dopo tornò in camera , Carlo notò che la madre teneva in mano un pacchetto di fazzoletti di carta , si rimise seduta e disse
–sei propio cocciuto , ma ti sembra che alla tua età ancora hai bisogno di mamma??
Carlo ancora non aveva capito cosa la madre avesse in testa , la guardava perplesso ancora avvolto dai dolori , poi Renata disse
–dai , vedrai che dopo starai meglio , ti aiuta mamma….
quella frase sorprese Carlo , capì che la madre voleva masturbarlo , non era pronto ad una cosa del genere
–mamma??Ma cosa vuoi fare??
Renata senza rispondere sorrise , afferrò i bordi dei pantaloncini , e con un gesto veloce li abbassò e con essi anche le mutande , il pene del figlio svettò dritto e duro , i suoi occhi lo fissarono stupiti , era enorme , arrossì e disse scherzando
–oddio…sono stata brava!!
Carlo imbarazzato
–mamma , non credo sia il caso…
la madre lo guardò in viso , non voleva farsi vedere troppo attirata dal suo membro , poi allungò la mano destra e strinse l’asta del figlio , lo sentì duro e caldo
–ora stai zitto , lasciami fare , vediamo se mi ricordo come si fa…
la mano cominciò a muoversi lentamente , su e giù , il cazzo si scappellava , Carlo era scioccato ma allo stesso tempo eccitatissimo , vedeva la mano della madre che lo masturbava , e il suo palmo caldo gli regalò una sensazione che mai aveva provato prima .
Renata non riuscì a non guardare , si voltò e vedeva il cazzo del figlio che usciva prepotente dal suo pugno , era motlo grosso e ben fatto , si rese conto che dopo tanti anni di astinenza , anche se era il pene del figlio si stava eccitando , ma si concentrò solo su Carlo .
Mentre la mano proseguiva senza indecisioni , Carlo ansimava , guardava la madre con gli occhi fissi sul suo pene , era la situazione più erotica che aveva vissuto
–aaa.a.aaa…oddiooo…mammmaa…è stupendooo..m,amaaaammmaa…..
Renata si sentì gratificata , e strinse ancor più forte il cazzo del figlio e disse
–visto che mamma ancora ci sa fare , e poi devo dire che è un piacere , è una vita che non toccavo un bell’arnese come il tuo…
nel sentire la madre dire certe cose , l’eccitazione Carlo aumentò , e lo disse apertamente
–Mammaa….se dici così mi fai impazzire , mi piace sentirti dire delle sconcerie..
Renata capì cosa voleva il figlio , e da brava madre lo volle accontentare senza farsi troppi problemi
–Ti piace che la mamma ti sega vero??Sei propio un porco….ma hai un bel cazzo , e voglio accontentarti….
mentre la mano destra continuava a scappellare il cazzo del figlio , con il palmo della sinistra cominciò ad accarezzare il glande
–ecco , con due mani , la mamma ti sega con due mani…Cosi mi sborri su entrambe ti va??
Carlo sentiva di non poter res****re molto
–siiii…siii.Mammmaa…siii ti sborro sulle manniiii daiiiiiii continuaaaa…..
Renata capì che il figlio era pronto ad eiaculare , così aumentò la velocità della mano , stringelo fortissimo , e con una faccia grintosa e da porca disse
–dai…Daiii bello di mamma…Schizza…liberati…Sborra che ti fa bene . Daiiii
un urlo di Carlo l’avvisò dell’arrivo dello sperma
–aaaaaaaa….ECCOMIIIIIIIIII
lei continuò fino a che il primo schizzo non le imbrattò il braccio ,poi ne susseguirono altri copiosi che le colarono su tutta la mano , nel sentire quel calore le venne voglia di leccarla , per ricordarsi vecchi sapori ormai dimenticati , ma si trattenne , non voleva esagerare . Renata prese I fazzoletti di carta e con premura pulì tutto il cazzo del figlio e disse
–ora come stai??
lui
–benissimo….Grazie mamma
lei con sorriso amorevole
–Se non ci fosse mamma….Sono contenta , ora riposa…
lei si alzò e si diresse in bagno , buttò i fazzoletti e si guardò allo specchio , era eccitata , non si masturbò solo perchè voleva conservare quello stato , la sua mente cominciò a viaggire .
Anche Carlo era confuso , ora il loro rapporto come sarebbe stato? E sopratutto ci sarebbero state altre occasioni

cap 2
Per tutta la notte , e la giornata successiva Carlo ripensò a quanto accaduto . Si era fatto masturbare da sua madre , mai avrebbe pensato di farlo . La cosa che più lo faceva pensare , era con quanta naturalezza sua madre l’aveva toccato . Ripensando alla sua mano ebbe un’eccitazione , ma essendo sul posto di lavoro si controllò .
Rientrò a casa alle 19,00 come sempre , andò in cucina per salutare Renata , la vide intenta a preparare la cena , ma si rese conto che vi era qualcosa di diverso .
La tavola era apparecchiata con piatti e bicchieri eleganti , anche la tovaglia era quella delle grandi occasioni , e poi la madre era vestita di tutto punto , una gonna con maglietta forse troppo stretta , il fisico appesantito della madre era evidente sotto quei panni , e ai piedi delle scarpe aperte che mai lui aveva visto , con le dita smaltate di un rosso fuoco , tanto che chiese
–mamma aspettiamo qualcuno per cena??
lei
–no tesoro , io e te come sempre ..perchè?
lui
–bè ti sei fatta tutta bella….
la madre era felice del complimento del figlio
–Grazie , tanto per cambiare , sto sempre in casa , e ho pensato di fare una cenetta un pò diversa . Dai vai a farti la doccia che fra un pò si mangia .
mentre Carlo si diresse in bagno capì che il comportamento della madre era strano , anche il volto era truccato , cosa che accadeva solo in qualche cerimonia , mai si era truccata per stare a casa .
Fatta la doccia Carlo decise di vestirsi come il solito , pantaloncini e maglietta , non aveva voglia di indossare abiti diversi come aveva fatto la madre , non voleva assecondarla , pensò che forse era meglio mantenere un certo equilibrio , l’avvenimento della sera prima non doveva cambiare il loro rapporto .
Entrò in cucina e vide la tavola colma di cibo , Renata aveva cucinato ogni ben di Dio , il sorriso della donna era diverso , e con voce dolce disse
–i tesoro , mangiamo , oggi ho fatto i tuoi piatti preferiti .
era evidente che Renata aveva qualcosa di diverso , Carlo lo percepiva da come lo guardava . Si sedettero uno difronte all’altra ed iniziarono a mangiare , parlando di come avevano passato le loro giornate .
A metà cena Renata sorprese Carlo con una domanda che lui non si aspettava
–lora tesoro…oggi va meglio??O ancora ti fa male ?
Carlo arrossendo non rispose ,
–mma?!!
lei
–e c’è?Mica ti imbarazzerai ?
lui
— un pò
Renata sorrise
–ri sera non sembravi imbarazzato…
Carlo non rispose e continuò a mangiare .
Renata aveva pensato molto alla sera prima , e si era convinta che in fondo ormai Carlo era il suo uomo di casa , non lo vedeva solo come figlio , e la vista del suo pene l’aveva troppo eccitata , in fondo pensò che potevano godere della situazione tutti e due .
Vedendo il figlio imbarazzato capì che toccava a lei rompere gli indugi , alla sua età non avrebbe avuto molte occasioni per godersi un giovane amante , e anche se sarebbe stato suo figlio , ormai non le importava , il sesso le era sempre piaciuto , ed erano troppi anni che era in astinenza .
Senza dire nulla Renata si sfilò una scarpa , lentamente con il piede nudo cominciò ad accarezzare la caviglia del figlio , lui sentì l’erotica carezza della madre , ma decise di non fare e dire nulla .
Il piede di Renata cominciò a salire , arrivò tra le cosce del figlio , che la guardò e disse
–mma??!!Che fai??
lei con un sorriso malizioso
–ccc….mangia che si fredda….
il piede si posizionò sulla sua patta , Carlo abbassò lo sguardo , vide le dita smaltate di rosso propio sul suo pene , il calore della pianta materna lo invase , Renata lentamente cominciò a muovere il piede , strofinandolo sul pene del figlio , che in pochi secondi divenne duro come il marmo .
Renata nel sentire l’asta turgida sotto la sua pianta ebbe un brivido lungo tutto il corpo , sfregava pigiando con forza , Carlo non riuscì più a mangiare , si godeva quella magnifica sensazione , guardava il piede della madre che lo masturbava , era una visione stupenda , il piede anche se maturo , era molto eccitante .
Renata sfilò anche l’altra scarpa , sollevò il piede , e lo insinuò sotto i pantaloncini del figlio , con abilità le dita si fecero spazio nell’elastico delle mutande , il contatto con i testicoli di Carlo fu immediato , e lui sobbalzò , poi spinse più avanti il piede , e mise la sua pianta sopra l’atra dura .
Carlo sentì la calda pianta sudata della madre a contatto con il suo pene , era stupendo , la sua cappella cominciò ad inumidirsi , e le dita della madre si riempirono di liquido . Renata cominciò a guardare suo figlio ansimante grazie ai suoi piedi e disse
— piacciono anche i piedi di mamma , non solo le mani!!
Carlo non credeva ancora a cosa stesse accadendo , ma rispose
–mma….è stupendo…mi fai impazzire….!!!
finendo la frase tolse i piedi della madre e si calò pantaloncini e mutande , il cazzo svettò fuori libero e dritto , rimise le piante di Renata sul membro , e la mamma subito riprese a segarlo stringendo l’asta tra le sue arcate plantari .
Carlo non riuscì a res****re , dopo poco cominciò a sborrare , I primi schizzi arrivarono fin sopra la tavola , poi altri imbrattarono completamente i piedi della madre che fu sorpresa dal liquido caldo che le colava sulla pelle
–dio tesoro , ma già sei venuto!!!Ma quanta ne hai??
lui
–iii….SISIIISII,….MAMMMAAAA:…SBORRROOOOOOOO
Renata non fermò i piedi , da una parte era felice che suo figlio aveva goduto , ma dall’altra era dispiaciuta , aveva in mente altri piani .
Quando il figlio finì di venire , gli fece capire che anche lei voleva la sua parte
–a vatti a lavare , e aspettami in camera , io metto a posto la cucina , ho voglia di un pò di coccole anche io da mio figlio…..
Carlo ammirando i piedi della madre coperti del suo seme capì che tra lui e sua madre ormai il rapporto era totalmente cambiato , così mentre si andò a lavare pensò a cosa sarebbe successo .

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Quello che preferisco

Quello che preferisco …..
La mia lei si prepara … bagno rilassante , quindi la scelta dei vestiti per la serata
Tesoro sono abbastanza eccitante?
Il suo look camicetta bianca trasparente , gonnellina nera ,scarpe con tacco vertiginoso … ovviamente niente intimo.
Appuntamento è a casa nostra per le 22 ….
Manca meno di mezz’ora il mio amore freme .. come sarà il Bull di questa sera , sarò all’altezza , il mio uomo sarà contenta di me ? tutte queste domande le aumentano l’eccitazione , ormai la conosco !!!
Sono le 22 in punto .. tutto è pronto … il campanello suona
Veloce sguardo dallo spioncino … perfetto
Il Bull entra , Buonasera ,
Senza dire nulla prende la mia Donna , la fa subito inginocchiare ,lei ubbidisce senza fiatare , con trepidazione gli apre la cerniera dei calzoni , e gli tira fuori il cazzo , non ancora del tutto eretto .
Lo ammira, è veramente notevole anche così.
Con dolcezza lo bacia e se lo infila tutto in bocca .. il cazzo magicamente aumenta di grandezza e anche la durezza arriva al massimo la mia donna ci sa fare.
Quello che prima sembrava notevole , si rivela , molto molto grosso in circonferenza
Passano alcuni minuti , che sembrano una eternità .. la tocco in mezzo alle gambe , e la trovo fradicia di umori ( guarda la puttanella come si è eccitata ed è solo l’inizio .. è il mio pensiero )
La guardo negli occhi e le sussurro : ancora un minuto e ti faccio scopare , contemporaneamente la bacio sentendo sulle sue labbra il sapore del bull
Un minuto ancora e la faccio distendere di schiena in modo che possa guardare il bull in faccia , a questo punto mi metto dietro di lei e le sorreggo la testa .
Le alzo e divarico le gambe… la minuta gonnellina ,non copre più niente , non che prima lo facesse .
Il suo seno velato dalla camicetta trasparente si inturgidisce e “buca” il sottile tessuto
Il suo sesso depilato è in bella mostra … mi piace vedere l’espressione del bull, la mia donna è molto bella ed eccitante Lui si abbassa ed inizia a baciarla , lei freme come una foglia .. è molto bravo la sua lingua si insinua senza risparmiarsi, le sue mani cingono le natiche …
Lui le avvicina la Sua cappella alla fighetta appena schiusa e tenendolo dalla base lo struscia , per far sentire la sua forza … lei in questi momenti non sembra una signora !!
Ci scambiamo una occhiata di assenso … il bull punta la sua cappella .. lei sussulta .. lui spinge ,è dentro ,il ritmo aumenta esponenzialmente con i suoi gemiti … la prende con forza e decisione sempre più in crescendo fino a farla godere .
.. sfondami , aprimi , che cazzo favoloso ,riempimi , sono tutta aperta ,lo sento fino in gola , senti che grosso …. sono le uniche parole che lei URLA prima di godere …
Come il bull viene naturalmente dentro , altrimenti che bull è !! si ritrae e lo sfila dal suo sesso e alzandosi a mezzo busto avidamente lo ripulisce fino all’ultima goccia .. mi bacia il sapore ora è cambiato da cazzo a seme !!
Quindi sempre con le gambe aperte , mi chiede ti è piaciuto … Si .. “ ora ripulisci tutto” senza esitare mi sposto da dietro mi insinuo tra le sue cosce e …. la ripulisco .
A dir la verità, non so se erano di più i suoi umori o quelli del bull , ma non è un particolare importante .
Cazzo sei stato bravissimo hai trovato un bull fantastico , e mi raccomando mentre la ripulisci preparami il buchino con la lingua … questo tra dieci minuti è di nuovo pronto … non voglio che il mio culo , sia troppo asciutto per il suo cazzone … ma neanche troppo scorrevole , Voglio sentirlo
5 minuti d’orologio ed bull è di nuovo pronto in tiro.
Il culetto della mia donna ,è umettato a dovere per precauzione prendo in bocca il cazzo del bull , lo insalivo per bene ..
Puttana ti piace prendere i grossi cazzi esclama lui , preparati che ora ti apro in due .
Ormai la situazione è chiara .. lui prende le redini del gioco
Si sdraia sul letto , con il cazzo ancora in tiro notevole !! … impalati da sola , che non voglio far fatica .
Lei si mette sopra , aiutata anche dai tacchi
Brava la troietta , fammi vedere cosa sai fare con quel culo , forza siediti e cavalca voglio sentirti venire con il culo , lo voglio più largo della figa , forza!! il tuo uomo a fatto il suo dovere ,è stato bravo , ora tocca a te
Lei è eccitata come pochi , gli ordini perentori la fanno impazzire , ubbidendo si abbassa , fino a sentire la sua cappella che spinge e vuole entrare nel suo buchetto ….. ma gli viene un attimo di esitazione o paura .
“No non ci entrerà mai , mi fa già male solo a sentirlo !!
Ti ho detto di impalarti puttana ubbidisci o ti inculo io … esclama il bull .. no non ce la faccio, non ce la faccio , è troppo grosso scusami!!!
Scusami anche tu mio amore ma non ce la faccio !!
Lui con voce ancora più decisa “ infilatelo” , e parte uno schiaffo sulle natiche …” no non riesco “ partono le seconde cinque dita , che questa volta rimangono impresse …
Infilatelo o saranno cazzi tuoi !! lei impaurita si lascia andare e la cappella di lui si fa largo nel suo buco .
Cazzo che male non entrerà mai ,no , no … ma ormai la cappella è entrata …hai hai cazzo che male .
Sente sicuramente un po’ di dolore ma sa ,che se resiste tra breve il poco dolore si trasformerà in un grande godimento
Salvami !! ti prego salvami, sono le uniche parole che riesce a pronunciare !!
Preso da compassione ,mi lancio a salvare il culo della mia lei … ma ,la conosco ! con la lingua invece di salvarla , lecco le palle del bull … che si eccita ancora di più e si inarca per infilarlo
Bastardo , l’hai fatto apposta , non mi hai salvato ,anzi hai aumentato il cazzo del bull !! si sfila il cazzo e si accascia su di un fianco a “riposare” ,
Scocciato per la mancanza , il Bull esclama con voce di sfida ma ferma : quando c’è da prenderlo nel culo voi donne fate sempre un sacco di storie
Guarda e impara da noi Uomini !!
Sfilato il suo enorme cazzo dal culo di lei ,sempre sdraiato, mi ordina” vieni qui” mi avvicino e …mi prende la testa tra le mani , e con decisione me la abbassa finche il suo cazzo non arriva in gola.
Il suo cazzo ha il sapore della mia lei … senza minimamente scomporsi ritmicamente mi scopa in bocca, un paio di conati respinti, un po’ di lacrime, dovuti alla forza e dall’intensità … ma non mi lamento
Visto come si fa come si ubbidisce !!!
Con la bocca sono capaci tutti esclama con nervosismo .
Sei anche un po’ stronzetta allora !!
Ora Puttana scontrosa e stronzetta guarda e impara .
Con decisione ,mi gira , un po’ di saliva sulla mano ,mi abbassa la testa , la passa sul mio culo ,e con le sue ginocchia
mi allarga le gambe , con due mani mi tiene aperto …..
Sempre con aria di sfida ….”Guarda come si fa “…
Appoggia la sua cappella al mio buchino e senza problemi (per lui) , inizia ad infilarlo, da prima con calma , poi con decisione come a dimostrare a lei chi comanda … mi sento pieno e preso ,ma non voglio deluderlo in nessun modo
Puttana impara dal tuo uomo, guarda come si fa, e come ci si comporta con un Bull !!
Guarda , senti .. riferendosi a me , non un lamento , non una ribellione , lui sa come comportarsi , non certo tu …
Sono stufo dei tuoi, si , no ,si non mi devi rompere i coglioni !!
Chi deve divertirsi ? ripete a voce alta , chi deve divertirsi ?…
La sua risposta ora con voce sottomessa ma eccitata dalla situazione .. Tu e nessun altro .
Ecco ora ci siamo capiti solo io comando qui .
Eccitato oltremodo dal Suo potere riconfermato “Puttana guarda e preparati dopo tocca a te, se ne avrò ancora voglia “
Tutto questo succede ,sempre con il Suo cazzo infilato nel mio culo , ma non pronuncio una sola parola ,non faccio commenti , non voglio contrariarlo in nessun modo
“Ora lo sottometto come si deve ” ti faccio vedere una mia specialità .. lo Spacca Culo
Tecnica a noi sconosciuta … Il significato l’ho imparato a mie spese ..
Traduco : per lui Spacca culo vuole dire … non mi frega niente di te , voglio vedere quanto resisti , sono il più forte , ti scopo come voglio , più ti lamenti più mi eccito ed aumento l’intensità , fino a quando non cedi e ti lasci completamente andare .. fino a quando pur di accontentarmi , ti apri le natiche da solo per farmi entrare meglio
Attenta guarda.. ..Parto con lui , è già pronto …istantaneamente, sento il Suo cambio di forza , intuisco il cambio di espressione , tento una piccola ribellione , ma ormai è troppo tardi non posso res****rgli.
Le sue mani iniziano a colpire, il mio culo, ( d’altronde l’aveva detto “ogni ribellione sarà punita” ) .
Sento la sua forza , ed anche un po’ di dolore … ma devo res****re, il solo pensiero che dopo toccherà a lei mi eccita , siamo ormai Suoi .
Vedo che lei con uno sguardo stralunato e con le gambe divaricate si tocca oscenamente ,.. sia davanti , ma principalmente dietro le sue dita , più di una ,si insinuano dietro per prepararlo, spariscono e ricompaiono ,
Ormai il bull lo ha capito , con noi può fare quello che vuole !!!
Sento che lei è eccitata sia nel vedermi preso e sottomesso , sia nel sapere che come è stato forte con me , lo sarà anche di più con lei , questo sa il fatto suo .
Resisto … l’unico modo per fermarlo è cedergli .. l’aveva detto, le mie mani senza che io possa comandarle , si trovano sulle natiche e le aprono , la mia testa sul cuscino ….. e, come aveva iniziato .. finisce .
Puttana vieni qua !!
Ora tocca a te … meno male ,sono esausto
Mi metto in disparte , li guardo , li spio, non prima di chiederle se posso toccarmi … “fanculo segati ma non godere “ la sua risposta stizzita
Inizia lo spettacolo …sempre con il cazzo d’acciaio ,con fermezza inizia… prima ,la prende davanti quasi a volerla “scaldare” , poi la mette alla “pecorina” punta la sua verga sul buchetto , che ormai è dilatato , e… la incula !!!
Gridolino di dolore , tentativi di ribellione ,ma lui questa volta non molla la incula .. pochi secondi .. inizia a mugolare ..
“Puttana ora il tuo culo è più aperto della tua figa “ si sente che non sono il primo a scoparti il culo
Si sentono le sue mani che suonano sul culo di lei , il culo si segna , il seno non da meno !!!!
Si si !! sono la tua puttana ….Viene almeno altre due volte …
Spacca Culo anche a te !!
Ora sei aperta come volevi ?? si sono una puttana
Finale:: per entrambi natiche rosse , guance rosse ( lei ) , lacrime trasparenti ma non per il dolore
Un flash .. tienimi, tienimi , lei che mi chiede di tenerla ferma per fare divertire lui .
Un altro flash… leccalo senti come l’ho aperto ( Suo ordine )
Gioia ,Singhiozzi , ma non più un lamento di ribellione
Lui le viene nel culo , proprio mentre lei gode . fantastico !!
Lei che piange/ride per la gioia e la felicità di sentirsi veramente di un altro
Li che lo prende in bocca per ripulirlo , io che bevo dal suo culo aperto …
Lei mi guarda negli occhi … “amore lo sai , sono la Tua puttana , lui solo un vibratore niente di più” … come si “scarica” lo cambiamo e mi bacia mentre con una mano mi fa godere

Mario

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La prof e la puttana

Quanto è noiosa la pioggia, specialmente quando sei in vacanza in un campeggio a Peschiera del Garda, aggiungeteci la compagnia di un marito, ossessionato dalla forma fisica, che non fa altro che uscire con barche, canoe, kail surf, qualunque sia la condizione atmosferica e ti lascia sola. Vista la pessima stagione di quest’anno molte delle case mobili, a fianco della nostra erano vuote. unica compagnia la pioggia e qualche libro.
la giornata era davvero plumbea, quando finalmente il silenzio cimiteriale fu rotto da un gruppo di ragazzi tedeschi, poverini si erano svegliati con le tende al centro di uno stagno e l’interno allagato.
Il gestore del camping mosso a compassione, li aveva sistemati nella casa mobile a fianco.
Erano inzuppati e sporchi di fango, e io…
Oh scusatemi non mi sono presentata, mi chiamo Eva ho trentasette anni, sono Bruna, un fisico discreto, due bei seni sodi, senza figli… e sono una odiatissima professoressa di matematica.
Come dicevo poc’anzi, vista la giornata vuota da impegni mondani, mi sentii davvero felice di riempire il vuoto pneumatico della giornata facendo del bene al prossimo collaborando con quel festoso gruppo a mettere in ordine e recuperare quei pochi vestiti che erano rimasti asciutti.
Da buona donna avvezza ai ragazzi li spedii a fare una bella doccia calda, poi puliti e profumati sarebbero tornati da me, dove avrebbero trovato del the caldo e biscotti.
Chiarisco: Il gruppo di allegri sfollati, era formato da Sei bellissimi ragazzi, molto educati, laloro età spaziava dai 22 ai 17 anni, con dei corpi veramente tonici che finito l’anno di studio , erano partiti per un mini tour dell’Italia del nord, in bicicletta.
La pioggia riprese in un crescendo impressionante, ma fu proprio il tempo a far decollare la conversazione, poi qualche allegra amenità, qualche battuta e un pochino di musica e la giornata plumbea e noiosa stava virando al bello.
Non mancai di osservarli mentre lasciavano cadere gli asciugamani per infilarsi i vestiti facendo finta di nulla.
da come eravamo ormai in confidenza sembravo la sorella maggiore.
Non so cosa mi successe, ma complice il fresco della pioggia e il calore dei corpi dei due ragazzi vicini, le loro braccia sulle mie spalle e dietro la mia schiena, ed ecco che sotto il leggero maglioncino di cotone dall’ampia scollatura, sentii i capezzoli inturgidirsi, anche i ragazzi lo notarono lo capii dalle occhiate che si scambiavano e dalle gomitate, cercai comunque di contenermi.
A rompere la bella atmosfera giunse la telefonata del mio lui, il noioso imbecille insieme ad alcuni compari di avventura si era portato lontano, era arrivato fino a Garda in kayak, li sorpreso dalla grandine aveva riparato sulla riva di Punta San Vigilio, ed era ormai pomeriggio inoltrato.
<< E cosa pensi di fare adesso, è già tardi>> gli urlai stizzita.
<< Ascolta>> mi disse << Siamo approdati in un campeggio, il gestore ci concede una sistemazione, andiamo a mangiare domani mattina ripartiamo, eventualmente ci facciamo accompagnare con un furgoncino>>.
Cosa potevo fare? Gli dissi che era la cosa migliore ,non sapevo se inviargli un vaffa o un grazie che stai fuori dai coglioni.
Era ormai ora di pensare alla cena, la pioggia non cessava, quei ragazzi erano digiuni, a parte il the e i biscotti, le loro provviste erano ormai perse, quindi perché non fare un ulteriore passo.
<< Cosa ne dite se vi preparo una pasta all’italiana?>>
Furono entusiasti, mi chiesero quali ingredienti occorrevano per la pasta alla carbonara, feci loro la lista, il solo problema era di muoversi da li e camminare nel fango, due di loro presero il coraggio a due mani e andarono li vicino in un supermercato.
Quando tornarono, notai che oltre agli ingredienti avevano comperato anche una torta e alcuni pacchettini.
Mi fecero segno di non parlare e di avvicinarmi, mi bisbigliarono che proprio quel giorno era il compleanno di Hans, il più giovane, compiva diciotto anni e come giornata di compleanno non era certo il massimo.
In cambio di quella pasta, ricevetti dei baci, brr sentivo dei brividi percorrermi tutto il corpo e una voglia irrefrenabile di abbracciare e baciare sulle labbra anzi di limonare decisamente tutti loro.
Dovevo contenermi, pensavo :<< Be Eva che stai combinando, ricomponiti prof, potrebbero essere tuoi allievi>>.
Ma già quella ragionante era la Eva professoressa altezzosa e seria, l’altra la donna sentiva un piacevolissimo calore al basso ventre.
Ma riprendiamo, mi ero cambiata per il festeggiamento, ampia maglietta con scollo enorme, di quelle insomma che lasciano sempre una spalla e mezzo seno nudi, short e zoccoli da parata, quindi terminato il festeggiamento ci sedemmo in cerchio e iniziammo il giro dei “Prosit”, conditi ognuno con un pensiero positivo e un sorso di spumante, al secondo giro la testa mi era diventata leggera, avevo caldo anzi caldissimo, “ mi misi di fronte ad Hans e feci il mio Prosit << Evviva Hans finalmente entrato nel mondo degli adulti>>.
Colpa del vino e del profumo della sua pelle ma sentii un brivido caldo dalle guance alle caviglie, dalla scollatura estrassi una retta con il capezzolo che sembrava un proiettile, spalmandoglielo sulle labbra, fino quando lui si decise e iniziò a succhiarlo, era fatta tolsi la maglia e a quel punto le mie tette circondarono la faccia di Hans quasi soffocandolo, presi le sue mani mi feci afferrare i seni e fummo labbra sulle labbra.
Ero impazzita probabilmente, ma era la prima volta che mi sentivo tanto bene, mi alzai al centro di quel cerchio e mi sfilai gli short accorgendomi che erano bagnati, alzai le braccia per farmi ammirare, girai su me stessa più volte, mi chinai per mostrare bene il mio lato B e con le mani allergai le chiappe.
Scrosciò un applauso, ero eccitata, io nuda tra loro e loro ancora vestiti, misi i miei capezzoli nella bocca di ognuno, che bello.
Prof o puttana ma chi se ne fregava più.
Si strinsero attorno a me qualcuno mi alzo una gamba, mente un secondo infilava delicatamente le dita nella vagina caldissima e bagnata, altri mi baciavano i seni la pancia le gambe la bocca
Era una sinfonia di sensazioni, mi ripresi un attimo e mi irrigidii li guardai severa e loro si fermarono. <<Scusaci Eva noi pensavamo che tu … >>Sorrisi loro <<si ragazzi però non si fa così>> mi guardarono preoccupati, ripresi << il festeggiato è Hans a lui la precedenza >>, Misi il ragazzo contro la parete, e feci quello che stupidamente il mio compagno non voleva, piano piano appoggiai la lingua e poi le labbra sulla sua cappella e feci scivolare il suo uccello nella mia bocca, e poi via su e giù, che sapore quell’uccello , mi piaceva, non durò molto era troppo eccitato mi accorsi che stava venendo, mi fermai un attimo, ultima lleccatina alla cappella ed ecco il suo nettare caldo nella mia bocca, e quel sapore intenso.
Ero accaldata felicissima, allora feci un altra di quelle cose che una prof non fa, uscii nuda sotto la pioggia.
Al rientro bagnatissima i ragazzi mi porsero un asciugamano e mi aiutarono ad asciugarmi, poi sempre con calma e dolcezza ricominciarono a baciarmi dappertutto, la bocca, la vulva, le gambe, uno fece un tour completo dei miei seni, stavo esplodendo.
Allora era quello il piacere di abbandonarsi lasciarsi trasportare senza peso.
Fra l’altro devo dire che erano tutti ben dotati, una selezione decisamente felice.
Uno di loro si stese a terra mi invitò a salire, non mi feci pregare, il suo cazzo sparì in me e sentii che mi stuzzicava la cervice, un altro con estrema delicatezza e dopo avermi baciato me lo infilò in bocca, nella bocca, quando poi un terzo mi umettò il culo, e con piccoli colpi mi sfonda il culo, si sfondare è il termine giusto, aveva un cazzo davvero notevole, Le sensazioni esplosero.
Ero circondata di dolcezza, stavo sperimentando l en plein, con anche le mani impegnate, tante erano le sensazioni che pensai di perdere i sensi pareva un sogno le immagini sembravano al rallentatore, ma no no era la realtà.
mi rigirarono più volte, erano padroni del mio corpo e io mi abbandonai tra loro, iniziai a venire una, due tre volte, le gambe mi tremavano incontrollabili, ripreso il controllo poi furono i ragazzi a venire, prima un fiotto caldissimo nella vagina, poi in bocca, e gli ultimi tre in sequenza nel mio culo.
Come pensate che mi sentissi, voi direte come una puttana, in colpa, ma manco per idea ero felicissima, affanculo la prof.
La prof riemerse solo per mettere i cinque ragazzi seduti da un lato per tenere una lezione, fece stendere Hans a pancia sopra, e massaggiandogli la cappella con le labbra ravvivo il suo cazzo, un oggetto di discrete dimensioni su una pancia a tartaruga favolosa.
Mi sedetti su di lui e infilai lentamente il cazzo in culo, e via a galoppare, facendo sbattere le chiappe su di lui, presi varie posizioni, sempre a favore della vista degli allievi, poi lui sopra, mi afferrò i seni e con una foga atletica mi martello il culo per dieci minuti, nei quali venni due volte schizzando per la prima volta nella mia vita, mi godetti fino in fondo quella meravigliosa inculata godendo senza interruzione per alcuni minuti mentre lui veniva. Era ormai ero soddisfatta, dovevo fare la doccia e lavarmi, il campeggio era semibuio, feci l’ultima a zio ne per sfogarmi di quella vita matematica e ingessata, uscii completamente nuda per andare con i ragazzi alla doccia, sentivo sotto i piedi il fango, dato che ancora pioveva, mi rotolai nella pozza di fango come una bambina mi sporcai il più possibile di fango. fatta la doccia rientrai nella mia casetta e mi buttai su uno dei sacco a pelo e dormii tutta la notte come un angelo in mezzo ai miei giovani avanti, al mattino mi svegliarono con la colazione, e a tre per volta mi salutarono, immaginate come…
Ho ancora i loro indirizzi, penso proprio che andrò in Germania per un corso di aggiornamento

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Il cuculo

La cronaca nera ci parla del presunto assassino di Yara. Costui sarebbe figlio di un uomo che trombò sua mamma lasciandola incinta. La donna, sposata, fece credere al marito che gemelli nati dalla breve relazione extraconiugale fossero suoi. Dobbiamo sapere bene (in rete è tutto documentato) che In Italia l’ 11% (il 15% al nord e il 9% al sud) dei nati non è figlio di colui chi se ne crede il padre, ovvero il marito della loro madre. Tradire è del tutto naturale e per chi è cornuto nell’anima come me anche stupendo avere le corna.
Correva l’anno 1992 quando mia moglie aveva una relazione con Franco. Avevamo incontrato Franco in una spiaggia frequentata da coppie che come noi cervavano il bull. Franco rispondeva a tutte le caratteristiche gradite da Gianna, insomma era il suo tipo ideale. L’approccio fu molto bello e Franco seppe subito metterci a nostro agio. Era non solo molto bello, ma anche molto simpatico. Ci sapeva fare. Faceva l’agente assicurativo e sapeva vendersi molto bene. Fu gentilissimo quando ci chiese di potersi spogliare per prendere il solo integrale e quando si calò il costume apparve un cazzo davvero molto bello: grosso e lungo, scappellato, con due coglioni da toro belli gonfi. D’altronde era altissimo. Io fremevo nell’immaginarlo entrare in mia moglie. Mi tolsi il costume anche io mostrando il mio modestissimo pene. Poi tutto avvenne molto velocemente: la scusa di spalmare la crema solare sulla schiena di mia moglie che prendeva il sole sdraiata supina; lei che accetta, che solleva il culo molto in alto per farsi togliere il micro tanga; le sue mani che dalle spalle scendono alle chiappe e la sua erezione che fiorisce stupenda. Poi mia moglie che gira la testa e sporgendosi verso quel cazzo lo imbocca, spompinadolo con gusto. Anche io a quel tempo avevo ancora l’erezione e i miei dieci centimetri si eressero ridicoli, coi piccoli testicoli rientrati che sembravano un mezzo guscio di noce. Mi misi, osservando oltre le alte dune dove ci trovavamo, a fare la guardia a loro due ormai travolti dalla passione. Ero in una condizione di fortissimma emozione con le tempie che mi pulsavano fortissimo; il cuore batteva nel petto e avevo la bocca secca; per respirare dovevo tenere la bocca aperta. Mi tenevo in mano il pene senza masturbarlo, perché sarei venuto immediatamente. Gianna venne ansimando con gemiti osceni. Poi corremmo a casa tutti e tre. Loro due ripreseroa trombare mentre io preparavo il pranzo col cazzetto bello duro che di tanto in tanto mi segavo. Ero al settimo cielo, felice che avevamo incontrato finalmenete un bull di prima classe. Dalla camera dove i due trombavano uscivano gemiti, sospiri, parole oscene, incitazioni, rumori di letto che cigola.
Ma veniamo al fatto: Mia moglie non poteva prendere la pillola che a quei tempi era un pò forte e Franco in genere si ritirava prima di orgasmare penetrando Gianna nel culo dove aveva poi il suo orgasmo. A Gianna è sempre piaciuto il cazzo nel culo. Ma qualche tempo dopo che lui era diventato il suo amante fisso inziò a confidarmi che lei e Franco erano così sincronizzati che avevano insieme l’orgasmo e che spesso non riusciva a farlo uscire in tempo. Gianna sapeva che io godevo sapendo questo e che mi ci segavo voluttuosamente. Io in quegli anni lavoravo fuori sede e rientravo solo nel week-end. Franco spesso rimaneva a domire con mia moglie. Mi telefonavano in hotel dove io aspettavo impaziente mentre mi segavo guardando giornaletti porno e le polaroid di Gianna. Quando arrivava la telefonata ci mettevamo a parlare allegramente per un pò finché non sentivo che Gianna iniziava a gemere. Lei a quel punto, penetrata da Franco, lasciava la cornetta sul cuscino consentendomi di udire tutto, dandomi modo di farmi la sega: Spesso quando loro godevano anche io facevo loro sentire i miei gemiti da segaiolo cornuto. Poi ci scambiavamo la buonanotte e lui rimaneva con lei; ero io che lo pregavo di rimanere e di fare buona guardia a quella ‘troia di Gianna’ e lui ovviamente accettava di buon grado. Un sabato io rientrai e lei mi disse -come faceva spesso- che il giovedì precedente Franco era rimasto con lei e anche quella volta non era riuscita a levarselo di dentro al momento dell’orgasmo. Io la tronquillizai dicendo di non temere la gravidanza perché che aveva l’utero retroverso, ma naturalmente il rischio di gravidanza c’era eccome. La cosa mi fece eccitare, come sempre. Eravamo sul letto. Attirai a me Gianna che cedette subito e la penetrai. Venni in un baleno dentro di lei. Lei rideva. Mi derideva con fare malizioso. Mi diceva che ero il suo coniglietto cornuto. Ma quella volta il mestruo tardò. Dopo qualche giorno facemmo il test che risultò positivo. Tranquilizzai subito Gianna sulla paternità, dato che avevamo trombato in un giorno ancora pericoloso, seppure improbabile, e lei ci credette. Aspettammo i nove mesi. La figlia nacque esattamente nove mesi dopo quel giovedì che Franco aveva dormito con lei. Quando a Gianna iniziarono le doglie il ginecologo disse che il feto era nei tempi giusti e che sarebbe nata la baambina, ma quei tempi non erano quelli che Gianna credeva: infatti per lei il parto doveva esserci due giorni dopo, ma si sa, a volte i tempi non vengono rispettati. Tutto però fu chiaro alla nascita della bambina, che somigliava in maniera straordinaria a Franco. Gianna dal lettino di ospedale, tenedo fra le braccia la bambina mi guardò ansiosamente, ma il mio sguardo estatico e i complimenti che feci alla bimba e a lei la tranquillizzarono.
Mia figlia ormai grade dice che sono un padre straordinario.

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Spompinato da una trans in pubblico

Premetto che sono un bel ragazzo, dotato anche di carisma e simpatia e non ho mai avuto problemi per trovare ragazze per fare sesso, anche sesso occasionale di una sera. Non faccio le cose di nascosto ma ci provo in pubblico, davanti a tutti, proprio perché non penso di avere nulla di cui vergognarmi. Sono fatto così. Scelgo la ragazza che più mi piace e vado a corteggiarla. Ogni corteggiamento è importante, anche se è solo per sesso e per questo non amo andare di fretta, non amo dare l’impressione di quello che sbava dietro alla fica. Di solito funziona e a quel punto io e la ragazza ce ne andiamo a casa mia a fare sesso. Ma questa volta, forse ho esagerato un po’ troppo. Erano da poco passate le nove e mezzo di sera e mi trovavo con i miei amici nella piazza del paese, seduti sulle panchine, a scherzare, ridere e bere birra. Ad un certo punto, passa una bellissima ragazza, era vestita molto sexy, con dei jeans attillati e una maglietta leggera che le copriva a malapena le tette. Aveva capelli neri lisci e lunghi che le arrivavano fin sotto le spalle, almeno una terza di seno, le labbra molto carnose, la vita sottile ed un culo da paura. Tutti noi cinque ci girammo contemporaneamente, restando con la bocca aperta, tanto quella ragazza era affascinante. Sprizzava sesso da ogni parte del suo corpo. Andai verso la ragazza con l’aria di quello sicuro di sé, sicuro di vincere, con le mani nelle tasche. Il mio approccio di solito era molto diretto. Non mi piaceva inventare scuse. Mi disse di chiamarsi Jessica e dalla voce capii che Jessica non era una ragazza, ma era una trans e tutta la mia sicurezza andò a farsi benedire. Non sapevo che fare e che dire. Mi chiese se era un problema il suo essere trans: in realtà lo era perché non mi era mai capitato di avere un’esperienza con una trans, anche se ne ero molto attirato. Era la prima volta che portavo una mia potenziale conquista a parlare anche con i miei amici. Avevo un po’ di imbarazzo e magari due chiacchiere tutti insieme mi avrebbero aiutato a superarlo. Loro si presentarono e cominciammo a chiacchierare. Più che altro fu lei che parlò e ci raccontò della sua vita. Faceva la commessa in un negozio in città ed era passata da quelle parti perché stava cercando casa. Si era rotta della vita di città e cercava un appartamento in paese. Tra birra e chiacchiere, il tempo passò e si fece quasi mezzanotte. Jessica era simpatica, gentile e soprattutto molto più femminile di tante donne che avevo conosciuto. Quando andai in macchina a prendere la giacca, perché cominciava a far freddino, me la trovai dietro di me. Mi chiese quando mi decidevo a farmi avanti: era la prima volta che mi veniva detta una cosa del genere. Prima che ci allontanassimo, l’abbracciai, spingendola contro il fianco della macchina e le tappai la bocca con un bacio. Subito mi assaggiò con le labbra e con la lingua, premendo forte la sua bocca carnosa. Un bacio che mi lasciò senza fiato, tanto che dopo non sapevo proprio cosa dire. Per mezz’ora abbiamo pomiciato appoggiati alla macchina e io l’accarezzavo tutta, soffermandomi sul suo bel culo e sulle tette. Quando stavamo stretti, sentivo il cazzo duro che premeva contro il mio, un cazzo che doveva essere non molto grosso ma era parecchio rigido, stava su e lo sentivo attraverso la stoffa della gonna. Io volevo portarla a casa mia, ma lei mi trascinò di nuovo sulle panchine dove se ne stavano seduti i miei amici. Ovviamente si stavano domandando come mai non fossi già a casa mia, a darmi da fare con la bellissima trans. Lei disse che andava pazza per il sesso in pubblico: diceva di essere molto porcellina ed esibizionista e sapere che altri la guardano mentre fa sesso la fa andare su di giri. I miei amici erano rimasti ammutoliti e ci guardavano, senza dire nulla. Sebbene fosse un paese, ogni tanto a quell’ora passava ancora qualcuno: gente che portava il cane a spasso, coppiette, persone che passeggiavano. In quel momento c’erano due persone a spasso con i loro a****li, uno dei quali molto vicino. A lei non importò molto dei miei dubbi: si avvicinò a me e mi baciò, leccandomi anche le labbra, con la sua lingua umida. Persi la testa: mi tirai fuori il cazzo duro e senza tante cerimonie glielo piazzai in bocca. Jessica cominciò a succhiarlo avidamente, come nessuna me l’aveva mai succhiato. Non era un piacere che faceva a me, le piaceva proprio prenderlo in bocca e adorava il suo sapore. Mentre mi faceva il pompino, mi accarezzava anche le palle e l’asta, con la sua mano che aveva le unghie lunghe smaltate. I miei amici guardavano e un paio di loro già avevano iniziato a farsi una sega. Uno dei due che portava il cane a spasso, si accorse della scena e se ne andò scuotendo la testa. Non la imbarazzava per niente guardarmi negli occhi mentre mi faceva il pompino. Dopo pochi minuti un mio amico aveva già sborrato e si stava pulendo cazzo e mani, io c’ero quasi. La bella trans porcellina iniziò a menarmi forte il membro, sempre più velocemente e intanto con la punta della lingua mi titillava la cappella gonfia all’inverosimile. Venni dopo poco, godendo come un maiale, e le schizzai tutta la sborra in faccia e in bocca. Alla fine me lo pulì con la lingua, raccogliendo tutti i residui di sborra. Lasciai il cazzo ormai moscio fuori dai pantaloni e mi sedetti sulla panchina, facendomi fare un po’ di spazio dai miei amici. Purtroppo il numero che mi diede era inesistente e quindi non potei più rintracciarla, però sogno spesso di incontrarla di nuovo e di assaggiare finalmente, il suo magnifico culo sodo e caldo.

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Il guardone

Il cuckold nasce spesso come guardone. Anche io ho iniziato così. Spiavo un amico a cui prestavo la casa per portarci la sua donna. Ero molto ben organizzatoe quando loro entravano in casa io ero nascosto in una piccola stanzina sottotetto. Vi si accedeva da una botola nel corridoio, come in molte villette. Gianni, il mio amico non immaginava certo che io fossi lassù. La botola con la scala retrattile era ben inserita nel soffitto dell’ingresso. Eppoi io mi ci chiudevo dal di dentro, quindi anche se gli fosse venuta la curiosità non avrebbe potuto entrarci. Sul soffitto della camera dove lui portava la ragazza c’era un grande applique colorata e il foro che io avevo praticato sul soffitto era ben nascosto da questa. Quando loro arrivavano, generalmente nel primo pomeriggio, io che ero già salito in mansarda e mi ero chiuso dentro, mi straiavo su un materasso sul pavimento i mi godevo la scena. Ero ben attrezzato: un gabinettino e un frigo bar mi rendevano confortevole il soggiorno. Lui era un vero maschione. Uno davvero con le palle anche ins enso fisico. La trombava con furia per un paio d’ore, talvolta per l’intero pomeriggio. Ma anche lei era una vera troiona a letto. Era un piacere vederla trombare. Era molto rumorosa: gemeva forte, sbuffava, incitava il Gianni e quando arrivava all’orgasmo si agitava tutta gemendo, ansimando e sudando. Che spettacolo!! Mi sfinivo di seghe.
Abitavamo tutti nello stesso piccolo paese e lei di vista mi conosceva, ci salutavamo al bar o per strada se ci incontravamo. Io avevo un negozio di merceria e intimo e lei di tanto in tanto era anche mia cliente. Sapeva che la casa dove Gianni la portava era una delle mie case (ne avevo tre e due le affittavo a turisti nel periodo estivo), ma ovviamente non sapeva certo che io la spiassi mentre trombava con lui. Poi un giorno si lasciarono e Gianni mi riportò la chiave della casa. Mi disse che aveva dovuto lasciare la ragazza perché si era messo con una donna ricca e me ne fece il nome. La conoscevo, ovviamente e sapevo che avrebbe fatto una vita difficile con lei. Ma tantè! affari suoi.
Un giorno lei viene al negozio e imbarazzata mi chiese il favore di prestarle la chiave della casa; quella per intenderci dove andava a trombare con Gianni. Ovviamente le chiesi il motivo e lei, riluttante, mi raccontò che andava li con Gianni e che per nostalgia avrebbe voluto rivedre quella casa dove era stata tanto felice. Le diedi la chiave. Letizia -così si chiamava- tornò altre volte a chiedermi la chiave. Diventammo subito amici. Un giorno riportandomi la chiave disse che si era sentita in dovere di dare una pulitina alla stanza che le sembrava polverosa. Fu in quel momento che notai un certo sguardo che subito mi mise in allarme. Era uno sguardo infagatore, seppure celato. Capii subito che aveva notato la botola della mansarda e che vi era salito, scoprendo il materasso e il foro da cui si vedeva la camera sottostante e il letto in particolare. Ora lei sapeva che io li spiavo, che ero un guardone. Mi fissava. Eravamo soli in negozio. Abbassai lo sgurdo. Temetti una scenata. Invece Letizia mi chiese se avessi una ragazza, come mai ero sempre solo; volle sapere tutto di me. Certo voleva capirte come mai fossi un guardone. Mi prese di sorpresa e le confessai imbarazzatissimo il mio vizietto, ma che loro due erano la sola coppia che mai avessi spiato. Sorprendentemente mi dette un bacetto sulla giuacia e poi rise maliziosamente. La sera stessa mi chiese la chiave ma con mia sorpresa disse che voleva che l’ accompagnassi. Non capivo, ma ero elettrizzato. Come entrammo lei assunse un atteggiamente leggermente ma piacevolmente autoritario. Mi prese per mano e mi portò sotto la botola. Poi premette il pulsante e fece scendere la scala.

-Vai su e chiuditi dentro!- disse con piglio un pò severo ma pur sempre giocoso. Eseguii.

Lei nel frattempo era entrata in camera e come se fosse sola prese a spogliarsi, rimanendo nuda. Camminò per la stanza, si stese sul letto, rimase ferma, ma mai senza guardare direttamente verso di me. Poi mi ordinò ad alta voce di raggiungerla. Giocava con me, evidentemente. Mi teneva in pugno. Mi gestiva. Mi piaceva questo gioco, che poi gioco non era. La raggiunsi. Era seduta sul letto. Mi fece cenno di inginocchiarmi sul tappetino, allargando le cosce e la sua vulva pelosissima e dalle grandi labbra schiusa apparve in tutta la sua oscena intima bellezza.

-Lecca porco!- era seria, decisa.

Ero inebriato, stordito, stupefatto, incredulo, non sapevo cosa mi stesse succedendo. Tuttavia mi protesi fra le sue cosce e appoggiai tremante la mia bocca alla vulva, acor più schiusa e intrisa di umore. Un forte odore di sesso femminile mi colpì le nari. Un afrore asprigno, eccitante, coinvolgente. Poi, dopo poche leccate, mi ordinò di staccarmi e di alzarmi in piedi.

-Spogliati tutto!- ordinò

Mi spogliai incerto ma anche eccitato. Quando fui nudo lei mi osservò senza espressione. Si soffermò con lo sguardo sul mio pene eretto.

-Masturbati!-

Non provai neppure a replicare. Mi presi il pene in mano ma rimasi fermo con lo sguardo sul pavimento.

-M A S T U R B A T I ! !- scandì ad alta voce.

Iniziai a masturbarmi fissandola eccitato fra le cosce, che tenva ben spalancate e dalle quali l’odore emanava fortissimo e inebriante, a****lesco. Provavo una strana e torbida sensazione di vizzioso piacere e di umiliazione.

-Andiamo via, rivestiti!- ordinò prima che avessi l’orgasmo. E si alzò a sua volta prendendo le mutandine e il resto. Mi rivestii con lei.

Crebbe fra noi questo sordido e complice legame. Dopo due mesi le chiesi di sposarmi. Disse di si, con semplicità, come se le avessi chiesto che ore fossero.

Ma nel sesso le cose non stavano come in una coppia normale. Lei si concedeva spesso, ma era una sorta di padroncina che ordinava. Era lei che diceva leccami, masturbami, trombami, massaggiami. Non che non fosse affettuosa nel quotidiano, ma a letto era lei che ordinava, che concedeva ciò che a lei faceva piacere. Purtroppo avevo l’eiaculazione molto rapida, come quasi tutti i segaioli e quindi dovevo venire solo una volta soddisfatta lei.

-Ora inculami!- chiese una volta. Io subito pensai a quando lo chiedeva a Gianni: ‘amore mmio inculami ti prego’ gli sussurrava teneramente e lui la inculava facendola gridare di dolore e piacere. Ma lui aveva un cazzone grande e grosso, mentre il mio è meno di una quindicina di centimentri e sottile.

Poi un giorno arrivò una telefonata. Lei dopo era raggiante, ma anche strana. Era come se le avessero detto che ciò che voleva si era avverato. Poi iniziò a parlare.

-Bene! Lo sapevo! ha voluto sposare la ricca e ora si ritrova con una donna che non solo non gliela da più ma che lo tratta anche male. Se lo è comprato, la schifosa!-

Avevo capito tutto. Lui si era lamentato con una sua amicica che subito aveva chiamato Letizia, della quale era a sua volta amica. Una sera incontrai Gianni nei pressi di casa. Quando mi vide fu come imbarazzato. Forse non si aspettava di vedermi. Quello mi fece venire un tuffo al cuore. Era chiaro! Era uscito da casa mia. Ero sconvolto. Ora capivo tutto. Letizia mi aveva si sposato, ma amava ancora lui. Ora lui stava tornando a riprendere Letizia.
Parlai la sera stessa con letizia che rimase impassibile e non negò che Gianni era venuto a casa, ma disse con determinazione che ora non lo amava più. Ora voleva solo vendicarsi di quella schifosa che glielo aveva portato via. La sua vendetta -proclata con decisione- era di renderla cornuta. Voleva vendicarsi.

-Me lo riprendo! glielo levo dalle cosce -disse testualmente- glielo trombo e glielo rimando sfinito, a quella schifosa! Ma lo riprendo solo per usarlo e poi gettarlo. Ero allibito dalla sua determinazione, dalla sua rabbia fredda, dalla sua volontà di vendetta.
Avrei potuto urlare che era pazza e che l’avrei butatta fuori casa a calci. Era questo che volevo dirle, ma dalla bocca mi uscì solo un flebile ‘fai bene amore mio’. Letizia mi guardava fissamente on volto. Stava valutando le mie emozioni. Capì che poteva fare ciò che voleva.

-Dammi la chiave della casa,- disse decisa: -Lo trombo li!- Poi guardandomi cambiò espressione e un sorriso malizioso apparve sul suo volto.

-Certo amore mio che puoi venire a spiarci… Lo sai che mi farà piacere… Ti voglio lassù mentre lo uso. Ho già riacceso il frigo e ho portato le salviette per le tue seghe, non voglio che tu sporchi il lenzuolo che ti ho già messo… E, mi raccomando, non gemere forte, perché una volta credo di everti sentito gemere. Non potevo immaginare che su in mansarda ci fosse qualcuno e non detti peso alla cosa, ma sentii dei gemiti… Lo so che sei un porcellone segaiolo.

Accadde due sere dopo nella casa che li vide insieme. Io ero già su in mansarda da ore in attesa spasmodica. Era domenica e il negozio era chiuso. Poi eccoli. Mi pareva di impazzire! Lei era una furia. sentivo tutto e vedevo tutto: lo schiocco dei loro baci, il loro risucchio; lo trombava con una frenesia a****lesca, facendo esplodere la voglia repressa che certo covava in lei e che ora esplodeva irrefrenabile. Lo prese in tutte le maniere. Lo spompinò; gli diede il culo; lo cavalcò roteando il bacino come un cow boy in un rodeo. Lo incitava con voce roca. Furono due ore di frenesia amorosa. Urlava, gemeva, ansimava mia moglie mentre possedeva il suo amante. Ed io nascosto su in mansarda, stordito, esaltato, col cuore in gola e le tempie pulsanti, senza saliva. Dovevo tenere la bocca aperta per respirare. Temevo perfino che loro sentissero il furoso battito del mio cuore. La mano masturbava il pene seguendo i loro ritmi.

-Sarai solo mio!- gli disse lei alla fine della turbolenta trombata.

-Si amore, certo… ma tuo marito?- le rispose Gianni?

-Lui non ci darà alcun fastidio. Lui fa quello che voglio io. Magari gli piace anche…- rispose guardando fuggevolmente verso di me. Non vide che io annuivo con decisione.

Era nato un cuckold.

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I Suoi Primi Cinquant’Anni!

La festa era ormai finita ed in casa non c’era piú nessuno, tranne io & lei. Ero pronto per dargli il mio “regalo”. Esco dal bagno completamente nudo e con il mio pisello ciondolante, attraverso il corridoio. Arrivo alle spalle di Antonella, l’abbraccio, spingo il mio corpo su di lei, presso il mio pisello sul suo sedere e gli dico: “Ancora Buon Compleanno Amica Mia”. La sento sorridere, ma ancora non realizza che dietro di lei io sono nudo. Tenendola dolcemente stretta a me, avvicino la mia bocca al suo orecchio e gli sussurro che sono l’unico che ancora non gli ha dato il regalo per i suoi primi cinquant’anni! Ride di nuovo, ma la mia morsa affettuosa gli impedisce di girarsi. Intanto il mio pisello continua a spingere sul suo sedere ed inizia a gonfiarsi. Allora prima che lei percepisca l’ingombrante presenza della mia futura erezione, la invito a chiudere gli occhi in attesa che gli metta tra le mani il mio regalo. Antonella esegue i miei ordini e serra le palpebre. La lascio e mi posiziono davanti a Lei.
– “Ecco il tuo regalo Antonella” Gli dico guidando le sue mani verso il mio uccello.
– “Dove Chase? Non sento e vedo nulla! Ma non posso aprire gli occhi?” Dice Lei eccitata ed incuriosita dalla futura sorpresa.
– “No! Non puoi aprirli. Dai…. ci sei vicina, il tuo pacco é qui” Gli suggerisco mentre mollo le sue mani e la lascio cercare da sola il suo “regalo”.
É questione di secondi, le sue mani afferrano il mio pisello, rimangono sul pezzo solo per pochi attimi, il tempo che Antonella capisca quello che sta maneggiando.
Il suo viso smette di sorridere, apre gli occhi e si accorge finalmente che ha tra le mani il mio pisello eccitato da tutto quel gioco. Lascia subito la presa e fá un passo indietro.
– “Chase! Sei impazzito? Perché sei nudo?” Mi dice in un tono abbastanza serio.
– “Volevo darti il mio regalo personale. Credevo… pensavo lo volessi anche tu!” Gli rispondo cercando di tornare all’atmosfera festiva di pochi minuti prima.
– “Hai pensato male! Che significa questa storia? Questo sarebbe il tuo regalo? Grazie del pensiero, ma ora si é fatto tardi, ci vediamo domani” Ribatte Antonella, indicando il mio pisello e cercando di concludere la discussione.
Che fosse una persona particolare, era cosa ormai nota, ma che si rifiutasse di scoparmi in modo cosí deciso, questo non me lo aspettavo proprio.
Antonella era quella che noi del’Agenzia chiamiamo “cliente facoltoso”. Occupandoci di pubblicitá, i contributi extra lavoro erano sempre graditi. Ed Antonella, di soldi extra, ce ne dava molti. Ad ogni contratto concluso con lei, oltre al normale pagamento, mi girava (ci girava) sempre un assegno “in piú” per le coperture di servizi di vario genere. In realtá, ormai lo avevo capito, anzi lo avevano capito tutti, era un modo per comprarsi qualche attenzione in piú, insomma, era chiaro che voleva scoparmi. Quelli dell’Agenzia, i colleghi uomini ovviamente, mi chiedevano perché non mi buttassi, non mi facessi avanti. Non solo Antonella era una scopata facile, ma per la sua etá, vicina ai cinquanta, era proprio una gran bella donna. Ma come giá scritto in altri miei racconti (rileggete “La Nuova Collega” o “La Figlia Del Mio Collega”) preferivo sempre dividere il lavoro dalla vita privata. Ma come sempre, tra il dire ed il fare, c’è sempre lo scopare!
Antonella era nostra cliente da quasi cinque anni e dopo i primi tempi, dove anche per esigenze lavorative ci davamo del “Lei”, iniziammo a diventare meno formali. Arrivati al punto dove ormai ci chiamavamo per nome, iniziammo dopo un pó ad inviarci anche messaggi sui nostri smarthphone. Insomma, avevamo creato anche una sorta di legame piú o meno intimo. Ammetto che diverse volte avevo pensato a come lei fosse sotto le coperte, anche perché sul lavoro, ogni volta che si presentava alle riunioni, indossava abiti che mostravano ogni forma del suo fisico. Le gonne erano all’ordine del giorno e le camicette con ampie scollature, non mancavano mai. Una volta credo anche di essere riuscito a intravedere le sue tette attraverso un’apertura di una camicia non troppo abbottonata. Se fosse stata una femmina a****le, i suoi attegiamenti potrebbero essere tranquillamente catalogati come un richiamo sessuale per i maschi, io incluso.
Ormai eravamo diventati quasi amici, prima ancora che venditore e cliente. Ricordo persino quell’estate che decidemmo di trascorrere una giornata al mare insieme. Quella fu la prima volta che la vidi senza vestiti, ovviamente non nuda, ma comunque poco coperta. Quella volta in spiaggia portó anche sua figlia minore, Elisabetta, una ragazza di appena vent’anni bionda e alta come la madre. Credo che fu proprio quel giorno che pensai ad Antonella come ad una donna, come ad una fica da scopare. Se prima la vedevo come una cliente, ora iniziavo a pensare a lei come una preda, anzi, come a delle prede. Giá, perché Elisabetta era degna della madre, in piú aveva dalla sua parte la giovane etá. E nei miei sogni piú segreti, pensavo a come sarebbe stato averle entrambe dentro il mio letto! Ma come detto, era solo un sogno. Cosí mi concentrai su Antonella, che sembrava meno ostile sessualmente parlando e che comunque mi spronava a provarci con lei. Un chiaro messaggio esplicito arrivó proprio su quella spiaggia. Essendo una donna e come tutte le donne gli piaceva piacere, adorava l’abbronzatura quasi integrale, in poche parole, senza reggiseno. Quando se lo tolse, rimasi per un secondo sorpreso. Non tanto per il gesto, quanto per quelle tette cosí ben fatte. Antonella non era piú una ragazzina, eppure quelle sue bocce facevano invidia a metá delle ventenni che ci circondavano. Aveva dei seni molto grandi, abbastanza calati e con due capezzoli ben pronunciati. Le grandi areole che li circondavano, completavano quel panorama mozzafiato. A completare l’opera, ci si mise lo spettacolo che gentilmente Antonella offrí a chi la guardava, me compreso. Inizió a spalmarsi la crema su tutto il corpo, partendo dalle gambe e passando per l’interno coscia, fino ad arrivare alle tette. Vedere quelle sue mani, anzi, quelle sue dita, scivolare su e giù verso l’inguine, proprio dove finisce la fica ed inizia la coscia, era una scena da infarto. Se il piano era di farmelo diventare duro, ci era riuscita. Sentivo il mio uccello gonfiarsi nei boxer, lo sentivo crescere minuto dopo minuto, tanto che fui costretto a mettermi a pancia sotto per soffocare l’erezione. Il suo spettacolo erotico sembrava non finire mai. Soprattutto quando si spalmó la crema sui seni, su quei grossi meloni. Erano cosí grandi, che per mettere la crema solare in modo uniforme, doveva con una mano sollevare un seno e con l’altra mettere la crema sotto la parte dove poggiavano le sue tette! Il tutto con estrema disinvoltura. Lo ammetto, se fossimo stati da soli su quella spiaggia, mi sarei giá abbassato i boxer per dargli quello che cercava: qualcuno che tappasse quel suo buco con una grossa cappella. Antonella mi chiese poi di aiutarla a mettere la crema sulle spalle. Ecco, ci mancava solo questo. Mi alzai cercando di nascondere la mia eccitazione e l’aiutai. Feci scivolare lentamente le mie mani sulla sua schiena e qualche volta sui fiancha le mie dita sfioravano le sue tette. Ora ne avevo la convinzione, la sua pelle, il suo fisico, le sue enormi bocce, erano decisamente meglio di tutte quelle ragazze sulla spiaggia. Intanto la mia eccitazione cresceva, fino ad arrivare al punto di non ritorno, quando vidi il mio pisello ormai quasi dritto e duro, spuntare da un lato dei miei pantaloncini. Si vedeva chiaramente la mia cappella spuntare fuori. Se Antonella si fosse girata, o se sua figlia fosse uscita dall’acqua in quel momento, non ci avrei fatto una bella figura. Cosí dopo aver messo la crema su ogni centimetro della sua schiena, sempre posizionato alle sue spalle, gli consegnai il flacone e alzandomi gli dissi che andavo a prendere qualcosa di fresco da bere per noi tre. Mi voltai immediatamente e presi la direzione del Bar cercando di nascondere al resto dei bagnanti quell’imbarazzante situazione.
Dopo quella giornata iniziai a vedere Antonella con occhi diversi, con pensieri diversi. L’idea di fare sesso con lei iniziava a farsi posto nella mia testa. Antonella ovviamente si era accorta che negli ultimi tempi ero cambiato, che iniziavo ad interessarmi a lei come donna da portare a letto. Sul lavoro inizió anche ad essere piú provocante: se doveva firmarmi dei documenti, si piegava sempre sulla scrivania a novanta gradi, in modo che la sua scollatura mi lasciasse vedere chiaramente le sue enormi tette. Se stavamo in sala riunioni, accavallava le gambe a rallentatore sperando che io la guardassi tra le cosce. Insomma, iniziava ad alzare il tiro.
Poi arrivó la vigilia del suo compleanno, ed anche se lei non voleva festeggiare, le sue due figlie cercarono di organizzargli una festa a sorpresa per i suoi primi cinqant’anni. Un giorno venne proprio Elisabetta in ufficio per invitare me e qualche altro collega:
– “Ciao Chase, ti ricordi di me?” Disse lei avvicinandosi alla mia scrivania.
– “Certo! Come potrebbe essere altrimenti? Sei tale e quale a tua madre, sembrate due sorelle” Risposi io vedendola leggermente arrossire.
– “Ti ringrazio, dovresti peró dirlo a mia madre, con l’avvicinarsi del suo compleanno, si sente vecchia. A proposito… sono qui per questo. Stiamo organizzando una festa tutta per lei. Tra due settimane. Ci farebbe piacere se venissi” Mi disse Elisabetta.
– “Non mancheró” Conclusi io.
La sera stessa pensai che forse era arrivato il momento di buttarmi e l’occasione me la stava dando prorpio sua figlia.
Finalmente arriva la grande serata, sono davanti alla porta e suono il campanello. Ad aprirmi é proprio Antonella, che per un secondo rimane felicemente basita. Io intanto la osservo. Si, é proprio una bella donna. Cinquant’anni e non sentirli. Ovviamente é vestita di tutto punto e se in ufficio era audace con gli abiti, stasera é da club privé! Tacchi da svariati centimetri che slanciano le suo lunghe gambe, gonna corta della serie “che appena ti muovi nel modo sbagliato fai vedere tutto” e solita camicetta sbottonata piú del dovuto che lascia ben vedere le sue grosse tette abbronzate.
– “Chaseeeeeeee! Anche tu qui?” Disse Antonella.
– “Potevo perdermi i primi cinquant’anni di una nostra cliente nonché, ormai, amica?” Risposi io sorridendo e porgendogli un mazzo di rose ed una confezione pregiata di legno con all’interno due bottiglie di vino.
– “Non sai quanto sono contenta che ci sia anche tu! Dai… entra”.
All’interno saremo più o meno una quarantina di persone e osservando la sua casa, noto che é molto grande e ben arredata. La serata vá avanti nel piú classico dei modi, tra risate, cocktail e chiacchierate varie. Ogni tanto lancio uno sguardo ad Antonella e lei contracambia. OK, é la serata giusta. Ora o mai piú. Attendo la fine dei festeggiamenti, aspetto pazientemente che Antonella sia tutta per me. Finalmente in casa non c’é piú nessuno. Sono le due di notte e tutti sono andati via. Siamo soli io e lei. L’aiuto a togliere le cose piú ingombranti e poi mi allontano per qualche minuto con la scusa di andare in bagno. Ero pronto per dargli il mio “regalo”.
Esco dal bagno completamente nudo, con il mio pisello ciondolante, ma comunque gonfio per l’eccitazione e attraverso il corridoio tenendo nella mano sinistra un preservativo. Arrivo alle spalle di Antonella e l’abbraccio, spingo il mio corpo su di lei, presso il mio pisello sul suo sedere e gli dico: “Ancora Buon Compleanno Amica Mia”. La sento sorridere, ma ancora non realizza che dietro di lei io sono nudo. Tenendola dolcemente stretta a me, avvicino la mia bocca al suo orecchio e gli sussurro che sono l’unico che ancora non gli ha dato il regalo per i suoi primi cinquant’anni! Ride di nuovo, ma la mia morsa affettuosa gli impedisce di girarsi. Intanto il mio pisello continua a spingere sul suo sedere ed inizia a gonfiarsi ancora di piú. Allora prima che lei percepisca l’ingombrante presenza della mia futura erezione, la invito a chiudere gli occhi in attesa che gli metta tra le mani il mio regalo. Antonella esegue i miei ordini e serra le palpebre. La lascio, lancio sul tavolo il preservativo e mi posiziono davanti a Lei.
– “Ecco il tuo regalo Antonella” Gli dico guidando le sue mani verso il mio uccello.
– “Dove Chase? Non sento e vedo nulla! Ma non posso aprire gli occhi?” Dice Lei eccitata ed incuriosita dalla futura sorpresa.
– “No! Non puoi aprirli. Dai…. ci sei vicina, il tuo pacco é qui” Gli suggerisco mentre mollo le sue mani e la lascio cercare da sola il suo “regalo”.
É questione di secondi, le sue mani afferrano il mio pisello, rimangono sul pezzo solo per pochi attimi, il tempo che Antonella capisca quello che sta maneggiando. Il suo viso smette di sorridere, apre gli occhi e si accorge finalmente che ha tra le mani il mio pisello eccitato da tutto quel gioco. Lascia subito la presa e fá un passo indietro.
– “Chase! Sei impazzito? Perché sei nudo?” Mi dice in un tono abbastanza serio.
– “Volevo darti il mio regalo personale. Credevo… pensavo lo volessi anche tu!” Gli rispondo cercando di tornare all’atmosfera festiva di pochi minuti prima.
– “Hai pensato male! Che significa questa storia? Questo sarebbe il tuo regalo? Grazie del pensiero, ma ora si é fatto tardi, ci vediamo domani” Ribatte Antonella, indicando il mio pisello e cercando di concludere la discussione.
– “Ti chiedo scusa, devo aver capito male!” Continuo io mentre faccio un passo indietro per ritirarmi.
– “Dove vai scemo? Stavo scherzando!” Dicendo quelle parole Antonella si avvicina velocemente a me, afferra il mio pisello come fosse un guinzaglio e mi tira a sé.
Mi bacia con vigore, sento la sua lingua in ogni parte della mia bocca. Intanto non molla la presa del mio uccello, lo tiene stretto nella sua mano con tale forza che sembra quasi abbia paura “voli” via! Ci gioca, muove la pelle della cappella con il pollice, poi passa alle mie palle strizzandole, le tira verso il basso. Intanto la sua bocca continua ad esplorare la mia. Passo all’attacco pure io. Gli metto una mano sotto la gonna, la alzo per poi scendere dentro le sue mutandine. Avverto una lieve peluria, quindi non é depilata, ma nemmeno sembra avere un bosco lá sotto. La mia mano a cucchiaio inizia a toccarla, la strofino avanti e indietro lungo la sua fica. Poi con il dito medio inizio a stimolarla tra le grandi labbra. Ma non glielo metto dentro. Voglio prima sentirla bagnarsi. Intanto lei continua a masturbare il mio pisello che inizia a crescere tra le sue mani. Allora mi stacco da lei, sfilo la mia mano dalla sua fica e faccio un mezzo passo indietro. Voglio vederla nuda. Inizio a spogliarla con la sua complicitá. Mentre gli slaccio la camicia, lei fá scivolare la sua gonna a terra, non prima peró di essersi sfilata le scarpe. Mancano le sue mutandine ed il reggiseno. Mi abbasso lentamente con le mie mani sui suoi fianchi, gli sfilo le mutandine e mi fermo con il viso davanti alla sua fica. Non mi ero sbagliato. Vedo una piccola striscia di pelo lungo le sue grandi labbra. Per il resto la sua fica é liscia come il marmo. Metto il mio naso tra le sue grandi labbra, annuso la sua intimitá sfregandolo dentro la sua fica. Inizio a sentirla godere, qualcosa esce dalla sua bocca. Continuo a masturbarla in mezzo alle gambe e sento la sua fica inumidirsi. Quindi vado sul classico ed inizio a leccargliela, prima solo con la punta della lingua, poi passo alla modalitá “gelato” usando completamente tutta la lingua. Antonella emette un gemito, ha un orgasmo e la sua fica completamente bagnata, completamente fradicia, me lo conferma. Quindi mi alzo, con decisione gli strappo il reggiseno e vedo le sue grosse tette sbattere sul suo petto. Le afferro con entrambe le mani e le stringo con forza come lei fece con le mie palle. Intanto il mio cazzo si gonfia, rasentando l’erezione. Antonella reclama la sua parte e si inginocchia costringendomi a mollare la presa sulle sue tette. Afferra il mio uccello ed inizia a masturbarmi. Lentamente, molto lentamente. Inizia a farmi una sega con le sue mani. Su e giú. Su e giú. Afferra tutta l’asta e fá scivolare la pelle sotto la mia cappella. Poi la ricopre. Quindi la tira nuovamente sotto. Vedo le prime gocce di sperma uscire dalla punta della mio cazzo. Antonella si avvicina e strofinando il suo viso contro la mia cappella, pulisce le prime colate di sborra. Il mio uccello é ora completamente dritto, lei mette le mani sulle mie cosce ed inizia a leccarlo come un gelato. La sua lingua parte dall’attaccatura delle palle fino ad arrivare alla punta della cappella. Una volta. Due. Tre. Quattro. Sento che sto per venire. Sento la sborra salire lungo tutto il mio pisello. La sento incanalarsi lungo tutta l’asta. All’ennesima leccata, non resisto. Un lungo schizzo parte dal buco della mia cappella verso il viso di Antonella, gli finisce dritto sul naso costringendola a scansarsi per la forte pressione. Cerco di controllarmi e non spingo oltre. Voglio svuotarmi completamente le palle dentro di lei. Ma una seconda schizzata parte comunque in modo naturale colpendola di nuovo sul viso. Quindi prima che finisca le cartucce, la prendo e la metto sul tavolo allargandogli le gambe. Allungo le mani verso il preservativo prima di penetrarla ed inondarla di calda crema. Lei mi ferma, mi dice che da quando suo marito l’ha lasciata, non é stata con molti uomini e che posso andare sul “sicuro”. Gli credo ed il fatto di essere forse il primo dopo il suo matrimonio, mi eccita ancora di più, sembra che io la stia sverginando! Quindi avvicino il mio cazzo che continua a perdere sperma dalla cappella e cerco di sbatterglielo dentro. Antonella si passa una mano sul viso, si pulisce dalla sborra e se la mette in mezzo alla fica come lubrificante. Come se la sua fica bagnata dei suoi umori non bastasse. Mi avvicino lentamente al suo buco, non servono nemmeno le mani per guidare il mio pisello dentro di lei, é talmente dritto e carico che si fá strada da solo. L’afferro per i fianchi e lentamente faccio scivolare la mia cappella dentro di lei. Le sue grandi labbra avvolgono facilmente la mia grande cappella, entro, vedo la sua fica accogliere centimetro dopo centimetro il mio cazzo. Ora sono dentro, sento il calore della sua fica. Inizio a spingere, sempre di più. Una volta. Due. E poi ancora. Scivolo su & giú lungo il canale del suo utero. Sento nuovamente la sborra farsi strada, Antonella inizia a godere, un forte gemito esce dalla sua bocca. Io ci sono vicino… sento che stó per venire….. continuo a scoparmela… continuo ad andare avanti e indietro… sento le palle esplodermi, sento il rumore dei miei testicoli sbattere sul bordo del tavolo… avverto la sborra salire… ci siamo… afferro ancora con piú forza il suo culo e spingo, spingo e….. sborro… vengo… percepisco una lunga calda schizzata dentro la sua fica… poi una seconda, una terza, una quarta… vedo la fica di Antonella “perdere” la mia sborra… continuo, sento che le mie palle possono fare di meglio… ancora uno schizzo, ed un altro e poi un altro ancora…. infine sfilo il mio cazzo completamente avvolto dal mio stesso sperma e mi masturbo cercando un’ultima schizzata che finisce lungo le sue cosce. Completamente svuotato, ma con il mio pisello ancora dritto che sento comunque pulsare, invito Antonella a scendere dal tavolo. Anche lei sembra essere sfinita. Noto che in mezzo alle gambe, ancora qualche goccia di sperma scivola verso il basso. Quindi la prendo per mano e la guido come fossi il padrone di casa, sotto la doccia.
La mattina dopo, stanco come se avessi lavorato in miniera, mi alzo con comodo. A farmi quasi da sveglia, é anche il mio cellulare che lampeggia nel buio della camera. Ho un SMS. Ancora mezzo assonnato, vedo che il mittente é proprio Antonella, apro il messaggio e lo leggo: “Grazie per la splendida serata e soprattutto per il regalo. Un bacio, Antonella”.
Rimango qualche secondo con il cellulare in mano, sospeso tra l’indecisione di rispondergli o no. Ma sono ancora troppo stanco per la notte di sesso appena passata. Butto il cellulare sul comodino e torno a dormire. In fondo, oggi é domenica!

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Marilisa giovane laureata in legge 1

Marilisa è una mia compagna di facoltà che si è laureata in legge tre anni fa. E’ la classica brava ragazza di provincia senza grilli per la testa frequenta la parrochia, è animatrice dell’azione cattolica d’inverno e dei Grest d’estate, non ha mai indossato vestiti né appariscenti né sexi, né abiti che la rendessero sessualmente appetibile anche se è sempre stata una ragazza molto carina una terza di seno, un sederino a mandolino che resusciterebbe un cadavere e abbastanza alta.
Una volta uscita dall’università era terrorizzata dal mondo che la aspettava fuori. L’atteggiamento dei genitori non contribuì a renderla più di sicura di sé in quanto le descrivevano il mondo del lavoro e tutto il mondo esterno un insieme di orchi che avrebbero attentato alle sue grazie.
Tutto questo influì nella sua ricerca di lavoro, infatti come è ovvio tutte le aziende che cercano ruoli di responsabilità cercano anche persone con un carattere energico e forte che non abbiano solo competenza nel lavoro, ma anche la determinazione nel portarlo avanti cosa che lei sicuramente non aveva o comunque non dimostrava di avere. Marilisa si è quindi vista costretta a fare lavori sottopagati, non adeguati ai suoi studi.
Tutto questo fino a quando tornando verso casa trova una sua ex compagna di facoltà Francesca che le racconta che lei ormai lavora per un grosso studio associato di cui ha sposato uno dei soci e le disse che sabato mattina avrebbe potuto andare a fare un colloquio con suo marito e lei intanto avrebbe messo una buona parola.
Sabato Marilisa si presenta al colloquio vestita come al solito nel suo stile aniquato e casto e Marco il marito di Francesca la guarda in modo strano come dicesse tra sé e sé, ma questa esce dal medioevo. La buona parola messa da Francesca insieme con la competenza messa da Marilisa fece si che venne assunta, anche se Marco concluse il colloquio con una frase che la inquietò sai di solito nel nostro studio le persone vestono in modo elegante minigonna sopra le ginocchia le donne e giacca e cravatta gli uomini, ma te per il momento sarai esentato in quanto vedo che saresti in imbarazzo. Presentati lunedì per incominciare a lavorare.
Quello che Francesca non le aveva detto era che suo marito era un sadico e amava terribilmente umiliare i suoi sottoposti sia uomini che donne e che il loro incontro non fu casuale, ma suo marito aveva messo gli occhi su quella ragazza competente, timida e umile che voleva divertirsi in primis a umiliare come sottoposta rendendole la vita impossibile e dando il permesso ai suoi colleghi di offenderla e umiliarla in qualsiasi modo.

Secondo capitolo la trasformazione di Marilisa

Il lunedì Marilisa si presentò per la sua prima giornata di lavoro. Venne assegnata come assistente a un avvocata sulla cinquantina di nome Marta, ma ancora piacente che come prima cosa le disse lo so che sei raccomandata, infatti sei stata esentata da portare la minigonna sopra le ginocchia come è fatto obbligo a tutte le donne in questo studio e a me le raccomandate o i raccomandati non piacciono per nulla, sappi quindi che se non ti comportarei bene e con professionalità ti renderò la vita impossibile.
Il primo compito di Marilisa fu quello di scrivere una citazione seguendo le indicazioni dell’avvocata che le dice una volta che avrai finito il lavoro verrai da me che farò le correzioni del caso e vedremo cosa saprai fare avanzo delle suore orsoline che hanno mandato in questo studio.
Dopo circa due orette Marilisa ha finito il lavoro che le era stato ordinato e va nella stanza di Marta per sottoporle il suo lavoro.
Marta comincia a esaminare il lavoro di Marilisa e trova molti errori e comincia a insultare la giovane ragazza dicendole lo sapevo avanzo delle orsoline che eri solo una raccomandata, che non sai lavorare, sei solo una piccola scemetta che chissà come ha avuto la laurea. Marilisa si mise a piangere nessuno l’aveva mai trattata così .
Francesca sentendo Marilisa che piangeva entrò nell’ufficio e le disse vieni fuori che ti devo parlare. Le due ragazze uscirono e andarono in bagno e Francesca le chiese cosa ti succede perchè piangi sul posto di lavoro? Allora le racconta che Marta la sta trattanto come una sguattera, come una serva e non come una sottoposta e le spiega cosa le è successo durante il giorno. A questo punto Francesca le dice che effettivamente essendo l’unica vestita in quella maniera si capisce che è raccomandata e le le chiede ma ti costerebbe tanto metterti una minigonna per venire a lavorare. Marilisa allora le spiega che i suoi non lo accetterebbero mai e che la sua cultura cattolica glielo impedisce, Francesca le risponde semplicemente dicendole ma guardati allo specchio dopo tutto quello che hai studiato vuoi continuare a fare la sguattera nei mac donald o preferisci fare qualche compromesso e diventare una donna realizzata se vuoi puoi venire a cambiarti a casa mia prima di venire al lavoro per non avere problemi con i tuoi. Marilisa restò in silenzio per un minuto mettendosi a piangere e dice Francesca hai ragione sarà per me una violenza, ma non posso permettermi di perdere questo posto di lavoro farò come dici tu.
Marilisa a questo punto tornò in ufficio e lavorò fino alla fine della giornata lavorativa subendo per altro tempo gli insulti e la personalità dominante di Marta.
All’uscita incrociò di nuovo Francesca che le disse dai che andiamo a fare un giro in centro ti porto in un negozio gestito da un amica del capo, così potrai rifartirti il guardaroba.
Una volta entrata nella boutique Francesca dice dobbiamo comprare qualcosa per questa ragazza che vuole rifarsi il guardaroba in quanto deve lavorare nel nostro studio.
La commessa tira fuori degli abiti molto attilati che mettono in rilievo le belle forme di Marilisa sia la sua stupenda terza misura, sia le sue bellissime gambe, sia il suo culetto a mandolino. Marilisa mentre indossa questi abiti insoliti per lei si trova in un profondo imbarazzo, accentuato dal fatto che i clienti del negozio la osservano e guardano le sue prorompenti forme cosa che non le era mai successo prima d’ora.
Le ragazze vanno poi verso casa di Francesca che mette i vestiti dentro in armadia e le dice queste sono le chiavi di casa, domani mattina puoi venire a prendere uno dei tuoi vestiti e venire in ufficio come Dio comanda.
Marilisa va a casa e dice ai genitori che sarebbe partita un ora prima l’indomani perchè aveva del lavoro arretrato da sbrigare di oggi, in quanto nelle otto ore lavorative non era riuscita a concludere tutto quello che c’è da fare.
L’indomani Marilisa parte da casa per andare al lavoro. La prima tappa è a casa di Francesca dove si cambia e sebbene fortemente imbarazzata si dirige verso il lavoro vestendosi in un modo in cui non avrebbe mai pensato di vestirsi.
Entrando nello studio saluta il titolare che le fa i complimenti per quanto bella è e sul perchè non si fosse vestita prima che era uno schianto. Arrivata nel suo ufficio saluta Marta che le dice con fare sprezzante benvenuta nella modernità sottolineando però che l’aveva immaginato che dietro la santarellina si celava la troia che nel momento del bisogno si sarebbe trasformata.

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Da Carrefour …

Eccovi un’altra storia vera:
un paio di volte alla settimana vado a fare la spesa da un Carrefour poco distante dall’ uffico. Sto girando tra i reparti con il carrello, quando vedo da lontano un uomo sulla 50ina che mi osserva … io mi sposto e lui sempre ad osservarmi, è un tipo non troppo alto, bruno con un paio di jeans e una camicia bluscuro, orologio e vari braccialetti d’oro … insomma il tipo burino ma con uno sguardo strano, tra il dominante e lo staffotente. Gli passo apposta vicino e lui mi guarda sempre senza dire nulla e senza accennare nulla, ma mi guarda.
In un attimo mi sono sentito una femmina desiderata… il mio culo si è come ammorbidito ho sentito come del bagnato umido nel mio buchetto, mi sono fatto languido di colpo, le mie tette si sono come gonfiate (lo fanno sempre quando mi eccito) … ho sentito anche una senzazione bella di sottomissione, il mio cazzo da molliccio si è bagnato in punta, hummm, una cosa bella, ma purtropp senza potere fare altro che continuare a comperare in pubblico tra la gente ignara …
Con la coda dell’occhio lo vedo sempre che mi viene dietro fino a quando arrivando alle casse non lo vedo più. Dentro di me mi do dell’idiota… avrei potuto scambiare una frase con lui e magari scoprire se davvero era li per me e avere un maschio in calore per me ! … penso: sempre dopo pero’ ma che scemo mi lascio sempre scappare certi momenti.
Esco dalla cassa e con l’ascensore arrivo nel parcheggio coperto sul tetto. Apro il baule dell’auto e metto dentro la spesa ed infine chiudendolo lo vedo ! … è lui, è a qualche metro da me seduto su un motorone posteggiato che mi guarda. Stavolta ci provo, SI DEVO PROVARCI ! sono eccitato come una maialona…
Mi avvicino, lui è sempre seduto sulla moto. Gli dico <proprio una bella moto…> e lui dandomi del tu <ti piace ?> … ed io gli rispondo <si mi piace e … non solo la moto …> e lui <ho altre due moto nel mio garage, vuoi vederle ?> ed io <si mi piacerebbe vederle … mi piacerebbe …> allora seguimi con l’auto e quando arriviamo posteggia davanti al garage, è qui vicino mi fa lui.
Partiti, non vi dico il mio stato,ero come una donna in calore che si prepara ad una mezzoretta di sesso … e si sente già con il cazzo dentro e la sborra che le cola …
Arrivati da lui, apre la saracinesca e mi fa segno di entrare. Appena dentro richiude la saracinesca dietro di lui e mi fa segno di salire le scale interne dell casetta e mi dice < beviamo qualche cosa chee poi ti faccio vedere e provare “la moto” … (sto scrivendo ed ho il cazzo duro…)
Mi fa sedere su un divanetto e lui si siede accanto, mi mette una mano sulla coscia e me la massaggia stringedomela bene … e mi fa <lo sai che mi piaci molto ? appena ti ho visto al supermercato ho pensato che potevi, dovevi essere un bel maialone che lo prende in culo dagli uomini …> … gli ho risposto languidamente < sei incredibile, ci hai azzeccato. Io quando ti ho visto invece ho avuto subito un fremito al culetto, al buchetto > … ora si alza davanti a me e dai jeans tira fuori un bel uccello duro e largo … e me lo mette davanti al viso. <bacialo bella puttanona ! dagli dei bacini e poi leccalo!> … il suo cazzo duro aveva la già goccia … (sapete bene di che parlo) … un bel bacio e mi succhio la sua goccia … un anticipo sulla sborra che mi arriverà in gola da li a poco …
Mi metto a leccarlo ed a baciarlo tutto … ad un certo punto lui si gira mettendomi il culo in faccia … senza nemmeno dargli il tempo di ordinarmelo gli apro bene il sedere ed inizio a succhirgli ed a leccargli la rondelle … l’ano … BELLO! BELLO! BELLO! …. gli sono stamparto contro con la faccia, la mia lingua lo penetra leggermente e con il mio braccio da otto gli prendo il cazzo in mano e lo scappello bene … lui mugola a bocca chiusa e muove il culo contro la mia faccia … ora ha il cazzo durissimo.
Mi dice di spogliarmi e di mettermi a quattro zampe … dice che vuole vedermi le tette che sballonzolano come una vacca e il mio culone al vento ! lo faccio e lui inizia ad accarezzarmi tutta mi palpa bene le tette (mi piace da morire) ora mi passa il suo cazzo sue e giù fuori dal buchetto, sta spingendo, spinge e il mio culo si apre come un panetto di burro quando ci si mette un dito dentro … haaaa fantastico ! ora è tutto dentro. mi dice < ti piace troia vero ? era quello che volevi lo so … avevo ragione quando ti ho visto, sei un bel frocione maialone … ed io <si caro sono la tua puttana! entra ed esci ti prego continua, voglio sentire la tua cappella che entra ed esce dal mio culo … mi piace da goderne >
Dopo le mie parole si è letteralmente lasciato andare di peso sul mio corpo … il cazzo nel mio culo lui su di me con le braccia attorno a me e le mani che pompano le mie tette da sotto … io resistevo e godevo mi sentivo piena di lui mi sentivo sua ero tutta abbracciata da lui.
ad un certo punto dopo un buon quarto d’ora che non dimentichero’ facilmente mi sussurra all’orecchio < ti sborro dentro mia bella cagna!> ed io si dai fallo fallo ! ….
haaaaaa che sensazione la sua sborra calda dentro di me … era fermo sopra di me mentre il suo cazzo eruttava fiotti veloci di sborra ! … mi piaceva averlo addosso cosi’ …
Appena mi esce dal culo gli dico se posso venire come piace a me e lui mi da l’ok … mi metto sopra di lui e infilo il suo cazzo ancora nel mio culone aperto e bagnato della sua sborra, lui con il cazzo ancora semi duro riesce facilmente ad entrare, sono girato verso di lui e lui mi stringe i capezzoli e mi massaggia le tettone … io mi sego e goooodo … tre minuti cosi’ ed inizio a sborrare … mi piace e lo faccio sempre mentre sborro raccolgo la mia sborra con la mano e me la spalmo sui capezzoli e sulle labbra … bellissima sensazione ! … lui quando ha visto la scena ha sussultato e mi ha dato dei colpi con il suo cazzo dentro di me … dicendomi cazzo che porca che sei ! …. il racconto è vero ragazzi! Ciaooooo

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Mia sorella e io complici.

Racconto trovato in rete su xhamster.

Io e mia sorella siamo gemelli, io sono Marcello e lei è Emma, non ci somigliamo neanche un pò, abbiamo compiuto da poco la maggiore età, siamo complici e porci, ci piace scopare e farlo con chi ci va, anche tra di noi, mia sorella non ha più un buco vergine. Spesso porto gli amici di scuola a casa e ce la scopiamo, lei contraccambia portando delle sue amiche che convince a farsi scopare da me, nella nostra relazione i****tuosa tutto è valido, lo scorso autunno siamo stati sul mar rosso, era il regalo dei nostri genitori per il 18° compleanno, andammo là senza di loro.
Una sera vedemmo una coppia di sposini mano nella mano, Marco ed Elena, ci guardammo e sadicamente decidemmo che loro sarebbero state le nostre vittime per quella vacanza, con un pretesto facemmo la loro conoscenza, anche noi ci spacciammo per una coppia in luna di miele. Il martirio iniziò così, la prima sera le nostre moglie erano sedute al centro con i rispettivi mariti ai fianchi, iniziai a frugare tra le cosce di mia Emma alias mia moglie, lei allargò bene le gambe per consentirmi di lavorare al meglio, Elena guardava sbigottita. Il giorno successivo Marco era sottoposto a una serie di sollecitazioni da parte di Emma, lei avrebbero fatto prendere un infarto a chiunque, era l’unica ad essere senza reggiseno, aveva un micro bikini che la fica era spesso fuori, io non ero da meno, martellavo Elena di continuo, con falsi pretesti le tenevo sempre le mani addosso. La sera proposi una unica tavolata, Emma era con un abito bianco che in controluce faceva vedere quello che non c’era, era priva di biancheria intima, iniziò a far piedino a Marco che era sempre più in imbarazzo, io senza ritegno facevo apprezzamenti su Elena e le tenevo gli occhi puntati sulla scollatura. Dopo lo spettacolo facemmo un giro per il villaggio, andai giù pesante, raccontavo le nostre prestazioni sessuali, ad un certo punto Emma abbraccio al collo Marco da dietro, gli fece sentire le sue tette e disse.
“Perchè non venite su da noi in camera.”
I due erano impacciati e declinarono, la mattina successiva iniziò nuovamente il bombardamento, Elena fu costretta a togliersi pure lei il reggiseno, aveva due gran belle tette, gli dissi che avrei voluto leccarle volentieri, Emma le dette la crema protettiva, il massaggio che ne s**turì era da vera troia. All’ora di cena eravamo già pronti, Emma aveva una minigonna mozzafiato e una camicetta abbottonata quel tanto da far vedere le sue splendide tette, andammo a bussare alla porta delle nostre vittime, Elena era quasi pronta, Marco era ancora con l’accappatoio indosso, Emma prese subito l’iniziativa e disse Elena.
“Carino il vestito ma il reggiseno và tolto.”
Elena arrossì, Emma le infilò le mani nel vestito e tolse il reggiseno, era uno schianto.
“Che mutandine hai?”
Le chiese Emma
“Normali.”
Rispose Elena.
“Fai vedere cosa ti sei portata, ma è tutta roba castigata! Quando è pronto lui vieni da me che è meglio.”
Le disse Emma poi rivolgendosi al maritino disse.
“Forza dai cambiati non vorrai mica venire in accappatoio a cena?”
Si avvicinò a Marco e gli tolse l’accappatoio, era nudo e con l’uccello dritto.
“Ehi, è Elena senza reggiseno o sono io a farti quell’effetto?”
Ci mettemmo a ridere e si vestì rapidamente, andammo in camera nostra per cambiare le mutandine a Elena, le scelse un perizoma che averlo o non averlo era la stessa cosa, Elena si tolse le sue e si infilò le altre badando bene di non far vedere nulla durante il cambio.
“Non ci fai vedere come ti stanno?”
Disse Emma, Elena scosse la testa in segno di diniego.
“Forza timidona facci vedere come ti stanno?”
Emma le si avvicinò e le sollevò la gonna del vestito, aveva un gran bel culo altro che, la volto e le labbra della fica avevano fatto prigioniero il perizoma, il pelo era tutto fuori dalla stoffa.
“Complimenti!”
Le dicemmo in coro, Emma andò oltre, le passò la mano dal culo verso la fica, lei fece un sussulto.
“Ma sei bagnata, allora sei una porcellina?”
Anche lì giù tutti a ridere, a cena proposi di dividere le coppie, così fu fatto, non sò cosa diceva Emma a Marco ma lo vedevo spesso toccarsi il cazzo, lo doveva avere gonfio, per quanto mi riguarda la frase più dolce che dissi a Elena fu.
“Te lo pianterei tutto in quel bel culo.”
Dopo lo spettacolo salirono su da noi, in un attimo Emma fu nuda, loro erano ammutoliti, Emma si avvicino a Elena e iniziò a palparla, a strusciarle con le labbra e la lingua il collo, Elena tentava di non tradire le proprie emozioni ma fu impossibile, le sganciò il vestito e le tolse il perizoma. Era stupenda, la portò sul letto, iniziò a leccarla come sa fare solo Emma, lei iniziò a mugolare, stava godendo sotto quei colpi di lingua dati con maestria da Emma, iniziai a spogliarmi, Marco mi segui e rimanemmo nudi. Aveva il cazzo già in tiro, si avviò verso Emma e iniziò a leccarle fica e culo, era alla pecorina per leccarla, mi avvicinai a Elena e iniziai a baciarla, a toccarla, allontanai Emma e iniziai a fottere Elena, Emma si stava facendo montare dal ragazzo, eravamo tutti eccitati, feci mettere a pecorina Elena e iniziai a fotterla da dietro,si voltò verso Marco e disse.
“Godo amore mio godo tantissimo.”
Feci cenno Marco di prendere il mio posto, tolse il cazzo dalla fica di Emma e lo infilò in quella di Elena, io passai davanti per farmelo succhiare, niente male come pompinara, feci sdraiare il Marco e salire Elena su di lui, la scopava mentre Emma le leccava i seni io le leccavo la schiena e le toccavo il culo. Elena era al centro delle nostre attenzioni, eravamo tutti per lei, dai mugolii sembrava proprio che le piacesse, feci togliere Emma che si mise con la fica sopra a Marco per farsela leccare, io spinsi in avanti Elena e le piantai il cazzo in culo, era stretto e per questo mi faceva godere, pompavo a più non posso e lei gridava di piacere, ripeteva.
“Ancora ancora non vi fermate, più forte.”
Marco si tolse e volle inculare Emma,io continuavo a sfondare il culo a Elena, le arrivai in culo, lei era esanime, Marco volle arrivare in bocca a Emma, cazzo che luna di miele ha fatto questa coppia, indimenticabile penso, dopo quella scopata i due raccolsero i loro indumenti e tornarono nella loro camera, a Emma dissi.
“Dobbiamo andare oltre.”
“Sì dobbiamo andare oltre.”
Rispose lei, ormai erano in nostro pugno, la mattina successiva ci trovammo in spiaggia, gli sposini ci avevano anticipati, avevano lo sguardo smarrito, probabilmente erano ancora sotto shock, Emma da gran troia quale è prese di nuovo l’iniziativa e disse.
“Buon giorno ragazzi, dormito bene?”
loro all’unisono,risposero.
“Sì.”
“Elena,che fai con il reggiseno? Toglilo così quando rientrerai potrai esibire un’abbronzatura da schianto.”
Continuava Emma, obbedì e si tolse il reggiseno, le tette di Elena saltarono fuori in tutta la loro bellezza, non contenta Emma mettendosi seduta sul cazzo di Marco gli chiese.
“Come sta il mio bel cazzone?”
Strusciando la fica sul cazzo di Marco.
“Olalà ma si sta gonfiando.”
Disse Emma.
“Abbiamo noleggiato una barca, siete nostri ospiti andiamo.”
Dissi loro.
“d’accordo.”
Rispose Marco, Elena si alzò e fece per rimettersi il reggiseno e prontamente Emma disse.
“Ma che fai? Andiamo così.”
Imbarazzata ma remissiva Elena si avviò verso il molo in topless, per una non abituata come lei doveva essere uno sforzo inumano, arrivati alla barca salimmo, c’erano due ragazzi di equipaggio, Marco disse.
“Vengono anche loro?”
Certo risposi io non possono affidarci l’imbarcazione, appena fummo a largo Emma disse.
“Ragazzi via i costumi abbronzatura integrale.”
Si tolse il perizoma e pure io tolsi il costume, Marco si adeguò ed Elena rimase lì ferma e titubante, Emma esclamò.
“Forza dai manchi solo tu.”
Elena rispose con voce tremolante e disse.
“Mi vergogno di quei ragazzi.”
Riferendosi all’equipaggio, mi avvicinai e le sfilai il costume, venne sommersa dagli applausi, Emma s**tto sul cazzo di Marco e iniziò a succhiarglielo, in un attimo fu duro, io incrociai lo sguardo di Elena e inizia a leccarle la fica, Emma salì sul cazzo di Marco e iniziò a scoparselo, anch’io presi a fottere Elena, aveva lo sguardo che rendeva appieno lo stato di estasi sessuale che stava vivendo. Emma stava facendo di tutto per far arrivare Marco e dopo poco ci riuscì, Marco si sdraio per potersi riprendere, Emma fece cenno ai due marinai di avvicinarsi, iniziò a spompinarli, i cazzi furono ben presto duri, uno era fine ma parecchio lungo, l’altro invece era molto tozzo. Emma fece cenno di indirizzare le loro attenzioni nei confronti di Elena, feci spazio e i due iniziarono a lavorare Elena, lei non era in grado di reagire, le mani frugavano ovunque, uno prese a fotterla con forza a****lesca, l’altro gli aveva piantato il cazzo in bocca e agguantata per i capelli si faceva spompinare. Marco era sbalordito, vedeva Elena sfondata da due a****li come loro, lo era ancor di più capendo che Elena stava provando piacere, quello con il cazzo lungo, si sdraiò e fece salire Elena su di se impalandola, faceva fatica a stare con il busto eretto da quanto stava godendo, l’altro con il cazzo largo le si avvicinò al buco del culo. Non avrei voluto essere al suo posto, non potevo immaginare cosa avrebbe sofferto nel momento in cui la bestia avesse affondato quella quantità di carne nel suo buchetto.
DENTRO TUTTO DENTRO
Elena emise un urlo disumano e si sdraiò sull’altro, l’inculatore prese a fottere quel culetto come solo un a****le poteva fare, la stava sfondando, cercava di infilarlo tutto fino alle palle, Elena allungò una mano verso Marco che l’afferrò, con un filo di voce elena disse.
“Stò godendo amore, ti amo da morire, mi stanno facendo impazzire, mi piace lo voglio ancora.”
I due la stavano fottendo con ancora più foga, quei cazzi sembravano dei cilindri di una ferrari da quanto stantufavano velocemente.
“AAAAAHHHHH”
Elena aveva raggiunto l’orgasmo degli orgasmi, i due l’avevano innondata di sperma, Marco e io arrivammo in bocca di Emma, eravamo pronti per tornare a terra, le esperienze che facevamo vivere a questa coppietta avrebbero segnato la loro esistenza. La sera successiva proposi di andare a dormire ma con coppie miste, titubanti i due accettarono, Emma rimase in camera con Marco ed io dopo avergli augurato buon divertimento presi per mano Elena e andammo verso la nostra camera.
Fino ad ora i due avevano vissuto queste nuove situazioni assieme, adesso invece li avevamo divisi con lo scopo di farli tormentare dalla curiosità di ciò che poteva capitare all’altro senza sapere come se la stesse spassando, giunti in camera iniziai a baciarla, raccolse subito l’invito e prese a lavorare con la lingua, iniziai a spogliarla ed in un attimo rimase nuda, passai la mano vicino la fica, era già bagnata, aspetta le dissi.
“Metti questo.”
Era una sottoveste di mia sorella, le copriva appena il culo, le tette faticavano a stare dentro, vieni con me.
“Dove andiamo?”
“Dove mi porti?”
Disse Elena.
“Fidati.”
Dissi io, uscimmo dalla camera e scendemmo, andammo in un posto abbastanza isolato del villaggio, incrociammo una coppia, vedendola svestita in quel modo sorrisero, il nostro intento era chiaro a tutti, la feci sedere su di un muretto e iniziai a baciarla, a baciarle il collo, a leccarle le tette, fremeva per essere posseduta.
“Dai dammelo, fammi godere non resisto più.”
Disse Elena.
Io continuavo a negarglielo, volevo farla impazzire di voglia.
“Dammelo, fai terminare questa tortura, fottimi.”
Disse Elena, le sfilai la sottoveste, le sollevai le gambe e la infilzai, era bagnatissima, il mio cazzo entrò senza fatica alcuna per tutta la sua lunghezza, presi a stantufarla velocemente, sempre più velocemente, era in preda a degli spasmi di piacere.
“Godo, dai dammelo tutto.”
Disse Elena.
“Sei una gran troia lo sai?”
Dissi io.
“Si mi avete trasformata in una gran vacca, dai continua.”
Disse Elena.
“Dillo che ti vorresti fare tutti i cazzi del villaggio, dillo!”
Incalzai io.
“Si, voglio tanti cazzi, fottimi, fammi godere.”
Disse Elena.
“Ti piace prenderlo nel culo, eh?”
Dissi io.
“Si, godo quando mi scopano il culo, piantamelo dentro.”
Disse Elena, la scesi dal muretto, la feci voltare e glielo piantai dritto nel culo, il tizio sulla barca glielo aveva sfondato, il mio entrò immediatamente, iniziai a fottergli il culo con tutta la forza che avevo a disposizione.
“Dai ancora, piantalo tutto dentro, godo! MMMHHH,ancora.”
Disse Elena.
“Ti è piaciuto essere sfondata da quel cazzone in barca, eh?”
Dissi io.
“SIII! impazzivo quando mi spaccava il culo, ne vorrei uno al giorno.”
Disse Elena.
“Da adesso in poi sarai la troia del villaggio vero?”
Dissi io.
“SIII! mi farò tutti i cazzi che incontrerò!”
Disse Elena, stavo per arrivare, le presi i capelli per aiutarmi a spingere meglio il cazzo nel suo culo sfondato ma soprattutto per farle alzare la testa, la testa l’alzò e potè vedere il gruppo di animatori che ci stavano osservando, infatti l’avevo portata nel luogo dove gli animatori si trovavano per pianificare il programma del giorno successivo. L’avevano vista durante tutta la sua eccellente prestazione sessuale e oratoria, Elena si era fatta proprio un’ottima pubblicità, incurante della loro presenza, ormai era completamente partita disse.
“Dentro vienimi dentro.”
Arrivai e le riempi il culo di sborra, mi ripulì il cazzo raccolse la sottoveste e mi porto in camera, stanchi dell’amplesso ci buttammo a letto a dormire.
Il nostro martirio era finito, il giorno dopo Marco e Elena tornavano a casa perchè la loro luna di miele era finita, ci salutammo come buoni amici ma non abbiamo più saputo niente di loro.

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Un altro giorno infernale alla palestra… o

Il mio nome non ha importanza, ma quello che vi troverete in ogni mio racconto sono confessioni (reali o fantasiose) della mia vita.
Ecco un altro giorno in palestra, come sempre sono arrivato prossimo all’orario di chiusura. Stranamente oggi la palestra è deserta, non c’è anima viva. Di solito ci sono mi alleno anche con altri, ma stavolta ci siamo solo io e lei. La ammiro da diverso tempo, ci siamo conosciuti dopo un po’ di tempo che ho iniziato a frequentare la palestra. Adoro il suo corpo, il suo viso incorniciato da quella stupenda chioma rossa, i suoi glutei modellati dalle ore passate qui, le sue labbra sono state un mio desiderio nascosto (per non parlare dei suoi seni…). Mi chiederete dove è il problema, è la solita donna casa e chiesa, ma sotto sotto sento che lei desidera di più. Stiamo finendo entrambi l’ultima serie di esercizi; il sudore che le scorre sul corpo la rende ancora più eccitante…. Inizio a sentirmi a disagio perché la mia eccitazione è palese e continua mi guarda. Colgo una strana luce nei suoi occhi, qualcosa come di sopito ma pronto ad accendersi. La vedo indugiare sul mio basso ventre e la vedo muoversi in modo più lento, studiato, come se volessi essere sicura che quello che vede è un apprezzamento della sua femminilità.
Sarà l’astinenza, sarà la mente che vaga, ma sento crescere il desiderio che ho per lei. Mi dice che ha finito, e mentre la guardo allontanarsi il pensiero di possederla si fa sempre più forte. Dopo pochi minuti che si è allontanata penso solo ad una cosa: “O la va o la spacca…”. Con questo pensiero che mi formicola per la testa mi avvio verso gli spogliatoi. Mentre le due porte, per fortuna affiancate si avvicinano, sento l’eccitazione crescere a dismisura man mano che la distanza a quella porta minuisce. Prima di aprirla mi volta e controllo che siamo soli.
Mentre entro nello spogliatoio, sento il rumore dell’acqua scorrere nel locale docce. Mi guardo intorno e vedo i suoi indumenti sparsi vicino alla panca. Mi avvicino per annusarle e sentire il loro calore. Noto il suo intimo, tutt’altro che sportivo, composto da un semplice perizoma nero…. Mmmmm è bagnato, e non di sudore…. La voglia inizia a prendere il controllo del mio corpo. Mi spoglio anche io e entro con calma nel locale docce. La ammiro di spalle mentre la mia eccitazione mi precede sempre di più. Mi avvicino a lei e la stringo a me dicendole: “Ciao”. Lei salta per il lieve spavento e risponde: “Che ci fai qui nudo? È lo spogliatoio sbagliato”. Le sorrido; “Beh invece è proprio quello giusto secondo me”. Le mie mani iniziano a prendere possesso del suo stupendo corpo, palpandolo, stuzzicandolo, stringendolo…
“Ti prego smettila, non qui. Potrebbe arrivare qualcuno”
Sento che le ultime difese stanno crollando mentre la rivolgo verso di me. I suoi occhi mi guardano, nudo. Il mio corpo non è così muscoloso, palestrato come la maggior parte degli altri uomini che normalmente frequentano la palestra, ma ciò che la attira davvero è il mio pene, duro e eccitato per lei, per quello che tra poco accadrà. Mentre avvicina una mano per toccarlo, io le prendo il viso e i nostri occhi si fissano. Ci desideriamo e ogni secondo che passa le sue ultime difese cadono mentre lentamente mi tocca.
Mentre la mia mano destra la avvicino a me, le dico: “Non ti preoccupare, ora saremo solo tu e io…” E avvicinandomi all’orecchio le dico “come so che desideravi da un po’”. Percorro con la mano libera il suo collo, mi soffermo su suo seno. Appena lo sfioro la sua mano si serra forte sul mio pene e le scappa un sospiro. Avvicino il suo capezzolo, che inizia a indurirsi, alle mie labbra mentre lei delicatamente inizia a masturbarmi, saggiando l’oggetto del suo piacere con desiderio ogni volta che la mano sale e scende. Con stuzzico l’altro capezzolo e scendo tra le sue gambe, per avere conferma del suo desiderio. Appena le mie dita supera il suo ombelico, percepisco la sua ultima titubanza e la sento sussurrare: “No ti prego, non ancora…” Ma la mia mano mi dice altro. Mentre intrufolo tra le sue gambe l’indice, mi avvicino al suo orecchio e le dico: “Appena ti avrò toccata, tu sarai mia”.
Lei fa per allontanarsi ma, così facendo, mi fa sentire quanto sia eccitata, vogliosa, desiderosa che io la prenda ora. Il calore e i liquidi che mi coprono l’indice ne sono la prova. Col mio corpo la spingo contro il muro della doccia, mentre l’acqua continua a scorrere sui nostri corpi.
“No ti prego, smettila” continua a dire, ma le mie labbra hanno già preso possesso del suo sesso, del suo desiderio e la mia lingua fa ciò che i suoi occhi mi implorano. Lecco le sue grandi labbra, i suoi umori mischiati all’acqua della doccia mi dissetano. Le sue mani si sono impossessate dei miei capelli, li tirano e mi schiacciano il suo viso contro il mio sesso. Più forte mi preme contro di lei, più le sue labbra mi implorano di darle piacere: “ti prego non ti fermare”.
Penso solo questo: “è mia”
Mi alzo, e le chiedo fissandola negli occhi: “ora mi vuoi?”
La sua risposta esce veloce, come se fosse stata imprigionata da tempo: “Si”
Mentre l’acqua continua a scorrere, lascio che la voglia si impadronisca definitivamente di noi, lentamente la giro, poggiando le mie mani sui suoi fianchi. Le sue spalle sono contro il mio petto e i suoi glutei mi cercano, mi desiderano. Mi piego e inizio a entrare in lei, lentamente, gustandomi questo istante. Sento il suo corpo e il suo desiderio mentre avanzo dentro di lei. Urla la sua liberazione quando finalmente sente il mio bacino contro il suo, si gira e, fissandomi negli occhi, mi sorride muovendo il bacino. “Se è così l’inizio, figuriamoci come è il resto, mio bel porcello” A quelle parole, inizio a montarla con tutto il desiderio che mi ha generato nei lunghi mesi di conoscenza. La sbatto sempre più forte e ad ogni corpo sento che il muro dentro di lei non esiste più.
“Sei la mia puttana” le urlo
Lei, presa sempre di più dal piacere, risponde: “Si sono la tua puttana. Non smettere, sbattimi forte”.
Il suo corpo freme sempre di più e le sue urla di piacere riempiono la stanza. Si gira e mi dice: “andiamo a metterci comodi”.
Mi fa uscire, a malincuore da lei, e sculettando mi precede negli spogliatoi. Mi accarezza, fissando sempre il mio corpo e il mio viso. La sento diversa, libera e il suo corpo continua a urlarmi di continuare. Mi fa sedere su una panca e dice: “Ora è tempo che mi goda tutto questo con comodità”. Impugna il mio pene sorridendo maliziosa. Le sue gambe avanzano sopra le mie e ammiro la sua stupenda fica con gli umori che escono da lei, percorrendo le sue stupende gambe toniche. Il suo sguardo è sempre fisso sul mio viso, come a dirmi che ora non la fermerà più nessuno. Si penetra delicatamente, facendomi scivolare dentro di lei di nuovo. Chiude gli occhi e assapora il mio lento scivolare in lei, ma io sono di tutt’altro avviso. Le mie mani riprendono posto sui suoi fianchi e la spingo contro di me. Spalanca gli occhi e dalla sua bocca spalancata le esce un gridolino di piacere. La bacio con passione e fissandola: “tu sei la mia puttana, ricordatelo sempre”.
“Si sono la tua puttana, la tua troia” pronuncia mentre mi cavalca sempre più forte. La mia bocca prende possesso della sua e poi dei suoi seni, che danzano davanti a me in modo ipnotico. I nostri sospiri sono ora un indistinto urlo di piacere.
Non so riesco a capire quante volte lei sia venuta, so solo che il suo viso e le sue labbra non smettono di dirmi “Ancora, non ti fermare”. La sento urlare sempre più forte, mentre il suo corpo si contorce nel piacere ancora e ancora, come se stesse dicendo al mondo che ora la sua rinascita è completa.
“Brava così, continua porcella mia. Sto per venire”. Lasciandomi dentro di lei, si gira e continua l’ultima cavalcata, sempre più forte, sempre più profonda.
“Sto per venire ancora. Sei il mio porco”. A sentirle pronunciare queste parole le vengo dentro, riempiendola completamente, coronando la nostra passione.
Ci facciamo di nuovo la doccia assieme, e ogni tanto indugio sul suo seno per farle tornare il desiderio, che però questa volta non volevo che l’abbandonasse più.
Una volta rivestiti, mi affaccio dalla porta dello spogliatoio, controllando che non ci sia nessuno. Lei si avvicina a me e mi saluta baciandomi con passione. “A presto mio stallone. Ci vediamo la settimana prossima”, strizzandomi un occhiolino.

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I cesaroni 7 parte tre

LA SCENA ANCORA SI SVOLGE A CASA BARILON

Madre: Lorenzo devi stare molto tranquillo può succedere che spesso ti farai addosso i bisogni

Lorenzo: questo si in effetti succederà ma, mamma sono tranquillo che porto il pannolone

Madre: su su capita spesso che te la fai addosso vero?

Lorenzo: si mi capita sempre, non sento nessuno stimolo, come i bambini che se la fanno addosso e dopo si accorgono della frittata fatta

Madre: ti capisco tesoro mio ma devi stare tranquillo porterai per un po’ di anni il pannolone, però dai con le giuste cure si può sistemare ma Rudi cosa ne pensa?

Lorenzo: ma Rudi veramente pensa che sia cronica

Madre: ma no non è cronica stai tranquillo

LA SCENA SI SVOLGE A SCUOLA DI MIMMO

Maestra: Allora ragazzi state tutti seduti e comodi non potete andare in bagno se non passano le due ore

Mimmo: ma maestra io devo andarci per forza sento un po’ stimolo forte

Maestra: Mimmo smettila non prendermi in giro

Mimmo: maestra devo andarci per forza…..oddio che mal di pancia….ahhhh….prrrrrr….plaf

Maestra: Mimmo ma cosa hai combinato ti sei fatto addosso?

Mimmo: si maestra mi sono fatto addosso

TUTTI I COMPAGNI LO DERIDEVANO?

LA SCENA SI SPOSTA A CASA CESARONI CON UNA TELEFONATA DALLA MAESTRA

Maestra: signora guardi che suo figlio si è fatto la cacca addosso, se per favore lo venga a prendere grazie

Madre: certo lo vengo a prendere subito

A SCUOLA

Mimmo: mamma la maestra non mi faceva andare in bagno, nn la trattenevo più ed uscita da sola la cacca

Madre: non ti preoccupare tesoro (detto all’orecchio) la maestra e stata cattiva con te e noi metteremo in atto il metodo cesaroni cioè la denuceremo

Mimmo: va bene mamma

Madre: si perché la maestra non può non farti andare in bagno, per legge bisogna fare andare in bagno anche quando scappa tantissimo

Mimmo: certo questo e vero non può fare questo

LA SCENA SI SPOSTA A CASA CESARONI

PADRE: Mimmo ma cosa ti è successo sei sporco di popo’

Mimmo: si papà la maestra non mi ha fatto andare in bagno e così me lo sono fatto addosso, non la trattenevo più

Padre:non preoccuparti può capitare però davvero la maestra e stata cattiva

Mimmo: eh già, mi vado a fare la doccia

Padre: va bene a dopo ciao e pulisciti bene

Mimmo:okay!!!

LA SCENA SI SPOSTA A MARZAMEMI

Alice: ehi mamma che sono felice di stare qui mi sento davvero libera, senza questa scuola, ormai ho fatto anche la terza prova, ma quello che temo sono gli orali sa come andranno

Madre: ma non preoccuparti andranno bene solo che adesso sei in anzia ed è una cosa normalissima ma devi stare tranquilla tutto si può risolvere basti avere tenacia e forza di volontà

Alice: eh già mamma ci vuole costanza anche e fiducia

Madre: certo questo si ci vuole tenacia e so che tu c’è l’hai

Alice: certo mamma sono comunque contenta anche di prendermi la granita con te

Madre: e con il tuo ragazzo come va, anche quello e una specie di esame, perché esamini e ti esamina per bene

Alice: si questo lo so che mi esamina bene e mi fa molto piacere stare con lui mi ci trovo davvero bene, sono contenta di stare con lui

Madre: si si anche io sono contenta

LA SCENA SI SPOSTA DI NUOVO A SCUOLA PERÒ QUESTA VOLTA CON I RAGAZZI UNIVERSITARI

Professore: allora ragazzi MIRACCOMANDO fare questo esame bene, e poi sarete laureati

Rudi: Madonna quanto parla questo non la smette di spiegare

Milena: si infatti non la finisce di spiegare e poi con tutte questa chimica e fissato e ossessionato ma come dobbiamo fare

Rudi: già infatti Milena

Milena: comunque adesso vado ci sentiamo

LA SCENA SI SPOSTA IN CHIESA

Don Camillo: il signore e la nostra forza, lui ci può dare una mano lui si che può mandarci una manifestazione dal cielo e in terra…..plaf….plaf….prrrr.

Assemblea: ma cosa e successo don Camillo cose questa puzza

Don Camillo: niente ragazzi il signore come detto prima ha mandato la manifestazione….cioè me la sono fatto addosso

Assemblea: ma non si vergogna che se le fatto addosso?

Don Camillo: si si certo infatti vado scappo

LA SCENA SI SVOLGE A CASA DEL PRETE MENTRE IL PRETE SI CAMBIA

Don Camillo: Madonna quanta ne ho fatto il pannolone e pienissimo ma sarà che ho preso il lassativo di ieri sera? Bhooo

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Luciana, la nuova collega (Capitolo 4)

Finalmente la settimana lavorativa è terminata portandosi dietro tutte le difficoltà incontrate nel nascondere il nostro rapporto ai colleghi.
I nostri incontri post-lavoro sono sempre stati gioiosi, divertenti e logicamente basati sul sesso sfrenato.
Vorremmo andare in gita in qualche città ma, sinceramente, la stanchezza accumulata nei giornalieri viaggi serali ci ha consigliato il contrario e quindi, di comune accordo, abbiamo optato per Fregene.
In fin dei conti, se il tempo lo permetterà, potremmo fare una passeggiata in riva al mare, prendere un po’ di sole e parlare delle nostre sensazioni e delle nostre speranze.
Passerò a prendere Luciana a casa sua verso le 20,00 per poi andare a cena in una pizzeria di Fregene che conosco da anni come luogo tranquillo, frequentato solamente da gente del posto e dove fanno una pizza fantastica.
Lungo il tragitto il discorso cade, logicamente, sulle difficoltà incontrate nel lavorare insieme e, più specificamente, nel nasconderci dagli altri.
“sai Silvio, alcune volte sono dovuta scappare al bagno per calmarmi un po’. Avevo l’impulso di abbracciarti, di baciarti e nelle poche occasioni in cui siamo andati al bar insieme volevo sentirti mio, solamente mio, volevo trovare una scusa per appartarci e fare sesso, ma non era possibile”
“Ti capisco, amore mio, anche per me è stata dura anche se, devo ammetterlo, le continue riunioni mi hanno agevolato in quel senso. Ho avuto meno tentazioni rispetto a te e poi, mi sembra che durante le sere ci siamo rifatti alla grande”
“Oh su questo non ci sono dubbi” ride lei accarezzandomi la coscia destra.
A questo contatto mi sono eccitato in modo evidente perché dopo pochi secondi la sua mano ha iniziato a stimolarmi il cazzo attraverso la patta facendo aumentare ancora di più l’eccitazione.
“Questa sera il traffico è quasi inesistente. Molto strano” dico io più per distrarmi dal trattamento che per altro
“Hai ragione” mi risponde Luciana “rallenta un pochino che non ho tutta questa fame! Anzi mi correggo la fame c’è l’ho ma non di pizza” e dicendo questo mi abbassa la zip per poi prendermi in mano il cazzo
“Mi sembra che anche a te la pizza interessi poco in questo momento” aggiunge mentre vedo la sua testa chinarsi sul mio grembo e sento il calore della sua bocca avvicinarsi sempre di più sul mio membro.
“Luciana cosa vuoi fare. Ci possono vedere ed è pericoloso.”
“Tu non ti preoccupare. Pensa a guidare che al resto penso io” aggiunge mentre la sua bocca si impossessa del glande e piano piano scende verso i coglioni”
Il lavorio della lingua è come sempre fantastico, mi dà sensazioni uniche, ma il fatto che debba rimanere lucido per controllare l’automobile le incrementa a dismisura. Tengo sotto controllo il traffico, quasi inesistente, torturato dai colpi e dai succhi che il mio cazzo riceve da quella fonte di piacere che è la bocca di Luciana (mai incontrato una pompinara come lei) e quando sento che sto per arrivare, istintivamente, anche per paura di sporcarmi i pantaloni, appoggio la mano destra sulla nuca di Luciana facendole imboccare il cazzo per tutta la sua lunghezza e trattandola così fino a quando il mio orgasmo non è terminato.
“Lucianaaaaaaaaa godo ……. Bevi l’aperitivo ….. bevilo tuttoooooooooooooo” grido saltellando sul sedile della macchina e sbandando allo stesso tempo (per fortuna non c’era nessuno).
Lei risale con ancora qualche goccia di sperma sui lati della bocca che toglie con la punta della lingua come se avesse appena mangiato un gustoso gelato.
“Silvio mio a quanto pare non ti è dispiaciuto. Mi hai quasi affogata. Mi auguro che sia rimasto qualcosa per dopo” mi dice Luciana ridendo a crepapelle.
“E’ la prima volta che qualcuno abusa di me” rispondo io con un sorriso sarcastico.
Giunti alla pizzeria ci sediamo in un tavolo appartato e, dopo le ordinazioni, riprendiamo a parlare seriamente. E’ vero che la nostra storia d’amore è iniziata pochi giorni fa, è vero che non abbiamo mai avuto una discussione o un litigio in quanto nel tempo a nostra disposizione non abbiamo fatto altro che scopare, è vero che ci conosciamo da pochissimo tempo, ma nessuno di noi due mette in dubbio il futuro.
Queste sono cose che succedono agli adolescenti che prendono le prime cottarelle che provano per la prima volta un sentimento nuovo. Anche se il più delle volte si tratta di attrazione fisica e basta quelle sono le prime volte in cui pensare all’altro ti fa mancare il respiro.
Noi invece siamo adulti e abbiamo avuto le nostre esperienze, io sono addirittura divorziato, che avrebbero dovuto insegnarci qualcosa, ma …. non è così.
La contentezza, la felicità che provo quando sto con Luciana non è paragonabile con nessun altro periodo della mia vita e sento che per lei è la stessa cosa.
Passiamo il tempo a ridere, a giocare, a fare l’amore con il solo scopo di stare insieme e dare felicità al partner senza chiudere nulla in cambio.
Dopo aver pagato il conto ci avviamo verso l’automobile per raggiungere il nostro tempio dell’amore.
Quando arriviamo a casa entriamo direttamente nella camera da letto spogliandoci durante quel breve tragitto.
“Ho bisogno di fare una doccia” mi dice Luciana “mi fai compagnia?”
“Hai qualche dubbio?”
“non si sa mai” mi risponde togliendosi le mutandine mettendo in mostra il suo corpo che, per me, non ha pari nell’universo.
Sotto il getto della doccia iniziamo a baciarci sempre con più foga, dando campo libero alle nostre mani che frugano il corpo altrui, eccitandoci sempre di più. Mi inginocchio portando la mia bocca all’altezza del suo sesso che trovo già bagnato dai suoi umori ed inizio a titillare il suo clitoride per poi infilare la lingua nella sua figa
“Silvioooo uhmmmm sìììììì leccamela tuttaaaaaaaa daiiiiii”
Mi aiuto ora con due dita che infilo nella vagina mentre torno a leccare il clitoride per poi passare a lambire un punto molto sensibile che ho scoperto ultimamente e cioè il suo ano.
“Sììììììììììììì cosììì continuaaa “
I suoi gemiti premiano il mio impegno nel portare Luciana sempre più vicino all’orgasmo ma cercando, allo stesso tempo, di negarglielo il più possibile. Altre volte ho seguito quest’istinto e devo dire che, nonostante le iniziali proteste, Luciana ne è sempre più attratta. Sa che alla fine avrà quello che vuole e sa anche che sarà maggiore rispetto al normale.
“Sììììììììììì ancoraaaaaaa daiiiiii ……..scopami …….. fammelo sentire…. daiiii non ce la accio piùùù… ancora ……siiiiiiii ………. godoo …godoooooooooooooo” sento urlare Luciana mentre sobbalza strofinandomi la fica sulle labbra
Io intanto contino a martorizzare il suo seno strizzandolo i turgidi capezzoli con una cattiveria mai usata con nessuna altra e provando quasi piacere nel farlo.
La giro ora mettendola a pecorina infilandole il cazzo nella sua gocciolante fica in un colpo solo
“sììììììììììììììììììììììì ancora………… ancora…….”
urla ormai lei sentendo i colpi accelerati che le arrivano fino all’utero
“Lucianaaaa sìììììììììììì ti rompo tutta …… siiiiiiii cosiiiiii” rispondo io prendendola a schiaffi sul suo gluteo destro che ben presto acquista un colore porporeo
“Ahiiiii .. Ahiiiiiiiiii .. mi fai male……. Silvio mi fai maleeee”
“tiè … tiè …… tièèèèè ……. Ti rompo tutta…….. siiiiiiiiiiiiiiii godoooooooooooooooo”
Grido io nel momento in cui sento la mia sborra uscire a violenti fiotti allagando la fica della mia amata. Sento solamente ora le lamentele di Luciana che servono solamente a eccitarmi ancora di più. Dopo essere venuto due volte mi ritrovo ancora con un cazzo in tiro come non mai. Luciana si gira e guardandomi negli occhi mi chiede “ma sei impazzito? Mi hai fatto veramente male! Perché mi hai questo?” con voce sempre più alta per quanto è incazzata
“Luciana …Luciana ….. non lo so. Non te lo spiegare. In quel momento stavo godendo come non mai e ….. volevo che lo sapessi ….. che conoscessi la violenza dell’orgasmo che stavo provando ….. non lo so amore ….. in quel momento ho fatto quello che ……. l’ho fatto per rispettarti. Avevo una grande voglia di …. mettertelo nel culo che…. mi sono controllato aiutandomi con le mani …… hai un culo magnifico che …. spero di farmi …… ma per fare quella cosa bisogna essere in due. Perdonami Luciana non succederà mai più”
“e spero bene!” risponde lei “ho una chiappa che mi va in fiamme e non mi sono mai piaciuti gli uomini maneschi”
“te lo giuro non succederà mai più”
Mi dirigo verso il letto asciugandomi cercando di nascondere il cazzo ancora eretto (inizia anche a farmi male) ma questa speranza è vana perché lo sguardo di Luciana, quando mi raggiunge a letto, lo nota subito.
“Silvio mio sei incredibile hai ancora voglia dopo avermi distrutta. Fammi riprendere un po’ di fiato”
“non ti preoccupare. Passerà in poco tempo e poi sarà tuo compito provvedere a farlo risorgere” rispondo io titubante. Mi sento strano, ho paura che quello che è successo possa incrinare il nostro rapporto
“Luciana ti prego di perdonarmi”
“Silvio! Basta così è acqua passata. Sei stato preso da un raptus ma so che tu non sei così. Non saresti stato in grado di nascondermelo in tutto questo tempo. A proposito del mio culetto devo dirti che te lo puoi proprio dimenticare. Non mi convincerai mai a farlo. So che è troppo doloroso e mi sembra anche contro natura. Tutto il resto è tuo, sarà sempre a tua disposizione per così dire, ma quello dimenticatelo! Ok?”
“Ok! Se questo è il tuo volere non ci penserò più. Ma ora dammi un bacio per dimostrarmi che è tutto passato e che mi hai perdonato”
Luciana mi guarda prima negli occhi, che forse trova velati, sale sul mio corpo mi bacia con la solita passione. Il solo bacio basta a far cadere tutte le mie paure calmando il mio stato d’animo ed eccitando di nuovo il mio membro che mi ritrovo ben presto duro. Luciana, al contatto del mio pene con il suo ventre, continua a baciarmi con dolcezza fino a quando non sento la sua mano accompagnare la mia verga nel suo sesso. Inizia un lento andirivieni affossando il cazzo nella sua vagina fino a che il glande tocca l’utero per poi risalire, sempre lentamente, fino a farlo quasi uscire. Tutto questo mentre ci guardiamo negli occhi godendo dell’atmosfera lussuriosa, del piacere che ciascuno prova e che trasmette al proprio compagno.
Di punto in bianco mi ritrovo il sesso di Luciana sul viso mentre la sento impegnata a leccarmi e succhiarmi il cazzo con calma scendendo piano verso i coglioni che imbocca.
“Lucianaaa” riesco a dire prima di iniziare a suggellare il clitoride con la punta della lingua e dopo aver infilato un dito in quel antro voglioso.
“Silviooo……” risponde lei sempre intenta a sbocchinarmi il cazzo con la solita maestria e iniziando a stuzzicare l’ano con l’indice destro. Questo non mi disturba. Anzi devo dire che ho l’impressione che il cazzo si sia ingrossato ed indurito ancora di più.
Colgo comunque l’occasione per spostare anche un mio dito sull’ano di Luciana e, dopo averlo stuzzicato leggermente e insalivato come si deve, lo infilo leggermente fino a quando entra in contatto con quello situato nella fica
“Silvioooooooooo ohhhhhhhh che bello sììì che ancoraaaaa …….godooooooooo siiiiiiiiiiii” geme Luciana tralasciando momentaneamente il mio cazzo
“Lucianaaaaa sìììììììììì cosììììììì ancoraaa daiiiiiii”
“Silvioooooooooo leccamela ancora tuttaaaaaa siìììììììì”
mi sento la lingua stanca, ho voglia di godere e, anche se mi piace questa sensazione, mi alzo mettendomi in mezzo alle sue gambe ed infilandola con un colpo violenta
“Silvioooooooooo siiii cosiiiiiiii cosiiiiiiiii”
“Lucianaaaa te la rompoooooooo ti rompo tuttaaaaaaaaa” le dico mentre la stantuffo con colpi sempre più veloci e violenti
“Silviooooooooooooo godoooooo godoooooooooooooo ohhhhhhhhhhhhh ancoraaaaaaa ancoraaaaaaaaaaaaa”
sento l’orgasmo arrivare in modo violento e repentino e nel momento in cui il mio sperma schizza nella fica di Luciana le infilo di nuovo un dito nel culo mettendolo a contatto con il mio cazzo e spingendolo a fondo fino a quando non entra tutto dentro.
“Lucianaaaaaaaaaaaa godoooooooooooo godooooooooo”
Esausti ci abbracciamo respirando a fondo per recuperare il respiro e guardandoci negli occhi ci dichiariamo il nostro amore.

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La Galleria d’Arte

-“Sei brava a fare la puttana….!! Hai un futuro assicurato, li ha fatti venire nei calzoni…Brava..!!” – mi incalza con tono rabbioso e le saette negli occhi…
-“E magari ti sarebbe piaciuto fare una batteria su quel tavolo, vero la troia che sei..??!! Alla stronza piace stare al centro dell’attenzione…Eh..!!” – adesso é pura sarda gelosia ed io mi sento avvampare mentre in silenzio e con gli occhi bassi penso che forse ho esagerato perché credevo che Lei stesse al mio gioco, perché credevo che si divertisse a vedermi eccitare gli uomini ed invece é gelosa…. Viene verso di me e mi dà uno spintone mentre scoppia a ridere..

-“Ci hai creduto stupidina.. Sei stata grande, eri bellissima lassù su quel tavolo, però ero gelosa di tutti quei maschi ed ora per punizione farai la puttana con me….” – queste ultime parole sono un ordine al quale non mi posso ribellare…

-“Vatti a fumare un paio di sigarette..” – le dico con un sorrisetto intrigante… -“ti chiamo io..”

Appena esce mi precipito sotto la doccia e mi scrosto la giornata di dosso, poi mi asciugo velocemente, mi tiro i capelli in una strettissima coda e mi vesto con cura, calze autoreggenti nere e lingerie nera di pizzo con strass sotto ad uno straccetto Chanel di seta corto ed ovviamente nero che mi copre appena il bordo delle calze … Mi trucco da milady ed indosso dei gioielli, orecchini e collier, per ultime le mie armi, delle decolté nere aperte sul tallone e dai tacchi alti ed affilati come spade… Adoro il nero… Adesso sono pronta per giocare, adesso sono una puttana, solo per Lei…. La chiamo e mi sento eccitata, mi sento la cacciatrice… Giorgia rimane un momento sulla porta a guardarmi ed entra lentamente, io sono in piedi al centro della stanza… Giorgia capisce sempre tutto al volo, anche il gioco che voglio fare…

-“Mi fa accendere, per favore, signora..” – dice venendo verso me con fare da gattona… Inguainata nei soliti jeans neri e con le DocMartens, indossa a pelle un pesante giubbotto di cuoio nero sopra un reggiseno nero, ha uno sguardo denso ed intrigante, mi eccita ma conduco io il gioco…

-“Ma prego, venga..” – io con fare decisamente civettuolo e salottiero mentre sento un morso al basso ventre…. Lei mi si avvicina ed accende la sigaretta fissandomi intensamente mentre i suoi occhi si stringono ed io adoro il suo naso aquilino, Giorgia mi dice dolcemente:

-“Lei é bellissima, signora… Mi fa venire certe voglie….” – dice con aria complice, ed io falsamente scandalizzata: -“quali voglie… Lei è forse pazza..? Lo sa che possono costarle care, certe voglie…??” – mentre mi pavoneggio vezzosa e padrona delcampo…

-“Potrei farti perdere il senno, bella signora, se tu mi lasciassi fare solo un pò…” – continua con fare sempre più intrigante…
-“Forse, ma solo se sei davvero brava…. Non so se mi concederò..” – sono altera ed insopportabile…
-“E da che cosa dipende, signora..” – mi chiede curiosa….
-“Da quanto me lo saprai far desiderare, bella bruna….” – le rispondo beffarda e lasciva…

Giorgia mi viene alle spalle e comincia a farmi scorrere le unghie sulla schiena nuda causandomi scariche, cerco, non senza sforzo, di rimanere impassibile….

-“Va bene così, signora..? Ti piace..?” – mi chiede insinuante…
-“Sono sicura che sai fare di meglio.. Amica..” – le rispondo sprezzante…

Mi piace questo gioco e mi fa anche un po’ ridere… Giorgia é davvero brava e probabilmente mi farei rimorchiare da Lei anche se non la conoscessi…. E’ ancora dietro di me, si apre il reggiseno e comincia a sfiorarmi con un capezzolo duro tenendomi le mani sui fianchi e piegandosi su e giù sulle gambe, tutte le volte che risale mi strofina con forza il naso tra le natiche spingendomi all’insù come fanno i cani…

Ed allora immagino di essere ad un vernissage elegante, negli scintillanti saloni della più famosa galleria d’Arte di Firenze, pesantemente importunata da una sensuale straniera bruna ed atletica col naso aquilino e le mani forti e provo una gioia corrotta perché sto bevendo alla coppa della trasgressione, insolente e provocatoria sto dando scandalo in questo soavemente borghese consesso…. Adesso si é fatta davvero pesante, mi si struscia addosso, sento il calore del suo corpo attraverso la seta dello Chanel e quant’é vero Iddio, se fossi una signora per bene mi metterei ad urlare come una pazza, ma ora più che mai Dio é donna e mi dice che tanto perbene non sono….

Nelle cinquecentesche stanze dai pesanti stucchi l’elegante pubblico dava un’esemplare spettacolo di sobrietà, la nobiltà ed il capitale trovavano un terreno neutrale nel quale compiacersi del proprio rango, ognuno a modo suo….. Io lo stavo facendo nella maniera migliore, ovvero a modo mio… Con aria falsamente pudica mi esibivo in goffi tentativi di arginare la foia di quella audace sconosciuta, mentre qualcuno già rivolgeva i suoi sguardi di riprovazione su di noi e la pressione alla quale la sconosciuta mi sottopone si fa esagerata, mi é addosso vicino al buffet, la sento armeggiare su di me e le mie mutandine cadono a terra, io mi sposto leggermente e Lei é lesta a raccoglierle ed a farle sparire con uno sguardo di trionfo nella tasca del suo giubbotto di pelle sotto al quale indossa solo un reggiseno nero …. Oddio… Mi gira la testa mi sento mancare…. Non mi sono mai sentita così esposta in vita mia, non credevo che una cosa del genere potesse accadere proprio a me…. Sorniona, penso che ora la fortuna ha girato dalla mia parte….. Sono ad un mondanissimo vernissage in una delle più antiche e rinomate gallerie d’Arte di Firenze, sono così in tiro che sembro Audrey Hepburn ed un’aitante femmina mediterranea mi tiene alla sua mercé imponendomi questo ruvido ed imbarazzante petting pubblico mentre mi accompagna a carezze e spintoni verso la perdita del controllo, forse fra poco la Firenze che conta mi sentirà berciare come una cagna e mi bollerà quale spregiudicata e libertina cortigiana, all’indice in pubblico e bramata nell’intimo, ma ora non mi importa, ora ho voglia di spingere, di sentire il vento in faccia ed il rumore delle onde, su queste onde voglio planare, come la Madame Bovary di Flaubert che non cercava il porto ma il Mare aperto… Prima di crollare, prima di sputtanarmi davanti a tutti facendo vedere quella che sono le fermo e mani e le faccio cenno di stare zitta, poi do uno sguardo in giro e le artiglio la mano cercando un posto più appartato in cui trascinarla di corsa, prima che Lei mi travolga, prima che io mi strappi i vestiti di dosso davanti alla Firenze “che conta”, davanti alla crema di questa città che è così antica che non basterebbe una vita a raccontarla e che sarebbe davvero un peccato dover lasciare…..

Ed oltre tutto, tanto mi lasciai andare che sono anche senza mutande…!.

Dio bonino…! Dove si va..?

Frenetica cerco un’alcova, una rientranza, un andito o qualsiasi altro posto dove poter lasciare le briglie sul collo alla mia occasionale e focosa compagna… Le toilettes delle donne.!!… Non saranno il massimo della privacy, però, per una “sveltina”…. Eccoci… I bagni sono lussuosi come tutto l’ambiente, sulla porta c’é scritto: “Signore”, segno che sono al mio posto, mi sento rassicurata mentre Lei adesso mi spinge brutalmente verso la consolle di marmo color tabacco che ospita tre splendidi lavabi sormontati da grandi specchi, mi spinge con le sue solide spalle rese ancor più larghe dal giubbotto da moto, chissà se é venuta in moto…. I suoi fianchi mi premono contro la consolle ed io comincio ad essere molto “accaldata” e Lei mi incalza senza tregua portandomi all’inevitabile cedimento che arriva nel momento in cui mi afferra per la vita e mi solleva senza nessuno sforzo apparente per depositarmi con il sedere sul bordo del ripiano di marmo, proprio tra due lavandini….. Il contatto delle mie natiche nude con la fredda lastra é come una frustata che mi fa inarcare la schiena mentre la mora mi apre le cosce con decisione, mi ancoro serrando le mani sul bordo dei lavabi e sono pronta all’urto, adesso sono un libro aperto sotto i suoi occhi e nelle sue mani.. Mi sta graffiando l’interno delle cosce e strofina il suo viso a sentire il mio aroma, la sua pelle é seta scura e le sue labbra sono carne viva su di me, ha i capelli sale e pepe ricci e spessi e gli occhi voraci ed il suo ardore mi fa benedire il fatto di essere donna….

Ora mi ha bloccata in una morsa serrandomi le cosce e continuando a spingere per entrare dentro di me con la testa, fa sul serio ed il mio sesso é inondato di baci appassionati che mi resettano sistema nervoso, sono in preda ad sciami sismici di scosse pelviche mentre la bruna sfinge pomicia con la mia morbida “principessa” già inondata di umori speziati ed io assaporo la femminile gioia di essere preda…. La virago mi ha infilato le mani sotto alle natiche e mi ha sollevato, mio Dio, mia Dea forte e femmina, io punto i piedi armati di tacchi taglienti sulle sue larghe spalle coperte dal robusto giubbotto nero e mi puntello ai lavabi, Lei mi spinge ancora e mi infila a freddo due dita di dietro facendomi urlare dal dolore, poi con quella mano mi spinge forte contro la sua bocca mentre incomincia a farmi roteare lentamente, la sua bocca é sempre in me e mi sta bevendo lentamente come quei uno pregiati vini rossi dal sapore di rubino, sento che non res****rò ancora per molto, sto per collassare mentre Lei mi aumenta il respiro facendomi prima lentamente tracimare dentro per poi liberarle in faccia, come acquea valanga, tutta la mia femminilità ….

Mi rimette giù e si affretta a coprirmi di baci, a strofinare il suo viso sul mio, é umida di me e mi sta marcando con l’odore del mio stesso sesso… Mi sento alle stelle e non mi sento affatto in colpa, non é un peccato godere, forse può esserlo il contrario…

-“Disgraziate….!!! Che cosa state facendo…!! Vergognatevi, schifose..!!..” – l’elegante signora é fuori di se mentre con le mani tra i capelli sgrana gli occhi sulle due viziose che ha sorpreso a consumare un amplesso nelle Toilettes… La donna imperiale indossa un’elegante tailleur nero sopra il ginocchio, trasuda classe ed arroganza da tutti i pori anche se questo inatteso quanto indegno spettacolo ha prodotto una crepa nella sua glaciale maschera dal perfetto maquillage, avrà circa 45 anni, é una bellissima signora bruna dagli occhi verdi ed io le assomiglio un po’, é la proprietaria della galleria e mi sembra talmente colpita che credo stia per avere un mancamento… Mi ero talmente lasciata trasportare da quella corrotta ragazza che mi ero scordata di essere una giovane signora perbene in una delle più importanti gallerie d’Arte di Firenze, quella di mia Madre….