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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 4)

Sapevo che non ci sarebbe stato tempo per parlare a Giacomo della mia conversazione con Alice, così decisi di mandargli una e-mail e scrissi:
Giacomo, Alice sospetti che tu sia gay. Ha detto di aver trovato dei porno gay sul tuo pc. Ho paura che voglia provocare qualche guaio. Per favore stai attento, sono suo fratello e so di cosa è capace. Ti amo, Nick.

Pochi minuti ed arrivò una risposta:
Nick, grazie per l’avvertimento. I tuoi genitori faranno qualche cosa? Anch’io ti amo Giacomo.

Scrissi rapidamente: Non so. Lei è sempre stata la loro favorito, ma il fatto di essere incinta di un ragazzo sconosciuto potrebbe cambiare le cose.

Il giorno dopo, dopo l’allenamento di nuoto stavo andando alla mia macchina nel parcheggio della scuola quando vidi una macchina distrutta rimorchiata fuori del parcheggio, ed un paio di poliziotti bobine che parlavano al direttore. Non ci feci caso più di tanto, andai in macchina e tornai a casa.
Appena entrato dissi alla mamma che avevo dei compiti da fare e di chiamarmi quando la cena era pronta. Andai in camera mi e cominciai a lavorare ai miei compiti quando sentii uno schiamazzo all’ingresso. Mi alzai per andare a vedere cosa stava succedendo.
“Sua figlia non ha un briciolo di decenza.” stava dicendo una voce che conoscevo ed era quella del padre di Giacomo.
Andai in soggiorno e vidi Giacomo dietro suo padre. Mio padre stava rispondendo: “Mi creda, conosco mia figlia, non farebbe mai quello di cui l’accusa!”
“Ci sono i testimoni che l’hanno vista picchiare con una mazza da baseball sulla macchina di Giacomo!” Gridava il padre di Giacomo.
Io guardai Giacomo confuso. “Allora giacomo è quello che l’ha piantata!” Gridò mio padre. “Lei è all’allenamento di volley!”
“Io penso invece che stia importunando altri ragazzi! La prova di paternità l’ha provato! E comunque anche la figlia di un nostro vicino gioca a volley e ha detto che oggi non c’era allenamento!”

Giacomo accennò col capo verso di me ed uscimmo mentre i padri continuavano a litigare. “Cosa sta succedendo?” Chiesi.
“Quando sono andato al parcheggio uscendo di scuola ho trovato la macchina rovinata. Qualcuno aveva rotto finestrini e fari e tagliato i pneumatici.”
“E pensi sia stata Alice?”
“Sì. Alcune persone hanno detto di averla vista vicino alla mia macchina con una mazza da baseball.”
“Mi spiace immensamente, Giacomo!” Lo tirai a me e l’abbracciai.
“Perché mi sta facendo una cosa del genere?” Chiese Giacomo.
“E’ sempre stata così. Non riesco a spiegarlo.”
La porta si aprì dietro di me ed il padre di Giacomo uscì e ci vide abbracciati. Noi interrompemmo l’abbraccio ed il padre di Giacomo mi disse: “Nick, so che hai l’allenamento di nuoto dopo la scuola, puoi accompagnare Giacomo a casa almeno finché non ripareranno la sua macchina.”
“Sicuro.” Dissi io.
“E può venire a casa mia domani sera? Ho delle cose da chiederti.”
“Va bene.” Risposi.
“Andiamo a casa Giacomo.” Disse il padre di Giacomo.

Rientrai e vidi mio padre che fumava nel soggiorno. Mia madre mi diede un piatto della cena e mi disse di andare a mangiare nella mia stanza dato che non pensava che mio padre fosse dell’umore di una cena di famiglia quella sera. Andai in camera mia e vi trovai Alice.
“Cosa cazzo fai nella mia stanza?” Chiesi.
“Stavo guardando le tue e-mail, ma il tuo computer ha la password.”
“Perché quello che ho sul mio computer non sono affari tuoi e le mie e-mail non sono affari tuoi.”
“Devo sapere di cosa avete parlato tu e Giacomo.”
“Non sono cazzi tuoi ed ora fuori dalla mia stanza!”
Alice uscì incazzata.

La sera successiva andai a casa di Giacomo per parlare con suo papà. Ci sedemmo lui Giacomo ed io alla tavola della sala da pranzo. Ci guardò e chiese. “Giacomo per favore sii onesto, perché ti sei separato da Alice?”
“Lei sta scocciante.”
“Penso che questa sia solo una ragione, credo che ci sia dell’altro. Non credere che sia stupido, vedo il modo che tu e Nick state insieme. L’hai scaricata per Nick?”
Giacomo abbassò la testa e non disse niente. Il padre di Giacomo mi guardò. “Nick, tu e Giacomo siete insieme? Da quando? Io non dirò niente ai tuoi genitori. Devo solo sapere tutta la storia.”
“Sì lo siamo.” Dissi io. “E’ cominciato nel fine settimana che Giacomo passò con me a casa mia quando Alice ed i miei genitori erano fuori città.”
“Giacomo? Guardami.” Giacomo alzò lo sguardo con le lacrime negli occhi. “Sei gay?” Giacomo accennò col capo. “Ascoltami Giacomo. Tu sei mio figlio ed io voglio che tu sia felice. Non mi devi nascondere niente.” Giacomo si asciugò gli occhi. “Tua madre ed io lo sospettavamo da tempo. Sapevamo che ci doveva essere stato più di quanto sapevamo sul tuo rapporto con Alice. Era perché volevi stare vicino a Nick?”
Giacomo accennò col capo. “Bene.” Disse il padre di Giacomo, poi mi guardò: “Nick, mi sei sempre piaciuto. Tua sorella è un incubo ma io penso che lei è solo una mela marcia. Voglio che tu sappia che qui sei il benvenuto e tu e Giacomo siete liberi di fare qualunque cosa vogliate qui. Solo limitatevi a fare sesso nella camera di Giacomo.”
“Va bene signore.” Dissi io.
“Non c’è bisogno di chiamarmi signore. Chiamami solo mi chiami Roberto. Ora siete liberi di andare, Nick se vuoi puoi restare a cena.”

Noi ci alzammo da tavola ed andammo nella stanza di Giacomo. Cademmo sul letto, lo abbracciai e lo baciai. Cominciammo a spogliarci, in breve avevo l’uccello dentro Giacomo e spingevo come se fosse l’ultima cosa che facevo nella mia vita. Scaricai un carico di sperma dentro di lui e lo tenni stretto coccolandolo nelle mie braccia. Non so quanto tempo rimanemmo così bello.

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la loro storia ed io nel mezzo ( seconda parte)

Nella storia precedente vi ho raccontato che mi sono trovato in mezzo ad una storia senza volerlo
il mio amico e collega tradisce la moglie con una più piccola di età , la moglie essendo io amico di famiglia con loro e rapporti stretti mi ha fatto colpevole di sapere e non raccontare nulla a lei e per giunta se le presa con me
Vi ho lasciato che ero andato al bar di amici per un appuntamento con loro e mi trovo décolleté una amica ma vedendola esco fuori per evitare scenate davanti ai mie amici
Lei sale in macchina io scendo e la invito a scendere dalla mia macchina e di evitare scenate lei mi dice sali dai vedi che sei tu che stai facendo scenate sali e parliamo .io salgo e lei accendi facciamo un giro togliamoci da qua ..io:e la tua amica?.lei:aspetta la chiama a telefono e gli dice di andare senza di lei si vedono domani nel frattempo la guardavo gambe accavallate tacchi aperti unghia smaltate rrosse decolte invitante e prosperoso una gran bella donna come vi ho detto
Lei chiude con la sua amica e mi dice :avevi impegni? Io rispondo di no ..lei:bene mi fa piacere allora abbiamo tutto il tempo per noi .io : ma i ragazzini?
Lei:sono da mia sorella li stanno bene con i cuginetti , e meglio così simone loro non c’entrano
io:sei sempre una grande mamma e donna Rosy ho stima di te
lei:grazie peccato che non è così per il tuo amico al punto di cambiarmi per un altra ma torniamo a noi tu non sapevi nulla vero?
Io:ascolta Rosy non mento ma mi dispiace lo saputo qualche giorno prima prima della vostra lite ho cercato di farlo ragionare ma lui niente e visto che non mi ascoltava gli ho chiesto il favore di non tirarmi dentro perché non m piaceva il suo comportamento nei tuoi confronti e non so come ha potuto ma mi ha ascoltato .ma poi mi hai tirato dentro tu non avevo scampo si To mentito alla domanda se sapevo perché si comportava così .Ma non ho mentito per coprire lui ma per non essere i terzo incomodo nella vostra storia e volevo che avreste risolto davoi la vostra crisi credimi sono sincero
Lei:e tu saresti mio amico? Avresti dovuto avvisarmi subito se mi volevi bene per come dicevi
Io:sa e facile parlare ma non mi sentivo di concluderla io la vostra storia dare il colpo finale .ma mi dispiace credimi non potervi avere più come famiglia modello
Lei:dispiace anche a me simone non mi sarei mai creduta che potesse succedere a me a quel coglieho dato tutto di me 2 figli una famiglia una moglie che la sempre rispettato e amato a letto ho cercato di non farli perdere mai l attrazione verso di me ma questi sono i risultati ..forse mi devo rendere conto che sono vecchia e non più piacente come prima me ne devo fare una ragione simone
Io:ma che dici Rosy sei stupenda, favolosa ,sei attraente, sexy il problema non sei tu amica mia ma lui che ha perso una donna meravigliosa come te e ripeto bella
Lei:ti chiedo scusa tu non centri non meritavi le mie accuse le mie parolaccie me ne vergogno di tutto ciò
Io:tranquilla non è successo nulla e sappi che io ci sono sempre per te Rosy e i ragazzini per qualsiasi cosa conta su di me
Lei:scoppia piangere ..grazie ne ho bisogno delle tue parole ma spero che non rimangono tele ma che saranno fatti reali ho bisogno di un amico vero con cui posso sfogarmi e fare conto su di lui e voglio che sei tu simone non tradirmi pure tu
Io:Rosy tvb e lo sai quindi conta su di me
Samo stati a parlare per ore fino ad arrivare alle sue foto che mi ha inviato
Lei:dimmi la verità .che ne pensi di me come donna ? Hai visto le foto che To inviato ? Voglio che sei sincero
Io:Rosy sei stupenda e più ti guardavo e più gli davo del coglione
Lei:dici sul serio? Sono ancora bella?
Io:si lo sei Rosy cmq perché lo hai fatto le hai inviate persino in intimo e per giunta nuda
lei:pensandoci bene adesso me ne vergogno non so perché lo facevo .forse perché volevo vendicarmi volevo delle conferme di essere ancora desiderata essere donna tradire come lui ha fatto con me ma non parliamone più già mi sento rossa in viso non era mai successo era l unico uomo che da anni mi vedeva toccava e godeva di me
Io:beato lui ..ops cazzo scusami me scappato non volevo
Lei:scoppia ridere ma di che ti scusi scemo ? Sei un uomo e de normale e poi non potrei dire nulla la colpa è mia delle foto ma simone rimane un segreto e perdonami ma si ferma qua la nostra conversazione non andiamo oltre anche se te mi sei sempre piaciuto anche quando ti vedevo in costume in barca con noi anche piccoli pensierini mi affioravano nella mente persino quando te diventato duro e tu per la vergogna ti sei tuffato in acqua cazzotti come eri messo bene
Io dai smettila che scema che sei ma quella volta non c’è lo fatta a trattenermi da guardarti
Lei:se fatto tardi adesso mi raccomando a casa ?
Io:si certo per strada si parlava di altro nella mia mente speravo che mi invita se a salire ero troppo eccitato la desideravo la volevo .arrivammo sotto casa mi guardo mi disse grazie simone
Lei:posso chiamarti domani ho bisogno di sapere che ci sei per me
Io:si certo quando vuoi ci sono ..mi saluta e va via Buona notte
io riaccendo la macchina mi metto in strada per casa deluso del 2 d Pike ma allo stesso momento contento perché forse non sarebbe stato come l’avrei voluta mia per vari motivi
arido a casa mi spoglio e mi metto sul letto mi guardo le sue foto bellissima cazzo quanto ti avrei voluta mia il cazzo mi esce dalle mutante
Prendo il mio cazzo e comincio a segarmi ammirando la immaginarla nel più bello arriva un suo messaggio su Whitman
e lei …ciao Simone grazie di tutto delle belle parole dei tuoi conforti tvb spero di non disturbarti che fai?
Io:ei ciao Rosy non disturbi affatto e non ringraziarmi tvb anche io
Io:sono nel letto non ho ancora sonno guardo un po di TV e tu?
Lei:uguale sono anche io nel mio letto ..mi sento sola simone
Io:mi dispiace non so che dirti
Lei:non c’è nulla da dire simone ..posso farti una domanda?
Io:si certo
lei:devi rispondere sincero però
io:ok dai spara
Lei:avresti desiderato sentirti dire vuoi salire da me?
Io: sono sincero si lo desideravo ma è stato meglio così Rosy non sarebbe stato da parte tua come avrei voluto e desiderato io avresti solo reagito per rabbia non per desiderio e la nostra amicizia sarebbe sanità dopo
Lei:e chi ti dice questo? Invece non può essere che sarebbe nata una nuova vera ed intensa amicizia ?
Io:be non saprei potrei solo risponderti che lo avrei voluto
lei:e per quanto riguarda che fosse stato sbagliato non ti avrei desiderato ma usato per rabbia .tu che ne sai dei miei pensieri o desideri
Io:be hai ragione ma è tutta la situazione sbagliata Rosy
Lei:nulla accade per caso simone tu che centri nella nostra crisi ?
Io:nulla Rosy
Lei:vedi? Ma intanto ci sei simone
Lei:e che ne sai che prima non ti desideravo? E magari al contrario del tuo amico non seguivo il cervello e la figa ma seguivo il cuore e rimanevo al mio posto di moglie e madre
Io:io non posso saperlo Rosy questo lo sai tu ma posso solo dirti visto che ci siamo che mi fa piacere
Lei:adesso lo sai simone To sempre desiderato dal primo giorno che il tuo amico Ta portato a casa nostra ma come To detto io ero una moglie fedele
Lei:lo ero fedele simone hahahaha
Lei:cosa indossi adesso?
io:dai che domande Rosy
lei:dai rispondi che c’è di male sei in pantaloncini?
Io:si Rosy
lei:bugiardo ah ah ah io ti immagino nudo
Io:ha ha ha ma la smetti ? Cmq mutante
lei:ti andrebbe di mandarmi una foto adesso ?
Io non sapevo che fare mi veniva in mente che magari potesse fregar usando le mie foto contro marco magari mi sbagliavo ma alla fine tutto era possibile nel frattempo io me la pensavo mi riscrive lei
lei:dai di che hai paura? Ok ho capito faccio io la prima mossa aspetta
mi invia la sua foto del seno cazzo e bello formosa
io:che bello che è sei fantastica
lei:dai farmi vedere cosa mi ci metteresti nel mezzo
in me ho detto ma si cazzo alla fine ne vale la pena mi faccio la foto al mio cazzotti duro per lei e la invio
Lei:ohh mamma mia simone sei favoloso e bellissimo lo vorrei tutto in questo istante nel frattempo mi invia una sua foto con la giga bella in vista
Lei:guardali e tutta bagnata per te non immagini quanto ti vorrei dentro
..mi sono rotto il cazzotti di master bari per lei mi metto una tuta di corsa e mi infilo in macchina mentre lei mi scriveva che fine hai fatto perché non rispondi ti stai maturando? Ti vorrei qua dentro di me in 10 minuti arrivo a due isolati da casa sua posteggio la macchina distante per non dare all’occhio non si sa mai nel frattempo corro sono le 2 di notte arrivo al portone leggo il messaggio suo ok Buona notte visto che non mi rispondi
io:apri il portone veloce sono qui sotto ti desidero
lei:tu sei matto simone
Io:dai apri prima che c’è ne pentiamo
sento aprire il portone di corsa entro nel ascensore schiaccio 3 piano arrivo nel pianerottolo la sua porta aperta entro e lei è lì in tutto il suo splendore solo in mutantine chiudo la porta rimaniamo a guardarci
io:forse è tutto sbagliato Rosy ma non posso res****re non posso immaginare di essere desiderato da te e non poterti avere mia io sono qua adesso a te la scelta se decidi di mandarmi via lo farò uscendo da questa porta non tornerò più indietro
lei:sei la più bella cosa che mi sta capitando in questa parte della mia vita e non ti perdo per nulla al mondo vieni abbracciati
mi avvicinò a lei l’abbraccio e la stringo forte a me lei m ficcare la sua lingua dentro la mia bocca bellissima bacia come piace a me sento la sua lingua fino alla mia gola all’impiego stesso mi toglie la maglia mi accarezza il però i suoi capezzale contro i miei sono durissimi la prendo di forza me la metto a cavallo e la porto in camera lei mi dice ti voglio ti desidero da tanto tempo farmi tua simone solo tua la Poggio sul letto mi ci distende di sopra e lei mi prende per le antiche e mi pressa nel suo ventre io la bacio la accarezzo adoro il suo viso che gode dei mie baci , collo ,mento , dietro le orecchie lo stesso fa lei i nostri visi imbrattato della nostra saliva mentre tolgo le scarpe lei mi sfila i pantaloni mi dice
Lei:vieni qua mettiti comodo adesso ci pensa rosi tua a te
Lei:cazzo quanto sei bello hai un bel profumo da uomo e bellissimo sempre di marmo grosso e duro
Io:farmi godere dalle tue labbra succhiamelo tutto
non se lo fa dire nemmeno una volta mi prende quella grossa cappella e se la ficca tutta in bocca me lo stringe con tutte due mani lo sega
mi matura succhi leccarsi morde e tutto questo guardandomi sembrava
Affamata di cazzo se lo godeva come un bimbo con il suo giocattolo preferito dopo vari minuti di spompinamento la prendo per il viso la bacio e lei il cazzo sempre in mano non lo molla la distendo gli apro le gambe le tolgo le mutanti ne insuperabile del suo liquido e li bella figura bagnata depilazione mi ci avvicinò il suo odore di vaga mi fa imbestialire comincio a leccarsi delicatamente la ciuccio tutto il suo liquido nella mia bocca il clitoride bello gonfio la punta della mia lingua dentro il buche tuo gli fico un dito dentro e stretta lecco il buco del culo provo un dito li e lei stringe le natiche sussurra mentre gode mi dispiace li no amore continuo a leccarsi ad un tratto mi sento stringere la testa tra le coscie le sue mani che me la premono alla sua figa inarca la schiena e butta un grido un gemito siiii cazzo sii mi schizza tutto il viso cazzo e bollente e arrapatissima mi tira su di sé baciando mi mi faccio spazio tra le sue coscie Poggio la mia cappella tra le sue labbra calde umide ed entro dentro delicatamente ormai è mia sono dentro di lei
lei:bellissimo simone mio ti sento tutto dentro sei tutto mio non ti mollo farmelo sentire in tutto il tuo splendore mi sento la figa allargare
e stretta me lo sento pressato scivola tra liquidi caldi appiccicosi e bellissima il suo viso gode e bellissimo ammirarlo mi mordi chi il mento mi stringe le antiche con le unghia sta avendo un organo mi grida così non ti fermare le sue mani passano alla schiena le sue inghia li sento infizarmeli nella carne aumento il rittimo eccola arriva grida si si così dai non fermarti si dimena mi sento bagnare le palle e tutta in fiamme siamo tutti sudati gli sollevò le gambe gle li unisco gambe dritte i piedi alla mia bocca le lecco tutti Pompini alle dita con le sue mani si allarga le labbra della foga io mi stringo alle sue gambe dritte e comincio a sbattermela di forza ripetutamente lei grida si così farmi gridare e lo sta facendo si porta il cuscino al viso soffoca il grido io metto tutta la mia forza a trapanarla lei muove le gambe come se si volesse liberare vedo la sua mano allargarsi il culo si ficcare un dito dentro ed ecco un altro orgasmo mi fermo esco il cazzotti la figa gli cola tutta sbavata il lenzuolo sotto il culto e tutto bagnato del suo liquido e meravigliosa si alza mi sbatte nel letto lo prende in bocca e mentre mi spompina mi dice
lei:ti sta piacendo poco? Sono un amante perfetta ? Sto cazzo e tutto mio? Solo mio? Sono abbastanza calda? Ti piace scoparmi farmi gridare ? Mi stai facendo venire come una trova mi sento un assatanata di cazzo del tuo cazzotti simone sei mio sei splendido adesso godo a modo mio
Lei:sei pronto? Ti prego non venire non sono ancora sazia di te adesso vedrai la poca che c’è in me
Io:tranquilla fai ciò che vuoi farmi vedere che sai fare
si siede su di me si mette quel cazzotti dentro si tiene sui piedi e comincia su e giù mi prende per le mani e cavalca come una matta si china la testa verso il basso e si guru il mio cazzotti scomparire dentro la sua figa
lei:guarda amore guarda come entra sembra fatto apposta per la mia figa me lo sento allo stomaco ti piace così? Sono brava amore?
Ad un tratto comincia ad ansimare non parla più grida soltanto mi cavalca quel cazzotti come se volesse farsi male rompersi la figa dopo vari minuti grida vengo si vengo quel liquido mi cola dal cazzo lungo le palle quelle antiche che sbattono ripetutamente nel mio ventre arriva un altro orgasmo e un altro ancora non avevo mai visto una donna cosi in pazzita si lasciandole sulle ginocchia il suo petto il seno tutto sudato al mio mi abbraccia si ferma mi stringe forte trema come una foglia gli chiedo
Io:amore tutto bene ?
lei:si amore mio tranquillo va tutto benone ,mi prende per il viso mi guarda e dice
lei:sei fantastico amore mio in 45 anni non mi era mai successo mi sento una ragazzina ho una voglia di scoparti farmi scopare da morire mi fai sentire una grande donna mi stai dando grandi sodisfazioni ti voglio per sempre
io l abbraccio forte la stringo e cominciammo a baciarti fermi in mobile lei con il mio Cazzo dentro si stava rilassano di nuovo dopo un po la tolgo da sopra di me la metto a pecorina rivolta con il viso allo specchio del armadio
lei:bella idea amore siamo bellissimi voglio vedermi godere di te
io:e così sarà amore gli è lo Poggio nel culetto
lei:no amore li no ti prego mi dispiace non rimanerci male
quindi lo ficco in faga mentre ci guardiamo allo specchio ci ammiriamo
lei:che belli che siamo così ci dovremmo fare qualche foto e video la prossima volta
iook lo faremo sicuramente ma adesso sei pronta a godere di nuovo e sentirmi godere dentro di te?
Lei:si amore mio non vedo l ora di essere riempita tutta della tua sborsare vai tranquillo vieni mi dentro uso la pillola
Iook sei mia adesso voglio venire come un pazzo
lei:da sta notte sono solo tua finché lo vorrai e tu mio giusto?
Io:si solo tuo
comincio a trombarmela di brutto voglio venire voglio riempirla tutta lei a gambe chiuse culo in aria figa piena del mio cazzo una mano sul fianco una gli prendo i capelli e comincio dentro e fuori la figa gli cola comincia ad emanare rumori come se fossero sorreggi comincia a tremare sotto le mie mani più continuo con tutte le mie forze a trombarla più voglio venire lei orgasmi multipli grida godimento in quella stanza non si capisce più nulla la sto possedendo la fuga gli schizza liquido a mai finire sembra come se stesse urinando io mi sento un pazzo siamo due pazzi ad un certo punto lei mi implora di fermarmi ma non posso sto per venire lei grida cazzo cazzo amore vieni ti prego non c’è la faccio più ad un certo punto esplodiamo insieme non si capisce più nulla i suoi schizzi la mia sborra la figa ancora con il mio cazzo dentro gli pulsa via sborra liquido vaginale fino a che non mi scappa dalle mani si mette distesa sulla schiena allarga le gambe e comincia ad urinarie da per tutto era un immagine mai vista dopo che ha finito si rannicchia su di un fianco come un bambino dentro la pancia della mamma le sue mani strette dalle coscie nella sua figa mi ci distende da dietro tremava come una foglia l abbraccio le chiedo se va tutto bene
Lei:si amore mio abbracciami tienimi stretta a te
si gira verso di me nella stessa posizione le sue gambe su di me la tengo stretta e gli bacio la fronte credetemi a scriverlo non riusciròmai a spiegarvi come era stato favoloso
lei:amore mio non mi lasciare rimani con me ho bisogno di te
io:ma se dovesse..lei mi blocca
lei:non me ne frega nulla di niente e di nessuno adesso ci sei tu e solo tu non voglio nulla voglio solo te spero che sia così anche per te
io:si lo è è speravo in tutto questo è così sarà non c’è altro posto dove voglio stare se non qua con te
e vero lo volevo mi aveva preso mi bacio ti ramo su il lenzuolo tutto bagnato sporco di noi
lei:Buona notte amore mio sei unico al mondo
io:Buona notte a te amore tu sei unica
e in quella posizione ci siamo addormantati
…continua..

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 10)

Io sentii il fischio degli allenatori e mi tuffai nell’acqua. Le mie braccia cominciarono il loro movimento, i miei piedi mi spingevano verso l’altro capo della piscina per poi ritornare verso la alla posizione iniziale e quindi di nuovo indietro. Quando ero in acqua mi sentivo così nel mio ambiente. Virai e tornai verso i blocchi, allenatore tornò a fischiare.
Mi guardò mentre gli altri arrivavano e disse: “Nick, hai fatto un grande tempo, ma sarà meglio che ti conservi per la gara di sabato. Sei è il mio miglior nuotatore e non voglio che tu ti stanchi prima della gara.” Io mi limitai ad accennare col capo.
Quando tutti ebbero finito l’allenatore ci congedò ed andammo a fare la doccia. Mi tolsi il costume bagnato ed andai sotto la doccia per lavare via il cloro dal mio corpo. Quando ebbi finito presi un asciugamano, mi asciugai e poi l’avvolsi intorno alla vita. Ritornai nello spogliatoio e vidi Renzo che nudo frugava nel mio armadietto.
“Ehi. Perché cazzo frughi tra la mia roba?”
“Devo scoprire cosa sta succedendo con Giacomo!”
“Se lo vuoi sapere chiedilo a lui! Non guardare nella mia roba.”
“Cosa succede?” disse una voce, mi voltai e vidi l’allenatore.
“Sono ritornato dalle docce e Renzo stava curiosando tra la mia roba!” Dissi.
“Renzo, questo è contro il regolamento.” Disse l’allenatore. “Ti avviso, se lo farai ancora dovrà punirti e convocare i tuoi genitori. Ora vai a fare la doccia!”

Renzo si allontanò. L’allenatore mi guardò e disse: “Nick, ho parlato con tuo padre, aveva sentito che tua sorella avrebbe tentato di metterti contro qualche componente della squadra, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare del tuo problema, anche se si tratta del tuo ragazzo, potrai parlare con me, sono esperto in questo genere di cose.”
Mi guardai rapidamente intorno. “Vuole dire che lei è gay?”
“Sì.” disse l’allenatore. “E per favore tienlo segreto. In una città come questa a molta gente non piacerebbe sapere che un insegnante è gay. So come ti senti, se hai bisogno di qualcuno a cui parlare, puoi sempre parlarmi.”
Accennai col capo, mi vestii e salii in macchina. Ero sicuro che Alice avesse caricato Renzo anche se non sapevo cosa gli aveva detto. Renzo era uno stronzo ma quello che stava facendo era troppo anche per lui. Arrivai a casa, vidi che le macchine dei miei genitori non c’erano e Alice era sulla porta.
“Allora, strega, Renzo stava guardando nel mio armadietto nello spogliatoio, cosa gli hai detto?”
Alice aveva un’espressione soddisfatta. “Stava solo cercando di scoprire se Giacomo è gay.”
“E a chi cazzo frega se lo è? E cosa ha scoperto Renzo?”
Alice aveva un sorriso furbesco sul viso. “Bene” dissi. “Se non me lo dirai lo scoprirò da me.”
Entrai e corsi nella sua stanza. “Nick, esci dalla mia stanza!” gridò Alice.
“Tu hai mandato qualcuno a rovistare tra la mia roba e scommetto hai frugato nella mia stanza, quindi è il minimo che possa fare, cagna!”
Alice mi saltò sulla schiena, io gli afferrai le braccia e la allontanai da me, poi la presi per un braccio, la spinsi fuori della stanza e chiusi la porta a chiave. Alice picchiava sulla porta mentre io cominciavo a frugare tra la sua roba.

“Nick, apri subito la porta!” Gridava.
Io la ignorai e cominciai a guardare nei cassetti. Dopo alcuni minuti trovai quello che stavo cercando. Una stampa di una e-mail tra Renzo ed Alice. Renzo risultava essere il padre del bambino di Alice e lei gli diceva che non l’avrebbe detto a nessuno se avesse fatto quello che lei gli avrebbe detto di fare. Mi misi in tasca il foglio ed aprii la porta.
“Tu, fottuto stronzo!” Urlò Alice.
Io le passai davanti e mi avviai all’ingresso con lei che mi seguiva. Uscii e mi diressi verso la macchina. “Dove stai andando?!” Continuava a gridare.
“Non sono affari tuoi.”
Salii in macchina ed Alice tentò di aprire una delle portiere. Io pigiai rapidamente il pulsante di chiusura delle porte, avviai la macchina e lei si mise davanti all’automobile. Io feci avanzare un po’ la macchina, lei si spostò ed io mi diressi a casa di Giacomo.

Bussai alla porta e venne ad aprire suo padre. “Nick, stavamo per cenare.” Disse.
“Mi spiace interrompervi ma ho trovato delle informazioni e non so dove andare. I miei genitori non sono a casa e c’è solo Alice.”
Roberto indietreggiò e fece entrare. Io lo seguii in sala da pranzo dove Giacomo era seduto con sua madre. Lui mi guardò incuriosito, mostrai a lui ed ai suoi genitori le e-mail che avevo trovato e dissi loro quello che era successo dopo l’allenamento e quando ero tornato a casa.
“Mamma.” Disse Giacomo. “Papà. Posso andare a casa di Nick con lui?”
“Perché vuoi andarci?” Chiese Roberto. “Se i suoi genitori sono fuori, ci sarà solo Alice.”
“Ci sarà Nick con me e voglio dirgliene quattro a quella cagna.”
“Ben detto ragazzo, non farti mettere sotto i piedi.”

Finita la cena ritornai a casa, i miei genitori non erano ancora ritornati. Quando entrammo Alice mi guardò e disse: “Aspetta che mamma e papà tornino e vedrai.”
“Chiudi quella boccaccia!” Disse Giacomo. “Tu non provochi che guai!”
“Oh Giacomo, tu vuoi solo entrare nei pantaloni di Nick. E lui non se ne rende conto! Tu non sei nint’altro che una checca!”
“Alice e tu non sei nient’altro che una troaia!” Disse Giacomo. “Io l’ammetto. Io sono gay! E sì voglio stare con Nick, ma cosa pensi stupida puttana? Io sto con Nick. Suo fratello mi trova eccitante in una maniera che tu ti puoi solo sognare! E l’unica ragione per cui sono uscito con te era per poter avvicinare Nick! Ora guarda!”
Giacomo si girò verso di me e mi diede un bacio. Fu molto lungo, profondo e mettemmo le braccia uno intorno all’altro mentre noi baciavamo. Quando interrompemmo il bacio e tornammo a guardare Alice, lei aveva l’espressione più strana sul viso. “Allora come ti senti a sapere che ti ho scaricato per tuo fratello? Perché l’ho fatto? Perché mi piaceva!” E vedessi quello che facciamo quando siamo dietro una porta chiusa, e come mi eccita. inoltre non pensare che ti ho scaricata perché sono gay! O no! Era perché Nick voleva stare con me quanto io volevo stare con lui!” Poi Giacomo gridò. “Tu sei una troia e penso che nessun ragazzo potrebbe res****re a stare con te!”

Alice non disse niente, era come se fosse stata colpita da un martello. “Veni.” Dissi, Giacomo ed io andammo nella mia camera, chiusi la porta a chiave dietro di noi, andai alla mia scrivania ed estrassi un pezzo di carta. “Cos’è?” Chiese Giacomo .
“Il numero del cercapersone di mio padre.” Presi il telefono, composi il numero e poi quello dell’emergenza per indicargli di chiamarmi subito.
Un momento più tardi il telefono suonò ed io lo presi prima che Alice potesse prendere un altro apparecchio.
“Ciao” Dissi.
“Nick.” disse mio padre. “Cosa succede?”
Spiegai molto brevemente quello che stava succedendo. “Ok, ritornerò fra un paio di ore. Vedi se riesci a far venire i genitori di Giacomo. La mamma è dalla zia e non ritornerà fino a domani.”
“Ok.” Dissi.

Dopo aver riagganciato Giacomo chiamò casa sua. Dopo aver parlato coi suoi genitori disse: “Mio padre sarà qui in un paio di ore.”
“Bene.” Dissi io. Giacomo al mio letto e ci si sdraiò. Io mi alzai, mi sdraiai su di lui e cominciammo. Velocemente ci spogliammo, lubrificai il suo culo ed il mio pene e poi lo spinsi dentro di lui. Spinsi velocemente e con forza; Giacomo si lamentava ed io lo baciai profondamente. Stavamo facendo sesso più rumorosamente di quanto non facessimo normalmente, penso che Giacomo cercasse di fare in modo che Alice sentisse. In breve Giacomo sparò un carico enorme tra i nostri corpi ed io esplosi dentro di lui.
Restammo sdraiati a letto coccolandoci e baciandoci. “Nick.” Disse Giacomo. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo Giacomo” Guardai su alla sveglia e vidi che c’era ancora un’ora prima che mio padre arrivasse. Il mio stomaco brontolava. “Ho bisogno di un spuntino.” Dissi.
“Vuoi andare in cucina anche se c’è Alice?”
“Non possiamo avere paura di lei. Ed inoltre con lo show che abbiamo inscenato prima, e che sicuramente ha sentito, dubito che dobbiamo preoccuparci molto.”
“Ok.” Disse Giacomo.

Ci alzammo, ci vestimmo ed andammo in cucina. Presi delle patatine, un paio di Coca cola ed andammo in soggiorno a mangiarcele. Misi un braccio intorno a Giacomo, accesi la televisione e cominciai a fare zapping. Girai la testa di Giacomo verso di me e lo baciai. Alice entrò nella stanza.
“Voi due siete disgustosi.” Disse.
“Davvero?” Chiesi. “Ci vorrebbe una doccia. Vogliamo andare a farne una, Giacomo? Potrebbe essere divertente farla insieme.”
“L’abbiamo fatta insieme l’ultimo fine settimana, Nick. E sì è stato molto divertente fare una bella doccia bollente con te.”
E ci baciammo.
“Smettetela!” Disse Alice. “Ho dovuto uscire prima per non sentire il rumore che facevate.”
“Beh, non peggio di quel ragazzo che ti sei portato a casa all’una notte durante le vacanze pasquali un anno fa. Ti ricordi che mamma e papà erano fuori quella sera, avrei potuto chiamarli e raccontare tutto; ma non l’ho fatto e questa sera è stata la mia vendetta.”
Giacomo appoggiò la testa alla mia spalla. “Smettetela!” Gridò Alice.
“Di fare che cosa?” Io chiesi.
“Cosa! Di dare quello.”
“Si chiama coccolarsi, Alice. Le coppie lo fanno sempre. E non si dica che non posso coccolarmi col mio ragazzo.”

Alice se ne andò incazzata, Giacomo ed io guardammo una po’ la televisione e dopo poco arrivò mio padre. Il padre di Giacomo entrò subito dopo. Mio padre chiamò Alice: “Cosa è successo stasera?” Chiese.
Io spiegai quello che era successo cominciando da quello che era accaduto dopo l’allenamento di nuoto. Una volta che ebbi finito mio padre chiese: “Hai quella e-mail?”
Gliela diedi, mio padre la lesse e la passò poi a Roberto. “Alice, Renzo è il padre del bambino? La prova di paternità per Enrico è stata negativa.” Disse mio padre.
“Sì potrebbe esserlo.” Disse Alice.
“Contatterò i suoi genitori e dovrà fare una prova di paternità. Inoltre ho parlato col preside e lui ha detto che potrai finire l’anno con un insegnante privato. Stando così le cose da questo fine settimana andrai a stare con i nonni e starai con loro finché il bambino non nascerà.”
“Cosa!” Gridò Alice.
“Non provocherai più guai a Nick e Giacomo.” disse mio padre. “Ora finiamola! Venerdì preparerai i bagagli perché dopo la scuola partirai!”
“Loro sono ripugnanti!” Gridò Alice indicando Giacomo e me.
“Non ti permettere di dire queste cose di Giacomo e tuo fratello!” Gridò mio padre. “Tu farai come ho detto!”
Alice corse via. Mio padre si rivolse a Roberto: “Mi dispiace per quanto mia faglia ha fatto a Giacomo ed alla sua famiglia.
“È tutto a posto signor Vardi.” Disse Roberto. “Sta diventando tardi, sarà meglio che torni a casa. Vieni Giacomo.”
Giacomo ed io ci salutammo poi io andai nella mia stanza e mi preparai per andare a letto. Il giorno seguente tutta la scuola sapeva che Giacomo ed io eravamo una coppia.

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Iniziazione..(seconda parte)

Mi allontai un istante,andai nel bagno a pulirmi,la testa pulsava di mille pensieri,volevo Stefania a qualsiasi prezzo,ora più di prima.Lentamente ritornai a spiare la coppia,erano abbracciati e Giulio le sussurrava frasi molto dolci,ero confuso,non capivo cosa stesse succedendo.
-Piccola sei davvero fantastica…potremmo partire insieme il prossimo week end,ti piace tanto andare sul Lago in questo periodo,te lo ricordi?-la mia amica con un gesto leggero,sposto una ciocca di capelli dagli occhi,lo guardò
-Dici sul serio…te lo ricordi ancora?-
-Certo..come potrei…fu lì che facemmo l’amore la prima volta sotto le stelle,fu magico…fu..-lo interruppe
-Unico-e ripresero a baciarsi con avidità,lei completamente nuda,lui con i pantaloni abbassati e il cazzo moscio.No!Non capivo cosa succedeva,poco prima la stava trattando come una lurida troia e ora come l’amore della sua vita.Ritornai in salotto,seguito qualche minuto dopo dalla coppia,ognuno riprese la sua posizione.Giulio interruppe il silenzio,che stranamente non era per niente imbarazzante,in fondo loro non sapevano che io avevo visto tutto.
-Cazzo è tardi,Stefania ti accompagno a casa che domani ho la sveglia alle sei…-la mia amica si rannicchiò sul divano,abbracciò uno dei grosssi cuscini
-Giulio vai io mi fermo qui-lo guardò con aria di sfida-non sarai mica geloso no?-lo scenario e i toni erano cambiati nuovamente,mi sentivo spiazzato,ma incuriosito
-Figurati…-mi osservò,evidentemente trasse le sue conclusioni-fa come cazzo ti pare,io vado…-mi strinse la mano,io non dissi nulla,le diede un ultimo bacio appassionato e si dileguò nela notte.Se fossimo in un film,ora lei inizierebbe a stuzzicare il mio cazzo con i suoi piedi,magari con voce sensuale commentarne la durezza.E se fossimo in un racconto di fantasia io appena Giulio è scomparso dalla scena le sarei saltato addosso.Ma nella realtà dei fatti,andò precisamente così.
-Sai Carlo forse ti devo delle spiegazioni…-finsi indifferenza,non era la prima volta che faceva confessioni intime,anche se evidentemente aveva sempre tralasciato parecchi particolari…
-In che senso?-le chiesi
-Giulio…io e lui…ecco noi abbiamo questo rapporto qui…quando gli va ci vediamo…ma non stiamo insieme…io sono libera lo sai…-si mise seduta,mentre con le mani riordinava i capelli.
-Si..-sembravo un deficiente,non sapevo dove voleva arrivare e non sapevo cosa rispondere
-Io lo amo ma devo accontentarmi…forse magari..un giorno…-vidi due grosse lacrime solcare il suo viso,feci quello che facevo sempre,l’abbracciai forte,la consolai,mentre diceva frasi confuse,e visto che non siamo nè in un film nè in un libro…finì così…lei beata nel mio letto,a sognare una vita migliore…io a spararmi l’ultima sega prima di addormentarmi,pensando a quel che avevo visto…La mattina la svegliai con caffè e cornetto,le portai la colazione a letto,lei mi ringraziò per tutto,aggiungendo
-…come al solito…-si preparò in gran fretta e la vidi andare via,mi sentivo un perfetto coglione e sicuramente lo ero.Solo in casa,non avevo voglia di uscire nè di vedere nessuno,freneticamente iniziai a girare i vari siti di sesso che conoscevo,cercando in qualche modo di appagare la mia sete,cancellare in qualche modo quelle immagini dalla mia mente.Non trovai niente,quando il mio sguardo notò che Stefania aveva dimenticato il suo cellulare a casa mia.Lo presi,sulle prime stavo per telefonarle per dirglielo,quando iniziai a sfogliare la sua galleria di immagini,c’erano quelle solite,con le amiche,alle feste,scene ordinarie,niente di eclatante,se non la sua esagerata bellezza.Decisi,quindi,di attaccare il cellulare al mio computer per copiare quelle foto,una volta finito mi accorsi che erano state copiate anche delle cartelle nascoste,non le avevo notate,avevano date e ora,ma nessuna dicitura.Incuriosito apriì la prima.Subito sul monitor apparvero due tette,sporche di sborra e una stretta allo stomaco mi provocò un erezione.Scorrendo si vedeva un cazzo che le sborrava addosso,sui seni,in faccia fra i capelli e alla fine c’era un video…Lo apriì voracemente,mentre avevo liberato il cazzo e lo tenevo fra le mani.Lei aveva le mani legate dietro,era sudata e nuda,un ragazzo le stava parlando
-Puttana cosa preferisci…sono generoso oggi….a te la scelta..-le chiedeva mentre se lo menava lentamente vicino alla sua bocca
-Regalami il tuo nettare…ho voglia di calore…-
-Non è la risposta giusta…-e le diede uno schiaffo sui seni,lei mugulò,facendo una sforfia di dolore
-Mi perdoni…sono la sua puttana….vorrei la sua sborra…-
-Così va meglio…-le tirò i capelli senza violenza-E dove la vorresti…-
-La prego..ovunque…mi riempia…-non se lo fece ripetere che esplose una copiosa quantità in faccia,sui seni e sui capelli,preceduto da un cavernoso suono gutturale di godimento.Il primo video finì così,ero sul punto di sborrare anche io,che aprì la seconda cartella.In tutto erano cinque cartelle nascoste,ognuna con foto e video diversi,ora con un cazzo in bocca,ora con un vibratore fra le cosce.Non sò quanto sborrai su quelle immagini,la mia amica amava il sesso e lo praticava in maniera estrema,mille pensieri ma bussarono alla porta,cercai di ricompormi,aprì e Stefania si materializzò davanti ai miei occhi.
-Scusami….-mi disse e mi mise la lingua in bocca,baciandomi per diversi istanti voracemente sull’uscio della porta.Ricambiai,il cazzo mi tornò in tiro subito,appena le nostre lingue si toccarono,la portai dentro casa,chiusi la porta e continuai a baciarla,mentre con le mani toccavo i suoi seni.
-Succhiameli se vuoi..-mi disse con tono materno e non mi feci sfuggire l’occasione,li stringevo,li baciavo,li succhiavo…sentìì la mia eccitazione finire in un copioso orgasmo,senza che lei facesse niente,mi staccai un attimo,lei se ne accorse e sorrise
-Così presto?-domandò,cercai qualche scusa ma in realtà mi sentivo umiiato,ma lei mi sorprese ancora
-Ti pulisco io aspetta..-mi prese per mano e mi portò in camera mia,fortunatamente il suo cellulare non era attaccato al computer,lo vide e disse
-Ecco dove lo avevo dimenticato-mi fece stendere sul letto,mi sfilò i pantaloni e liberò il mio cazzo moscio e pieno di sborra.Delicatamente iniziò a leccare attorno il mio cazzo,lentamente alternava con le palle,mentre con la mano massaggiava il buco del culo.Tornai istantaneamente in erezione,ero impietrito,non sapevo che fare,le accarezzai i capelli,lei prese la mia mano e piantando la sua bocca sul mio cazzo,mise la sua mano sulla sua testa.L’avevo visto fare mille volte nei film,spingevo la sua testa lei sembrava gradire,prese l’altra mano e la portò sui seni,mentre glieli massaggiavo,a dirla tutta goffamente,lei prese a masturbarsi,succhiandomi il cazzo e alternando mugoliì.Si liberò dei suoi pantaloni,il mio cazzo era in erezione completa,mise un dito sulla mia bocca
-Ora ti voglio dentro…-salì su di me e iniziò a muoversi lentamente,ero dentro di lei,ero in paradiso.
-Ti amo Stefy..-le sussurrai,mentre il suo ritmo iniziò a diventare più veloce,alla mia affermazione non disse nulla,sorrise dolcemente e chiuse gli occhi,iniziò a gemere,prese le mie mani e le portò ai suoi seni.
-Stingimi…-feci come disse e i suoi gemiti divennero più forti,vedevo i suoi lunghi capelli sciolti volare a destra e a sinistra,i suoi occhi chiudersi.
-Dai Carlo…fammi sentire tua..-il mio ritmo si fece più veloce,stavo iniziando a prendere la situazione in mano,sfilai il mio cazzo dalla sua fica,la feci girare,lei capì e si voltò,rivolgendo a me la schiena,non avendo grande esperienza con un colpo secco la penetrai,nel culo
-Ohhh piano…-si lamentò lei,non poteva vedermi ma arrossì,cazzo avevo sbagliato,lei riprese in mano la situazione.
-Dai sì…scopami il culo Carlo…dai che mi piace sentirti così…-risollevato iniziai a spingere,dentro me sentivo trasalire l’eccitazione,una mano sul suo culo,l’altra le presi i capelli e glieli iniziai a tirare
-Oh si così…bravo…così…-gemeva forte,gradiva,spinsi più dentro che potevo,lei urlò
-Scusa…-credevo di averla fatta male e mi fermai
-Non fermarti…scopami scopami…-sembrava assetata di cazzo,feci come mi aveva detto,continuammo così per altri cinque minuti quando mi accorsi che stavo arrivando mi fermai lei si girò di s**tto,lo prese in bocca e iniziò a succhiare,a leccare,ci misi pochissimo le inondai la bocca,se lo sfilò e si sporcò il viso.Ero sudato,sporco e ansimante,svuotato,le sorrisi,senza rompere il silenzio che mi sembrava musica.
-Vado a lavarmi..-disse e mentre mi distendevo sfatto sul letto,vidi la sua nuda figura andare verso il bagno.Pochi istanti dopo,sentiì l’acqua aprirsi e lei parlare al cellulare,non riuscendo a capire bene le parole mi alzai,avvicinandomi per origliare.
-Si…ti sono arrivate le foto?Sisi come volevi tu…in faccia…il culo…impacciato faceva tenerezza…no questo non posso…ok come vuoi tu…farei tutto per te…ti amo a dopo..-queste le parole e i miei interrogativi crescevano…

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)
Mi misi addosso un asciugamano e uscii dalla doccia. Nella stanza c’era un letto molto grande, mi ci buttai sopra e cercai di rilassarmi un po’.
Qualche minuto dopo usci’ anche lui e mi venne vicino. Si sdraio’ sul letto e rimase in silenzio.
Mi addormentai un po’ non so per quanto, ma mi sveglio’ la sua lingua.
La sentivo slinguettare tra le mie cosce, proprio li’ sul buchetto del culo, andava su e giu’ tra le cosce e poi di tanto in tanto si infilava nel mio buchetto.
Mi era venuto il cazzo duro e lui se ne accorse, passo’ una mano sotto le mie cosce e me lo prese in mano.
– Girati – disse – voglio farti un pompino.
Mi girai e lui si getto’ avidamente sul mio cazzo prendendolo tutto in bocca. Sentii la sua lingua girarmi intorno alla cappella mentre le sue labbra scappellavano il mio cazzo.
Comincio’ ad agitare la testa su e giu’ sopra il mio cazzo che diventava senpre piu’ duro e turgido.
Sentivo le palle riempirsi di sborra, avrei eiaculato da un momento all’altro. Se ne accorse anche lui-
– Sborrami in bocca – disse – voglio bere il tuo nettare, e poi cosi’ dopo potro’ starti di piu’ nel culo –
Non fece in tempo a finire, un fiotto di sborra calda gli inondo’ la bocca mentre un rivolo usciva dal lato sinistro delle sue labbra. Lo ingoio’ tutto, mentre un altro fiotto si sostituiva al primo e poi ancora un altro e un altro ancora. Stavo sborrando come non mai.
Mi puli’ bene il pisello e ingoio’ tutto.
In quel momento la porta si apri’ ed entro un uomo. Avra’ avuto una sessantina di anni.
Era un bell’uomo, aitante, robusto con i capelli scurissimi.
– Ecco la tua sorpresa – disse – Sai chi e’ lui? – aggiunse
– No non lo so, dovrei? – risposi
– Lui e’ il Francesco il nonno di Giorgio, mio padre, quello che per primo mi ha inculato quando avevo 12 anni, voleva conoscerti. –
– Piacere – dissi io
– Papa’ spogliati – disse – che incominciamo –
Mi tolse l’asciugamano e mi disse di mettermi a pecorina. Mi venne dietro e sentii il suo cazzo muoversi tra le mie gambe. Poi Francesco comincio’ a spogliarsi. Si tolse la camicia, i pantaloni e rimase in mutande.
Gia’ intravedevo un bel bozzo tra le sue gambe. Mi venne davanti e disse – Toglimi le mutande Claudio –
Alzai le mani e afferrai gli slip ai lati, li tirai giu’ e davanti ai mie occhi apparve un cazzo enorme anche se ancora moscio, con sotto due palle grandissime.
– Prendilo in bocca, dai, fammi un bel pompino – disse
Afferrai il cazzo con la mano destra e lo portai di fronte alla mia bocca, Lo scappellai e aprii la bocca.
Quella enorme cappella scomparve nell mia bocca, la mia lingua comincio’ a leccarla mentre la sentivo crescere e irrigidirsi.
In breve tempo divento’ dura e quasi il doppio. Mi entrava a malapena in bocca. Presi il cazzo con due mani e cominciai a muovere la testa avanti e indietro. Aprii gli occhi per guardarlo.
Era nudo davanti a me. Aveva un bellissimo corpo, da sportivo, due grandi spalle, dei piccoli fianchi e un fisico asciutto. Sicuramente da giovane aveva fatto molto sport. Era proprio un bell’uomo.
Aveva gli occhi chiusi e lo sentivo gemere. Mi afferro’ la testa con le mani e inizio’ a spingerla con forza avanti e indietro.
Intanto Il papa’ di Giorgio aveva puntato la cappella sul buco del culo e spingeva. Lo sentii penetrarmi da dietro. La cappella scivolo’ dentro il mio sfintere ormai abituato a prendere cazzi, e inizio’ a incularmi con un ritmo preciso.
Sembrava quasi che si fossero’ messi d’accordo, quando un cazzo mi entrava nel culo, l’altro mi usciva dalla bocca e così via. Mentro mi inculava mi prese il cazzo e comincio’ a masturbarmi.
Il cazzo del nonno di Giorgio era diventato enorme e entrava a fatica nella mia bocca.
– Ecco vengo Claudio…….sborro – lo sentii dire
Un potente schizzo di sperma mi centro’ le tonsille, facendomi tossire. Non feci in tempo un altro fiotto mi riempi’ la bocca, non riuscivo a respirare, afferrai il cazzo con le mani e lo feci scivolare dalla mia bocca proprio mentre un altro fitto di sborra usciva prepotente e si andava a schiantare sul mio occhio destro e sul naso. Nello stesso momento sentii il cazzo del papa’ di Giorgio che sborrando mi riempiva il culo mentre un altro fiotto dell’altro colpiva il mio occhio sinistro e i capelli.
Sentii il cazzo uscirmi dal culo con un rumore simile ad una scoreggia, ero esausto, mi buttai sul letto a pancia in su, mentre il nonno continuava a sborrarmi addosso, sul petto e sulla pancia, poi mi venne piu’ vicino e mi disse di aprire la bocca.
– Succhiami il cazzo, puliscilo per bene – Mi spinse il cazzo in bocca e io lo leccai avidamente mentre piccoli schizzi di sperma continuavano ad uscire. Lo leccai tutto mentre il papa’ di Giorgio che nel frattempo si era avvicinato a me continuava a sborrarmi addosso, accasciandosi poi accanto a me, seguito dal nonno.
Rimanemmo cosi’ per un po’, poi mi addormentai.
(continua)

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.Orchidea elvetica – seconda parte.

…che non arrivò. Lei aprì le portiere dell’auto spalancandone una che dava sui sedili posteriori e mi disse “Ti va di stare più comodi?”.
Il parcheggio era piuttosto isolato, ma abituato alla strana fauna delle adiacenze di casa mia, dove tribù autoctone in cocaina cercano battaglie taglienti o gestiscono strani commerci, non ero minimamente teso. L’unica vera preoccupazione al contrario andava alla polizia, perché purtroppo gli “atti osceni” sono socialmente meno accettabili della violenza.
Ricominciammo a baciarci, ma avevo voglia di posare la bocca da un’altra parte. Le strinsi il seno tra le mani e le baciai quel poco di pelle che restava scoperto per la camicetta. Volevo succhiarle i capezzoli, per cui sbottonai lentamente fino a scoprirle il petto che era rinchiuso tirannicamente in un reggipetto nero.
Le scostai la coppa di sinistra, dove una deliziosa e rosea areola sporgente calamitò la mia bocca che ci si posò sopra, lasciando che la mia lingua irrequieta mandasse in tilt i suoi centri neuronali del piacere. Lei gemeva respirando affannosamente e stringendo con forza la mia testa contro di sé.
Passai dall’altra parte facendo la stessa cosa e la lasciai a seno scoperto per poi tornare a baciarla nuovamente, sfregando nel frattempo una mano tra le sue cosce.
Lei inarcava la schiena, strinse un po’ le cosce sulla mia mano e iniziò a serrare le dita dei piedi contro le suole dei sandali. Quel che stavo per fare era puro arrischio, ma giunti a quel punto dubitavo che mi bloccasse: le sbrogliai il cordino che le allacciava i pantaloni e iniziai ad calaglieli. Lei non fece opposizione, ma mi chiese “…cosa vuoi fare?” e io le risposi: “ Voglio assaggiare e sentire il profumo della tua orchidea.”
Lei replicò: “Nella mia vita l’ho sentita chiamare in tanti modi, ma mai in modo così botanico!”
Scoppiammo a ridere e ci baciammo;successivamente ella si mise scalza e divaricò le gambe. Io portai la testa tra le sue cosce e lambii vorace il suo clitoride: la sua “orchidea” traboccava di rugiada e il suo odore intenso, ma gradevole, accresceva in maniera esponenziale la mia eccitazione. I suoi piedi poggiavano sulle mie scapole e le sue mani spingevano sulla mia nuca verso il suo corpo. Con l’aumentare del godimento, lei spostò i palmi dalla mia testa e dopodiché, afferrò la tappezzeria del sedile affondandoci le dita con forza.
Quando l’orgasmo si fece strada dentro di lei, si contrasse e spalancò la bocca ansimando come una persona appena riemersa dall’acqua.
A quel punto si rilassò e con un filo di voce esclamò: “Ok, basta…sei stato bravissimo. Aspetta un attimo…”
Lei sistemò rapidamente i suoi abiti e mi sbottonò la camicia, baciandomi energicamente. Passò le sue mani sul mio torace, soffermandole sui pettorali e stringendoli con forza. Successivamente mi strinse entrambi i capezzoli tra pollici e lato degli indici, per poi leccarne uno e terminando con un morso attorno ad esso. Mi sfilò interamente la camicia lasciandomi a dorso nudo, mi abbassò completamente i pantaloni e i boxer neri sino alle caviglie.
Prese in mano il pene la rigidità di esso era quasi irreale. Lei restò a contemplarlo e avvertivo che il mio scroto inturgidito stava sopra il palmo di una delle sue mani calde. Dal meato sgorgava liquido di Cowper e lei scoprì il glande: mi stuzzicava essere nelle sue mani e restai inerte attendendo smanioso che facesse qualcosa. A quel punto poggiò un polpastrello sul meato inumidendolo di secrezione e se lo mise in bocca, come a degustare qualcosa di saporito. Ricoprì il fallo e tenendolo alla base, lo mise in bocca e iniziò a succhiarlo golosamente. Vedere la sua testa alzarsi ed abbassarsi e sentire i suoi capelli di seta sulle mie cosce, era benzina sulla mia libido ardente . Con quel pompino sembrava ingordamente intenzionata a farmi avere un orgasmo. Le dissi recuperando il fiato di tanto in tanto: “…se vai avanti così, credo durerò poco!” e lei staccandosi e continuando a muovere la mano su e giù, ribatté: “Non aspetto altro!”.
Ero arrivato al limite e il mio cazzo era una sensibilissima antenna sessuale che captava tutto il piacere che lei mi trasmetteva. Sentii la prostata contrarsi e in seguito percepii che il liquido pre-cum veniva spruzzato freneticamente all’interno della sua bocca. Quando giunsi all’eiaculazione, ebbi un orgasmo inaudito, che si protrasse oltre una decina di secondi e la quantità di sperma che produssi speravo non la facesse star male. Un torrente orgasmico in piena mi aveva investito togliendomi il respiro; reclinai il capo all’indietro e i glutei si contrassero con forza. L’encefalo era, seppur per pochi secondi, oltrepassato da una tale sensazione di piacere da farmi approssimare ad un Nirvana carnale. Solo il sesso riusciva a farmi raggiungere tale estasi, annullando in un breve istante qualsivoglia pensiero, angoscia e sentimento negativo. (continua)

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 7)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 7)
Non si fece attendere molto, lo sentii gemere e nekko setsso momento sentii il suo cazzo vibrare nel mio culo. Lo sentii muoversi all’indietro, quasi come se avvesse sparato un colpo e ci fosse il rinculo, mentre un primo fiotto di sborra trovava la strada tra le mie viscere.

Senti la sborra penetrarmi violentemente mentre il suo cazzo dava ancora due o tre spinte per svuotarsi del tutto nel mio culo.

Le sue mani mi strinsero i piccoli seni mentre si avvinghiava a me sempre piu stretto e gemeva.

-Sei la mia puttanella, la mia troietta. Ti sborrero’ neò culo tutte le volte che vorrai. Promettimi che nessuno avra’ mai il tuo culo senza il mio permesso. Giuramelo, solo io ti devo inculare….ohhh – e cosi’ dicendo continuava a sborrarmi dentro.

Poi tolse il cazzo dal mio culo, io mi sollevai leggermente per facilitare l’uscita del cazzo e una scoreggia seguita da un fiotto di sborra gli inondo’ la pancia.

Mi sedetti sul sedile stremato dalle sue spinte edal suo cazzo. Lui si puli’ la pancia, tiro’ su i pantaloni e disse:

– Ora andiamo, ho una sorpresa per te, vedrai che ti divertirai.-

Mise in moto la macchina e parti’. Arrivammo in un albergo sulla Pontina, parcheggio’ lamacchina ed entrammo.

Alla reception disse che ero suo figlio. Il portiere mi diede uno sguardo non mlto convinto, ma non disse nulla e gli consegno’ la chiave della stanza 69, un bel numero.

Entrammo nella stanza e lui mi disse di fare una doccia e che mi averbbe raggiunto dopo.
Entrai nel bagno, mi spogliai e mi buttai sotto la doccia.

Mentre mi lavavo per bene, lo sentii entrare. Era nudo e aveva il cazzo moscio.

– Inginocchiati –disse – e famelo venire duro, prendilo in bocca –

Non me lo feci dire due volte, e mentre l’acqua scrosciava, mi inginocchiai e aprii la bocca.
Lui mi prese la testa fra le mani e la diresse verso il suo cazzo moscio. Lo presi con la mano destra e lo misi in bocca, era morbido e caldo.

Cominciai a leccarlo con la lingua fin dentro la cappella e a succhiarlo mentre gli toccavo le palle e lui spingeva la sua testa contro la sua pancia.

Non ci volle molto precheì diventasse duro e lo sentisi arrivare sino a toccarmi l’ugola.

Le spinte diventarono sempre piuì forti e veloci.
Stava scopando la mia bocca quasi come fosse il mio culo.

La cappella sbatteva contro l’ugola, e si infilavanella gola ostruendola e facendomi tossire ma le sue spinte non si fermavano, poi ad un tratto lo tolse dalla bocca.

Io rimasi in ginocchio con la bocc aperta, mentre lui stringendosi il cazzo con la mano siistra diceva.

– Oddio non voglio sborrare ancora, vieni qui amore, ti voglio sborrare nel culo. –
Cosi’ dicendo mi prese in braccio, mi sollevo’ di peso e mi disse di aprire le game e di metterle intorno alla sua vita.

Mi appoggio contro le piastrelle della doccia e poi sentii il suo dito medio penetrarmi il buchetto del culo.

Io strinsi di piu’ le gambe intorno alla sua vita mentre il mio cazzetto che era diventato duro gli sbatteva sullo sterno.

Mi sollevo’ ancora un po’ e poi lo sentii prendere ilcazzo e puntarmelo sul buchetto del culo.
Spinse dentro con forza e lo sentii entrare prepotentemente nel mio culo, ma non duro’ molto, dopo due spinte sentii di nuovo il cazzo vibrare e inondarmi il culo di sborra mentre lui gridava come un ossesso.

– Ti inculo, ti inculo, sei mio ti sborro dentro, ti inculo.
Rimanemmo sotto la doccia avvinghiati per qualche minuto fino a che il suo cazzo moscio scivolo’ fuori dal mio culo mentre io gli pisciavo sulla pancia. Il mio piscio allora si mischio’ alla sborra che mi usciva dal culo e cadeva sul piatto doccia formandodei ghirigori gialli e cremosi.

– Lavati bene – disse – e riposiamoci un po’, fra poco arrivera’ la tua sorpresa! –

Non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo dopo.
(continua)

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I cesaroni 7 seconda parte

LA SCENA SI SVOLGE A CASA CESARONI CON LE NEW ENTRYVSTARS ACTORS

Giulio: Ciao Lucia come va? Hai saputo di rudi che purtroppo è stato bocciato all’esame di patente?

Lucia: Si lo saputo che purtroppo è stato bocciato ma che ci possiamo fare non dobbiamo avere nessuna colpa su questo

Giulio: Si infatti su questo non abbiamo colpa, ma lui non ha voluto studiare

Lucia: ah questo si non si è voluto impegnare per niente, ma comunque lo sto vedendo in giro che porta ancora quella moto tutta rotta, non mi piace con chi cammina anche perché sono persone strane e maleducate

Giulio: gliela daremo noi una dritta stai tranquilla su questo

Lucia: certo questo si

MENTRE GIULIO E LUCIA OARLANO ARRIVA ALICE

Alice: ciao mamma e papà vi devo dire una cosa importante

Lucia: Dimmi tesoro dicci pure

Alice: mi sono innamorata di un bellissimo ragazzo americano, mi piace davvero tanto

Lucia: Ah bene questo mi fa davvero piacere, ma sentì digli a Rudi che non si deve preoccupare per quella faccenda del l’incontinenza

Alice: Certo che glielo diro stai tranquilla

Lucia: va bene adesso noi andiamo a letto che siamo un po’ stanchi a presto

Alice: buona notte mammina

Lucia: buona notte tesoro mio

Alice: Papà mi puoi fare un favore?

Giulio: Si dimmi cara

Alice: potresti portarmi per colazione una buona tisana?

Giulio: certo che te la posso portare anche due se vuoi

Alice: va bene grazie adesso pure io vado a dormire buona notte

LA SCENA SI SVOLGE A CASA DI EZIO E STEFANIA MENTRE DORMONO, SI SENTONO DEI RUMORI….CHI SARÀ MAI…

Plaf,….

Alice: rudi fai silenzio che dobbiamo spiarli

Rudi: ma non sono stato io a fare rumore e stato il mio pancino

Alice: di uno addosso te lo sei fatto?

Rudi: si si me lo sn fatto addosso sono bello pieno

Alice: capisco adesso come ti cambi il pannolone?

Rudi:Non lo so vedremo

Alice: vedi di farti passare questo problema non si può continuare così

Rudi: e lo so che non si può continuare così infatti già

Alice: devi stare sempre più attento perché qualche volta qualcuno se ne accorgerà

Rudi: eh lo so già molti lo hanno capito

Alice: capisco il tuo malumore mi dispiace davvero ma domani hai gli esami, la terza prova?

Rudi: si si domani ho la terza prova

Alice: capisco adesso vado a riposarmi che sono stanca

Rudi: buona notte a domani

Alice: buona notte a te a domani

LA SCENA CAMBIA SIAMO IN OFFICINA CON LORENZO

Ezio: Ciao Lorenzo oggi non sei andato a scuola?

Lorenzo: No oggi non c’è nera scuola

Ezio: Ma non hai gli esami quest’anno?

Lorenzo: Si si certo ho glie esami

Ezio: comunque non preoccuparti se ti capita di fartela addosso anche rudi porta ormai i pannoloni

Lorenzo: eh già siamo allora in due che portiamo i pannoloni

Ezio: si si siete in due che portate i pannoloni

Lorenzo: comunque non mi ricordo il nome, ah si ecco mi ricordo i pannoloni serenità sono molto comodi

Ezio: ah si!!! Allora li prenderò per la mia vecchiaia

Lorenzo: certo li puoi prendere per la vecchiaia certo questo si

Ezio: adesso lasciami un po lavorare che qui ci sono cose da fare

Lorenzo: va bene adesso la saluto arrivederci

Ezio: arrivederci a te

LA SCENA CAMBIA CI TROVIAMO AL BAR AL CICLOPE CON LUCIA E GIULIO

Giulio: bello questo bar, mi piace molto

Lucia: si è davvero bello e anche le granite sono buone

Giulio: Si molte buone qui le granite

LA SCENA CAMBIA CI TROVIAMO A SCUOLA

Alice: allora ragazzi ascoltiamo bene le lezioni così prendiamo buoni voti

Rudi: si infatti anche perché quest’anno abbiamo gli esami

Alice: eh già infatti credo proprio che la lezione sta finendo

Rudi: ragazzi sta sera si va a ballare e ci divertiremo

Alice: andiamo di a ballare ho bisogno di svagarmi

Rudi: certo Alice lo capisco hai proprio bisogno di svagarti ma se per questo anche io ho bisogno di svagarmi

Alice: avete proprio ragione e tu budino che ne pensi?

Budino: certo la penso così, andiamo al papà fico a sampieri?

Alice: si andiamo li al papà fico mi piacerebbe molto, li balliamo e ci divertiamo adesso chiamo a un mio amico così invito pure lui

Budino: ragazzi rudi sta male

Alice: cosa ha?

Budino: si è fatto la cacca addosso

Alice: ah capito ecco perché

Budino: va bene non preoccupatevi tutto si può sistemare e poi ha il pannolone e quindi assorbe molto e nn si sente tantissimo la puzza

Rudi: certo la puzza si sente poco e niente però anche se la gente capisce cosa e successo a me pazienza dai capirà che sono incontinente

Alice: questo si che capirà che sei incontinente ma non fa nulla noi ti abbiamo accettato sempre come sei adesso

Rudi: eh già poi sei la mia sorellastra quindi va bene così, ma sai che il 2 luglio ho gli orali e sono il primo nella lista a farli

Alice: ah si sei il primo mi fa piacere questo

AD UN CERTO PUNTO SI SENTE UN RUMORE CHE È UNA SCOREGGIA POTENTE

Alice: Cose’ questo rumore strano si sente puzza

Budino: rudi si è fatto la poop’ addosso

Rudi: si ragazzi scusatemi mi sono fatto addosso

Alice: non ti preoccupare se vuoi una mano nel cambiarti possiamo farlo

Budino: dai cambialo tu a me sinceramente fa un po schifo

Alice: si si non preoccupatevi lo cambio io

AD UN CERTO PUNTO LA SCENA SI DIRIGE VERSO IL BAGNO DOVE RUDI VERRÀ CAMBIATO DA ALICE

Alice: ehi rudi ne hai fatto tantissima, si vede che proprio ti scappava

Rudi: si mi scappava moltissimo ormai non riuscivo più a trattenere la cacca, ed così è uscita da sola senza sforzi

Alice: ti capisco fratellone mio sai se te la farai addosso per tutta la vita questo mi dispiacerà perché la società non accetta questo ma che ci possiamo fare se sei incontinente nessuno ti potrà dire qualcosa capiranno che te la fai addosso perché non sentì alcun stimolo e così pisico e cacca escono senza sforzi

Rudi: esatto questo sono io e questo sento cioè non sento nessuno stimolo sono regredito come un bambino piccolo appena nato o un bambino di cinque anni che ancora non sa tenere i bisogni a bada

Alice: dai ti capisco però queste estate dopo gli esami andiamo a festeggiare così almeno finisci gli esami orali e poi si va a festeggiare

LA SCENA CAMBIA CI TROVIAMO A CASA BARILON

Lorenzo: ciao mamma mi sono fatto addosso mi vado a cambiare il pannolo e pienissimo di diarrea mi scappava tanto

Madre: non preoccuparti caro stai tranquillo che anche rudi e incontinente come te ed la cosa che hai e cronica ma si aggiusterà tutto

Lorenzo: si infatti si aggiusterà tutto pazienza speriamo bene

Madre: certo che si, fai gli esami universitari e se ti dovessi accorgere che ti sei fatto addosso continua parlare senza fermarti per non destare controlli dall presidente degli esami

Lorenzo: questo si non ti preoccupare tutto si aggiusterà

Madre : certo caro figliolo si aggiusterà

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 12)

Giacomo ed io eravamo nella sua stanza ambedue a torso nudo. Le mie mani si mossero giù lungo il suo corpo e cominciai a sbottonargli i pantaloni. Glieli tirai via insieme alle mutande e mi tolsi i miei. Lo tirai sopra il mio grembo e noi cominciammo a fare l’amore. Il mio cazzo strofinaca contro il suo sedere, l’uccello di Giacomo strofinava contro i suoi addominali ed imbrattava di liquido pre seminale il mio stomaco.
Presiu il lubrificante e lubrificai il suo buco ed il mio pene. Lo posizionai contro il suo buco e lo penetrai. Sentii la bella sensazione calda intorno al mio uccello e vidi l’espressione di piacere estremo sulla sua faccia. Gli baciai il collo mentre cominciavo a spingere dentro di lui. La bocca di Giacomo era al mio orecchio e vi si stava lamentando dentro, quello mi eccitò ancora di più facendomi spingere più forte. Giacomo aveva le mani sulla mia nuca ed io, mentre continuavo a spingere, trasportai la mia bocca sulla sua e cominciò a baciarlo mentre lo inculavo.
Lui mi spinse sulla schiena e cominciò a cavalcarmi il cazzo. Muoveva le mani sul mio torace, trovò i capezzoli e li pizzicò costringendomi ad inarcare la schiena. Vidi un’espressione di soddisfazione sulla sua faccia, portai le mani sul suo corpo, trovai i capezzoli e li strinsi. Giacomo emise una cosa simile ad un ruggito quando lo feci.
Mi tirai indietro, lo circondai con le mie braccia e lo feci girare sulla schiena. Cominciai a spingere con più forza dentro di lui. Sentii il mio orgasmo arrivare e presto sparai il mio sperma dentro di lui. Una volta finito di eiaculare crollai sul suo corpo con la testa appoggiata al suo torace a riprendere fiato. Abbassai una mano e sentii il suo cazzo ancora duro. Abbassai la testa tra le sue gambe, glielo presi in bocca e cominciai a succhiarglielo.
Giacomo ricominciò a lamentarsi mentre io mi muovevo su e giù sul suo cazzo. La sua respirazione divenne più veloce, capii che stava per venire così continuai a succhiarlo ed in breve lui stava sparando il suo carico nella mia bocca ed io stavo bevendo la sua sborra.

Mi sdraiai accanto a lui e lo tirai nelle mie braccia. “Wow!” Disse Giacomo.
“Veramente!” Dissi io.
Restammo sdraiati per un po’ e poi lui disse: “Tammy vuole che andiamo alla festa con lei e Renzo.”
“Sì, lo so.”
“Ma lasceranno entrare una coppia gay?”
“Non so. Dovremo chiederlo per saperlo.”
Restammo sdraiati ancora per un po’ e poi ci addormentammo.
Quando scuola riprese la settimana successiva chiedemmo al preside se potevamo andare insieme alla festa. Lui disse che gli stava bene ma ci avvertì di non attirare troppo l’attenzione su di noi. Dato che alla fine del meeting di nuoto dove avevo vinto, un fotografo ci aveva fotografati mentre ci baciavamo, e la fotografia era apparsa sul giornale, tutta la città sapeva che eravamo una coppia.
Mio padre aveva fatto il possibile per non permettere ai vicini di farne un affare di stato e lo stesso avevano fatto i genitori di Giacomo. Qualche volta mentre camminavo vedevo gente che mi guardava in modo strano oppure se mi vedevano arrivare smettevano di parlare e mi guardavano. A scuola le cose erano andate meglio, la maggior parte dei nostri compagni di classe aveva accettato che fossimo insieme per non dire che Renzo, l’amico di Giacomo, usciva con la ragazza più popolare della scuola, Tammy, la quale ci aveva preso sotto la sua protezione ed aveva cominciato a chiamarci i suoi “fratelli”, penso che fosse per questo che nessuno ci infastidì mai.

Tammy si era preoccupata di tutto, ci trovò un servizio di berlina ed una stanza vicino alla loro nel motel dove sarebbero stati lei e Renzo. La sera della festa arrivò ed io, nel mio smoking, stavo aspettando che la berlina mi venisse a prendere.
Era tutto tranquillo da quando mia sorella Alice era stata spedita dai nonni. Sentii la porta di casa aprirsi e mio padre uscì bevendo una tazza di caffè.
“Nick. stai attento questa notte.”
“Ok, papà.”
“E se beve cerca di no ubriacarti troppo.”
“Papà, io non bevo.” Papà sembrò sorpreso.
“E’ una sorpresa.”
“Ma è così, ho provato ma non mi piace il gusto dell’alcol.”
“Bene, sono contento di sentirlo ma attento alle droghe.”
“Non ne faccio uso, papà. E non ho interesse a provarle.”
“Come ho fatto ad allevare un ragazzo così responsabile?”
Io alzai le spalle.
La berlina arrivò, io salutai papà e salii. La macchina partì e dopo qualche attimo si fermè davanti alla casa di Giacomo. Lui entrò e fortunatamente ero seduto perchè mi sarebbero cedute le ginocchia a vederlo così bello nel suo smoking. Quando fu seduto lo guardai nei suoi occhi di smeraldo, mi piegai e lo baciai. Avrei voluto non smettere mai di baciarlo disse: “Andiamo Avremo tempo più tardi.”

In breve arrivammo alla sala da ballo che era stata affittata per la festa. Quando entrammo nessuno ci prestò attenzione, poi sentimmo un grido. “Nick! Giacomo!” ci girammo e vedemmo Tammy che agitava la mano verso di noi. Ci avvicinammo e lei e Renzo ci abbracciarono.
“Avete votato per il re e la regina della festa?” Chiese lei.
“Sì. Non preoccuparti Tammy, hai nostro voto.”
“Bene.” Disse Tammy.
Chiacchierammo un po’ con loro poi andammo a ballare. Pochi fecero caso al fatto che Giacomo ed io ballassimo insieme un ballo romantico e lento. No sapevo se fosse perché tutti a scuola erano ormai abituati ad avere una coppia gay o per l’influenza di Tammy.
Ballammo per un paio di ore poi il preside salì sul palco e si dedette. “Ok è il momento di rivelare il re e la regina della festa 1998 che sono…” Il preside aprì la busta e lesse: “Il re e la regina della festa sono Nicola e Tammy!”
Rimasi seduto scioccato, ero stato eletto re della festa. Gli studenti avevano eletto re della festa un ragazzo gay. Guardai a Giacomo che mi stava sorridendo e sentii sul mio braccio la mano di Tammy che tentava di tirarmi in piedi. Mi alzai fra gli applausi. Salii sul palco dove il preside mise una corona sulla mia testa. Tammy fece un discorso e quando venne il mio turno riuscii a dire solo: “Grazie.”
“Ora è il momento che il re e la regina ballino.” Disse il preside.
Tammy ed io scendemmo in pista ed iniziò a suonare un romantico lento. Sentivo tutti gli occhi su di me. “Deve esserci stato un errore.” Dissi io.
“Come?” Disse Tammy.
“Renzo dovrebbe essere qui, non io.”
“Nick, tu hai vinto regolarissimamente, tu sei è piuttosto popolare. Se tu fossi etero potresti avere tutte le ragazze che vuoi. E tu hai dato a questa scuola qualche cosa che non ha mai avuto in tutta la sua storia.”
La guardai confuso. “Oh dai Nick. Hai vinto una gara di nuoto dando a questa scuola un titolo sportivo che non ha mai ottenuto.”
“Ma anche se non ci fossi stato io la scuola avrebbe vinto lo stesso, Renzo è arrivato secondo e se non ci fossi stato io avrebbe vinto.”
“Ma il suo tempo sarebbe stato sufficiente per guadagnare i punti per permettere alla scuola di vincere? Credici Nick, tu sei è il ragazzo più popolare della scuola, gay o no.”

Finito il ballo andai a sedermi vicino a Giacomo. Un ora più tardi la gente cominciò a lasciare la festa, noi due riprendemmo la berlina ed andammo alla stanza del motel che Tammy aveva prenotato. Facemmo una doccia ed una bella sessione di sesso sotto l’acqua calda, poi andammo sul letto e ci coccolammo.
“Nick.” Disse Giacomo. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo, Giacomo.”
“Non vedo l’ora di essere con te all’università. Lì forse potremo girare senza essere oggetto di attenzione.”
“Dovremo aspettare solo qualche mese.”
“Non penso che Tammy ci lascerà in pace quando saremo là dato che anche lei ci va.”
“Bene, sarà bello sapere che c’è almeno una persona che si conosce. E Renzo non sarà molto lontano.”
Restammo sdraiati insieme finché non ci addormentammo. Il diploma si avvicinava e Giacomo stava per incontrare i miei nonni.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 11)

Quando io andai a scuola il giorno seguente mi accorsi di occhiate strane degli altri studenti. Le ignorai e mi comportai come al solito. All’ora di pranzo Giacomo ed io ci sedemmo alla solita tavola. Mi accorsi che molti ci guardavano e bisbigliavano. Poi sentii un grido: “Guardateli!” Mi girai e vidi Alice che ci stava indicando. “Non sono disgustosi?!”
Tutti stavano guardando lei interrogativamente. “Quello che fanno in camera da letto non è naturale!”
“Signorina!” Gridò Andrea il mio allenatore di nuoto. “Non penso che quello che qualcuno fa nella sua camera siano affari di quelli che stanno in questo locale, ora gentilmente smetta di gridare e lasci che i suoi compagni finiscano il loro pranzo in pace.”
Tutta la sala mensa applaudì. Dopo pranzo sentii meno bisbigli e sguardi dagli studenti. Alcuni mi avvicinarono. Giacomo ed io decidemmo di non mentire più, se la gente non poteva sopportare che Giacomo ed io stessimo insieme, quello era un loro problema. Mi rivolsero domande come: “Tu e Giacomo state insieme?” “Tu e Giacomo siete veramente gay?” Le domande erano piuttosto importune, ma compresi che erano di curiosità piuttosto che la volontà di essere crudeli.

All’allenamento di nuoto non avvenne nulla di speciale, ci stavamo preparando per vincere il campionato. Io ero la stella dell’allenatore che dopo aver dichiarato finito l’allenamento mi disse: “Nick, dopo aver fatto la doccia ed esserti rivestito, vieni da me.”
Io accennai col capo e seguii gli altri nello spogliatoio. Vidi Io osservai Renzo borbottare tra di se, scivolai fuori dei miei speedo e mi feci la doccia. Poi ritornai al mio armadietto, mi vestii ed andai dall’allenatore: “Voleva vedermi?”
“Sì. Va tutto bene?”
“Sì. Non pottrebbe andare meglio, sono pronto per l’incontro di domani.”
“No, non parlavo della riunione ma di qualche cosa d’altro che sta succedendo. Tua sorella ha causato un vero caos in sala da pranzo oggi. Nessuno ha infastidito te e Giacomo, non è vero?”
“Mi hanno rivolto molte domande sul mio orientamento sessuale e sul fatto che io e Giacomo siamo o no una coppia ma nulla di veramente cattivo.”
“Bene. Ma per favore se qualcuno ti importuna fammelo sapere.”
“Ok.” Dissi io.

Andai a casa di Giacomo dove avrei passato la notte dato che i miei genitori stavano portando Alice dai miei nonni dove avrebbe dovuto stare finché il suo bambino non fosse nato. Cenammo coi genitori di Giacomo e poi passammo la sera guardando un film. Alla fine andammo in camera sua dove ci spogliammo; misi Giacomo a quattro zampe e spinsi il mio uccello nel suo buco caldo riempendolo del mio sperma.
Quindi lo feci sdraiare sulla schiena, lo succhiai e mi abbeverai del suo succo gustoso. Ci addormentammo uno nelle braccia dell’altro. Mi svegliai sabato mattina perchè Giacomo mi stava scuotendo.
Aprii gli occhi e gli sorrisi guardandolo nei suoi begli occhi: “E’ ora di svegliarsi, campione!” Disse.
“Non ho ancora vinto niente!”
“Comunque sei il mio campione.” Disse sorridendomi ed io gli sorrisi.
“Abbiamo tempo per una cosa fatta alla svelta?” Chiesi.
“Niente sesso adesso. Mamma ha preparato la colazione e dopo andremo in piscina per darti tempo di prepararti per la riunione. Non preoccuparti, più tardi faremo un sacco di sesso.”
Borbottai, uscii dal letto e mi vestii ed andai a fare colazione con Giacomo ed i suoi genitori.

Dopo la colazione presi la borsa con tutto il mio equipaggamento e la gettai sul sedile posteriore della macchina di Roberto con cui mi portarono alla piscina dove presi il bus che doveva portare tutta la squadra alla riunione. Fui uno dei primi a salire e mi misi a guardare fuori del finestrino, poi sentii una voce: “Ehi Nick, ti dispiace se mi siedo qui? ” Alzai lo sguardo e vidi Renzo.
“Fai pure.” Dissi.
Renzo si sedette. “Nick, mi spiace per quello che ho fatto nelle scorse settimane.”
“Penso che lo dovresti dire a Giacomo.”
“Lo farò. Io voglio.” Disse Renzo. “Alice mi teneva in ostaggio, ora spero di poter salvare la mia relazione con Tammy. Ho commesso un errore. Non ci sono scuse per quello che ho fatto.”
“Perché sei andato a letto con Alice?”
“Ero arrapato, non so come fu, non ce la facevo più ed improvvisamente mi resi conto che Alice ed io lo stavamo facendolo come conigli. Comunque come ho detto non ho scusanti per quello che ho fatto.”
“Comunque non devi preoccuparti, Alice non provocherà più guai, i miei genitori l’hanno spedita dai miei nonni.”
Renzo accennò col capo. “Lo ami?” chiese.
“Sì, io amo Giacomo.”
“Giacomo è stato sempre un po’ strano per me, non capivo perchè non avesse mai una ragazza. Io non potevo passare tutto il mio tempo solo con lui quando potevo avere una ragazza, così finii insieme a Tammy. Da quel momento Giacomo non sembrò più essere interessato ad uscire con me.”
“Era rimasto male, ecco perché.”
“Non capisco perché.”
“Immagina per un momento di essere single. E c’è una ragazza che veramente ti piace. Voi due cominciate ad uscire e cominci a sentire qualche cosa di più per lei, poi lei comincia ad uscire con un altro ragazzo.”
“Vuoi dire che Giacomo mi desiderava?”
“Sì. Giacomo era innamorato di te e rimase male quando tu ti mettesti con Tammy.” Sembrò che Renzo stesse per dire qualche cosa in sua difesa ma io proseguii. “Non è colpa tua perché non sapevi che Giacomo era gay o che lui voleva stare con te e per seconda cosa avere una ragazza è qualche cosa che la maggior parte dei ragazzi finiscono per avere. Solo immagina di essere innamorato di una ragazza, che lei finisca con un altro ragazzo e di non essere capace di dirle quello che senti. È doloroso, e per Giacomo fu un grande dolore quando tu cominciasti ad uscire con Tammy. Ecco perché lui si allontanò da te.”
“Non ho fatto apposta a fargli male.” Disse Renzo e vidi lo scintillio delle lacrime nei suoi occhi.
“Naturalmente, come ti ho detto tu non lo sapevi.”
“Cosa lo fece allontanare da me?”
“Venne ad una riunione di nuoto Sperando che in qualche modo tu ti rendessi conto dei suoi sentimenti per te. Fu quando mi vide, smise di fantasticare su di te e cominciò a fantasticare su di me. Fu per quello che cominciò ad uscire con Alice, per essere vicino a me. Poi trovò il coraggio per dirmi cosa sentiva per me e fu sorpreso di scoprire che io sentivo lo stesso per lui.”

“Ascolta Nick.” Disse Renzo asciugandosi le lacrime. “Non so cosa uscirà da questa prova di DNA per il bambino di Alice. Voglio solo che tu sappia che io amo Giacomo.” Tentai di sire qualche cosa ma Renzo continuò. “Non lo amo nel modo in cui lo ami tu, io l’amo come un fratello. Non potrei mai fargli male intenzionalmente; so che tu ed io non siamo mai stati amici ma voglio che Giacomo sia di nuovo parte della mia vita. Mi manca pazzamente. Non mi importa se è gay o sta con te, lo voglio di nuovo nella mia vita. Per favore Nick, io voglio di nuovo il mio amico, puoi aiutarmi?”
“Credo che Giacomo, i suoi genitori, ed i miei genitori stiano organizzando una festa a sorpresa per me dopo il meeting, naturalmente se vincerò. Sarà a casa di Giacomo, perché non vieni.”
“Me lo permetteresti?”
“Io penso che anche tu manchi a Giacomo e se posso fare qualsiasi cosa per renderlo felice, sono pronto a tutto, ed inoltre è possibile che tu ed io finiamo per diventare amici.”
“Ok. E Nick, tu vuoi che diventiamo amici?”
“Sicuro. Ti ho mai veramente odiato, Renzo e pensavo che forse un giorno o l’altro potevamo diventare amici.”
Allungai una mano e Renzo la strinse, poi continuammo a chiacchiere per il resto del viaggio. Quando arrivammo alla piscina dove si doveva tenere la riunione, andai negli spogliatoi, mi misi gli speedos ed entai in piscina. Alzai lo sguardo e vidi Giacomo, i suoi genitori ed i miei genitori seduti in prima fila. Mi sedetti sulla panca ed attesi il mio turno. Renzo era seduto di fianco a me e chiacchieravamo con me. Poi chiamarono il mio nome.

Salii sul blocco di partenza. Renzo era su quello successivo. Al fischio mi tuffai. Non ricordo di aver mai nuotato più velocemente. Il ruggito della folla era un’eco distante per me. Nuotai avanti ed indietro. Feci un’altra vasca e vidi che ero arrivato primo. Vidi Giacomo che saltava su e giù, iI miei genitori gridavano. Subito dopo di me Renzo arrivò secondo.
“Credo proprio che abbiamo portato punti alla nostra squadra.” Disse Renzo.
“Sì, penso che abbiamo fatto i migliori tempi della competizione.” Giacomo scese a bordo vasca e mi baciò davanti a tutti. Renzo era di fianco a me e disse: “Giacomo, Posso abbracciarti?” Poi vidi che Giacomo e Renzo si stavano abbracciando stretto. Quando si separarono Renzo disse: “Mi sei mancato, Nick mi ha raccontato cosa hai provato quando ho cominciato ad uscire con Tammy. Voglio che tu sappia che non volevo farti del male e che non ti farei mai del male intenzionalmente. Ti amo Giacomo, tu sei come un fratello per me e mi sei mancato.”
“È tutto ok, Renzo.” Disse Giacomo. “Ora è tutto ok. Più tardi vieni a casa mia, faremo una piccola festa per Nick, sarà anche la tua festa dato che sei arrivato secondo.”
“Ci sarò, posso portare Tammy?”
“Naturalmente, ora devo ritornare al mio posto, parleremo più tardi.”
Giacomo mi baciò di nuovo prima di tornare al suo posto e quando lo fece un fotografo ci riprese. Aspettammo la cerimonia di premiazione e mi fu consegnato il trofeo. Renzo era accanto a me e stringeva orgogliosamente il suo trofeo per il secondo posto.

Renzo ed io sedemmo ancora vicini durante il viaggio di ritorno, prima che salissi sulla macchina asa di cavalcata di autobus. Prima che io ottenni nella macchina di mio papà, Renzo ed io ci abbracciammo me diviso un abbracci. Arrivammo a casa di Giacomo ed appena entrai sentii gridare “Sorpresa!” Giacomo aveva invitato alcuni dei miei amici e Renzo si presentò con la sua ragazza. Mentre stava parlando con Giacomo, Renzo mi fece segno di avvicinarmi e disse: “Giacomo, non avevo capito i tuoi sentimenti per me, tutto quello che posso dire e che mi dispiace di averti provocato tanto dolore.”
“E’ tutto ok.” Disse Giacomo. “Se tu non ti fossi messo con Tammy io non mi sarei innanmorato di Nick. Alice ci ha provocato problemi, ma Nick mi rende felice ed io l’amo.”
“Anch’io ti amo.” Dissi a Giacomo.

Dopo un po’ gli ospiti cominciaroni ad andarsene, io mi offrii di aiutare i genitori di Giacomo a pulire ma loro non me lo permisero. Rimasi a dormire da Giacomo e prima di addormentarci facemmo del sesso bollente.
Risultò che Renzo non era il padre del bambino di Alice, ma il vero padre risultò essere un centrale della squadra di calcio che si fece avanti e si offrì di allevare il bambino. La ragazza di Renzo gli perdonò il tradimento. Le settimane passavano, la fine dell’anno si avvicinava e Giacomo ed io decidemmo di andare insieme alla festa di fine anno.

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Jack e Carlo (Prima parte)

Jack lanciò un’occhiata alle altre persone nell’ascensore ma non parlò con nessuno. Guardò il pavimento mentre faceva tintinnare le chiavi aspettando che l’ascensore giungesse al suo piano. Lui non guardava gli altri, ma gli altri lo guardavano sempre. Jack era uno splendido modello, non era estremamente alto, circa un metro e settantatre, ma il suoi capelli neri, la sua pelle senza difetti e gli occhi blu ed incredibili attiravano l’attenzione sia di ragazze che di ragazzi. Ma il diciannovenne Jack era ancora vergine anche se era difficile da credere. Da quando aveva sedici sapeva di essere gay, di essere più attirato dagli uomini che dalle donne. L’opinione degli altri su di lui non l’infastivano e non aveva problemi nel dire a tutti che era gay.
Sorrise mentre metteva la chiave nella serratura per aprire la porta del suo appartamento. Già poteva sentire la musica al massimo, dannazione l’avranno sentita anche tre piani sotto probabilmente. Aggrottò leggermente le ciglia, la musica heavy rock non era il suo genere ma voleva dire che Carlo era in casa. Carlo era il suo miglior amico. Si erano conosciuti solo a diciotto anni ma erano diventati amici fissi fin dall’inizio. Due anni quasi e non c’era niente che potesse rompere la loro amicizia. Condividevano un appartamento che per loro ammissione non era eccezionale ma era nondimeno il loro appartamento. Jack era venuto in città per frequentare l’università ed aveva finito per lavorare come fotografo. Carlo era venuto quando aveva 18 anni ma non era mai sembrato disposto a dire perchè aveva lasciato il suo paese.
“Carlo?” Jack dovette gridare per tentare di farsi sentire sopra la musica. “Carlo?” Gridò di nuovo quando non ricevette risposta. Jack sorrise tra di se e scosse la testa. Il suo amico sarebbe diventato un giorno o l’altro sordo se non abbassava la musica. Andò verso la camera da letto di Carlo e spinse la porta. Il suo amico era sdraiato scomposto sul letto, le coperte aggrovigliate intorno alle gambe. Jack si morse leggermente un labbro mentre si toglieva la camicia e si guardava intorno per cercare qualcosa di pulito da mettersi. Non gli piaceva portare i vestiti in cui aveva lavorato tutto il giorno.
Un paio di jeans neri e stretti abbracciavano le lunghe gambe muscolose di Carlo ed abbracciavano le sue anche magre. Non indossava t-shirt, sfoggiando il suo corpo impressionante. Un piccolo anello d’argento forava il suo capezzolo destro ed aveva molti tatuaggi. Il ragazzo si lamentò leggermente nel sonno e si spostò un poco. Girò la testa ed i lunghi capelli neri gli caddero dalla faccia rivelando le sue caratteristiche perfettamente definite, le piene labbra e gli zigomi che avrebbero potuto tagliare il vetro.
“Mhmm..” Borbottò Carlo, le sue labbra perfette si incurvarono in un sorriso. Jack carezzò delicatamente la guancia dell’amico e le palpebre di Carlo si aprirono, aveva occhi così belli, di un tale profondo marrone da essere quasi neri.
Sorrise sonnolento ed allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena. “Ciao baby, tutto bene al lavoro?” Jack non poteva fare a meno di sorridere quando Carlo lo chiamamava baby, gli piaceva essere chiamato baby. Ma Carlo e Jack erano solo amici. Amici intimi, come più non poteva essere possibile, ma ancora solo amici. Jack accennò col capo. “Sì, bene. Cosa hai fatto tutto il giorno?” Carlo alzò le spalle e fece roteare gli occhi. “Università. Giorno diverso, stessa merda.”
Si alzò a sedere e si coprì la bocca con la mano mentre sbadigliava. Jack lo guardò. “Hai visto Max oggi?” Chiese come casualmente. Max era il ragazzo di Carlo. Litigavano continuamente ma nonostante le discussioni ed i tradimenti sembrava veramente che si amassero. Faceva male a Jack, fin da quando l’aveva incontrato aveva sentito molto più per lui che non la sola amicizia ma sembrava ci fosse sempre qualche cosa che non gli permetteva di dirgli quello che effettivamente sentiva per lui, pensava che l’amico non fosse interessato a lui. Inoltre Carlo non era esattamente angelico, aveva avuto un gran numero di ex ragazze e ragazzi e ce n’era sempre abbondanza, più di quanti ne volesse e Jack non voleva essere solo uno della lista, lui gli voleva troppo bene.
“No, ma verrà più tardi.” Rispose sorridendogli, poi lo guardò e sporse le labbra. “Ehi, neanche un abbraccio?” Jack rise piano e si avvicinò per abbracciare l’amico. Carlo sorrise sfacciatamente, lo afferrò per la vita e lo tirò sul letto accoccolandoglisi accanto. Jack si morse le labbra, non voleva che l’amico comprendesse quanto gli piaceva averlo così vicino. L’amico chiuse di nuovo gli occhi appoggiandogli la testa sul torace, poteva sentire le sue lunghe ciglia battere contro la pelle nuda e sentiva che gli stava diventando duro. Si appoggiò indietro contro il muro costringendosi a non pensare a quello che voleva in quel momento. Voleva disperatamente tirare Carlo a se e baciare quelli labbra perfette, voleva sentire la liscia pelle di seta del suo amico pigiata contro la sua…
“Jack?” la voce di Carlo interruppe i suoi pensieri e probabilmente era meglio. “Sì?” Rispose. “Io ti amo, lo sai.” Borbottò Carlo. Jack sentì le labbra di Carlo strisciare contro il suo torace mentre parlava. La sensazione era troppa e Jack si alzò rapidamente dal letto. “Anch’io ti amo.” Rispose rapidamente. “Tutto ok?” Chiese Carlo guardandolo con preoccupazione. “Sì, sto bene, sì.” Mormorò Jack evitando di incontrare il suo sguardo. “Allora uscirai stasera?” Chiese sempre senza guardarlo negli occhi.
Carlo sorrise furbescamente e gli fece l’occhiolino allegramente. “Penso che potremmo stare qui se capisci quello che voglio dire.” Rise piano e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto. Il CD giunse alla fine e smise di suonare facendo sembrare l’appartamento molto più quieto, più vuoto. Una bussata alla porta ruppe il silenzio e Carlo sorrise perché sapeva di chi si trattava, poi andò ad aprire.
Prima che raggiungesse la porta l’amico di Carlo gridò dall’altro lato: “Carlo, devo stare qui fuori tutta la sera o vieni ad aprire?” Carlo aprì la porta, Max gli sorrise e lo spinse delicatamente contro il muro, chinandosi per baciargli leggermente le labbra: “Ciao.” Mormorò.
Max era lievemente più alto di Carlo, con un corpo ben fatto e la pelle leggermente abbronzata, i capelli erano marrone scuro ma se li tingeva frequentemente di tutti i generi di colori, quel giorno non era un’eccezione. I capelli lucenti erano rigati di un brillante rosa che metteva ancora più in risalto gli occhi grigio ardesia. Indossava un paio di jeans larghi e laceri abbassati sulle anche ed una felpa grigia con cappuccio. Per quello che poteva vedere Carlo, non portava camicia.
Fece scivolare le braccia intorno alla vita di Carlo e lo tenne pigiato contro il muro approfondendo il bacio, mentre carezzava con la punta della lingua il suo labbro inferiore. Il ragazzo aprì volentieri le labbra e si lamentò quando sentì la lingua dell’amico scivolare nella sua bocca. Max sorrise furbescamente, sapeva precisamente come Carlo voleva essere baciato e non esitò nel dargli ciò che voleva. La lingua strofinò lentamente contro Carlo e gli morse un labbro. Un brivido scese lungo la spina dorsale del ragazzo che pigiò il suo corpo ulteriormente contro l’amico, la sua pelle stava cominciando a formicolare in attesa.
Non notarono che Jack era passato nell’atrio ed aveva lasciato l’appartamento chiudendosi la porta dietro le spalle.
Improvvisamente Max si tolse e sorridendo col suo sorriso sfacciato “Così cosa vuoi fare stasera?” Chiese innocentemente girandosi per andare in soggiorno. Carlo non rispose immediatamente restando incollato al muro. Seguì Max e si mise di fronte a lui guardandolo negli occhi. “Lo sai benissimo quello che voglio fare.” Disse piano aspettandone la reazione. “No, perché non me lo dici baby?” Chiese l’altro anche se sapeva quello che voleva dire. “E’ tutto il giorno che penso a te, ieri non ti ho visto, sono fottutamente eccitato ed adesso tutto quello a cui posso pensare è di portarti in quella camera da letto e fotterti alla morte.” Rispose Carlo calmo, non sorrise o arrossì, solo disse semplicemente quello che stava pensando.
A sentirlo parlare così Max si accese e gli afferrò la mano trascinandolo verso la camera da letto, si chinò a baciargli il collo, il cavo della gola per salire alla linea della mascella. Carlo frignò e le sue dita tremavano mentre armeggiava con la zip della felpa dell’amico. Dopo un po’ riuscì ad aprirla e gliela fece scivolare sulle spalle; gli carezzò le braccia mentre ammirava i muscoli che sentiva sotto la pelle.
Ancora una volta Max lo spinse contro il muro e gli sfibbiò abilmente la cintura con una mano. Un lamento scappò dalle labbra dell’amico ed il suo respiro divenne più veloce, aveva dannatamente bisogno di Max. La stoffa dei jeans stretti era dolorosa contro la sua erezione. Le labbra di Max lasciarono il suo collo ed alzò lo sguardo. “Cosa vuoi, baby?” Chiese piano, le sue labbra ad appena due centimetri da Carlo che borbottò incoerentemente qualche cosa e Max alzò un sopracciglio, le sue dita giocavano col capezzolo forato di Carlo. “Ho detto che voglio che tu mi succhi.” Parlò forte questa volta ma Max scosse la testa, guardandolo ancora con espressione indagatrice. “Voglio le tue labbra calde, bagnate che scivolano su e giù sul mio cazzo… Dannazione Max, sono così duro e ne ho veramente bisogno, per favore…” la voce sfumò e lui guardò implorante il suo amico. Max non disse niente e si inginocchiò trascinando in basso i jeans stretti di Carlo; sorrise vedendo che non indossava mutande. Carlo si morse il labbro inferiore e si appoggiò al muro per evitare che il suo corpo tremasse troppo nell’attesa. L’amico chiuse gli occhi per un secondo, il profumo di Carlo era così buono da fargli sentire la testa leggera. “Max per favore…” bisbigliò Carlo, non poteva aspettare più a lungo. A Max piaceva quando Carlo lo implorava e questo gli fece diventare l’uccello ancora più duro. Leccò lentamente la testa del cazzo, sentirlo gemere di piacere gli fece aumentare il desiderio di lui e cominciò lentamente a succhiare la testa strisciandogli sopra la lingua ruvida. Dopo un minuto fece scivolare le calde labbra bagnate giù su tutti i grossi 20 centimetri del suo ragazzo e li prese profondamente in gola. Carlo gridò in estasi, Max era così bravo a succhiare il cazzo e riusciva sempre a farlo venire. Max continuò a far scivolare le labbra su e giù sull’asta pulsante. “Max, sto per sborrare…” Gemette Carlo mettendogli le mani sulle spalle, afferrandolo più strettamente mentre il piacere diveniva ancora più intenso.
Max si tolse e calciò via i jeans rimanendo nudo anche lui. “No Max, no, non puoi fermarti!” Protestò Carlo, era così vicino e si sentì indifeso quando l’amico smise di succhiarlo. “Io posso fare quello che mi piace…” disse Max, gli piaceva stuzzicarlo, lo faceva eccitare ancora di più. “Inculami, voglio sentire il tuo grosso uccello duro nel mio sedere, per favore, baby, non lasciarmi così…” disse ansante Carlo.
Nello stesso momento Jack metteva la chiave nella serratura e rientrava nell’appartamento. Passò davanti alla camera da letto di Carlo per andare verso la sua. Si fermò quando sentì la voce di Carlo, strinse i pugni, odiando il fatto che un altro ragazzo potesse fare gridare così di piacere il suo amico. Sbattè furiosamente la porta del bagno, aprì l’acqua della doccia e si strappò i vestiti di dosso.
Max afferrò Carlo per la vita e lo piegò sull’orlo del letto; gli si mise dietro e fece correre un dito nella fessura tra quelle due natiche perfette. “Non farmi aspettare cazzo!” sibilò Carlo, non poteva res****re più a lungo, aveva bisogno che lo inculasse. Max spinse tutti i suoi 22 centimetri nel sedere caldo e stretto di Carlo che gridò per il dolore che lo lacerava e strinse le lenzuola nei pugni. Ma Max non rallentò, spinse più profondamente dentro di lui inculandolo più forte e più velocemente che poteva. “Dio Carlo, il tuo sedere è così dannatamente stretto!” grugnì. Carlo non poteva rispondere, la sua bocca era spalancata ed ansava per la sensazione del suo ragazzo che lo riempiva immergendo e togliendo il cazzo dal suo buco. “Ohhh cazzo! Non posso res****re di più, vengo baby.” anelò Carlo. Max continuava a spingere profondamente dentro di lui e gli baciava la nuca. La gentilezza del bacio unita all’inculata incredibile lo portarono al limite e gridò mentre veniva con forza. Il suo amico si unì a lui pochi momenti dopo, gli spruzzi del suo caldo sperma furono sparati profonfamente nel culo di Carlo che tremò in tutto il corpo.
Max rotolò via sdraiandosi sul letto, tirò l’amico nelle sue braccia e lo baciò delicatamente sulle labbra. “Sei stato onestamente la miglior inculata che abbia mai avuto.” Mormorò contro le labbra del ragazzo. Carlo sorrise e tracciò con la punta delle dita il torace di Max. “Maxxie?” Chiese allegramente. “Cosa c’è?” “Stavo chiedendomi… Quale è la tua ultima fantasia?” Max rise piano. “Perchè lo vuoi sapere, carino?” Disse alzando un sopracciglio mentre lo guardava.

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Ho rubato la ragazza a mia sorella (Parte 1)

Sono passati anni da quando Giacomo ed io abbiamo lasciato le nostre famiglie. Creai una vera agitazione nella nostra cittadina conservatrice. Mentre le nostre famiglie non rifiutarono il fatto, capinno che a causa della nostra sessualità noi non avremmo più potuto vivere in quella città. Era stato divertente vedere l’espressione sulla faccia di quella puttana di mia sorella quando Giacomo le disse che l’aveva scaricata per stare con me.

Erano i tardi anni novanta, la piccola città nella quale vivevo era totalmente cattolica e conservatrice. Era stato difficile quando arrivato alla pubertà cominciai a guardare i ragazzi invece delle ragazze. Io mi masturbavoi pensando agli eccitanti ragazzi della scuola e mi sentivo colpevole. Ero assolutamente il ragazzo medio, circa un metro e settanta, capelli ed occhi castani e mi tenevo in buona forma dato che facevo parte della squadra di nuoto del mio quartiere; ero quel tipo di ragazzo che ragazze notano.

Alle elementari ero un anno avanti e perciò ero alla pari di mia sorella che aveva un anno di più. Mia sorella ed io non andavamo molto d’accordo, Alice era una cagna puro e semplice. I miei genitori allora non lo capivano ma ora lo sanno. Ero all’ultimo anno quando Alice portò a casa Giacomo ed il mio cazzo per poco non sparò nei miei pantaloni. Giacomo era un giocatore di calcio, alti più di un metro e ottanta, capelli scuri ed occhi di un bel verde smeraldo, al solo guardarlo il mio cuore si fuse. Giacomo era un gran bel ragazzo ed io non riuscivo a capire cosa trovava in una cagna come Alice.

Successivamente Giacomo sembrò voler passare più tempo con me che con Alice, veniva a casa ed andavamo in giro insieme. Andavamo al cinema, a giocare a bowling, a mini golf. Lui veniva a vedere le mie gare di nuoto. I miei genitori ci venivano ma Alice non l’aveva mai fatto e Giacomo stava seduto con loro a fare il tifo per me.

I tempo passato con Giacomo l’attrazione per lui andò oltre la semplice attrazione fisica. Lo volevo romanticamente, volevo stare con lui e solamente con lui. Quando arrivava, mi vedeva, mi salutava con una carezza sulla schiena mi faceva sentire troppo bene, e ancora meglio se mi dava un grande abbraccio. Quando mi circondava con le sue braccia, mi cedevano le ginocchia e mi sentivo uno strano buco nello stomaco. Lo volevo dannatamente.

Era aprile ed eravamo in vista del diploma. Alice stava passando il fine settimana con un’amica ed i suoi genitori. I miei genitori erano fuori città per il fine settimana per un evento del lavoro di mio padre. Giacomo lo sapeva, chiese se lui poteva stare da me per il fine settimana ed i miei genitori dissero che andava bene.

I miei genitori partirono venerdì. Mia madre lasciò il numero dell’albergo in cui sarebbero stati nel caso avessi avuto bisogno di qualche cosa. Poco dopo che se ne furono andati Giacomo arrivò, Guardammo un paio di film ed ordinammo una pizza per cenaì. Dopo cena Giacomo eravamo seduti sul pavimento del soggiorno un di fronte all’altro, quando improvvisamente lui parlò di Alice.

“Penso che la scaricherò.”
Nessuna sorpresa là e se le dicerie erano vere Alice se la stava spassando.
“Perché la scaricherai? ” Chiesi non volendo lasciar cadere la cosa.
“Lei vuole solo sesso da me ed io non ho voglia di darglielo. Se solo sapesse!”
“Se solo sapesse cosa?”
“Nick, posso fidarmi di te? Ho un grande segreto che ho bisogno di dire a qualcuno perché non posso tenerlo più a lungo.”
“Chiaramente puoi, cos’è?”

Giacomo cominciò a piangere, le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance facendogli brillare ancora di più gli occhi verdi. “Ho cominciato ad uscire con Alice perché c’è qualcun’altro che mi piace e pensavo che uscendo con lei avrei potuto stare vicino a quella persona, e quindi l’ho fatto. Ho conosciuto meglio quella persona e penso che probabilmente me ne sono innamorato.”
“Giacomo non c’è niente di sbagliato. Dille quello che senti.”
“Non è una ragazza. Non è una ragazza. Non mi sono mai piaciute sessualmente ragazze. Io sono gay e non so cosa dirà se gli dico che l’amo.”

Giacomo era gay? Nella mia testa si formò improvvisamente un’immagine, che Giacomo fosse il mio boyfriend, di noi due che andavamo da qualche parte insieme a vivere felici e contenti. Spinsi via quei pensieri, misi una mano sulle spalle di Giacomo, lo tirai a me e lo tenni stretto. Lui continuò a piangere sul mio torace. Io volevo sapesse che andava tutto bene, che ero ancora suo amico, che gli volevo bene, che potevo capire il suo dolore. Il mio cuore si stava spezzando nel vederlo così.

“Giacomo, non lo dirò a nessuno.” Dissi. “Ma chi è il ragazzo di cui sei innamorato?”
“Prometti di non incazzarti?”
“Promesso.”
“Sei tu Nick.”
Non posso descrivere la sensazione che ebbi sentendo che Giacomo, il ragazzo con cui da tanto avrei voluto essere, era innamorato di me. Il mio cuore correva. Le mie braccia lo strinsero ancora più strettamente. Feci correre le dita tra i suoi capelli. Ora tutto aveva senso, ecco perché Giacomo passò più tempo con me che con Alice. Perché veniva sempre alle mie gare di nuoto ed i suoi abbracci.

“Non sei arrabbiato?” Chiese vedendo che non lo allontanavo da me e non gli gridavo di lasciare la mia casa.
“No Giacomo, non lo sono. Non posso essere arrabbiato con te per essere innamorato di me. Io non posso essere arrabbiato perché anch’io sono innamorato di te.”
Giacomo si sedette e mi guardò diritto negli occhi, non disse niente per un secondo. “Anche tu sei innamorato di me?”
“Sì. Anch’io sono gay. Quando Alice ti ha portò a mi sono sentito attratto da te, dapprima pensai che non era nulla, che non fosse niente di più di quello che sentivo per gli altri ragazzi della scuola, ma divenne molto di più quando cominciasti a passare tutto quel tempo con me. Tu non sa quello che voleva dire per me vederti a tutte le mie gare di nuoto. Tu non hai idea di come mi fai sentire quando mi abbracci. Giacomo io ti ho desiderato più di qualsiasi altra cosa nella mia vita.”
Giacomo riprese a piangere. “Oh Nick. Non sai cosa vuole dire per me. Sapere che anche tu mi ami .”
Si precipitò di nuovo nelle mie braccia ed io lo tenni così per un po’, poi gli alzai il mento e lo fissai nei suoi begli occhi. Mi chinai e lo baciai. Fu un lungo bacio sensuale. Quando interrompemmo il bacio Giacomo mi sorrise. Ci baciammo di nuovo e restammo così, poi ci alzammo, andammo in camera, ci sdraiammo sul letto e restammo così per un po’.
Cominciammo a toglierci i vestiti e quando fummo nudi guardammo i nostri corpi. Il corpo di Giacomo era bello, il torace liscio e la piccola striscia che conduceva ai peli pubici, il suo cazzo sull’attenti. Strofinammo insieme i nostri uccelli e prima che ce ne rendessimo conto, avevamo preso in bocca il pene dell’altro.

Dopo un po’ Giacomo smise di succhiare e disse. “Nick puoi mettermelo dentro?”
“Posso andare nella stanza di Alice e vedo se ha dei preservativi. E avremo bisogno di qualche cosa per lubrificare.”
“Nick, io sono vergine.”
“Anch’io lo sono, Giacomo.”
“Allora non avremo bisogno di preservativi, non dobbiamo preoccuparci di malattie contagiose.”
“Ok, allora il lubrificante, torno subito.”

Andai in bagno e trovai della vasellina; tornai nella mia stanza e feci sdraiare Giacomo su di un fianco. Cominciai a lubrificargli il sedere di Giacomo e ne misi un po’ su di me. Inserii un dito nel suo buco per allentarlo. Lo sentii lamentarsi un po’. Appoggiai il cazzo al suo buco e spinsi. Era così bello e caldo e stretto. Giacomo si lamentò e disse: “Per favore mettimelo dentro Nick.”
“Ok Giacomo.” Dissi e cominciai a muovermi lentamente dentro di lui. Lo sentii lamentarsi, cominciai ad andare a tutta velocità e Giacomo non protestò. Mi mossi sempre più velocemente e Giacomo continuò a lamentarsi. Gli girai la testa e lo baciai mentre continuavo a fare l’amore con lui. Prima che me ne rendessi conto stavo sborrando dentro di lui.

Dopo essere venuto mi estrassi e Giacomo si sdraiò sulla schiena. Il suo cazzo era ancora duro, mi chinai e glielo succhiai. Giacomo eruttò sperma nella mia bocca. Il gusto era buono da morire, era caldo e dolce, era il sapore di Giacomo. Dopo aver bevuto la sua sborra mi sdraiai accanto a lui e tirai le coperte su di noi. Ci sorridemmo l’un l’altro e ci guardammo l’un l’altro negli occhi. Ci baciammo ripetutamente e ci addormentammo nelle braccia dell’altro.
Sarebbe stato un bel fine settimana.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 7)

Mi svegliai domenica mattina con Giacomo sul mio grembo. Il mio cazzo era duro e Giacomo stava strofinandolo contro il suo. Stavo passando il fine settimana con Giacomo a casa sua ed i suoi genitori erano andati a trovare i suoi nonni dato che la nonna doveva essere operata, avevamo la casa tutta per noi, soli ed innamorati, voleva dire che stavamo per passare il giorno a letto.

Giacomo prese il lubrificante e lo usò sul mio cazzo ed il suo buco, poi fece scivolare il buco giù intorno al mio uccello. Quando entrai in lui sentii la bella, calda sensazione familiare e vidi l’espressione di piacere sulla sua faccia. Lui cominciò a muoversi sul mio pene, io mi alzai a sedere, lo baciai, lo misi sulla schiena e sbattei dentro lui più duramente e più velocemente. Giacomo si lamentava rumorosamente quando non avevo la mia bocca sulla sua. Sentii qualche cosa di caldo colpirmi il torace, Giacomo mi aveva sborrato addosso. Ne presi un po’, lo leccai e gliene diedi da leccare mentre continuavo a spingere nel suo culo. Sentii il mio cazzo contrarsi ed esplosi nel suo sedere.

Quando ebbi finito mi sdraiai sulla schiena, tirai Giacomo nelle mie braccia e rimanemmo così fuori del tempo. Quando interrompemmo il nostro bacio lo guardai nei begli occhi verdi, ricordai di quando mia sorella l’aveva portato a casa e di come subito avevo desiderato questo momento. Giacomo mi aveva confessato che era stato con Alice per essere vicino a me. Ma come mi aveva notato Giacomo? Prima che cominciasse ad uscire con Alice lui non era niente più che una delle tante facce a scuola per me. Lui era un giocatore di calcio ma io, onestamente, non avevo molto a che fare con i componenti di quella squadra. Come per altri calciatori è probabile che mi chiedessi come doveva essere nudo o una piccola attrazione per lui ma nulla di più. Nulla finché Alice non cominciò ad uscire con lui, in quel momentodivenne molto di più per me.
“Giacomo.” Chiesi. “Come mi vedevi prima?”
“Cosa intendi?”
“Ho avuto l’impressione che tu non mi abbia notato veramente finché non hai cominciato ad uscire con Alice. Allora come mi vedevi?”
“È perché ero innamorato di Renzo.” Non capivo cosa volesse dire, Renzo era nella squadra di nuoto con me. Un concorrente quindi, anche perché Renzo sembrava essere sempre in competizione con me per qualche ragione.
“Cosa?”
Giacomo si appoggiò ad un gomito guardando in giù dato che la mia testa era appoggiata ai cuscini. “Renzo ed io siamo stati grandi amici fin dalle elementare. Con la pubertà ho cominciato a guardare i ragazzi e le non ragazze e mi sono innamorato di lui. Un anno fa avrei voluto confessarglielo ma avevo paura di quello che avrebbe potuto accadere alla nostra amicizia se l’avessi fatto. Beh come sai su un anno fa Renzo ha cominciato ad uscire con Sara. Non puoi immaginare come questo mi fece sentire. Ero innamorato e questo mi spezzava il cuore, volevo trovare un modo di convincere Renzo che io ero meglio di Sara per lui. Una sera in cui c’era una riunione di nuoto, ci sono andato. Ero seduto sulle tribune ad aspettare il turno di Renzo. Quando toccò a te ti vidi sul blocco vicino a lui. Cercai nell’elenco il tuo nome e con mia sorpresa visi che eri il ragazzo di cui Renzo sparlava sempre dicendo che cercavi sempre di metterti in mostra sia nelle gare che negli allenamenti.
Io risi. “Renzo è sempre in competizione con me. Non so perché. Credo che abbia difficoltà ad ammettere di essere secondo anche se lo è.”
Giacomo soffocò una risata. “Comunque c’era qualche cosa in te che mi eccitava. Ti volevo dannatamente. Quando sono tornato a casa quella sera ho guardato sull’annuario per vedere se era possibile contattarti. Quando vidi la tua foto pensai che avevi un viso proprio bello. Guardai anche la foto della squadra di nuoto nell’annuario e decisi che dovevo scoprire tutto quello che potevo di te. Non sapevo se avevi fratelli a scuola o se eri coinvolto in qualche cosa d’altro oltre al nuoto. Per fortuna un giorno Alice era assente e tu venisti dal professore a chiedere i compiti per tua sorella che aveva dovuto andare dal dentista.” Me lo ricordavo, Alice aveva dovuto andare a farsi togliere un dente che gli faceva male e mia madre doveva accompagnarla. “Mi ricordo che guardasti verso di me. Per fortuna ero seduto perché quando mi guardasti le mie gambe divennero di gelatina.”
Mi ricordavo quel giorno, e mi ricordavo di Giacomo. Lui continuò. “Capii che avevi una sorella. Pensai che uscendo con lei avrei potuto incontrare anche la sua famiglia. Ricorda la prima volta che venni a casa tua?”
“Sì.” Dissi. “Venisti a cercare Alice, ma lei non era in casa.”
“Lo sapevo che non c’era, io volevo vedere te.”
La mano di Giacomo era sul mio torace, il suo pollice si spostava sul mio capezzolo. “Ti amo Nick, sono così felice di stare con te.”
“Anchio ti amo, Giacomo” Ci chinammo a baciarci e quando interrompemmo il bacio chiesi. “Esci ancora con Renzo?”
“No, chiacchieriamo qualche volta, ma ora Sara è il suo mondo.”
“Mi spiace, Renzo può essere un po’ stupido.”
“Lo so.”

Giacomo ed io passammo la maggior parte della mattina e del pomeriggio a fare sesso. Verso sera facemmo una bella doccia bollente. A Giacomo piacque quando lo inculai nella doccia ed io ero particolarmente eccitato per il bel corpo bagnato del mio Giacomo. Stavo pensando di dargli lezioni di nuoto e magari fare sesso in piscina. Dopo la doccia ci asciugammo e ci vestimmo. I genitori di Giacomo stavano per tornare ed io dovevo ritornare a casa.

Gli diedi il bacio della buona notte prima di andare via. Non sapevamo ancora che Alice aveva un alleato dalla sua parte contro Giacomo, il suo vecchio amico Renzo.

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Jack e Carlo (Ottava parte)

Carlo ritornò in camera con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Aprì il guardaroba e prese un paio di boxer, poi notò Jack che sedeva accoccolato sul letto. “Jack? Tutto bene?” Chiese sedendosi sull’orlo del letto. Poi aggrottò le ciglia leggermente confuso; Jack dieci minuti prima stava benissimo.
Jack alzò lentamente il viso, le lacrime brillavano sulle sue guance. “Come hai potuto farmelo, Carlo? Come hai potuto farmelo dopo tutto quello che hai detto?” la sua voce era rauca ed appena più di un bisbiglio.
“Come ho potuto fare cosa? Non potrei farti niente di male Jack, Jack…” Rispose Carlo lentamente mordendosi l’orlo di un labbro come faceva sempre quando era nervoso. Non disse nient’altro ed aspettò che Jack parlasse ma poteva indovinare quello che lo stava sconvolgendo.
“Non mentirmi!” Urlò Jack adirato a pugni stretti. “Max ha appena telefonato, voleva che tu sapessi che ieri è stato grande. Vuoi dirmi cosa c’era di così grande, Carlo?” L’ultima parte era sarcastica ed alzò le sopracciglia per guardare la reazione di Carlo.
Per una volta Carlo non trovò le parole. “Baby, io…”
”No, tu sai Carlo, solo… solo non vuoi!” Lo fermò Jack bruscamente e spinse indietro le coperte alzandosi di fronte a lui. “Tu non l’hai lasciato e mi hai fottuto?” Jack strinse di nuovo i pugni e tentò di tenere ferme le gambe che tremavano. “Tu stai ingannando Max e stai ingannando me!” Strinse i pugni più forte e morse l’interno del labbro per tentare di fermare le lacrime che sentiva salire agli occhi.
“Per favore Jack, lasciami spiegare!” Carlo fece un passo verso di lui e mise una mano sulla sua spalla. Jack si ritirò quando lo toccò indietreggiando. Carlo sapeva di meritarsi questa reazione ma questo non fermò l’orribile sensazione di dolore. Non poteva perdere Jack, non poteva. Lui non era solo un altro ragazzo col quale aveva dormito, Jack era il suo miglior amico ed il ragazzo di cui era innamorato cotto, non poteva permettergli di andarsene. “Jack per favore, ascoltami, ok?” Il tono di Carlo divenne più disperato ma tentò di toccarlo di nuovo, non voleva essere respinto ancora.
Jack scosse rigidamente la testa, incapace di incontrare gli occhi dell’amico. “Io non voglio che tu spieghi.” Il suo tono era stranamente piatto come se stesse tentando di nascondere l’emozione nella voce. “Tu non puoi amarmi Carlo. Non avresti potuto fare questo a qualcuno che ami.” Carlo aprì la bocca per dirgli che non era vero ma lui non gli permise di parlare. “Pensavo che tu credessi a quello che dicevi, io ti ho dato tutto Carlo…” la voce di Jack era scossa anche se stava tentando con incredibile forza di tenerla ferma. Semplicemente non poteva credere che il suo miglior amico gli avesse fatto quello. Sapeva che non era precisamente un santo ma non lo pensava capace di fare tanto male.
“Jack, baby, io credo a quello che ti ho detto e ti amo!” Carlo mise una mano sulla sua spalla, i suoi occhi si accesero. “Volevo separarmi da Max ma non ho potuto. So che non l’avrei dovuto fare ma…” la sua voce si abbassò come se non riuscisse a pensare come finire la frase. Jack non rispose ed il suo silenzio gli fece sobbalzare il cuore, forse c’era un’opportunità che Jack capisse dopo tutto. Si avvicinò di un piccolo passo, una mano ancora leggermente posata sulla spalla dell’amico.
Si avvicinò un po’ e le sue labbra erano a pochi centimetri da Jack mentre parlava. “Max non è niente per me a tuo confronto. Ho commesso un errore e mi dispiace molto… Per favore…” e si morse l’angolo del labbro, aspettando ansiosamente la reazione. Il cuore stava correndo nel suo torace ed ogni secondo di silenzio dell’altro lo rendeva più nervoso. Ma sapeva che anche se Jack era ancora adirato, e ne aveva il diritto, non gli avrebbe permesso di andarsene senza lottare.
Jack inspirò lentamente prima di parlare. La sensazione del caldo alito di Carlo che gli carezzava la faccia ed il suo modo di guardarlo negli occhi gli faceva letteralmente cedere le ginocchia. “Mi hai fatto male!” Fu tutto quello che riuscì a bisbigliare. Jack poteva vedere il dolore negli occhi del ragazzo e questo fece in modo che si chiedesse se Carlo stesse dicendo la verità e se amava lui, non Max.
“Io non posso perderti Jack, io non posso perderti.” Bisbigliò Carlo, i suoi scuri occhi marroni si riempirono di lacrime, battè le palpebre, le lacrime gocciolarono lungo le guance e brillarono sulle sue ciglia. Carlo soffriva, non aveva voluto fargli male e non poteva immaginare la sua vita senza di lui. Quando Jack vide le lacrime che correvano silenziosamente dagli occhi di Carlo, si rese conto che quella era la prima volta che vedeva il suo amico piangere. Il fantasma di un sorriso apparve lentamente sulle sue labbra, si avvicinò e strisciò le labbra contro la guancia dell’amico baciando via le lacrime.
“Io non voglio perderti.” disse piano. Nessun dubbio che gli avesse fatto male, ma non voleva ancora perderlo, probabilmente era la persona più importante della sua vita e non voleva che questo cambiasse.
Quando Jack disse quella piccola frase, Carlo non esitò per uno secondo e gli gettò le braccia al collo abbracciandolo forte, sorrise ed emise un sospiro di sollievo. “Non te ne pentiriai, prometto.” Gli mormorò in un orecchio aggrappandosi a lui.
Jack non poté fare a meno di sorridere mentre lo stringeva nelle sue braccia, anche se stava ancora soffrendo per quello che gli aveva fatto. “Ti amo troppo, baby.” Disse piano Carlo tirandosi indietro un po’ per guardarlo. “Lo so e ti giuro che non ti deluderò un’altra volta.”
Jack gli credette. “Anch’io ti amo.” Sorrise e gli baciò leggermente le labbra. La sua bocca era calda e morbida e Jack emise un sospiro felice circondando la vita dell’amico con le sue braccia.
“Jack?” mormorò Carlo interrompendo il bacio. Jack lo guardò interrogativamente. “Vorresti… Io, um.. Merda, non sono bravo in questo genere di cose ma, …vorresti essere il mio ragazzo?” Chiese goffamente con un timido sorriso sul viso.
Jack accennò col capo e gli baciò di nuovo leggermente le labbra. “Certamente.” Mormorò, dando un altro delicato bacio sulle labbra al suo miglior amico, no, al suo ragazzo. Carlo sorrise rispondendo al bacio mentre gli faceva scivolare le braccia intorno al collo. Si sentì per un momento a disagio pensando a Max ma sapeva che era con Jack che voleva veramente stare. Avrebbe dovuto finire ufficialmente con Max ma non volle dirlo a Jack in quel momento, non dopo quello che era appena successo.
Le tende della camera da letto erano ancora chiuse e la stanza era piuttosto scura, anche se fuori era chiaro. Carlo spinse delicatamente indietro Jack mentre lo baciava e caddero sul letto. Jack rise e Carlo interruppe il bacio per vederlo sorridere. Amava sapere che lo stava facendo felice e gli spiaceva di averlo addolorato; non avrebbe mai detto o fatto qualcosa che facesse sentire di nuovo così il suo ragazzo.

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L vacanza parte 3

Mi sveglio verso mezzogiorno, so che sarà un giorno impegnativo, ed inizio i preparativi. L’hotel mi recapito una lettera da parte di Nico: “passiamo a prenderti alle 8 troietta, fatti trovare pronta e carina, prima del tuo ritorno a casa, vogliamo averti ancora nostra”; ci sono alcune foto dentro, ci sono loro tre in piedi, con me distesa sul pavimento senza sensi, e il buchetto dilatato, che “vomita” il loro seme..
“oh dio” penso, allora è vero, hanno continuato due sere prima, nonostante non fossi più in me, hanno continuato a scoparmi, come fossi una dannata bambola. Ma chi ha s**ttato quella foto? La mia domanda riceve subito risposta, capita tra le mie mani l’ultima foto, dove si vede un uomo di colore, mentre mi sta penetrando, ed il mio viso in una smorfia, impossibile ricordare se di piacere o di dolore. Sono le 2 di pomeriggio, non so che fare, ma cosi mando giù un po del prosecco disponibile nella mia camera e mi decido: farò questa cazzata, prima di ripartire.
Passo il pomeriggio a preparare il mio corpo, aggiustando ogni piccolo particolare, li voglio.
8 meno 5 io pronta, abito lungo stavolta, spacco raso coscia, calze con reggicalze lievemente visibile, trucco azzurro/verde, mi guardo allo specchio e mi piaccio, e poi quelle scarpe, mai messe prima, chiuse ma con lieve apertura sul davanti, tacco 15, e aperte sul tallone con fascia sulla caviglia. Bussano alla porta, “chi è” chiedo, “Sebastian” dice lui.
Apro lui mi guarda, entra in camera, mi sta mangiando con gli occhi, “sei davvero magnifica” mi dice, mentre si avvicina; con un abbraccio passa dietro la mia schiena e portandomi a lui mi bacia, poi mi sussurra “andiamo che è tardi”, io sono gia eccitatissima. Mentre scendiamo in ascensore, lo vedo dietro di me nello specchio, che osserva il mio sedere. C’è una limousine ad aspettarci, entro mi accomodo, e chiedo “dove andiamo”, lui subito “beh andiamo fuori città a casa di un amico, vedrai ci si divertirà”. Il viaggio dura una mezz’oretta, raccogliamo anche gli altri 2, si parla del più e del meno, tanto per passare il tempo. Infine prendiamo anche il ragazzo di colore, si chiama Mbobo, e non posso fare a meno di notare quanto sia grande, enorme e possente.
Si arriva fuori città, una villa di campagna, messa non troppo bene, ma accogliente; io ho bevuto a bordo, presa dall’ansia, e dall’emozione: so che sarà un esperienza estrema, unica ma estrema. La cena passa in fretta, ed ad un tratto è proprio Mbobo a prendere l’iniziativa: arriva alle mie spalle, e poggia il suo membro su di me lasciandolo scendere sul mio petto, è enorme, davvero enorme, lungo ma anche dannatamente largo. Senza pensarci, lo lecco, mentre gli altri guardano incuriositi, passo la mia lingua su quell’affare e sento quanto davvero sia potente, lo sento pulsare dannatamente. Sebastian interrompe tutto “sai stasera vorremmo invitare delle persone, nostri amici cari e fidati, e scoparti tutti assieme, saremo oltre 20 persone” tra l alcole l’eccitazione dico “va bene, rompetemi, distruggetemi, fate di me ciò che volete. Lui si alza ed invia qualche sms, mentre io decido di succhiare quell’affare nero, duro, pieno di nervature dure come il marmo. Il tempo passa, e tra una succhiata e l’altra la casa si riempie di persone, mi portano in una stanza, e sempre Seb mi dice “vogliamo sia violento, senza limiti, ti senti pronta?” ed io “si”. Uno di loro si avvicina e mi mette le manette, serrate strette, a parte i miei “amici” non conosco nessuno e non mi importa; voglio solo essere la loro troietta da sballo. Un altro si avvicina e mi bacia, stringendo i miei seni tra le sue mani, ma ecco l’inizio della mia fine. Sento mani dappertutto, il mio perizoma viene disintegrato, e le loro lingue sul mio corpo. Non ci sto capendo nulla, non posso oppormi. Il tizio che mi stava baciando, porta la mia bocca sul suo affare e chinandomi li vedo, tutti la a massaggiarsi, qualcuno infila una massiccia dose di lubrificante nel mio sedere, e vi penetra immediatamente. I suoi colpi sono veloci, irruenti, quasi furiosi, e il dolore iniziale si tramuta in un piacere continuo, e pulsante. A turno si danno il cambio sia con la mia bocca che col mio posteriore, ed io godo come una matta, gemo e tento invano di emettere suoni, mi toccano ovunque, giocano col mio membro, non ci capisco più nulla. Ma con la coda dell’occhio vedo i miei amici distanti, loro aspettano e si godono lo spettacolo, so cosa vogliono, vedo nei loro occhi quasi disprezzo per me; mentre tutti si limitano a scoparmi in ogni modo, loro vogliono la sottomissione, la tortura.
Qualcuno inizia a venire, mi riempie, e si scosta, qualcun altro scarica nella mia bocca. Passa qualche tempo e mi ritrovo seduta, ansimante, osservo sul pavimento il seme che avevo dentro, spargersi lentamente, ne ho ingoiato altrettanto, e sono su di giri; un tizio avanza, si china e inizia a masturbarmi compiaciuto, e in pochi secondi io vengo, e lui indirizza il mio spruzzo su di me, caldo e abbondante. “non male come prima” dice qualcuno “ma adesso la troietta sa cosa l’aspetta?” interviene Sebastian “ve l’avevo detto è brava, ma siamo qui per spingerla al limite, e una scopata di gruppo non è un limite” io ancora con le mani legate osservo e ascolto tentando di immaginare cosa vogliano farmi. “vorremmo tu ci dessi il permesso di abusare del tuo corpo brutalmente” dice “non solo scopandoti, ma facendoti del male vero, te la senti?” io mi guardo attorno, poi fisso lui e dico “fate di me ciò che volete, ci sono dentro e non mi tiro indietro, volete picchiarmi? Volete umiliarmi? Non è la violenza a spaventarmi, ma il terrore di vivere senza rischiare”. Tutti mi guardano con approvazione. Seb mi aiuta ad alzarmi e mi portano in una stanza abbastanza grande, cè di tutto dentro, da una croce, a diverse corde, oggetti metallici vari, un sybian, e vari strumenti di tortura che non saprei nemmeno definire. Mi legano alla croce ad “X” mi infilano una ball in bocca, e seb mi sussurra “ora urlerai, e vorrai scappare, se vuoi tirarti indietro fallo adesso, o mai più” io prontamente dico “mai più”. Lui strappa il mio vestito, afferra i miei seni e li stringe tirandoli con forza, tento di urlare, ma lui non molla, anzi prende i miei gioielli e strizza anche quelli. Una lacrima di sforzo segna il mio viso, ma sto bene. Lui si scansa ed un uomo bassetto si fa avanti, mi colpisce in volto, e poi sferra un pugno poderoso sul mio seno destro… mi manca il respiro… ma mi piace cazzo. Continua…

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 3)

La mia famiglia ritornò a casa il giorno seguente così il mio fine settimana con Giacomo finì. Prima di andarsene Giacomo chiese ad Alice di parlargli in privato. Accompagnai Giacomo alla sua macchina. “Mi sono appena separato da tua sorella.” Disse. “Lei non ne sembrava troppo felice.”
“Capisco” dissi mentre Giacomo apriva la portiera.
“Ci vediamo domani.” Disse. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo.”
Ritornai dentro. I miei genitori erano nella loro camera a disfare i bagagli Alice mi venne vicino. “Cosa ti ha detto Giacomo questo fine settimana?”
“Non mi ha detto niente di te.” Dissi, mi allontanai ed andai in camera mia. Mi sdraiai sul letto su cui solo poche ore prima c’era Giacomo di schiena ed il mio cazzo era dentro di lui. Non lasciai la mia stanza finché i miei genitori non mi chiamarono per la cena.

Il giorno seguente a scuola passò velocemente. Alice guardò in maniera strana Giacomo e me seduti a mangiare insieme. Pensava che non fossimo solo amici? Lei non sapeva che Giacomo ora era il mio ragazzo, ma nessun’altro lo sa.
Avevo allenamento di nuoto dopo la scuola e fui sorpreso nel trovare Giacomo che parlava coi miei genitori quando tornai a casa. “Nick può andare in camera tua per favore.” disse mia madre. “Dobbiamo parlare con Giacomo in privato.” Io accennai col capo ed andai in camera mia.
Di cosa dovevano parlare con Giacomo i miei genitori? Avevano scoperto di noi? In quel caso cosa sarebbe successo? Dieci minuti più tardi bussarono alla porta. “Sono io.” Disse Giacomo.
Entrò e si sedette sull’orlo del letto. “Di cosa volevano parlarti i miei genitori?”
“Alice è stata male oggi dopo pranzo, ha vomitato in bagno. L’ufficio ha chiamato tua mamma che è venuta a prenderla e l’ha portata dal dottore, è risultato che è incinta.”
“Cosa? “
“Sì. Loro pensano che io sia il padre. Ma ho detto ai tuoi genitori che Alice ed io non abbiamo mai dormito insieme, ma Alice sta insistendo che sia io il padre. Loro hanno detto che faranno fare una prova di paternità.”
“Quindi non hai niente di cui preoccuparti.”
“Penso che finché non ci saranno i risultati non potrò venire qui spesso, i tuoi genitori non mi hanno creduto quando ho detto che non ho mai dormito con loro figlia. Stavo per dire che avevo dormito con loro figlio”
Io risi: “Sì, scommetto che sarebbe stato bello.”
“Avrei preferito che i tuoi genitori non fossero in casa ora, avrei voluto dormire di nuovo con loro figlio.”
“Anch’io, ma dobbiamo essere pazienti.”

Mi misi a sedere e gli diedi un bacio. Giacomo mi palpò l’inguine. “Giacomo non possiamo coi miei genitori qui.” Lui non mi ascoltò ma aprì la ceniera dei miei pantaloni ed estrasse il mio uccello. Io mi sdraiai indietro mentre lui metteva la bocca sul mio cazzo e cominciava a succhiare. Io emisi un piccolo lamenti mentre lui saliva e scendeva sul mio pene. Sentii la sua lingua turbinare intorno alla mia cappella. Con tutte le mie forze tentavo di non lamentarmi rumorosamente ed in breve eruttai nella sua bocca e lui ingoiò il mio sperma.
Quando ebbe tolto la bocca dal mio cazzo mi rimisi a posto i pantaloni. “Penso che dovremo farlo ancora.” Disse Giacomo. “Puoi venire a casa mia domani dopo l’allenamento di nuoto? I miei genitori torneranno tardi.”
“Sicuro.”

Accompagnai fuori Giacomo e quando ritornai mia madre mi disse: “Nick, tuo padre ed io vorremmo parlarti.”
Io gemetti, andai inl soggiorno e mi sedetti sul divano. I miei genitori erano in piedi di fonte a me: “Nick, ti volevamo chiedere se Giacomo non ti ha mai detto di aver dormito con Alice.”
“No”
“Ok, so che è tuo amico e che lui ed Alice non si stanno più incontrando.” Disse mio padre. “Ma devi sapere che Alice è incinta. Giacomo ha detto che loro due non sono mai stati a letto insieme.”
“Giacomo probabilmente sta dicendo la verità.” I miei genitori sembrarono sbalorditi ma mi lasciarono continuare. “Quante volte l’avete visto venire qui a trovare Alice? La maggior parte del tempo che ha passato qui l’ha passato con me. Le uniche cose che faceva con Alice era andare a qualche festa e a qualche spettacolo. Io non penso che avesse alcuna vera intenzione con Alice salvo avere una bella ragazza al suo braccio a scuola. Ci sono anche dicerie che girano per la scuola su Alice e dei ragazzi.
I miei genitori avevano un’espressione scioccata. Per loro era impensabile che Alice fosse meno che perfetta. “Nick.” disse mia madre. “Tu sai che Alice non farebbe mai una cosa del genere.”
“Onestamente voi due non la vedete per quello che è veramente.Lei è sempre perfetta ed io quello sbagliato”
Quella era la verità, i miei genitori avevano sempre trovato scuse per il comportamento di mia sorella invece di vedere che Alice aveva grossi problemi di disciplina.
“Nick perché non vai in camera tua?” Io mi alzai e me ne andai.

Il giorno seguente andai da Giacomo dopo l’allenamento di nuoto. Per i miei genitori andava bene, non volevano Giacomo in casa fino a dopo la prova di paternità che era stata programmata per la fine della settimana. Non appena entrato Giacomo fu su di me per baciarmi profondamente. Andammo in camera sua dove precipitammo sul letto. Giacomo non sprecò tempo ed in breve io e lui fummo nudi. Si sedette sul mio grembo mentre io ero sdraiato di schiena. Prese una bottiglia di lubrificante e ne mise un po’ sul mio cazzo. La sensazione del lubrificante sull’uccello fu come una cosa che non avevo mai sentito prima, me lo scosse e poi applicò del lubrificante al suo buco e si sedette sul mio pene. Sentii una calda sensazione quando sentii che lo stavo penetrando. L’espressione sulla sua faccia era di piacere estremo. Si chinò in avanti e mi baciò mentre prendevamo un buon ritmo. Mantenemmo il ritmo poi sentii qualche cosa di caldo schizzare sul mio torace e compresi che Giacomo aveva sparato il suo sperma su di me. Ne presi, lo succhiai, ne diedi un po’ a lui e subito dopo gli sborrai dentro.

Restammo sdraiati a coccolarci per un po’ baciandoci spesso. “I tuoi genitori ti hanno parlato di Alice?” Mi chiese.
“Sì, e non sono stati contenti di quello che ho detto.”
“Cosa hai detto?”
Gli raccontai della conversazione della sera prima. “Non capisco perché loro non vedono il figlio meraviglioso che hanno.” Disse Giacomo.
“Tu sei prevenuto.”
“Forse, ma io sono stato capace di vedere anche prima che ci conoscessimo veramente, ricordi. Mi sono subito innamorato di te.”
“Lo so.” Restammo sdraiati ancora per un po’ ma prema che i suoi genitori tornassero a casa eravamo vestiti, lo salutai e tornai a casa mia.

I miei genitori erano fuori quando arrivai, ma c’era Alice. “Allora tu arrogante egocentrico non pensi che sia stato Giacomo il perfetto a mettermi incinta.”
“Oh Chiudi quella bocca, tu lo sai che Giacomo non è il padre di quel bambino.”
“Perché prendi le difese di Giacomo contro tua sorella.”
“Forse perché se avessi una sorella che agisce un po’ più da sorella con me non sarebbe un problema.”
“Notizie d’ultima ora per te, Nick. L’unica ragione per cui sei così simpatico a Giacomo perchè lui vuole entrare nei tuoi pantaloni.”
Io l’ho guardata: “Ho guardato nel suo computer una volta che ero da lui e ho visto che aveva dei porno gay.”
“Tu sei fottutamente pazza.”
“E’ innamorato di te ed io lo so.”
Io scossi la testa, mi allontanai ed andai nella mia camera.

La settimana fin’ ed il test di paternità provò che Giacomo non era il padre del bambino di Alice. I miei genitori si scusarono con me ma io avevo la sensazione che Alice non avesse finito di tormentare Giacomo…