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il lento scivolare di una coppia 18

chi mi volesse contattare può scrivere a [email protected]

Marco che ormai era diventato Master Marco era stato separato da quella che era sua moglie, da quella che era stata il suo grande amore perdendo anche la speranza di poterla rivedere o conciliarsi con lei in futuro.
Il suo destino o meglio quello che i suoi aguzzini avevano deciso diventasse il suo destino era risiedere in una grande villa dove avrebbe dovuto addestrare quelle che sarebbero diventate le schiave modello di vecchie pervertite o di vecchi sadici.
Mistress Maria lo portò a destinazione dicendo a Marco che quella sarebbe stata la sua residenza fino alla fine dei suoi giorni, ma che col lungo andare si sarebbe abituato all’idea di essere un educature di schiave e si sarebbe pure divertito.
Per due giorni Marco venne lasciate in pace nella sua stanza ed ebbe modo di riposarsi dal viaggio e di pensare come era cambiata la sua vita, di come sarebbe diventata e di cosa avrebbe dovuto fare.
Quello che lo sconvolgeva era che da oggi in avanti sarebbe stato un mezzo cattraveso cui quelli che erano stati gli aguzzini della sua famiglia avrebbero potuto ridurre altri nelle stesse condizioni.
Dopo due giorni iniziò quella che sarebbe stata la sua nuova attività: Mistress Maria gli portò due donne una sulla cinquantina e l’altra sulla ventina madre e figlia che avevano perso tutto al gioco ed ora per onorare il loro debito avrebbero dovuto diventare le schiave del barone che aveva pagato i loro debiti di gioco.
Pochi minuti dopo, entrò il barone facendo presente che voleva ass****re all’addestramento. Per prima cosa Marco ordinò alle due donne di restare in mutandine e reggiseno. Le due si spogliarono subito senza esitazioni sapendo benissimo che non avevano altra scelta. A quel punto Marco si avvicinò alla madre che era una donna non tanto alta, ma con due enormi zinne probabilmente una sesta misura e cominciò a tirare i capezzoli con le unghie, la donna a quel punto cominciò a urlare dal dolore, ma Marco non si fece impressionare anche perché sapeva che se non le avesse addestrate a dovere quello che avrebbe subito delle brutali conseguenze sarebbe stato lui e infatti disse alla donna che non le era stato dato nessun permesso di esternare le sue sensazioni. Marco poi fece lo stesso trattamento alla figlia che invece era molto più proporzionata, essendo infatti alta circa 1,80 cm per una quarta di reggiseno e un bel sederino a mandolino.
Alla ragazza Marco ordinò subito di togliersi le mutandine, infatti il buchetto del sederino sembrava assai stretto quasi come non avesse mai avuto rapporti anali e voleva controllare meglio. Marco mise allora due dita dentro il sederino e si rese conto che il buchetto era talmente stretto che probabilmente era vergine. Allora per umiliare la ragazza pensò di prendere una radice di zenzero una sorta di dildo naturale, ma con proprietà urticanti molto elevate e di metterla nel sederino della ragazza lasciandolo circa quindici minuti ovviamente senza lubrificazione.
Fin dal momento successivo in cui la radice venne introdotta nel sedere, la ragazza urlò dal dolore per il bruciore cosa che fece urlare la madre verso Marco:” ma cosa stai facendo bastardo, ma non ti vergogni a trattare una ragazzina in quel modo alla tua età? Potrebbe essere tua figlia….”, Marco con sobrietà disse alla donna che sarebbe stata severamente punita in quanto non avrebbe più dovuto azzardarsi a una frase del genere, di una gravità inaudita per una schiava, a quel punto il barone sorrise in modo beffardo verso la donna.
Lo strazio che questa povera ragazza aveva dovuto subire durò circa quindici minuti che per lei furono interminabili, Marco dopo circa cinque minuti per aumentare il dolore della povera ragazza le strinse i capezzoli con le unghie cosa che le fece muovere il sedere e conseguentemente aumentare il potere urticante dello zenzero. Quando tolse lo zenzero dal sederino per la ragazza fu una liberazione che la fece quasi svenire.
A questo punto Marco con sorriso beffardo disse che per la figlia la prima lezione di addestramento poteva considerarsi conclusa e poteva essere riaccompagnata nei suoi alloggiamenti, mentre la madre sarebbe restata per essere punita.
Marco allora ordinò alla donna di appoggiarsi alla spagliera che era nella stanza e cominciò a frustarla con una stecca di bambù in trenta interminabili colpi che produssero delle piaghe e dei dolori lancinanti sul sedere della donna che non era neanche più in grado si sedersi dal dolore che aveva. Finita la punizione Marco disse che anche per la madre era finita la prima lezione, ma che andava divisa dalla figlia perché questa non subisse la sua influenza ribelle.

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Laura, una scopata universitaria.

Conobbi Laura quando andavo al secondo anno di Filosofia università. Lei aveva appena cominciato il primo anno e faticava ad ambientarsi in quella nuova città, così diversa dal paesino di provincia da cui proveniva, tutto era troppo spaventoso, troppo grande per quella ragazzina un po’ goffa.
Era carina ma non bella: aveva degli occhi molto belli, sì, ma un po’ troppo da bimba abbandonata, incapace di badare a se stessa, di agire. Anche il viso in generale era carino, grazie anche alle lentiggini e ai capelli castano-rossicci e alle sopracciglia ancora più rosse, quasi da irlandese. A rovinarla era la stazza da donnone: era alta un metro ottanta e aveva le spalle piuttosto larghe, il seno piccolo, il culo grosso ma piatto.
Nulla di che ma mi piaceva, e anche i suoi difetti avevano qualcosa di estremamente attraente: quel seno troppo piccolo rispetto alle spalle le permetteva di non usare il reggiseno, lasciando intravedere i capezzoli inturgiditi dal freddo sotto al suo maglione dolcevita. Il culo mi lasciava un po’ più perplesso, sotto i suoi jeans a vita alta immaginavo già un culo sformato, rovinato dalla cellulite nonostante i suoi diciott’anni.

A quei tempi mi ero lasciato da poco e avevo la tendenza a sviluppare cotte passeggere, che svanivano non appena riuscivo a conquistare la ragazza del momento. Molte le abbordavo su Facebook, cercando di capire i loro gusti e iniziando una conversazione sui loro argomenti preferiti, che a volte coincidevano coi miei, mentre altre mi costringevano a documentarmi su enormi cazzate. Quasi tutte erano ragazze del primo anno come Laura, le più facili da sedurre perché appena arrivate, desiderose di conoscere il mondo reale e di lasciarsi alle spalle le timide esperienze sessuali del liceo. All’inizio giocavo con loro per un po’, insegnandogli qualche trucchetto su come far impazzire un uomo, anche perché molte di loro erano ancora troppo inibite: non avevano ancora incontrato una verginella, ma quasi nessuna era stata ancora inculata (riuscii a convincerne solo un paio) e quattro di loro non l’avevano mai preso in bocca.
Con Laura finora non ero riuscito a combinare nulla sia perché il suo brutto corpo un po’ mi scoraggiava, sia perché mi faceva sinceramente simpatia e per ora preferivo frequentarla come amica.

Una sera mi invitò a prendere una birra e rapidamente la serata prese una piega allegra: per la prima volta lei sembrava un po’ più sciolta, forse anche grazie a quel poco alcol. Inoltre l’avevo sempre vista in facoltà, dove arrivava struccata, coi capelli raccolti per nascondere l’arruffamento della mattina, mentre quella sera portava un rossetto bordeaux che le rendeva le labbra particolarmente accattivanti. Alla quarta birra iniziai a seguire la sua bocca e la sua labbra muoversi senza sentirla parlare, iniziando a distrarmi pensando a quella bocca che succhiava il mio cazzo con golosità, muovendo la lingua attorno al glande mentre con la mano mi stringeva le palle, sfiorandomi leggermente l’ano…

“Quindi, ora che si fa?” chiese lei, svegliandomi.
“Non saprei, qua vicino volendo c’è casa mia…” Le parole mi uscirono di bocca senza pensarci, ancora incantato dalla magia delle sue labbra.
“Hai qualcosa da bere, lì?”
“Sì, certo. Ho una bottiglia di amaro in freezer che ci aspetta” di solito ero più cauto, ma stavolta volevo flirtare come si fa nei film.

Mi alzai per pagare e la guardai meglio. Lei era arrivata prima di me e si era già seduta quando ero entrato nel locale, impedendomi di vedere che per una volta indossava non dei jeans ma una gonna che rendeva più giustizia a quel culo che ora mi sembrava più sensuale.
Arrivati a casa mia la feci accomodare sul divano che avevo comprato per la camera. Si tolse il cappotto e poi, visto che avevo acceso i riscaldamenti, anche il maglione, mettendo così in mostra le sue tettine, coperte solo da una canottiera aderente. Quando le guardai mi venne duro in un secondo. Non potevo res****re, non sarei riuscito ad aspettare neanche il tempo di bere quel bicchiere di amaro, così mi avvicinai a lei e l’abbracciai, baciandola in modo quasi caso sulla guancia destra. Lei mi lasciò fare inizialmente senza lasciarsi andare, ma quando le iniziai a baciare il suo lungo collo cominciò a stringere l’abbraccio. Risalii su, infilandole la lingua nell’orecchio e contemporaneamente infilando una mano sotto la canottierina. Le massaggiavo quel seno così piccolo e perfetto, solleticando i capezzoli durissimi con un’eccitazione che non provavo da tempo. Lei ormai iniziava ad ansimare e mentre ci distendevamo sul divano, io sopra e lei sotto, mi infilò una mano dentro ai jeans, iniziando a toccarmi il cazzo che si faceva sempre più grosso.
A quel punto l’unica cosa che dovevo fare darle il colpo di grazia: le alzai la gonna scoprendo che la ‘casta’ Laura indossava non dei collant, come si sarebbe aspettato, ma delle autoreggenti che lasciavano scoperta parte delle sue cosce grosse ma appetitose. Le tolsi il top e subito mi fiondai in mezzo alle sue gambe con la faccia, iniziando a leccarle la figa spostandole le mutandine di lato. Laura ormai ansimava rumorosamente, rendendomi sempre più arrapato. Non era ancora fatta, però: c’era ancora il rischio che la mia amichetta ci ripensasse, limitandosi a farmi un pompino di consolazione. Io invece me la volevo proprio trombare, volevo infilare il cazzo nella sua fica, volevo sbatterla così forte da farle rassodare quel fottuto culone.
Di colpo ebbi un’illuminazione. Mentre lei ancora mi toccava il cazzo le tolsi le mutande, le afferrai le gambi sollevandole sulle mie spalle e iniziai a leccarle il culo mentre cominciavo a masturbarla.
A un certo punto lei mi afferrò la testa e mi guardò.

“Lucio, devo dirti una cosa”
“Dimmi, è tutto ok?” Dovevo giocarmela bene, dovevo essere comprensivo e convincerla a farsi scopare. Lei, tra l’altro, non aveva tolto la mano dal cazzo, quindi proprio non capivo cosa cazzo potesse volere e cominciavo a temere che volesse limitarsi a farmi una sega di merda.
“Allora, io stasera voglio scoparti fino a svenire, ma ci sono delle regole.”
“Regole?” Seriamente, non capivo.
“Sì. Tu puoi prendermi in tutte le posizioni che vuoi ma guai a te se mi vieni dentro. Te lo succhio volentieri, ma non sono la tua schiava e non intendo ingoiare, l’ho fatto una volta e mi è bastato. Inoltre niente sesso anale. Patti chiari e amicizia lunga”.
La ragazza era decisa, mi piaceva. Mi diede solo il tempo di annuire e poi iniziò il delirio.
Mi spinse leggermente, facendomi distendere sul divano e finalmente mi sfilò i jeans del tutto, rimanendo per qualche secondo a osservare il mio enorme cazzo dritto per poi avvicinarsi con la bocca.

A quel punto si fermò e sorrise con malizia. Continuava a menarmelo ma la sua bocca sorridente rimaneva a distanza di sicurezza.
Che cazzo aspettava? Ebbi un’illuminazione e capii il suo gioco: dietro la sua finta autorità si nascondeva un’incredibile voglia di essere dominata. Le afferrai la testa e la premetti contro le mie palle, che lei iniziò a succhiare e leccare in basso, sfiorando ogni tanto con la lingua anche l’ano. Lentamente risalì e venne il momento che avevo tanto aspettato. Lo infilò in bocca mentre con la lingua si concentrava sul prepuzio. Con la mano destra continuava a toccare le palle, mentre con la sinistra iniziò a stimolarsi il clitoride.
La afferrai per i capelli per farle capire che m’ero stancato di averlo leccato e lei iniziò a fare su è giù con la testa, sbavando.
Era molto brava, più del previsto, sembrava che succhiare cazzi fosse la sua passione più grande. Mentre le teneva in bocca la sua lingua non smetteva di girare attorno alla coppola e mi guardava vogliosa.

Rischiavo seriamente di venire da quant’era brava, ma come ho detto non volevo accontentarmi di un pompino.
“Laura, fatti scopare”
Mi guardò e in silenzio tolse la bocca dal cazzo, lasciando che la lingua continuasse a inumidirlo.
Mi tolse la maglietta e si sfilò la gonna, rimanendo solo con la canottiera dalla quale fece fuoriuscire le sue tettine. Le strinsi i fianchi e le infilai tre dita nella figa, ormai umidissima per l’eccitazione.
La feci distendere e, dopo averle leccato un’ultima volta il clitoride, cominciai a scoparla alla missionaria. Infilavo e sfilavo il cazzo con velocità mentre lei con una mano mi stringeva il culo e con l’altra si toccava il seno destro, leggermente più grosso e forse più sensibile dell’altro. Scostai la sua mano e iniziai a leccarle con violenza il capezzolo, mentre lei esplodeva in un primo e violento orgasmo.

Quando si placò mi chiese di cambiare posizione.
“Cosa ti va di fare?” disse
Stavamo solo perdendo tempo con quelle chiacchiere, sapevo già cosa volevo.
“Girati”

Si mise a pecora sul divano. Il culo ora mi sembrava meno brutto, anzi, aveva decisamente il suo fascino.
Era un po’ piatto, è vero, ma era anche completamente liscio, senza l’ombra di cellulite. A quel punto decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e quindi le sputai sull’ano.
Emise un gemito e capii che sì, potevo andare dritto per la mia strada, i suoi tabù stavano crollando. Come se non bastasse, lei stessa disse

“Inculami, ti prego”
Mi stavo eccitando sempre di più, mi piaceva vederla sottomessa a me, lei che mi era sempre sembrata una abbastanza difficile. Volevo evidenziare la mia superiorità e quindi cominciai a ritardare il momento.

“Cos’è che vuoi?”
“Voglio che mi inculi…Inculami!”
“Cosa, non ho capito…”
“Inculami, ti prego, inculami, voglio quel cazzo infilato su per il culo, voglio sentirlo dentro, voglio che mi sfondi il culo, voglio sentire la tua sborra calda inondarmi”

Era venuto il momento di accontentarla. Infilai con forza il mio cazzo lì dentro e capii che no, non ero il primo, ma il buco era ancora abbastanza stretto come piaceva a me.
Iniziai a scoparla con forza, tenendo le mani strette ora sulle chiappe, ora sui fianchi arrivando poi a stringerle i seni, premendo sui capezzoli che erano sempre più dritti. Aumentai il ritmo e cominciai a incularla ancora più velocemente, mentre lei muoveva con destrezza il culo, accogliendo il mio cazzo con un desiderio che dimostrava la sua bravura e la sua fame di sesso.

Sentii il buco del culo stringersi attorno al mio cazzo. Stava venendo di nuovo e anch’io ormai rischiavo di avere un orgasmo da un momento all’altro. Diedi qualche altro colpo deciso e, mentre lei iniziava a urlare le dissi

“Sto venendo anch’io…ma se vuoi possiamo fare un altro strappo alla regola e posso sburrarti in faccia”
“Sì, sì, ti prego, ti prego”

Non me lo feci ripetere due volte. Tirai fuori il cazzo dal culo regalandole un ultimo gemito e l’afferrai per la nuca, sbattendole il mio cazzo in faccia.
Lei lo afferrò e cominciò a menarmelo velocemente mentre leccava ancora la cappella.
Finalmente ebbi la mia esplosione che le arrivò dritto in faccia mettendo la ciliegina sulla torta a quella scopata magnifica. Le chiesi se voleva un fazzoletto per pulirsi ma lei rifiutò e cominciò a leccarsi la faccia e a pulirsi con le mani per poi leccare anche queste, ingoiando il mio sperma fino all’ultima goccia.

Fumammo assieme una sigaretta e poi lei iniziò a rivestirsi.

“Io devo andare, ci si vede in facoltà”.

Le feci un cenno di saluto, sorrisi e lei ricambiò con dolcezza. Rivestendosi aveva rientrata nei suoi panni di ragazzetta impacciata, ben diversa dalla porca vogliosa di cazzo che avevo conosciuto quella sera.

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Con La Mia Cugina Preferita 3 [Una settimana al ma

Parte 1: http://xhamster.com/user/autotune/posts/215174.html
Parte 2: http://xhamster.com/user/autotune/posts/216346.html
Scusate se riprendo solo adesso il racconto, ma ho avuto poco tempo.

Dopo quella sera a casa con mia cugina Chiara, mi sentivo appagato, e sapevo che potevo scoparmela ancora appena ne avevo la possibilità.
Ma dovetti aspettare circa un mesetto.
Infatti, verso fine luglio, Chiara e i suoi genitori, nonché miei zii, affittarono per 2 settimane un appartamento sulla costa romagnola, a Riccione.
Avendo ancora spazio, invitarono me e mio fratello a passare qualche giorno li.
Accettammo, ma per soli 5 giorni, visto che mio fratello non era proprio entusiasta al contrario mio, che iniziavo già ad immaginare mia cugina
in bikini.
Così, un lunedì mattina, io e mio fratello partiamo con il treno per raggiungere Chiara e i miei zii. Viaggiammo per molte ore, e arrivammo li stremati.
Salutai i miei zii e Chiara, che si comportò come se non fosse successo nulla. Salutati tutti quanti ci mostrarono l’appartamento, si trovava a pochi metri dal mare, e non era molto spazioso.
Infatti presentava: 1 camera da letto, composta da un letto matrimoniale e uno singolo; un soggiorno-cucina, che prevedeva un divano-letto; un bagno; ed un piccolo ingresso che separava le stanze.
Di solito, io e mio fratello ci saremmo contesi il letto singolo, ma glielo cedetti subito per dormire poi nel divano-letto con Chiara.
Così, dopo aver pranzato, mi misi sul letto e mi addormentai a causa della troppa stanchezza dovuta al viaggio.
Mi svegliai verso l’ora di cena, cenammo e la sera uscimmo solo io, mio fratello e mia cugina. Tornammo presto, verso mezzanotte, con i genitori di Chiara che dormivano. Così mio fratello andò in camera da letto per andare dormire, e io è Chiara nel soggiorno per il medesimo motivo.
Mi cambiai e mi misi un pantaloncino e una cannotiera per la notte, ma non fui l’unico a cambiarsi, infatti mia cugina si cambiò in soggiorno davanti a me, rimanendo per un momento in mutandine nere e con quei seni perfetti scoperti, per poi indossare una maglietta e un pantaloncino aderente.
Ci mettemmo entrambi sul letto e guardammo per un po’ la tv, così da prendere sonno.
Dopo circa una mezz’oretta decidiamo di spegnere la televisione e di metterci a dormire.
Mi giravo e rigiravo sul letto, non riuscivo ad addormentarmi per via della mia dormita pomeridiana, così il mio sguardo cadde su Chiara, sdraiata su un fianco e rivolta dalla parte opposta alla mia, in pratica mi dava le spalle.
La guardavo dalla testa ai piedi, soffermandomi sul suo culo perfetto.
Non capivo se stesse dormendo o meno, così, senza pensarci mi avvicinai a lei, ed iniziai ad appoggiarle il mio cazzo ormai durissimo.
Dopo un po’, sento il suo culo muoversi e strusciarsi sul mio pacco… Chiara era sveglia, e le stava piacendo!
Presi il lenzuolo lasciato ai piedi del letto per via del caldo che faceva, e coprì entrambi per non destare sospetti in caso mio fratello o i miei zii entrassero di botto.
“Non vorrai mica scopare adesso?! Ci sono di la i miei!” Disse lei a bassa voce.
“No stai tranquilla, però divertiamoci un po’.”
Così ormai coperti da quel lenzuolo , le abbassai pantloncini e mutande fino alle ginocchia, e tirai fuori la mia asta.
Ripresi ad appoggiarglielo sul suo culo soffice e ormai nudo. Lei intanto continuava a strusciarcisi sopra, mentre io le infilai una mano sotto la maglietta e iniziai a palparle le tette, e con l’altra le ficcai due dita nella sua figa… Era fradicia!
Continuavo a chiavare mia cugina con una mano, sentivo che stava venendo, così per ripagarmi incominciò anche lei a farmi una sega.
In casa c’era un completo silenzio, sporcato solo dalle nostre respira affannose e da qualche gemito che emetteva Chiara.
Dopo un po’ sentivo la mia cappella in procinto di esplodere, stavo per venire!
Così la presi per i fianchi, la strinsi a fianco a me e le sborrai sul culo.
“Ahhhhh… Calda e densa… Vado in bagno.” disse lei.
Mi diede un bacio sulla bocca e si alzò dal letto.
Una volta tornata ci addormentammo uno a fianco a l’altro.
Ma questo era solo l’inizio di una vacanza con mia cugina…
Continua….

Spero ancora di aver scritto bene, e che le mie avventure con mia cugina vi piacciano, così da continuare i racconti. I commenti sono ovviamente bene accetti! 😛

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Quattro ragazzi per una trav

Premetto di essere un travestito in privato. Mi dicono bello, sensuale e da monta.
Scrivo questa storia perché vorrei che una infinità di uomini si masturbassero eccitati per quello che stanno per leggere!
Sono stato e sono un ragazzo normale, fisicamente intento. Normale, nel senso di non effeminato e insospettabile in questa mia doppia natura.
Normale quindi, ma pure carino, alto, prestante, però con un grande difetto in questa mia mascolinità: il culo. Ho un culo da donna, me lo dicono tutti. Rotondo, sodo, che forma una perfetta attaccatura con le cosce, un culo insomma da prendere, da violentare.
E’ stato il mio “ingombrante” culo da femmina ad aprire pian piano, già all’età di sedici anni, una voragine nella mia personalità sessuale apparentemente univoca. Passavo ore a fissarlo e mi eccitavo con ciò. Finivo sempre col masturbarmi. Vestivo il mio culo con perizoma, lo ingabbiavo in un reggicalze, lo valorizzavo con una sottoveste o baby-doll (cose che all’inizio sottraevo a qualche zia avvenente). Tutto ciò al solo fine ripeto di masturbarmi. Non cercavo su riviste porno l’ispirazione per una sega, mi bastava guardare il mio culo.
Ad un certo punto però ho sentito altro, un prurito sessuale nuovo, sconvolgente, assolutamente innato. La colpa o il merito (lascio giudicare a voi) è da attribuire ad un mio amico coetaneo.
Allora avevamo diciott’anni ed eravamo in un negozio di profumi nei giorni precedenti a San Valentino. Infatti lui doveva acquistare un regalo per la sua fidanzata.
Senza accorgermene mi ero messo chino sul bancone della cassa, poggiato sui gomiti, la schiena inarcata e il culo inevitabilmente all’aria. Non era la prima volta che mi sorprendevo in queste posizioni, ma non destavano in me molta preoccupazione inconsapevole allora di quello che sarei diventato.
Ad un certo….
punto sentii una forte pressione contro di me da dietro e allo stesso tempo sentii una punta più dura che premeva tra le mie natiche.
Il mio amico in maniera molto disinvolta e intelligentemente equivoca me lo stava poggiando sul culo.
La sensazione fu sconvolgente, sembrava che il mio buco si stesse bagnando, lubrificando per permettere al cazzo di entrare. Ero a pecorina e sentivo che avrei potuto godere se fossi stato impalato come una troia.
L’immaginazione non ebbe seguito reale, il mio amico non fu chiaro nel suo gesto ed io ero troppo influenzabile per fidarmi delle mie sensazioni, tant’è che tra Claudio e me non c’è stato mai niente.
Al di là di questo per me fu la scintilla, gli albori di una nuova mia dimensione che solo ora, a distanza di tanti anni, vivo a pieno.
Il passaggio mentale dal sognare di essere scopata tra le natiche e l’immaginare un cazzo tra le mani o in bocca fu brevissimo.
Cominciai sempre più a sviluppare queste fantasie nella maniera in cui la mia indole mi dettava.
Se fossi stata con un uomo volevo non solo riempirmi la bocca del suo cazzo ma anche bere la sua sborra. Speravo di essere scopata di fronte ad uno specchio, speravo in un cazzo enorme che a fatica entrava nel mio culo, tanto da farmi male…..Ero estasiata dall’immaginare il cazzo che mi riempiva, dall’immaginare che il mio orefizio era allo stremo della sua dilatazione. Sognavo spesso un cinema dove fare un pompino durante la proiezione del film, in mezzo a tutto e sotto gli occhi di tutti.
Immaginavo il mio uomo che mi prendeva ai fornelli oppure mentre facevo le pulizie.
Mi piaceva l’idea di una troia, di una puttana, quelle vere che non si fanno pagare, il cui solo interesse è sentirsi donna, nata per soddisfare gli uomini.
A queste fantasie poi più in là aggiunsi alcune idee di sadomaso molto soft. Ad esempio mi sarebbe piaciuto essere tirata per i capelli quando fossi stata scopata a pecorina o essere tenuta immobile con la testa per evitare che la mia bocca sfuggisse ad un caldo spruzzo di sborra. Ancora immaginavo di avere i polsi legati o meglio ancora di essere stretta in uno di quei nodi che fanno del corpo un angolo retto e così essere distesa di fianco sul letto e prenderlo nel culo.
Con tutte queste fantasie, la prima e più diretta conseguenza fu quella di curare il mio corpo. Acquistavo creme, trucchi, lingerie, tacchi a spillo e parrucche. Mi depilavo. Volevo essere una troia insaziabile.
Come per magia questa sfrenata attività cerebrale si trasferiva sul mio culo rassodandolo ancora di più, quasi come che pensare di essere sfondata da nerchie violacee mi modellava il sederino da vera puttana in calore.
A scuola prima, e all’università poi, indossavo reggicalze, perizoma, calze velatissime, sottovesti. Tutto celato sotto panni maschili.
Premetto che la scuola l’ho frequentata in un paesino di provincia, ecco perché la mia attività sessuale era nulla, ragion per cui lavoravo solo di immaginazione. Fino al momento in cui ho pensato di potermi divertire con pratiche masturbatorie un po’ sofisticate. Acquistavo chili di melanzane (nere e grosse; per la penetrazione è la cosa migliore dopo il cazzo e prima dei falli finti). Le fissavo in modo tale che inevitabilmente una mi finiva nel culo e l’altra nella bocca. Avevo così le mani libere e potevo assumere ogni posizione. Ero la troia di due grossi cazzi che mi scopavano in reggicalze e tacchi a spillo. A volte mi masturbavo e mettevo la sborra sulle due melanzane. Era eccitante, quei fiotti caldi su quella superficie nera. Sembrava stessi realizzando le mie più perverse fantasie: bere sborra e il culo rosso dalle dimensioni della melanzana. Continuavo così per ore, cambiando posizioni, alla fine ero sfinita e sentivo delle voci che mi dicevano: – quanto è puttana, scommetto che avrebbe preso due cazzi contemporaneamente nel culo-.
Mi ricordo in particolare di un giorno. Era una mattina universitaria come tutte le altre. Corsi, amici e qualche caffè tra lo spacco di una lezione e l’altra. Indossavo sotto i jeans un reggicalze di pizzo nero e delle calze velate color carne con la riga verticale sul dorso delle gambe, la culotte era di colore nero doverosamente portata sopra al reggicalze. Infatti pensavo che una troia non può essere scopata senza reggicalze, quindi in quelle occasioni doveva essere agevole sfilare lo slip. Sopra avevo un corpetto anch’esso nero a tono col reggicalze.
Nonostante la mia voglia di vivere una esperienza vera con cazzi di carne grossi e turgidi, stavo molto attenta a non piegarmi troppo per paura che il perizoma saltasse fuori dai pantaloni.
Ad un certo punto della mattinata andai in bagno. Il bisogno era di quelli impellenti, di quelli che richiesero un accurato svestimento e susseguente rivestimento ( i bagni erano molto sporchi, avevo premura a che i miei vestiti non toccassero da qualche parte).
Avevo appena tirato su la culotte che un ragazzo entrò nel bagno senza accertarsi che fosse libero.
La visione che gli si presentò fu quella del mio culo addobbato da cagna, infatti nel rivestirmi avevo dato le spalle alla porta. Fu un attimo, lui richiuse la porta in un istante ed io non riuscii a vederlo in faccia.
Ero in preda alla disperazione, mi vergognavo, avevo paura delle conseguenze. Il mio timore era di passare per il travestito della facoltà di scienze politiche. Era il primo contatto tra Susanna (il nome che in seguito sceglierò per la mia parte femminile) e la realtà esterna.
Rimasi in bagno per molti minuti. La cosa che più mi innervosiva era il non averlo visto in faccia, di non poterlo riconoscere per parlargli e di pregarlo di non dire niente.
Quando uscii il bagno era deserto, anzi l’università era deserta, raccolsi le mie cose e andai a casa.
Quelle successive sono state le ore più brutte della mia vita, non sapevo che fare, tant’è che per tre giorni successivi saltai tutte le lezioni.
Il giorno che mi decisi di ritornare in facoltà ero convinta di metterci una pietra sopra. Sarebbe stata la mia parola contro la sua. Del resto a scienze politiche avevo avuto contatti con ragazze e non sarebbe stato difficile sostenere la mia tesi di ragazzo eterosessuale.
Passarono due giorni senza che mi accorgessi di qualcosa di strano, i miei amici erano normali. Pensai di essermi potuto sbagliare, magari quel ragazzo che credevo mi avesse visto aveva solo percepito la presenza di una persona nel bagno e si era subito ritirato senza vedere alcunchè. Invece no, non mi sbagliavo.
Una mattina di ritorno in aula studio e riaprendo il testo di statistica c’era un biglietto che diceva:
– ciao, hai un sedere da favola, ti ho vista nel bagno l’altro giorno e ti ho tenuto d’occhio in quelli successivi… mi intrighi fino al punto da farti una proposta. Abito in un appartamento che dà su via Duomo, insieme ad altri tre compagni, tutti desiderosi di conoscerti. Non siamo bellissimi ma credo che a te interessino le dimensioni. Uno con un culo e con vestiti così non può non sognare di essere sfondato giorno e notte. Riflettici ora stesso e lascia la tua risposta nel testo e recati di nuovo al bar. Se accetti ci divertiremo, se no stai sicuro, il tuo credo sia un segreto e con me puoi stare tranquillo-.
Immaginate voi le mie sensazioni. La troia aveva fatto centro. Ero eccitata e desiderosa di dire si. Il solo pensiero che quel bastardo mi aveva pedinato tutti quei giorni mi faceva inumidire il culo e sbavare dalla voglia. Poi sarebbero stati quattro. Mamma mia quattro cazzi tutti per me in un appartamento in cui sicuramente vogliono che sia vestita da puttana, mai avevo osato immaginare tanto. Al pensiero di cosa avrei potuto fare in quelle stanze la vista mi si offuscò. Al di là del sesso, c’era l’aspetto di vestirmi, truccarmi, camminare in mezzo a persone vere in tacchi a spillo. Avrei potuto liberare ogni fantasia, dalla cameriera sexy ad uno stupro di gruppo.
Correvo troppo con la fantasia, bisognava riflettere e fare la cosa giusta. E avevo poco tempo, mi era stato detto di decidere subito e dovevo farlo. Ma non riuscivo ad essere lucido, come potevo.
Scrissi di pugno un biglietto: – spero di potermi fidare di te. La tua, la vostra proposta è il meglio che potessi immaginare. A te la prossima mossa-
Uscii dall’aula e andai verso il bar. Ero rigida. Avrei voluto guardarmi intorno, ma temevo che avrei fatto un passo falso e rovinato tutto. Per non dilungarmi, quando tornai c’era un indirizzo e un appuntamento e un: – non mancare puttana -.
L’appuntamento era per la sera seguente, sabato sera. Trascorsi le ore facendo acquisti. Rossetto, phard, smalto, una parrucca bionda. Per il resto possedevo già tutto.
Mi rimaneva solo una cosa da fare, un bel clistere per pulirmi l’ano per evitare brutte sorprese.
Mancava mezz’ora all’appuntamento. Uscii di casa e cinque minuti prima delle 9 suonavo al portone dei quattro.
Il bello fu che non ci fu nessuna sorpresa. Erano davvero quattro ragazzi in un appartamento. Non bellissimi ma carini, vestiti bene e profumati. Mi si presentò il mio osservatore sconosciuto. Era il più grande di età, aveva 25 anni e fu lui a mettermi a mio agio. I toni e le parole erano dure (sembrava ci fosse uno accordo tra di loro, e io fui felice che lo rispettassero, significava che gli ero piaciuta): – vuoi cambiarti puttana?- -come dobbiamo chiamarti, troia?- -ti basta troia?- feci cenno loro di si. Tremavo dal piacere, dalla situazione, ero una cagna in calore che non riusciva manco a parlare.
Andai in bagno e mi vestii in modo eccitante, non troppo volgare, da signora di classe, da mantenuta, da signora il cui marito le organizza sesso di gruppo a sua insaputa.
Quando mi videro rimasero letteralmente di stucco.
Cominciammo col parlare del più e del meno. Come in un comune gioco di ruolo dove ognuno faceva la propria parte alla perfezione.
Ad un certo punto mi presero e mi portarono in una stanza dove per terra c’era un grande materasso, mi ordinarono di inginocchiarmi senza svestirmi. Loro intanto si erano posizionati attorno a me in piedi, mi trovavo circondata e la mia bocca era a misura di quattro cazzi.
-sbottonaci i pantaloni e ti raccomando, troia, fai in modo che che la tua bocca no rimanga mai senza cazzo-
Cosi feci, quando li tirai fuori uno ad uno erano profumati e già in parte rigonfi. Due sembrarono mastodontici e con una cappella che io avevo solo immaginato. Gli altri due erano normali, ma no li disdegnai nemmeno per un momento.
-come sei brava, allora sei esperta, sei un puttanone di quelli che ti succhiano pure l’anima- era sempre il più grande a parlare.
Davo il meglio di me, due in bocca e due che me li tiravo con le mani, ero estasiata da quello che mi capitava e che mi sarebbe capitato. Non mi fermavo mai, i cazzi diventavano sempre più grossi ed io emettevo quei gemiti strozzati perché la bocca era piena di cazzo.
Continuammo molto, il tempo per far drizzare quattro cazzi senza farli sborrare.
Mi ordinarono di alzarmi e di togliermi la gonna e la camicetta, poi quando lo videro mi dissero di levarmi il perizoma.
Rimasi in corpetto che era un tutt’uno col reggicalze, tacchi a spillo, e faccia da troia con la bocca insaporita da alcuni segnali di eiaculazione.
Uno si sdraiò per terra col cazzo all’aria, si mise un preservativo e mi disse di salirgli a cavalcioni sopra. In altre parole ero inginocchiata sul suo cazzo e tutti e due formavamo due linee perpendicolari. Lo guardavo in faccia mentre si apprestava ad affondare il suo fendente. Gli altri erano un po’ in disparte, quasi come avessero ricevuto l’ordine di stare lontano fino a che non mi avrebbe inculata pensando che sarebbe stato lungo e problematico.
Il mio culo però fece poca resistenza, era come lubrificato, e la sensazione di quel mio primo cazzo in culo fu paradisiaca. Mi sentivo piena come un dolce alla crema, andavo su e giù in un ansimare chiaro e forte.
-ragazzi datevi da fare, questa è più aperta di puttana cinquantenne-
Uno mi si mise davanti in piedi (l’altro col cazzo enorme, uno era già nel mio culo) e disse: – fai un bel pompino altrimenti ti sbatto fino a domattina-. Non avete idea che forza ha il ricatto nella mia condizione di troia e schiava. Altri due me li ritrovai in mano, a menarli con le mani. E’ la condizione più bella che avessi mai provato. Anche a loro piaceva infatti iniziarono un turpiloquio senza precedenti.
-prendile la testa- uno suggeriva all’altro
-falle entrare pure le palle- e ancora – vacca meriteresti già una doccia di sborra-
Continuammo così finchè ognuno non avesse ricoperto tutte e quattro i ruoli di quella stupenda posizione.
Passammo i cucina.
-ti piace alla pecorina, eh?-
Ero come drogata, in completa balia di quei quattro. Oramai mi trascinavano per le braccia, mi afferravano i capelli, mi strattonavano come un oggetto.
Uno di loro mi premette forte sulla schiena tanto da farmi cedere sul tavolo. Ero alla pecorina. Mi resi subito conto che le mie pratiche solitarie erano lontane anni luce dalla realtà. Quando sentii penetrarmi dietro era la sensazione delle sensazioni. Era la posizione mia naturale, lo prendevo tutto, sembrava che pure i coglioni stessero entrando. Poi quel cazzo in bocca che mi arrivò di schianto fu l’apoteosi, gli altri due guardavano il mio profilo di puttana sottomessa. I tacchi a spillo mi slanciavano in modo perfetto, il reggicalze era la ciliegina sulla torta.
Dopo tre o quattro colpi bene assestati e la bocca piena di cazzo mi sentii svenire, stavo eiaculando.
-guardate la puttana ha sborrato, è ora-
E’ ora? Ora per cosa? Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai seduta sulla sedia e quei quattro che si sparavano una sega a 10 cm dalla mia faccia.
-ti va così? Eh, ti va?-
Non risposi, aprii la bocca e cacciai la lingua.
Prima dell’onda di sborra sentii solo: –mamma, questa è proprio troia-
Dopo di questo ci calmammo, mi fecero i complimenti e mi dissero che potevo lavarmi.
Mi fecero una ultima proposta: -ti va di dormire con noi? Uniamo due materassi per terra-
Dissi di si però al solo patto che fossi tornata a casa per un momento per prendere nuovi indumenti intimi, per la notte. Dissi: -se devo dormire con voi da donna, non posso rinunciare ai miei vestiti-
Uno di loro si offrì di accompagnarmi.
Durante la notte a turno mi svegliavano chi per un pompino, chi per chiacchierare.
Trascorsi là l’intera domenica e molti altri giorni.

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La mia storia ovvero come sono diventato una troia

Mi avevi chiesto di dirti come è successo…
Posso raccontarti come sono arrivato a questo punto… non come è successo.
Ho scoperto il mio corpo e le sensazioni che poteva darmi quando avevo 7 anni, insieme agli amici, le prime masturbazioni…
Era una sensazione strana, l’orgasmo quando arrivava mi faceva sentire come se mi scappasse la pipì ma non avevo ancora eiaculazioni allora…
Mi piaceva, la sensazione quando toccandolo e menandolo si induriva, aumentava di dimensioni, la sensazione della pelle della cappella che andava su e giù, l’irritazione che provavo sulla cappella asciutta che bagnavo con la saliva per favorirne lo scorrimento, le pulsioni dell’orgasmo imminente, anche se allora non sapevo cosa fosse l’orgasmo, la sensazione quando arrivava di dover fare pipì che però non sgorgava, il continuare a menarlo anche dopo, quando la cappella ormai era sensibilissima… quasi bruciava…
Fu in quel periodo che vidi la prima figa di una donna, mia cugina. Eravamo in vacanza assieme, lei era nostra ospite in una casetta che mio padre affittava per tutto l’anno sopra il lago d’Orta.
Era un pomeriggio primaverile o estivo, ora non ricodo più. Eravamo al piano di sopra dove avevamo la camera da letto, unica per tutti noi. Non ricordo come iniziò ma ricordo che ad un certo punto lei mi chiese di leccarla alzando la veste e abbassando le mutandine.
Era la prima volta che la vedevo e sentivo il suo odore, lei spalancava le gambe e con le mani apriva le labbra, io vedevo la sua pelle e il suo interno umido ma non provavo nessun piacere, il sapore che sentivo sulla lingua non mi diceva niente, anzi mi faceva anche un po schifo. Se la fece leccare un po e poi cominciò a toccarsi mentre mi chiedeva di toccarmi a mia volta.
Eravamo ambedue sdraiati nei nostri letti, io con il mio cazzo in mano che mi masturbavo e lei con il vestitino sollevato e gli slip abbassati che si toccava… Vedevo la sua mano muoversi tra le gambe ed il suo respiro farsi più frequente, sentivo che emetteva dei mugolii mano a mano che il suo orgasmo si avvicinava… fino a quando godette completamente..
Quella fu l’unica volta che giocammo assieme o meglio che provò a farmi giocare con lei. Ma sucessivamente mi rimase la voglia e la curiosità di vedere la figa delle ragazzine..Ricordo che sempre li al lago, con una ragazza di Milano che, come noi, accompagnava i suoi genitori i fine settimana, giocando agli indiani e con lei che veniva alternativamente fatta prigioniera dagli indiani e poi liberata, una delle torture preferite quando era prigioniera era di obbligarla a sollevare lo scamiciato e abbassare le mutandine. A quel punto veniva frustata sulle natiche o con dei rametti di nocciolo o, a volte, con delle ortiche. Ricordo la sua fighetta glabra e quasi nascosta… stranamente a quell’epoca (avevo circa 7 anni…) non ero attirato dal seno delle ragazze, sia che lo avessero abbondante per la loro età sia che ne fossero quasi sprovviste…
Fu circa a quell’età che durante un viaggio in Germania di mio padre per lavoro, mia madre, mio fratellino ed io lo accompagnammo. Alloggiavamo in una pensione e rimanevamo soli per quasi tutta la giornata. Alla sera o cenavamo in albergo o uscivamo assieme ai suoi ospiti.
Mi vennero dei foruncoli su una gamba che non smettevano di spurgare. Mio padre su indicazione e accompagnato dai suoi ospiti, mi portò nell’ospedale principale di Monaco dove i medici decisero di inciderli. Ricordo che non volevo farmi anastetizzare, tirai dei calci ai medici, morsi una suora e un’infermiera fino a quando riuscirono con l’etere ad addormentarmi. Quando mi svegliai ero in una stanza enorme con due letti ed ero accompagnato da mia madre e mio fratello. Lei si fermava la notte in ospedale con me e mio padre portava mio fratello in albergo da lui, poi lo riportava alla mattina.
Due volte al giorno passava l’infermiera a misurarmi la temperatura e lo faceva prendendo la temperatura rettale…
Mi piaceva la sensazione quando inseriva il termometro di vetro nel mio culo… Io dovevo restare a pancia in giù fino a quando non veniva a togliermelo, ma mentre aspettavo che tornasse ricordo che, cercando di non farmi scoprire, portavo una mano dietro di me e lo spingevo e lo sfilavo lentamente.
Quella sensazione era così strana e piacevole che, una volta tornato a casa, ricordo di averla ricercata quando ero solo in casa e potevo abbassarmi i pantaloni ed infilarmi il termometro da solo…
Piano piano lo spingevo dentro di me e lo estraevo.. ricordo che oltre la sensazione di sentirlo entrare ed uscire mi piaceva moltissimo anche spingerlo più possibile dentro di me… a volte entrava completamente e dovevo spingere per farlo uscire e afferrarlo con le dita… Mi piaceva quando lo sentivo completamente dentro… avrei voluto fosse possibile infilarlo ancora di più…
Passò il tempo… dimenticai quelle sensazioni… Cominciai a rivolgerle alle ragazze.
Durante l’estate andavamo spesso in Grecia a casa dei miei nonni e li si giocava liberamente in cortile ed in strada con gli altri ragazzini e ragazzine…
Nel cortile dei miei nonni abitava una famiglia che aveva tre figli, due ragazzine e un ragazzino. Lui era di mezzo. Con la sorella più grande io mi divertivo a portarla nel gabinetto e a farle sollevare il vestitino e abbassare le mutandine. Mi piaceva guardarle il culo e farle aprire le natiche. Volevo che le spalancasse il più possibile e poi io le infilavo nel buco del suo culetto delle palline di carta che pretendevo non estraesse fino a quando non glielo dicevo. Cosa ovviamente impossibile ma quando sucessivamente la riportavo nel gabinetto (erano ovviamente esterni e senza acqua corrente) e facendole alzare il vestitino e aprire le natiche non li trovavo, la sculacciavo e gliene rimettevo delle altre in numero maggiore…
In quel periodo ero affascinato da culetto delle regazzine, immaginavo di poterlo spalancare ed infilarci gli oggetti più disparati e immaginavo quali potessero essere le loro reazioni… Immaginavo fossero le stesse che provavo io e a volte sperimentavo su di me quello che immaginavo di fare su di loro.. Mi infilavo, non senza difficoltà, il manico di cacciaviti, del martello, godendo della sensazione di sentirmi il buco del culo che si apriva e cedeva, permettendo l’ingresso di quegli oggetti estranei, della sensazione che provavo mentre spingevo lentamente quegli oggetti per permettere il loro ingresso, della sensazione che provavo quando, estraendoli, il buco si rilassava richiudendosi per poi ricominciare a spingerli ancora dentro in un ciclo che ripetevo e ripetevo… godendo di quelle sensazioni. Spesso sperimentavo anche le sensazioni che mi davano cercando di introdurli sempre più a fondo, cercando di farli entrare il più possibile, arrestandomi quando cominciavo a provare dolore… oppure una volta introdotti il più possibile, cercando di non farli uscire, risollevavo le mutandine e i pantaloni e mi muovevo obbligando quegli oggetti a muoversi dentro di me mentre mi muovevo per casa, mentre li sentivo scavare dentro di me, assaporando il piacere ed il dolore che mi provocavano…
Fu in quegli anni che cominciai ad investigare sulle reazioni del mio corpo agli stimoli che riceveva.
Fu anche il periodo in cui cominciarono i primi innamoramenti di ragazze e donne più grandi di me e le fantasie su di loro. Ricordo i pomeriggi passati a masturbarmi pensando a loro…
Fu anche il periodo in cui ebbi le prime relazioni fisiche con alcuni dei miei amici… Eravamo ragazzini e guardavamo le foto sui giornaletti porno disponibili in quell’epoca e ci masturbavamo assieme, fino a quando cominciammo a giocare tra noi, dapprima masturbandoci l’un l’altro fino a venire, poi abbiamo provato a prendercelo in bocca…
Si era creata una strana democrazia… Nessuno di noi era dominante ma ci alternavamo vicendevolmente a prenderlo in bocca agli altri due… Non arrivammo mai a leccarlo fino a quando sborravamo ma ci arrivavamo molto vicino…
La sensazione, almeno per me, di avere un cazzo in bocca mi piaceva, mi piaceva sentire la cappella sulla mia lingua, sentire le contrazioni quando si avvicinava l’orgasmo, passare la lingua sulla cappella…
Da li a pensare di scoparci a vicenda mentre uno era impegnato a succhiare il cazzo dell’altro ci mise poco a nascere… Le posizioni si consolidarono in breve… Uno si sdraiava sul letto nudo, l’altro sempre nudo si inginocchiava tra le sue gambe e glielo prendeva in bocca tenendo il culo in alto, l’altro inculava quello inginocchiato, poi ci scambiavamo i ruoli, con quello che aveva succhiato ed era stato inculato che si sdraiava a sua volta, riprendendo il giro…
Poi cominciammo a fare il “sandwich”, con uno di noi che si sdraiava a pancia in giù e veniva inculato dall’altro, che veniva a sua volta inculato dal terzo…
La cosa durò per un certo periodo fino a quando le ragazzine non cominciarono ad attirarci sempre di più…
Le prime esperienze furono tutto sommato normali, baci con la lingua in bocca quando ci si ritrovava in casa di qualcuno i pomeriggi dopo la scuola, palpatine, loro erano giovani e non volevano concedere niente di più in quei momenti. Qualcosa di più si riusciva a combinare con qualche artifizio come il gioco della bottiglia, oppure con le carte del genere “si decideva cosa una persona dovesse fare e se veniva pes**ta una carta dall’asso al 5 doveva eseguire, se dal 6 al re chi aveva proposto subiva la stessa penitenza”.
Fu un periodo tutto sommato normale, anche se spesso mentre le palpavo le dita si stringevano sui loro capezzoli, a volte rudemente, facendole sussultare… Ed io ne godevo quando compariva l’espressione di dolore e sorpresa nel sentire la mia stretta sui loro capezzoli…
Fu solo dopo molti anni che compresi quelle che erano le mie pulsioni e perché provavo piacere nel farlo…
Ma, principalmente, quello fu un periodo di cotte, primi innamoramenti…
Nel frattempo però continuavano le mie esplorazioni agli stimoli e reazioni del mio corpo che sottoponevo a diverse prove. I giornalini porno o meglio alcune loro immagini erano l’ispirazione a verificare direttamente cosa si poteva provare quando si era sottoposti a certi stimoli…
E così cominciarono le mollette sui coglioni, cercavo di metterne il più possibile obbligandomi a tenere le gambe larghissime per trovare spazio nell’aggiungerne il più possibile, per poi tentare di richiuderle e sentire la pelle tirare mentre il mio cazzo si irrigidiva e cercavo di masturbarmi senza muovare la mano ma solamente muovendo il bacino in su e giù… La sensazione di dolore che provavo, a volte decisamente intensa e dolorosa, quando cominciavo a toglierle, dolore che era più intenso quando le aprivo velocemente nel toglierle e più sottile quando le aprivo lentamente… La capacità di sopportarne il “morso” fino a quando non sborravo, mentre una volta venuto non riuscivo più a sopportarle e desideravo toglierle immediatamente…
L’uso di internet mi aprì un mondo che non conoscevo, riuscì a dare un nome a quello che confusamente sentivo dentro di me nella mia mente…
Il piacere di infliggere dolore, anche se non in modo esagerato, mi eccitava e me lo faceva diventare duro. Le prime esperienze virtuali ebbero luogo in chat di lingua inglese, con donne che erano lontane e che potevo raggiungere solamente tramite le rispettive webcam.
Godevo nel vederle infliggersi “punizioni” che ordinavo e mi rendevo conto che anche loro godevano nel vedere il mio cazzo che diventava duro nel vedere loro sculacciarsi, mettersi delle mollette sui capezzoli, sulla figa, scoparsi il culo e la figa con vibratori o altri oggetti…
Poi da virtuale sulle chat americane passai a quelle italiane e lì conobbi altre donne… Cominciai a frequentarne alcune dal vivo sperimentando le sensazioni che fino a quel momento erano risultate solamente virtuali. Piano piano affinavo la capacità di comprendere le reazioni dei loro corpi ai diversi stimoli, quando il dolore si tramutava in piacere, quando invece restava solamente dolore e non era più sopportabile… quando si avvicinava il loro orgasmo e potevo spingermi oltre…
Intanto le mie conoscenze si ampliavano e conoscevo altre persone che condividevano le mie sensazioni, le mie pulsioni… Passarono gli anni e le persone… Alcune scomparvero nel nulla, altre rimasero, di qualcuna non ricordo più nulla o quasi… Altre sono ancora nel mio cuore e nella mia mente sia che sia ancora in contatto con loro o no…
Durante la conoscenza con una persona successe una cosa strana…
Comincio a ricevere sms da parte di qualcuno che non conosco e di cui non riconosco il numero. La prima volta lascio perdere poi ai sucessivi rispondo che probabilmente sta sbagliando numero.
La cosa strana è che gli sms sucessivi invece confermano che sono rivolti direttamente a me… La cosa mi incurioscisce anche perché le volte che ho provato a chiamare quel numero di cellulare non rispondeva nessuno o se rispondeva non parlava…
Dopo un po di tempo comincia a lasciare perdere e così per un po di tempo la cosa si interruppe. Nel frattempo ne avevo parlato con Luisa, la donna che avevo conosciuto in chat.. Fu lei piano piano a rivelarmi che il numero da cui arrivavano gli sms era di una sua amica che aveva avuto diversi problemi, sia sentimentali che fisici, e che lei aveva spinto a quel gioco sapendo che io sarei stato al gioco e che avrei compreso…
Devo dire che la cosa mi incuriosiva perciò decidemmo di incontrarci un giorno che tutte e due si sarebbero trovate e così fu.
Dire che fui colpito è dire poco… Non era giovanissima ma aveva un corpo statuario, lunghi capelli biondi, carnagione abbronzata, voce roca.
L’incontro avvenne a casa sua e all’inizio fu una cosa normale, un caffè, una sigaretta, si parlava di tutto e di più. Luisa stava vicino a me e ogni tanto ci baciavamo di fronte a lei che non appariva per nulla imbarazzata.
C’era della musica e con Luisa accennammo alcuni passi di un lento che stava suonando in quel momento.
Poi lei disse che doveva fare una telefonata e si spostò in una stanza e chiuse la porta. Allora chiesi a Miriam, si chiamava così la sua amica, se voleva ballare…
Lei accettò ed il suo corpo aderì al mio immediatamente, sentivo i suoi seni premere contro il mio petto, aspiravo il suo profumo, avvertivo il calore della sua pelle…
Le nostre bocche si cercarono all’improvviso e un lungo bacio ci coinvolse… Nel frattempo Luisa era ancora nell’altra stanza e mi rivelò sucessivamente che lo aveva fatto apposta per permetterci di conoscerci meglio o più intimamente…
La cosa finì li quel giorno ma sucessivamente mi accordai con Miriam per incontrarci ancora lasciando decidere a lei se voleva che ci incontrassimo ancora tutti e tre o solamente noi due… Dopo qualche settimana mi invitò ad andare a trovarla a casa sua.
Pochi attimi dopo essere entrato un casa sua eravamo stesi sul suo letto avvinghiati toccandoci e baciandoci…
Le sue mani accarezzavano il mio corpo dappertutto insistendo sui miei capezzoli che si indurivano sempre più, mentre lei li toccava, stringeva, mordicchiava leggermente… Il mio petto ogni volta si muoveva per permetterle di poterli toccare meglio e di più, e lei se ne accorgeva specialmente quando li mordicchiava allora la sua stretta diventava più forte..
I suoi denti afferravano la loro punta stringendoli e provocandomi delle fitte improvvise dolorose quanto piacevoli, facendo inarcare il mio corpo…
Le sue mani continuavano a percorrere il mio corpo toccando il mio cazzo… le mie palle… scendendo tra le gambe e sfiorando il mio ano…
Le mie gambe inconsapevolmente si aprivano per permetterle di continuare con quelle carezze… Le sue dita cominciarono a frugare sempre più insistentemente… fino a quando mi abbandonò per un momento steso sul letto chiedendomi di aspettare…
Torno nascondendo qualcosa dietro la schiena senza farmi vedere cosa fosse e le sue labbra ricominciarono a percorrere il mio corpo, i suoi denti a solleticare i miei capezzoli… sentii qualcosa tra le mie gambe che toccava il mio ano e non erano le sue dita ma qualcosa di leggermente ruvido, duro…che spingeva cercando di entrare… le mie gambe si aprirono ancora di più, il mio corpo si inarcò ancora di più per permettere a non so cosa di violarmi… fino a quando quel qualcosa entrò in me… e lei cominciò a spingerlo avanti e indietro… sempre più a fondo…
La sensazione di sentirmi violato era violentemente eccitante… volevo che entrasse ancora di più… più a fondo… E intanto le sue unghie e i suoi denti continuavano a torturare i miei capezzoli…
Mi lasciò ancora steso sul letto con il mio copro violato allontanandosi per un momento e tornando con un paio di collant velati che mi mise sulla faccia rendendo la mia vista velata… e poi usò le gambe dei collant per legarmi la mani alla testiera del letto…
Prese delle mollette per i panni e me le mise sui capezzoli… erano molto dure… facevano male… ma mi piacevano…
Scoprii poi cosa aveva violato il mio ano… l’impugnatura di una corda per saltare… la stessa che usò poi per legare i miei piedi alla base del letto…
Mi mise un cuscino sotto la schiena per alzare le mie anche, mentre io le sussurravo di guardare nella mia giacca.
Torno avendo trovato quello che speravo trovasse, la custodia metallica di un sigaro che immediatamente utilizzo per penetrarmi.. mentre la sua bocca si reimpadroniva dei miei capezzoli…
Il mio cazzo era duro e teso… ogni volta che lei spingeva il tubo metallico dentro di me si irrigidiva sempre più… Ad un certo punto si mise a cavalcioni sul mio viso facendosi leccare mentre le sue dita continuavano a stringere e a torturare i miei capezzoli…
Non cmprendevo più quali sensazioni stessero impadronendosi della mia mente, il dolore era tantissimo ai capezzoli ma il piacere di leccarla e di sentire i suoi umori copiosi colare sul mio viso e nella mia bocca mi faceva impazziere…
Vedevo sul suo viso i segni del piacere che stava provando mentre la leccavo ma soprattutto mentre mi stava torturando i capezzoli…Le piaceva immensamente e a me piaceva altrettando immensamente quando lo faceva…
Ormai ogni suo tocco era diventato dolorosissimo sui miei capezzoli martoriati dalle sue unghie e dai suoi denti… ma erano ancora rigidi e desiderosi di quel trattamento…
Poi si mise a cavalciono su di me facendosi penetrare senza smetter di occuparsi dei miei capezzoli facendomi impazzire di piacere… fino a farmi esplodere dentro di se…
Poi, per usare parole scritte da Faber, furono baci e furono sorrisi…
Fu l’inizio di una strana relazione… Ogni tanto ci trovavamo e scopavamo normalmente. Chiaccheravamo spesso di tutto e di più sia quando ci incontravamo che quando eravamo assieme.
Gli incontri non avevano una cadenza fissa ma ci vedevamo ogni qualvolta eravamo disponibili e ne avevamo voglia. Senza nessuna complicazione per tutti e due.
Un giorno capitò di avviare una chiaccherata perlando di bdsm, di cosa significasse, cosa coinvolgeva, come ci si dovesse comportare all’interno del gioco con l’eventuale partner e lei confessò di esserne attirata ma di non sapere come comportarsi e come evitare l’insorgere di eventuali problemi.
Ci inoltrammo nelle spiegazioni e nel come riconoscere dalle espressioni del sottomesso il raggiungimento dei limiti di sopportazione e le offri, se era davvero interessata, a sperimentare assieme come avrebbe dovuto comportarsi nelle varie fasi…
Lei accettò e così un giorno mi presentai da lei e cominciò una strana avventura…
Fu uno scambio, ambedue sperimentammo assieme quelle che erano le nostre fantasie e che piacere ne ricavavamo, approfondendo quello che ci coinvolgeva e abbandonando quello che a una o all’altro non risultava gradito…
Lei imparò molto ma anche io… Mi piaceva quando mi strizzava i capezzoli con le sue dita o unghie, me li mordeva, facendomi sussultare… Rendendoli via via più sensibili, lasciandoli gonfi di piacere, dolore e desiderio…
Quando le sue dita frugavano nel mio ano introducendosi il più a fondo possibile, raggruppandosi tra di loro per allargarmi sempre più… quando usava oggetti o dildi per scoparmi nel culo…
Quando le sue unghie si impadronivano della mia cappella solleticandola, pizzicandola, aprivano la fessura cercando di introducivisi… Quando il mio scroto veniva riempito di clamps in maniera tale che risultava impossibile chiudere le gambe…
Imparai a leccarle la figa, cosa che mi piaceva anche prima, e il culo, cosa che lei apprezzava molto e che io apprezzavo con lei, eccitandomi nel sentire il suo ano ammorbidirsi piano piano quando il piacere si impadroniva di lei, e diventò un gioco per me riuscire ad eccitarla sempre più con la mia lingua nel suo culo… Mi piaceva leccarle la rosetta dell’ano, introdurre la mia lingua dentro di lei.. leccare il solco delle natiche, sentire i suoi umori che traboccavano dal suo sesso. Lei apprezzava moltissimo le sensazioni che le donavo e che sapeva io ricevevo nel leccarla, arrivando a rilassarsi sino quasi ad assopirsi… Ho provato a restare sdraiato tra le sue gambe aperte dedicandomi al suo culo per delle mezz’ore, con l’eccitazione che saliva dentro di me imponente…
A volte lei si metteva supina ed io ero tra le sua gambe, altre voleva che fossi sdraiato di fianco a lei nella classica posizione del “69” ma con lei che mi rivolgeva la schiena e le sue dita trasmettevano ai miei capezzoli l’intensità del suo piacere…
Altre io mi trovavo disteso sulla schiena con le gambe sollevate, allargate e legate alla testiera del letto per lasciare il mio ano a disposizione dei suoi desideri per poterlo violare come e con quello che lei desiderava…
Fu una di quelle volte che lei espresse il desiderio di volerlo violare con la sua mano, cosa che aveva già tentato di fare le volte precedenti in cui cercava di inserire quante più dita potesse…
Incominciò ad usare dildi sempre più grossi e spingendoli sempre più a fondo… la sensazione di sentire lo sfintere allargarsi piano piano quando mi penetrava era piacevolissima, ma ancora di più quando li ritraeva facendoli uscire completamente fuori lentamente e l’anello si richiudeva… non so dire se fosse questo a piacermi di più o se apprezzassi maggiormente la sensazione di avere qualcosa che si facesse strada dentro di me il più possibile…
Arrivò ad usare un dildo da 6 cm di diametro e lungo una 30ina spingendolo completamente dentro di me… Quello che le piaceva particolarmente era mentre lo spingeva e lo muoveva dentro di me era continuare a pizzicarmi i capezzoli facendomi mugolare di piacere e dolore…
Una volta mi fece indossare mentre andavo a trovarla un butt plug quasi sferico che faticai moltissimo mentre lo inserivo… Inizialmente non voleva entrare in nessun modo e non era comodo neanche il luogo dove stavo provando ad inserirlo, la toilette di un autogrill, in cui non potevo muovermi come avrei voluto e in cui non mi fidavo ovviamente a spogliarmi completamente o per lo meno a togliermi i pantaloni e i boxer, non sapendo dove appoggiarli.
Alla fine dopo svariati tentativi e uso abbondante di lubrificante riuscii ad inserirlo sentendolo dentro di me. Non era particolarmente fastidioso una volta dentro, ma la base tra le natiche, dopo alcuni kilometri di autostrada, cominciava ad essere fastidiosa e ad irritarmi la pelle a contatto per lo sfregamento.
Quando arrivai da lei e le dissi cosa avevo dentro le si illuminarono gli occhi e dopo avermi baciato mi fece spogliare immediatamente e sdraiare a pancia in giù sulla sponda del suo letto per vedere cosa avessi inserito… Cominciò a muoverlo, a farlo ruotare, fino a quando lo tirò fuori all’improvviso senza avvisarmi e provocandomi un mugolio di dolore… l’ano non si era ancora rilassato abbastanza ne abituato a quella dimensione…
Ammirò lo sfintere che dopo l’estrazione improvvisa cominciava lentamente a rinchiudersi in se stesso e dopo avermi somministrato due microclicmi mi mandò in bagno per liberarmi e pulirmi…
Al mio ritorno mi fece mettere in ginocchio sul suo letto e dopo avermi stuzzicato i capezzoli ben bene come a lei e a me piaceva, mi fece abbassare il viso sulla coperta e, infilato un guanto di plastica, cominciò a cospargermi il solco tra le natiche con del lubrificante, spingendo ogni tanto alcune dita all’interno del mio culo… Io quando lei infilava le sue dita spingevo verso la sua mano assaporando la sensazione di essere violato… sentire il mio ano aprirsi, le sue dita entrare profondamente in me…
Mano a mano che mi lubrificava sempre più cominciò a spingere sempre più dita dentro me… fino a quando cominciò ad usarle tutte muovendole avanti e indietro, facendole ruotare… Mi sentivo aprire sempre più, sentivo l’anello dello sfintere allargarsi sino a dolere, volevo che entrasse dentro di me ma il dolore si faceva insopportabile…
Nel frattempo ogni tanto allungava l’altra mano sotto di me afferandomi alternativamente i capezzoli e stringendoli fino a farmi mugolare di dolore, mano a mano che spingeva la sua mano dentro di me, trattenendomi quando per il dolore cercavo di spostare il bacino in avanti per sfuggire a quella invasione nel mio corpo che cominciava a diventare insopportabile… Non so se il dolore fosse creato dai muscoli che si rifiutavano di cedere o dalla peluria intorno all’ano che veniva tirata dallo sfregamento contro il guanto di vinile che aveva indossato, ma alla fine dovemmo des****re…
Dopo avermi fatto riposare un poco, continuando a stuzzicare i miei capezzoli decise che era il momento che mi dedicassi al suo culetto, sdraiandosi a pancia in giù ma facendomi mettere in modo tale che potesse continuare a stringere a suo piacimento i miei capezzoli o potesse dedicarsi alle mie palle o al mio cazzo…
I suoi occhi erano socchiusi, il suo viso disteso… il suo ano davanti alla mia bocca…
La mia lingua cominciò a leccarlo piano piano, girandogli attorno, leccando la rosetta che trasmetteva alla mia mente sensazioni paradisiache… Ogni tanto spingevo la mia lingua dentro di lei e lei sollevava leggermente il bacino per agevolarmi l compito, altre scendevo nel solco tra le sue gambe a leccare il suo sesso che si gonfiava e rilasciava umori densi che raccoglievo con la lingua…
Non so quanto andai avanti a leccarglielo… so solo che alla fine i miei capezzoli erano indolenziti per il trattamento ricevuto e il mio cazzo gonfio e duro… Mi fece sdraiare sulla schiena e cominciò a mastrurbarmi graffiandomi ogni tanto la cappella… mentre i suoi denti afferravano i miei capezzoli che appena venivano toccati mi facevano sussultare, al che lei con un sorriso malefico li mordeva facendo inarcare il mio corpo per il dolore misto al piacere… Fermando ogni tanto la masturbazione per poter stringere le mie palle o per poter stringere con tutte e due le sue mani i miei capezzoli mentre mi baciava… Poi riprendeva a masturbarmi e andò avanti così fino a quando non mi fece venire mentre i miei capezzoli erano sempre più doloranti…
Talmente tanto che quando mi rivestii solo lo sfioramento della camicia prima, e della cintura di sicurezza dopo mi provocavano dolore… dolore e piacere nel ricordo di quanto c’era appena stato…
Fu l’inizio di una strana esperienza, in cui tutti e due volevamo esplorare nuovi confini e sensazioni, in cui ognuno dava sfogo alla propria fantasia…
Ricordo una volta in cui a casa sua fui incatenato a gambe divaricate e sollevate alle gambe metalliche del tavolo in soggiorno, con lei che si divertiva ad inserirmi quanto restava della catena (e non era poca) nel mio culo… estraendola piano piano obbligando lo sfintere ad aprirsi e chiudersi lentamente, per poi reinserila ancora e poi a tirarla fuori ancora… ero in sua balia e mi piaceva…
In quella posizione si divertiva ad usare svariati oggetti, siano stati dildi, butt plug normali o gonfiabili, o oggetti di uso comune che le suggeriva la sua fantasia… arrivò ad usare uno scovolino per bottiglie che cominciò ad infilare lentamente provocandomi un grande senso di fastidio per lo sfregamento che provocava nel mio ano anche se non veniva forzato ad aprirsi molto, muovendolo piano piano dentro di me, facendolo girare, estraendolo, fino a quando il dolore ed il fastidio che sentivo cominciavano a tramutarsi in piacere…
Un’altra volta dopo avermi fatto spogliare mi fece mettere a 4 zampe nella vasca e mi bendò, allontanandosi e ordinandomi di restare immobile. La sentivo trafficare nella cucina, sentivo rumore di acqua ma non comprendevo cosa stesse architettando.
Quando tornò cominciò ad accarezzarmi dappertutto, dedicandosi al suo passatempo preferito: torturarmi i capezzoli, per poi sedersi a cavalcino sulla mia schiena. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia, mi resi conto che era nuda come me, avvertivo il solletichio dei peli del suo sesso sulla pelle della mia schiena ma ancora non comprendevo cosa avesse in mente.
Ad un certo punto sentii che appoggiava qualcosa contro il mio sfintere e cominciava a spingere, obbligandolo ad allargarsi e a ricevere dentro se qualcosa di non piccolo ma anche non esageratamente grande… Poi la sentii che trafficava con i rubinetti della vasca e un fiotto d’acqua tiepida cominciò ad invadere il mio intestino, mentre lei muoveva non so cosa dentro di me…
Inizialmente mi disse di stringere e cercare di non far fuoriuscire l’acqua, mentre lei invece muoveva non so cosa rendendomi il compito difficile… Quando vedeva che l’acqua non veniva trattenuta i miei capezzoli venivano stretti brutalmente dalle sue dita…
Finalmente mi disse di rilassarmi e lasciare che tutta l’acqua entrata in me potesse defluire, ma i rubinetti non erano stati chiusi… Continuava ad entrarmi gonfiandomi il ventre e scorrendo liberamente sulle mie gambe.
Nel frattempo mi accorsi che, mentre mi scopava il culo con quello che mi aveva inserito e da cui defluiva l’acqua che mi invadeva, aveva cominciato a masturbasi, e i colpi che mi penetravano variavano al ritmo della sua masturbazione, rendendo eccitante la sensazione che provavo… Mano a mano mi accorgevo che si stava avvicinando all’orgasmo, e quando lo raggiunse sentii un fiotto caldo bagnarmi la schiena, colarmi addosso e mi resi conto che stava inondandomi la schiena della sua urina…
Non so dire che sensazione provai in quel momento… fu strana e coinvolgente, ma mi confuse talmente che la accettai rendendomi conto poi, nel futuro, mentre ricordavo le sensazioni che avevo provato, che in fondo avrei voluto che continuasse ancora…
Un’altra volta fu estasiata da dei cateteri che mi aveva dato una amica infermiera e che volevo usare su lella…. Li trovò nella mia borsa e mi chiese con chi volessi usarli.
A quel punto volle provarli su di me e mi fece sdraiare sul letto con le gambe aperte… Cominciò ad infilarlo lentamente provocandomi una strana sensazione… Lo sentivo percorrere la mia uretra e avvertivo il suo avanzare… Ad un certo punto cominciò a ritrarlo… e la sensazione fu ancora più piacevole… Arrivò sino quasi ad estrarlo completamente per poi ricominciare a spingerlo dentro…
Ad un certo punto sentii che incontrava una leggera resistenza e lei lo spinse ancora di più… oltrepassando la valvola della vescica e provocando la fuoriuscita di un getto di urina… lo ritrasse velocemente ma sempre lasciandolo inserito, allontanandosi un momento dal letto e tornando con un asciugamano ed una bacinella… la posò tra le mie gambe e ricominciò a spingere il catettere dentro sino a penetrare la vescica… e lasciando che si svuotasse direttamente dentro la bacinella.
A quel punto si allontanò ancora e tornò con una siringa grande che usò per riempirmi la vescica con l’acqua che conteneva, ma impedendone la fuoriuscita obbligandomi a tenere stretto il tubo e andando di nuovo a riempire la siringa…
Quando sentivo che stavo scoppiando e che non sarei riuscito a sopportare un’altra iniezione tramite il tubicino usò la siringa per aspirare e ributtare dentro l’acqua… provocando uno sgonfiamento e un rigonfiamento continuo della vescica…
La sua espressione mentre lo faceva era estasiata, e immagino lo divenne ancora di più quando decise di continuare questo suo gioco mettendosi a cavalcioni sul mio viso e obbligandomi a leccarle il buco del suo culo mentre lei continuava a dedicarsi al suo nuovo divertimento. A volte si arrestava per dedicarsi ai miei capezzoli che usava per comandare il ritmo della mia lingua stingendoli improvvisamente quando era particolarmente eccitata da come la leccavo… o tirandoli quando voleva che affondassi dentro di lei… poi tornava a dedicarsi al tubo che aveva infilato nel mio cazzo giocandoci come desiderava, spingendolo dentro e tirandolo fuori… Avvertivo la pressione quando raggiungeva la valvola della vescica contro cui si divertiva a premere senza farlo entrare, altre volte forzava il suo ingresso ormai senza problemi, avendola svuotata completamente… Mi scopava il cazzo con quel catetere come voleva… tenendomi ferme le braccia sotto le sue ginocchia e stringendo senza pietà i miei capezzoli… pizzicandoli con le sue unghie, tirandoli… Eccitandomi sempre più… fino a farmi venire con quel coso ancora infilato dentro il mio cazzo…
Quella volta al telefono mentre stavo andando da lei mi disse che aveva in serbo una sorpresa… Non sapevo cosa intendesse e ne ero un po intimorito anche se la cosa mi stuzzicava molto…
Quando arriva mi guardai in giro per vedere se riuscivo ad indovinare di cosa si trattasse nel vedere qualche cosa di diverso ma, a parte le borse della spesa al super, non c’era niente.
Invece era il loro contenuto che nascondeva la sorpresa…
Dopo esserci baciati, e mentre lo faceva le sue mani erano già corse ai miei capezzoli, mi offrì il caffè e ci sedemmo in cucina a chiaccherare del più e del meno normalmente, mentre il fumo delle sigarette saturava l’aria.
Dopo un po mi disse di andare in camera e di spogliarmi completamente, cosa che solitamente precludeva all’inizio di una sessione di gioco, senza sapere ancora cosa sarebbe successo poco dopo…
Per prima cosa mi bendò strettamente gli occhi, in modo da non farmi vedere assolutamente niente di quello che sarebbe successo, e poi accompagnandomi dolcemente mi fece sdraiare sul letto. Ancora non riuscivo a comprendere le sue intenzioni.
Senza parlare ma usando solamente il tocco delle sue mani mi fece prima allargare le gambe, per poi farmele piegare ambedue in modo che i piedi appoggiassero sul letto ma le ginocchia fossero piegate verso l’alto. Poi mi fece mettere in posizione seduta, sempre con le gambe nella stessa posizione. Ancora non comprendevo le sue intenzioni, sapendo della sua predilezione per il buco del mio culo oltre che per i miei capezzoli.
Mi fece allungare le braccia in modo che le mie mani afferrassero le caviglie stando al loro interno. Si allontanò un momento e sentii che armeggiava nei sacchetti che avevo notato in precedenza. Quando tornò avvertii l’appoggiarsi sulle mie braccia e gambe di qualcosa che riconobbi come della pellicola per alimenti, che cominciò ad avvolgere intorno ad ogni singola gamba imprigionandomi l’avrambraccio… Fu molto meticolosa e mi accorgevo che verificava che non fosse particolarmente stretto, ma che i giri effettuati fossero sufficienti per impedire di liberarmi, anche se l’avessi voluto.
Fece la stessa oprazione anche nell’altra gamba e fu così che mi ritrovai seduto con le braccia imprigionate nella parte interna di ogni gamba.
A quel punto mi aiutò a sdraiarmi sulla schiena, con il risultato che per la forza di gravità le mie gambe assieme alle mie braccia restassero allargate, mettendo in mostra il mio cazzo e il mio culo. Mi accorsi però che non era ancora soddisfatta, infatti mi mise un paio di ciscini sotto la parte bassa della schiena, per fare in modo che il culo fosse bene in alto a sua disposizione.
A quel punto si allontanò ancora e risentii il rumore dei sacchetti che venivano aperti e lei che ci frugava dentro. Quando torno la sua voce mentre mi parlava imponendomi di non risponderle sapeva di sorriso… Incominciò ad accarezzarmi il cazzo facendolo diventare in breve tempo duro… A quel punto prese a stuzzicarmi la cappella come sapeva fare con le sue dita… le sue unghie… Uguale trattamento rivolse anche ai miei capezzoli anche se per lei non erano comodi da raggiungere, ma non si arrese regalandomi brividi di piacere assieme al dolore che provocava.
Quando si rese conto che ero eccitatissimo avvertii che prendeva qualcosa che aveva precedentemente appoggiato sul letto, e sentii qualcosa appoggiarsi delicatamente sul mio buco del culo… Qualcosa che non riuscivo a identificare, ma che dava l’idea di essere duro… Cominciò a spingere allargandomi e provocandomi fastidio… era più largo di tutto quello che aveva usato su di me in precedenza, mi sentivo lo sfintere dilatato ma non riusciva a penetrarmi… Versò del lubrificante che sentii colare sullle mie natiche, nel mio culo, e ricominciò a spingere… Ma non riusciva a far entrare quello che voleva usare per penetrarmi… La sentii sbuffare insoddisfatta, e dopo aver tentato ancora una volta decise di cambiare oggetto…
Questa volta l’impressione fu di qualcosa di si duro ma anche cedevole… anche se la dimensione che avvertivo non era da meno di quello che aveva provato ad utilizzare prima…
Piano piano riusciva a forzarmi… ad entrare… Mi sentivo il buco del culo allargato come non mai, mi faceva male… ma avvertivo nel contempo che quello che stava usando si faceva strada dentro di me… Alla fine riuscì a fare entrare quella cosa che aveva deciso di usare e tutta soddisfatta mi baciò mentre con la mano muovava quella cosa che era entrata dentro di me e che sentivo rovistarmi i visceri… Non era solo grande ma anche lunga… Ancora non riuscivo a comprendere cosa fosse… Quando lei si accorgeva che ormai era entrata completamente, anche se mi rendevo conto che non era tutta dentro, mentre mi mordeva i capezzoli dava dei colpi facendomi sobbalzare non potendo riceverne altra dentro… E più sobbalzavo più lei spingeva, con spinte prolungate che mi sfondavano i visceri… Poi estraeva quella cosa che mi aveva infilato fino quasi ad estrarla completamente, e quando il mio sfintere cominciava a rilassarsi nel richiudersi, lei la rispingeva dentro… Non so quanto andò avanti a violare il mio culo in quel modo… Stavo cominciando a tremare per la tensione… Avevo il culo e i capezzoli in fiamme… il mio cazzo era teso spasmodicamente… A quel punto mi tolse la benda dagli occhi e mi permise di vedere cosa avevo ancora infilato nel culo… Era una melanzana, di quelle lunghe, che faceva quasi scomparire dentro di me…
Si sdraiò sulla schiena e mi ordinò di penetrarla con quella cosa dentro di me… senza permettere di uscire, obbligandomi a tenere le chiappe strette, e mentre la penetravo le sue dita si impadronirono dei miei capezzoli che ricominciò a torturare… provocandomi un insieme di piacere e dolore… piacere per l’orgasmo che sentivo avvicinarsi… dolore quando lei li strattonava per ritardare il momento… Quando arrivò anche per lei il momento dell’orgasmo lasciò che anche io godessi dentro di lei… mentre in quel momento le sue unghie affondavano nei miei capezzoli, facendomi uscire un rantolo di dolore e piacere…
A quella volta seguirono altre innumerevoli volte… Quando non ci incontravamo la mia mente divagava fantasticando ed esplorando situazioni irreali ed eccitanti… che forse mai avrei vissuto ma che eccitavano il mio corpo e la mia mente… desideri incoffessati che forse non avrei mai realizzato…
Fui legato.. sculacciato… Il mio culo violato in mille modi diversi… il mio cazzo ed i miei capezzoli usati per la sua soddisfazione…
Ma mai lei riuscì a penetrarmi con la sua mano completamente… Ogni volta mi sentivo dilaniare senza che lei riuscisse a penetrarmi completamente, nonostante la preparazione a cui lo dedicava… Anche se a onor del vero lei assicurava di essere riuscita a far penetrare la sua mano dentro di me fino quasi al polso non ero mai riuscito a sentirmi suo… posseduto completamente…
Anche ora che scrivo il mio corpo reagisce alle sensazioni che provavo allora… I miei capezzoli si induriscono fino quasi a dolere e reclamando attenzioni che non hanno più… Il mio cazzo si irrigidisce… Il buco del mio culo sento che si rilassa per poter essere agevolmente penetrato…
Da allora le mie fantasie hanno viaggiato in ogni direzione… senza mai trovare risposte… senza mai trovare soluzioni o soddisfazioni…
Ormai il convincimento che potrei accettare quasi qualsiasi cosa se opportunamente eccitato e instradato prevale in me…
Prima di quello che ti ho raccontato fino ad adesso successe anche un’altra cosa…
Avevo cominciato a “chattare” su una chat vocale… conobbi una donna con cui ci sentivamo solamente tramite la messaggeria vocale… Mi intrigava e mi accorsi che anche lei era intrigata da me…
Fino a quando ci scambiammo i numeri di cellulare e cominciammo a sentirci… Fu una conoscenza lenta… scambiavamo idee… emozioni…
Poi, complice una cena aziendale per le festività natalizia, in cui avrei fatto molto tardi e per la neve, avvisai a casa che mi sarei fermato a dormire in albergo e che sarei rientrato il giorno dopo…
Invece affrontai un viaggio nella notte per raggiungerla… Arrivai che era notte… Appena entrai lei mi annusò poichè mi aveva avvertito che non fumava e che non avrebbe gradito sentire odore di fumo…
Quello che lei sentì le piacque, visto che non ebbe rimostranze. Mi baciò e mi porto al piano superiore… nella sua camera… Esplorammo i nostri corpi… con le mani.. con la lingua… con le labbra…
Fu l’inizio di una relazione che andò avanti per diversi mesi… Earavamo complici… ci raccontavamo le nostre fantasie…
Anche lei era attirata dall’erotismo in tutte le sue forme… Mi confessò che spesso si masturbava guardando immagini erotiche su internet… Cominciammo ad esplorare assieme siti, foto… scambiandoci impressioni ed apprezzamenti… Lei mostrava di apprezzare molto immagini sm… con donne e uomini umiliati, frustati, legati…
Si eccitava e si sfiorava i seni.. il sesso… La invitai a masturbarsi… Mi eccitai quando cominciò a toccarsi… a sfiorarsi i seni con i capezzoli eretti…
Intanto le immagini scorrevano sulo schermo… A quel punto lei confessò come le piaceva masturbarsi… e le chiesi di farlo…
Si allontanò un momento e quando tornò aveva delle mollettine di legno fermapacchi che si applicò sulle lebbra… La mia eccitazione andò alle stelle… le confessai che anche a me piaceva sentirle sullo scroto… sul prepuzio… sui capezzoli…
Ne prese qualcuna e me le mise sul mio cazzo… mentre continuavamo a masturbarci… vedevo le sue dita muoversi tra le sue labbra… mentre le mollette si muovevano al ritmo dei suoi tocchi… io continuavo a menarmi il cazzo guardandola… i pantaloni abbassati fino alle caviglie… la camicia sbottonata… La mia mano saliva e scendeva… rallentava quando sentiva avvicinarsi l’orgasmo o si fermava… fino a quando non venimmo tutti e due…
Dopo lei volle occuparsi personalmente di pulirmi portandomi in bagno… facendomi sedere sul bidé, insaponandomi lentamente il cazzo e lavandolo accuratamente…
Quando mi fui rivestito disse che le sarebbe piaciuto provare a giocare con le corde… e di portarle la volta successiva…
La volta che tornai avevo con me un rotolo di corda acquistato presso un negozio che trattava articoli da montagna, più che una corda era un cordino ma venne utilizzato bene…
Mi portò nella sua camera facendomi spogliare completamente e poi mi bendò gli occhi… Mi fece sdraiare e cominciò ad armeggiare con la corda… Sentii che per prima cosa mi legava una caviglia, poi me la fece alzare e passò la corda da qualche parte perchè mi accorsi che restava alzata… poi la sentii che la passava sulle mie palle… che si ritrovarono legate e tirate. Poi passò a bloccare l’altra gamba che si ritrovò fissata alla coscia…
A quel punto sentii le sue mani accarezzarmi dappertutto… con tocchi leggerissimi che facevano tirare il mio cazzo… lo sentivo rizzarsi ancora di più…
poi avvertii quasi una puntura nella zona del perineo… che si ripeté più volte… sentivo quel tocco strano spostarsi sulle mie palle… sulla mia cappella che veniva scoperta e poi ricoperta… lo sentii intorno allo sfintere… non capivo cosa fosse ma mi eccitava ed il mio cazzo aveva ogni volta un movimento che lo faceva rizzare…
Continuò così non so per quanto tempo…eccitandomi sempre di più… fino a quando mi accorsi che cominciavo a sussultare sempre più… sentivo l’orgasmo che si avvicinava… si avvicinava… mentre lei continuava con quello strano tocco… e alla fine venni mugolando come un a****le… sentendo lo sperma s**turire da me in un fiotto caldo… lo sentii scorrere sul mio ventre.. sulle mie gambe… lo sentii colare tra di loro… lei mi lasciò così mentre sentivo il suo respiro accelerare… sentivo che stava toccandosi… il mio cazzo ancora ritto ondeggiava seguendo i suoi ansiti… la sentii godere… immaginavo il suo viso… le sue mani nel suo sesso…
Aentivo lo sperma che si raffreddava sul mio corpo mentre colava lentamente… Poi lei ricominciò a toccarmi delicatamente, il mio cazzo ormai molle ricominciò a reagire gonfiandosi e indurendosi… Le sue dita lo scappellavano lentamente mentre lo masturbava… Ogni tanto lo abbandonava per avvivinarsi alla mia bocca baciandomi, facendomi succhiare i suoi capezzoli, per poi tornare ad accarezzare il mio cazzo che diventava sempre più duro… Sentivo che godeva nel masturbarmi così lentamente… La mia cappella bruciava dal desiderio di raggiungere l’orgasmo, ma come lei avvertiva le contrazioni che lo preannunciavano smetteva di toccarlo, a volte semplicemente senza fare altro se non restargli vicino, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, sulla cappella, sulle mie palle… altre invece baciandomi o facendosi baciare… altre ancora giocando con le corde che mi avevano immobilizzato, specialmente con quelle che tenevano legate le mie palle tirandole e lasciandole andare… Non so per quanto tempo durò questa piacevole tortura, ho ricordi confusi ma non fu breve…
Un’altra volta mentre eravamo nudi sul suo letto mi propose di bendarmi e la lasciai fare. Dopo avermi bendato mi fece alzare dal letto e mi legò le mani unendomi i polsi, mi fece spostare e mi resi conto che uscivamo dalla camera da letto. Guidandomi dolcemente mi fece scendere le scale che portavano al soggiorno al piano di sotto e mi fece addossare alla parete sottostante la scala chiedendomi di restare li.
La sentii allontanarsi per alcuni minuti e poi tornare vicino a me. Le mie braccia vennero sollevate e mi accorsi che legava la corda che tratteneva i miei polsi in alto sulla ringhiera. mi accorsi che si abbassava davanti a me e sentii la sua bocca afferrare il mio cazzo tra le sue labbra… la sua lingua sulla mia cappella…
Le sue mani allargarono le mie natiche e qualcosa di duro spingere sul mio buco entrando dentro di me. Lo spinse a fondo fino a quando sussultai per la fitta che mi provocava. Non era qualcosa di grosso ma era qualcosa di molto rigido che mi accorsi lei appoggiava al suo seno mentre continuava a giocare con il mio cazzo nella sua bocca. Avvertivo che ad ogni spostamento del suo viso la cosa che mi aveva infilato si muoveva all’unisono, seguiva i suoi movimenti, veniva spinta dentro e si muovava dentro le mie viscere… Credo lei facesse apposta a muoversi amplificando i movimenti che quella cosa aveva dentro il mio culo…
Poi la sentii alzarsi e mi chiede di stringere le natiche per non farla uscire, mentre sentivo lo sfregamento di un fiammifero e l’inconfondibile odore di zolfo spandersi nell’aria…
Dopo alcuni istanti sentii gocce calde cadere sulla mia cappella facendomi sussultare per il bruciore… Mi resi conto che aeva acceso una candela e che la stava facendo colare sul mio cazzo provocandomi strane sensazioni di bruciore e piacere… La sentii allargare la mia fessura e sentii il bruciore improvviso quando le gocce bollenti vi si depositarono… Poi fu la volta dei miei capezzoli a ricevere il bacio bollente della cera…
Una volta che si fu solidificata le sue dita cominciarono a toglierla e la sua lingua leccava e bagnava le zone che erano state ricoperte, mentre una delle sue mani aveva ricominciato a muovere dentro di me l’oggetto che aveva utilizzato per sodomizzarmi…
Sentivo la sua lingua guizzare sui miei capezzoli, succhiarli, mordicchiarli… altrettanto sulla mia cappella… mentre io continuavo ad essere immobilizzato legato alla ringhiera della scala… poi la sua mano cominciò a masturbarmi fino a portarmi all’orgasmo… (quello che aveva usato per sodomizzarmi scopersi dopo che era un manganello da poliziotto che lei teneva su un mobile nell’anticamera del piano superiore…)

Come vedi e come hai immaginato sono una troia… Mi piace essere usato e godere ma mi piace avvertire che quello che subisco dona eccitazione e piacere a chi sta usando il mio corpo… Non conosco i miei limiti… credo di non averli ancora raggiunti come so di non essere un masochista che gode e raggiunge l’orgasmo solamente per il dolore che riceve, ma che il dolore che ricevo abbia la capacità, entro certi limiti, di amplificare il piacere che poi dono e ricevo…
Non so se quanto leggerai risponda alla tua domanda “come è successo” ma sicuramente ti aiuterà a comprendermi meglio…

La tua troia

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Racconti Erotici

Una “cena” particolare

Mi chiamo Giacomo, ho 26 anni, vivo nelle vicinanze di Roma e sono ragioniere.
E’ sempre un po’ difficile lavorare in un nuovo ufficio, perché devi ambientarti e fare nuove conoscenze. Io ho passato questa situazione qualche mese fa. Lavoravo in contabilità in un’azienda del mio paese e purtroppo con l’arrivo della crisi economica fallì. Mi ritrovai disoccupato, con un affitto da pagare e con il pensiero di come mantenersi per quel periodo. Cercai un altro lavoro, mi chiamo dopo qualche giorno un signore che mi disse di presentarsi in un ristorante il giorno successivo.

Mi recai in questo ristorante di lusso e aspettai l’arrivo di questo signore. Dopo una decina di minuti si presentò al mio tavolo un uomo sulla quarantina d’anni, un bell’uomo, alto, con un bel fisico e con quei capelli un po’ brizzolati che avrebbe fatto bagnare le ragazzine.
Si presenta: si chiama Roberto ed è il capo di un grande studio legale in centro a Roma. Mi dice che cercava un ragioniere giovane per gestire la contabilità dei suoi uffici e delle sue aziende. Mi fece un po’ di domande banali per farsi una buona idea di me e infatti mi dette appuntamento nel suo ufficio per firmare il contratto.

WOW! Avevo trovato di nuovo un lavoro. Lavoravo con un uomo importante. Non ci credevo. Andai a firmare il contratto e iniziai a lavorare. Come ho detto ho avuto un po’ di difficoltà ad ambientarmi e a relazionare con i miei colleghi, visto che non ci si fermava nemmeno per una chiacchierata.
Quando il lavoro si fece più leggero fu più semplice relazionare con gli altri e conobbi un ragazzo: si chiamava Lorenzo, 25 anni, un bel ragazzo di colore. Mi disse che era nato a Firenze (infatti aveva un acutissimo accento toscano), che suo padre è eritreo e che sua mamma è aretina. Anche lui si occupava di contabilità, anche se aveva delle mansioni diverse dalle mie, ad esempio faceva consulenza ai clienti.
Iniziammo ad uscire insieme ogni venerdì per berci qualcosa e a divertirci come dei matti. Eravamo oramai diventati dei grandissimi amici.

Il lavoro andava benissimo, le giornate erano buone per lavorare e con il passare del tempo il capo cominciò a fidarsi di me, tanto da affidarmi tutta la propria contabilità. Era un bel traguardo, perché è il sogno di tutti lavorare a fianco del proprio capo. Iniziammo a darci confidenza, mi disse di iniziarlo a chiamare con il suo nome.
Un giorno mi chiamò in ufficio per parlare: “Giacomo, sto organizzando una cena con tutti i miei amici a casa mia e sarei felice che tu venga. Mi farebbe piacere!” – disse Roberto – “E porta un tuo amico. Più siamo e meglio è!” “Va bene Roberto” – dissi – “Non mancherò!”. Mi disse dove si trovava casa sua e mi dette appuntamento il sabato successivo.

Quel sabato andai a prendere Lorenzo a casa sua e ci dirigemmo con la mia auto a casa di Roberto. Arrivammo davanti a questo cancello e non sembrava un cancello di una villetta qualunque: era una villa enorme. Entrammo in casa e fummo accolti da Roberto. Ci fece conoscere gli altri invitati, persone piuttosto giovani che andavano dai 25 ai 40 anni. Eravamo sulla ventina. C’erano belle donne con dei fisici fantastici e uomini in forma. Ci mettemmo tutti a tavola e dopo aver finito di mangiare andammo nella sala. Era una grande stanza, moderna e spaziosa. Dopo qualche chiacchierata con qualche ragazza arrivò Roberto, mi chiamò e mi disse di raggiungerlo un momento nel suo studio al piano superiore.

“Ascolta Giacomo, questa non è una serata qualunque.” – mi disse Roberto – “Ti ho voluto invitare perché voglio che tu entri nella mia Famiglia. Tutti quelli che vedi fanno parte della mia Famiglia e vorrei che, se tu accettassi, tu faccia una piccola prova di ammissione.”
Tutto quel discorso mi rese dubbioso. Non capivo bene il significato di “Famiglia” perché quando lo diceva era molto ambiguo. “Va bene, se per te è importante io entrerò nella tua Famiglia” – risposi.

Scendemmo nella sala, si sentiva della bella musica, pensavo avessero cominciato a divertirsi, infatti si divertivano, ma quello che vidi era tutt’altro che normale. Arrivammo all’ultima rampa da scendere e vidi tutti nudi, in procinto ad un’ orgia. “Ragazzi, già lo avrete conosciuto.” – urlò agli invitati, mentre iniziavano tutti a fare sesso orale – “Giacomo entrerà nella nostra Famiglia, quindi iniziamo l’iniziazione”. Roberto iniziò a spogliarmi e cominciò pure lui a spogliarsi, andammo in mezzo la sala e tutti gli uomini, eccetto Lorenzo che aveva attorno tutte le donne presenti, si misero intorno a me e a Roberto. “Lo spiego brevemente a Giacomo.” – disse a tutti Roberto – “Per entrare nella nostra Famiglia dovrai essere scopato da tutti gli uomini, in segno di superiorità. Ognuno sceglierà come scoparti, tu dovrai parlare soltanto se interpellato. Capito?”. “Io non voglio farmi sverginare. Io non sono gay!” – risposi molto seccato. “Nessuno qui è gay, se non vuoi perdere la mia fiducia, fai quello che dico io!”. “Va bene Roberto!”.

Iniziarono a prendermi violentemente la testa e dovevo solamente fare qualche pompino. Io cercavo di non farmi mettere quei cazzi in bocca, ma talmente erano forti gli strattoni che non riuscì ad evitarli. Uno dei ragazzi prese la mia testa e mi infilò in bocca il suo cazzo duro, mi fece spompare tutto il suo cazzo e passai al ragazzo accanto facendomi fare la stessa cosa. Arrivai davanti il pene di Roberto: il suo era quello più lungo e largo di tutti, mi mise tutto il suo cazzo in bocca ed esclamò: “Che bocca golosa che hai puttana. Ora ti facciamo godere troia!”.
Mi mise a pecora e chiamò il primo ragazzo, aprì le mie chiappe, sputò nel mio ano e mise il suo cazzo duro. Sentì un dolore, mi entrò violentemente e dal male che avevo bestemmiai. “Stai zitto frocio!” – mi urlò Roberto, tirando fuori un frustino e dandomi un colpo forte con quest’ultimo – “Se continui a parlare senza essere interpellato verrai frustato più violentemente!”. Dopo qualche minuto il ragazzo tolse il suo cazzo e venne davanti a me, intanto un’altra persona si era rimesso a scoparmi, mentre il ragazzo di prima mi chiede: “Ti piace il latte?” “Sì” “Allora bevi questo latte! Segami questo cazzo!”. Gli faccio una sega, mise il suo pene in gola e venne. “Ingoia frocio! Buono? E’ fatto da me modestamente! AHAHAH”.
Dopo poco chi mi stava fottendo tirò fuori il suo cazzo e mi venne sulla schiena e passò il turno ad un altro ragazzo che mi mise sopra di me, cavalcandolo.

Una mezz’ora dopo arrivò il turno di Roberto. Ero stanco, non ce la facevo più. Nel frattempo gli altri si stavano scopando le ragazze mentre io, come un coglione, venivo fottuto da chiunque. “Bene puttana, sei andato benissimo.” – mi disse Roberto – “Ora è arrivata la chicca finale. Intanto spompami la mia mazza.” Mentre gli facevo il “servizio”, chiamò Lorenzo: “Lorenzo, vieni qui, devi aiutarmi con il tuo amico.” Si staccò dal gruppo delle donne e venne vicino a Roberto. “Ascolta Lorenzo, il tuo amico è andato bene, per finire dovrai aiutarmi.” – Roberto si avvicinò all’orecchio di Lorenzo e gli sussurrò qualcosa. Io non capivo.
Si avvicinarono e Roberto mi chiese di lavorare sul cazzo di Lorenzo. Era un cazzo nerissimo, lungo più di quello di Roberto e fu molto più difficile per me. Lorenzo mi fece ingoiare tutto il suo pene, io non riuscivo a respirare ed ero diventato tutto rosso. Dopo poco Lorenzo mi mise a pancia all’insù, mi alzò le gambe, mise il suo cazzo durissimo nel mio culo e iniziai a godere. “Vedi che troia? Gradisce il cazzo nero.” – esclamò Roberto che nel frattempo si mise sopra la mia faccia e mi fece fare un pompino al suo cazzone.
Roberto disse a Lorenzo di fermarsi un momento, mi mise a pecora di nuovo e con tutta disinvoltura, Roberto infilò nel mio ano già occupato dal pene di Lorenzo e iniziarono a scoparmi in due. Non riuscivo a trattenere dolore e goduria. Non sapevo più a cosa bestemmiare da quante ne ho dette. “‘Sta puttana! Gode troppo questo frocio!” – esclamò Lorenzo aumentando il ritmo della penetrazione. Piangevo, non ce la facevo più. Dopo due minuti Roberto disse a Lorenzo di venire dentro insieme a lui, io stavo per negare, ma Lorenzo mi stoppò dicendomi: “Stai zitto, facciamo quello che vogliamo!”. Ad un certo punto vennero dentro di me, sentivo tutto caldo: riuscirono a riempire tutto il retto di sperma tanto da sporcare in un secondo il pavimento da come mi usciva dall’ano.

“Giacomo hai superato la prova, sei dentro la Famiglia” – si congratulò Roberto – “Complimenti anche a te Lorenzo, se per te va bene saresti già dentro.”.
Roberto mi portò in bagno, mi diede tutto l’occorrente per pulirmi e mi feci una doccia. Non riuscivo a stare in piedi, il mio culo era dolorante e non avevo per il momento l’intenzione di parlare con nessuno. Anche se non volevo fare questa cosa, mi è piaciuto molto, anche se non vorrei più farlo. Uscendo dal bagno Roberto mi disse che tutti, incluso Lorenzo, erano andati via e mi invitò a restare per la notte da lui, visto che nelle mie condizioni guidare non era la cosa migliore da fare. Lo ringraziai e Roberto si scusò per il comportamento che aveva avuto nella serata, giustificandosi che doveva fare così per le iniziazioni.
Mi portò nella camera degli ospiti, mi preparò il letto, mi infilai sotto le coperte e dormì. Il giorno dopo feci colazione e andai a casa ringraziando Roberto.

Il lunedì successivo ci rivedemmo e lavorammo tranquillamente insieme, come se non fosse successo nulla, anche Lorenzo era tranquillo e dopo la giornata lavorativa mi invitò a casa sua per bere un caffè. Mi spiegò che per lui non era un problema scopare con me quella sera, perché è bisessuale e che non mi avrebbe più scopato perché voleva che io entrassi a far parte del gruppo. Mi spiegò che mentre ero in bagno lui se ne andò perché il giorno dopo doveva andare dai genitori a Firenze. Gli dissi che non c’erano problemi.

Ora due volte al mese Roberto organizza questi incontri del sesso dove ora posso tranquillamente scopare con quelle grande gnoccone di donne. Ogni tanto facciamo queste iniziazioni, ma soprattutto per le donne, anche se qualche uomo ha deciso di volersi farsi fottere come me. Le mie gesta sono rimaste nei pensieri dei presenti. 😛

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Il lento scivolare di una coppia verso gli abissi

Ivana, Francesca e Marta una volta riaccompagnate nei loro alloggi pensavano che il peggio fosse passato e che quello che avevano subito fosse stata solo una brutta esperienza, ma da guardare al passato.
Le cose non stavano affatto cosìperò, e la serata era solo agli inizi, infatti dopo qualche ora furono richiamate nell’immenso salone della villa e Peter in persona disse che ognuna di loro sarebbe stata assegnata a ciascuno dei suoi ospiti e con lui o lei avrebbe passato la notte.
La scelta da parte degli amici di Peter sarebbe avvenuta attraverso un asta , ovviamante Ivana, Francesca e Marta vennero tenute per ultime essendo il pezzo forte della serata.
La tensione era palpabile nei loro volti e il terrore di finire tra le grinfie di Maria la sessantenne sadica ex mistress era notevole. Dopo circa un ora di attesa che per le ragazze furono interminabili venne il loro turno. In un primo momento furono assegnate a un anziano signore con uno spiccato accento messicano che fece un offerta stratosferica per tutte e tre e la cosa tranquilizzò sull’istante le ragazze, però fu solo un attimo in quanto si qualificò come il marito di Maria e disse che la notte con le tre era il suo regalo per il loro anniversario di matrimonio.
Maria prese le tre, mise loro collare e guinzaglio e le accompagnò nel suoo alloggio. Per prima cosa intimò loro di abbassare sempre lo sguardo in quanto come luride schiave non erano degne di guardarla negli occhi e che dovevano essere subito punite in quanto si era chiaramente resa conto durante l’asta che non volevano diventare sue schiave.
Le tre schiave furono fatte appogiare con le mani a ridosso dell’armadio e ricevettero ognuna una quarantina di vergate con un una canna di bambù, i loro sederini erano sensibilmente rossi e doloranti e chiedevano pietà ben sapendo che sarebbe stato solo l’inizio di un supplizio.
Subito dopo essere state frustate Marià ordinò a Francesca di straiarsi sul letto, poi ordinò alle altre due schiave di portare una gogna vicino al letto. Queste portarono la gogna con enorme fatica vicino al letto, ma cercarono di non far vedere la fatica che era presente nei loro volti temendo la rabbia e l’ventuale punizione della mistress.
Maria a questo punto cosparse i piedi della malcapitata di sale e le altre due schiave si guardarono scettiche domaandosi a cosa sarebbe servito il sale. Dopo aver cosparso il sale Maria aprì una porta da cui uscì una capra che si diresse immediatamente verso Francesca in quanto le capre sono un a****le avido di sale. La lingua della capra provocava del sollettico dal quale era impossibile res****re anche se inizialmente Francesca ci provò, ma poi cominciò a ridere all’impazzata farfugliando frasi di pietà verso la mistress, implorandola di finirla cosa che fece solo quando si trovò al limite della sopportazione. Maria disse poi che il trattamento avrebbero dovuto subirlo anche le altre schiave. Ivana avendo la sfortuna di essere l’ultima a subire la tortura della capra ebbe anche l’ansia e l’angoscia di dover attendere un sacco di tempo e questo fu per lei tremendo.
Terminato il supplizio Maria disse loro che siccome si era comportate bene meritavano un premio: si mise a cavalcioni e si mise a pisciare in mezzo alla stanza e poi disse che come premio per essersi comportate bene avrebbero avuto l’onore di assaggiare la pipì della loro padrona. Le tre schiave per paura di punizioni forti si misero a pulire il pavimento leccando tutta la pipì tra conati di vomito. Una volta finito di pulire il pavimento vennero fortemente redarguite da Maria in quanto leccare la pipì della loro padrona doveva essere una gioia e dovevano ringraziarla di avere dato loro questo onore e che per questo affronto sarebbero state severamente punite, ma questo sarebbe avvenuto l’indomani prima di andare via dalla villa di Peter in quanto avrebbero dovuto stare nell’ansia di quella che sarebbe stata la punizione per tutta la notte fino a quandp non si fossero svegliate.

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Le sorprese di una mamma

Il mio amico Mirko ultimamente tendeva a frequentare sempre più spesso casa mia, spesso con pretesti alquanto improbabili quali “studiare insieme”, “prendiamoci un caffè”, “vediamoci la partita” e balle simili. In realtà, sapevo che aveva sparlato con altri conoscenti di quanto fosse insolitamente attratto da mia madre…Mia madre Antonella ci ha praticamente visto crescere insieme e verso i miei amici è sempre stata gentile ed ospitale. Nessuno la aveva mai di fatto vista come un obiettivo sessuale, fin quando, verso i 20 anni, Mirko non l’aveva presa di mira. E oggettivamente non potevo biasimarlo! Mamma, 46 anni, era una donna a dir poco conturbante e senza dubbio sexy. Capelli neri, lunghi e lisci, un metro e 75 con una quarta di reggiseno spesso velata solo da scollature provocanti, e un fondoschiena non propriamente a mandolino, piuttosto largo, il che le conferiva una certa rotondità, non esagerata e quasi arrapante… Dal punto di vista del comportamento era rimasta una moglie fedele e impegnata nel lavoro, senza grilli per la testa, finché Mirko non riuscì a farmi cambiare parzialmente idea su di lei. Tornando alla narrazione, lui rimaneva uno dei miei amici “storici”, le cui continue visite però mi insospettivano non poco. Oltre a saperlo da altre persone, avevo avuto la riprova definitiva quando, un giorno, lo colsi con le mani nel sacco, che spiava mia madre dalla serratura del bagno! “Squallido!” gli urlai, e lui si girò spaventato verso di me, conscio di aver fatto una figuraccia. Onestamente non mi disturbava granchè l’idea che Mirko spiasse mamma, però era oggettivamente una scena triste, degna dei film di Pierino! Successivamente mi chiese scusa, però in privato mi spiegò che effettivamente mia madre rappresentava per lui un desiderio sessuale inarrivabile; apprezzai moltissimo il fatto che me lo fosse venuto a dire personalmente. In ogni caso gli dissi che sarebbe stato arduo, se non impossibile, portarsi a letto Antonella.Tuttavia provavo un minimo di fastidio, e non gli rivelai che mamma quando entrava in bagno tendeva a lasciare la porta chiusa, ma non a chiave…Nei giorni seguenti, continuando a bazzicare casa mia come una presenza costante, non ebbi modo di notare altri episodi del genere fin quando, ancora eccitato come un toro, Mirko si appoggiò nuovamente contro la serratura, e poco dopo gli venne in mente di aprire la porta.
“Antonella scusami… pensavo che fosse libero!” Mamma si stava facendo il bidet! La figa rasata era visibile tra le cosce, condite da un filo di cellulite cui lui non fece minimamente caso. Mi riferì che mamma lo aveva guardato quasi furiosa, e lui chiuse immediatamente la porta. “Certo che tua madre è veramente una gnocca incredibile… scusa se te lo dico, ma se potessi la spaccherei in due!”
Ero basito. Praticamente Mirko aveva avuto la visione in diretta della figa di mamma….Tuttavia la colossale figura fatta dal mio amico, benché gli avesse dato da masturbarsi per mesi, comportò che non si fece vedere a casa per un bel po’. Qui avvenne l’imponderabile. Mamma iniziò a chiedermi che fine avesse fatto Mirko, con domande tipo “la sua mancanza ormai si sente”, “chissà come mai non si fa più vedere”… E soprattutto aveva preso una nuova abitudine: notavo che, sotto i suoi pantaloni, indossava spesso dei perizoma! Un indumento che non le avevo praticamente mai visto indossare!
“chissà se quell’ a****le sta riuscendo nel suo intento”, pensai, ma poi razionalmente pensavo fosse impossibile che mia madre si concedesse in questo modo a un 20enne, è roba da film!
Ciononostante decisi di riferire a Mirko le frasi che lei mi aveva rivolto, stimolandolo involontariamente a ins****re con Antonella.
Il fattaccio avvenne alcuni giorno dopo: il mio amico aveva trovato coraggio di ripresentarsi a casa, lo aspettavo ad una data ora, prima che mamma decise di spedirmi a fare una commissione proprio in quell’orario.
E’ troppo strano, pensai. Soprattutto perché non svolgevo commissioni da anni, sapeva quanto mi scocciassi a fare questo tipo di cose.
E allora decisi, non so come, di farle credere che ero uscito, nascondendomi in realtà in un ripostiglio di casa. La mia mente aveva partorito uno strano piano di cui non riuscivo a riconoscere la motivazione: sebbene mi desse fastidio il fatto che Mirko si arrapasse pensando a mamma, volevo conceder lui un’opportunità, ma soprattutto volevo comprendere se questa fantomatica “commissione” imposta da mia madre avesse a che fare col fatto che lui stava per arrivare.
“Che mente malata la mia!”, riflettei.
Le cinque giunsero e Mirko, qualche minuto dopo, bussò.
Mamma, sebbene non fosse sotto la doccia, andò ad aprirgli in accappatoio…
Lì capii che la mia mente perversa aveva fottutamente ragione.
“Ciao Mirko, purtroppo al momento Giulio non è in casa.”lo accolse.
Lui, paralizzato dalla visione di Antonella in tenuta molto domestica, stava per ritornare indietro, quando mamma lo tirò per un braccio dentro casa: la discussione successiva fu incredibile.
“Sei tornato per continuare a spiarmi nel bagno, maiale?”
“….”
“E ti è piaciuta la mamma del tuo amico mentre si puliva?”
“Scusami, ma non ce la faccio più.. sei il mio sogno erotico ormai!”
“Davvero?” Lusingata, mamma gli sorrise sinistramente.
“Vieni con me”, lo prese per mano, lo condusse sul divano e a quel punto decisi di uscire.
Dovevo vedere cosa stava succedendo.
Mirko si era seduto sul divano, incredulo di avere davanti a sé le gambe depilate e lunghe di mamma, che se le toccava lentamente, a un ritmo esasperante.
“Quindi ti vuoi scopare la mamma del tuo amico…” e si buttò al volo sulle labbra di lui.
Si baciarono a lungo, approfonditamente, con le lingue che si univano lussuriosamente mentre mamma gli toccava i pantaloni..
“Antonella ti voglio nuda!” disse Mirko con la bava alla bocca.
E lei si staccò, proferendogli qualche parola, sussurrandola lentamente:
“Puoi solo vedere… nel frattempo fammi vedere il tuo cazzo…” e lo tolse dai jeans, svettante e già lucido. Lo toccò con due dita, in maniera lieve sulla punta, mentre Mirko iniziava a fare versi goduriosi.
“Preparati allo show di una VERA donna!”
Mise una sedia davanti a lui e iniziò a fare passi lenti, sinuosi volti a provocare il mio amico.
Mamma stava iniziando uno spogliarello che mi provocò un’erezione assurda.
Poco dopo tolse l’accappatoio e, fossi stato in Mirko, sarei venuto anche io.
Indossava sotto un perizoma nero, sottile all’estremo, che mentre si voltava mostrava l’interezza del suo culo, toccandoselo con la mano, mentre sopra un reggiseno di pizzo nero a stento conteneva gli enormi seni.
Si muoveva in maniera sensuale oltre ogni previsione, chinandosi regolarmente per mostrargli tutte le sue grazie, appoggiò uno dei tacchi accanto a lui, mostrandogli la vagina scostando il perizoma.
Prese il dito di Mirko e lo infilò dentro, provocando rumori che mostravano evidentemente quanto fosse bagnata. Mentre lui procedeva, lei gli toccava le labbra sfiorandole appena, e spingendo col bacino contro due dita che spingevano furiosamente.
Si staccò di colpo, abbassando prima il perizoma e poi togliendosi il reggiseno.
Si piegò nuovamente a 90 di fronte a Mirko, poggiandoli delicatamente le tette in faccia.
“Leccamele” e non se lo fece ripetere.
Mordicchiava delicatamente i capezzoli di mamma, titillandoli con le dita , e lei lo guardava soddisfatta, ignara del figlio dietro l’angolo che osservava la scena, e che mai avrebbe immaginato che la madre fosse una simile troia!
Si baciarono di nuovo, con trasporto, quando mamma iniziò a masturbare con estrema lentezza il pene di Mirko che a tratti sarebbe scoppiato…
“Antonella non ti posso scopare?” disse sudando.
“non esiste, se torna Giulio che faccio?”
“Non lo so, prova con un pompino”
Risero entrambi. Mamma si inginocchiò di fronte a lui e mise il cazzo fra le sue tette.
Iniziai a masturbarmi: mia madre Antonella, la sua quarta di seno che conteneva il pene di un mio amico, la sega spagnola lenta che gli stava facendo, era tutto troppo eccitante.
“Che tette eccezionali che hai… voglio sborrarci sopra!” Disse infoiato.
“Sinceramente preferisco sentire il sapore dello sperma” fu l’incredibile risposta di mamma!
Mirko propose di scoparla ancora, ma lei rifiutò, dicendo che “una donna sposata non si può far fottere da chiunque!”
Che zoccola!
“Comunque se vuoi tornare un pompino non te lo negherò certo” disse, ghignando, e continuando ad alzare e abbassare i seni sul suo pene.
Poco dopo Mirko si alzò e, con mamma ancora inginocchiata, le mise il cazzo in bocca.
“Ohhhh quanto ho sognato un pompino da te!”
Lei sfiorava lentamente la cappella con la lingua, passandola lungo tutta la circonferenza, e andando via via sempre più verso la base dell’attrezzo.
Mamma sembrava una pompinara nata…
Ma non durò molto: poco dopo Mirko iniziò a masturbare la parte del pene rimasta libera dalle fauci di Antonella, e le venne copiosamente in bocca mugolando in modo a****lesco e ingoiando la sborra, con qualche goccia che scendeva lungo il collo.
Rimasi incredulo.
Chissà che prossimamente non mi convenga provarci con la mia stessa madre….

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con una sconosciuta!

Era un fine pomeriggio come tutti gli altri. Passeggiavo per le strade del centro con passo morbido, incuriosito da tutte quelle facce che mi si presentavano di fronte e che sfilavano via rapidamente una dopo l’altra, senza lasciarmi il tempo di osservarle con attenzione.
Le “facce di donna” naturalmente erano quelle sulle quali il mio sguardo si posava con più interesse, cercando di coglierne qualche particolare, qualche impercettibile invitante mistero celato dietro un movimento, un’espressione.
Non c’era malizia in questa improvvisata “ricerca”; la mia era più una naturale inclinazione a godere di quella bellezza sfuggente che, per fortuna, alcuni esseri umani non riescono proprio a nascondere.
Quando poi è una creatura di sesso femminile a manifestarla in tutto il suo splendore non posso fare a meno di assaporarne, con ancora più piacere, tutti i suoi dettagli e tutti i suoi richiami.
Erano più o meno le 17 e 40 quando ad una ventina di metri da me noto sul lato destro della strada una folta chioma scura muoversi lentamente, solitaria.
I capelli le ricoprivano quasi tutta la schiena, fermandosi proprio dove i fianchi iniziavano a delineare una forma così sinuosa e dolcemente provocante da farmi avvertire immediatamente in tutto il corpo un intenso brivido di piacere. Indossava un paio di jeans sportivi abbastanza stretti, portati con la consapevolezza di essere guardata, ma in un modo estremamente naturale che la rendeva ancora più eccitante. Si, il suo sedere era un gioiello di carne scolpito dai suoi anni in modo perfetto ed i pantaloni che lo contenevano non facevano altro che invitarti a conoscerlo e ad osservarlo sempre più da vicino nell’intenso desiderio di un contatto.
Le mani sarebbero state mandate in missione dal corpo per esplorare quella che appariva come una “terra” piena di vita e di ricchezze, dove perdersi con estremo piacere.
Non era molto alta, ma vedendola camminare di spalle il suo corpo sprigionava attraverso i suoi movimenti un’energia fortissima che ad un essere attento non poteva passare certo inosservata.
Le sue gambe erano slanciate, ma non troppo magre, dotate di quel tono muscolare che le rendeva vitali come quelle di un a****le che in un attimo sarebbe potuto s**ttare per raggiungere qualunque cosa.
Il loro ipnotico movimento non faceva altro che esaltare le sue forme eleganti ed estremamente sensuali, così piene di sostanza. Il suo lato posteriore terminava in basso con uno stivaletto di pelle marroncina finemente decorato, che le arrivava poco sopra le caviglie e che donava alla sua figura quel tocco di lieve provocazione e maturità femminile che può far impazzire un uomo, e perché no anche una donna..
Sopra i pantaloni, oltre ai suoi lunghi capelli scuri,
una veste nera, di un tessuto apparentemente molto soffice, incorniciava il suo busto lasciando intravedere, dalle maniche appena troppo lunghe, delle bellissime dita affusolate, sulla punta delle quali risaltavano dei puntini d’intenso rosso bordò: unghie di donna..
Il mio passo intanto si stava facendo sempre più rapido, perché tanta era la voglia di scoprire cosa quella donna potesse offrire dall’altro lato.. un “lato” che, in quei pochi istanti che mi separavano dalla sua scoperta, l’immaginazione riempiva di bellezze di ogni genere, di sguardi intensi, di proiezioni fantastiche dove si sarebbe materializzata la donna più affascinante del pianeta.
Era arrivato il momento del “sorpasso”, di vedere finalmente quale volto fosse il “padrone” di quel corpo che tanto avevo ammirato in quei minuti.
Proprio nel preciso istante in cui mi stavo voltando per guardarla notai che anche lei stava girando lentamente la testa nella mia direzione, come se avesse percepito d’istinto la mia presenza.
I nostri occhi s’incontrarono allora potentemente, senza difese, senza maschere, come se quella frazione di tempo potesse rivelare qualcosa di inspiegabilmente significativo e duraturo.
Uno sguardo profondo, dotato di una calma e di una forza quasi innaturali, mi stava scrutando da qualche secondo senza che potessi fare nulla per evitarlo e, soprattutto, mi stava invitando in qualche luogo a me sconosciuto.
Fece un cenno con la testa verso destra e si diresse verso una piccola stradina stretta e deserta, rigirandosi solo un attimo per essere sicura che la stessi seguendo.
Continuò a camminare per un centinaio di metri senza mai voltarsi. Poi, quando fu sicura che fossimo soli, si girò e mi guardò in silenzio fissandomi negli occhi, accennando un leggero sorriso che nella mia mente spalancò la porta a tutte le fantasie rimaste fino ad allora sul punto di essere liberate.
Era bella, di una bellezza ancestrale ed ipnotizzante.
Una pelle chiara le dipingeva il viso e metteva in risalto un leggero rossetto che regalava alle labbra tanti motivi per essere baciate. Lineamenti fini, ma dotati di un fascino selvatico, creavano un cortocircuito nei miei sensi che non riuscivano a decifrare quell’essere così speciale.
La sua veste nera, con una leggera scollatura, faceva intravedere dei seni piccoli e sodi che la natura le aveva generosamente regalato e che la rendevano ancora più desiderabile.
Pensavo che non fosse reale, ma lo era.. eccome se lo era.
Senza dirmi niente si avvicinò e posò le sue labbra sulle mie, con tutto il peso del suo corpo su di me. Immediatamente la sua lingua cominciò ad insinuarsi decisa nella mia bocca che non fece molta resistenza per farla entrare. Fu un bacio totale, senza compromessi. Le lingue dimostravano tutta la nostra passione invocando qualcos’altro..
Così ad un certo punto lei mi prese una mano e se la infilò sotto la maglietta portandosela con forza al seno ed io iniziai ad accarezzarla desiderandola con tutto me stesso. Aveva iniziato ad ansimare di piacere ed io con lei. I nostri corpi si erano incontrati, attratti da chissà quale forza misteriosa che fino a quel momento non aveva avuto bisogno di una sola parola, di una sola indicazione per manifestarsi. Tutto era estremamente semplice e chiaro. Lei era ormai con il suo seno ormai scoperto, ma improvvisamente si staccò da quell’intreccio di bocche e mani per girarsi contro la parete di fronte, chinarsi leggermente ed abbassarsi i jeans.
Quel culo così tanto immaginato solo qualche minuto prima, era ora davanti a me, con un perizoma nero semi trasparente, di cui potevo percepire i raffinati ricami che rendevano quella visione ancora più eccitante. L’unica cosa che potei fare fu ammirarlo per qualche secondo e poi iniziare a morderlo con passione. La sua fica iniziava ad essere chiaramente visibile e la mia lingua iniziava a conoscerla, a sentire la sua morbida consistenza. Emanava quel profumo inconfondibile di una fica eccitata che vuole essere condotta verso un piacere sempre più intenso e profondo.
Era lucente, luccicava per quella sostanza incolore che la ricopriva sempre più copiosamente, riflettendo nella penombra la poca luce del giorno che ormai stava lasciando il posto all’oscurità.
Lei aveva iniziato a girare la testa per cercarmi, guardarmi, ma i suoi occhi non riuscivano ad aprirsi completamente, tanta era l’eccitazione che li riempiva. Il mio cazzo era ormai diventato durissimo e, senza che me ne resi conto, mi ritrovai in un attimo in quel luogo di piacere, ormai completamente bagnato, dove mi muovevo con facilità cercando con sempre più forza la via per raggiungere l’istante di massimo godimento in cui la mia essenza si sarebbe unita alla sua.
Uscii da lei per un attimo perché volevo guardarla negli occhi.
Così la convinsi con le mie mani a rigirarsi per poi rientrare dentro di lei con ancora più impeto, sentendo e guardando il suo corpo muoversi sotto di me, soffermandomi sul viso arrossato per l’eccitazione e i capezzoli turgidi come spilli. Venimmo insieme con un grido selvaggio, dimenticando totalmente che ad un centinaio di metri la gente continuava a passeggiare normalmente in una zona molto trafficata della città. Facemmo in modo che ogni parte del corpo di ognuno aderisse il più possibile a quella dell’altro, affinché non ci fosse tra di noi più nessuna distanza fisica e mentale. Eravamo due sconosciuti che avevano oltrepassato le barriere dell’identità, delle proprie storie personali per fondersi in un’incredibile testimonianza di condivisione, dove il piacere dei sensi era stato il collante potentissimo di questa unione.
Eravamo praticamente distesi per terra, in una posizione non certo comoda, ma che non ci aveva impedito comunque di seguire il corso inarrestabile di quella poderosa passione.
Dopo che riprendemmo coscienza di noi stessi lei mi guardò ancora intensamente per qualche istante, e lentamente si allontanò dal mio corpo. Ora mi scrutava così come aveva fatto la prima volta sulla strada, quasi seriamente, ma con una punta di dolcezza e soddisfazione che prima sicuramente non c’era. Si sistemò le mutandine, si alzò decisa e si allacciò i pantaloni.
Poi si diede una vigorosa scrollata con la testa che le rimise quasi in ordine quei lunghi capelli neri che ora le riavvolgevano la schiena come un morbido mantello. Mi salutò con un cenno della testa, e il suo sguardo in quell’istante riuscì incredibilmente a contenere tutto, tutto quello di cui avevo bisogno prima di non rivederla più. Si voltò e silenziosamente s’incamminò con passo lento nella direzione da cui eravamo venuti. Sapevo che non avrei potuto fare niente per fermarla ma soprattutto sentivo che non dovevo fare niente.. perché la perfezione è il sottile equilibrio esistente tra qualcosa che trovi e qualcosa che perdi, anche dopo pochi istanti.
Dopo quell’esperienza ora so che due “sconosciuti” possono trovare la perfezione, in qualunque luogo e in qualunque momento.

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Una strana situazione

Un anno fa mia figlia si è sposata lasciando, dovrei dire finalmente, padroni di casa me e mia moglie e all’inizio la cosa non ci sembrava vera.
Capirete però che una casa con tre stanze da letto oltre al salone, la cucina ed i tripli servizi cominciava ad essere veramente troppo grande per solo due persone quindi dopo quattro mesi io e mia moglie abbiamo deciso di metterla in vendita per comprarne una più piccola, dare un aiuto economico alla nostra amata figlia e tenere qualche soldo da parte per la vecchiaia.
Per poterla vendere al prezzo migliore l’agenzia immobiliare ci ha consigliato di fare qualche piccolo lavoro di pulizia e, se possibile, di lasciarla libera in modo che gli acquirenti avrebbero visto una casa senza mobilio e disponibile al momento dell’acquisto.
All’inizio abbiamo tentennato un poco ma poi abbiamo capitolato e ci siamo trasferiti a casa di mia suocera Luisa che da quando era rimasta vedova viveva da sola in una casa con due camere da letto.
Quando ci siamo trasferiti mia suocera, una donna di settanta anni molto ben portati, grazie anche a qualche “intervento”, e ad una attenta dieta sprizzava felicità da tutti i pori perchè finalmente dopo tanti anni avrebbe avuto la compagnia della figlia oltre ad avere un uomo a casa.
L’unica cosa che mancava a me e mia moglie era la tranquillità, acquisita durante tanti anni, della camera da letto. Infatti nella ex casa la nostra camera da letto era separata dalle altre camere dandoci la libertà di fare sesso come e quando volevamo, mentre ora la nostra camera è attigua a quella di mia suocera.
Se aggiungete poi il fatto che mia moglie è una donna molto focosa e “rumorosa” capirete ancora di più le nostre difficoltà.
Per fortuna che mia suocera esce con delle sue amiche tutti i venerdì rientrando sempre dopo mezzanotte altrimenti mi sarei dovuto accontentare solo dei pompini che mia moglie mi fa per tenermi tranquillo. Quindi il venerdì è diventato il nostro giorno del sesso sfrenato. Ci sembra quasi di essere tornati indietro con il tempo quando sfruttavamo la minima occasione per fare sesso.
Un venerdì sera però mia suocera è rientrata prima senza che noi ce ne accorgessimo e sicuramente avrà sentito i gemiti di piacere di sua figlia, le sue preghiere di sfondarle bene la fica, il suo urletto quando entro nel suo culo (penso che questa sia una cosa mentale perchè ormai dopo così tanto tempo che lo utilizzo non prova assolutamente dolore, anzi) e il gemito crescente quando gode.
Solamente quando siamo andati al bagno abbiamo capito che … non eravamo più soli e non potete capire la faccia di mia moglie a questa scoperta. Aveva quasi le lacrime agli occhi per la vergogna! Addirittura la mattina successiva è uscita da casa con la scusa di un lavoro urgente e non è rientrata se non dopo pranzo quando, di regola, la madre è a letto a riposare.
Io invece ho fatto come se niente fosse. Che cazzo sono trentanni che ho sposato la figlia ed è chiaro che me la scopo!
Luisa, mia suocera, invece si è comportata normalmente, come se non avesse sentito nulla, mi ha preparato il pranzo dicendosi dispiaciuta che la figlia lavorasse anche di sabato (cosa comunque non insolita) ed è andata in camera sua a riposare.
I giorni successivi sono passati tranquillamente e con il tempo anche mia moglie si è dimenticata dell’incidente.
La sua tranquillità inoltre era rafforzata dal fatto che questo fine settimana doveva andare in gita con delle colleghe di lavoro dando così la possibilità alla madre di dimenticare il venerdì precedente. Però io rimanevo in bianco.
Quando il venerdì mattina è partita mi ha detto che sarebbe tornata domenica sera e che in qualunque caso la potevo raggiungere sul cellulare.
A me non sembrava vero di avere un fine settimana tutto mio. Già mi immaginavo di stare seduto sul divano, finalmente padrone del telecomando, a guardare la partita in televisione di questa sera e magari qualche film su Sky. Effettivamente l’unica cosa che mi mancava di casa vecchia era proprio il possesso del telecomando. Con due donne ed un solo televisore ogni sera mi doveva sorbire qualche stupido programma o qualche teleromanzo.
Quella sera quando esce mia suocera mi passa a salutare e rimango colpito da come si porta bene gli anni questa donna!
Ben truccata con un bellissimo vestito che mette in risalto il suo prosperoso seno (per me grazie ad un intervento, comunque), dimostrava al massimo 55 anni!
Dopo essermi goduto la partita in televisione, tra l’altro la mia squadra ha vinto, ho fatto un po’ di zapping fino a trovare un film interessante. Verso le 11 però sento un rumore alla porta di casa che mi incuriosisce al punto da farmi alzare per vedere cosa fosse.
Effettivamente da fuori la porta sento un rumore di chiavi che mi spinge a guardare dallo spioncino dove vedo mia suocera. Apro la porta e vedo che sta tentando di aprire la porta litigando con le chiavi. Allora apro io e capisco subito che Luisa è ubriaca
Mi guarda un po’ prima di inquadrarmi bene e ridendo mi dice
“Paolo oggi ho bevuto troppo”
Il fatto che mi avesse chiamato Paolo (nome del marito defunto) conferma ancora di più il primo sospetto.
Comunque con la molta attenzione, per paura che perdesse l’equilibrio, andiamo nella sua camera da letto e la lascio accanto al letto dopo averle chiesto se aveva bisogno di qualcosa.
Lei non ha avuto neanche la forza di rispondermi perchè si è buttata sul letto e dopo neanche un minuto dormiva tranquillamente.
A quel punto ho deciso di andare a riposare anche io ma mi sono rigirato sul letto per non so quanto tempo senza riuscire a prendere sonno.
Alla fine mi sono alzato per farmi una camomilla (di regola fa effetto anche se penso che sia più una cosa psicologica che altro) e, quando sono uscito dalla camera, ho notato che la luce del bagno era accesa e la porta aperta.
“l’avrò lasciata accesa” ho pensato tra me e me dirigendomi verso il bagno per spegnere la luce ma … ho trovato Luisa seduta sul water che ci era addormentata sopra mezzo nuda.
Probabilmente si stava spogliando quando ha avuto bisogno di andare al bagno perchè era in reggiseno e mutandine (calate). Dalla porta ho potuto vedere e godermi i miracoli che la chirurgia estetica riesce a fare soprattutto per quanto riguarda il seno. Aveva il seno identico a quello di mia moglie … ma dieci anni prima!
Mi vergogno ad ammetterlo ma mi sono ritrovato con il cazzo in tiro senza neanche rendermene conto ed essendo in pigiama era “molto” evidente!
Per non metterla in imbarazzo, e nascondere conseguentemente la mia erezione, mi sono tolto dalla porta ed ho chiamato Luisa dalla cucina.
Dopo un paio di richiami ho sentito Luisa che, mentre chiudeva la porta del bagno, mi diceva che lo avrebbe lasciato libero in due minuti
Mentre sorseggiavo la camomilla bollente la vidi passare davanti alla porta della cucina con indosso l’accappatoio. Nonostante fosse ormai ben coperta provai mi eccitai di nuovo alla sua vista.
Prima di tornare al letto mi fumai una sigaretta dandomi del rincoglionito ma questo non mi fece passare assolutamente lo stato in cui mi trovavo.
Alla fine, dopo oltre un’ora abbondante, riuscii a prendere sonno.
Smaniai per tutta la notte sognando di essere preso in giro da mia moglie e da Luisa per l’eccitazione provata.
Mia moglie rideva a crepapelle dicendomi che aveva delle speranze per il …. futuro (lontano) e Luisa mi diceva se ti eccito così era meglio rimanere “distanti” perchè se fosse successo qualcosa nella realtà non sarei durato a lungo.
La mattina fu il telefono a svegliarmi e dopo il terzo squillo capii che dovevo rispondere io! Mia moglie era in gita con le amiche mentre Luisa probabilmente stava ancora dormendo.
Quindi mi alzai per andare a rispondere ed incrociai Luisa che usciva dalla sua camera per fare altrettanto.
Come ben sapete noi maschietti tutte le mattina ci alziamo con l’uccello in tiro per una situazione fisiologica. Provai a fermarmi prima di incrociare Luisa ma ormai la frittata era stata fatta!
Infatti abbassò lo sguardo e mi disse “sempre in tiro, eh?” prima di rispondere al telefono. Era mia moglie che ci voleva salutare prima di andare in non ricordo quale posto dove il cellulare non prendeva e dirci di stare tranquilli per il suo silenzio.
Fu un saluto veloce e relativamente “freddo” perchè sicuramente non era sola in quel momento ma mi disse di sfruttare al massimo questa occasione e di fare tutte quelle cose che non potevo fare quando c’era lei.
Mi feci la barba e la doccia e andai in cucina a fare colazione. Luisa era seduta con i gomiti appoggiati al tavolo e la testa tra le mani nella classica posizione di chi ha una emicrania (vorrei vedere dopo la sbronza di ieri sera). La salutai e mi preparai il caffè pensando a cosa fare nella mattinata.
“Luigi” ecco questo è il nome “mi devi scusare per ieri sera, non so cosa mi ha preso! Stavo con delle amiche parlando del più e del meno e mi sono ritrovata ubriaca senza accorgermene. Per fortuna che tu eri in casa altrimenti non sarei entrata. E per fortuna che mia figlia era fuori altrimenti sai che casino! Mi prometti di non dirle nulla, ti prego”
“ma certo Luisa, stai tranquilla. Non è successo nulla in fin dei conti”
“e si hai ragione. Però … che peccato”
“in che senso” chiesi non capendo a cosa alludeva Luisa
“bhe sai …. ieri sera ti ho visto, e anche questa mattina …”
Rimani a guardarla attonito e a bocca aperta per cercare di capire cosa diceva pensando di aver frainteso la frase, ma non ci riuscivo.
“Bha! devo essere ancora sbronza” disse Luisa alzandosi dalla sedia ed uscendo dalla cucina
Il caffè si era oramai raffreddato e sinceramente sentivo il bisogno di una boccata d’aria. Volevo fuggire da quella casa per ragionare sull’accaduto.
Andai al parco a passeggiare e dopo un po’ mi sedetti su una panchina per ragionare con calma. Rivissi tutti i momenti cruciali delle ultime ore concentrandole soprattutto in tre punti principali: lei seduta sul water seminuda, la battuta di questa mattina quando c’eravamo incrociati per andare a rispondere al telefono e la frase detta quando eravamo in cucina.
Mi ero eccitato molto quando l’avevo vista in quello stato e molto probabilmente lei aveva avuto la stessa reazione vedendomi questa mattina. Cosa c’era di strano? E’ vedova da molti anni e sentirà la mancanza del sesso. Cazzo la sento io che sono costretto a farlo solamente una volta alla settimana da quando conviviamo con lei! Poi … tutto mi fu più chiaro!
Il fulcro della situazione era: perchè si era ubriacata? non l’aveva mai fatto prima. La sola risposta poteva essere che …. aveva sentito mia moglie che godeva, che mi incitava a sbatterla, i suoi gridolini mentre la inculavo. Sì! Era questo il motivo.
Ripassai il ragionamento cercando di trovare qualche fallo ma non ne trovai.
Quando rientrai in casa avevo un mazzo di fiori in mano che le porsi. Si vedeva che aveva pianto ma io la abbracciai e le dissi
“Luisa, non ho mai tradito tua figlia e mai avrei pensato di farlo. Ma in questo momento sento il bisogno di …. farlo. Ma non credere che lo faccia per compassione. Hai visto quanto ero eccitato ieri sera. E poi … voglio credere che se lo sapesse capirebbe il nostro desiderio.”
Lei mentre parlavo singhiozzava non so se per vergogna o cos’altro!
Poi si calmò e mi sorrise guardandomi negli occhi dicendomi
“Mia figlia è veramente una donna fortunata. Ora fammi felice, fammi godere come fai con lei. Sono fuori allenamento ma abbiamo un paio di giorni per farlo. Ti chiedo solamente una cosa. Non avere pietà, trattami da puttana ma fammi godere. Sono vent’anni che aspetto questo momento”

Forse in seguito vi racconterò il resto, basta chiederlo

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Una domenica al mare

Faceva caldo quel giorno e non sapevamo se andare al mare oppure perderci di nuovo in qualche giro per borghi arroccati.
“Dai andiamo al mare, non ci sarà nessuno, la stagione non è ancora iniziata” avevo detto.
Partimmo allora dopo aver fatto colazione, certo non avevo alcun presentimento di ciò che sarebbe poi successo.
La strada correva lenta ed io ero perso nei miei pensieri, poche parole come al solito.
Un’ora di viaggio e finalmente la distesa blu davanti ai nostri occhi. Al termine della strada, un parcheggio e poche auto sotto i pini.
Qualcuno prendeva il sole sulla spiaggia, un caldo sole primaverile.
L’idea era di camminare un po’ nel silenzio di quella spiaggia deserta in una domenica di maggio.
Man mano che procedevamo, le persone erano sempre meno, qualche nudista qua e là, qualcuno aveva usato i rami trasportati dalla risacca stendendovi dei teli sopra. Un riparo dal sole, che picchiava già forte.
Camminammo per una buona oretta, la torre genovese era ancora lontana, decidemmo di non arrivare fin sotto, era troppo lontana.
“Fermiamoci qui e prendiamo un po’ di sole”. Mi spogliai rimanendo in slip, mentre lei che non amava particolarmente il sole aprì un ombrellino per ripararsi.
Il sole cominciava a scaldare la mia pelle e a far crescere la mia inconsapevole eccitazione.
Mi guardai intorno, le persone più vicine erano dei puntini lontani, qualcuno si avventurava entrando fino al bacino nell’acqua fredda.
“Quasi quasi prendo un po’ di tintarella integrale” feci. Nessuna risposta lei sonnecchiava all’ombra.
Mi sfilai gli slip , restando nudo al sole, mi girai di schiena la sensazione di calore sulle mie natiche era piacevole.
Lei non guardava, girata dall’altra parte. Mi misi a pancia in su con il cazzo al sole, la sensazione era ancora più gradevole.
Avevo già provato a stare nudo al sole, in una spa, ma lì sulla spiaggia eravamo soli ed era decisamente più eccitante.
“Perchè ti sei spogliato ?” fece lei.
“Non c’è nessuno e si sta benissimo al sole”.
“Vuoi che te lo prenda in bocca ?”. Mi colse alla sprovvista, fino a quel momento non ci avevo pensato realmente, ma la situazione di completa solitudine mi fece eccitare quasi istantaneamente.
“Si dai, non c’è nessuno”.
Mi sdraiai, mentre lei mi accarezzava piano e lo faceva crescere.
L’eccitazione montava sempre di più, pensai a qualcuno che assisteva a ciò che stava avvenendo.
Lei si girò e coprendosi con l’ombrellino, si avvicinò con le labbra cominciando a leccarlo delicatamente.
“Mi piaceva succhiarlo guardando l’orizzonte del mare” mi avrebbe poi confessato.
La cappella si gonfiò quasi istantaneamente, mentre io dopo aver guardato se qualcuno ci osservava, mi rilassavo abbandonandomi alla sua lingua esperta.
Lei mi guardava negli occhi, mentre con la saliva bagnava la mia cappella e contemporaneamente mi accarezzava le palle con la mano.
Il cazzo spariva quasi completamente nella sua bocca, per poi emergere di nuovo tutto bagnato.
Io le accarezzavo i lunghi capelli neri; provavo un piacere nuovo e intenso come da tempo non succedeva.
Lei, rapita intanto passava la lingua in ogni più piccola piega della mia asta, facendomi gemere ad alta voce.
Ad un certo punto, lo sentii arrivare, un orgasmo così intenso che con un lungo mugolio di piacere
scaricai tutto il mio seme nella sua bocca.
Anche lei gemeva, non si aspettava tutta quella sborra.
Non so se qualcuno ci stava guardando, in quel momento non mi importava più di nulla.

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Una moglie quasi fedele.

Sissi, una moglie quasi fedele.

Col corpo percorso da incessanti brividi, geme sotto i colpi del mio cazzo che furiosamente entrava nella sua vagina bagnata dal piacere incipiente. Mia moglie, aggrappata alle mie natiche, urla il suo orgasmo dimenando con forza le anche per favorire il più possibile la penetrazione.
“Chiavami, chiavami cornutoooo!”
Mi urla nel pieno dell’eccitazione
“Chiava la tua troia, la tua vacca che ha tanta voglia di cazzo, di tanti cazzi, dimmi che ti piacerebbe vedermi chiavare con un altro uomo!”
Come sempre l’eccitazione dei nostri sensi raggiunge il massimo livello quando sollecitiamo la nostra fantasia affrontando argomenti che nella realtà di tutti i giorni avremmo certamente rifiutato.
“Si amore ti sto chiavando, ma vorrei vederti chiavare con Pino, ti piace il suo cazzo? Pensa che bello sentirlo sborrare nella tua la fica!”
Pino é stato il primo Amante di Sissi e durante i nostri amplessi ci piace ricordare le esperienze che hanno vissuto insieme.
“Ti ricordi quando glielo prendevi in mano? Come ti piaceva menarglielo, strusciartelo in mezzo alle tette, sulla faccia, succhiarglielo tutto per sentire in bocca il suo sapore di maschio.
Come ti piaceva leccare dolcemente con la lingua la sua cappella fino a sentirtelo godere in bocca! Adesso godi ancora nel ricordarlo! Fammi vedere come gode una troia! Ahh come vorrei che fosse qui adesso per metterti il suo cazzo in bocca mentre ti chiavo!”
Nel frattempo continuo a scoparla con forza, sento il cazzo che sbatte contro il suo utero e noto che le piace. Poco alla volta avverto in mia moglie l’approssimarsi dell’orgasmo e raddoppio l’intensità dei colpi.
“Si cosii amore… godi… godi troiona mia, fatti chiavare da Pino quando e quanto vuoi!”
“Sto godendo Franco, sto godendo col cazzo di Pino, é tutto dentro dentro di me, nella mia fica… mi sta chiavando tutta, ahh… vengo, vengo… godi anche tu insieme a me!”
L’orgasmo raggiunge entrambi contemporaneamente e le riempio la fica di sperma, tiro fuori il cazzo ancora parzialmente duro e lo appoggio sulla sua pancia.
Prendo a baciarla sulle guance, la lecco dolcemente dietro le orecchie sussurrandole paroline d’amore, ma poi ripensando ai fatti delle nostre fantasie mi prende il morso della gelosia.
“Davvero ti piaceva succhiare il cazzo a Pino?”
“Si mi piaceva, lo sai che è stato lui ad insegnarmi a prenderlo in bocca, a succhiarlo, gli piaceva da morire farsi masturbare con la bocca, ma queste cose le sai già, quante volte ti ho già raccontato tutto quello che c’è stato tra noi, tutto quello che abbiamo fatto insieme.
Tu piuttosto dimmi se ti piacerebbe davvero vedermi chiavare nuovamente con Pino, vedermi fare con lui tutte le cose che faccio con te. Lo sai vero che mi basterebbe fargli una telefonata?
Quando ci siamo lasciati mi ha lasciato il suo recapito telefonico.
“Si Sissi, lo sai che mi piace farti fare la troia non solo con la fantasia mentre scopiamo, ma credo che mi piacerebbe vederti scopare veramente con lui. E’ una strana situazione, da una parte vorrei che tu lo facessi davvero e dall’altra mi sento rodere dentro e impazzisco al solo pensiero!”
Questi più o meno sono i discorsi che seguono quasi sempre i nostri amplessi, ogni volta così, l’idea di vederla scopare con un altro mi arrapa, ma la gelosia mi blocca.
Un giorno in occasione di aver partecipatò a una lotteria locale mia moglie Sissi vince il primo premio , un viaggio della durata di una settimana in Kenya.
Sebbene a malincuore, non potendo partecipare anch’io per impegni di lavoro, consento a Sissi di partire senza di me. L’accompagno all’aeroporto per ass****re alla partenza dell’aereo e alla fine mestamente raggiungo la macchina per rientrare a casa.
I giorni passano e arriva la data del rientro, finalmente riabbraccio con gioia mia moglie. Sembra ringiovanita, ha un’aspetto festante e felice, da tempo non la vedo così bene.
Rientrati a casa sono smanioso di sentire le sue impressioni ed il racconto di come ha passato quei sette giorni lontano da me. Comincia a raccontarmi di tutto ciò che di caratteristico ha visto, delle feste in albergo, dei giochi fatti con i dipendenti e colleghi di lavoro.
“Sai cosa mi è successo una sera durante una festa? Sto ballando con un bel ragazzo Kenyano, e mentre balliamo quel maiale inizia a strusciarmisi addosso
e gli diventa duro…”
“Non dirmi che è finita che ti sei fatta scopare…”
“Ma no gelosone, però mi sono eccitata anch’io e credo che se ne sia accorto perché ha fatto di tutto per farmelo sentire come meglio poteva appoggiandomelo sulla pancia e sulle cosce.”
“Schifosa ne hai approfittato… confessa che ti è piaciuto!”
L’idea che abbia sentito su di sè il cazzo di un altro mi eccita terribilmente e comincio a sentire un formicolio particolare salirmi dalle gambe verso le palle, il cazzo inizia ad inturgidirsi e mi prende una tale voglia di mia moglie, che l’afferro per i fianchi e finiamo per rotolarci a terra sul tappeto della sala. Le infilo le mani sotto le sottane e, denudate le gambe, prendo a baciarla proprio là dove finiscono le calze.
La lecco salendo con la lingua lungo il reggicalze fin dove scompare sotto le mutandine, le scosto con la mano e penetro nella fica già fradicia di umori. Martello il clitoride con piccoli e rapidi colpetti in punta lingua e la porto rapidamente a gemere di piacere. Le do il tempo di riprendersi dall’orgasmo e l’invito a riprendere il discorso.
“Se avessi voluto mi sarebbe stato facile farmi scopare, non desiderava altro che portarmi a letto con lui quel maiale, però non ho ceduto alla tentazione perché mi dispiaceva per te, ma ti confesso che mi è piaciuto molto sentire il suo cazzo duro strusciare sulle cosce, sulla pancia, sentirlo premere prepotente contro di me durante il ballo…”
Sempre più infoiato dal suo racconto raddoppio le mie attenzioni e le strapazzo ferocemente le tette.
“Schifosa! Perché non ti sei fatta sbattere come una troia! Ahh come mi sarebbe piaciuto se ti avesse infilato il cazzo nella fica!”
A questo punto Sissi è coinvolta anche lei dalla mia libidine e si s**tena stringendomi la testa con forza fra le cosce.
“Sii! Anch’io avrei voluto farmelo infilare tutto nella fica, fino in fondo! Mi sarebbe piaciuto sentire la sua cappella sbattermi contro l’utero, sentirmi chiavare tutta come piace a me, sentire il suo cazzo entrare e uscire dalla mia fica fino a farmi sborrare dentro… la sua sborra calda tutta dentro di me…”
“E poi cosa ti ha fatto ancora, ti ha palpato anche le tette, il culo?”
“No, lui no, ci ha provato ma non gliel’ho permesso, però è successo la sera dopo. Finita la cena sono uscità a fare due passi nel parco per restare da sola, per respirare un po’ d’aria fresca.
Sto passeggiando quando mi sento chiamare…”
“Bella signora, cosa fai tutta sola, non hai amico per farti compagnia? Tuo marito non c’è?”
“E’il un ragazzo di colore con cui avevo ballato la sera prima, quel bel giovanotto gentile . Prima di avere il tempo di rispondergli, mi prende sottobraccio e mi conduce in un vialetto alberato”
“Vieni, ti faccio visitare giardino tropicale.”
“Man mano che ci inoltriamo lungo il vialetto mi mostra i fiori delle aiuole e le piante tropicali, me ne dice i nomi, ma la mia attenzione é solo per lui perché sicuramente ha altre intenzioni.
Poco dopo infatti comincia a manifestare quello che vuole veramente. La sua mano inizia a salire e scendere leggera lungo il mio braccio in una carezza così sensuale che mi riempie di brividi e in un attimo mi ritrovo eccitata con il fuoco in mezzo alle gambe.
Si ferma in un angolo in ombra del vialetto, la mano ora mi stringe il polso e lo forza verso di lui… nell’apertura dei suoi pantaloni già sbottonati. E’ un attimo e mi ritrovo in mano il suo cazzo, Franco dovevi vedere com’era grosso! Lungo e duro che sembrava un pezzo di legno.
Mi obbliga ad accarezzarlo e mi guida la mano su e giù, vuole che glielo meni. Non so res****rgli perchè sono troppo eccitata e lo masturbo quasi senza rendermi conto di quello che faccio. Ho la mente intorpidita, confusa per l’eccitazione, ho voglia di farmi prendere e scopare e nello stesso tempo voglio rifiutarmi perchè penso a te. Sono succuba delle sue attenzioni, lascio che mi sollevi la sottana e mi infili la mano nelle mutandine, cerca di accarezzarmi la fica, voglio impedirglielo ma non ci riesco e quando lui mi infila dentro due dita non mi ribello e lo lascio fare.
Comincia a muoverle in un lento va e vieni e nello stesso tempo mi masturba il clitoride col pollice, perdonami Franco, ma in quel momento non capivo più niente. Ho cominciato a godere come una matta fino a quando cerca di infilarmi il cazzo fra le cosce e vuole penetrarmi.
Cerca di chiavarmi ma mi ribello, allora mi afferra per le spalle e mi costringe in ginocchio.
Ho quel cazzo magnifico a contatto del viso e me lo strofina sulla bocca perché glielo succhi.
Ha un afrore diverso, selvaggio, che aumenta ancora di più la mia libidine, lascio che me lo infili in bocca, mi piace il suo sapore! E’ bellissimo, duro e morbido nello stesso tempo, la sua pelle sembra di seta, ma mi piace soprattutto il suo odore selvaggio.
Con la mano lo masturbo mentre gli tengo la cappella fra le labbra, lo meno freneticamente e nello stesso tempo mi sgrilletto la fica, raggiungiamo l’orgasmo insieme.
Gli faccio sborrare anche l’anima, ho la faccia e le mani piene del suo sperma. Con uno sforzo mi stacco da lui e con addosso un’agitazione tremenda, tanta da sentirmi il cuore battere impetuoso nel petto e sulle tempie, fuggo via per raggiungere di corsa l’albergo.
Entro nell’ascensore, che per fortuna è già lì, con ancora una voglia incredibile in corpo, ho la sensazione che tutti mi stiano guardando e che abbiano capito quello che ho fatto.
L’ascensore parte verso il mio piano e in quel momento mi accorgo di avere la mano destra piena di sperma, non so cosa mi prende in quel momento, la porto alla bocca e la lecco, la lecco assaporando ancora il gusto selvatico della sborra del negro, poi entro in camera chiudendomi la porta alle spalle. Stesa sul letto mi accarezzo fra le gambe, mi masturbo freneticamente per cercare nell’obliò del piacere l’appagamento del desiderio del maschio africano.
Mi penetro la fica con le dita ancora sporche di sperma, adesso vorrei che il negro fosse lì con me, vorrei sentirlo sborrare dentro il mio ventre, sentirlo schizzare la sua sborra fino in fondo all’utero.
Ho la tentazione di alzarmi e tornare in giardino per raggiungerlo e portarmelo in camera, ma poi desisto dal compiere la folle idea.
Sono tutta bagnata, continuo a masturbarmi e godo come una pazza mentre penso a te e a quell’uomo, al tuo cazzo e al suo cazzo, ah come sarebbe stato bello avervi lì con me per farmi scopare da entrambi.
Chiavami Franco! Chiavami, più forte, più forte, fammi godere!”
“Sei una gran troia, la mia troia tutta da chiavare, senti come ti sto scopando? Proprio come avrebbe voluto fare quel negro, pensa che bello se ora fosse qui! Lui che ti infila il suo cazzo nella fica e Pino che nello stesso tempo te lo mette nel culo…”
A queste parole Sissi è presa da un orgasmo incredibile, non è un singolo orgasmo, è una serie continua di orgasmi. non capisce più niente, balbetta frasi incoerenti e si lascia andare come fosse in deliquio.
Gli occhi rovesciati nelle orbite è in pieno delirio dei sensi e il suo corpo sussulta e freme, continua a godere senza riuscire a fermarsi, singhiozza, gioisce, piange, ma ogni atteggiamento é l’espressione del suo piacere.
Vuole il mio cazzo, quello di Pino, vuole il negro perchè glielo infili ancora in bocca, vuole sentire ancora il sapore della sua sborra.
Mi sfilo allora dalla vagina ed alzandomi sulle ginocchia mi protendo verso di lei e le appoggio il cazzo sulle labbra. Spalanca la bocca e lo ingoia fino alle palle iniziando a farmi un pompino.
E’ un un su e giù bestiale, vuole che le goda in bocca e l’accontento allagandola con violenti getti di sperma che ingoia fino all’ultima goccia.
Appagato il furore della libido, restiamo sdraiati sul tappeto, uno accanto all’altro, in attesa che passi anche l’affanno.
Sissi ha il viso tutto impiastricciato, un filo di sperma le cola giù dall’angolo destro della bocca, mi prende l’uccello ormai ammosciato e dolcemente lo lecca ripulendolo con la lingua.
“Sai che mi sarebbe davvero piaciuto farmi fare dal quel keniano del villaggio? Quasi, quasi torno là e mi faccio violentare in quel vialetto!”
Me lo dice come una battuta di spirito che però credo nasconda il messaggio inconscio di un desiderio reale.
“Sissi non essere sciocca, un conto è raccontarci certe fantasie mentre facciamo l’amore, un altro è quando dici certe cose lucidamente mentre si discute, lo sai che sono geloso e mi è difficile concepire che tu te la faccia con un altro uomo!
Quello che mi hai raccontato mi ha eccitato da morire anche se mi sono sentito tradito quando mi hai raccontato di averglielo preso in bocca.
Dentro di me voglio credere che quello che è capitato sia accaduto in maniera accidentale, non voluta, però sai… sai che mi piace pensare che tu abbia cercato veramente di avere questa avventura?”
Passano alcuni giorni durante i quali cerco di non pensare più di tanto a quello che è successo, ma un sabato mattina la vedo col muso lungo, chiusa in sé stessa.
Questo comportamento non è da lei, capisco subito che c’è qualche cosa che non va, qualche cosa che la disturba. Voglio sapere cosa diavolo é successo e cerco di convincerla a confidarmi la sua pena.
“Che c’è Sissi, hai qualche problema? Vuoi parlarmene? Prova a confidati.”
La porto a sedere sul divano, le cingo la vita con un braccio mentre continuo a ripeterle parole d’incoraggiamento, ma senza ottenere alcun risultato.
E’ sempre più chiusa in sé stessa e sembra che nemmeno mi ascolti, all’improvviso si copre il volto con le mani e scoppia a piangere. Singhiozza come non l’ho mai vista fare e sono preoccupato seriamente per quello che le deve essere accaduto, certamente qualche cosa di grave.
Mentre piange tenta di dirmi qualche cosa che però mi è impossibile capire perché le parole sono continuamente rotte dai singhiozzi, ma poi, improvvisamente, tutto in un fiato riesce a dire:
“Perdono…, perdonami Franco perché ieri sera ti ho tradito!”
Dire che sono rimasto di sasso nel sentire le sue parole è poca cosa, il mio cuore sembra essersi fermato, la mente ha perso la lucidità e mi sento rintronato e confuso.
Ma come è possibile, la mia Sissi mi ha tradito…? Non ci credo, non è possibile e poi con chi?
Dimmi con chi?
A poco, a poco il sangue pulsa più regolarmente nelle vene e la confusione si attenua, ma contemporaneamente l’ira comincia a montarmi dentro.

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Una notte infuocata

Il caldo iniziava a diventare stressante, la gente quando usciva per andare al lavoro o per fare altre cose per poco non sveniva. L’unica persona che sembrava sopportare con pazienza quel caldo secco era Laura, distesa sul letto nella sua camera da letto con il ventilatore che sopra la sua testa girava ormai da ore. Forse la bella 26enne non aveva neanche tanto bisogno dell’aria fresca che l’attrezzo le mandava addosso, stare in slip e reggiseno per lei era la soluzione migliore. Barabara, la fidanzata di Laura, si stava facendo una doccia per rinfrescarsi dopo essere tornata da una lunga e faticosa giornata lavorativa. L’acqua semi-fredda le scorreva lungo quel corpo perfetto che avrebbe fatto invidia a chiunque. Rimase un bel pò dentro la doccia e non solo per far scorrere l’acqua su di sè ma anche per divertirsi un pò da sola. . la ragazza infatti iniziò a stuzzicarsi lievemente in mezzo le gambe con una mano mentre con l’altra si stringeva un capezzolo intriso d’acqua. Un brivido d’eccitazione la percorse lungo tutto il corpo e dovette frenare la sua mano che si stava già dirigendo verso la sua vagina bagnata non solo d’acqua. Uscita dalla doccia, si buttò quasi controvoglia un asciugamano addosso come se non volesse asciugarsi per poter continuare a bagnarsi. Senza mettersi nessun vestito o altro, andò in camera dalla sua fidanzata che era ora sdraiata a pancia in giù con gli occhi chiusi come se stesse dormendo. Ma Laura lo sapeva bene che la sua fidanzata era sveglia così non perse tempo e le se andò a mettere a cavalcioni sulle natiche. Laura si stiracchiò un poco le braccia poi si lasciò baciare il collo dalla sua fidanzata che sopra di lei si stava già strusciando sul suo bel fondoschiena. Laura per poter godere insieme a Barbara, si girò a pancia in sù e iniziò a baciare appassionatamente e a toccare tutto il corpo nudo della ragazza che le stava sopra. Quasi colta da un impeto d’ira, Barbara smise di baciare le soffici labbra di Laura per toglierle con un solo gesto il reggiseno. Alla sola vista delle sue belle tette però, Barbara si sentì bagnare all’improvviso. Mettendosi con le sue gambe in mezzo quelle dell’amata iniziò a strusciarsi dapprima leggermente poi con sempre più foga. Ma non soddisfatta, iniziò a succhiare con avidità i capezzoli di Laura che sotto di lei gemeva di piacere. La sua vagina intanto continuava la sua opera: strusciarsi e sbattersi contro quella della sua fidanzata che però era ancora coperta dagli slip neri che portava. Le due raggiunsero un intenso orgasmo che colmarono con una lunga serie di baci. Subito dopo l’estasi raggiunta però, Barbara si accovacciò con la testa tra le gambe di Laura e con i denti iniziò a morderle gli slip che le erano solo d’intralcio in quel momento. Dopo una serie di piccoli morsi, prese quel tessuto che copriva la vagina della sua ragazza e lo gettò via. Quando poi Barbara si ritrovò sotto gli occhi la vagina depilata di Laura non poté non sorridere alla sua fidanzata che la guardava con un sorriso provocatorio pieno d’eccitazione. Senza pensarci due volte, Barbara iniziò a leccare le grandi labbra e con la punta della lingua la penetrò più volte. Laura al primo tocco ricevuto aveva iniziato una serie di gridolini quasi sottomessi che mano a mano diventarono sempre più acuti a causa dei continui piaceri che l’altra le dava. Con la lingua poi si dedicò al clitoride che sembrava pulsare come se volesse ricevere le stesse leccate che erano state appena date alle grandi labbra. Mentre lo leccava, Barbara infilò anche due dita spingendole il più infondo possibile. Laura s’inarcò con la schiena e con i le mani iniziò a stringere i lenzuoli sotto di sè. Visto l’effetto che aveva avuto quel gesto, Barbara decise di infilare anche un terzo dito e al tempo stesso leccò ovunque le capitasse. Laura in preda agli spasmi chiese ancora di più alla sua ragazza che l’accontentò aggiungendo un quarto dito. Dopo un penetra e lecca interminabile, Laura venne bagnando tutta la bocca e le dita della sua fidanzata che, a veder quella reazione, s’eccitò maggiormente. Lasciando Laura distesa sotto di sé, Barbara le se andò a mettere in ginocchio davanti la faccia e una volta lì iniziò ad auto-penetrarsi con la stessa mano che soli pochi istanti prima aveva usato per penetrare la ragazza che ora ferma a osservarla. Infilò un dito alla volta sotto lo sguardo eccitato di Laura che continuava a leccarsi di continuo le labbra. Barbara si spostò con il corpo poco più avanti fino ad arrivare a posizionarsi sulla bocca di Laura che accolse con piacere quella vagina umida. Da subito si diede da fare leccando e infilando la sua lingua dentro quella vagina che ad ogni singolo tocco subiva una scossa di piacere. Laura andò avanti per molto finché Barbara ormai raggiunti chissà quanti orgasmi, le se ripoggiò sopra e iniziò a baciare quelle labbra bagnate del suo stesso liquido. Le due si accarezzarono fino a notte fonda finché, una volta stremate non s’addormentarono.

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Eliana al bar una sera d’estate

Racconto trovato in rete su xhamster.

Una sera di fine Luglio con mia moglie Eliana siamo usciti a fare un giro e prendere un gelato in una gelateria, si trovava in centro di un paese limitrofo al nostro con un bel giardino sul retro, un’ambiente discreto e frequentato da persone di varie età. Faceva molto caldo quella sera, Eliana aveva indossato un vestitino leggero fino al ginocchio e scollato davanti, era senza reggiseno solo con le mutandine bianche, ai piedi dei sandalini con il tacco medio. La mia signora ha 36 anni, un fisico asciutto, terza di seno, alta 170, capelli castano chiaro, lisci che arrivano alle spalle, una bella donna molto curata ed attraente. Ci siamo seduti ad un tavolo, lo ha scelto lei, era un pò a lato del giardino, non c’era molta gente, difronte avevamo un tavolo di signori maturi che giocavano a carte. Ordiniamo i gelati e dopo averli degustati facciamo quattro chiacchiere, ogni tanto Eliana sbuffava per il caldo, aveva preso a sventolarsi le gambe con il vestito scoprendole più volte, subito non ci ho fatto caso ma poi ho notato che i signori di fronte guardavano verso di lei insistentemente, ho guardato Eliana e mi sono accorto che aveva scoperto completamente le cosce sino a vedere il bianco delle mutandine, gli ho detto.
“Guarda che i signori si stanno godendo le tue bellissime gambe.”
Lei mi ha risposto.
“Sei geloso?”
Ed io.
“No no anzi mi fa piacere, vuol dire che ho una moglie che merita di essere guardata.”
Mi ha sorriso e si è ricomposta, poi due dei signori l’hanno guardata e le hanno sorriso come ad invitarla ad esibire ancora le sue bellezze, piano piano il vestito è risalito con una leggera divaricazione delle cosce per la soddisfazione dei signori di fronte. Dopo qualche minuto Eliana mi ha detto che andava alla toilette, nel frattempo ci siamo scambiati alcuni sguardi con i signori ai quali ho fatto capire che la cosa non mi disturbava, tornata dopo cinque minuti si era rifatta il trucco più appariscente, si è seduta e subito i signori l’hanno guardata. Eliana si è scoperta le cosce dandomi un bacio, ho visto gli uomini che commentavano, ho guardato le gambe di mia moglie completamente scoperte e ho visto che si era tolta le mutandine. Gli stava facendo vedere la figa nuda e depilata, si ricomponeva per riscoprirsi più volte facendo eccitare i signori ma anche me tanto lo sapeva fare bene, dopo un quarto d’ora ho visto che uno le ha fatto un cenno si è alzato seguito da un’altro del suo tavolo. Dopo un paio di minuti Eliana mi ha detto di dovere andare ancora alla toilette, io ho annuito capendo che qualcosa stava per succedere, dopo dieci minuti non era tornata e neanche i signori di fronte allora sono andato a mia volta alle toilette. Le toilette erano ben curate, spaziose e pulite, separate uomini e donne, sono entrato in quella delle donne con discrezione ma non c’era nessuno neanche Eliana così sono entrato in quella degli uomini, una volta entrato ho sentito dei mugolii provenire da una delle toilette, c’era la porta socchiusa ho sbirciato dentro e sorpresa!!! Eliana era completamente nuda in mezzo ai due signori del tavolo di fronte che le baciavano le tette accarezzandole la figa, in quel momento è entrato un terzo, mi ha guardato un po imbarazzato ed io senza dire niente gli ho sorriso, in quel momento si è aperta la porta della toilette, io mi sono nascosto e dallo specchio ho visto Eliana nuda tra i due uomini che rideva eccitata. Loro invitavano il terzo da unirsi cosa che ha fatto puntualmente, io vedevo tutto dallo specchio, Eliana li spompinava a turno menando gli altri due con le mani, si è fatta chiavare da dietro con un cazzo in bocca e uno in mano, in due l’hanno sollevata per le gambe uno per parte e il terzo glielo ha messo nel culo facendola mugugnare come una vacca. Le tenevano una mano sulla bocca perchè non gridasse, l’ha pompata per cinque minuti poi uno alla volta le hanno sborrato in bocca, non avrei mai pensato di avere una moglie così porca, non è mai stata una santa. Tornato al tavolo lei è arrivata dopo una decina di minuti dicendomi di essere andata al bar di fianco a prendere le sigarette, si era fermata con un’amica a parlare, io le ho sorriso e le ho detto hai fatto bene, siamo rincasati e a letto ha voluto fare sesso. Eliana ha insistito per prenderlo nel culo, non me la ero mai goduta prima come in quella notte, a volte qualche diversivo vivacizza la coppia, anche fare finta di non sapere è eccitante per lei e per me.

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Una strana situazione (Parte 3)

Durante il viaggio di ritorno Luisa fu molto silenziosa mandando ogni tanto un profondo sospiro. Rispettai la sua volontà ma cercai di guidare il più veloce possibile eccitatato come ero dopo aver udito il suo invito. Mi sembrava veramente impossibile quello che era successo soprattutto perchè nessuno di noi due l’aveva cercato. Pensai anche a mia moglie e mi sentii leggermente in colpa ma non pentito. Luisa, come se mi avesse letto nel pensiero, mi chiese
“riusciremo a tenerlo nascosto?”
“Son convinto di sì. siamo adulti e sappiamo entrambi che questo sarà un week end irripetibile. Dobbiamo liberarci di tutti i pensieri negativi e goderci quello che verrà!
“Hai ragione. Mi dispiace solo che non è successo prima. Mi ero dimenticata di qualnto è bello il sesso ed ora è troppo tardi per tornare indietro. C’erano degli amici che mi venivano dietro subito dopo che Paolo è venuto a mancare. Mi potevo rifare una vita”
“Ora è inutile pensarci. Non rovinarti il poco tempo rimasto”
appena entrati in casa corremmo nella camera da letto e ci spogliammo velocemente. Il cazzo era già pronto all’uso e capivo dai suoi sguardi vogliosi che anche lei lo era.
Avevo una voglia enorme di fare sesso ma sapevo che sarebbe stata l’ultima volta ed era triste per questo. La feci sdraiare supina sul letto e comincia a baciare un lobo dell’orecchio mentre con una mano le sfrigavo alternativamente i capezzoli. Non avevo nessuna fretta e non volevo che lei ricordasse questo pomeriggio solamente perchè aveva provato per la prima volta il sesso anale. A dire il vero nenche mi interessava quello. Volevo farla impazzire dal godimento, mandarla in estasi per gli orgasmi avuti e poi, se arrivava, le avrei fatto provare anche quello.
Ora con la bocca le risucchiai il capezzolo più vicino e lei cominciò a gemere per il piacere che provava. Allungai allora la mano verso il clitoride e presi a fare dei cerchi lenti intorno ad esso che lei accettò con piacere vista la reazione del suo corpo che iniziò a tremare leggermente. Guardandola fissa negli occhi passai a sfrigolare ‘altro capezzolo, aumentando contemporaneamente la velocità dei cerchi intorno al clitoride e la vidi entrare in estasi nel momento del suo primo orgasmo pomeridiano. Alzò gli occhi verso il soffitto mostrandomi solamente il bianco dei suoi bellissimi occhi, aprì leggermente la bocca comiciando a gemere sempre più profondamente e finalmente
“si, si Luigi, siiiiiiiii” grido mentre veniva sopraffatta dal violento orgasmo.
Attesi che si calmasse prima di scendere tra le sue gambe e cominciare a farle un bidet completo alla fica spalancata in modo osceno. Aveva un buon sapore e me la mangiai letteralmente leccandologliela per tutta la lunghezza partendo dal clitoride. Mi aiutai con una mano per aprire meglio le grandi labbra e inserire la mia lingua il più in fondo possibile in quel buco succoso mentre lei, ormai sempre più disinibita, mi prendeva la testa tra le mani e me la guidava nei punti più sensibili e bisognosi di leccate e succhiate. Non so veramente per quanto tempo sono rimasto in quella posizione ma no mi dispiacque affatto. Dopo il suo ennesimo orgasmo mi alzai e mi misi sopra di lei posando il cazzo sulla fica. Non entrai subito ma attesi che lei mi guardasse negli occhi per poi entrare lentamente facendole sentire tutta la lunghezza del cazzo. Entravo e uscivo lentamente per nulla dimentico del fatto che lei aveva ancora il minuscolo plug nel culo.
“L’ho fatto provare prima alla madre” pensai tra me e me ricordando l’intenzione di regalare i restanti plug a mia moglie
Prima di godere tolsi il cazzo dalla sciacquante fica e lo misi tra le tette che erano state una delle causa della nostra storia. Le strinsi e cominciai a muovermi sempre più velocemente ma lei tolse le mie mani e ci mise le sue dicendomi di avanzare un poco e poi prese la cappella in bocca e la risucchiò. Mi sentivo esplodere e dopo altri due o te movimenti lo feci urlando il mio orgasmo sparando lo sperma in bocca e sul viso di Luisa.
Rimanemmo abbracciati in silenzio per un po’ di tempo e poi mi addormentai profondamente.
Mi svegliò mia moglie quando chiamò sul cellulare per dirmi quanto si era divertita quel giorno e quanto sentiva la mia mancanza. Sarebbe tornata il giorno successivo in tarda serata. Per ultimo mi chiese notizie della madre e se era stata fastidiosa.
“No cara, è stata veramente brava. Non mi ha infastidito per niente, anzi”
Proprio in quel momento Luisa rientrò in camera e mi fece cenno che non voleva parlare con la figlia.
Si era messa addosso una camicia da notte trasparente, mai vista in precedenza, e dopo aver riattaccato mi pose il caffè che mi aveva portato. La mia reazione alla sua vista fu facilmente notabile da parte sua che ridendo mi disse
“ma non ti stanchi mai?”
“mi capita solamente con le belle donne e solo in questa casa”
si mise sul letto e mi abbracciò posando la testa sul mio torace per poi allungare una mano e cominciare ad accarezzarmi il cazzo. Non sapevo le sue intenzioni ma era libera di fare quello che voleva. Rimase pensierosa a lungo ma poi … scese con la testa e cominciò a baciarmi il pube. Baci leggeri, sfiorati, o anche solo accennati. Dal pube sorpassò il cazzo per passare allo scroto che prese in mano come se lo dovesse pesare e cominciò a leccarlo. Neanche sua figlia mi aveva fatto una cosa del genere. Sapete quanto sia innamorato di mia moglie e quanto sia fiero della nostra sessualità, ma quello che stava facendo Luisa era inspiegabile. La mia eccitazione cresse a dismisura ed ora ero io che ero in estasi. Ero io quello che alzò gli occhi al soffitto quando lei prese a leccarmi il cazzo. Ero io quello che le prese la testa tra le mani per darle il ritmo giusto per me. Ma lei ad un certo punto si fermò e si alzò per togliersi la camicia da notte che pose sul comodino da dove prese il flacone del lubrificante.
“Ho tolto quella supposta che mi avevi messo nel culo. Ora fammi sentire il tuo cazzo, ti prego”
La feci distendere prona sul letto e spruzzai un po’ di lubrificante sul suo ano cominciando a massaggiare tutto il solco delle natiche. Volevo che si rilasse al massimo e allora le misi un cuscino sotto la pancia in modo che il bacino rimanesse sollevato dandomi via libera ad entrambi i buchi. Mentre con una mano massaggiavo tra le scivolose natiche con l’altra comincia a farle un ditalino. Aggiungi altro lubrificante sull’ano e ripresi a “torturale” il clitoride e contemporaneamente inizia a spingere un dito nell’ano. Da Luisa nessuna reazione se non il continuo gemito di piacere. Mossi il dito nel culo avanti ed indietro ed aumentai lo sfrigolamente del clitoride. Attesi di sentirla godere prima di forzare l’ingresso al secondo dito. Ora l’ano ero più largo ma non al punto di accettare senza troppo dolore l’ingresso del mio cazzo ma ero talmente eccitato che non sarei durato ancora troppo a lungo e sicuramente quella era l’ultima cartuccia che mi restava per oggi.
Tolsi le dita dal culo e presi di nuovo il flacone. Versai una buona dose sull’ano e sul mio cazzo. Quando posai il glande sull’ano sentii Luisa irrigidirsi un poco ma poi si rilassò da sola ed io spinsi piano, pianissimo, fermandomi ad ogni suo sospiro dicendole sempre di restare rilassata. Alla fine il cazzo entrò per intero ma fu una grande fatica. Luisa si lamentava ed avevo paura di farle troppo male.
Lei capì le mie intenzioni di smettere e mi bloccò dicendomi
“non ci pensare per niente! Dammi un minuto e poi ricominciamo. Lo desidero da quando ho sentita mia figlia incitarti di farlo. Fallo provare anche a me, ti prego”
“ok se è questo che desideri. Ma sappi che all’inizio sarà ancora più doloroso.”
“non ti preoccupare, non pensare che sia io qui con te. Ecco pensa che ci sia tua moglie.”
Iniziai a muovermi lentamente e ad ogni lieve spinta udivo il suo lamento diminuire sempre di più. Quando aumentai la velocità i suoi lamenti aumentarono ma ormai … non mi potevo più fermare perchè ero prossimo all’orgasmo. Le ultime spinte furono accompagnate da urla di dolore di Laura e di piacere da parte mia. Mi dispiacque molto per questo mio egoismo ma l’avevo fatto per lei,
Al ritorno di mia moglie a casa le cose tornaroro alla normalità come anche i rapporti tra me e Luisa. Lei il venerdì usciva con le amiche dandomi la possibilità di far l’amore con lei. Dopo un mese io e mia moglie ci trasferimmo in un’altra casa e ricominciammo ad amarci ogni volta che volevamo senza nessun problema.
Per finire devo dirvi che durante il trasloco, mentre mia moglie sistemava le cose nella vecchia casa ed io facevo aventi e indietro con altre cose da trasportare, Luisa mi chiese di far sesso con lei un’ultima volta e questa volta ha avuto il suo orgasmo anale.
FINE