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Come tutto è iniziato.

Io ed M siamo amici d’infanzia e coetanei. I nostri genitori erano (e sono) molto amici e fin da piccoli abbiamo spesso fatto vacanze insieme e passato un sacco di tempo uno a casa dell’altro. Con l’arrivare dell’adolescenza abbiamo iniziato a sperimentare le prime seghe in compagnia, a volte anche con altri ragazzi più o meno della nostra età, la maggior parte delle volte guardando giornalini porno che i ragazzi più grandi nascondevano in giro. La cosa è rimasta più o meno invariata per qualche mese fino a che, a casa di lui, non abbiamo scoperto per caso il posto dove suo padre teneva nascosti i film porno. A quel punto non aveva più senso farsi le seghe sui giornaletti quando avevamo a disposizione decine di videocassette. I suoi genitoi lavorano entrambi, quindi le ore in cui la casa era vuota abbondavano. Ogni volta che potevamo ci ritrovavamo a casa sua e stavamo per ore a segarci insieme davanti al televisore. Da lì al resto il passo è stato abbastanza breve: due adolescenti sempre arrapati con film porno di ogni tipo tra le mani…
Pian piano siamo passati dal farci le seghe ognuno per conto proprio al farcele a vicenda per brevi tratti che via via diventavano sempre più lunghi fino a farci venire l’un l’altro. Dopo un po’ però anche quello non ci bastava più ed alla fine abbiamo provato anche il sesso orale. La prima volta che lo abbiamo fatto, ci ha fatti arrapare così tanto che non siamo più riusciti a fermarci. Lo abbiamo fatto praticamente ovunque ce ne sia stata l’occasione, sia al chiuso che all’aperto. Raramente siamo andati oltre ed onestamente non saprei spiegarne il perchè. Dei due quello più “convinto” era sicuramente M anche se non sempre insisteva più di tanto. La cosa è durata per un bel po’ di tempo, almeno fino ai 20 anni d’età. A quel punto finalmente ci siamo fidanzati entrambi ed abbiamo smesso di giocare tra di noi. Del resto era un semplice gioco, un modo alternativo per “divertirsi” in assenza di ragazze. Non c’era alcun tipo di legame sentimentale, volevamo solamente godere e ci riuscivamo alla grande.
In questi 7 anni di “fidanzamento” i miei gusti “sessuali sono evoluti molto rispetto agli inizi. Mi è capitato sempre più spesso di vedere video con gay o transessuali e se all’inizio mi rimanevano abbastanza indifferenti, con il passare del tempo hanno iniziato a stuzzicarmi abbastanza. Pian piano hanno finito per piacermi anche quelli e spesso, mentre li guardavo e mi segavo, mi è capitato di ripensare a quelle giornate passate a succhiarci i cazzi e di fantasticare di averlo di nuovo lì e di poterci fare tutto quel che mi passava per la mente. Non fraintendetemi, scopare con la ragazza era sicuramente più soddisfacente, però quello che facevo con M era qualcosa di diverso.
Ora, dopo sette anni dall’ultima volta che ce lo siamo succhiati a vicenda, siamo tornati entrambi single ed abbiamo ripreso le vecchie abitudini: uscire insieme agli altri amici, andare in giro, in vecanza e naturalmente anche tutto il resto.

Questa prima “intro” si ferma qui.
Almeno per ora, non voglio parlare in modo dettagliato di quello che abbiamo fatto io ed M in passato ma se siete interessati ed avete domande da farmi, potete scrivermi un messaggio privato.

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Cloro

Finisco di sistemarmi I capelli dentro la cuffia di lattice. Li fisso con delle mollette, per aiutarmi, perchè I miei boccoli scuri proprio non vogliono saperne di essere domati.
Tolgo l’accappatoio, lo appoggio sulle gradinate accanto alla piscina, e mi dirigo a inizio vasca. Infilo gli occhialini, salgo sul bordo e mi tuffo di testa.
Inizio a fare le mie solite vasche a stile, entrando e uscendo dall’acqua a ritmo di ogni bracciata.
Dieci, venti, trenta vasche. Sono soddisfatta dei miei ritmi, 30 anni e la stessa agilità di quando ne avevo 15 e partecipavo alle gare di nuoto scolastiche.
Dopo le prime quaranta vasche, mi fermo e mi avvicino al bordo della piscina. Mi appoggio con la schiena alle piastrelle azzurre, per riprendere fiato. Tolgo gli occhialini e me ne sto lì in ammollo.
Vedo con la coda dell’occhio qualcuno tuffarsi nella stessa corsia in cui mi trovo. Nelle altre corsie ci sono almeno 3 o 4 persone, quindi quel ragazzo alto e dal fisico asciutto decide che la mia corsia sia la migliore. Lo osservo mentre nuota senza fermarsi mai, passandomi davanti più volte rapido e s**ttante. Osservo il suo corpo e i suoi muscoli tendersi per lo sforzo. Non è particolarmente grosso né palestrato, ma ha comunque un bel corpo liscio e ben formato.
Dopo un po’ anche lui si ferma. Toglie gli occhialini e si accosta al bordo come io avevo fatto prima di lui. E’ a poco meno di un metro da me. Mi guarda, fa un timido sorriso e poi torna a guardare dritto davanti a se. E’ molto più giovane di quello che sembrava. Avrà 23, forse 24 anni. Non capisco cosa ci sia in lui che mi attira tanto, eppure la sento l’attrazione. Mi piace il suo viso pulito, fresco. Mi avvicino un po’ e lo guardo.
-Ciao.- dico.
Lui mi guarda.
-Ciao..- risponde.
Gli sorrido e gli porgo la mano.
-Mi chiamo Angelica.-
Lui mi stringe la mano sorridendo a sua volta. Ha una stretta forte e decisa, e questo mi piace.
-Sono Marco.-
-Piacere di conoscerti, Marco. E’ la prima volta che ti vedo qui. Io vengo tutte le settimane, ma mi ricorderei di te.-
Lui annuisce.
-Si, infatti è la prima volta che vengo qua. Mi sono appena trasferito nel quartiere, prima vivevo dall’altra parte della città.-
-Ah, ma bene!- dico sempre sorridendo.
Quel ragazzo m’intriga. Mi avvicino ancora un poco e mi appoggio di nuovo con la schiena al bordo. Ce ne stiamo lì vicini, i gomiti che si sfiorano, a guardare gli altri nuotare nelle altre corsie. Mi accorgo con la coda dell’occhio che lui sta sbirciando nella mia direzione, probabilmente cercando di non essere visto. Io mi tolgo la cuffia, lasciando cadere sulle spalle i miei capelli bagnati, prendo un elastico dal polso e inizio a legarmi i capelli in una crocchia alta sulla testa. So che mi sta guardando. So che guarda i miei grossi seni alzarsi leggermente, e probabilmente vede la forma dei miei capezzoli turgidi coperti dal costume olimpionico. Finisco di sistemare i capelli e mi giro verso di lui, che abbassa la testa di s**tto. È diventato rosso in viso. Attraverso l’acqua, mi sembra di percepire un rigonfiamento dentro il suo costume aderente. Ricomincio a guardare dritto di fronte a me. Alzo una mano per ricambiare il saluto di una delle istruttrici di nuoto che mi vede da qualche corsia di distanza, per poi tornare a seguire i ragazzi del suo corso.
-Lo so che ti piaccio.- dico senza guardarlo.
Lo sento irrigidirsi accanto a me.
-Ho percepito il tuo sguardo. Probabilmente ti affascina l’idea di una donna più grande di te che se ne sta qui vicina a te, in costume da bagno, lo capisco. E credimi..-
Mi giro e lo guardo. Lui alza lo sguardo su di me e mi guarda a sua volta, sempre rosso in volto.
-..anche io sono affascinata da te.-
Guardo di nuovo dritto davanti a me. Metto una mano sott’acqua e l’appoggio sul suo pacco. Lui si lascia sfuggire un gemito leggero, per la sorpresa. Non mi ero sbagliata, posso sentire il suo pene duro ed eretto attraverso il costume. Sorrido maliziosa, sempre senza guardarlo.
-Allora- comincio -che fai nella vita, Marco?-
Lui non risponde. Respira in modo pesante, è eccitato e allo stesso tempo intimidito. Lo guardo.
-Studi? Lavori?-
Faccio scivolare la mano dentro il costume e lo stringo nella mia mano, accarezzandolo.
Attendo qualche altro istante, mentre lui cerca di comportarsi come se non avesse la mia mano sul suo arnese.
-I…io…aah…- balbetta.
Prova a ricomporsi, prende un bel respiro.
-Io studio..- dice -..vado all’università. Economia e commercio.-
-Ah, ma che bello! Avevo degli amici che frequentavano quella facoltà. Io invece mi sono laureata in lettere moderne. Ma si parla di qualche anno fa, ormai.-
Lui annuisce e abbozza un sorriso, ma subito il suo volto si contrae in una smorfia di piacere perchè con la mano ho iniziato a fargli una sega dentro il costume.
-Sei fidanzato?- domando, guardandolo negli occhi. Lui non distoglie lo sguardo, improvvisamente un po’ meno intimidito.
-No, non più. Ho alle spalle una storia…finita da poco..-
Fatica a finire la frase, e ansima. Davanti a noi nelle altre corsie la gente nuota, chiacchiera a bordo vasca, si tuffa dai trampolini. Da un momento all’altro qualcuno potrebbe decidere di entrare nella nostra corsia, e mettere fine al nostro gioco. Ma per il momento va tutto bene. Nessuno ci disturba.
Aumento la velocità e lui fatica sempre di più a nascondere i brividi di piacere. La sua espressione è ferma, ma i muscoli del suo volto ogni tanto si contraggono senza che lui riesca a controllarli.
Smettiamo di parlare. Lui guarda di fronte a se, io faccio altrettanto. La mia mano non gli da tregua e continuo a masturbarlo sott’acqua. Ogni tanto emette dei sussurri, dei gemiti leggeri, trattenuti a stento, che io riesco a sentire. Mi sento eccitata tanto quanto lo è lui, e i miei capezzoli sono così duri e turgidi che mi sembra possano bucare il costume da un momento all’altro.
Vado avanti per quasi dieci minuti finchè all’improvviso lui si volta verso di me e mi fissa negli occhi.
-Sto…sto per venire…- sussurra, paonazzo in volto. Gli leggo in faccia lo sforzo che sta facendo.
-Non credo di poter res****re ancora…-
Sfilo la mano dal suo costume. Lui sembra rilassarsi un poco e riprende fiato. Io gli sorrido.
-Credo sia arrivata l’ora per me di uscire, sono qui dentro da troppo. Forse dovresti uscire anche tu. L’acqua ti rovinerà la pelle.-
Gli lancio un ultimo sguardo e esco dalla piscina facendomi leva con le braccia. Recupero l’accappatoio e rientro negli spogliatoi. Mi fermo appena dietro l’angolo. Sciolgo i capelli e aspetto. Dopo un paio di minuti lo vedo sbucare di fronte a me, fradicio. L’erezione ancora lì, al suo posto.
Si fionda su di me, mi schiaccia contro il muro e inizia a baciarmi. Io ricambio, avvinghiandomi a lui, mentre sento già le sue mani dappertutto.
-Non qui…-sussurro.
Mi libero e lo conduco dentro una delle cabine dello spogliatoio, l’ultima in fondo. Chiudo a chiave il cubicolo e siamo in penombra, in questa s**tola di legno poco spaziosa. Al suo interno solo dei ganci per appendere gli abiti e un’asse fissata ad una delle pareti che serve da panca.
Lui ricomincia subito a baciarmi e con un gesto deciso mi abbassa le spalline del costume e me lo tira giù fino all’ombelico. Mi prende i seni tra le mani e sento le sue dita pizzicarmi i capezzoli. Lascio andare un gemito quando si abbassa e inizia a leccarli e succhiarli, mentre io inarco la schiena premuta contro una delle pareti. Porto le mani ai suoi fianchi e gli faccio scivolare giù il costume, scoprendo finalmente il suo pene gonfio e rigido. Lui se ne libera con rapidità e poi tira giù completamente il mio, lasciandomi nuda, le gocce d’acqua che mi colano per tutto il corpo. Mi spinge sulla panca, mi siedo. Lui si inginocchia, si mette le mie gambe sulle spalle, e affonda la faccia tra le mie cosce. Inizia a leccare e i miei gemiti iniziano a farsi sentire. Ad ogni leccata è una scossa, ogni scossa un gemito che non riesco a trattenere. Inarco la schiena mentre lui riprende a massaggiarmi i seni e la sua lingua non si ferma mai. Sento delle voci fuori nello spogliatoio, così chiudo la bocca. Mi mordo il labbro per cercare di non fare rumore, anche se ogni tanto qualche mugolio mi scappa. Lui si ferma, si alza e mi bacia. Poi mi guarda intensamente.
-L’hai voluto tu.- sussurra con un sorriso.
Mi tira in piedi, mi ritrovo di nuovo contro la parete. Da una leccata ai miei capezzoli, poi con un gesto deciso mi solleva una gamba e sento quasi subito il suo pene scivolarmi dentro in un colpo solo. Mi scappa un grido che fortunatamente mi si strozza in gola. Fuori un paio di ragazze scherzano e ridono mentre prendono dall’armadietto il necessario per farsi la doccia.
Inizia a penetrarmi con forza, dando dei colpi decisi con il bacino. Inizio ad ansimare senza controllo, in preda al piacere, sforzandomi di non fare troppo rumore ma non riuscendoci molto bene.
-Sssshhh- dice lui, e con la mano libera mi tappa la bocca, soffocando i miei gemiti.
Continua con colpi sempre più forti e ravvicinati, forse per cinque, dieci, quindici minuti, non so dirlo. Perdo la cognizione del tempo mentre vengo penetrata in quella cabina, in preda al piacere e con le cosce bagnate del mio stesso liquido caldo.
Si ferma, lo tira fuori, mi bacia. Butta a terra in fretta il mio accappatoio e mi ci fa sdraiare. In un secondo mi è sopra e ricomincia a penetrarmi. Ormai non faccio più caso al vociferare delle persone che entrano ed escono dallo spogliatoio, ho la mente completamente annebbiata dal piacere sempre più intenso. Ci scambiamo di posto, si sdraia sulla schiena e subito mi siedo su di lui. Inizio a cavalcarlo muovendomi su e giù e dando colpi secchi col bacino. Ansimo, gemo sottovoce, mentre lo guardo e vedo sul suo volto espressioni di piacere intenso. Lo bacio, gli graffio il petto, mi muovo senza sosta. Lo sento aprirmi e penetrarmi, dentro e fuori, dentro e fuori, e all’improvviso una scarica mi percorre tutto il corpo, improvvisa, e lascio andare un lungo gemito mentre inarco la schiena e l’orgasmo mi percorre dal ventre fino alle estremità, facendomi tremare.
Cerco di riprendere fiato, mi alzo quel tanto che basta da permettermi di sfilarlo. Il suo pene è fradicio dei miei umori. Lui si alza, mentre io rimango a terra, sull’asciugamano. Lo prendo in mano e mi metto a fargli una sega. So che sta per venire, ha la stessa espressione che aveva in acqua quando mi aveva fermata. Lo prendo in bocca e mi metto a succhiarlo. Lui geme per questo piacere improvviso, e inizia leggermente a tremare. Sta per scoppiare. Lo tiro fuori dalla bocca, lo punto sul mio seno e prendo a masturbarlo più veloce. Tempo qualche secondo, e inizia a schizzarmi tutto il suo seme sul seno, ansimando in preda all’orgasmo.
Si svuota completamente su di me, poi si siede sulla panca, riprendendo fiato. Mi pulisco con un lembo dell’accappatoio e mi alzo. Mi avvicino e lo bacio dolcemente, poi gli lecco l’angolo della bocca e mi allontano un po’ mentre lui non smette di guardarmi, rapito.
-Credo…credo che…sia stata…l’esperienza…più eccitante della mia vita..- dice con il fiato corto.
Io gli sorrido.
-Te la meritavi. E io anche. Era da un po’ che non provavo un piacere così.-
Lui non smette di guardarmi. Sorride.
-Grazie.-
Io m’infilo l’accappatoio pronta ad uscire dalla cabina.
-Non devi ringraziarmi, davvero. E’ stato bello per entrambi.-
Si alza, mi afferra da dietro, senza voltarmi, e mi stringe contro di sé. Sento il suo respiro sul mio collo, le mani sui miei seni, il mio cuore che batte all’impazzata.
-Invece devo. Devo e voglio ringraziarti.-
Mi slaccia l’accappatoio, lo apre.
-Ma cosa…aspetta..- provo a dire, ma lui già fa scivolare una mano sul mio ventre.
-Allarga un po’ le gambe..- mi dice.
Io esito un istante, ma poi faccio come dice.
La sua mano scivola giù, tra le mie gambe, e inizia a massaggiarmi il clitoride con le dita.
Ricomincio a gemere quasi subito. E’ maledettamente bravo, e le sue dita scivolano e si muovono esattamente nel punto giusto e nel modo giusto. Quasi senza accorgermene divarico di più le gambe e chiudo gli occhi, e mi lascio toccare così fino a che di nuovo esplodo in un altro orgasmo.
Rimaniamo così per qualche minuto, in silenzio, mentre il mio cuore inizia a calmarsi e lui mi stringe da dietro. Sento l’odore del cloro che mi invade le narici, pungente. I nostri corpi sono cloro, odorano di cloro. Sono come mischiati assieme, come il cloro disciolto nell’acqua.
-Se ti interessa..- inizio -..io sono qui tutte le settimane per tre giorni la settimana. I giorni centrali, di solito. Potremmo nuotare insieme, qualche volta. Magari poi possiamo andare a berci un caffè. O magari niente di tutto questo.-
Lui rimane in silenzio per un attimo.
-Mi piacerebbe molto.- dice.
Mi sciolgo dal suo abbraccio, lo saluto, esco dalla cabina.
Sono andata in quella piscina per anni, tutte le settimane, per tre giorni la settimana.
Non mi sono mai sentita spossata come oggi.

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Una strana situazione (Parte 3)

Durante il viaggio di ritorno Luisa fu molto silenziosa mandando ogni tanto un profondo sospiro. Rispettai la sua volontà ma cercai di guidare il più veloce possibile eccitatato come ero dopo aver udito il suo invito. Mi sembrava veramente impossibile quello che era successo soprattutto perchè nessuno di noi due l’aveva cercato. Pensai anche a mia moglie e mi sentii leggermente in colpa ma non pentito. Luisa, come se mi avesse letto nel pensiero, mi chiese
“riusciremo a tenerlo nascosto?”
“Son convinto di sì. siamo adulti e sappiamo entrambi che questo sarà un week end irripetibile. Dobbiamo liberarci di tutti i pensieri negativi e goderci quello che verrà!
“Hai ragione. Mi dispiace solo che non è successo prima. Mi ero dimenticata di qualnto è bello il sesso ed ora è troppo tardi per tornare indietro. C’erano degli amici che mi venivano dietro subito dopo che Paolo è venuto a mancare. Mi potevo rifare una vita”
“Ora è inutile pensarci. Non rovinarti il poco tempo rimasto”
appena entrati in casa corremmo nella camera da letto e ci spogliammo velocemente. Il cazzo era già pronto all’uso e capivo dai suoi sguardi vogliosi che anche lei lo era.
Avevo una voglia enorme di fare sesso ma sapevo che sarebbe stata l’ultima volta ed era triste per questo. La feci sdraiare supina sul letto e comincia a baciare un lobo dell’orecchio mentre con una mano le sfrigavo alternativamente i capezzoli. Non avevo nessuna fretta e non volevo che lei ricordasse questo pomeriggio solamente perchè aveva provato per la prima volta il sesso anale. A dire il vero nenche mi interessava quello. Volevo farla impazzire dal godimento, mandarla in estasi per gli orgasmi avuti e poi, se arrivava, le avrei fatto provare anche quello.
Ora con la bocca le risucchiai il capezzolo più vicino e lei cominciò a gemere per il piacere che provava. Allungai allora la mano verso il clitoride e presi a fare dei cerchi lenti intorno ad esso che lei accettò con piacere vista la reazione del suo corpo che iniziò a tremare leggermente. Guardandola fissa negli occhi passai a sfrigolare ‘altro capezzolo, aumentando contemporaneamente la velocità dei cerchi intorno al clitoride e la vidi entrare in estasi nel momento del suo primo orgasmo pomeridiano. Alzò gli occhi verso il soffitto mostrandomi solamente il bianco dei suoi bellissimi occhi, aprì leggermente la bocca comiciando a gemere sempre più profondamente e finalmente
“si, si Luigi, siiiiiiiii” grido mentre veniva sopraffatta dal violento orgasmo.
Attesi che si calmasse prima di scendere tra le sue gambe e cominciare a farle un bidet completo alla fica spalancata in modo osceno. Aveva un buon sapore e me la mangiai letteralmente leccandologliela per tutta la lunghezza partendo dal clitoride. Mi aiutai con una mano per aprire meglio le grandi labbra e inserire la mia lingua il più in fondo possibile in quel buco succoso mentre lei, ormai sempre più disinibita, mi prendeva la testa tra le mani e me la guidava nei punti più sensibili e bisognosi di leccate e succhiate. Non so veramente per quanto tempo sono rimasto in quella posizione ma no mi dispiacque affatto. Dopo il suo ennesimo orgasmo mi alzai e mi misi sopra di lei posando il cazzo sulla fica. Non entrai subito ma attesi che lei mi guardasse negli occhi per poi entrare lentamente facendole sentire tutta la lunghezza del cazzo. Entravo e uscivo lentamente per nulla dimentico del fatto che lei aveva ancora il minuscolo plug nel culo.
“L’ho fatto provare prima alla madre” pensai tra me e me ricordando l’intenzione di regalare i restanti plug a mia moglie
Prima di godere tolsi il cazzo dalla sciacquante fica e lo misi tra le tette che erano state una delle causa della nostra storia. Le strinsi e cominciai a muovermi sempre più velocemente ma lei tolse le mie mani e ci mise le sue dicendomi di avanzare un poco e poi prese la cappella in bocca e la risucchiò. Mi sentivo esplodere e dopo altri due o te movimenti lo feci urlando il mio orgasmo sparando lo sperma in bocca e sul viso di Luisa.
Rimanemmo abbracciati in silenzio per un po’ di tempo e poi mi addormentai profondamente.
Mi svegliò mia moglie quando chiamò sul cellulare per dirmi quanto si era divertita quel giorno e quanto sentiva la mia mancanza. Sarebbe tornata il giorno successivo in tarda serata. Per ultimo mi chiese notizie della madre e se era stata fastidiosa.
“No cara, è stata veramente brava. Non mi ha infastidito per niente, anzi”
Proprio in quel momento Luisa rientrò in camera e mi fece cenno che non voleva parlare con la figlia.
Si era messa addosso una camicia da notte trasparente, mai vista in precedenza, e dopo aver riattaccato mi pose il caffè che mi aveva portato. La mia reazione alla sua vista fu facilmente notabile da parte sua che ridendo mi disse
“ma non ti stanchi mai?”
“mi capita solamente con le belle donne e solo in questa casa”
si mise sul letto e mi abbracciò posando la testa sul mio torace per poi allungare una mano e cominciare ad accarezzarmi il cazzo. Non sapevo le sue intenzioni ma era libera di fare quello che voleva. Rimase pensierosa a lungo ma poi … scese con la testa e cominciò a baciarmi il pube. Baci leggeri, sfiorati, o anche solo accennati. Dal pube sorpassò il cazzo per passare allo scroto che prese in mano come se lo dovesse pesare e cominciò a leccarlo. Neanche sua figlia mi aveva fatto una cosa del genere. Sapete quanto sia innamorato di mia moglie e quanto sia fiero della nostra sessualità, ma quello che stava facendo Luisa era inspiegabile. La mia eccitazione cresse a dismisura ed ora ero io che ero in estasi. Ero io quello che alzò gli occhi al soffitto quando lei prese a leccarmi il cazzo. Ero io quello che le prese la testa tra le mani per darle il ritmo giusto per me. Ma lei ad un certo punto si fermò e si alzò per togliersi la camicia da notte che pose sul comodino da dove prese il flacone del lubrificante.
“Ho tolto quella supposta che mi avevi messo nel culo. Ora fammi sentire il tuo cazzo, ti prego”
La feci distendere prona sul letto e spruzzai un po’ di lubrificante sul suo ano cominciando a massaggiare tutto il solco delle natiche. Volevo che si rilasse al massimo e allora le misi un cuscino sotto la pancia in modo che il bacino rimanesse sollevato dandomi via libera ad entrambi i buchi. Mentre con una mano massaggiavo tra le scivolose natiche con l’altra comincia a farle un ditalino. Aggiungi altro lubrificante sull’ano e ripresi a “torturale” il clitoride e contemporaneamente inizia a spingere un dito nell’ano. Da Luisa nessuna reazione se non il continuo gemito di piacere. Mossi il dito nel culo avanti ed indietro ed aumentai lo sfrigolamente del clitoride. Attesi di sentirla godere prima di forzare l’ingresso al secondo dito. Ora l’ano ero più largo ma non al punto di accettare senza troppo dolore l’ingresso del mio cazzo ma ero talmente eccitato che non sarei durato ancora troppo a lungo e sicuramente quella era l’ultima cartuccia che mi restava per oggi.
Tolsi le dita dal culo e presi di nuovo il flacone. Versai una buona dose sull’ano e sul mio cazzo. Quando posai il glande sull’ano sentii Luisa irrigidirsi un poco ma poi si rilassò da sola ed io spinsi piano, pianissimo, fermandomi ad ogni suo sospiro dicendole sempre di restare rilassata. Alla fine il cazzo entrò per intero ma fu una grande fatica. Luisa si lamentava ed avevo paura di farle troppo male.
Lei capì le mie intenzioni di smettere e mi bloccò dicendomi
“non ci pensare per niente! Dammi un minuto e poi ricominciamo. Lo desidero da quando ho sentita mia figlia incitarti di farlo. Fallo provare anche a me, ti prego”
“ok se è questo che desideri. Ma sappi che all’inizio sarà ancora più doloroso.”
“non ti preoccupare, non pensare che sia io qui con te. Ecco pensa che ci sia tua moglie.”
Iniziai a muovermi lentamente e ad ogni lieve spinta udivo il suo lamento diminuire sempre di più. Quando aumentai la velocità i suoi lamenti aumentarono ma ormai … non mi potevo più fermare perchè ero prossimo all’orgasmo. Le ultime spinte furono accompagnate da urla di dolore di Laura e di piacere da parte mia. Mi dispiacque molto per questo mio egoismo ma l’avevo fatto per lei,
Al ritorno di mia moglie a casa le cose tornaroro alla normalità come anche i rapporti tra me e Luisa. Lei il venerdì usciva con le amiche dandomi la possibilità di far l’amore con lei. Dopo un mese io e mia moglie ci trasferimmo in un’altra casa e ricominciammo ad amarci ogni volta che volevamo senza nessun problema.
Per finire devo dirvi che durante il trasloco, mentre mia moglie sistemava le cose nella vecchia casa ed io facevo aventi e indietro con altre cose da trasportare, Luisa mi chiese di far sesso con lei un’ultima volta e questa volta ha avuto il suo orgasmo anale.
FINE

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Il seduttore maturo

Salve amici, mi chiamo Patrizia. Io e mio marito Marcello non siamo più giovanotti ma il sesso continua a intrigarci e a emozionarci parecchio. Lui poi è un vero porco, non si fermerebbe davanti a nulla. Tuttavia, dopo tanti anni, i soliti giochi di coppia stancano. L’attrazione sessuale va via via annullandosi. Ci vogliono nuove idee, nuovi stimoli, come dice sempre Marcello per convincermi ad accettare di fare scambio di coppia. A tal proposito, proprio qualche mese fa, mi ripeteva in continuazione: “Bisognerebbe frequentare gente giovane per rifiorire, non vecchiacci come noi”. Probabilmente aveva ragione. Essendo sempre stata una troia che si eccita a trasgredire scopando con altri uomini, godendo nel fare le corna a mio marito, comunque consenziente anche se non l’ho mai fatto partecipare, è stato facile convincermi che fosse venuto il momento ma mancava l’occasione. Fatto sta che un giorno venne a casa a farmi visita Monica, la figlia di Ginetta, una mia cara amica. Sua madre, abile nel preparare dolci, mi mandava gentilmente in regalo una torta. La ragazza era molto carina. Mio marito l’adocchiò subito e ci scambiò quattro chiacchiere. Lei, dopo un po’ di conversazione, affermò di esser fidanzata con un ragazzo di nome Matteo. Alla fine la convinse a organizzare un’uscita in quattro. Due coppie, quindi, una giovane (loro) e l’altra matura (noi). Andammo al cinema e poi in pizzeria. Presa una certa confidenza, Marcello li invitò a cena da noi il giorno seguente. Il mio estroso coniuge ha un modo tutto suo di porsi con le persone. Quella sera si mise anche a strimpellare la chitarra. A Monica riuscì molto simpatico ma, per poter approcciare intimamente con lei, mio marito avrebbe dovuto liberarsi in qualche maniera del ragazzo. Lo fece inventando un scusa, affermò che in casa non c’era rimasto molto liquore e gli chiese la cortesia di andarne a comprare dell’altro. Matteo, in buona fede, ci andò subito lasciando Marcello in piacevole compagnia di noi donne. Quest’errore si sarebbe rivelato fatale.

Dopo aver bevuto un drink bello forte, il marpione partì all’attacco e io, come d’accordo, gli feci da complice. Mi disse di scoprire il seno davanti alla ragazza e io lo feci. Poi fece degli apprezzamenti e la ragazza disse che le mie tette erano sexy. Mio marito chiese di vedere anche quelle della brunetta. Dopo aver visto le mie, la ragazza si sentì un po’ coinvolta in una sorta di competizione e così le tirò fuori. Erano tette molto carine anche se più piccole delle mie. Il ghiaccio si era rotto, la ragazza, alquanto puttanella nell’indole, gradiva il gioco. Mio marito proseguì facendomi mettere alla pecorina mentre mi tirava giù le mutandine. Disse alla brunetta di guardare com’ero ben messa anche sotto e dietro e lei concordò. Il porcone dilatò i bordi della passera in modo che lei potesse vedermi bene la spacca figale. Monica si era eccitata e mio marito non ebbe difficoltà a far mettere pure lei a pecorina accanto a me, sapendo che tra donne c’è sempre competizione. Quale miglior situazione per un uomo tenere non una ma ben due donne messe a pecorina. Lui le accarezzò il culo, poi si spogliò. Fui io ad accostare il cazzo duro di mio marito alla bocca di Monica. Lei esitò qualche istante, poi lo leccò delicatamente. Misi anch’io la lingua in modo tale che fossimo in due a spompinare. Dopo qualche minuto di leccata doppia. Marcello ebbe una bella erezione e fu pronto per scopare la ragazza a candela. A quella troietta il cazzo di mio marito piaceva eccome e godeva come una maiala mentre mi palpava le tette. Era per lei una situazione nuova, piccante, trasgressiva e sentiva il consenso dell’amica di sua madre a gioire di sentirsi una vacca, di prendere un cazzo nuovo, di mettere le corna a quel becco di Matteo, proprio come dicevo che eccita a me farmi chiavare da altri. Io però, anche per lasciare a loro un po’ d’intimità e a Monica di rompere il ghiaccio e gustarsi il cazzo di mio marito, non ero da meno sparandomi un grosso dildo nella fregna. Marcello si chiavò la ragazza anche tenendola a cavalcioni, così che durante la cavalcata io e lei ci baciammo con quel sottile e delicato piacere bisex che piace a tutte noi donne. Lui continuò a farsela di fianco mentre io godevo col vibratore accanto a loro. Scopata sempre più veloce, la ragazza venne gemendo con gli occhi chiusi. Io riversai un lago di umori figali sul dildo. Poi io e lei riprendemmo a leccare il cazzo di mio marito che esplose nelle nostre bocche bagnandole di densa e copiosa sborra. Proprio in quel momento sopraggiunse il povero Matteo con due bottiglie di liquore in mano che aveva comprato. L’espressione della sua faccia delusa era tutto un programma. Del resto non poteva essere altrimenti vedendo quello scenario: mio marito col cazzo di fuori, io mezza nuda e, soprattutto, la sua ragazza nuda solo coi tacchi e ancora la sborra addosso di Marcello che le colava dalla bocca.

Era dispiaciuto di essere stato tradito oppure di aver perso la possibilità di divertirsi e di scoparmi? Sul momento pensai che fosse stato uno choc nel vedere che la sua ragazza era così troia e così, dopo aver posato le bottiglie, mentre si era recato al bagno per fare pipì, lo raggiunsi. Non aveva chiuso la porta e vidi che aveva tirato fuori una sberla di cazzo duro che se lo stava già menando. Mi accostai a lui per toccarglielo, chiedendogli se gli dispiaceva per Monica. La sua risposta fu che, vedendomi già la sera al cinema, aveva una voglia matta di chiavarmi in tutti i modi ma non osava dirlo per educazione, essendo più vecchia di lui e in presenza del marito. Per cui Matteo era rammaricato di aver perso una situazione erotica e lo rassicurai che anch’io avevo voglia di farmi riempire la figa dal suo bel cazzone. Così almeno si consolò con un pompino veloce che gli feci e poi andammo a bere tutti e quattro in salotto per poi ricominciare più tardi a giocare, quando l’alcool aveva liberato i nostri freni inibitori.

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Rpoberto, il figlio del mio vicino (Finale)

Più tardi quella notte

Non riuscivo a dormire quella notte pensando a quanto divertimento avevo avuto col ragazzo di Gianni mentre il vecchio ubriacone era fuori. Roberto era una tale bella, libidinosa, eccitante piccola puttana, lo era stato sicuramente durante il pomeriggio che passammo insieme nello squallido soggiorno di Gianni. Non avevo mai fottuto un ragazzo così giovane prima di allora e mi sentivo un po’ ansioso. Ma Roberto sapeva veramente come succhiare un uomo ed anche se il suo culo era deliziosamente stretto intorno al mio cazzo, quando avevo tentato di estrarlo, lui aveva tentato disperatamente di mantenere la sua figa di ragazzo sopra la mia verga rigida. Avevo sparato una quantità enorme di sperma mentre lo inculavo. Nel mio libro questo voleva dire che mi piaceva farlo con lui.
Ma la notte passò e Roberto non venne alla mia porta. Alla fine spensi le luci ed andai a letto da solo. Mi sdraiai sopra le coperte dato che faceva caldo e mi menai l’uccello duro finché non sparai il mio carico. Solamente dopo riuscii a sonnecchiare per un po’.
Lo vidi il giorno seguente che ritornava dalla spesa per suo papà. Indossava una bella maglietta ben portata e gli stessi jeans del giorno precedente. Le guance pallide si riempirono di colore quando mi vide e tentò di nascondersi dietro la frangia nera che pendeva sulla sua bella faccia.
“Ciao Roberto.” dissi amichevole andandogli incontro in modo che fosse costretto a guardarmi. Quando tentò di deviare anch’io lo feci per non lasciarlo passare. Con tranquillità chiesi: “Cosa ti è successo la notte scorsa? Stavo aspettando che tu venissi a scaldarmi il cazzo.”
“Umm… mio papà è tornato a casa tardi.” Borbottò il ragazzo abbassando la testa. “Quando è arrivato ero già addormentato e mi sono svegliato questa mattina alle 8.”
“Ora è a casa?” Chiesi. Volevo toccarlo ma non mi fidavo fuori in strada dove era possibile che ci stessero guardando.
“Sì, sta guardando le corse.”
“Sono per lui?” E accennai col capo verso la birra che teneva nelle sue lunghe dita da ragno.
“Sì.”
“Bene potresti portargliela.” Suggerii amabilmente. “E quando hai fatto la commissione per tuo papà, potresti fare alcuni piccoli lavori per me, che ne dici?”
Mi guardò ed improvvisamente i suoi occhi verdi divennero molto accorti. I piccoli denti bianchi morsero il labbro inferiore mentre mi valutava.
“Cosa c’è per me?” Chiese alla fine.
“Beh, tutto dipende da quale lavori farai.” Gli dissi. “Che ne dici di una bottiglia di vodka e qualche sigaretta per iniziare?”
Lui alzò le spalle: “Ok.”
“Ci vediamo tra quindici minuti?” Suggerii. “Entra dalla porta posteriore, la lascerò socchiusa.”
“Sì. Ok.” Roberto mi rivolse un piccolo sorriso storto e mi sorpassò come se non fosse accaduto nulla. Mi girai e guardai il suo bel culo che ondeggiava in quegli stretti jeans blu. Il mio cazzo si irrigidì piacevolmente nei pantaloni ed attraversai la strada affrettandomi a casa per prepararmi.
Dopo venticinque minuti sentii il rumore della porta che si apriva e chiudeva. Stavo cominciando a pensare che mi avesse bidonato di nuovo quando entrò nel soggiorno avanzando tranquillamente come un piccolo gatto, la sua faccia era rossa e sudata.
“Cosa ti è successo?” Chiesi alzandomi in piedi ed abbassandomi la cerniera della patta per fare uscire il pene duro.
Gli enormi occhi verde foglia di Roberto si posarono brevemente sulla mia verga eretta e poi salirono al mio viso.
“Papà voleva il pranzo e ho dovuto correre al negozio a comprare il necessario.” Ansimò.
“Sei un bravo ragazzo.” Dissi con un sorriso. “Togliti i vestiti, Roberto.”
Lui mi guardò di sottecchi lentamente. “Qui?”
“No, fuori nel giardino! Chiaramente qui!” Risi scuotendo la testa. “A meno che tu non voglia che saliamo subito in camera da letto.”
Roberto alzò goffamente le spalle, ma cominciò subito a togliersi la maglietta mentre gettava uno sguardo verso la finestra con le sue tende spesse come se stesse stimando quanto si poteva vedere da fuori. Io mi sfibbiai la cintura e lasciai che i pantaloni precipitassero, poi mi tolsi camicia e cravatta piegandoli ordinatamente sul bracciolo di una sedia e mettendoci insieme anche i pantaloni. Mi tolsi calze e mutande mentre Roberto si stava togliendo i jeans stretti. Li lasciò cadere a terra e ne uscì, pallido, nudo e quasi completamente senza peli. La mia verga si contorse di desiderio a quella vista.

Camminai verso di lui, vestito solamente delle sue scarpe. Il suo bel cazzo era molle ma io vi misi sopra una mano e cominciai a carezzarlo lentamente e dolcemente. Lui mi sembrava nervoso ma io perseverai facendo rotolare le sue sode palle tra le dita e muovendo delicatamente la sua piccola verga sexy tra le mie prime due dita ed il pollice. La mia altra mano si posò e spremette le sue natiche nude, mi chinai a baciare il suo giovane collo pallido mentre l’accarezzavo. Il mio pene eretto sobbalzava contro la sua pancia ed io sentii una piccola goccia di pre eiaculazione cadere dalla testa quando la pelle di seta del suo giovane corpo incontrò il mio cazzo.
“Posso avere un drink?” Bisbigliò Roberto, la sua voce era emozionata ed ansiosa.
“Sicuro. Vuoi un po’ di quella vodka?” Mormorai nel suo orecchio.
Lui accennò col capo rapidamente, io andai all’armadietto del bar e ne presi la bottiglia di Vladivar che avevo comprato quella mattina ed un solo bicchiere. Volevo tenere la testa sgombra per godere ogni secondo del nostro piacere.
“Con cosa la vuoi?” Gli chiesi.
“La voglio liscia.”
“Sei sicuro?” Lo guardai di traverso.
Lui accennò col capo automaticamente così versai un paio di dita di liquore chiaro e glielo passai. Roberto lo bevve in un sorso e si asciugò la bocca col dorso della mano.
“Un altro?”Gli chiesi con un sorriso.
Un altro cenno fu la risposta così questa volta riempii un po’ di più il bicchiere. Lo vuotò in tre sorsate questa volta e la sua espressione non era più così nervosa mentre mi rendeva il bicchiere.
“Vediamo se ti puoi guadagnare il prossimo,” dissi rimettendo la bottiglia nell’armadietto. “Vieni qui e mettiti in ginocchio, bello. Sentiamo quelle belle labbra morbide sulla mia verga.”
Roberto deglutì con forza e mi venne di fianco dopo una breve esitazione. Si inginocchiò subito ed io carezzai di nuovo i suoi capelli neri e morbidi che gli coprivano il viso mentre con quelle mani lunghe e sottili cominciava a carezzarmi delicatamente l’uccello. Teneva gli occhi abbassati quando tirò il mio sesso verso le sue labbra e cominciò a baciarmi il pene eretto salendo e scendendo lungo l’asta. Quando giunse alle palle le leccò pungendo con la lingua il mio sacco peloso mentre le sue mani menavano abilmente il mio membro palpitante.
“Che bello!” Ansimai. “Mmmm, sei uno sporco ragazzino, Roberto. Tu sai veramente come occuparti dell’attrezzo di un uomo. Apri la bocca ed ora mettici dentro la testa del mio cazzo. È ora di succhiare il grosso uccello dello zio.”
Il ragazzo spalancò la bocca e con una mano vi guidò dentro la mia verga. L’altra continuava a spremere e strofinare con forza le palle. Sentii il piacevole formicolio che precede l’orgasmo nel mio inguine mentre il bel adolescente cominciava a succhiare lentamente la testa del cazzo. La sua lingua carezzava la grossa campana porpora che scivolava tra le sue labbra. Presi nel pugno i suoi capelli neri e lucenti e cominciai a fargli muovere la testa spostando ritmicamente le sue labbra morbide su e giù sulla mia asta. Ero affamato di questo: ero nudo ed eretto nel mio soggiorno con un ragazzo nudo ai miei piedi che aveva appena preso volentieri il mio cazzo duro nella sua bocca. Il ragazzo stava succhiandomi come un piccolo campione.
“Oh Roberto!” Gemetti. “Ti sto venendo in bocca.”
Afferrai con forza i suoi capelli e cominciai a sgroppare nella sua gola sentendo l’ingresso stretto della sua faringe intorno al mio glande. Roberto tossì ed soffocò, la bava gli correva sul mento, sulle mie palle quando praticamente mi portò nella sua gola sino all’elsa. Era così desideroso di darmi piacere che mi spinse sull’orlo. Le mie palle sobbalzarono ed io sparai il mio primo fiotto di sperma nella sua gola.
La sua testa diede ancora una scossa ed io gli permisi di togliersi vedendolo tossire e soffocare. Mi strofinai con forza il pene e ne estrassi un altro colpo di sborra che schizzò sulla sua bella faccia. Afferrandolo di nuovo per i capelli spinsi ancora la cappella nella sua bocca.
“Succhiami per pulirlo!” Ordinai al ragazzo. “Succhiaci fuori anche l’ultima goccia.”
Lui continuò a succhiare, dio lo benedica. La sua bocca bagnata e morbida si muoveva con forza sulla testa del mio attrezzo e mi venne duro per il piacere di vedere la mia sborra scendere sul suo mento. Le sue guance arrossivano mentre mi succhiava avidamente coi suoi begli occhi verdi leggermente chiusi. Una mano mi masturbava delicatamente la base dell’asta mentre ingoiava la cappella. Quelle labbra piene e morbide erano meravigliose e calde sul mio pene palpitante. Sentivo i rapidi sbuffi del respiro dalle sue narici che si muovevano lungo la pelle della mia erezione mentre mi lavorava con la bocca.
“Sei un bravo ragazzo, Roberto” ansimai. “Quello che mi fai sentire è incredibile.”
Mi guardò con un mezzo sorriso che gli torse le labbra intorno al mio cazzo. Anche quella sensazione era favolosa.
“Perché non ti sdrai con me sul divano?” Suggerii. Il mio sofà era di morbida pelle crema. Sapevo che era piacevole contro la pelle nuda, presi una bottiglia di baby oil dall’armadietto e la allungai al ragazzo incoraggiandolo a strofinarselo lentamente sul corpo nudo mentre io guardavo.
Si sedette sull’orlo del divano e si tolse le scarpe da quel bravo ragazzo che era poi si appoggiò indietro con un piccolo sospiro e prese la bottiglia dalla mia mano. Mi sedetti sul bracciolo del sofà e lo guardai con bramosia mentre lui faceva scendere l’olio scivoloso sul magro torace senza peli e giù sull’inguine. Appoggiò la bottiglia accanto a se e cominciò a far correre furtivamente le mani su e giù sul torace e sulla pancia nuda, poi si carezzò in cerchi lenti abbassando le mani mentre io lo guardavo impaziente.
Quasi cautamente portò le dita nello scavo delle sue ossa iliache e si carezzò tra le gambe strofinando l’olio nella carne morbida dello scroto, poi allargò leggermente le gambe per toccarsi la parte posteriore delle palle. La pelle morbida brillava per il baby oil, prese di nuovo la bottiglia e versò il liquido serico sopra il pene semiduro. Il mio respiro dovette affrettarsi perché lui mi guardò contorcendo le labbra.
“Vuole guardarmi mentre mi faccio una sega?” Chiese rauco.
Io accennai violentemente col capo, mi piaceva guardare film porno dove bei ragazzi si carezzavano di fronte alle cineprese. Era oltre le mie fantasie più selvagge avere un ragazzo nudo sul mio sofà che si offriva di farlo quasi per nulla.
Roberto si appoggiò indietro comodamente strisciando il culo contro la pelle morbida mentre chiudeva le dita intorno all’asta del cazzo e lentamente fece scivolare la mano intorno alla testa della sua giovane verga. Si menava ad un ritmo lento all’inizio, lasciando che la carne del suo uccello si irrigidisse nella mano. Capii che era abituato a giocare col suo pene. Roberto non si limitò ad afferrarlo e pomparlo, si prese il suo tempo facendolo diventare lentamente duro, toccando il gonfio glande rosa col pollice, strofinando la fessura della piscia in cerchi lenti e lamentandosi piano ai piccoli tremiti di piacere sessuale che si muovevano lungo la sua asta.
Doveva essere bello perché il suo giovane cazzo ora era ritto e duro e stava in piedi orgoglioso sulla sua pancia quando lo lasciò andare per versarvi altro olio. Lo vidi prendere il labbro inferiore tra i denti e chiudere gli occhi sdraiandosi indietro e cominciando a lavorare la sua attrezzatura con ambedue le mani. La destra circondò e carezzò le palle e la radice del pene, la sinistra si muoveva sulla testa e l’asta strofinandole leggermente e rapidamente tra la punta delle dita ed il pollice. Le labbra si aprirono e la sua piccola lingua rosa si sporse leccandole e bagnandole. Mi diventò ancora più duro nel vedere le brillanti labbra bagnate ed il bel cazzo duro come pietra.
Scivolai giù dal bracciolo e spinsi delicatamente da parte la gamba destra per potermi sedere tra le sue cosce. Roberto aprì gli occhi per guardarmi incuriosito ma tenne le gambe larghe, il piede destro sul pavimento, l’altro dietro di me contro lo schienale del sofà. Versai dell’olio sopra la mia mano e la misi tra le sue gambe, esplorando urgentemente tra le sue natiche, applicando con forza il fluido scivoloso alla giovane fessura liscia del culo di Roberto. Lui alzò la gamba sinistra, piegando il ginocchio ed appoggiando il piede contro il bracciolo del divano mentre alzava leggermente il culo dal cuscino. Mi piacque il morbido rumore di risucchio della sua pelle sudata che si alzava dalla pelle del divano. La punta del mio dito trovò la sua increspatura e la carezzò lubrificandola delicatamente percorrendo in lenti cerchi il suo piccolo anello e spingendo un po’ più con forza all’ingresso del suo giovane tunnel d’amore stretto.
Guardavo le lunghe dita di Roberto avvolte intorno all’asta, afferrandola più strettamente e menandola con più forza mentre io giocavo col suo buco. La sua mano era bagnata di pre eiaculazione cremosa che continuava a colare mentre lui si strofinava emozionatemente. Quelle natiche si aprirono permettendomi di ficcarvi brevemente un dito e lui rabbrividì indifeso, un piccolo sospiro gli sfuggì dalla bocca sentendomiì sondare il suo buco caldo ed umido. Lentamente infilai il medio scivoloso più profondamente, pompandolo dentro e fuori del suo canale che me lo strinse mentre lui si masturbava furiosamente per me.
“Rotola sopra la pancia.” Ordinai quasi ansando.
Roberto sembrò confuso ma si girò presentandomi il suo culo impertinente e perfetto mentre si sdraiava. Gli feci allargare le gambe e lo posizionai in modo che le sue anche fossero sull’apertura tra due dei cuscini del sofà. Trascinai delicatamente la sua verga giù tra le sue gambe finché non frignò che era scomodo. Versai un po’ di baby oil sull’apertura e dissi al mio giovane compagno di far scivolare la sua erezione nella fessura lubrificata tra i cuscini mentre gli fottevo l’ano, spingendovi dentro lentamente le prime due dita della mia destra. Lo penetrai sino alla terza nocca e pompai il suo piccolo buco caldo con forza mentre Roberto spingeva le sue anche magre contro i cuscini del sofà, fottendo il mio divano con piagnucolii di stimolazione disperata.
“Ti fa arrapare, bel culo?” Grugnii mentre versavo olio sul mio cazzo e gettando la bottiglia mentre mi carezzavo lo scivoloso membro colante ed il suo canale esposto.
Lui accennò col capo e gemette: “Uuhhhh… Ohhh! Sto sbooorrandooo!”
“Non ancora, angelo birichino. Prima ti monterò e ti spingerò dentro il mio cazzo duro.” Gli dissi andando a cavalcioni sul ragazzo sexy ed estraendo le mie dita dalla sua giovane condotta stretta. “Quando sarò dentro il tuo buco del culo sino alle palle, potrai eiaculare.”
Lui si contorse freneticamente sotto di me, sempre fottendo i cuscini di pelle. Io afferrai le sue natiche nude nelle mani, allargandole mentre strofinavo la testa del mio uccello sul suo scuro buco. Con le dita ed il pollice di una mano portai il grosso bulbo porpora al suo buco e spinsi lentamente finché non gli scoccò dentro. Roberto sgroppò sotto di me uggiolando impazientemente mentre muoveva avanti ed indietro le anche, pompò sui cuscini tentando di impalare il suo culo sulla mia verga dura. Mi appoggiai a mani e ginocchia roteando le anche in modo da carezzarlo lentamente col mio sesso dentro di lui. Era stupendo affondare in un giovane ragazzo come quello mentre lui tentava di cavalcarmi per prendere di più del mio pene dentro di sè.
Non sapevo se il giorno precedente l’avevo costretto ma quel pomeriggio lui era venuto volentieri a casa mia ed ora stava tentando di prendere il più possibile della mia virilità dura dentro di sé. Non c’era nulla di quello che si può chiamare stupro. Roberto era assolutamente pazzo della mia carne di uomo. Il figlio del mio vicino era una puttana a cui piaceva il cazzo ed essere inculato. Afferrai le sue anche snelle e cominciai a pompare il mio uccello sempre più profondamente dentro di lui, mentre stavo sdraiato su di lui in modo che l’intera lunghezza del mio corpo nudo e peloso strofinava contro la sua levigatezza. Sentii la sua condotta stringermi il pene mentre lo spingevo dentro finché le mie palle non batterono contro il suo buco del culo e lui ricominciò a lamentarsi, piccole grida di desiderio, al ritmo del mio cazzo che spingeva nella sua figa stretta di ragazzo.
“Ahhh… inculami! Sì! Sì!” Guaì e lo sentii stringersi di nuovo intorno a me, sgroppando più ferocemente contro il mio inguine mentre io lo inculavo più velocemente e più forte. “Sì! T… uuuuuu!”
Il suo corpo magro diede una scossa e tremò violentemente mentre cominciava ad eiaculare con forza, il suo giovane cazzo rigido sprizò più volte tra i cuscini del divano. Io continuai a pompare vigorosamente a lungo il suo buco dopo che lui aveva smesso di gridare, ansare e rabbrividire sotto di me. Era bello sentire il suo bel giovane corpo sudato e nudo pigiato contro il mio. Estrassi il pene per ammirare quel caldo buco rosa spalancato tra le sue natiche. Rapidamente schizzai altro olio nel suo tunnel rimettendovi poi il cazzo eretto. Scivolò nella sua figa di ragazzo liscia come seta questa volta ed io lo cavalcai duramente e velocemente spingendo la mia carne di uomo eccitata profondamente nel suo culo. Ero contento che mi avesse succhiato precedentemente perché voleva dire che potevo durare molto più a lungo nel suo ano prima della seconda eruzione di crema dalle mie palle e dal mio cazzo teso, riempendo questa volta il suo buco invece della sua bocca.
Restammo sdraiati a lungo vicini, nudi e sudati sul mio sofà. Poi rotolai via da lui e mi misi dietro la sua schiena, appoggiandomi al giovane sexy e carezzando con gratitudine il suo corpo nudo.
“Come è stato, bellezza?” Finalmente gli bisbigliai in un orecchio. “Ti è piaciuto, Robertino? Io so di aver amato ogni minuto del tuo giovane culo stretto intorno al mio cazzo.”
“Sì… è stato ok.” Accennò col capo ansando e fece piccoli rumori affermativi prima di accoccolarsi di nuovo nelle mie braccia strofinando il suo culo nudo contro il mio inguine.
Gli baciai collo e spalla e la mia mano cominciò ad accarezzare lentamente il suo pene. Ora non sembrava più nervoso, lo sentii girarsi tra le mie braccia e poi pigiò le sue labbra contro le mie. Ci baciammo lingua in bocca a lungo, nudi sul sofà, le mie mani che carezzavano il corpo snello di Roberto. Poi allargò di nuovo le gambe ed io vi rotolai in mezzo, il mio cazzo ritornato duro era affamato di altro piacere anale con la mia giovane puttana sexy.

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Gelüste einer Familie

Marga, 47 Jahre, stand in der Küche und bereitete das Abendessen vor. Sie träumte vor sich hin. Sie ließ die vergangene Nacht nochmal passieren und spürte, wie sich ihre Brustwarzen zusammen zogen. Sie leckte am Kochlöffel und träumte, es wäre der Schwanz ihres Mannes Olli. Sie fuhr mit der Zungenspitze den Schaft entlang und schob sich den Löffel dann in den Mund. In sich gekehrt spürte sie die Hände ihres Mannes an ihren Titten und in ihrem Schritt. Erst als sie Nudeln überkochten, kam sie in die Realität zurück. Schnell nahm sie den Topf von der Kochstelle und holte einen Lappen.

Olli, 49, kam gerade von der Arbeit, er sah Marga in der Küche stehen und genüsslich am Kochlöffel lecken. Er mußte grinsen. „Ja genau das hat sie gestern abend auch gemacht und heute hoffentlich wieder“ dachte er grinsend. Leise öffnete er die Tür und ging in die Küche:“ Na süße Fickstute, woran denkst du gerade?“ sagte er. Erschrocken drehte sich Marga um. „Oh das weißt du genau.“ lachte sie und ging auf ihren Mann zu. Sie küßte ihn und griff ihm beherzt an sein Gemächt, drückte etwas fester zu und merkte auch sofort, wie Olli darauf reagierte. Olli ächzte, damit hatte er nicht gerechnet. Er hielt ihre Hand fest und drückte sie noch mehr auf seine Juwelen. Noch etwas mehr quetschte sie seinen Schwanz und seine Eier durch die Hose und ließ ihre nasse Zunge in seinem Mund spielen. Ollis andere Hand suchte ihre Titten. Marga haßte BH`s und immer wenn sie zuhause war zog sie den aus und entließ ihre Möpse in die Freiheit. Olli liebte es an ihren Hängetitten zu spielen und zu saugen. Schnell schob er ihren Pulli hoch und nahm liebevoll ihren Titt in den Mund.

„Ich würde gerne weitermachen, aber ich habe Essen auf dem Herd und außerdem kommen die Kinder gleich“ stöhnte sie und drückte sich von ihrem Mann weg. Olli schob die Unterlippe vor:“ Och Menno, wann ziehen die denn aus, ich will endlich dann ficken können, wann ich will, ohne Rücksicht auf die zu nehmen.“ nörgelte er und ging nach oben um sich umzuziehen. Während er so die Treppe hochging, träumt er davon, nackt auf dem Sofa zu liegen oder mit einer Latte in ein anderes Zimmer gehen zu können, ohne das er von einem der Kinder überrascht wird. Aber er träumte auch davon, dass er gerade von seinen Kindern überrascht wird und dass diese sich von ihm und er sich von denen verwöhnt werden würde. Er beobachtete oft seine Tochter. Immer wieder sah er sich, an ihren Titten lecken und an ihrer Möse saugen. Er sehnte sich nach sexueller Freiheit. Marga und er hatten ein ausgewogenes Sexleben. Doch „es gehört sich nicht, vor den Kindern Sex zu haben“ heißt es ja. Das Olli seine Kinder in seine sexuellen Träume einbezog, wußte niemand, auch nicht Marga. Doch Marga hatte mir ihren eigenen Träumen zu kämpfen. Auch sie sah Bilder, in denen sie sich von ihren Kindern aussaugen, ficken und küssen läßt. Aber auch sie schwieg.

Die Kinder waren Mia, 25, Maik, 22 und Markus 19 Jahre alt. Alle drei wohnten noch zuhause. Mia studierte, Maik machte noch in Schule und Markus war in der Lehre. Die Kinder verstanden sich super untereinander, sie liebten sich regelrecht. Eines Tages, vor ein paar Jahren, Markus war erst süße 15 und Mia 21, beobachtet Markus seine Schwester im Badezimmer. Mia ließ es sich nicht anmerken, dass die wußte dass Markus da stand, im Gegenteil sogar, sie zeigte sich ihm genauer. Sie strich über ihre leichten Hängetitten, fuhr sich mit einem Finger über ihre Scham und beugte sich vor um ihm ihr Hinterteil zu zeigen. Manchmal lugte sie etwas und sah dass sich bei ihm was regte. Schnell war er verschwunden und Mia mußte lächeln. Sie spielte dieses Spiel öfters mit ihm und freute sich, dass er so auf sie abfuhr. In einer stillen Stunden erzählte sie das ihrem anderen Bruder Maik. „Oh du bist fies, deswegen ist der ständig am wichsen“ sagte er grinsend. Mia wurde knallrot und als Maik noch sagte:“ Ich auch“ wurde ihr ganz schwindelig. Eilig ging Mia in ihr Zimmer:“ Wie bitte, habe ich richtig gehört? Die wichsen und denken dabei an mich? Wie geil bitte ist das denn?“ Mia wurde ganz wuschig. Sie spürte wie ihr Mösensaft einschoss, sie spürte wie sich ihre Titten zusammen zogen. Am liebsten wäre sie raus gerannt und hätte ihre Brüder vernascht. Sie selber dachte nämlich auch oft daran wie es wäre ihre Brüder in ihrer Möse und in ihrem Arsch zu spüren.

Maik liebte es anzüglich zu werden. Wann immer er konnte kam ein versauter Spruch. Er ging offen damit um und erntete oft böse Blicke, doch er sprach nur das aus, was andere dachten. Auch seine Erfahrungen beschränkte er nicht nur auf den Sex mit einer Frau, nee auch Männern war er nicht abgeneigt oder auch mal in der Gruppe. Markus war noch etwas zurückhaltender. Obwohl er ein Meister im wichsen war. Wann immer er konnte machte er es, beim joggen, in der Schule auf dem Klo, im Auto, im Zug ganz egal, er fand es toll. Die Familie wußte da und es war ok, gehört ja dazu. Markus schloss auch nicht die Türen ab und so wurde er öfters mal beim wichsen gesehen.

Es regnete draußen und Mia lief eilig vom Bus bis nach Hause. Ein Platzregen durchnässte sie und sie freute sich schon auf ein warmes Bad. Plötzlich knickte sie um und fiel hin, genau in eine Pfütze rein. Ihr Mantel war nicht geschlossen und somit wurde ihre weiße Bluse klatschnass. Auch sie haßte BH`s, doch im Gegensatz zu ihrer Mutter, trug sie nie welche. Auch sie hatte Hängetitten, die man nun nicht nur erahnen, sondern genau sehen konnte:“Mist verdammter“ sagte sie sauer und schloss die Tür auf.

Sie sah in Maiks Gesicht, der wiederrum sah auf ihre Titten:“Was ist denn mit dir passiert?“ fragte er grinsend:“ sieht aber gut aus….., schöne Titten“ „Arschloch“ rief Mia. „Gerne, dahinein“ kam es von Maik. Die Kinder lachten und schon wieder ging die Tür auf. Markus kam rein und schaute ebenfalls direkt auf Mias Titten. „Sag nichts“ kam es von ihr lachend. Markus zuckte die Schultern und sagte:“ Ok, aber lecker“…. Marga schaute um die Ecke und sah die Bescherung:“ Oh die schöne Bluse. Kind du solltest wirklich einen BH tragen, deine Titten leuchten bis Meppen“ lachte sie. „Oh mir gefällts“ sagte Maik und griff beherzt an ihre Möpse. Sogleich sah jeder, dass Mia die Berührung gefiel. „Oops ich glaub da wird jemand geil….. sabber“ griente Maik. Mia stöhnte leise auf:“ Na bin ich eine Maschine oder was?“

Alle lachten. „Warum lacht ihr?“ fragte Olli und kam die Treppe runter. Er hatte nur eine Boxershorts an. Als er Mias Titten blinken sah, kam Bewegung in seine Hose. „Na na na, du willst doch wohl nicht an die Kinder ran?“ fragte Marga, was sich aber alles andere als empört anhörte, sondern hatte so einen rauchigen Unterton. „Mmmhh warum eigentlich denn nicht?“ fragte Maik: „ Wir sind alle erwachsen, haben keinen Partner, außer ihr beide natürlich, und Sex ist das normalst der Welt, ich fang an“ sagte er und rieß Mias Bluse auf. Ihre Titten baumelten vor ihm und er lutschte genüsslich daran. Die anderen waren so überrascht, dass sie im ersten Moment nur zuschauen konnten, doch dann fiel die Überraschung. Sie schauten sich an und Markus ging zu seiner Mutter. Er küßte sie ganz vorsichtig, dann fordernder. Sie stimmte mit ein. Olli, der Vater stand noch immer auf der Treppe. Sein Schwanz schaute schon über den Rand der Hose. Er griff danach und holte ihn samt Eiern raus. Mia genoss das saugen an ihren Titten. Sie öffnete die Augen und sagte:“ He Maik, schau die mal Papas geilen Schwanz an.“Maik drehte sich um und staunte nicht schlecht. „Kommt lasst uns ins Wohnzimmer gehen.“ Alle folgten Maik und dann ließen sie die Hände nicht von einander.

Der Vater zog Maik an der Schulter:“ Endlich, ich hab mir das so sehr gewünscht“ sagte er und küßte seinen Sohn. Tief schob er ihm die Zunge in den Mund, während Maik mit dem Schwanz seines Vaters spielte. Mit leichten Wichsbewegungen und kneten seiner Eier, machte er seinen Vater geil. Dieser sog hart die Luft ein und drückte seinen Sohn an sich. Während Markus seine Schwester küßte, lutschte seine Mutter an seinem Schwanz. Stolz stand dieser in der Höhe. Seine Schwester hatte ihre Klamotten schon aus und Markus knetete mit einer Hand ihre leckeren Titten. Mia drückte ihren Bruder auf den Boden:“ Ich will ficken, endlich ficken, zu lange warte ich schon drauf euch alle zu ficken“ schrie sie und juchzte als Markus in sie eindrang. Marga besah sich Mias Arsch und ging in rhythmischen Bewegungen mit ihre Zunge am Arsch der Tochter mit. Mia spürte das und sie ließ ihrer Geilheit freien Lauf. Sie hörte ihren Vater aufstöhnen, der von Markus mittlerweile einen geblasen bekam.

„Warte Junge, Warte“ presste der Vater raus. Markus schaute auf und dann spürte er die warme Nässe auf seinem Gesicht. Markus lachte und fing die Pisse seines Vaters mit dem Mund auf. Aus den Mundwinkeln ließ er es wieder entlaufen und als der Strahl versiegte, umschloss er erneut den Pissspender. Olli war so geil, er konnte sich nicht mehr zurückhalten. Er ging runter auf den Boden, drehte seinen Sohn und drang von hinten in dessen Arsch. Markus schrie auf um danach den Vater noch mehr anzuspornen. Dieser brunzte und brüllte wie ein Stier. „Ich komme du Sau, mein Ficksohn, ich werde dir alles in den Darm schießen, ohh wie geillllllll jaaaa ich fick dich……..“ und dann wurde es Olli schwindelig. Das Sperma kam mit so einer Wucht, wie Olli es noch nie erlebt hat. Es wollte nicht mehr aufhören, er pumpte und pumpte.

Langsam kam er wieder zu sich. Er sah sich um und hörte seine Tochter schreien:“ Jaaaaa Mama, beiß mir in die Titten, Markus fiiiiiiiiiiiicccckkkkkk mich doller jaaaaaaaaaaaaaa aaargg“ Olli sah Maik über die drei stehen und wie er sein goldenes Naß über sie ergoß. Olli selber konnte sich nicht regen, er genoss den Anblick. Maik setzte am Arsch seiner Mutter an, er drang ein, sie zuckte etwas, doch dann schnurrte sie wie eine Katze. Auch Maik fickte sie schneller und tiefer. Auch sein Gesicht wurde mit einem Mal rot und auch er hörte plötzlich nichts mehr. Marga schrie:“ Jaaaaa gib mir alles, spritz mich voll, will dich jetzt“ Maik schoss ab begleitet von einem mächtigen Brüllen.

Mia jammerte nur noch, Markus hatte ihr mehrere Abgänge verschafft, nun lag sie zitternd und außer Atem auf dem Fußboden und auch Maik hatte die Augen geschlossen und musste sich erholen.

„Kann mir einer sagen was wir hier nun gemacht haben? Ich für meine Seite hatte den geilsten Fick ever“ fragte Maik in die Runde. Alle nickten im zu. Olli seufzte:“ das darf niemand erfahren, sonst bekommen wir Ärger und wir dürfen das nicht wieder machen“ sagte er. Erschrocken sah ihn seine Familie an. „Äh ich meine ähhhh, wenns keiner erfährt…… dann….“ sagte er stotternd. Er schaute in die einzelnen Gesichter und dann zwinkerte er. Mia strahlte auf, robbte zu ihm hin und zeigte ihm erneut ihre Liebe. Die Anderen taten es ihr nach.

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Fetisch

Der erste Analfick

Dieses Erlebnis liegt nun schon einige Jahre zurück, aber ich erinnere mich immer gern daran zurück, da es ein absolut scharfer Analfick war. Damals lernte ich zu später Stunde ein hübsches 28 jähriges Girl kennen. Beide waren wir bereits etwas angetrunken, und das ganze endete wie erhofft in meinem Bett. Vorher erfuhr ich, dass sie verheiratet war, aber seit kurzem von ihrem Mann getrennt lebt. An diesen Tag hatte sie Ausgang, da ihr Sohn beim Vater war.
Eigentlich wollte sie nur bei mir nächtigen, aber es wurde natürlich mehr daraus. Nachdem wir heftig nasse Zungenküsse ausgetauscht hatten, ging ich ihr an die Wäsche. Als meine Hand unter ihren Slip wanderte, bemerkte ich, dass sie nicht rasiert war. Ganz im Gegenteil, sie hatte einen richtige Buschen. Aber mir war es egal, und der Alkohol tat seiniges dazu. Kurz darauf waren wir beide nackt. Ich massierte ihre nasse haarige Möse, und sie meinen prallen Schwanz. Ich wollte sie natürlich lecken, und ging tiefer, saugte an ihren schlaffen Titten und gelangte dann zwischen ihren Beinen. Erst jetzt bemerkte ich, dass sie nicht nur jede Menge Schamhaare hatte, sondern auch nicht im geringsten ausrasiert war. Links und recht an den Beinen waren Haare, und auch die Achseln hatte sie nicht rasiert. Aber irgendwie machte mich das immer geiler. Gierig leckte ich ihre haarige Möse und wühlte mit meiner Zunge zwischen ihren Schamhaaren. Sie begann leicht zu stöhnen, und sagte dann leise: „Du musst mit mir umgehen, wie mit einem 15 jährigen Teenager…du bist erst der zweite Mann, mit dem ich im Bett liege.“
Ich war ein wenig perplex, aber genau das machte mich an. Ein fast unschuldiges Girl in meinem Bett. Na der werde ich zeigen, wie geil hemmungsloser Sex sein kann. Ich gab mein bestes, und leckte dabei auch ihre Pofotze.
“Komm, zeig mir, wie du dich selber streichelst….“, flüsterte ich.
„Aber ich hab das noch nie gemacht!“
Langsam, und zögernd begann sie ihre haarige Muschi zu streicheln, hörte aber sofort wieder damit auf. Das war mir aber zuwenig. Ich nahm ihre Hand und führte sie wieder nach untern.

„Komm, mach schon, ich will es sehen…jetzt!
Währendessen leckte ich weiter, und schob ihr gleichzeitig 2 Finger in die triefende Möse. Sie war sehr nass, und schon kurze Zeit später bildete sich ein nasser Fleck auf dem Bettlacken. Jetzt ging ich aufs Ganze. Zog meine Finger raus, steckte ihr einen in die Pofotze und wartete auf ihre Reaktion. Ich war überrascht, dass sie keinerlei Abwehrbewegungen machte, wie ich diese bereits von anderen Frauen kannte. Das machte mich mutiger und fickte sie nun vorsichtig mit nur einem Finger. Immer wieder rann ihr Mösensaft nach unten und schmierte zusätzlich ihr Poloch.
„Bitte…komm… ich will dich endlich spüren“, hauchte sie.
Dieser Bitte kam ich natürlich gerne nach, schob mich nach oben und versenkte meinen Prügel in ihrer triefenden Möse. Ihr leises Stöhnen zeigte mir, dass sie geil war, und es genoss, endlich einen anderen Schwanz in der Möse zu haben.

„Wow…du machst mich verrückt…es ist schon so lange her…bitte nicht aufhören,“ stöhnte sie leise. Meine Fickbewegungen wurden immer schneller, und ihr Becken kreiste im selben Rhythmus. Ich war knapp davor, abzuspritzen und musste immer wieder kurz innehalten.
Ich wollte aber jetzt mehr, ich dachte nur an ihre Pofotze, und versuchte mein Glück. Langsam zog ich meinen Schwanz aus ihrer behaarten Fotze, und setzte ihn an ihrem Poloch an. Kurz dagegen gedrückt und schon glitt er dank ihre triefenden Möse rein. Noch immer wehrte sie sich nicht. Immer mutiger drang ich in ihre Pomöse, bis er endlich mit voller Länge eingedrungen war. Erst jetzt sah sie mich an und fragte leise: „Was machst du mit mir? Du weißt doch, dass ich total unerfahren bin…machen das alle?“
„Ja natürlich“, lügte ich, „tuts denn weh?“
„Nein…aber sei vorsichtig…irgendwie ein tolles Gefühl“, hauchte sie mir ins Ohr.
Zum Glück war ihre Möse so nass, dass immer wieder ihr Geilsaft ihr Poloch schmierte. Langsam begann ich nun sie in den Arsch zu vögeln, dabei vergaß ich aber nicht, ihre Muschi zu massieren. Ihr leises Stöhnen zeigte mir, dass sie es genoss. Auch ihr Becken bewegte sie rythmisch zu meinen Fickbewegungen. Ich konnte mich nun einfach nicht mehr zurückhalten, und spritze ihr meine ganze Spermaladung direkt in ihren Arsch. Noch während mein Schwanz zuckte, hörte ich ihr leisen aber kurzen Stöhngeräusche.
„Ja…Ja Baby…Ahhh…Oh Gott…ist das gut.“
Das bestätigte mir, dass auch sie einen tollen Orgasmus hatte. Langsam zog ich meinen inzwischen schlaff gewordenen Schwanz aus ihrem engen Loch. Danach duschten wir uns, und lagen dann noch eng umschlungen im Bett.
Wir sagten kein Wort und bald überkam uns der Schlaf.

Am nächsten Morgen fuhr ich sie nach Hause, ohne aber nicht darauf zu vergessen, ein neues Date auszumachen. Und eins kann ich sagen, es folgten noch einige geile Abende, bei der ich ihr noch vieles beibrachte…aber dazu gibt es bald eine neue Sexgeschichte.

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Reife Frauen

Aufgespießt von meinem Chef

Jetzt war es zwei Wochen her, dass uns mein Chef uns beim Ficken auf dem Untersuchungsstuhl erwischt hatte, doch seit dem ist nicht viel passiert. Ich hatte eigentlich mit einer Verwarnung oder so gerechnet oder aber mit irgendwelchen Anzüglichkeiten. Doch nichts dergleichen, er tat so, als sei nichts passiert. Jan und ich haben uns seit diesem Erlebnis nicht getraut, uns in der Praxis zu treffen. Bis heute Abend: Heute hatten wir erstaunlich wenig Patienten und auch mein Chef schien es irgendwie eilig zu haben, denn die Patienten waren kaum im Sprechzimmer, da standen sie auch schon wieder bei mir in der Anmeldung. Die letzte Patientin klärte mich schließlich auf: „Der Doktor hat heute noch was vor, deswegen hat er heute nicht so viel Zeit für mich.“ Es klang fast wie eine Beschwerde, aber zu mir hatte er heute nichts davon gesagt.
Plötzlich stand Jan vor mir: „Dein Chef hat angerufen, ich soll noch mal zu ihm rein. Hat er zu dir was gesagt, warum?“ Ich ging um die Anmeldung rum und küsste ihn erst einmal zur Begrüßung, war ja keiner mehr da. Mein Chef sprach durch die Sprechanlage: „Gerd, ich habe noch einen Patienten einbestellt. Wenn er kommt, dann kannst du ihn schon mal ins Sprechzimmer 3 setzen.“ „Na“ grinste ich Jan an „dann geh schon mal in die 3, der Chef kommt gleich.“ Jan sah mich erstaunt an, aber ging wie magisch angezogen in das besagte Sprechzimmer und setzte sich auf einen „normalen“. Wieder ging die Sprechanlage: „Gerd, schließ mal ab und dann brauch ich dich auch in der 3.“ Und während ich meinen Schlüssel holte, um die Praxistür zu verschließen, hörte ich, wie sich die Tür von Sprechzimmer 3 schloss. Ich ging auch in die Richtung, denn schließlich sollte ich ihm ja assistieren – aber wobei bloß? Jan war, meiner Meinung nach, gesund und hatte nichts verlauten lassen, dass es ihm irgendwie schlecht ginge oder er sich nicht fühlte.
Als ich die Tür öffnete, stockte mir fast der Atem bei dem, was ich zu da zu sehen bekam. Mein Chef stand splitterfasernackt im Sprechzimmer und wichste langsam seinen immer dicker und länger werdenden Schwanz, Jan zog sich gerade seine Boxer aus und auch sein Schwanz stand schon beträchtlich grade von ihm ab. „So Jan, dann setzt dich mal auf den Stuhl. Du weißt ja, wie das geht. Dann will doch mal sehen, ob mein Schwanz nicht auch bei dir reingeht.“ Jetzt hatte ich es vollends begriffen: Mein Chef war scharf auf den engen Arsch von meinem Freund und ich sollte ihm dabei helfen, diesen aufzuspießen. „Gerd, komm ran und mach dich nackig, oder hast du kein Bock?“ Mein Chef drehte sich zu mir um und griff mir ohne Vorwarnung an meinen bereits megasteifen Schwanz. „Na, bei der Latte wundert es mich, dass du noch immer deine Klamotten anhast. Los, runter damit und mitgemacht.“ Er öffnete meinen Reißverschluss und schob mir meine Jeans samt Slip bis in die Kniekehlen runter, mein Schwanz sprang ihm entgegen und wurde gleich von der freien Hand meines Chefs ordentlich angewichst. „Deine Nille leckt ja schon. Nicht bewegen, ich leck dir den Geilsaft gleich aus deinem Pissschlitz.“ Er drehte sich zu Jan um und steckte ihm ohne Vorwarnung einen Finger durch seine Rosette „Ahhhh, gibt mir mehr Finger, du geiler Wichser, damit du mich gleich ordentlich ficken kannst.“ Stöhnte Jan kaum war der Finger bis zum Anschlag in seinem Arsch. Mein Chef schob gleich drei Finger auf einmal und fickte ihn nun in schnellen kurzen Bewegungen in seinen Knackarsch, während Jan sich seinen steifen Schwanz wichste. Die andere Hand meines Chefs griff wieder nach meiner Latte und zog sie sich direkt vor sich Gesicht, kaum dass er sich hingekniet hatte. „Geil, ich kann deinen geilen, kleinen Schwanz bis hierhin schon riechen, du Sau bist ja schon so was von geil. Los, schieb mir deine nasse Nille in meinen Fickmund“ Ich schob meinen Unterlaib vor und schon war mein Schwanz in seinem Mund verschwunden. Seine Zunge begann sofort um meine Eichel zu spielen und drang immer wieder in meinen Pissschlitz ein, um meinen Geilsaft abzuschöpfen. „Jaaa, Chef, saug mir den Saft raus, AAahhhhhh, wie lange hab ich darauf gewartet…..“ Immer wieder schob ich stoßweiße meinen Schwanz in seinen Rachen und Chef nahm ihn ganz auf. Gleichzeitig fickte er mit seinen Fingern noch immer den Arsch von Jan, der sich nur noch stöhnend auf dem Behandlungsstuhl wand. „Doktor, nimm die Finger raus und schieb mir endlich deinen Schwanz rein.“ Jan erhob sich mit seinem Oberkörper und schaute mit verklärten Augen auf das Geschehen, das sich vor seiner Rosette abspielte. „Mmmmmhhh, das sieht so geil aus, Gerd, wie dein Chef dir einen bläst und mir gleichzeitig dir Rosette aufreißt. Los, Doktor, fick mich endlich richtig. Ich brauch das jetzt…“ Mein Schwanz rutschte aus dem Mund meines Chefs und zog dabei lange Fäden nach sich. Er stand auf und drehte sich nun vollends zum Untersuchungsstuhl um. „So, mein lieber. Aufgepasst, jetzt misst der Doktor aber mal richtig Fieber in deinem Arsch. Wollen doch mal fühlen, wie heiß du bist.“ Ich stellte mich seitlich mit meinem eigenem Schwanz in der Hand und sah zu, wie mein Chef ganz langsam seine dicke lilaglänzende Eichel, die schon triefnass von seinem auslaufenden Geilsaft war, durch Jans Rosette schob. Kaum war die Eichel im Arsch verschwunden, hielt mein Chef inne: „Ahhhh, du bist so was von eng. Als wenn ich ne Muschi entjungfer. So, hol tief Luft, jetzt kommt der Rest – ooooaaaaaahhhh“ Fast schon vorsichtig schob er seinen dicken und langen Schwanz immer tiefer in den Knackarsch von Jan „JJaaaaaaaa, schieb mir endlich alles rein. Ich will den dicken endlich tief drinne spüren. AAaaahhhhh.“ Jan konnte es scheinbar nicht abwarten und versuchte seinen Arsch von sich aus über den Schwanz von meinem Chef zu schieben. „MMmmmmmmhhhhhh, langsam, sonst muss ich gleich abspritzen, du bist zu eng für meinen dicken Schwanz. Oooohhhhh, man ist das eng…“ Ich nahm jetzt den Schwanz von Jan in meinen Mund, um seinen ganzen Geilsaft nicht einfach so an seinem Schwanz runterlaufen zu lassen. Seine Schwanzhaare waren schon ganz nass davon. „Ohja, saug seinen Schwanz, bis er dir alles reinspritzt. Das ist die schärfste Nummer meines Lebens“ stöhnte mein Chef und fickte immer schneller und immer bis zum Anschlag den Arsch von meinem Freund. „Jaaaaaa“ schrie Jan förmlich „saug es mir raus, mir kommts gleiiiiiiccchhhhhh…“ Mein Chef stöhnte laut auf „Warte, ich bin auch gleich soweit, aaaahhhhhh“ Ich saugte an Jans Schwanz, wichste meinen wie wild und konnte dabei zusehen, wie mein Chef immer wilder Jans Arsch fickte. „Jetzt, jaaaaa, ich schieß dir alles in deinen kleinen, geilen Aaaaarrsssccccchhhhh, aaaahhhhhh…“ Mein schob seinen Schwanz noch einmal mit voller Wucht bis zum Anschlag in Jans Arsch und gleichzeitig schoss seine Sahne tief in meinen Rachen. Es war so viel, dass ich Schwierigkeiten, alles zu schlucken. „Mmmmhhhhhh“ kam nur von mir als Bestätigung, dass auch ich gerade meinen Saft auf den Praxisfußboden spritzte.
Mein Chef zog jetzt langsam seinen Schwanz aus dem Arsch von Jan und ich kam aus dem Staunen nicht mehr raus, denn dieser Schwanz hatte scheinbar nichts an Steifheit verloren und stand noch immer waagerecht ab. So nass und so wie sein Saft auf den Boden tropfte, musste mein Chef Jans Arsch förmlich überflutet haben, denn als die Eichel seinen Arsch mit einem leisen Plopp verließ, schoss ein kleiner Schwall Sahne hinterher und klatschte auf den Boden. „Du hast den geilsten und engsten Arsch, den ich je gefickt habe“ sagte mein Chef leise zu Jan und strich ihm wie zum Abschied nochmals über seine leicht zitternden Backen. „…und jetzt ist dein Arsch dran, Gerd. Los, Platztausch…“
Und davon dann beim nächsten Mal.

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Hardcore

Eine Fahrradtour kann auch mal erotisch werden.

Inspiriert durch die Geschichten hier möchte ich nun auch etwas beitragen und von einem erotischen Erlebnis berichten, das sich etwa vor 20 Jahre begeben hat. Natürlich wie alle Geschichte hier real erlebt.

Ich habe damals ambitioniert Radsport betrieben und einmal im Jahr habe ich Frau und Kinder zu hause alleine gelassen und bin nur mit meinem Trekking-Bike aufs Grade Wohl los gefahren. Das besondere an meinen Touren war stets, dass nichts geplant war außer der Dauer von einer Woche und dem Zielgebiet, wo es hin gehen sollte. Alles andere wie Unterkunft, Verpflegung war ohne jede Planung und wurde anhand der Gegebenheiten vor Ort entschieden. Ich musste mir also für die Rast immer eine Gaststätte suchen und Abends eine Unterkunft zum übernachten. Meine Tagesetappen lagen so bei ca. 150 km. Für eine Woche kamen da schon mal gute 1.000 km zusammen und damit kommt man ganz schön weit kommen.
Meine Tour hatte mich von Heidelberg Neckar-aufwärts geführt bis etwa Bad Wimpfen und ich entschloss mich, das Neckartal zu verlassen und der Jagst du folgen. Ich hatte mein Tagespensum von 150 km schon erreicht, als ich mich abends entschloss, bei nächster Gelegenheit eine Unterkunft zu suchen. Ich fuhr also in den nächsten Ort mit Namen Widdern. Normalerweise fuhr ich dann immer der Hauptstraße durch und hielt an einem der Gasthöfe. Diesmal bekam ich aber bei m ersten Versuch eine Absage, da das Haus belegt war. In Widdern war ein Festzelt aufgebaut und irgendein Sommerfest fand statt. Jedenfalls gab es keine freien Zimmer in ganz Widdern. Da der nächste Ort doch noch einige km weiter weg war und ich schon erschöpft war, hielt ich an einem Haus an, wo ein Einwohner gerade mit Gartenarbeit beschäftigt war. Auf meine Frage, wo man hier in Widdern übernachten könne, bot er mir gleich an, doch bei ihm zu übernachten. Auch wäre es möglich, bei ihm etwas zu Essen. Seine Frau würde mir etwas zubereiten, wenn ich es wollte. Die Übernachtung samt Frühstück sollte damals so etwa 15 Mark kosten und dann noch mal für das Essen 10 Mark und Getränke nach Verzehr. Das war mir gut und gelegen. Also schob ich mein Rad in den Vorhof und fing an, meinen Gepäckträger den Satteltaschen zu befreien. Darin befand sich meine normale Alltags-Kleidung. Der Mann rief seine Frau, die aus dem Küchenfenster schaute und informierte sie darüber, dass es einen Übernachtungsgast gab. Sie kam heraus und begrüßte mich mit Handschlag. Sie war geschätzte 45 Jahre alt, hatte für die Gartenarbeit entsprechende Kleidung an. Im Gesicht nicht mehr die jüngste, wirkte sie dennoch nicht unattraktiv. Ihr Mann war wohl schon deutlich über 50 mit etwas verlebten Gesicht. Verschwitzt wie ich war, blieb ich erst mal im Freien und bestellte ein Bier, das ich im Garten trank. Der Mann setzte sich ebenfalls mit einem Bier zu mir und befragte mich ausgiebig, wie meine Reiseroute verlief, wo ich her käme und wohin es denn ginge. Mein Tagespensum von 150 km war für ihn schlichtweg unglaublich. Seine Frau richtet inzwischen das Zimmer her. Als sie damit fertig war, gab sie uns Bescheid. Ich wollte schnellstmöglich duschen. Die Frau hatte sich inzwischen umgezogen und trug nun einen – sagen wir mal – nicht mehr ganz altersgemäßen Rock. Zum einen war es wohl ein Kleidungsstück aus den 70er Jahren und dann war er auch ziemlich kurz. Jedenfalls für eine Frau ihres Alters war das schon gewagt. Mir hingegen war das nicht unangenehm, da mir schöne Beine an Frauen immer gefallen. Sie zeige mir mein Zimmer und das Bad und verschwand dann in der Küche. Ich sollte einen Schweinebraten bekommen, es wäre noch eine Portion davon in der Gefriertruhe. Frisch geduscht und von den Radklamotten befreit betrat ich die Wohnküche und setzte mich zu dem Mann an den Tisch. Man hatte dort bereits für mich eingedeckt. Wir sprachen über meine nächsten Etappen und ich hatte extra meine Karte mitgebracht, um mir Tipps für den weiteren Verlauf der Tour einzuholen. Zwischendurch blickte der Mann immer mal wieder zu seiner Frau. In seinem Gesicht war anzumerken, dass er über den Rock seiner Frau wohl nicht begeistert war. Einmal machte er zu ihr eine Bemerkung, die aber im Dialekt ausgesprochen wurde, so dass ich es nicht ganz verstand. „Da hast du aber den (ältesten/kürzesten) Rock rausgesucht“. Die Frau entgegnete nur. „Laß mich in Ruhe“.
Nun, das Essen war gerade zum Anrichten fertig, als sich der Mann verabschiedete. Er hatte Arbeitsdienst im Festzelt. Er hatte im Verein wohl eine Funktion und musste mit anpacken.
Der Schweinebraten mit Nudeln und Soße war lecker und ich wollte mit der Frau ein Gespräch beginnen. Während sie also das Geschirr abräumte und mit dem Abwasch begann, fragte ich nach dem Amt und den Aufgaben, den ihr Mann im Verein inne hatte. Sie erzählte davon, dass der Verein sein Lebensinhalt wäre und dass er seine gesamte Freizeit mit dem Verein verbringen würde. Weil ihr Mann sie zuvor wegen ihres Rockes an gemeckert hatte, drehte sie sich herum und fragte mich ganz offen, wie mir ihr Rock gefallen würde. Ganz ehrlich war ich bei meiner Antwort nicht aber ich machte keinen Hehl daraus, dass es mir so was ich sah, gefiel. Sie beklagte sich darüber, dass sie sich gerne schick anzieht und dass ihr Mann aber überhaupt keine Notiz davon nähme. Dann verschwand sie. Ich studierte noch die Karte als sie wieder in die Küche kam. Sie hatte nun einen anderen Rock an. Und der war dazu noch mal eine bisschen kürzer als der erste. Und auch die Strumpfhose war eine andere, deutlich dunkler als zuvor. Sie lächelte mich nur an und wischte die Anrichte ab. Dabei beugte sie sich etwas nach vorne und meine Vermutung bestätigte sich: Sie trug nun angestrapste Strümpfe, die gut unter dem Rocksaum zu sehen waren. Damit war ja eigentlich klar, woher der Wind wehte. Einerseits dachte ich kurz an meine Frau und die Kinder, andererseits war es ja eine einmalige Zufallsbekanntschaft. Ich war jedenfalls schon vier Tage unterwegs und hatte dicke Eier, so dass ich mich entschloss, das Spiel mit zu spielen. Ich schaute ihr genüsslich zu, wie sie die Küche sauber machte und ich hatte auch durchaus den Eindruck, als wolle sie mir ausgiebig die Gelegenheit geben, sie anzuschauen. Als ich dann andeutete, ich wolle ins Bett meinte sie nur, dass sie mir noch eine Zudecke zurecht legen müsse. Sie ging also vor mir die Treppe hoch und öffnete die Tür zu meinem Zimmer. Sie hole aus einem Schrank noch Bettwäsche heraus und begann, sie über das Bett auszulegen. Dabei kniete sie sind so auf das Bett, dass ihr Hintern geradezu provozierend her gestreckt wurde. Spätestens jetzt hätte auch ein Halb-Blinder alle Einzelheiten ihrer Unterwäsche zur Kenntnis nehmen müssen. Ich zögerte auch gar nicht lange und fasste ihr direkt unter den Rock. Sie murmelte etwas von „das können sie doch nicht machen…“ aber ich stieß andererseits auch auf keinerlei Widerstände. Also ließ ich meine Finger durch ihre Furche gleiten. Sie war klatschnass. Ohne lange zu überlegen, fasste ich nun mit der zweiten Hand ebenfalls unter den Rock und zog ihr das Höschen herunter bis zu den Knien. Meine Finger massierten zunächst ihre Spalte sanft und glitten dann in ihr Loch. Die gute Frau war so heiß, dass es ihr fast augenblicklich kam. Ich drehte sie nun herum, so dass sie auf den Rücken zu liegen kam. Der Rock hatte sich hoch geschoben und nur das Höschen in Kniehöhe störte mich noch. Ich zog es ihr über die Füße, so dass sie völlig offen vor mir lag. Meine Jeans waren ohnehin schon viel zu eng, so dass sich beim ausziehen der Hose mein Schwanz sofort in voller Größe aufrichtete. Sie hatte sich inzwischen in die Mitte des Bettes begeben und starrte nur auf meine erigiertes Glied. Ich nahm ihre Beine an den Knöcheln und spreizte sie. Sie war vollständig behaart (das war vor 20 Jahren noch normal), aber beim auseinander schieben ihrer Beine öffneten sich ihre Schamlippen, so dass ihr Loch gut zu sehen war. Ich legte mich auf die und schob meinen Schwanz in sie. Aufgrund der Feuchtigkeit ihrer Scheide und Weite ihrer Votze spürte ich kaum das Eindringen meines Schwanzes. Ich ergriff also ihre Beine und hob sie an, so dass sie zur Decke zeigten. So konnte ich meinen Schwanz so tief rein stecken, dass die Eichel hinten bei ihr an stieß. Sie kam praktisch sofort. Ich achtete nur darauf, nicht gleich abspritzen zu müssen und drückte nur sanft meinen Schwanz so weit wie möglich in sie rein. Beide Füße waren nun über meinen Schultern abgelegt. Diese Stellung hatte dann auch den Vorteil, dass durch die geschlossene Haltung ihre Vagina verengt wurde was mein Empfinden verbesserte. Ich begann mit leichten Fickbewegungen. Sie war immer noch im 7. Orgasmushimmel und ich konnte und wollte mich nicht mehr länger halten. Im Liegestütz begann ich damit, sie mit heftigen, tiefen Stößen richtig durch zu vögeln. Ich spürte wie der Orgasmus in mir aufstieg und rammelte nun erbarmungslos die gute Frau durch. Ich war verleitet zu glauben, einen halben Liter Sperma in sie gepumpt zu haben. Immer und immer wieder musste ich pressen. Erschöpft fiel ich dann auf sie.

Wir lagen erst mal eine Weile aufeinander bis mein Glied in ihr erschlaffte und ich mich vorsichtig erhob. Ihre Schamhaare rund um ihr Loch waren nass und klebten auf der Haut. An manchen Stellen befanden sich ganze Spermaspritzer in der Scham. Beim Herausziehen meines Schwanzes trat sogleich ein Schwall an Sperma aus, der dann noch für ein paar Sekunden als dünnes Rinnsal zu sehen war. Die Bettdecke war vollständig ein gesaut. Ich reichte ihr ein Handtuch vom Waschbecken, das sie an ihren Unterleib presste und ging gleich zur Toilette. Sie ließ die Tür weit geöffnet und setzte sich auf die Kloschüssel. Viel hatten wir ja nicht gesprochen und auch jetzt saß sie nur auf der Kloschüssel und lächelte mich an. Kurz darauf war ihr satter Strahl zu hören, wie er in das Wasser der Beckens schoss. Ich näherte mich der Toilette und als sie mich sah, öffnete sie ihre Beine und ich konnte mich noch davon überzeugen, wie sie pisste. Leider war dieses Vergnügen nur von kurzer Dauer, denn der Strahl versiegte und es tröpfelte nur noch aus ihrem Busch heraus. „Warte, ich kann noch“, sagte sie zu mir und öffnete zur besseren Einsicht ihre Beine. Sie schloss ihre Augen und presste tatsächlich noch mehrmals einige kleinere Spritzer aus sich heraus. Derart angemacht, hatte sich mein Schwanz schon wieder halb erhoben und ich fasste ihre Hand. Ich zog die aufs Bett und wies sie an, im Doggy ihren Arsch hoch und weit her zu strecken. Problemlos konnte ich meinen nur halbharten Schwanz von hinten in sie einfahren. Vorsichtig drückte ich ihn in sie und schon nach einigen vorsichtigen Fickbewegungen war mein Freund wieder knüppelhart. Ich stieß nun gnadenlos und tief in sie. Von hinten fasste ich ihr unter die Bluse und schob sie in Richtung ihres Kopfes hoch, so dass der BH frei lag. Dann fasste ich mit einer Hand an ihren Busen und legte ihn frei. Aufgrund der Größe ihres Busens und ihres Alters war der nicht mehr gerade fest, aber meine Stöße ließen ihre Brüste einen regelrechten Tanz aufführen. Sie war total abgetreten von dieser Welt und murmelte irgendwelche Sprachfetzen in ein Kissen, die ich nicht verstand. Diesmal dauerte es wesentlich länger bis ich wieder das aufkeimen eines Orgasmus bei mir verspürte. Ich rammte meinen Schwanz in schnellen Stößen tief in sie rein und gab ihr den Rest meines wertvollen Saftes. Also ich meinen Schwanz herauszog, ließ sie sich zur Seite fallen. Ich drehte sie vollständig auf den rücken und spreizte dabei ihre Beine, damit ich den Ausfluß meines Spermas besser sehen konnte. Fast dachte ich, sie wäre in einer Art Ohnmacht, aber sie schlug die Augen auf und sah einfach nur glücklich aus. Sie lag da, mit der hochgeschobenen Bluse, den Busen aus dem BH herausgezogen und die bestrumpften Beine weit gespreizt. Zwei Strumpfhalter hatten sich beim letzten Fick gelöst und lagen lose am Strapsgürtel herunter. Ihr Rock hatte an verschiedenen Stellen Feuchtigkeitsflecken aufgrund des herausgelaufenen Spermas. Mir schien ihr Loch nun noch etwas größer als zuvor. Wir lagen so eine ganze Weile nebeneinander als sie sich halb aufrichtete und begann, meinen Schwanz sauber zu lecken und zu blasen. Ich lag entspannt auf dem Bett und genoss ihre zarten Lippen. Mein Schwanz wurde zwar fest und wir versuchten auch noch einmal eine dritte Runde, indem sie sich auf mich setzte und mit ritt. Ich hatte jedoch mein Pulver schon verschossen und so beließ ich es zwangsläufig damit, wie sie sich selbst noch einmal zum Orgasmus ritt. Abspritzen war für mich nicht mehr möglich.
Ich weiß nicht, wie lange wir zugange waren, aber sie verließ dann irgendwann mein Zimmer und ich schlief sofort ein. Am nächsten Morgen wachte ich durch die Sonne geweckt auf und zog gleich meine zum Trocknen aufgehängte Radkleidung an. Das Frühstück war schon gedeckt. Obwohl ihr Mann nicht anwesend war, ließ sie mit keinem Wort und keiner Geste erkennen, was letzte Nacht vorgefallen war. Ich bezahlte meine Rechnung von knapp 30 Mark und setzte meine Tour in Richtung Altmühltal fort.

Das war leider meine einzige erotische Begebenheit bei allen meinen Radtouren.

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Gay Gruppen Hardcore

Meine Schwester und Ich, Teil 1 (version2)

Eine wahre Geschichte.

Es war ein normaler Freitagabend Mitte November. Draußen war es kalt und innen herrschte eine Kuschelatmosphäre. Meine Schwester kam zu mir in mein Zimmer, wo ich auf dem Bett lag und Fernsehen schaute. Sie fragte, ob sie dazu kommen kann, ich sagte ja, und so lagen wir nun beide im selben Bett, unter der selben Decke.

Wir lagen auf dem Bauch und schauten einen normalen 20:15 Uhr Film, als die Werbung anfing. Meine Schwester berührte ausversehen meinen Po – ich trug eine enge Boxershorts. Sie entschuldigte sich, aber ich erklärte, dass es sich gut anfühlte, und fragte, ob sie weitermachen könnte. Damit fing meine Schwester also an, meinen Po und meinen nackten Rücken zu kraulen.

Nach einiger Zeit fragte ich sie, ob wir die Rollen tauschen sollten – ich wollte sie unbedingt berühren. Sie war einverstanden und somit begann ich ihren Rücken und ihren Arsch zu kraulen. Sie trug einen süßen rosa Slip. Dann steckte ich plötzlich meine Hand unter ihren Slip und berührte ihre blanke Haut. Ich war etwas nervös, da ich nicht wusste, wie sie reagieren würde. Doch zu meiner Überraschung schien es meiner Schwester zu gefallen und ich fühlte weiterhin den bloßen Po in meiner Hand.

Nach einigen Minuten wollte sie erneut die Rollen tauschen. Jetzt kraulte sie meinen Arsch, aber diesmal ohne meine störenden Boxershorts zwischen ihrer Hand und meiner Haut. Sie war von den Haaren an meinem Po überrascht, hörte aber nicht auf.

Als ich vorgab eingeschlafen zu sein, drehte meine Schwester mich um. Jetzt auf dem Rücken liegend war der Blick auf die Beule in meinen Shorts frei. Sie zog mir die Boxershorts aus und schaute sich meinen Ständer an. Meiner Meinung nach was es das erste Mal, dass sie einen steifen Penis oder einen Penis so nah sah. Sie hielt meinen Penis in der Hand, spielte mit ihm. Als ich merkte, dass es ihr gefällt, “wachte” ich wieder auf. Ich sagte ihr, dass ich nun ihre Scheide anschauen wollte, und sie war einverstanden. Ich zog ihr den Slip aus und schaute ihre Pussy an. Sie war richtig feucht und ihr Kitzler war geschwollen und pink. Ich fingerte sie mit einem Finger – allerdings nicht zu tief, ich wollte sie ja nicht entjungfern – und mit der anderen Hand spielte ich an ihrer Klitoris.

Sie war von den Gefühlen überrascht und startete ohne Kontrolle zu stöhnen. Ich machte weiter bis sie ihren ersten Orgasmus durch mich hatte. Meine Schwester kommen zu sehen machte mich so geil, dass ich auf sie spritzte, obwohl ich meinen Schwanz gar nicht berührt hatte.

Als wir beide wieder Atem waren kraulten wir uns gegenseitig unsere Rücken und schauten den Film zu Ende. Dann ging jeder in seinem eigenen Bett schlafen.

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Anal

Mein Urlaub allein (7)

“Wieso Hoffnung machen? Das ist mein ernst, wenn er sich anstrengt mir zu gefallen, werde ich etwas tun
um ihm zu gefallen”

Jerry hatte seine Hand zurückgezogen und leckte noch an seinen Fingern, seine Augen leuchteten bei dem Gedanken daran
meinen Goldenen Saft kosten zu dürfen. Aber zuerst…

“Nina, hilf Jerry doch bitte mal aus seiner Unterhose. Wir haben ja nun genug von uns Preis gegeben…”

Nina schwang ihre Beine von der Couch und beugte sich über seinen Schoß. Als sie von oben in sein Bündchen griff,
hob er automatisch seinen Po hoch um den alles etwas zu beschleunigen.

Ich war etwas verwundert das sein Schwanz noch nicht ganz steif war, obwohl schon im halbsteifen Zustand wirklich groß,
hoffte ich noch auf etwas mehr…”egal was passiert” murmelte ich leise und hockte mich zwischen seine Beine.

Nina setze sich wieder zurück auf ihren Platz und nah ihre gewohnte Stellung ein. Beine hoch und gespreitzt
um sich selbst zu streicheln. Mitlerweile hatte sie sich ihres Strings entledigt, ich hatte es nicht mitbekommen.

Ich komplett blanke Muschi glänzte schon vor Erregung und ich bildete mir ein, ein leises Schmatzen zu hören wenn
sie sich streichelte und ihren Finger in ihre eigene Pussy steckte uns sich ab und zu über ihr Poloch fuhr.

Jerry sah mich an und erwarte anscheinend das ich anfing. Er drängelte nicht und hatte sicherlich Verständnis dafür
wenn ich Nina beobachtete…

Ich beugte mich vor und streichelte die Innenseite seiner Schenkel langsam aber stetig in Richtung Mitte.
Als meine Hände sich näherten durchzuckte Jerry ein wohliges Gefühl. Er stöhnte leise auf und sein Gemächt streckte
sich mit etwas weiter entgegen.
Seine Behaarung war wie meine spärlich. Ich begrüßte es so und streckte meinen Kopf etwas um ihm mit meinem Gesicht näher zu sein.

Mein Zungenspitze reichte gerade so bis zu seinem Sack. Er fühlte sich schön an und Jerry reagiert anders als ich es erwartet habe.
Er stellte beide beine auf die Couch und zog sie an seinen muskulösen Körper.
Seine Sitzhaltung war jetzt ähnlich wie Ninas das hatte zur Folge, das mein Gesicht mit seiner ausgestreckten Zunge jetzt unmittelbar
vor seinem Sack und etwas unterhalb vor seinem Poloch war.
Bisher war in der Beziehung ich die jenige deren Poloch verwöhnt wurde, mein Ex wollte immer nur bei mir fummeln, reinstecken,
reinspritzen.

“Hey, zögerst du?” fragte Jerry. “Magst du kein Rimming…? Los sei ein bischen lieb zu meinem Loch und ich bin nachher lieb
zu deinen Löchern” er grinste dreckig und das machte mich an!

Ich begann ihn zu lecken, erst langsam und sanft und dann immer heftiger und nasser. Über sein Arschloch, den Sack bis hoch an
seinem Schwanz entlang, der mitlerweile zu voller Größe angeschwollen war.
Mit einer Hand stütze ich mich am Sofa ab und mit der anderen Wichste ich seinen Schwanz den ich kaum umfassen konnte.
Seine Eichel lag frei und er glänzte von meinem ersten Versuch ihn in den Mund zu bekommen.
Er war gigantisch. Fast bis zur Hälfte passte er in meinen Mund, den Rest hatte ich in der Hand.
Um meinen Mund herrum war mein eigener Speichel verschmiert und lief an meinem Kinn runter.
Ich leckte und wichste seinen Schwanz, spielte mit seinen prallen Eiern. Ich saugte an seinem Sack und un zog ihn lang
und wichste und leckt…

“Jana…Jana…hallo” wie durch eine Wolke hörte ich Ninas Stimme. “hey Süße, ich glaube das es Jerry sehr gefällt aber denkst
du nicht wir sollten langsam mal das Programm wechseln?”

Jerry starrte mich mit aufgerissenen Augen an, ” wooow, du kleine, geile Sau” und grinste “puh was kannst du lecken,
wenn ihr zwei euch beide gegenseitig so in Ekstase leckt würde ich euch gern mal zusehen.

Ich war tasächlich etwas weggetreten. Zwischen seinen Beinen unter seinem Po was es auf der Couch nass von meiner Spucke.
Mein hochgeschobenes Kleidchen war auch nass.

“beim nächsten Rimmjob legst du dir am besten ein Lätzchen an” witzelte Jerry rum.

“na warte” sagte Nina und zog ihn an einem Arm hoch. Sie steuert ihn so in Richtung bett.

Ich sah den beiden nach. Ein nackter, schwarzer Mann und eine Frau mit großen Brüste und einer triefenden, rasierten
Muschi…ich ging gleich hinterher.

“hey wartet, ich will mit”

“na klar, komm” Nina winkte mir zu und warf in der selben Bewegung Jerry mit einem Stoß aufs Bett.

Jerry war ganz nackt und und sah so auf dem Bett mit seiner riesen Latte einfach geil aus. Sein muskulöser Oberkörper,
seine starken Oberschenkel und sein gigantisches Glied…

Nina hat sich in der Zeit meiner Beobachtung auch ganz entkleidet und rief “Erste”. Mit einem Satz war sie auf dem Bett
und hochte sich über Jerrys Gesicht. So das er ihren Arsch in die Hände nehmen konnte und ihre großen, runden Titten im Blick hatte.

Ich hörte sofort wieder dieses Schmatzen und wusste das sich an Ninas Zustand nicht geändert hatte.

Aber auch ich selbst war sehr Feucht. Nicht nur mein Kleidchen sondern auch meine Mumu. Ich wußte das ich langsam bereit
für seinen Schwanz war. Mein saft lief langsam an meinen Schenkeln runter und ich hatte ein wohlig warmes Gefühl zwischen den Beinen.

Als hätte Nina gehört was ich dachte schaute Sie nach hinten zu mir und deutet auf seinen Schwanz. Mit einem Nicken macht sie klar
was jetzt passieren sollte.

Ich stieg auch aufs Bett und strich mir einmal zwischen den Beinen lang. Den abgestriffenen Mösensaft verteilte ich auf Jerrys
Prachtschwanz was er mit einem dumpfen Stöhnen zur Kenntnis nahm. Mir lief nicht nur zwische den Beinen ein Bach zusammen, auch mein
Mund war so als hätte ich Saure wWeingummi gegessen. Ich war bereit!
Ich hockte mich über seinen Stamm und spuckte mir in die Hand, ich liebte seinen Sack und wollte ihn nicht unbedacht lasse also knetete
ich ihn mit meiner Nassen Hand während ich mein Becken langsam aber stetig sinken lies.

Als ich seine Spitze mit meiner Fotze berührte hatte ich plötzlich Panik. Diese dicke Eichek würde mich zerreissen.

Auch hier reagiert Nina. Sie setzte sich fester auf sein Gesicht und Jerry versuchte seinen Körper zu winden um ihr zu entkommen.
Mit einem gewaltigen Stoß seines Beckens hatte er mich aufgespießt.

Ich befürchtete das ganze Hotel geweckt zu haben so laut habe ich geschriehen.
Dabei war es nur ein kurzer Schmerz, so wie bei meiner entjungferung. Der Rest was Überaschung und pure Geilheit.

“JAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH, AUHHHH…AAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHH, JAAAA…GEEEIIILLL!!”

Nina amüsierte sich prächtig. Inzwischen hatte sie von Jerry abgelassen und sein nasses Gesicht verriet was dort abgelaufen war…

“Und Jana, wie ist es, das erste Mal von einem richtigen SChwanz gefickt zu werden? Er füllt dich doch ganz aus, deine kleine, enge,
nasse Pussy? Warte mal ab bis er deinen Arsch fickt, deinen knackigen Kleinmädchen-Arsch!”
Ich liebte es wenn sie so sprach.

Und Jerry war anscheinend auch überascht ob der Enge die seinen Schwanz umhüllte…er verdrehte leicht die Augen und ich würde ihm
nachsehen wenn er jeden Augenblick eine Große Ladung in mich reinspritzen würde.

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Hardcore

Zum Advent

Eine Adventsgeschichte 2

Heute.erster Advent im Jahre 2013.Sauwetter Nieselregen Sturm.Meine Frau wollte unbedingt nach Aurich auf dem Weihnachtsmarkt,zum grössten Lebkuchenhaus in Ostfriesland.Nun dann,wir fahren zum Weihnachtsmarkt.Die Wehnachtsmärkte sind ja eigentlich immer gleich,Fress,-und Saufbuden und ein Warenangebot das man auf jeden Markt bekommen kann.
Nun dann,nach einen Ausgiebigen Bummel ein paar Glühwein,Bratwurst und Reibeplätzchen dann endlich wieder nach Hause.Es ist immer noch ein scheiss Wetter.Zuhause,es ist schön ziemlich spät.nichts in der Flimmerkiste und draußen ist es Dunkel wie im Bärena…h entschied ich mich ins Bett zu gehen.Noch mal ebend unter der Dusche und ab ins mollige Bett.Meine Frau kam dann auch,legte sich hin und war direkt in seeligen Träumer versunken.Ich musste auch eingeschlafen sein,und erwachte als unsere Schlafzimmertür aufging.

Ein Engel betrat das Zimmer,kein Engel im Rauschekleid blond und so,sondern eine gut aussehende Frau in meinem Alter mit einen Strahlenkranz über dem Kopf.Die Kleidung lies auf eine normale Frau schließen.Bluse,engen mittellanger Rock aber keine Schuhe.Hallooooo,wo bin ich hier?????
Sie kam an mein Bett und warf die Bettdecke zurück,und ich,Ich lag da wie mich Gott erschaffen hatte,NACKT.
Ich schlafe immer Nackt,weil ich immer die Hoffnung hege das sich meine Frau doch mal vertut und mich und meinen Schwanz zum Höhepunkt treibt.War bis jetzt wohl nichts.

Aber der Engel,sie knöpfte die Bluse auf und was ich da sah war mächtig.eine enorme Oberweite aber auch schön stramm.Sie rutschte über das Fußteil des Bettes zu mir herauf,zog meinen Sack lang und klemmte mir diesen so gut es ging zwischen meinen Oberaschenkeln ein.Beim heruntersehen sah ich nun nur noch meinen Schwanz,den Sie dann zwischen ihren Brüsten nahm und ihn dann fasst bis zum bersten mit ihren Titten rieb.Als dieser nun Gewehr bei Fuß stand,lies sie von mir ab,und ich merkte wie mein Hintern angehoben wurde und meinte ein Keilkissen zu sehen worauf sich dann mein Hintern gemütlich machte.Mein Schwanz stand immer noch.Den Seitenblick zu meiner Frau,sie schlief den Schlaf der Gerechten.
Ich merkte nun ,das sich die Engelin den Rock hochschob und sich mit ihrer Muschi auf mein Gesicht setzte.Aber,wo war Ihr Höschen,ein Engel ohne Höschen?Die Schamlippen spreizten sich,und liesen nun einen Blick auf die rosa Grotte zu.Diese war nun nur wenige Zentimeter von meiner Nase entfernt (der Duft dieses Engels,,,,WAHNSINN),und um den Eingang rundherum rasiert. Ich wollte nun meine Nase in ihrer Muschi vergraben und ihren Kitzler ablecken.Aber,ich konnte meinen Kopf nicht bewegen,ich sah nur Ihre feuchte Fotze die ich aber nicht erreichen konnte.Ich hätte weinen können.Aber dann,mit einer Kraft,die ich nicht beeinflussen konnte,wurden mir meine Beine angewinkelt und soweit wie möglich gespreitzt., Ich lag dann so da und konnte mich nicht bewegen.Die Stellung muss wohl so ausgesehen haben ,als das ich auf einen Gynokologischen Stuhl oder besser Liege war,mit hochgeklappten Beinen.

Nun merkte ich,wie mir etwas in den Hintern geschoben wurde,und mir irgend etwas Hartes hinein geschoben wurde.Ich konnte nichts dagegen tun.Es war ein schmerzendes aber auch sehr intensieves Gefühl was ich noch nicht kannte.Es war irgendwie geil,es pulsierte und wurde immer nur 1-2 Zentimeter hin und her geschoben.Ein wunderbares Erste mal.
Das war aber nicht alles,ich merkte wie mein Sack stramm Richtung meinem Bauch gezogen wurde,ich dachte dasDing reisst jeden Augenblick ab.Dann,der Engel muß wohl lange Fingernägel haben,wurde ich ganz zart gekratzt,.Von meinen Oberschenkeln innenseite ausgehend,das Arschloch wurde umrundet und dann ganz langsam dieses Stückchen Haut zwischen dem Arschloch bis zum Hodensack dieses Kratzen mit den Nägeln,das hatte mich fast verrückt gemacht und dann noch das lange und heftige ziehen an meinem Sack,ein unbeschreibliches Gefühl.
Ich spürte ihre Brüste auf meinem Bauch und merkte das mein Schwanz am oberen Limit war um zu platzen.Ich merkte nun , das der Zug an meinem Sack nach lies und sie nun einen Griff anwand,der zwischen meinen Eiern und dem Schwanz lag , so das sie wohl mit dem Daumen und dem Zeigefinger die Eier von meinem Schwanz trennen wollte immer enger umschlung..Warscheinlich wollte sie das die Eier mal blau anlaufen.
Das Pulsieren in meinem Hintern nahm nun auch noch zu und ich merkte nun,nach dem schönen Schmerz der Fingernägel, kam nun ihre Zunge.(als wenn ich das vorausgesehen hätte,die Hautpartie zwischen Arschloch und dem Sack und auch die Eier von mir waren heute erst von mir rasiert worden)Zart wie eine Feder umrundete sie mein Arschloch und ging dann mit leichten Druck zu meinem Sack über.Diesen Weg beschrieb sie sehr oft,ich konnte bald nicht mehr.Nun merkte ich wie ihre Zunge über meine straff gezogenen Eiern ging und diese unendlich Zart,aber wollend mit ihrer Zunge umrundete.Das Ding in meinem Hintern pulsierte immer noch.Nun.endlich drückte Sie ihr Muschi auf mein Gesicht,so das ich meine Nase tief in ihre Muschi hineindrücken konnte (Herrlich) und auch ihren betörenden Duft wahrnehmen konnte.(ich mag den Duft feuchter Fotzen)Meine Zunge suchte und fand dann auch ihren Stimmungsstift an dem ich dann auch mit einer Begeisterung lutschte und unendlich leckte.Hierbei merkte ich , das Blut in ihrem Kitzler schoss und dieser Haselnussgross wurde..Nach dem sie mir dann noch den Schwanz abgeleckt hatte ,nahm sie nun meine Eichel zwischen Ihren Zähnen und biss mit Gefühl einige Male ganz zart zu und umrundete meine Schwanzspitze mehrmals mit Ihrer Zunge.Dann nahm sie meinen Schwanz ganz tief in ihrer Kehle auf—-ein gefühl wie Weihnachten—–Jetzt fing sie an zu stöhnen und ich tat ihr das nach und ………….Mein Schwanz wollte schon abspritzen aber…nun lies Sie von mir ab und ich hoffte nun das sie meinen Schwanz mit ihrer Muschi verwöhnen wollte,und es wurde wahr,sie setzte sich auf meinen Pint ,nein,sie setzte sich nicht darauf,die Schamlippen legten sich um ihn undsie saugte ihn in sich hinein,bis zur Schwanzwurzel…Jetzt verspürte ich an meinem Schwanz einen ringhaften Druck.Sie aktivierte die Muskeln ihrer Votze und bewegte sich nur einige Zentimeter .rauf und runter,die Votze war schon nass und mein Schwanz der immer dicker wurde,fing an zu jauchzen bis——Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh,ich hatte das Gefühl als wenn mein ganzes Blut in meine Schwanzspitze schiessen würde ,das Sperma konnte ich kaum zurückhalte.—–…..
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMMMMM
Wie ein Blitz stand mein Engel auf,stellte sich vor meinem Bett,ich konnte mich immer noch nicht bewegen,und massierte Ihre Brüste.Die Nippel standen so weit hervor ,das man sie als Handtuchhalter verwenden konnte.Jetzt tauchten ihre Hände zu ihrer Muschi herunter und die Schamlippen wurden auseinandergezogen so das ich von meinem Bett bis zu ihrem Muttermund gucken konnte.Um mein Unglück noch vollständig zu machen,rieb sie jetzt Ihre nasse Votze bis zum Urschrei…….. Durch dieses Gestöne wurde ich wach. Ich wusste eigentlich nicht wie mir geschah,schaute ins Nebenbett zu meiner Frau,aber die schlief immer noch.Irgend wie hatte ich einen Krampf in der Hand und musste nun feststellen,das ich mit meiner rechten Hand den ober angesprochenen Ringgriff zwischen meinem Schwanz und meinen Eiern angewand hatte.Meine Eier hatten schon die Farbe von reifen Pflaumen angenommen und mein Schwanz stand immer noch.Ich musste was unternehmen.An meine Frau konnte ich mich nicht wenden,Sie , aus den schlaf zu reißen um mir und meinen Eiern und Schwanz Erleichterung zu schaffen FEHLANZEIGE!
Ich stand auf,ging zum PC wählte Xhamster,klickte auf meine Freunde,und holte mir dann einen runter,wobei ich mir dann die Muschis und Schwänze der Freunde anschaute.

Es wäre wünderschön wenn ich hier bei Xhamster gleichgesinnte Frauen/Paarchen finden könnte,die diese erträumte mit mir teilen.Auch Erotische Phantasien wäre nett zum Austausch.

Werde eine Fotostrecke meines Traumes ausarbeiten.Aber den Engel werdet ihr NICHT zu Gesicht bekommen.Das ist MEINER:

Sllte euch diese Geschichte gefallen,Echt oder Phantasie,schreibt mir im Block.Es würde mir sehr gut tun zu wissen das ihr die Geschichte gelesen habt und eventuel diese auch nachgearbeitet habt oder zumindestens euch einen abgewicht habt. LG Rosebub

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Erstes Mal Fetisch Gay Gruppen

Eine heiße Nacht zu dritt…

Eine heiße Nacht zu dritt…

Kyle – ein gutaussehender, junger, gepflegter, durchtrainierter Kerl – ging wie jeden Tag zur Arbeit ins Büro. Er war bisexuell, war sich jedoch im Moment nicht ganz sicher, zu welchem Geschlecht er sich mehr hingezogen fühlte. Im Büro arbeitete noch so ein Typ, er hatte dort eine gehobenere Position als Kyle. Sein Name war “Lucas”, er war heiß, immer gut angezogen, braun gebrannt und hatte stets einen coolen Spruch auf Lager… Kyle war, trotz seiner derzeitigen Unsicherheit, schon seit Monaten ganz wild auf ihn. Er sendete permanent Signale um Lucas’ Aufmerksamkeit zu erlangen. Doch dieser tat so, als würde er Kyle’s Signale nicht wahrnehmen- obwohl er genau wusste, was Kyle wollte…. (…) Eines Tages jedoch, wurden ihm Kyle’s Annäherungsversuche wohl doch etwas zu auffällig, sodass er beschloss Kyle ein wenig kennen zu lernen… Lucas plazierte daraufhin einen Zettel auf Kyle’s Schreibtisch, auf dem stand, dass er Lucas zur Toilette folgen solle. Vom Türschlitz der Toilettenkabine aus beobachtete er Kyle, der gerade zur Tür herein kam. “Psst!”, lockte er ihn zu sich. “Komm her!”, befahl er. Kyle ging schnurstracks auf ihn zu. Lucas zerrte Kyle hastig in die Kabine und verriegelte die Tür. Ohne auch nur mit der Wimper zu zucken fing er an Kyle zu am Hals zu küssen, ließ seine Zunge über seinen Oberkörper gleiten und öffnete seine Hose. Und noch bevor Kyle etwas sagen konnte hielt Lucas ihm den Mund zu und glitt mit seiner Hand zu seinem Glied. Er befeuchtete seine Hand und fing an es Kyle zu besorgen… Lucas führte seine zweite Hand zu Kyle’s Po und befeuchtete 2 Finger um in ihn einzudringen. Doch Kyle stieß ihn von sich, versuchte sich eilig wieder anzuziehen und wollte die Kabine gerade wieder verlassen, als ihn Lucas am Arm packte: “Entschuldige… Komm schon, bleib hier, ich mach’s auch wieder gut?!” “Das ging ja wohl entschieden zu weit…”, erwiderte Kyle. Er wollte gerade gehen, als ihm Lucas ein verlockendes Angebot machte: “… du darfst ihn auch hinten reinstecken!!”, meinte er. Kyle hielt einen Moment inne, lächelte in sich hinein und beschloss es Lucas richtig zu geben. Er verriegelte die Tür wieder, zog sich aus und stimulierte seinen Schwanz. Lucas kniete sich vor ihn und nahm seinen Schwanz in den Mund und gab ihm einen heißen Blowjob…. “mh…..oh ja…. oh….ja….”, stöhnte Kyle…. Während er Kyle befriedigte, zog Lucas seine Hosen und Shorts aus und besorgte es sich selbst mit der Hand… “Dreh dich um!”, forderte Kyle.
Er gehorchte, drehte sich mit dem Po zu Kyle und ließ sich von ihm erst einen, dann zwei Finger reinschieben. Kyle gab ihm noch ein paar heftige Schläge mit der Hand auf seinen Knackpo, was beide noch geiler werden ließ… Schließlich schob Kyle ihm seinen langen, dicken, harten Schwanz tief in den Po… Beide stöhnten immer wieder lustvoll auf… Es dauerte nicht lange, bis Kyle in Lucas’ engem Loch zum Orgasmus kam… Noch ein letztes lautes, lustvolles Stöhnen, ein letztes Mal stieß Kyle sein Glied tief und kräftig in seinen Po und spritzte ab… (…) Beide zogen sich wieder an und sahen sich noch ein paar Minuten schweigend in die Augen… “Wie wär’s das nächste Mal mit ´nem flotten Dreier?”, fragte Lucas. Kyle lächelte und antwortete: “Nicht schlecht… Aber würdest du das lange durchhalten?” “Nein Jungchen, die Frage ist, ob DU das durchhältst?!”, meinte Lucas. Beide lächelten sich an… Kyle entriegelte die Tür, doch als er im Begriff war zu gehen, legte Lucas von hinten den Arm um seinen Hals und zog ihn an sich… “Morgen, bei mir, 19.30Uhr,… dann zeig ich dir wie’s richtig geht – und sei pünktlich sonst versohl ich dir deinen süßen Knackarsch!”, zischte Lucas und fügte hinzu: “… und bereite dich lieber gut vor…. Ich weiß das du noch keinen drinstecken hattest!!!”
Dann ließ er ihn gehen…. Er überlegte noch, was er am folgenden Tag mit ihm anstellen würde…. Er beobachtete Kyle noch beim Hände waschen und trat dann selbst aus der Kabine um eben gleiches zu tun… Dann verließ auch Lucas die Toilette wieder und ging an die Arbeit. Den restlichen Tag, zwinkerte er Kyle immer wieder zu… Ohne zu wissen auf was er sich da einließ, war er schon ganz gespannt darauf, was ihn wohl bei Lucas erwarten würde…. Am nächsten Tag im Büro war Kyle so angespannt und gleichzeitig kribbellig was der Abend wohl bringen würde, dass er bei jedem Geräusch erschrak, oder etwas fallen ließ. Schließlich würde es kein normaler Abend, mit einem normalen Kerl werden, sondern ein besonderer Abend, mit seinem “Traumsexpartner”!! Als Lucas ihn aufforderte ihm einen Kaffee zu bringen, sprang Kyle sofort auf um dem Befehl seines Angebeteten gerecht zu werden. Er wollte Eindruck schinden und Lucas auch gleich die geforderten Unterlagen vorbeibringen. Doch der hohe Stapel an Papierkram, welcher mit einer Hand nur schwer zu bändigen war, und der heiße Kaffee, brachten Kyle vor den Füßen seines, sozusagen, “Vorgesetzten” zu Fall. Sich für das Missgeschick schämend, versuchte Kyle die Situation zu erklären: “…tut… ehm, tut mir… leid” stotterte er. Lucas sah ihn unbeeindruckt, und doch fordernd, an und meinte in einem gewählten Ton: “… hm, schon gut, heb die Unterlagen auf und geh zurück an deinen Platz…., oder hast du schon nichts mehr zu tun?!” Kyle fiel dazu nichts mehr ein, er nickte verlegen und zog sich an seinen Schreibtisch zurück.
Eine Stunde später, trafen sich Kyle und Lucas, zufällig, erneut auf der Toillette, Kyle um sein kleines Geschäft zu verrichten, und Lucas säuberte seine Hose und Schuhe, von den restlichen Kaffeeflecken. “Wie ist denn das passiert?”, fragte Kyle verlegen. “Der Kaffee, den du in meinem Büro verschüttet hast, vorhin, schon vergessen?!”, erwiderte Lucas geladen. “Oh, ehm… ja,… tut mir leid.”, erwiderte Kyle. Lucas war überrascht, dass Kyle so ein Missgeschick so schnell vergaß, war er doch sonst immer so zuverlässig. “…. Junge, hast du so ein schlechtes Gedächtnis oder, oder hab ich dich vielleicht geängstigt?”, wollte Lucas wissen. Lucas nahm Kyle zur Seite und drückte ihn, mit seinen starken Armen, an die Wand. Kyle stotterte nur etwas von er wisse es nicht und schien tatsächlich etwas verängstigt. Lucas ließ ihn wieder los, gab ihm den Rest des Tages frei und versicherte Kyle dass er sich keine Sorgen wegen nachher machen sollte. “… ehrlich, das wird toll, ein heißer Abend, versprochen, … ich freu mich schon auf dich!”, meinte Lucas verführerisch und zwinkerte Kyle noch einmal zu, bevor dieser das Büro verließ….. (…)
Es war soweit, Punkt 19.30Uhr, Lucas wartete schon sehnsüchtig auf Kyle, der jeden Augenblick bei ihm erscheinen musste. Kyle hatte sich ein wenig Mut angetrunken, um die Nervosität loszuwerden, bevor er sich auf den Weg zu seinem “Verführer” machte. Er war überpünktlich und mittlerweile schon sehr erfreut, bzw. gespannt, auf den Abend… Ohne sein Wissen hatte Lucas seinen Kumpel Dereck eingeladen um den beiden Gesellschaft zu leisten. Er stand auf unerfahrene geile Kerle und wusste genau wie man sie anfassen musste… Kyle zögerte noch etwas, drückte dann schließlich doch den Knopf von Luca’s Klingel. Er öffnete die Tür und bat ihn zu sich hoch. Lucas verschloss die Tür… In seinem riesigen Schlafzimmer lagen nun beide dem bequemen Bett und fingen an sich gegenseitig anzuheizen… Dereck kam dazu und Lucas stellte die beiden einander vor: “Das ist Dereck, mein guter Freund, er wird uns Gesellschaft leisten…. Kyle nickte und starrte auf Lucas’ stahlharten Sixpack. Er konnte kaum die Augen von ihm lassen… (…)
Dereck verschwand für eine Weile aus dem Raum, sodass sich Lucas ganz auf seinen Partner konzentrieren konnte. Lucas hatte Kyle derweil schon dazu gebracht, sich komplett auszuziehen. Was Lucas nun ebenfalls tat… Er spielte noch ein wenig weiter mit Kyle’s sexuellem Empfinden, und hatte bereits seinen harten Schwanz im Mund. Er befriedigte ihn lustvoll, und Kyle genoss den Anblick von Lucas’ fließenden Bewegungen… Dereck gesellte sich dazu, er stellte sich hinter Kyle.
Und während Lucas ihn noch oral befriedigte, ließ Dereck seine Hand über Kyle’s wohlgeformten Hintern gleiten und plazierte sie zwischen seinen Pobacken…. Mit etwas Gleitgel auf einem Finger seiner anderen Hand, begann er ihn von hinten zu stimulieren…. Obwohl Kyle noch kein einziges Mal Analsex hatte, genoss er, was hinter seinem Rücken mit ihm geschah… Lucas und Kyle tauschte nun ihre Positionen, indem Kyle nun Lucas’ Schwanz lutschte… Dereck näherte sich Kyle von hinten, diesmal mit seinem Schwanz, doch vorher schob er seinen Finger vorsichtig hinein, um ihn auf den folgenden Gang vorzubereiten… Noch schien Kyle es zu genießen, doch dann plagte ihn wieder die Nervosität: wie würde sich das jetzt wohl anfühlen??, fragte er sich und ließ einen Moment von Lucas ab… Er war sehr einfühlsam und versuchte keine unnötigen Unannehmlichkeiten zu verursachen, als er Kyle sein Ding von hinten zu spüren gab…. Kyle wollte Dereck mit seinen Händen wegdrücken, doch Lucas verhinderte sein Vorhaben in dem er sich seine Hände griff, sich bei ihm einhakte und ihm ins Ohr flüsterte: “hab keine Angst, sei ganz locker…” Lucas gab ihm ein paar zärtliche Küsse, um Kyle etwas aufzulockern, sodass dieser sich nun endlich fallen lassen konnte… (…) Eine ganze Weile funktionierte es in dieser Position, bis Dereck zum Abspritzen kam und sich kurz verabschiedete…. Kyle legte sich auf das Bett und schloss für einen Moment die Augen, während sich Lucas und Dereck über seinen Zustand unterhielten… “Meinst du er hält noch eine Runde mit uns durch?”, fragte Dereck hinterlistig. “Nein, der ist geschafft, wenn ich es nochmal schaffe ihn genügend zu stimulieren, spritzt er vielleicht noch ab, aber das war’s dann….”, meinte Lucas und lächelte verschmitzt. Die beiden gaben sich einen Kuss auf die Lippen und verabschiedeten sich voneinander…
Dann gesellte sich Lucas wieder zu Kyle, nahm seinen Schwanz in die Hand und stimulierte ihn. Kyle wurde in kürzester Zeit sehr erregt und hoffte, dass Lucas es diesmal bis zum Schluss tun würde… Lucas setzte sich nun vor Kyle um seinen geilen harten Schwanz zu lutschen. Kyle stöhnte immer wieder laut auf… Sein Partner wusste, wie man es ihm besorgen musste und Kyle genoss jede Sekunde… Es dauerte auch diesmal nicht lang, bis Kyle zum Abspritzen kam, die Erregung war einfach zu groß, als dass er es länger hinaus zögern konnte…
Lucas setzte sich nun neben Kyle aufs Bett und sah ihn an “War der Fick vorhin zu hart für das erste Mal?”, wollte er wissen. “Nein,… nur sehr anstrengend!”, erwiderte Kyle erschöpft, aber lächelnd.
“Ach was, zu anstrengend, ja?!”, meinte Lucas energisch und strich ihm mit der Hand durch die Haare… Lucas sah ihn lächelnd an und fügte hinzu: “…. das war dir schon zu anstrengend… na warte…. muss ich dich wohl doch noch über’s Knie legen, was……!?!” Lucas lächelte ihn dabei fordernd an, biss sich verführerisch auf die Unterlippe und gab Kyle seine Hand auf dem Hintern zu spüren…. und noch einmal…. und noch einmal… “und was wird das jetzt?!”, fragte Kyle lüstern. Doch Lucas sah ihn nur unschuldig an und meinte: “… hm… ich dachte es gefällt dir, vielleicht….?!” “Vielleicht….?!”, fügte Kyle hinzu. Beide lächelten sich an, und die Stimmung war wieder lustvoll gespannt. “…. komm her,… jungchen…!”, befahl Lucas. Kyle ließ sich von ihm ohne Widerworte ans Bettende zerren… Lucas stimulierte seinen Schwanz, brachte ihn zum Stehen und führte ihn langsam zu Kyle’s Lippen, und während er ihn in seinen Mund einführte flüsterte er ihm zu: “….los… lutsch ihn… sonst gibt’s ‘n’ paar hiermit….!” und gab ihm einen leichten Schlag mit einer Gerte auf den Po… ohne sich zu wehren gehorchte er und befriedigte seinen Partner. Doch als er kurz pausieren wollte um Luft zu holen, strich Lucas ihm die Gerte an seinem Oberkörper entlang, bis unter sein Kinn und meinte leise: “… lutsch weiter… oder soll ich dir das Ding mal hinten reinschieben…??!” noch bevor Kyle sich einen Satz darauf überlegen konnte, bekam er noch einen Schlag, mit der Gerte, auf seinen knackigen Hintern, diesmal etwas härter, sodass er leicht zusammen zuckte. Lucas wollte ihm noch ein paar Schläge verpassen, doch er war nicht sicher ob es ihm gefällt, also beließ er es bei den zwei harmlosen „Klapsen“, obwohl es ihn wirklich antörnte… Lucas strich sich etwas Gleitgel über seinen harten Schwanz und zwischen die Pobacken seines Vordermannes… Dann ließ er ihn seine Finger spüren, bevor er ihm seinen dicken, harten Schwanz reinschob. Erst langsam und gefühlvoll und nicht sehr tief…. “Jetzt wird’s etwas wehtun, wenn ich ihn weiter reinschiebe, mehr, als das mit Dereck vorhin….. meinst du, du hältst das aus…??!”, fragte er Kyle flüsternd. “sicher…”, antwortete er. Gesagt, getan. Lucas schob sein Glied mit jedem Mal härter und tiefer hinein… Kyle stöhnte bei jedem Mal leise auf…. Lucas zog Kyle’s Kopf an sich und meinte leise: “…sag es, wenn ich aufhören soll….!!” Kyle schluckte, und antwortete: “…nein, mach weiter…” Lucas genoss es zwar, ihm sein Ding immer wieder hinein zu stoßen… Kyle war sehr erregt, doch er spürte auch leichte Schmerzen… Lucas ließ kurz von ihn ab, stellte sich vor ihn, packte ihn am Kinn und fragte ein letztes Mal: “… bist du ganz sicher, dass du das noch länger durchhältst…??” Kyle antwortete: “Ja, keine Sorge….. ich will es….. fick mich!!!” Doch Lucas war unsicher, dass Kyle es nur ihm zu Liebe tat und zögerte einen Moment lang…
Vielleicht genoss Kyle den Schmerz sogar, und ließ es deshalb über sich ergehen?! “…. los… tu es…. tu es….!!”, forderte Kyle. “… na schön…. wenn du es unbedingt auf die harte Tour willst….. bitte….. aber wenn du dich hinterher über Schmerzen beklagst, werd ich dir deinen süßen Knackarsch versohlen – kapiert??!!!”, meinte Lucas. Er nahm wieder seine Position hinter ihm ein, legte seinen Arm um Kyle’s Körper, und fing langsam ihm seinen harten Schwanz reinzuschieben… Mit jedem Stoß tiefer, und härter… Kyle stöhnte mit jedem Mal lauter… Er atmete ziemlich heftig… Doch Lucas hatte oft genug nachgefragt, legte seine Hand um seinen Mund, drückte seinen Körper nach vorn und schob ihn bis zum Anschlag rein. Ein paar Mal… Dann wollte er eine noch eine Stellung mit ihm ausprobieren, die ihn sehr antörnte. “dreh dich auf die rechte Seite… vor mich…!”, flüsterte Lucas. Kyle gehorchte. Lucas legte sich direkt hinter seinen unerfahrenen Partner und schlug ihm mit Hand noch ein paar Mal auf den Po… Er befeuchtete wieder 2 Finger, spielte ein wenig an Kyle’s Loch…. Lucas schob ihm seine Finger rein und wurde dadurch noch erregter: “mh…. oh ja…. oh ja… mh…. das ist so geil… ooh…” stöhnte er. Dann zog er Kyle’s linkes Bein nach oben und drang wieder mit seinem Schwanz in seinen Po ein… Jetzt spürte Kyle ihn noch intensiver in sich. Er stöhnte immer wieder ziemlich heftig auf, es klang fast schon wie Schreie… Kyle musste sich eine ganze Weile in dieser Position von ihm ficken lassen… Doch Lucas bemerkte an seiner Reaktion, dass es ihm wohl doch zu hart war… Er zog Kyle an den Haaren zu sich und flüsterte ein letztes Mal: “… ich sagte doch, du sollst sagen wenn es nicht mehr geht…. doch du willst es ja nicht anders….” Lucas nahm wieder die Stellung hinter ihm ein, hielt ihn diesmal mit seiner linken Hand an Kyle’s Schulter fest, und stieß ihm seinen harten Schwanz immer wieder heftig und tief in den Po… Kyle versuchte zu sprechen, doch er wurde von Lucas unterbrochen: “…. keine Diskussion jetzt…. ich sagte doch, ich zeig dir heute, wie’s richtig geht…. und du wolltest es so…. also stell dich gefälligst nicht so an…” zischte er, und stieß sein Glied noch tiefer und härter hinein, bis zum Anschlag… wieder… und wieder… und wieder…. und wieder…. Kyle stöhnte immer wieder auf… bis Lucas schließlich, nach einer endlosen halben Stunde, zum Orgasmus kam -und endlich von Kyle abließ… (…) Kyle atmete heftig, er war erschöpft, am Ende seiner Kräfte, er zitterte am ganzen Körper…. Lucas legte sich neben ihn und meinte: “das war jetzt echt geil… wow… dich zu ficken ist der Hammer…” meinte Lucas, strich ihm gefühlvoll über das Haar und fügte hinzu: “… atme erst einmal tief durch, süßer…“

Kyle nickte nur einmal, und versuchte sich, aufrecht, an den Rand des Bettes zu setzen. Er zog seine Shorts wieder an und ließ sich wieder auf das Bett fallen. Lucas kam mit einem großen Glas Wasser zurück. “Hier, trink!”, forderte er. Doch Kyle war so erschöpft, dass er es nicht mehr allein schaffte sich wieder aufzusetzen. Lucas schob seine Hand unter Kyle’s Nacken und zog ihn zu sich hoch. “Komm schon, Junge, trink endlich etwas….”, meinte er. Endlich, er hatte ihn soweit, Kyle nahm ein paar große Schlucke und bemerkte nebenbei: “weißt du,… ich hatte noch nie so anstrengenden, schmerzhaften… aber auch noch nie so guten Sex!!” Sie lächelten sich an. “Das können wir gerne wiederholen,… irgendwann…”, meinte Lucas und zog seine Shorts wieder an. “Das nächste Mal, Kyle, werde ich dich jedoch vorher -und nachher- massieren, damit du schneller wieder einsatzfähig bist!!”, meinte Lucas, packte Kyle am Arm und bot ihm Unterstützung bis zu seinem Wagen. Doch Kyle konnte kaum noch geradeaus laufen, da beschloss Lucas ihn bei sich zu behalten bis zum nächsten Morgen!! Er verabschiedete sich kurz, um zu duschen. 20 Minuten später kehrte er zu Kyle zurück, zog ihn aus, und duschte ihn gründlich ab. Er trocknete Kyles Haut, mit einem großen Handtuch und brachte ihn in sein Bett. Während Kyle sich, schlafend, von den „Strapazen“ des Abends erholte, gesellte sich Lucas erst später zu ihm ins Bett…. Er war auch vor Kyle am nächsten Morgen wach, und machte Frühstück – und einen sehr starken Kaffee für Kyle. Kyle hatte 16 Stunden durchgeschlafen und erwachte auch endlich aus seinem Tiefschlaf. “… hey, ich dachte schon ich muss mir Sorgen um dich machen, Kleiner!!”, meinte Lucas verschmitzt und reichte Kyle eine Tasse Kaffee. “danke….”, bemerkte Kyle verschlafen, und fügte hinzu: “… mir tut alles weh…” “Das kommt von der Anstrengung, und wenn man, wie du gieriger Kerl, nicht genug kriegen kann!”, zischte Lucas. “… hattest du nicht etwas von einer Massage gesagt??”, meinte Kyle. Lucas verschwand einen Augenblick, und kam nach ein paar Minuten mit einem duftenden Massageöl zurück. Er gab Kyle einen leidenschaftlichen Kuss auf die Lippen, und begann dabei ganz sanft Kyle’s Nacken zu berühren. “Meine Güte, du bist ja total verspannt!”, bemerkte Lucas, und fuhr fort: “… dreh dich um….” Ohne Widerworte, folgte Kyle den Anweisungen seines Angebeteten. “Kannst du ein bisschen nach unten schauen, bitte!”, forderte Lucas. Kyle gehorchte. Lucas ließ seine starken Männerhände sanft über Kyle’s Haut gleiten und massierte das Öl gleichmäßig ein. Je länger er Kyle das Öl einmassierte, desto wärmer wurde es… Er genoss die Massage schweigend….

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Anal

Männer!

Morgens bei Lohmeyers. Sie schleicht sich an ihren Mann heran und knallt ihm die Bratpfanne von hinten an den Kopf. Er schreit auf: “Was soll das denn?”
“Gerade habe ich deine Hosen für die Wäsche ausgeräumt und darin einen Zettel mit dem Namen ‘Marie-Louise’ gefunden!”

“Ja, aber Schatz, erinnerst du dich nicht mehr? Vor zwei Wochen war ich doch beim Pferderennen und ‘Marie-Louise’ ist der Name des Pferdes, auf das ich gesetzt habe…”

Sie entschuldigt sich bei ihm, den ganzen Tag plagt sie sich mit Gewissensbissen und bereitet ihm schließlich ein Festmahl.

Drei Tage später schleicht sie sich mit dem Nudelholz an ihn heran – boing!

“Was ist denn jetzt wieder los, dumme Kuh?”, empört er sich.

Sie: “Dein Pferd ist am Telefon…”

—-

Udo steigt aus einem neuen Porsche. Sein bester Freund fragt, wie er zu dem Wagen gekommen sei.

“Also, da stehe ich als Anhalter an der Autobahn, und dann kommt diese Frau mit dem Porsche. Sie hält an, ich steige ein und am nächsten Rastplatz hält sie an und zieht ihr Höschen aus. Sie sagte: ‚Du kannst jetzt von mir haben, was du willst.’ Na, da habe ich natürlich den Porsche genommen.”

“Klar, das Höschen hätte dir ja auch wahrscheinlich gar nicht gepasst.”

—-

Um vier Uhr morgens kommt der kleine Simon ins Schlafzimmer und bettelt: “Bitte, bitte, Mami, erzähl mir doch ein Märchen.”

Die Mutter antwortet: “Warte, bis Papi heimkommt, der erzählt uns beiden eins.”

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Der Ehemann kommt nach Hause und findet seine Frau mit seinem besten Freund im Bett.

“Was macht ihr denn da?” brüllt er.

“Siehst du”, sagt sie zu ihrem Liebhaber, “ich habe dir doch gesagt, dass er blöd ist.”

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“Die Polizei sucht einen großen blonden Mann um die Vierzig, der Frauen belästigt!”, liest sie ihm am Frühstückstisch vor.

Er: “Meinst du wirklich, dass das der richtige Job für mich ist?”

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Nach einem Unfall: Der Verletzte liegt auf dem Rasen, über ihn beugt sich eine Frau, um zu helfen. Kommt ein Mann sicheren und energischen Schrittes von hinten, tippt der Frau auf die Schulter und sagt: “Lassen Sie mich das mal machen, ich habe einen Erste-Hilfe-Kurs belegt.”

Die Frau schaut ihm eine Weile zu und sagt dann zu ihm: “Wenn Sie an die Stelle kommen, wo Sie den Arzt rufen sollten: Ich bin schon da.”

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Was ist der Unterschied zwischen einer Katze und einem Mann?

Das eine ist ein verlauster Vielfraß, dem es egal ist, wer ihm das Futter gibt; das andere ist ein Haustier.

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Lesben

Meine geile MILF Teresa aus Augsburg Teil 1

Es war einer der letzten schönen Tage im Oktober 2011. Ich war auf Geschäftsreise und hatte einen grauenvollen Tag hinter mir. So ziemlich jeder Termin wurde kurzfristig verschoben oder ist schlicht weg geplatzt. Ich hatte somit zwar früh Feierabend aber was nutzt das einem wenn man sinnlos im Hotel sitzten muss.
Nun da das Restaurant in meinem Hotel an diesem Tag Ruhetag hatte entschloss ich mich schnell was bei einer Fastfoodkette zu essen bevor ich mich ins Hotel begab. Ich gab meine Bestellung an der Kasse ab und wartete, in diesem Moment hörte ich die Tür hinter mir gehen und dann das wohl bekannte klacken von High Heels auf den Fliesen. Ich drehte mich um und erblickte heisse schwarze Heels mit guten 8 cm Absätzen. Mein Blick wanderte die braun gebrannten Beine entlang. In einem herrlich kurzen blauen Sommerkleid zeichnete sich ein praller Arsch, eine schmale Hüfte und herrliche pralle Titten ab. Ich blickte zu der Schönheit an der Kasse neben mir, sie nahm ihre Sonnenbrille ab und grüste mich mit einem kurzen Hallo was ich erwiederte. Während sie bestellte schaute ich weiter zu ihr herrüber sie hatte Schulterlange schwarze Haare braune Augen und shöne volle Lippen. Schöner Tag heute meinte sie zu mir, ja jetzt schon antwortete ich. Sie lächelte kurz wir nahmen jeder unsere Bestellung und setzten uns an unsere Tische. Nun ich dachte mir weiter nichts dabei ein kleiner bedeutungsloser Flirt eben. Ich verzehrte mein Essen und ging zur Toilette. Dabei ging ich nochmals an ihrem Tisch vorbei in diesem Moment fielen ihre Autoschlüssel vom Tisch ganz der guterzogene Kavalier hob ich sie natürlich für sie auf. Ich legte sie ihr auf den Tisch sie lächelte mich an und bedankte sich dafür. Ich ging nun weiter zur Toilette und erleichterte mich dort. Da hörte ich hinter mir die Tür gehen und wieder das Klacken der Heels meiner geilen Schönheit. Ich drehte mich um und tatsächlich da stand sie. Aber ihr Blick war streng und hart sie lehnte sich etwas zurück an die Wand und zog ihr kurzes blaues Kleid immer höher. Da sie keinen Slip trug hatte ich freien Blick auf ihre teilrasierte Fotze. Wortlos standen wir uns einen Moment gegenüber sie mit dem strengen Blick ich etwas perplex und immer noch mit offener Hose. Ich muss wirklich recht dämlich ausgesehen haben. Dann war ich aber wieder bei mir, ich ging auf sie zu ging vor ihr in die Knie. Ich begann sofort diese herrliche geile Fotze zu lecken. Meine Schönheit drückte meinen Kopf fest in ihren Schoss dabei legte sie ihr rechtes Bein über meine Schulter. Immer fester drückte sie mich mit dem Bein und ihren Händen an ihre Fotze ich bekam fast keine Luft mehr. Da rührte sich was vor der Toilete. Sie zog mich mit einem Rück hoch drückte mich in eine Kabine verschloss diese setzte sich vor mich auf das WC und packte meinen miterweile harten Schwanz ganz aus. Ein anerkennendes Grinsen huschte über Ihr Gesicht dann begann die mich mit ihrem Mund zu verwöhnen. Oh ich wurde wahnsinnig sie saugt so gierig an mir leckte immer wieder über meine Eichel gab mir aber auch oft genug ihre Zähne zu spüren und knetete dabei meiner Eier ich konnte nicht sehr lange an mich halten und hab ich ne volle Ladung meines Spermas in ihren Mund gefeuert. Als ich wieder zu Atem gekommen bin bedankte ich mich für dieses geile Erlebnis. Sie lächelte wieder meinte nur sie hätte zu danken und machte sich auf den Weg ich rief ihr hinterher wie sie denn eigentlich heißen würde sie andwortete Teresa und ging weiter ich richtete mich schnell und lief ihr nach aber ich sah sie nur noch in einem Audi-Cabrio um die Ecke fahren. Mmmm schade das sie schon weg ist aber was solls so war der Tag doch niht so Sinnlos dachte ich mir und machte mich auf ins Hotel.

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Anal

Haus Salem 18

Aus dem Netz, für das Netz.
Autor mir nicht bekannt.

Haus Salem 18

Bevor Hannah an die Reihe kam, ließen sich die Mädchen der oberen Klassen etwas anderes einfallen. Ich war mit Hannah gerade unterwegs, als Dunja Tauber zu uns gelaufen kam, um uns mitzuteilen, dass Vanessa Dahl zusammen mit Petra Volz durch die Gänge stromerte, offensichtlich um jemanden zu suchen, an dem sie ihren Frust auslassen konnten.
„Ich habe gehört, wie Vanessa sagte: Heute muss noch eine dran glauben“, sagte Dunja. Sie schaute mich bewundernd an. „Du hast sie auf die Palme gebracht, Sigrid. Die ist auf hundertachtzig.“
Ich fand es gemein, dass Vanessa und Petra ihren Unmut nun an einem unschuldigen Mädchen auslassen würden. Konnte ich etwas dagegen unternehmen? Eigentlich nicht, und geschlagen wurde so oder so täglich mindestens ein Mädchen. Das war Vorschrift. Meistens traf es mehrere Schülerinnen über den Tag verteilt.
Ich lief hinter Dunja her. Hannah folgte uns. Im Hauptgang fanden wir Petra und Vanessa. Sie hatten Rebekka Bliemeister aus der achten Klasse dabei. Rebekkas Hände waren auf dem Rücken zusammengefesselt. Sie war offensichtlich als Opfer auserkoren. Vanessa schaute in unsere Richtung. Als sie mich erblickte, erschien eine steile Falte auf ihrer Stirn. Sie schaute zu Dunja hin und stieß Petra Volz an: „Wie wäre es mit der kleinen Dunja Tauber?“
„Geht nicht“, gab Petra zurück. „Die ist zu jung.“ Offensichtlich hatten sie etwas vor, das mit Sex zu tun hatte, und da war Dunja tabu. Ich sah Petra an, dass sie darüber enttäuscht war. Sie hatte mitbekommen, dass ich Dunja ein wenig unter die Fittiche genommen hatte, und hätte dem Mädchen zu gerne in meinem Beisein eins ausgewischt. Ich stellte mich schützend neben Dunja.
„Was glotzt ihr drei so blöd?“ fragte Vanessa.
„Gucken ist nicht verboten“, gab ich schlagfertig zurück. Und jetzt trau dich mal, es mir zu verbieten, du Ziege!
Natürlich hätte ich gehorchen müssen, aber es standen mittlerweile weitere Schülerinnen um uns herum und Vanessa hatte wohl Angst, das Gesicht zu verlieren. Ich hatte sie heute schon einmal untergebuttert. Ein zweites Mal würde sie nicht riskieren. Ich verbiss mir ein Grinsen und schaute sie so artig wie möglich an.
Prompt zog sie eine wütende Schnippe. Herrlich!
Iris Forthofer kam um die Ecke.
„Ja, wen haben wir denn da?“ rief Vanessa, froh, vom Thema ablenken zu können. „Die liebe Iris! Du kommst wie gerufen. Hast du dein Höschen an?“
„Ja, Vanessa“, antwortete Iris und wurde rot. Iris trug immer ein Höschen. Sie ging in meine Klasse, hatte tiefschwarzes lockiges Haar, das ihr über die Schultern fiel und hübsche dunkelblaue Augen. Nie sah man Iris mit nacktem Schoß. Es war ihre persönliche Marotte, den Schlüpfer nur auf Befehl auszuziehen. Es war das Schlimmste auf der Welt für sie, wenn sie sich vor vielen Zuschauerinnen nackt ausziehen musste. Sie wurde rot wie eine Tomate, wenn man es von ihr verlangte. Gerade deshalb taten die älteren Schülerinnen ihr das gerne an. Ich fand das scheußlich, aber Gudrun Reiter, die neben Iris saß, hatte mir einmal unter dem Siegel der Verschwiegenheit mitgeteilt, dass Iris ihr erzählt hätte, dass sie diese Scham innerlich sehr genieße.
„Es gefällt ihr, wenn man sie dazu zwingt, vor den anderen Mädchen nackt herum zu laufen“, sagte Gudrun. „Für Iris ist es das Größte, wenn Schwester Roberta sie vor die Klasse zitiert und sie sich nackt ausziehen muss und irgendwo angebunden oder angekettet wird.“
Wenn das stimmte, war Vanessa reingefallen. Ätsch!
Petra Volz wandte sich an die Mädchen, die um uns herum standen: „Ihr kommt alle mit zum Aufenthaltsraum. Auf geht’s!“ Bevor sie los liefen, packten Vanessa und Petra noch Iris und fesselten ihr mit einem kurzen Seil die Hände auf den Rücken. Iris ließ es sich still gefallen.
Wir marschierten zum Aufenthaltsraum. Vanessa schubste die gefesselte Rebekka zum Podest. Sie musste hinaufsteigen und mit dem Gesicht zu uns niederknien. Vanessa packte sie und legte sie auf den Bauch. Sie zog Rebekka so weit über den Teppich, bis ihr Kopf vorne über das Podest ragte. Was sollte das werden? Das hatte ich noch nie gesehen. Ausgerechnet Vanessa überraschte mich mit Kreativität, was die Behandlung jüngerer Mädchen anging. So kannte ich sie gar nicht. Sie machte sonst nur nach, was sie bei ihren Altersgenossinnen gesehen hatte. Sie holte ein kurzes Eisenrohr und steckte es zwischen Rebekkas Beinen in ein Loch im Podest, direkt unterhalb der Knie. Das Rohr passte genau in die Öffnung und ragte ungefähr dreißig Zentimeter in die Höhe. Vanessa holte ein kurzes Seil und Rebekka Bliemeister musste die Unterschenkel anwinkeln, so dass ihre nackten Füße in die Höhe ragten. Vanessa legte Rebekkas Knöchel rechts und links an das Eisenrohr und fing an, ihre Füße daran festzubinden. Die wand das Seil um den rechten Knöchel, dann um das Eisenrohr und auf der anderen Seite um den linken Knöchel und wieder zurück. Auf diese Weise wurden Rebekkas Füße am Eisenrohr festgebunden. Ich begann zu verstehen. Vanessa wollte sie auf die nackten Sohlen schlagen. Wenn ihre Füße am Rohr angebunden waren, konnte Rebekka sie nicht wegziehen.
Anschließend befahlen Petra und Vanessa den jüngeren Mädchen, eine der niedrigen Sitzbänke heranzuschaffen. Es waren dreißig Zentimeter breite, zwei Meter lange Holzgestelle, die oben abgepolstert waren. Sie waren sehr niedrig und standen normalerweise an der Wand. Dort setzten wir Mädchen uns gerne nebeneinander und machten Handarbeit. Die Sitzbank, die herbeigeschafft wurde, war viel niedriger wie das Podest, auf dem Rebekka gefesselt lag und sie wurde mit ihrer Schmalseite genau vor dem Gesicht des Mädchens aufgestellt.
„Und nun zu dir, Iris“, sagte Petra. Sie befreite meine Klassenkameradin von den Handfesseln und nahm sie aufs Korn. „Zieh dich aus!“
„Ach!“ machte Iris und wurde rot. Sie starrte Petra an, als hätte diese von ihr verlangt, sie solle sich eigenhändig ein Bein abhacken.
„Mach schon!“ rief Petra herrisch. „Zieh dich aus!“
Iris schluckte. Sie versuchte es hinauszuziehen. Sie blickte Petra so flehend an wie möglich und bat: „Ach bitte Petra, darf ich nicht meine Kleider anbehalten? Du kannst mich ruhig sehr streng bestrafen, aber bitte nicht ausziehen!“
„Hast du was an den Ohren, Mädchen?!“ raunzte Petra. „Auf der Stelle entkleidest du dich und zwar total. Los!“
Zitternd gehorchte Iris. Als erstes zog sie ihr Höschen aus. Schon dabei vertiefte sich die Röte in ihrem Gesicht. Als sie das Kleid ausziehen musste, wurde sie feuerrot.
„Leg die Klamotten ins Regal und komm wieder her!“ befahl Petra. „Aber dalli!“
Iris fügte sich. Sie faltete ihr Kleid und brachte es zum Regal. Als sie splitterfasernackt zu uns zurückkam, war sie noch immer knallrot. Sie schämte sich sehr. Ich kratzte mich am Kinn. Und das sollte ihr gefallen? Wenn ja, dann tarnte sie es jedenfalls perfekt. Iris sah total ängstlich aus. Sie musste Petra den Rücken zudrehen und die Hände hinten kreuzen. Petra fesselte ihre Handgelenke mit einem kurzen Seil zusammen.
„Ab zur Sitzbank“, befahl sie. Iris musste vor Rebekka Bliemeister treten und sich vor ihr auf die Sitzbank setzen, die Füße rechts und links auf dem Boden stehend. Vanessa kippte sie nach hinten, so dass sie auf ihren gefesselten Armen zu liegen kam. Zusammen mit Petra Volz zogen sie Iris so weit nach vorne, bis ihr Schoß genau vor Rebekkas Gesicht lag. Allmählich nahm das Unternehmen Formen an. Sie spreizten Iris´ Beine nach rechts und links und banden um jedes Fußgelenk ein separates Seil. Die Seile befestigten sie rechts und links an den hohen Eisenpfosten die vorne an den Ecken des Podestes angebracht waren. Nun lag Iris nackt und aufgespreizt direkt vor Rebekka. Diese konnte Iris´ weiblichste Stelle direkt vor ihrem Gesicht sehen und die Muschi von Iris leicht erreichen. Jetzt wusste ich, was Vanessa sich ausgedacht hatte und richtig, sie nahm einen Spreizer aus dem Schrank und setzte ihn Rebekka in den Mund. Dadurch wurde Rebekkas Mund ein Stückchen weit aufgehalten.
„Du wirst Iris schöne Gefühle schenken, während du geschlagen wirst“, sprach Petra ruhig. Sie holte einen Kochlöffel aus dem Schrank, kletterte aufs Podest und kniete hinter Rebekka Bliemeisters nackten Füßen, deren milchweiße Sohlen ihr wehrlos dargeboten wurden.
„Los geht’s“, rief Petra und begann, Rebekkas Fußsohlen mit dem Kochlöffel zu bearbeiten. Zu Beginn schlug sie noch nicht mit ganzer Kraft, aber doch so feste, dass Rebekka jedes Mal zusammenzuckte und leise Wehlaute von sich gab. Trotz der Schläge leckte sie fleißig in Iris´ Ritze auf und ab und beknabberte ihre süße Pflaume so gut sie konnte mit den Lippen, denn sie wusste, dass die Schläge auf ihre Fußsohlen nicht aufhören würden, bevor Iris gekommen war.
Wir Mädchen standen um das ungleiche Paar herum und schauten zu. Iris war knallrot im Gesicht. Während Rebekka zu leiden hatte, bekam sie die herrlichsten Gefühle geschenkt. Das schien ihre Scham nur noch zu verstärken. Sie gab sich allergrößte Mühe, sich nichts anmerken zu lassen.
„Sei fleißiger!“ rief Petra und schlug Rebekka fester.
„Au! Au!“ rief Rebekka bei fast jedem Schlag. Ihr Gesicht lag fast auf Iris´ Weiblichkeit auf, und sie tat ihr Bestes, um Iris zum Gipfel der Wonne zu bringen, damit die Qualen aufhörten.
Petra schlug noch fester zu. Rebekka versuchte zu widerstehen. Sie wand sich verzweifelt und spannte die Beinmuskeln an in dem nutzlosen Versuch, ihre ungeschützten Fußsohlen außer Reichweite von Petras Kochlöffel zu ziehen. Bei jedem Schlag schrie sie leise auf.
Doch Petra wollte mehr. Sie schlug noch härter zu. Die Schläge knallten laut auf Rebekkas nackte Fußsohlen. Rebekka zappelte verzweifelt. Gleichzeitig leckte und saugte sie emsig an der Muschi von Iris. Sie zuckte immer wieder unter den grausamen Schlägen zusammen. Hätte sie keinen Mundspreizer getragen, der ihre Kiefer gewaltsam auseinander hielt, hätte sie Iris womöglich unabsichtlich wehgetan, wenn sie unter Petras Hieben die Zähne zusammenbiss. Sie begann im Gesicht zu schwitzen. Feuchte Haarsträhnen klebten ihr an der Stirn.
Hannah, die neben mir stand, fasste furchtsam nach meiner Hand. Ich drückte sie tröstend. Hannah schaute zu mir her. „Mit mir werden die das auch machen“, sagten ihre Augen. Ich sah die Angst darin und legte den Arm um Hannah. Sie kuschelte sich an mich wie ein verängstigtes Kind bei einem Gewitter. Arme Hannah. Noch konnte sie die Lektionen nicht annehmen. Noch hatte die Angst sie unter ihrer Fuchtel. Wie lange mochte es dauern, bis sie ohne mit der Wimper zu zucken, antrat, um sich schlagen zu lassen? Hoffentlich nicht zu lange. Hannahs Trotz war nichts als der jämmerliche Versuch, ihre Furcht zu kaschieren. Sie musste erst lernen, die Behandlungen widerspruchslos anzunehmen, bevor sie echten Trotz empfinden und vielleicht sogar zeigen konnte wie ich kurz zuvor. Noch immer fühlte ich den Triumph über Vanessa und Petra. Es war ein Hochgefühl, an dem ich mich berauschte.
Petra legte sich noch mehr ins Zeug. Sie schlug sehr fest und schneller als zuvor. Endlich gelang es ihr, Rebekkas Widerstand zu brechen. Sie begann von einer Sekunde auf die andere zu weinen. Schluchzend beglückte sie mit ihren Lippen und ihrer Zunge die ausgebreitet vor ihr liegende Iris. Iris stöhnte lustvoll. Sie war knallrot vor Scham, aber sie konnte nicht länger verbergen, wie sehr sie es genoss, von Rebekka erregt zu werden.
Rebekka schrie und weinte. Obwohl der Mundspreizer ihr das Sprechen schwer machte, begann sie um Gnade zu betteln. Sie flehte Petra an, ihr eine Atempause zu geben, nur eine Minute, bitte. Eine einzige Minute nur, oh bitte.
Petra kannte keine Gnade. Sie schlug weiter auf Rebekkas ungeschützte Sohlen ein. Das laute Patschen des Kochlöffels wurde zum Schlag eines Metronoms purer Qual für Rebekka. Sie wand sich. Sie schluchzte. Sie schrie. Sie flehte um Schonung. Gleichzeitig leckte und küsste sie verzweifelt Iris´ weiblichste Stelle.
Ich konnte mir gut vorstellen, was Rebekka dachte. Sie flehte Iris in Gedanken inständig an, zu kommen, bitte, bitte. Iris gab sich größte Mühe, ihr den unausgesprochenen Wunsch zu erfüllen. Sie wand sich seufzend in ihren Fesseln. Zeitweise übertönte ihr Stöhnen das Klatschen des Kochlöffels und Rebekkas verzweifeltes Flehen und Schluchzen.
Irgendwann bäumte sich Iris auf. Ihr Rücken bog sich durch und sie stieß einen kurzen zittrigen Schrei aus. Dann sackte sie in ihren Fesseln zusammen, einen seligen Ausdruck im Gesicht, das immer noch feuerrot war.
Petra schlug noch eine Weile weiter. Rebekkas Flehen und Schreien schien ihr zu gefallen. Schließlich hörte sie auf. Rebekka lag schluchzend auf dem Podest. Sie konnte gar nicht mehr mit Weinen aufhören.
Hannah drängte sich noch enger an mich. Sie zitterte.
Vanessa Dahl trat vor und band Rebekka los. Wimmernd ließ sich das Mädchen auf die Seite fallen und rollte sich zusammen wie ein Fötus. Sie weinte in einem fort. Vanessa kümmerte sich nicht darum, sondern band Iris Forthofer los.
„Danke“, sagte Iris. „Danke.“ Sie gab sich so brav, wie sie nur konnte und sah zu, dass sie fix wieder in ihre Kleider zurückschlüpfte.
Inzwischen hatte sich Rebekka Bliemeister beruhigt. Sie richtete sich auf die Knie auf und blickte Petra Volz an. „Danke, Petra“, sagte sie demütig. „Danke für die Lektion.“
„Das war’s für heute“, sagte Vanessa Dahl.
Ich spürte, wie sich Hannah in meinem Arm entspannte.
„Och, eine könnten wir noch nach dem Abendessen dran nehmen“, sagte Petra. Sie grinste Hannah an. „Die Neue!“
Hannah zuckte erschrocken zusammen. Petra sah es und lächelte hintergründig.