Vi descrivo di seguito un evento accadutomi la scorsa estate che potrei definire imbarazzante ed erotico allo stesso tempo.
é accaduto una mattina di luglio; la giornata era bella e calda e con la mia compagna decidemmo di andare al mare. In casa con noi c’era anche sua figlia, Gina, una quindicenne molto intelligente e sveglia…a volte fin troppo. Quella mattina era rimasta a casa invece di vedersi con le sue amiche e vedendo che ci preparavamo per andare in spiaggia volle unirsi a noi.
Giunti alla solita spiaggia dove andavo insieme alla mia lei ci stendemmo al sole l’uno accanto all’altra mentre Gina si stese al mio lato a pochissimi cm da me….eppure di spazio ce n’era!!!
Annalisa prese dalla borsa l’olio solare e cominciò a spalmarsi e quando notò che sua figlia era distratta nel parlare a telefono mi chiese di spalmare l’olio sul seno spostando di proposito il costume per farmi intravedere i suoi capezzoli enormi.
Notò il mio pisello duro che voleva uscire dal costume e mi sussurrò:
-caro secondo me oltre a te si è indurito a tutti i maschietti qui intorno!
-che troia che sei!
lei sorrise e si stese per prendere il sole.
Io feci lo stesso;volevo assolutamente evitare di guardarla e di sfiorarla.
Mentre ero in quella posizione avertii più di una volta che il piede di Gina mi toccava dietro ai polpacci e ogni tanto sentivo delle brevi ma intense carezze lungo la gamba che mi faceva con il suo piede.
Incuriosito mi voltai verso di lei che se ne stava sdraiata indifferente a tutto e a tutti.
Il pisello però a quei contatti si era indurito di nuovo e quando mi alzai per prendere un po’ d’acqua dalla borsa Annalisa lo notò e mi fece sottovoce:
-sei ancora così? ho capito…..andiamocene al solito posto!
Intendeva dire una piccola conca dietro la scogliera prossima alla spiaggia dove in genere andavamo a fare un po’ di sesso acquatico.
Approfittammo del fatto che Gina era assorta a leggere una rivista e ci tuffammo raggiungendo il nostro luogo preferito.
Annalisa si avvinghiò con le gambe intorno a me e velocemente mi sfilò il costume e spostò il suo su di un lato.
-tesoro sono già aperta…entra pure!
Senza badare al mio costume che era stato preso dalle onde la tirai a me e la penetrai fino in fondo proprio come piaceva a lei….ma pure a me!
-tesoro hai un cazzo duro e caldissimo!!! tra un po’ già vengo sai!!!?
Anch’io in verità dopo averla penetrata due o tre volte stavo per schizzare ma all’improvviso accanto a noi spuntò da sott’acqua Gina che con tono agitato fece:
-ho perso la collanina proprio qui sotto….voi la vedete!?
Annalisa incazzata e imbarazzata si staccò da me e ritornò a riva.
Gina rimase vicino a me chiedendomi di aiutarla nella ricerca.
Ero rimasto senza costume e speravo che lei non si fosse accorta di nulla.
Mi immersi con la scusa di cercare la collanina ma speravo di trovare per primo il costume.
Ritornai su in superficie dove Gina mi aspettava.
-trovata!?
-beh no!
-non ti muovere, riprendi fiato tu, ora ci provo io!
Restai immobile in acqua senza poter trovare una soluzione mentre Gina restò immersa per un bel po’.
All’improvviso sentii sott’acqua due braccia che si avvinghiarono alla mia vita e la sensazione di una bocca che mi succhiava il cazzo.
La ragazzina mi stava facendo un pompino.
Risalì dopo una ventina di secondi e mi guardò:
-non ti muovere…devo riprendere aria!
Ritornò giù e riprese a succhiare. Lo fece con tanta foga che sentivo la cappella toccarle la gola.
Mi fece venire in poco tempo e mi lasciò il cazzo solo dopo che aveva ingoiato tutto.
Risalì su e mi guardò con aria divertita:
-spero che la mia bocca sia stata all’altezza della fica di mia madre!
Mi restituì il mio costume che aveva trovato e nascosto su uno scoglio e insieme tornammo su in spiaggia.
Annalisa chiese:
-trovata la collanina!?
e lei:
-no mamma ma almeno mi sono goduta lo scenario del fondale!
Category: Racconti Erotici
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la scuola delle torture parte 1
Questo racconto non è frutto della fantasia di qualcuno o della mia. Questa è la mia storia i nomi sono diversi dall’originale solo per preservare la mia privacy.
Tutto è incominciato quando avevo 14 anni , io prima ero un ragazzino alto ma gracilino un po effemminato , era il primo giorno delle superiori , il giorno in cui si fanno le prime amicizie, e anche incontri spiacevoli .
Sono sceso dall autobus sono entrato in questa nuova vita per i futuri 5 anni ero emozionato , arrivato in classe pensavo di essere in un mondo di anarchia dove i ragazzi comandavano , e gli insegnanti rimanevano del tutto indifferenti a ciò che accadeva sotto i loro occhi , loro facevano lezione e chi seguiva andava avanti mentre gli altri facevano gli affari loro…
mi sedetti di fianco ad un ragazzo più grosso e che dopo avrei scoperto anche essere più grande di mè di due anni essendo ripetente , allora ho provato a farci amicizia , visto che era l’unico ragazzo che non sembrava un carcerato , lui subito é stato gentile e cordiale , si chiamava Davide , diciamo che per il momento non ero sicuro di essere bisex , ma lui mi piaceva molto , allora alla ricreazione sono andato in bagno lui mi ha seguito ha chiuso la porta e mentre pisciavo lui la faveva nel lavandino , poi si gira verso di me e mi dice che gli piaccio e che mi vuole dare un bacio , io lo assecondo e mentre le mie labbra sfioravano le sue ho senTito la porta aprirsi, e sono 4 raGazzi che erano della mia classe dicendo “guardate che puttana è questo primino scommetto che gli piace il cazzo dai ragazzi aiutiamolo “. In pochi secondi mi sono trovato in ginocchio a terra con 5 cazzi davanti (5 perché Davide faceva parte di qualche loro piano) erano grossi e duri il più piccolo di 13 cm mentre gli altri erano intorno ai 18 cm.Marco uno dei 4 ragazzi entrati mi disse che o facevo tutto ciò che chiedevano oppure sarebbero state botte , provai ad andarmene ma mi ripresero subito mi rimisero per terra e marco prendendomi la testa con forza mi stava spingendo la sua grossa cappella sulle mie labbra sigillate , spingeva sempre più forte ma io tenevo duro e non mollavo , con un pugno nello stomaco e un calcio nelle palle cedetti , e spalancai la bocca per urlare ma in un momento avevo gia la sua cappella in gola non lo tirò fuori nemmeno una volta e usando la mia testa come un gioco mi venne copiosamente in gola e fui costretto ad inviare tutto , finito uno ne avevo già due in bocca ho iniziato a succhiarli poiche se non l’avessi fatto mi avrebbero distrutto il cazzo a calci.. Anche loro mi vennero in bocca e mi fecero ingiare tutto ,Matteo il piu piccolo (aveva la mia età ) mi sbatte l’uccello in gola e col piede già puntato sul mio pisello mi dice “ho ingoi tutto o te lo spappolo”; Ad un punto parti un forte getto caldo in bocca ma non era sperma , ma piscio ingoiai tutto e rimasi in silenzio . Davide si avvicinò mi calò i pantaloni e mi passo il suo pisello tra le labbra imponendomi di lubrificarlo poi mi girò mi appoggiò il suo grosso cazzo sul buco e mi penetrò senza cognizione , mi faceva male ma mi piaceva contemporaneamente ad un certo puno mi sentii caldo nello stomaco era il suo sperma che mi aveva riempito il culo.
Il gioco fini le letiopi erano finite per quele gIorio . Loro se ne andarono dicendomi ci vediamo domani puttana.
Non sapevo che fare tormai ai dormitori e non dissi niene a nessuno e li incominciò la mia tortura.
La mia prima volta
In questo momento che scrivo questa storia ho 24 anni, all’epoca dei fatti 19.
Era estate e mi trovo con la mia fidanzata (alta poco meno di me, bruna, occhi marroni e un bel fisico, da ginnasta) nel parco della città. Eravamo fidanzati da 3 mesi, non l avevamo mai fatto, a parte delle seghe e alcuni ditalini. Cionostante, ci amavamo moltissimo.
Seduti su una panchina un po’ defilata, non al centro dell’attenzione, limonavamo di gusto (da bravi innamorati), lei seduta sulle mie gambe.
Faceva molto caldo e nonostante fossimo all ombra mi iniziarono a scendere sulla fronte qualche gocciolina di sudore. Anche lei iniziava a sudare alla base del collo. Erano le 3 del pomeriggio.
Per provare a scappare dal caldo decidemmo di andare a fare un giro in moto. Avevo una moto da cross, 125 di cilindrata.
Seduta dietro a me, mi cinge i fianchi con le braccia per tenersi meglio e partiamo.
Sapevo già che comunque in città anche andando in moto fa caldo lo stesso, quindi decido di andare in un posto in aperta campagna un po’ sopraelevato dove anche nei giorni più torridi si sta bene.
La nostra città non è tanto grossa, infatti 10 minuti dopo già scendevamo dalla moto.
Questo posto consiste un uno spiazzo d’erba circondato da alberi e da campi di riso, il tutto circondato da fossi, alcuni anche profondi. Oltre, nascosto dagli alberi, si nota un piccolo paesino di campagna e sullo sfondo terso il Monte Rosa. L’ unico modo per accedervi è una stradina sconnessa percorsa solo da trattori, ma in quel periodo non passa anima viva.
Ci sediamo sull erba.
-Amore è bellissimo qui!
-Sono contento che ti piacc…
Non riuscii a finire la frase che iniziò a baciarmi in bocca.
Ero seduto a gambe incrociate, quando iniziò a baciarmi era china davanti a me, appoggiata con le mani sulle mie spalle.
Un po’ per la sorpresa un po’ perchè lei si appoggiò facendo forza mi sdraiai con la schiena sull’erba.
Immediatamente lei si posò su di me. Capii che voleva che io mi mettessi in quella posizione.
Ci guardammo un paio di secondi, giusto il tempo di dire “ti amo” che lei mi posò di nuovo le sue labbra sulle mie.
Rimanemmo così parecchi minuti, poi prese la mia mano che tenevo sulla sua schiena e me l’appoggiò sul suo sedere. Iniziai subito a palparglielo, dolcemente. Era sodo e ben marcato, segno che faceva sport. Portava un paio di leggins che le arrivavano a metà coscia. Il suo respiro aumentò quasi impercettibilmente.
Improvvisamente prendendomi il dorso della mano con cui le palpavo il sedere me la mise sotto i suoi leggins, direttamente sulla natica nuda. Palpai un po più deciso.
Come risposta spinse con decsione la sua lingua tra le mie labbra alla ricerca della mia e l assecondai. Con una mano mi arruffava i capelli.
Capii che si stava eccitando.
Infilai l altra mano sotto i suoi leggins e iniziai a palpare anche l altra natica.
Passarono un paio di minuti così, poi si alzò seduta sul mio stomaco, con le gambe pigate all’indietro.
-Ti amo Teo
-Ti amo anch io tesoro
Si guardò intorno, poi tornò a guardare me con un sorriso
-Fa caldo anche qua
E si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno nero. Sempre sorridendomi spostò indietro il sedere, strusciandomelo sul pacco, intanto si massaggiava le tette.
Non era ancora eretto ma stava dando segno di diventarlo.
Poi si voltò sopra di me, nella posizione del 69.
Mi sbottonò i jeans, scostò le mutande e iniziò a massaggiarlo con le mani. Quando fu abbastanza rigido iniziò a leccarmelo prima e a succhiarmelo dopo.
Io intanto le avevo calato i leggins e le mutandine, che essendo umide, rivelavano i suoi umori.
La sua patatina si stava rilassando, segno dell eccitamento e si bagnava. era depilata tranne che per un ciuffetto sul monte di venere.
Quando iniziai a leccargiela emise dei gridolini di piacere, che aumentarono quando io con la mano iniziai a stimolargli il clitoride. Quando feci il contrario, ovvero gli stimolai il clitoride con la lingua e le infilai due dita nella patatina ebbe un sussulto improvviso e per poco non svenne. dal canto mio rischiai di venirle in bocca.
Si girò verso la mia faccia e mi diede un bacio
-Teo non ce la faccio, scopami… fammi urlare!
si slacciò il reggiseno. Portava una seconda abbondante e si vedevano chiaramente i capezzoli duri.
Si alzò in piedi e si tolse leggins e mutandine, rimanendo nuda. Mi tolsi velocemente i jeans.
Si ricalò su di me, strusciando la sua patatina bollente sul mio pene ormai completamente eretto.
La presi per i fianchi e mentre lei guidava il mio amico nel buco la adagiai verso il basso. entrò per meta e lei lanciò un urlo di picere. Sentivo l imene. Piano piano aumentai la forza mentre lei si stimolava un capezzolo e il clitoride. l imene cedette e il mio amico entrò tutto. Lanciò un secondo urlo di piacere. Iniziò ad ansiamre e si chinò su di me baciandomi, mentre io iniziavo a penetrarla.
La sentivo calda e umida, i suoi umori mi colavano fino ai testicoli e lei ansimava dal piacere.
parecchi minuti dopo si tirò su e arcuò la schiena, io con le mani iniziai a massaggiarle le tette e stimolarle i capezzoli, duri come sassolini.
-si.. si… ancora….mmmm…ooh si….
Questa volta mi alzai io. lei si sdraiò di schiena sull erba e io mi misi sopra, nella posizione del missionario. lei si aggrappò a me con le braccia intorno al collo e le gambe lungo i fianchi quando ricominiai a penetrarla.
Stavolta fui i a cercare la sua lingua, e quando l ebbi trovata aumentai il ritmo. eravamo in due stavolta a gemere per il piacere.
non ricordo quanto tempo passò, lei ebbe due orgasmi molto potenti, durante il secondo squirtò (!!!) bagnandomi il ventre dei suoi umori.
Feci appena in tempo a estrarre il pene che venni copiosamente sulla sua patatina. sei fiotti di candido sperma.
Quando lei si destò, io stavo strusciando il pene sulla sua patatina zuppa di sperma. lei apprezzò e si masturbò il clitoride bagnato.
Mi chinai a baciarla. eravamo nudi e sporchi degli umori dell altro ma felici. della nostra prima volta.
la loro prima volta….. in tre
Dopo l’ennesima discussione su whatsapp col mio “compare di marachelle” avevo deciso che era giunto il momento di rimpiazzarlo, di cercarne uno più “stabile”, allora il giorno dopo, recuperato un vecchio profilo su un sito di incontri, caricate nuove foto non troppo esplicite ma accattivanti ho iniziato a valutare alcuni tra i mille profili di ragazzi arrapati che mi scrivevano, risposi ad uno in particolare, ora nn ricordo cosa mi aveva attratta di quel profilo, forse le foto ke sembravano reali, iniziato a chattare, gli confesso la mia bisessualità e il mio gusto x le donne, lui coglie al volo l’occasione e mi dice di avere un’amica con la quale da tempo cercano una bisex…. In un weekend combiniamo l’appuntamento, lei vive da sola, quindi saremo suoi ospiti, iniziamo a chattare in gruppo, ma anche io e lei da sole, fino al lunedì pomeriggio. Come tutti i lunedì sera, anche quel lunedì sono andata in piscina, a fine lezione, stavolta, ho fatto una megadoccia, mi sono rilassata, poi ho indossato un bel reggiseno di pizzo nero, una culotte di raso grigio fumo con i merletti neri, ho asciugato bene i capelli, mi sono truccata leggermente gli occhi, vestita normalmente mi sono messa in macchina e 25 km dopo ero a casa di lei. la vedevo per la prima volta (oltre alle pochissime foto che ci eravamo scambiate su whatsapp) , mi appare sulla porta una ragazza molto in carne, un viso bello tondo, un faccione che ispira dolcezza, occhi, labbra, naso tutti piccoli, indossa un paio di jeans ed un maglione nero lungo, si intuisce solo che è un po (più di un po 😛 ) in sovrappeso(ma dopotutto, anche io nn sono da meno).
Mi fa accomodare, ci salutiamo con un abbraccio, ovviamente siamo impacciatissime, ma ci sta, ci sediamo in sala da pranzo, mi offre un thè freddo alla pesca (su mio precedente suggerimento 😉 ) e iniziamo a chiacchierare un po, poco dopo mi fa fare il giro della casa: una stanza “funzionale” che diventerà una cameretta – mi dice lei – mi fa vedere il bagno, non grandissimo ma molto pratico, con un tocco di stile, per finire la camera da letto, ha stile anche qui, mi fa vedere che sia sull’armadio che dietro/sotto il letto ci sono dei faretti che accesi singolarmente danno alla camera una bella atmosfera intima, data dalla soffusa luce blu, decidiamo di lasciare acceso solo il faretto dietro il letto, allora mi avvicino a lei che è tesissima, la abbraccio e le accarezzo il viso, le braccia, i fianchi….. senza forzare troppo cerco di baciarla, lei è tesa, decide di spogliarsi da sola, io faccio lo stesso, x entrambe via scarpe, calzini, pantaloni, maglioni….. ci trovimo: io in reggiseno e coulotte, lei in perizoma, reggiseno e una canottiera che ha tenuto su tutto il tempo (credo perché si vede “cicciona”), ci siamo messe sul letto, per lei era la prima volta con una donna, allora il gioco è tutto in mano mia, inizio ad accarezzarla, baciarla tutta, prima da sopra i pochi vestiti che ci sono rimasti, lei imbarazzata cerca di imitarmi, inizia a sciogliersi, ci accarezziamo a vicenda, ci concentriamo un po l’una sui seni dell’altra, lei accarezza i mie, ancora fermi nel reggiseno, io delicatamente scosto il suo cercando e trovando uno splendido capezzolo, lo bacio, lo lecco, lo succhio, ogni tanto lo intrappolo tra i denti e la lingua, lei geme, si sta eccitando, mi accarezza come può, torno su, la bacio, la vezzeggio, mi giro sotto sopra, le accarezzo i piedi (è il debole di entrambe 😀 ) mi avvicino col viso, le faccio sentire il mio respiro, poi dolcissime le mie labbra li baciano, prima chiuse, poi le schiudo x farle sentire un lieve umido, freme mi chiama, mi cerca con le mani, allora lascio delle lievi scie di lingua a mio piacimento su quei piedi (sul dorso dei piedi), inizio a risalire, la mordicchio leggera vicino alla caviglia, avrebbe schizzato se avesse potuto….. mi giro ancora e torno a baciarla, nei suoi occhi c’è tanta lussuria, vorrebbe che fossi un uomo così da potersi far penetrare all’istante, ma non lo sono, allora decide di volerci provare lei, mi toglie il reggiseno e mi accarezza i seni, cerca i miei capezzoli, inizia a leccare il primo, ma a quel punto suona il campanello, lei si alza, si sistema un attimo e va ad aprire la porta, è arrivato il suo amico, il fortunato di turno….. io aspetto lì, sul letto, con addosso solo quella specie di slip…. rientra in camera, lui la segue dopo pochi secondi, ma lei è già tornata sul letto con me, abbiamo ricominciato ad accarezzarci, la presenza di lui la rende più sfacciata, si scioglie di più, il nostro comune obbiettivo è godere e farlo impazzire, mi cerca le labbra, mi bacia, ci accarezziamo, lui si avvicina, la sola idea di avere due porcelle così lo eccita all’inverosimile ed il suo pene è già duro, si spoglia velocemente, io faccio stendere lei, lui le da subito il suo attrezzo in bocca, i convenevoli sono stati saltati, io le prendo ancora un capezzolo in bocca, l’altro tra le dita, lo stringo appena, freme di nuovo, ora è eccitata, si farebbe prendere, usare e abusare da chiunque ora, ma ci sono – solo – io che mi sistemo tra le sue gambe, e inizio a baciarle le cosce cicciotte, l’attacco dell’inguine, ha ancora addosso il perizoma, è tiratissimo, inizio a leccare le grandi labbra, con la lingua scavo sotto il tessuto del piccolo perizoma cercando le piccole labbra, sente la mia lingua che la brama, smette di succhiare per regalarmi una forte serie di gemiti, ma vuole di più, lascia in sospeso l’amico e si sfila il perizoma, aprendomi le cosce più che può, non posso res****re a quella visione, allora la mia lingua si attacca a quella fichetta, è glabra, i pochi peli si percepiscono appena, mi concentro sulle piccole labbra e sul clitoride, purtroppo ha il ciclo e non posso andare oltre, l’assorbente interno la protegge, allora solo usando la lingua la stimolo fino a che sento che ormai è in orbita, la lecco come mai ho leccato una fica prima d’ora, lei cerca di succhiare l’uccello del suo amico tra i gemiti che continua quasi senza sosta a regalarmi, si ferma solo per dire al suo amico che la lecco da sballo…. cosa che non fa altro che compiacermi e spronarmi a farla impazzire ancora di più, il fortunello a quel punto decide che vuole giocare con me, mi si mette dietro, mi abbassa la coulotte e mi scopa senza convenevoli, non è grosso, nemmeno lungo, x la verità al di sotto della media a cui sono abituata, ma è durissimo, scopa discretamente, e io sono già un lago, lo sarebbe anche la mia lussuriosa amica, sotto la mia lingua, se nn fosse “tappata”, lui mi scopa e io lecco con ancora più foga, lei lo incita, lui sbatte forte, veloce, poi si stende, per ricevere le attenzioni delle bocche di entrambe per il suo gioiello, ci scambiano il suo pene come fosse il microfono del karaoke, un affondo in gola a testa, a turno, lo sentiamo impazzire, geme forte…..lei gli monta su, lui le allarga le natiche, non resisto, mi posiziono dietro il suo sedere e inizio a leccarle il buchino, lui le chiede: cosa sta facendo la troia?… lei: mi sta infilando la lingua in culo…. è bellissimo!!!…. le ho bagnato per bene la rosellina anale, ho afferrato l’uccello di lui, e leccavo sia lui che il buchino anale di lei per agevolarli, ma lui non era soddisfatto, la fa mettere a 90° e cerca di incularla violento, lei gli diceva di fare piano, voleva il lubrificante, avendo il ciclo era molto sensibile, allora l’ho spinto sul letto e mi sono messa a succhiargli l’uccello, così lei è potuta andare a prendere il lubrificante, al suo ritorno mi sono spostata io, sono tornata in cucina a dalla tasca del mio giubbotto ho preso due guanti in lattice (usa e getta), tornata in camera ne ho posato uno e infilato l’altro alla mano destra, ho preso il gel e ne ho messo un po sulla mano guantata, le ho unto l’ano, infilando pochissimo un dito, a questo punto ci siamo posizionate entrambe a pecora, io col mio ingombrante sederone rivolto al lato del letto, lei alla mia destra col suo culetto puntato verso di me e la faccia alla testiera del letto, lui si alzato, è venuto dietro di me, e appena ha iniziato a scoparmi, mi incitava anche a penetrare il culo di lei con la mano, io mi godevo quel cazzo ke mi esplorava la fica, ma quello ke mi eccitava di più era il culetto di lei, proprio a portata di mano, accoglieva con dolci gemiti prima un dito, poi due, con due dita le scopavo il culo, lei gemeva, godeva del mio tocco, delicato e dilatatore, infilavo ed estraevo le mie dita dal suo culo, le infilavo ancora e quando erano dentro, le muovevo, premendo sulle pareti del suo ano, che si ammorbidivano e cedevamo facendola gemere sempre di più…. sentendola godere in quel modo, il fortunello non ha resistito, le ha ordinato di girarsi col culo verso di lui, ora ci guardavamo in faccia io e lei, lei col cazzo che le occupava e le esplorava, violento, il culo ormai aperto, le si leggeva in faccia la il godimento e la lussuria di quell’assalto, mi sono distesa quasi accanto a lei ma in modo da infilarmi in parte sotto di lei, così potevo baciarla, accarezzarla, sentire i suoi seni poco più piccoli dei miei, sbattere contro i miei, a piacimento baciavo lei e poi i suoi seni, poi ne ho afferrato uno e l’ho succhiato forte, più forte che potevo, sentivo i suoi fremiti, li ha avvertiti anche il fortunello, che x divertirsi di più ha mollato il suo culo, e si è rintanato nella mia fica che era rimasta in attesa… mentre io continuavo a succhiare il seno di lei, ora lei era libera di muoversi, allora decide di ricambiarmi un po il favore, girandosi sempre a pecora sul letto, stavolta il suo culetto era fuori dalla portata di entrambi i possibili assalti, ma per divertirci entrambe mi mette in faccia i suoi meravigliosi seni e si attacca ai miei, mentre lui continua a scoparmi, a chiamarci troie, lesbiche, puttane, il turpiloquio lo eccitava, ed eccitava anche noi…. dopo un po, si stende e vuole le nostre attenzioni, ma da brave stronze puttanelle, davanti ai suoi occhi, ci scambiamo uno sguardo d’intesa, lasciamo lui su un angolo del letto e ricominciamo ad accarezzarci, a stuzzicarci, baciarci e leccarci tra di noi, intanto lui anche se messo da parte, era talmente eccitato dallo spettacolino che aveva sognato per anni (eravamo il suo fil porno in diretta) che non resisteva all’impulso di menarselo, proprio come se stesse guardando un porno (durante le riprese)…. io ogni tanto davo un’occhiata al fortunello, vedevo la sua eccitazione, allora ho detto a lei: dai, torniamo da lui, guarda come si sente solo ;)…allora ci siamo messe una da un lato e una dall’altro, a turno lo prendevamo in mano, e lo mettevamo in bocca all’altra, lei usava spesso sia le mani che la bocca, io lasciavo che la sua mano lo guidasse nella mia bocca, poi erano le mie labbra a segarlo, mentre la mia lingua gli massaggiava la cappella…. lui volle farsi leccare il buco del culo, non potevo chiedere di meglio, lo feci, e appena la mia lingua accarezzò la sua rosellina, lo sentì gemere, e la rosa si aprì al mio tocco, gli dissi che era una puttanella anche lui, lo dissi a lei: guarda come si sta aprendo per me, per noi :)… ebbe un momento di timore, e disse che non gli piaceva quel gioco, scherzando gli ho sollevato e piegato le gambe col mio stesso corpo a fare da fermo, lasciando il suo buchetto ancora vergine, esposto al “pericolo”…. con la mano guantata ho accarezzato quel buchino che sembrava pronto ad aprirsi, lo abbiamo leccato a turno, io, poi lei, poi ancora io….. era così bagnato e lui gemeva e godeva delle nostre lingue, il cazzo gli pulsava, allora ho lasciato andare le sue gambe, concedendogli una posizione più comoda e piacevole, a gambe distese, io mi sono messa al suo lato, per prendergli il cazzo in bocca comodamente, lei, la sua amante da una vita, tra le sue gambe,la sua mano era più piccola della mia, lei desiderava fargli provare la sensazione di avere il culo occupato da sempre, così, è stato il suo piacere, mentre io gli segavo il cazzo con le labbra, dando una succhiatina qui e la, infilarle dolcemente un dito nel culo, lento e dolce, ma tutto il dito, poi due, e iniziare a stuzzicargli, sotto mie indicazioni, la prostata, con la l’altra mano gli accarezzava le palle e ogni tanto quello che lasciavo del suo cazzo, i suoi gemiti erano forti, intensi, profondi, e sempre più veloci, più vicini, sentivo le pulsazioni del suo cazzo sulle labbra, allora chiudendole intorno al cazzo ho iniziato a succhiare più forte che mai, finché lui, con due dita nel culo, una mano a reggergli e stuzzicargli le palle, e la mia bocca ad aspirargli il cazzo, ci si è svuotato dentro, ho continuato a succhiare fino a quando non si è ritirato e ammosciato, stando molto attenta a non deglutire mai, quando ho mollato, lui era sfinito quasi abbandonato sul letto, lei mi guardava quasi ammirata, il suo cazzo non aveva più un briciolo di energia, allora mi sono sollevata, avvicinata a lei, le ho accarezzato il viso, poi afferrata per il collo l’ho attirata a me, per baciarla, e condividere il frutto delle nostre fatiche, sotto gli occhi increduli ed esterrefatti di lui abbiamo continuato per diversi secondi a scambiarci quel lungo bacio sborroso, sporcandoci e pulendoci a vicenda il viso con le nostre lingue, fino ad ingoiare tutto…. FINE……
o forse no ;P
P.S. ovviamente ho omesso le varie operazioni di infilare e togliere il preservativo per rendere il racconto più fluido, ma tutto si è svolto nella massima protezione e sicurezza 😉
Davide e Christian
Ero così incredibilmente arrapato, non avete mai avuto quella sensazione di non poter neanche camminare per la strada perché non potete smettere di guardare gli uomini? È insensato. Intendo che vorrei saltare addosso ad ogni ragazzo che vedo. Immagino il suo cazzo nella mia bocca che gocciola sperma, pulsando e muovendosi avanti ed indietro. Quindi alla fine decisi di uscirne dopo sei mesi senza sesso (dopo tutto ho solo 18 anni ed è dura trovare ragazzi della mia età nell’armadio). Cercai fra gli annunci quelli ‘maschio cerca maschio’. Cercai e cercai ed in gran parte erano uomini più vecchi che cercavano cose insolite, non precisamente il meglio per me. Io volevo un bel ragazzo liscio, con un bel cazzo grosso e che non fosse anormale.
Finalmente trovai un ragazzo che si chiamava Davide e, da quello che scriveva, stava cercando un ragazzo la sua età, 18 anni, con cui andare in giro, chiacchierare ed altro. Ci volle del tempo ma trovai il coraggio di chiamare il numero indicato.
“Pronto, Davide?”
“Sì.”
“Ciao, sono Christian e ho visto il tuo annuncio.”
“Oh, ehi, come va?”
“Sto bene, mi stavo chiedendo se volevamo vederci.”
“Puoi spedirmi una foto?”
“Sicuro, aspetta, la invio e poi tu mi richiami.”
A questo punto il mio cuore stava correndo, ero così nervoso. Mi tolsi la camicia e poi mi tirai pantaloni e boxer alle ginocchia. Ho un corpo abbastanza ben fatto, muscoli medi, capelli castani, occhi blu con un cazzo medio di 19 centimetri. Me lo carezzai finché non fu a mezz’asta a circa 13 centimetri e s**ttai due fotografie, uno del corpo intero nello specchio ed una zoomata sulla testa del cazzo che gocciolava leggermente pre eiaculazione.
Un minuto più tardi il telefono suonò.
“Ehi Christian, mi sono piaciute le foto, ci vediamo?”
“Sicuro dove?”
“A casa mia, i miei genitori sono fuori di città per il fine-settimana. Ti mando il mio indirizzo. Quando puoi essere qui?”
“Dammi 20 minuti, devo portare qualche cosa?”
“Fumi?”
“Sì.”
“Portane.”
“Ok.”
“Ci vediamo presto, non vedo l’ora di avere quella testa nella mia bocca.”
Clic.
Wow, ero sorpreso. Non lo potevo credere, finalmente l’avevo fatto. Avevo preso coraggio ed aveva pagato. Mi cambiai rapidamente mettendomi una shirt ed uscii.
Fermai un taxi ed in 20 minuti ero fuori della porta di Davide. Bussai, alcuni secondi più tardi la porta si aprì. Di fronte a me c’era Davide e ragazzi! che visione. Un metro e ottantotto per 81 chili, capelli castani corti, occhi verdi, pettorali increspati e lisci (lo potevo dire perché portava solamente un asciugamano) ed una grande protuberanza. Il mio cuore stava correndo ed io stavo gocciolando per il desiderio, ne sentivo il profumo, era così bello, così dolce, ciò di cui avevo bisogno.
“Ciao, Christian, felice di conoscerti, perché non entri.”
“Ahh, oh…ok.”
“Sei nervoso non è vero?”
“Un po’.”
“Non preoccuparti andrà tutto bene, vieni e siediti.”
Mi prese per mano e mi condusse al divano. Presi uno spinello e l’accesi; l’unica cosa che potevo fare per cercare di calmarmi. Feci la prima tirata, mi fece sentire un po’ più forte e lo passai a Davide.
“Grazie.”
Lui inalò profondamente ed a lungo poi rilasciò attraverso il naso sollevando il torace profondamente. Fu quello che mi perse, mi misi sul pavimento tra le sue gambe e cominciai a carezzargli lo stomaco liscio con la lingua. Scesi lungo la sua pista sottile di peli finché non mi trovai sopra l’asciugamano. Lui continuava a fumare inspirando ed espirando. Mi sembrò che il suo cazzo stesse cominciando a crescere. Tirai lentamente indietro l’asciugamano per scoprire il suo bel membro. Era completamente duro e alto nei suoi 20 centimetri, ma quella non era la parte migliore. Era il cazzo più grosso che avessi mai visto, più grosso di quello degli uomini nei film porno. Non stava diritto ma era appoggiato contro il suo stomaco. Cominciai a far correre la lingua in giù verso la parte inferiore del membro lungo la vena. Presi le palle massicce nella sinistra e gli carezzai l’uccello con la destra mentre lo succhiavo. Davide emise lamenti di piacere in mezzo a sbuffi di fumo. Ora le sue gambe si stavano contorcendo. Io lo presi dentro completamente. Lui cominciò a fottermi lentamente la bocca, il suo cazzo colava pre eiaculazione. Aveva un sapore così buono. Ora stavo succhiando con forza, bagnai di saliva il dito sinistro e gli massaggiai il buco del culo. Ora si lamentava con forza. Inarcando la schiena si sdraiò indietro ed alzò le ginocchia in aria. Io gli afferrai le gambe e le tenni più in alto. Il suo sedere era perfetto, rotondo e sodo, con peli molto piccoli intorno al bel piccolo buco del culo. Lo vidi aprirsi e cominciai a leccarlo in cerchi andando a poco a poco dentro. Era un sapore così buono, di ragazzo, sudore e sedere. Non c’è nulla di meglio.
“Oh, dio Christian! Come sei bravo, e pensare che credevo che fossi timido!”
Mi afferrò la nuca e spinse la mia faccia più profondamente nel suo sedere. Ora ero seppellito dentro, il mio cazzo era così duro che pensai che i miei jeans si sarebbero rotti. lo sperma mi gonfiava il sacco e mi sbottonai i pantaloni per fare prendere aria al mio pene. Vidi gli occhi di Davide muoversi verso di lui, mi afferrò sotto le braccia e mi girò, era così forte. Il suo cazzo ora era diritto e puntava verso di me. Mi tolse i pantaloni, mi fece girare sulla pancia e mi tirò in ginocchio. Le mie mani erano sul bracciolo del divano e lui era dietro di me. Sentivo il suo cazzo sudato e caldo appoggiato alla mia schiena; aveva le braccia intorno al mio torace e mi stava baciando il collo, le sue mani si mossero verso il basso e mi circondarono il pene carezzandomi la testa tra pollice ed indice.
“Sei così eccitante!” Mi bisbigliò in un orecchio, il mio corpo stava tremando.
Mosse lentamente la lingua in giù sulla mia schiena, le sue mani si spostarono sulle mie anche. Si inginocchiò dietro di me e cominciò a giocare con me. La sua lingua rotolò inrono per il mio sedere, le sue mani spingevano per allargarmi le natiche. Era così bello. Era la prima volta che venivo leccato così. Spinse la lingua dento e fuori, dentro e fuori.
“Posso incularti?” Chiese.
“Sì” dissi io.
“Sei vergine?”
“No, ma l’ho fatto solo una volta così sarà più facile, ok?”
Prima che io potessi aggiungere qualche cosa d’altro Davide aveva cominciato a lubrificare il suo cazzo ed il mio sedere. Mi fotteva con le dita per allentarmi. Poi cominciò a scendere su di me. Strisciava la testa del cazzo su e giù lungo la mia fessura. Poi mise lentamente l’uccello dentro di me, dapprima solo un paio di centimetri e cominciò a muoverlo.
“Oh dio!” Gridai.
Era stupendo, il pensiero dei suoi 20 centimetri pulsanti dentro di me mi resero così arrapato che avrei potuto scoppiare. Ora aveva circa la metà dentro di me e gridavo. Lui doveva tenermi fermo; io mi scuotevo. Il suo cazzo era così grosso, era come prendere la punta di una mazza da baseball. Ora era completamente dentro, tutti i 20 centimetri, le sue palle mi schiaffeggiavano il sedere quando andava avanti ed indietro.
“Cambiamo posizione.” Disse.
“Ok.”
“Mettiti su di me e siediti sul mio uccello.”
Estrasse il pene appiccicoso ed io con un brivido scesi dal divano. Davide si sdraiò sulla schiena. Vedevo il suo cazzo pulsare e le sue palle ora erano contratte, era chiaro che era vicino all’orgasmo, ed anch’io lo ero. Mi misi su di lui, lui mi tenne da sotto le braccia e mi abbassò lentamente sopra il suo uccello. Lo presi in un po’ più velocemente questa volta, pompando il mio corpo su e giù. Aveva il mio cazzo nelle sue mani e mi stava masturbando mentre strofinava le palle.
“Ehi, vuoi incularmi mentre ti inculo?” Chiese.
Non aspettò la risposta. Un secondo più tardi aveva allungato una mano sotto il divano senza spostarsi, aveva estratto un dildo di vetro di media grandezza e me lo aveva messo in mano. Anche se non avevo mai usato questo genere di cose non mi ci volle molto per imparare. Mentre Davide mi inculava con più forza, massaggiai lentamente il suo sedere con lubrificante e feci scivolare dentro il dildo. Ora lui mi stava veramente fottendo spingendo sempre più forte ed altrettanto facevo io. Ambedue gridavamo ed i nostri corpi si scuotevano. Il suo culo era congestionato per il dildo che avevo spinto nel suo sedere e mi stava stofinando violentemente il pene.
“Davide, oh mio dio, Davide vengo!.”
“Christian! Oh, Christian! Anch’io!”
Spinse ancora più forte mentre faceva correre velocemente la mano sul mio uccello.
“Davide! Io voglio che mi sborri in faccia!”
Mi tolsi da lui che mi fece sdraiare e si sedette sul mio torace sempre col dildo dentro di se. Spinse il suo cazzo giù nella mia gola mentre io gli massaggiavo le palle e giocavo col dildo nel suo culo. Ora Davide si scuoteva e tremava, il suo cazzo si irrigidì e capii che stava venendo. Sentii il suo buco del culo contrarsi intorno al dildo.
“Oh dio, Christian scoppierò!”
Tirò fuori l’uccello all’ultimo momento e mi venne sulla faccia. Il suo sperma era caldo ed appiccicoso; si estrasse il dildo e si sdraiò per un momento sul mio torace e poi disse: “Tocca a te.”
Mi prese il cazzo, si mise in ginocchio e lo succhiò. Gli diedi il dildo e me lo infilò fottendomi dentro e fuori. Ero così vicino all’orgasmo e penso che lui lo capì. Potevo vedere l’eccitazione nei suoi occhi. Succhiò e giocò col mio buco del culo finché non gli riempii la bocca calda con più sperma di quanto penso di aver mai sparato in vita mia. Gli diedi un tale carico che non riuscì ad ingoiarlo tutto, gli gocciolò fuori della bocca e giù per le guance. Era incredibile. Crollammo uno sull’altro.
“E’ stato grande!” Disse Davide.
“Sì!” Risposi.
il segreto mai svelato
oggi vi svelo un segreto… è troppo gustoso per tenerlo tutto per me!
Era la classica serata estiva con aperitivo al mare e amici, si balla, si beve, si fa un pò festa, siamo in una bella atmosfera.
Ed è un attimo che a suon di musica s**tta un pò di struscio tra la nostra compagnia mista di ragazzi e ragazze, balliamo tutti un pò arrapati pur senza scadere mai nel volgare, ma si capisce “da fuori” che siamo davvero vogliosi.
E’ a quel punto che la noto tra la gente che ci guarda, si chiama Cristina l’avevo conosciuta qualche mese prima: 18 anni, carina e tanta voglia.
Per la verità me l’ero già scopata, ma era così arrapante che pur non avendo voglia di frequentarla assiduamente, sapeva accendere in me delle pulsioni che solo a ripensarci ora mi eccito di nuovo. Noto che mi guarda con un’aria a metà tra l’eccitato ed il geloso mentre mi struscio con le mie amiche, ma ovviamente me la tiro un pò facendo finta di niente; la serata continua , l’alcool aumenta per tutti noi e anche per lei (ogni tanto infatti la tenevo d’occhio tra la gente, vedendo che stava “a tiro” come volesse tenermi d’occhio pure lei).
Mi viene così un’idea perversa… noto che si sta avviando in bagno; il locale ha una scalinata che porta ai bagni seminterrati , ce ne sono 2-3 e la coda è quasi nulla… la seguo, prima che possa chiudere la porta mi infilo dentro con lei che, un pò stupita un pò già eccitata, non mi respinge. Chiudo io la porta , non la bacio neanche, ma mi slaccio subito i pantaloni e le metto una mano tra le gambe.
Sentendo che era già tutta bagnata la spingo verso il basso e tenendola per i capelli me lo faccio subito prendere in bocca… lei gode , io di più ancora! Sento il suo ansimare attraverso il mio membro duro nella sua gola…
Trascorsi un paio di minuti non ce la faccio più , ho voglia di scoparla, anzi di aprirla letteralmente in due, con quel culetto piccolo da diciottenne che si ritrova, ed è così che decido di metterla a pecora, le alzo leggermente il vestitino blu che indossa disegnandole giusto il segno del perizoma e la penetro subito con forza!
Lui entra subito con facilità tanto era la voglia: con le mani appoggiate al muro del cesso e la schiena ben inarcata, la sfinisco di colpi … gode da morire, io non riesco a fermarmi , la scoperei per ore di fila.. affondo in maniera profonda che mi sembra di farle davvero male. Per il finale decido di chiudere in bellezza: le infilo prima un dito nel culo, intanto che ancora la penetro, poi due e infine 3 dita. Cristina urla di piacere (ma credo che da fuori, vista la musica alta nel locale non si sentisse granché) e a quel punto decido di infilarglielo nel culo.. non avevo mai provato prima con lei.
All’inizio spingo con un pò di dolore nonostante fossimo tutti bagnati, ma poi come per magia, il suo sfintere cede e sento la mia cappella sfondare completamente il suo buchetto, per poi affondare del tutto il mio membro dentro di lei, con vigore.
Con una mano le strizzo le tette , con l’altra le metto completamente le 5 dita nella sua vagina, completamente fradicia e spingo, spingo, le faccio male , ha le lacrime , ma il godimento è maggiore. Mi dice di tirarle i capelli e sussurrarle :”sei la mia troia” , la assecondo ovviamente (bisogna sempre essere cavalieri in qualsiasi situazione). Continuo ancora per qualche minuto finché non esplodo con una super sborrata mentre ancora le penetro il culetto a velocità e profondità folli.
Lo tiro fuori e vedo che il buco è allargato così tanto che potrei infilarci dentro quasi tutta la mano.
Pensando che non fossi pienamente soddisfatto me lo riprende in bocca e me lo pulisce per bene, come ci tenesse a fare un lavoro “completo”; una volta finito brevemente ci ricomponiamo e usciamo.
All’uscita del bagno qualcuno ci guarda con aria perplessa, ma almeno sulla carta sembra non capire il quarto d’ora folle da noi appena vissuto.
Fino ad oggi questo è stato solo il nostro segreto, mio e di Cristina.
La serata però non finì qui… ma questa è un’altra storia che quando avrò modo vi racconterò.
Adele
Adele lavora in ufficio con me da 6 anni e con lei ho ormai un’amicizia ed una confidenza estrema. Ma la settimana scorsa è successo qualcosa che proprio non mi aspettavo. Sapevo che suo marito era in trasferta ormai da tre mesi e mi aveva anche confessato che, insomma, le mancava. Una sera ero come al solito davanti la televisione, tranquillo e rilassato, mia moglie era già andata a letto e io stavo girando tra i vari canali in cerca di qualcosa di interessante. Verso la mezzanotte è squillato il telefono ed era lei.
“Ciao Giò, ti ho disturbato?”
“No, figurati, ma come mai mi chiami a quest’ora? E’ successo qualcosa?”
“Sono sola ed ho voglia di qualcuno con cui almeno parlare”
“Hai fatto bene a chiamarmi allora, ti senti triste?”
“Mi manca troppo mio marito, avrei voglia d’averlo qui, delle sue carezze e dei suoi baci”
La sua voce si era fatta calda e sensuale
“Sono a letto, sono nuda ed ho voglia”

“Mi spiace non poter essere li vicino a te, l’idea di vederti nuda, di accarezzarti mi eccita”
“Anch’io sono eccitata, prima mentre mi facevo la doccia mi venivano i brividi nel sentire le mie mani passare sul mio corpo, ho voglia di toccarmi, di godere ma volevo sentire la voce di qualcuno vicino ed allora ho pensato a te, il mio amico del cuore”
“Sei molto gentile e la cosa mi fa molto piacere. Pensare che non ti ho mai neppure vista nuda e sapere che sei li senza veli mi fa venire la voglia di prendere la macchina e venirti a consolare.”
“Davvero lo faresti? Posso almeno immaginarti qui?”
“Se vuoi arrivo subito. Una scusa con mia moglie la trovo e poi sarò tutto per te”
“Davvero vieni qui? Ti aspetto allora?”
“Si, dammi il tempo di rivestirmi e, diciamo tra 40 minuti, sono da te”
“Ti aspetto…ti voglio”
“Arrivo allora.”
Riattaccai il telefono e andai in camera da letto. Svegliai mia moglie e le dissi che mi avevano chiamato dall’ufficio per un problema. Era già successo veramente altre volte e così non trovò difficoltà a credermi.
In un attimo mi infilai jeans e maglione e mi ritrovai in macchina, di corsa verso casa di Adele.
Che strana la vita.
Adele è una ragazza, o meglio, una donna di 35anni, ha un fisico molto bello, è minuta e dai tratti gentili, i capelli lunghi e neri e delle splendide gambe. Molte volte in ufficio le avevo potute ammirare quando casualmente qualcosa cadeva a terra e abbassandomi per raccoglierla buttavo il mio sguardo sotto la sua scrivania.
Ma non avevo mai neppure tentato di portarla a letto. Anche se le nostre confidenze arrivavano al punto che ci raccontavamo anche quello che facevamo con i rispettivi consorti una sorta di reciproco rispetto aveva sempre fatto da limite alle nostre aspettative.
La strada sembrava non finire mai ed ero eccitatissimo dall’idea di trovarla nuda, a letto.
Ero quasi arrivato quando suonò il cellulare
“Pronto”
“Stai arrivando?”
“Si, pochi minuti e sono da te”
“Fai in fretta, ti prego”
Ancora un paio di curve ed eccomi davanti alla sua casa.
C’era una sola finestra illuminata e la figura di Adele che guardava fuori si stagliava sulle tende come una eccitante silouette.
Appena mi sono avvicinato al cancello ho sentito la serratura s**ttare, ho fatto i gradini della scala a due a due e sono arrivato da lei.
Indossava solo un accappatoio bianco, i capelli neri sciolti sulle spalle la facevano apparire come un angelo.
“Meno male che sei arrivato, vieni”
Non le lascia neppure il tempo di finire la frase, l’abbracciai e la strinsi a me, la mia bocca cercò la sua che si aprì a far entrare la mia lingua.
Sentivo il suo corpo fremere, spingeva il suo ventre verso di me e potevo quasi sentirne il calore.
“Dimmi cosa vuoi fare, voglio essere tua come tu vuoi”
“Ho voglia di guardarti, voglio vederti come non ti ho mai vista, nuda ed eccitata”
Si apri l’accappatoio e così la vidi per la prima volta completamente nuda.
Il suo seno era sodo, con i capezzoli dritti che risaltavano ancora di più per il segno lasciato da un’abbronzatura non integrale, i peli che coprivano il suo pube folti e neri, proprio come i suoi capelli.
“Sei splendida, superiore anche ai miei sogni”
“Davvero mi sognavi nuda? Non me l’hai mai detto”
“Era un mio piccolo segreto”
Mi avvicinai a lei e i polpastrelli delle mie mani scivolarono lievi sul suo corpo. Accarezzarono prima le sue spalle e poi scesero sui suoi seni, sfiorarono appena i capezzoli e scesero ancora ad accarezzare i suoi fianchi. Adele aveva chiuso gli occhi e assaporava le mie carezze. Avvicinai le mie labbra ai suoi capezzoli e li strinsi leggermente in un tenero bacio.
“Andiamo di la” sussurrò appena.
Si sedette sul letto dopo essersi tolta l’accappatoio
“Spogliati e intanto guardami” e le sue mani scesero tra la sue cosce e le allargarono, frugarono delicatamente tra i peli fino a far apparire la sua fessura, lucida di umori. Si accarezzo piano, con gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte lascio che le sue dita affondassero con dolcezza nella sua fessura. Le ritrasse e se le portò alla bocca. Le leccò con la punta della lingua.
Ero nudo, in piedi davanti a lei, il mio membro in erezione fremeva dal desiderio e i miei occhi non riuscivano a staccarsi dall’immagine delle sue dita e della sua lucida fessura.
Aprì gli occhi e mi attirò a se, le sue labbra cominciarono a baciare il mio membro duro e le sue mani stringevano le mie natiche. Quando la sua bocca si aprì e si appoggiò sulla punta del mio membro mi sentii quasi svenire per il piacere.
Le sue mani accarezzavano il mio corpo e sentivo le sue unghie tracciare invisibili sentieri sulla mia pelle. Accarezzai le sue spalle ed i suoi seni. La sua bocca si era impossessata del mio membro e sembrava volerlo inghiottire completamente.
“Aspetta Adele” cercai di fermarla sentendo crescere la voglia di esplodere.
“Ti voglio così, subito, nella mia bocca” e subito riprese a succhiarlo ed a baciarlo.
Sentii il mio piacere arrivare quasi con violenza e i primi getti del mio seme scagliarsi sulla sua lingua, chiuse la sua bocca intorno al mio membro e bevve, succhiò fino all’ultima goccia.
Mi accasciai al suo fianco e la sua bocca cercò subito la mia. Sentii il sapore del mio seme sulla sua lingua. Le mie mani trovarono la sua fessura bollente e bagnata di umori, le mie dita entrarono in lei che apri le sue gambe per riceverle meglio. Scesi ad appoggiare la mia bocca alla sua fessura e il profumo del suo desiderio invase le mie narici, giocai con la punta della mia lingua sulla sua clitoride. Leccai le labbra della sua fessura, la mia lingua entrò in lei per poi uscire ed andare ancora alla ricerca della clitoride. Le sue mani sulla mia testa mi guidavano in un ritmo via via più veloce fino a sentire il suo pube cominciare ad andare avanti ed indietro e i sui mugolii di piacere diventare sempre più frequenti ed alti.
“Si, si così” furono le sue uniche parole prima di godere nella mia bocca.
Mi abbracciò e mi strinse a lei e rimanemmo così, senza una parola, con la mia faccia appiccicosa di umori appoggiata alla sua e la mia gamba imprigionata tra le sue a contatto con la sua fessura aperta e bagnata.
“Ho sete”
“Anch’io, cos’hai di buono da bere?”
“Non ricordo, andiamo in cucina a vedere”
Ci alzammo e così com’eravamo, completamente nudi, andammo in cucina.
Aprì il frigo e ci trovammo una bottiglia di vino bianco.
La aprii mentre lei preparava i due bicchieri.
La guardavo ora e tutt’un tratto mi sembro addirittura un’altra donna.
Bevemmo incrociando i nostri bicchieri e ci guardammo negli occhi con complicità.
“Vieni qui vicino a me”
Appoggiò il suo seno al mio torace e le sue labbra ora fresche si appoggiarono alle mie.
La vicinanza del suo corpo risvegliò in me il desiderio e le mie mani ricominciarono ad accarezzarla.
“Vorrei fare con te qualcosa che non ho mai fatto” mi disse stringendosi a me
“Quello che vuoi, devi solo dirmelo”
“Voglio farlo per tutta la notte, fino a sentirmi male, voglio che tu mi faccia godere fino a farmi svenire”
“Non hai mai fatto una notte di fuoco con Lucio?”
“No, non è mai successo, voglio farlo adesso, con te”
La sua mano scese e accarezzò il mio membro, lo guidò verso la sua fessura e piano piano cominciò a farlo entrare.
La posizione era troppo scomoda, il mio membro scivolava fuori continuamente.
La sollevai e la distesi sul tavolo della cucina, le sue gambe si alzarono e le appoggiò sulle mie spalle. La sua fessura era ora davanti al mio membro, senza neppure toccarlo entrò in lei. Era quasi stretta e cominciai a muovermi piano dentro di lei che assecondava le mie spinte con leggeri movimenti del bacino. Sentivo il mio membro scivolare in quell’abbraccio bollente e umido. Mi chinai su di lei e la baciai sui seni, strinsi i sui capezzoli tra le labbra.
“Si, continua così Giò, sei splendido” e le sue mani mi accarezzavano la testa e le spalle quasi convulsamente.
Aprì ancora di più le sue cosce quasi a volermi far entrare ancora di più in lei e comincio a muovere la sua testa a destra e a sinistra.
“Si, così, stò godendo Giò” e sentii la sua fessura stringersi e pulsare intorno al mio membro
“Continua, non smettere” mi incitò
Ad ogni mio movimento potevo vedere i suoi seni muoversi le sue mani ora erano aggrappate ai miei fianchi e mi stringevano attirandomi verso di lei.
Mi fermai un’attimo lasciando il mio membro dentro di lei, frugai tra i peli della sua fessura e strinsi tra le mie dita la sua clitoride, l’accarezzai piano.
“Rimarrò dentro di te fino a domattina” le disse continuando a carezzarla.
“Si, lo voglio anch’io” sussurrò appena
Ricominciai a muovermi dentro di lei, il mio membro usciva completamente dalla sua fessura per poi entrare lentamente fino in fondo, mi muovevo piano assaporando la rovente carezza delle pareti della sua fessura.
Le mie mani accarezzavano le sue natiche e con un dito cercai il suo buchino.
Era inondato dai suoi umori e entrai in lei senza quasi nessuna resistenza, lo facevo scivolare dentro e fuori come se fosse un secondo membro e Adele sembrava apprezzare molto anche questo.
Ora era lei che si carezzava i seni, stringendosi i capezzoli tra le dita quasi a spremerli e con i suoi mugolii che accompagnavano ogni mio movimento.
Anche la mia resistenza era arrivata al culmine
“Adele, vengo….”
“Si, si” mi rispose accellerando i movimenti.
E venni con un orgasmo lungo e lieve continuando a muovermi e versando tutto il mio piacere dentro di lei.
“Ho la schiena rotta, è troppo duro questo tavolo” mi disse sorridendo.
Mi staccai da lei e la aiutai a rialzarsi.
“Forse è meglio se almeno ci diamo una rinfres**ta, non credi?”
“Si, certo.” E mi accompagnò verso il bagno.
Fece scendere l’acqua nella vasca ed io la ammiravo in tutta la sua sensualità.
Tra le sue cosce un lucido rivolo di umori mi attirò. Mi avvicinai a lei da dietro e le bacia il sedere, le mie mani entrarono tra le sue cosce e spalmarono quegli umori sulle sue gambe e sul suo sedere.
Un flacone di bagno schiuma attirò la mia fantasia.
“L’hai mai fatto con un oggetto?”
“No, perché me lo chiedi?”
“Ecco, prendi questo e fai l’amore con lui” le dissi in tono quasi imperativo.
Si sedette senza parlare sul bordo della vasca e, guardandomi fisso negli occhi apri le sue cosce, cercò con il flacone la sua fessura e lo spinse dentro.
“Sei magnifica così”
La sua mano si muoveva spingendo il flacone dentro e fuori e i miei occhi seguivano eccitati ogni suo movimento.
“Dai, pensa che sia il mio membro, voglio vedere se riesci a godere anche con quello” e sentivo nascere nuovamente l’eccitazione dentro di me.
“Accarezzami anche tu” mi invitò.
Mi sedetti al suo fianco e, continuando a guardare la sua fessura ed il flacone che la riempiva, cominciai a carezzarle il ventre per poi scendere alla ricerca della sua clitoride.
“E’ bello Giò, mi piace sentirmi riempita e sentire le tue mani che mi toccano”
“Voglio sentirti godere”
“Non ci vorrà molto, credimi”
Il suo respiro s’era infatti fatto più pesante e più frequente e di lì a poco la sentii esplodere in un nuovo orgasmo.
L’abbracciai e la attirai nella vasca con me.
Rimanemmo così abbracciati, avvolti solo dall’acqua calda.
Era molto tardi, il sonno cominciava a farsi sentire.
Decidemmo così di andare a letto.
Chiamai prima l’ufficio per avvertire che la mattina dopo non sarei stato presente e poi mi strinsi a lei, con la testa tra i suoi seni lasciai che il sonno mi prendesse.
Mi svegliò Adele, verso le 8, con un vassoio per la colazione ed un buon profumo di caffè.
“Svegliati che non abbiamo ancora finito” mi disse togliendo tutte le coperte e lasciandomi completamente nudo e con il membro in erezione.
“Mmmmm, anche lui s’è svegliato bene ed in forma” e lo sfiorò appena con la mano in una timida carezza.
Bevemmo il caffè seduti sul letto e guardandoci ogni tanto in faccia per sorriderci, complici.
“Alle 14 hai un appuntamento con il direttore e non puoi mancare” mi ricordò tornando nei panni di segretaria “e non abbiamo molto tempo per noi”
Appoggiammo a terra il vassoio e ci stringemmo in un nuovo abbraccio, sembrava ancora più bella ed era quasi trasformata dalla sensualità.
Le sue mani cercarono il mio membro e cominciarono piano ad accarezzarlo mentre baciavo i suoi seni con avidità.
Poi mi fece stendere sul letto e salì sopra di me, infilò il mio membro nella sua fessura e cominciò a cavalcarmi accarezzandosi e seni e il ventre.
Rimasi così, immobile, ad ascoltare le sensazioni che arrivavano dal mio membro.
“Mentre tu dormivi mi sono masturbata ancora con il flacone”
“Potevi chiamarmi, mi sarebbe piaciuto guardarti ancora”
“Fammi godere tu ora, voglio sentire il tuo piacere dentro di me”
“Si, voglio sentirti stringere la tua fessura e vedere i tuoi umori colare sulle tue cosce, voglio leccarti tutta”
“Si, stringimi, si, adesso”
La cavalcata si fece più veloce, sembrava che la sua fessura succhiasse il mio membro come una vorace bocca e lasciai anch’io che il mio piacere esplodesse in lei.
Si accasciò esausta su di me e mi riempì la faccia di baci.
“Sei una splendida porcellina, non ti immaginavo così”
“Neppure io mi immaginavo così, credimi”
Si stese al mio fianco, la sua mano sul mio membro.
“Ma non c’è qualcosa di particolare che ti piacerebbe fare con me?” mi azzardai a chiederle
“Beh, forse si, ma mi vergogno quasi a chiedertelo”
“Avanti, dai, non ne vedo il motivo”
“Circa un anno fa una notte ti ho sognato, un sogno che non ho mai confidato a nessuno. Eravamo in casa di qualcuno e tu mi prendevi completamente vestito. Mentre quel personaggio andava in un’altra stanza per prendere qualcosa tu ti sei avvicinato a me, hai abbassato la cerniera dei tuoi pantaloni ed hai tirato fuori il tuo membro, hai sollevato la mia gonna, scostato soltanto le mutandine e mi hai presa così. Durante il sogno mi sembrava di aver dentro di me il tuo membro ed ho goduto senza neppure toccarmi”
“E vorresti succedesse davvero?”
“Si, a volte ho addirittura sperato che tu lo facessi in ufficio”
“Non confondiamo l’ufficio con altre cose, sarebbe oltremodo pericoloso. Io posso solo dirti che mi accontentavo di spiare le tue gambe sotto la scrivania, quando porti le calze autoreggenti sei fantastica”.
“Vorrà dire che le porterò più spesso”
“Mettile ora, voglio vederti, nuda e con le autoreggenti”
Si alzo senza dire parola, si avvicino al comò, apri un cassetto e prese un paio di calze molto chiare, girandomi le spalle se le infilo e poi si voltò verso di me.
“Wow, super, sei davvero super”
Mi misi a sedere sul letto e ora avevo davanti ai miei occhi le sue gambe coperte dalle fini calze, l’eccitante profilo di pizzo che ne delimitava la fine e la fitta peluria che copriva la sua fessura.
La strinsi a me e baciai il suo pube.
“Prendimi così” sussurrò appena
Mi misi alle sue spalle, il mio membro aveva ritrovato il suo vigore e si appoggiava nella riga del suo sedere, stringevo i suoi seni tra le mie mani.
“Abbassati”
Appoggiò le mani al letto, feci scorrere il mio membro a carezzarle le labbra della sua fessura ed il buchino.
“Voglio prenderti da dietro”
Non disse nulla, immersi il mio membro nella sua fessura e lo ritrassi lucido di umori, lo appoggiai al buchino e spinsi piano.
Un gemito di dolore mi indusse a fermarmi
“Fai piano ti prego”
“Se non vuoi non lo faccio”
“Si, dai, ma fai piano”
Immersi ancora il mio membro nella sua fessura e riprovai cominciando a spingere lentamente, piano piano cominciò ad entrare.
“Ti faccio male?”
“Solo un po, continua dai”
Sentivo il suo buchino rilassarsi e il mio membro entrava, lentamente ma senza sforzo.
“Sono tutto dentro di te”
Cominciai allora a muovermi piano, potevo sentire sul mio membro il tocco delle sue dita che entravano ed uscivano dalla sua fessura.
“Mi piace Giò, continua così, lentamente”
“Sei stretta e bollente, hai un sedere fantastico, sembri fatta per l’amore”
“Non l’ho mai fatto così, spingi più forte ora”
Seguivo le sue istruzioni per paura di farle male, il mio membro scivolava avanti ed indietro stretto nel suo sfintere, le mie mani si erano quasi aggrappate ai suoi seni e strizzavo i suoi capezzoli tra le dita.
“Stò godendo ancora Giò, vengo” mi disse cominciando a muoversi e spingendosi verso di me, quasi a volersi far penetrare fino in fondo.
Nella foga dell’orgasmo il mio membro usci fuori proprio mentre anch’io aspettavo che il piacere prendesse il sopravvento sul mio controllo e schizzai il mio seme sulla sua schiena.
Lo spalmai con le mani sul suo sedere prima di scendere a dare un bacio a quel buchino non più vergine.
Andammo in bagno e giocammo un po’ insieme nella vasca prima di rivestirci. La mattinata era passata in un baleno.
Adele si mise le autoreggenti “Così se oggi vuoi spiare sotto la scrivania….” Uscimmo separati, anche se abitava in una villetta abbastanza isolata era opportuno non farsi notare insieme.
Arrivai in ufficio ed incontrai il direttore per le scale
“Ti vedo stanco Giò, dovresti prenderti un po’ di ferie”
“Certo, lo penso anch’io”
Da allora con Adele non è più successo nulla, a parte qualche spiata sotto la scrivania, e siamo rimasti amici come prima ma con un piccolo segreto in più.
Sesso fra gay muscolosi
Sergio, 16 anni, figlio di un operaio e di una casalinga di una borgata di Roma. Capelli lunghi, lisci, biondi, corpo sinuoso e conturbante, pelle liscia come la seta. Una peluria folta solo intorno al cazzo e poi nulla. Anche intorno al buco del culo non si vedeva un pelo a cercarlo con la lente d’ingrandimento. Perfino mia sorella mi invidiava. Un corpo così farebbe comodo a molte ragazze. Ma io non ero affatto un effeminato. Ero solo giovane e bello e mi piacevano le ragazze. Mia madre e mio padre stravedevano per me. Ero anche molto intelligente. Intelligente nel senso che a scuola ero tra i primi della classe. I miei hanno fatto sacrifici indicibili per mandarmi alla scuola dei preti, quella frequentata dai figli di professionisti: avvocati, ingegneri, medici ecc.
Desideravano potermi dare un avvenire diverso da quello che avevano vissuto loro. Volevano che diventassi un medico e soprattutto che non frequentassi ragazzi poco raccomandabili come quelli che frequentavano la borgata dove vivevo.
Così, i miei amici erano figli di professionisti, gente con i soldi: Lorenzo, Francesco e Mattia. Mia madre era contenta che frequentassi ambienti altolocati. Io ero un ragazzino ingenuo, candido come la mia pelle. All’inizio Lorenzo e gli altri sembravano dei bravi ragazzi, ma poi cominciarono a manifestarsi per quello che sono, dei farabutti, e soprattutto a coinvolgermi nelle loro malefatte. Prima mi insegnarono a fumare e a bere, poi a fare tardi la notte, a spaccare le vetrine dei negozi, poi mi coinvolsero in qualche furtarello nei supermarket o nei negozi chic di abbigliamento. Per finire si misero in testa di fare una rapina. Naturalmente quello che ci andò di mezzo fui solo io. Mi rincorsero e mi presero, mi portarono in caserma, mi processarono e mandarono in riformatorio. E naturalmente non parlai perché a parlare sono gli infami ed io non lo sono.
Qua dentro la vita è una merda.
Uno come ero io a quella età, un agnellino candido candido lo inquadrano appena varca la porta d’ingresso. È come un dono di Natale, un regalo inatteso per quelli che ci stanno dentro, gente con le zanne al posto dei denti e dalla pelle dura come quella degli ippopotami: ladri, rapinatori, spacciatori e chi più ne ha più ne metta.
Le guardie mi portarono a spintoni nella camerata e mi indicarono il mio letto e il mio armadietto. Mi dissero di tenere tutto in ordine che sennò mi avrebbero punito e che non c’era affatto da scherzare che a loro non l’avrei fatta. Mi dissero di fare il buono e di non dare fastidio, insomma di rigare dritto. Poi mi accompagnarono nel cortile dove i miei compagni di riformatorio passavano il tempo giocando a carte, a pallone o parlottando. Le gambe mi tremavano a solo volgere gli occhi verso di loro, non riuscivo a tenere alto lo sguardo tanto era il terrore che mi incutevano. Me ne stetti così per conto mio con il cuore sospeso in attesa di qualcosa. E quel qualcosa non si fece aspettare.
Si avvicinò uno grosso come un armadio dall’andatura più volgare che io abbia mai visto, brutto come la peste. Si faceva chiamare Tiracollo perché amava tirare il collo alle galline per divertimento. Mi fa: “Aho, che ce fai qua? Come te chiami? Che hai fatto? Mo’ sei de nostri. Qua ce sono delle regole da rispettà, ma se tu righi dritto non te succede niente. Mo’ ce vedemo stasera, allora.”
“Stasera, perché che si fa stasera?”
“Amore mio, stasera ce se deverte!” mi disse e poi mi prese la testa, se la portò al petto con una forza che non riuscii a contrastarlo e all’orecchio mi sussurrò: “Stasera fai il buono che te sverginiamo. Nun te preoccupà. Ce semo capitati tutti. Sembra chissà che, ma è una cazzata, Poi magari te piace pure.”
Mi divincolai con tutta la forza che avevo in corpo da quelle braccia che mi attanagliavano già colmo di terrore al pensiero che quelle parole si potessero tramutare in realtà.
Mi venne in mente quella volta che a casa di Lorenzo portammo Giusi, una nostra compagna di classe. La facemmo ubriacare e poi Lorenzo, Francesco e Mattia se la fecero a turno. Io no, ero troppo candido per cose di quel genere anche se non mi opposi e non la difesi. Avevo paura, mi comportai da vigliacco. Fu una carognata schifosa. Poi la minacciammo pure di altro se avesse parlato. Insomma, rivedevo la faccia incredula, terrorizzata, disperata di Giusi mentre se la fottevano. Due a tenerla ferma e uno a scoparla. Pensavo a come si fosse sentita umiliata.
E adesso toccava a me subire la stessa sorte?
Altri ragazzi nel cortile del riformatorio mi salutavano da lontano, mi facevano l’occhiolino o qualche gesto volgare con la bocca e la lingua. Alcuni si avvicinavano e mi sussurravano qualcosa tipo: “Ce vedemo stasera gioia” o “Sei meio da mia ragazza, sei troppo carino, me piacerebbe essere er primo, ma c’è chi vene prima de me; ahonvedi che culetto, a me me piacciono er ragazze, ma per te faccio un eccezione”.
Mi vennero i crampi allo stomaco. Quasi me la facevo addosso. Raggiunsi i bagni. Avrei voluto chiudermi, ma le porte erano senza serratura. Mi svuotai l’intestino più in fetta che potei. Non potevo rimanere troppo tempo là dentro. Correvo il pericolo che quelli non aspettassero la sera per divertirsi e approfittassero dei bagni per iniziare la festa. Uscendo dal cesso trovai uno che fumava e giocherellava con un coltellino chiudendolo e aprendolo velocemente, con una cicatrice in faccia e con l’aria di essere il peggior delinquente di tutta Roma. Feci un salto indietro per lo spavento.
“Allora?” mi disse.
“Co-co-co-sa?” balbettai.
“Hai capito che vonno fa’ quegli assatanati? Te vonno fare er culo, tutte quanti.”
Il cuore mi salì in gola, non riuscivo a respirare bene, ansimavo, mi vennero un’altra volta le coliche. Mi sporcai le mutandine.
Il tizio si avvicinò quasi addosso a me. Credetti di svenire per quanto mi batteva il cuore. Allungò le braccia e le appoggiò ai lati della mia testa imprigionandola e cominciò lentamente e a bassa voce a dirmi: “Io qua comando. Se io dico na cosa, quella cosa è Bibbia. O vedi sto coltellino. Qua dentro ce lo posso avè solo io. E guardie a me me lo permettono perché io mantengo l’ordine e a loro va bene così.”Ansimavo a fatica, occhi rossi e lucidi. Come mi poteva salvare? Era quello il mio salvatore?
“Tu vo’ essere sarvato?”
Annuii decisamente con foga.
“Allora devi fa quer che te dice Rasoio.”
Annuii ancora aspettando le sue parole.
“Tu devi diventare a mia ragaza, solo a mia. Te devo toccare solo io e nessun artro.”
“No, non voglio, mi fa schifo, non voglio!” credetti di urlare, ma la voce usciva a stento tanto ero terrorizzato.
Il tizio rimase calmo e continuò a dire: “Come voi. Vor dire che te faranno er culo tutte quante qua dentro. Quanti saranno, na cinquantina? Io dirò a tutte che se vonno te possono fare tutte e vorte che vonno.”
“No, non farlo, ti prego!”
“Basta che tu parli. Io so’ qui per sarvarti, ma qualcosa la devi fare pure tu per me, per me sortanto!”
“Glielo dico alle guardie, vi accuso tutti.”
Il tizio mi guardò con spregio, ritirò le braccia verso di se e disse: “Gli infami fanno a spia. Fa’ quer che vuoi” e se ne andò ridendo e cantando “ce vedemo stasera, bella mia, er cul te faremo tutte quante.” Poi si fermò, si girò e mi disse: “Se ci ripensi, chiedi di me, di Rasoio. Basterà dirmi che vo’ diventare a mia ragazza e tutto se sistema.”
Corsi via con tutto il fiato che potei e andai dritto dalle guardie. Queste mi portarono in una stanza.
Io in piedi, una guardia seduta sulla sedia davanti a me ed una alle mie spalle in piedi.
“Allora, che vuoi?” mi disse quello seduto infastidito più che altro.
Io presi a balbettare, le parole non mi uscivano: “Mi han-no de-de-detto che che che mi vo-vo-vo-glio-o-no vio-vio-len-ta-ta-re.”
Le due guardie presenti si guardarono negli occhi come se si dessero un cenno di assenso.
“Ma che minchia stai dicendo brutto schifoso” urlo quello che mi stava dietro prendendomi un orecchio e cominciando a tiramelo così forte che sentii un dolore indicibile “Queste cose qua non succedono, non sono mai successe e non succederanno mai. Non dire cose che non sono vere!”
“Ma è ve-ve-ve-ro!” dissi piangendo.
L’altra guardia si alzò di s**tto dalla sedia e mi prese l’altro orecchio e insieme me li tirarono altrettanto forte che credetti di svenire: “Non crearci problemi, fila dritto e non venire più a dire queste porcherie. Via via.”
Fui ributtato in cortile. Il viso mi scoppiava quanto era caldo. Dovevo essere paonazzo. I ragazzi nel cortile mi guardavano e compresi che ridevano di me, di quella faccia rossa, della figuraccia che sicuramente immaginavano. Probabilmente loro sapevano come sarebbe finita con le guardie e si burlavano del fatto che avessi sperato nel loro aiuto.
Rimasi fermo addossato al muro del cortile, agghiacciato nella mia disperazione con una prospettiva mostruosa di essere violentato quella sera stessa da una cinquantina di ragazzi mentre le guardie non avrebbero mosso un solo dito per evitarlo.
Cosa potevo fare? Non c’era possibilità di fuga. Forse…Forse l’unica soluzione era Rasoio. Avrei limitato i danni. La cosa era raccapricciante. Lasciarsi scopare da uno per evitare la violenza di molti. Dio mio, piangevo disperatamente guardando i compagni di galera e sperando in un loro sentimento di pietà che mi avesse risparmiato.
Venne uno piccoletto con circospezione, quasi che non volesse farsi notare. Sfuggente si limitò a suggerirmi: “Vai da Rasoio, meglio uno solo.” E quasi scappò.
“Non voglio” risposi piangendo disperato.
“Non fa-fa-fa-re il pirla, vai da Rasoio. È meglio per te” mi disse un altro con un fil di voce.
Avevano ragione loro. Non c’era niente altro da fare. Così, piangendo mi avviai al martirio. Mi avvicinai al capannello di quelli che sembravano comandare. Quando fui abbastanza vicino, il crocchio di ragazzi si aprì e spuntò fuori Rasoio serio e freddo.
“Allora, che voi?”
“Ti de-de-devo pa-par-lare” gli risposi.
“Quer che me devi di, lo puoi di a tutti. Mica abbiamo segreti noi” ribattè tra le risa degli altri.
Quel bastardo mi voleva umiliare fino all’estremo della sopportazione.
“Per me, va va va be-ne!”
“Cosa, non capisco! Devi essere più chiaro. Cos’è che va bene per te?”
Voleva che gli dicessi le parole che mi aveva dettato, pubblicamente. Bastardo.
“Vo-voglio fa-farlo so-solo con con te.”
“Non era questo quer che t’avevo detto de di. Ti ricordi meglio?”
Strinsi i denti e fiatai: “Vo-vo-vo-glio di-diventa-tare la tua ra-ra-raga-zza.”
Finalmente sorrise soddisfatto. Mi si avvicinò, mi abbracciò, mi baciò sulla testa e disse: “Bravo, sei uno che capisce. Non te ne pentirai.” Poi si rivolse agli altri e disse: “Questa è a me ragazza.” E tutti annuirono in silenzio.
Io speravo che la sera non arrivasse mai, ma poi giunse mio malgrado.
Eravamo ognuno dentro i nostri letti e si aspettava che le guardie spegnessero le luci. Tutto sembrava tranquillo e, in cuor mio, speravo che fosse solo una burla. Non poteva essere vero che..”
Le luci si spensero e rimase solo la penombra, ma abbastanza per vedere attorno. Il cuore salì a battermi all’impazzata. Pregai Gesù che fosse solo uno scherzo.
Silenziosamente invece si alzarono e si avvicinarono al mio letto. Erano tutti quelli della camerata. Pietrificato rimasi abbattuto sul letto con gli occhi sgranati pieni di paura presagendo un senso infinito di orrore e di vergogna.
Vidi di fronte a me Rasoio serio e tranquillo. Intorno, un silenzio irreale.
Rasoio ordinò di aiutarmi ad alzarmi.
Sembrava che aiutassero un malato. Non avevo la forza di reggermi in piedi.
“Dai, poveretto, aiutiamolo.” Dicevano.
Poi si avvicinò Tiracollo. Con mia sorpresa mi incoraggiò: “Oh, dai, nun te preoccupà, mica è a fine der monno” e mi diede un buffetto sulla guancia e mi accarezzò i capelli.
“Dai aiutatelo a spogliarse.”
Furono molto gentili e garbati. Cercavano di aiutarmi, uno a togliermi la maglia del pigiama, un altro a scendere i pantaloni, ma delicatamente, con dolcezza, un altro la canottiera.
“Te senti più carmo?” mi chiese uno che già aveva la barba lunga con sincero interessamento.
“Non fatelo, lasciatemi stare” li implorai.
Tiracollo mi sollevò il viso dal mento con garbo e mi disse per tranquillizzarmi a modo suo:”T’ho detto di non preoccuparte. Ce pensiamo noi, nun te preoccupà, stai carmo”.
Ero rimasto in piedi con le sole mutande a coprirmi mentre già udivo degli apprezzamenti: “E’ proprio bello, bell’assai, un fiore, complimenti.” Qualcuno tentò di toccarmi, ma il solo sguardo di Rasoio lo bloccò.
Il bastardo si era riservato l’onere di sfilarmi le mutandine. Più le faceva scivolare giù, più mi sentivo innalzare un sentimento di vergogna e di pudore. Rimasi nudo sotto gli occhi di tutti, dai quali mi sentivo guardato con il palese desiderio di potermi possedere. Chissà perché in quel momento mi vennero in mente mia madre e mio padre. Credetti di vederli sul letto accanto al mio pieni di vergogna per la fine del loro amato figlio. Su un altro letto vidi Lorenzo, Francesco e Mattia fottersi dalle risate di me, per quello che mi stava capitando.
“Che ber culo, mamma mia, Rasoio sei fortunato a fattelo. È proprio bello.”
“Si è proprio un ber culetto” rispose Rasoio girandomi a trecentosessanta gradi per farlo vedere a tutti “Sei fortunato ad avere er culo così bello, sei na bella ragazza” mi sussurrò baciandomi il collo.
Ad un cenno di Rasoio i ragazzi mi aiutarono a distendermi sul letto, sempre con molta grazia, mentre rasoio si calava i pantaloni. Si sfilò le mutandine lasciando ciondolare il suo coso già mezzo dritto. All’idea di quel coso dentro di me sentii lo schifo più immenso.
“Che aspettate, ditegli come se deve mettere”.
I ragazzi mi aiutarono a posizionarmi sul letto.
“Mettiti alla pecorina, Sergio, così e così” mi suggerivano “Appoggiati sui gomiti… allarga le cosce un po’…”
Provai una vergogna senza fine quando capii che il mio culo era alla vista di tutti fino al buchetto. Strinsi istintivamente le chiappe per togliere almeno il mio fiorellino dalla vista di quei bastardi mentre Rasoio si piazzava dietro di me.
“E dai, apri questo ber culo che è no spettacolo, nun te vergognà. Se hai un culo così bello non te devi vergognà anzi è un merito, Facce contento, te prego, nun ce fare soffrì, fallo per me.”
Di Rasoio avevo una paura tale che allargai senza tentennamenti le natiche docilmente e tutti si avvicinarono per guardar meglio. Tutti esclamarono un oh di piacere e si prodigarono a farmi i complimenti.
“Non ho mai visto un culo così. Senza neanche un pelo, neanche nel buco, è favoloso.”
Improvvisamente sentii una mano gelida sul culo. s**ttai.
“Carma, carma” mi dissero “È la mano di Rasoio. Lui può. Questi erano i patti” dissero.
Dovetti lasciarlo fare anche se mi sembrava di morire dalla vergogna.
Mi palpava le natiche, mi sfiorava il buchetto. Anche lui aveva delle mani lisce e soffici. Si sarebbero scambiate per quelle di una ragazza. Non si stancava di toccarmi il culo, di sfiorarlo con le dita, credo che me lo abbia baciato e poi leccato, ribaciato, sfiorato, riaccarezzato in tutte le parti, fino ai testicoli. Se lo voleva imparare a memoria. Ero profondamente in preda alla vergogna per quella situazione, toccato da un maschio in mezzo a tanti altri maschi che assistevano e guardavano eccitati. Molti si calarono i pantaloni e le mutande e presero a masturbarsi.
C’era però qualcosa che non avevo previsto, che non potevo prevedere: che quelle carezze, quegli sfioramenti, quei baci e quelle leccate mi potessero.. infondere un piacere imprevisto, nuovo, incontrollabile. Non avrei mai potuto immaginare quanto fosse sensibile il mio sederino e quanto fossero piacevoli le sensazioni che mi dava. Mi sarebbe seccato molto dare a vedere specialmente a Rasoio che godevo; certamente una goduria non voluta, non cercata, istintiva che avrei certamente evitato. Per questo cercavo di rimanere impassibile anzi rafforzavo i miei singhiozzi mentre i miei improvvisi s**tti corporei nei momenti di massimo piacere li dissimulavo come senso di fastidio.
“Non ho mai visto na ragazza più bella de te”.
Il fatto che Rasoio si rivolgesse a me al femminile mi umiliava ancora di più. Io sono maschio e voi potete capirmi, era insopportabile. Poi cominciò a tastarmi ogni parte del corpo: le cosce, le braccia, il petto, i capezzoli, il collo e anche il cazzo. Mi baciò sul collo e negli orecchi. Non fosse stato lui potrei dire di non aver mai provato una dolcezza più intensa.
Poi all’orecchio mi sussurrò: “Amore mio, me fai impazzì, sei troppo bello” questa volta usò il maschile e la cosa, quanto meno, mi piacque “Voglio entrarti dentro, non ce la faccio più”.
Arrivò così il momento che più temevo. Stavo per essere inculato. Mio padre e mia madre che immaginavo stessero ancora a guardare piangenti il proprio figliolo come se andasse al patibolo piangevano mentre io colpevole nei loro confronti chiedevo loro perdono. Tutto una visione della mia mente. Forse quella era la giusta punizione per il dolore che gli avevo dato, a loro che non mi avevano mai neanche sculacciato.
Tiracollo posizionò il suo viso fronte al mio. Mi disse di stare calmo con molta gentilezza. Mi accarezzò i capelli e mi disse che sarebbe andato tutto bene. Mi disse di stringere con i denti un fazzoletto che uscì dalla tasca dei pantaloni. “Se provi dolore stringi i denti, sarà solo questione di un attimo, poi passa tutto.”
Due altri ragazzi si misero all’altezza delle mie cosce. Me le divaricarono quel tanto che a loro sembrava perfetto e mi chiesero di chinare la schiena e sollevare il culetto.
Penso che a quel punto Rasoio si sia risistemato dietro. Un ragazzo che si masturbava venne dicendo: “Nun ce la facevo più.”
Un altro sarebbe venuto da lì a poco.
Rasoio disse qualcosa e a quel punto vidi che i ragazzi a turno si avvicinavano. Credo che ognuno sputasse un po’ di saliva sul mio buco e sul suo cazzo. Rasoio spalmava la saliva e sul mio culo e sul suo cazzo. Quando mi infilò un dito nel culo mi eccitai al punto che aprii la bocca ed il fazzoletto mi cadde dalla bocca. Tiracollo me lo rificcò in bocca.
Rasoio mi puntò il cazzo contro il buco. Speravo che s’infilasse senza problemi. È una sensazione unica immaginare quello che succede dietro di te mentre stai per essere inculato la prima volta. Ogni gesto di lì dietro cerchi di interpretato, di immaginatelo. Voli con la fantasia. La paura del dolore insieme con un senso di vergogna sono intercettati da sensazioni incontrollabili, Sembra che dal buco del culo passino tutte le sensazioni del mondo: dolcezza, piacere, goduria e follia, vergogna e senso del pudore. Mi immaginavo in quella posizione e capivo di avere il buco del culo all’aria, il mio culo aperto e pronto. Non avrei mai immaginato dopo tutti i pianti di quella giornata che adesso aspettavo di essere inculato quasi in trepidante attesa. Ero curioso di capire quale altra sensazione di piacere mi poteva offrire il mio bellissimo sederino. E nell’attesa aprivo ancor di più il culo e spazientavo. Dentro di me mi dicevo “Sbrigati, sbrigati maledetto”.
La cappella di Rasoio si appoggiò sull’ano. Sotto il cuscinetto, il mio culo aperto poteva assaggiare la punta affilata, tagliente pronta a farsi largo, a discrepare la buia cavità protetta dall’ano.
Singhiozzai per dovere, per non dare a capire che ero eccitato e pieno di curiosità. Rasoio chiese ai ragazzi di avvicinarsi di nuovo: “Guardate, con la saliva er buco è ancora più bello, tutto rosa luccicante su questa pelle bianca e candida come a neve.”
“Mizzica, aho, Rasoio, te sta a fa er più ber culo de tutto er monno.”
In cuor mio lo sapevo di essere un bel ragazzino, ma di essere così appetibile no. E poi non immaginavo di avere un culo così bello. Quasi quasi avevo la curiosità di vedermelo.
Sentii la cappella di Rasoio riappoggiarsi sull’anuccio mio e la punta già fremere per trapassarlo, un leggero dolore si formo nel cerchio dell’ano, ma molto leggero.
Devo veramente dirlo per onestà, quei ragazzi non mi hanno mai fatto sentire veramente violentato. Erano stati tutti carini con me, gentili, garbati e anche Rasoio ci andò con tutte le grazie.
“Nun te voglio fa’ male. To presso a poco a poco, così.. va bene?”
“Grazie!” risposi singhiozzando falsamente.
Lui pressava a poco a poco e anche il dolore che provavo andava aumentando a poco a poco e non era affatto bello. Lo sentivo che l’ano non ce la faceva ad allargarsi, si rifiutava di farsi passare da quel cazzo.
“È troppo grosso, non ci entra, lascia perdere” gli dissi con il fazzoletto in bocca sperando che rinunciasse.
“Ce passa, ce passa, nun te preoccupà” mi disse Tiracollo come per volermi tranquillizzare.
Rasoio prese a pressare con più forza, con qualche colpo cercava di vincere la resistenza del mio piccolo ano che lottava per non lasciarsi scardinare da quel matterello.
“Ahi, ahi, mi faccio male”.
“Stringi i denti, stringi i denti” mi suggerì Tiracollo mentre mi consolava accarezzandomi il viso ed asciugandomi le lacrime di dolore.
I ragazzi si avvicinarono per cogliere ogni momento dell’inculata e soprattutto l’attimo dello sfondamento. Qualcuno comunque venne subito per la troppa eccitazione.
“Mo’ te faccio vedere come entra” disse Rasoio e diede un colpo micidiale.
Sentii perfettamente l’ano dilatarsi all’inverosimile, vinto da una forza più grande, trafitto dal cazzo di Rasoio. Il dolore che provai fu talmente grande che se non avessi avuto quel fazzoletto in bocca mi sarei morso la lingua. Mi sentii aprire tutto il culo come se si fosse aperta una voragine nel di dietro.
un felice guardone
Cari lettori vi voglio raccontare una vicenda che ricorderò per sempre e con molto piacere.
Il tutto è successo questa estate in spiaggia quando una mattina io e Anna abbiamo deciso di andarcene al mare e rilassarci un po’.
Avevamo lasciato la macchina nel parcheggio accanto al resort dove normalmente andiamo e ci siamo avviati verso la spiaggia alla ricerca di un posto dove porre le nostre cose personali e stendere gli asciugamani.
Mentre camminavamo uno accanto all’altra guardandoci in giro per individuare il posto ideale ho notato che Anna si era fermata di s**tto e richiamandomi mi indica un posto che per lei andava bene.
Stavamo poggiando le nostre cose sulla sabbia e con la coda dell’occhio notai che Anna si era voltata verso un tipo che era a circa cinque metri da noi salutandolo allegramente, poi voltandosi verso di me disse:
“sai…è un mio ex…ma guarda un po’!”.
Ci stendemmo per prendere un po’ di sole ma faceva troppo caldo così decisi di andare al bar e prendere qualcosa da bere.
C’era un po’ di gente alla cassa e aspettai quasi venti minuti per pagare.
Quando tornai da Anna mi ritrovai davanti a una scena che mi infastidì tantissimo ma che allo stesso tempo mi arrapo’ in un modo indescrivibile!
Anna stava conversando allegramente a tette nude con il suo ex il quale le si era seduto di fronte godendosi lo spettacolo della troia che si spalmava l’olio.
Fino ad allora lei non si era mai messa in topless in spiaggia; diceva che era una cosa che intendeva fare solo con me in privacy o mentre scopavamo in acqua; non voleva affatto che altri all’infuori di me le guardassero le tette.
Appena mi vide tornare senza scomporsi mi presentò il suo ex:
-“lui è Aldo…
-“ciao piacere, Niky”.
-“sai ricordavamo i tempi passati…che follie!!!!” fece lui.
-“eh si! posso immaginarlo il divertimento” risposi.
Senza aggiungere altro ci salutò e tornò alla sua sdraio.
Guardai Anna con un sorriso sarcastico e lei con il tono di chi chiede comprensione fece:
-“hai visto che caldo! non ce la facevo più con il pezzo di sopra e l’ho tolto!”
-“hai fatto bene! eppure altre volte faceva più caldo ma l’hai tenuto!”
-“ma ti ha dato fastidio!? se vuoi lo rimetto!”
-“a che serve..tanto lo spettacolo l’hai già dato!!!!”
-” se ti riferisci ad Aldo ti sbagli…ormai siamo amici e poi le tette non me le ha guardate nemmeno per un secondo! tra noi è rimasto un bellissimo rapporto!”.
-“ok…va bene…poi vedremo che si intende per bellissimo rapporto!”.
Non aggiungemmo altro e restammo distesi al sole per una ventina di minuti.
A un tratto Anna si alzò dirigendosi in acqua e notai che il suo amico era li come se l’aspettasse.
Restai sulla sdraio osservandoli fingendomi intento a leggere e mi accorsi che i due si erano messi a parlare uno di fronte all’altra a pochi centimetri di distanza e ogni tanto ora lui ora lei si immergeva per poi risalire.
Mi resi conto che quando Aldo si immerse Anna assunse in viso un’espressione di piacere.
Sicuramente stavano giocando in acqua leccandosi a vicenda tra le gambe e ne ebbi la conferma quando mi avvicinai a loro e notai che Aldo aveva il costume tirato in giù con il cazzo bello eretto.
-“vi state divertendo a quanto vedo!”
-“che…che vuoi dire!? è normale quando si parla delle cose divertenti del passato!” fece Anna.
“hai ragione….ed è anche bello succhiare un cazzo in acqua..soprattutto se è il tuo ex!” risposi.
Aldo seguiva il battibecco in silenzio.
Con tono incazzato la troia voleva per forza prendermi per il culo sostenendo che mi stavo sbagliando.
La zittii immediatamente dicendo:
-“guarda io non sono geloso ma segui il mio discorso….eri in topless davanti a lui spalmandoti le tette come una troia, poi stavi qua in acqua con lui che ha il cazzo fuori dal costume e per giunta tutto dritto e duro! regalami un po’ di piacere come dico io adesso…
-” e cioè!?” chiese lei
-“finisci l’opera….scendi sott’acqua e succhiagli il cazzo fino alla fine!”
Mi guardò con gli occhi sbarrati e senza parlare con l’aria rassegnata di chi è stato scoperto si immerse e iniziò a succhiare il cazzo di Aldo portandoselo fino alla gola.
Lo faceva con passione e in un modo particolare…come se conoscesse tutti i punti più sensibili di quel cazzo.
Notai la faccia di Aldo estasiata e gli chiesi:
-“stai per venire vero!!??”
Anna tornò in superficie per riprendere aria e le dissi:
-“guarda che sta per venire…mi raccomando ingoialo tutto!! fallo godere per bene!”.
La puttana mi guardò infastidita e senza parlare ritornò giù. In due minuti lo fece venire e la vidi attaccarsi con la bocca alla base del cazzo fino a quando lo sperma non le scese tutto in gola.
Alla fine del lavoretto ritornò in superficie e mi guardò….
Contento e soddisfatto le dissi:
” visto!? ci siamo divertiti tutti e tre!”.
L’incontro
Con quel cazzo nel culo giacevo bocconi sul letto mordicchiando il lenzuolo, eppure non era passata neanche mezzora dal momento che avevo conosciuto quell’uomo in un Bar della stazione…non so perche’ ero capitato li’, sapevo che era frequentato da tutta la fauna particolare che gira intorno alle stazioni di tutte le metropoli del mondo: extracomunitari, delinquenti, prostitute di ambo i sessi e poveracci vari…Quel tipo alto con la barba incolta mi aveva sorriso e rivolto la parola, aveva subito individuato in me il passivo che avrebbe messo sotto…e senza troppi giri di parole mi aveva invitato a casa sua per bere qualcosa aveva detto…ma tutti e due guardandoci negli occhi sapevamo cosa intendeva…lui voleva farsi il mio culo!! Io confuso e lusingato non sapevo che fare ma alla fine accettai…Uscimmo dal Bar e con mia grande sorpresa entrammo nel portone accanto, la sua tana era proprio sopra al Bar! Pensai che le sue “vittime” avevano poco tempo per ripensarci…e anch’io andavo incontro al mio destino salendo per quelle scale buie davanti a lui che seguendomi doveva certamente soppesare con sguardo torvo le mie chiappe inguainate nei jeans attillati che gli ondeggiavano davanti alla faccia…Entrati lui mi verso’ subito un bicchiere di whisky e nella penombra della stanza io azzardai timidamente: “Rimango solo 5 minuti…bevo il mio bicchiere e…”,”Ma 5 minuti non bastano bello!” rispose dandomi un buffetto sulla faccia che mi fece rabbrividire…poi mise la sua mano sul bicchiere che stringevo vicini alla bocca e mi costrinse a vuotarlo tutto d’un fiato!…Le mie guance avvamparono per quella dose considerevole di alcool che avevo appena ingurgitato e anche perche’ scivolato dietro di me aveva cominciato a carezzarmi i glutei con la sua grossa mano nervosa…”No! che fai?” avevo protestato timidamente, ma lui era partito con fare deciso che niente aveva a che fare con la subdola gentilezza di poco prima…sempre dietro di me mi aveva aperto i jeans calandomeli con forza mutande comprese fino alle ginocchia!!…si era chinato ed avevo sentito la sua lingua calda e rasposa fra le chiappe raggiungere a tratti il mio buchetto…Si rialzo’, mi sovrastava di una testa e sempre da dietro mi prese la mano e se la poggio’ sulla patta che imprigionava un membro turgido gia’ in erezione…mi spinse verso una porta attigua costringendomi ad una andatura ridicola a causa dei pantaloni che mi serravano le caviglie, mi butto’ sul lettone che mi trovai davanti…”No! Aspetta!!” gridai io…ma non aspetto’…si apri’ i calzoni e si sputo’ sulla cappella di quel cazzo pronto…mi mise una mano sul collo tenendomi schiacciato su quel letto e mi penetro’ di forza!!…Il mio buchetto cedette all’istante e il mio urlo fini’ in un gemito che significava la mia resa incondizionata a quella penetrazione cosi’ mascolina…mordevo il lenzuolo appunto con quei venti centimetri di carne dura nel sedere…Ora aveva cominciato a soffiarmi nell’orecchio parole oscene: “Troia!..Ti piace farti inculare eh??…era questo che volevi frocetta vogliosa vero??!…Dimmi che ti piace avanti dillo!!…Sei una pecorella…devi belare avanti bela!!” ed io con quello stantuffo nel culo cominciai a belare impaurito dalla sua foia a****lesca…”Beeh!! Beeeh!!” e piu’ facevo quel verso grottesco piu’ lui aumentava il ritmo di quell’inculata bestiale…Era tutto cosi’ assurdo! Mi ero fatto lusingare dalle attenzioni di quel maschio irsuto e adesso mi concedevo a quella monta passivamente senza osare di ribellarmi…lui mi leccava l’orecchio e mi strizzava i capezzoli inculandomi con foga…”Sta giu’ finocchietto che devo romperti il culo!!”…ed io ad un certo punto cominciai a godere…sommessamente…vergognosamente…mi piaceva l’idea di soddisfare quel maschio infoiato, e mi piaceva sentire il su e giu’ del suo cazzo nel culo…Senza piu’ ritegno urlai:” Si! Siii!!Sono la tua pecora! Beeeh!! Beeeh!!Cavalcami montone aprimi tuttaaa!!” I suoi schizzi prolungati mi riempirono la pancia…sfilo’ il cazzo gocciolante dal mio sfintere assestandomi una pacca sul culo per aria…”E adesso via frocetta!! Rivestiti e vattene! Vaffanculo!!” lo feci rapidamente tirandomi su mutande e jeans…mi prese per un braccio e mi strattono’ fino alla porta di casa che apri’ e mi saluto’ con un tremendo calcio nel culo che mi proietto’ sul pianerottolo…la porta’ sbatte’ dietro di me ed io scesi le scale di corsa ritrovandomi nella cruda luce della strada diretto verso la fermata di un’autobus…Beh dopotutto avevamo ottenuto tutti e due cio’ che volevamo…
Mi sono sempre chiesto: quanti orgasmi puoi avere al giorno? Uno? Due? Tre? DIECI? Ed ogni volta che vieni, l’abbondanza di sperma é sempre la stessa? Cercando in Rete e leggendo qualche intervista ad attori di Film per adulti, una vera e propria risposta non l’ho trovata. Qualcuno si limitava a dire che per la loro professione, é importante seguire una dieta che gli garantisca vigore e consistenza al pisello durante le scene di sesso. In altre parole, dovevano mangiare piú una cosa piuttosto che l’altra, perché sembrava che servisse a produrre piú sperma. I medici scrivevano che per l’uomo tre o quattro é il massimo. Non mi hanno convinto. Cosí io ho preferito condurre un esperimento tutto mio. Niente diete particolari, nessuna vitamina piuttosto che la pasta, volevo semplicemente masturbarmi piú volte al giorno e vedere quale fosse il mio limite!
Decisi di partire il primo di un mese, cosí da poter tenere il conto meglio. La mattina che ho iniziato il test, é stata semplice. Mi sono svegliato come sempre a cazzo dritto, una particolaritá del sesso maschile naturale. E prima di andare a lavorare, ho iniziato a farmi una sega. In principio sul letto, classico movimento su e giú della mano fino a sentire la sborra salire. Mi fermavo qualche secondo, accarezzavo delicatamente la mia cappella e poi ripartivo a farmi la sega. OK masturbarsi, ma la prima sborrata della mattina la volevo bella abbondante! Cosí dopo almeno un quarto d’ora di masturbazione, tra stop & go vari, mi alzai dal letto con il pisello in mano, dritto, con la sborra che iniziava a salire lungo l’asta e mi diressi in giardino. Volevo sentirmi libero di venire all’aria aperta, ed avendo fortunatamente un giardino lontano da occhi indiscreti, continuai tranquillamente a farmi la sega camminando. Due, tre, quattro movimenti sempre su e giù….. cinque, sei….. finalmente mi libero del primo carico. Una lunga schizzata parte dal mio cazzo, poi una seconda, ed una terza… infine tolgo la mia mano e lascio che il mio pisello sborri da solo, senza aiuto. Altri schizzi partono in diverse direzioni del giardino, sento le palle svuotarsi. Finalmente la sborra finisce, in terra un lago di sperma ed il mio cazzo che ancora per qualche minuto rimane dritto. Passeggio nel giardino per un pó, in attesa che si ammosci ed intanto qualche goccia di sborra esce ancora dalla cappella. Non appena torna flaccido, mi faccio una lunga pisciata per pulire la vescica, torno in casa, mi faccio una doccia e vado a lavoro. Primo orgasmo andato!
In questa giornata diversa, non metto né boxer, né slip. Volevo sentire il mio pisello sciolto nei pantaloni e comunque sarei stato libero di toccarmelo ogni tanto dalle tasche, in modo tale da farmi una masturbazione lenta, ma continua, durante tutto il giorno. Cosí ogni tanto mentre camminavo tra un ufficio e l’altro, tra una fotocopia e l’altra, mi toccavo il cazzo e le palle. Dovevo farlo con scrupolo e trovare il giusto equilibrio. Fondamentalmente i rischi erano due: il primo, che mi si drizzasse nei pantaloni (difficile poi da spiegare a chi c’era intorno a me). Il secondo, che sborrassi all’improvviso dentro i pantaloni (peggio ancora spiegare una macchia evidente di sperma lí davanti). Fortunamtamente avevo abbastanza controllo del mio cazzo, percepivo quando stavo per venire e mi fermavo qualche secondo prima. Verso metá mattinata sento nuovamente le palle gonfie e mi allontano verso il bagno. Dedico qualche minuto alle mie palle, le massaggio, le stiro, intanto il mio pisello ha un’erezione. Allora lo prendo in mano, faccio scivolare la pelle della cappella giú, scoprendola. Inizio a farmi un’altra sega e dato che mi ero toccato il cazzo per tutto il giorno, masturbandomi lentamente in tutti i modi, non ci metto molto a venire. Un lungo fiotto di sborra finisce sulla tavola del water, poi un secondo… avevo il cazzo talmente duro e non riuscivo ad indirizzarlo nel buco del cesso. Allora faccio piú forza con le mani e spingo quel lungo palo che ho in mezzo alle gambe verso il basso. Altri schizzi partono dal mio pisello direzione acqua del water. Atre lunghe sborrate ed infine spasmi del mio pisello senza eiaculare. Mi pulisco con delle salviette inumidite e rimetto il mio pisello nei pantaloni. Continuo la giornata lavorando ed ovviamente masturbandomi in qualunque momento. Palle nuovamente svuotate e secondo orgasmo del giorno andato!
Arriva l’ora di pranzo, i colleghi mi chiamano per andare con loro, ma declino l’offerta accampando la scusa di dover finire un lavoro al PC. In effetti era la veritá. Dovevo masturbarmi un’altra volta. Questa volta decisi di usare un metodo classico: pisello in mano e sito per adulti. Feci uscire il mio cazzo mezzo moscio dalla chiusura lampo e cercai qualche foto di ragazze nude nel Web. Spalle al muro, viso verso la porta del mio ufficio, con una particolare attenzione ad eventuali sorprese e la sega poteva partire. Alle prime foto di ragazze nude, con posizioni da far invidia ad un contorsionista, giá sentivo il mio pisello gonfiarsi. Ed ancora non avevo iniziato a stimolarlo manualmente. Passai a fotografie piú specifiche, dove puoi scegliere anche il tipo di ragazza che te lo fá diventare duro: bionda, mora, tette piccole, con la fica pelosa e molto altro. Scelsi la fica naturalmente pelosa, quella che sempre mi aveva fatto impazzire. Vedere quelle ragazze cosí giovani, non depilate, stavano dando dei frutti. Il mio cazzo cresceva di dimensioni, sempre di piú, fino a diventare dritto. Poi ancora altre foto ed il mio cazzo che diventava sempre piú duro. Allora tirai giú la pelle e con un dito mi toccai il prepuzio, lo massaggiavo in senso orario e non. Quindi passai a farmi una sega classica con la mano sinistra, mentre con la terza caricavo altre immagini. Ne trovai una dove due ragazze more, con i peli della fica che arrivavano fino all’interno coscia, si masturbavano a vicenda. Sdraiate in terra, una di fronte all’altra a gambe incrociate, si strusciavano la fica una contro quella dell’altra. Mentre le osservavo, non smettevo di masturbarmi, ma stavolta ero talmente preso da quelle due, che pensavo di essere con loro. Cosí quando le vidi godere (probabilmente per finta) io venni insieme a loro. Mi ero talmente eccitato, che la prima schizzata non la controllai, non riuscivo a trattenerla. Una lunga sborrata partí verso l’alto tipo fontana e come un getto d’acqua, finí la sua corsa in aria per poi ricadere sulla tastiera. Prima di sporcare tutto, afferrai immediatamente un pacchetto di fazzoletti tirandone fuori uno e lo misi sopra la mia cappella appena in tempo per bloccare la seconda sborrata. Venni diverse volte, tante da riempire quel pezzo di carta di sperma ed usai quell’intero pacchetto per pulire tutto, soprattutto il mio pisello pieno di sborra. Ed anche il terzo orgasmo della giornata era finito!
Tornai di nuovo in bagno per pulirmi meglio e notai che le mie palle erano davvero svuotate. A differenza della mattinata, ora erano mosce e calate. Si staccavano dal mio pisello per diversi centimetri. Gli feci una foto per poi metterla on line su un paio dei miei profili su siti per adulti. Ero curioso di vedere quante persone riuscivano a ridurre i propri testicoli in quello stato. Andai a pranzo. Camminando sentivo le palle dondolare nei miei pantaloni. Una bella sensazione. Una volta alla mensa aziendale, tra un primo ed un secondo, chiamai sul cellulare una mia amica di scopata. Di quelle che vedi ogni tanto, solo per farci sesso, le chiamano scopaamica! Le chiesi se gli andava di vederci la sera per una cena… il resto era prevedibile. Accettó linvito. Ed anche la serata era organizzata. Faceva parte del test. Volevo vedere, a mio rischio e pericolo, se dopo tre (ma la quarta era in programma) masturbazioni con relative sborrate, il mio cazzo era in grado di res****re ad una scopata! Una volta in ufficio, terminai gli ultimi impegni lavorativi, senza perdere di vista l’obiettivo primario: vedere quanto sperma riuscivo a buttare fuori dalle mie palle in un giorno. Cosí dopo aver finito il mio turno, feci un ultimo giro in bagno e con il mio pisello ormai in evidente stato di lavoro “straordinario”, cercai un’altra sborrata. Mi abbassai i pantolani per l’ennesima volta e cercai freneticamente di farmi un’altra sega. Lo ammetto, ci misi un pó, ma dopo diverso tempo di stantuffi su & giú lungo il mio cazzo, ebbi un’erezione accettabile. Quel tanto da permettermi di continuare a martoriare il mio pisello fino allo sfinimento. Infine, dopo un lungo lavoro di mano, le mie palle mi regalarono un’altra schizzata… forse due o tre… a quattro non penso di esserci arrivato! Cosí, come sempre per pulirmi la vescica, feci una pisciata e presi la direzione di casa. E pure il quarto orgasmo aveva avuto successo!
Durante il rientro a casa, mi arrivó un SMS. La mia amica mi scriveva che non poteva più venire, perché si era dimenticata che il fratello rientrava da Parigi e doveva passare a prenderlo in Aeroporto. Potevo salutare la scopata. Allora decisi di apportare modifiche al mio piano masturbazione. Prima di rientrare alla mia abitazione, decisi di passare in un supermercato, nelle cui vicinanze c’erano ragazze particolarmenre int****ndenti (ci siamo capiti). Una volta fuori e dopo aver comprato prodotti inutili, giusto per avere un alibi, mi lasciai avvicinare da una donna:
-“Ciao, mi chiamo Cinzia. Non só come dirtelo, ma ho dimenticato il portafoglio a casa e non só come fare la spesa. Se mi presti qualche euro, poi ci mettiamo d’accordo su come e quando dovró restituirteli” Disse lei.
Di scuse per agganciare un uomo ne avevo sentite, ma questa le batteva tutte. Comunque erano soldi spesi per scopi (o scopare… OK, piccola battuta) scientifici. Cosí ci appartammo in un posto nascosto, lontano da tutto e da tutti. Una volta isolati dal mondo, mi slacció i pantaloni, li tiró giú e vide subito il mio pisello.
-“Oh….. ma vedo che sei giá pronto, senza mutande” Notó lei.
Si mise subito all’opera, inizió a toccarmelo e metterselo in bocca. Ancora tra lo stato di flaccido e semierezione. Continuó senza fermarsi a farmi quel lavoro di bocca, ma il mio cazzo ci metteva piú tempo del solito a diventare bello tosto. Meno male che non stavo con la mia amica. Sai che figura! La donna mi guardó come per dire perché non reagissi a quel bocchino. Allora cercai uno stimolo suppplementare, mentre lei continuava a masturbarmi, misi entrambe le mani nella sua scollatura per toccargli le tette. Mi lasció fare, visto gli scarsi risultati della sua bocca. Iniziai a toccargliele, a stringerle, a strizzarle. Finalmente il mio pisello si sveglió, lo sentivo crescere, gonfiarsi nella bocca della donna. Ma poi lo sfilai, tolsi anche le mie mani dalle sue grosse tette, ed afferrai le sue per guidarle verso il mio pisello. Lei capí subito che volevo che mi facesse una semplice sega. Non capiva, ovviamente, che volevo vedere con i miei occhi quanto sperma riuscivo a tirare fuori dal mio cazzo Cosí inizió a masturbarmi con il sistema classico: mano su e giú lungo l’asta. Dopo pochi minuti la sborra saliva lungo l’asta per uscire con una lunga schizzata dalla mia cappella. La presi in pieno dentro il naso e le feci fare uno s**tto indietro. Ma forse era abituata, perché non si fece distrarre e la sua mano continuava a farmi quella sega provocandomi un’altra schizzata e poi una terza. Infine, nonostante lei continuasse, il mio cazzo pulsava senza sborrare. Palle sempre piú svuotate. Poi lei si alzó, gli diedi “un’offerta” e se ne andó. Tornai nella mia auto, di nuovo con le palle che arrivavano quasi alle ginocchia dentro i miei pantaloni. Quinto orgasmo avuto con successo!
Le mie palle erano sempre più mosce, ancora poco e avrebbero toccato terra. Arrivato a casa, ero indeciso se riposarmi o andare in piscina. Nessuno dei due. Scelsi di farmi una corsa nel quartiere. Scarpe da ginnastica, tuta e via. Iniziava a fare buio e le giornate si stavano accorciando. Ma la mia ora di attivitá sportiva nessuno me la toglieva. Mentre correvo, sentivo le mie palle sbattere contro le gambe insieme al mio pisello. La sensazione era un misto tra dolore e piacere. Sentire i testicoli rimbalzare in alto e basso per la forza di gravitá, tutto sommato mi piaceva. Allora per aggiungere nuove sensazioni a quel nuovo modo di masturbarmi, mi fermai qualche secondo in un angolo buio, presi in mano il mio pisello, ed abbasai la pelle giú scoprendo la cappella. Poi tornai a correre. Ora la stimolazione della corsa era aumentata: le palle continuavano a rimbalzare come palline da ping pong mentre correvo e la mia cappella che strusciava libera sulle mie gambe, mi stava procurando un intenso piacere. Non mi fermai per un bel pezzo, fino a quando, con un dolore ai testicoli, decisi di fare una sosta e di provare a masturbarmi per la sesta volta. Cercai rifugio in un parco isolato, era quasi ora di cena e probabilmente non sarebbe passato nessuno. Nascosto dietro una siepe, abbastanza riparato, mi tolsi del tutto i pantaloni. Ora il mio cazzo ero libero, all’aria aperta. Nonostante l’intensa giornata di “lavoro”, sembrava pronto per un’altra sborrata. Forse. Mi sdraiai e con la pancia rivolta a terra, sfregai il mio pisello sull’erba. Non era una fica, ma sentire quel fresco sul mio cazzo, non mi dispiaceva. Simulai un rapporto sessuale, muovendo e strusciando il bacino dal basso verso l’alto e viceversa, in attesa che il mio pisello diventasse duro per poi venire. Ci misi un pó, ma finalmente percepivo lo sperma fermentare nei miei testicoli. “Andiamo Chase, puoi sborrare per una sesta volta!” dissi a me stesso. Continuai a scoparmi il prato, fino a quando, dopo lunghe strusciate, avvertii un piacere in mezzo alle mie gambe. Sentivo il mio pisello pulsare, probabilmente stavo sborrando. Uso il condizionale, perché quando mi alzai, non vidi sperma sul prato. Ma guardando attentamente la mia capella, rossore a parte, vidi delle goccioline di sborra sulla punta. Ero venuto senza erezione! Un pó come quando eravamo adolescenti e la mattina ci ritrovavamo bagnati. Sognavamo delle fiche da scoparci e ci sborravamo nelle mutande durante la notte, a cazzo moscio! Comunque conclusi che se anche non avevo innaffiato di sborra quel prato, quanto meno una schizzata gliela avevo data. In conclusione, pure il sesto orgasmo lo avevo avuto!
Indossai nuovamente i pantaloni della tuta e tornai a casa, correndo. Iniziavo ad avvertire un dolore ai testicoli, dovuto probabilmente anche al fatto che durante la corsa rimbalzavano in tutte le direzioni in mezzo alle mie gambe. Forse dovevo contattare un marchio di biancheria intima e proporgli un reggipalle da uomo, visto che il reggiseno lo avevano giá inventato… anzi, ora che ci penso, ecco perché le donne lo mettono: sentire le proprie tette, specialmente se belle grosse, andare su e giú, non doveva essere proprio piacevole. Una volta nella mia abitazione, prima di preparare la cena, feci una doccia. Ci voleva proprio. Guardando il mio pisello, non potevo non notare quanto fosse “esausto”. Ma ero deciso ad arrivare almeno ad un settimo orgasmo, nonostante fossi veramente al limite. Cenai nudo, il vantaggio di vivere da soli. Avere il mio pisello libero, mi aiutava nel test. Ogni tanto me lo toccavo, cosí… giusto per tenerlo sveglio! Dopo cena guardai un film per adulti, come ho giá scritto, mi serviva un aiuto, anzi… una mano! Ormai il mio pisello era stremato, stentava a diventare dritto. Certo, si era gonfiato, accennava un’erezione, ma non abbastanza per sborrare. Nonostante mi stessi masturbando durante la visione, ottenni l’unico risultato di far diventare il mio pisello rosso a forza di menarmelo! Ero quasi deciso ad arrendermi, quando mi venne in mente un’idea, un’ultima spiaggia. Il PC. Ma non con le foto, volevo alzare il tiro, mi serviva roba forte, dal vivo. Entrai in Rete con un mio profilo su un sito a luci rosse e cercai la chat. Giá la visione di tutte quelle donne e ragazze con le gambe aperte, iniziavano a farsi sentire. Ne trovai una che giá dal NickName, qualora la foto non bastasse, la diceva lunga: Bagnata69! Inizia la conversazione tutto sommato dicendo la veritá:
-“Ciao Bagnata69, quel numero é il tuo anno di nascita o é quello che ti piace fare?”
-“Ciao Chase… forse quel numero é entrambe le cose!” Rispose lei.
E dopo una serie di frasi inutili, partimmo per fare quello che si fá in queste chat. Masturbarsi a vicenda. Gli feci vedere il mio cazzo in Web Cam dicendo se poteva svegliarlo. Non se lo fece dire due volte. Prima inizió a toccarsi ovunque, poi passó a massaggiarsi e leccarsi le sue grosse tette calate. Io intanto dall’altra parte dello schermo continuavo a farmi una sega. Finalmente il mio cazzo diventava dritto. Bagnata 69 poi si avvicinó allo schermo mostrandomi la sua fica liscia come il marmo. Si fece un ditalino che duró qualche minuto, la sentivo ansimare. Allora pure io mi misi in piedi davanti alla WebCam, modalitá zoom e pisello dritto davanti ad essa. Bagnate69 successivamente si mise seduta, ora era lei che si godeva lo spettacolo mentre uno strano oggetto se l’era infilato dentro la fica. Continuai a masturbarmi, su e giú con la mano, colpi secchi quando scendevo in basso a sbattere sulle palle con la mano… le sentivo rimbalzare sotto il mio culo… ancora movimenti a stantuffo, la sborra ora la sentivo… la sentivo salire… su e giú, su e giú… ecco, vengo… parte uno schizzo, poi un altro, ed un altro ancora… stringo con la mano destra con forza il mio pisello e con l’altra mi stiro le palle, tiro su la pelle chiudendola con la mano destra sulla mia cappella cercanco un’altra sborrata… parte un altro schizzo… ne segue un altro… infine il cazzo mi pulsa a vuoto. Io spingo, ma la sborra era finita, le palle stavano a secco! Rimasi qualce secondo davanti alla WebCam a cazzo dritto e sembrava che anche Bagnata69 aveva avuto la sua dose di orgasmo. Con la cappella che iniziava a afflosciarsi e con i residui di sperma che ancora colavano dalla punta, chiusi la chat, mi feci un’altra doccia e andai a dormire. Orgasmo numero sette terminato!
L’Esperimento era finito. Ma sono uno che ama le sfide e questo esperimento non vi diró quando l’ho fatto: forse la settimana scorsa, forse ieri o forse il mese scorso. Magari dieci anni fa! Non importa, questa cosa mi ha portato via tempo ed energie. Mi sono fermato a sette orgasmi, tutti con piú o meno belle sborrate. Ma ho intenzione di migliorarmi, di battere il mio Record, magari domani, forse oggi o magari….. l’ho giá fatto!
Passate le ultime fatiche fra feste ed impegni vari torno cosi nel nuovo anno a scrivere di me, di ossessioni e tradimenti, di tabù e cliscè di una società fantasma. Parlerò nuovamente di sesso, quello sublime straziante, piu strano ed ambiguo. Lo riassaporo dopo mesi di astinenza nella sua più totale complicità, ho ancora voglia di scordarmi per mezz’ora la mia solitudine sentimentale.
E’ proprio cosi, per alcuni, anzi per molti il sesso è il rifugiarsi dalla paura della solitudine, lo stringersi, baciarsi, leccarsi, serve a ricordare a noi stessi quanto ancora possiamo piacere, possiamo essere desiderabili appagando le nostre frustrazioni nel nome di un eiaculazione. Fantastico e mi vedo regina fra sei o sette re, nudi virili che mi porgono su un vassoio d’argento i loro frutti acerbi e maturi.
Questa non è pornografia ma voglia di sperimentare di conoscere le parti piu profonde di noi stessi, per sentirci nuovamente diversi, trasversalmente speciali. A volte cammino per le strade mi guardo attorno scelgo le mie prede dell’ immaginazione.
Li osservo gesticolare muoversi con lo sguardo progressivamente incazzato, sono loro i maschi della mia e di vecchie generazioni, le gambe fasciate da jeans a vita bassa, che lasciano intravedere il rigonfiamento di proprie ed altrui sessualità. Li vedo ritratti in delle foto antiche in bianco e nero magari ingiallite e consumate dal tempo che scorre inesorabile, i capelli lisciati dalla brillantina camicie e jilet anni 60 fanciulli che oggi sono uomini sorridenti, sornioni frustrati ed eccitanti. Immagino di essere preso da un gruppo di maschietti di periferia, sento il sapore della paura mista all’adrenalina che circola nelle mie vene, li assecondo non urlo affatto, quello che vogliono è lo stesso che voglio io anche se farò finta che cosi non sia. Mi strattono, mi danno del frocetto, poi uno ad uno si sbottonano i pantaloni e mi ordinano di dargli piacere. Lo faccio seguendo attentamente i loro comandi, segretamente intrigato da questo stupro di gruppo.
Mi scopano e mi lasciano li dove mi avevano trovato, sono fermo immobile cercando di ripercorrere scene e parole, ogni minimo frammento mi porta inesorabilmente a mettere fine alla mia eccitazione, vengo da solo, seminudo per terra sorrido e godo, poi misteriosamente tutto torna ad essere un malizioso pensiero. A volte mi sento cosi, padrone delle mie fantasie, viaggiando entro a far parte di scene che mi auguro un giorno di vivere, a volte sono una puttana, regina della notte il sesso veloce, i soldi i complimenti dei clienti, l’autobus notturno che mi porta a casa mezzo vuoto, l’autista che ci prova, la voglia di essere diverso canticchiando una canzone per sentirmi meno solo e un pensiero fisso che mi ricorda quanto sia migliore di quello che gli altri vedono di me. Poi magicamente sono un adolescente appena 18enne, le prime voglie represse la gonna di mamma da indossare quando lei non c’è le mille pippe fatte davanti ad un giornaletto porno e la speranza a****lesca di farmi strusciare da qualcuno sull’autobus che mi porterà a scuola. Sono cosi un sognatore di immagini hard- core un po vintage, frammenti di ricordi di amici, la voglia di sperimentare di osare in quel tempo in cui solamente toccarsi rappresentava la maggior trasgressione. Oggi vogliamo tutto, insaziabili,non siamo piu in gradi di stabilire un confine fra giusto e sbagliato, diamo la piena autonomia ad un libero arbitrio incosciente e diventiamo le maschere di noi stessi.Avere incotri è cosi eccitante fra mille ansie, e rinfrescanti coktel d’amore che sono tutto e sono niente chissà se sono importanti, ho anno la durata di un’istante.
Soave bocca errante in superficie fino a trovare il punto ove t’aggrada cogliere il frutto a fuoco che non sarà mangiato ma fruito finché non s’esaurisce il succo caldo e lui ti lascia, o tu lo lasci, flaccido, ma rugiadoso di bava di delizie che frutto e bocca si permettono, dono.
Bocca soave e saggia, impaziente di succhiare e segregare intero, in te, il tallo rigido ma folle di piacere al confinarsi nel limitato spazio che tu offri al suo volume e getto appassionati, come puoi diventare, così aperta, ricurvo cielo infinito e sepoltura? Soave bocca e santa, che piano piano vai sfogliando la liquida schiuma del piacere in muto rito, lenta-leccante-lecchillusoriamente legata alla forma eretta quasi fossero la bocca il frutto, e il frutto la bocca, no, basta, basta, basta, basta bermi, uccidermi e, da morto, vivermi. So già cos’é l’eternità: é puro orgasmo.[image][/image]
Genero esibizionista
La loro convivenza era la dimostrazione che avvolte i luoghi comuni non sono sempre veri .
Lorena voleva molto bene a suo genero Carlo , e lui adorava sua suocera , erano come madre e figlio , sembrava che la donna volesse più bene a lui che a sua figlia .
Tra loro c’era una complicità che li faceva parlare per ore , Lorena era felice per la figlia , pensava che almeno lei era stata fortunata ad incontrare un uomo come Carlo , al contrario di suo marito , persona scorbutica e fredda .
Carlo non solo apprezzava sua suocera come seconda mamma , ma la vedeva come una delle donne più eccitanti che conoscieva , nonostante lei avesse 66 anni , lui da sempre le dedicava una infinità di masturbazioni , pensandola in tutti i modi , provava eccitazione per tutto il corpo di Lorena, dalla testa ai piedi , che erano per altro sempre rigorosamente smaltati e curati , spesso quando la suocera non era in casa , lui prendeva le sue ciabatte , e annusando il forte odore si masturbava come un forsennato , per un feticista dei piedi come lui erano uno strumento di piacere estremo .
Tutto questo logicamente Lorena non lo sospettava , anche se suo genero la ricopriva di complimenti , ma lei pensava che lo facesse per pura gentilezza .
Dopo anni di pensieri perversi su sua suocera , Carlo non ne poteva più , voleva che almeno una delle 1000 fantasie prendesse vita , ma la paura della reazione di Lorena lo faceva vivere in eterno conflitto .
La casa dove abitavano era grande e su due piani , la cosa per Carlo era perfetta , perchè gli aveva concesso la libertà di vedere spesso sua suocera , e di poter approfittare delle sue scarpe , ciabatte e calze usate ed odorose . E quel giorno ebbe l’ulteriore conferma della fortuna che aveva nell’abitare nella stessa casa .
Convnto di essere solo si piazzò sul divano , completamente nudo , e mentre vedeva un film porno sul tablet si cominciò a masturbare.
Dopo pochi minuti sentì chiaramente i passi di sua suocera avvicinarsi , ne era certo , conosceva bene la sua camminata , ed invece di smettere , posò il tablet , e si segò mettendo in evidenza il suo pene turgido . Vide Lorena passare davanti la stanza e voltarsi , gli occhi si sgranarono e fissarono il suo pene , ma senza fermarsi proseguì ed andò in cucina , non disse nulla , ma lui era certo che aveva visto , e la cosa lo eccitò da morire .
Rallentò la mano per non venire , voleva aspettare che sua suocera ripassasse per farglielo rivedere .
Lorena si fermò in cucina , in realtà era diretta in soggiorno , ma la vista di suo genero la turbò .
Era totalmente nudo e si stava masturbando , non avrebbe mai creduto di ass****re ad una cosa del genere , sopratutto con Carlo come protagonista .
Era turbata per quello che aveva visto , ma anche per quei pensieri che ora le riempivano la mente , erano pensieri di curiosità , quello che aveva visto solo di sfuggita , l’aveva colpita , il membro era eretto ed enorme , cercò di cancellare l’immagine , del resto era sempre il marito di sua figlia , e non voleva avere certe curiosità . Decise di provare a tornare in soggiorno , era certa che lui aveva terminato , ma in fondo era anche speranzosa di no , così avrebbe dato un’altra sbircitina .
Appena sentì i passi di Lorena , Carlo riprese a menarselo , ed eccola di nuovo davanti la porta , avrebbe potuto tirare dritta senza voltarsi , ma non lo fece . Uno sguardo fugace , occhi fissi al pene , mentre camminava , era evidentemente attratta .
Quando sparì dalla sua vista , Carlo non resistette , l’eccitazione era troppa , e venne copiosamente .
Lorenza salì in camera e cercò di cancellare le due immagini che aveva visto , ma era troppo per riuscirci , un pene grande e duro , cosa che non aveva mai visto , anche se anziana si ritrovò in uno stato di eccitazione , che da anni non provava .
Quell’esperienza diede a Carlo una nuova perversione da provare , così cominciò a sfruttare ogni occasione per mettere in mostra il suo pene davanti la suocera .
Lo faceva indurire , e con la patta gonfia andava da lei e le parlava , mentre lei evidentemente imbarazzata , provava a far finta di nulla , ma i suoi occhi non potevano evitare di fissare il bozzo prepotente del genero . Per altre tre volte si fece vedere mentre si masturbava sul divano , lei passava davanti la stanza sempre senza dire nulla , ma lanciando le solite occhiatine .
Lorena era in pieno turbamento , si ritrovò a 66 anni a provare una forte eccitazione , ma dell’uomo sbagliato , e non capiva se lui lo facesse apposta , oppure erano semplici casualità , se avesse perennemente il pene eretto , o solo quando parlava con lei . Un giorno si ritrovò in bagno a masturbare la sua anziana vagina , che da anni non veniva stimolata , dopo aver raggiunto l’orgasmo immaginando di farsi montare da suo genero , fu avvolta da un senso di rimorso , per aver solo pensato certe cose col marito di sua figlia .
Erano tante le cose che eccitavano Carlo , la prima logicamente era che sua suocera vedesse il suo pene , ma poi lo eccitava terribilmente il fatto che lei non gli disse mai nulla , anzi anche appena finito , ci andava a parlare e lei era sempre naturale , come se nulla fosse , cominciò a maturare la convinzione che avrebbe potuto osare di più . Voleva agire con piccoli passi , senza aspettarsi molto , si sarebbe accontentato di ogni piccola concessione che la suocera gli avrebbe fatto , anche solo potersi masturbare davanti a lei , nella stessa stanza e mentre lei lo fissava , sperando poi di ottenere sempre di più .
L’occasione di Carlo si presento quella domenica pomeriggio , rimase solo in casa con la suocera .
Mentre lui guardava la partita di calcio in soggiorno , sua suocera era a guardare la tv in cucina .
Con in mente solo una cosa si alzò ed andò da lei .
Lorena era seduta su una poltroncina , e la cosa che subito attirò lo sguardo di suo genero furono i suoi piedi scalzi distesi davanti a lei su una sedia , lo faceva spesso per riposare le gambe .
Carlo fissò quelle piante mature , che immaginava odorose e sudate , il cazzo cominciò a destarsi .
Fingendosi interessato da quello che sua suocera guardava alla tele si sedette vicino a lei su una sedia , e come spesso accadeva iniziarono a parlare commentando quello che vedevano .
Da quella posizione gli occhi di Carlo erano rapiti dalle unghie dei piedi della suocera , smaltati di bordò , e senza crearsi nessun problema , cominciò ad accarezzarsi il membro , e dato che indossava solo i pantaloncini corti , senza le mutande , non ci volle molto per creare un effetto tenda canadese tra le sue gambe . Carlo si rese conto che in quel momento , la sua eccitazione derivava dalla presenza della suocera , dal fatto che si stava toccando con lei accanto , e non solo dalla vista dei suoi piedi , cominciò infatti ad osservare il viso di Lorena , e quando vide che lei lo guardava con la coda dell’occhio andò in estasi .
Lorena non credeva a quello che stava succedendo , suo genero senza nessun ritegno si stava accarezzando il pene in sua presenza , anche se ancora nei pantaloncini , era evidente la sua erezione , uno stato di turbamento e di imbarazzo l’avvolse , ma non riusciva a smettere di guardare , lo faceva cercando di non farsi notare , fingendo di guardare la tv , ma il silenzio che era calato nella cucina , era l’evidente segnale che entrambi erano distratti da altro .
Lorena non sapeva cosa fare e cosa dire , se doveva tacere e far finta di nulla , oppure fermare suo genero e chiedere spiegazioni di quei comportamenti che ormai da mesi la turbavano. Sapeva che la seconda ipotesi era quella corretta e razionale , ma prima di decidere volle guardare ancora la mano di suo genero che si accarezzava quell’enorme membro .
Carlo interpretò il silenzio della suocera come un tacito assenzo alla sua masturbazione , così perse ogni freno inibitorio ed ogni imbarazzo .
Prima che Lorena potesse dire qualcosa , Carlo si abbassò i pantolincini e le mutande , il suo cazzo svetto eretto come non mai , si alzò e si mise difronte a sua suocera che sgranò gli occhi , divenne rossa per l’imbarazzo , impietrita fissò il pene di suo genero , mentre la mano lo scappellava .
Carlo si merivigliò di se stesso , tutti gli anni passati a chiedersi come vincere le sue paure , ed ora senza la minima vergogna si segava a pochi centimetri dal viso di sua suocera , che nel frattempo aveva istintivamente abbassato le gambe , seduta incredula gurdava , in un attimo di lucidità trovò la forza di dire
–Carlo che fai!!!!
ma i suoi occhi non riuscirono a staccarsi da quel monumentoso cazzo
–Ho voglia di toccarmi….e lo sto facendo….
Lorena riuscì a distogliere lo sguardo dal pene , e fissò negli occhi suo genero , che la guardava fissa in volto mentre si masturbava
–Ma che ti piglia!!!!E’ da un mese che fai ste cose …..allora lo fai apposta…ma perchè???
Carlo senza smettere di masturbarsi rispose semplicemente
–Perchè mi arrapi….mi hai sempre arrapato….tutta….viso , corpo , piedi…..
Lorena nel sentire l’ultima parola esclamò istintivamente
— Piedi???
lui
— Si anche i tuoi piedi mi arrapano….da morire….e voglio segarmi davanti a te….mi piace che mi guardi….
Lorena era senza parole , aveva un insieme di sentimenti che la spiazzavano , da una parte era eccitata , ma dall’altra sapeva che non era giusto , e provò a dirlo
–Smettila Carlo…..Non si può….sono tua suocera ,….la madre di tua moglie…..
scaltro Carlo rispose
–quindi vuoi che smetto solo perchè sei mia suocera….e no perchè non ti piace…..
Lorena fu colpita dall’osservazione di Carlo , a tal punto che non riuscì a rispondere subito , e Carlo ne approfittò , capì il momento di debolezza di sua suocera , e disse
–Forza Lorena….guardalo….so che ti piace…guardalo mentre mi tocco….sarà il nostro segreto….un nostro gioco….fallo per me….mi fa impazzire farlo….
Lorena era imbarazzata , confusa , provò a ribattere
— Ti prego Carlo smetti….meglio che fai senza di me …ti prego…meglio che me ne vada….
appena Lorena provò ad alzarsi per andarsene , Carlo la spinse con una mano indietro , facendola ricadere sulla poltrona , si avvicinò col cazzo mettendo le gambe della suocera tra le sue , e scappellandosi vicinissimo al viso della suocera disse con tono alto
— Dove cazzo vaiii….Guardalooo…guardalooo so che lo vuoiii…so che ti piaceee….
la suocera fissava il cazzo vicinissimo al suo viso , un misto di eccitazione e paura l’avvolse , per paura di una possibile reazione di Carlo disse istintivamente
–Vabbene….vabbene Carlo….ma calmati…calmati non farmi male….
sentendo quella frase Carlo capì di aver esagerato , si calmò e disse
— Non ti farò mai del male Lorena…come ti viene in mente….fammi segare….fammi solo segare davanti a te….mentre lo guardi….
lei si rilassò un pò e disse con voce sottomessa
–Ok…ok…come vuoi….
quella sua sottomissione fece venir in mente a Carlo tante cose .
Mentre si segava sotto lo sguardo fisso di sua suocera , davanti a quel viso maturo ma ancora provocante , pensava che si poteva anche accontentare di venirle in faccia , senza chiedere nient’altro , ma poi pensò che non aveva nessuna garanzia che sua suocera gli avrebbe concesso altre occasioni , così decise che doveva prendere quanto più poteva .
Lorena fissava suo genero , ancora incredula per quella situazione , non credeva possibile che uno della sua età potesse trovarla interessante , non credeva ancora che stava guardando , quello che poco tempo prima considerava suo figlio , mentre si toccava il cazzo davanti a lei , si sentiva la sua vagina inumidirsi , si sentiva eccitata , ma ancora imbarazzata , ma non avrebbe mai fermato Carlo , era troppo bello vederlo cosi solo per lei , la sua attenzione fu distolta dalla voce di suo genero che disse
— Ti piace….Ti piaceee???
lei lo guardò silente , non sapeva che dire
— Dimmmeeloooo ti piaceeee???
pensando che potesse servire per farlo venire disse la verità
–Si Carlo…si mi piac…..
prima che finisse la frase la sua bocca fu riempita dal cazzo di carlo , rimase senza fiato ed incredula , sentiva la cappella umida sulla sua lingua , e più provava a spostare la testa , e più suo genero glielo spingeva in bocca.
Carlo fu avvolto da spasmi nel sentire il suo cazzo avvolto dalle caldi labbra di Lorena , la vedeva sorpresa , turbata , e l’immagine del suo cazzo nella sua bocca lo mandava in estasi
–Eccolooo….visto che ti piace succhiaaa succhiaaaaaa!!!
anche se era quello che lui voleva , Carlo rimase piacevolmente sorpreso dal vedere sua suocera che afferrò il cazzo con la mano destra , e spostandolo a suo piacere cominciò a succhiarlo avidamente , come se lo volesse mangiare
— Oddiooo….oddioooo sii ssiiii Lorennaaaa seii bravissimmaaaaa…..
in effetti lo era , e in quel momento Lorena voleva godersi anche lei un pò di eccitazione , sentire un cazzo duro nella sua mano , assaporare quella cappella giovane , la portò indietro di almeno trent’anni , e si ritrovò a sbocchinare suo genero come una prostituta .
Quella situazione era troppo eccitante per Carlo , non poteva res****re ancora , e mentre sentiva lo sperma trasalire , afferrò la testa di Lorena tra le mani e la spinse sul suo cazzo , mandandolo fin giù la gola della suocera e disse
— Ecccollaaaa…TI SBORROOOOOOO TI SBORRROOO IN BOCCAAAAAA!!!!
copiosi schizzi inondarono la bocca di Lorena , che sentendo il calore cominciò ad ingoiare , come fosse nettare santo , si sentiva porca , eccitata , finalmente viva .
Carlo sentì le gambe debboli , appena l’ultima goccia fuoriuscì sfilò il cazzo dalla bocca della suocera, e crollò all’indietro sulla sedia ove prima vi erano i piedi di lei . Fissò Lorena , che lo fissava con dei rigagnoli bianchi ai bordi della bocca , e disse
–Sei stata fantastica…..
Lorena si passò il palmo della mano sinistra sulla bocca , togliendosi i rimasugli di sperma , gesto che piaque molto a Carlo , poi gli occhi della donna fissarono quelli del genero , e con estrema fredezza e seriatà disse
— Ed ora tra noi cosa succede???
Carlo sorrise , capì che sua suocera non era per nulla dispiaciuta da quella situazione , e pensò che ora poteva mettere in pratica tutte le sue perversioni
— Succederenna tanto cose belle Lorena…..fidati…….
Padrona Sonia (Mistress Sonia) 2
L’appartamento
Erano passati pochi giorni dal primo incontro tra la Padrona Sonia e lo schiavo Silvio, così si chiamava il buon giovane, il quale aveva gia cominciato a trasferire le proprie cose nell’appartamento affittatogli dalla Signora, non voleva perdere tempo. Il salotto era colmo di s**toloni, mobili ammucchiati e vestiti. Un po di disordine in questo momento era decisamente perdonabile anche dalla Padrona più severa. I due si erano sentiti al telefono parecchie volte parlando solo dell’appartamento, mai discorrendo del futuro rapporto tra i due. Il ragazzo giorno per giorno sistemava alcuni particolari risolvendo il disordine in un ordine quasi meticoloso, il venerdì sera tutto era al suo posto, tutto luccicava. L’appartamento era composto da un ampio salotto, illuminato da una grande finestra, davanti alla quale si alzavano due ficus benjamin ben rigogliosi, mentre sul davanzale giacevano delle splendide orchidee, al centro un tavolino basso contornato da due divani di pelle nera. Dal salotto verso sinistra, si accedeva ad una piccola cucina e in un sgabuzzino, mentre a destra si accedeva ad una cameretta, un bagno di modeste dimensioni e una grande stanza. Lo schiavo aveva scelto la piccola stanza come la sua camera da letto, mentre voleva adibire la stanza grande al dungeon per la Padrona. Verso le 21.00 del venerdì sera, il cellulare dello schiavo squillò, era Lei la Padrona:
– pronto
– ciao schiavo
– buona sera Signora
– allora sei pronto?
– Si Signora, quando viene?
– Domani pomeriggio alle 16.00.

– Va bene mia Signora, preparo qualcosa?
– Stai sereno, vai a dormire presto ti voglio in forma,.
– Si Signora mi faccio la doccia e vado a nanna.
– Bravo cucciolo
La Padrona chiuse così la telefonata, ovviamente lo schiavo obbedì e si coricò a letto, ma fu una notte tormentata, riuscì a chiudere occhi non più di due-tre ore. Alle 7.00 era gia in piedi, prendendo uno straccio e ripassando tutto per bene, anche le finestre tutto lucido. Finite le pulizie decise di uscire a prendere qualcosa, meglio essere pronti che non si sa mai, andò in un piccolo supermarket e prese del riso, della pasta corta, del sugo, un bottiglia di chardonay, una confezione di acqua minerale, due bottiglie di cocacola light e dei biscotti; in fioreria prese 11 rose rosse; di ritorno a casa sistemò tutto al proprio posto, non aveva nemmeno voglia di mangiare, la tensione saliva. Si diresse verso il futuro dungeon che al momento era deserto se non per un letto semplice e un paio di sedie. Il tempo passava lentamente, lo schiavo si fece una lunga doccia si sbarbò per bene, infilò un paio di bluejeans e una maglia bianca, e si mise in attesa. Verso le 15.25 squillò il cellulare:
– pronto
– ei vieni giu che mi aiuti
– si Padrona arrivo – rispose lo schiavo fiondandosi per le scale
– eccomi Signora
La Signora era vestita molto semplice, con dei bluejeans e una camicetta bianca, ai piedi un paio di ballerine anche queste candide.
– prendi la confezione di cocacola light e quella s**tola e portala su, poi torna non voglio affaticarmi
– si Padrona, subito
lo schiavo quasi volò su per le scale appoggiò tutto sulla tavola in cucina e ridiscese rapidamente.
– rieccomi
– ora prendi quella valigia e quella busta della spesa
– va bene
i due salirono: la Padrona davanti e lo schiavo dietro, lei saliva lentamente, lui si deliziava gli occhi alla vista delle splendide forme della Signora. Arrivati in appartamento la Padrona si accomodò sul divano, mentre lo schiavo portava il tutto in cucina. Subito lo schiavo ritornava in salotto e si mise al suo posto, in ginocchio dinanzi alla Padrona.
– bene bene, mi piace il tuo atteggiamento, molto remissivo.
– grazie Padrona
– vedo che hai sistemato abbastanza qui, dovrai migliorare alcuni aspetti, ma non è male.
– Va bene Padrona
– Allora, cosa sei disposto a fare per me
– Tutto mia Signora
– Tutto? Tutto?
– Si Padrona, mi trovo bene con Lei, e quindi voglio spingermi lontano.
– Ottimo, allora spogliati e servimi qualcosa da bere…
– Si Padrona, corro
Lo schiavo andò in cucina, si tolse i vestiti, prese la bottiglia di chardonnay e un bel bicchiere ampio e lo mise su un vassoio.si diresse a passo rapido in salotto.
– eccomi Signora
– ah, ti sei attrezzato, pensavo arrivassi con una cocacola ahahaa
– spero lo gradisca
– certo piccolo, appoggia sul tavolino e dimmi tu non bevi vino se ben ricordo.
– No Padrona
– Quindi non lo accetteresti dalle mie labbra?
– Si Signora da li si
– Bravo, e dimmi il tuo vassoio da mettere sui capezzoli non lo hai qui?
– Si Padrona
– E perché non lo hai usato?
– Non volevo osare troppo, non mi era stato ordinato.
– Bene devi fare solo cio che ti ordino
– Si Padrona
– Ora vai a prenderlo
– Si corro Padrona
In un attimo lo schiavo fu di ritorno con il vassoio.
– mettitelo da solo
– si Padrona – in pochi secondi il vassoio era fissato con la cintura ai fianchi e le mollette ai capezzoli.
– Stai bene così
– Grazie Padrona
– Ora mettiamo su la bottiglia di vino e il bicchiere, ti fa male?
– No Padrona
– Aahaha, vai in cucina e ritorna.
– Si Padrona – rieccomi
– Mettiti in ginocchio e aspettami qui, dove ai messo le mie cose
– In cucina
– Rimani li fermo se le mollette si staccano lasciale staccare e lascia cadere la bottiglia
– Si Padrona.
La Padrona si diresse verso la cucina, preparando i propri attrezzi, approfittò per cambiarsi. Si era infilata un completo lungo di latex lucido che esaltava tutte le curve. Poi tornò in salotto con un paio di fruste e una caraffa.
– schiavetto alzati
– si Padrona
– appoggia la bottiglia sul tavolo
– si Padrona – lo schiavo prese la bottiglia e il bicchiere e li mise sul tavolino.
– Chi ti ha detto di mettere anche il bicchiere sul tavolino
– Oh mi scusi Padrona – lo schiavo rimette il bicchiere sul vassoio
– Tardi tardi, devi ascoltare bene, questo è una punizione!
– Grazie Padrona e mi scusi ancora
– Vai in cucina e metti sul vassoio tutte le bottiglie di coca che riesci a portare, aggiungi un altro bicchiere
– Si Padrona – lo schiavo mise solo due bottiglie per non fare figure, e un bicchiere, questo semplice pensando che era per lui. E ritornò in salotto.
– Oh sei qui, come mai un bicchiere diverso?
– Immagino sia per me, e allora ne basta uno semplice.
– Ahaha sei una forza, però idea non male.
– Grazie Padrona
– Cammina un po per la stanza
– Si Padrona
Mentre lo schiavo camminava per il salotto la Signora lo frustava leggermente, per leggere e capire lo schiavo che aveva di fronte, regolarmente aumentava l’intensità e la quantità di frustate, lo schiavo resisteva ma a volte le bottiglie dondolavano rischiando di cadere.
– se cadono sarai punito, lo sai vero.
– Si Padrona
Il test-punizione prosegui per parecchio tempo, la Padrona forzava la mano tentando di far cadere le bottiglie, ma lo schiavo resisteva, cercando con lo sguardo gli occhi della Padrona, per farle capire che era quasi al limite. All’improvviso la padrona colpì direttamente le bottiglie che caddero a terra, e incominciò a ridere.
– sono cadute
– si Padrona
– e quindi?
– Dovrò essere punito
– Ahahaaa, aahahaa penso proprio di si. Appoggia tutto sul tavolino e togli il vassoio.
– Si Padrona
La Signora si sedette sul divano.
– versami del vino schiavo!
– Si Padrona
– In ginocchio, in ginocchio!!!
– Scusi Padrona
– Va bene dai, stai concentrato!!
– Ecco Padrona
– Bene ora sdraiati sul divano e appoggiati sulle mie cosce
Lo schiavo si distese con il sedere in su, sulle cosce della Padrona, il micropene leggermente eretto venne stretto tra queste. La Signora cominciò a sculacciare lo schiavo.
– ora facciamo il culetto rosso!!
– Grazie Padrona me lo merito.
Lo sculacciamento proseguì per almeno 15 minuti, lo schiavo rimaneva in silenzio, stringendo i denti, voleva fare una bella figura con quella Padrona tanto desiderata.
– bravo schiavo sai res****re
– grazie padrona
– in ginocchio ora
– si Padrona
– prendi il tuo bicchiere
– si, eccolo Padrona
La Padrona cominciò ad accarezzare il sesso dello schiavo, dolcemente dolcemente, guardando la reazione che suscitava nell’oggetto.
– mai bevuto la tua pipi?
– Si Padrona
– Davanti ad una Padrona?
– No Signora
– Be, è giunta l’ora, prendi il bicchiere e riempilo.
– Si Mia divina
Lo schiavo in un attimo aveva colmato del suo acre nettare il bicchiere.
– ora mio caro, mentre io mi godo questo buon vino, tu berrai la tua pipi, guardandomi negli occhi.
– Si Padrona
Lo schiavo ingurgitò d’un fiato, fissando la Padrona ipnotizzato dalla dolcezza con cui, Lei, beveva la sua ambrosia.
– bene schiavetto, di la ho visto un mazzo di rose rosse…
– oh che testa mia Signora, sono per Lei.
– Be allora cosa aspetti
– Mi scusi vado a pr..
– Fermo
– Devi essere concentrato!!!
– Mi scusi
– Sei sempre perdonato, ma ovviamente dovrai essere punito.
– Si Signora
– Prendi una cordicella e legala stretta ai tuoi testicoli
– Si Padrona subito
Lo schiavo, davanti alla Padrona, si legò il sacchetto bello stretto.
– ora passami quella bottiglia
– si Padrona
La Signora la legò alla cordicella. La alzò e la rilasciò.
– ahi, grazie Padrona
– ora puoi andare a prendere le rose
– si, subito Padrona
lo schiavo si diresse in cucina, con quella bottiglia che penzolava e tirava, raccolse le rose e ritornò in salotto, fece un gesto per inginocchiarsi dinanzi alla Signora, ma lei lo fermò e si alzò.
– stai in piedi
– si Padrona – disse lo schiavo porgendole le rose.
– Grazie schiavo- rispose teneramente la Padrona ricevendo il mazzo. La Signora ammirò a lungo le rose e le collocò sul tavolino, dopo di ché si sedette sul divano.
Lo schiavo devotamente composto con le braccia dietro la schiena e la faccia rivolta verso il basso, aspettando un qualunque gesto della Padrona, la quale stava seduta con le gambe accavallate con quel bicchiere di chardonnay in mano che guastava a piccoli sorsi. D’un tratto la Signora alzò gli occhi e con un piede incominciò a far dondolare la bottiglia, prima dolcemente e poi forte, a volte sollevando la bottiglia, sempre con il piede per farla ricadere, se il liquido al suo interno era agitato, lo schiavo non lo era da meno, era teso e felice, sopportava con gioia il trastullo della Padrona. la Padrona a questo punto vuotò il biondo vino e ordinò allo schiavo:
– prendi il bicchiere, vai in cucina e lavalo!
– Si Padrona subito
– Cerca di far ondeggiare quella bottiglia che mi diverte
– Si, certo mia Signora
Lo schiavo fece presto entrò in cucina eseguì l’ordine impartito da Sonia e ritornò al cospetto di costei.
– bene schiavo sono ormai le 19.00, io vado a casa.
– Ma, padrona di gia?
– Dopo esco con le mie amiche, inoltre non permetterti mai più di avere quel tono con me, abbiamo passato delle belle ore assieme.
– Mi scusi, non era mia intenzione mancarle di rispetto.
– Dal momento che non ti basta, terrai la bottiglia fino a quando non ti chiamerò io
– Si Signora
– Spero di non dimenticarmi – sogghignò la crudele Sonia
– … lo schiavo non rispose…
– ho anche dei compiti per te, dovrai iniziare ad attrezzare il dungeon, sistema le mie cose nel armadio, e non giocarci, l’armadio trovalo tu… cerca di pensare a come soddisfarmi a rendermi felice
– si Padrona, sarà un piacere esaudire ogni suo desiderio.
– Allora io vado, mi cambio al volo e vado via, salutami come si deve!!
Lo schiavo si inginocchiò accolse il piede della Padrona tra le proprie mani e lo baciò, poi si rimise in posizione consona a testa bassa, non una parola usci dalla bocca della Signora, si alzò e mentre si sollevava dal divano baciò sulla fronte lo schiavo, il quale rimaneva immobile, fino a quando la Padrona gia cambiata gli disse:
– ciao schiavo buona serata
– buona serata a Lei mia Padrona.
lo schiavo rimase impietrito per almeno dieci minuti poi si alzò e si diresse in cucina curiosò nello s**tolone e nella valigia della Padrona, i quali contenevano, strap-on, dildi, clamps, fruste, pinze, completi in latex, in particolare di colore nero, un vestito da colf, ancora nella confezione e altri strumenti. Poi si affrettò a portare tutto nel dungeon, che ancora era spoglio, si fermò a lungo ragionando su come attrezzare quella stanza, cercando di indovinare lo stile e le voglie della Padrona, aveva sempre la bottiglia appesa ma era così preso a pensare alla sua Lady che non di faceva caso. Dopo la cena, composta da un riso in bianco semplice, si mise a lavorare al dungeon, a togliere dei pensili e spostare il vecchio letto e i comodini, iniziò a pulire a fondo per bene. All’improvviso erano di certo passate le 21.00 giunse una chiamata al cellulare dello schiavo, era Lei:
– pronto
– ciao schiavo – rispose una voce allo schiavo sconosciuta
– ma, chi è
lo schiavo udì una forte risata di almeno due ragazze
– Sonia ha detto che puoi togliere la bottiglia
– Ma, come, chi, …..
– Allora?? Allora hai capito
– Si si Signora ma non so con chi sto parlando
La telefonata s’interruppe e lo schiavo non ebbe il coraggio di chiamare la propria Padrona, chi era quella ragazza misteriosa?
Jack e Carlo (Decima parte)
ll bussare alla porta svegliò Carlo che gemette strofinandosi gli occhi assonnati. Jack era ancora addormentato accanto a lui e Carlo fece una pausa per guardarlo. I capelli neri di solito così ben pettinati, era in disordine e precipitavano sulla fronte. Le palpebre erano chiuse occultando i brillanti occhi blu, le guance pallide erano rosee e le labbra piene leggermente aperte. Carlo sorrise, a suo parere Jack sembrava più bello quando era appena rotolato fuori dal letto, mentre sembrava ancora assonnato ed adorabile. Jack mormorò leggermente qualche cosa nel sonno e sospirò. Carlo non poteva fare a meno di pensare di schiacciare le labbra contro di lui e baciarlo rudemente fino a sentire il corpo dell’amico tremante, in attesa, contro il suo e… la fantasia di Carlo fu interrotta da qualcuno che bussava di nuovo alla porta. Tolse di malavoglia gli occhi dal suo ragazzo addormentato e scese dal letto, si mise i jeans del giorno precedente abbandonati sul pavimento ed una t-shirt per coprire il torace nudo tatuato. Chiunque fosse là fuori era impaziente e bussò di nuovo.
“Vengo.” Mormorò aprendo la porta. Non riconobbe il ragazzo di fronte a lui ma era decisamente bello. Probabilmente era negli ultimi anni dell’adolescenza o nei primi anni venti, aveva occhi marrone cioccolato, pelle leggermente abbronzata, capelli castani scuro ed un’aria di sicurezza di sè. Ma per quanto fosse eccitante, Carlo era ancora seccato di essersi dovuto trascinare fuori dal letto una domenica mattina. “Ciao.” Disse in maniera piatta ed alzò un sopracciglio aspettando che il ragazzo parlasse.
Gli occhi del ragazzo si alzarono ad incontrare il suo sguardo. “Sei Carlo, vero?” Chiese.
“Sì. Ti conosco?” chiese Carlo appoggiato alla porta a braccia conserte.
“No, sono Cristian.” All’espressione confusa dell’altro, sospirò: “Il fratellastro di Max.”
“Oh, bene. Allora… Cosa c’è?” Carlo aggrottò le ciglia, non capiva cosa stesse succedendo. Max gli aveva parlato di Cristian ma gli aveva anche detto che non andavano d’accordo, allora cosa ci faceva lì?
“Voglio parlarti di Max.” Cristian incontrò lo sguardo di Carlo che avrebbe potuto mettere a disagio chiunque, ma non lui.
“Io non ho niente da dire su Max. Ci siamo lasciati, abbiamo finito.”
Cristian roteò gli occhi. “Non ci vorrà molto.”
Carlo rientrò di malavoglia nell’appartamento lasciando la porta aperta affinchè il ragazzo lo seguisse. Andò in cucina, accese il bollitore e poi si voltò appoggiandosi al mobile. “Allora che c’è su di Max? Pensavo vi odiaste.”
Cristian estrasse una delle sedie dalla tavola della cucina, si sedette sul tavolo e mise i piedi sulla sedia. “Gli manchi.” Disse lentamente come se stesse pensando a quello che doveva dire. “Non parla con nessuno, non esce… E’ un incubo vivere con lui.”
Carlo si morsicò un labbro, tentando di non mostrare come le parole di Cristian lo stavano prendendo. “Se è così distrutto perché non è qui lui?”
Cristian sorrise leggermente ed alzò un sopracciglio guardando Carlo. “Lui non sa che io sono qui. Pensi realmente che Max mostrerebbe qualche genere di vera emozione?” Rise leggermente scuotendo la sua testa. “Guarda” si alzò in piedi spingendo indietro la sedia sotto il tavolo. “Sto dicendo tutto questo perchè so che tu tieni a Max, anche se lui non lo mostra veramente. Vai da lui e lo vedrai, ok?”
“Io non penso che sia una buona idea.” Disse piano Carlo, ma non poteva fare a meno di sentire il desiderario di vederlo. Ma Cristian stava già andando verso la porta che aprì nel momento in cui Carlo parlava e si voltò per rispondere. “Lui vuole vederti.” Fece una pausa poi alzò le spalle lasciando l’appartamento prima che l’altro potesse rispondere.
Sospirando Carlo pensò a quello che doveva fare. Aveva perso Max ma pensò che non era una buon idea vederlo, non voleva fare qualche cosa che mettesse a rischio la relazione con Jack, l’amava troppo per perderlo. Il treno dei suoi pensieri fu interrotto all’improvviso quando Jack gli fece scivolare le braccia intorno alla vita da dietro e gli baciò la nuca. “Mattina, baby.” sorrise. Carlo si voltò ed avvolse le braccia intorno al collo di Jack tirandolo a se mentre pigiava le labbra con forza contro le sue. Si baciarono appassionatamente per un po’ prima di separarsi. “Chi era?” Jack rise piano mettendogli le mani sulla e guardandolo.
Carlo alzò le spalle e gli sorrise. “Non posso mai averne abbastanza di te!” Disse semplicemente spingendo il pensiero di Max nel fondo della sua mente. Jack sorrise, sembrava anche più bello quando sorrideva e Carlo si avvicinò di nuovo tornando a baciarlo ma lui non si tirò via questa volta. Carlo lo spinse delicatamente contro il muro muovendo le mani in approvazione sul suo torace liscio. Jack sentì che cominciava ad indurirsi ed aprì le labbra spingendo la lingua nella bocca del suo ragazzo che lo baciò più rudemente mentre agganciava i pollici alla cintura dei suoi boxer e li faceva scivolare giù. Si tolse dalle sue labbra e cadde sulle ginocchia; fece correre eccitantemente la lingua sulla testa di pietra del cazzo duro di Jack leccando via la pre eiaculazione dalla punta gocciolante. “Devo andare al lavoro, baby…” gli ricordò Jack per scoraggiarlo ma quando Carlo avvolse le labbra intorno alla cappella pulsante e fece scivolare la calda bocca bagnata giù sull’intera lunghezza dell’asta, tutti gli altri pensieri furono spinti fuori della sua mente. Carlo cominciò a massaggiargli delicatamente le palle con una mano, poi con più forza fece scivolare le labbra su e giù sul grosso palo. Jack si lamentò chinando indietro la testa contro il muro e passò le dita tra i neri capelli disordinati dell’amico che faceva scivolare la bocca su e giù sul suo uccello mentre il piercing di metallo sulla lingua si aggiungeva alla sensazione già incredibile. Gemette rumorosamente di piacere mentre sentiva che le gambe cominciavano a tremargli e gli tirò con forza i capelli. Il rumore dei lamenti del suo ragazzo ed il sapere di esserne l’autore lo faceva eccitare ancora di più.
Carlo si tirò via di malavoglia e si mise in piedi. “Andiamo.” Mormorò in fretta afferrandogli la mano per condurlo verso la camera da letto. Quando Jack si girò per chiudere la porta dietro di loro, Carlo fece scivolare da dietro le braccia intorno alla sua vita e cominciò a baciargli la nuca. Jack sorrise e si girò pigiando rudemente le calde labbra contro il suo ragazzo, mise una mano sul suo sedere perfetto e fece scivolare due dita nella fessura strofinandogli il buco. Carlo gemette, il suo cazzo si indurì ancora di più pregustando quello che sarebbe seguito; ma Jack continuava a baciarlo appassionatamente mentre attendeva disperatamente di sentire le dita scivolargli dentro. “Quanto lo vuoi, baby?” Mormorò Jack contro le labbra di Carlo.
“Lo voglio fottutamente.” Gemette piano Carlo. “Per favore.” Mormorò pigiando le labbra con forza per baciarlo disperatamente. Fino ad allora era stato solo Carlo ad inculare Jack ma ora stava pensando come sarebbe stato bello avere il cazzo dell’amico dentro di se che spingeva nel suo culo stretto. Si lamentò di sollievo quando Jack spinse due dita nel suo buco torcendole come un cavatappi e facendolo ansare pesantemente. Gemette quando aggiunse un terzo dito allargandogli il buco.
“Vuoi che ti inculi?” Gli mormorò Jack in un orecchio usando l’altra mano per carezzargli piano l’asta dura. “Vuoi che il mio grosso cazzo duro fotta il tuo culo?” Bisbigliò oscenamente pigiandogli le labbra contro l’orecchio mentre parlava.
“Sì, oh dio, lo voglio!” Gemette Carlo. Non aveva pensato che Jack fosse un tipo lubrico ma il modo in cui gli stava parlando e quello che stava facendo lo rese ancora più eccitato. Jack lo spinse sul letto sfatto allargandogli le gambe, poi fece correre lentamente la punta della lingua bagnata sulla fessura sino alle palle, quindi tornò al suo buco perfetto. Il cazzo di Jack ora era scomodamente duro e lui voleva disperatamente sbatterlo nel sedere dell’amicom ed incularlo fino a sborrare, ma voleva essere sicuro che anche il ragazzo ne godesse. Strinse la lingua e la spinse improvvisamente nel buco del culo che gli si presentava facendo frignare Carlo di piacere. Lo sentì gemere il suo nome e spinse la lingua più profondamente per dargli il maggior piacere possibile. Quando i lamenti strazianti divennero forti, si tolse per non farlo venire ancora.
“Dannazione Jack,” Ansò Carlo quando i loro occhi si incontrarono. Sapeva che la maggior parte di quello che stavano facendo era nuovo per l’altro e non si era aspettato una cosa del genere, ma certamente non se ne stava lagnando. Jack sorrise sornionamente quando guardò il suo ragazzo, le sue guance erano rosse e la sua respirazione era affannosa.
“Girati, baby.” Gli disse e Carlo obbedì mettendosi a quattro zampe davanti a lui. Jack fece una pausa per guardarlo, il suo corpo era incredibile ed il cazzo gli dolse quando guardò quel magnifico culo. Pigiò la testa dell’uccello, che gocciolava pre eiaculazione, contro il buco stuzzicandolo. Carlo gemette ed inarcò la schiena, non poteva aspettare più a lungo. “Ti farò gridare fottutamente!” Mormorò Jack senza penetrarlo ancora.
“Mhmm, lasciami prendere il tuo cazzo!” Ora stava implorandolo Carlo: “Mettimelo tutto dentro, voglio sentire che mi riempi!” Si lamentò parlando come la sporca puttana che Jack sapeva essere, e lui amava questo del suo ragazzo.
Jack non poteva attendere oltre e sbattè tutti i suoi 20 centimetri di cazzo duro dentro il buco che stava attendendo impazientemente. Ansò nel sentire quel caldo e quella strettezza intorno al suo uccello, non si era aspettato che inculare qualcuno fosse così incredibile. Sentì Carlo mugolare di piacere e contorcersi sotto di lui. “Ti piace, baby?” Mormorò abbrancandogli le anche per tenerlo in posizione. Carlo rispose con un forte lamento disperato.
Jack tirò fuori il pene quasi completamente dal buco del culo e poi lo spinse dentro completamente, tutti e due gemettero. Aumentò la velocità, il suo cazzo spingeva con forza nel culo e poteva sentire le palle che gli schiaffeggiavano contro ad ogni spinta. Non gli toccò l’uccello palpitante perchè voleva che venisse solo per l’inculata che stava ricevendo.
“Oh cazzo!” Si lamentò Carlo sentendo come se non potesse res****re ulteriormente, era bello, troppo bello. I due ragazzi erano caldi ed ansimanti, i loro corpi erano coperti da una pellicola di sudore per l’inculata implacabile. “Sto per venire, baby!” Gemette Carlo inarcando la schiena mentre il cazzo di Jack continuava a spingere nel suo culo colpendo ogni volta la prostata, facendolo rabbrividire, onde di piacere attraversavano tutto il suo corpo. “Oh dio Jack, più forte!” Ansò. Jack obbedì dandoglielo il più duramente ed il più velocemente possibile.
“Ti piace, huh? Sei una tale piccola puttana sporca Carlo!” Sibilò Jack sapendo di eccitarlo ancora di più quando parlava così. Intendeva questo quando gli aveva detto che lo avrebbe fatto gridare. “Continua a prendere il mio cazzo troia fottuta!” Disse sempre tenendolo per le anche e penetrandolo.
Le parole di Jack ed il modo in cui il suo pene lo penetrava spinse Carlo sull’orlo. “Oh cazzo sì, Jack!” Gridò, tutto il suo corpo rabbrividì mentre cominciava ad eiaculare. Jack continuò a sbattere il cazzo nel buco del culo intensificandogli l’orgasmo ed avvicinandosi al proprio. Quando lo sperma di Jack riempì il buco di Carlo, ambedue si lamentarono simultaneamente, il corpo di Carlo stava ancora tremando per la forza del suo orgasmo, non poteva immaginare nessuna fottuta migliore di quella. Jack estrasse lentamente l’uccello dal culo dell’amico e crollarono insieme sulle lenzuola aggrovigliate mentre anelavano pesantemente.
“Dannazione Jack è stato… wow!” Fu tutto quello che Carlo riuscì a dire. Jack rotolò su di un fianco posando la testa sul suo torace.
“Mhmm,” Sorrise Jack con il piacere di sentirselo vicino. “Ti amo un sacco, sai.” bisbigliò dolcemente, un contrasto completo rispetto a come gli stava parlando solamente pochi momenti prima.
“Anch’io ti amo.” Sospirò Carlo felice avvolgendo ermeticamente le braccia intorno al ragazzo come se avesse paura che fuggisse. Credeva a quello che aveva detto, amava Jack. Anche di più, quel ragazzo era tutto per lui, più di quanto fosse capace di dirgli.
(Più tardi quel giorno)
Dopo che Jack se ne fu andato al lavoro, Carlo fece di malavoglia la doccia e si vestì. Gli piaceva il profumo familiare di Jack sulla sua pelle. Quando si sedette sul divano ed accese la televisione non potè fare a meno di pensare a quella mattina, quando Cristian era venuto a parlargli. Era stata una visita strana. Se Max ed il suo fratellastro si odiavano, perché si era preso la briga di venire da lui? Carlo scosse pensierosamente la testa, non aveva senso. Sapeva che non avrebbe fatto nulla che potesse mettere in pericolo la sua relazione con Jack ma c’era qualche cosa che gli aveva fatto venir voglia di vedere Max, aveva bisogno di sapere quello che stava accadendo.
Prese le chiavi della macchina ed uscì. Parcheggiò la macchina vicino a quella nera che pensò fosse di Cristian, sembrava non ci fosse nessuno in casa. Si fermò per un secondo davanti alla porta chiedendosi se era una buon idea dopo tutto, comunque si trovò a pigiare il campanello. Un secondo dopo Max apriva la porta. Carlo fu sorpreso dal suo aspetto, era ancora bello, ma i suoi capelli erano disordinati, era vestito con pantaloncini da footing grigi invece dei soliti jeans stretti, non portava niente sul torace nudo e le occhiaie dicevano che non stava dormendo bene ultimamente. “Carlo…” Mormorò Max. La sua voce suonò più bassa del normale, suonò come se avesse fumato più del solito.
“Io.. uh.. Cristian ha detto che volevi vedermi.” Carlo alzò le spalle, non sapeva davvero perché era lì.
Max accennò col capo ed un piccolo sorriso furbesco apparve sulle sue labbra, ora sembrava il Max che Carlo conosceva. Lo fece entrare e chiuse la porta dietro di lui. Cristian stava sdraiato sul divano addormentato. Max sospiro e si avviò sulla scala: “Vieni.” e sorrise leggermente facendogli segno di seguirlo. Carlo esitò pensando che non fosse una buona idea. Ma voleva sapere cosa voleva dirgli Max.
Lui spinse la porta della camera da letto, la chiuse dietro di loro e si girò verso Carlo che lo stava guardando ansiosamente. “Guarda Carlo..” disse lentamente Max, sembrava non sapesse cosa dire. “Mi manchi!” buttò fuori. “Mi manchi fottutamente, baby, so che abbiamo dei problemi ed altre stronzate, ma chi non ne ha? Noi stiamo bene insieme…” Si morse un labbro e fece una pausa. “Io ti amo ed impazzisco al pensiero che fotti con qualcun’altro!” Max fece un passo per avvicinarsi a lui ed ora solo pochi centimetri li separavano. “Tu sei mio, baby…” Bisbigliò.
Max esitò per solo un secondo per tentare di leggere l’espressione sulla faccia dell’altro. Poi mise le mani sul torace del ragazzo, lo spinse indietro contro il muro e lo baciò ferocemente. La forza del suo bacio sorprese Carlo ed un anelito scappò dalle sue labbra. Max aveva le mani sulle sue spalle e le afferrava così ermeticamente che lui stava cominciando a sentirsi scomodo. “Max..” Cominciò ma non riuscì a trovare altre parole prima che le labbra di Max fossero ancora sulle sue baciandolo ferocemente. Sapeva che non era una buon idea ed avrebbe complicato ancora di più le cose, ma non poteva farci niente, l’aveva perso e ne aveva dannatamente bisogno. Carlo avvolse ermeticamente le sue braccia intorno al collo dell’amico e rispose al bacio spingendo la lingua nella sua bocca. Improvvisamente la faccia di Jack balzò nella sua mente e tentò di spingere via Max. Era sbagliato, lui aveva ancora dei sentimenti per Max ma non poteva fare altro male a Jack, l’amava troppo per perderlo, specialmente ora. Ma Max non si fermò, morse il labbro di Carlo, lo fece lamentare involontariamente e Max sorrise furbescamente contro le sue labbra.
“Non voglio farlo, non voglio fargli male di nuovo!” disse Carlo con forza spingendolo via. Sospirò lentamente mentre guardava il suo ex ragazzo. Non poteva fare a meno di avere dei sentimenti per lui e non voleva fare altro male a Max, ma lui era già così vulnerabile.
Max accennò col capo lentamente. “Ok.” Bisbigliò, non era quello che si aspettava Carlo. “Io ti amo Carlo voglio che tu sia felice. Mentirei se dicessi che sono contento che tu stia con lui, perché non lo sono. So di non essere capace di mostrare emozione e roba del genere, ma quando dico che ti amo, l’intendo realmente.” disse Max facendo una breve pausa. “So che senti ancora qualche cosa per me, non negarlo. Lo dovrai ammettere prima o poi. E quando lo farai io sarò ancora qui.” Sorrise leggermente e fece spallucce.
Era molto raro per Carlo sentire quelle parole, non riusciva a parlare a causa del groppo che aveva in gola e tutto quello che riuscì a fare fu un cenno. Era confuso e non sapeva se l’altro era sincero o no. Sperava avesse torto, ma onestamente non sapeva. Amava Jack ma non poteva negare di amare ancora anche Max.
Max non lo seguì quando lui lasciò la casa. Non ci volle molto per arrivare a casa sua e tentò di ricomporsi lungo la strada, Jack ci sarebbe stato al suo rientro.
Entrò e trovo Jack sdraiato sul divano con una tazza di caffè. Sulla sua faccia si stampò un sorriso quando lo vide ed appoggiò la tazza. “Ehi bello!” Lo apostrofò allungando le braccia per abbracciarlo. Carlo si accoccolò accanto a lui e seppellì la faccia nel suo torace mentre l’abbracciava. “Tutto bene?” Chiese Jack piano cominciando a carezzargli i capelli.
“Naturalmente…” Borbottò Carlo senza alzare la testa. Gli si aggrappò e chiuse gli occhi mentre il suo ragazzo lo baciava dolcemente sulla testa. Era ovvio che qualche cosa non andava ma non voleva spingere Carlo finché non era pronto a parlare. Questo era il lato di Carlo che ognuno poteva vedere, odiava l’idea che si pensasse che era debole. Ma era diverso con Jack, era tanto più facile essere se stesso. Ma per quale ragione non riusciva a togliersi Max dalla testa, perché tutto doveva essere così difficile?
Quando entrai a casa sentii che Stefania, mia moglie, era al telefono ed io, dopo averle lanciato un bacio, ne approfittai per andare al bagno a farmi una doccia rilassante e togliere eventuali tracce lasciate da Francesca durante il nostro incontro amoroso.
Mentre mi facevo la doccia mi godevo i ricordi del pomeriggio, del corpo di Francesca fantasticavo sul suo culo. Il cazzo era in perenne erezione e questo fu il motivo per cui rimasi chiuso in bagno per un tempo insolito.
Trovai mia moglie davanti ai fornelli intenta a preparare la cena e quando mi sentì entrare mi disse che era stata al telefono con Francesca. Mi si raggelerò il sangue! Ma poi capii che era tutto ok altrimenti non me lo avrebbe detto in quel modo ma mi avrebbe attaccato a brutto muso.
“Ah cosa ti ha detto?”
“Luigi non puoi capire! ha incontrato un vecchio amico e, non ci crederai, c’è andata a letto! Ho sempre pensato che fosse una puttana, ma sono cazzi suoi. comunque si scusa ma domani non può venire. probabilmente farà il bis!” rise Stefania
“che ti devo dire. il sesso piace a tutti.”
“hai proprio ragione” mi rispose Stefania senza pensare che si stava contraddicendo visto il suo comportamento a letto
PINA
Un’altra amica di Stefania con una corporatura notevole è Pina. Altezza normale con bellissimi capelli biondi tagliati a caschetto e un paio di occhi di un colore blu intenso. Da quando si era sposata, un paio di anni fa mi pare, ne avevamo perso le tracce ma ultimamente è riapparsa come per incanto a causa, scusate se sono maligno, della sua separazione con il marito da lei trovato a casa, che deficiente, mentre si scopava la ragazza rumena che avevano per tenere in ordine casa.
Pina faceva parte della comitiva di Stefania quando erano più giovani e di conseguenza conosce bene anche Francesca. Lei è stata sovrappeso ma so per sentito dire che la causa è dovuta ad una disfunzione che non conosco. Per me non rientra in nessuna categoria perchè non ha figli, non è golosa e da giovane non era così “abbondante”!
Però era stata sposata e forse risentiva la mancanza del sesso matrimoniale.
Decisi di provare anche con lei e cominciai a scervellarmi per cercare il sistema di abbordarla ma, grazie a Francesca, non ce ne fu bisogno!
Infatti continuava a raccontare a tutte le amiche di questo suo vecchio amico con cui aveva fatto un “sesso favoloso” (parole sue) ed amante delle donne sovrappeso.
Un giorno Francesca mi chiamò dicendomi
“non ti chiamo per parlare di noi due ma per dirti che giornalmente ricevo preghiere da parte di Pina di presentarle il mio fantomatico amico! Non ce la faccio più! inoltre passo anche per stronza e per gelosa e tu sai che io tengo alle mie amiche (e mia moglie? pensai). Quindi volevo sapere se puoi accontentarla. Ti prego”
“Ma certo! Dille che la chiamerò domani e poi vedremo ma non nominarmi. Dovrà sapere di me solamente se ci incontriamo, chiaro?”
“certo, grazie Luigi. Il suo cellullare è xxxxxxxxxxxxx”
“spero che la prossima telefonata che mi farai sarà per invitarmi a casa tua. Un bacio” e attaccai
La mattina seguente comprai un cellulare da quattro soldi ed una nuova scheda e chiamai Pina
“pronto” rispose
“ciao Pina noi due abbiamo un’amica in comune che mi ha pregato di chiamarti. Cosa posso fare per te?”
il cellulare rimase muto per qualche secondo prima che lei mi rispondesse
“lo sai benissimo, sempre se sei interessato. potremmo divertirci insieme”
“ti ho chiamata per questo motivo e non per sentire la tua dolce voce. Puoi ricevere o preferisci un’albergo?” le chiesi sapendo benissimo che se avesse scelto la seconda possibilità avrei trovato una scusa per rimandare il tutto
“puoi venire tranquillamente a casa mia. Se quello stronzo del mio ex ci scopava le amanti, sarò libera di farlo anch’io e pure sul letto matrimoniale”
“bene allora vediamo …. facciamo lunedì a pranzo?”
“ti aspetterò a gambe aperte” rispose ridendo e mi salutò
Tornato in ufficio chiamai un paio di clienti nella zona di Pina e presi appuntamento per lunedì mattina. Ecco il primo passo era stato fatto.
Il lunedì feci presto dai clienti e decisi di parcheggiare l’automobile vicino casa di Pina e farmi una passeggiata per calmare i miei bollori. Fu quindi per pura causaltà che incrociai Pina mentre tornava a casa con la spesa. Lei fece finta di non vedermi ma io la chiamai offrendomi di portarle la spesa a casa
Lei accettò controvoglia perchè aveva paura che sarei rimasto troppo a lungo rovinandole il pomeriggio. Io invece volevo godermi quell’imprevisto.
Entrati in casa mi fece strada verso la cucina facendomi posare le buste accanto al frigorifero e gentilmente mi offrì qualcosa da bere.
“solo se mi fai compagnia” risposi e lei fu costretta a farlo. Prese due bicchieri e una bottiglia di vino bianco, frizzantino e ghiacciato. Rimanemmo in cucina a parlare del più e del meno ed io portai il discorso sul cambiamento che aveva Francesca nell’ultimo periodo non nascondendo quello che mi aveva accennato mia moglie.
Lei diventò paonazza e diede colpa al vino bevuto. Con il passare del tempo diventava sempre più nervosa e quando capii che stava perdendo il controllo le dissi
“scusa ma ora devo andare. Posso usare un secondo il bagno, per favore”
“certo”
entrato dentro mi denudai e le inviai il seguente messaggio
“STO ARRIVANDO”
Quanto udii lo squillo del suo cellulare uscii dalla porta e la trovai intenta a leggerlo, poi alzò la testa e …capì tutto.
“sei uno stronzo Luigi ma ben arrivato. Per la verità non mi aspettavo un uomo così piacente”
“Grazie del complimento ma penso che sia giunto il momento anche per di vederti nuda. Sbrigati che è più di un’ora che sono in tiro e non ce la faccio più”
Andammo in camera da letto e lei mi chiese due minuti per darsi una rinfres**ta e poi avremmo aperte le danze. Quando entrò nella camera indossata una lingerie da vera puttana. Un perizoma ridottissimo nascondeva a malapena i peli del pube e un filo le passava tra le chiappe mentre sopra aveva un reggiseno trasparente che metteva in risalto le sue enormi tette e gli appuntiti capezzoli. Si avvicinò mimando la camminata di una enorme gattona e non si fermò fino a quando si inchinò verso il cazzo per imboccarlo. Capii subito che Pina era una vera troia! Aveva un risucchio continuo e controllato per non farmi eccitare oltre il dovuto mentre con una mano si sgrillettava il clitoride attraverso le mutande.
“ferma, ferma” le dissi “calmati un secondo altrimenti mi farai godere nel giro di un minuto. mettiti sul letto che facciamo cambio”
Lei fu ben felice della proposta e si distese sul letto a gambe allargate come aveva promesso per telefono.
Senza spogliarla con una mano iniziai a stuzzicare il suo enorme clitoride che spuntava come un minuscolo cazzo mentre con l’altra giocavo con un capezzolo alla volta sfregandoli tra il pollice e l’indice.
Il suo bacino era in continuo movimento alla ricerca di un maggior contatto ma dovevo calmare un poco i miei bollori (non che fosse facile) e quindi le abbassai le mutandine che sfilai quando lei alzò il poderoso sedere e mi tuffai tra le sue gambe. Iniziai a leccare le grandi labbra dal basso verso il clitoride fermandomi sempre prima di incontrarlo. La lingua affondava sempre di più in quella figa bagnata quindi divaricai le grandi labbra per leccare quelle piccole stando sempre attento a non sfiorare il clitoride che, se possibile, si ergeva sempre di più.
I suoi sospiri si mutarono in preghiere ma non mi impietosii. Ad un certo punto infilai due dita nella vagina e le mossi lentamente avanti e indietro. Il suo bacino impazzì a quel contatto muovendosi velocemente per farle entrare ancora più in profondità e fu a quel punto che posi la bocca sul clitoride e lo succhiai a fondo.
Pina si irrigidì all’istante lanciando un lungo e roco gemito mentre il suo orgasmo esplodeva. Dalla fica uscirono enormi quantità di caldo liquido che colarono bagnando le lenzuola. Continuando a succhiare il clitoride tolsi le dita e le posai sull’ano che senza difficoltà si aprì facendole entrare nella profondità del retto di Pina.
Mi distesi su di lei mettendole il cazzo davanti alla bocca che subito si aprì imboccandolo per tutta la sua lunghezza. Scopai quella bocca muovendo il bacino al ritmo delle dita nell’ano e lei godeva come una pazza!
Prima di arrivare all’orgasmo cambiai posizione per entrare, finalmente, in quella figa gocciolante e spingerci a fondo il cazzo per scaricare la mia sborra. Per fortuna mi aveva avvertito che potevo andare tranquillo perché prendeva ancora la pillola.
Subito dopo aver goduto mi sdraiai accanto a lei che cercava di riprendere fiato dopo tutti gli orgasmi avuti
“Luigi sono senza parole! Mai goduto tanto in vita mia”
“dopo goderai di più perché ho scaricato le palle e sarò più resistente. O ti vuoi fermare così?”
“scherzi vero? Io non ho impegni e voglio godermi questo cazzo più a lungo possibile”

“Ok allora datti una sciacquata e poi ricominciamo a giocare”
Questa volta entrò nuda in camera e si mise accanto a me. Io senza tante cerimonie le feci ingoiare il cazzo restando beatamente sdraiato godendomi il momento. La bocca si impossessò della cappella che leccò a fondo fino a sentire il primo accenno del suo risveglio. Poi fece scendere la testa fermandosi solo quando il naso toccava il pube, un lungo risucchio e poi risaliva. All’inizio la corsa della testa era breve ma dopo pochi minuti il cazzo era nella sua erezione massima e quando lei si fermava con il naso che toccava il pube sentivo l’ugola della sua gola sulla punta della cappella.
“scendi con la bocca fino alle palle, prendilo tutto in gola, so che sei una troia infoiata e me lo devi dimostrare.”
Lei per nulla offesa da queste parole fece quanto richiesto restando il più a lungo possibile in quella posizione. Quando risalì il suo viso era paonazzo !
Le tolsi il cazzo dalla bocca e la feci mettere alla pecorina per poi spingere il cazzo nella figa. Mentre spingevo le sculacciai fortemente le chiappe che si divennero ben presto rosse. Dalla sua bocca uscivano gemiti di piaceri e qualche urletto quando la sculacciata era troppo forte ma soprattutto incitamenti per essere ancora più rude.
Mentre continuavo a scoparla con un ritmo più contenuto le allargai le chiappe e sputai sul grosso infilandoci poi prima un dito e poi un secondo. Lei mugolò come una pazza facendomi capire che anche lei voleva quello quindi tolsi il cazzo dalla fica e lo appoggiai sull’ano. Spinsi lentamente facendo entrare il cazzo in tutto la sua lunghezza con una sola e prolungata spinta.
L’ingresso fu accolto da un grande respiro e poi …. s**tenai l’inferno.
Affondavo brutalmente nel suo culo dandole sculacciate sempre più forti e le sue grida di piacere aumentarono fino a quando non godette violentemente spengendo il suo bacino verso il mio alla ricerca di una maggiore profondità
Sentivo il mio orgasmo arrivare e sapevo cosa volevo! Mi tolsi da quella posizione e la feci girare mettendo il cazzo, leggermente marroncino, davanti alla sua bocca.
Non dovetti chiederle nulla. Prese il cazzo in bocca senza nessuna difficoltà facendomi scaricare la mia bollente sbora nella sua gola.
Ero distrutto! Ma Pina non stava tanto meglio.
Stavo uscendo quando mi chiese se ci potevamo incontrare un’altra volta ed io le diedi la stessa risposta data a Francesca. “io voglio sempre di più! Tu accetta qualunque mia richiesta ed io non avrò difficoltà ad incontrarti