Pochi giorni dopo stavo seduto in un bar a bere un drink quando mi sentii salutare da una voce conosciuta
“ciao Maurizio”
Alzai gli occhi e riconobbi Ornella “ciao, come mai da queste parti”
“ti cercavo” mi rispose sorridendo “hai pensato a quello che ti ho detto?”
“A cosa?” dissi non capendo di cosa parlava
“alla mia proposta di fare il gigolò. E di che altro sennò! Parlavo seriamente, hai tutti i numeri per farlo. Ho parlato con delle mie amiche che farebbero carte false per … incontrarti. Sono disposte a pagare, ed anche bene aggiungo io, se … le accontenterai come hai fatto con me”
“Ornella senti, non vorrei offenderti ma, il nostro incontro era una scommessa con degli amici e basta.”
“Pensi che non l’avevo capito? Un bel giovane come te che mi rimorchia per strada, che mi invita con parole chiare ed esplicite a letto … dai non sono una ragazzina. Però devo dire che nessuno mi aveva fatto godere come te … nessuno mi aveva lasciato sul letto intontita per gli orgasmi avuti, con la fica in fiamme ed un dolore alla mascella che mi è passato dopo due giorni. Pensa che più di una volta mi sono masturbata al solo ricordo di quella scopata.” Mi disse leccandosi le labbra in un chiaro segno di eccitazione “Dammi retta, provaci. Cosa ti costa. Al massimo ti farai un’altra scopata, incassi i tuoi duecento euro e poi ti ritiri. Dammi retta” concluse sorridendomi
“ci penserò. Dammi il tuo cellulare e ti farò sapere” conclusi
Misi il suo biglietto da visita nel portafoglio, le offrii un drink e la salutai ringraziandola per l’interessamento
“Non credere che il mio interessamento sia innocente. Se accetterai vorrà dire che mi farai uno sconto quando richiederò i tuoi servizi.”
Per tutta la settimana pensai alla proposta ed alla fine decisi di fare almeno un tentativo per poi prendere la decisione finale.
Telefonai ad Ornella che, contenta, mi diede il numero di telefono di Marina “chiamala all’ora di pranzo. Così potrà risponderti tranquillamente.”
Per non aver problemi in seguito, comprai una cellulare economico con una nuova scheda, e alle 13,20 telefonai a Marina.
“Pronto?” mi rispose una voce leggermente roca “chi parla?”
“ciao sono Maurizio. Mi ha dato il tuo numero Ornella. Mi ha detto di chiamarti a quest’ora”
“Ah si! Non ci speravo più. Senti per me va bene domani sera alle 20.00”
“ok non ci sono problemi. Dove ci incontriamo?”
L’appuntamento era davanti ad un famoso locale dove si poteva mangiare qualcosa di vizioso per poi darci … alle pazze gioie.
Capii subito che era lei quando vidi entrare nel locale una donna molto simile ad Ornella, forse un po’ più alta e, a prima vista, più magra (o meglio ancora meno cicciotella). Le andai incontro con disinvoltura, guardandola negli occhi per vedere le sue reazioni, e giuntole vicino le presi una mano chiedendole
“Marina?”
“Maurizio?” rispose lei sorpresa
“sei incantevole”
“sei un bugiardo” mi rispose ridendo
ci sedemmo in un tavolino ed ordinammo da bere. Più che mangiare stuzzicammo qualcosa. Il suo modo di fare, di parlare me la fecero vedere come una donna autoritaria, o forse come una donna obbligata ad essere autoritaria, una donna che dava ordini, che comandava, ma che allo stesso tempo avrebbe voluto essere comandata. Curioso di vedere il suo comportamento abbassai una mano dal tavolo mettendola sopra la gonna. Lei trasalì solamente a quel gesto, mi guardò prima con occhi irati, vidi nel suo viso una smorfia di sorpresa che si trasformò in una faccia gelida.
Ora scoppia pensai, ho sbagliato. Ma ero ancora convinto della mia impressione.
“Marina, stai calma. Mi hai invitato perché vuoi essere chiavata, posseduta, scopata ed allora è inutile fare quella faccia sorpresa ed incazzata. Sei qui volontariamente, nessuno ti ha obbligata. Se non la pensi così pazienza, altrimenti calmati e preparati al godimento” non sapevo come e da dove fossero uscite quelle parole, così dure e cattive, ma il suo cambiamento mi fece capire che avevo ragione.
Uscimmo quasi di corsa dal locale per salire sulla sua automobile. Arrivammo a destinazione nel giro di pochi minuti. La villetta era carina, aveva un giardino ben curato e fiorito (almeno per quello che potevo vedere a quell’ora) e l’aria profumava di fiori. Entrati in casa mi lasciò in salone
“prendi quello che vuoi, mi rinfresco ed arrivo subito”
rimasto solo presi dal portafoglio la fotografia di mia madre, Luisa, la guardai un secondo per fissarmi nella mente la sua immagine, ma vi assicuro che non serviva perché lei è scolpita nella mia mente, e prima di riporla dentro la baciai come facevo sempre da anni.
“eccomi” disse Marina presentandosi nuda “vuoi andare al bagno anche tu?”
“arrivo subito, tu intanto vai sul letto. Troverò la strada da solo”
Entrando nella stanza la trovai distesa sul letto che sospirava mentre si masturbava, con gli occhi socchiusi, in attesa di me e solamente a questa vista sentii il cazzo indurirsi ancor di più.
Marina era quasi la fotocopia di Ornella anche se più magra. Le posai la mano sulla sua seguendo all’inizio i movimenti della sua masturbazione, con l’altra mano le strinsi il seno, stuzzicai i capezzoli irti e turgidi che spiccavano dalle mammelle che si muovevano al ritmo del suo affannoso respiro, la baciai, continuai la masturbazione giocando con le sue dita che sempre più velocemente sgrillettavano il clitoride e si infilavo nella fica. Il suo respiro si fece sempre più veloce, i gemiti, i lamenti aumentarono di volume diventando pian piano gridolini sempre più acuti e frequenti fino a quando non godette con un dito suo ed uno mio nella fica iniziando a spruzzare umori di goduria e di piacere.
“Aaaahhhhh …… goodooooooo ……. Aaaaaaaaahhhhhhhh” mi urlava in faccia, con la bava che le usciva dalla bocca, con il corpo che smaniava. Le mie mani non si fermarono scendendo ad accarezzare le cosce, le caviglie, i piedi, per poi risalire facendo il percorso opposto. Marina giaceva sul letto meravigliata dall’intensità del piacere che provava mandando di volta in volta respiri e sospiri profondi. Chiusi gli occhi e subito si affacciò nella mia mente l’immagine di Luisa, mia madre, che godeva del trattamento, che mi guardava con la bocca tremolante balbettando “Mauriziooooo …… ooooohhhhh maurizioooooo sei mioooooooo …. oooooooooooohhh ….. siiiiiii”, con il corpo mosso dall’orgasmo che la raggiungeva violento facendola muovere in modo scomposto. Giunsi all’altezza del clitoride che sfiorai appena prima di risalire a stringerle il seno mentre iniziavo a leccarla, a succhiare e bere gli umori che continuavano ad uscire dalla fica, le leccavo l’ano, lo stuzzicavo, ci infilavo la lingua gustandomi il suo sapore forte ed acre. Marina gridava parole sconnesse spesso interrotte da gemiti affannosi “oooooohhh……. Siiiiii ……. Bello ……. Leccamelaaaaaa …. Chiavami …… cazzoooo …. Ooooooohhhhh ……” parole che aumentavano l’eccitazione mia e dell’immaginaria amante, di mia madre.
Mi trattenni dal farla godere di nuovo, mi alzai sul letto, la feci inginocchiare e le misi il cazzo davanti alla bocca. Marina goffamente lo prese in bocca ma quasi subito le vennero i conati di vomito
“scusami non sono abituata. A mio marito non l’ho mai fatto, mi ha sempre fatto schifo.” Mi disse riprendendolo in bocca, in minor misura.
“succhialo, leccalo, pensa che sia un gelato. Bene, brava, così, aiutati con il movimento della testa …. Ohhh vedi che inizi ad imparare” le parlavo con voce calma dandole indicazioni su quello che doveva fare per darmi piacere e, nonostante qualche momento di panico in cui ero sicuro che avrebbe vomitato, le seguiva lettera per lettera.
“Brava, così … tuo marito non sa cosa perde …. Brava, ciuccia così” mormoravo mentre l’eccitazione cresceva. Interrompi il fellatio e la feci alzare, la baciai sulla bocca prendendo possesso della sua stanca lingua, la succhia, le mie mani strinsero i glutei con forza attirando il suo corpo verso il mio, la sua fica sul mio cazzo. La penetrai in un colpo solo affondando in lei fino in fondo, sentii il glande urtare sull’utero, udii la sua voce urlare mentre con movimenti veloci la sbattevo, la martellavo.
“Maurizioooooooohhhhhhhhh siiiiiiiii……….oooooooohhhhhh……….scopami …… chiamami …. Inculami ….. tutto fai tutto quello che vuoiiiiiiii ……ooooohhhh ……… non ….. non credevo fosse …..oooooohhh …..fosse possibile questooooooohh …… godooooo …….godoooooo…….oooooohhhhhhh”
calai il ritmo per far perdurare il suo piacere, in fin dei conti era per questo che mi pagava, uscii da lei per distendermi sul letto, mi salì sopra e si penetrò di nuovo danzando sul mio cazzo, sculettando ogni volta che le arrivavo in fondo, le sue mani torcevano, stringevano, torturavano il suo seno, le mie accompagnavano il continuo su e giù.
Aprì la bocca un’altra volta come se volesse urlare di nuovo, gridare il suo orgasmo, ma l’unico suono che ne uscì fu un “oooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhh” prolungato che terminò all’arrivo dell’ennesimo orgasmo. Il suo respiro si fu sempre più affannoso, i movimenti più lenti, tanto che cambiai posizione per permetterle di riprendere fiato.
La feci distendere sul letto e guardandola negli occhi la penetrai lentamente, molto lentamente, centimetro per centimetro fino a quando non entrai tutto in lei. La sua faccia era stravolta dal piacere che provava come dimostrava anche la sua bocca perennemente spalancata.
La fica era talmente sfondata da darmi l’impressione di muovere il cazzo in uno spazio vuoto, non riuscivo a toccare nulla, nessuna parete, se non l’utero quando arrivavo al fondo. Continuai comunque a muovermi per assecondare le richieste di Marina gridate sempre più forte
“Ancoraaaa …. Più forteeeeeee……… oooooooooooohhhhhhhhhh siiiiiiiiii spacamelaaaaa tuttaaaa ……..ancoraaaahhhh ……”
Dopo un po’ di tempo però mi ricordai che ero io che dovevo comandare e non lei. Pensai che la prima impressione che avevo avuto al bar era giusta e che dovevo assolutamente cambiare il trattamento.
Di colpo mi fermai, uscii dalla sua fica e la fissai
“ora basta! Mi sono rotto, hai la fica talmente slargata che non provo nulla. Ora cambiamo registro. Intanto inizia a ciucciarmelo” le dissi portandole il cazzo all’altezza della bocca “ricordati come hai fatto prima e non smettere fino a quando non te lo dico io. A proposito voglio sentire la tua gola questa volta. Tutto in bocca altrimenti me ne vado”
Marina rimase per un secondo immobile, non so se dallo stupore per quello che aveva udito o per prendere una decisione, ma poi fece quello che le avevo ordinato, in un solo boccone. I conati di vomito erano scomparsi, mi leccava il cazzo assaporando anche il sapore dei suoi umori, lo affondava sempre di più nella sua bocca massaggiandomi allo stesso tempo lo scroto con movimenti lenti e circolari che, finalmente, mi fecero sentire un po’ di piacere
“Brava .. ora puoi anche dire che mi hai fatto un pompino. Continua così”
Queste crude parole aumentarono la sua eccitazione tanto che vidi una sua mano muoversi verso il basso per raggiungere il clitoride.
Senza farla staccare dal cazzo passammo alla classica posizione del sessantanove con lei sopra di me. Leccai la fica partendo dal clitoride e arrivando infine al suo ano dove mi fermai più a lungo e ripartii in senso opposto. Contemporaneamente posai l’indice della mano destra sullo scuro orifizio iniziando a giocarci. Il solo contatto fece sobbalzare Marina in un modo scomposto
“No ti prego, quello no”
“Marina continua a darmi piacere con la bocca e pensaci sopra. Non farò nulla senza il tuo assenso. Ora tranquillizzati e continua a succhiarmelo che manca poco e vengo”
E così fece. Riprese a ciucciarmi il cazzo mentre io continuai a leccarle la fica e a farle sentire il dito sull’ano. Presi il gonfio clitoride tra le labbra e lo succhiai a fondo, lo spatolai sempre più velocemente fino a quando non venne. Nello stesso momento in cui fu assalita dall’orgasmo spinsi velocemente il dito nell’ano. Marina aumentò il movimento della testa e la forza delle ciucciate portandomi al mio orgasmo colpendola di sorpresa.
Lo sperma le inondò la bocca facendola quasi soffocare
“oooooohhhhhhhh bravaaaaaa … sssssssssìììììì ……..continuaaa … succhiaaa …… ohhh” urlai il mio godimento e spinsi ancora più il cazzo nella sua bocca. Marina, superato il primo momento di sorpresa e forse di imbarazzo, ingoiò tutto lo sperma continuando a succhiarmi il cazzo mentre io ripresi a leccare la fica da cui continuavano a sgorgare fiumi di umori. Sembrava che non sentisse più il dito che aveva nell’ano e quindi provai ad inserire un secondo per allargare quel buco che volevo violare ma mi fu impossibile perché Marina, forse capite le mie intenzioni, cambiò posizione. Quando si sdraiò vidi il suo volto radioso, la sua bocca sporca di sperma negli angoli che mi sorrideva, gli occhi avevano una luce diversa da prima e da essi scendevano lacrime solitarie che si mischiavano alle gocce di sudore perlaceo.
“grazie” mi disse Marina “non avevo mai goduto tanto come non avevo mai fatto … certe cose.”
“potevi fare anche nuove esperienze”
“forse la prossima volta. Oggi proprio non ci riesco neanche a pensarci, pensa a farlo”
“va bene.”
Queste furono le sole parole che scambiammo. Mi alzai, mi feci una doccia ed uscii da quella casa non dopo aver incassato le 200 Euro previste.
Marina mi lasciò di fronte al bar dove ci eravamo incontrati poche ore prima “quando vuoi chiamami” le dissi baciandola sulla porta “ma ti avverto che la prossima volta non sarò così clemente”
Salito sulla mia automobile presi la fotografia di mia madre; la guardai, la baciai e piansi di disperazione per la sua lontananza e per l’amore che provavo per lei.
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Jack e Carlo (Settima parte)
Jack sospirò e si mosse per allontanarsi ma Carlo non glielo permise e lo trattenne abbracciandolo più stretto. “Mi spiace, sono saltato a conclusioni sbagliate, io ti amo.” bisbigliò piano nel suo orecchio lasciando che le sue labbra strisciassero contro la pelle dell’amico.
Jack sorrise e lasciò che le sue labbra pigiassero contro Carlo. “Anch’io ti amo.” Mormorò. “E tutto va bene, Carlo, non ho fatto niente di quello che pensavi.” Carlo continuò a stringerlo e gli seppellì la faccia nel collo ad occhi chiusi. Strinse ancora più forte gli occhi tentando di trattenere i pensieri. Tentare di decidere tra Jack e Max sembrava facile in superficie ma era molto più dura.
Jack era il suo miglior amico, non lo avrebbe mai lasciato, era innegabilmente bello ed era tutto quello che Carlo poteva volere in un amico. Ma Max… Carlo sospirò piano al pensiero. Forse lui non era così perfetto o fidato ma c’era qualche cosa in lui che continuava ad attrarlo, non poteva res****re. Non sapeva se era semplicemente perché il sesso con Max era così incredibile o per qualche cosa di più. Anche se avesse scelto Jack non sapeva onestamente se sarebbe riuscito a rinunciare all’altro, ma lui non voleva far male a Jack, lui l’amava troppo per spezzargli il cuore.
Carlo lasciò andare di malavoglia Jack e lui gli accarezzò delicatamente la guancia mentre si toglieva. Per un momento stettero in silenzio ma era un silenzio piuttosto goffo. “Sto per andare a fare una doccia, baby, farò in fretta.” Promise Carlo e gli baciò la cima della testa mentre lo sorpassava per andare in bagno. Chiuse la porta dietro di sè ed aprì l’acqua nella doccia. Si tolse t-shirt, jeans e boxer lasciandoli cadere in un mucchio sul pavimento del bagno ed entrò nella doccia.
Jack sorrise fra di se e si sedette sul divano coi piedi appoggiati al tavolino. Prese il telecomando ma fece una pausa prima di accendere la televisione. Il rumore della doccia gli fece pensare a Carlo che stava nudo sotto il caldo getto d’acqua, con le goccioline che gocciolavano lungo il corpo ben intonato. Stava cominciando a diventargli duro e rimase dove era seduto, tentando di decidere cosa fare. Si alzò dal divano e spinse lentamente la porta del bagno che Carlo non aveva chiuso a chiave. Carlo non notò che non era più da solo, la porta di vetro della doccia era appannata, così non vide Jack che stava lì vicino e che si toglieva rapidamente i vestiti lasciandoli cadere sul pavimento sopra quelli di Carlo.
Avanzò verso la doccia ed aprì lentamente la porta. Carlo si voltò ed i suoi occhi incontrarono i suoi. Non sembrò sorpreso ma anzi allungò una mano e sorrise tirandolo nella doccia con sè. Jack aprì la bocca per parlare ma Carlo rapidamente gli coprì le labbra con le sue e lo baciò lentamente. Fece scivolare le braccia intorno alla sua vita e lo tirò più vicino. Jack piagnucolò quando sentì il corpo bagnato del suo amico pigiato contro il suo e gli avvolse le braccia intorno al collo baciandolo appassionatamente. La presa di Carlo sulla sua vita aumentò e fece correre la punta della lingua lungo la linea delle labbra chiuse dell’altro, Jack aprì obbediente le labbra alla lingua dell’amico. Carlo fece scivolare le braccia dalla vita a sopra le spalle e gli raschiò lentamente con le unghie il torace facendolo rabbrividire.
Carlo poteva sentire il tremore del corpo di Jack contro il suo e questo lo eccitò ancora di più. Lo spinse contro il muro della doccia, Jack si tirò via dalle piastrelle fredde ma Carlo gli mise le mani sul torace e lo spinse facilmente indietro contro il muro, poi avanzò e pigiò il corpo contro quello dell’amico, il getto di acqua calda grondava su ambedue ed appannava la porta di vetro. “Carlo…” Borbottò Jack girando la testa per un momento.
“Baby shh, non dire niente, per favore…” Mormorò Carlo nell’orecchio dell’amico, si tirò indietro e lo guardò negli occhi. Capì che era nervoso ma vedeva un evidente desiderio nei suoi occhi, lo voleva disperatamente come lui lo voleva; gli fece scivolare le mani sulle anche e gli chinò la testa baciandogli il collo molto, molto delicatamente. Jack mugolò e rivolse la testa di fianco mettendo in mostra ulteriormente il collo. Carlo scherzosamente affondò leggermente i denti nella pelle che odorava deliziosamente e cominciò a succhiare abbastanza a lungo da sapere che avrebbe lasciato il segno. Il pensiero di lasciare sull’amico un marchio che chiunque avrebbe potuto vedere, lo eccitava ancora di più.
Carlo fece scivolare le labbra al torace di Jack e cominciò a baciare scendendo; mise una mano sul suo stomaco e trascinò leggermente le unghie sugli addominali facendolo rabbrividire di piacere. Lentamente si inginocchiò sul pavimento della doccia e fece strisciare le labbra sulle anche del ragazzo, toccando leggermente la sua pelle bagnata con la punta della lingua. Voleva disperatamente già fotterlo, così…, così dannatamente, ma si costrinse a far andare lentamente le cose, voleva che tutto quello durasse. “Per favore Carlo…” Uggiolò Jack. Stuzzicandolo Carlo lo stava facendo impazzire.
Il morbido, modo sexy in cui Jack aveva detto il suo nome gli fece dimenticare la decisione di stuzzicarlo e trascinò lentamente la sua lingua dalla base dei venti centimetri del cazzo diritto e scivoloso, alla testa da cui stava già gocciolando pre eiaculazione, il suo profumo lo stava inebriando e gli faceva sentire la testa leggera. Strofinò la lingua piatta sulla testa spingendo il percing nella fessura. Jack si lamentò alla sensazione del metallo fresco e fece scivolare le mani nei suoi capelli facendovi correre le dita. Carlo fece scivolare le calde labbra intorno alla testa del cazzo e fece scivolare lentamente la bocca completamente sull’asta prendendola profondamente in gola.
Max bussò due volte alla porta ma non ci fu risposta, provò con la maniglia, la porta non era chiusa così entrò e chiuse la porta dietro di sè. Né Carlo né Jack erano i soggiorno quindi si diresse verso la camera da letto di Carlo ma, passando davanti alla porta del bagno sentì il rumore della doccia. Sorrise ed alzò una mano per bussare prima di entrare, nel caso fosse stato Jack e non Carlo che si stava lavando ma, prima che la sua mano urtasse la porta, sentì la voce di Jack: “Oh dio Carlo, che sensazione incredibile…” ed un forte lamento.
Max strinse automaticamente i pugni. Cosa diavolo stava facendo Carlo con Jack! Aveva sempre pensato che ci fosse qualche cosa tra loro ed ora capiva di aver avuto ragione e che Carlo gli aveva sempre mentito. Avrebbe voluto spalancare la porta e gridare, e gridare, ma si tratttenne. Mentre toglieva la mano dalla porta le sue labbra si atteggiarono ad un sorrisino furbesco. Aveva un’idea migliore di una scenata inutile. Con un’ultima occhiata alla porta si girò, ritornò nell’anticamera e silenziosamente uscì dall’appartamento.
Jack ansò, le sue dita aggrovigliano i capelli di Carlo che alzò lo sguardo e vedere l’amico ancora con la testa indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta che ansimava di piacere, gli diede l’impulso di venire immediatamente. Fece scivolare le labbra bagnate su e giù sul cazzo, i suoi movimenti diventarono sempre più veloci. Sentiva il ragazzo tendersi ed aumentare la presa sui suoi capelli. Si tirò via da lui e si alzò con le labbra appiccicose di pre eiaculazione. Jack aprì gli occhi e, col respiro ancora affannoso, incontrò lo sguardo di Carlo. “Fottimi…” bisbigliò e strisciò la lingua sulle labbra dell’amico leccando via i suoi umori.
“Sei sicuro?” Mormorò Carlo; voleva disperatamente incularlo ma sapeva che sarebbe stato la prima volta per Jack e non voleva spingerlo a qualche cosa a cui non era pronto.
Jack accennò col capo e fece scivolare le braccia intorno alla vita del ragazzo tirandolo più vicino. “Dio, è tanto tempo che lo voglio, non posso aspettare più a lungo, ho maledettamente bisogno che tu mi prenda. Tu non hai idea di quante volte ci ho pensato, quante volte ho pensato come sarebbe stato sentire le tue labbra avvolte intorno a me a succhiarmi con forza o come sarebbe stata bella la sensazione quando mi avresti penetrato…”
Carlo mise anche lui le mani sulle anche di Jack e lo fece girare spingendolo poi contro il muro della doccia. Fece correre un dito lungo la sua fessura e lo spinse lentamente nel buco. Jack gemette alla poco familiare sensazione ma quando Carlo lo estrasse e lo spinse di nuovo dentro, ansò di piacere. Carlo spinse delicatamente dentro un altro dito per allargargli il buco; non poteva credere a quanto era stretto ed il suo cazzo pulsò al solo immaginare cosa avrebbe sentito a fotterlo.
Estrasse le dita e pigiò la testa del cazzo contro il buco del culo stretto del ragazzo. “Dapprima farà male, baby, ma ti prometto che sarò delicato.” Mormorò per rassicurarlo, gli baciò ripetutamente la nuca mentre spingeva la cappella nel buco. Jack si lamentò stringendo gli occhi ermeticamente. Aveva saputo che si sarebbe sentito dolore ma sperimentarlo davvero era diverso. Carlo gemette mentre spingeva dentro altri centimetri del suo uccello e si scuoteva di piacere alla bella sensazione che sentiva ad avere l’uccello in quella strettezza calda.
“C… Carlo..” Frignò leggermente Jack.
“È tutto ok, Jack, solo rilassatii e presto smetterà di fare male.” Disse dolcemente Carlo. Finalmente spinse gli ultimi centimetri nel buco stretto e si fermò per lasciare che il ragazzo si abituasse alla sensazione. Estrasse di nuovo il cazzo finché non rimase dentro solo la testa e poi lo spinse dentro il più profondamente possibile. Jack gridò ma questa volta era piacere e non dolore. Carlo si tirò indietro prima di sbatterlo dentro di nuovo più velocemente.
“Oh cazzo, sei così stretto…” Ansò Carlo cominciando a spingere dentro l’amico. Allungò una mano e cominciò a menargli l’uccello al ritmo delle sue spinte, facendolo gemere di piacere.
“Dio Carlo, inculami più forte, voglio sentire il tuo cazzo ancora più profondamente.” si lamentò Jack spingendo indietro contro le spinte dell’altro. Mentre Carlo sbatteva il suo grosso cazzo dentro e fuori del buco del culo di Jack, ambedue i ragazzi si lamentavano all’unisono. Jack mugolava e Carlo poteva sentire le sue gambe tendersi, capì che presto avrebbe sborrato. Spinse ancora più velocemente e più profondamente; non avrebbe potuto durare molto di più, non in un sedere stretto come quello. Gemette e seppellì la faccia nella spalla di Jack affondando i denti nella pelle più profondamente di quanto avrebbe voluto.
Jack ansò, il contrasto tra il dolore ed il piacere che stava sentendo lo spingevano sempre più vicino ad eiaculare. Il ragazzo spietatamente spingeva nel suo sedere e lui gridò forte il nome di Carlo mentre veniva, mentre sparava il suo sperma sul muro della doccia e sulla mano di Carlo. Pochi secondi dopo Carlo gemette rumorosamente mentre sparava nel sedere di Jack facendolo rabbrividire di piacere.
Carlo lo estrasse lentamente e Jack si girò, le sue gambe erano deboli. “Carlo, sei incredibile!” mormorò chinandosi a baciargli le labbra.
Carlo sorrise ricambiando il baciò e facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita. “Anche tu, baby..” prese tra le mani la faccia di Jack e curvò lentamente la testa per baciargli le labbra. “Ti amo!” Bisbigliò piano contro le sue labbra.
“Anch’io ti amo Carlo!” La voce di Jack era senza fiato e Carlo fece scivolare le braccia intorno alla sua vita abbracciandolo per un momento.
“Andiamo…” Carlo spinse la porta della doccia ed afferrò due asciugamani; ne spiegò uno, se l’avvolse intorno alla vita e diede l’altro a Jack sorridendogli. Era così bello coi capelli bagnati e lucenti e le goccioline che scivolavano giù per il torace nudo. Distolse lo sguardo, lo desiderava ancora subito. Jack sbadigliò e stirò le braccia sopra la testa; si morse un labbro quando si accorse che Carlo lo stava guardandolo e rise nervosamente.
Si sentiva goffo e si incrociò le braccia sul torace, non sapeva che dire. Carlo lo prese per mano e senza parlare lo condusse alla sua camera da letto lasciando cadere l’asciugamano sul pavimento. Tirò indietro le coperte e scivolò nel letto. “Vuoi venire qui?” Ridacchiò accarezzando il posto nel letto accanto a se. Jack sorrise, sentendosi lievemente meno goffo ed entrò nel letto lasciando il suo asciugamano sul pavimento.
“Jack…” Borbottò Carlo guardandolo con occhi spalancati: “Io…”
“Shh…” Jack pigiò delicatamente un suo dito sulle sue labbra. “Per favore non dire niente, non ne hai bisogno.” Carlo gli si accoccolò più vicino e posò la testa sul suo torace ascoltando il battito del suo cuore. Chiuse gli occhi stringendoli ermeticamente; non sapeva cosa fare. Jack chiaramente credeva che lui non fosse più con Max e che ora loro erano insieme. Si morse un labbro frustrato ed inspirò profondamente per calmarsi. Cosa doveva fare? Lui voleva Max e Jack, come diavolo poteva scegliere tra loro?
“Ma Jack…” Carlo tentò di spiegare di nuovo ma Jack lo fece tacere con un bacio. Carlo non voleva lasciarlo andare ed assaporò le labbra morbide contro le sue ma allo stesso tempo soffriva. Sentiva che stava ingannando Max e Jack e comunque si sentiva egoista per come stava comportandosi perché capiva che doveva decidere con chi voleva stare realmente.
“Ti amo troppo, baby!” Bisbigliò piano Jack, la tenerezza nelle sue parole fecero sentire deluso di se stesso Carlo. Non voleva assolutamente fare male a Jack ma non sapeva se poteva far finire quello che c’era tra lui e Max.
“Anch’io ti amo Jack.” Rispose Carlo dopo l’esitazione di un momento. Jack non si accorse del tono di colpa nella sua voce e gli sorrise accoccolandoglisi accanto.
La sveglia di Carlo cominciò a segnalare le 8 e 30 svegliandoli. Jack sorrise svegliandosi nelle braccia di Carlo, un formicolio di felicità lo attraversò al pensiero che Carlo l’aveva tenuto nelle sue braccio per tutta la notte, lo faceva sentirei sicuro ed amato. Carlo gemette quando la sveglia cominciò a suonare ed allungò alla cieca una mano per spegnerla. Tentò più volte di colpire il pulsante di stop ma non ci riuscì ed invece la fece cadere dal comodino. La sveglia cadde a terra e mise di suonare; Carlo sorrise sonnolento ed i suoi occhi rimasero chiusi.
“Carlo?” Jack disse piano il suo nome. Carlo non rispose così tentò di nuovo. “Oggi devi andare all’università, non dovresti svegliarti?”
“Non ho voglia!” Mormorò Carlo caparbiamente tirando Jack più vicino a se per sentire il calore del corpo dell’amico contro il suo.
Jack rise per come Carlo sembrava infantile e gli sorrise affettuosamente. Carlo sembrava così vulnerabile quando stava dormendo con le ciglia scuri che scintillavano leggermente contro le guance, i capelli in disordine ed il sorriso sonnolento, tutto lo faceva sentire protettivo con l’amico; non avrebbe potuto permettere che qualcuno gli facesse male; si chinò e scherzosamente strisciò le labbra contro Carlo. Tutto sembrava così naturale; non c’era pentimento o goffaggine e Jack era contento perché avrebbe odiato rovinare quello che avevano. “Andiamo o sarai in ritardo di nuovo…”
“Benissimo…” Sospirò Carlo, aprì di malavoglia gli occhi e sporse il labbro inferiore. “Stupida università, stupide lezioni…” Mormorò Carlo tirando indietro le coperte e costringendosi ad uscire da letto. “Ahi! Stupida sveglia!” Aggiunse calpestando la sveglia che si era dimenticato di aver fatto cadere.
Jack rise e tirò a se le coperte. “Mhmm, non devo ancora alzarmi, non è ancora ora di andare al lavoro.” Lo stuzzicò restando accoccolato, posando di nuovo la testa sui cuscini e sorridendogli.
Carlo rise e roteò allegramente gli occhi verso di lui. “Sì, sì, ad alcuni va bene! Mi farò una rapida doccia prima di andare.” Sorrise e lasciò la camera da letto andando verso il bagno. Appena lasciato l’amico il sorriso scomparve dala sua faccia. Era duro fare finta che tutto stesse andando bene mentre si sentiva così. Chiuse la porta del bagno ed aprì l’acqua aspettando che fosse calda prima di entrare.
Il telefono di Carlo era sul comodino accanto al letto e cominciò a ronzare. Jack esitò per un momento ma Carlo era ancora nel bagno così lo sprese e pigiò il pulsante di risposta: “Pronto?”
“Ehi bello!” la voce di Max giunse dalla linea e Jack immediatamente si tese. Strinse il telefono con più forza ed attese un momento prima di rispondere.
“Non sono Carlo, sono Jack.” Rispose in modo piatto con evidente antipatia nella voce.
“Oh, ehi Jack,” Disse Max che sembrava non avesse sentito il tono della voce. “Carlo è lì?”
“No, ora è occupato. Vuoi che gli dica qualche cosa?” Jack si morse un labbro. Perché Max stava chiamando Carlo? Non sembrava adirato quindi o la separazione era stata amichevole o non c’era proprio stata? Jack si sentì disgustato al pensiero, Carlo era sembrato così serio quando gli aveva detto cosa provava per lui ma se stava ancora con Max tutto quello che era accaduto tra loro era solo una bugia.
“Dovresti dirgli che ieri è stato grande e se vuole venire da me più tardi.”
“Cosa vuoi dire con ieri è stato grande?” Jack aggrottò le ciglia confuso ma un’idea cominciava a farsi strada e non era sicuro lui voler sentire la risposta.
“Ieri ho incontrato Carlo all’ora di pranzo, vicino a dove lavori. Siamo finiti a fottere in un vicolo.” Max rise. Jack poteva sentire il riso nella sua voce e sentendolo parlare così di Carlo lo fece sentire immediatamente adirato. Carlo cosa stava facendo con quel ragazzo? Ma la sua rabbia non scoppiò perché non poteva semplicemente credere che Carlo avesse dormito con Max dopo tutto quello che aveva detto; inspirò profondamente per tentare di fermare le lacrime che sentiva arrivare negli occhi e versarsi sulle guance. “Litighiamo più di quanto dovremmo ma io l’amo e so che anche lui mi ama e questa è la questione.” Sospirò Max, non c’era molta emozione nella sua voce ma Jack non lo notò. Ogni parola che Max diceva era dolorosa, era come se qualcuno gli stesse dando pugni nello stomaco.
“Uh-huh, glielo dirò…” bisbigliò Jack e chiuse la conversazione troncando a metà il discorso dell’altro. Il telefono scivolò dalla sua mano sopra il pavimento e lui non tentò di riprenderlo. Sapeva che Carlo non era esattamente un angelo ma non pensava che il suo miglior amico gli avrebbe mai fatto tanto male. Si alzò a sedere e si abbracciò le ginocchia al torace appoggiandovi la fronte. Non tentò di fermare le lacrime che ora gli scendevano sulle guance, non poteva.
Celibato
Mi dovevo sposare. Anzi ero ormai prossimo alle nozze..
Un mio amico, puttaniere come me, pensò bene di organizzarmi un super addio al celibato. Raccolse quanto dovuto dagli altri amici e si diede da fare per la sorpresa…Nella sorpresa volle entrarci anch’egli. Se io ero un porco, lui mi superava. Solo che non sapevo ancora bene come… Eravamo andati spesso a divertici, ed un paio di volte il divertimento era sfociato in un’orgietta mercenaria. Eravamo dei buongustai… Quella sera mi venne a prendere. C’era la cena dell’addio al mio celibato.
Andammo in un ristorante di collina. Un posto caratteristico, eravamo in 15, il casino era assicurato.
Dopo abbondante libagione, dopo aver fatto gli sfigati con un gruppetto di donne al tavolo accanto, e dopo aver cantato, eravamo esausti e brilli. Salutate le donne che se ne andavano essendo ormai era l’una passata, non si sapeva che fare. O meglio, i miei amici lo sapevano bene.
“Ora ti farai bendare e verrai via con noi…sta al gioco e ti divertirai”.
Va beh, tanto ero mezzo brillo. Fui bendato e fatto salire su un auto. Ero con il mio amico Simone. Non sentivo altre voci.
Il viaggio fu abbastanza breve. Simone mi fece scendere ed entrare non so dove… Sentii delle voci, un odore di cera..delle mani che mi frugavano. “Della figa” pensai.. Una lingua mi ispezionò il lobo destro, una mano si infilò sotto la camicia e mi accarezzò il ventre,una lingua mi baciava, un’altra mano andò alla patta… Insomma mi sentivo circondato. In breve fui denudato, ma non mi fu tolta la benda che mi impediva di vedere. Fui spinto delicatamente verso un letto, poi fui scaraventato sullo stesso. Improvvisamente una fitta al capezzolo. Un morso..Ebbi un’erezione immediata.. Qualcuno mi girò e poco dopo una lingua percorreva il mio interno coscia, poi sù fino al culetto…che bello! Ora una lingua mi sollazzava…Ed arrivò improvvisa una frustata!! Male. “Che cazzo…”.
Stai buono. Era Simone.. Poi qualcosa di umido,duro e consistente…pareva..un cazzo!!
Mi girai di s**tto e tolsi la mascherina.. Due meravigliose bionde, con seni fantastici…e due cazzi pazzeschi..
“Simone ma che cazzo hai fatto?”.
Ma non potei dire altro.Una delle due bionde, quella con i capelli sciolti, mi rifilò un ceffone violento.
Rimasi basito. E subito dopo, mi tirò i capelli e mi fece abbassare.. Che voleva… Mi trovai di fronte un serpente enorme, con una cappella rosso fuoco…e cattive intenzioni. “Baciamelo, troia..”. Il tono non ammetteva repliche, e di fianco vidi Simone sbocchinare l’altra bionda, con i capelli raccolti a treccia, anch’essa molto ben dotata. Mi arrivò un altro schiaffone in pieno viso
“Ho detto che me lo devi baciare, troia ! “.
Mi spinse la cappella mostruosa verso la bocca che si aprì. Che situazione surreale…Per quanto fossi porco mai avrei pensato di ciucciare un cazzo.. O era quello che in fondo volevo: provare qualcosa di nuovo.Non era male, solo faticoso da ingoiare… Anzi praticamente impossibile.. La bionda mi tirò forte i capelli e così facendo facilitò il mio lavoro. La cappella era entrata in bocca tutta d’un botto !! Allora ero una troia, matematico. Spingeva e rischiavo di soffocare…ma non aveva pietà, in breve mi trovai con il cazzo in gola e questa spingeva come un assatanata..Improvvisamente una lingua mi frugava il buco del culo, un altro schiaffone mi impedì di girarmi. Era bello sentire quella lingua che si infilava nel buchetto…mentre una mano mi segava… Intanto la bionda con i capelli sciolti continuava imperterrita a scoparmi la bocca
“Hai visto che troia che sei? Aveva ragione il tuo amico…ora ci divertiremo..”.
Non sapevo se fosse una promessa o una minaccia…lo imparai subito. Un dito mi frugò il buchetto, poi diventarono due..e una bocca caritatevole mi sbocchinava. Era l’altra bionda, quella con la treccia. Chiusi gli occhi e mi concentrai per non venire, visto che la stimolazione anale ed il bocchino erano sapienti.. Intanto continuavo ad avere un cazzone in bocca, una salivazione da far schifo, e qualche conato di vomito quando la cappella mi raschiava la gola. Poi il cazzo uscì dalla mia bocca, potei respirare a pieni polmoni…ma…ahiiiaaa…il cazzone stava per rientrare in me, ma da un altro buco.. “No, il culo no!”.
Acqua fresca. Due mal rovesci ed un tirotto ai capelli mi bloccarono. L’altra bionda mi prese le braccia e sentii la cappella che si faceva strada. “Senza crema perché ti voglio fare male, sei una troia cattiva che non merita niente”.
Mi sembrava di bruciare. Il dolore era pazzesco e nemmeno il bocchino dell’altra bionda mi aiutava. Poi con una botta secca, ed un dolore pazzesco, entrò la cappella ed un bel pezzo di cazzo… Si fermò un attimo, le pulsazioni erano a 1000. Mi sentii bloccare le spalle e via, al galoppo partì la mia prima inculata da passivo..Che male e che umiliazione. Davanti a Simone che rideva mentre si segava. L’altra bionda si menava il cazzo,enorme, più grande di quello già pazzesco che mi sodomizzava.
“Stai pronto che poi mi diverto anch’io..”.
Un pò alla volta il dolore calò fino a cessare completamente e far spazio ad un leggerissimo piacere.
A quel punto fui ribaltato e mi trovai a cavalcare il palo da sopra. La bionda con la treccia mi venne sopra e mi sbattè il suo mostro in bocca, o meglio, quel che rimaneva della mia bocca purché ormai sembrava una figa slabbrata.. Sotto mi sembrava di avere un toro arrapato che mi sfondava, sentivo le pareti anali come stracciarsi sotto l’impeto e la massa di quel magnifico membro..Poi sentii caldo, e bagnato, quindi la sborra che scendeva dal culo.Finalmente il grido liberatorio. Aveva sborrato e mi trovavo allagato.. Mi buttò via come uno straccio…presi fiato e mi accasciai di lato…ma subito un altro cazzo premeva. Ed entrò come nel burro. Era ancora più largo del precedente ma ormai il mio culo era apertissimo, e pulsava di piacere. Mi trovai impalato fino alle palle, con schiaffoni, pizzicotti e sputi. La bionda con la coda di cavallo era s**tenata e mi fece a pezzi, mi divise in due, sentivo le ossa scricchiolare, aprirsi.. Ero fuso in lei, mi sentivo il burro tagliato da una lama rovente..
Ero diventato una troia proprio alla vigilia del mio matrimonio.Che beffa !! Mi segai e sborrai schizzando fino alla fine del letto…
La bionda alzò il ritmo, poi si sfilo e mi schizzò un litro di latte in faccia…Avevo gli occhi,il naso, la bocca ed i capelli ricoperti di crema bianca, di latte di toro..da monta… Finalmente mi accasciai sul letto esausto..
Mi ero divertito ed avevo scoperto un nuovo mondo, grazie a quel maiale di Simone che aveva ripreso tutta la scena.
“Così lo farai vedere alla tua cara mogliettina e vi ar****rete, magari lei ti inculerà con uno strap on..”.
Meglio nascondere quella cassetta pensai fra me e me.. Con Veruska e Paula ci vedemmo altre volte, e fu sempre FIESTA..
Mi avevi chiesto di dirti come è successo…
Posso raccontarti come sono arrivato a questo punto… non come è successo.
Ho scoperto il mio corpo e le sensazioni che poteva darmi quando avevo 7 anni, insieme agli amici, le prime masturbazioni…
Era una sensazione strana, l’orgasmo quando arrivava mi faceva sentire come se mi scappasse la pipì ma non avevo ancora eiaculazioni allora…
Mi piaceva, la sensazione quando toccandolo e menandolo si induriva, aumentava di dimensioni, la sensazione della pelle della cappella che andava su e giù, l’irritazione che provavo sulla cappella asciutta che bagnavo con la saliva per favorirne lo scorrimento, le pulsioni dell’orgasmo imminente, anche se allora non sapevo cosa fosse l’orgasmo, la sensazione quando arrivava di dover fare pipì che però non sgorgava, il continuare a menarlo anche dopo, quando la cappella ormai era sensibilissima… quasi bruciava…
Fu in quel periodo che vidi la prima figa di una donna, mia cugina. Eravamo in vacanza assieme, lei era nostra ospite in una casetta che mio padre affittava per tutto l’anno sopra il lago d’Orta.
Era un pomeriggio primaverile o estivo, ora non ricodo più. Eravamo al piano di sopra dove avevamo la camera da letto, unica per tutti noi. Non ricordo come iniziò ma ricordo che ad un certo punto lei mi chiese di leccarla alzando la veste e abbassando le mutandine.
Era la prima volta che la vedevo e sentivo il suo odore, lei spalancava le gambe e con le mani apriva le labbra, io vedevo la sua pelle e il suo interno umido ma non provavo nessun piacere, il sapore che sentivo sulla lingua non mi diceva niente, anzi mi faceva anche un po schifo. Se la fece leccare un po e poi cominciò a toccarsi mentre mi chiedeva di toccarmi a mia volta.
Eravamo ambedue sdraiati nei nostri letti, io con il mio cazzo in mano che mi masturbavo e lei con il vestitino sollevato e gli slip abbassati che si toccava… Vedevo la sua mano muoversi tra le gambe ed il suo respiro farsi più frequente, sentivo che emetteva dei mugolii mano a mano che il suo orgasmo si avvicinava… fino a quando godette completamente..
Quella fu l’unica volta che giocammo assieme o meglio che provò a farmi giocare con lei. Ma sucessivamente mi rimase la voglia e la curiosità di vedere la figa delle ragazzine..Ricordo che sempre li al lago, con una ragazza di Milano che, come noi, accompagnava i suoi genitori i fine settimana, giocando agli indiani e con lei che veniva alternativamente fatta prigioniera dagli indiani e poi liberata, una delle torture preferite quando era prigioniera era di obbligarla a sollevare lo scamiciato e abbassare le mutandine. A quel punto veniva frustata sulle natiche o con dei rametti di nocciolo o, a volte, con delle ortiche. Ricordo la sua fighetta glabra e quasi nascosta… stranamente a quell’epoca (avevo circa 7 anni…) non ero attirato dal seno delle ragazze, sia che lo avessero abbondante per la loro età sia che ne fossero quasi sprovviste…
Fu circa a quell’età che durante un viaggio in Germania di mio padre per lavoro, mia madre, mio fratellino ed io lo accompagnammo. Alloggiavamo in una pensione e rimanevamo soli per quasi tutta la giornata. Alla sera o cenavamo in albergo o uscivamo assieme ai suoi ospiti.
Mi vennero dei foruncoli su una gamba che non smettevano di spurgare. Mio padre su indicazione e accompagnato dai suoi ospiti, mi portò nell’ospedale principale di Monaco dove i medici decisero di inciderli. Ricordo che non volevo farmi anastetizzare, tirai dei calci ai medici, morsi una suora e un’infermiera fino a quando riuscirono con l’etere ad addormentarmi. Quando mi svegliai ero in una stanza enorme con due letti ed ero accompagnato da mia madre e mio fratello. Lei si fermava la notte in ospedale con me e mio padre portava mio fratello in albergo da lui, poi lo riportava alla mattina.
Due volte al giorno passava l’infermiera a misurarmi la temperatura e lo faceva prendendo la temperatura rettale…
Mi piaceva la sensazione quando inseriva il termometro di vetro nel mio culo… Io dovevo restare a pancia in giù fino a quando non veniva a togliermelo, ma mentre aspettavo che tornasse ricordo che, cercando di non farmi scoprire, portavo una mano dietro di me e lo spingevo e lo sfilavo lentamente.
Quella sensazione era così strana e piacevole che, una volta tornato a casa, ricordo di averla ricercata quando ero solo in casa e potevo abbassarmi i pantaloni ed infilarmi il termometro da solo…
Piano piano lo spingevo dentro di me e lo estraevo.. ricordo che oltre la sensazione di sentirlo entrare ed uscire mi piaceva moltissimo anche spingerlo più possibile dentro di me… a volte entrava completamente e dovevo spingere per farlo uscire e afferrarlo con le dita… Mi piaceva quando lo sentivo completamente dentro… avrei voluto fosse possibile infilarlo ancora di più…
Passò il tempo… dimenticai quelle sensazioni… Cominciai a rivolgerle alle ragazze.
Durante l’estate andavamo spesso in Grecia a casa dei miei nonni e li si giocava liberamente in cortile ed in strada con gli altri ragazzini e ragazzine…
Nel cortile dei miei nonni abitava una famiglia che aveva tre figli, due ragazzine e un ragazzino. Lui era di mezzo. Con la sorella più grande io mi divertivo a portarla nel gabinetto e a farle sollevare il vestitino e abbassare le mutandine. Mi piaceva guardarle il culo e farle aprire le natiche. Volevo che le spalancasse il più possibile e poi io le infilavo nel buco del suo culetto delle palline di carta che pretendevo non estraesse fino a quando non glielo dicevo. Cosa ovviamente impossibile ma quando sucessivamente la riportavo nel gabinetto (erano ovviamente esterni e senza acqua corrente) e facendole alzare il vestitino e aprire le natiche non li trovavo, la sculacciavo e gliene rimettevo delle altre in numero maggiore…
In quel periodo ero affascinato da culetto delle regazzine, immaginavo di poterlo spalancare ed infilarci gli oggetti più disparati e immaginavo quali potessero essere le loro reazioni… Immaginavo fossero le stesse che provavo io e a volte sperimentavo su di me quello che immaginavo di fare su di loro.. Mi infilavo, non senza difficoltà, il manico di cacciaviti, del martello, godendo della sensazione di sentirmi il buco del culo che si apriva e cedeva, permettendo l’ingresso di quegli oggetti estranei, della sensazione che provavo mentre spingevo lentamente quegli oggetti per permettere il loro ingresso, della sensazione che provavo quando, estraendoli, il buco si rilassava richiudendosi per poi ricominciare a spingerli ancora dentro in un ciclo che ripetevo e ripetevo… godendo di quelle sensazioni. Spesso sperimentavo anche le sensazioni che mi davano cercando di introdurli sempre più a fondo, cercando di farli entrare il più possibile, arrestandomi quando cominciavo a provare dolore… oppure una volta introdotti il più possibile, cercando di non farli uscire, risollevavo le mutandine e i pantaloni e mi muovevo obbligando quegli oggetti a muoversi dentro di me mentre mi muovevo per casa, mentre li sentivo scavare dentro di me, assaporando il piacere ed il dolore che mi provocavano…
Fu in quegli anni che cominciai ad investigare sulle reazioni del mio corpo agli stimoli che riceveva.
Fu anche il periodo in cui cominciarono i primi innamoramenti di ragazze e donne più grandi di me e le fantasie su di loro. Ricordo i pomeriggi passati a masturbarmi pensando a loro…
Fu anche il periodo in cui ebbi le prime relazioni fisiche con alcuni dei miei amici… Eravamo ragazzini e guardavamo le foto sui giornaletti porno disponibili in quell’epoca e ci masturbavamo assieme, fino a quando cominciammo a giocare tra noi, dapprima masturbandoci l’un l’altro fino a venire, poi abbiamo provato a prendercelo in bocca…
Si era creata una strana democrazia… Nessuno di noi era dominante ma ci alternavamo vicendevolmente a prenderlo in bocca agli altri due… Non arrivammo mai a leccarlo fino a quando sborravamo ma ci arrivavamo molto vicino…
La sensazione, almeno per me, di avere un cazzo in bocca mi piaceva, mi piaceva sentire la cappella sulla mia lingua, sentire le contrazioni quando si avvicinava l’orgasmo, passare la lingua sulla cappella…
Da li a pensare di scoparci a vicenda mentre uno era impegnato a succhiare il cazzo dell’altro ci mise poco a nascere… Le posizioni si consolidarono in breve… Uno si sdraiava sul letto nudo, l’altro sempre nudo si inginocchiava tra le sue gambe e glielo prendeva in bocca tenendo il culo in alto, l’altro inculava quello inginocchiato, poi ci scambiavamo i ruoli, con quello che aveva succhiato ed era stato inculato che si sdraiava a sua volta, riprendendo il giro…
Poi cominciammo a fare il “sandwich”, con uno di noi che si sdraiava a pancia in giù e veniva inculato dall’altro, che veniva a sua volta inculato dal terzo…
La cosa durò per un certo periodo fino a quando le ragazzine non cominciarono ad attirarci sempre di più…
Le prime esperienze furono tutto sommato normali, baci con la lingua in bocca quando ci si ritrovava in casa di qualcuno i pomeriggi dopo la scuola, palpatine, loro erano giovani e non volevano concedere niente di più in quei momenti. Qualcosa di più si riusciva a combinare con qualche artifizio come il gioco della bottiglia, oppure con le carte del genere “si decideva cosa una persona dovesse fare e se veniva pes**ta una carta dall’asso al 5 doveva eseguire, se dal 6 al re chi aveva proposto subiva la stessa penitenza”.
Fu un periodo tutto sommato normale, anche se spesso mentre le palpavo le dita si stringevano sui loro capezzoli, a volte rudemente, facendole sussultare… Ed io ne godevo quando compariva l’espressione di dolore e sorpresa nel sentire la mia stretta sui loro capezzoli…
Fu solo dopo molti anni che compresi quelle che erano le mie pulsioni e perché provavo piacere nel farlo…
Ma, principalmente, quello fu un periodo di cotte, primi innamoramenti…
Nel frattempo però continuavano le mie esplorazioni agli stimoli e reazioni del mio corpo che sottoponevo a diverse prove. I giornalini porno o meglio alcune loro immagini erano l’ispirazione a verificare direttamente cosa si poteva provare quando si era sottoposti a certi stimoli…
E così cominciarono le mollette sui coglioni, cercavo di metterne il più possibile obbligandomi a tenere le gambe larghissime per trovare spazio nell’aggiungerne il più possibile, per poi tentare di richiuderle e sentire la pelle tirare mentre il mio cazzo si irrigidiva e cercavo di masturbarmi senza muovare la mano ma solamente muovendo il bacino in su e giù… La sensazione di dolore che provavo, a volte decisamente intensa e dolorosa, quando cominciavo a toglierle, dolore che era più intenso quando le aprivo velocemente nel toglierle e più sottile quando le aprivo lentamente… La capacità di sopportarne il “morso” fino a quando non sborravo, mentre una volta venuto non riuscivo più a sopportarle e desideravo toglierle immediatamente…
L’uso di internet mi aprì un mondo che non conoscevo, riuscì a dare un nome a quello che confusamente sentivo dentro di me nella mia mente…
Il piacere di infliggere dolore, anche se non in modo esagerato, mi eccitava e me lo faceva diventare duro. Le prime esperienze virtuali ebbero luogo in chat di lingua inglese, con donne che erano lontane e che potevo raggiungere solamente tramite le rispettive webcam.
Godevo nel vederle infliggersi “punizioni” che ordinavo e mi rendevo conto che anche loro godevano nel vedere il mio cazzo che diventava duro nel vedere loro sculacciarsi, mettersi delle mollette sui capezzoli, sulla figa, scoparsi il culo e la figa con vibratori o altri oggetti…
Poi da virtuale sulle chat americane passai a quelle italiane e lì conobbi altre donne… Cominciai a frequentarne alcune dal vivo sperimentando le sensazioni che fino a quel momento erano risultate solamente virtuali. Piano piano affinavo la capacità di comprendere le reazioni dei loro corpi ai diversi stimoli, quando il dolore si tramutava in piacere, quando invece restava solamente dolore e non era più sopportabile… quando si avvicinava il loro orgasmo e potevo spingermi oltre…
Intanto le mie conoscenze si ampliavano e conoscevo altre persone che condividevano le mie sensazioni, le mie pulsioni… Passarono gli anni e le persone… Alcune scomparvero nel nulla, altre rimasero, di qualcuna non ricordo più nulla o quasi… Altre sono ancora nel mio cuore e nella mia mente sia che sia ancora in contatto con loro o no…
Durante la conoscenza con una persona successe una cosa strana…
Comincio a ricevere sms da parte di qualcuno che non conosco e di cui non riconosco il numero. La prima volta lascio perdere poi ai sucessivi rispondo che probabilmente sta sbagliando numero.
La cosa strana è che gli sms sucessivi invece confermano che sono rivolti direttamente a me… La cosa mi incurioscisce anche perché le volte che ho provato a chiamare quel numero di cellulare non rispondeva nessuno o se rispondeva non parlava…
Dopo un po di tempo comincia a lasciare perdere e così per un po di tempo la cosa si interruppe. Nel frattempo ne avevo parlato con Luisa, la donna che avevo conosciuto in chat.. Fu lei piano piano a rivelarmi che il numero da cui arrivavano gli sms era di una sua amica che aveva avuto diversi problemi, sia sentimentali che fisici, e che lei aveva spinto a quel gioco sapendo che io sarei stato al gioco e che avrei compreso…
Devo dire che la cosa mi incuriosiva perciò decidemmo di incontrarci un giorno che tutte e due si sarebbero trovate e così fu.
Dire che fui colpito è dire poco… Non era giovanissima ma aveva un corpo statuario, lunghi capelli biondi, carnagione abbronzata, voce roca.
L’incontro avvenne a casa sua e all’inizio fu una cosa normale, un caffè, una sigaretta, si parlava di tutto e di più. Luisa stava vicino a me e ogni tanto ci baciavamo di fronte a lei che non appariva per nulla imbarazzata.
C’era della musica e con Luisa accennammo alcuni passi di un lento che stava suonando in quel momento.
Poi lei disse che doveva fare una telefonata e si spostò in una stanza e chiuse la porta. Allora chiesi a Miriam, si chiamava così la sua amica, se voleva ballare…
Lei accettò ed il suo corpo aderì al mio immediatamente, sentivo i suoi seni premere contro il mio petto, aspiravo il suo profumo, avvertivo il calore della sua pelle…
Le nostre bocche si cercarono all’improvviso e un lungo bacio ci coinvolse… Nel frattempo Luisa era ancora nell’altra stanza e mi rivelò sucessivamente che lo aveva fatto apposta per permetterci di conoscerci meglio o più intimamente…
La cosa finì li quel giorno ma sucessivamente mi accordai con Miriam per incontrarci ancora lasciando decidere a lei se voleva che ci incontrassimo ancora tutti e tre o solamente noi due… Dopo qualche settimana mi invitò ad andare a trovarla a casa sua.
Pochi attimi dopo essere entrato un casa sua eravamo stesi sul suo letto avvinghiati toccandoci e baciandoci…
Le sue mani accarezzavano il mio corpo dappertutto insistendo sui miei capezzoli che si indurivano sempre più, mentre lei li toccava, stringeva, mordicchiava leggermente… Il mio petto ogni volta si muoveva per permetterle di poterli toccare meglio e di più, e lei se ne accorgeva specialmente quando li mordicchiava allora la sua stretta diventava più forte..
I suoi denti afferravano la loro punta stringendoli e provocandomi delle fitte improvvise dolorose quanto piacevoli, facendo inarcare il mio corpo…
Le sue mani continuavano a percorrere il mio corpo toccando il mio cazzo… le mie palle… scendendo tra le gambe e sfiorando il mio ano…
Le mie gambe inconsapevolmente si aprivano per permetterle di continuare con quelle carezze… Le sue dita cominciarono a frugare sempre più insistentemente… fino a quando mi abbandonò per un momento steso sul letto chiedendomi di aspettare…
Torno nascondendo qualcosa dietro la schiena senza farmi vedere cosa fosse e le sue labbra ricominciarono a percorrere il mio corpo, i suoi denti a solleticare i miei capezzoli… sentii qualcosa tra le mie gambe che toccava il mio ano e non erano le sue dita ma qualcosa di leggermente ruvido, duro…che spingeva cercando di entrare… le mie gambe si aprirono ancora di più, il mio corpo si inarcò ancora di più per permettere a non so cosa di violarmi… fino a quando quel qualcosa entrò in me… e lei cominciò a spingerlo avanti e indietro… sempre più a fondo…
La sensazione di sentirmi violato era violentemente eccitante… volevo che entrasse ancora di più… più a fondo… E intanto le sue unghie e i suoi denti continuavano a torturare i miei capezzoli…
Mi lasciò ancora steso sul letto con il mio copro violato allontanandosi per un momento e tornando con un paio di collant velati che mi mise sulla faccia rendendo la mia vista velata… e poi usò le gambe dei collant per legarmi la mani alla testiera del letto…
Prese delle mollette per i panni e me le mise sui capezzoli… erano molto dure… facevano male… ma mi piacevano…
Scoprii poi cosa aveva violato il mio ano… l’impugnatura di una corda per saltare… la stessa che usò poi per legare i miei piedi alla base del letto…
Mi mise un cuscino sotto la schiena per alzare le mie anche, mentre io le sussurravo di guardare nella mia giacca.
Torno avendo trovato quello che speravo trovasse, la custodia metallica di un sigaro che immediatamente utilizzo per penetrarmi.. mentre la sua bocca si reimpadroniva dei miei capezzoli…
Il mio cazzo era duro e teso… ogni volta che lei spingeva il tubo metallico dentro di me si irrigidiva sempre più… Ad un certo punto si mise a cavalcioni sul mio viso facendosi leccare mentre le sue dita continuavano a stringere e a torturare i miei capezzoli…
Non cmprendevo più quali sensazioni stessero impadronendosi della mia mente, il dolore era tantissimo ai capezzoli ma il piacere di leccarla e di sentire i suoi umori copiosi colare sul mio viso e nella mia bocca mi faceva impazziere…
Vedevo sul suo viso i segni del piacere che stava provando mentre la leccavo ma soprattutto mentre mi stava torturando i capezzoli…Le piaceva immensamente e a me piaceva altrettando immensamente quando lo faceva…
Ormai ogni suo tocco era diventato dolorosissimo sui miei capezzoli martoriati dalle sue unghie e dai suoi denti… ma erano ancora rigidi e desiderosi di quel trattamento…
Poi si mise a cavalciono su di me facendosi penetrare senza smetter di occuparsi dei miei capezzoli facendomi impazzire di piacere… fino a farmi esplodere dentro di se…
Poi, per usare parole scritte da Faber, furono baci e furono sorrisi…
Fu l’inizio di una strana relazione… Ogni tanto ci trovavamo e scopavamo normalmente. Chiaccheravamo spesso di tutto e di più sia quando ci incontravamo che quando eravamo assieme.
Gli incontri non avevano una cadenza fissa ma ci vedevamo ogni qualvolta eravamo disponibili e ne avevamo voglia. Senza nessuna complicazione per tutti e due.
Un giorno capitò di avviare una chiaccherata perlando di bdsm, di cosa significasse, cosa coinvolgeva, come ci si dovesse comportare all’interno del gioco con l’eventuale partner e lei confessò di esserne attirata ma di non sapere come comportarsi e come evitare l’insorgere di eventuali problemi.
Ci inoltrammo nelle spiegazioni e nel come riconoscere dalle espressioni del sottomesso il raggiungimento dei limiti di sopportazione e le offri, se era davvero interessata, a sperimentare assieme come avrebbe dovuto comportarsi nelle varie fasi…
Lei accettò e così un giorno mi presentai da lei e cominciò una strana avventura…
Fu uno scambio, ambedue sperimentammo assieme quelle che erano le nostre fantasie e che piacere ne ricavavamo, approfondendo quello che ci coinvolgeva e abbandonando quello che a una o all’altro non risultava gradito…
Lei imparò molto ma anche io… Mi piaceva quando mi strizzava i capezzoli con le sue dita o unghie, me li mordeva, facendomi sussultare… Rendendoli via via più sensibili, lasciandoli gonfi di piacere, dolore e desiderio…
Quando le sue dita frugavano nel mio ano introducendosi il più a fondo possibile, raggruppandosi tra di loro per allargarmi sempre più… quando usava oggetti o dildi per scoparmi nel culo…
Quando le sue unghie si impadronivano della mia cappella solleticandola, pizzicandola, aprivano la fessura cercando di introducivisi… Quando il mio scroto veniva riempito di clamps in maniera tale che risultava impossibile chiudere le gambe…
Imparai a leccarle la figa, cosa che mi piaceva anche prima, e il culo, cosa che lei apprezzava molto e che io apprezzavo con lei, eccitandomi nel sentire il suo ano ammorbidirsi piano piano quando il piacere si impadroniva di lei, e diventò un gioco per me riuscire ad eccitarla sempre più con la mia lingua nel suo culo… Mi piaceva leccarle la rosetta dell’ano, introdurre la mia lingua dentro di lei.. leccare il solco delle natiche, sentire i suoi umori che traboccavano dal suo sesso. Lei apprezzava moltissimo le sensazioni che le donavo e che sapeva io ricevevo nel leccarla, arrivando a rilassarsi sino quasi ad assopirsi… Ho provato a restare sdraiato tra le sue gambe aperte dedicandomi al suo culo per delle mezz’ore, con l’eccitazione che saliva dentro di me imponente…
A volte lei si metteva supina ed io ero tra le sua gambe, altre voleva che fossi sdraiato di fianco a lei nella classica posizione del “69” ma con lei che mi rivolgeva la schiena e le sue dita trasmettevano ai miei capezzoli l’intensità del suo piacere…
Altre io mi trovavo disteso sulla schiena con le gambe sollevate, allargate e legate alla testiera del letto per lasciare il mio ano a disposizione dei suoi desideri per poterlo violare come e con quello che lei desiderava…
Fu una di quelle volte che lei espresse il desiderio di volerlo violare con la sua mano, cosa che aveva già tentato di fare le volte precedenti in cui cercava di inserire quante più dita potesse…
Incominciò ad usare dildi sempre più grossi e spingendoli sempre più a fondo… la sensazione di sentire lo sfintere allargarsi piano piano quando mi penetrava era piacevolissima, ma ancora di più quando li ritraeva facendoli uscire completamente fuori lentamente e l’anello si richiudeva… non so dire se fosse questo a piacermi di più o se apprezzassi maggiormente la sensazione di avere qualcosa che si facesse strada dentro di me il più possibile…
Arrivò ad usare un dildo da 6 cm di diametro e lungo una 30ina spingendolo completamente dentro di me… Quello che le piaceva particolarmente era mentre lo spingeva e lo muoveva dentro di me era continuare a pizzicarmi i capezzoli facendomi mugolare di piacere e dolore…
Una volta mi fece indossare mentre andavo a trovarla un butt plug quasi sferico che faticai moltissimo mentre lo inserivo… Inizialmente non voleva entrare in nessun modo e non era comodo neanche il luogo dove stavo provando ad inserirlo, la toilette di un autogrill, in cui non potevo muovermi come avrei voluto e in cui non mi fidavo ovviamente a spogliarmi completamente o per lo meno a togliermi i pantaloni e i boxer, non sapendo dove appoggiarli.
Alla fine dopo svariati tentativi e uso abbondante di lubrificante riuscii ad inserirlo sentendolo dentro di me. Non era particolarmente fastidioso una volta dentro, ma la base tra le natiche, dopo alcuni kilometri di autostrada, cominciava ad essere fastidiosa e ad irritarmi la pelle a contatto per lo sfregamento.
Quando arrivai da lei e le dissi cosa avevo dentro le si illuminarono gli occhi e dopo avermi baciato mi fece spogliare immediatamente e sdraiare a pancia in giù sulla sponda del suo letto per vedere cosa avessi inserito… Cominciò a muoverlo, a farlo ruotare, fino a quando lo tirò fuori all’improvviso senza avvisarmi e provocandomi un mugolio di dolore… l’ano non si era ancora rilassato abbastanza ne abituato a quella dimensione…
Ammirò lo sfintere che dopo l’estrazione improvvisa cominciava lentamente a rinchiudersi in se stesso e dopo avermi somministrato due microclicmi mi mandò in bagno per liberarmi e pulirmi…
Al mio ritorno mi fece mettere in ginocchio sul suo letto e dopo avermi stuzzicato i capezzoli ben bene come a lei e a me piaceva, mi fece abbassare il viso sulla coperta e, infilato un guanto di plastica, cominciò a cospargermi il solco tra le natiche con del lubrificante, spingendo ogni tanto alcune dita all’interno del mio culo… Io quando lei infilava le sue dita spingevo verso la sua mano assaporando la sensazione di essere violato… sentire il mio ano aprirsi, le sue dita entrare profondamente in me…
Mano a mano che mi lubrificava sempre più cominciò a spingere sempre più dita dentro me… fino a quando cominciò ad usarle tutte muovendole avanti e indietro, facendole ruotare… Mi sentivo aprire sempre più, sentivo l’anello dello sfintere allargarsi sino a dolere, volevo che entrasse dentro di me ma il dolore si faceva insopportabile…
Nel frattempo ogni tanto allungava l’altra mano sotto di me afferandomi alternativamente i capezzoli e stringendoli fino a farmi mugolare di dolore, mano a mano che spingeva la sua mano dentro di me, trattenendomi quando per il dolore cercavo di spostare il bacino in avanti per sfuggire a quella invasione nel mio corpo che cominciava a diventare insopportabile… Non so se il dolore fosse creato dai muscoli che si rifiutavano di cedere o dalla peluria intorno all’ano che veniva tirata dallo sfregamento contro il guanto di vinile che aveva indossato, ma alla fine dovemmo des****re…
Dopo avermi fatto riposare un poco, continuando a stuzzicare i miei capezzoli decise che era il momento che mi dedicassi al suo culetto, sdraiandosi a pancia in giù ma facendomi mettere in modo tale che potesse continuare a stringere a suo piacimento i miei capezzoli o potesse dedicarsi alle mie palle o al mio cazzo…
I suoi occhi erano socchiusi, il suo viso disteso… il suo ano davanti alla mia bocca…
La mia lingua cominciò a leccarlo piano piano, girandogli attorno, leccando la rosetta che trasmetteva alla mia mente sensazioni paradisiache… Ogni tanto spingevo la mia lingua dentro di lei e lei sollevava leggermente il bacino per agevolarmi l compito, altre scendevo nel solco tra le sue gambe a leccare il suo sesso che si gonfiava e rilasciava umori densi che raccoglievo con la lingua…
Non so quanto andai avanti a leccarglielo… so solo che alla fine i miei capezzoli erano indolenziti per il trattamento ricevuto e il mio cazzo gonfio e duro… Mi fece sdraiare sulla schiena e cominciò a mastrurbarmi graffiandomi ogni tanto la cappella… mentre i suoi denti afferravano i miei capezzoli che appena venivano toccati mi facevano sussultare, al che lei con un sorriso malefico li mordeva facendo inarcare il mio corpo per il dolore misto al piacere… Fermando ogni tanto la masturbazione per poter stringere le mie palle o per poter stringere con tutte e due le sue mani i miei capezzoli mentre mi baciava… Poi riprendeva a masturbarmi e andò avanti così fino a quando non mi fece venire mentre i miei capezzoli erano sempre più doloranti…
Talmente tanto che quando mi rivestii solo lo sfioramento della camicia prima, e della cintura di sicurezza dopo mi provocavano dolore… dolore e piacere nel ricordo di quanto c’era appena stato…
Fu l’inizio di una strana esperienza, in cui tutti e due volevamo esplorare nuovi confini e sensazioni, in cui ognuno dava sfogo alla propria fantasia…
Ricordo una volta in cui a casa sua fui incatenato a gambe divaricate e sollevate alle gambe metalliche del tavolo in soggiorno, con lei che si divertiva ad inserirmi quanto restava della catena (e non era poca) nel mio culo… estraendola piano piano obbligando lo sfintere ad aprirsi e chiudersi lentamente, per poi reinserila ancora e poi a tirarla fuori ancora… ero in sua balia e mi piaceva…
In quella posizione si divertiva ad usare svariati oggetti, siano stati dildi, butt plug normali o gonfiabili, o oggetti di uso comune che le suggeriva la sua fantasia… arrivò ad usare uno scovolino per bottiglie che cominciò ad infilare lentamente provocandomi un grande senso di fastidio per lo sfregamento che provocava nel mio ano anche se non veniva forzato ad aprirsi molto, muovendolo piano piano dentro di me, facendolo girare, estraendolo, fino a quando il dolore ed il fastidio che sentivo cominciavano a tramutarsi in piacere…
Un’altra volta dopo avermi fatto spogliare mi fece mettere a 4 zampe nella vasca e mi bendò, allontanandosi e ordinandomi di restare immobile. La sentivo trafficare nella cucina, sentivo rumore di acqua ma non comprendevo cosa stesse architettando.
Quando tornò cominciò ad accarezzarmi dappertutto, dedicandosi al suo passatempo preferito: torturarmi i capezzoli, per poi sedersi a cavalcino sulla mia schiena. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia, mi resi conto che era nuda come me, avvertivo il solletichio dei peli del suo sesso sulla pelle della mia schiena ma ancora non comprendevo cosa avesse in mente.
Ad un certo punto sentii che appoggiava qualcosa contro il mio sfintere e cominciava a spingere, obbligandolo ad allargarsi e a ricevere dentro se qualcosa di non piccolo ma anche non esageratamente grande… Poi la sentii che trafficava con i rubinetti della vasca e un fiotto d’acqua tiepida cominciò ad invadere il mio intestino, mentre lei muoveva non so cosa dentro di me…
Inizialmente mi disse di stringere e cercare di non far fuoriuscire l’acqua, mentre lei invece muoveva non so cosa rendendomi il compito difficile… Quando vedeva che l’acqua non veniva trattenuta i miei capezzoli venivano stretti brutalmente dalle sue dita…
Finalmente mi disse di rilassarmi e lasciare che tutta l’acqua entrata in me potesse defluire, ma i rubinetti non erano stati chiusi… Continuava ad entrarmi gonfiandomi il ventre e scorrendo liberamente sulle mie gambe.
Nel frattempo mi accorsi che, mentre mi scopava il culo con quello che mi aveva inserito e da cui defluiva l’acqua che mi invadeva, aveva cominciato a masturbasi, e i colpi che mi penetravano variavano al ritmo della sua masturbazione, rendendo eccitante la sensazione che provavo… Mano a mano mi accorgevo che si stava avvicinando all’orgasmo, e quando lo raggiunse sentii un fiotto caldo bagnarmi la schiena, colarmi addosso e mi resi conto che stava inondandomi la schiena della sua urina…
Non so dire che sensazione provai in quel momento… fu strana e coinvolgente, ma mi confuse talmente che la accettai rendendomi conto poi, nel futuro, mentre ricordavo le sensazioni che avevo provato, che in fondo avrei voluto che continuasse ancora…
Un’altra volta fu estasiata da dei cateteri che mi aveva dato una amica infermiera e che volevo usare su lella…. Li trovò nella mia borsa e mi chiese con chi volessi usarli.
A quel punto volle provarli su di me e mi fece sdraiare sul letto con le gambe aperte… Cominciò ad infilarlo lentamente provocandomi una strana sensazione… Lo sentivo percorrere la mia uretra e avvertivo il suo avanzare… Ad un certo punto cominciò a ritrarlo… e la sensazione fu ancora più piacevole… Arrivò sino quasi ad estrarlo completamente per poi ricominciare a spingerlo dentro…
Ad un certo punto sentii che incontrava una leggera resistenza e lei lo spinse ancora di più… oltrepassando la valvola della vescica e provocando la fuoriuscita di un getto di urina… lo ritrasse velocemente ma sempre lasciandolo inserito, allontanandosi un momento dal letto e tornando con un asciugamano ed una bacinella… la posò tra le mie gambe e ricominciò a spingere il catettere dentro sino a penetrare la vescica… e lasciando che si svuotasse direttamente dentro la bacinella.
A quel punto si allontanò ancora e tornò con una siringa grande che usò per riempirmi la vescica con l’acqua che conteneva, ma impedendone la fuoriuscita obbligandomi a tenere stretto il tubo e andando di nuovo a riempire la siringa…
Quando sentivo che stavo scoppiando e che non sarei riuscito a sopportare un’altra iniezione tramite il tubicino usò la siringa per aspirare e ributtare dentro l’acqua… provocando uno sgonfiamento e un rigonfiamento continuo della vescica…
La sua espressione mentre lo faceva era estasiata, e immagino lo divenne ancora di più quando decise di continuare questo suo gioco mettendosi a cavalcioni sul mio viso e obbligandomi a leccarle il buco del suo culo mentre lei continuava a dedicarsi al suo nuovo divertimento. A volte si arrestava per dedicarsi ai miei capezzoli che usava per comandare il ritmo della mia lingua stingendoli improvvisamente quando era particolarmente eccitata da come la leccavo… o tirandoli quando voleva che affondassi dentro di lei… poi tornava a dedicarsi al tubo che aveva infilato nel mio cazzo giocandoci come desiderava, spingendolo dentro e tirandolo fuori… Avvertivo la pressione quando raggiungeva la valvola della vescica contro cui si divertiva a premere senza farlo entrare, altre volte forzava il suo ingresso ormai senza problemi, avendola svuotata completamente… Mi scopava il cazzo con quel catetere come voleva… tenendomi ferme le braccia sotto le sue ginocchia e stringendo senza pietà i miei capezzoli… pizzicandoli con le sue unghie, tirandoli… Eccitandomi sempre più… fino a farmi venire con quel coso ancora infilato dentro il mio cazzo…
Quella volta al telefono mentre stavo andando da lei mi disse che aveva in serbo una sorpresa… Non sapevo cosa intendesse e ne ero un po intimorito anche se la cosa mi stuzzicava molto…
Quando arriva mi guardai in giro per vedere se riuscivo ad indovinare di cosa si trattasse nel vedere qualche cosa di diverso ma, a parte le borse della spesa al super, non c’era niente.
Invece era il loro contenuto che nascondeva la sorpresa…
Dopo esserci baciati, e mentre lo faceva le sue mani erano già corse ai miei capezzoli, mi offrì il caffè e ci sedemmo in cucina a chiaccherare del più e del meno normalmente, mentre il fumo delle sigarette saturava l’aria.
Dopo un po mi disse di andare in camera e di spogliarmi completamente, cosa che solitamente precludeva all’inizio di una sessione di gioco, senza sapere ancora cosa sarebbe successo poco dopo…
Per prima cosa mi bendò strettamente gli occhi, in modo da non farmi vedere assolutamente niente di quello che sarebbe successo, e poi accompagnandomi dolcemente mi fece sdraiare sul letto. Ancora non riuscivo a comprendere le sue intenzioni.
Senza parlare ma usando solamente il tocco delle sue mani mi fece prima allargare le gambe, per poi farmele piegare ambedue in modo che i piedi appoggiassero sul letto ma le ginocchia fossero piegate verso l’alto. Poi mi fece mettere in posizione seduta, sempre con le gambe nella stessa posizione. Ancora non comprendevo le sue intenzioni, sapendo della sua predilezione per il buco del mio culo oltre che per i miei capezzoli.
Mi fece allungare le braccia in modo che le mie mani afferrassero le caviglie stando al loro interno. Si allontanò un momento e sentii che armeggiava nei sacchetti che avevo notato in precedenza. Quando tornò avvertii l’appoggiarsi sulle mie braccia e gambe di qualcosa che riconobbi come della pellicola per alimenti, che cominciò ad avvolgere intorno ad ogni singola gamba imprigionandomi l’avrambraccio… Fu molto meticolosa e mi accorgevo che verificava che non fosse particolarmente stretto, ma che i giri effettuati fossero sufficienti per impedire di liberarmi, anche se l’avessi voluto.
Fece la stessa oprazione anche nell’altra gamba e fu così che mi ritrovai seduto con le braccia imprigionate nella parte interna di ogni gamba.
A quel punto mi aiutò a sdraiarmi sulla schiena, con il risultato che per la forza di gravità le mie gambe assieme alle mie braccia restassero allargate, mettendo in mostra il mio cazzo e il mio culo. Mi accorsi però che non era ancora soddisfatta, infatti mi mise un paio di ciscini sotto la parte bassa della schiena, per fare in modo che il culo fosse bene in alto a sua disposizione.
A quel punto si allontanò ancora e risentii il rumore dei sacchetti che venivano aperti e lei che ci frugava dentro. Quando torno la sua voce mentre mi parlava imponendomi di non risponderle sapeva di sorriso… Incominciò ad accarezzarmi il cazzo facendolo diventare in breve tempo duro… A quel punto prese a stuzzicarmi la cappella come sapeva fare con le sue dita… le sue unghie… Uguale trattamento rivolse anche ai miei capezzoli anche se per lei non erano comodi da raggiungere, ma non si arrese regalandomi brividi di piacere assieme al dolore che provocava.
Quando si rese conto che ero eccitatissimo avvertii che prendeva qualcosa che aveva precedentemente appoggiato sul letto, e sentii qualcosa appoggiarsi delicatamente sul mio buco del culo… Qualcosa che non riuscivo a identificare, ma che dava l’idea di essere duro… Cominciò a spingere allargandomi e provocandomi fastidio… era più largo di tutto quello che aveva usato su di me in precedenza, mi sentivo lo sfintere dilatato ma non riusciva a penetrarmi… Versò del lubrificante che sentii colare sullle mie natiche, nel mio culo, e ricominciò a spingere… Ma non riusciva a far entrare quello che voleva usare per penetrarmi… La sentii sbuffare insoddisfatta, e dopo aver tentato ancora una volta decise di cambiare oggetto…
Questa volta l’impressione fu di qualcosa di si duro ma anche cedevole… anche se la dimensione che avvertivo non era da meno di quello che aveva provato ad utilizzare prima…
Piano piano riusciva a forzarmi… ad entrare… Mi sentivo il buco del culo allargato come non mai, mi faceva male… ma avvertivo nel contempo che quello che stava usando si faceva strada dentro di me… Alla fine riuscì a fare entrare quella cosa che aveva deciso di usare e tutta soddisfatta mi baciò mentre con la mano muovava quella cosa che era entrata dentro di me e che sentivo rovistarmi i visceri… Non era solo grande ma anche lunga… Ancora non riuscivo a comprendere cosa fosse… Quando lei si accorgeva che ormai era entrata completamente, anche se mi rendevo conto che non era tutta dentro, mentre mi mordeva i capezzoli dava dei colpi facendomi sobbalzare non potendo riceverne altra dentro… E più sobbalzavo più lei spingeva, con spinte prolungate che mi sfondavano i visceri… Poi estraeva quella cosa che mi aveva infilato fino quasi ad estrarla completamente, e quando il mio sfintere cominciava a rilassarsi nel richiudersi, lei la rispingeva dentro… Non so quanto andò avanti a violare il mio culo in quel modo… Stavo cominciando a tremare per la tensione… Avevo il culo e i capezzoli in fiamme… il mio cazzo era teso spasmodicamente… A quel punto mi tolse la benda dagli occhi e mi permise di vedere cosa avevo ancora infilato nel culo… Era una melanzana, di quelle lunghe, che faceva quasi scomparire dentro di me…
Si sdraiò sulla schiena e mi ordinò di penetrarla con quella cosa dentro di me… senza permettere di uscire, obbligandomi a tenere le chiappe strette, e mentre la penetravo le sue dita si impadronirono dei miei capezzoli che ricominciò a torturare… provocandomi un insieme di piacere e dolore… piacere per l’orgasmo che sentivo avvicinarsi… dolore quando lei li strattonava per ritardare il momento… Quando arrivò anche per lei il momento dell’orgasmo lasciò che anche io godessi dentro di lei… mentre in quel momento le sue unghie affondavano nei miei capezzoli, facendomi uscire un rantolo di dolore e piacere…
A quella volta seguirono altre innumerevoli volte… Quando non ci incontravamo la mia mente divagava fantasticando ed esplorando situazioni irreali ed eccitanti… che forse mai avrei vissuto ma che eccitavano il mio corpo e la mia mente… desideri incoffessati che forse non avrei mai realizzato…
Fui legato.. sculacciato… Il mio culo violato in mille modi diversi… il mio cazzo ed i miei capezzoli usati per la sua soddisfazione…
Ma mai lei riuscì a penetrarmi con la sua mano completamente… Ogni volta mi sentivo dilaniare senza che lei riuscisse a penetrarmi completamente, nonostante la preparazione a cui lo dedicava… Anche se a onor del vero lei assicurava di essere riuscita a far penetrare la sua mano dentro di me fino quasi al polso non ero mai riuscito a sentirmi suo… posseduto completamente…
Anche ora che scrivo il mio corpo reagisce alle sensazioni che provavo allora… I miei capezzoli si induriscono fino quasi a dolere e reclamando attenzioni che non hanno più… Il mio cazzo si irrigidisce… Il buco del mio culo sento che si rilassa per poter essere agevolmente penetrato…
Da allora le mie fantasie hanno viaggiato in ogni direzione… senza mai trovare risposte… senza mai trovare soluzioni o soddisfazioni…
Ormai il convincimento che potrei accettare quasi qualsiasi cosa se opportunamente eccitato e instradato prevale in me…
Prima di quello che ti ho raccontato fino ad adesso successe anche un’altra cosa…
Avevo cominciato a “chattare” su una chat vocale… conobbi una donna con cui ci sentivamo solamente tramite la messaggeria vocale… Mi intrigava e mi accorsi che anche lei era intrigata da me…
Fino a quando ci scambiammo i numeri di cellulare e cominciammo a sentirci… Fu una conoscenza lenta… scambiavamo idee… emozioni…
Poi, complice una cena aziendale per le festività natalizia, in cui avrei fatto molto tardi e per la neve, avvisai a casa che mi sarei fermato a dormire in albergo e che sarei rientrato il giorno dopo…
Invece affrontai un viaggio nella notte per raggiungerla… Arrivai che era notte… Appena entrai lei mi annusò poichè mi aveva avvertito che non fumava e che non avrebbe gradito sentire odore di fumo…
Quello che lei sentì le piacque, visto che non ebbe rimostranze. Mi baciò e mi porto al piano superiore… nella sua camera… Esplorammo i nostri corpi… con le mani.. con la lingua… con le labbra…
Fu l’inizio di una relazione che andò avanti per diversi mesi… Earavamo complici… ci raccontavamo le nostre fantasie…
Anche lei era attirata dall’erotismo in tutte le sue forme… Mi confessò che spesso si masturbava guardando immagini erotiche su internet… Cominciammo ad esplorare assieme siti, foto… scambiandoci impressioni ed apprezzamenti… Lei mostrava di apprezzare molto immagini sm… con donne e uomini umiliati, frustati, legati…
Si eccitava e si sfiorava i seni.. il sesso… La invitai a masturbarsi… Mi eccitai quando cominciò a toccarsi… a sfiorarsi i seni con i capezzoli eretti…
Intanto le immagini scorrevano sulo schermo… A quel punto lei confessò come le piaceva masturbarsi… e le chiesi di farlo…
Si allontanò un momento e quando tornò aveva delle mollettine di legno fermapacchi che si applicò sulle lebbra… La mia eccitazione andò alle stelle… le confessai che anche a me piaceva sentirle sullo scroto… sul prepuzio… sui capezzoli…
Ne prese qualcuna e me le mise sul mio cazzo… mentre continuavamo a masturbarci… vedevo le sue dita muoversi tra le sue labbra… mentre le mollette si muovevano al ritmo dei suoi tocchi… io continuavo a menarmi il cazzo guardandola… i pantaloni abbassati fino alle caviglie… la camicia sbottonata… La mia mano saliva e scendeva… rallentava quando sentiva avvicinarsi l’orgasmo o si fermava… fino a quando non venimmo tutti e due…
Dopo lei volle occuparsi personalmente di pulirmi portandomi in bagno… facendomi sedere sul bidé, insaponandomi lentamente il cazzo e lavandolo accuratamente…
Quando mi fui rivestito disse che le sarebbe piaciuto provare a giocare con le corde… e di portarle la volta successiva…
La volta che tornai avevo con me un rotolo di corda acquistato presso un negozio che trattava articoli da montagna, più che una corda era un cordino ma venne utilizzato bene…
Mi portò nella sua camera facendomi spogliare completamente e poi mi bendò gli occhi… Mi fece sdraiare e cominciò ad armeggiare con la corda… Sentii che per prima cosa mi legava una caviglia, poi me la fece alzare e passò la corda da qualche parte perchè mi accorsi che restava alzata… poi la sentii che la passava sulle mie palle… che si ritrovarono legate e tirate. Poi passò a bloccare l’altra gamba che si ritrovò fissata alla coscia…
A quel punto sentii le sue mani accarezzarmi dappertutto… con tocchi leggerissimi che facevano tirare il mio cazzo… lo sentivo rizzarsi ancora di più…
poi avvertii quasi una puntura nella zona del perineo… che si ripeté più volte… sentivo quel tocco strano spostarsi sulle mie palle… sulla mia cappella che veniva scoperta e poi ricoperta… lo sentii intorno allo sfintere… non capivo cosa fosse ma mi eccitava ed il mio cazzo aveva ogni volta un movimento che lo faceva rizzare…
Continuò così non so per quanto tempo…eccitandomi sempre di più… fino a quando mi accorsi che cominciavo a sussultare sempre più… sentivo l’orgasmo che si avvicinava… si avvicinava… mentre lei continuava con quello strano tocco… e alla fine venni mugolando come un a****le… sentendo lo sperma s**turire da me in un fiotto caldo… lo sentii scorrere sul mio ventre.. sulle mie gambe… lo sentii colare tra di loro… lei mi lasciò così mentre sentivo il suo respiro accelerare… sentivo che stava toccandosi… il mio cazzo ancora ritto ondeggiava seguendo i suoi ansiti… la sentii godere… immaginavo il suo viso… le sue mani nel suo sesso…
Aentivo lo sperma che si raffreddava sul mio corpo mentre colava lentamente… Poi lei ricominciò a toccarmi delicatamente, il mio cazzo ormai molle ricominciò a reagire gonfiandosi e indurendosi… Le sue dita lo scappellavano lentamente mentre lo masturbava… Ogni tanto lo abbandonava per avvivinarsi alla mia bocca baciandomi, facendomi succhiare i suoi capezzoli, per poi tornare ad accarezzare il mio cazzo che diventava sempre più duro… Sentivo che godeva nel masturbarmi così lentamente… La mia cappella bruciava dal desiderio di raggiungere l’orgasmo, ma come lei avvertiva le contrazioni che lo preannunciavano smetteva di toccarlo, a volte semplicemente senza fare altro se non restargli vicino, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, sulla cappella, sulle mie palle… altre invece baciandomi o facendosi baciare… altre ancora giocando con le corde che mi avevano immobilizzato, specialmente con quelle che tenevano legate le mie palle tirandole e lasciandole andare… Non so per quanto tempo durò questa piacevole tortura, ho ricordi confusi ma non fu breve…
Un’altra volta mentre eravamo nudi sul suo letto mi propose di bendarmi e la lasciai fare. Dopo avermi bendato mi fece alzare dal letto e mi legò le mani unendomi i polsi, mi fece spostare e mi resi conto che uscivamo dalla camera da letto. Guidandomi dolcemente mi fece scendere le scale che portavano al soggiorno al piano di sotto e mi fece addossare alla parete sottostante la scala chiedendomi di restare li.
La sentii allontanarsi per alcuni minuti e poi tornare vicino a me. Le mie braccia vennero sollevate e mi accorsi che legava la corda che tratteneva i miei polsi in alto sulla ringhiera. mi accorsi che si abbassava davanti a me e sentii la sua bocca afferrare il mio cazzo tra le sue labbra… la sua lingua sulla mia cappella…
Le sue mani allargarono le mie natiche e qualcosa di duro spingere sul mio buco entrando dentro di me. Lo spinse a fondo fino a quando sussultai per la fitta che mi provocava. Non era qualcosa di grosso ma era qualcosa di molto rigido che mi accorsi lei appoggiava al suo seno mentre continuava a giocare con il mio cazzo nella sua bocca. Avvertivo che ad ogni spostamento del suo viso la cosa che mi aveva infilato si muoveva all’unisono, seguiva i suoi movimenti, veniva spinta dentro e si muovava dentro le mie viscere… Credo lei facesse apposta a muoversi amplificando i movimenti che quella cosa aveva dentro il mio culo…
Poi la sentii alzarsi e mi chiede di stringere le natiche per non farla uscire, mentre sentivo lo sfregamento di un fiammifero e l’inconfondibile odore di zolfo spandersi nell’aria…
Dopo alcuni istanti sentii gocce calde cadere sulla mia cappella facendomi sussultare per il bruciore… Mi resi conto che aeva acceso una candela e che la stava facendo colare sul mio cazzo provocandomi strane sensazioni di bruciore e piacere… La sentii allargare la mia fessura e sentii il bruciore improvviso quando le gocce bollenti vi si depositarono… Poi fu la volta dei miei capezzoli a ricevere il bacio bollente della cera…
Una volta che si fu solidificata le sue dita cominciarono a toglierla e la sua lingua leccava e bagnava le zone che erano state ricoperte, mentre una delle sue mani aveva ricominciato a muovere dentro di me l’oggetto che aveva utilizzato per sodomizzarmi…
Sentivo la sua lingua guizzare sui miei capezzoli, succhiarli, mordicchiarli… altrettanto sulla mia cappella… mentre io continuavo ad essere immobilizzato legato alla ringhiera della scala… poi la sua mano cominciò a masturbarmi fino a portarmi all’orgasmo… (quello che aveva usato per sodomizzarmi scopersi dopo che era un manganello da poliziotto che lei teneva su un mobile nell’anticamera del piano superiore…)
Come vedi e come hai immaginato sono una troia… Mi piace essere usato e godere ma mi piace avvertire che quello che subisco dona eccitazione e piacere a chi sta usando il mio corpo… Non conosco i miei limiti… credo di non averli ancora raggiunti come so di non essere un masochista che gode e raggiunge l’orgasmo solamente per il dolore che riceve, ma che il dolore che ricevo abbia la capacità, entro certi limiti, di amplificare il piacere che poi dono e ricevo…
Non so se quanto leggerai risponda alla tua domanda “come è successo” ma sicuramente ti aiuterà a comprendermi meglio…
La tua troia
mature….
Mature
Un po di tempo fa,cazzeggiavo in chat ed ho visto un profilo di una signora di 69 anni ,almeno cosi diceva,molto elegante,giovanile.le invio un buongiorno come va ..dopo un po mi risponde chiedendomi chi sono e cosa cerco.le risposi che ero rimasto colpito dalla sua avvenenza e se la sua eta’ fosse veramente quella indicata.mi rispose di si,che era vedova e che cercava un compagno per proseguire la sua vita.le dissi che cio’ mi sorprendeva e gli chiesi come mai una bella donna donna come lei nn riuscisse a trovare fuori un uomo.lei rispose che gli uomini vogliono solo una cosa e che lei nn era disponibile a fare cio’e quindi selezionava.era una donna con sani principi,seria,e non voleva solo accoppiarsi,ma voleva un uomo per se.gli feci i complimenti per i valori che mostrava.mi chiese per quale motivo le avevo inviato un saluto e cosa l’aveva colpito,risposi la sua fisicita’.Offesa mi rispose non mi cercare mai piu.Ok scusa ,dissi,non penso di averti offeso,ho detto quello che pensavo.Io sono una donna di sani principi-tuono’.Passo una settimana circa e mi ritrovai un saluto suo a cui risposi chiedendogli che impressioni aveva avuto dalle sue chiacchierate in chat.disse gli uomini tutti una cosa vogliono!se ne sarebbe stata da sola,meglio cosi disse.pur essendo piu piccolo di lei di 15 anni la invitai a prendere un caffe’,rispose che in un bar frequentato non avrebbe avuto problemi.Fissiamo un appuntamento ,ci incontriamo e devo dire che era ancora molto bella ,una pelle fine,delicata e molto affascinante.chiaccherammo in maniera disinvolta ,lei si mostro’ una persona di cultura aveva insegnato per 40 anni italiano a latino alle medie,adesso era in pensione.passammo un oretta insieme ,facemmo una passeggiata e mi offrii di accompagnarla a casa,mi rispose con piacere ma fino al portone d’ingresso mi disse,a casa non porto nessuno!le chiesi perche era cosi diffidente e se gli sembravo il tipo di saltagli addosso,lei rispose …tutti uguali siete gli uomini…arrivammo davanti al portone,si giro’ e disse:ma si dai mi sembri una persona per bene.arrivammo nel suo appartamento,un ambiente pieno di libri .molto curato.mi invito ad accomodarmi nel salotto che mi avrebbe raggiunto tra un po.Spunto dalla porta con un vestito diverso da quello che era uscita.colorato e molto trasparente,era proprio una bella gnocca.si sedette vicino a me e mi chiese se mi trovavo a mio agio,risposi di si ,era stata brava a farmi sentire cosi .Si avvicino ancora di piu e mi poso una mano sulla gamba molto vicino all’inguine,le feci notare che era abbastanza piacente e che mi attiva parecchio;cosa vuoi che possa fare una vecchietta come me
Mentre parlava mi abbasso la cerniera e infilo una mano dentro…inizio a palparmi ….si abbasso tiro’ fuori il mio cazzo e inizio a succhiare come una ventosa..giuro non mi era mai capitata una cosi….ti piace mi disse…e subito si rituffo’sul cazzo.mamma mia come tiravaaaaaaa…..dissi piano…mi devo rifare disse lei,si spoglio’in un secondo….mi prese con la mano mi tiro’ su e mi porto’ in camera da letto dicendo..voglio fare quello che ho sempre pensato ma che nn ho fatto mai….si posizio’ in una maniera tale che poso’ il suo ano sul mio cazzo…e piano piano inizio a ficcarselo dentro ….fino a raggiungere le palle…ohhhh disse finalmente e’ bellissimo ed inizio’ a fare avanti ed indietro….era calda come un termosifone con il termostato scassato…se lo ficco nella fica’….senbrava una belva s**tenata….mai avuto una donna cosi’ giuro.Mi prego ‘ di nn venire perche voleva che le riempissi la bocca.cosi feci…e lei sbrodolo’come una fontanella.adesso ogni tanto ci vediamo….auguro a tutti di trovare una donna matura cosi!
Bendata
Racconto trovato in rete su xhamster.
Sei sdraiata, hai gli occhi bendati, ti senti strana, non ha mai provato una sensazione così, l’oscurità ti circonda, sei vestita con la vestaglia trasparente, un perizoma nero e delle calze autoreggenti, sei molto eccitata non sai cosa succederà senti solo dei rumori soffusi, un brivido ti percorre quando senti una mano che inizia ad accarezzarti il tuo corpo, senti la mano che ti accarezza il seno da sopra la vestaglia, senti un’altra mano sulle tue gambe poi ne senti un’altra sull’altro tuo seno, capisci che nella stanza ci sono due persone, le mani che ti accarezzano i seni iniziano a slacciare la vestaglietta e a liberarli hai i capezzoli talmente duri per l’eccitazione come degli spilli, senti dell’umido attorno capisci che qualcuno te li sta succhiando mentre con l’altra mano ti accarezza quello libero. Intanto l’altro continua ad accarezzarti, è arrivato alle cosce, senti il contatto della sua mano dove finiscono le autoreggenti, inizia la pelle libera continuano ad andare sempre più su in un lento massaggio, la bocca di uno intanto continua su un seno e poi su un altro, ogni tanto sale un po’ più su, ti lecca il collo per poi arrivare all’orecchio, te lo morde sei molto eccitata ti umetti le labbra con la lingua, sotto senti che l’altro si è avvicinato al tuo fiore ricoperto solo di quel piccolo perizoma, senti le mani avvicinare fino a quando ti scostano il perizoma, ti senti accarezzare lentamente, per facilitargli il compito gli apri leggermente le gambe, sentire solo con il tatto senza vedere ti fa accelerare il respiro, senti che ti stai bagnando, le mani sotto si trasformano in una bocca, senti una lingua che ti sta penetrando dentro, la senti prima sulle grandi labbra poi si fa più audace ed entra dentro di te. Intanto la lingua che si stava occupando della parte di sopra scende di nuovo verso i seni te li succhia ancora un pò, ad un tratto capisci che qualcuno si è messo a cavalcioni su di te, senti le mani che ti stringono i seni e qualcosa di duro in mezzo a loro, un cazzo stai facendo una spagnola bendata, senti che va lento tiri fuori la lingua per sentirlo nel momento che si avvicina al tuo viso, lui capisce te lo avvicina di più e inizi a leccarglielo. Intanto sotto di te la lingua si è sostituita con un dito e ti sta masturbando, ogni tanto senti un guizzo della lingua sull’altro tuo fiore, con un orgasmo in arrivo continui il tuo pompino sei un lago, un cazzo in bocca che te lo stai gustando come se fosse il gelato più prelibato che tu abbia mai assaggiato, una lingua che ti sta esplorando il tuo secondo fiore mentre delle dita ti stanno esplorando la tua fica. Non ce la fai più ed hai un orgasmo, ti bagni tutta, brividi ti corrono per tutto il corpo grazie anche alle sensazione che sono più acuite essendo bendata, dopo questo orgasmo i tuoi amanti si fermano, ti lasciano lì in mezzo al letto,un flebile “NOOO” ti esce dalle labbra ma ad un certo punto senti qualcosa di duro premere vicino alla tua bocca, sorridi e accogli il cazzo, lo trovi diverso da quello di prima e capisci che è della persone che prima ti leccava la figa. Inizi a leccarlo come hai fatto prima, la tua fica è bollente senti anche lì qualcosa che piano piano entra, è il cazzo dell’altro uomo, mugoli con la bocca piena mentre il cazzo ti entra nella fica, coi muscoli della vagina inizi a pomparlo, lui sta fermo poi inizia un lento movimento dentro di te mentre continui a succhiare l’altro cazzo, sono sensazioni nuove per te bendata, ti stanno scopando in due, la tua bocca continua a succhiare imperterrita ogni tanto delle mani ti accarezzano i seni e ti tintillano i capezzoli. Senti ad un certo punto che quello che ti sta scopando in fica ti prende le gambe e te le alza, senti dell’umido sulle dita dei piedi, capisci che mentre ti sta scopando con la bocca ti sta succhiando le dita dei piedi inguaiate nelle calze, questo ti fa piacere, il cazzo che hai in bocca diventa sempre più grosso e capisci che lo stai portando all’orgasmo, ma lui si fermano di nuovo e ti lasciano di nuovo in balia della cecità. Senti che ti prendono le mani e ti fanno alzare, avverti un movimento sul letto, capisci che uno si è sdraiato, l’altro ti accompagna su di lui, senti che sotto di te c’è un cazzo svettante che non vede l’ora di rientrare nella tua fica allora visto che sei eccitata da morire ti impali, sei a smorzacandela, te lo fai entrare dentro tutto e inizi a cavalcarlo. Dietro di te sulla tua schiena nuda è appoggiato l’altro, da dietro ti accarezza i seni mentre vai su e giù senti il suo cazzo, le mani continuano ad esplorarti e scendono sempre più giù, accarezzano la tua figa mentre cavalchi l’altro cazzo, poi si spostano fino ad arrivare al tuo culo, prima le senti sulle tue chiappe poi si fanno sempre più audaci e una arriva vicino all’altro tuo fiore. Tu continui la tua cavalcata, senti il cazzo duro dentro di te, i tuoi muscoli vaginali lo spremono, intanto un dito da dietro inizia ad entrare dentro di te, poi ne senti due, stai godendo con un cazzo in fica e due dita nel culo, ad un certo punto le dita escono, senti una mano premere la schiena per farti capire che devi piegarti verso il basso, smetti un’attimo di cavalcare ti abbassi e senti la lingua di quello che cavalcavi lambire i tuoi seni aiutandosi con le mani, hai sempre il suo cazzo in fica ma intanto dietro le mani dell’altro ti allargano le chiappe. Inizi a sentire qualcosa di più grosso rispetto alle dita, è il cazzo del secondo uomo, il tuo respiro si fa sempre più affannato per via dell’eccitazione e del godimento che stai provando, lo senti entrare dentro di te sempre più lentamente per non farti male ma per farti provare solo piacere, il tuo respiro si blocca un attimo, lo senti tutto dentro di te anzi li senti tutte e due uno in fica e l’altro in culo. Aspettano un secondo che i tuoi muscoli si adattino ai loro cazzi poi con movimenti coordinati iniziano a scoparti, sei piena dentro di te, due cazzi uno nel culo e l’altra nella figa che coordinati ti stanno scopando, tu sei ancora con la benda, hai sensazioni mai provate prima, nella stanza si sentono i tuoi gemiti ad ogni affondo, due mani e ogni tanto una lingua di quello di sotto li senti sui tuoi seni,le altre mani sui tuoi glutei. Le tue mani appoggiati sul letto facilitare i tuoi movimenti, senti arrivare l’ennesimo orgasmo di questo incontro, tutto il tuo corpo rabbrividisce e ti bagni come una fontana, esausta ti accasci sull’uomo sotto di te, i cazzi ancora duri si sfilano da te senti che ti girano, ora hai la schiena a contatto con il torso dell’uomo che ti stava sotto. Le sue mani iniziano ad accarezzarti in un lento massaggio, senti il suo cazzo duro vicino al tuo secondo fiore, intanto l’altro uomo ha iniziato ad accarezzarti le gambe, ogni tanto ti fa sentire il suo cazzo lunghe di esse, le mani di quello di sotto iniziano di nuovo a massaggiare il tuo seno, la voglia sta rinascendo, con il cazzo vicino tu inizi un lento massaggio col tuo sedere, poi le tue mani si avvicinano a lui glielo prendi e telo indirizzi nel tuo secondo canale. Piano lentamente entra dentro di te, lo senti tutto, intanto anche l’altro si sta avvicinando seguendo le tue gambe, lo senti vicino al tuo fiore, come una carezza lentamente entra anche lui dentro di te, sei di nuovo piena,due cazzi uno in fica e uno in culo, solo che sei in altra posizione. Le tue gamba si incrociano sulla schiena di chi ti è appena penetrato, di nuovo come se lo facessero da anni iniziano a scoparti, i tuoi gemiti ricominciano a farsi sentire, un odore di sesso e di corpi impregnano la stanza, le mani ti accarezzano lungo tutto il corpo vanno avanti indentro su di te, li senti prendere velocità ti manca il respiro, senti il piacere arrivare fino a quando hai di nuovo un brivido, l’orgasmo è arrivato, urli dal piacere ma loro non hanno finito, i loro cazzi sono ancora duri. Ad un certo punto pronunci con un fil di voce “venitemi in viso” come un comando la macchina si ferma, escono da dentro di te, ti fanno sdraiare, senti i due cazzi duri vicino alle tue labbra ed inizi ad assaggiarli, prima uno poi l’altro, senti i tuoi sapori, poi ti fai più decisa e inizi un doppio pompino alternandoli prima uno poi l’altro e poi di nuovo fino a che no li senti pronti, stanno per arrivare anche per loro finalmente all’orgasmo, apri la bocca tirando fuori la lingua, ti sborrano come due fontane, accogli tutti in bocca, sborrano copioso il loro nettare, lo senti tutto lo ingoi, un sorriso di gratitudine e appagamento compare sul tuo volto, come sono arrivati le due macchine da sesso silenziose escono lasciandoti ancora bendata.
Al cinema con mia suocera
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Un paio di mesi fa ero a milano per lavoro, come faccio sempre prima di tornare a Genova dove vivo con mia moglie, passo a trovare mia suocera che è una bella signora di 55 anni, nonostante la sua età è ancora una bella donna con uno sguardo profondo che mi ha sempre affascinato.
Quando sono arrivato a casa sua lei era tutta elegante pronta ad uscire.
“Stai uscendo?”
Le chiesi pronto a girarmi sui tacchi e ripartire.
“Si sto andando al cinema.”
Mi disse lei facendomi un bel sorriso.
“Cosa vai a vedere?”
Le chiesi che film andasse a vedere mentre eravamo già in ascensore, devo confessare che non mi ricordo bene quale fosse il titolo ma poco importa, quando fummo in strada le proposi di darle un passaggio in auto fino al cinema, dopo qualche convenevole lei accettò di buon grado, gli aprii lo sportello per farla salire e in attesa di poterlo richiudere mi ritrovai spettatore di una bella scosciata con tanto di autoreggenti che non avrei mai sospettato potesse indossare, l’immagine di quel lembo di coscia bianca oltre il bordo nero delle calze mi si inchiodò nel cervello nonostante i tentativi di conversazione, continuavo a rivedermi quella scena maledettamente eccitante, sono un porco pensavo dentro di me, mentre lei mi raccontava quanto fosse difficile la vita di una vedova con le poche amiche ancora impegnate con mariti malaticci e rompis**tole.
Quando arrivai davanti al cinema la salutai e poi con finta premura le dissi.
“Aspetta…”
Scesi di corsa dall’auto, mi riposizionai ad aprirle lo sportello per farmi un replay della scosciata di prima infatti si verificò ma ancora più evidente, la vidi entrare al cinema da sola tutta elegante con la borsa stretta tra le mani, restai per un attimo seduto in auto a pensare, ad un tratto presi la decisione di accompagnarla cercai un parcheggio ritornai al cinema e feci il biglietto, c’era poca gente allo spettacolo delle 18 nonostante il buio la trovai facilmente e andai a sedermi nella poltrona accanto.
“Che ci fai qui?”
Mi chiese sottovoce.
“Mi è venuta voglia di vedere il film con te.”
Le dissi senza molta convinzione tentando di darmi un’aria interessata ai titoli sullo schermo, il film era una cavolata pazzesca, io me ne stavo fermo respirando il profumo di quella donna ripensando alle cosce bianche in prossimità dell’inguine, mi chiedevo come fosse la sua figa, che profumo potesse avere la figa di una donna matura, ero perplesso ma attratto da quei pensieri su cui indugiavo ma che nel mentre erano scesi giù fino al mio cazzo che cominciava a irrigidirsi dentro i calzoni. Ad un tratto il film, fino a quel momento piuttosto noioso ebbe un guizzo proponendo una scena di violenza in cui il vecchio bavoso datore di lavoro violentava la sua giovane impiegata, per mia suocera era una scena raccapricciante che la costrinse a girare la testa nella mia direzione e nascondere il viso con una mano per non guardare, a me in realtà la stessa scena aveva s**tenato una reazione assai diversa e il mio cazzo era ormai durissimo,con senso di protezione verso la madre di mia moglie le cinsi le spalle con un braccio.
“Non guardare.”
Le dissi stringendola e tirandola verso di me, lei rassicurata si scoprì il viso, la vidi mentre osservava la scena che proseguiva sullo schermo, il vecchio datore di lavoro con le brache calate si agitava tra le cosce della ragazzina che ora non si agitava ma sussultava sotto i colpi di bacino dell’uomo, lo sguardo di mia suocera sembrava inorridito ma anche attratto dalla scena che anche io seguivo con la coda dell’occhio, ancora oggi mi chiedo come abbia potuto comportarmi così, resta il fatto che proprio mentre la scena si avviava alla conclusione presi la mano di mia suocera e me la poggiai sul cazzo durissimo.
Lei tentò di tirare indietro la mano e mi guardò con gli occhi spalancati.
“Cosa fai?”
Mi disse neanche troppo sottovoce, io restai muto con gli occhi fissi sullo schermo tenendole la mano bloccata sulla patta dei pantaloni, incredibilmente lei girò la testa verso lo schermo rilasso il braccio e la mano ma si adagiò sulla patta, si aprì e si richiuse serrandomi il cazzo ancora nei pantaloni,cominciò ad accarezzarmi l’asta a stringerla fino a quando aiutandosi con l’altra mano mi sbottono la patta, con abilità infilo la mano tirandomi fuori il cazzo, iniziò a farmi una sega delicatissima mi sembrava di essere tornato indietro di vent’anni, quando le compagne di scuola mi facevano le seghe seduti nelle ultime file del cinema parrocchiale, io restavo fermo immobile mentre lei continuava ora stringendolo più forte e facendola scorrere dalla cappella ai coglioni, con il braccio che le avvolgeva le spalle cominciai a tirarla verso di me, le accarezzai la nuca spingendogliela in modo inequivocabile poi le sussurai.
“Prendilo in bocca.”
Lei docile come un agnellino si chino su di me, dopo aver dato una leccata alla cappella se lo fece scorrere tutto in bocca e cominciò a spompinarmi nel buio della sala,dopo pochi minuti sentii il cazzo diventare ancora più gonfio e spingendole la testa per farle ingoiare quanto più cazzo fosse possibile le riempii la bocca di sperma, lei terminò il lavoro con sapienza con tanto di leccata e succhiatina finale sulla punta, restammo seduti ed abbracciati ancora qualche minuto poi le dissi.
“Andiamo via.”
In auto restammo in silenzio senza dire una parola, giunti sotto la sua casa si girò e mi disse.
“Sali, ti faccio un caffè.”
“Va bene.”
Risposi io, dopo aver parcheggiato rifeci la stessa scena per correre ad aprire lo sportello e guardarle le cosce, questa volta c’era tutta la sua consapevolezza, tant’è che allargò le gambe oltre il necessario dandomi addirittura la possibilità di intravedere i peli della figa che uscivano dalle mutande, appena entrati in casa sapevo che me la sarei chiavata così presi il telefono e chiamai mia moglie.
“Si amore sono passato da tua madre, sono a casa sua ma devo ancora passare da un cliente tardo un poco, si te la passo ”
Appena mia suocera prese la cornetta in mano cominciai ad accarezzarle i seni e palpargli il culo.
“Si tutto bene e Sandrina come sta?”
Le tirai su la gonna, che spettacolo non avevo mai visto mia suocera mezza svestita, devo confessare che restai stupito nonostante l’età era in splendida forma, cominciai a frugarla tra le cosce, poi lei si piegò in avanti poggiandosi sul muretto che divide l’ingresso dal soggiorno e allargò le gambe, io le spostai le mutandine su di un lato mettendo in mostra una figa pelosissima, le infilai il cazzo in un colpo solo cominciando a sbatterla.
“Si… si… ti chiamo dopo…”
“Ma sei impazzito mentre parlo con mia figlia”
“Stai zitta ora pensa a prendere il cazzo come si deve.”
Le dissi e cominciai a sbatterla con quanta forza avevo,andai avanti una mezz’ora buona con lei che continuava a mugolare e ripetere.
“SII… SII… SII.”
null’altro che si, solo quando si accorse che stavo per venire mi disse.
“Ti prego non venirmi dentro.”
Io per tutta risposta tirai fuori il cazzo e le sborrai proprio sul buco del culo che reso viscido mi invitò a rientrare da dietro, il cazzo le scivolò tutto dentro il culo e lì continuai a sborrare fino all’ultima goccia, restai avvinghiato a lei per qualche minuto, poi estrassi il cazzo lentamente, lei si premurò di correre in bagno tornando con un asciugamani umido, mi ripulì accuratamente e mi baciò ancora una volta la punta del cazzo.
Quella sera scappai a casa ma da quel giorno Milano è diventata la piazza più importante per i miei affari, anzi per il mio affare che mia suocera sfrutta con molta abilità.
Il sogno
Mi chiamo Massimo, ho 30 anni, sono alto, biondo, carico per non dire bello, single e benestante. In poche parole non dovrei lamentarmi e invece … sono seduto nella sala d’attesa della psicologa in attesa di essere ricevuto. Ultimamente ero ossessionato dal sesso e dopo averci pensato e ripensato più volte ho deciso di rivolgermi ad un professionista. Non sapendo da andare scelsi sulle pagine gialle quello più distante dal luogo dove abito senza capire però che si trattava di una psicologa, Luciana.
Non vi dirò l’imbarazzo che ho provato nei primi minuti quando ero più che tentato di scappare né quando fo parlato, o meglio ancora ho provato a parlare, per la prima volta ottenendo come unico risultato una specie di sibilo e nient’altro. Fu però a causa di ciò che ho capito di aver trovato la persona giusta. Stupidamente, non essendo mai stato da un psicologo, mi aspettavo commenti o battutine su quell’inizio mentre lei rimase in silenzio. Superato quel momento mi sono presentato facendole poi un quadro del problemi che mi aveva indotto a rivolgermi ad un psicologo.
Ed ora sono ormai quattro mesi che settimanalmente vengo per sfogarmi con quella che penso sia l’unica persona in grado di capirmi o meglio ancora quella che mi ascolta in silenzio senza interrompermi. Ogni tanto mi chiede di approfondire qualche pensiero o osservazione altrimenti rimane seduta su quella poltrona usurata dal tempo prendendo appunti.
Luciana è una donna di circa 35 anni, bassotta e cicciottella, capelli neri, una terza abbondante di seno, vestita sempre di nero con gonne lunghe.
“E’ in lutto o spera che il nero la faccia sembrare più magra? “ mi sono chiesto più volte
Sono guarito dall’originale ossessione del sesso o meglio è cambiata. Guardare ora le donne passeggiare per le strade non mi fa più nessun effetto e posso anche andare tranquillamente al mare con la certezza che la vista di tutte quelle ragazze in bikini o topless non mi turba più.
Quello che ora sconvolge la mia vita è un sogno; il seguente:
Sono vestito elegantemente in una grande stanza, si sente in sottofondo una musica sconosciuta, la luce è bassa, cupa, al centro ci sono delle strutture metalliche, uno strano cavalletto alto, un palo bloccato a terra e che scende dal soffitto, una croce fatta a ics larga. Su ogni struttura si vedono manette e ganci e dal soffitto pendono diverse catene e corde. C’è poi un mobile, anch’esso metallico tipo banco da lavoro, su cui si intravedono fruste ed altri oggetti erotici. Sono fermo ed aspetto.
Sono tante le domande che mi faccio ma ce ne sono due che mi tormentano: cosa faccio lì e cosa sto aspettando e Luciana mi sta aiutando a trovare queste risposte.
Alla fine dell’ultima seduta mi aveva detto
“Massimo dobbiamo sposare l’orario degli appuntamenti. Puoi venire alle 18.00?”
“va bene, non ci sono problemi” e così eccomi qui in leggero anticipo seduto su questo scomodo divano in attesa di essere ricevuto.
“Massimo scusa l’attesa ma ho ricevuto una telefonata” mi dice facendomi entrare. Ho la sensazione che ci sia qualcosa di nuovo nello studio ma non riesco a capire cosa sia. Forse è solamente il fatto che fuori è buio mentre le altre volte era giorno. Comunque mi sdraio sul lettino ed inizio a parlare
“Il sogno continua a perseguitarmi. Proprio questa notte però c’è stato un cambiamento. Alla fine ho sentito per la prima volta un rumore. Un ticchettio, come dei passi che si avvicinavano. Mi sono girato verso quel rumore. Ho visto una porta aprirsi ma poi … è suonata la sveglia.”
“bene vuol dire che la prima risposta è alla portata di mano. Hai detto che hai sentito un ticchettio?”
Quando la vedo prendere degli appunti capisco cosa c’è di nuovo in questa stanza. Luciana è vestita in modo diverso. Porta una gonna che le arriva sopra il ginocchio (sempre nera), calze nere e una maglietta rosa. Questo mi fa felice perché significa che non è in lutto.
“così mi sembrava. Forse erano dei passi. In fin dei conti quella porta si stava aprendo” le rispondo
“bene. Ora però non ti innervosire se questa notte non sogni il resto. Dimmi è successo qualcosa di nuovo questa settimana? Hai fatto nuove amicizie?”
“no è tutto come prima”
“eppure qualcosa deve essere successo, ce lo dice il cambiamento nel sogno”
“sinceramente non mi viene in mente nulla”
“ok. Ci vediamo tra una settimana.”
Per quasi tutta la settimana dormii bene senza fare sogni particolari. Questo fino alla sera precedente l’appuntamento con Luciana. Non mi sentivo bene, avevo qualche linea di febbre e questo sicuramente stimolò il mio riposo e di conseguenza il sogno.
“allora Massimo dal tuo comportamento capisco che c’è qualcosa di nuovo, raccontami”
“La stanza era la stessa, come pure tutto il resto, sento quasi subito il rumore dei tacchi, la porta si apre con un lugubre scricchiolio e intravedo lei. Una donna che cammina a tentoni su delle scarpe con tacchi a spillo alti almeno 15 cm. Solo quando entra nel cono di luce noto che è bendata. Un sorriso ghignoso appare sul mio viso. Lei continua ad avanzare sbandando più volte a destra e a manca anche per la poca abitudine a portare i tacchi così alti. Più volte perde l’equilibrio ed io rimango sempre lì fermo nel centro della stanza a godermi questo insolito spettacolo. Non capisco cosa ci sia di seducente in quello che vedo ma sono molto eccitato.
Sento il suo respiro farsi sempre più veloce. Continua a camminare fino a quando, dopo un grido di dolore, cade malamente a faccia avanti. Ha preso una storta. Si contorce sul pavimento dal dolore.
“alzati” le dico con una voce ferma ed imperativa.
“dove sei” mi chiede piagnucolando mentre con notevole difficoltà si alza e si avvia claudicante verso di me
“ferma” le induco e subito lei si ferma cercando di spostare il peso sulla gamba sana.
“dritta” vedo dal suo viso la sofferenza che prova nel rimanere in questa posizione ma lo fa automaticamente.
Mi avvio verso di lei e per alcuni minuti le giro intorno, con calma, guardandola bene per la prima volta. E’ vestita tutta di nero. Gonna, maglietta, calze, anche la collana è nera. Solamente la benda è colorata. Rosa per la precisione. Lei resta sempre ferma mentre i miei passaggi si fanno sempre più stretti.
“levati la gonna” lo fa con non poca difficoltà gemendo per il dolore alla caviglia
“silenzio” urlo a poca distanza dalle sue orecchie. Una goccia di sudore le scende lungo il collo insinuandosi pian piano nel decolté.
La gonna scende lungo le gambe mostrando un tanga nero e le calze autoreggenti. Le natiche, liberate dalla stretta della gonna, prendono la loro forma naturale. Sono grandi.
“non ti vergogni ad andare in giro così. Sei ridicola con quel tanga infilato in mezzo a questi due cocomeri” le dico sottolineando quest’ultima parola con una sonora sculacciata su ciascuna chiappa.
Non se le aspettava. Accusa gemendo sia gli schiaffi che l’insulto. Una lacrima scende da una guancia.
“Dovrai essere punita per questo” le dico mentre la prendo per i capelli portandola verso il cavalletto. Ogni passo è un gemito.
“spogliati ma lascia le scarpe e le calze” Il suo seno che sembrava così bello si allunga subito dopo che viene liberato dal reggiseno
Un ghigno si forma sulla mia bocca quando dico “Di bene in meglio” pizzicandole i seni. Altro gemito. Prendo il frustino semirigido con punta piatta. Lo muovo sferzando l’aria. Al suo sibilo la vedo irrigidirsi. Inizia a tremare.
“riconosci il rumore?”
“sì” risponde cominciando a frignare
“lo supponevo. Ne devi aver un buon ricordo” e scoppio a ridere in modo sadico
Appoggio la punta del frustino su un seno e comincio a muoverlo con leggerezza, sfiorandola quasi, disegnando dei ghirigori sempre più ampi. La pelle è tutta un brivido. Scendo verso il basso gustandomi la smorfia di piacere che si forma sulle sue labbra. Mi fermo. Mi fermo e trascino una scaletta a due gradini accanto a lei. Un singhiozzo mi fa capire che sa cosa le capiterà, almeno così si illude. Ubbidiente ci sale sopra avanzando con cautela fino a quando non entra in contatto con il cuoio che ricopre la parte alta del cavalletto. Prendo le manette che blocco sia sulle caviglie che ai polsi. Il suo tremolio aumenta quando chiudo quella sulla caviglia slogata.
“allungati” le ordino. Ora è a 90°. Blocco le manette dei polsi sui piedi anteriori del cavalletto che scendono parallelamente. La parte posteriore del cavalletto è diversa da quella anteriore. Qui le zampe del cavalletto si allargano in modo che le gambe siano aperte mettendo in mostra sia la fica che il culo. Guido quindi ciascuna gamba sulle zampe del cavalletto. Ora i suoi piedi rimangono sollevati da terra. La forza di gravità la fa scendere leggermente allargandole ancora di più le gambe fino a quando le manette sui polsi la bloccano. Urla. Sarà per il dolore che prova sulle braccia distese che reggono il suo peso, per le gambe oscenamente aperte o per la paura?
struscio il frustino su una natica dall’esterno verso l’interno avvicinandomi sempre di più alla fica esposta. Un veloce passaggio e subito sono sull’altra natica. Freme ogni volta che mi avvicino alle sua intimità esposte
“Zac” Di colpo faccio partire una sferzata che disegna una striscia rossa sulla natica colpita.
Il suo ansimare viene interrotto dall’urlo che esce dalle sue labbra quando sente la staffilata arrivare e colpire.
Riprendo il gioco partendo ora dall’altezza del ginocchio salendo con studiata lentezza. Non ho fretta. Più mi avvicino e più trema immaginando quale sarà la fine di questa corsa.
Le sfioro il clitoride, passo sulla fica, sul buco del culo, riscendo sulla fica e “zac” parte la seconda sferzata che colpisce lo stesso punto della precedente.
L’urlo che ne segue è ancora più forte e prolungato. Rimane quasi senza fiato. Attendo che il dolore si plachi, giusto pochi secondi, e poi “zac, zac, zac” colpisco le cosce della stessa gamba avvicinandomi sempre di più alla fica. I lamenti e il pianto dirotto si espandono nella stanza. La mia eccitazione aumenta ancor di più. Il risalto dei segni lasciati sul suo corpo formano quella che può sembrare un ideogramma. Il rossore della gamba contrasta il biancore dell’altra. Vado verso la parte anteriore del cavalletto e la libero dalla benda. I
suoi bellissimi e lucidi occhi hanno un colore blu intenso e ……. Mi sono svegliato.
“Hai riconosciuto il volto, la conosci questa persona?” mi chiede Luciana parlando per la prima volta
“No. Di lei mi ricordo solamente gli occhi ed il corpo” le rispondo. Per la prima volta noto in lei un rossore, come se fosse in imbarazzo, mentre mi parla. Si deve esserle slacciato un bottone perché prima non avevo notato il suo decolté. Si intravede il reggiseno nero e mi sbaglio o si intravedono i segni dei capezzoli induriti sulla camicetta rossa?
“Nientr’altro?”
“solo quel sogno ancora più strano. Mi dovevi vedere quanto ero diverso e … uhm … eccitato”
“L’ho visto” mi dice sorridendo “lo eri anche mentre raccontavi”
“scusami”
“non ti preoccupare, non sei il solo a cui capita. Molte altre persone si eccitano quando sono qui” mi risponde
“comunque per ora basta così. E’ tardi. Stai tranquillo e ci vediamo tra una settimana” mi dice mentre si alza dalla poltrona.
Guardo l’orologio e vedo che sono più di 2 ore che sono qui. Per fortuna ero l’ultimo.
“scusami per l’ora” le dico mentre usciamo dallo studio. “per farmi perdonare ti posso offrire una cena?”
“ti ringrazio dell’invito ma non posso. L’etica professionale non me lo permette.”
Mentre scendiamo con l’ascensore sento il suo inebriante profumo di donna, la vedo parlare ma non la sento, ho come le orecchie ovattate, la testa mi gira e … tutto diventa buio.
Quando riprendo i sensi sono di nuovo disteso sul lettino dello studio. Sento in lontananza una voce che parla, la sento sempre più forte e chiara. Finalmente riapro gli occhi. La luce mi acceca ma riconosco la silhouette di Luciana.
“cosa mi è successo?”
“Hai perso i sensi, forse dalla fame. Ora aspetta un po’ prima di provare ad alzarti altrimenti potrebbe succedere di nuovo. Non ho fretta”
“ma fame si” le rispondo sorridendo
“insomma. Non sono ai tuoi livelli ma ci sono vicino”
Senti. Lascia perdere l’etica e vieni a cena con me. Oltretutto sei quasi obbligata, potrei svenire lungo la strada o peggio mentre guido”
La vedo indecisa, di nuovo appare quel rossore che avevo notato precedentemente, poi finalmente mi risponde
“Ok. Ma ciascuno paga per conto suo altrimenti non vengo”
“va bene. Non insisto.”
Dopo una mezz’ora siamo seduti al tavolo di un ristorante che si trova vicino al palazzo dello studio. Siamo entrambi imbarazzati. Io non so di cosa parlare e lei aspetta il mio primo passo.
“Luciana, scusa ma in questo momento mi sento spaesato. Vorrei parlare con te ma mi sento bloccato, non so da dove cominciare.”
“questo è il motivo per cui non volevo venire a cena con te. Certo non possiamo parlare di me, è assurdo che un mio paziente mi conosca al di fuori della mia professione come non possiamo parlare del tuo problema visto che so tutto del tuo sogno.”
“hai ragione. Parliamo di sport? Politica? Di tempo no, ti prego!”
Le sue labbra si allargano in un sorriso malcelato e poi finalmente si aprono in una allegra risata. Rotto il ghiaccio parliamo del più e del meno per tutta la cena come due “amici” che non si vedono da tanto tempo senza però mai sfiorare le sfere personali.
Ritornato a casa accendo la televisione per vedere l’ultimo TG e poi mi addormento.
“Questa è la segreteria telefonica della Dott.sa XXXXXX. Lasciate un messaggio e sarete richiamati”
“Ciao Luciana …. Uhm … Buongiorno dottoressa sono Massimo. Scusate se ho chiamato ma ho bisogno di vederla. Il sogno è ritornato e sono … Guardate sto tremando al solo pensarci. Mi faccia venire, la prego, in qualunque orario. Mi sono preso un giorno di permesso per quanto sono stravolto. Mi richiami per favore.”
Erano le 6.30 quando ho lasciato questo messaggio sulla segreteria telefonica di Luciana. Ora sono le 11.00 ed ancora non ho ricevuto notizie da lei. Mi alzo per prepararmi l’ennesima camomilla, dicono che aiuti a calmarsi ma su di me per ora non ha fatto effetto, quando squilla il cellulare
“Pronto?”
“ciao Massimo sono Luciana, la dottoressa XXXXXX. Ho appena ascoltato il tuo messaggio. La mia giornata è tutta impegnata. Ci possiamo incontrare alle … fammi vedere … alle 19.00.”
“mi dispiace ma ne ho veramente bisogno. Grazie e a questa sera”
Lei mi sembrava scocciata. Certo con un messaggio così è stata obbligata a darmi l’appuntamento ma sono veramente preoccupato. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Finalmente sono sdraiato sul lettino dello studio. Sono agitato.
“Massimo fai un bel respiro, calmati un momento. Ora sei qui. Siamo soli. Hai mangiato?”
“un pezzo di pizza, ma controvoglia. Ho lo stomaco chiuso”
“calmati. Anche io ho mangiato. Possiamo rimanere tutto il tempo che vuoi”
respiro profondamente e riesco a calmarmi. Lei è già seduta sulla poltrona con il solito quaderno su cui prende appunti. Dalla sua faccia capisco che è stanca. Il pallore del viso fa sì che sia un tutt’uno con la camicetta bianca.
Quando mi sento pronto inizio
“Il sogno è suppergiù lo stesso. C’è qualche piccolo cambiamento in alcuni dettagli e poi c’è la parte nuova. “
“non correre, respira profondamente, chiudi gli occhi e dimmi cosa è cambiato”
“La benda non è più rosa ma nera. La biancheria invece è rossa anziché nera”
“rosa o rossa”
“rosso acceso.”
“Sono nudo.”
Il fruscio della penna che scorre sul quaderno mentre lei prende appunti mi fa venire i brividi. Mi ricorda il sogno. Con un sospiro riprendo a raccontare
“ho in mano la benda nera che ho appena tolto dai suoi occhi. I suoi bellissimi e lucidi occhi hanno un colore blu intenso, le pupille sono dilatate, le palpebre sono nere grazie al mascara sciolto dalle lacrime, mi guarda intensamente. Sostengo il suo sguardo fino a quando non lo abbassa. Mi avvio verso il banco da lavoro che si trova alle mie spalle e su cui giacciono oggetti erotici di vario tipo. Glieli mostro uno ad uno gustandomi le sue reazioni. Alla fine scelgo un frustino molto lungo e flessibile che faccio sibilare vicino alla sua testa posta alla fine del cavalletto ed una specie di morso. Le urla di paura mi danno fastidio. Si può lamentare solo quando prova dolore. Lo sa questo! Tra me e me ammetto che sono invece quelle di paura che mi eccitano di più. Salgo su uno sgabello davanti a lei e le metto il morso che tiene aperta la bocca. Lo dilato prima al massimo per poi portarlo alla misura giusta. Arrivo con il pene all’altezza della bocca pronta a riceverlo da cui scendono già fiumi di saliva. Lo infilo nel morso e sento prima il calore e poi la lingua avvolgerlo.
“Ferma! sei in punizione! Non puoi godere del mio cazzo” le ordino mentre si sente lo schiocco della frusta quando la colpisce sulla natica, ed il cazzo affonda nella sua gola. Vorrebbe gridare, urlare, piangere ma non lo può fare. E’ già tanto che riesce a respirare visto che con il glande sento la sua ugola.
In successione faccio partire altre due, quattro, otto frustate che la colpiscono in vari punti delle natiche ed ogni volta affondo sempre di più il membro dentro la sua bocca. L’ugola l’ho sorpassata sicuramente. Guardo i suoi occhi che quasi escono dalle orbite. Sorrido.
“brava, così” le dico mentre lancio l’ultima frustata colpendola proprio nel solco delle natiche e raggiungendo la sua fica che so essere grondante di umori.
Sfilo il marmoreo cazzo dalla bocca, una valanga di saliva e muco le scende dai lati, forse anche dalle narici.
La sento tossire violentemente, le gambe scivolano ancora di più verso il pavimento e le braccia si allungano con uno strano rumore. Il grido di dolore è assordante e prolungato. Dal tavolo di lavoro prendo una pomata rinfrescante che con leggerezza passo sui segni delle frustate. Sono diventato veramente bravo. La pelle è ancora tutta intatta. La sento ansimare per il piacere che prova grazie a questo unguento. E’ rinfrescante. Lo passo su tutti i punti colpiti con micidiale precisione senza tralasciare la fica ed il culo vittime dell’ultimo colpo.
Prendo un attrezzo che ho appena acquistato e di cui lei non conosce l’esistenza. Sarà una bellissima sorpresa. E’ una macchina particolare. Una macchina del sesso telecomandata. La regolo in modo che lo stantuffo sia nella posizione e all’ altezza giusta applicandovi sopra un dildo molto lungo. Lo ricopro di gel in modo che la sua immissione sia facilitata e lo appoggio sull’ano.
Lei si irrigidisce subito. Non le è mai piaciuto il sesso anale anche se con me lo pratica spesso. Con me deve fare tutto altrimenti la punisco. E non sempre le piace questo.
Sono di nuovo sullo sgabello con il cazzo all’altezza della bocca. I suoi occhi sembrano implorare pietà. Nel momento in cui prendo la frusta una lacrima scende lentamente lungo la guancia.
Aziono il telecomando, il pistone inizia a muoversi lentamente, si sente un lamento quando il fallo entra nell’ano. Affondo il cazzo nella bocca spalancata e faccio partire una scudisciata. Il suo urlo è così soffocato che quasi non si sente. Esco dalla sua bocca. Ansima. Per ora la corsa del fallo è regolata su una corsa breve e lenta. Dopo essere quasi uscito ricomincia a spingere. Vedo i suoi occhi dilatarsi. Urla di nuovo. Più violentemente di prima faccio entrare il cazzo nella bocca, ancora più a fondo e ZAC parte la frustata. Faccio uscire il cazzo dalla bocca. Le lacrime scendono dai suoi occhi come un fiume un piena. Al nuovo ingresso del fallo non si sente nessun gemito ed il mio comportamento è diverso. La lascio respirare tranquillamente e non la frusto. Aumento solamente la corsa del fallo. Al nuovo e più profondo affondo non riesce a trattenere il lamento che si trasforma in urlo quando vede il mio pene entrare nella sua bocca ed il colpo di frusta colpisce la natica. Andiamo avanti per una buona mezz’ora. Ora non si lamenta più, ha capito che non le conviene farlo, il fallo entra lentamente per buoni 25 centimetri nel suo culo e le sue natiche sono scarlatte. Ad ogni affondo il respiro si fa più affannoso, non piange più. La libero dal morso e scendo dallo sgabello. I suoi occhi mi guardano. Di colpo porto la velocità al massimo.
“Ahhhhhh ….. Ahhhhhhh ……. Ahhhhhhhhh” geme ad ogni affondo. Gemiti misti di piacere e dolore che aumentano di tono e intensità fino all’urlo liberatorio al momento dell’orgasmo.
La macchina continua a muoversi ancora per pochi secondi e poi la blocco. Quando le sfilo il fallo dal culo vedo l’ano rimanere dilatato. Non ci tracce di escrementi e sangue.
“brava. Hai fatto bene i compiti a casa. Ti è convenuto altrimenti ti facevo leccare tutto quanto. La libero dalle manette. Cade rumorosamente rimanendo distesa sul pavimento.
“inginocchiati” con difficoltà esegue il mio ordine. Mi avvicino a lei. Con il cazzo inizio a schiaffeggiarle il viso, lo struscio vicino agli occhi, alle orecchie. La mia eccitazione aumenta ancor di più. Mi avvicino alla bocca che subito si spalanca. Sa quanto mi piace. Glielo faccio assaporare, lecca tutta l’asta fino ad arrivare sui coglioni, risale, lo imbocca e comincia a succhiare profondando sempre di più nella sua gola, piace anche a lei, è una maestra in queste cose.
Il dondolio della sua testa si fa sempre più veloce, il risucchio diventa un vortice alla cui alla fine mi arrendo spruzzando lo sperma direttamente nella sua gola. Lei ingoia tutto avidamente senza perdere neanche una goccia di questo nettare. Lo ripulisce e si ferma. Alza la testa guardandomi fisso negli occhi, altre lacrime appaiono nei suoi occhi, deglutisce per l’ultima volta e dice
“grazie amore”
Si rialza, mi bacia, le nostre lingue si intrecciano, i nostri corpi si uniscono in un forte abbraccio, le sue mani si muovono alla ricerca del mio sesso, le mie sono già sulla fica grondante di umori, il clitoride è duro e sporgente, lo stimolo, grazie alle sue manipolazioni il cazzo è tornato duro. La faccio stendere sul pavimento, infilo il membro nella sua accogliente vagina, la stanza si riempie dei nostri gemiti di piacere, i movimenti si fanno sempre più forsennati, la chiavo alternando i movimenti prima lenti, profondi, dolci ad altri veloci e brutali.
“Ahhhhh siiiii” urla mentre raggiunge l’ennesimo orgasmo di questa serata particolare “vengoooo … vengo …. Vengoooooooooo… oddio come è belloooo ….. siiiii ancoraa” le sue parole mi eccitano in un modo incredibile, l’apice del mio piacere si avvicina sempre di più, sempre di più fino al momento in cui non sento le lacrime uscire dai miei occhi, la guardo e le urlo il mio amore.
Poi mi sono svegliato.
Il silenzio che è sceso nello studio è disturbato solamente dal respiro di Luciana, veloce, affannoso , ansimante. La guardo e vedo l’eccitazione sul volto, il seno che si alza e si abbassa con quel respiro affannoso, i capezzoli che formano due piramidi sulla camicetta, la gonna leggermente alzata sulle gambe tanto da mostrare la fine delle calze autoreggenti, la mano che trema mentre tenta di prendere appunti, dalle palpebre degli occhi scendono gocce color nero, sono lacrime mescolate al mascara.
I nostri sguardi si incrociano, cerca di riprendere la solita aria professionale.
“Luciana ho ponderato tutto il giorno sulla cosa ed ho deciso che questa è l’ultima volta che vengo. Prima o poi capirò il significato di questo sogno che ad essere sincero inizia a piacermi. Ti ringrazio dell’aiuto che mi hai dato, non offenderti per la decisione ma preferisco così”.
Sul viso ancora scosso dal racconto appare una smorfia di delusione.
“sei libero di fare quello che vuoi.”
Ci salutiamo con una fredda stretta di mano. Esco dal portone del palazzo. E’ tardi e buio pesto. Mi fermo e faccio vagare il mio sguardo per la stretta strada. Da un telone pubblicitario scendono delle corde, sotto l’infrastruttura di un palazzo c’è un cavalletto abbandonato, le strisce di plastica bianco e rosse utilizzate per delimitare il cantiere sono agitate dal vento, un rumore di passi si fa sempre più vicino. Sento uno scricchiolio,
vedo il portone aprirsi e vedo lei. Mi guarda, si avvicina, le mie labbra si aprono in un sorriso quando sento la mia eccitazione crescere
“Ti ho aspettato tanto” le dico con voce ferma e autoritaria
“lo so. Anch’io ti ho aspettato per tutta la vita” mi risponde baciandomi
P.S. Questo racconto l’ho postato anni fa in un altro sito con un nick differente e me ne ero quasi dimenticato. Chiedo scusa se alcune descrizioni sono poco chiare, ero alle prime armi, ma ho preferito lasciarlo com’era.
Spero vi piaccia ugualmente
La Crociera by Senior 05
Entrammo nella loro cabina, Clara fece scegliere un preservativo a mia moglie tra i tanti e di diversi gusto che avevano. Franco disse che li compravano a vagonate su internet, ottenendo così dei forti sconti.
Eravamo abbigliati sempre allo stesso modo, loro solo con gli slip, Ester con babydoll, senza reggiseno e con un perizoma. Posizionammo una videocamera fissa, mentre Ester prese l’altra, accendemmo i faretti, indossammo le mascherine e iniziammo.
Franco abbracciò la moglie e la baciò. Le mani di entrambi si muovevano sul corpo del partner, poi lui la fece sedere distendere sul bordo del letto, sul fianco girata verso di lui e le infilò il cazzo semiduro in bocca.
Clara, al solito fu molto brava con la bocca e la lingua, dopo poco il cazzo era in piena erezione.
Franco allora la fece sedere sul letto, si inginocchiò e, dopo averle sfilato gli slip e fatto divaricare le gambe, iniziò a leccarla, ma fu una cosa molto veloce. A questo punto entrai in scena io con il fallo artificiale in mano e il cazzo duro in erezione, Clara lo afferrò, pose una mano sotto le mie palle, con l’altra mise il preservativo sulla cappella e iniziò a srotolarlo delicatamente, sembrava quasi che mi stesse masturbando. Appena ebbe finito si mise gattoni sul letto con le gambe divaricate, mi avvicinai le allargai le chiappe, cosparsi il buco del culo di lubrificante, poi vi infilai il fallo artificiale ben unto e iniziai a carezzarle i capezzoli.
Franco le si mise dietro, le infilò il cazzo nella fica e cominciò a chiavarla. Clara iniziò quasi subito a gemere dal piacere e chiese il cazzo in bocca, mi spostai, mi posizionai davanti a lei, glielo infilai in bocca e iniziai lentamente a chiavarla, Clara mi guardava felice e mi strizzò l’occhio per segnalarmi che tutto procedeva secondo i piani. Franco, come previsto venne presto e suo malgrado dovette sfilare il cazzo dalla fica della moglie e sborrare fuori, ripreso in primo piano dalla telecamera manovrata da Ester.
Vidi il leggero sorriso di Clara, le sfilai il cazzo dalla bocca, e mi posizionai dietro, al posto che era stato del marito, godendomi la meravigliosa vista del culo e della fica, poi, non visto, con un dito cominciai ad eccitarla, infine allargai delicatamente con una mano le grandi labbra della fica, che avevano iniziato a bagnarsi, vi posizionai la cappella, la penetrai completamente fino a sbattere con il ventre sul suo culo, posi le mani ai lati delle chiappe e iniziai a chiavarla. Clara gemeva dal piacere, questa volta veramente, il marito, paonazzo, era costretto a sentire i suoi gemiti e a vedere me che la chiavavo aumentando sempre più il ritmo dei colpi. Al culmine emise un grido che segnalava il raggiungimento dell’orgasmo.
“Esci !” urlò Franco, appena si accorse che la moglie aveva raggiunto l’orgasmo, ma nel momento che io venivo, perciò quando mi ritrassi avevo il preservativo pieno di sperma; insomma mi ero chiavato la moglie raggiungendo entrambi l’orgasmo.
Anche Ester era contrariata, lo si vedeva da come aveva sbatacchiata la videocamera sul letto.
Mi recai in bagno, tolsi il preservativo, lo svuotai nel cesso e mi lavai accuratamente. Feci tutto lentamente per prendere tempo per “ricaricarmi”, visto che da lì a poco avrei dovuto chiavare mia moglie.
Rientrai in camera, l’atmosfera era pesante così come l’avevo lasciata, Franco nervosamente faceva finta di controllare la videocamera per ostentare indifferenza, Ester si mordeva un angolo del labbro superiore, faceva sempre così quando era contrariata, Clara era rimasta nuda e non dava l’impressione di volersi rivestire (ossia rimettere lo slip!!), quasi volesse dilungare nel tempo la propria felicità.
Mi avvicinai a mia moglie e mi posi al suo fianco, le cinsi la vita con un braccio e poco alla volta la feci girare verso di me. Le posi una mano sulla guancia e dolcemente la baciai. Subì il bacio passivamente, poi lentamente avvertii la sua bocca aprirsi sempre più, la sua lingua iniziò ad intrecciarsi con la mia sempre più velocemente ed entrambi cercavamo di succhiare i liquidi dell’altro, sentii un fremito che l’attraversava, il mio cazzo che iniziava ad indurirsi e vidi Clara che riprendeva tutto e mi faceva l’occhiolino.
La sollevai in braccio e la distesi sul letto, le sollevai un lembo del babydoll fino a scoprirle il magnifico seno, vi affondai la bocca leccandola e succhiando, ma molto leggermente, i capezzoli iniziavano ad indurirsi. Le poggiai il cazzo tra le tette, lei le strinse fino a farlo sparire e cominciai a chiavarla sul petto. Ogni tanto lei avvicinava la testa ed io spingevo il cazzo fino alla bocca. Dopo un po’ mi misi sottosopra, lei afferrò il cazzo e lo infilò in bocca iniziando un meraviglioso pompino, io spostai il perizoma ed iniziai a leccarle la fica muovendo la lingua fino al buco del culo , bagnandola con la mia saliva; quando la sentii abbastanza bagnata le infilai il dito medio in culo e la lingua nella fica per leccarla il più profondamente possibile. Avvertivo i suoi brividi di piacere così come lei avvertiva i miei, quando capii che era pronta mi distolsi e feci un cenno a Franco; questi si avvicinò e mia moglie gli mise il preservativo, dopodiché si posizionò gattoni pronta a farsi riempire dappertutto.
Franco le infilò, con poca grazia, il fallo in culo e iniziò a massaggiarle i seni. Mi posizionai dietro di lei, le allargai le grandi labbra, posizionai la cappella in un mare di umori, la penetrai e iniziai a chiavarla. Franco si mise davanti, le infilò il cazzo in bocca e cominciò a chiavarla sperando che anch’io venissi prima di mia moglie.
Speranza vana, visto i preliminari che avevo volutamente prolungato. Ester mugolava di piacere, col culo pieno del fallo artificiale e con il cazzo di Franco in bocca e quello mio in fica, fino a quando raggiunse l’orgasmo emettendo un grido di piacere e con disappunto di Franco che dovette sfilarle il cazzo dalla bocca. Io continuai in bellezza a chiavarla e dopo un minuto, che sembrò un’eternità agli altri, ma non a me, sentii il liquido seminale che attraversava il mio cazzo che, con sussulti inondava e riempiva la vagina di Ester. Le sfilai il fallo dal culo e continuai a starle dentro per un po’, infine le sfilai il cazzo tamponando con un fazzolettino l’uscita dello sperma.
Si sentì applaudire, era Clara.
“Franco hai visto con quanta delicatezza si chiava la moglie, disse rivolta al marito, con che garbo la tratta! Quando imparerai anche tu?”
Mai, pensai, e intanto adesso devo vedere come fare per chiavarmi la moglie senza testimoni!!
Dopo aver rimesso a posto le “attrezzature” ed aver sistemato i filmati, ognuno cancellando dalla propria videocamera il filmato dell’altro, augurando la buona notte ce ne tornammo nella nostra cabina, lasciando una raggiante Clara e un rancoroso Franco a ripensare agli avvenimenti appena conclusi.
Quella notte non rifacemmo l’amore, io già ero abbastanza svuotato e mia moglie, dopo l’appagamento per l’orgasmo, era tornata cupa e turbata ripensando alla chiavata che mi ero fatto con Clara.
Invito a cena!
un pomeriggio avevo i corsi all’univesità…quel gionro non avevo amiche con me quindi ero sola…prendo posto vicino ad un ragazzo ke conoscevo solo di vista dato ke frequentava i miei stessi corsi…ci presentiamo..lui si chiama davide..cmq sia..dopo il corso andiamo al bar dell’università e prendiamo un caffè insieme, parliamo un po di tutto..fin quando mi invita a casa sua per cena..mi chiede “ti va di mangiare una pizza insieme per cena a casa mia??”io accetto…e ci diamo appuntamento a casa sua per le 20,30!
Torno a casa verso le 18.00…faccio una doccia e mi preparo per andare da lui..indosso un bel intimo nero con un perizoma semitrasparente..metto dei leggings neri e una magliettina rossa…
Alle 20.30 in punto mi trovo sotto casa di davide…suono e lui mi apre…abitava con altri 4 ragazzi che in quel momento erano tutti in casa e ci stava anke una ragazza che era la fidanzata di uno di loro!!
le pizze ancora non erano arrivate…sono arrivate dopo una mezzoretta; mi presento agli altri e bla bla…erano tutti simpatici!!
dopo un po la ragazza esce con con il suo fidanzato e restiamo io davide e gli altri 3; mangiamo le pizze..beviamo qualche birra…dopo un po davide mi porta nella sua stanza!entriamo e kiude la porta…ci mettiamo su un divanetto…e…iniziamo baciarci e toccarci!!
lui mi toglie la maglia e io gli sbottono i jeans…era gia quasi duro..quindi provvedo subito a fargli un pompino, lo lecco per bene,…su e giu…tutto in bocca…aveva un bel cazzo..lo sentivo crescere in bocca!!dopo un po mi fa alzare per togliermi i leggings e mi fa i complimenti per il perizoma semitrasparente!
mi chide se era un problema per me farlo senza preservativo…gli dico ok..va bene!!
mi mette sul letto mi apre le gambe e inizia a scoparmi la figa mmmm ero molto bagnata!!
mentre mi scopava mi leccava le tette e dopo un po esce dalla figa per ridarmelo in bocca..adoro prenderli in bocca dopo ke sono stati dentro di me…dopo un po mi mette a 90 per prendermi da dietro…godevo molto…poi si sdraia lui e gli salgo sopra e inizio a cavalcarlo come una pazza…gemevo dal piacere!!mentre ero sopra di lui si alza con me in braccio e mi porta sul divanetto…toglie il cazzo dalla figa e me lo da nel culo mmm..come volevo io…mi scopa e mi riscopa…quando stava per venire mi mette in ginocchio per riempirmi il viso col suo sperma caldo…mi ha riempita..!mentre mi pulivo il viso gli arriva un sms sul cell..erano i suoi amici…
il mess diceva: “a noi ci fai divertire??”
me lo mostra e mi chiede cosa doveva rispondere…gli dico..ok..vedi cosa vogliono fare!!
volevano scoprami tutti uno alla volta…metto il perizoma ed esco dalla stanza per entrare in quella di fianco…neanche il tempo di entrare ke mi ritrovo un cazzo in bocca..poi mi mette sul letto e mi scopa…a dire il vero e durato poco..circa 15 minuti..Finisco con lui e vado in un altra stanza…
stesso giro di pompino e scopata..ma qui il gioco e durata di piu..mi ha scopata bene bocca figa e culo…all’inizio mi ha appoggiata al muro per prendermi da dietro…mi ripeteva ke era raro trovare troiette come me…e mi scopava….questo mi e venuta dentro la figa…e sentivo ke mi aveva riempita…non sborrava da un po mi sa…dopo ha voluto ke gli ripulivo il cazzo con la bocca…e io l’ho fatto!!
finito il giro ritorno da davide…ci mettiamo nel letto e guardiamo un film…dopo un po mi riscopa con molta passione..mi ha prsa molto nel culetto..diceva ke gli piaceva molto…la sborrata finale l’ha fatta nella mia figa…finiamo di scopare e ci addormentiamo..!!
la mattina mi sveglio nel suo letto insieme a lui..entrambi nudi…mi sveglio soddidfatta!!
in casa non cera nessuno…facciamo colazione e facciamo una doccia insieme…adoro mettermi in ginocchio e spompinare sotto la doccia…poi mi appoggia al muro e mi scopa..mmm..che goduria…finiamo la doccia..mi cambio e me ne torno a casa…soddisfatta di aver accontentata 3 ragazzi!!!
ps: il giorno dopo mi arrivano 2 messaggi…uno era di davide e uno di alberto…mi dicevano ke ero sempre la benvenuta a casa loro e se mi andava l’indomani potevo riandare a fargli una visita!!
gli ho risposto ok..vi farò sapere….(sono riandata..magari se vi va lo racconto nella prossima storia 😉 )
elena e il sesso
Stasera ci troviamo a casa di Bruno per una cena e quattro chiacchiere.
Siamo due coppie abbastanza affiatate, nonostante ci si frequenti soltanto da qualche mese.
Betty, la ragazza di Bruno è una biondina deliziosa, con un fisico atletico, due tette non grandi ma sode e due chiappe invitanti. Stasera indossa una camicetta bianca, sbottonata in modo sexy e una gonna di jeans che le mette in evidenza le belle gambe abbronzate.
Elena invece è una ricciola mora slanciata e non molto appariscente nel modo di vestire; ha un seno più grande rispetto a quello di Betty, ma soprattutto ha un viso bellissimo con due occhi celesti e due labbra carnose che fanno volare la fantasia.
Terminato di cenare, ci spostiamo in salotto e accendiamo il televisore, mentre discorriamo e sorseggiamo del vino, quando, ad un certo punto, Bruno assume un’espressione maliziosa e propone una “visione alternativa”.
Armeggia con il lettore DVD e sullo schermo iniziano ad apparire delle scene di sesso.
La prima reazione delle ragazze è un po’ seccata e si lasciano scappare qualche commento acido su Bruno, ma comunque continuano a guardare il film insieme a noi.
Le scene di sesso si succedono incessantemente una dopo l’altra: si spazia dai pompini alle scopate in tutte le posizioni immaginabili con due attrici spettacolari alle prese con gli arnesi di due autentici stalloni.
Betty non dice una parola, mentre Elena non perde occasione per far capire la sua disapprovazione su queste cose.
L’apice arriva alla scena di sesso anale, dopo la quale Elena si alza e ferma il video, tutta stizzita, dicendo che non capisce come una donna possa ridursi ad essere umiliata e a provare dolore solo per un po’ di soldi.
Dopo un momento di imbarazzo, cambiamo argomento e la serata torna su binari più ordinari.
Ad un certo punto Bruno ed io ci troviamo in cucina per prendere un’altra bottiglia: “Hai visto lo sguardo di Betty mentre guardava il video? Se ci hai fatto caso, lei non si è lamentata nemmeno un po’… stai a vedere come procede la serata!”. Detto questo raggiungiamo nuovamente le ragazze ed io sono un po’ preoccupato da quello che potrebbe accadere, soprattutto pensando alla reazione di Elena.
In passato ci era capitato di fare sesso tutti e quattro insieme nella stessa casa, ma separatamente e quasi sempre addirittura in due stanze differenti.
La cosa era eccitante perché permetteva a me e a Bruno di volare con la fantasia sulla ragazza dell’altro, ma ci si fermava sempre alla fantasia, perché nella realtà, quelle due splendide ragazze non si erano mostrate molto intraprendenti sessualmente e non si erano nemmeno esibite in un pompino finora.
Comunque, Bruno inizia a fare delle allusioni sul fatto che le nostre ragazze non avessero nulla da invidiare alle attrici del film e quindi inizia anche a fare delle proposte via via sempre più audaci fino a quando Elena non si alza e sbotta accusandoci di essere dei maiali pervertiti e che non ha intenzione di passare un solo minuto di più in quella situazione.
Detto questo se ne va sbattendo la porta, lasciandoci tutti di stucco e senza darci nemmeno il tempo di provare a fermarla e a calmarla.
Rimasti in tre, ci guardiamo negli occhi e poi scoppiamo a ridere; una risata complice, ma non irrispettosa nei confronti di Elena.
Bruno e Betty si guardano ancora più profondamente negli occhi e Bruno sussurra qualcosa nell’orecchio della sua ragazza prima che io li veda sparire nella camera da letto.
Io sono indeciso se andarmene e cercare di recuperare Elena o se restare perché decisamente eccitato dalla situazione.
Decido di restare, mi avvicino alla porta della camera da letto e inizio a spiare dal buco della serratura.
“Ti vedevo sai mentre guardavamo il film? Avevi uno sguardo che tradiva la tua voglia di scopare e di succhiare anche un bel cazzone duro…”
Betty continua a non dire una parola, ma per tutta risposta affonda le unghie nelle chiappe di Bruno, si mette in ginocchio e morde voracemente i suoi jeans all’altezza del pene, mentre inizia ad armeggiare per levare quell’indumento che la separa dall’oggetto del suo desiderio.
Bruno intanto le ha tolto la camicetta e le sta sfilando il reggiseno, così che ho modo di apprezzare quelle tette dall’areola molto grande rispetto alla dimensione del seno che mi aveva sempre eccitato, le poche volte che mi era capitato di buttarci un occhio sopra.
In poco tempo mi sono trovato con il mio pene tra le mani, a masturbarmi mentre morivo dalla voglia di entrare nella stanza per aiutare Bruno a scoparsi quella fighetta bionda, che nel frattempo stava spompinando per la prima volta il mio amico.
Betty era infatti inginocchiata davanti a Bruno ed indossava ormai soltanto un perizoma bianco e io ammiravo il suo culo e i suoi boccoli biondi agitati dal movimento della testa che pompava ritmicamente sul ventre del mio amico.
Dopo qualche minuto Bruno la interrompe, la spoglia completamente e inizia a massaggiarle lentamente il ciuffettino di peli biondi ben curati, scostandole le labbra per andare a cercare il centro del fiore di Betty.
Betty è eccitatissima e non si controlla più e implora Bruno di scoparla.
Bruno la mette a pecorina e inizia a strusciarle il cazzo sulla figa fradicia, mentre con un dito bagnato di saliva comincia a prendere possesso del secondo buchino.
“Noo, Bruno, nooo, ti prego, mi farà male…” si lamenta blandamente Betty.
“Non ti preoccupare e fidati di me”.
“Oddio, s c o p a m i!”.
Bruno, con il cazzo inumidito dagli umori di Betty punta decisamente verso l’ingresso della rosellina, che già si stava schiudendo, e con un movimento lento entra con l’intera cappella, mentre Betty inarca la schiena emettendo un gridolino.
Betty ha una smorfia sul viso, a metà strada tra la contrazione per il dolore e la spaventosa eccitazione che sta provando.
L’eccitazione ha il sopravvento perché Betty inizia a muovere il culo spingendolo indietro per fare entrare più a fondo il cazzo di Bruno che inizia a stantuffarla lentamente, mentre con le dita le accarezza la figa e le tette.
“DIO, ti voglio, ti voglio, TI VOGLIO!” urla ormai senza ritegno Betty e io mi ritrovo con le mani inondate dal mio sperma, proprio mentre sento dei gemiti di piacere venire anche dall’interno della camera da letto.
Dopo qualche minuto, Betty e Bruno mi raggiungono in salotto e noto che Betty ha dello sperma tra i capelli e la cosa mi fa tornare immediatamente un’erezione.
“Ho avuto l’impressione che vi siate divertiti parecchio ragazzi”, dico per rompere il ghiaccio.
“Mi sembra che anche tu abbia avuto il tuo bel daffare”, dice Bruno notando la macchia sui miei pantaloni e aggiunge: “Peccato che Elena non sia di così larghe vedute…”.
A questo punto interviene Betty: “Non sottovalutate la dolce Elena, che ha delle qualità veramente sorprendenti. Ci parlerò io e secondo me, se la conosco bene come penso, avrà modo di regalarci delle piacevoli sorprese…”.
Sorella cornuta.
Sono contenta che ho un mio marito moderno e trasgressivo…..
Mi presento Sissi, mio marito 47 anni io 39 .
Il fatto che racconto è pura verità,circa
5 anni fa Andrea mio cognato un bel uomo , non perdeva occasioni per toccarmi sia il culo che le tette.
Io lo dicevo a mia sorella, guarda che tuo marito è un porco.
La cornuta di mia sorella si incazzava .
Ma che cazzo dici mio marito scherza,lui non fa queste porcate.
Io mi incazzavo come un a****le,
Mio cognato Andrea ha un bel cazzo da fare invidia al cornuto di mio marito.
Un giorno mio cognato mentre stavo lavando i piatti,
Mi viene dietro e mi tocca le tette facendo pressione nel mio culo col suo cazzo duro come il marmo.
Io diventai una belva , grido chiamando mia sorella, tuo marito è un porco .
Mia sorella difendeva il marito dicendomi di vestirmi meno da zoccola, avevo minigonna e una camicia sbottonata di tre bottoni visto il caldo di quel giorno.
Mia sorella maggiore di 5 anni più grande di me lei mi diede uno schiaffo mentre io gli stavo tirando
piatti tazze , sei una pazza mi diceva, una malata…..tieniti tuo porco marito ben stretto gli risposi io.
Stavolta aveva passato ogni limite, ero incazzatissima.
All’indomani per l’ennesima volta mio cognato mi provocava,io ero fredda ed indifferente,ma il porco in un lampo mi prese la testa e comincio a baciarmi .
Stavolta io ricambiai anzi, le misi la lingua in bocca.
Lui rimase come soppresso , finalmente ti sei decisa, si porco voglio che mi fotti in tutti i miei buchi (volevo vendicarmi ). Inizio a baciarlo e con la mano gli apro la lampo e tiro fuori un cazzo che sembrava una mazza, io se prima era vendetta ora era voglia!!
Voglia di qul meraviglioso cazzo che non riuscivo a prenderlo con una mano solo,una minkia fantastica,e non riuscivo a capire come mi sorella lo abbia cornificato….contenta lei.
Lo presi in bocca , succhiavo il suo cazzo come non avevo fatto con nessuno. Andrea mi diceva lo sapevo che eri troia!!
Si porco ne ho preso da mia sorella maggiore,tua moglie è un grande troia e tu sei più cornuto di mio marito!!!
Siiii zoccola lo sempre saputo che io e tuo marito siamo due Cornuti…..ma intanto suchiaaaa sta minkia puttana!! Non fermarti!!!!! Mi sborro in bocca. Io con piacere o ingoiato.
Mio cognato era un amante focoso ,il cazzo era ancora duro,
mi mise le cosce per aria e mi penetrò col suo bel cazzo.
Godevo come la peggiori delle zoccole. Sei puttana!!!!
Più mi chiamava puttana e più mi piaceva
(Mi pento solo di non avere scopato subito mio Andrea)
Mio cognato era un scopatore navigato muoveva il cazzo dentro la figa che mi dava un piacere indescrivibile. Mentre mi fotteva,
mi dice lo vuoi nel culo? Si! Porco voglio che mi inculi,
ormai tutto quello che voleva io le davo .
Mi leccava il culo eh lasciava la saliva nel mio culo.
Poi si sputo nel cazzo . E lo mise in culo .
Nonostante avesse il cazzo quasi il doppio di mio marito non mi fece sentire dolore solo un po’ di bruciore ,
Godevo come una zoccola, mi chiamava puttana, Sissi ti piace la mia minkia? Siiiiiiiiii!!!!!!!! Mi piace tantissimo, dai Rompimi il culo!!! ROMPIMI tutta godevo così tanto che piangevo di gioia.
Chi scopa meglio io il cornuto, o il tuo Ex Amante Troiaaa? Tuuuuuu!!!!!!! Mio marito e solo un becco cornuto. Appena ho finito di dire quelle frasi che Andrea mi sborra nelle tette, ed io con le mani mi spalmavo la sua sborra in tutto il corpo.
Dopo 1 mese mio marito il cornuto e mia sorella mi dicono , vedo che finalmente con Andrea andate d’accordo (si cornuti e becchi)…… Si andiamo d’accordo . Un giorno mi chiama mia sorella mi dice se per favore potevo stare un po’ con mio cognato lei doveva uscire se potevo dargli retta per l’ora di pranzo, cucinando per lui. Appena mia Sorella usci di casa comincio a provocarlo.
Io ormai non potevo fare ah meno del suo cazzo .
Comincio a succhiare il cazzo vedevo muovere il suo grosso cazzo, iniziai a sputare nel cazzo e risucchiare ! Haaaa siiii troia !!! Si sono la tua troia dicevo, adesso stai fermo che ci penso io a scoparti.
Mio cognato divenne un toro si eccito tantissimo, il cazzo le divento duro come il marmo .
Salendo sopra il suo cazzo e lo impalai ,e mentre mi muovevo lentamente sopra il suo lungo e grosso cazzo…. mio cognato mi sussurrava in un orecchio non ho mai visto una puttana come te !!!!
Sto per sborrare io no caro lo voglio nel culo . La tolgo dalla figa e la metto nel culo , appena tutto dentro Andrea sborro subito .
Mi fece un clistere di sborra !!!!! Poco dopo arrivo mia sorella ….
Grazie mi dice , ma di che !
Mia sorella mi dice hai visto che andiamo d’accordo con mio suocero ( magari troppo pensai )
Spesso e volentieri faccio di questi favori a mia sorella, quando lei non può cucino io per mio cognato, e poi lui mi ripaga a colpi di minkia……..
1 volta al mese mi faccio fottere dal mio cornuto marito .
Menage a trois
Aldo la sera come sempre attendeva in auto sua moglie fuori del negozio dove questa lavorava come impiegata. Anche quella sera vide il negozio chiudere e le commesse uscire dal portoncino accanto al negozio. Sapeva che sua moglie sarebbe arrivata di li a mezz’ora, perché rimaneva col proprietario a chiudere i conti. Ma quella sera una delle commesse si diresse verso la sua macchina e bussò al vetro. Mentre abbassava il vetro del finestrino notò che la ragazza aveva il volto contratto dalla rabbia.
“Cornuto! Cornuto!” sibilò la ragazza al suo indirizzo “Quella troia di tua moglie mi ha fatto licenziare! Se la fa col signor Giulio, capito cornuto!? Tua moglie è la sua amante e tu sei un cor-nu-to-neee!!” poi fuggì via montando nella macchina di un uomo che l’attendeva li vicino.
Aldo a quelle parole rimase come fulminato. Era shoccato. Prima di riprendersi e capire passarono alcuni minuti. Poi fu preso dall’emozione e due lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Erano lacrime di rabbia, ma anche di spavento. Dunque! i suoi sopetti allora erano giusti. Lui voleva non vedere ma aveva già sentore che qualcosa non andasse. Sua moglie era si sempre gentile e affettuosa con lui ma da tempo evitava il sesso con lui. Se lui la cercava qualcosa cedeva ma dentro era sempre asciutta e accusava una fastidiosa vaginite e faceva di tutto con le mani per farlo venire prima possibile. A lui in fondo stava bene, perché era sempre stato scarso sessualmente e il suo massimo piacere era la masturbazione. Quando sua moglie andava a letto lui andava al pc e apriva su xhamster e si masturbava. Lei sembrava non accorgersene ma aveva capito che si segava col porno di xhamster ma a lei stava bene così e tutto andava avanti senza scosse. Poi Aldo notò che sua moglie spesso usciva dal lavoro struccata; sentiva su di lei uno strano odore che in qualche modo ricordava il sesso. Lei non gli dava più come prima il bacetto sulle labbra quando entrava in auto: sembrava evitarlo. Ora, dopo le parole della ragazza, tutto gli appariva chiaro: era un cornuto e sua moglie se la faceva col Capo. Un classico, pensò con amarezza. Pian piano si riprese e rifletté sul da farsi. Non poteva rompere subito con sua moglie, farle una scenata definitiva anche perché avevano un figlio piccolo e il mutuo della casa in comunione. Poi lui l’amava e perderla lo atterriva. Decise di prendere tempo per riflettere meglio e cercò di mostrare tranquillità a sua moglie che nel frattempo era arrivata alla macchina. Solito saluto, ma stavolta Aldo si protese verso di lei per cercare il bacetto. Lo fece all’improvviso e raggiunse le labbra della moglie. Lei non fece in tempo a girare la testa e Aldo potè sentire chiaramente odere di sesso maschile sulle labbra di lei e nel suo respiro. Lei sobbalzò e si ritrasse, ma vedendo il sorriso tenero sul volto del marito si tranquillizzò. Lui avviandosi verso casa le passò il braccio destro sulle spalle traendolla a se:
“Come sei carina amore mio… Ti adoro! Mia piaci sempre più” le disse.
Lei si ritrasse ma lui insisté nel trattenerla e la baciò di nuovo sporgendosi verso di lei. L’odore di sesso era anche sulla guancia.
“Attento alla guida, scemo!” le disse lei, ma non poté sfuggire al nuovo bacio e parlando il suo fiato rivelò con chiarezza l’ore di sesso maschile. Lui si rese conto che lei lo aveva preso in bocca e che lui quasi certamente Giulio vi aveva eiaculato.
Il resto del viaggio fu come sempre. Ma ad un certo punto Aldo elaborò un piano: voleva che lei si tranquillizzasse e che gli desse modo di scoprire tutto; anzi, di farsi confessare tutto facendole capire che egli avrebbe accettato le corna. In tal modo -pensava il cornuto- non l’avrebbe persa. Spesso -era convinto- le mogli ostacolate dal marito quando trombano con un amante lo lasciano, mentre se lui avesse accondisceso al rapporto della moglie col Capo la cosa poi si sarebbe smontata da sola. Di questo era convinto, perché sapeva di due suoi amici che avevano vissuto lo stesso dramma e avevano accettato le corna. Dopo un paio di anni in un caso e pochi mesi in un altro, le due moglie avevano ripreso tranquillamente il rapporto senza sfasciare la famiglia.
Da quella sera Aldo prese a lodare il Signor Giulio ogni volta che ne parlavano. Poi diceva alla moglie di non preoccuparsi di lui che aspetava in auto alla sera, ma di stare col signor Gilio a fare le cose con calma. Infine due sere dopo a cena giocò il Jolly. Inventò alla moglie una storia dove un suo amico aveva scoperto la moglie a csa con l’amante e l’aveva mandata via ma che lui lo aveva convinto a riconciliarsi con lei, perché una moglie può avere benissimo una infatuazione passeggera, ma che quello che contava era il matrimonio. Durante la narrazione di questa storia sua moglie lo ascoltava con attenzione, ma anche con sospetto. Lui però fu convincente e ribadì più volte che le corna fatte come sfogo o come infatuazione passeggera della moglie per un altro uomo andavano comprese e accettate se un marito davvero era innamorato della moglie e che la famiglia veniva prima di tutto. Dopo un pò sua moglie rilassò la sua espressione. Poi disse:
“Ma tu accetteresti le corna se te le facessi? Dai! Non prendermi in giro!” disse all’improvviso sua moglie, guardandolo fra il serio e il faceto.
“Se tu me le facessi perché sei innamotata di un altro e non mi accettassi più dovremmo separarci, ma se tu mi dicessi che hai preso una cottarella fine a se stessa, ma che il tuo amore profondo è per me, si! che accetteri le corna. Mai e poi mai vorrei prderti… Ti lascerei vivere tranquillamente la tua love-story, amore mio. Io ti amo e accetterei che tu ti levassi lo sfizio…. Sei sorpresa?…”
Sua moglie guardava nel piatto. Poi alzò lo sguardo verso di lui ma non parlò. Il momento era pieno di tensione. Aldo vedeva che sua moglie era dubbiosa, ma furbamente mostrò di dare poco peso alla cosa per farla riflettere con calma. Anche durante il dopo cena alla tivù sua moglie parlò poco. Fu quando stavano per andare a letto che sua moglie parlò:
“Aldo, amore mio… Senti… Ti devo dire una cosa… Fra me è… Giulio c’è una storia…” Aveva lo sguardo basso mentre faceva questa confessione: era imbarazzata; ma poi alzò lo sguardo e fissò neglio occhi suo marto e concitatamente aggiunse:
“… Ma è solo una cosa venuta dalla complicità, da un’ amicizia nata fra noi. Lui ha la moglie ammalata e non può avere rapporti con lei; lui mi ha fatto pena; lo vedevo sempre triste, giù di umore. Io volevo sapere ma lui non mi deceva nulla; poi un giorno che era molto giù mi ha fatto la confessione. Mi ha fatto tanta pena, tenerezza… capisci amore?” lei guardava Aldo in volto per vederne le reazioni,
“Malata di cosa?” cheise Aldo?
Dentro di se la moglie esultò: non aveva fatto casino, non era saltato su alla confessione di lei. Insomma, tutto sembrava andare per il meglio. Era felice che non fosse scoppiata una tragedia.
“Vaginite… Sua moglie ha una brutta vaginite. Su cura ma lui mi ha detto di avercelo troppo gosso e che quando provano a ‘farlo’ poi lei sta male… Metti poi che lui è uno che tromba un’ora di seguito… La moglie invece dopo mezzo minuto deve smettere per il dolore”
“Troppo grosso??? Ma grosso quanto?” chiese quasi sbalordito Aldo immaginandosi un cazzo da cavallo. Sua moglie a capo chino accennò alla misura con le mani: una mano tesa e l’altra mano a metà avambraccio fece capire ad Aldo di quali dimensioni si trattasse: “Eppoi grosso… nodoso, con una cappella larga… Due coglioni da toro…” aggiunse la moglie a rincarare la dose. Lei vedondolo sbalordito aggiunse ulterioriori dettagli. Capì di essere sulla strada giusta: “Sai amore,” le sussurrò quasi timidamente, come se fosse imbarazzato: “Sai che non riesco a stringerlo con la mano?… e anche… ehm ehm… anche in bocca mica mi ci entra bene…”
Aldo era sconvolto, ma dentro di se qualcosa di imprevisto prendeva corpo: era eccitato! Si! eccitato. Ebbe l’erezione e sua moglie se ne accorse subito dal pigiama che mostrava chiaramente il modesto bozzo del pene. Sua moglie comprese la nuova situazionein in un baleno. L’istino prese il sopravvento e protendendosi si avvicinò a lui mettendogli la mano sui calzoni del pigiama, prorio sul membro, stringendoglielo. Lui cercava di scansarla, ma lei gli si fece sotto e avvicinando il volto a quello del marito protese la bocca e lo baciò sulle labbra.
“Sai amore che quando gliel’ho visto la prima volta mi sono spaventata? Io prima avevo visto dal vero solo il tuo e il suo è tre volte il tuo… Ma volevo aiutarlo, capisci?..”
Aldo annuiva. Ora aveva reclinato indietro la testa e lasciava che sua moglie gli traesse il pene dal pigiama e iniziasse a masturbarlo. Era praticamente in mano della moglie che lo guidava, controllando la masturbazione, verso il piacere. Gemeva Aldo e sussurrava si si.
“Amore,” aggiuse ancora sua moglie: “Mi accetti anche così infedele? Io amo te e solo te, capisci? Solo te. Con lui è una cosa di solo sesso; una sorta di aiuto, di complicità, di amicizia, di intimità… Mi vuoi bene lo stesso Aldo?… Mi accetti?… Mi capisci?” Aldo seguitava ad annuire ormai pilotato da lei che masturbandogli il piccolo pene durissimo e prossimo al parossimo, lo aveva ormai in suo completo potere.
“Amore,” sussurrò Aldo in estasi: “Sei una donna onesta e sincera, sai? Ti voblio eccome… Voglio che tu aiuti Giulio e che tu sia sua. Fallo trombare per bene, vedrai che sarà anche più sereno anche il lavoro se ne gioverà, Io ora lo so e anzi! guarda, sono io che ti chiedo di trombarci. Voi due siete fatti l’una per l’altro, lo capisco bene, sai amore? Ora sono io che voglio…”
La mano di lei seguitava a tenerlo sull’orlo dell’orgasmo regolando la masturbazione. Voleva da lui una resa completa, un’accettazione completa. Voleva che suo marito diventasse il suo cornuto ruffiano per poter fare con Giulio tutto ciò che voleva. Il suo piano era di potersi portare Giulio a casa, perché in ufficio era comunque pericoloso e scomodo. Ora che aveva capito quanto suo marito si eccitasse con le corna giocò tutte le carte; voleva eccitarlo ancora di più:
“Sai amore che Giulio è un gran porco? ha fatto diventare anche me una troia sfacciata e vogliosa di cazzo… Lo prenderei sempre… Sai che a volte durante il lavoro ci chiudiamo in ufficio e mi tromba al volo? Devo sempre stare senza mutande… Che porca… AH! Ma se crede che il culo gielo dia così in piedi, si sbaglia… Sai che gli garba tanto il mio culone e ce lo punta sempre, ma io ho paura… Non voglio che me lo sfondi… Non so come fare… Gli dico di no, ma lui insiste…” Ora Aldo gemeva e si dimenava; era estasiato dalle parole di lei e immaginava le scene, preso da un eccitazione mai provata.
“Daglielo, daglielo amore, vedrai che se anche tu lo vuoi davvero nel culo riuscirai a rilassarti abbastanza… Bisogna che tu lo voglia davvero e allora il buco ti si rilasserà… Se poi vuoi io posso abituarti il buchetto, sai?” Sua moglie gli era ddosso e gli sussurrava, mentre lo masturbava, che lo voleva ma che aveva paura.
Ora Aldo estatico immaginava la scena di sua moglie a pecorina con Giulio dentro il suo culo e gemeva forte. La tensione era al massimo. La misura era colma.
“Amore,” gli sussurrò sua moglie che comprese che era giunto il momento e che aveva ottenuto una vittoria completa: “Vuoi davvero essere il mio cornutone?”
“Siiiii siiiiiiii lo voglio lo voglio!”
“Vuoi essere il mio cornutone ruffiano che mi aiuta a trombare con Giulio?”
“Siiiiiiiiii Lo voglio eccome se lo voglio!! mmmmmmmmmm Oddio amore, mi fai venire a pensarci, sai?
“Mi aiuterai a stare con lui qui in casa, così possiamo trombare con tutta calma? Sai che se lo porto qui lo facciamo meglio. Possiamo fare la doccia, usare in bagno, avere il lettone a disposizione mi aiuterebbe a trombare meglio… Eppoi,” aggiuse maliziosa: “Anche per dargli il culo qui sarebbe meglio… ” e nel dire questo gli strinse il mebro e lo scosse velocemnte due tre volte. Aldo esplose con un grido:
“Siiiiiiiii… Vengoooooooo. Si si pportalo qui!! Portalo qui e dagli il culo! Lo voglio io ora, sai!? E’ la cosa che desidero di più!!” Lo sperma di Aldo spruzzava.
“Cornutone mio… Cornutone mio… Cornutone mio,” gli diceva teneramente sua moglie mentre il pene ancora sussultava stretto nella sua mano: “Ti amo…”
La signora Tarallo
La signora Tarallo
Alessio Tarallo era un mio compaesano e collega universitario. Un personaggio noioso che alternava momenti di simpatico cameratismo a tratti di stronzaggine imperdonabile. Il nome è inventato, ma la storia è vera: mi sono fatto sua madre.
Conoscevo la signora Teresa Tarallo da tempo, abitava vicino casa mia. Le nostre famiglie si frequentavano. Era una donna di circa 50 anni, il marito era un ingegnere, ma lei era una persona semplice. Aveva due figli, Alessio appunto e Serena di poco più grande e che era veramente una gran bella ragazza e mi piaceva molto. Eppure intorno ai 18 anni avevo dedicato più seghe ai culoni di mia zia e della signora Teresa che al dolce mandolino di Serena. Questione di gusti.
Quando Alessio sostituì nell’appartamento di Catania uno dei colleghi anziani che si erano laureati, anche sua madre cominciò a frequentarci. Veniva spesso per fare acquisti e in quelle occasioni portava succulenti pranzetti e, poveretta, dava una sostanziosa mano alle pulizie di casa. Qualche volta si portava pure Serena e io e i miei colleghi facevamo tutti i cascamorti con quel tocco di figa. In quel periodo avevo già avuto una fidanzata ma almeno una volta al mese mi sbattevo Amina, la vecchia puttana tunisina che avevo conosciuto al primo anno di università. Ero molto circospetto, la vacca però non era scema e faceva finta di non conoscermi se la incontravo per strada. In realtà ero alla ricerca d’altro: la vecchia fumava troppo e mi mancava la possibilità di appagare certi desideri: baciare una fica, leccare un culo, infilarci la lingua, fare sesso anale. Anche per questo mi ero fidanzato con una brava ragazza, purtroppo magretta e con seni minuti. Il desiderio di fottere mia zia non mi abbandonava.
Una sera di un freddo gennaio, la signora Tarallo e sua figlia vennero in città per i saldi. Alessio, che era il coglionaccio della compagnia, aveva una stanza tutta per sé e poteva quindi ospitare madre e sorella. Io, mio cugino e il terzo collega, Leandro, dormivamo insieme in un’altra stanza. Durante la notte i miei due coinquillini commentavano le cosce di Serena e si autoeccitavano parlando del suo rotondo culetto. Io invece immaginavo l’afrore delle natiche della signora, sognando mi vedevo a spingere il glande in un ano grinzoso e avviluppante. L’indomani ebbi lezione tutto il giorno, e quando tornai la sera mi sentivo stanco. Con sorpresa trovai solo la signora: i ragazzi erano appena usciti per una pizza e mi avevano anche lasciato detto dove avrei potuto raggiungerli. Un po’perché ero affaticato un po’ per la presenza della signora, decisi di restare a casa. Lei non sembrava dispiaciuta. Non ricordo perfettamente la sequenza degli avvenimenti, ma pressappoco andò così. Mentre cenavamo mi chiese cosa pensassi di suo figlio. Risposi che era un amico. Poi piano piano si aprì e mi disse che era preoccupata, che aveva trovato dei giornali hard…Alessio, come tutti noi, era un consumatore di porno, ma per non tradirmi feci la faccia stupita. Lei continuò, dicendo che era molto sconcertata e a questo punto sbottai e le dissi che era normale, che li leggevamo tutti i pornazzi. Lei scosse la testa e due minuti dopo mi mostrava i giornali nascosti del figlio. La maggioranza delle riviste contenevano immagini di trans e travestiti che succhiavano cazzi e la prendevano in culo. In particolare buona parte dei servizi era rivolta a un trans brasiliano con grandi seni, labbra rifatte e un culo modello aspirapolvere. “Gli piacciono queste cose a mio figlio?”. Non so che mi prese, ma le dissi la verità. Probabilmente lo eccitavano i corpi un poco bizzarri o esagerati ma ognuno aveva i suoi desideri nascosti. La invitai a venire nella stanza mia, aprì l’armadio di Leandro e tirai fuori la goffa bambola gonfiabile che l’amico usava spesso. La signora era a metà tra l’inorridito e l’ipnotizzato. Comprese immediatamente a cosa servisse. Sembrava una adolescente alle prime armi. Nervoso, ridacchiai. Inventai che Leandro non era geloso e Alessio si era sfogato più volte nei fori di plastica. Lei guardava e ascoltava. Le feci vedere tutte le dotazioni, la bocca, il sesso, l’ano. Le presi la mano e la invitai a infilare un dito nella fessura. La signora non reagì e mentre saggiava le dimensioni del pertugio, mi chiese “Anche tu l’hai fatto?”. La guardai nella penombra e le dissi. “Sì anche io ci ho infilato il cazzo…” Lei ritirò indietro il dito, forse colpita dalla parolaccia. “il pene…” mi corressi. Era rimasta ferma, assorta e io mi sentivo strano, eccitato dalla sua presenza. Inghiotii della saliva e poi aggiunsi: “Lo vuole vedere?”. I suoi occhi brillavano nel buio, non si mosse. Mi slacciai i jeans e tirai fuori la minchia bella dura. Lei guardò come se guardasse un documentario alla tv. Appoggiai la figa della bambola sul glande e insaccai. “E’ quasi come una femmina”, dissi. Poi, senza preavviso, le poggiai le mani sui seni. Lei abbassò lo sgardo perplessa. “Le femmine sono meglio, però” . L’immagine successiva che ricordo è sul lettino con me sopra di lei, la baciavo, la impastrucciavo, le alzavo la gonna, le odoravo le ascelle e le cosce. Le calai le mutande e mi trovai davanti la fica, il pube peloso. le diedi un bacio lungo eccitato. Sentii la fregna che le inumidiva la vagina. Si schiuse come un fiore La signora aveva veramente belle gambe, un bianco culo pieno e sodo, seni grossi, anche se non eccessivi come quelli di mia zia o di Amina. Con mio stupore si lasciò leccare e infilare un dito in culo e quando gliene piazzai due non si lamentò. Facemmo sesso per quasi una oretta, baciandoci teneramente. Dopo essere venuto, provai a sodomizzarla ma senza la necessaria tensione non mi riuscì. Amorevolmente me lo prese in bocca e ciucciò, fino a farmi imbizzarrire. Le leccai l’ano con brama e intanto le spalmavo sul meato il sughetto che la figa aveva prodotto; a questo punto, quando ritentai, la penetrazione riuscì. Ero in estasi e lei stessa assecondava le mie spinte spingendo il culo indietro ritmicamente. Dopo averla debitamente fiondata in culo, sborrai ancora dentro lei. Ero soddisfatto. Lei mi diede un ultimo bacio e poi si ritirò in camera. Dopo un poco i ragazzi tornarono. Ridevano. Mio cugino mi chiese perché non li avessi raggiunti. Gli dissi la verità: “Mi sono fatto la signora”. Dovetti raccontare due volte tutto. Mio cugino mi ascoltava, ridendo eccitato e perplesso. Feci promettere a lui e Leandro di non tradirmi. “Non la porto qui mia mamma con un porco come te…” disse Leandro. Ridemmo “E mia madre?” chiese mio cugino. Provai a scherzare. “la zia? fammici pensare”. Leandro scosse la testa
“Lascia stare. Se la fotterebbe, se la fotterebbe…, per fortuna che non sono tutte troie c*** la signora Tarallo”. Mio cugino andò a coricarsi e credo che quella volte mi avesse letto nei pensieri. Ho fatto sesso con Teresa Tarallo altre volte (non molte per la verità), il suo culo caldo e disponibile mi ha insegnato come muovermi quando sono nel retto di una donna, il resto l’ho imparato qualche anno dopo impalando il sederone di mia zia.
Una “cena” particolare
Mi chiamo Giacomo, ho 26 anni, vivo nelle vicinanze di Roma e sono ragioniere.
E’ sempre un po’ difficile lavorare in un nuovo ufficio, perché devi ambientarti e fare nuove conoscenze. Io ho passato questa situazione qualche mese fa. Lavoravo in contabilità in un’azienda del mio paese e purtroppo con l’arrivo della crisi economica fallì. Mi ritrovai disoccupato, con un affitto da pagare e con il pensiero di come mantenersi per quel periodo. Cercai un altro lavoro, mi chiamo dopo qualche giorno un signore che mi disse di presentarsi in un ristorante il giorno successivo.
Mi recai in questo ristorante di lusso e aspettai l’arrivo di questo signore. Dopo una decina di minuti si presentò al mio tavolo un uomo sulla quarantina d’anni, un bell’uomo, alto, con un bel fisico e con quei capelli un po’ brizzolati che avrebbe fatto bagnare le ragazzine.
Si presenta: si chiama Roberto ed è il capo di un grande studio legale in centro a Roma. Mi dice che cercava un ragioniere giovane per gestire la contabilità dei suoi uffici e delle sue aziende. Mi fece un po’ di domande banali per farsi una buona idea di me e infatti mi dette appuntamento nel suo ufficio per firmare il contratto.
WOW! Avevo trovato di nuovo un lavoro. Lavoravo con un uomo importante. Non ci credevo. Andai a firmare il contratto e iniziai a lavorare. Come ho detto ho avuto un po’ di difficoltà ad ambientarmi e a relazionare con i miei colleghi, visto che non ci si fermava nemmeno per una chiacchierata.
Quando il lavoro si fece più leggero fu più semplice relazionare con gli altri e conobbi un ragazzo: si chiamava Lorenzo, 25 anni, un bel ragazzo di colore. Mi disse che era nato a Firenze (infatti aveva un acutissimo accento toscano), che suo padre è eritreo e che sua mamma è aretina. Anche lui si occupava di contabilità, anche se aveva delle mansioni diverse dalle mie, ad esempio faceva consulenza ai clienti.
Iniziammo ad uscire insieme ogni venerdì per berci qualcosa e a divertirci come dei matti. Eravamo oramai diventati dei grandissimi amici.
Il lavoro andava benissimo, le giornate erano buone per lavorare e con il passare del tempo il capo cominciò a fidarsi di me, tanto da affidarmi tutta la propria contabilità. Era un bel traguardo, perché è il sogno di tutti lavorare a fianco del proprio capo. Iniziammo a darci confidenza, mi disse di iniziarlo a chiamare con il suo nome.
Un giorno mi chiamò in ufficio per parlare: “Giacomo, sto organizzando una cena con tutti i miei amici a casa mia e sarei felice che tu venga. Mi farebbe piacere!” – disse Roberto – “E porta un tuo amico. Più siamo e meglio è!” “Va bene Roberto” – dissi – “Non mancherò!”. Mi disse dove si trovava casa sua e mi dette appuntamento il sabato successivo.
Quel sabato andai a prendere Lorenzo a casa sua e ci dirigemmo con la mia auto a casa di Roberto. Arrivammo davanti a questo cancello e non sembrava un cancello di una villetta qualunque: era una villa enorme. Entrammo in casa e fummo accolti da Roberto. Ci fece conoscere gli altri invitati, persone piuttosto giovani che andavano dai 25 ai 40 anni. Eravamo sulla ventina. C’erano belle donne con dei fisici fantastici e uomini in forma. Ci mettemmo tutti a tavola e dopo aver finito di mangiare andammo nella sala. Era una grande stanza, moderna e spaziosa. Dopo qualche chiacchierata con qualche ragazza arrivò Roberto, mi chiamò e mi disse di raggiungerlo un momento nel suo studio al piano superiore.
“Ascolta Giacomo, questa non è una serata qualunque.” – mi disse Roberto – “Ti ho voluto invitare perché voglio che tu entri nella mia Famiglia. Tutti quelli che vedi fanno parte della mia Famiglia e vorrei che, se tu accettassi, tu faccia una piccola prova di ammissione.”
Tutto quel discorso mi rese dubbioso. Non capivo bene il significato di “Famiglia” perché quando lo diceva era molto ambiguo. “Va bene, se per te è importante io entrerò nella tua Famiglia” – risposi.
Scendemmo nella sala, si sentiva della bella musica, pensavo avessero cominciato a divertirsi, infatti si divertivano, ma quello che vidi era tutt’altro che normale. Arrivammo all’ultima rampa da scendere e vidi tutti nudi, in procinto ad un’ orgia. “Ragazzi, già lo avrete conosciuto.” – urlò agli invitati, mentre iniziavano tutti a fare sesso orale – “Giacomo entrerà nella nostra Famiglia, quindi iniziamo l’iniziazione”. Roberto iniziò a spogliarmi e cominciò pure lui a spogliarsi, andammo in mezzo la sala e tutti gli uomini, eccetto Lorenzo che aveva attorno tutte le donne presenti, si misero intorno a me e a Roberto. “Lo spiego brevemente a Giacomo.” – disse a tutti Roberto – “Per entrare nella nostra Famiglia dovrai essere scopato da tutti gli uomini, in segno di superiorità. Ognuno sceglierà come scoparti, tu dovrai parlare soltanto se interpellato. Capito?”. “Io non voglio farmi sverginare. Io non sono gay!” – risposi molto seccato. “Nessuno qui è gay, se non vuoi perdere la mia fiducia, fai quello che dico io!”. “Va bene Roberto!”.
Iniziarono a prendermi violentemente la testa e dovevo solamente fare qualche pompino. Io cercavo di non farmi mettere quei cazzi in bocca, ma talmente erano forti gli strattoni che non riuscì ad evitarli. Uno dei ragazzi prese la mia testa e mi infilò in bocca il suo cazzo duro, mi fece spompare tutto il suo cazzo e passai al ragazzo accanto facendomi fare la stessa cosa. Arrivai davanti il pene di Roberto: il suo era quello più lungo e largo di tutti, mi mise tutto il suo cazzo in bocca ed esclamò: “Che bocca golosa che hai puttana. Ora ti facciamo godere troia!”.
Mi mise a pecora e chiamò il primo ragazzo, aprì le mie chiappe, sputò nel mio ano e mise il suo cazzo duro. Sentì un dolore, mi entrò violentemente e dal male che avevo bestemmiai. “Stai zitto frocio!” – mi urlò Roberto, tirando fuori un frustino e dandomi un colpo forte con quest’ultimo – “Se continui a parlare senza essere interpellato verrai frustato più violentemente!”. Dopo qualche minuto il ragazzo tolse il suo cazzo e venne davanti a me, intanto un’altra persona si era rimesso a scoparmi, mentre il ragazzo di prima mi chiede: “Ti piace il latte?” “Sì” “Allora bevi questo latte! Segami questo cazzo!”. Gli faccio una sega, mise il suo pene in gola e venne. “Ingoia frocio! Buono? E’ fatto da me modestamente! AHAHAH”.
Dopo poco chi mi stava fottendo tirò fuori il suo cazzo e mi venne sulla schiena e passò il turno ad un altro ragazzo che mi mise sopra di me, cavalcandolo.
Una mezz’ora dopo arrivò il turno di Roberto. Ero stanco, non ce la facevo più. Nel frattempo gli altri si stavano scopando le ragazze mentre io, come un coglione, venivo fottuto da chiunque. “Bene puttana, sei andato benissimo.” – mi disse Roberto – “Ora è arrivata la chicca finale. Intanto spompami la mia mazza.” Mentre gli facevo il “servizio”, chiamò Lorenzo: “Lorenzo, vieni qui, devi aiutarmi con il tuo amico.” Si staccò dal gruppo delle donne e venne vicino a Roberto. “Ascolta Lorenzo, il tuo amico è andato bene, per finire dovrai aiutarmi.” – Roberto si avvicinò all’orecchio di Lorenzo e gli sussurrò qualcosa. Io non capivo.
Si avvicinarono e Roberto mi chiese di lavorare sul cazzo di Lorenzo. Era un cazzo nerissimo, lungo più di quello di Roberto e fu molto più difficile per me. Lorenzo mi fece ingoiare tutto il suo pene, io non riuscivo a respirare ed ero diventato tutto rosso. Dopo poco Lorenzo mi mise a pancia all’insù, mi alzò le gambe, mise il suo cazzo durissimo nel mio culo e iniziai a godere. “Vedi che troia? Gradisce il cazzo nero.” – esclamò Roberto che nel frattempo si mise sopra la mia faccia e mi fece fare un pompino al suo cazzone.
Roberto disse a Lorenzo di fermarsi un momento, mi mise a pecora di nuovo e con tutta disinvoltura, Roberto infilò nel mio ano già occupato dal pene di Lorenzo e iniziarono a scoparmi in due. Non riuscivo a trattenere dolore e goduria. Non sapevo più a cosa bestemmiare da quante ne ho dette. “‘Sta puttana! Gode troppo questo frocio!” – esclamò Lorenzo aumentando il ritmo della penetrazione. Piangevo, non ce la facevo più. Dopo due minuti Roberto disse a Lorenzo di venire dentro insieme a lui, io stavo per negare, ma Lorenzo mi stoppò dicendomi: “Stai zitto, facciamo quello che vogliamo!”. Ad un certo punto vennero dentro di me, sentivo tutto caldo: riuscirono a riempire tutto il retto di sperma tanto da sporcare in un secondo il pavimento da come mi usciva dall’ano.
“Giacomo hai superato la prova, sei dentro la Famiglia” – si congratulò Roberto – “Complimenti anche a te Lorenzo, se per te va bene saresti già dentro.”.
Roberto mi portò in bagno, mi diede tutto l’occorrente per pulirmi e mi feci una doccia. Non riuscivo a stare in piedi, il mio culo era dolorante e non avevo per il momento l’intenzione di parlare con nessuno. Anche se non volevo fare questa cosa, mi è piaciuto molto, anche se non vorrei più farlo. Uscendo dal bagno Roberto mi disse che tutti, incluso Lorenzo, erano andati via e mi invitò a restare per la notte da lui, visto che nelle mie condizioni guidare non era la cosa migliore da fare. Lo ringraziai e Roberto si scusò per il comportamento che aveva avuto nella serata, giustificandosi che doveva fare così per le iniziazioni.
Mi portò nella camera degli ospiti, mi preparò il letto, mi infilai sotto le coperte e dormì. Il giorno dopo feci colazione e andai a casa ringraziando Roberto.
Il lunedì successivo ci rivedemmo e lavorammo tranquillamente insieme, come se non fosse successo nulla, anche Lorenzo era tranquillo e dopo la giornata lavorativa mi invitò a casa sua per bere un caffè. Mi spiegò che per lui non era un problema scopare con me quella sera, perché è bisessuale e che non mi avrebbe più scopato perché voleva che io entrassi a far parte del gruppo. Mi spiegò che mentre ero in bagno lui se ne andò perché il giorno dopo doveva andare dai genitori a Firenze. Gli dissi che non c’erano problemi.
Ora due volte al mese Roberto organizza questi incontri del sesso dove ora posso tranquillamente scopare con quelle grande gnoccone di donne. Ogni tanto facciamo queste iniziazioni, ma soprattutto per le donne, anche se qualche uomo ha deciso di volersi farsi fottere come me. Le mie gesta sono rimaste nei pensieri dei presenti. 😛
L’inizio di un aspirante cuckold
Ciao a tutti, mi chiamo Riccardo, Riky per gli amici, e voglio raccontarvi come è iniziata la mia sfegatata passione dell’essere cuckold.
Sono sposato da circa 10 anni e devo anche dire felicemente sposato. Il sesso nella vita di coppia non è mai mancato, solo che come spesso capita dopo un po di tempo occorre qualcosa che stimoli di più, che metta del pepe per riattivare la “circolazione”. Capitava molto spesso che durante le nostre razioni di sesso e amore s’inventava qualche storiella del tipo:
farlo con il vicino o la vicina di casa, con il capo al lavoro, con la segretaria e chi più ne ha più ne metta.
Un bel giorno mi sono chiesto: quando scopiamo mi chiede di interpretare un altra persona che la fotta, se questo “gioco” la eccita al punto di scopare come una dannata e dare il meglio di se, perchè non provare sul serio? Fu proprio allora che cercai di capire come poterle proporre la situazione. Andando per le corte, una volta proposta la cosa facendo riferimento che io provassi immenso piacere vedererla scopare da un altro che potesse a sua volta dare immenso piacere a LEI, che altrettanto bello e eccitante potesse essere farlo in tre o magari quattro.
Miei cari amici, non avrei mai pensato in quel preciso momento di prendermi un sincero e diretto VAFFANCULO ed una buona razione di schiaffi.
Deluso, indignato e sconfitto, con la coda tra le gambe dovetti nel tempo creare una nuova armonia e attendere che sbollentasse quella che era la sua ira ed il suo castigo sessuale nei miei confronti.
Trascorse un anno, i rapporti si erano ristabiliti ed eravamo in attesa del primogenito. Dopo la gravidanza, seguì un periodo post-parto un po noioso e mentre LEI si deprimeva e affondava nelle comuni paranoie delle neo mamme, il mio pensiero, quella di volerva vedere scopare un altro si rialimentava.
Fu così, un bel giorno, che mi venne in mente di iscrivermi ad uno di quei siti dove si incontra gente, ci si organizza etc. Iniziai a scrivere e cercare di reclutare un individuo che avesse le caratteristiche dell’uomo che potesse senza molte difficoltà sedurla e farla invaghire.
Rientrata al lavoro, dopo l’assenza per maternità, inizio il mio percorso da pioniere dei questa nuova situazione. Trovato il candidato ideale, lo misi subito al lavoro. Lo coordinai in tutti i suoi spostamenti, in maniera che fosse sempre casuale il loro incontro. Si inizio dal ber dove LEI faceva colazione, alla tavola calda dove pranzava con i colleghi di lavoro.
Finalmente notati gli sguardi lanciati dal tizio misterioso che da qualche tempo frequentava gli stessi posti suoi, iniziò a ricambiare gli sguardi maliziosamente e compiaciuta del fatto che quel bell’uomo scrutasse proprio lei. Una mattina s**ttò l’operazione caffè offerto senza che lui fosse lì. Normale che avesse pensato subito a lui. Alla prima occasione che s’incontrarono lei lo ringraziò e da lì iniziò un susseguirsi di caffè insieme, pause pranzo non più con i colleghi ma con LUI; dopo qualche tempo lei accettò il suo numero di cellulare. Non lo utilizzò subito ma attese un paio di settimane, proprio quelle in cui io volutamente diventai freddo, distante, poco comprensivo. Dal primo sms a lunghe chiaccherate non ci volle poi così molto tempo.
Amici miei cari, eravamo vicini a quello che era stato sempre il mio sogno. Un giorno mia moglie, che vivevano questo rapporto di “amicizia” in maniera molto confidenziale con lo sconosciuto,valuta una proposta da LUI ricevuta! Pranzare insieme ma in maniera più intima a casa sua (di LUI). Quando lui me lo disse io saltavo di gioia, sentivo già pulsare il membro dall’eccitazione. Ci organizzammo tutti tra di noi indipendentemente. Io dissi a mia moglie che non sarei tornato per pranzo per un appuntamento a CT e sarei tornato nel tardo pomeriggio; lei mi disse che aveva ispezione al lavoro e quindi avrebbe eventualmente chiamato lei per sentirci come sempre durante la pausa pranzo. Mentre io daccordo con lo “sconosciuto” mi nascondevo nella sua villetta di Mondello nella cabina armadio in muratura prima che loro arrivassero, Lui andava a prenderla in ufficio per portarla lì. Una volta arrivati sul luogo, entrarono, chiaccherarono a lungo mentre lui preparava del cibo ed una volta terminato il pranzo si misero sul divano in una stanza adiacente a conversare del più e del meno, dei rapporti con i rispettivi partner, dei figli, del lavoro; all’improvviso mentre io potevo solamente ascoltare e non vedere per non essere visto e rovinare tutto, un silenzio tombale turbò la conversazione.
All’improvviso LEI esclamò: due amici non stanno in silenzio interrompendo una conversazione guardandosi fissi negli occhi con mezzi sorrisi.
LUI: hai ragione; solo che in questo momento non ti guardo come amica ma ti considero molto più che una amica.
Io non vedevo ma lui poi mi raccontò che lei chiuse gli occhi e allungò le braccia intorno al suo collo, lui la strinse forte e la iniziò a baciare con molta passione, poi la prese di peso tra le braccia e lei gli si mise a cavalcioni stringendolo.
Corserò verso la camera dove finalmente io potevo osservare quello che la mia mente elaborava da oramai più di due anni.
Si spinsero sul letto matrimoniale, si sposgliaro velcemente a vicenda, lei gli tirò giù gli slip e gli prese in bocca il cazzo durissimo, iniziandolo a spompinare come non aveva mai fatto nemmeno con me; si ritrovarono a fare un magnifico 69 ed io da dietro le quinte col cazzo durissimo mi gustavo quanto fosse troia la mia splendida mogliettina. Poi lui la prese, la spise con le spalle sul letto, le spalancò le gambe e le ficcò dentro con forza quell’enorme uccello da 23 cm e un diametro da invidia. La inizio a pompare come un dannato lasciandola senza respiro, poi le si girò per cavalcarlo senza pietà, tutto dentro fino ai coglioni. Ad un certo punto vidi che lui cercava di spostarla per poter sborrare ma lei lo inforcò con forza dicendogli: ti prego inondami la fica di sborra, ti prego fallo.
Lui era restio e al suo titubare lei gli grido godendo come una gran troia: cazzoooo prendo la pillolaaa, sborramiiii dentroooooooo.
Lo fecero altre 3 o 4 volte ed io dentro la cabina armadi mi segavo fino all’infarto. Era stato bellissimo.
Tornati a casa ognuno per i fatti nostri come se nulla fosse successo, abbiamo parlato del più e del meno e dopo cena ci siamo fatti una bella scopata durante la quale lei ha inventato una storiella pressocchè simile a quella vissuta poche ore prima con lo “sconosciuto”.
Tutto ciò ebbe seguito per circa 4 mesi, poi ovviamente come tutte le storie degli amanti finiscono, ma per volere mio in questo caso.
In quasi 10 anni e con due gravidanze in mezzo ho effettuato circa altri 20 tentativi e solamente 5 “sconosciuti” sono andati a buon fine, ma questi ve li racconto un altra volta.
A presto