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Cornuto per vincolo matrimoniale.

Filippo detto Pippo, era un singol cinquantenne. Gestiva con la vecchia madre un negozio di merceria e intimo in una piccola cittadina dela Sicilia. Sua madre lo dominava e gli aveva sempre impedito di sposarsi. Per lei le donne erano tutte puttane che cercavano solo i loro soldi. Poi un giorno sua madre morì e lui rimase padrone del negozio. Pippo sfogava i suoi istinti con la masturbazione. Si masturbava tutti i giorni. Ma aveva una vita segreta. La sera dopo cena, attrezzato di visore notturno e microfono direzionale si appostava in un boschetto frequentato da coppiette. Era molto esperto e non si faceva scoprire quasi mai. Quasi mai, perché la lei di una coppia matura si era accorta di lui, ma invece di scacciarlo o dirlo all’uomo che stava con lei lo lasciava spiare. Anzi, volgeva verso di lui lo sguardo mentre l’uomo che la montava volgeva la faccia dall’altra parte. Lo cercava nel buio e lui emozionatissimo, con la massima attenzione si faceva intravedere da lei. Lei quando l’amante le godeva dentro scendeva dalla macchina nel buio, nuda dalla vita in giù e tendosi una salvietta premuta sulla vulva sgocciolante, faceva qualche passo piegata in avanti accovacciandosi poi per pisciare. In quei momento lei poteva vedere meglio Pippo nel buio e guardarlo negli occhi. A volte si voltava e gli mostrava il corposo culone. Insomma, lo provocava. Pippo in una mano teneva il visore e con l’altra si masturbava, guardando eccitato quel corpo bianco piagato in avanti che spiccava nel buio; Pippo, segaiolo e porco, si eccitava anche con lo scrocio della pisciata. La donna lo guardava prima negli occhi poi abbassava lo sguardo verso il pene. A quel punto Pippo godeva scuotendosi. Il tutto avveniva in poche decine di secondi mentre l’uomo in auto scendava a pisciare a sua volta dall’altra parte dell’auto. Poi i due amanti rientravano in auto allontanandosi.
Un giorno, col disappunto di Pippo, la coppia non venne più. Forse si erano lasciati. Ma un giorno per poco Pippo non svenne dall’amozione quando in negozio, verso la fine della giornata, vide la donna entrare. Lei lo salutò guardandolo maliziosamente: era evidente che sapeva chi fosse. Pippo era emozionatissimo, gli batteva forte forte il cuore. La donna chiese di vedere delle mutande. Lui gliene porse alcune paia. Lei chiese di poterle provare. Non si poteva provare l’intimo, ma Pippo, tutto tremante, le disse di si e la fece accompagnare in camerino di prova. Dopo poco la donna ritornò al bancome dicendo che ne aveva provate tre paia e che se ne era lasciata una indosso. Porse a Pippo le altre. La donna quindi pagò la mutande che aveva indossato e sempre con un grande sorriso malizioso dopo ever lanciato un’occhiata verso il camerino dove si era cambiata uscì. Pippo capì il mutuo messaggio: la donna aveva lasciato li dentro le mutande usate. Chiuse il negozio con qualche minuto di anticipo e si precipitò in camerino. Vede nel cestino le mutande lasciate dalla donna e si accorse che erano macchiate nel cavallo e al tatto risultavano anche umide. Se le portò alle nari e aspirò. Era inebriato. L’odore di umori vaginali era fortissimo, penetrante, dolciastro. Se le strofinava al naso aspirando di continuo. Era eccitato. Estrasse il pene dai calzoni e si masturbò con foga, venedo quasi subito.
Fra loro inziò così una complicità particolare. La donna sapeva benissimo che Pippo era un segaiolo inveterato e ne sfruttava il vizietto. Una sera la donna arrivò proprio in chiusura e rivolgendosi a Pippo gli chiese le solite mutande. Ma stavolta aggiunse di non essere in ordine e gli disse anche il motivo: era stata al cinema e il film un pò osé l’aveva turbata. Lui chiuse il negozio e spense molte luci. Poi disse alla donna di accomodarsi in camerino e prese alcune mutande. Ma quando arrivò al camerino la donna da dentro con voce maliziosa gli chiese se potesse aiutarla. A Pippo tremarono le gambe e il respiro gli si fece affannoso. Gli tremavano anche le mani. La donna dischiuse la porticina il camerino e lui poté vederla nuda dalla vita in giù. Era una donna formosa ma non grassa, coi fianchi larghi e coscione. Aveva il pube folto di peli neri. Ovviamente la donna vide lo stato di agitazione di Pippo.

-Pippo,- gli chiese la donna: -Mi tiri per favore giù gli slip mentre mi tengo la gonna?-

Lui era fuori di se. Non credeva a qullo che stava accadendo. Dal pube della donna emanava forte l’odore di sesso. Lui si mise in ginocchio e si accostò a lei. Tremando prese maldestramente il bordo dello slip e lo fece scendere mentre lei muoveva i fianchi per aiutarlo. Ora lei era nuda e gli occhi di Pippo cercavano di cogliere ogni minimo dettaglio del corpo della donna. Perse il controllo: era davvero troppo per lui e con foga, eccitato e ansante prese a baciarla, spingendola verso una sedia presente in camerino dove lei cadde seduta. Si scherniva la donna ma ben poco faceva per difendersi. Anzi, allargava le coscione sollevandole. Ora era completamente esposta agli occhi del segaiolo che si beò di quella visione oscena: la vulva eccitata e schiumosa, il buco del culo scuro e rugoso -che dall’eccitazione si contraeva oscenamente- erano li a pochi centimetri e diponibili. Pippo potè affondare grugnendo la faccia raggiungendo la vulva completamente fradicia e fragrante di odori sessuali. Pippo era vergine e non era esperto di leccaggio, ma lei mettendogli la mano sulla testa lo guidò nella giusta posizione. Poi la natura fece il suo corso e Pippo, guidato dai gemiti di lei prese il giusto ritmo. Credette di morire quando sentì le contrazioni orgasmiche mentre dalla vulva di lei usciva abbondante un flusso di umori. Smaniava forte forte la donna sobbalzando sulla sedia, sconvolta da quell’ orgasmo che suo malgrado l’aveva presa molto più di quanto lei volesse. Un mese dopo Pippo la chiese in moglie. Ma sorprendentemente lei disse di no. Spiegò a Pippo che lei era stata sposata ma che aveva tradito più volte suo marito perché lui non riusciva a soddisfare i suoi appetiti sessuali. Lui l’aveva scoperta e un paio di volte anche perdonata. Ma lei non ce la faceva a stare con quel marito che sessualmente non le bastava. Alla fine civilmente si era separati prima e divorziati poi. Lei disse che lui le piaceva, lo stimava, si era affezionata, ma sposare no, perché avrebbe putoto tradirlo, seppure solo per sesso -ci tenne a precisare solennemente. Inutili furono le insistenze di Pippo.
Lei arrivava sempre al negozio alla chiusura. Lui chiudeva e andavano a sedersi su un grande divano nel retrobottega. Lui la spogliava bramoso. Lei si lasciava abbracciare, stringere, baciare, leccare. Gemeva piano lei e si bagnava abbonfantemente ma non si faceva penetrare. Poi anche Pippo si spogliava. Era esile Pippo e aveva tutto esile, ovviamente anche il pene e i testicoili erano piccoli. caterina con una bravura incredibili gli massaggiava il pene e i testicoli, lo masturbava con maestria, lo portava in breve a orgasmare. E lui poi si rilassava sospirando. Non immaginava quali pensieri osceni e viziosi si agitassero nella mente di Caterina.

Ma Pippo si era innamorato e non accettava più di poterla perdere. Per diverse notti e diversi giorni si arrovellò dentro di se. L’idea di sapere che un altro uomo la possedesse fancendola godere lo sconvolgeva. Era contro natura. Una sera la invitò a cena e le chiese di nuovo di sposarlo, ma aggiunse con grande imbarazzo e balbettando che avrebbe accettato eventuali sue scappatelle, perché solo sessuali. Questa scelta era costata a Pippo enormi sforzi ma lei ringraziò rifiutando nuovamente, dicendo che era convinta che una volta sposati lui sarebbe diventato geloso e che l’ avrebbe assillata. Per Pippo passarono ancora giorni fra atroci sofferenze d’amore. Notti di incubo in cui vedeva l’amata godere con poderosi maschi che la facevano urlare di piacere. Si svegliava sudato… manche stranamente eccitato. Poi una notte, svegliandosi di nuovo eccitato, lo fece: si mastubò immaginadola con un altro uomo, Mentre si segava oscillava fra una frenetica eccitazione voyeristica e una dolorosa paura di perderla. Poi trovò la soluzione. Invitò Caterina di nuovo a cena. Lei si aspettava ovviamente nuove insitenze. Ma lui non parlò che di cose frivole. Alla fine giocò la sua carta vincente. Estrasse di tasca un documento che le sottopose. Lei lo prese e lesse la prima frase: Contratto di matrimonio; prima clausola vincolante: il Signor Filippo chiede in matrimonio la Signora Caterina garantendole la più completa libertà di conoscere e frequentare sessualmente altri uomini che la Signora Caterina decidesse di frequentare senza ostacolarla in alcun modo. Questa clausola potrà essere fatta valere come attribuzione di colpa a caricodel Signor Filippo in tribunale in caso di separazione se alla base di questa separazione vi fosse la gelosia del Signor Filippo o il divieto di frequentare altri uomini che lui imponesse alla moglie Signora Caterina. Da parte sua la Signora Caterina si impegna ad informare il marito di eventuali adultèri condividendo con lui i dettagli degli adultèri stessi. Caterina gioendo intensamente dentro di se senza però mostrare questa emozione firmò il documento. Poi guardò intesamnete Pippo negli occhi e gli sussurrò.

-Ho volglia della tua lingua luggiù… E ho voglia di averti subito dopo il matrimonio… Voglio farti vedere quanto io sia davvero calda e passionale… Dovrai prendermi tutta, in tutte le maniere, di continuo, tutti i giorni… E se non lo fari abbastanza, Pippo, amore mio mi avvarrò della clausa liberatoria di adulterio consentito.-

Pippo era emozionato, ma c’era una vocina strana dentro di se… Sapeva che sarebbe successo. Sapeva che non sarebbe stato all’altezza degli appetiti sessuali di Caterina… Ma capì anche che era disposto a pagare il prezzo di eventuali scarse performance quando il pene gli si indurì nelle mutande. Quando lei andò via Pippo estrasse il membro e partì con la sega. tentava di scacciare quel pensiero ma quello si ripresentava sempre più imperioso. Lei, la sua amata, che cavalcava infoiata un maschione robusto e cazzuto che la incitava, metre anche lei lo incitava a sua volta con voce strozzata; la vedeva gemre, ansimare, sudare, sgitarsi tutta. La sentiva entrare in orgasmo. Anche il toro godeva spingendo il turgido membro bagnato in fondo a lei… e godeva anche lui, Pippo, vedendo la sua amata commettere adulterio

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Iniziazione:Caterina vola via

La pioggia di Giugno,il cielo scuro,i lampi che illuminano l’esterno della mia stanza,il vociare dei miei genitori nella cucina,le mille immagini nella mia mente,ricordi,pensieri,parole,una sigaretta accesa fra le dita.Da quel giorno in macchina con Caterina,sono passati due mesi,non è più successo niente fra noi,ci siamo visti pochissimo,”aveva sempre da studiare”,l’ho lasciata fare,non avevo voglia di lei.Non avevo neanche più voglia di guardare le solite immagini sul computer,negli ultimi due mesi,la mia natura selvaggia premeva sempre pià insistentemente e nella mia mente si materializzavano fantasie sempre più perverse.Caterina non sà,che in questi due mesi l’ho tradita come potevo,quando me ne capitava l’occasione,lei a casa a studiare io nei locali a divertirmi con sconosciute,con cui dividevo violenti orgasmi nei cessi dei locali.Freneticamente iniziai anche a frequentare i luoghi dove c’era Stefania,non la incrociai mai,si era dileguata nel nulla e anche le notizie su di lei iniziarono a scarseggiare.Quella sera di Giugno non c’erano inviti interessanti,Caterina stava ripassando gli appunti per l’esame che avrebbe sostenuto la mattina dopo,le telefonai come ogni sera,con le solite parole
-Ciao che fai?-
-Amore..studio..studio…ma domani sera sono tutta tua…-sentiì che sorrideva,trasalì in me rabbia
-Che culo!-le risposi,il suo sorriso si spense
-Ch.che hai Carlo?-
-Nulla dai ci vediamo solo cinque minuti?-in quei due mesi mi aveva evitato gentilmente,io non avevo mai insistito,ma si capiva che quella sera l’aveva segnata
-Domani..ok?-rispose con aria materna,ma il mio cazzo già era fra le mie mani,in erezione,avevo bisogno di sfogarmi con qualcuna.
-No facciamo mai..che ne dici?-
-Carlo…ma lo sai che domani ho l’esame…mi dispiace che in queste settimane ti ho ignorato ma sai anche quanto tengo a quest’esame…domani sera sarò tutta tua…saprò farmi perdonare vedrai…-lei non aveva nessun tipo di idea delle mie idee di perdono,ma anche questa volta la lasciai fare,sul display del cellulare un messaggio mi invitava ad una festa di diciotto anni,quindi la mia sete di sesso in qualche modo si sarebbe placata lì.
-Daccordo,buono studio io…vado a bere una birra con Mario,ma domani sei tutta mia..-
-Ti amo Carlo ciao…-
-Sisi ciao-chiusi la telefonata e mi avviai verso il locale,già pieno di gente,ragazzi,ragazze,musiche,alcool,balli,risate,io lontano anni luce,seduto su di un divanetto a cercare una preda,che si materializzò pochi istanti dopo.Sigaretta fra le labbra,marcate di rosso fuoco,capelli biondo scuro tirati all’indietro e racchiusi in una treccia alta,occhi azzurri segnati dal nero del mascara,fasciata in un microabito rosso,che le scopriva le gambe fin sopra il ginocchio e che da seduta le si faceva intravedere il perizoma.Seno piccolo ma si vedeva che non portava reggiseno,piccole rughe attorno alla bocca,ben nascosto dal trucco,a occhio e croce poteva essere una parente della festeggiata,forse sui quaranta anni abbondanti.Era seduta come me su di un divanetto poco distante,trovato il suo sguardo le sorrisi,fece la stessa cosa,lo presi come un invito e mi avvicinai a lei.Provammo a scambiare qualche parola ma la musica era altissima e capiì solo che aveva 47 anni,portati paurosamente bene,che il marito era da qualche parte in sala a ballare con la figlia e la nipote,che quindi era la zia della festeggiata.
-BEVIAMO QUALCOSA??-urlò,feci di si con la testa e ci avvicinammo al bar,lei ordinò un Martini liscio,io feci lo stesso e lo bevvi in un sorso,mi faceva letteralmente schifo il Martini,continuammo a parlare,facilitati dal fatto che il bar era un pò più distante da quell’orgia musicale.
-Come ti chiami?-
-Sono Carlo..tu?
-Ti chiami come mio marito…Sandra,come mai qui,sei un amico di Lorenza?-feci una smorfia innocente,negli approcci non avevo nessun piano,mi guidava il mio istinto o il mio cazzo
-In realtà mi ha portato un amico,non sò neanche chi cazzo sia Lorenza…fortunatamente ho incontrato te…-fece un sorriso,mentre fissava il marito che si strusciava con le amiche della nipote.
-Guardalo…cinquantanni e ancora dietro alle ragazzine…che tristezza..lui e che tristezza io qui a fissarlo gelosa…-capiì subito la situazione,le presi una mano gentilmente,gliela baciai
-Sei bellissima e lui un’idiota…gli uomini sono così…lascia perdere…-fu sorpresa dal mio gesto e in realtà anche io mi sorpresi,le presi la mano e la trascinai in pista.
-Facciamogli vedere che sei ancora una donna,Sandra,balla con me…-le sussurrai ad un orecchio,mentre con una mano l’avvicinai a me,strusciandomi a lei.Sulle prime si irrigidì,poi il suo sguardo ritornò al marito,che era schiacciato come una sottiletta fra due ragazzine ubriache e urlanti e prese a ricambiare lo struscio,aveva movenze da gatta,me lo fece diventare di marmo in pochi istanti,appena i nostri sessi,ben imprigionati nei nostri abiti,si incollarono.Le misi una mano sulla schiena,per avvicinarla di più,con delicatezza me la spostò sul suo culo e mi fissava negli occhi,sembrava che mi stesse fissando la notte,c’era da perdersi in quello sguardo.Diventai audace,ora era il mio cazzo a parlare
-Sandra,sei molto sexy lo vedi?Quello stronzo di tuo marito è solo un povero coglione…-cercai le sue labbra,lei si scostò di s**tto,si irrgidì
-Cosa fai?-si staccò dalla mia prese,era visibilmente incazzata,anche se potevamo notarlo solo io e lei,il resto della gente ballava,pomiciava,si strusciava,perfino il marito non si accorse di niente.Si allontanò senza una parola,la seguiì con lo sguardo,la vidi scomparire nei bagni,pochi istanti dopo la seguì.Stranamente era deserto,si sentivano solo i suoi singhiozzi,all’interno dei bagni per donne,apriì la porta e la trovai seduta a terra,rannicchiata,mentre fumava una sigaretta e una lacrima nera le rigava il viso.Presi posto accanto,le accarezzai i capelli,le asciugai le lacrime,in fondo sapevo ancora come consolare chi stà soffrendo.
-Sandra sei una donna bellissima…-le baciai la bocca,stavolta mi lasciò fare,sembravamo due ragazzini,baciava bene,sentivo la sua lingua cercare la mia,accarazzerla.Le iniziai lentamente a toccare un seno,avevo visto bene non portava il reggiseno,dal vestito si poteva toccare la sua eccitazione,audace portai la mano sotto il suo vestito,spostai di poco il perizoma che portava e con le bocche sempre ben incollate,le inziai a stuzzicare il clitoride.Mi baciava,gemeva e mi baciava,forse l’alcool aveva fatto il suo decorso,forse ne aveva voglia,non saprei,la sua mano scivolò sui miei pantaloni,l’aprì e il mio cazzo finalmente libero,svettava duro come non mai.Silenzio irreale in quel cesso,mentre prepotente la musica veniva bloccata dalla porta che ci separava dal mondo.Mi alzai,spalle alla porta,lei da donna esperta capì,si mise in ginocchio,mi abbassò i pantaloni fino alle caviglie,lo prese tutto in bocca in un colpo solo arrivò alle palle,la guardavo silenzioso,rimase così per alcuni secondi,occhi chiusi,poi l’aprì,liberò la bocca,mi guardò
-Sai di buono…-disse maliziosa e iniziò con un ritmo lento uno dei pompini più belli che abbia mai ricevuto.Negli ultimi mesi i miei erano sempre stati atti violenti,ma in quel momento volevo godermi la sua bocca e goderci dentro,presi la sua treccia fra le mani e inziai a darle il ritmo,per abitudine più che altro.Lei sembrava gradire,succhiava,si fermava,leccava le mie palle,raggiungeva il buco del culo con la lingua,mentre con la mano continuava a masturbarmi,poi lo riprendeva in bocca,fino in gola.Stavo per esplodere quando la porta alle mie spalle si aprì,una voce conosciuta,eri di spalle non potevo ancora vedere di chi era,esclamò
-ZIA MA CHE CAZZO FAI!!!!-la donna si bloccò,il viso sfatto e arrapato,non disse nulla si sistemò in fretta e uscì,io mi girai e lo stupero divenne irrazionalmente eccitazione.Davanti ai miei occhi e al mio cazzo dritto c’era Caterina,tirata a sera per la festa,e meno male che doveva studiare per l’esame.Spalancò la bocca,stava per dire qualcosa,la trascinai in uno dei bagni,le tappai la bocca con una mano e chiusi la porta,non sapevo bene cosa avevo in mente ma ero eccitato e dovevo in qualche modo liberarmi.
-E tu che cazzo ci fai qua non dovevi studiare eh??!?!-lei era atterita,farfugliava,tolsi la mano davanti alla sua bocca
-Ero passata un attimo a fare gli auguri a mia cugina….MA TU CHE CI FACEVI IN BOCCA A MIA ZIA???-iniziò con piccoli pugni a cercare di liberarsi dalla morsa,ma la tenevo da dietro e i suoi gesti erano goffi e senza forza.Presi a ridere
-E tu che ci fai qui è così che negli ultimi mesi passi le serate?A troieggiare in mia assenza?Ma ora sei qui..-portava una mini nera,con un colpo secco le aprì le calze,spostai il perizoma e la penetrai,lei disse solo
-Cazzo….-iniziò a piangere,più piangeva più la offendevo
-Ora piangi vero stronza?Sei solo una puttana lo sai?E avevi detto che eri la mia puttana ma a quanto pare lo sei di tutti e meriti una punizione…-mentre la possedevo selvaggiamente le tiravo i capelli con violenza,mentre torturavo con le dita il suo seno destro
-No non è così-piangeva-sono tua scusami ti prego…è che..che..ahh-i miei colpi erano decisi e violenti,stavo sfogando tutta la mia rabbia ed eccitazioe dentro di lei.Lei era divenuto un corpo senz’anima,umiliata ancora una volta
-Hai visto la tua zietta come lo succhia?Tu potresti imparare molto lo sai?-
-Carlo cazzo ti prego…ahhh-non godeva,non gemeva,in cuor suo sperava solo che tutto finisse presto,sfilai il cazzo dalla sua fica,strappai il piccolo perizoma che portava,lei stava per girarsi,credeva avessi finito,ma con una mano la tenevo ferma per il collo,con l’altra aiutai il cazzo ad entrarle nel culo.Un unico colpo secco,il suo urlo agghiacciante,la musica fuori che copriva tutto.
-Oddio no che fai….ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh-iniziai a fotterle il culo,voracemente,lo sentivo allargarsi sotto i miei colpi,lei piangeva disperatamente,immobile,pregando che tutto finisse il più in fretta possibile.Dopo un tempo indefinito,sentiì che stavo arrivando,ero nel culo ma io non volevo questo.Feci uscire il cazzo fuori,lei si girò di s**tto,come un a****le ferito e tradito mi guardò,le sborrai in faccia e fra i capelli,qualche schizzo le imbrattò il bel vestito che indossava per l’occasione.La feci alzare,mi alzai i pantaloni,la presi per un braccio,aprì la porta del cesso e la portai davanti allo specchio
-Vedi..amore..guarda quanto sei puttana…ora vai in pista e mostrati a tutti come veramente sei…-immaginavo qualsiasi tipo di reazione,mi aspettavo un pugno,uno schiaffo,non fece nulla,si guardava e piangeva,ripetendo
-Perchè..perchè???-le risposi sadico
-Perchè ami il cazzo….fattene una ragione…ora scusami ma c’è tua zia che mi aspetta…-la spinsi un pò distante da me,lei ebbe un sussulto di orgoglio
-Non mi cercare più…-con un filo di voce,riuscì solo a dire.La guardai,con disprezzo,risi alla sua affermazione
-Ringraziami piuttosto..potevo fare molto peggio…-era il mio addio,il trionfo del mio lato oscuro,la lasciaì lì,in quel cesso,lasciaì lì tutta la mia vita precedente.Ormai ero diventato qualcosa che non riuscivo a capire e non riuscivo a contenere.Prima di uscire dal locale incrociai lo sguardo di Sandra al bar,la salutai con un cenno della testa,l’aria calda della notte abbracciò il resto dei miei pensieri.

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Un trio con Katia e la sua amichetta

Quell’anno avevo faticato molto per rimanere a casa da solo in quanto i miei genitori avevano deciso di partire per due settimane durante le vacanze estive con un gruppo di amici.
Nonostante l’insistenza dei miei per farmi partire con loro riuscii a convincerli che avrei approfittato della loro assenza per dedicarmi un po’ allo studio e recuperare un bel po’ di lezioni di matematica (naturalmente fingendo). I primi giorni mi dedicai soprattutto alle uscite con gli amici potendo rincasare tardi e divertirmi con i miei amici con i quali rimorchiavo alla grande.
L’occasione però mi si presentò un afoso martedì pomeriggio in qui avevo deciso di non uscire a causa del gran caldo e così restai a casa a guardarmi un bel film.
Verso le 16 mi arrivò la telefonata di una mia amica di classe Katia, una bonazza pazzesca con due tette ed un culo da sfondare, mi disse che sarebbe passata per casa mia con Dalila un’altra nostra amica per discutere un po’ sul dove passare le vacanze estive. Ormai erano 2 anni che passavamo le vacanze in campeggio con tutta la nostra comitiva ed io avevo sempre desiderato di scoparmela fino a che l’ultima sera di campeggio dell’anno precedente aiutato un po dalla sbronza mi decisi a proporglielo e lei per niente scandalizzata mi rispose con un tenero bacio ed un sorrisetto malizioso “ormai è tardi ci rifaremo la prossima volta”. Durante l’anno scolastico però non avevo potuto più chiederle niente poiché si era messa con un mio amico e quindi mi ero solo limitato a farmi le seghe pensando a come l’avrei scopata in campeggio.
La sua telefonata accese in me un lume ed estasiato anche perché ormai era tornata single mi iniziai a preparare con cura: mi lavai con cura, mi rasai la barba, mi improfumai ed indossai una camicia di seta bianca per mettere in mostra i miei muscoli ed i miei addominali scolpiti ed un jeans attillato che faceva risaltare le mie gambe toniche frutto di 13anni dedicati al calcio.
Quando suonarono al campanello andai ad aprire e mi si presentarono due bei pezzi di fica, Katia era alta 1.75 capelli lisci neri lunghi, occhi da pantera e formosa al massimo con un paio di tette enormi. Infatti quel giorno indossava un top scollato che metteva in mostra tutto il suo davanzale ed un jeans attillato che risaltava il suo culetto tondo e sodo, Dalila invece che era una ragazza molto più facile e ancor più bella indossava un completino rosa che mi fece arrapare solo a guardare.
Così invitai le mie amiche a bere qualcosa ed iniziammo a parlare del più e del meno mentre io ero distratto ad ammirare le splendide forme di quelle due porcelline ed aspettavo solo un minimo segnale da parte loro per scoparmele entrambe.
Così ad un tratto Katia si alzo e mi chiese di andare in bagno ed io rimasi solo con Dalila a parlare quando ad un tratto lei mi disse “guarda che sto vedendo come ci guardi sai ma dimmi 1po chi è che ti eccita di più tra noi due?” a quelle parole non ero preparato e avrei voluto rispondere più garbatamente ma mi uscì spontaneo rispondere “siete due maiale e vi tromberei entrambe” ma subito mi pentii per paura di averla offesa anche se sapevo che era una grande zoccola, infatti mi rispose “Ah si beh aveva ragione Katia sei proprio un porco”
“Perché cosa pensa Katia di me” le risposi “Niente avevamo fatto una scommessa e lei aveva scommesso che tu oggi ci avresti provato con entrambe! Ma devo dire che non mi dispiacerebbe affatto perderla sai anche tu mi ecciti molto”
Così a quelle parole le afferrai la faccia ed infilai la mia lingua nella sua bocce e fu una sensazione stupenda perché iniziò a succhiarmela con avidità.
Mentre ero intento nel baciarla stavo iniziando gia a scendere con le mani per strizzare le sue meravigliose chiappe ma non feci a tempo perché comparve la mia amica Katia sull’uscio della porta e rivolgendosi a Dalila disse “Hai visto ho vinto!” e poi rivolgendosi verso di me disse con fare malizioso “Che meraviglia la tua vasca idromassaggio sai pagherei tanto per farmi un bel bagno” ed io ancor piu eccitato le dissi “Beh la vasca è grande in 3 ci staremmo benissimo”.
Così accompagnandole per mano le condussi verso il bagno dove c’era la mia grande vasca ed iniziai a spogliarle. Prima iniziai da Katia le tolsi il suo top e liberai quelle due magnifiche tette che iniziai a succhiare come caramelle notando sempre di piu l’inturgidirsi dei suoi capezzoli mentre Dalila iniziò a fare da se rimanendo solo in perizoma e iniziandomi a spogliare a sua volta e a massaggiare delicatamente il mio cazzo ancora nei boxer che ormai era allo stato puro di erezione.
Una volta nudi entrambe iniziai a riempire la vasca e nel frattempo mi dedicai un po’ ad assaporare tutti gli umori delle loro fiche.
Riempitasi la vasca ci immergemmo ed attivai l’idromassaggio e li andai in estasi quando Dalila inizio lentamente a fermi 1pompino e a succhiare delicatamente la mia cappella fino alle palle mentre io e Katia eravamo intenti a limonare mentre io le toccavo il seno.
Ero ormai al massimo sentivo che stavo per sborrare quindi le feci mettere entrambe vicino alla mia cappella mentre la limonavano a vicenda le venni in faccia con diversi spruzzi e le due porche iniziarono a giocare passandosi lo sperma da una bocca all’altra.
Non mi era mai capitato ma il mio cazzo dopo aver eiaculato restò duro come de nulla fosse successo e quindi presi Dalila e le dissi “ora ci divertiamo dove lo vuoi” lei mi rispose “dappertutto sfondami la fica e anche il culo” e così non me lo feci ripetere 2 volte e le infilai il mio uccello ancora lubrificato nella sua caldissima fica mentre con il dito medio mastrurbavo il clitoride a Katia ed in pochi minuti i gemiti di piacere di quelle due troie pervasero tutto il bagno.
All’improvviso Dalila emise un urlo diverso dagli altri molto più intenso e sfilandole il cazzo dalla sua fica iniziarono a colare umori a fiumi.
Katia intanto si era fatta avanti ed aveva preso il suo posto mettendosi a pecora a bordo vasca e come una vera porcella aveva condoto il mio cazzo nella sua michetta un po’ strettina che mi fece godere da morire guardando anche lei che mentre lo prendeva in fica leccava a vicenda la passerina di Dalila. Non ce la feci più e di nuovo sborrai sulla fica della mia amica che intanto eiaculaca e quindi in quel miscuglio di sperma e umori Dalila ne approfittò per saziarsi.
Ero sfinito il caldo e la stanchezza si facevano sentire ma le mie amiche sembravano on saziarsi mai così Dalila mi riprese “E no bello mio ricordati la promessa ora mi devi sfondare il culo” così a queste parole iniziai a leccare l’ano di quella favolosa troia e devo ammettere che non era affatto stretto ma volevo assicurami una penetrazione soddisfacente e così aiutandomi con le dita feci spazio al mio cazzo e me la scopai anche in culo come un toro, devo ammettere che gemeva di piacere e dolore ma continuava come una troia a dirmi “Vai stallone sono tua trombami ancora rompimi tutta” mentre Katia guardava la scena e si masturbava lentamente quando improvvisamente di nuovo Dalila Urlò “VENGOOOOOOOO” e mi spruzzò sulla cappella calda un bel po’ di liquido che mi fece eccitare al massimo perché lubrifico tutto il mio membro.
Così dissi a Katia “Tu ricordati della promessa ora devo sfondare anche te il tempo lo abbiamo” e lei si avvicinò e mi mise in primo piano il suo bellissimo culo che iniziai a palpare lentamente.
Con lei però volevo essere più perfido quasi ce l’avessi con lei per tutte le volte che non si era concessa, così mentre le leccavo l’ano le infilai tutta la cappella in culo e credetemi dette un urlo che per un attimo temevo mi volesse respingere, ma niente a fatto dopo pochi istanti iniziò a dirmi “grazie amore mi hai sverginato il culo dai continuo dai dai…” e mentre ero intento a scopare il suo bel buchetto Dalila mi venne a leccare le palle e le succhiava lentamente con la sua bocca carnosa.
Quindi non ce la feci piu tirai fuori l’uccello e lo ficcai in bocca a Dalila che mi diede un morsetto sulla cappella facendomi sborrare nella sua gola.
Katia si rialzò dal bordo vasca e iniziò di nuovo a limonare con la sua amica facendo così sciogliere lo sperma sulle loro lingue.
Esausti entrambe uscimmo dalla vasca e ci asciugammo le mie amiche se ne andarono dopo poco ed entrambe mi scambiarono un intenso bacio con la lingua. Prima di andarsene Dalila prese in mano il mio uccello nei pantaloni e mi disse “domani farà ancor piu caldo di oggi verremmo sicuramente a rinfrescarci nella tua splendida vasca.
E si infatti questo si ripetè per ben 3 giorni mentre in campeggio rombammo ancor piu avidamente divertendoci un mondo. Katia è una ragazza seria le promesse le mantiene!!!

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Il “buon vicinato” ..

Da pochi anni è venuta ad abitare nell’appartamento dirimpetto al mio, una coppia di anziani, lui oltre la sessantina, e lei poco meno di sessanta. Lui è uno spilungone alto, dalla parlata incomprensibile, qualsiasi cosa dica. Lei è ancora una bella donna, soda e carnosa, ma vestita sempre in modo sobrio, perché lui è gelosissimo e guai se la si guarda.
Un giorno questa signora rimase chiusa fuori dall’appartamento, e non riusciva ad infilare la chiave nella toppa.
Allora, rientravo proprio dal lavoro in quel momento, le dissi “signora, se vuole posso darle un aiuto”. Diedi un’occhiata, e vidi che qualcuno aveva infilato una vite nella serratura, e dentro la stessa serratura c’era una mezza chiave tipo “da scasso”. Le dissi “signora, qualcuno ha tentato di forzarle la serratura”, forse è il caso di chiamare qualcuno. Lei si agitò subito, ed allora le dissi “ok, ci penso io”. In capo a dieci minuti, avevo risolto la situazione, mentre lei continuava ad essere in preda dell’agitazione. Mi disse “entri in casa con me, ho paura che ci sia qualcuno”. Entrai, ma in effetti, non essendo riusciti a forzare nulla, non c’era pericolo che qualcuno fosse entrato. Le dissi “ha visto signora? Tutto è finito bene”. Lei allora si avvicinò e mi abbracciò forte, ringraziandomi. Nell’abbraccio, sentii le tette dure e grosse della signora premere sul mio petto, ed il mio uccello ebbe una reazione inconsulta, anche se conoscendolo bene, me lo sarei aspettato. Lei si accorse del mio cazzo duro che premeva contro la sua pancia, e due secondi dopo mi ritrovai con la sua lingua in bocca in una pomiciata fenomenale.
Mentre la limonavo, presi le sue tette in mano, slacciai la camicetta e le tirai fuori, iniziando a ciucciare i capezzoli. Lei era già arrapata come una biscia, e mi porto in salotto, dove si sedette sul divano, aprendo le gambe e tirando su la gonna del tailleur. Sorpresona !! Aveva le autoreggenti e un paio di slippini, che le sfilai con la bocca. Iniziai a leccarla e lei saltava come una molla ad ogni mio colpo di lingua. Poi, mi fece sedere sul divano, mi slaccio i pantaloni e tirò fuori il mio arnese, iniziando un pompino reso fantastico dalla voglia enorme che questa zoccola repressa aveva. Le chiesi “ma da quanto non scopi, Elvira?”, e lei “Quell’impotente di Cesare non prende nemmeno il viagra, dice che lui è contento così.. “. Quando lo ebbi duro che non ne potevo più, la girai e la scopai a pecorina. Quasi subito le sborrai sulle chiappe, tanto ero eccitato, ma dopo che me l’ebbe succhiato ancora, il mio ciccio si tirò sù, ed allora le dissi “adesso voglio il culo”. E lei “guarda che non l’ho mai dato prima..”, ed io “non ci credo, lo voglio”. Aveva un culo bellissimo malgrado l’età, sodo come pochi. Le allargai il buchino prima con un dito, poi con due, poi insalivai la punta del cazzo e sputai sul buco, e me la inculai. Durante l’inculata venne due volte.
Poi le sborrai in bocca io. Andai a lavarmi, e tornai a casa, proprio poco prima che tornasse il suo uomo.
Qualche minuto dopo, suonò il campanello… pensai “cazzo, vuoi vedere che l’ha beccata nuda col culo sfondato e adesso viene a rompermi i coglioni…?”. Andai ad aprire, ed erano tutti e due fuori della porta.
“Elvira mi ha raccontato..” disse lui con tono severo. Lei, rossa in volto e imbarazzatissima.
Io allora lo guardai e con una faccia quasi supplice dissi “Cesare, posso spiegarle…” ma lui mi interruppe. Disse “non serve.. non so dove Elvira abbia la testa ultimamente ( ce l’aveva fra le mie gambe a succhiarmi il cazzo, cornuto di merda..), ma questa scioccona è rimasta chiusa fuori perché, innanzitutto ha lasciato le chiavi in macchina, e,seconda cosa, sa benissimo che quella vite la mettiamo noi per non farci forzare la porta….”. Vidi lei che sorrideva di sottecchi, allora capii tutto. La zoccola l’aveva fatto apposta per farsi scopare da me.
Allora io dissi “beh, comunque è bene che abbia potuto contare su di me..l’ho aiutata a risolvere il problema”.
E Cesare, il cornuto, disse la frase epica, in quel momento:”Eh, se non ci fosse ancora il “buon vicinato”, come nel suo caso, chissà dove si andrebbe a finire..la ringrazio di vero cuore.”
Adesso per scoparmi Elvira, non occorrono più scuse.
Basta sapere quando ha bisogno della mia “chiave” e da buon vicino………….

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Giorgia, la manager che diventa mia schiava

chi mi vuole contattare può scrivere a padrone29@gmail.com

Giorgia è una donna normale, quasi banale del Friuli operoso e dinamico. Una donna tutta casa e famiglia anche se con grandi capacità professionali, determinazione e di leadership fuori dell’ordinario. Nulla di lei e della sua vita può far pensare a una donna trasgressiva. Da giovane infatti la sua vita era segnata dalla scuola, dall’oratorio, dall’azione cattolica e mai da nulla di trasgressivo. In questo ambito conosce Marco e dopo un po’ si fidanzano e poi si sposano.Lei appena laureata viene assunta da una grande azienda di articoli sportivi come assistente dell’amministratore delegato e qua capisce che il mondo non è quello ovattato e protetto della scuola e dell’oratorio, ma assomiglia più che altro a una piscina piena di squali.
Le donne dell’azienda pensano che abbia avuto quel posto grazie alle sue doti fisiche notevoli e non per le sue capacità(Giorgia non è tanto alta, ma ha una quinta di regiseno e un sederino da sballo), deve quindi dimostrare in continuazione il suo talento e le sue capacità. Grazie a queste ultime riesce a farsi strada in azienda e a diventare direttore della produzione ruolo che la porta ad avere rapporti soprattutto con maschi che cercano in continuazione di avere la meglio su di lei, ma gradamente riesce a farsi rispettare. Contemporaneamente riesce ad avere un figlio da Marco, ma i loro rapporti sessuali non sono quelli che si definirebbero soddisfacenti, infatti il marito soffre di eiaculazione precoce e dopo due minuti scarsi eiacula credendosi soddisfatto lui, ma non dando soddisfazione per nulla a lei.
Un giorno per caso Giorgia vede su internet il mio blog che parla del bdsm e della dominazione e la sensazione che prova è di eccitazione, una cosa che la meraviglia dato il ruolo dominante che svolge sia in casa che in famiglia, ma lascia correre e prosegue nella sua solita vita tutta dedicata al lavoro, alla famiglia e ai figli.
La lettura però di quel blog relativo alla dominazione e al bdsm l’aveva colpita e soprattutto di notte aveva sogni continui in cui veniva dominata e sottomessa che la portavano ad essere terribilmente eccitata e bagnata al risveglio.
Dopo qualche tempo trova il coraggio di contattarmi e mi racconta la sua storia, io capisco subito che non è la solita ragazzina che dopo avere letto le cinquanta sfumature di grigio vuole darsi al bdsm, ma si tratta di una persona consapevole della voglia di cominciare un percorso. Io le dico subito che sono un padrone autoritario ed esigente e che se volesse diventare una schiava anche i rapporti col marito sarebbero dipesi dalla volontà del suo padrone che comunque non l’avrebbe messa in difficoltà con i figli e nella sua vita di tutti i giorni, ma che comunque l’avrebbe portata al limite.
Come prova le chiedo di pulire il bagno del water dell’ufficio con la sua lingua, il giorno seguente e lei accettò.
Il giorno seguente lei eseguì l’ordine, e mi mandò la foto che ne attestava l’esecuzione, ma non nel modo in cui intendevo io, infatti aveva leccato solo la tavalozza e non il water sotto. Le feci rifare la cosa ordinandole anche di darsi cinquanta colpi sul sedere col mestolo di legno che si gira la pasta per non aver eseguito attentamente all’ordine. Giorgia fece anche questo e diventò ufficialmente una mia schiava.

http://www.padronebastardo.org

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LA MORA, LA BIONDA E LA ROSSA.

STORIA DELL’INCONTRO DI TRE TRAV PUTTANE!

Era da molto tempo che non rivedevo la mia amica Lella, una delle mie sorelline preferite, con cui ho avuto già diversi incontri piacevoli ed eccitanti. Con lei mi trovo benissimo e ricordavo con piacere (eccitandomi al solo pensiero) le nostre lesbicate terminate tutte con i suoi stupendi schizzi di calda crema nella mia bocca assetata, documentati da alcuni video che girano nel web e di cui potete ammirarne uno su questo stesso blog. La mia bionda preferita non era più a Roma ma, con estremo piacere, un bel giorno, mi ha avvertita che sarebbe tornata un sabato e che avrebbe volentieri fatto una bella lesbicata con me. Naturalmente mi sono subito resa disponibile e le ho proposto di coinvolgere la mia nuova amica Paola per un coinvolgente incontro tra tre troiette porcelline. L’ho subito avvertita e lei, naturalmente, da vera troia come me, si è subito detta disponibilissima, ed abbiamo concordato orario ed incontro nel motel dove alloggiava Lella.
Il giorno stabilito ho preparato con cura tutte le mie cosine e mi sono recata con un po’ di anticipo nel luogo dell’incontro. Parcheggiata l’auto ho raggiunto la camera dove alloggiava Lella; ero fremente di rivederla dopo tanto tempo, ho bussato alla sua porta che dopo pochi istanti si è aperta. Sono entrata e me la sono trovata davanti: parrucca bionda corta come al solito, occhiali da sole, vestitino di rete nera cortissimo, calze nere con reggicalze , sandali argentati con tacco a spillo, guanti bianchi lunghi, depilatissima come sempre: insomma la solita incantevole troia. Ci siamo salutate con un bacio delicato sulle labbra ma io, da vera zoccola come sono, non ho resistito e ho subito messo la mano sul suo splendido e candido clitoride inanellato da un cokring in silicone bianco che spuntava da un mini perizoma con apertura sul davanti.
“Sei sempre la solita splendida troia, tesoro!” le ho detto e mi sono subito recata in bagno per la cerimonia della trasformazione. Mentre mi cambiavo e truccato per diventare Patty pensavo con eccitazione a quando l’avrei accarezzata, baciata ed avrei potuto godere appieno del suo corpo e di quello di Paola che sarebbe arrivata più tardi.
Ho indossato un corpetto nero di tulle, molto sbarazzino, che lasciava scoperto il seno, con reggicalze incorporato, calze nere velate ed un perizoma aperto che non lasciava nulla all’immaginazione, cockring di silicone trasparente intorno a clitoride e ai testicoli, sandali neri con strass e tacco a spillo, sopra un vestitino nero di pizzo, la mia solita parrucca nera corta e trucco da vera puttana. Un po’ di profumo come ultimo tocco ed aperta la porta del bagno mi sono recata in camera dove Lella

mia aspettava seduta sul letto fumando una sigaretta: atmosfera da vero bordello in stile anni ruggenti.
La prima cosa che abbiamo fatto è stato scambiarci un lungo ed appassionato bacio lingua su lingua: non ricordavo quanto fosse eccitante baciarla sentendo i nostri due corpi toccarsi mentre la mia mano le carezzava il clitoride già turgido dal piacere.
Abbiamo iniziato a lesbicare scambiandoci deliziose succhiate di cazzo a vicenda; naturalmente io ero la passiva prevalente: come sapete ormai tutti la mia bocca è assetata di cazzo e non ne può fare a meno, soprattutto se si tratta del clitoride depilatissimo di una sorellina come Lella. Naturalmente non ho tralasciato il suo delizioso buchino posteriore con dolci e penetranti colpi di lingua: delizioso veramente con lei che mugolava dal piacere.
Mentre ci scambiavamo dolci effusioni con i nostri corpi già eccitati al massimo arriva Paola che ci trova già in piena attività. Ci salutiamo e mentre lei si reca in bagno per prepararsi noi continuiamo i nostri giochi porcellini, rotolandoci sul letto, scambiandoci baci bagnati e lunghe leccate reciproche.
Dopo un po’, non so quanto perchè non ci siamo accorte del tempo che passava impegnate come eravamo nei nostri giochi di piacere, esce Paola dal bagno: parrucca rossa corta, catsuite a rete nera a maglie larghe con apertura sul davanti, stivali neri alti ed un mini perizoma che conteneva a stento il suo clitoride già eccitatissimo: la terza puttana era pronta!
Di qui in poi è iniziato un magnifico gioco a tre difficile da descrivere: i nostri corpi a momenti si aggrovigliavano e non si capiva più di chi fosse questa o quella parte.
Mentre Paola succhiava Lella io mi dedicavo al suo cazzo turgido masturbandolo e raccogliendolo nella mia bocca sempre più affamata. Poi io e P. ci siamo dedicate entrambe a L. spompinandola insieme e scambiandoci anche deliziosi baci saporosi degli umori di Lella.
Poi, mentre Paola era supina sul letto e L. usava la sua bocca su di lei io mi sono avvicinata al viso di P. e le ho puntato il mio clitoride eccitato in bocca permettendole di dedicarsi ad esso con piacevoli colpi di lingua che andavano dalla punta scendendo giù fino alle mie palle liscie che si deliziavano di quelle eccitanti attenzioni.
In pochi attimi cambio di scena: siamo ora io e L. che offriamo a P. entrambi i nostri clitoridi e lei da supina si ritrova a leccarci entrambe trovandoseli sopra il viso e dedicando le attenzioni della sua bocca e della sua lingua una volta all’una una volta all’altra: delizioso.
In un turbinio di eccitazione crescente L. e P. si dedicano ad un coinvolgente 69 ed io inizio a leccare il buchino di L. mentre P. si dedica al suo clitoride. In genere io non svolgo ruolo da attiva anale ma la scena era troppo invitante: vedevo il buchino di L. fremere sotto i mie colpi di lingua e le mie dita che lo penetravano delicatamente. Ho avvicinato allora con delicatezza la punta del mio clitoride al suo buchino e, piano piano, ho iniziato a penetrarla: la sentivo gemere dal piacere e l’ho cavalcata con gusto mentre P. da sotto continuava a leccarla.
Eravamo ormai giunte al culmine dell’eccitazione ed io aspettavo con ansia il finale del nostro incontro, quello che adoro di più: mi sono sdraiata supina sul letto e P. e L. si sono avvicinate in ginocchio ai lati del mio viso mentre masturbavano i loro clitoridi turgidissimi. Le vedevo smanettare con foga e le stimolavo, dedicandomi con bocca e lingua sia all’una che all’altra con la mia bocca che passava dalle cappelle alle loro palle depilate e lisce e immaginava già i dolci schizzi della loro crema calda che presto l’avrebbero inondata. Passavo dall’uno all’altro clitoride eccitatissima mentre mi masturbavo a mia volta, eccitatissima, e le sentivo gemere per l’avvicinarsi del piacere. La prima che mi ha offerto il suo succo è stata Paola, alla destra del mio viso, che gemendo mi ha scaricato in bocca la sua sborra cremosa che io, come sempre, ho assaporato con sommo piacere riprendendo poi in bocca più volte il suo arnese per assaporarmelo tutto ancora bagnato del suo umore.
Poco dopo è stata Lella che, gemendo come una vacca in calore, mi ha schizzato in viso ed in bocca ripetuti fiotti della sua calda crema ricoprendomi il viso con abbondanti ondate di piacere. Ero in estasi e chiedevo a loro di continuare ripulendo per bene e più volte i loro clitoridi bagnati di umore e chiedendo loro altra sborra da gustare ma, purtroppo, sapevo che non sarebbe stato possibile, almeno quella sera.
Avevo il viso e il petto completamente ricoperto, mi sentivo una vera troia, una puttana in calore, una vera porca, insomma quella che voi conoscete: Patty.
Kiss ed a presto col prossimo racconto.

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yoga

Fare yoga è bello, mi ha sempre intrigato! Ma quando l’ho capito veramente, era passato circa dopo un mesetto che avevo iniziato a seguire delle lezioni private a casa di un’amica…soprattutto dopo quel che mi è capitato.
Partiamo dall’inizio:
Una mia cara amica ha, per caso, iniziato a seguire delle lezioni di yoga qualche anno fa. Da allora è diventata sempre più brava, tanto da poter diventare prima assistente e poi maestra di yoga nella scuola in cui ha iniziato.
L’anno scorso stavo parlando con lei, una ragazza giovane, alta circa 170cm, corporatura magra, capelli biondi e lunghi fin poco sopra le spalle, uno sguardo stupendo con le sue pupille marroni tendenti al nocciola, un culetto che farebbe invidia alle più belle attrici di Hollywood e due piccoli seni che però ti fanno pensare “quanto li vorrei poter coprire con il palmo della mano”, voce calma e suadente, ma allo stesso tempo ferma, di chi sa cosa vuole dalla vita. Parlando, esce il discorso dello yoga e sul fatto che anche io avrei voluto provare e lei, che chiameremo “V”, si propone di farmi delle lezioni gratuite.
Dopo qualche mese da quella chiacchierata, finalmente riusciamo ad organizzare la mia prima lezione: V mi fa fare un’ora intensa, dove mi fa provare varie tipologie di yoga; alla fine della lezione mi sento stanco e stremato, ma contento e le dico che voglio continuare. Così ci organizziamo in modo da poter far una volta alla settimana una lezione da circa un’ora a casa sua e io, in cambio, per ripagarla, le offro sempre la cena.
Così si susseguono le lezioni, pian piano, un’ora alla volta e passa circa un mese da quella prima lezione; nel giorno e nell’ora decisi per quella settimana, come sempre, arrivo da lei appena finito di lavorare con lo zainetto in spalla contenente i vestiti da usare per la lezione. Ci salutiamo e vado in bagno a cambiarmi; nel mentre V va a preparare nella stanzetta predisposta allo yoga i tappetini. Messi via i vestiti del lavoro ed indossati i pantaloncini e la maglietta, la raggiungo e mi siedo sul mio tappetino, in attesa che lei si sieda sul suo, posizionato davanti al mio. Ma, prima di sedersi, mi dice di alzarmi che questa volta avremmo fatto yoga in un modo leggermente diverso dal solito, in un modo più “naturale” e, dicendo questo, si toglie la maglietta e continua dicendomi “togliti i vestiti…tutti! Spogliati completamente che facciamo yoga nudi”. Io, incredulo, la guardo mentre si toglie il top e i pantaloni e, mentre si sta togliendo le mutandine, mi dice di muovermi a spogliarmi, che dobbiamo iniziare la lezione!
Ancora con la bocca aperta, intento ad ammirarla li, nuda, davanti a me, con quelle sue tette che spuntano dal petto, grandi come una coppa di champagne, con in punta dei capezzoli rosei, la pancia piatta, le anche che spuntano leggermente a lato e la sua bella fighetta, quasi completamente rasata, con un piccolo triangolo di pelo castano chiaro posizionato poco sopra le grandi labbra.
Con un piccolo gesto con la mano, V richiama la mia attenzione e mi dice di muovermi; mi tolgo la maglietta e i pantaloncini e rimango un attimo fermo prima di togliermi le mutante, l’ultimo baluardo che mi copre un’erezione ormai non più controllabile; prendo un lungo respiro e le abbasso.
Appena finito di spogliarmi, senza neanche guardarmi, mi fa il gesto di sedermi sul tappetino ed iniziamo la lezione facendo tutte le posizioni fatte già le altre volte, solo che ogni volta che si china con le gambe dritte e mette le mani vicino ai piedi, faccio fatica a concentrarmi e le guardo quel bel culetto che si ritrova, pensando a quanto sarebbe bello prenderla da dietro in quella posizione e di farle sentire quanto è duro il mio cazzo; come anche ogni volta che facciamo una posizione in cui si deve allargare bene il bacino e mette in mostra il suo monte di venere, è sempre un casino e vi assicuro che nello yoga posizioni del genere sono mooolto frequenti. Quindi io, in pratica, sono perennemente con l’uccello in tiro. Ad esempio, un altro momento incasinato, avviene quando dobbiamo fare una delle tante posizioni per allungare la schiena: spostando il peso sulle spalle, testa all’indietro e gambe e piedi portati fin dietro la testa fino a toccare terra con le dita dei piedi…il problema dell’avere un’erezione in quella posizione è il trovarsi la cappella a pochi centimetri dalla faccia e non è stato molto bello!
Finalmente, dopo quasi un’ora, arriviamo agli ultimi 15 min di lezione in cui si fa riposo: come sempre, mi fa sdraiare sul tappetino, pancia all’aria, gambe e braccia distese e lasciate morbide per terra e occhi chiusi. Inizia la solita solfa sul cercare di lasciarsi andare, sentire ogni parte del corpo pesante, di non muoversi, occhi chiusi, respiro cadenzato e sento che, come le altre volte, si avvicina a me per mettermi sugli occhi una cosa fatta da lei x coprirli ed aiutare nel rilassamento. Però la sua voce la sento sempre molto vicina a me, poco sopra la testa, finché non sento qualcosa avvicinarsi alla faccia, subito penso sia una sua mano e mi domando il perché, anche se spero vivamente che poi scenda più giù ed inizi a segarmi l’uccello, che è sempre in tiro! Ma poi, invece, la sua voce cambia, e mi dice che devo continuare a tenere gli occhi chiusi e tirar fuori la lingua: io ovviamente eseguo e subito dopo sento qualcosa di morbido ed umido sopra la mia bocca. “Lecca” mi ordina e capisco che finalmente è arrivato il momento: si è inginocchiata su di me e mi ha sbattuto in faccia la sua patatina!
Nella mia testa c’è una festa! Era parecchio che mi immaginavo questo momento e non credevo sarebbe realmente successo…quante seghe mi sono fatto pensando a lei!
Lecco, lecco le grandi labbra, la parte attorno, infilo la lingua dentro, le mordicchio il clitoride che ormai è gonfio dall’eccitazione; le metto le mani attorno ai fianchi e cerco di girarla, in modo da fare un bel 69, ma lei resiste in quella posizione. Per fortuna mia, resiste poco. Quando sento i suoi primi umori colarle sulle cosce e sul mio viso, lei finalmente decide di girarsi. Le sue ginocchia sono attorno alla mia testa, le mie mani esplorano ogni parte del suo culetto e la mia lingua continua a farle provare un piacere immenso e lei si china su di me, innanzitutto lo sfiora con le mani ed io ho già i brividi! Poi lo prende con la mano destra, lo stringe e tira giù tutta la pelle e la tira su, poi giù e poi su, piano piano, mi sta facendo impazzire! Lei ormai è quasi arrivata all’orgasmo, si ferma un attimo e credo stia inarcando la schiena, perché non sento più i suoi seni sfiorarmi la pancia. La sento ansimare sempre più profondamente, sempre di più, finché non diventano quasi dei piccoli urletti di piacere: sta godendo! Io però in resisto! Tra la vista della sua fighetta, le sue mani che continuano a segarmi molto lentamente e sentirla godere, sto per venire anche io: con una maon cerco di portarla giù, stavolta mi lascia fare e finalmente sento le sue labbra attorno al cazzo. Lei ha degli spasmi sul ventre, segno che sta godendo ancora…ci sta mettendo davvero impegno in quel pompino e pochi secondi e le riempio di sperma la bocca. V sento che continua a ciucciare ed in parte ingoia, in parte fuoriesce e cola lungo la mia asta.
Ma dopo un’ora di eccitazione continua, non mi basta un pompino. La faccio girare con la schiena per terra e continuo a leccarle la figa, facendola arrivare quasi al secondo orgasmo. A quel punto mi dice “ti prego, non resisto più! Scopami” per fortuna ho ancora l’uccello in tiro ed una voglia matta di ficcarmi quella gran fica di V e la accontento all’instante. Mi porto su di lei e, baciandola in bocca, la penetro con un colpo solo. Scosto un attimo la faccia dalla sua, per guardarla mentre me la sto scopando: è bellissima! Il suo volto ha un’espressione di goduria, il suo respiro è sempre più simile a degli urletti e questo mi eccita ancora di più! Voglio sbattermela fino allo sfinimento, voglio riprendermi di tutte quelle volte che mi sono toccato pensando a lei e di quanto sarebbe stato bello fare sesso con lei.
V ha il suo secondo orgasmo e mi dice che vuole che le venga sulle tette. Quindi mi fa uscire da quell’antro bagnato e caldo che è il suo monte di venere e, messomi sopra di lei, lo prende in mano per farmi una di quelle che definirei tra le seghe migliori mai ricevute, fa certi movimenti con la mano che non capisco, ma che mi fanno godere come un maiale: poco tempo dopo, sto già per venire. Credo che lei senta il mio cazzo pulsare sempre di più, perché V si mette in posa per riceverlo tutto sui seni. Poche menate e le sborro copioso addosso, qualche schizzo più lungo addirittura le arriva in faccia. Le ultime gocce le lecca e poi mi sposto leggermente, per darle modo di mettersi meglio. Mi guarda compiaciuta con ancora degli schizzi sulla faccia e con le dita ne prende un pochino e se le porta in bocca, leccandole simulando un pompino.
Questo è troppo! Mi sta venendo di nuovo voglia, ma ho bisogno di 5 min di riposo, così lei ne approfitta e va a lavarsi.
Quando torna, purtroppo, mi dice che è tardi e che, a malincuore, deve andare via.
Ed aggiunge che la prossima volta che accadrà, farà in modo di avere tutto il tempo necessario per poterlo fare tante volte in più, che vuole provare altre posizioni.
NON VEDO L’ORA!
In attesa della lezione della prossima settimana, sto cercando di trattenermi dal masturbarmi con l’immaginarmi quello che potrà accadere.

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Caffè di sabato mattina.

Premetto che sono GELOSISSIMA del mio compagno. Stiamo insieme da più di 3 anni e né sono sempre più gelosa, anche se senza motivo. Parlando con un’amica (psicologa) mi consiglia che sarebbe bene fare sesso con il mio compagno ed un’altra donna!! Io, giustamente, la ritengo una follia…..
Però quel consiglio lo avevo sempre nella mente…..
Un giorno mi telefona una mia cugina, 12 anni più grande di me (io 41 anni), una donna molto sexy e provocante, una 4^ misura originale (io 3^ abbondante ma rifatta), e mi chiede di andarla a prendere dal meccanico, visto che era rimasta a piedi.
Esco e vado a prenderla, il mio compagno rimane a casa a lavorare al computer.
Prendo mia cugina e, piovendo di gran carriera, le dico se vuole venire a bere un caffè a casa; lei mi dice di si.
Torniamo a casa apro la porta ed entriamo in punta di piedi volendo fare una sorpresa al mio compagno (dato che si conoscono bene ed abbiamo un bel rapporto di confidenza e di scherzo).
Arriviamo nello studio ed aprendo la porta abbiamo noi la sorpresa….il mio compagno sta guardando un video porno e, leccando il mio perizoma che avevo messo nella cesta del bucato, si sta masturbando….ha un cazzo durissimo ed una cappella enorme e turgida!!!!
Mia cugina rimane di sasso, con gli occhi incollati al cazzo durissimo del mio compagno, lei è single, si mette subito un dito in bocca e si sfiora la figa; io non so che fare ma, dopo qualche secondo dico a mia cugina di andare in cucina a bere quel benedetto caffè!! Il mio compagno si eccita vedendo mia cugina che gli fissa il cazzo……
Nel corridoio mi avvicino a mia cugina e le chiedo se le piacerebbe vedermi scopare dal mio compagno, lei mi dice:”magari, ha un cazzo davvero enorme…..”
Ritorno nello studio, lasciando la porta socchiusa per permettere a mia cugina di guardarci, entro e rimanendo vestita, inizio a succhiare il cazzo con una foga impressionante mentre il mio compagno mi tiene per i capelli….
Mia cugina a fuori la porta e guarda, io la posso vedere ma il mio compagno no perché è di spalle…..la situazione mi eccita da impazzire…..ogni tanto mentre succhio alzo gli occhi e la guardo…..lei si tocca le tette ed ha una mano sotto la gonna…..
Ad un certo punto salgo sopra il mio compagno e, spostandomi le mutandine, mi infilo il cazzo nella figa…..mi fa male, lo ha troppo lungo e grosso…..
Inizia a scoparmi con una foga incredibile……mi sento il cazzo che mi arriva in gola…..ma ad un certo punto mi chiede:”Scusa ma tua cugina??? Non vorrei che ci sente…..”!!
A quel punto gli rispondo che lei è dietro la porta che ci guarda….e gli chiedo se posso farla entrare, magari si siede…..lui mi dice di si mentre inizia a scoparmi ancora più forte…..
Alchè chiamo mia cugina e le dico dientrare…..lei entra, si siede sul divano e fissandoci, si sfila le mutandine si apre le cosce e si infila 3 dita nella figa…..la ha davvero spalancata e soltanto con una striscia di peli…..
Il mio compagno è eccitatissimo, guarda mia cugina e gli viene il cazzo sempre più duro……continua a scoparmi come un a****le inferocito, io già sono venuta 2 volte, sono senza forze….scendo da quel bel cazzone ed inizio a succhiargli i capezzoli, a lui piace tantissimo…..mentre gli accarezzo la cappella…..mia cugina ha sempre gli occhi fissi a quel cazzo enorme e durissimo….
A tal punto le dico di avvicinarsi e le chiedo se vuole toccare quel cazzo…..lei, eccitatissima mi dice si….si avvicina e gli inizia a toccare la cappella, mentre io continui a succhiare e mordergli i capezzoli….quindi inizia a masturbarlo pianissimo…..lo scappella fino in fondo…..a poco a poco si avvicina la bocca e inizia a leccarli la cappella ma senza toccare il cazzo…io sto godendo come una maiala….non me lo sarei mai immaginato vista la mia gelosia….ma sono presente e questo mi rassicura….
Dopo qualche minuto inizia a spompinarlo in una maniera mai vista…..ha proprio voglia di cazzo….
Il mio compagno è alle stelle…..a questo punto mia cugina mi chiede se può scoparselo ed io le dico di si…..le sale di sopra e inizia a montarlo…..ha la figa spalancata…..grida come una pazza mentre io mi metto a cosce aperte sulla faccia di lui pretendendo che mi lecchi la figa……stiamo godendo tutti e 3 come i pazzi…..arrivato ad un certo punto lui ci dice di sdraiarci a terra perché deve venire….io e mia cugina ci sdraiamo accanto e inizia a sborrarci sulle tette ad entrambe….sembra un fiume di sborra caldissima…..e con le mani la spalma fino alla bocca di tutte e due e noi lecchiamo e ingoiamo….
Dopo qualche minuto, per rompere il ghiaccio, Lui dice:” scusate, ma non dovevate fare il caffè?? Per me, visto che sono le 12:00 un aperitivo molto alcolico!!!!

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Roberto, il figlio del mio vicino (Seconda parte)

Avevo costretto il figlio del mio vicino Gianni a succhiarmi mentre suo papà era fuori ma ce l’avevo ancora duro e pensavo che il giovane Roberto fosse disponibile ad altre avventure hardcore.

Quel ragazzo sexy era sdraiato sul sofà nel loro soggiorno e mi guardava coi suoi enormi occhi verdi. Sembrava non avesse alcuna fretta di rimettersi i vestiti dopo avere succhiato fuori tutto il possibile dalle mie palle. Lo guardavo giocare delicatamente col suo giovane cazzo, la pelle nuda che brillava per il suo sperma ed il mio.
“Piccola puttanella!” Risi mentre sentivo il mio uccello rispondere al suo sospiro. “Direi che ti è piaciuto farmelo.”
“Tu non hai detto no.” Replicò Roberto continuando a carezzarsi il pene.
“No, non l’ho fatto. Mi è piaciuto, caro. Dove hai imparato a fare così bene i pompini?”
“Mi ha insegnato mio zio.” Disse tranquillamente il ragazzo. “Gli piaceva che glieli facessi.”
“Ci posso scommettere.” Ridacchiai. “Perché l’hai denunciato alla polizia?”
“Non l’ho fatto io. Mia mamma ci sorprese insieme a letto. Fu lei a farlo.”Mormorò il ragazzo.
Io mi strofinai con più forza il pene.
“Cosa ti stava facendo quando lei entrò?”
Roberto chiuse gli occhi e pompò più vigorosamente il suo giovane cazzo.
“Ero sdraiato su di lui sulla mia schiena. Lui mi stava inculando ed io mi stavo facendo una sega con forza.”
“Eravate tutti e due nudi?” Ansimai.
“Uh hu!” Accennò. “Io stavo per sparare il mio carico e lui stava cominciando a vuotare le palle nel mio buco del culo quando lei aprì la porta.”
“Cristo! Cosa accadde?” Ansai.
Il ragazzo sorrise debolmente.
“Ci guardò poi andò a chiamare la polizia.”
“Sangue di Giuda!” Esclamai eccitato e duro per quello che diceva. “E’ successo così!”
“Sì… io dissi, che non stava costringendomi ma non contò molto. Mia mamma era gelosa, pensava di essere la sola che lui fotteva oltre alla moglie, non sapeva che gli piacevano i ragazzi.”
“Povero te.” Mi avvicinai, mi sdraiai sul divano sopra di lui e cominciai a strofinare il mio sesso tra le sue gambe. Lui si avvolse immediatamente intorno a me baciando con grande desiderio la mia bocca. Impazziva per il cazzo. Non era riluttante così mi inginocchiai e cominciai a strofinare la testa del mio sesso tra le natiche del suo culo bianco e sodo. “Dimmi quanto lo vuoi dentro di te.” Gli dissi piano.
“Oh cazzo, non lasciarmi in bianco!” Gridò rauco; aveva una voce così sexy. “Sono settimane che non vengo inculato per bene ed il tuo cazzo sembra così grosso e duro.”
“Hai bisogno di lubrificante?” Gli chiesi.
“Solo un po’ di saliva.” Mi assicurò. “Zio Bruno usava solo la saliva quando mi penetrava e mi ha inculato da quando avevo 11 anni.”
Quasi entrai nella sua fessura quando lo disse. Bastardo fortunato quel Bruno! Bene, non così fortunato a dire il vero, voglio dire che lui era in galera ed io invece stavo godendo il suo libidinoso nipote. Ma sempre fortunato ad essere stato il primo a prenderlo.
Lo schiaffeggiai un paio di volte con la cappella e bagnai la sua brillante increspatura rosa con la saliva. Delicatamente spinsi un dito nel suo buco per esaminare quanto era stretto. La risposta fu ‘molto ‘ ma il suo anello era rilassato e mi permise di entrare abbastanza facilmente. Infilai un paio di dita per allentarlo a sufficienza per il mio grosso cazzo.
“Mmmhhhh…” Si lamentò contorcendosi sotto di me deliziosamente sexy.
Gli baciai il collo e cominciai a succhiargli i capezzoli mentre fottevo la sua piccola condotta stretta. Vedevo che gli piaceva, Roberto si stava di nuovo strofinando il giovane cazzo. Gli diedi un terzo dito e lui cominciò a gridare impaziente, il suo corpo magro ondeggiava come un’onda mentre cavalcava la mia mano.
“Cosa vuoi, Roberto?” ansai emozionato.
“Il tuo… il tuo cazzo!” Ansò. “Per favore! Infilami col tuo cazzo!”
Lentamente tirai fuori le dita appiccicose dal suo ano ammirando il piccolo ‘o ‘ scuro che mi faceva l’occhiolino. Sciaffeggiai due o tre volte in buco aperto, poi posizionai il glande colante contro l’ingresso invitante. Quando fece l’occhiolino aprendosi come la lente di una macchina fotografica, la testa del mio cazzo scoccò facilmente nel suo ano.
Roberto ansò di nuovo e gridò quando mi sentì penetrargli il buco.
“Va bene, Roberto?” Gli chiesi. “Perché a me va bene. Dimmi cosa fare.”
“Inculami!” Piagnucolò contorcendosi come un serpe sotto di me. “Spingimelo dentro completamente. Voglio sentirlo dentro di me. Voglio sentire che lo usi per incularmi con forza.”
Gemetti di piacere. Era veramente un bad boy e mi piaceva. Quello piccola puttana eccitante! Avrei voluto fotterlo immediatamente ma sapevo di avere un cazzo grosso e mi presi il mio tempo spingendolo lentamente sempre più profondamente finché il suo giovane buco ebbe ingoiato ogni centimetro del mio grosso attrezzo di 23 centimetri. Le mie palle erano appoggiate alle sue natiche e si lui stava lamentando ininterrottamente.
“Per favore! Per favore fottimi! Ho bisogno di essere inculato!”
“Oh sporca puttanella!” Grugnii ed afferrai il suo culo nudo e morbido con ambedue le mani. Il mio uccello duro cominciò a scivolare lentamente dentro e fuori di lui. Era una sensazione così incredibile che ci volle tutto il mio controllo per non riempire subito il suo giovane culo stretto con la mia sborra. Il suo interno era infuocato, i suoi lombi così caldi e bagnati. Era meglio di qualsiasi cosa avessi mai avuto.
Cominciai a pompare il suo retto più duramente spingendo la mia lunghezza nel suo ano e tirandolo indietro finché ci rimaneva dentro solo la testa prima di immergermi di nuovo profondamente nei suoi intestini. Lui sgroppò e guaì sentendo che i miei colpi diventavano più veloci nel suo culo, strofinando con forza i punti sensibili che io sapevo essere in lui, stuzzicandolo per avvicinarlo sempre più all’orgasmo. Quando le mie spinte potenti lo portarono all’orlo, presi fiato e mi estrassi dal suo buco del culo che si contorceva.
“No!” Strillò indifeso afferrandomi e tentando di tirarsi contro di me, quasi montando il mio uccello nella sua eccitata disperazione.
“Mettiti in ginocchio sul pavimento e succhiami!” Ordinai mettendomi in piedi per negare al suo culo desideroso il piacere del mio pene.
Roberto frignò desolato ma scivolò in terra, inginocchiandosi sul tappeto sporco del soggiorno e prese in bocca la mia erezione come una troia, succhiandola avidamente. Lasciai che gustasse il suo culo scaldato dal mio cazzo e gli carezzai i capelli neri umidi di sudore mentre godevo la carezza delle sue labbra ed il tocco della sua lingua sul mio palo sensibile.
“Sei un magnifico succhia cazzi, potrei lasciartelo fare ogni pomeriggio!” Ansimai. “Ma ora sono pronto per altre azioni sul di dietro. Mettiti sul divano e mostrami il tuo buco da sgualdrina.”
La giovane puttanella si gettò subito sopra il sofà allargandosi le natiche pallide e mostrare il suo ano ben allenato. Mi acquattai dietro di lui ed appoggiai la cappella al suo anello stretto.
“Ohhh!” Si lamentò piano.
“Ragazzaccio” Grugnii. “Mettiti le dita in quel buco di sporco ragazzo e fottiti per me!”
Le sue lunghe dita subito scesero al buco del culo e cominciò a penetrarsi diligentemente. Praticamente stavo sbavando alla vista del ragazzo nudo che giocava col suo ano come una prostituta.
“Sei una tale troia sporca, Roberto” Gli dissi. “Hai veramente bisogno di molto cazzo, non è vero ragazzino?”
“Per favore fottimi!” Frignò.
“Non finché non mi confessi che prostituto sei.” Lo stuzzicai carezzandogli la fessura col mio cazzo colante.
“Io sono la peggior puttana!” Gridò. “Zio Bruno diceva che io sono buono per essere fottuto in ogni modo. Ti lascerò fare qualsiasi cosa, solo fottimi il buco. Per favore!”
“Piccolo giocattolo sporco!” Ringhiai estraendo le sue dita dal suo culo e conficcandoci di nuovo il cazzo. Afferrai le sue anche magre e tirai il buco del ragazzo sopra il mio uccello impalandolo sino alla radice.
Roberto gridò e seppellì la faccia nel cuscino, il suo giovane culo cavalcava il mio cazzo alla grande. Io lo tenni per le natiche e colpii con forza e profondamente il buco stretto. Le mie pesanti palle schiaffeggiavano tra le sue gambe mentre io spingevo spietatamente. La sua condotta stretta stava praticamente succhiandomi il cazzo, tentando di trascinarmi indietro ogni volta che mi estraevo dal suo ano. L’attrito delizioso mi stava portando a venire con forza dentro di lui e sentivo che la piccola puttana stava avvicinandosi a scoppiare di nuovo.
Lo alzai tra le mie braccia, così ora stava inginocchiato, con le mani contro i cuscini del sofà mentre io lo sodomizzavo. Roberto soffiava ed ansava singhiozzando mentre lo chiavavo sempre più forte. Le mie dita circondarono l’asta del suo cazzo e lo pompai mentre inculavo il ragazzo nudo. Lui cominciò a frignare come un cucciolo preso a calci mentre sentivo che cominciava a venire. Il suo buco stringeva dannatamente intorno al mio cazzo mentre vedevo il suo sperma schizzare sul cuscino del divano.
Tenendo il giovane per i capelli lo costrinsi a leccare ogni goccia dalla stoffa marrone mentre pompavo la mia calda crema di uomo nel suo buco accogliente e soddisfacente. Gemetti in estasi mentre riempivo il suo piccolo culo sexy col mio seme.
“Oh sì! Sì!”
Roberto si inginocchiò di fronte a me e succhiò e leccò il mio cazzo per pulirlo dopo che avevo usato il suo buco del culo. Era così obbediente. Mormorai una piccola preghiera di ringraziamento a suo Zio Bruno per averlo addestrato così bene.
“E’ stata un’inculata fantastica, Roberto” Gli dissi vestendomi.
Lui era ancora seduto sul pavimento nudo, sembrava stordito e sottomesso così gli carezzai i capelli. Roberto mi guardò con un piccolo sorriso stanco.
“Hai goduto del mio grosso cazzo?” Gli chiesi affettuosamente.
Lui accennò subito col capo.
“Bravo ragazzo. Più tardi, quando tuo padre sarà tornato e starà russando nel suo letto, potrai strisciare fuori e venire nel mio letto con me. Ok? Ti darò un’altra bella inculata. E’ evidente che ne hai bisogno .”
“Grazie.” Bisbigliò quasi timidamente.
“Sarai il benvenuto.” Risposi tirando in piedi il ragazzo nudo, carezzandogli il cazzo e dicendogli di non rimettersi i vestiti prima che me ne fossi andato.
Mentre attraversavo la strada vidi Gianni in lontananza; sorrisi, improvvisamente grato al vecchio ubriacone, per aver ‘prodotto’ un tale delizioso ragazzo per il mio piacere sessuale.

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Giada e Gianluca

Giada giaceva ancora assopita nel suo letto, calda e sudata. Cercava un motivo valido per alzarsi ed affrontare una nuova giornata mentre la sua mente ripercorreva , attimo dopo attimo, il tempo appena trascorso in compagnia di Gianluca.

Eh si, se lui fosse stato ancora lì, lei lavrebbe svegliato dolcemente ; avrebbe iniziato ad accarezzare il membro di lui con la mano per poi avvicinarsi con la bocca ed iniziare a leccarglielo. La sua lingua sarebbe corsa ritmicamente dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, scivolando lungo tutti i lati del meraviglioso membro di Gianluca fino a vederlo ergersi in tutta la sua maestosità e prepotenza. A quel punto l’avrebbe ingoiato completamente ; in fondo era suo, tutto suo.
Che immensa soddisfazione vedere il corpo di Gianluca contorcersi dal piacere mentre il suo uccello entrava ed usciva dalla sua bocca, umido di saliva.

Che bel modo di iniziare la giornata, pensava tra se Giada. Così ci si sente davvero vivi, appagati.

Gianluca era entrato nella sua vita grigia e senza sole, scandita dal solito tran tran quotidiano, come un tornado, proprio quando lei ormai pensava che non fosse più possibile vivere emozioni nuove ; il lavoro, la casa, i figli, il sesso con suo marito, consumato frettolosamente e per mero dovere, senza soddisfazione.
Per trovare una ragione alla sua esistenza Giada si guardava in giro ; in fondo tutti vivono così pensava.
I desideri,i sogni, le fantasie sono cose da ragazzi: quando si è adulti non c’è più spazio per essi, occorre essere responsabili e non perdersi in fatue utopie.

Apparentemente Giada non aveva motivo per essere insoddisfatta della sua vita ; aveva una bella casa, due figli adorabili, una occupazione che le garantiva lindipendenza economica, un marito con una buona posizione economica e sociale ; molte sue amiche la invidiavano di sicuro.
Eppure Giada continuava ad essere infelice ; si trascinava tra le mille incombenze della sua esistenza trascurando se stessa e le sue esigenze. Ogni tanto cercava di consolarsi pensando come, un giorno, quando i figli avessero raggiunto una loro indipendenza, si sarebbe potuta ritagliare degli spazi per se e per la sua grande passione, i viaggi. Passione alla quale aveva dovuto rinunciare per la ritrosia del marito a spostarsi da casa anche solo per pochi giorni.
Invece, da quando aveva conosciuto Gianluca, Giada aveva iniziato ad osservare le cose da molteplici prospettive. Lui le aveva fatto scoprire l’amore, quello vero, il piacere, la passione quali elementi essenziali della vita.

Quando riuscivano ad incontrarsi passavano ore ed ore a fare l’amore senza smettere mai ; lei lo baciava così intensamente da togliergli il respiro, lui era sempre dolcissimo : la accarezzava con una tenerezza infinita e ricambiava i suoi baci con analogo ardore. Poi la passione che lui aveva,scoppiava in tutta la sua incredibile prepotenza ; Gianluca iniziava a leccarla in ogni angolo del suo corpo, e quando si soffermava con la sua lingua all’interno delle cosce di lei, Giada perdeva il controllo di se stessa e lui continuava, le infilava la lingua nella sua umida fessura ed iniziava a muoverla senza tregua, poi le mordicchiava il clitoride ed infine tornava ad immergere la sua lingua dentro lei fino a farla venire. Tutte le membra di Giada si agitavano convulsamente e scoordinatamente per il piacere, mentre lui,non pago, si dissetava col succo di lei.
Giada si godeva ogni singolo istante come fosse stato l’ultimo attimo della sua vita. Non aveva mai provato nulla di simile in passato.

Non aveva mai avuto un uomo che si dedicasse a lei, che le facesse provare il piacere in tutte le sue sfumature. Ed ogni volta che facevano l’amore non era mai uguale ; scoprivano sempre qualcosa di nuovo, di più intenso. Non era solo sesso, era l’incontro di due anime alla eterna ricerca dell’appagamento fisico e mentale.

Negli anni Giada si era abituata a rapporti sessuali vissuti frettolosamente, ove l’importante per il marito era svuotarsi, ed il piacere era un aspetto meramente accessorio.
Giada ignorava completamente il concetto di piacere, da raggiungere reciprocamente senza limiti di tempo e spazio.
Era per lei una dimensione completamente nuova, che le aveva letteralmente sconvolto la vita.

Con Gianluca aveva imparato a fare l’amore, ma soprattutto aveva capito cos’era l’amore in tutte le sue componenti, a volte anche dolorose.
La sua vita non sarebbe mai più stata la stessa, e questo la spaventava molto.

A volte provava un profondo rancore, quasi odio, nei confronti di Gianluca, perché era entrato in lei con una violenza tale da stravolgere il suo precario equilibrio di vita, faticosamente costruito anche tacitando alcuni aspetti della sua natura. E detestava anche se stessa per avergli permesso di entrare nella sua vita senza valutare le conseguenze di questo passo.
Ed ora cosa avrebbe fatto ?

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primo incontro

Primo incontro

Gwendy parcheggiò la vettura e tremante percorse i pochi metri che la separavano dal luogo dell’appuntamento ; come da ordini ricevuti indossava reggicalze nero di raso e calze di nylon con la riga , mutandine nere a perizoma in lycra . Una gonna stretta al ginocchio in lycra rossa ed una camicetta in raso rossa con guanti in raso lunghi al gomito . Ai piedi aveva messo un paio di decoltè di vernice rossa con cinghietto alla caviglia ; per coprire gli abiti che la facevano sembrare una vera puttana Gwendy aveva indossato un’impermeabile nero lucido di vinile ed un foulard annodato al collo , ma il risultato era quello di accentuare l’aspetto da troia . In una borsa da viaggio erano riposti molti dei foulards della sua collezione che aveva portato per ordine del Padrone .
Per fortuna quasi nessuno a quell’ora del mattino passava per la strada ; traballante sui tacchi 12 cm. Gwendy salì le scale fino all’interno indicatole dal Padrone ; la porta era aperta e sul tavolo al centro della stanza Gwendy trovò un paio di manette , dei tappi per le orecchie ed un foglio di istruzioni .
In piedi vicino al tavolo , come da istruzioni Gwendy si infilò i tappi nelle orecchie ; poi prese dalla borsa un foulard nero 40 x 40 e appallottolato lo infilò profondamente dentro alla bocca riuscendo a fatica a contenerlo .
Con un altro foulard si imbavagliò stretta in modo da non poter espellere il tappo di seta :
quindi strinse ad un polso una delle manette prima di procedere con il resto della preparazione.
Con un foulard si bendò gli occhi e quindi un altro lo mise sul capo fissandolo strettamente sotto il mento .
Spostando un lembo della benda fece uno squillo al Master che attendeva il segnale , poi mise i polsi dietro la schiena e fece s**ttare le manette .
Immersa nel silenzio totale e nel buio profondo , Gwendy era in piedi nel mezzo della stanza .
Il tempo passava e niente accadeva ; non potendo ne sentire ne vedere la schiava cominciò ad avere problemi di equilibrio .
Tra l’altro le manette cominciavano a segare i polsi della schiava che iniziò ad agitarsi : oramai senza equilibrio Gwendy cade rovinosamente sul pavimento .
E li rimase a lungo agitandosi inutilmente per tentare di allentare la morsa delle manette ai polsi e mugolando inutilmente in cerca di aiuto.
Gwendy si muoveva scompostamente sul pavimento della stanza da oramai lungo tempo e la disperazione prendeva corpo nella mente della schiava ; stava per scoppiare in lacrime quando avvertì sul volto il tocco morbido della seta di un foulard : il Padrone era li accanto a lei che la osservava .
Gwendy si sentì tranquillizzata dalla presenza del Master : il Padrone la rialzò dal pavimento .
La schiava venne condotta dal Master in un luogo non molto distante , probabilmente un altro appartamento limitrofo e li le caviglie vennero incatenate e legate ai polsi .
Ora era in piedi , incatenata , sempre in equilibrio precario mentre il Master provvedeva a legarle
le braccia all’altezza dei gomiti .
Per la prima volta nella sua vita Gwendy si sentiva totalmente nelle mani di un estraneo che poteva disporre di lei come avrebbe voluto …… e si sentì spaventata ma eccitata al contempo .
Le mani abili del Padrone sostituirono le manette e le catene alle caviglie e ai polsi con altrettanti foulard abilmente e strettamente legati : ora Gwendy era seduta su di una panca in attesa di ulteriori eventi .

Fine prima parte.

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Io, Mio Zio E La Doccia

PARTE 1
La seguente è una breve storia, sta alla vostra immaginazione scoprire se trattasi di fatti realmente accaduti o pura fantasia…

Ho quasi 37 anni, mi ritengo un eterosessuale di larghe vedute e ho sempre amato i corpi nudi delle donne. Sin da piccolo ero attratto dalle grosse tette, i miei sogni erotici allora vedevano come protagoniste Samantha Fox, Sabrina Salerno o Debora Caprioglio; quanto amavo il pelo e le donne dalle fattezze mediterranee!.
Quella che vi voglio raccontare però, e non so perchè lo faccio, è una strana esperienza che accadde parecchi anni fa, che mise in dubbio alcune mie sicurezze. Ero un adolescente in una delle ultime vacanze estive con la mia famiglia. Ci vennero a trovare una coppia di zii e passarono con noi qualche giorno. Una mattina, uscendo dall’acqua, mi avvicinai allo sdraio dove c’era mio zio Paolo, girai dietro, vicino all’ombrellone per prendere un asciugamano e l’occorrente per fare la doccia e l’occhio mi cadde sul suo corpo. Mentre afferrai l’asciugamano dalla borsa vidi lui che con una mano si stava sistemando il costume, alzandolo abbastanza da farmi vedere tutto. Vidi il folto pelo nero e il suo pisello a riposo, gli diede una sistematina e poi sferrò un potente colpo di tosse.
Gli dissi che andavo a fare la doccia e lui mi chiese di aspettare, che sarebbe venuto con me. Una volta preso l’occorrente, andammo a fare l’interminabile fila per entrare nelle cabine doccia, e una volta arrivato il suo turno mi invitò ad entrare con lui. Io rifiutai più volte, dissi che sarei entrato dopo di lui, ma data la sua insistenza, e soprattutto visto che le gente intorno a noi ci stava fissando, decisi di entrare lo stesso anche se mi vergognavo.
Appena dentro, zio Paolo ironizzò con il suo solito sarcasmo, dicendomi che eravamo entrambi uomini, che non c’era nulla di cui vergognarsi, e che avremmo fatto sicuramente prima a lavarci insieme. La cabina, oltre che minuscola, era anche un pò scassata, eravamo troppo stretti e non c’era neanche un posto su cui poggiare lo shampoo o il sapone, così mi chinai ad appoggiare asciugamano e occorrente a terra e, quando alzai lo sguardo, vidi a pochi centimetri da me il cazzo di mio zio che, senza alcun indugio, si era già tolto il costume e aveva aperto l’acqua. La visione ravvicinata durò pochi secondi ed io imbarazzatissimo mi alzai il più velocemente possibile. Il problema fu che lo spazio lì dentro era davvero troppo piccolo per due persone, in più l’avere un uomo completamente nudo quasi attaccato a me
mi fece arrossire. Cercai di non darlo a vedere e mi girai dandogli le spalle, non mi tolsi il costume, anche se mio zio mi invitò a farlo più volte. Volevo fare il più velocemente possibile ed andarmene, ma mio zio mentre si lavava e canticchiava sembrava volersela prendere comoda. Per forza di cose, ci trovammo ancora uno di fronte all’altro, lui, come se niente fosse, si insapò il cazzo che non era più a riposo come prima, non era neanche eretto, era un via di mezzo diciamo. Se lo menò con naturalezza, guardando in alto ed io devo ammettere che per qualche istante glielo fissai. Poi finì e mi invitò a lavarmi, cercando di lasciarmi il posto vicino allo spruzzone della doccia. Passandomi vicino, quasi ci incastrammo, io mi spostai di spalle, lui ovviamente frontale, ci ritrovammo così a strusciarci contro, io sentii sia la sua pancia che il suo pene scivolarmi addosso per qualche secondo, poi raggiunsi la posizione e iniziai a lavarmi. Mi rimproverò simpaticamente dicendomi che non era possibile fare la doccia con il costume addosso, mi chiese anche se volevo che uscisse, ma alla fine, per non fare la figura del pivello, mi tolsi il costume velocemente e sempre dandogli le spalle iniziai ad insaponarmi. Non so se mi stesse guardando o meno,
la mia percezione fu che lo stesso facendo, ma continuai comunque a fare quello che dovevo fare. Mi imbarazzai ancora di più quando mi accorsi che il mio pisello in quel momento era davvero minuscolo, tutto ritirato ed un pò raggrinzito, sembrava quello di un bebè, dannata acqua! Penso in quell’istante di essere diventato ancora più rosso; non so cosa mi imbarazzasse di più, se l’essere nudo davanti a mio zio, l’aver visto il suo cazzo barzotto spuntare dal cespuglietto nero a pochi centimetri da me, oppure ancora, l’avere un mini pisello da nascondere per non essere deriso. Finita la doccia girai lo sguardo e vidi che finalmente si era rimesso il costume, cercai di asciugarmi e di rivestirmi il più velocemente possibile, ma per quanto provai a starci attento, incrociai il suo sguardo e mi accorsi
che mentre mi tirai su il costume lui vide il mio pistolino. Uscimmo da quella piccola cabina e vidi che la gente ci guardava in modo strano, infondo pensai anch’io che non era così normale vedere due uomini, o meglio un uomo ed un ragazzo uscire insieme dalla stessa doccia, poi però pensai che ci avrebbero potuto scambiare per parenti e questo un pò mi rassicurò.

PARTE 2

Passò un giorno e quello che era successo mi sembrò solo uno strano episodio a cui non dare troppa importanza; arrivò così la sera successiva, due giorni prima della partenza dei miei zii. Non avevo voglia di uscire ma riuscii lo stesso ad ottennere a fatica il permesso di rimanere nell’appartamento a guardare la tv. All’ultimo anche zio Paolo decise di starsene a casa, disse che non aveva ben digerito; così quella sera con mia zia uscì il resto della famiglia. La prima parte della serata si svolse in maniera tranquilla, io me ne stavo spaparanzato sul divano con canotta e costume a guardare la tv mentre mio zio era in bagno a fare la doccia.
Poi arrivò il secondo “contatto” che mi colse ancor più di sorpresa. Finito di far la doccia, zio Paolo mi raggiunse in soggiorno con addosso solo i boxer del costume, mi invitò a fargli spazio e si sdraiò dietro di me sul divano, Gli dissi che c’era troppo poco spazio per due persone e che gli avrei lasciato il posto, ma ancora una volta lui insistette affinchè tutti e due ce ne stessimo sdraiati su quel minuscolo divano.
Non passò molto ed inizio a farmi dei discorsi strani, che ancora oggi non ricordo letteralmente, in quanto un pò vaneggianti. Fu qualcosa riguardo all’essere uomini che hanno dei particolari bisogni, sul fare delle cose e mantenersele per se, una frase che ancora ricordo fu qualcosa del tipo: “Quello che faremo in questi giorni noi due, rimarrà sempre e solo fra noi due, nessun altro dovrà mai saperlo, per nessun motivo”. Tornò in me quel senso di imbarazzo, ricordo che all’inizio non riuscii a dire o a fare niente, lui mi continuò a ripetere di lasciarlo fare ed iniziò a massaggiarmi delicatamente la schiena fino ad entrare sotto il costume. Ero di spalle, ma percepii chiaramente che mentre esplorò il mio culo con una mano, con l’altra si accarezzò l’uccello sotto i suoi boxer.
Ad un certo punto si fermò, si alzò e si mise proprio di fronte a me, Fui in grado di vedere per bene la sua erezione sotto il costume proprio a pochi centimetri dalla mia faccia. Mi disse: “Non ci deve essere nessuna forzatura e dobbiamo essere in due a volerlo. Se anche tu lo vuoi abbassami il costume!”. Ci furono diversi secondi di silenzio ed imbarazzo, io fissai il suo pacco davanti a me, senza saper bene cosa fare o cosa dire e sentii di essere arrossito in volto. Non dissi niente e rimanendo sdraiato afferrai con due mani i lati dei boxer sui fianchi e con una sola mossa glieli abbassai di colpo, facendo fuoriuscire il cazzone ben armato dello zietto che mi puntava bello dritto, incorniciato dal solito cespuglietto nero. Glielo fissai per un pò, senza paura, questa volta non mi fregò che lui mi stesse guardando. Notai prima il piccolo buchino dinanzi a me, poi la consistenza della cappella e la lunghezza notevole di quel pisellone, io volli quasi toccarglielo ma mi anticipò, menandoselo e scrutando la mia reazione. Continuai a fissare il suo cazzo e senza mai distogliere lo sguardo gli dissi: “Se vogliamo giocare va bene, ma niente penetrazione”, lui annuii e mi chiese se volessi sederglisi sopra. Feci di si con un cenno e mi alzai così che lui si potesse accomodare. Gli diedi la schiena e mi sedetti sopra di lui, proprio sopra il suo arnese. Facemmo un pò di avanti e indietro per stabilire un contatto, lo zio fece per sfilarmi il costume da dietro ma io lo fermai con le mani. Mi disse che se volevo sentire la consistenza avrei dovuto togliermelo, così mi alzai leggermente e gli permisi di abbassarmi il costume, mi risedetti sul suo pene e poi me lo sfilai del tutto. Ci ritrovammo così completamente nudi, uno seduto sopra l’altro ed entrambi con il cazzo in tiro. Continuammo a muoverci e a sfregarci, io sentii il suo arnese in mezzo alle chiappe, che puntava dappertutto e decisi di lasciarmi andare. Mi chiese se poteva toccarmelo e io glielo feci fare. Si dedicò al mio membro con particolare cura e amore. Lo afferrò con forza ma non mi fece male ed iniziò a muoverlo, prima piano e poi sempre più velocemente. Misi le mani sotto il mio culo per saggiare in prima persona la grandezza del suo cazzone. Gli scivolai di fianco e glielo afferrai per bene con due mani. Era davvero grande, tanto che non bastarono due mani per afferrarlo tutto, ne avanzò un bel pezzo! Me lo fece trastullare per un pò poi, sempre uno di fianco all’altro, ci masturbammo a vicenda. Fui io il primo a venire, lui mi invitò a farlo godere con il culo, mi appoggiò la grossa cappella all’ano cercando l’entrata, ma su quello ero stato chiaro, “nessuna penetrazione”. Gli appoggiai quindi il pene tra le mie chiappe e continuai a fare avanti e indietro, sempre più velocemente, fino a che sentii che ansimante mi annaffiò il didietro. Mi chiese di mettermi chinato a novanta con la faccia sul divano e io lo accontentai; quando mi ritrovai con il culo in aria, lui si mise a giocare con le dita spalmandomi il suo sperma intorno all’ano. Trasgredì poi alle regole infilandomi a tradimento l’indice nel culetto, cosa che mi fece arrabbiare e decretò di fatto “la fine dei giochi”. Lo rassicurai sul fatto che non fossi arrabbiato e che quello che avevamo fatto non lo avrebbe mai saputo nessuno. Gli chiesi però, e su questo fui categorico, che la cosa non si sarebbe dovuta ripetere. Lui annuì e così andammo a lavarci.
Facemmo per la seconda volta in 2 giorni la doccia nudi insieme, solo che questa volta ci fu meno imbarazzo ma allo stesso tempo un pò di tensione per il probabile imminente rientro della famiglia. Fortunatamente fummo prudenti e quanto tornarono i nostri cari facemmo finta che nulla fosse accaduto.

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Il culo di Glory

Racconto trovato in rete su xhamster

Adoro prendere una donna da dietro, farle sentire tutta la mia virilità mentre lei è piegata davanti a me e gode col mio cazzo, sono sempre stato un amante del sesso anale e del culo delle donne in generale, quando conosco una donna e poi faccio sesso con lei è una delle prime cose che le chiedo, non riesco a res****re, è una cosa che mi fa godere come un matto e rimango deluso quando una donna mi nega questo piacere.
Con Glory è stato difficile, non perchè non me lo volesse dare, ma perchè faceva apposta a tenermi sulle spine e a stuzzicarmi con quel suo culo meraviglioso, prima di conoscerla non avevo mai visto un culo così bello e arrapante, non saprei spiegare esattamente com’è fatto esteticamente, so solo che per me era perfetto, semplicemente un culo perfetto, tutto da sfondare. Siamo finiti a letto solo dopo due mesi dal nostro primo incontro, Glory è la proprietaria di un negozio d’abbigliamento in centro, io sono un semplice operaio che ha avuto la fortuna di lavorare nel palazzo proprio di fronte al suo negozio. Un giorno, mentre io e i miei colleghi eravamo seduti su una panchina a pranzare, Glory venne da noi a chiederci se potevamo aiutarla a spostare degli s**toloni pesanti nel negozio, io mi offrii volentieri di aiutarla, quando poi nel retro del suo negozio la vidi abbassata con quel bel culo all’insù mi eccitai come un matto, avevo addosso la tuta da lavoro che mi va un pochino stretta e il mio cazzo di dimensioni considerevoli si notava benissimo, Glory quando si voltò non potè fare a meno di vederlo e in un primo momento cercai di dire qualcosa per sviare la sua attenzione ma lei mi sorprese.
“Complimenti, sei ben equipaggiato vedo”
Mi disse e poi sorrise, non so cosa mi trattenne dal saltarle addosso, la trovavo splendida e arrapante, riuscii solo a dirle grazie e a sorridere imbarazzato, da quel giorno iniziai a salutarla tutte le mattine, lei in risposta assumeva pose provocanti e sorrideva maliziosa da dentro il negozio, doveva aver capito che sono un amante del culo perchè spesso se non aveva gente si piegava come per raccogliere qualcosa da terra e mi mostrava il suo culo favoloso, a volte indossava gonne strette e quando si piegava riuscivo a vedere tutto quanto. Dopo una settimana circa entrai nel negozio e la invitai a cena, uscimmo quella sera stessa e dopo cena finimmo a casa sua, appena entrati in casa lei si chinò immediatamente per tirarmi fuori il cazzo che avevo già durissimo, se lo sprofondò in bocca e mi fece uno dei più bei bocchini di tutta la mia vita, volle prendersi in bocca tutto lo sperma e ingoiarlo, poi mi trascinò in camera da letto e mi spogliò in un attimo, lei rimase con la gonna e si appoggiò al muro.
“Dai fottimi”
Mi disse, la afferrai da dietro, le spostai le mutandine e le ficcai il mio bel cazzo di nuovo turgido nella sua figa bagnata.
“Così dai, fottimi di più, di più!”
Continuava a gridare, le piaceva proprio essere scopata da dietro, si bagnava tantissimo, mentre me la scopavo così afferrandole le tette mi disse.
“Vorresti farmi il culo?”
“Sì”
Le dissi senza smettere di sbatterla.
“Voglio farti il culo.”
“Ma no dai questa sera non mi va”
Rispose lei.
“Dammelo ti prego è da una settimana che mi immagino di scoparti il culo”
“Davvero?”
“Sì dai.”
Provai a sfilare il cazzo dalla sua figa e a premerglielo tra le natiche ma lei con un piccolo movimento dei fianchi se lo fece scivolare di nuovo nella figa.
“Continua a scoparmi così dai”
Continuai a farmela così finchè non venni di nuovo, poi la scopai un’altra volta sul letto sopra di lei mentre continuava a gemere, tutte le volte che lo facevamo speravo di sfondarle il culo ma ogni volta lei mi stuzzicava e poi me lo negava, una sera mi stavo masturbando pensando a lei e decisi di chiamarla.
“Sono eccitato ho voglia di scoparti”
“Davvero??? Allora perchè non vieni da me? Avevo un impegno ma ho rimandato, sono libera.”
Arrivato a casa sua la trovai con indosso solo un perizoma, si girò e mi fece ammirare quella striscia di stoffa che spariva tra le sue natiche, in camera da letto mentre le stavo leccando la figa mi disse.
“Leccami anche dietro, questa sera ti do quello che vuoi”
A quelle parole mi esaltai, la bagnai per bene, feci per infilarle un dito ma lei mi fermò e mi disse.
“Non subito, prima voglio essere scopata nella figa per un bel pò.”
Stava a pecora davanti a me col mio cazzo dentro e godeva, ad un certo punto si girò verso di me e mi disse.
“Dai, adesso mettimelo in culo”.
Tolsi il cazzo bagnato di umori dalla sua figa e avvicinai un dito al suo culo per aprirglielo un pò ma lei mi prese la mano.
“Infilalo subito, voglio sentirlo così”
Appoggiai il cazzo sul suo buco e lo spinsi dentro, era strettissimo, pensavo di farle male ma lei disse di no, il mio cazzone duro penetrò nel suo culo sparendo completamente, era una sensazione fantastica, finalmente il culo di Glory era mio, finalmente me la sarei inculata tutta.
Lei ansimava e godeva, più di quando glielo mettevo nella figa, il suo culo si mangiava tutto il mio cazzo facendolo sparire all’interno, sentivo le pareti stringersi intorno al mio membro massaggiandolo, pensavo che avrei sborrato da un momento all’altro così mi fermai un pò, Glory si girò e si mise a pancia in su tirando su il bacino e le gambe.
“Inculami così.”
Mi disse mentre si teneva aperto il culo, glielo sbattei di nuovo tutto dentro, lei intanto si teneva un dito nella figa e si masturbava.
“Dai così, scopami nel culo! Più forte”
“Finalmente ti sei decisa a darmelo, credevo di impazzire.”
“Adesso ce l’hai, fammi godere dai! Fammi il culo!”
Il mio cazzo era durissimo, stavo per esplodere in una sborrata enorme.
“Più forte, spaccami il culo!”
“Sì te lo spacco tutto”
“Così, aprimi, dai, di più! Dai che sto per godere, fammi godere col culo!”
“Sto per venire anch’io, ti riempio”
“Riempimi il culo di sborra, dai, riempimelo, tutta dentro la voglio!”
Feci una sborrata spaventosa nel suo culo riempiendoglielo tutto, lei venne nello stesso momento gridando e gemendo, il giorno dopo la chiamai, lei mi disse che si era fidanzata e che quindi non potevamo più incontrarci, rimasi molto male e l’unica cosa che mi rimase da fare fu masturbarmi pensando al suo culo meraviglioso.

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Giada mia moglie

mia moglie Giada, tutto fare presso la segreteria di uno studio d’analisi. 38 anni,bella e molto solare. Lei non sospetta nulla ma io so delle sue scappatelle, soprattutto della sudditanza nei confronti del suo capo. Farmacista molto stronzo e con la faccia da pervertito sbruffone.
Io è’ vero sono un cornuto, non lo posso negare. Nemmeno che mi eccito a pensarla intenta a far godere lo stronzo.
Perché’? Non lo so. Forse e’ una mia debolezza o perversione. E’ così’ e basta. Ci convivo, con sentimenti molto contrastanti ma non posso farci nulla.
Un giorno rientra a casa da lavoro e mi dice: sabato c’è’ la cena del laboratorio, ci andiamo?. Ti va?. Immaginate il mio stato d’animo. Ok ok, se vuoi ci andiamo. Già’ fantasticavo su quella serata.
Arriva sabato, sono le 19 ed iniziamo a prepararci per la serata. Non era la prima cena con i suoi colleghi, colleghe, organizzata dal datore di lavoro. Di solito erano serate molto noiose,ameno per me, trascorse a parlare del loro lavoro, lodare l’impegno di alcune di loro e tanti sermoni del capo. Si mangiava e beveva qualcosa.
Io come al solito, vesto casual; jeans, camicetta chiara, giacca sportiva, mocassino. Carino nulla di che. Esco dalla stanza ed arrivo in bagno. Wow! Esclamo. Di fronte si palesa una e****t intenta a prepararsi per una seratina hot. Bellissima; tacco 12 lucido, bodystcking nero velato, perizoma e nessun reggiseno. Dopo sarebbe venuto il vestitino nero con i violant ed il fiocco su di una spallina. Completava il tutto un trucco rosso sulle labbra ed i contorni marcati per far risaltare i bellissimi occhi azzurri. Io subito: ma dove vai così’? Hai deciso di far morire d’infarto qualcuno?. Scherzavo ma non troppo. Scemo! Dice lei. Sono bella per te. Se qualcuno rosica non ti devi mica offendere. Poi torniamo a casa e sono tua. Mi abbraccia e schiocca un bel bacio sulla guancia. Immaginate cosa ho pensato in quel momento.
Inizia la serata.
Alle 22.30, siamo un gruppo di 20 persone circa. Coppie e qualche single. Il dottore con la moglie al capo tavola. Si e’ mangiato bene,bevuto molto e la solita serata di tanti bla bla e’ partita da qualche mezz’ora. Giro con gli occhi,fingendo di chiacchierare ed interessarmi ad i discorsi dei presenti. La moglie del collega alla mia destra, continuava a parlarmi e dire cose. Io rispondevo con monosillabe e qualche sorriso.
Ogni tanto, intercettavo lo sguardo del porco con quello di mia moglie. Giada lo fissava intensamente per pochi istanti e poi cambiava direzione. Così’ per molti momenti della serata. Sapevo cosa frullava nelle loro teste,cosa stavano pensando e come al solito ero eccitato.
La serata continuo’ così’.
Poi qualcuno si alzo’, parti’ la musica e qualche canzoncina buttata li. Io andai in bagno. Rinfres**to, gironzolai per il giardino della casa, sentivo le voci pervenire dietro l’angolo e mi rilassavo passeggiando. Giada l’avevo lasciata intenta a chiacchierare con due sue colleghe. Due brave ragazze, una anche bona.
Tornai verso la compagnia. Giada non c’era. Nemmeno il Dottore e qualcun’altro. Cazzo! Dove sono andati?
Fissai Ilaria, la dottoressa del laboratorio ancora seduta. Dov’è’ Giada le chiesi. Non so era qui rispose lei.
La mia fantasia oramai era partita per la tangenziale. Corpi intrecciati, bagni promiscui ecc…. Troia! Pensai. Entrai in casa. Girai per il salone e poi le scale del seminterrato. Intercettai la moglie del padrone di casa, cornuta come me. Sorrisi. Non volevo fare scenate o cose del genere. Lei mi disse qualcosa inerente la cena, forse se mi era piaciuta. Io risposi con un bel sorriso e le risposi che la cena era stata di mio gradimento. Lei volto’ l’angolo e non la vidi più.
Incazzato ed arrapato, non sapevo dove andare. Salire su verso le camere? Che figura se mi beccavano!?. Dov’eri Giada?. Cazzo ma sotto il naso di tutti?. Così’ spudorati?.
Quasi in pieno panico, confuso, decisi allora di tornare fuori e fare finta di niente. Sarebbero rinvenuti e subito avrei compreso l’epilogo della cosa. Tornai in giardino,era freddino tutto sommato. Una volta a l’esterno ebbi un flash. Il parcheggio. Si erano diretti li.
Voltai a sinistra in direzione del grande piazzale esterno alla villetta.
Scavalcai la ringhiera per non far rumore con il cancello elettrico. Sceso da l’altro lato, percorsi pochi metri quasi al buio. La mia macchina era al suo posto ma senza nessuno dentro o intorno. Nemmeno qui. Allora dove?.
Feci per voltarmi verso la mia destra e quasi per caso, intravidi in fondo al vialetto a circa 20mt, una lucina molto piccola ed alcune sagome. Tacqui ed udii impercettibili chiacchiericci e gorgoglii. Mi avvicinai, nascondendomi nella penombra. Arrivato alle spalle del gruppetto, nascosto dietro una lunga siepe, mi concentrai per udire e vedere meglio. A l’inizio vedevo soltanto la luce proveniente da un telefonino, e 3 forse 4 corpi vicini. In verità’ erano più’ che vicini, perché’ inizia a capire che si baciavano e toccavano. Non capivo chi fossero però’. Volevo avvicinarmi, osservare da più’ vicino. Era pericoloso ma avevo troppa voglia. Saliva l’eccitazione. Udii molto bene il rumore dei baci e le lingue che si bagnavano. Poi, il tipico sfregare delle mani che svestono degli indumenti. Sii dai sii, baci, mmm, sii dai mi piace. Non ero sicuro, forse era Giada. Vidi una chioma inginocchiata, una sagoma in piedi ed il rumore di una cinta che si slacciava come una zip che si apriva. Dopo fu chiaro l’inizio di un pompino. Mm sii lecca Troia,lecca sto bel cazzo. Era un pompino senza ombra di dubbio. Più’ leccava e più’ i tipici stridolii della saliva a contatto con la carne divennero chiarissimi.
Lecca! I rumori ed il ritmo aumentavano. Mmm si mi piace il tuo cazzo, rispose lei. Non volevo crederci e non ero sicuro ma sembrava la voce di Giada. Daiiii! Dai che vengo. Riprendi cazzo, riprendi tutto. Un altro uomo riprendeva tutto con il telefonino. Guarda come lo succhia sta Troia. Poi risate e rumori come prima. Ad un certo punto si fermarono, la luce del telefonino spari’ ed i corpi cambiarono posizione. Non capivo però’ come e perché’. Decisi allora di approfittare del momento e scavalcare la siepe. 3 mt più’ in la potevo osservare tutto e nascondermi protetto dal buio. Lo feci. Messo a fuoco, stavolta vidi tutto abbastanza bene. Se si fossero spostati di 4 passi verso di me, avrebbero anche potuto scoprirmi. Accucciato osservai tutto. Ebbi un sussulto. Giada era lì. Poggiava i polsi tendendo le braccia sopra le spalle di un uomo. Era rimasta con il solo bodystocking senza nemmeno il perizoma. Gambe aperte, in piedi. Un uomo di fronte, intento a palparla ovunque. Grosso, però’ non capivo chi fosse. Dietro invece, un rispetto più’ basso di lei. Intravedevo le sole gambe ed un pezzo della spalla. Aveva i calzoni calati sulle caviglie. La stava scopando da dietro. Entrambe le mani le cingevano i fianchi e la spingevano avanti ed indietro. Lei leggermente piegata verso il primo dei due, poggiava le braccia per non cadere e collaborare al ritmo della danza. Bella divaricata, ansimava e godeva. Ritmava la fottuta, bagnandosi le labbra e inarcando la schiena in qualche spasmo godereccio. Adesso il più’ grosso la filmava con il telefonino e lei non curante sorrideva con un ghigno da troiione in piena estasi. Ora la teneva in equilibrio con una sola mano, per non farla cadere in avanti e permettere al socio di sbatterla con vigore. Era piccolo ma stantuffava alla grande. Scopala dai, scopa sta Troia! Sii dai fottimi, fottimi dai!. Lei stava godendo come una grande puttana ed esprimeva tutto il suo piacere immortalando un ciac sa paura. Fissava il telefono e si tintillava i capezzoli turgidi. Vedevo le chiappe sballottolare e sobbalzare per i colpi decisi da dietro. Ero quasi certo che quei due non c’erano alla cena. Poi, il tizio afferro’ i polsi di lei ed inizio’ il rush finale. I colpi si fecero frenetici e molto più’ vigorosi. Lei si inarco’ tutta e sbarro’ gli occhi dalla gran foga che sentiva dentro la pancia. Cazzo vengoooo! Quasi urlo’ il piccoletto. Siiii cazzo ho ripreso tutto, il secondo. Ahhhhh siiiii, disse lei, adendo sulle ginocchia a quattro zampe. L’avevo preso tutto e dentro. L’aveva riempita quel piccoletto. Lo vidi in faccia, avrà’ avuto si e no 20 anni. Faccia da cazzo, cappellino e secco come un chiodo. Chi cazzo era?. Il secondo rideva e si toccava la patta. Ti e’ piaciuto ehhh troia! Dai sii cazzo ci siamo sbattuti sta figa. Cazzo ho fatto un capolavoro. Lei li guardava,con un ghigno,soddisfatta. Sii dai annamosene mo’, o ce sgamano, da uno dei due.
Ciao troietta quanno voi chiamace. Uno afferro’ la borsa di lei a terra, frugo’ e tiro’ fuori il suo telefonino. Digito’ sulla tastiera e getto’ il telefono dentro la borsa di nuovo. Ooo mo c’ha i er numero mio. Capito? Di fronte a lei, ora sulle caviglie accovacciata, le disse di chiamarlo. Poi spari’ nel buio. Lei annui’, si tocco’ la vulva e gli accarezzo’ una gamba. Via. Poi tutti via. Lei si rivestì’ nella penombra e poi andò’ verso la nostra auto. Io tornai di corsa per lo stesso percorso alla serata. Arrivai al mio posto 1 mn prima di lei. Si sedette al mio fianco, sospiro’. Era scossa, quasi imbambolata. Tutto ok? Sii sii certo,sorrise. Le misi una mano sopra un ginocchio. Strinsi un po’. Era fresca. Volli salire con la mano. Quasi vicino a l’interno coscia,la sua mano si poggio’ sulla mia,fermandomi. Fermo!. Sei matto?. Poi a l’orecchio mi disse…a casa ti lecco anche le palle. Ed io…Troia …..sorridemmo.

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Your tits bounce as the lash breaks your resolve

by whipherassproperly
Silence girl. You would not be so insolent, if I ran the prison you were in!! For such utter disobedience, your bare arse would get a taste of the lash you would not be forgetting in a hurry. I’d have you dragged to my private quarters by two burly female wardens. Both blonde amazons, over 6ft tall, with powerful swimmer physiques. You would be brought and stood before me. For daring to try to speak, you would get a mighty slap round the face from one of the guards. You howl for leniency as I say give this slut’s buttocks a fuckin good hard taste of the strap!

You whimper as your white tee shirt is torn off and your breasts spring out. You are tied with your wrists about three feet apart up over your head, from a beam and a gym pommel horse is placed just in front of your cunt. You can lean about 2ft forward. The guards continue to roughly yank down your jeans and panties and I say all whuppin’s are on the bare here girl!!

You plead as the heftier guard reaches for the prison strap, as you watch. 3ft of heavy bull hide – 10cm wide with a 15cm handle. I say teach this bitch a hard lesson – count slut! The guard goes 4ft behind you and swings the monster strap back and with a almighty crack, lashes it full f***e against your soft white buttocks. You stoically squeal one miss. The leather cracks again, you thrust against the horse and your bare butt is already bright red – t-t-two miss you utter. You thrust and howl and your tits bounce as the next lash breaks your resolve as it tears across your butt. Threeeeee missss you scream, your voice beginning to break up. Whooooosh craaack.

AAAAAaaaaaaaaaarrh t-t-t-that’s four miss you scream, as you fight against your ropes sweating away! The hide whups down like thunder again, tearing across your soft, defenceless buttocks and you thrust forward again, your ass jiggling, purple and burning white hot. Euuuuuruururghhhh is all you can manage!

Enough I say, as you hang limp sobbing for forgiveness. You hang broken as I say take the inmate to the infirmary. She has learned her lesson for now!

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Did you like that fantasy? What is your own fantasy how you would use my wife’s hot body if she were all yours for a night or a weekend? Will it be erotic and gentle, or rough, or outright violent? How – for instance – would you interrogate her and extract all secret information from her, if she were your prisoner, a captured spy, in a remote detention and interrogation centre of your evil organisation…

I invite you to send it to me (by PM or email to alfredbjunk@yahoo.com), and I will post the best fantasies in my blog.

If you need inspiration, check out this blog post: http://xhamster.com/user/alfredbjunk/posts/223997.html and the assortment of vicious instruments depicted in my “fantasy fodder” gallery: http://xhamster.com/photos/gallery/2388938/fantasy_fodder.html, or the samples of fantasies already submitted (see below).

Imagine her nude and helpless body, slightly bruised already from being gang****d by the eight guards the night they brought her into your prison, chained to the wall of her brightly lit prison cell. She knows that you know what she came her for, that little sexy over-confident spy slut… And she knows that you will try to make her talk, no matter how long it takes, no matter how much she screams and begs for mercy… She is a brave girl, and you will probably need to use all your interrogator’s skills learned in the Taliban prisons, and use all the tools from that filthy steel table, to break her will…

If you are good at faking pics – or willing to give it a try – use her pics from this gallery, http://xhamster.com/photos/gallery/2591772/fake_my_wife_039_s_pics_to_illustrate_your_fantasy_soft_or_hard.html, and show me what her body would look like during and after the interrogation. More nude pics and a selection of tools that might be put to good use on a prisoner’s soft and tender body here: http://xhamster.com/photos/gallery/2388938/fantasy_fodder.html.

You will find many more nude or near-nude or otherwise hot pics of her here:
http://xhamster.com/photos/gallery/2266808/holiday_nude_pics.html
http://xhamster.com/photos/gallery/1929193/tributes_wanted_tribute_my_wife_pics_and_vids.html
http://xhamster.com/photos/gallery/1906811/vidcaps_from_my_undercover_work.html
http://xhamster.com/photos/gallery/1705965/funbags.html
http://xhamster.com/photos/gallery/1705976/funhole.html
http://xhamster.com/photos/gallery/1707687/taking_the_puppies_out_for_a_walk.html
http://xhamster.com/photos/gallery/2373546/holiday_tit_pics_from_the_past_years_find_the_cameltoe.html
or in my collection of undercover videos.

Samples from fantasies already submitted:

* I’d love to take her for a night 😉 I’d use all three of her holes and make sure she kept a big butt plug in all night

* Your wife is now lying on the floor, sobbing, she realizes that she has been left alone in front of the cells, the men still in a frenzy. Suddenly, to her horror, she sees the doors of all the cells sliding open. She is thrown over the big table at the end of the corridor and they take turns holding her down while she is brutally ****d, they throw her face down to **** her ass, then turn her over to fuck her cunt, backwards and forwards they throw her. For nearly an hour she is ****d and beaten until the armed guards return and order the men back into their cells. Your wife lies on the floor whimpering, scratched, bruised and bleeding.

* At first she jumped realizing that I could see her naked body. Then she dropped her towel and smiled at me as she walked slowly over and closed the door. […] I put my hand back between her legs and said quietly, cum for me , let me watch you cum. She closed her eyes and opened her legs further then they were as a signal of her willingness to let me have her

* I will slap her face hard and spit on her, then i will kick her on the pussy, punch her belly, and as she scream i will put my cock down her throat! Pull her hair hard as i pumping her face and slap harder and kick harder, then i will open her eyes wide with my fingers and cum in her eyes

* I want to be naked and suck her nipples while my hands stroke and caress her breasts with my body pleading for her to mount my horny lusting cock

* Then I told her about the wild pack of dogs that I kept, and if she didn’t talk I was going to bring them all in the room and close the door behind me. She was going to get the dogs whether she talked or not, but she didn’t know that.

* Her soaking wet pussy grinding against my face as I licked and sucked her clit while thrusting my fingers deep into her tight wet asshole… her loud moans now gargled with the sound of her slurping my cock, rubbing my balls ad rimming my asshole… the feel of her hot, wet mouth on my cock would send me into an explosive orgasm, causing a quick choking motion as my cum hit her throat and filled her mouth

* A young woman is lying on a filthy mattress. Her once beautiful body is a mess, her breasts look like raw hamburger meat and the whole area between her legs is one big raw bleeding wound. Your wife almost faints. “I hope you wont be as stupid as this bitch tomorrow” says the man in charge, and then your wife is thrown into her own cell to await her fate.

* She sits with open legs talking while other men watch her nice pussy. they start to spunk on her breast on her mouth and inside her pussy. she received 30 spunk
then they all escape and let her crying on the floor. she still cries, but something strange happened, she is excited by the v******e so she decides to go nude on the road provocating other man

* I have already removed her clothes so that she feels more uncomfortable and have her tied with her legs and arms spread, so she is totally exposed to me. She smiles and looks longingly at me just before I slap her right breast making her yelp with obvious pain

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Divina

“Non sono un angelo, non pretendo di esserlo. Ma non sono nemmeno il diavolo. Sono una donna e una seria artista, e gradirei essere giudicata per quello.”

Maria Callas

1

– Signora, le medicine, ancora… ma insomma? – sapevo che Maria se la prendeva davvero e la cosa, come sempre, mi faceva sorridere.
– Maria cara, non mi sgridare… non mi servono più! – il sorriso lento si spense. Non solo per la tristezza, che ormai faceva parte della mia vita di tutti i giorni, come un ombra che non schiarisce, ma per il dolore fisico che adesso mi costava ogni piccolo gesto.
La povera donna non capiva che quegli intrugli non curavano niente. Non c’era cura per la mia malattia: in realtà prendevo solo dei potenti antidolorifici. Ero talmente assuefatta ai farmaci che a mala pena blandivano il mio malessere.
– Portami in terrazza, voglio godermi l’ultimo sole dell’autunno. Quest’anno è stato caldo, mai come il sole di Atene o di Capri, intendiamoci, ma… – Maria ascoltava poco, lo sapevo. La maledetta serva mi trattava come fosse mia madre, e se lo poteva permettere. Certamente aveva fatto di più lei per me, che la mia madre vera; sempre assetata di soldi, come tutta la famiglia del resto.
Sulla grande terrazza, c’erano i soliti mazzi di fiori: si ricordavano ancora di me. Non erano tanti, certo, non come una volta.
Ricevevo dei bigliettini da “abituè” che non saltavano una sola settimana, che cari.
Il maggiordomo aspettò che Maria mi sistemasse nella poltroncina di rattan, sapeva che non volevo essere vista, ero incapace persino di camminare da sola.
La Tour era lontana ma rassicurante, quella mattina nell’autunno incombente, chissà perché ripensai a lui, dopo tanti anni…
– Ci sarebbe la signorina Corbett de “Le Figarò”, ormai passa tutte le mattine.- Stavolta non mi arrabbiai ma ne risi. Comunque non la ricevetti: megera.
Sapevo bene cosa voleva da me: l’intervista, il giornale, tutte balle! Lei voleva conoscere il mio segreto. Stupida, illusa! Era grassottella ma sana e robusta, ma non era certo per invidia che non mollavo, anzi… era per il suo bene!

2

-… di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L’anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando: “ Ammazzatemi, non sono degno di voi!” –
Jane stavolta era certa, non si sbagliava: le piccole dita si erano mosse, anche se impercettibilmente. Emozionata incalzò la sua lettura, scandendo bene le ultime parole della fiaba:
– Lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato. –
Un piccolo bagliore proprio vicino all’occhio sinistro: era una lacrima.
La volontaria s**ttò in piedi e corse verso il corridoio:
– Infermiera… presto, presto: si sta svegliando! –
Fu una festa per tutto il reparto, la bambina era stata data per spacciata, invece ora si riprendeva lentamente.
Aveva passato quasi un mese in c***, dopo l’incidente; peccato che quando iniziò a riprendere conoscenza la sua mamma non fosse li.

Ricordare quei momenti del passato mi seccava la lingua e la gola; riprendendomi dai ricordi, scartai sulla sedia.
Avevo sempre dato grande importanza a quei momenti. Non l’avevo mai confessato a nessuno ma da ragazzina mi convinsi che ero nata due volte, la prima volta per volere di Dio, ma la seconda volta per intercessione del diavolo…
Naturalmente, in entrambi i casi, la mia avida e disamorata “mammina” era, sentimentalmente assente.
Sorrisi amara tra me e me, ero talmente rassegnata all’inimicizia di mia madre che quasi non mi faceva più male.
Qualcuno suonava il violino, sulla Senna, rallegrando i turisti del Bateaux mouches.
E sì, della mia prima vita non ricordavo più niente, ma dopo l’incidente, decisi che sarei diventata un Cigno, a qualunque costo! Anch’io sarei stata tanto ammirata, da dover nascondere il viso sotto le ali, per schernirmi. Ero solo una bambina ma mantenni la promessa.

Tornai in casa.
Decisi di cambiarmi, avevo quasi voglia di uscire ma rinunciai. In casa mi sentivo forte, nonostante i dolori insopportabili, ma debole e vulnerabile fuori.
Maria mi seguiva discreta. Ci ‘perdemmo’ nel guardaroba: vestiti, sete, broccati, abiti di scena… un mare di scarpe.
Il mio bauletto; i trucchi: lo aprii. Sul fondo trovai la piccola fiala, non la aprivo da 20 anni; sul fondo l’ultima goccia ambrata. La presi, la strinsi tra le mani.
Uscendo, mi venne in mente un’altra cosa:
– Ferma! – dissi – Devi fare una cosa, ti ricompenserò, lo giuro! – risi: era un vecchio gioco, tra di noi.
Maria conosceva bene la mia tirchieria ma ero certa che non me ne volesse, dopotutto lei sapeva gestirla al meglio.
Ero legata a tutte le cose, persino alle monete; Maria era l’unica che riusciva a farmi spendere i soldi per vivere, senza di lei saremmo morti tutti di fame!
– Vedi quella piccola valigia di cartone? Sai cosa contiene? – la serva mi guardò, sorpresa:
– Oh no, che non lo so è chiusa, con la combinazione… –
– Hai sbirciato, allora…? –
– No, che non ho sbirciato, signora – disse educatamente annoiata – solo che quella… ‘cosa’ l’abbiamo presa, per poi posarla, decine di volte, e lei non si è mai decisa ad aprirla! Mai. – recitò, come fosse una cantilena.
– Ah, Mery, sei insostituibile. – Era vero, solo lei mi teneva allegra – Non c’è bisogno di aprirla. E poi mi sono scordata la combinazione: è passato troppo tempo. Eppure, c’è stato un periodo in cui l’aprivo tutti i giorni, come il cestino della merenda per la scuola da bambina. Prendila! – poi ci allontanammo nel corridoio – Ascoltami bene – dissi seria – domattina questa ‘cosa’ deve sparire dalla faccia della terra: so che mi posso fidare di te. – Maria non rispose.
Mi feci sistemare in poltrona, davanti alla finestra, con la ‘nostra cartella’ sulle gambe e, dopo tanti anni, mi decisi a ripensare a quei giorni.

3

“Lui”comparve nella mia vita attraverso la porta principale, tramite un amico di mio marito: si autodefiniva come una specie di “psicologo; un trainer, esperto nel curare l’immagine pubblica dei VIP”.
Quando venne a cena la prima volta mi turbò: scuro di pelle, naso aquilino: I capelli neri e lisci, e un paio di baffi folti e scuri.
Per tutta la sera non mi guardò mai. Parlò di me sempre in terza persona, chiamandomi: ‘La sua signora’ mentre discuteva col mio uomo.
Non mi offesi, forse perché avevo l’autostima sotto i piedi in quel periodo.
Sposare quell’uomo anziano e interessato mi era sembrata la soluzione a tutti i miei annosi problemi. Non rischiavo più di morire di fame, è vero, ma imparai che soltanto tu puoi fare qualcosa per te stessa. Gli altri hanno sempre uno scopo, sempre.
Certo non parlo d’amore, e come potrei? Non sono mai stata amata veramente e, io stessa, sono stata incapace di amare qualcosa… se non la musica, la mia bella musica, unica consolazione, anche adesso che la voce si è rintanata giù, giù, nel torace e non vuole più saperne di uscire… e il pubblico, poi, ho amato essere nota, apprezzata, applaudita, come una dea.
Makis, sembrava fosse greco, e conosceva la mia lingua d’origine ma parlava molte lingue. L’ho sentito conversare in francese, italiano, spagnolo e inglese, questo è certo, ma non sarò mai sicura riguardo al suo paese d’origine.
D’altronde non parlava mai di lui, mai!
Pochi giorni prima, una grande sarta, aveva risposto picche a mio marito: dopo avermi pesata con lo sguardo, devastandomi il corpo e l’anima. Ero entrata in sartoria gongolante, ne uscii svuotata, morta.
– Mia cara, non posso fare niente per te; torna quando potrai indossare una ’42! –
Poi, come dal nulla, comparve “Lui”.
Makis chiese che gli venissi affidata totalmente, come stesse trattando l’addestramento d’un cane, eppure non mi ribellai, e nemmeno mio marito.
Ora sono certa che quell’uomo dovette intervenire sulle nostre menti.
Mi prese, alle sue condizioni. Sei mesi dopo, la sarta raggiante, non riusciva a credere ai suoi occhi. Mi amò da subito e divenne la mia amica più fidata.

4

Mio marito fece preparare una stanza al piano terra, apposta per Makis.
Tutto cominciò una mattina, era mercoledì: da quel momento Lui prese in mano la mia vita e la stravolse per sempre. Dopo quella cena non l’ho mai più visto mangiare, né saprei dire se mai dormì veramente in camera sua.
Dal canto mio ero praticamente reclusa; potevo andare fuori solo all’alba, accompagnata da una domestica, come un cagnolino che si porta a spasso quando glia altri non vedono.
Dopo, rientravo nel mio appartamento e rimanevo sola con Lui fino alle diciassette. Nessuno poteva entrare, nemmeno mio marito.
Il pranzo, una dieta ricca di carboidrati, carne e frutta, lo lasciavano su uno sgabello, fuori dalla porta.
Quel famoso mercoledì ero a disagio, avevo da poco fatto colazione e mi ritrovai da sola con quello che, per me era uno sconosciuto.
Chiuse la porta a chiave, poi sedette su un sofà, accavallando le gambe.
– Da questo momento in poi tu sei una cosa mia, non una persona: non hai mente, sei solo un corpo. Sarò io a pensare per te e a dirti cosa devi fare. Se non obbedisci, sarai punita! Se non comprendi un ordine, sarai punita… da questo momento in poi mi chiamerai Maestro. Tutto qui! Hai capito? –
Per dignità personale cercai di obiettare qualcosa, lui si alzò e con un calcio in un fianco mi fece ruzzolare per tutta la stanza spezzandomi il fiato.
– Se non comprendi… sarai punita! – si limitò a ripetere senza emozione – E adesso spogliati completamente, palla di sego! – Lentamente, piangendo in silenzio, mi alzai da terra, mi ricomposi e iniziai a spogliarmi, tolsi le calze e pure le scarpe.
Nuda, in mezzo alla stanza, non mi preoccupavo della mia indecenza, mi vergognavo e speravo che il mio corpo grassoccio non offendesse quell’uomo, che sentivo essere diventato il mio padrone.
Il desiderio di obbedire fu così immediato da lasciarmi per sempre sbigottita.
Ero stata una donna volitiva e forte, molto caparbia, e adesso? Nelle sue mani non ero più nulla. Ma lo accettai, senza opporre nessuna resistenza. Mai avevo sentito un tale senso di appartenenza in vita mia.

5

Nel mio appartamento c’era un grande bagno, per fortuna.
Ricordo le pareti di mattonelle sempre bagnate, ricordo lui sempre sudato a causa del calore e del vapore che vi si respirava.
Tutta la giornata ero quasi sempre nuda oppure indossavo solo la vestaglia ma senza intimo: all’inizio mi sembrò sconcertante, poi mi piacque, mi sentivo libera, spogliata anche dai miei tabù.
Non mi capacitavo come il mio vecchio marito non s’insospettisse ma dopo le prime settimane non m’importava, anzi.
Makis, o chi diavolo fosse, oltre a impormi la sua disciplina e le sue oltraggiose “operazioni” mi prendeva rapidamente, in tutti i modi anche cinque, sei volte in giorno, come un a****le veloce e aggressivo.
Ci accoppiavamo, per lo più in piedi, mentre lui non prendeva mai nessuna precauzione: sento ancora la sensazione gelida del suo seme deposto e abbandonato nei mie orifizi.
Non ho mai provato niente per lui se non un senso di profonda prostrazione, la certezza che ero una sua ‘cosa’ senz’ombra di dubbio.
Mi lasciavo usare come fosse un destino ineluttabile, come fosse un dovere a cui non potevo sottrarmi.
Non godevo mai con lui, mai. E nemmeno lui con me, credo. Non mi guardava, non si curava di me, non provava nulla se non il desiderio impellente di venire.
Alcune volte, ero sul tavolo, di schiena con le gambe spalancate, alloro lo vedeva di faccia. Guardava nel vuoto e non ansimava neppure quando scaricava. Solo qualche grugnito, durante le possenti spinte finali… poi usciva subito, abbandonandomi a me stessa, senza ma i dimostrare un minimo di tenerezza.

Anche la vergogna iniziale passò… le prime volte che mi costrinse a ricevere il clistere morivo di vergogna, ma poi mi abituai. Sebbene quella pratica, oltre a svuotarmi fisicamente mi lasciasse vuota, debilitata.
Mangiavo di tutto, l’ho detto ma non mi dava il tempo di assimilare niente. Dopo un poco iniziava a riempirmi di acqua tiepida e poi mi svuotava di tutto il cibo. Prima il cattivo odore mi mortificava, poi mi ci abituai. Infine l’odore non era quasi più percettibili e i clistere erano effettuati col latte, a litri.

Dopo alcuni mesi di piacere e sofferenze, passati in uno stato di dormiveglia dei sensi, mi accorsi di essere cambiata, ancora una volta.
Gli ultimi giorni, Lui non mi fece più niente, mangiavo solo carne cruda, marinata, verdure e frutta. Il colore tornò sulle guance e io, allo specchio, ero bellissima. Il mio stomaco era cambiato, non assimilavo quasi più, infatti da allora, cominciai a mangiare sempre meno, a livello di quantità.
Makis non mi prendeva nemmeno più ma mi faceva solo cantare, lui al piano suonava divinamente e sembrava godere di quei momenti.
Lasciandomi sconcertata si dimostrò un grande esperto di tecnica musicale, dandomi delle dritte sull’interpretazione e sul dosaggio dell’aria che, in seguito, adoperai con grande successo nella mia strepitosa carriera. Ero diventata divina e me lo sentivo addosso.
Poi andò via, per sempre.
Prima di partire mi consegnò la valigetta con i suoi attrezzi:
– Per ricordarti a chi appartieni… – mi disse.

Travolta dal successo, non volevo credere di aver accettato un patto col Diavolo, ma adesso temo ogni giorno, adesso che sento che l’ora è vicina!
Ho mentito a Maria, ricordo la combinazione… apro… incredibilmente vuota! C’è solo un biglietto e due righe sbiadite:

– La tua voce val bene un’anima! Sei libera, adesso. –

FINE