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Roberto, il figlio del mio vicino (Seconda parte)

Avevo costretto il figlio del mio vicino Gianni a succhiarmi mentre suo papà era fuori ma ce l’avevo ancora duro e pensavo che il giovane Roberto fosse disponibile ad altre avventure hardcore.

Quel ragazzo sexy era sdraiato sul sofà nel loro soggiorno e mi guardava coi suoi enormi occhi verdi. Sembrava non avesse alcuna fretta di rimettersi i vestiti dopo avere succhiato fuori tutto il possibile dalle mie palle. Lo guardavo giocare delicatamente col suo giovane cazzo, la pelle nuda che brillava per il suo sperma ed il mio.
“Piccola puttanella!” Risi mentre sentivo il mio uccello rispondere al suo sospiro. “Direi che ti è piaciuto farmelo.”
“Tu non hai detto no.” Replicò Roberto continuando a carezzarsi il pene.
“No, non l’ho fatto. Mi è piaciuto, caro. Dove hai imparato a fare così bene i pompini?”
“Mi ha insegnato mio zio.” Disse tranquillamente il ragazzo. “Gli piaceva che glieli facessi.”
“Ci posso scommettere.” Ridacchiai. “Perché l’hai denunciato alla polizia?”
“Non l’ho fatto io. Mia mamma ci sorprese insieme a letto. Fu lei a farlo.”Mormorò il ragazzo.
Io mi strofinai con più forza il pene.
“Cosa ti stava facendo quando lei entrò?”
Roberto chiuse gli occhi e pompò più vigorosamente il suo giovane cazzo.
“Ero sdraiato su di lui sulla mia schiena. Lui mi stava inculando ed io mi stavo facendo una sega con forza.”
“Eravate tutti e due nudi?” Ansimai.
“Uh hu!” Accennò. “Io stavo per sparare il mio carico e lui stava cominciando a vuotare le palle nel mio buco del culo quando lei aprì la porta.”
“Cristo! Cosa accadde?” Ansai.
Il ragazzo sorrise debolmente.
“Ci guardò poi andò a chiamare la polizia.”
“Sangue di Giuda!” Esclamai eccitato e duro per quello che diceva. “E’ successo così!”
“Sì… io dissi, che non stava costringendomi ma non contò molto. Mia mamma era gelosa, pensava di essere la sola che lui fotteva oltre alla moglie, non sapeva che gli piacevano i ragazzi.”
“Povero te.” Mi avvicinai, mi sdraiai sul divano sopra di lui e cominciai a strofinare il mio sesso tra le sue gambe. Lui si avvolse immediatamente intorno a me baciando con grande desiderio la mia bocca. Impazziva per il cazzo. Non era riluttante così mi inginocchiai e cominciai a strofinare la testa del mio sesso tra le natiche del suo culo bianco e sodo. “Dimmi quanto lo vuoi dentro di te.” Gli dissi piano.
“Oh cazzo, non lasciarmi in bianco!” Gridò rauco; aveva una voce così sexy. “Sono settimane che non vengo inculato per bene ed il tuo cazzo sembra così grosso e duro.”
“Hai bisogno di lubrificante?” Gli chiesi.
“Solo un po’ di saliva.” Mi assicurò. “Zio Bruno usava solo la saliva quando mi penetrava e mi ha inculato da quando avevo 11 anni.”
Quasi entrai nella sua fessura quando lo disse. Bastardo fortunato quel Bruno! Bene, non così fortunato a dire il vero, voglio dire che lui era in galera ed io invece stavo godendo il suo libidinoso nipote. Ma sempre fortunato ad essere stato il primo a prenderlo.
Lo schiaffeggiai un paio di volte con la cappella e bagnai la sua brillante increspatura rosa con la saliva. Delicatamente spinsi un dito nel suo buco per esaminare quanto era stretto. La risposta fu ‘molto ‘ ma il suo anello era rilassato e mi permise di entrare abbastanza facilmente. Infilai un paio di dita per allentarlo a sufficienza per il mio grosso cazzo.
“Mmmhhhh…” Si lamentò contorcendosi sotto di me deliziosamente sexy.
Gli baciai il collo e cominciai a succhiargli i capezzoli mentre fottevo la sua piccola condotta stretta. Vedevo che gli piaceva, Roberto si stava di nuovo strofinando il giovane cazzo. Gli diedi un terzo dito e lui cominciò a gridare impaziente, il suo corpo magro ondeggiava come un’onda mentre cavalcava la mia mano.
“Cosa vuoi, Roberto?” ansai emozionato.
“Il tuo… il tuo cazzo!” Ansò. “Per favore! Infilami col tuo cazzo!”
Lentamente tirai fuori le dita appiccicose dal suo ano ammirando il piccolo ‘o ‘ scuro che mi faceva l’occhiolino. Sciaffeggiai due o tre volte in buco aperto, poi posizionai il glande colante contro l’ingresso invitante. Quando fece l’occhiolino aprendosi come la lente di una macchina fotografica, la testa del mio cazzo scoccò facilmente nel suo ano.
Roberto ansò di nuovo e gridò quando mi sentì penetrargli il buco.
“Va bene, Roberto?” Gli chiesi. “Perché a me va bene. Dimmi cosa fare.”
“Inculami!” Piagnucolò contorcendosi come un serpe sotto di me. “Spingimelo dentro completamente. Voglio sentirlo dentro di me. Voglio sentire che lo usi per incularmi con forza.”
Gemetti di piacere. Era veramente un bad boy e mi piaceva. Quello piccola puttana eccitante! Avrei voluto fotterlo immediatamente ma sapevo di avere un cazzo grosso e mi presi il mio tempo spingendolo lentamente sempre più profondamente finché il suo giovane buco ebbe ingoiato ogni centimetro del mio grosso attrezzo di 23 centimetri. Le mie palle erano appoggiate alle sue natiche e si lui stava lamentando ininterrottamente.
“Per favore! Per favore fottimi! Ho bisogno di essere inculato!”
“Oh sporca puttanella!” Grugnii ed afferrai il suo culo nudo e morbido con ambedue le mani. Il mio uccello duro cominciò a scivolare lentamente dentro e fuori di lui. Era una sensazione così incredibile che ci volle tutto il mio controllo per non riempire subito il suo giovane culo stretto con la mia sborra. Il suo interno era infuocato, i suoi lombi così caldi e bagnati. Era meglio di qualsiasi cosa avessi mai avuto.
Cominciai a pompare il suo retto più duramente spingendo la mia lunghezza nel suo ano e tirandolo indietro finché ci rimaneva dentro solo la testa prima di immergermi di nuovo profondamente nei suoi intestini. Lui sgroppò e guaì sentendo che i miei colpi diventavano più veloci nel suo culo, strofinando con forza i punti sensibili che io sapevo essere in lui, stuzzicandolo per avvicinarlo sempre più all’orgasmo. Quando le mie spinte potenti lo portarono all’orlo, presi fiato e mi estrassi dal suo buco del culo che si contorceva.
“No!” Strillò indifeso afferrandomi e tentando di tirarsi contro di me, quasi montando il mio uccello nella sua eccitata disperazione.
“Mettiti in ginocchio sul pavimento e succhiami!” Ordinai mettendomi in piedi per negare al suo culo desideroso il piacere del mio pene.
Roberto frignò desolato ma scivolò in terra, inginocchiandosi sul tappeto sporco del soggiorno e prese in bocca la mia erezione come una troia, succhiandola avidamente. Lasciai che gustasse il suo culo scaldato dal mio cazzo e gli carezzai i capelli neri umidi di sudore mentre godevo la carezza delle sue labbra ed il tocco della sua lingua sul mio palo sensibile.
“Sei un magnifico succhia cazzi, potrei lasciartelo fare ogni pomeriggio!” Ansimai. “Ma ora sono pronto per altre azioni sul di dietro. Mettiti sul divano e mostrami il tuo buco da sgualdrina.”
La giovane puttanella si gettò subito sopra il sofà allargandosi le natiche pallide e mostrare il suo ano ben allenato. Mi acquattai dietro di lui ed appoggiai la cappella al suo anello stretto.
“Ohhh!” Si lamentò piano.
“Ragazzaccio” Grugnii. “Mettiti le dita in quel buco di sporco ragazzo e fottiti per me!”
Le sue lunghe dita subito scesero al buco del culo e cominciò a penetrarsi diligentemente. Praticamente stavo sbavando alla vista del ragazzo nudo che giocava col suo ano come una prostituta.
“Sei una tale troia sporca, Roberto” Gli dissi. “Hai veramente bisogno di molto cazzo, non è vero ragazzino?”
“Per favore fottimi!” Frignò.
“Non finché non mi confessi che prostituto sei.” Lo stuzzicai carezzandogli la fessura col mio cazzo colante.
“Io sono la peggior puttana!” Gridò. “Zio Bruno diceva che io sono buono per essere fottuto in ogni modo. Ti lascerò fare qualsiasi cosa, solo fottimi il buco. Per favore!”
“Piccolo giocattolo sporco!” Ringhiai estraendo le sue dita dal suo culo e conficcandoci di nuovo il cazzo. Afferrai le sue anche magre e tirai il buco del ragazzo sopra il mio uccello impalandolo sino alla radice.
Roberto gridò e seppellì la faccia nel cuscino, il suo giovane culo cavalcava il mio cazzo alla grande. Io lo tenni per le natiche e colpii con forza e profondamente il buco stretto. Le mie pesanti palle schiaffeggiavano tra le sue gambe mentre io spingevo spietatamente. La sua condotta stretta stava praticamente succhiandomi il cazzo, tentando di trascinarmi indietro ogni volta che mi estraevo dal suo ano. L’attrito delizioso mi stava portando a venire con forza dentro di lui e sentivo che la piccola puttana stava avvicinandosi a scoppiare di nuovo.
Lo alzai tra le mie braccia, così ora stava inginocchiato, con le mani contro i cuscini del sofà mentre io lo sodomizzavo. Roberto soffiava ed ansava singhiozzando mentre lo chiavavo sempre più forte. Le mie dita circondarono l’asta del suo cazzo e lo pompai mentre inculavo il ragazzo nudo. Lui cominciò a frignare come un cucciolo preso a calci mentre sentivo che cominciava a venire. Il suo buco stringeva dannatamente intorno al mio cazzo mentre vedevo il suo sperma schizzare sul cuscino del divano.
Tenendo il giovane per i capelli lo costrinsi a leccare ogni goccia dalla stoffa marrone mentre pompavo la mia calda crema di uomo nel suo buco accogliente e soddisfacente. Gemetti in estasi mentre riempivo il suo piccolo culo sexy col mio seme.
“Oh sì! Sì!”
Roberto si inginocchiò di fronte a me e succhiò e leccò il mio cazzo per pulirlo dopo che avevo usato il suo buco del culo. Era così obbediente. Mormorai una piccola preghiera di ringraziamento a suo Zio Bruno per averlo addestrato così bene.
“E’ stata un’inculata fantastica, Roberto” Gli dissi vestendomi.
Lui era ancora seduto sul pavimento nudo, sembrava stordito e sottomesso così gli carezzai i capelli. Roberto mi guardò con un piccolo sorriso stanco.
“Hai goduto del mio grosso cazzo?” Gli chiesi affettuosamente.
Lui accennò subito col capo.
“Bravo ragazzo. Più tardi, quando tuo padre sarà tornato e starà russando nel suo letto, potrai strisciare fuori e venire nel mio letto con me. Ok? Ti darò un’altra bella inculata. E’ evidente che ne hai bisogno .”
“Grazie.” Bisbigliò quasi timidamente.
“Sarai il benvenuto.” Risposi tirando in piedi il ragazzo nudo, carezzandogli il cazzo e dicendogli di non rimettersi i vestiti prima che me ne fossi andato.
Mentre attraversavo la strada vidi Gianni in lontananza; sorrisi, improvvisamente grato al vecchio ubriacone, per aver ‘prodotto’ un tale delizioso ragazzo per il mio piacere sessuale.

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Jack e Carlo (Sesta parte)

La luce che filtrava dalle finestre svegliò Carlo e si girò realizzando che Jack non era più sdraiato al suo fianco. Si stirò le braccia sopra la testa ed arcuò la schiena ancora sonnolento. Sorrise tra di se pensando alla notte precedente, era stato meglio di quanto avesse immaginato. Il solo baciare Jack gli faceva accellerare il cuore a doppia velocità, la morbidezza delle sue labbra, la seta dei suoi capelli ed il suo modo di guardarlo con emozione non mascherata. Carlo sorrise e fece penzolare le gambe fuori del letto facendo correre una mano tra i suoi capelli scuri e in disordine. Non c’era altro pensiero che quello di vedere Jack per svegliarlo completamente.
“Jack?” Chiamò andando in cucina per accendere il bollitore. “Jack?” gridò di nuovo. Non ci fu risposta ma un’occhiata rapida all’orologio gli disse Jack già era già andato al lavoro e che se non si affrettava sarebbe arrivato di nuovo in ritardo all’università, di nuovo. “Cazzo!” Mormorò sottovoce. In cinque minuti si vestì e prese cellulare e chiavi della macchina prima di precipitarsi fuori della porta.
La campana accesuonò alle 12e 30 segnalando la fine delle lezioni. Carlo spinse i libri nella borsa e se la gettò sulla spalla avviandosi rapidamente verso la porta di classe e l’atrio. Estrasse il telefono della tasca quando lo sentì vibrare e l’aprì. C’era un messaggio da Jack: ‘Dopo il lavoro ci vediamo? X’ Carlo sorrise e richiuse il telefono mentre sentiva quel eccitazione ora familiare al pensiero di vedere l’amico. “Carlo, aspetta!” Si voltò per vedere chi l’aveva chiamato e vide Laura che spintonava gli altri studenti per raggiungerlo.
“Ehi.” Sorrise Carlo e le diede un rapido bacio sulla guancia. “Tutto okay?” Chiese. Laura si aggiustò i capelli rossi che le arrivavano alle spalle e girò la faccia verso di lui.
“No, ho economia dopo pranzo.” Sospirò e roteò espressivamente gli occhi. “Nessuna possibilità di dare un’occhiata al tuo lavoro?”
Carlo rise ed estrasse un quaderno della borsa e glielo diede. “Certo, solo non copiarlo parola per parola, ok?”
Laura accennò col capo ed allungò una mano per arruffargli i capelli. “Naturalmente. Grazie Carlo, mi hai salvato la vita!” Sorrise, si girò e si allontano lungo il corridoio. Carlo la guardò per un momento prima di dirigersi verso l’ingresso dell’università. Lui e Laura erano buoni amici ed era sorprendente che lui non avesse voluto essere niente di più e neanche lei. Indubbiamente lei era bella, aveva un grande senso dell’humour ed era il genere che normalmente piaceva a Carlo, ma la chimica non era s**ttata.
Carlo si morse il labbro impazientemente mentre aspettava dietro la folla di persone che attraversava le porte dell’università. Sentì qualcuno spingerlo da dietro e lui mise automaticamente una mano sulla spalla della persona davanti a lui per non cadere. Il ragazzo si voltò e Carlo ritirò la mano. “Mi spiace.” disse indicando la folla dietro di se. Riconobbe il ragazzo, non erano nella stessa classe ma tutti conoscevano Luca: capitano della squadra di football, usciva con le ragazze più belle dell’università e chiaramente anche lui era un figo. Aveva capelli biondo scuro con inserti biondi più chiari, occhi verdi e penetranti che mettevano maggiormente in rilievo l’abbronzatura dorata ed un corpo fantastico che ogni ragazza vorrebbe, e anche molti ragazzi.
“Nessun problema, questo è pazzesco, qualcuno verrà calpestato se non fanno attenzione.” Luca fece un mezzo sorriso e finalmente riuscirono a passare per la porta ed andare in cortile. Carlo sorrise di nuovo e gli fece sfacciatamente l’occhiolino, lui aggrottò leggermente le ciglia confuso facendo ridacchiare Carlo mentre si allontanava, era consapevole che Luca era etero ma questo non voleva dire che flirtare con lui non fosse divertente.
Carlo non aveva fretta di giungere all’agenzia dove Jack lavorava, parcheggiò, uscì sbattendo la porta dietro di se e si incamminò verso l’ingresso. Vide Jack e stava per chiamarlo quando comprese che stava parlando a qualcuno ma non era abbastanza vicino per sentire. L’altro ragazzo era alto con capelli castano chiari; da quello che poteva vedere era molto attraente, probabilmente era un modello.
Jack sorrise a Josh ed alzò le spalle, stavano parlando di Carlo e Josh stava facendo del suo meglio per aiutare Jack a decidere cosa fare. “Grazie per i consigli.” disse con gratitudine Jack. “Nessun problema.” Josh diede a Jack un rapido, amichevole abbraccio e gli baciò leggermente una guancia.
Carlo strinse i pugni sentendosi immediatamente geloso. Jack stava insieme ad un altro dopo tutto quello che aveva detto? Era amareggiato e deluso, aveva veramente pensato che Jack sentisse quello che sentiva lui, ma evidentemente non era così, pensò frustrato. Si voltò per allontanarsi prima che Jack lo vedesse.
“Carlo?” Carlo guardò da dove arrivava il grido e vide Max appoggiato ad un lampione accanto alla sua macchina con le braccia conserte ed un sorriso attraentemente furbesco sul viso. Max indossava jeans stretti che rendevano ovvia la protuberanza nei suoi pantaloni ed una t-shirt Levi grigia. “Mi cercavi?” Max alzò un sopracciglio mantenendo la stessa espressione sulla faccia.
Merda era stato così preso da Jack che aveva quasi completamente dimenticato il suo ragazzo. “Ehi bello!” Sorrise Carlo incamminandosi. Era incazzato con Jack che stava con un altro ragazzo ed era ancora eccitato dalla notte precedente quando Jack aveva fermato fermato le cose prima che andassero oltre.
Max si sporse verso di lui e lo baciò lentamente tracciandogliun labbro con la punta della lingua. Lui fece scivolare le braccia intorno alla vita di Max e lo tirò più vicino mentre si baciavano. Max fece scivolare la lingua nella sua bocca giocherellando con la lingua del suo fusto e fece correre le dita nella cintura dei jeans del ragazzo. “Max, siamo in pubblico…” Mormorò Carlo spostandogli la mano.
“E allora…?” Max alzò le spalle e lo baciò di nuovo, più forte questa volta. Si allontanò leggermente e le sue labbra scivolarono all’orecchio di Carlo. “Sono così arrapato e voglio disperatamente fotterti.” Mormorò seducentemente sorridendo furbescamente mentre strofinava una mano tra le gambe di Carlo sentendo quanto ce l’aveva duro.
“Non qui baby…” Mormorò Carlo ma poteva sentire la sua resistenza che calava, Max non mancava mai di eccitarlo.
“Vieni allora…” Max sorrise furbescamente ed afferrò la mano di Carlo conducendolo giù per il vicolo alle loro spalle. Spinse rudemente il suo amico contro il muro che gemette quando la sua testa colpì i mattoni. Max tenne con forza Carlo per la vita e cominciò a baciargli il collo, leccando e succhiandogli la pelle. Carlo gemette di nuovo ma questa durata era di piacere piuttosto che di dolore. Max fece scivolare le mani dietro i jeans di Carlo per sentire il suo sedere stretto, eccitato dai gemiti di Carlo e dalla possibilità di essere sorpresi.
Le mani di Max si spostarono davanti ai jeans del ragazzo e glieli aprì spingendogli giù i boxer per afferrargli il cazzo duro. Carlo appoggiò indietro la testa contro il muro e si lamentò di piacere quando l’amico cominciò a masturbarlo lentamente ma con forza. Max guardò il suo ragazzo, aveva gli occhi chiusi e la bocca parzialmente aperta mentre la sua respirazione divetava più affannosa. “Guardami!” Disse con forza mentre gli menava l’uccello più velocemente. Carlo aprì obbediente gli occhi fissando l’amico.
Max fece un passo indietro e cominciò a spingere in giù jeans e boxer sempre con gli occhi in quelli di Carlo. “Succhiami il cazzo, bagnalo per bene perché lo conficcherò tutto in quel tuo piccolo sedere stretto, baby.” Carlo si eccitò ancora di più a quelle parole sporche ed il pene gli diventò ancora più duro. Si inginocchiò sulla strada, stuzzicò Max leccando leggermente la pinta del pene prendendo in bocca solo la testa e lasciando che la lingua la stofinasse per fargli capire che lo amava. Anelando leggermente Max alzò con le dita il mento di perchè potesse guardarlo. Carlo fece scivolare le labbra bagnate su tutta la lunghezza del grosso cazzo per poi prenderlo in gola. Max gemette, gli piaceva come il suo ragazzo succhiò il suo uccello come una puttana. I movimenti di Carlo diventarono più veloci e continuava a guardarlo mentre gli succhiava il pene.
Max stava per eiaculare e mise le mani sulle spalle dell’amico spingendo via la bocca dal suo cazzo, lo tirò in piedi e lo spinse di nuovo contro il muro, senza preoccuparsi che qualcuno potesse vedere o sentiree perché aveva disperatamente bisogno di inculare Carlo. Spinse la testa del suo cazzo pulsante contro il buco del culo del ragazzo e gli mormorò eccitante nell’orecchio: “Lo vuoi? Vuoi prendere il mio cazzo proprio qui, baby?”
“Sì, per favore Max!” Implorò Carlo disperatamente. Max spinto il cazzo dentro Carlo con una forte spinta ed il ragazzo gridò in un misto di piacere, sollievo di averlo dentro di se e dolore perché Max aveva un cazzo così grosso che dapprima gli faceva sempre male. Max cominciò a spingere rapidamente penetrando più profondamente ogni volta. Carlo si lamentò, appoggiò la testa sopra la spalla dell’amico,di prese il cazzo e cominciò a masturbarsi all’unisono con le dure spinte di Max.
Questi gemette e gli baciò il collo mordendo leggermente e facendo ancora lamentare l’amico. “Più forte Max, sto per sborrare!” Ansò Carlo. Max spinse l’uccello più profondamente ed ambedue sii lamentarono rumorosamente mentre eiaculavano quasi nello stesso momento. Carlo ansò di nuovo quando sentì lo sperma caldo di Max sparato dentro di lui. Max si estrasse da Carlo e lo baciò con forza sulle labbra. Si tirarono su i vestiti e Max sorrise furbescamente prendendolo per mano e conducendolo verso la sua macchina.
“Devo andare, ti chiamerò più tardi, sexy.” Baciò di nuovo le labbra di Carlo e gli sorrise prima di girarsi ed allontanarsi con le mani nelle tasche dei jeans. Carlo gli sorrise e scosse la testa. Salì in macchina e girò la chiave e partì. Il sesso con Max era sempre magnifico, ma perché si sentiva colpevole? Afferrò il volante con forza mentre la faccia di Jack entrava nella sua testa. Max era il suo ragazzo, non Jack. Jack non era interessato per niente; Carlo tentò di ragionare tra di se.
Parcheggiò ed entrò nel palazzo. Salì i gradini che portavano al loro loro appartamento ed aprì la porta. Jack era già incasa e Carlo gli rivolse un mezzo sorriso. “Dove sei stato? Pensavo che saresti venuto a prendermi.” Jack si alzò dal divano ed abbracciò Carlo che strinse di nuovo i pugni, adirato con Jack che fingeva di averlo aspettato mentre invece stava con l’altro ragazzo!
Carlo fece spallucce e si allontanò dal ragazzo “Mi spiace, stavo per venire ma ho avuto un problema. Sono sicuro che ad ogni modo avevi qualche cosa di cui occuparti.”
Jack aggrottò le ciglia. “Cosa c’è? Ho fatto qualche cosa di sbagliato? Perché ti stai comportando così stranamente?”
“Dopo tutto quello che mi hai detto la notte scorsa, dopo che mi hai detto di amarmi, oggi eri con un altro ragazzo! Non perdere tempo a negarlo Jack perché io so quello che ho visto!” Carlo non poteva trattenersi e le sue parole uscirono adirate.
“Cosa? Intende Josh?” Disse Jack incredulo. “Lui è un amico Carlo, null’altro; io sono convinto di tutto quello che ti ho detto la notte scorsa,”
Il cuore di Carlo ebbe un tonfo; vedeva che Jack stava dicendo la verità. Si sentì incredibilmente stupido mentre guardava il ragazzo di cui era innamorato, perchè aveva sbagliato tutto, si era arrabbiato con lui ed aveva fatto sesso con Max. Non sapeva cosa dire, se gli avesse detto quello che era successo con Max probabilmente avrebbe cambiato la sua idea verso di lui e Carlo non voleva rischiare.
“Oh, mi spiace…” Borbottò evitando di incontrare gli occhi di Jack che scosse la testa e gli diede un gentile bacio sulle labbra. “Dimentica,” Jack sorrise leggermente, “non è successo niente.” Quando Carlo guardò negli occhi blu di Jack capì che doveva scegliere, Max o Jack. Se non fosse stato attento avrebbe finito per perderli entrambi.

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 4)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 4)

Rimase una ventina di secondi cosi’, sentivo la sua presenza dentro di me, e sentivo anche i muscoli dello sfintere rilassarsi ed il bucheto dilatarsi, poi sputo’ di nuovo sul mio buco del culo e tiro un attimo fuori la cappella. Si avvicino con la sua testa tra le mie cosce e comincio’ a leccarmi il buco del culo. Sentivo la sua lingua entrarmi nel buchetto del culo mentre con la mano mi masturbava, e poi mi leccava le palle.
– You are my sissyboy, you are my little slut…..- mi diceva. – I wanna fuck your asshole……I wanna fill it with my load…..-
Mi lascio’ andare il cazzo e mi venne sopra da dietro, mise le sue mani sulle mie cosce , me le apri’ e diresse il suo cazzo verso il mio buchetto. Ci sputo’ sopra ancora una volta poi appoggio’ la cappella sul buco e spinse. Stavolta la cappella entro’ dentro tutta d’un colpo.

Comincio’ allora a spingere e ritirarsi con un lento andirivieni il suo cazzo mi penetrava per poi riescire piu’ duro di prima.
Mi meravigliai, mi piaceva, forse era quello che avevo sempre voluto e non lo sapevo. Il mio cazzetto diventava sempre piu’ duro mentre lui aveva ripreso a menarmelo quasi all’unisono con il suo cazzo.
– Hai un gran bel culetto, d’ora in poi sarai il mio sissyboy……ti inculero’ ogni volta che vorro’……e sono sicuro che lo vuoi anche tu, vero? –
Girai la mia testa verso di lui e lo guardai riuscendo solo ad annuire con la testa,non riuscivo a parlare, gli occhi erano semichiusi come se avessi fumato una canna, sentivo solo un gran piacere, sentivo il suo cazzo sfregare contro le pareti del mio sfintere e questo mi piaceva, cazzo se mi piaceva…… Sentivo crescere dentro di me un godimento estremo. Il suo cazzo mi stava sfondando il culo e mi piaceva, stavo per venire di nuovo.
– Vengo….vengo….sborro – gridai-
-Girati – mi disse -svelto, voglio che mi sborri addosso.-
Mi tolse il cazzo dal culo, mi girai, mi apri’ di nuovo le cosce e mi penetro’ tutto d’un colpo, mentre io emettevo un rantolo ed il mio cazzo gli sborrava fiotti di sperma sulla pancia.
Ancora piu’ infoiato, comincio’ a pomparmi il cazzo nel culo velocemente, mentre io continuavo a sborrare, poi fu la sua volta. Emise un grido che non aveva niente di umano, mi prese il cazzo in mano e spinse il suo tutto dentro il mio culo fino alle palle…poi sborro?.
Un fiotto caldo di sperma mi inondo’ il culo mentre lui continuava a pompare.
-Mi fai male….mi fa male…- gridai, ma lui non mi sentiva, continuava ad incularmi in preda ad un orgasmo incredibile.
– You are my slutty sissyboy…..I want your asshole just for me….-ripeteva e sborrava.
Lo sperma mi usciva dal buco del culo e mente lui mi inculava, il cazzo, che andava e veniva nel mio culo emetteva dei suoni simili a scoregge, poi mi si accascio’ sopra e rimasi cosi’ sotto di lui con il suo cazzo nel culo.
Ero sfinito e anche lui sicuramente. Piano Piano sentii il suo cazzo che si ammosciava e dopo qulche minuti scivolo fuori dal mio buco del culo insieme ad un fiotto di sborra misto ad un liquido marroncino.
Aveva esplorato le mie piu’ profonde intimita’ e ora era li’ accanto a me a pancia all’aria, con il suo cazzo moscio. Mi mise una mano sul cazzo, moscio anche il mio, e mi disse.
– D’ora in avanti sei mio…..nessuno lo dovra’ sapere…..quando vorro’ incularti….ti chiamero’ e troveremo un posto dove vederci. – e cosi’ dicendo si avvicino e mi diede un bacio in bocca.
Ancora una volta mi meravigliai e ricambiai il bacio infilandogli la mia lingua in bocca.
Non era la fine, era solo l’inizio.
(Alla prossima)

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I cesaroni 7 prima parte

Scena 1

Rudi e alice si trovano in una campagna

Alice:Ciao rudi come va?

Rudi:tutto bene sono contento di essere in questa campagna

Alice: Mi piace che siamo io e te in questa campagna bellissima come ti è andata l’estate?

Rudi: E andata bene mi sono davvero divertito, sono stato con i miei amici del cuore e anche con il mio amico Giulio che anche se è un pessimista si è divertito molto e tu che hai fatto?

Alice: Io ma nulla sono stata con Francesco a Lipari una bellissima città mi è piaciuta davvero tanto stare con lui e con i suoi amici

durante la scena compare Lorenzo Barilon che sta camminando in strada Rudi e Alice vedranno lui Lorenzo camminare un po’ strano e così gli chiederanno il perché cammina strano.

Alice: Ehi ciao Lorenzo perché cammini un po’ strano e successo qualcosa?

Lorenzo: Non è successo nulla purtroppo durante l’estate mi è capitata una piccola malattia che difficilmente si toglie

Rudi e alice chiedono insieme

Rudi e Alice: cosa ti è capitato, vuoi una mano?

Lorenzo:No grazie e che è successo che sono incontinente e mi capita spesso o quasi sempre di farmi la pipì e la cacca addosso senza che io mi accorgo e nessuno stimolo sento e per questo porto i pannoloni ecco perché ragazzi porto il pannolone

Alice: ah capito Lorenzo capisco mi dispiace che tu hai questo problema ma non preoccuparti noi non ti facciamo niente, cioè oddio non diciamo nulla anzi mi dispiace che ai questo problema

Rudi: Si infatti io non dico nulla mi dispiace che hai questo problema

Lorenzo: grazie!!! Ragazzi siete magnifici anche perché molte persone mi hanno preso in giro e non mi volevano neanche salutare, questo mi è capitato spesso, anche andando in giro e poi scoprendomi che mi ero fatto addosso, naturalmente non potevo fare nulla e così è successo che ad un certo punto dovetti correre ma la gente aveva capito tutto che me l’ero fatto addosso, ed io tutto rosso e mi vergognavo

Alice: Capiamo il tuo problema e questo ci dispiace immagino la tua vergogna per questo problema ci dispiace se vuoi possiamo fare qualcosa noi ti possiamo aiutare, cioè darti un consiglio per un buon dottore.

Lorenzo: Certo questo per me va bene, me ne farebbe piacere risolvere questo problema, e che mi dovrò fare un sacco di analisi

Alice: Si questo si, mi sa che prima che succede qualcosa di irreparabile o che diventi un problema cronico devo farti degli analisi

Lorenzo: si questo lo immaginavo, ma sai che il mio ragazzo sta bene, cioè non ma detto nulla che io sono sempre con il pannolone e faccio tutto e pieno riempio il panno addosso.

Alice: Certo questo si è naturale anche perché è un problema non sei un feticista del pannolone hai solo questo piccolo problema ma parliamo d’altro su non voglio che ti rattristi sci

Lorenzo: Figurati non mi rattristisco anzi mi farebbe piacere se qualche volta usciamo assieme

Alice: Certo che usciremo assieme ci divertiremo sicuramente

Rudi: Alice per favore chiama mia mamma che mi sono fatto la pipì addosso, uffi non mi dire anche a me questa cosa, non mi sono accorto di nulla

Alice: va bene la chiamo subito così ti viene a prendere

ALICE CHIAMA LA MADRE DI RUDI E SUBITO VIENE ECCO COSA DIRÀ LA MADRE LUCIA LIGUORI

Lucia: Ehi rudi ma cosa e successo, dai ti sei fatto la pipì addosso, dai non preoccuparti può capitare basta che non diventi un vizio

Rudi: Ma quale vizio mamma, e successo, non me ne sono neanche accorto, stavo parlando al telefono e mi è successo questo.

Lucia: Dai può capitare questo, ma sentì Lorenzo e te cosa ti è successo, cammini in modo strano

Lorenzo: Signora Lucia io cammino strano perché porto il pannolone, me la faccio addosso senza sentire alcun stimolo da quando avevo 13 anni

Lucia: ah ecco perché dai mi dispiace su su tranquillo si può risolvere.

Lorenzo: Speriamo davvero anche perché farsela addosso anche in luoghi sconosciuti mi da fastidio che la gente capisce che me la sono fatto addosso cioè passare che mi osservano e pensano che io gli faccio pena.

Lucia: voglio capire una cosa ragazzi sta sera che fate?

Alice: Sta sera pensiamo di andare a marzamemi per vederci con Giulio e Giuliano ci prenderemo un drink

Lucia: State attenti con queste bevande di solito ci mettono delle pillole, state davvero attenti

Rudi: certo che staremo attenti figuriamoci non ci succederà nulla state tranquilli

Alice: va bene così ragazzi andiamo a casa che è tardi e fra poco dobbiamo prepararci

RUDI E ALICE VANNO A CASA MENTRE LA SCENA SI SPOSTA A CASA DEI CESARONI CON EXIO E CESARE

Ezio: Ehi cesare ma hai visto cosa e successo a rudi?

Cesare: si si ho visto poverello il ragazzo se le fatto addosso ma so che se la fa addosso anche Lorenzo, dicono che porta il pannolone

Ezio: eh si è vero porta i pannoloni

Cesare: Ma quando la smetteranno di farsela addosso? E una cosa strana la gente pensa sempre male dobbiamo stare sempre attenti a tutto.

Ezio: eh si dobbiamo stare attenti a tutto che amarezza!!!

Cesare: Ei cosa stai dicendo mi stai copiando la mia battuta non lo dovresti fare perché lo dicevano il padre di mio padre del padre della padre e del padre del padre mio.

Ezio: scusami davvero se lo fatto perdonami

Cesare: Ma dai per così poco mi chiedi il perdono non preoccuparti sempre amici siamo

Ezio: amici siamo come fratelli ci conosciamo sin da piccoli

MENTRE EXIO E CESARE PARLANO ENTRA RUDI

Cesare: ehi Rudi cose questa faccia cosa ti è successo?

Rudi: Zio lo sai cosa mi è successo mi sono fatto la pipì addosso senza farlo apposta, stavo parlando al telefono e patatrack mi è successo tutto addosso

Cesare: Capisco caro nipote non preoccuparti io la facevo addosso cioè capitava che mi succedeva a scuola ed i miei compagni mi guardavano sempre male

Ezio: Si ragazzi può capitare ma dobbiamo stare attenti alla gente, perché la gente qui a Roma parla male e questo non va bene rendi tristi i ragazzi che hanno questo problema….un problema ma coe si chiama sta cosa inc… Enc…. Et…. Lo…. Booooo.

Cesare: Si chiama incontinenza e io c’è lo avuto sino ai 18 anni

Ezio: Si già infatti si chiama così ma nn bisogna preoccuparsi bisogna essere tranquilli perché dicevo come prima che può capitare a tutti questo problema ma si risolve con le dovute cure

Rudi: già Ezio può capitare e a me è capitato.

DURANTE LA LUNGA CHIACCHIERATA ARRIVA FRANCESCO IL FIDANZATO DI ALICE

Francesco: Ciao ragazzi ecconmi sono arrivato ho lavorato al bar

Ezio: E lavori tanto, io pure lavoro tanto sono sempre in officina

Cesare: Ma smettila ahahaahah tu non lavori mai non prendere in giro a noi che siamo amici da tanti anni

Ezio: Ma dai che ci fa si siamo amici si, e questo mi fa più che piacere

Cesare: Allora cosa facciamo io dovrei andare alla libreria a comprare l’ultimo libro dell sindaco Luana di Madrid che ha scritto un bellissimo libro voi che fate?

Rudi: Io vado con la mia ragazza e spero che questa volta non me la faccio addosso anche perché se no sarei costretto a portare il pannolo come Lorenzo.

Cesare: Dai non esageriamo te lo sei fatto addosso solo una volta, che può capitare ma fatti dei controlli se vuoi.

Rudi: Si hai ragione zio me li farò

Alice: cosa dobbiamo fare ragazzi e da un ora che parliamo solo di pipì addosso ma la vogliamo smettere mi sta venendo il vomito

Rudi: Si avete ragione scusatemi voi

Alice: Ma dai che ti scusi a fare basta che non parli di questo può capitare ma non dobbiamo essere ossessivi in questo problema

Rudi: Certo questo si non dobbiamo essere ossessivi hai ragione

SCENA A CASA DI LUCIA E IL SUO AMANTE GIULIANO

Lucia: Ciao amore eccomi sono tornata ed ho accompagnato Rudi e Alice a casa

Giuliano: Si si capisco immagino che rudi e triste vero, ho capito che se le fatto addosso

Lucia: poverino si già infatti mi dispiace molto ma pazienza dai dapita

Giuliano: si può capitare questo

Lucia: comunque amore sta sera andiamo a fare un giro? Andiamo a vedere un film?

Giuliano: Si si andiamo a farci un bellissimo giro, magari andiamo a casa di qualcuno e ci vediamo un film

Lucia: Certo possiamo vederci un film a casa di qualcuno

Giuliano: mi piacerebbe vedere un film come per esempio un film dal titolo la passione di cristo

Lucia:No dai quello no e brutto oddio e molto imoressionante

Giuliano: Allora ci vediamo “il tempo delle mele”

Lucia: okay va bene ci vediamo quello sarebbe una bellissima cosa vedersi quello

Giuliano: si si infatti ci vediamo quello

LA SCENA CAMBIA SIAMO A MARZAMEMI CON I RAGAZZI

Alice: Mi è sempre piaciuta Marzamemi, mi ci trovo bene a passeggiare e a chiacchierare.

Rudi: si in effetti e molto bello passeggiare c’è una bellissima aria che tira bene

Lorenzo: Si infatti mi piace davvero ma pachino e anche molto bella e una bellissima provincia e anche quella che si chiama Siracusa.

Alice: si infatti ma approposito ci prendiamo una vodka e un gin?

Lorenzo: si si prendiamocelo sarebbe una cosa bella

Rudi: io vado ragazzi vado dalla mia ragazza

Lorenzo: Okay vai pure

Alice: MIRACCOMANDO stai attento non fartela addosso

Lorenzo: ho dei pannoloni in macchina mia li vuoi così almeno stai tranquillo

Rudi: si meglio che uno me ne dai così sto tranquillo

Alice: si infatti fattelo dare così stai tranquillo

Rudi: ecco me lo sono messo

Lorenzo: un mio motto e pannolo a presso e sempre ascitutto

Rudi: Si infatti sempre più ascitutto con i tena slip e mi stanno pure comodi dove li hai presi

Lorenzo: a pachino li ho presi

Rudi: ah capito una cosa bella davvero me ne farebbe molto piacere che li hai presi li anche perché sono molto

Lorenzo: ragazzi andiamo che già e tardi

Alice: Ma no dai ragazzi stiamo andando li a casa

Lorenzo: andiamo tutti da me a casa mia

Alice: va bene andiamo a casa tua così ci vediamo un film

Lorenzo: vediamo cosa fanno in TV che ne dite ragazzi di un altro drink?

Alice: no ragazzi un altro drink no fanno male i drink e le bevande alcoliche, dovete sapere che sono contro l’alcol anche se l’altra volta mi sono fatta quattro drink

Rudi: ragazzi mi sa che mi devo andare a cambiare mi è successo di essermi fatto la cacca addosso

Alice: si hai ragione sentiamo puzza di popo’

Rudi: ragazzi non capisco perché mi sta succedendo tutto questo

Alice: e dai stai tranquillo può capitare, ma ti sta però succedendo spesso di fartela addosso

LA SCENA CAMBIA RUDI PARLA CON GIULIO A CASA SUA

Rudi: ehi caro come va? Ti andrebbe di farti un giro?

Giulio: va tutto bene come deve andare, va normale, sempre con il pensiero degli esami della patente

Rudi: si infatti ti capisco e questo mi dispiace che ti sta facendo aspettare molto

Giulio: non è giusto che mi sta facendo aspettare molto

Rudi: ti capisco caro mio,e questo mi dispiace molto non saprei come aiutarti

Giulio: su’ Rudi stai tranquillo invece raccontami con la tua ragazza come va?

Rudi: Con la mia ragazza bene, sono stato un po’ così depresso per il fatto che mi scappa la cacca e la pipì, ormai uso i pannoloni, e questo che volevo confidarti da un po’ di tempo

Giulio: non devi preoccuparti su questo ti capisco, hai incontinenza e questo mi dispiace spero che da un giorno all’altro ti possa passare

Rudi: si infatti spero presto che mi passi anche perché stare con il pannolone pieno non è bello

LA SCENA CAMBIA SIAMO ALLINTERNO DI UN SUPERMERCATO QUALCOSA DI INASSOETTATO SUCCEDERE

Rudi: oddio cazzo, ma quanta fila che c’è no si può stare, per dei pannoloni che devo comprare tutta questa fila

Alice: Dai su Rudi stai tranquillo questa fila pian piano passerà

Rudi: si si lo so passerà però mi st facendo male la pancia e me la sto facendo addosso

RUDI E PIENO NEL PANNOLONE SI È FATTO LA CACCA ADDOSSO

Alice: Rudi vedo che sei bello pieno nel pannolone, hai riempito per bene il pannolo, ti sei fatto la cacca addosso?

Rudi: si alice mi sono fatto tantissima cacca addosso, non la trattenevo più e non ho sentito lo stimolo

Alice: eh di si sente la puzza ma stai tranquillo, anche se purtroppo la tua incontinenza e cronica

Rudi: oddio ma sono pienissimo mi sono fatto la diarrea addosso madonna come puzzo ci sto godendo tantissimo

Alice: su su non preoccuparti può capitare ma fatti anche la pipì addosso

Rudi: certo me la sto facendo, che bello farsela addosso senza che più o meno nessuno se ne accorge

Alice: eh già se a te piace, comunque non faremo capire a nessuno che a te piace farti la cacca addosso

Rudi: Certo questo si non faremo capire a nessuno niente.

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la scuola delle torture parte 1

Questo racconto non è frutto della fantasia di qualcuno o della mia. Questa è la mia storia i nomi sono diversi dall’originale solo per preservare la mia privacy.
Tutto è incominciato quando avevo 14 anni , io prima ero un ragazzino alto ma gracilino un po effemminato , era il primo giorno delle superiori , il giorno in cui si fanno le prime amicizie, e anche incontri spiacevoli .
Sono sceso dall autobus sono entrato in questa nuova vita per i futuri 5 anni ero emozionato , arrivato in classe pensavo di essere in un mondo di anarchia dove i ragazzi comandavano , e gli insegnanti rimanevano del tutto indifferenti a ciò che accadeva sotto i loro occhi , loro facevano lezione e chi seguiva andava avanti mentre gli altri facevano gli affari loro…
mi sedetti di fianco ad un ragazzo più grosso e che dopo avrei scoperto anche essere più grande di mè di due anni essendo ripetente , allora ho provato a farci amicizia , visto che era l’unico ragazzo che non sembrava un carcerato , lui subito é stato gentile e cordiale , si chiamava Davide , diciamo che per il momento non ero sicuro di essere bisex , ma lui mi piaceva molto , allora alla ricreazione sono andato in bagno lui mi ha seguito ha chiuso la porta e mentre pisciavo lui la faveva nel lavandino , poi si gira verso di me e mi dice che gli piaccio e che mi vuole dare un bacio , io lo assecondo e mentre le mie labbra sfioravano le sue ho senTito la porta aprirsi, e sono 4 raGazzi che erano della mia classe dicendo “guardate che puttana è questo primino scommetto che gli piace il cazzo dai ragazzi aiutiamolo “. In pochi secondi mi sono trovato in ginocchio a terra con 5 cazzi davanti (5 perché Davide faceva parte di qualche loro piano) erano grossi e duri il più piccolo di 13 cm mentre gli altri erano intorno ai 18 cm.Marco uno dei 4 ragazzi entrati mi disse che o facevo tutto ciò che chiedevano oppure sarebbero state botte , provai ad andarmene ma mi ripresero subito mi rimisero per terra e marco prendendomi la testa con forza mi stava spingendo la sua grossa cappella sulle mie labbra sigillate , spingeva sempre più forte ma io tenevo duro e non mollavo , con un pugno nello stomaco e un calcio nelle palle cedetti , e spalancai la bocca per urlare ma in un momento avevo gia la sua cappella in gola non lo tirò fuori nemmeno una volta e usando la mia testa come un gioco mi venne copiosamente in gola e fui costretto ad inviare tutto , finito uno ne avevo già due in bocca ho iniziato a succhiarli poiche se non l’avessi fatto mi avrebbero distrutto il cazzo a calci.. Anche loro mi vennero in bocca e mi fecero ingiare tutto ,Matteo il piu piccolo (aveva la mia età ) mi sbatte l’uccello in gola e col piede già puntato sul mio pisello mi dice “ho ingoi tutto o te lo spappolo”; Ad un punto parti un forte getto caldo in bocca ma non era sperma , ma piscio ingoiai tutto e rimasi in silenzio . Davide si avvicinò mi calò i pantaloni e mi passo il suo pisello tra le labbra imponendomi di lubrificarlo poi mi girò mi appoggiò il suo grosso cazzo sul buco e mi penetrò senza cognizione , mi faceva male ma mi piaceva contemporaneamente ad un certo puno mi sentii caldo nello stomaco era il suo sperma che mi aveva riempito il culo.
Il gioco fini le letiopi erano finite per quele gIorio . Loro se ne andarono dicendomi ci vediamo domani puttana.
Non sapevo che fare tormai ai dormitori e non dissi niene a nessuno e li incominciò la mia tortura.

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Jack e Carlo (Decima parte)

ll bussare alla porta svegliò Carlo che gemette strofinandosi gli occhi assonnati. Jack era ancora addormentato accanto a lui e Carlo fece una pausa per guardarlo. I capelli neri di solito così ben pettinati, era in disordine e precipitavano sulla fronte. Le palpebre erano chiuse occultando i brillanti occhi blu, le guance pallide erano rosee e le labbra piene leggermente aperte. Carlo sorrise, a suo parere Jack sembrava più bello quando era appena rotolato fuori dal letto, mentre sembrava ancora assonnato ed adorabile. Jack mormorò leggermente qualche cosa nel sonno e sospirò. Carlo non poteva fare a meno di pensare di schiacciare le labbra contro di lui e baciarlo rudemente fino a sentire il corpo dell’amico tremante, in attesa, contro il suo e… la fantasia di Carlo fu interrotta da qualcuno che bussava di nuovo alla porta. Tolse di malavoglia gli occhi dal suo ragazzo addormentato e scese dal letto, si mise i jeans del giorno precedente abbandonati sul pavimento ed una t-shirt per coprire il torace nudo tatuato. Chiunque fosse là fuori era impaziente e bussò di nuovo.
“Vengo.” Mormorò aprendo la porta. Non riconobbe il ragazzo di fronte a lui ma era decisamente bello. Probabilmente era negli ultimi anni dell’adolescenza o nei primi anni venti, aveva occhi marrone cioccolato, pelle leggermente abbronzata, capelli castani scuro ed un’aria di sicurezza di sè. Ma per quanto fosse eccitante, Carlo era ancora seccato di essersi dovuto trascinare fuori dal letto una domenica mattina. “Ciao.” Disse in maniera piatta ed alzò un sopracciglio aspettando che il ragazzo parlasse.
Gli occhi del ragazzo si alzarono ad incontrare il suo sguardo. “Sei Carlo, vero?” Chiese.
“Sì. Ti conosco?” chiese Carlo appoggiato alla porta a braccia conserte.
“No, sono Cristian.” All’espressione confusa dell’altro, sospirò: “Il fratellastro di Max.”
“Oh, bene. Allora… Cosa c’è?” Carlo aggrottò le ciglia, non capiva cosa stesse succedendo. Max gli aveva parlato di Cristian ma gli aveva anche detto che non andavano d’accordo, allora cosa ci faceva lì?
“Voglio parlarti di Max.” Cristian incontrò lo sguardo di Carlo che avrebbe potuto mettere a disagio chiunque, ma non lui.
“Io non ho niente da dire su Max. Ci siamo lasciati, abbiamo finito.”
Cristian roteò gli occhi. “Non ci vorrà molto.”
Carlo rientrò di malavoglia nell’appartamento lasciando la porta aperta affinchè il ragazzo lo seguisse. Andò in cucina, accese il bollitore e poi si voltò appoggiandosi al mobile. “Allora che c’è su di Max? Pensavo vi odiaste.”
Cristian estrasse una delle sedie dalla tavola della cucina, si sedette sul tavolo e mise i piedi sulla sedia. “Gli manchi.” Disse lentamente come se stesse pensando a quello che doveva dire. “Non parla con nessuno, non esce… E’ un incubo vivere con lui.”
Carlo si morsicò un labbro, tentando di non mostrare come le parole di Cristian lo stavano prendendo. “Se è così distrutto perché non è qui lui?”
Cristian sorrise leggermente ed alzò un sopracciglio guardando Carlo. “Lui non ’sa che io sono qui. Pensi realmente che Max mostrerebbe qualche genere di vera emozione?” Rise leggermente scuotendo la sua testa. “Guarda” si alzò in piedi spingendo indietro la sedia sotto il tavolo. “Sto dicendo tutto questo perchè so che tu tieni a Max, anche se lui non lo mostra veramente. Vai da lui e lo vedrai, ok?”
“Io non penso che sia una buona idea.” Disse piano Carlo, ma non poteva fare a meno di sentire il desiderario di vederlo. Ma Cristian stava già andando verso la porta che aprì nel momento in cui Carlo parlava e si voltò per rispondere. “Lui vuole vederti.” Fece una pausa poi alzò le spalle lasciando l’appartamento prima che l’altro potesse rispondere.
Sospirando Carlo pensò a quello che doveva fare. Aveva perso Max ma pensò che non era una buon idea vederlo, non voleva fare qualche cosa che mettesse a rischio la relazione con Jack, l’amava troppo per perderlo. Il treno dei suoi pensieri fu interrotto all’improvviso quando Jack gli fece scivolare le braccia intorno alla vita da dietro e gli baciò la nuca. “Mattina, baby.” sorrise. Carlo si voltò ed avvolse le braccia intorno al collo di Jack tirandolo a se mentre pigiava le labbra con forza contro le sue. Si baciarono appassionatamente per un po’ prima di separarsi. “Chi era?” Jack rise piano mettendogli le mani sulla e guardandolo.
Carlo alzò le spalle e gli sorrise. “Non posso mai averne abbastanza di te!” Disse semplicemente spingendo il pensiero di Max nel fondo della sua mente. Jack sorrise, sembrava anche più bello quando sorrideva e Carlo si avvicinò di nuovo tornando a baciarlo ma lui non si tirò via questa volta. Carlo lo spinse delicatamente contro il muro muovendo le mani in approvazione sul suo torace liscio. Jack sentì che cominciava ad indurirsi ed aprì le labbra spingendo la lingua nella bocca del suo ragazzo che lo baciò più rudemente mentre agganciava i pollici alla cintura dei suoi boxer e li faceva scivolare giù. Si tolse dalle sue labbra e cadde sulle ginocchia; fece correre eccitantemente la lingua sulla testa di pietra del cazzo duro di Jack leccando via la pre eiaculazione dalla punta gocciolante. “Devo andare al lavoro, baby…” gli ricordò Jack per scoraggiarlo ma quando Carlo avvolse le labbra intorno alla cappella pulsante e fece scivolare la calda bocca bagnata giù sull’intera lunghezza dell’asta, tutti gli altri pensieri furono spinti fuori della sua mente. Carlo cominciò a massaggiargli delicatamente le palle con una mano, poi con più forza fece scivolare le labbra su e giù sul grosso palo. Jack si lamentò chinando indietro la testa contro il muro e passò le dita tra i neri capelli disordinati dell’amico che faceva scivolare la bocca su e giù sul suo uccello mentre il piercing di metallo sulla lingua si aggiungeva alla sensazione già incredibile. Gemette rumorosamente di piacere mentre sentiva che le gambe cominciavano a tremargli e gli tirò con forza i capelli. Il rumore dei lamenti del suo ragazzo ed il sapere di esserne l’autore lo faceva eccitare ancora di più.
Carlo si tirò via di malavoglia e si mise in piedi. “Andiamo.” Mormorò in fretta afferrandogli la mano per condurlo verso la camera da letto. Quando Jack si girò per chiudere la porta dietro di loro, Carlo fece scivolare da dietro le braccia intorno alla sua vita e cominciò a baciargli la nuca. Jack sorrise e si girò pigiando rudemente le calde labbra contro il suo ragazzo, mise una mano sul suo sedere perfetto e fece scivolare due dita nella fessura strofinandogli il buco. Carlo gemette, il suo cazzo si indurì ancora di più pregustando quello che sarebbe seguito; ma Jack continuava a baciarlo appassionatamente mentre attendeva disperatamente di sentire le dita scivolargli dentro. “Quanto lo vuoi, baby?” Mormorò Jack contro le labbra di Carlo.
“Lo voglio fottutamente.” Gemette piano Carlo. “Per favore.” Mormorò pigiando le labbra con forza per baciarlo disperatamente. Fino ad allora era stato solo Carlo ad inculare Jack ma ora stava pensando come sarebbe stato bello avere il cazzo dell’amico dentro di se che spingeva nel suo culo stretto. Si lamentò di sollievo quando Jack spinse due dita nel suo buco torcendole come un cavatappi e facendolo ansare pesantemente. Gemette quando aggiunse un terzo dito allargandogli il buco.
“Vuoi che ti inculi?” Gli mormorò Jack in un orecchio usando l’altra mano per carezzargli piano l’asta dura. “Vuoi che il mio grosso cazzo duro fotta il tuo culo?” Bisbigliò oscenamente pigiandogli le labbra contro l’orecchio mentre parlava.
“Sì, oh dio, lo voglio!” Gemette Carlo. Non aveva pensato che Jack fosse un tipo lubrico ma il modo in cui gli stava parlando e quello che stava facendo lo rese ancora più eccitato. Jack lo spinse sul letto sfatto allargandogli le gambe, poi fece correre lentamente la punta della lingua bagnata sulla fessura sino alle palle, quindi tornò al suo buco perfetto. Il cazzo di Jack ora era scomodamente duro e lui voleva disperatamente sbatterlo nel sedere dell’amicom ed incularlo fino a sborrare, ma voleva essere sicuro che anche il ragazzo ne godesse. Strinse la lingua e la spinse improvvisamente nel buco del culo che gli si presentava facendo frignare Carlo di piacere. Lo sentì gemere il suo nome e spinse la lingua più profondamente per dargli il maggior piacere possibile. Quando i lamenti strazianti divennero forti, si tolse per non farlo venire ancora.
“Dannazione Jack,” Ansò Carlo quando i loro occhi si incontrarono. Sapeva che la maggior parte di quello che stavano facendo era nuovo per l’altro e non si era aspettato una cosa del genere, ma certamente non se ne stava lagnando. Jack sorrise sornionamente quando guardò il suo ragazzo, le sue guance erano rosse e la sua respirazione era affannosa.
“Girati, baby.” Gli disse e Carlo obbedì mettendosi a quattro zampe davanti a lui. Jack fece una pausa per guardarlo, il suo corpo era incredibile ed il cazzo gli dolse quando guardò quel magnifico culo. Pigiò la testa dell’uccello, che gocciolava pre eiaculazione, contro il buco stuzzicandolo. Carlo gemette ed inarcò la schiena, non poteva aspettare più a lungo. “Ti farò gridare fottutamente!” Mormorò Jack senza penetrarlo ancora.
“Mhmm, lasciami prendere il tuo cazzo!” Ora stava implorandolo Carlo: “Mettimelo tutto dentro, voglio sentire che mi riempi!” Si lamentò parlando come la sporca puttana che Jack sapeva essere, e lui amava questo del suo ragazzo.
Jack non poteva attendere oltre e sbattè tutti i suoi 20 centimetri di cazzo duro dentro il buco che stava attendendo impazientemente. Ansò nel sentire quel caldo e quella strettezza intorno al suo uccello, non si era aspettato che inculare qualcuno fosse così incredibile. Sentì Carlo mugolare di piacere e contorcersi sotto di lui. “Ti piace, baby?” Mormorò abbrancandogli le anche per tenerlo in posizione. Carlo rispose con un forte lamento disperato.
Jack tirò fuori il pene quasi completamente dal buco del culo e poi lo spinse dentro completamente, tutti e due gemettero. Aumentò la velocità, il suo cazzo spingeva con forza nel culo e poteva sentire le palle che gli schiaffeggiavano contro ad ogni spinta. Non gli toccò l’uccello palpitante perchè voleva che venisse solo per l’inculata che stava ricevendo.
“Oh cazzo!” Si lamentò Carlo sentendo come se non potesse res****re ulteriormente, era bello, troppo bello. I due ragazzi erano caldi ed ansimanti, i loro corpi erano coperti da una pellicola di sudore per l’inculata implacabile. “Sto per venire, baby!” Gemette Carlo inarcando la schiena mentre il cazzo di Jack continuava a spingere nel suo culo colpendo ogni volta la prostata, facendolo rabbrividire, onde di piacere attraversavano tutto il suo corpo. “Oh dio Jack, più forte!” Ansò. Jack obbedì dandoglielo il più duramente ed il più velocemente possibile.
“Ti piace, huh? Sei una tale piccola puttana sporca Carlo!” Sibilò Jack sapendo di eccitarlo ancora di più quando parlava così. Intendeva questo quando gli aveva detto che lo avrebbe fatto gridare. “Continua a prendere il mio cazzo troia fottuta!” Disse sempre tenendolo per le anche e penetrandolo.
Le parole di Jack ed il modo in cui il suo pene lo penetrava spinse Carlo sull’orlo. “Oh cazzo sì, Jack!” Gridò, tutto il suo corpo rabbrividì mentre cominciava ad eiaculare. Jack continuò a sbattere il cazzo nel buco del culo intensificandogli l’orgasmo ed avvicinandosi al proprio. Quando lo sperma di Jack riempì il buco di Carlo, ambedue si lamentarono simultaneamente, il corpo di Carlo stava ancora tremando per la forza del suo orgasmo, non poteva immaginare nessuna fottuta migliore di quella. Jack estrasse lentamente l’uccello dal culo dell’amico e crollarono insieme sulle lenzuola aggrovigliate mentre anelavano pesantemente.
“Dannazione Jack è stato… wow!” Fu tutto quello che Carlo riuscì a dire. Jack rotolò su di un fianco posando la testa sul suo torace.
“Mhmm,” Sorrise Jack con il piacere di sentirselo vicino. “Ti amo un sacco, sai.” bisbigliò dolcemente, un contrasto completo rispetto a come gli stava parlando solamente pochi momenti prima.
“Anch’io ti amo.” Sospirò Carlo felice avvolgendo ermeticamente le braccia intorno al ragazzo come se avesse paura che fuggisse. Credeva a quello che aveva detto, amava Jack. Anche di più, quel ragazzo era tutto per lui, più di quanto fosse capace di dirgli.

(Più tardi quel giorno)

Dopo che Jack se ne fu andato al lavoro, Carlo fece di malavoglia la doccia e si vestì. Gli piaceva il profumo familiare di Jack sulla sua pelle. Quando si sedette sul divano ed accese la televisione non potè fare a meno di pensare a quella mattina, quando Cristian era venuto a parlargli. Era stata una visita strana. Se Max ed il suo fratellastro si odiavano, perché si era preso la briga di venire da lui? Carlo scosse pensierosamente la testa, non aveva senso. Sapeva che non avrebbe fatto nulla che potesse mettere in pericolo la sua relazione con Jack ma c’era qualche cosa che gli aveva fatto venir voglia di vedere Max, aveva bisogno di sapere quello che stava accadendo.
Prese le chiavi della macchina ed uscì. Parcheggiò la macchina vicino a quella nera che pensò fosse di Cristian, sembrava non ci fosse nessuno in casa. Si fermò per un secondo davanti alla porta chiedendosi se era una buon idea dopo tutto, comunque si trovò a pigiare il campanello. Un secondo dopo Max apriva la porta. Carlo fu sorpreso dal suo aspetto, era ancora bello, ma i suoi capelli erano disordinati, era vestito con pantaloncini da footing grigi invece dei soliti jeans stretti, non portava niente sul torace nudo e le occhiaie dicevano che non stava dormendo bene ultimamente. “Carlo…” Mormorò Max. La sua voce suonò più bassa del normale, suonò come se avesse fumato più del solito.
“Io.. uh.. Cristian ha detto che volevi vedermi.” Carlo alzò le spalle, non sapeva davvero perché era lì.
Max accennò col capo ed un piccolo sorriso furbesco apparve sulle sue labbra, ora sembrava il Max che Carlo conosceva. Lo fece entrare e chiuse la porta dietro di lui. Cristian stava sdraiato sul divano addormentato. Max sospiro e si avviò sulla scala: “Vieni.” e sorrise leggermente facendogli segno di seguirlo. Carlo esitò pensando che non fosse una buona idea. Ma voleva sapere cosa voleva dirgli Max.
Lui spinse la porta della camera da letto, la chiuse dietro di loro e si girò verso Carlo che lo stava guardando ansiosamente. “Guarda Carlo..” disse lentamente Max, sembrava non sapesse cosa dire. “Mi manchi!” buttò fuori. “Mi manchi fottutamente, baby, so che abbiamo dei problemi ed altre stronzate, ma chi non ne ha? Noi stiamo bene insieme…” Si morse un labbro e fece una pausa. “Io ti amo ed impazzisco al pensiero che fotti con qualcun’altro!” Max fece un passo per avvicinarsi a lui ed ora solo pochi centimetri li separavano. “Tu sei mio, baby…” Bisbigliò.
Max esitò per solo un secondo per tentare di leggere l’espressione sulla faccia dell’altro. Poi mise le mani sul torace del ragazzo, lo spinse indietro contro il muro e lo baciò ferocemente. La forza del suo bacio sorprese Carlo ed un anelito scappò dalle sue labbra. Max aveva le mani sulle sue spalle e le afferrava così ermeticamente che lui stava cominciando a sentirsi scomodo. “Max..” Cominciò ma non riuscì a trovare altre parole prima che le labbra di Max fossero ancora sulle sue baciandolo ferocemente. Sapeva che non era una buon idea ed avrebbe complicato ancora di più le cose, ma non poteva farci niente, l’aveva perso e ne aveva dannatamente bisogno. Carlo avvolse ermeticamente le sue braccia intorno al collo dell’amico e rispose al bacio spingendo la lingua nella sua bocca. Improvvisamente la faccia di Jack balzò nella sua mente e tentò di spingere via Max. Era sbagliato, lui aveva ancora dei sentimenti per Max ma non poteva fare altro male a Jack, l’amava troppo per perderlo, specialmente ora. Ma Max non si fermò, morse il labbro di Carlo, lo fece lamentare involontariamente e Max sorrise furbescamente contro le sue labbra.
“Non voglio farlo, non voglio fargli male di nuovo!” disse Carlo con forza spingendolo via. Sospirò lentamente mentre guardava il suo ex ragazzo. Non poteva fare a meno di avere dei sentimenti per lui e non voleva fare altro male a Max, ma lui era già così vulnerabile.
Max accennò col capo lentamente. “Ok.” Bisbigliò, non era quello che si aspettava Carlo. “Io ti amo Carlo voglio che tu sia felice. Mentirei se dicessi che sono contento che tu stia con lui, perché non lo sono. So di non essere capace di mostrare emozione e roba del genere, ma quando dico che ti amo, l’intendo realmente.” disse Max facendo una breve pausa. “So che senti ancora qualche cosa per me, non negarlo. Lo dovrai ammettere prima o poi. E quando lo farai io sarò ancora qui.” Sorrise leggermente e fece spallucce.
Era molto raro per Carlo sentire quelle parole, non riusciva a parlare a causa del groppo che aveva in gola e tutto quello che riuscì a fare fu un cenno. Era confuso e non sapeva se l’altro era sincero o no. Sperava avesse torto, ma onestamente non sapeva. Amava Jack ma non poteva negare di amare ancora anche Max.
Max non lo seguì quando lui lasciò la casa. Non ci volle molto per arrivare a casa sua e tentò di ricomporsi lungo la strada, Jack ci sarebbe stato al suo rientro.
Entrò e trovo Jack sdraiato sul divano con una tazza di caffè. Sulla sua faccia si stampò un sorriso quando lo vide ed appoggiò la tazza. “Ehi bello!” Lo apostrofò allungando le braccia per abbracciarlo. Carlo si accoccolò accanto a lui e seppellì la faccia nel suo torace mentre l’abbracciava. “Tutto bene?” Chiese Jack piano cominciando a carezzargli i capelli.
“Naturalmente…” Borbottò Carlo senza alzare la testa. Gli si aggrappò e chiuse gli occhi mentre il suo ragazzo lo baciava dolcemente sulla testa. Era ovvio che qualche cosa non andava ma non voleva spingere Carlo finché non era pronto a parlare. Questo era il lato di Carlo che ognuno poteva vedere, odiava l’idea che si pensasse che era debole. Ma era diverso con Jack, era tanto più facile essere se stesso. Ma per quale ragione non riusciva a togliersi Max dalla testa, perché tutto doveva essere così difficile?

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La mia passione per le BBW (parte seconda)

Quando entrai a casa sentii che Stefania, mia moglie, era al telefono ed io, dopo averle lanciato un bacio, ne approfittai per andare al bagno a farmi una doccia rilassante e togliere eventuali tracce lasciate da Francesca durante il nostro incontro amoroso.
Mentre mi facevo la doccia mi godevo i ricordi del pomeriggio, del corpo di Francesca fantasticavo sul suo culo. Il cazzo era in perenne erezione e questo fu il motivo per cui rimasi chiuso in bagno per un tempo insolito.
Trovai mia moglie davanti ai fornelli intenta a preparare la cena e quando mi sentì entrare mi disse che era stata al telefono con Francesca. Mi si raggelerò il sangue! Ma poi capii che era tutto ok altrimenti non me lo avrebbe detto in quel modo ma mi avrebbe attaccato a brutto muso.
“Ah cosa ti ha detto?”
“Luigi non puoi capire! ha incontrato un vecchio amico e, non ci crederai, c’è andata a letto! Ho sempre pensato che fosse una puttana, ma sono cazzi suoi. comunque si scusa ma domani non può venire. probabilmente farà il bis!” rise Stefania
“che ti devo dire. il sesso piace a tutti.”
“hai proprio ragione” mi rispose Stefania senza pensare che si stava contraddicendo visto il suo comportamento a letto

PINA

Un’altra amica di Stefania con una corporatura notevole è Pina. Altezza normale con bellissimi capelli biondi tagliati a caschetto e un paio di occhi di un colore blu intenso. Da quando si era sposata, un paio di anni fa mi pare, ne avevamo perso le tracce ma ultimamente è riapparsa come per incanto a causa, scusate se sono maligno, della sua separazione con il marito da lei trovato a casa, che deficiente, mentre si scopava la ragazza rumena che avevano per tenere in ordine casa.
Pina faceva parte della comitiva di Stefania quando erano più giovani e di conseguenza conosce bene anche Francesca. Lei è stata sovrappeso ma so per sentito dire che la causa è dovuta ad una disfunzione che non conosco. Per me non rientra in nessuna categoria perchè non ha figli, non è golosa e da giovane non era così “abbondante”!
Però era stata sposata e forse risentiva la mancanza del sesso matrimoniale.
Decisi di provare anche con lei e cominciai a scervellarmi per cercare il sistema di abbordarla ma, grazie a Francesca, non ce ne fu bisogno!
Infatti continuava a raccontare a tutte le amiche di questo suo vecchio amico con cui aveva fatto un “sesso favoloso” (parole sue) ed amante delle donne sovrappeso.
Un giorno Francesca mi chiamò dicendomi
“non ti chiamo per parlare di noi due ma per dirti che giornalmente ricevo preghiere da parte di Pina di presentarle il mio fantomatico amico! Non ce la faccio più! inoltre passo anche per stronza e per gelosa e tu sai che io tengo alle mie amiche (e mia moglie? pensai). Quindi volevo sapere se puoi accontentarla. Ti prego”
“Ma certo! Dille che la chiamerò domani e poi vedremo ma non nominarmi. Dovrà sapere di me solamente se ci incontriamo, chiaro?”
“certo, grazie Luigi. Il suo cellullare è xxxxxxxxxxxxx”
“spero che la prossima telefonata che mi farai sarà per invitarmi a casa tua. Un bacio” e attaccai
La mattina seguente comprai un cellulare da quattro soldi ed una nuova scheda e chiamai Pina
“pronto” rispose
“ciao Pina noi due abbiamo un’amica in comune che mi ha pregato di chiamarti. Cosa posso fare per te?”
il cellulare rimase muto per qualche secondo prima che lei mi rispondesse
“lo sai benissimo, sempre se sei interessato. potremmo divertirci insieme”
“ti ho chiamata per questo motivo e non per sentire la tua dolce voce. Puoi ricevere o preferisci un’albergo?” le chiesi sapendo benissimo che se avesse scelto la seconda possibilità avrei trovato una scusa per rimandare il tutto
“puoi venire tranquillamente a casa mia. Se quello stronzo del mio ex ci scopava le amanti, sarò libera di farlo anch’io e pure sul letto matrimoniale”
“bene allora vediamo …. facciamo lunedì a pranzo?”
“ti aspetterò a gambe aperte” rispose ridendo e mi salutò
Tornato in ufficio chiamai un paio di clienti nella zona di Pina e presi appuntamento per lunedì mattina. Ecco il primo passo era stato fatto.
Il lunedì feci presto dai clienti e decisi di parcheggiare l’automobile vicino casa di Pina e farmi una passeggiata per calmare i miei bollori. Fu quindi per pura causaltà che incrociai Pina mentre tornava a casa con la spesa. Lei fece finta di non vedermi ma io la chiamai offrendomi di portarle la spesa a casa
Lei accettò controvoglia perchè aveva paura che sarei rimasto troppo a lungo rovinandole il pomeriggio. Io invece volevo godermi quell’imprevisto.
Entrati in casa mi fece strada verso la cucina facendomi posare le buste accanto al frigorifero e gentilmente mi offrì qualcosa da bere.
“solo se mi fai compagnia” risposi e lei fu costretta a farlo. Prese due bicchieri e una bottiglia di vino bianco, frizzantino e ghiacciato. Rimanemmo in cucina a parlare del più e del meno ed io portai il discorso sul cambiamento che aveva Francesca nell’ultimo periodo non nascondendo quello che mi aveva accennato mia moglie.
Lei diventò paonazza e diede colpa al vino bevuto. Con il passare del tempo diventava sempre più nervosa e quando capii che stava perdendo il controllo le dissi
“scusa ma ora devo andare. Posso usare un secondo il bagno, per favore”
“certo”
entrato dentro mi denudai e le inviai il seguente messaggio
“STO ARRIVANDO”
Quanto udii lo squillo del suo cellulare uscii dalla porta e la trovai intenta a leggerlo, poi alzò la testa e …capì tutto.
“sei uno stronzo Luigi ma ben arrivato. Per la verità non mi aspettavo un uomo così piacente”
“Grazie del complimento ma penso che sia giunto il momento anche per di vederti nuda. Sbrigati che è più di un’ora che sono in tiro e non ce la faccio più”
Andammo in camera da letto e lei mi chiese due minuti per darsi una rinfres**ta e poi avremmo aperte le danze. Quando entrò nella camera indossata una lingerie da vera puttana. Un perizoma ridottissimo nascondeva a malapena i peli del pube e un filo le passava tra le chiappe mentre sopra aveva un reggiseno trasparente che metteva in risalto le sue enormi tette e gli appuntiti capezzoli. Si avvicinò mimando la camminata di una enorme gattona e non si fermò fino a quando si inchinò verso il cazzo per imboccarlo. Capii subito che Pina era una vera troia! Aveva un risucchio continuo e controllato per non farmi eccitare oltre il dovuto mentre con una mano si sgrillettava il clitoride attraverso le mutande.
“ferma, ferma” le dissi “calmati un secondo altrimenti mi farai godere nel giro di un minuto. mettiti sul letto che facciamo cambio”
Lei fu ben felice della proposta e si distese sul letto a gambe allargate come aveva promesso per telefono.
Senza spogliarla con una mano iniziai a stuzzicare il suo enorme clitoride che spuntava come un minuscolo cazzo mentre con l’altra giocavo con un capezzolo alla volta sfregandoli tra il pollice e l’indice.
Il suo bacino era in continuo movimento alla ricerca di un maggior contatto ma dovevo calmare un poco i miei bollori (non che fosse facile) e quindi le abbassai le mutandine che sfilai quando lei alzò il poderoso sedere e mi tuffai tra le sue gambe. Iniziai a leccare le grandi labbra dal basso verso il clitoride fermandomi sempre prima di incontrarlo. La lingua affondava sempre di più in quella figa bagnata quindi divaricai le grandi labbra per leccare quelle piccole stando sempre attento a non sfiorare il clitoride che, se possibile, si ergeva sempre di più.
I suoi sospiri si mutarono in preghiere ma non mi impietosii. Ad un certo punto infilai due dita nella vagina e le mossi lentamente avanti e indietro. Il suo bacino impazzì a quel contatto muovendosi velocemente per farle entrare ancora più in profondità e fu a quel punto che posi la bocca sul clitoride e lo succhiai a fondo.
Pina si irrigidì all’istante lanciando un lungo e roco gemito mentre il suo orgasmo esplodeva. Dalla fica uscirono enormi quantità di caldo liquido che colarono bagnando le lenzuola. Continuando a succhiare il clitoride tolsi le dita e le posai sull’ano che senza difficoltà si aprì facendole entrare nella profondità del retto di Pina.
Mi distesi su di lei mettendole il cazzo davanti alla bocca che subito si aprì imboccandolo per tutta la sua lunghezza. Scopai quella bocca muovendo il bacino al ritmo delle dita nell’ano e lei godeva come una pazza!

Prima di arrivare all’orgasmo cambiai posizione per entrare, finalmente, in quella figa gocciolante e spingerci a fondo il cazzo per scaricare la mia sborra. Per fortuna mi aveva avvertito che potevo andare tranquillo perché prendeva ancora la pillola.

Subito dopo aver goduto mi sdraiai accanto a lei che cercava di riprendere fiato dopo tutti gli orgasmi avuti

“Luigi sono senza parole! Mai goduto tanto in vita mia”

“dopo goderai di più perché ho scaricato le palle e sarò più resistente. O ti vuoi fermare così?”

“scherzi vero? Io non ho impegni e voglio godermi questo cazzo più a lungo possibile”

“Ok allora datti una sciacquata e poi ricominciamo a giocare”

Questa volta entrò nuda in camera e si mise accanto a me. Io senza tante cerimonie le feci ingoiare il cazzo restando beatamente sdraiato godendomi il momento. La bocca si impossessò della cappella che leccò a fondo fino a sentire il primo accenno del suo risveglio. Poi fece scendere la testa fermandosi solo quando il naso toccava il pube, un lungo risucchio e poi risaliva. All’inizio la corsa della testa era breve ma dopo pochi minuti il cazzo era nella sua erezione massima e quando lei si fermava con il naso che toccava il pube sentivo l’ugola della sua gola sulla punta della cappella.

“scendi con la bocca fino alle palle, prendilo tutto in gola, so che sei una troia infoiata e me lo devi dimostrare.”

Lei per nulla offesa da queste parole fece quanto richiesto restando il più a lungo possibile in quella posizione. Quando risalì il suo viso era paonazzo !

Le tolsi il cazzo dalla bocca e la feci mettere alla pecorina per poi spingere il cazzo nella figa. Mentre spingevo le sculacciai fortemente le chiappe che si divennero ben presto rosse. Dalla sua bocca uscivano gemiti di piaceri e qualche urletto quando la sculacciata era troppo forte ma soprattutto incitamenti per essere ancora più rude.

Mentre continuavo a scoparla con un ritmo più contenuto le allargai le chiappe e sputai sul grosso infilandoci poi prima un dito e poi un secondo. Lei mugolò come una pazza facendomi capire che anche lei voleva quello quindi tolsi il cazzo dalla fica e lo appoggiai sull’ano. Spinsi lentamente facendo entrare il cazzo in tutto la sua lunghezza con una sola e prolungata spinta.

L’ingresso fu accolto da un grande respiro e poi …. s**tenai l’inferno.

Affondavo brutalmente nel suo culo dandole sculacciate sempre più forti e le sue grida di piacere aumentarono fino a quando non godette violentemente spengendo il suo bacino verso il mio alla ricerca di una maggiore profondità

Sentivo il mio orgasmo arrivare e sapevo cosa volevo! Mi tolsi da quella posizione e la feci girare mettendo il cazzo, leggermente marroncino, davanti alla sua bocca.

Non dovetti chiederle nulla. Prese il cazzo in bocca senza nessuna difficoltà facendomi scaricare la mia bollente sbora nella sua gola.

Ero distrutto! Ma Pina non stava tanto meglio.

Stavo uscendo quando mi chiese se ci potevamo incontrare un’altra volta ed io le diedi la stessa risposta data a Francesca. “io voglio sempre di più! Tu accetta qualunque mia richiesta ed io non avrò difficoltà ad incontrarti

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Mia cugina Parte Prima

Salve a tutti voglio raccontarvi come mia cugina mi fa impazzire con i suoi piedini favolosi.
L’altra sera proprio lei e’ venuta a vedere la partita Italia -Inghilterra a casa mia. Con lei c’era il suo ragazzo e una sua amica.
Mia cugina mi fa impazzire da anni: le sue gambe, i suo piedini, le sue mani, il suo culetto. In poche parole la adoro e mi eccita da morire.Lei lo sa che amo i suoi piedini e non perde occasione per mostrarmeli.
Quella sera mentre il suo ragazzo era tutto preso dalla partita lei si sfilò le ballerine e stendette le sue gambe poggiando i suoi meravigliosi piedini sul tavolinetto del salotto.Lei iniziò ad accarezzare il suo piede con l’altro e muoveva lentamente le dita dei piedi con le unghie smaltate di nero. Mentre il ragazzo guardava la partita io fissavo i piedi di mia cugina e il mio cazzo si induriva ad ogni piccolo movimento delle dita. Ad un certo punto distolsi lo sguardo dai piedi di mia cugina e vidi la sua amica che mi fissava divertita. Mi son sentito una merda mia cugina aveva raccontato tutto alla sua amica. Mi sentivo umiliato, ma la cosa mi eccitava di piu’. Le birre erano finite mi alzai per prenderne delle altre ma si intravedeva che avevo la verga dura alla sola vista dei piedini e delle dita della mia adorata cugina. Letizia l’amica di mia cugina si alzò e mi disse:
<< dai che ti do una mano>>.
Io e Letizia ci spostammo in cucina e lei mi disse:
<< Ti piacciono tanto i piedini di Lorena>>.
Io mi senti’ avvampare ma risposi con gli occhi bassi:
<< Si>>.
Lei mi rispose:
<< E i miei ti piacciono?>>
io le guardai i piedi mentre lei li sfilava dai suoi sandali. Il mi cazzo ebbe un sobbalzo.
<< Meravigliosi!>> esclamai.
Ma in quel momento il ragazzo di mia cugina grido’ :
<< Ma arrivano ste birre? ma che state a pomicià?>>.
Fini’ il primo tempo 45 minuti a cazzo duro più recupero. Alla fine il ragazzo di Lory si alzo’ e usci a pendersi le sigarette. Restammo soli io, Lory e Letizia.
Allora Lory si rivolse a Letizia e le disse:
<<Hai notato quanto è porcellino il mio caro cugino. Ha avuto il cazzo duro per tutto il primo tempo. Glieli hai mostrati i tuoi?>>
Letizia ribadi’:<<Si appena li ha visti si tava sborrando nei pantaloni>>Si misero a ridere.
<<Che pervertito>> disse Lorena. Poi disse <<Letizia mostragli i tuoi piedini>> e Letizia li mise accanto a quelli di Lory: Le unghie di Letizia erano rosa. Io mi inginocchiai e mi avvicinai ai quattro piedini.
<<Baciami i piedi porco>> disse Letizia e io iniziai a baciarli senza sosta.
<<Che porco si arrapa di piu’ a vedere i nostri piedi che a vedere le nostre fighette>> disse Lorena e risero mentre io baciavo e poi iniziai a leccerle la pianta e a succhiarle le dita.
<< Mica si sta toccando?>> chiese Letizia.
<<No ti toccare il cazzo porco altrimenti te li sogni i nostri piedini>> mi urlo’ Lorena.
Poi passai a leccare quelli di Lorena. Nel frattempo stava iniziando il secondo tempo e Lory prese il cellulare e chiamo’ il suo ragazzo
<< Amo’ dove sei? Ho capito vabbè ci vediamo a fine partita. Salutami Marco>>.
Chiuse il telefonino e mi urlo'<<Sei fortunato lui resta al bar e tu hai 45 minuti per leccarci per bene i piedini>>.
Io mi lancia a leccarli tutti quelli di Lory e di Letizia. Ero in paradiso. Lory si alzo’ e a piedi nudi ando’ in camera mia ed usci’ con una cordicella. Poi mi lego’ le mani dietro la schiena e poi mi abbasso’ pantaloncini e mutande facendo uscire il mio cazzo duro come il marmo.
<< Guarda come gli viene duro a sto pervertito il cazzo a leccarci i piedini>>.
Letizia sorrise ed annui’ <<Che cane leccapiedi. Te lo vorresti toccare? Ti vorresti fare una sega? Porco!>>. Ed io dissi<<Si>>.
Lorena sorridendo confermo'<<Lui è un gran segaiolo, gli piace farsi le pippe. Pippaiolo. Segaiolo. Di a Letizia quante seghe i sei fatto annusando i miei collant? DILLO>>.
Io con un filo di voce risposi<< infinite>>.
Lorena urlo’ << COSA? QUANTE PIPPE TI SEI FATTO SU I MIEI COLLANT?>>
<<INFINITE>> risposi io.
Letizia, allora, si rivolse a Lorena << Che cane! Sei una bestia che si mena il cazzo. Sei un segaiolo.>>
Poi Lorena le disse:<< Poi adora sentire l’odore della mia fighetta attraverso i miei slip zozzi>>
<<Un maiale schifoso>> rispose Letizia.
Poi Letizia in Leggings neri apri’ le gambe e sorridendo mi disse<< Vieni ad annusarmi la topa porco di merda. >> io mi inginocchiai e strisciai tra le cosce di Letizia.
<<Annusale la fighetta porco>> mi disse Lory.
L’odore della sua figa mi fece impazzire il cazzo: La prostata mi si contraeva facendo sollevare il mio cazzo duro.
<<UHHHHHHHHH come gli vibbra il cazzo al porcellone. Scommetto che gli sta gocciolando il cazzo a sta puttanella>> disse Lorena.
<<Mica sborra il porcello?>> replico’ Letizia. Mentre mi spingeva il mio viso sulla sua fica. Poi ancora << Dai porco lo senti il mio odore? Leccami i leggings pervertito. Oggi non ho messo neanche gli slip.>>
<<Ma se gli dici cosi’ questo si sbrodola in un secondo>> rispose Lorena.
Io leccavo i leggings e sentivo l’odore della fighetta di Letizia e lei ridendo segui’ << Prima di venire qui in quel bar in cui abbiamo preso quel prosecco in attesa del tuo ragazzo ho fatto la pipi e non c’era la carta e mi sono rimessa i leggings>>
Lory le disse <<Che sporcacciona>> e sorrise e poi si rivolse a me ulrlandomi << Hai capito schiavetto gli stai leccando la piscia>>.
<< Scommetto che gli piace al pervertito segaiolo>> replico’ Letizia.
Tutto cio’ mi eccitava damatti e leccavo ancor piu’ avidamente quei leggings che coprivano la fighetta di Letizia.
Lory:<<UHHHHHHHHHH guarda come gli piace a sta troietta l’odore della tua piscia. Ti sta leccando come un forsennato.>>
Letizia:<<Adesso basta. Spostati e mi scanso’.>>
Il mio cazzo era in uno stato di eccitazione impressionante.
Lory:<< Guarda come l’hai ridotto? A vederlo cosi’ me lo farei infilare nella fighetta il suo cazzo. La vuoi la mia fighetta? eh porcellone>> e io <<Si ti prego Lory, ti prego posso infilartelo in figa>>
Lei si infilo’ la mano sotto i pantaloni e ne tiro’ fuori un dito bagnato. << Guarda sto maiale me l’ha fatta bagnare la fighetta. Annusami il dito porco>>. Mi avvicino’ il dito al naso e io annusai la sua broda.
Ad un certo punto squillo’ il telefonino di Lory:<< Dmmi Amo’…. si ok fai come vuoi. Ci vediamo domani. Vieni tu a prendermi a casa e poi andiamo da te vabbe’. Ok si si ci accompagna Lorenzo dai fai il bravo….ahhhh vediamo domani. Ciao>> e poi a me e a Letizia:<< Va con Marco appena finisce la partita. E t porco ci puoi leccare ancora e poi ci porti a casa hai capito porcellone>> Io annui’.
Letizia:<<la vuoi leccare la figa bagnata di Lory?>> e io <<SIIIIIIIIIIIIIIIIII>>
Lory<< Dai andiamo sul letto>>.
Mi distesi mentre Lory si sfilo’ i pantaloni e attraverso gli slip si intravedeva il peletto. Poi si sedette sul mio viso. Subito avverti’ l’umido della sua figa e iniziai a leccargliela.
Lory:<<Aspetta Porco. Prima di tutto leccami il culetto>> abbassandosi gli slip << Sai quel porco dopo avermi sbattuta la figa mi ha sborrato sul culetto. Ripuliscilo tutto che me lo sento ancora impastricciato di sborra>>
Letizia << Lecca stronzo. Guarda il cazzo gli sta scoppiando>> e risero.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 6)

Mi svegliai sabato mattina e Giacomo era sdraiato accanto a me. Stavo passando il fine settimana a casa sua. Io ero estremamente eccitato, il mio cazzo era duro come una roccia. Giacomo stava ancora dormendo, lo circondai con un braccio, lo infilai sotto le coperte e cominciai a menargli il cazzo. Cominciai a baciargli il collo, Giacomo si mosse un po’ ed il suo pene ora era completamente duro. Iniziai a strofinare il mio cazzo sul suo buco, lui girò la testa e ci baciammo profondamente. Presi il lubrificante, lo sparsi sul mio cazzo e sul suo buco, quindi lo spinsi dentro di lui.

Cominciai ad incularlo e lui si lamentava ad ogni spinta. Gli girai la testa e lo baciai mentre continuavo a spingere nel suo culo. Le mie dita erano sul suo torace e giocavano coi suoi capezzoli. Quando interrompemmo i nostri baci Giacomo si lamentò: “Oh Nick.” Io sentii l’orgasmo crescere dentro di me, cominciai a spingere sempre più velocemente ed io esplosi dentro di lui.
Estrassi l’uccello da Giacomo e lo feci rotolare sulla schiena. Il suo cazzo era ancora sull’attenti. Salii sul suo grembo, non sapevo cosa aspettarmi ma ero curioso. Presi il lubrificante con cui lubrificai il mio buco ed il pene di Giacomo che non sembrava contrariato. Mi sedetti lentamente sul suo cazzo e lo sentii entrare dentro di me. Io emisi un anelito, faceva male. “Rilassati.” Mi disse Giacomo. Lo feci e dopo un momento il dolore fu sostituito dal piacere. Cominciai a muovermi su e giù sul suo uccello. Lo guardai e vidi che aveva la testa girata verso l’alto e stava respirando profondamente.
Mantenemmo un buon ritmo finché non sentii il suo corpo tendersi ed una calda sensazione eruttare dentro di me, capii che Giacomo aveva eiaculato. Dopo che lui ebbe finito di sborrare, mi alzai e sentii il suo cazzo abbandonare il mio buco. Mi sdraiai accanto a lui e lo baciai profondamente.
“Vorrei stare così tutto il giorno.” Dissi.
“Sarebbe bello.” Disse Giacomo. “Ma dobbiamo andare a fare colazione, la mamma vuole che la si faccia insieme nei fine settimana. Non possiamo evitarlo.”
“Potremmo dire che vogliamo fare colazione a letto.” Dissi e lo baciai.
“Ho paura…” Io lo baciai. “Che…” un altro bacio “Lei non lo accetterà.”
“Ok, allora dovremo soffrire.”

Uscimmo dal letto, ci vestimmo ed andammo in cucina che odorava degli aromi della colazione. Ci sedemmo a tavola mentre la madre di Giacomo, Samanta, stava preparando la colazione. “Nick vuoi anche delle uova?” Mi chiese.
“Sì, mi sembra una buona idea.”
“Come li vuoi?”
“Un po’ molli.”
Il padre di Giacomo entrò e si sedette a tavola. “Giacomo, tua madre ed io più tardi andremo a trovare i nonni. Torneremo domani sera così tu e Nick avrete la casa tutta per voi. Conosci le regole.”
“Ok.” Disse Giacomo. “Cos’hanno i nonni?”
“La nonna è all’ospedale.Nulla di serio, deve sottoporsi ad un piccolo intervento, così tua madre ed io staremo col nonno.”
Tutti e quattro facemmo colazione insieme conversando amichevolmente. Quando arrivammo a parlare della mia famiglia e del fatto che i miei genitori avrebbero accettato o no il mio essere gay e che era probabile mi buttassero fuori, Roberto disse: “Potrai stare qui se dovesse accadere. Non devi preoccuparti, non diremo niente a loro. Anche se con quell’incubo di tua sorella, avere un figlio gay dovrebbe essere il minimo delle loro preoccupazioni.”

Poco dopo la colazione Roberto e Samanta partirono per andare dai nonni. Giacomo ed io andammo a fare una doccia. Era bello vedere l’acqua che correva giù per il suo bel corpo liscio. Mi misi in ginocchio nella doccia e presi in bocca il suo cazzo. Salii e scesi sul suo uccello. Inserii un dito nel suo buco. In breve Giacomo stava esplodendo nella mia bocca. Il gusto del suo sperma era indescrivibile ed io lo ingoiai, amavo il sapore del mio Giacomo.
Finii di bere la sua sborra, mi alzai e Giacomo si voltò. Capii cosa voleva. Afferrai il mio cazzo duro, lo appoggiai al suo buco e spinsi dentro di lui. Cominciai a spingere, le mie mani erano sulle sue anche tirandole avanti ed indietro e sbattendo dentro di lui con rumori di schiaffeggiare. Cominciai a tendermi ed esplosi dentro di lui.

Dopo che fui venuto e prima che mi estraessi, Giacomo girò la testa e mi baciò. Chiudemmo l’acqua e ci asciugammo. Ordinammo una pizza per cena, guardammo dei film e Giacomo mi inculò di nuovo prima di andare a dormire quella sera.
Passammo la maggior parte della domenica facendo sesso.

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 2)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 2)

Il padre di Giorgio si stava masturbando. Aveva in mano un cazzo enorme, lungo almeno 24 cm. Era appoggiato alla parete con gli occhi chiusi e si masturbava, ad un certo punto lo sentii anche dire:
-Dai Claudio, prendilo in bocca, fammi venire dentro…..leccami le palle…..-
Mi prese una gran paura e ritornai al mio posto, e poco dopo lui usci e venne verso di me. Ricominciai a tremare,
Lui mi venne vicino e mi passo’ il braccio destro sulla mia spalla. Come per farmi coraggio.
-Che c’e’ che succede, tu hai paura, di cosa? – Furono le ultime parole che sentii, poi svenni.
Versione 1
Quando mi svegliai ero su un letto, mi guardai addosso e rimasi senza parole.
Indossavo un paio di mutandine di pizzo con un’apertura davanti che mostrava il mio pisello. Con la mano tastai dietro e mi accorsi che era un tanga. Un filetto i seta mi attraversava le cosce e mi segava in due il buchetto del mio culo vergine. Indossavo anche un reggiseno dello stesso pizzo e colore. C’e’ da dire che io avevo il seno un po’ pronunciato, simile ad una pria misura di una ragazza.
Non sapevo cosa fare, nella stanza non c’era nessuno, ero solo. Poi sentii dei passi, allora feci finta di essere ancora svento.
Con gli occhi socchiusi cercai di guardare e vidi il papa’ di Giorgio entrare in stanza nudo.
Il cazzo gli ciondolava in mezzo alle gambe e nonostante fosse moscio era molto lungo e cicciotto.
Si sedette accanto al letto e inizio’ a guardarmi, poi si inginocchio di fianco al letto e con una mano mi prese il pisello e comincio’ a masturbarmi.
Rimasi ancora svenuto per un po’, ma poi il piselo comincio’ ad indurirsi e allora feci finta di rinvenire.
-Oddio, cosa mi e’ successo…..ma cosa fa…….- feci io tentando di togliere la sua mano dal mio cazzo.
-Ssssshhhh – disse lui – stai buono e andra’ bene per tutti e due.- Fini di dire la frase e si butto’ sul mio cazzo e lo prese in bocca.
Comincio’ a farmi un pompino (nessuno me lo aveva fatto finora). Andava su e giu’ con la sua bocca e con la lingua ruotava intorno alla cappella. Sentii un brivido dietro la schiena e comincia di nuovo a tremare, poi lo vidi infilare il suo dito medio in bocca e riuscire ben lubrificato, sentii poi la sua mano insinuarsi in mezzo alle cosce e il suo dito medio fermarsi sul mio buchetto del culo.
Lo guardai in faccia terrorizzato, ma non riuscivo a dire una parola.
-Sono sicuro che il tuo culetto e’ vergine, vero? – disse. Riuscii solo ad annuire con la testa, non mi usciva una parola, poi sentii il suo dito penetrarmi il culetto e entrare fino alla base mentre mi continuava a fare il pompino.
Stavo per venire, sentivo lo sperma salire dalle palle, attraversare l’uretra e stavo per esplodergli in bocca.
Feci per tirami indietro, ma lui mi trattenne e allora gli sborrai in bocca con un rantolo. Mi lecco’ tutto per bene mentre continuava ad esplorarmi il buchetto del culo e poi si alzo’ in piedi, pres le mie mani e mi mise seduto sul letto, poi mi prese la testa fra le mani e l’avvicino’ al suo cazzo che ormai era diventato lungo e duro ed era esattamente davanti alla mia bocca.

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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 1)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 1)
-Dai vieni a casa mia, ti aiuto io a fare la versione di inglese.- Giorgio insistette cosi’ tanto che io accettai, anche perche’ l’inglese non era il mio forte.

Sono Claudio e allora avevo 16 anni e frequentavo il 2 liceo linguistico, mi piaceva il francese e lo spagnolo, ma lìinglese proprio non mi andava giu’.

Arrivai a casa di Giorgio verso le 16.00 e ci mettemmo subito a fare la versione. Lui era molto bravo, perche’ suo padre era americano e gli aveva insegnato l’inglese fin da piccolo.

Poco dopo che avevamo iniziato, arrivo’ a casa sua padre. Era veramente un bell’uomo, tipicamente americano, biondo e con un fisico molto prestante e avea circa 50 anni.

Vi devo confessare, che verso i 15 anni, io mi sentivo leggermente attratto dagli uomini molt piu’ grandi, forse perche’ mio padre ci aveva abbandonati, a me e a mia madre da quando io avevo 3 anni, quindi io ero cresciuto senza una figura paterna.
Lui ando’ nel suo studio e noi continuammo a fare la nostra versione. Dopo qualche minuto squillo’ il telefono e Giorgio rispose.

-Ciao Giulia – disse, era la sua ragazza che frequentava la nostra stessa classe.- no Giulia non posso, sono con Claudio e stiamo facendo inglese……dai non fare la stupidina, non posso ora, sono con Claudio, mica lo posso lasciare solo….e dai non ins****re…..no aspetta non fare cosi’….scusa un attimo…….-
Venne verso di me e coprendo con una mano il telefono mi disse:
-Scusa Claudio, ma Giulia insiste, mi ha detto di andare a casa sua perche’ i suoi non ci sono e cosi’ possiamo……insomma mi capisci……non c’e’ nessuno e lei mi aspetta……..seni che ne dici se dico a mio padre di aiutarti, lui e’ bravissimo….- aggiunse-

– Va bene vai – gli dissi –se tuo padre mi aiuta, va bene- conclusi.

-Papa’, potresti aiutare Claudio a fare la versione di inglese, io devo andare a casa di Giulia, perche’ lei non riesce a fare il compito di francese – disse facendomi l’occhiolino.
Il padre usci dalla sua stanza. Indossava una tuta da ginnastica in microfibra che non lasciava niente all’immaginazione. Era attillatissima e i miei occhi caddero proprio li, tra le sue gambe, dove si vedeva un bozzo incredibile.
Mi resi conto che il mio sguardo era troppo evidente, ed il padre se ne era accorto.
Distolsi subito lo sguardo e mi misi a cercare una voce sul vocabolario.
Prima di rispondere, il padre attese un attimo, mi stava guardando da cima a fondo, poi disse che mi avrebbe aiutato.

Giorgio usci’ e lui si mise accanto a me e iniziammo a fare la versione.
Ero turbato, sentivo una strana sensazione dentro di me, come non mi era mai successo, incominciai quasi a tremare.
Lui mi disse – Hai freddo Claudio, tremi! – No – risposi e basta.
Dopo un po’ si alzo’ e disse che doveva andare in bagno. Il bagno era alla fine del corridoio, difronte alla porta della stanza di Giorgio, dove noi eravamo. Lo vidi entrare in bagno, chiudere la porta, che pero’ rimase leggermente socchiusa.

Io sentivo quella strana sensazione aumentare dentro di me. Lui era in bagno da 2 o 3 minuti e non usciva, cosi’ mi avvicinai per chiamarlo, ma quando ero a circa 2 metri dalla porta, sentii dei gemiti, mi avvicinaii di piu’ e sbirciai tra la fessura, quello che vidi mi fece trasalire.
(continua)

jeipei

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Roberto, il figlio del mio vicino (prima parte)

Abitavo sull’altro lato della strada dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino grazioso, io l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 14 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con se i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale indecente, e questo era vero, era stato scritto sul giornale locale. Lui fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo dolce bel Roberto, ritornò a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni perché avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero omosessuale gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto. Me ne andavo ognivolta sentivo il desiderio, andavo in altre città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città. Là io ero uno degli uomini, il buon vecchio Bob.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava le ore seguenti. Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapeva quello che si diceva di lui e teneva un profilo basso. Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere sidro e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi. A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza, io la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Lei era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Una bella faccia anche, come suo figlio. Lui ha una faccia veramente bella, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi come un gatto. Ciglia lunghi e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, lui sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni lui concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinelllo.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta posteriore della casa di Gianni. Sapevo che non usava mai la porta principale, scivolava sempre dentro e fuori dall’altra porta che non chiudeva mai a chiave. Sapeva di non avere niente di valore da rubare. Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa ci facevo lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio”, spiegai: “Gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“E’ andato fuori”, mormorò il ragazzo, i suoi occhi deviarono di nuovo alla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?” Disse Roberto. Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente. “Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero senza nascondere il fatto che lo stavo osservando. Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Se ti do una lattina, prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto” Gli dissi.
“Sporco stronzo!” Disse ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava di nuovo indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle cosce snelle e bianche. Spinse le sue piccole mutande nere completamente giù fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie. Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il suo giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del sofà ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode. La sua pista del tesoro ordinata e nera cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato a mezzo centimetro in lunghezza.
Gli diedi una lattina di sidro, senza parlare e lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua. “Tienli giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia con le due mani e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo e pallido viso a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina. Le sue lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò da parte mentre alzava la lattina alle sue piene labbra seducenti. Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo apertamente il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di imaginin oscene mentre lo guardavo, quasi completamente nudo ed apparentemente imperturbabile. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto. Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per sodomizzare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente mentre lasciava cadere la camicia.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Io accennai col capo, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni. Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le sue labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino. Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita. Lui succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta. Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia calda mano sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il mio gentile carezzare del suo bel piccolo cazzo e delle sode palle rotonde. Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta. Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti dell’attrito gentile dalla mia mano lo sentii cominciare ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo menato, dopo tutto? In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei fottuto. Lui era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri. Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe. Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? ” Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre e la rete sporche fossero sufficienti per evitare guardoni casuali e la casa opposta era la mia e quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace fottere, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei giovanotti coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non sono ‘lads’ . Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione. Appoggiai la testa del cazzo alle sue piene labbra di ragazzino.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca, Roberto.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca. Le mie dita afferrarono più ermeticamente i capelli neri e morbidi.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai. “Mostrami come li succhi. Carezzati il cazzo mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si mosse in giù al suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo. Io gemetti di nuovo mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere. Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto” Ansai mentre la sua piccola bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola. “Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle, Roberto. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti. Lui pompava furiosamente sul suo piccolo pene mentre mi succhiava espertamente.
“Spalanca la bocca, Roberto” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca. Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta. Roberto piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansante e sulla pancia.
Afferrai i suoi capelli con le due mani e gli chiavai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra. Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo. Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era così giovane. Era bravissimo.

Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma quando solo la testa del mio sesso era ancora tra le sue labbra mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta. Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardi ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre io venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti. “sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 9)

Ero alla lezione di italiano il giorno seguente quando venni chiamato nell’ufficio del preside. Quando io arrivai mio padre, i genitori di Giacomo e Giacomo già là. Il preside, il signornor Sarti, era seduto dietro la sua scrivania.
“Bene ora che ci siete tutti, posso sapere l’oggetto di questa riunione?”
“E’ per mia figlia.” disse mio padre.
“Alice? Devo farla chiamare?”
“No” disse mio padre. “Dobbiamo parlare di lei, ma anche di come sta rendendo la vita dura a mio figlio ed a Giacomo.”
“Non la seguo, signornor Vardi.” Disse il signornor Sarti.
“Per essere schietti.” Disse il padre di Gacomo. “Nick e Giacomo stanno insieme.”
Non ci fu alcun cambiamento di espressione sul viso del signornor Sarti, si rivolse a Giacomo e me. “Voi due siete una coppia gay?”
Noi accennammo col capo. “Non abbiate paura. Ricordatevi che questo è il mio primo anno in questa scuola, prima stavo in una scuola dove c’erano molte coppie gaie.” Disse il signornor sarti, poi rivolse di nuovo l’attenzione a mio padre. “Ora signor Vardi, perche sua figlia sta rendendo difficile la vita ai due ragazzi?”
“Lei non sa che loro sono una coppia.” Disse mio padre. “Tutto cominciò perché Giacomo usciva con lei.”
Il signor Sarti guardò Giacomo e chiese: “Sey gay o bisessuale? “
“Io sono gay, sono uscito con Alice solo perché volevo arrivare a Nick.” Poi Giacomo spiegò la storia del suo innamoramento per me e di come lui ed io ci eravamo messi insieme.
“Bene Giacomo.” disse il signor Sarti. “Forse avresti dovuto trovare un altro modo per arrivare a Nick. Mi sembra che tu abbia preso in giro Alice. Comunque cosa sta causando la sua agitazione?”
“Lei è incinta.” Dissi io. “Disse che Giacomo era il padre ma una prova di paternità provò che non era vero. Da allora lei diffonde dicerie a scuola sulla sessualità di Giacomo.”
“Capisco.” Disse il signor Sarti. “Questo è serio. Terrò una riunione sulla tolleranza e riunirò il corpo studentesco perché tratti Giacomo con rispetto, nessun problema se voi deciderete di rendere pubblica la vostra relazione o no.”

Ringraziammo il signor Sarti e ritornammo in aula. Si stava avvicinando il campionato di nuoto nazionale e quindi gli allenamenti divennero piuttosto intensi. Renzo non mi parlò mai ma mi guardava sempre male. Dopo l’allenamento andai a casa di Giacomo. Andammo in camera sua e ci sdraiammo sul letto. Ci spogliammo e cominciammo un 69, poi Giacomo si mise sul mio grembo. lubrificò il mio pene ed il suo buco e scivolò giù.
Pompai dentro di lui e sentii la calda sensazione intorno al mio uccello. Mi alzai e cominciai a baciarlo profondamente mentre cominciavo a muovermi sempre più velocemente dentro di lui. Spinsi più velocemente e più forte. Improvvisamente cominciai ad eiaculare dentro di lui, dopo di che lo succhiai ed ingoiai il suo sperma.
Ci coccolammo per un po’ baciandoci spesso. “Dopo l’incontro di nuoto di questo week end non ci saranno più allenamenti.” Dissi.
“Così avremo più tempo da passare insieme.”
“Sì, poi d’estate farò il bagnino in piscina, ma non mi porterà via molto tempo, dovremo pensare a cosa fare quest’estate.”
“Non vedo l’ora.”
Guardai all’orologio. “Devo andare.” Dissi. Mi alzai e mi vestii, lo baciai ed andai a casa.
Le cose precipitarono il giorno seguente quando Giacomo si arrabbiò con Alice e le disse che l’aveva scaricata per me.

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.Orchidea elvetica – quarta parte.

Il mio corpo era schiacciato contro il suo e ne avvertivo bollore e delicatezza.
Dopo averla penetrata e trovato buon sostegno con i piedi sul divano, cominciai a spingere con il bacino flessuosamente e lei coordinandosi al mio corpo, mi seguì in quell’erotica danza dei sensi.
Accostai i gomiti di fianco la sua testa, prendendole il capo tra le mani; lei fece scorrere le mani prima sulla schiena, poi verso i glutei.
Era terribilmente eccitata e mi conficcò le unghie nella pelle ardendomi di eccitazione.
Mi baciò sul collo e la cosa mi mandò su di giri ed io le mormorai :“…mordimi.”
Lei rispose : ”Co-cosa?!”.
Io ribattei: “Ho detto: MORDIMI!”
Lei mi diede un morso degno di una lupa ed io non avvertii dolore, ma un piacere immenso che fu una gradevole folgorazione verticalizzata verso la mia massa cerebrale.
Io scivolai in una sorta di trance sessuale, per cui accrebbi al massimo la frequenza di movimento del mio bacino e l’orgasmo che ne sgorgò, mi abbatté soavemente.
Non riuscii a contenere un urlo e al termine di tutto questo ciclone, le franai completamente addosso.
Con le ultime forze rimastemi, sfilai il pene e restai ozioso a godermi il dolce sfioramento delle sue carezze sul mio corpo.
Ero in un momento di tale euritmia che se qualcuno avesse tentato di freddarmi, non sarei riuscito ad opporre resistenza. Se non altro, dopo un orgasmo del genere, avrei camminato verso il regno dei morti fischiettando impettito.
Mi sollevai e lei corse in bagno con le mani sotto la vagina, accompagnata da una serie di umidi brontolii uterini.
Ci rivestimmo e tutto sembrava andare bene, finché non le arrivò un SMS: ella restò ghiacciata di fronte allo smartphone e vederla rattrappire con il palmo di una mano stretto sulla bocca, non prometteva niente di buono.
Lei ripose il telefono su un tavolo e guardandomi disse: “Scusa, non voglio sembrare stronza e cacciarti, ma ho un po’ di faccende da sbrigare.”
L’ estemporanea glaciazione formatasi nella stanza era dura da sostenere, per cui le risposi : “D’accordo, ma va tutto bene?” e lei annuì con un sorriso finto come un Rolex cinese.
Sapevo tradurre troppo bene il linguaggio non verbale femminile e le si leggeva in viso che qualcosa di agghiacciante la stava inquietando.
Quello che si era verificato non era l’improvviso cambio d’ umore di una dissennata, ma un’ acuminata stilettata nel petto da far perdere il sonno.
Io me ne andai irrequieto invitandola a farsi sentire ed a chiedere aiuto in caso le servisse qualcosa.
Disgraziatamente in tutta la mia inconsapevolezza, non potevo immaginare quale crudele assillo torturava da tempo le giornate di Giulia.
—————–XXXX—————-
Ero quasi certa di averla finalmente fatta franca; supponevo di aver seminato il mio ex marito Fabio e di poter vivere senza sobbalzare al suono dell’ennesimo furioso sms in arrivo sullo smartphone.
Come al solito ho sottovalutato le sue risorse: quel suo detestabile amico della polizia postale deve averlo aiutato nel rintracciarmi in cambio di qualche regalino marchiato Gaston Glock.
Fabio non è un banale squilibrato come tanti, è purtroppo anche un armaiolo: ha sempre adorato le armi quanto le donne, o sarebbe più corretto dire, ha sempre adorato il sesso quanto le armi. Noi donne per lui non siamo persone, ma proprietà della sua contorta, vanesia e dominatrice mente di stalker.
Mi innamorai di lui che eravamo ventenni, ottusamente affascinata dalla sua mal calibrata mascolinità.
Vendetti la mia libertà ad un pazzo che si attizzava nel reggere oggetti che erano prolungamenti del suo stesso pene , amuleti virili che lo rendevano un semi-dio che fantasticava di decidere della vita o della morte di altri suoi simili.
La sua sicurezza, l’eleganza nel vestire e il suo fisico statuario di maschio alfa, mi stregarono a tal punto che lasciai il mio pacifico fidanzato di allora.
Lui era uno studente di medicina ,un bel ragazzo impacciato con il naso sempre sui libri, che io scaricai inclemente condannandolo a farsi divorare dalla sofferenza .
Purtroppo, adoravo fare sesso con Fabio: essere stritolata sotto di lui dal suo peso nonché toccata rudemente da quelle enormi mani forti , erano come eroina per un tossicomane.
Amavo il suo respiro quasi ferino sul mio collo quando, dopo qualche bicchiere di vino al ristorante, una volta rientrati a casa mi scopava semi-svestita contro un muro del corridoio di ingresso di casa.
Non mi resi conto che avevo inconsapevolmente stretto un patto con il diavolo: sentirmi tanto protetta ed eccitata da tutta quella maschia energia, era una grande pisciata contro vento.
Ero una Doktor Faust in gonnella, frodata dagli inganni del piacere carnale e dalla vita agiata che Fabio mi offriva.
(continua)

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 2)

Quando mi svegliai la mattina seguente dapprima pensai che gli eventi della sera precedente fossero stati solo un sogno. La confessione di Giacomo di essere gay, di stare con mia sorella Alice solo per essere vicino a me e l’aver fatto l’amore. Aprii gli occhi, la testa mi girava. La sveglia diceva che erano le 8 e 5. Qualche cosa non andava. Ero nudo. Io dormivo sempre in pigiama. Mi sollevai e girai, vidi Giacomo che dormiva all’altro lato. Una calda sensazione mi assalì. Non era un sogno, era veramente accaduto tutto.
Tornai a sdraiarmi e non pensai a quello che sarebbe successo dopo quella notte. Ero così felice di aver scoperto che Giacomo mi amava come io amavo lui. Il fatto era che nel giro di un mese e mezzo avremmo lasciato il liceo. Avevamo deciso di frequentare la stessa università e di essere anche compagni di camera, erano i mesi mancanti che mi preoccupavano. Giacomo avrebbe continuato ad uscire con Alice per mantenere le apparenze? O avremmo potuto sfidare la città e frequentarci pubblicamente? Ero sicuro che una volta all’università avremmo potuto agire più apertamente con le persone che non nella nostra conservatrice cittadina?

Sentii Giacomo agitarsi un po’. Si girò, mi guardò e sorrise. Io mi chinai e lo baciai. “Buon giorno.” Dissi.
“Vorrei svegliarmi sempre vicino a te.”
“Anch’io. Cosa vuoi fare oggi?”
“Non so. Potremmo rimanere qui.”
“Ok, faremo colazione ma prima dobbiamo lavarci, facciamo una doccia.”
Mi alzai e condussi Giacomo in bagno. Andammo sotto la doccia e passammo perecchio tempo a baciarci e carezzarci. Ci lavammo l’un l’altro, uscimmo dalla doccia e ci asciugammo l’un l’altro. Ritornammo in camera mia per vestirci, ma eravamo arrapati e finii per avere Giacomo sdraiato sulla schiena con le gambe sulle mie spalle ed il mio cazzo che si muoveva di nuovo nel suo caldo buco stretto. Giacomo sparò sperma sul suo torace, io lo leccai impaziente ed esplosi di nuovo nel suo buco.
Alla fine ci vestimmo ed andammo a fare colazione. Passammo il pomeriggio a guardare film sdraiati sul divano. Io stavo sdraiato di schiena e Giacomo con la schiena su di me. Quando l’ultimo film che stavamo guardando finì, chiesi: “Giacomo cosa accadrà dopo questo fine settimana?”
“Cosa intendi?”
“Ci riveleremo agli altri o vuoi che manteniamo segreta la nostra relazione?”
“Penso che sia meglio stare tranquilli, non si sa cosa dirà la gente. Una volta all’università potremo essere un po’ più aperti.”
“Continuerai a vedere Alice?”
“Dannazione no. Sarà un incubo scaricarla.”
“Non pensiamoci ora.”
Gli baciai la nuca e lo circondai con le mie braccia. “Cosa dovremmo fare ora?” chiesi.
“Vogliamo fare sesso?”
“Ok andiamo.”

Andammo nella mia camera, ci spogliammo e cominciammo un 69. Le sensazioni del cazzo di Giacomo che andava dentro e fuori dalla mia bocca e della bocca di Giacomo sul mio cazzo erano incredibili. Cominciai a fare un ditalino al suo buco, Giacomo girò la schiena e disse: “Ti voglio di nuovo dentro di me, Nick.” Lubrificai il suo buco e spinsi dentro di lui. Lo guardavo nei begli occhi verdi mentre spingevo dentro di lui e vi vidi amore e piacere. Mi chinai in avanti e lo baciai mentre facevo l’amore con lui. Prima che me ne rendessi conto stavo di nuovo sborrando dentro di lui. Mi estrassi, lo succhiai e ci coccolammo per il resto della serata.
“Nick, ti amo!”
“Anch’io ti amo, Giacomo.”
Ci addormentammo. Il giorno dopo il nostro fine settimana insieme finì quando la mia famiglia ritornò a casa

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Jack e Carlo (Settima parte)

Jack sospirò e si mosse per allontanarsi ma Carlo non glielo permise e lo trattenne abbracciandolo più stretto. “Mi spiace, sono saltato a conclusioni sbagliate, io ti amo.” bisbigliò piano nel suo orecchio lasciando che le sue labbra strisciassero contro la pelle dell’amico.
Jack sorrise e lasciò che le sue labbra pigiassero contro Carlo. “Anch’io ti amo.” Mormorò. “E tutto va bene, Carlo, non ho fatto niente di quello che pensavi.” Carlo continuò a stringerlo e gli seppellì la faccia nel collo ad occhi chiusi. Strinse ancora più forte gli occhi tentando di trattenere i pensieri. Tentare di decidere tra Jack e Max sembrava facile in superficie ma era molto più dura.
Jack era il suo miglior amico, non lo avrebbe mai lasciato, era innegabilmente bello ed era tutto quello che Carlo poteva volere in un amico. Ma Max… Carlo sospirò piano al pensiero. Forse lui non era così perfetto o fidato ma c’era qualche cosa in lui che continuava ad attrarlo, non poteva res****re. Non sapeva se era semplicemente perché il sesso con Max era così incredibile o per qualche cosa di più. Anche se avesse scelto Jack non sapeva onestamente se sarebbe riuscito a rinunciare all’altro, ma lui non voleva far male a Jack, lui l’amava troppo per spezzargli il cuore.
Carlo lasciò andare di malavoglia Jack e lui gli accarezzò delicatamente la guancia mentre si toglieva. Per un momento stettero in silenzio ma era un silenzio piuttosto goffo. “Sto per andare a fare una doccia, baby, farò in fretta.” Promise Carlo e gli baciò la cima della testa mentre lo sorpassava per andare in bagno. Chiuse la porta dietro di sè ed aprì l’acqua nella doccia. Si tolse t-shirt, jeans e boxer lasciandoli cadere in un mucchio sul pavimento del bagno ed entrò nella doccia.
Jack sorrise fra di se e si sedette sul divano coi piedi appoggiati al tavolino. Prese il telecomando ma fece una pausa prima di accendere la televisione. Il rumore della doccia gli fece pensare a Carlo che stava nudo sotto il caldo getto d’acqua, con le goccioline che gocciolavano lungo il corpo ben intonato. Stava cominciando a diventargli duro e rimase dove era seduto, tentando di decidere cosa fare. Si alzò dal divano e spinse lentamente la porta del bagno che Carlo non aveva chiuso a chiave. Carlo non notò che non era più da solo, la porta di vetro della doccia era appannata, così non vide Jack che stava lì vicino e che si toglieva rapidamente i vestiti lasciandoli cadere sul pavimento sopra quelli di Carlo.
Avanzò verso la doccia ed aprì lentamente la porta. Carlo si voltò ed i suoi occhi incontrarono i suoi. Non sembrò sorpreso ma anzi allungò una mano e sorrise tirandolo nella doccia con sè. Jack aprì la bocca per parlare ma Carlo rapidamente gli coprì le labbra con le sue e lo baciò lentamente. Fece scivolare le braccia intorno alla sua vita e lo tirò più vicino. Jack piagnucolò quando sentì il corpo bagnato del suo amico pigiato contro il suo e gli avvolse le braccia intorno al collo baciandolo appassionatamente. La presa di Carlo sulla sua vita aumentò e fece correre la punta della lingua lungo la linea delle labbra chiuse dell’altro, Jack aprì obbediente le labbra alla lingua dell’amico. Carlo fece scivolare le braccia dalla vita a sopra le spalle e gli raschiò lentamente con le unghie il torace facendolo rabbrividire.
Carlo poteva sentire il tremore del corpo di Jack contro il suo e questo lo eccitò ancora di più. Lo spinse contro il muro della doccia, Jack si tirò via dalle piastrelle fredde ma Carlo gli mise le mani sul torace e lo spinse facilmente indietro contro il muro, poi avanzò e pigiò il corpo contro quello dell’amico, il getto di acqua calda grondava su ambedue ed appannava la porta di vetro. “Carlo…” Borbottò Jack girando la testa per un momento.
“Baby shh, non dire niente, per favore…” Mormorò Carlo nell’orecchio dell’amico, si tirò indietro e lo guardò negli occhi. Capì che era nervoso ma vedeva un evidente desiderio nei suoi occhi, lo voleva disperatamente come lui lo voleva; gli fece scivolare le mani sulle anche e gli chinò la testa baciandogli il collo molto, molto delicatamente. Jack mugolò e rivolse la testa di fianco mettendo in mostra ulteriormente il collo. Carlo scherzosamente affondò leggermente i denti nella pelle che odorava deliziosamente e cominciò a succhiare abbastanza a lungo da sapere che avrebbe lasciato il segno. Il pensiero di lasciare sull’amico un marchio che chiunque avrebbe potuto vedere, lo eccitava ancora di più.
Carlo fece scivolare le labbra al torace di Jack e cominciò a baciare scendendo; mise una mano sul suo stomaco e trascinò leggermente le unghie sugli addominali facendolo rabbrividire di piacere. Lentamente si inginocchiò sul pavimento della doccia e fece strisciare le labbra sulle anche del ragazzo, toccando leggermente la sua pelle bagnata con la punta della lingua. Voleva disperatamente già fotterlo, così…, così dannatamente, ma si costrinse a far andare lentamente le cose, voleva che tutto quello durasse. “Per favore Carlo…” Uggiolò Jack. Stuzzicandolo Carlo lo stava facendo impazzire.
Il morbido, modo sexy in cui Jack aveva detto il suo nome gli fece dimenticare la decisione di stuzzicarlo e trascinò lentamente la sua lingua dalla base dei venti centimetri del cazzo diritto e scivoloso, alla testa da cui stava già gocciolando pre eiaculazione, il suo profumo lo stava inebriando e gli faceva sentire la testa leggera. Strofinò la lingua piatta sulla testa spingendo il percing nella fessura. Jack si lamentò alla sensazione del metallo fresco e fece scivolare le mani nei suoi capelli facendovi correre le dita. Carlo fece scivolare le calde labbra intorno alla testa del cazzo e fece scivolare lentamente la bocca completamente sull’asta prendendola profondamente in gola.
Max bussò due volte alla porta ma non ci fu risposta, provò con la maniglia, la porta non era chiusa così entrò e chiuse la porta dietro di sè. Né Carlo né Jack erano i soggiorno quindi si diresse verso la camera da letto di Carlo ma, passando davanti alla porta del bagno sentì il rumore della doccia. Sorrise ed alzò una mano per bussare prima di entrare, nel caso fosse stato Jack e non Carlo che si stava lavando ma, prima che la sua mano urtasse la porta, sentì la voce di Jack: “Oh dio Carlo, che sensazione incredibile…” ed un forte lamento.
Max strinse automaticamente i pugni. Cosa diavolo stava facendo Carlo con Jack! Aveva sempre pensato che ci fosse qualche cosa tra loro ed ora capiva di aver avuto ragione e che Carlo gli aveva sempre mentito. Avrebbe voluto spalancare la porta e gridare, e gridare, ma si tratttenne. Mentre toglieva la mano dalla porta le sue labbra si atteggiarono ad un sorrisino furbesco. Aveva un’idea migliore di una scenata inutile. Con un’ultima occhiata alla porta si girò, ritornò nell’anticamera e silenziosamente uscì dall’appartamento.
Jack ansò, le sue dita aggrovigliano i capelli di Carlo che alzò lo sguardo e vedere l’amico ancora con la testa indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta che ansimava di piacere, gli diede l’impulso di venire immediatamente. Fece scivolare le labbra bagnate su e giù sul cazzo, i suoi movimenti diventarono sempre più veloci. Sentiva il ragazzo tendersi ed aumentare la presa sui suoi capelli. Si tirò via da lui e si alzò con le labbra appiccicose di pre eiaculazione. Jack aprì gli occhi e, col respiro ancora affannoso, incontrò lo sguardo di Carlo. “Fottimi…” bisbigliò e strisciò la lingua sulle labbra dell’amico leccando via i suoi umori.
“Sei sicuro?” Mormorò Carlo; voleva disperatamente incularlo ma sapeva che sarebbe stato la prima volta per Jack e non voleva spingerlo a qualche cosa a cui non era pronto.
Jack accennò col capo e fece scivolare le braccia intorno alla vita del ragazzo tirandolo più vicino. “Dio, è tanto tempo che lo voglio, non posso aspettare più a lungo, ho maledettamente bisogno che tu mi prenda. Tu non hai idea di quante volte ci ho pensato, quante volte ho pensato come sarebbe stato sentire le tue labbra avvolte intorno a me a succhiarmi con forza o come sarebbe stata bella la sensazione quando mi avresti penetrato…”
Carlo mise anche lui le mani sulle anche di Jack e lo fece girare spingendolo poi contro il muro della doccia. Fece correre un dito lungo la sua fessura e lo spinse lentamente nel buco. Jack gemette alla poco familiare sensazione ma quando Carlo lo estrasse e lo spinse di nuovo dentro, ansò di piacere. Carlo spinse delicatamente dentro un altro dito per allargargli il buco; non poteva credere a quanto era stretto ed il suo cazzo pulsò al solo immaginare cosa avrebbe sentito a fotterlo.
Estrasse le dita e pigiò la testa del cazzo contro il buco del culo stretto del ragazzo. “Dapprima farà male, baby, ma ti prometto che sarò delicato.” Mormorò per rassicurarlo, gli baciò ripetutamente la nuca mentre spingeva la cappella nel buco. Jack si lamentò stringendo gli occhi ermeticamente. Aveva saputo che si sarebbe sentito dolore ma sperimentarlo davvero era diverso. Carlo gemette mentre spingeva dentro altri centimetri del suo uccello e si scuoteva di piacere alla bella sensazione che sentiva ad avere l’uccello in quella strettezza calda.
“C… Carlo..” Frignò leggermente Jack.
“È tutto ok, Jack, solo rilassatii e presto smetterà di fare male.” Disse dolcemente Carlo. Finalmente spinse gli ultimi centimetri nel buco stretto e si fermò per lasciare che il ragazzo si abituasse alla sensazione. Estrasse di nuovo il cazzo finché non rimase dentro solo la testa e poi lo spinse dentro il più profondamente possibile. Jack gridò ma questa volta era piacere e non dolore. Carlo si tirò indietro prima di sbatterlo dentro di nuovo più velocemente.
“Oh cazzo, sei così stretto…” Ansò Carlo cominciando a spingere dentro l’amico. Allungò una mano e cominciò a menargli l’uccello al ritmo delle sue spinte, facendolo gemere di piacere.
“Dio Carlo, inculami più forte, voglio sentire il tuo cazzo ancora più profondamente.” si lamentò Jack spingendo indietro contro le spinte dell’altro. Mentre Carlo sbatteva il suo grosso cazzo dentro e fuori del buco del culo di Jack, ambedue i ragazzi si lamentavano all’unisono. Jack mugolava e Carlo poteva sentire le sue gambe tendersi, capì che presto avrebbe sborrato. Spinse ancora più velocemente e più profondamente; non avrebbe potuto durare molto di più, non in un sedere stretto come quello. Gemette e seppellì la faccia nella spalla di Jack affondando i denti nella pelle più profondamente di quanto avrebbe voluto.
Jack ansò, il contrasto tra il dolore ed il piacere che stava sentendo lo spingevano sempre più vicino ad eiaculare. Il ragazzo spietatamente spingeva nel suo sedere e lui gridò forte il nome di Carlo mentre veniva, mentre sparava il suo sperma sul muro della doccia e sulla mano di Carlo. Pochi secondi dopo Carlo gemette rumorosamente mentre sparava nel sedere di Jack facendolo rabbrividire di piacere.
Carlo lo estrasse lentamente e Jack si girò, le sue gambe erano deboli. “Carlo, sei incredibile!” mormorò chinandosi a baciargli le labbra.
Carlo sorrise ricambiando il baciò e facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita. “Anche tu, baby..” prese tra le mani la faccia di Jack e curvò lentamente la testa per baciargli le labbra. “Ti amo!” Bisbigliò piano contro le sue labbra.
“Anch’io ti amo Carlo!” La voce di Jack era senza fiato e Carlo fece scivolare le braccia intorno alla sua vita abbracciandolo per un momento.
“Andiamo…” Carlo spinse la porta della doccia ed afferrò due asciugamani; ne spiegò uno, se l’avvolse intorno alla vita e diede l’altro a Jack sorridendogli. Era così bello coi capelli bagnati e lucenti e le goccioline che scivolavano giù per il torace nudo. Distolse lo sguardo, lo desiderava ancora subito. Jack sbadigliò e stirò le braccia sopra la testa; si morse un labbro quando si accorse che Carlo lo stava guardandolo e rise nervosamente.
Si sentiva goffo e si incrociò le braccia sul torace, non sapeva che dire. Carlo lo prese per mano e senza parlare lo condusse alla sua camera da letto lasciando cadere l’asciugamano sul pavimento. Tirò indietro le coperte e scivolò nel letto. “Vuoi venire qui?” Ridacchiò accarezzando il posto nel letto accanto a se. Jack sorrise, sentendosi lievemente meno goffo ed entrò nel letto lasciando il suo asciugamano sul pavimento.
“Jack…” Borbottò Carlo guardandolo con occhi spalancati: “Io…”
“Shh…” Jack pigiò delicatamente un suo dito sulle sue labbra. “Per favore non dire niente, non ne hai bisogno.” Carlo gli si accoccolò più vicino e posò la testa sul suo torace ascoltando il battito del suo cuore. Chiuse gli occhi stringendoli ermeticamente; non sapeva cosa fare. Jack chiaramente credeva che lui non fosse più con Max e che ora loro erano insieme. Si morse un labbro frustrato ed inspirò profondamente per calmarsi. Cosa doveva fare? Lui voleva Max e Jack, come diavolo poteva scegliere tra loro?

“Ma Jack…” Carlo tentò di spiegare di nuovo ma Jack lo fece tacere con un bacio. Carlo non voleva lasciarlo andare ed assaporò le labbra morbide contro le sue ma allo stesso tempo soffriva. Sentiva che stava ingannando Max e Jack e comunque si sentiva egoista per come stava comportandosi perché capiva che doveva decidere con chi voleva stare realmente.
“Ti amo troppo, baby!” Bisbigliò piano Jack, la tenerezza nelle sue parole fecero sentire deluso di se stesso Carlo. Non voleva assolutamente fare male a Jack ma non sapeva se poteva far finire quello che c’era tra lui e Max.
“Anch’io ti amo Jack.” Rispose Carlo dopo l’esitazione di un momento. Jack non si accorse del tono di colpa nella sua voce e gli sorrise accoccolandoglisi accanto.
La sveglia di Carlo cominciò a segnalare le 8 e 30 svegliandoli. Jack sorrise svegliandosi nelle braccia di Carlo, un formicolio di felicità lo attraversò al pensiero che Carlo l’aveva tenuto nelle sue braccio per tutta la notte, lo faceva sentirei sicuro ed amato. Carlo gemette quando la sveglia cominciò a suonare ed allungò alla cieca una mano per spegnerla. Tentò più volte di colpire il pulsante di stop ma non ci riuscì ed invece la fece cadere dal comodino. La sveglia cadde a terra e mise di suonare; Carlo sorrise sonnolento ed i suoi occhi rimasero chiusi.
“Carlo?” Jack disse piano il suo nome. Carlo non rispose così tentò di nuovo. “Oggi devi andare all’università, non dovresti svegliarti?”
“Non ho voglia!” Mormorò Carlo caparbiamente tirando Jack più vicino a se per sentire il calore del corpo dell’amico contro il suo.
Jack rise per come Carlo sembrava infantile e gli sorrise affettuosamente. Carlo sembrava così vulnerabile quando stava dormendo con le ciglia scuri che scintillavano leggermente contro le guance, i capelli in disordine ed il sorriso sonnolento, tutto lo faceva sentire protettivo con l’amico; non avrebbe potuto permettere che qualcuno gli facesse male; si chinò e scherzosamente strisciò le labbra contro Carlo. Tutto sembrava così naturale; non c’era pentimento o goffaggine e Jack era contento perché avrebbe odiato rovinare quello che avevano. “Andiamo o sarai in ritardo di nuovo…”
“Benissimo…” Sospirò Carlo, aprì di malavoglia gli occhi e sporse il labbro inferiore. “Stupida università, stupide lezioni…” Mormorò Carlo tirando indietro le coperte e costringendosi ad uscire da letto. “Ahi! Stupida sveglia!” Aggiunse calpestando la sveglia che si era dimenticato di aver fatto cadere.
Jack rise e tirò a se le coperte. “Mhmm, non devo ancora alzarmi, non è ancora ora di andare al lavoro.” Lo stuzzicò restando accoccolato, posando di nuovo la testa sui cuscini e sorridendogli.
Carlo rise e roteò allegramente gli occhi verso di lui. “Sì, sì, ad alcuni va bene! Mi farò una rapida doccia prima di andare.” Sorrise e lasciò la camera da letto andando verso il bagno. Appena lasciato l’amico il sorriso scomparve dala sua faccia. Era duro fare finta che tutto stesse andando bene mentre si sentiva così. Chiuse la porta del bagno ed aprì l’acqua aspettando che fosse calda prima di entrare.
Il telefono di Carlo era sul comodino accanto al letto e cominciò a ronzare. Jack esitò per un momento ma Carlo era ancora nel bagno così lo sprese e pigiò il pulsante di risposta: “Pronto?”
“Ehi bello!” la voce di Max giunse dalla linea e Jack immediatamente si tese. Strinse il telefono con più forza ed attese un momento prima di rispondere.
“Non sono Carlo, sono Jack.” Rispose in modo piatto con evidente antipatia nella voce.
“Oh, ehi Jack,” Disse Max che sembrava non avesse sentito il tono della voce. “Carlo è lì?”
“No, ora è occupato. Vuoi che gli dica qualche cosa?” Jack si morse un labbro. Perché Max stava chiamando Carlo? Non sembrava adirato quindi o la separazione era stata amichevole o non c’era proprio stata? Jack si sentì disgustato al pensiero, Carlo era sembrato così serio quando gli aveva detto cosa provava per lui ma se stava ancora con Max tutto quello che era accaduto tra loro era solo una bugia.
“Dovresti dirgli che ieri è stato grande e se vuole venire da me più tardi.”
“Cosa vuoi dire con ieri è stato grande?” Jack aggrottò le ciglia confuso ma un’idea cominciava a farsi strada e non era sicuro lui voler sentire la risposta.
“Ieri ho incontrato Carlo all’ora di pranzo, vicino a dove lavori. Siamo finiti a fottere in un vicolo.” Max rise. Jack poteva sentire il riso nella sua voce e sentendolo parlare così di Carlo lo fece sentire immediatamente adirato. Carlo cosa stava facendo con quel ragazzo? Ma la sua rabbia non scoppiò perché non poteva semplicemente credere che Carlo avesse dormito con Max dopo tutto quello che aveva detto; inspirò profondamente per tentare di fermare le lacrime che sentiva arrivare negli occhi e versarsi sulle guance. “Litighiamo più di quanto dovremmo ma io l’amo e so che anche lui mi ama e questa è la questione.” Sospirò Max, non c’era molta emozione nella sua voce ma Jack non lo notò. Ogni parola che Max diceva era dolorosa, era come se qualcuno gli stesse dando pugni nello stomaco.
“Uh-huh, glielo dirò…” bisbigliò Jack e chiuse la conversazione troncando a metà il discorso dell’altro. Il telefono scivolò dalla sua mano sopra il pavimento e lui non tentò di riprenderlo. Sapeva che Carlo non era esattamente un angelo ma non pensava che il suo miglior amico gli avrebbe mai fatto tanto male. Si alzò a sedere e si abbracciò le ginocchia al torace appoggiandovi la fronte. Non tentò di fermare le lacrime che ora gli scendevano sulle guance, non poteva.