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Francesca, la moglie del collega, sgualdrina in al

Questa storia è tutta vera, fin nei minimi particolari. Penso possa essere istruttivo vedere, che quando una donna vuole…. Ero imbarcato a bordo di una nave, di cui non voglio dirvi ne il nome, ne il tipo, ne la bandiera in un mare lontanissimo, aspettavo che il tempo passasse in fretta per poter sbarcare dopo molti mesi di navigazione e rientrare in Italia. Una vita monotona, sempre uguale, con nessuno o quasi passatempo. Non esistevano PC, telefonini, face book, video games. Le notizie dall’Italia erano rare, ricevute attraverso una gracchiante radio. Il periodo d’imbarco era veramente lungo. L’armatore, per rendere un po’ meno dura la vita, permetteva di imbarcare la moglie per un breve periodo. Naturalmente non tutte potevano venire, per il costo dell’aereo, la lunghezza del viaggio, gli impegni. Così era ben raro vederne una fra di noi un giorno si sparse la voce che sarebbe arrivata la moglie del collega P. Confesso che tutti fossimo curiosi di vedere una donna a bordo, ognuno se la immaginava e desiderava come volevano i propri desideri. Un pomeriggio di un caldissimo giorno, mentre ero in banchina vicino allo scalandrone, vidi una figurina che si avvicinava alla nave. Capii subito di chi si trattasse. Arrancava traballando sui tacchi, non adatti a un porto del terzo mondo, trascinava una grande valigia e già da lontano si capiva che era inferocita. – Buon giorno Signora – Buon giorno, sono la moglie di P. – ah, lo immaginavo, ha fatto buon viaggio? Mi rovesciò addosso un fiume di parole: aereo in ritardo, una notte passata in una spelonca in attesa che la nave arrivasse, una lite con un tipo… Mentre parlava come una mitragliatrice, la osservavo attentamente. Alta, ben fatta, bellissime gambe, bionda chiaro naturale, un volto particolare, con una espressione ben vissuta, età sotto la trentina. Le chiesi se avesse portato dei giornali dall’Italia. Mi rispose sgarbatamente e pensai, – Ma guarda questa gran bella fica, ma che tipino. Il mozzo l’aiutò a salire la scale e ne prese il bagaglio. Alcuni giorni dopo, ambientata a bordo, potemmo tutti conoscerla. Non molto simpatica, un po’ formale, sembrava che il marito non la interessasse molto. La mia cabina era vicino a quella del collega, attraverso la sottile paratia sentivo raramente le loro voci. Una notte, finito il mio turno di guardia, rientrando percepii dei rumori inconfondibili anche se soffocati. Stavano scopando. Mi elettrizzai immediatamente, immaginavo di vedere tutto, non potei di far a meno di iniziare a masturbarmi. Aspettai che venissero per poter anch’io sborrare, anche se poi rimasi triste e solo.
Al pomeriggio, libero dal servizio, passavo qualche ora in coperta a prender il sole e a leggere. Un giorno vidi Francesca che armeggiava con una sdraio, bikini veramente ridotto, che metteva in mostra un bel paio di tette e un culo parlante. La aiutai e si mise vicino a me. Così quasi tutti i giorni. Dal lei formale passammo al tu e iniziammo a raccontare le proprie esperienze i gusti. All’ora di pranzo e cena diventavamo, sotto gli occhi di tutti di nuovo formali. La nave era molto vecchia, le cabine avevano bagno e docce esterne in comune. La incontrai diverse volte che entrava od usciva. La mia cabina aveva una seconda porta che dava all’interno del locale docce. Nessuno poteva vedere dal corridoio esterno, così un giorno le feci segno di entrare. Entrò. Subito ci baciammo per un tempo che non so definire, ma sicuramente breve. Il mio povero cazzo dopo tanta astinenza mi arrivava in gola. Da allora non perdemmo un minuto. Dalla sua cabina mi segnalava della sua presenza, andava in bagno ed io aprivo la porta. Davanti alla porta l’equipaggio passava, si sentivano i passi, forse anche suo marito stava passando. All’ora di pranzo, spudoratamente cominciammo a fare il piedino. A bordo si annoiava, leggeva qualche libro, vedeva qualche film… Vedi ho una faccia da troia, che piace agli uomini. Era vero. L’aria di mare mi fa venire la voglia di scopare. Era da vedere. Una mattina, verso le 10.30, in piena attività della nave in navigazione entrò per l’ennesima volta. Baci profondi, mani sui fianchi. La faccio scivolare sulla piccola mia cuccetta, sfila i leggeri pantaloni e rimane con un minuscolo slip azzurro. Tolgo questo ultimo ostacolo e nella luce del mattino ho la visione della sua superba fica.
Pelo folto, lucido, fatta benissimo, le passo la mano dietro la schiena e con l’altra inizio a sondarla con un esperto ditalino. I rumori che vengono dall’esterno non aiutano. Mi inginocchio e inizio a leccarla e mangiarla come assatanato. Un sapore buonissimo la penetravo con la lingua, ,lei mi spingeva la testa fra le cosce. A un tratto mi allontanò e severa e un po’ seccata disse: – Non si lecca così una donna!!-
Avevo esagerato sbranandola, ma subito mi perdonò. Mi aprì i calzoni della divisa e mi deliziò con un pompino purtroppo frettoloso. Lei non era venuta, io sborrai abbondantemente, ma purtroppo ne in bocca ne in faccia. La paura di essere scoperti era terribile. Non avevamo una vera occasione. Inoltre si avvicinava il giorno della sua partenza. Una mattina all’alba il mare cominciò ad alzarsi fino a burrasca. La vecchia nave governava con difficoltà. Il motore sembrava non farcela più. Il mare incrociato sbatteva la nave come un vero fuscello. In un momento di confusione Francesca entrò in cabina e mi aspettò. Quando la vidi, la spinsi per terra, lei capì e così la presi alla pecorina. Mare, tensione, ansia, non godemmo per niente. La potei fare solamente mia e riempile la fica di sborra. Due giorni dopo partì. Ci ritrovammo in Italia e diventammo finalmente amanti per due meravigliosi anni. Ma questa un’altra storia, di terra questa volta…

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Alessia all’Università

Alessia era all’epoca una bella ragazza, mora con i capelli a caschetto, dei magnifici occhi verdi dietro un paio di occhiali color tartaruga che la rendevano ancora piú sexy, due gambe lunghe e ben fatte, un culo a mandolino, e soprattutto un seno davvero strepitoso!
Quando l’avevo scopata la prima volta ero rimasto abbagliato da quei seni grandi, sodi, con larghi capezzoli scuri.
Mentre la prendevo con dolce violenza ero come ipnotizzato dal movimento delle sue tette, che oscillavano a tempo con i colpi che le stavo dando con il cazzo.
E da allora avevamo scopato ancora milioni di volte, sempre di piú e sempre meglio. Si puó dire che non ci fosse un millimetro del suo corpo meraviglioso che non abbia in quegli anni coperto o riempito di sborra!
Fin dai primi tempi avevamo provato di tutto, sesso anale, orale, ingoio, sveltine, in tutte le posizioni e situazioni! Era ancora poco che la conoscevo e ricordo una volta che Alessia, che in quel periodo stava finendo l’universitá, mi chiese di accompagnarla da un suo professore per la tesi.
Stavamo seduti nell’ anticamera dell’ufficio del professore, quando notai che Alessia, che era seduta di fronte a me, non aveva indossato gli slip! Rimasi sbalordito, poichè si era seduta con le gambe socchiuse ed il suo abitino corto copriva a malapena il pelo, che a guardar bene si intravedeva.
Sapevo che la mia ragazza era disinvolta, e che le piaceva di suscitare attrazione nei maschietti, ma fino a quel punto non lo avrei detto!
Mi stupiva una scelta del genere in una persona che ci teneva ad essere sempre elegante e non volgare! Le dissi: “ Ma sei matta? E se se ne accorge qualcuno? Se ti vede il prof ?”
Sorridendo con quegli occhi birichini mi rispose: “Ah! Te ne sei finalmente accorto? Pensa che è giá la terza volta che esco con te senza indossare mutande!” “Ma non hai pauta che qualcuno ti veda?”
“Al contrario! Mi fa eccitare pensare che qualcuno per la strada, in un bar, sul tram…. dovunque…. se ne possa accorgere!”
“E se adesso ti vede il professore?” intanto sentivo gonfiarmi il sesso nei pantaloni che iniziavano a tirarmi!
“L’ho fatto oggi anche per questo. Non sei geloso, vero?” “No… ma… e se si incazza?”
Avevo detto una scemata, mi rendevo conto. Chi puó arrabbiarsi di vedere una grande gnocca come Alessia? Che pure ti mostra il pelo!!!
“Vieni a sederti qua vicino, voglio farti sentire come sono bagnata….”
“ Ma è rischioso…” Ma ormai non ce la facevo piú! Il cazzo mi esplodeva, tanto era duro!
Mi sedetti vicino a lei e risalii con la mano lungo l’interno delle cosce, fino ai peli che erano giá intrisi. Con l’indice socchiusi le sue grandi labbra e feci scivolare il medio nella sua fichetta: era zuppa fradicia!
Mentre Alessia stava iniziando ad ansimare e mi premeva la mano sinistra sul cazzo, dovemmo bruscamente smettere! Qualcuno stava per aprire la porta dell’ufficio del professore.
Ne uscì la segretaria, una bionda che da giovane non doveva essere stata neanche male…
Aveva una gonna blu leggera che faceva intravedere due belle natiche ancora sode e si capiva anche che indossava gli slip a perizoma!
Avrá avuto 40 anni, ma un giro con lei in giostra l’avrei fatto volentieri!
Notai che uscendo si allacció un bottone della camicetta. In effetti era senza reggiseno, e con qelle due tettine dure e senza quel bottone chiuso, si sarebbe visto lun bello spettacolo completo!
Mi venne in mente: …….ma non è che il professore e la sua segretaria…… ma no! Devo essere perverso a pensare così… certo che tante volte ci acchiappo, peró!
Alessia entró, volevo accompagnarla, ma mi fece cenno di restare fuori. Stette dentro quasi un’ora…. stavo per diventare ansioso!
Una strana sensazione mi prendeva: da una parte ero eccitato dall’ idea che il prof si accorgesse che la mia ragazza fosse senza mutande, dall’altra ero preoccupato e, diciamolo pure, un po’ geloso!
Quando uscì la vidi con gli occhi raggianti: il professore aveva approvato il suo lavoro e le aveva fatto perfino i complimenti!
“ Ma non è perchè si è accorto che non avevi le mutande?”
“ Be’…certo che quando mi sono seduta davanti a lui ha cambiato espressione. Credo si sia abbassato gli occhiali per vedermi meglio!… Allora sai che ho fatto?”
“Dimmi…” Ero un po’ inquieto, ma eccitato da morire!
“Ho aperto molto lentamente le gambe, mentre leggeva la tesi, e ho visto che ad un certo punto faceva finta di leggere… e invece stava lumando la mia cosina!”
“ E poi?” Ero fradicio di sudore ed avevo un sesso gonfio come un dirigibile!“Con la scusa di fargli vedere un grafico, mi sono alzata e sono andata a mettermi in piedi al suo fianco, lasciando che il mio seno gli sfiorasse il viso.”
“E lui?”
“Subito e’ diventato rosso. E poi gli è diventato duro! Sono sicura… perchè ho proprio visto gonfiare i suoi pantaloni sotto i miei occhi!”
“ Dai…” dissi con voce diventata roca. Non ce la facevo piú. Eravamo in macchina ed accostai fermandomi ad un distributore di benzina ancora chiuso.
“Continua a raccontarmi, ti prego, mi fai eccitare!” dissi, e intanto avevo sbottonato i pantaloni e tirato fuori il cazzo cominciando a menarmelo. Su e giu, lentamente, non volevo venire subito!
“ Il prof ha posato i fogli sul tavolo e ha ruotato la sua sedia verso di me. Allora mi sino chinata in avanti, per raccogliere i fogli dalla scrivania, sapendo che avrei scoperto il culetto….ed infatti!”
“Troia! Sai che sei proprio puttana! Gli potevi fare venire un infarto! O poteva approfittane…….no! non mi dire che….!”
“ Certo che si! Non è così vecchietto, sai? Ha comiciato prioma a sfiorarmi le cosce da dietro, poi, preso coraggio, visto che non reagivo, anzi visto che spingevo il culo in su, allora mi ha cacciato le mani in mezzo alle chiappe, aprendomi tutta! Il maiale!…Ma tu davvero non sei geloso, amore… vero, vero, vero?”
Puttanella! Si preoccupava che non fossi geloso, ma intanto si stava chinando verso di me avvicinando la bocca semiaperta sulla mia cappella, proprio mentre stavo per sborrare!
Smisi di muovere la mano. Non volevo venire. Non ora.
Dissi: “Dai, racconta! Cosa è successo dopo? Avete scopato?”
“ Beh… dopo un po’ ho sentito la sua faccia in mezzo alle mie natiche… con la lingua mi bagnava tutta mentre sentivo il suo naso contro il mio buchetto del culo e con le dita mi stava esplorando con grande dedizione! Sai che stavo per venire giá così? Allora mi sono girata e mi sono messa in ginocchio davanti a lui a guardare come se lo menava… sai che ce l’ha bello grosso il nonnetto? Non pensavo…!” “E lui?”
“ Ha smesso di toccarsi e mi ha preso il viso tra le mani, dolcemente, e mi ha guidato fino sopra il suo cazzo, dicendomi: – “succhi questo, dottoressa, la prego! Ha fatto un magnifico lavoro, ed ora bisogna concluderlo degnamente!” – Ho sentito che mi spingeva la nuca verso il basso, ed ho sentito il suo cazzo arrivare in gola, che quasi mi soffocava! Non ti dico la sua faccia quando, poco dopo, gli ho preso il sesso tra le mani e l’ho fatto venire con la lingua……!”
“Ma non hai mica ingoiato?! Sei matta! “
“E cosa potevo fare? Correre fuori dall’ufficio sputando? Certo che ho ingoiato…., e poi sai che ti dico?, aveva un sapore molto piú buono del tuo, meno salato! … Dai, non fare quella faccia…. io ti amo, e non ti cambierei mai….. la tua sborra è e rimarrá la mia preferita!… Anzi, dammene un po’ adesso, …. ho sete!”
Si mise a sbattermi il cazzo con entrambe le mani, cosi bene che non potei fare a meno di venire con un grido, e, nonostante passasse gente di tanto in tanto, Alessia si mise a leccare ogni piú piccola goccia del mio sperma come fosse stato un sorbetto delizioso! Mi chiesi se aveva fatto così anche con il prof, e ne fui di nuovo un po’ geloso…
Dissi: “Va be’, meno male che con oggi hai finito gli esami. Altrimenti ti toccava di farti sbattere da tutti i professori della facoltá….!
Penso scherzasse, ma mi rispose con un’ espressione da ingenua educanda: che ancora oggi mi lascia dei dubbi: “E chi ti dice che non l’abbia fatto? D’altra parte devo pur cercare di meritarmi un 110 e lode!”

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La mia prima studentessa

Racconto trovato in rete su xhamster.

Ero stato assunto da pochi mesi come professore di storia e filosofia presso un istituto scientifico del nord-ovest Italia. La mia prima volta in un scuola superiore dopo gli anni del liceo, ne era passato di tempo e sapevo che tutto o quasi sarebbe cambiato.
Trovarsi dall’altra parte della barricata era ed è una sensazione particolarmente piacevole, il professore è sempre il professore ed avere il coltello dalla parte del manico ha sempre i suoi vantaggi.
Avevo due classi del I anno e due del IV anno, a livello didattico la mia quasi nulla esperienza mi portava a essere sempre poco preciso nelle lezioni e alto di voti nelle interrogazioni, ma a livello professionale non avevo per nulla intenzione di essere un novellino, volevo farmi rispettare e cercare di essere il più imparziale possibile. Dopo il I quadrimestre ero già entrato in sintonia con i mie allievi, sopratutto le classi più grandi mi davano tante soddisfazioni, anche perché interagendo con ragazzi più grandi il livello delle lezioni saliva e alla fine riuscivano sempre a venir fuori spunti interessanti. Si era creato un bel rapporto anche fuori dal consueto orario scolastico, con i ragazzi settimanalmente organizzavamo delle partite di calcetto, per le ragazze il discorso cambiava visto che erano molto più impegnate a chattare su Facebook e a scoprire se avessi o meno una moglie o fidanzata. In realtà ero fidanzato da tempo, ma lei viveva al Sud nel mio paese e non aveva voglia di seguirmi, nella IV vi erano le ragazze più belle ed eccitanti dell’istituto, avrei voluto avere qualche anno di meno per poterle corteggiare e sperare di poterci fare tante cose. Loro d’altronde erano molto spigliate e aperte in tutti i sensi, in classe i commenti su alcune compagne non si facevano attendere, ogni lunedì la lista di chi si erano fatti era sempre aggiornata, Giulia, Laura e Cristina erano le più emancipate, in poche parole erano le tre troie della classe, avevano scopato con tutti i ragazzi del quinto e a quanto pare anche con qualche professore. La mia preferita era sicuramente Giulia, una delle più intelligenti della classe, un tipino molto trasgressivo, con una vena punk che mi faceva salire il sangue al cervello e non solo, inoltre aveva un gran fisico, bionda, occhi verdi, labbra carnose con due piccoli piercing sotto il labbro inferiore, una terza abbondante di seno ed un culo a mandolino che credevo mi parlasse. Credo che avesse intuito che mi piaceva, perché faceva di tutto per attirare la mia attenzione, tra pose provocanti e sguardi ambigui, nell’ultima settimana di maggio avevo deciso di sostenere all’interno dell istituto delle lezioni private a chi era in difficoltà nelle mie materie per aiutarlo a raggiungere la sufficienza. La mia ultima lezione pomeridiana era quasi finita quando in aula si presenta Giulia, in un primo momento la sua presenza mi era sfuggita poi dopo il suo energico saluto le chiese il motivo della sua presenza visto che lei andava già bene, mi rispose se poteva rubarmi un po’ del mio tempo perché non aveva capito l’ultima lezione e il giorno dopo avrebbe voluto venire volontaria per l’interrogazione. Saluto gli ultimi studenti che con sorrisi maliziosi ricambiano mentre noi ci sediamo uno di fronte all’altro, inizio a spiegargli il primo capitolo quando mi stoppa mettendomi una mano sulla gamba.
“Sai prof io sono venuta qui per un altro motivo, non ho avuto mai un prof così giovane e da quando l’ho vista il primo giorno ho voglia di saltarle addosso.”
“Giulia smettila con queste fesserie e mettiti a studiare che io sono il tuo professore e lo sai quale è il nostro limite.”
Risposi confuso con il cazzo che ormai non stava più nei pantaloni.
“Si prof lo posso capire ma sento che anche lei ha voglia di me e nonostante la mia età so già come far perdere la testa ad un uomo, poi questi sono gli ultimi giorni e non ci vedremo più.”
Ormai ero partito, ingrifato al massimo cercavo di frenare le mie pulsioni.
“No Giulia non posso rovinarmi la carriera già prima di iniziarla.”
Non smisi di parlare che si avventò su di me abbracciandomi dandomi un lungo e appassionato bacio, sapeva baciare benissimo la zoccoletta mentre con la mano palpava il pacco ormai enorme, ad un tratto si stacca dicendomi.
“Prof io vado in bagno.”
Facendomi un occhiolino da gran troia, avevo oramai perso le mie inibizioni, sapevo che sbagliavo ma quella fica ormai era l’unica cosa che mi interessava avere, mi precipito nel bagno chiudo la porta, la trovo appoggiata al lavandino mentre si morde il labbro inferiore con fare da troia.
“Bhe allora che ci fai là vieni qui e succhiami il cazzo è il tuo professore che te lo ha ordina.”
Glielo dissi senza alcun pudore, non finisco di parlare che è già sotto con il mio cazzo tutto in bocca, inizia piano piano, prima con delle leccate intorno alla cappella mentre con la mano mi massaggia le palle su e giù, poi sempre più forte sputandomi sul cazzo per inumidirla.
“Allora ti piace succhiarlo al tuo professore?”
“Lo vedi quanto lo hai fatto diventare grosso?”
Cercava di prendere fiato ma con la mano le tenevo la testa, non la mollavo, ero infoiato e volevo soffocarla, ogni tanto la insultavo.
“Lo sai che spompini da Dio?”
“Dove hai imparato ad essere così troia?”
“Hanno ragione i tuoi amici a trattarti da puttana perché è quello che sei, se me lo avessi detto prima ti avrei già fottuta di brutto.”
Dopo avermelo succhiato per bene la girai, la spinsi verso di me gli sbottonai i pantaloni scendendoglieli fino al ginocchio, scoprì che la cagna era senza mutandine con la fica lucida e depilata ormai completamente fradicia.
“Prof voglio il tuo cazzo dentro di me, mettimelo tutto non ce la faccio più.”
Mi supplicò urlando di piacere.
“Ora ti impalo per bene ma tu devi stare zitta altrimenti ci scoprono e poi divento cattivo, hai capito brutta troia?”
Lo infilai senza fare la minima attenzione, entrava con una facilità incredibile, a 18 anni aveva una fica matura e pompava alla grande, intanto alzandogli la maglietta mi accorsi che non aveva neanche il reggiseno, era venuta a scuola solamente per farsi scopare, avevamo raggiunto un bel ritmo, la pecora era il suo mestiere, con le sue mani appoggiate alla porta del cesso cercava di prendere l’iniziativa ma la posizione non l’aiutava ed io le davo dei colpi forti, sempre più forti mentre con una mano le stringevo il capezzolo.
Ormai ero al limite, la troia mi aveva agonizzato e il mio cazzo cercava gloria, la finisco di impalare mentre lei ormai vicina al orgasmo inizia a sgrillettarsi.
“Mia allieva inginocchiati e prendilo di nuovo in bocca che non hai finito di lucidarmi la mazza.”
“Si prof, ora te lo succhi per bene hai una grande mazza e voglio godere ancora.”
Comincia a succhiare avanti e indietro con vigore, non capivo più niente.
“Ahh, si si succhia succhia, vengo, sborro.”
Una succhiata poi un’altra e via una spruzzata violenta che va a finire sui capelli poi sugli occhi e la bocca, me lo succhia ancora passandosi il cazzo sulla faccia e sulle tette mentre con il dito cerca i flotti di sborra fluida sul viso per poterseli mettere in bocca e assaggiare il mio seme.
Io ero ormai esausto, una scopata veloce ma intensa, mentre lei con tutta tranquillità si alza, si rimette i pantaloni e mi dice.
“Grande prof sei bravo ma possiamo fare di meglio, la aspetto giù in cortile per fumarci una sigaretta.”
Hai capito la troia era rimasta contenta ma non del tutto appagata voleva ancora il mio cazzo, infatti nonostante l’anno scolastico sia finito ed io trasferito in un’altra scuola grazie a Facebook ci teniamo sempre in contatto e ogni tanto vado a trovarla e da quanto mi dice sto migliorando di volta in volta.

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Marilisa giovane laureata in legge 2

Marilisa e Marta in ufficio

Marta la superiore di Marilisa vedendo la trasformazione che aveva avuto la sua sottoposta afferma sei finalmente arrivata nell’età contemporanea dal medioevo dove ti trovavi, guarda che bel bocconcino che sei lo sai che hai proprio delle belle tettine e anche un bel sederino a mandolino. Marilisa arrossisce non essendo abituata a qualcuno che si rivolge a lei in quella maniera anche perchè da come si vestiva di solito non era molto facile intravvedere le sue belle curve . Marta le sorride visibilmente compiaciuta per averla messa in imbarazzo e per averla indotta a questa trasformazione e le dettò una lettera che voleva sul suo tavolo al più presto.
Dopo circa un oretta e aver scritto la lettera, Marilisa va da Marta per sottoporre la lettera che ha scritto al suo giudizio sperando che il cambiamento di abbigliamento e attegiamento produca una maggiore flessibilità e comprensione da parte della sua superiore.
Marta legge attentamente la lettera e anche se più sorridente e disponibile con Marilisa la trova infarcita di errori e le dice che è una totale incompetente e che deve ribadire che non si capisce chi le abbia dato la laurea.Ma come si fa a scrivere una lettera così piena di errori se vaiavanti così dovrò farti licenziare le dice con fare sprezzante. A questo punto Marilisa si mette a piangere, allora Marta fa il giro della scrivania dicendole non devi piangere, ma solo rimproverare te stessa.
Mentre diceva questo Marta cominciò ad accarezzare i bei capelli di Marilisa dicendole che un modo per non essere licenziata c’è e cominciò a toccare le tette di Marilisa che sconvolta dalla situazione e preoccupata di essere veramente licenziata non fa nessuna protesta. Marta sempre più contenta del carattere sottomesso di Marilisa comincia scostare le mutandine e a toccare la passerina della sua sottoposta che in breve tempo diventa tutta bagnata ed esclama guarda la santarellina come si sta bagnando tutta, guardala come sta diventando una troietta. Marilisa è sconvolta da questa situazione che non avrebbe mai pensato sarebbe potuta capitare a una brava ragazza come lei, ma soprattutto è sconvolta dall sue sensazioni i capezzoli sono diventati dritti e la passerina è tutta eccitata e per di più essenso toccata da una donna. Marta cogliendo ciò le domani in pausa pranzo ti porto a casa mia e vedrai che ci divertiremo, la ragazza sapendo di non avere scelta non fa nessuna opposizione, l’alternativa era infatti tornare a lavorare nei mc donald.

Marilisa a casa di Marta

Dopo quello che era successo in ufficio con Marta che l’aveva fortemente toccata e palpeggiata, Marilisa aveva avuto per qualche giorno dei momenti di tranquiillitá, la sua superiore si era fatta più comprensiva con i suoi errori e questo l’aveva portata a pensare si fosse resa conto di aver esagerato nei suoi confronti.
Una settimana dopo Marta le lasciò un biglietto con scritto che l’indomani pomeriggio non sarebbero state in ufficio come al solito, ma l’avrebbe ospitata a casa sua, nel bellissimo attico che aveva in centro. Alla notizia Marilisa cominciò a pensare che idee avesse Marta e sul perchè le rivolgesse quell’invito.
L’indomani arrivato mezzogiorno le due uscirono e andarono verso il centro cittá con la bellissima porsche di Marta. Arrivate a destinazione vi erano alcuni condomini dello stabile dobe abitava Marta che parlottavano e vedendola con quella bellissima ragazza che era Marilisa alcuni uomini dissero guarda che bella troietta deve essere la nuova scoperta di Marta. L’imbarazzo di Marilisa fu enorme non avrebbe mai pensato che una brava ragazza come lei si sarebbe trovata in quella situazione.
Una volta entrate dentro casa Marta spogliò lentamente Marilisa e con sua enorme sorpresa la situazione di umiliazione subita fuori dallo stabile l’aveva eccitata, aveva infatti i suoi capezzoli dritti dall’eccitazione. La cosa che però attirò l’attenzione di Marta fu però la passerina completamente ricoperta di peli che le fece dire adesso ti depilerò tutta.
Marta distese Marilisa sull’enorme letto e cominciò a depilare la passerina di Marilisa finchè fu completamente glabra come quella di una bimba.
Fatto questo Marta disse a Marilisa che non era diventata più magnanima per la sua incompetenza e impreparazione nel svolgere il suo lavoro, ma che semplicemente preferiva punirla per le sue mancanze in un modo più interessante e la invitò a girarsi che l’avrebbe frustata sul sederino.
La reazione di Marilisa fu furente, ma siamo impazzati vuoi frustarmi sei una pervertita fu però subita fermata da Marta che le fece sommessamente notare che ogni cosa da quando aveva messo piede dentro casa sua era stata ripresa da telecamere nascoste e che comunque non aveva molta scelta se non voleva tornare a cucinare panini al mc donald.
Marilisa sconsolata pensando in quale manica di sadici era finita si girò, Marta prese una bullwhip e cominciò a frustare il sederino di Marilisa che dopo la prima frustata gridò ahia. Marta reagì arrabiata dicendole che non le aveva affatto dato il permesso di esprimere la sua opinione e che le frustate sarebbero cominciate da zero, Marilisa allora rispose dicendo certo e subì tutte e cinquantae le frustate in silenzio nella paura che la sua sadica superiora ricominciasse da capo.
Alla fine della punizione Marilisa aveva il sedere pieno di striature rosse, ma nello stesso tempo era anche eccitata e purtroppo per lei Marta se ne accorse e le toccò la passerina che vedendo tutta bagnata le disse allora allora sei una schiava nell’intimo non quella santarellina che volevi farci credere di essere vedrai che ci divertiremo insieme.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 4)

Sapevo che non ci sarebbe stato tempo per parlare a Giacomo della mia conversazione con Alice, così decisi di mandargli una e-mail e scrissi:
Giacomo, Alice sospetti che tu sia gay. Ha detto di aver trovato dei porno gay sul tuo pc. Ho paura che voglia provocare qualche guaio. Per favore stai attento, sono suo fratello e so di cosa è capace. Ti amo, Nick.

Pochi minuti ed arrivò una risposta:
Nick, grazie per l’avvertimento. I tuoi genitori faranno qualche cosa? Anch’io ti amo Giacomo.

Scrissi rapidamente: Non so. Lei è sempre stata la loro favorito, ma il fatto di essere incinta di un ragazzo sconosciuto potrebbe cambiare le cose.

Il giorno dopo, dopo l’allenamento di nuoto stavo andando alla mia macchina nel parcheggio della scuola quando vidi una macchina distrutta rimorchiata fuori del parcheggio, ed un paio di poliziotti bobine che parlavano al direttore. Non ci feci caso più di tanto, andai in macchina e tornai a casa.
Appena entrato dissi alla mamma che avevo dei compiti da fare e di chiamarmi quando la cena era pronta. Andai in camera mi e cominciai a lavorare ai miei compiti quando sentii uno schiamazzo all’ingresso. Mi alzai per andare a vedere cosa stava succedendo.
“Sua figlia non ha un briciolo di decenza.” stava dicendo una voce che conoscevo ed era quella del padre di Giacomo.
Andai in soggiorno e vidi Giacomo dietro suo padre. Mio padre stava rispondendo: “Mi creda, conosco mia figlia, non farebbe mai quello di cui l’accusa!”
“Ci sono i testimoni che l’hanno vista picchiare con una mazza da baseball sulla macchina di Giacomo!” Gridava il padre di Giacomo.
Io guardai Giacomo confuso. “Allora giacomo è quello che l’ha piantata!” Gridò mio padre. “Lei è all’allenamento di volley!”
“Io penso invece che stia importunando altri ragazzi! La prova di paternità l’ha provato! E comunque anche la figlia di un nostro vicino gioca a volley e ha detto che oggi non c’era allenamento!”

Giacomo accennò col capo verso di me ed uscimmo mentre i padri continuavano a litigare. “Cosa sta succedendo?” Chiesi.
“Quando sono andato al parcheggio uscendo di scuola ho trovato la macchina rovinata. Qualcuno aveva rotto finestrini e fari e tagliato i pneumatici.”
“E pensi sia stata Alice?”
“Sì. Alcune persone hanno detto di averla vista vicino alla mia macchina con una mazza da baseball.”
“Mi spiace immensamente, Giacomo!” Lo tirai a me e l’abbracciai.
“Perché mi sta facendo una cosa del genere?” Chiese Giacomo.
“E’ sempre stata così. Non riesco a spiegarlo.”
La porta si aprì dietro di me ed il padre di Giacomo uscì e ci vide abbracciati. Noi interrompemmo l’abbraccio ed il padre di Giacomo mi disse: “Nick, so che hai l’allenamento di nuoto dopo la scuola, puoi accompagnare Giacomo a casa almeno finché non ripareranno la sua macchina.”
“Sicuro.” Dissi io.
“E può venire a casa mia domani sera? Ho delle cose da chiederti.”
“Va bene.” Risposi.
“Andiamo a casa Giacomo.” Disse il padre di Giacomo.

Rientrai e vidi mio padre che fumava nel soggiorno. Mia madre mi diede un piatto della cena e mi disse di andare a mangiare nella mia stanza dato che non pensava che mio padre fosse dell’umore di una cena di famiglia quella sera. Andai in camera mia e vi trovai Alice.
“Cosa cazzo fai nella mia stanza?” Chiesi.
“Stavo guardando le tue e-mail, ma il tuo computer ha la password.”
“Perché quello che ho sul mio computer non sono affari tuoi e le mie e-mail non sono affari tuoi.”
“Devo sapere di cosa avete parlato tu e Giacomo.”
“Non sono cazzi tuoi ed ora fuori dalla mia stanza!”
Alice uscì incazzata.

La sera successiva andai a casa di Giacomo per parlare con suo papà. Ci sedemmo lui Giacomo ed io alla tavola della sala da pranzo. Ci guardò e chiese. “Giacomo per favore sii onesto, perché ti sei separato da Alice?”
“Lei sta scocciante.”
“Penso che questa sia solo una ragione, credo che ci sia dell’altro. Non credere che sia stupido, vedo il modo che tu e Nick state insieme. L’hai scaricata per Nick?”
Giacomo abbassò la testa e non disse niente. Il padre di Giacomo mi guardò. “Nick, tu e Giacomo siete insieme? Da quando? Io non dirò niente ai tuoi genitori. Devo solo sapere tutta la storia.”
“Sì lo siamo.” Dissi io. “E’ cominciato nel fine settimana che Giacomo passò con me a casa mia quando Alice ed i miei genitori erano fuori città.”
“Giacomo? Guardami.” Giacomo alzò lo sguardo con le lacrime negli occhi. “Sei gay?” Giacomo accennò col capo. “Ascoltami Giacomo. Tu sei mio figlio ed io voglio che tu sia felice. Non mi devi nascondere niente.” Giacomo si asciugò gli occhi. “Tua madre ed io lo sospettavamo da tempo. Sapevamo che ci doveva essere stato più di quanto sapevamo sul tuo rapporto con Alice. Era perché volevi stare vicino a Nick?”
Giacomo accennò col capo. “Bene.” Disse il padre di Giacomo, poi mi guardò: “Nick, mi sei sempre piaciuto. Tua sorella è un incubo ma io penso che lei è solo una mela marcia. Voglio che tu sappia che qui sei il benvenuto e tu e Giacomo siete liberi di fare qualunque cosa vogliate qui. Solo limitatevi a fare sesso nella camera di Giacomo.”
“Va bene signore.” Dissi io.
“Non c’è bisogno di chiamarmi signore. Chiamami solo mi chiami Roberto. Ora siete liberi di andare, Nick se vuoi puoi restare a cena.”

Noi ci alzammo da tavola ed andammo nella stanza di Giacomo. Cademmo sul letto, lo abbracciai e lo baciai. Cominciammo a spogliarci, in breve avevo l’uccello dentro Giacomo e spingevo come se fosse l’ultima cosa che facevo nella mia vita. Scaricai un carico di sperma dentro di lui e lo tenni stretto coccolandolo nelle mie braccia. Non so quanto tempo rimanemmo così bello.

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L’amico di famiglia

Paolo, l’amico di famiglia della coppia è l’uomo che la suocera avrebbe voluto per sua figlia e farà di tutto per portarglielo vicino. Parlando con sua figlia lo loderà di continuo e dirà spesso la frase ‘Ah! se tu avessi sposato lui…’. Quando la suocera lo incontra per strada gli dirà frasi del tipo: ‘Perché non vai a trovare i ragazzi? Mia figlia ti vede sempre volentieri…’ poi avvicinadosi e lui con fare confidenziale e malizioso gli dirà che sua figlia parla sempre di lui e lo guarderà neglio occhi come a dire: che aspetti a provarci? Quando la suocera sarà sola con la figlia lo loderà di continuo dicendole che lui l’avrebbe resa più felice ‘di quel coglione di tuo marito’; che è un bell’uomo che piace alle donne, mentre il marito pare un rammollito pantofolaio che pensa solo a mangiare e a vedere la tivù. La figlia difenderà ovviamente il marito, ma penserà che in molte cose la madre ha ragione… Sono due settimane che non la tromba suo marito e lei ha capito che lui guarda Xhamster al pc e si sega, ma a lei va bene così perché non la eccita quasi più. Eppoi è vero che l’ amico è bello. Piace moltissimo anche a lei, ma a suo tempo non lo volle perché le sembrava un donnaiolo. Ora se ne pente. Anche lei ovviamnete si masturba spesso e ovviamente pensa a Paolo.
Poi un giorno il fuoco che covava sotto la cenere riprenderà vigore e lei e Paolo cederanno al desiderio. Quando la moglie avrà ceduto a Paolo la suocera lo intuirà. Noterà che Paolo, l’amico è sempre a casa della coppia quando suo genero non c’è; che il lettone è sempre disfatto; che sua figlia non la guarda in faccia e arrossisce quando in casa c’è l’amico ma non il marito. Sua madre farà presto due più due e capirà tutto. Ne sarà felice. Infine un giorno madre e figlia parleranno della cosa; la figlia le confesserà tutto e la madre le dirà che ha fatto bene. Ma la figlia non le dirà mai che suo genero ha capito tutto, che c’è stata una lite, che alla fine il marito temendo di perderla ha infine accettato la cosa e soprattutto non le dirà che alla fine a suo marito le corna lo fanno eccitare come un porco. Mai le dirà che il marito vizioso e cornuto quando l’amante viene a cena da loro fa finta di bere troppo e poi va sul divano fingendo di addormentarsi pesantemente, russando forte e che quando ciò avviene lei e l’amante si prendono per mano e vanno in camera a trombare; poi quando l’amante dopo la trombata se ne va, il cornuto finge il risveglio. Lei nuda ha accompagnato l’amante alla porta e il cornuto, tutto eccitato, la porta in camera dove il letto è ancora sfatto con larghe macchie di umori in bella mostra; ve la fa sdraiare e allargandole le cosce, inginocchiandosi sul tappeto, le lecca avidamente la figa impregnata di sperma, grugnendo come un maiale. Sul comodino ci sono le salviette che hanno usato per ripulirsi dallo sperma. Qualche volta le salviette mostrano tracce più scure che dicono come lui l’abbia inculata. Il cornuto eccitato le tiene con le mani le cosce alzate e divaricate mentre cerca di affondare la lingua nella vulva schiusa e tumefatta per gustarsi il forte sapore di eiaculato e di umori; lei spinge per riversarglielo in bocca. E’ il prezzo che lei paga al marito affinché lui la lasci trombare in pace col suo amante. Gli terrà la testa premuta sulla vulva e gli darà del cornuto, dell’impotente, del segaiolo, del ruffiano e ciò fintantoché non vedrà la sua mano di lui accelerare la sega per arrivare, gemendo lamentosamente, a eiaculare sul tappeto. “Godi cornuto, godi! Godi segaiolo! Godi porco impotente!” Questo gli dice mentre il cornuto smania forte roteando gli occhi in alto dal piacere che lo sconvolge, scosso dagli ultimi convulsi scuotimenti che la sega gli procura.

Ora i due giacciono quieti. Lei ancora sdraiata e lui ancora accovacciato sul tappeto, la testa poggiata sul ventre di lei.

“Anche oggi mi è venuto dentro…” dice lei al marito, alludendo all’amante: “Gliel’ho detto che è pericoloso… Finirà per mettermici… Lo sa che non prendo niente, ma lui in quei momenti non capisce più niente… E francamente nemmeno io… Non riesco proprio a levarmelo di dentro quando godo, anzi! Me lo tiro dentro fino in fondo”

Le sue parole hanno subito un effetto: lui si alza e la sovrasta guardandola fissa negli occhi. Ha un’ espressione fra l’ansioso e il preoccupato. La moglie ha un piano diabolico. Fa la voce dolce, mielosa, infantile quasi a scusarsi:

“Non vuole capire di fare retromarcia e io ci sto troppo bene con lui dentro, sai amore?… In quei momenti non capisco più niente… Godo… Godo così tanto… Oddio come mi fa godere quel porco… E’ un toro; non si femerebbe mai; eppoi è così grosso che mi fa sentire piena piana di lui… Mmmmmm, non smetterei mai di prenderlo”. La moglie sa bene che queste frasi sono adrenalina per il cornuto, che sente di nuovo gli stimoli all’erezione: “Devo troncare questa relazione…” riprende lei: “Non vorrei rimanere incinta di lui. Mi sento che se non smettiamo di trobare ci rimango” Il marito spaventato lancia un grido: “Nooooo!!!” che la dice lunga: “Non voglio che tu tronchi!” aggiunge premuroso: “Se succede pazienza, pazienza…”. Un pò di silenzio, poi: “Ma tu cosa faresti se succedesse?” riprende la moglie fingendo preoccupazione: “… Mi lasceresti, dandomi della troia; non riconosceresti il bambino?… NO! basta! Con lui tronco! Troppo alto il rischio”. IL marito le prende il volto fra le mani e guardandola fissa negli occhi, come a rassicurarla, dice: “Mai! Il bambino sarebbe mio e tuo e basta. Nessuno saprebbe. Io ne sarei felice. Sarei un padre eccezionale… Io ti amo e amerei anche lui… Credimi amore… Credimi!!…”. Lei fa l’ espressione poco convinta e tace; vuole altre parole di rassicurazione. E lui gliele dice. Fa mille promesse. Infine lei dice: “Va bene, lo hai voluto tu… Ma ora me lo scrivi in una lettera che mettiamo in una busta che poi sigilliamo e diamo a mia madre. Oggi la pensi così, ma poi magari ci ripensi e mi scacci e disconosci il bambino… Sei d’accordo?”
“Amore mio, ti faccio tutte le lettere che vuoi. Ti registro anche una dichiarazione. A me piace che tu e lui facciate l’amore, lo vedi bene… Vedi quanto ci godo… Capisco il rischio e sono disposto a correrlo… Basta che tu mi ami e non mi lasci… Io ti amo e amerò anche il bambino… Il nostro! bambino”.
E’ felice la moglie e chiude gli occhi mentre il marito le ritocca il sesso. Lei si smuove un pò per assecondarlo. Il cornuto riscende in ginocchio sul tappeto e con delicatezza le ridà un bacio sulla vulva, poi una leccatina, poi inizia la leccata vera e propra. In lui c’è una forte emozione; è esaltato da quanto detto. L’idea di sua moglie incinta dell’amante lo sconvolge e nello stesso tempo lo esalta, lo emoziona; il piccolo membro riprende turgore; lo riprende in mano iniziando a masturbarselo.
Lei gli rimette la mano sul capo e sollevando un pò il bacino spinge la vulva verso la sua bocca avida. Pensa a quando dirgli che è incinta: perché è già incinta dell’altro che le è venuto dentro diverse volte il tredicesimo e quattordicesimo giorno del ciclo, quando suo marito era via per lavoro e l’amante ha dormito con lei a casa loro: ‘Mia madre ne sarà felice’, pensa… ‘Voleva tanto un nipotino’.

Pochi giorni dopo, quando il marito torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, trova la moglie che passeggia nervosamente per casa. Le chiede cosa abbia, ma la moglie evita le risposte. Lui insiste. Lei allora, guardandolo in faccia, gli dice: “Ti avevo detto che avevo un ritardo?… ebbene, stamani quando mi sono alzata sono andata a pisciare e ho riempito la fiala per il test di gravidanza…” Allora?”, chiede il marito, ansioso della risposta che già immagina. “Allora… Allora sono incinta!… Incinta di lui, capisci? Capisci o no che sono incinta di lui?” Il marito le corre vicino e si inginocchia cingendola alla vita. Poi: “Amore, amore, amore mio, sono contento, sai? sono contento, CONTENTOOO!!”. Lei però vuole un rinforzo di di sicurezza e gli dice con voce divenuta ora mielosa e suadente: “Amore mio, sei sicuro di volerlo davvero? Se non sei sicuro sicuro, ma proprio sicuro, posso abortire subito. Capito?! Non voglio storie dopo…” Il marito porta la moglie vicino ad una poltrona e la spinge delicatamente affinché vi sieda. Lei capisce che lui vuole rassicurala. Si siede e lascia le cosce leggermente aperte. E’ anche senza mutande. Ha studiato un piano e prima dell’arrivo del marito: si è masturbata per fargliela sentire odorosa e saporosa come piace a lui; non si è neppure lavata il buchetto del culo, perché sa che a quel porco cornuto del marito piace anche quell’odore. Sa che lo deve eccitare. Lui infatti sente l’afrore forte della vulva eccitata e del buco del culo. Si eccita ma non lo da avedere. Parla a sua moglie del futuro col bambino; del ‘loro’ bambino. Sua moglie apre ancor più le cosce e l’effluvio di sesso ora è forte aumentando l’eccitazione del cornuto che le divarica le cosce spingendo il volto verso il pube pelosissimo della moglie intriso di umori per gustarsi tutto quel ben di dio. Lei per un pò cerca di allontanarlo: “Parliamo… ” gli dice, ma poi cede e lascia che il volto marito le arrivi al pube; solleva il bacino e la bocca di lui si stampa sulla vulva intrisa di umor e fragrante di odori sessuali. Geme forte il cornuto inginocchiato fra le sue cosce e con una mano si libera il membro iniziando subito a farsi la sega. Lei come sempre gli pone la mano sulla testa e se lo tira contro. Poi, ben sapendo quanto a lui piaccia sentirselo dire lo incita: “Cornutone lecca… Lecca cornuto. Bravo, così… Si così.. ti piace vero cornutone leccarla?” Lui grugnice ad ogni parola: “Su leccala… Sei contento che lui mi ha ingravidata?… Dimmelo cornutone, dimmelo!!” Il cornuto sconvolto, alza la faccia verso di lei e annuisce con decisione. Ha tutta la bocca bagnata di umori e saliva. Riaffonda il volto fra le coscione divaricate. Ma lei lo ferma; lo guarda negli occhi e chiede: “Devo lasciarlo?” alludendo all’amante. “NOOOO!!! Mai, mai… Ci vuole lui per te; è il maschio giusto che ti fa godere e fa godere anche me che mi sfinisco di seghe…” bofonchia il cornuto con la bocca appoggiata alla fica schiusa e schiumosa. Dopo un pò che lecca avidamente, lei dice con voce dolce e supplichevole: “Amore, stasera dopo cena viene lui. Vorrei starci un pò sola… Ti spiace andare fuori al cinema?” La testa del cornuto, sulla quale lei tiene la mano, si muove rapidamente annuendo. Lei ora pensa al suo amante e l’eccitazione vera sale: lo desidera, lo vuole, ne ha bisogno e lo dice sussurrando al marito che a quelle parole smania, perché percepisce la vulva molto più vischiosa. L’eccitazione del cornuto cresce al pensiero delle imminenti corna. Il ritmo della sega aumenta; poi scosso dai fremiti dell’ orgasmo viene sul tappeto, riversandoci poche gocce di liquido seminale chiaro, senza quasi spermatozoi, mentre la moglie gli sussurra con voce materna: “Su su cornutone mio, vieni, vieni cornutone mio amoroso… Sfogati”.

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(Quasi) Schiavo Per Un Giorno!

Dopo una breve presentazione e quattro chiacchiere per rompere il ghiaccio, me lo domandó: “sai qual é il mio lavoro?”. Certo che lo sapevo e sapevo anche come lo faceva. E le foto che aveva sul suo blog, me lo confermavano. Era una specie di Mistress, o almeno cosí la chiamano quelli del “settore”, una sorta di donna dominatrice o roba simile. Mi aveva cercato lei sul sito, forse leggendo i miei racconti, guardando le mie foto, pensava che fossi un potenziale “cliente”.
– “Só di cosa ti occupi Vanessa. Sei una di quelle Signorine con la frusta, guanti in pelle e giocattoli strani che prende a sculacciate, se non peggio, gli uomini che si affidano a lei” Gli risposi.
– “A molti piace Chase!” Scrisse serafica lei.
– “Piacere? Cosa c’é di bello e piacevole nel farsi prendere a calci nelle palle?” Continuai immedesimandomi come un fantomatico cliente e mettendomi istintivamente una mano sopra le palle come a proteggerle.
– “Da come lo dici sembrerebbe tutto lí e comunque se non lo provi, come fai a giudicare?” Continuó Vanessa.
– “No, ti ringrazio dell’offerta, ma come direbbe qualcuno, rifiuto e vado avanti anche senza questa esperienza!” Cerco di conlcudere io.
– “Andiamo Chase. Lo só che in fondo in fondo vorresti provarla questa cosa. Ho letto i tuoi racconti, le tue storie, Natsumi, Kaori e prima ancora tua cugina. Ti piace che ogni tanto qualcuno si prenda cura del tuo uccello, senza che tu debba pensare ad altro. Forza, incontriamoci, non te ne pentirai!” Provó ad ins****re lei.
Quella sera la nostra chiacchierata On Line si concluse con il nulla. Io non ero convinto della sua proposta (ma qualcosa inizió a farsi strada nella mia testa) e Vanessa non si spinse oltre. Peró ci promettemmo di risentirci qualche giorno dopo. La “conoscevo” da poco piú di sei mesi e non l’avevo cercata io, o meglio, avevo dato una sbirciatina al suo sito per curiositá, ma non gli avevo mai chiesto “l’amicizia”. Lo fece lei poco tempo dopo, notando che tra le visite della sua pagina, c’era il mio nome. I primi tempi ci furono i soliti messaggi e commenti piú o meno banali sulle foto caricate da entrambi in Rete, tipo “ti riempirei quella fica di sborra”, “mi svuorerei le palle su quelle tue enormi tette”, “che bel culo”, “vorrei sentire Chase il tuo cazzo dentro la mia fica” e cose simili. Fino a quando non mi chiese se avessi qualche foto o video in piú. Allora gli diedi un paio di Link dove avevo caricato parecchi album su di me (ma a volto coperto). Da quel momento partí una fitta corrispondenza, Vanessa aveva capito che non ero il solito fake della Rete. Cosí una sera, quando ormai avevamo superato da tempo la fase stile “mi piace” di moda ormai sui social network sulle nostre foto di nudo, iniziammo a “chiacchierare” in chat. La prima parte l’avete letta poco sopra, questo il seguito circa dieci giorni dopo:
– “Ti vedo Chase, sei On Line. Allora? Hai pensato alla mia proposta?”
– “Non lo so Vanessa, non dico che non vorrei provare, ma un conto é farsi fare una sega, masturbarsi. Un altro é farsi torturare l’uccello”
– “Forza Chase, lo só che vuoi farlo. E poi non é come pensi. Quello cha faccio io, é far provare ad un uomo altri piaceri con altre tecniche oltre la semplice sega. Non sempre mi calo nel ruolo di Mistress, anzi, io non sono proprio come loro, a me piace tormentare i vostri uccelli! E comunque non esiste solo il gioco schiavo/dominatrice, ci sono anche altre possibilitá, dipende dalla situazione, dalle regole date all’inizio da entrambe la parti” Cercó di spiegarmi lei.
– “Se dico che accetto, come funziona ‘sta cosa? Quanto mi costa? No, guarda, lasciamo perdere…. ti stó solo facendo perdere tempo” Provai a chiudere il discorso.
– “É questo quello che pensi? Che lo faccia per soldi? Se fossi stato uno qualunque, uno di quelli con la panza, puzzolente, dall’aspetto sfigato, forse ti darei ragione. Ma questa volta é diverso. Ogni tanto io e Luisa cerchiamo volontari per i nostri video da mettere On Line. Tu ci sembravi….. ci sembri, il candidato ideale. Come giá ti ho detto, ho letto le tue storie su quando ti facevi segare da tua cugina o le tue amiche. Ed ho visto anche i tuoi video amatoriali, tra i tanti mi ha colpito quello dove ti metti da solo un’asta di ferro lunga 30cm dentro il buco del tuo uccello. Ecco perché ti ho cercato. Insisto, vedrai che ci divertiremo e poi nessuno a mai parlato di soldi. Comunque vedila cosí: tu avrai un’altra storia da raccontare e noi un altro video per farci pubblicitá!” Continuó Vanessa.
Luisa. Non si era mai parlato di una seconda persona. E non avevamo parlato nemmeno di farmi riprendere durante l’eventuale seduta masturbatoria. Ma per i dettagli c’era tempo. Alla fine mi aveva quasi convinto. Anzi, mi aveva decisamente convinto, visto che la settimana successiva ero giá sotto casa sua. Vanessa abitava in una casa isolata poco fuori la mia cittá. Una volta arrivato nelle vicinanze del suo appartamento, parcheggio la mia auto a diversi minuti (non si sá mai qualcuno mi riconosca) dalla sua residenza, lascio in auto tutti i miei documenti, compreso il cellulare e mi dirigo alla sua abitazione. Sul citofono leggo solo i loro nomi, Vanessa & Luisa. A quanto pare anche le ragazze ci tenevano all’anonimato. Mi aprono, attraverso un lungo vialone ed un minuto dopo sono davanti alla porta di casa loro. Quella che mi accoglie dovrebbe essere proprio Vanessa. É come nelle foto: altezza circa 170 cm, magra con i capelli lisci non troppo lunghi ed un seno prosperoso. Solo il suo viso mi é nuovo, anche lei lo aveva “nascosto” in Rete.
– “Ciao, tu devi essere Chase, ma qual é il tuo vero nome?” Esordisce sorridendo Vanessa.
– “É importante il mio nome? Comunque piacere di conoscerti, sei ancora piú bella dal vivo” Rispondo sorridendo.
E bella lo era davvero, al di lá del suo fisico prorompente, quasi necessario per la sua “attivitá”, anche il suo viso faceva la sua parte, rimaneva molto delicato e pulito. In effetti stonava con il suo “lavoro” e l’abbigliamento con il quale mi aveva accolto. Un look quasi aggressivo per un faccino cosí pulito, sembrava un paradosso. Persino i suoi capelli rossi naturali gli donavano un’aspetto sexy piuttosto che hot. Una volta dentro, ci scambiamo le solite chiacchiere di convenienza e mentre parliamo, mi offre un aperitivo. Dopo un pó si arriva al dunque e mi spiega le poche regole base del gioco. Fondamentalmente sono solo due, mi dice Vanessa mentre inizia a spogliarmi. La prima é ovviamente non toccare se non autorizzati, la seconda é tenere a mente la Safeword, una parola che in caso di giochi troppo spinti, ferma tutto. Ovviamente, continua lei, se deciderai di farne uso, magari anche subito, la storia finisce qui ed ognuno per la sua strada. Lo dicevo io, faccino dolce, ma bella decisa la tipa. Allora mentre lascio che mi tolga gli ultimi indumenti, anche io detto le mie regole, che poi sarebbe solo una: non voglio il video. Vanessa capisce che non voglio “pubblicitá” e mi dice di non preocuparmi, a quello ci penseremo dopo. Ora sono nudo davanti a lei che sembra non guardarmi. Quindi mi prende per mano e mi accompagna in bagno suggerendomi di fare una doccia. Lei mi avrebbe raggiunto di lí a poco. Che atmosfera strana! Ma comunque eccitante. Mentre mi insapono, assaporando l’attesa di quello che verrá, il sangue comincia ad affluire lungo il mio pisello che inizia giá a gonfiarsi. Vanessa torna quasi subito, avvolta in un costume rosso fuoco ed una mascherina dello stesso colore che le copre gli occhi. Che fica, ovviamente dieci volte meglio che in foto. Le sue enormi tette ora sono ben visibili. Di che misura sono? Una terza abbondante? Una quarta? Vorrei strapparglielo per riempire le mie mani con quei due cocomeri, giocarci, succhiare quegli enormi capezzoli! Ma cerco di controllarmi. Poi subito dopo dalla porta spunta un’altra ragazza, si presenta e mi lancia una specie di passamontagna nero. Doveva essere Luisa, colei che avrebbe filmato tutto e quel cappuccio di cotone nero era per me, per nascondere la mia identitá. Il suo fisico é meno imponente di quello di Vanessa, lei è decisamente magra, piú minuta. Indossa un custume, come la sua amica, di colore verde acido che risalta la sua abbronzatura. Ora si che il mio cazzo diventa bello tosto. Se ne accorgono entrambe e mentre accende la Videocamera, Luisa mi dice che ora ci avrebbe pansato Vanessa al mio uccello. Quindi la lascio fare e mentre l’acqua scorrendo mi toglie il sapone, inizia a farmi una sega. Non perde tempo. Meglio cosí, le mie palle sono giá pronte ad esplodere. La sua mano é delicata come il suo viso ed il mio cazzo, giá gonfio per averla vista quasi nuda, diventa subito dritto. Vanessa continua a smanettarlo, ma si ferma quasi subito. Poi fa un passo indietro, prende da un mobiletto della schiuma da barba, delle lamette usa & getta, delle piccole forbici e torna verso di me nuovamente. Capisco che vuole depilarmi l’uccello, ma gli dico di non farlo, lo preferisco cosí. Allora mi mette una mano in bocca come per zittirmi e mi ricorda che dal momento in cui ho varcato la soglia di casa sua, ho accettato implicitamente che fosse lei a “Comandare” in tutto e per tutto. Inizia a tagliarmi i peli superflui con le forbicette ed ammetto che la cosa mi piace. Mentre lo fá, accarezza il mio uccello dritto e gonfio. É davvero brava! Tiene il mio uccello in erezione per facilitare la depilazione ed in piú mi masturba. Tolti i primi peli, passa alla lametta. Agita la schiuma da barba, se la versa su una mano e me la spalma sull’uccello. Ma il modo in cui lo fa, é sempre segandomi. La sua mano fa su & giu per diversi secondi ed io inizio a sentire lo sperma fermentare nelle palle. Ma Vanessa non mi lascia godere, si assicura che il mio cazzo sia sempre dritto e si ferma sempre un momento prima dell’imminente orgasmo. Quindi continua a depilarmi. Con una mano mi tira le palle e con l’altra passa il rasoio. Prima il testicolo sinistro, poi il destro ed infine per una pelle (o palle) piú liscia, stringe con forza entrambe le mie sfere. O meglio, stringe la sacca scrotale poco sotto il mio pisello e lascia spuntare entrambe le palle dal suo pugno. Un misto dolore e godimento attraversa il mio corpo, lei intanto con i testicoli in tiro continua a passare la lametta. Finito di rasare le mie sfere, passa al mio uccello sempre dritto. Una volta, due, tre, poi gli fá anche il contropelo. Ora é completamente liscio. Quindi prende il soffione della doccia e mi dá un’ultima rinfres**ta. Alla fine mi invita ad uscire dal box ed a seguirla. Scendiamo delle scale e dopo pochi secondi entriamo in una stanza, che tutto sembra fuorché una camera. Decisamente grande, con un mobilio essenziale e due scrivanie con strumenti “strani”. Al centro una specie di lettino, anzi é piú una tavola, a forma di “X” con dei braccialetti (catene?) agli incroci. Mi fá sdraiare cercando di legarmi mani e piedi. Faccio un pó di resistenza, ma Vanessa capisce che per me é una situazione nuova e mi spiega che é per la mia “sicurezza”, che durante la masturbazione potrei avere qualche s**tto provocato da riflessi involontari e farmi male. OK, gli credo. Ora sono immobilizzato. Braccia e gambe sono legate. E mentre Vanessa mi gira intorno accarezzandomi da ogni parte, Luisa sistema la telecamera su un cavalletto. Poi si avvicina anche lei a me e partendo dai piedi, fá salire la sua mano fino alla coscia, per poi afferrare il mio pisello. Lentamente mi masturba, giusto il tempo per far allontanare Vanessa che si avvicina al bancone “strumenti vari” e torna verso di me con un tubo del dentifricio. Luisa smette di segarmi l’uccello, ma continua a stuzzicarlo giocando con le mie palle, intanto Vanessa versa un bel pó di dentifricio sulla mia cappella, la copre completamente, ed aiutandosi con l’altra mano che allarga leggermente il buco del mio pisello, ne mette una piccola quantitá all’interno. Avverto un certo bruciore. Poi prende il posto di Luisa, inizia a tormentare le mie palle ed accarezzarmi tutta l’asta. Sento sempre di piú la sborra che reclama una via d’uscita. Mi guarda e capisce che sono quasi al culmine. Allora afferra con la mano tutto il mio cazzo dritto e delicatamante la fá salire verso l’alto portandosi dietro la pelle del mio pisello ricoprendo la cappella con la stessa. Lo risalita della sua mano porta con sé lo sperma incanalato lungo l’asta, che uscendo fuori senza schizzare, mi provoca un fortissimo bruciore, tutta la cappella la sento bruciare. Colpa del dentifricio penso. Emetto un gemito, quasi un piccolo urlo, mentre vedo la sborra colare lungo i lati. Vanessa si allontana di nuovo, la vedo prendere un flacone dal bancone. Cos’é? Crema? Vasellina? No, sembra del dopobarba. É del dopobarba! Non facccio in tempo a realizzare, a riprendermi da quel bruciore e la vedo versarmi metá flacone sul mio pisello. Il bruciore del del dentifricio, unito al dopobarba, mi fanno fare un balzo in avanti con bacino. Sento il mio cazzo andare a fuoco. Ma niente é al confronto di quando afferra nuovamanete tutta l’asta e cerca di tirar fuori altro sperma. Con un dito gioca con il prepuzio, poi con il pollice ruota intorno alla cappella fino a quando un’altra colata di sborra viene fuori. Urlo qualcosa mentre vedo e sento il mio uccello in fiamme venire. Poi stringe con forza la mia asta, quasi a soffocarmi il pisello, la forte presa gonfia la mia cappella che apre il suo buco sulla punta. Successivamente con la sinistra versa altro dopobarba dentro il mio cazzo. Il bruciore questa volta é fortissimo, maggiore di quello precedente e diventa quasi insopportabile quando con il dito medio sfiora tutta l’asta facendo uscire altre gocce di sperma. Il mix di sborra e dopobarba dentro il canale del mio cazzo é una nuova sensazione che ammetto mi piace. Sembra che qualcuno stia disenfettando la mia vescica dall’interno. Vanessa mi lascia qualche minuto di riposo, ed in quel lasso di tempo si spoglia. Finalmente la vedo nuda, anche se il costume giá lasciava intravedere qualcosa, ma non la sua fica, rossa come i capelli e dipilata leggermente sui lati coscia. Il breve dolore/bruciora lascia posto all’eccitazione di penetrarla. Mi gira intorno, si lascia osservare mentre mi tocca. Poi sale sul lettino, si mette a gambe aperte e lascia che la osservi da sotto. Con un piede mi schiaccia le palle, le spinge verso il basso con forza, lo fá piú volte, spinge e lascia, spinge e lascia. Lo stiramente fá muovere l’asta del mio cazzo dritta, avanti e indietro. Si ferma qualche secondo e piega le ginocchia. Penso: “forse mi svuoto dentro di lei”. La vedo scendere, si abbassa, la sua fica rosso porpora é ad un centimetro della mia cappella. Porto la testa dietro assaporando l’imminente penetrazione….. che non avviene. La osservo, cosa aspettta? Le mie palle stanno esplodendo! Poi all’improvviso si accarezza la fica, mi guarda in modo provocante ed inizia ad urinare. Un getto di piscio caldo inonda il mio cazzo, quindi interviene anche Luisa, che nel frattempo si era denudata pure lei, ma ero troppo preso da Vanessa per notarlo. Allunga una mano sul mio cazzo, ma invece che masturbarmi, usa quella pioggia dorata per sciacquare il mio uccello. Il cuore batte a mille. Quanto dura questa tortura? Dopo che Vanessa si é svuotata su di me, scende dal lettino per far posto a Luisa. Lei invece che schiacciare le mie palle con i piedi, le prende a calci. I colpi, uniti ai miei testicoli gonfi, mi fanno male. Fortunatamente smette quasi subito di giocare a pallone in mezzo alle mie gambe. Quindi si mette a gambe aperte sopra il mio viso. Vorrei toccarla, leccarla ovunque e sbatterglielo dentro fino a farglielo arrivare in gola. Ma sono loro oggi che comandano. Mentre osservo finalmente la sua fica liscia come il marmo, Luisia inizia a masturbarsi, la sua mano scivola lungo le grandi labbra avanti e i dietro. Continua con un ditalino veloce, fino a quando sfilando il suo dito medio che scivola fuori, anche lei inizia a pisciarmi addosso! Una pioggia calda di acqua gialle finisce sul mio petto, poi sul mio viso. Giro la testa su un lato, ed un fiume di piscio entra nelle mie orecchie. Allora si avvicina Vanessa e con entrambe le mani, cerca di mettere di nuovo la mia testa rivolta al soffitto. Chiudo la bocca, ma il getto d’acqua d’orata mi riempie comunque la faccia, inumidisce il “passamontagna”, respiro a fatica e la sua urina si insinua nelle mie narici. Nessuno mi aveva mai pisciato sul viso e…. e devo dirlo… tutto sommato mi piaceva! Dopo che anche Luisa si svuota su di me, le ragazze mi lasciano respirare per un pó. Mentre guardo l’orologio attaccato alla parete e mi rendo conto che é giá passata piú di un’ora, vedo che torna verso di me Vanessa con una s**tola grande come un pacchetto di sigarette ed un’asta di ferro. Anche Luisa si avvicina, mi libera un braccio e dice che posso toccarla, se voglio. Certo che voglio! Inizio dalle sue tette, una seconda abbondante, belle sode e piene. Ci gioco, le stringo, stuzzico i suoi capezzoli ed intanto sento il mio cazzo pulsare sempre di piú. Poi passo alla sua fica, struscio la mano in mezzo al suo spacco ancora bagnato, forse di urina o forse dei suoi umori. Il mio pisello continua a pulsare, lo sento gonfio e lo vedo dritto come non mai. Allora Luisa si allontana, ma non prima di avermi legato di nuovo. Intanto, come in una perfetta staffetta, Venessa gli dá il cambio ed inizia a segarmi il cazzo. Tre o quattro masturbazioni classiche su & giu della mano, giusto per essere sicura che il mio cazzo rimanga bello dritto. Poi inizia a mettermi dentro il buco della cappella l’asticina di ferro. Piano piano, centimetro dopo centimetro, lentamente me la butta tutta dentro. La sento arrivare fino alla sacca scrotale, dall’interno la sento che smuove qualcosa. Uno spasmo parte dal mio cazzo, sento che potrei venire da un momento all’altro. Allora Vanessa mi mette una mano sul petto come per rilassarmi. Poi collega con un filo la s**tola tipo pacchetto di sigarette all’asticina di ferro. Torna a massaggiarmi i testicoli e poi….. e poi quella piccola scossa che attraversa tutto l’interno del mio pisello! Faccio un salto in avanti con il bacino emettendo un gemito. Quella s**tolina, alimentata forse da una piccola batteria, era uno stimolatore. Un “vibratore” da uomo. Vanessa continua con quelle piccole scosse, una volta, poi due, tre, fino a quando il mio cazzo esausto, non espelle una quantitá esagerata di sperma. Non schizzo normalmente, sento solo la sborra incanalarsi lungo l’asta, uscire dai bordi del buco della mia cappella, con un’unica interminable spruzzata come se stessi pisciando. Guardo il mio cazzo e noto l’intera asta coperta di crema bianca. Quello che vedo é una quantitá esagerata di sperma uscire da tutte le direzioni del mio grosso fungo. Sembra una bottiglia di spumante agitata per troppo tempo che finalmente viene stappata. Finito il fiume di sperma, Vanessa sfila l’asta e prende delle corde. La prima la lega intorno alla mia cappella ancora gonfia e la blocca al soffitto su una specie di carrucola. La tira mettendo in tensione il mio uccello che si allunga e sfina come una molla. Con un’altra corda mi lega un testicolo, gli fá un nodo tipo cappio e la blocca su un tirante laterale. Stesso lavoro per l’altra palla. Ho il pisello tutto in tiro. Poi Vanessa ad ogni corda aggiunge piccoli pesetti aumentando la tensione. Di riflesso alzo il bacino, penso “qui mi si stacca qualcosa”. Quindi si avvicina al bancone e prende una mini frusta con la quale inizia a colpire il mio cazzo. Un colpo, due, poi un altro ed un altro ancora. Successivamante passa alle mie palle rosso fuoco per la tensione. Vedo anche le vene che circondano i miei testicoli. Colpisce con il mini frustino anche quelle. Un grido di dolore esce dalla mia bocca giá al primo colpo, ma Vanessa continua a colpirle, prima una, poi l’altra, poi di nuovo una volta a destra e una a sinistra, continuo a lamentarmi. Alla fine si ferma. Finalmente! Mentre posa tutti i “giocattoli”, Luisa mi libera di tutte le corde e vedo cadere in mezzo alle mie gambe come un peso morto, le mie palle ed il mio pisello. Torna Vanessa ed inzia a masturbarmi, in pochi secondi mi diventa di nuovo dritto, allora smette. Accarezza la cappella e si allontana. Entrambe mi girano intorno senza fare nulla. I minuti passano ed il mio cazzo inizia a perdere l’erezione. Allora ci pensa Luisa, lo prende anche lei in mano, ed inizia a farmi una sega. Di nuovo mi diventa dritto e sento la sborra riempirmi il canale lungo il mio pisello. Forse ci siamo, é arrivato il momento di svuorarmi. Ma anche lei sul piú bello si ferma e torna a girare intorno al tavolo. Non ce la faccio piú, le mie palle potrebbero eplodere da un momento all’altro. Iniziano seriamente a farmi male, gonfie di sperma che non trova una via d’uscita. Cerco di dire qualcosa, ma Vanessa mi precede: “Ora Chase, dopo mezza giornata di giochi e torture, il numero piú bello di tutti. Un classico, ma anche un sempreverde. Te lo facciamo diventare duro, quando poi avvertiamo che stai per venire, ci fermiamo, per poi ripartire poco dopo. Ti masturberemo fino allo sfinimento”.
E non scherzava. Andarono avanti per quasi un’ora masturbandomi con il classico sitema della mano su & giú! Sega, cazzo dritto, riposo! Di nuovo: sega, cazzo dritto, riposo! Usai la Safeword, dovevo svuotarmi e volevo che mi lasciasse sborrare, ma disse che ormai non valeva piú visto che non c’era piú nessuno strumento a tormentare il mio cazzo. La senzazione di quella lunga masturbazione non é facile da spiegare. Le palle iniziano a farti davvero male, nello stomaco avverti anche una strano fastidio e la cappella inizia ad assumere dimensioni esagerate (per non parlare del colore rosso fuoco dovuto al continuo sfregare delle mani durante la sega). Dopo un’ora abbondante di masturbazione, Vanessa sale sul lettino e finalmente mi dice che é arrivato il momento di svuotare il mio bel cazzo gonfio. Mentre con la pianta del piede gioca con il mio uccello che torna di nuovo in erezione, con il pollice stimola la mia cappella esausta. Nota che il mio cazzo stá per scoppiare e lentamente si abbassa sulla mia asta. Vedo il rosso del suo pelo avvicinarsi al mio cazzo e l’idea che sto per inondarla, fá pulsare ancora di piú il mio uccello! La vedo avvicinarsi, sento la sua fica sfiorare la mia cappella, avverto i suoi peli punzecchiarmi, ci siamo. Ma invece che infilarsi dentro il mio pisello sfinito, se lo fá scivolare tra le sue grandi labbra. Inarca la schiena, poggia le sue mani dietro di sé ed inizia a strusciare la sua fica lungo la mia asta. Intanto Luisa prende la telecamera e ci riprende da un lato. Vanessa continua a masturbarmi con la sua fica, continua a strusciarsi lungo il mio uccello, sento il calore della sua fica, il pisello mi pulsa da morire, sento i primi spasmi dentro le palle, le sue grandi labbra avvolgono quasi completamente il mio palo mentre continua a segarmi….. la sborra inizia a salire, la sento…. eccola… le prime gocce spuntano fuori e poi….. e poi spingo, spingo con forza il mio cazzo su Vanessa ed una lunga interminabile schizzata esce dalla mia cappella… un lungo fortissimo getto la colpisce sul mento… un secondo spruzzo sbatte sotto un suo seno… poi un’altra schizzata, ed un’altra ancora….. continuo a spingere… a sborrare, a liberarmi… gli schizzi vanno in tutte le direzioni, lo stomaco di Vanessa é farcito di crema calda ed io continuo a venire… lei mi aiuta con la mano, spinge la mia asta con forza nel suo spacco mentre si struscia… spruzzo ancora una volta, due, tre… tutto il carico di sperma esce in quelle dieci, undici abbondanti schizzate che bagnano Vanessa ed il lettino come se avesse piovuto sperma dal tetto in una giornata di tempesta sborreale! Ancora qualche spasmo del mio cazzo, ma ormai le mie palle sono definitivamente svuotate e quello che vedo è il mio uccello che si agita per nulla.
Finalmente finisce tutto e le ragazze mi liberano. Io rimango qualche secondo ancora sdraiato e mentre Vanessa si allontana, Luisa si attiva per pulire tutto. Allora mi alzo cercando la direzione del bagno e mentre mi incammino, noto che in mezzo alle gambe ho un pisello che sembra sia stato in guerra. Spompato come non mai e con due palle mosce che mi arrivano alle ginocchia.
La doccia é veloce, sono sfinito e non vedo l’ora di tornare a casa per mettermi davanti alla TV con una birra in mano. Le ragazze mi salutano e Luisa mi accompagna verso l’uscita. Prima di congedarmi mi dice che la giornata di oggi é stata piú per “lavoro”, per sponsorizzare il loro sito, piuttosto che per piacere personale. Poi mi dá un biglietto di carta con su scritto il suo numero di cellulare privato, facendomi notare che non é sua abitudine elargirlo cosí facilmente. Mi dice che se l’avessi chiamata, magari potevamo passare una serata io & lei insieme . Mi dá un bacio sulla guancia e mi saluta chiudendo la porta. Prendo la direzione della mia auto guardando il foglio ed immediatamente prendo la mia decisione. Certo che ti chiamo, penso, ho toccato con mano la tua fica senza scoparti. Mi hai fatto vedere il tuo giocattolo in mezzo alle gambe e poi come una bambina dispettosa me lo hai tolto di mano.
Mi tocco il pisello ancora dolorante mentre di sdraio sul divano. Un pó di relax, qualche giorno per ricaricarmi e la prossima volta saró io a mandare il tuo posto piú intimo in fiamme Luisa! Promesso.

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L’hotel

Non avrei mai immaginato che, varcando quella porta, avrei vissuto una delle più belle avventure della sua vita.
Mi recai all’hotel solo per cercare lavoro, nulla di più. Era una struttura di alto livello, nonostante tutto dell’ambiente parlasse più dei vecchi fasti che di quelli presenti. I clienti erano per la maggiore anziani in cerca di pace e tranquillità, almeno questo era quanto avevo dedotto osservando il salottino della hole.
Mi diressi con passo spedito verso il banco della reception e lì, una graziosa ragazza mi accolse con fare gentile.
“Buona sera cercavo Marco il titolare, avevo appuntamento con lui per il posto di lavapiatti.”

“Purtroppo il titolare ha avuto un’urgenza ed è uscito un attimo.” mi disse la biondina accarezzandosi i capelli.

“Lo attenda nel salottino. Dovrebbe tornare tra poco.”

Presi posto su una comoda poltrona da cui potevo dominare l’intera sala. Attorno a me, solo nonni che chiacchieravano sottovoce o giocavano a carte. L’attesa si sarebbe fatta lunga e molto noiosa pensai. Più che un albergo sembrava una casa di cura.

Ad un tratto, dalla porta alla mia destra entrò una giovane ragazza. Avrà avuto si e no 19 anni, era vestita con un magliocino nero, leggermente più grande del dovuto, sorretto da due gambe snelle racchiuse da attillati pantaloni. Nonostante la taglia del maglione, il cotone cadeva sulle forme della fanciulla in modo da evidenziarne il seno: piccolo e sodo. Camminò in direzione di un tavolo al quale era seduta una canuta signora, probabilmente sua nonna. Ho ancora impresso il sorriso che mi donò passandomi innanzi e con lui posseggo ancora il ricordo dei suoi occhi…neri e profondi.

Tanto può dire uno sguardo…e certi sguardi ho la fortuna di capirli. Tuttavia pensai che una ragazza come quella, così vestita, dal fare dolce e per nulla volgare, in vacanza con la nonna, non potesse che essere quantomeno timida e riservata.

E invece…

Baciata la nonna le disse qualcosa all’orecchio e si sorrisero, poi, si incamminò verso la porta da cui era venuta e da lì uscì. Pensai che fosse salita a dormire e invece da lì a poco fece ritorno passandomi ancora davanti. Si sedette però sulla poltrona accanto alla mia, accavallando le gambe e portando il busto verso di me.

“Sa, una ragazza come me a cui piace da morire il cazzo, si annoia a morte in vacanza con la nonna!”

Feci un sorriso tra l’imbarazzato e lo stupito. Forse quella brava ragazza dai timidi movimenti, così timida non lo era.

Detto questo si alzò dalla poltrona e si diresse verso un corridoio alla nostra sinistra. Non appena lo percorse abbastanza da non essere vista dal salottino si girò verso di me e mi fece segno di seguirla.

Mi alzai, il cuore a mille, ancora paralizzato da quel mezzo sorriso che mi aveva colto alle sue parole, inaspettate, eccitanti. Mi guardai attorno per vedere se qualcuno avesse potuto capire che stavo seguendo quella deliziosa maiala.

Accelerai il passo fino ad una porta con scritto WC, che si stava socchiudendo alle spalle della mia preda, o meglio della mia fiera.

Spalancai la porta e la vidi appoggiata al lavandini e rimasi in piedi davanti a lei…fermo.

Ci guardammo per un secondo, poi come le fiamme divampano buttando benzina sulla brace, faci due passi verso di lei e la baciai. Le stringevo la nuca premendo la sua faccia contro la mia in un bacio profondo in cui le nostre lingue si intrecciavano cavalcando la passione. Il mio abbraccio era forte deciso, poi sentii premere contro il mio bacino. Una mano cercava freneticamente di slacciarmi la cinta e appena varcata la soglia della mia intimità si diresse con le dita in cerca del mio cazzo. Lo trovò duro, già bagnato e pronto per penetrarla.

Terminò di sbottonarmi i pantaloni ammirando le mutande gonfie di piacere, poi appena le scostò e il mio ferro usci cadendo esattamente come cade un albero in mezzo al bosco. si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra gia dischiuse per regalarmi il paradiso. Sentivo il suo respiro sul glande, quindi la lingua sul frenulo. Pompava con sapienza, ingorda del mio seme…non capivo nulla…nulla… se fosse entrata una nonna nel bagno ancora aperto avrei continuato a scoparmi, questo sogno, senza ritegno, nulla mi avrebbe fermato.

La feci alzare, la girai e abbassai con frenesia le mutande e i pantaloni. Presi in mano il cazzo e…mi fermai. Prima di entrare dovevo ammirare il suo buco del culo, la sua figa. Tastai con le dita tra le piccole labbra e ne uscirono intrise del suo succo. Era bagnata fradicia la mia troia. Non contento la piegai a novanta sui lavabi, mi chinai e le sputai sul buco del culo. Ammirai la saliva scendere lenta tra le sue fessure. Finalmente la penetrai.

Le presi le braccia e le tirai in dietro strette in una morsa potente, quasi a farle inarcare la schiena. La sbattevo in profondità, con violenza, ogni volta ancora più forte ad ogni suo incitamento di sfondarle la figa.

Capii che venne da quell’urlo chiuso tra i denti, un mugolio prolungato seguito da un totale rilassamento di ogni muscolo del corpo, accompagnato dal tremolio delle gambe.

Rallentai, per pochi secondi, entravo in profondità soffermandomi contro la cervice e ondeggiando con il bacino. Di seguito ripartii con foga. Toccava a me venire ora. Si alzo leggermente con la schiena lasciandomi prendere le tette a mani piene. Non resistevo più dovevo venire…sentivo il mio cazzo iniziare a pulsare dentro di lei…”ancora una spinta…resisti..” pensavo poi la girai.

Premetti con la mano sulla sua spalla con la speranza che cogliesse l’invito ad inginocchiarsi. lo accolse. Premetti il mio cazzo contro la sua faccia e la inondai di sperma caldo, bianco. Tutto le colava dalle labbra nella bocca e avida con la lingua cercava ogni goccia.

Di colpo poi si alzò, si pulì il resto della faccia con le dita, che succhiò ingorda e poi mi disse grazie.

Mi lasciò lì così, con i pantaloni abbassati e il cazzo in fuoco. Sulle dita l’odore dei suoi umori…forti, intensi.

Di lei non ebbi più traccia quella sera…andai nel salottino ormai vuoto.

Quella sera avrò perso il lavoro, ma di certo, guadagnai la più assurda scopata della mia vita.

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W la Svizzera

Questa è una storia realmente accaduta che mi è successa un po’ di anni fa e siccome è la prima volta che scrivo, chiedo scusa per eventuali errori.
Luglio 1990, in Italia ci sono i mondiali di calcio, l’Argentina batte gli Azzurri in semifinale e tutti sono incazzati neri, mentre io sono al settimo cielo perché ho (s)battuto la Svizzera ed è come se avessi vinto la Coppa del Mondo. Ma cominciamo dall’inizio: io e sei miei amici eravamo un gruppetto di ragazzi ventenni che non sfregavano una figa neanche a pagare e quindi dopo che ogni volta facevamo ritorno dai locali notturni, ognuno a casa propria si sfogava con la mano a suon di seghe ripensando alle ragazze viste in discoteca. Finché un giorno dell’estate del 1989 Giorgio, il bello del gruppo, si intorta una ragazza svizzera, Christine, un gnoccone da paura, bionda non molto alta, ma con due tette ed un culo da paura. Noi del gruppo eravamo contenti per lui, ma anche un po’ invidiosi per la fortuna che aveva avuto nel scoparsi quel gran pezzo di fica. Dopo una settimana Christine se ne torna a Ginevra in Svizzera e Giorgio riprende a girare con noi. Passa l’estate, poi l’autunno e l’inverno ed un giorno verso la primavera inoltrata Giorgio ci dice che ha sentito per telefono Christine e gli avrebbe detto che sarebbe tornata in estate con un’amica. Arriva finalmente giugno e verso la fine del mese ecco arrivare Christine con la sua amica, Nathalie. Quando ce la presenta rimaniamo tutti a bocca aperta: se Christine era una gran figa, Nathalie lo era ancora di più, una via di mezzo tra Cindy Crawford e Claudia Schiffer (le top model in voga a quel tempo). Bionda, altezza 1,70, occhi azzurri, una terza di seno ed un culetto da favola, un modo di fare gentile, ma al tempo stesso indifferente, come per dire: “so di essere una gran figa, ma sono qui solo per far compagnia alla mia amica, non cerco avventure quindi non rompetemi le palle”. Alla sua vista ho avuto come un colpo al cuore ed uno alla patta dei pantaloni che mi sembrava di impazzire. Poi tornato in me, la mia mente ha cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto provarci, ma che non avrei avuto nessuna possibilità con quel figone e quindi piuttosto di fare una figura di merda era meglio farneticare con la mente. Cominciamo tutti quanti a uscire con le ragazze, di giorno al mare e la sera per i locali della riviera. Mentre Giorgio si scopazzava Christine, gli altri miei amici, a turno, provano ad avvicinarsi ad Nathalie, ma questa manteneva sempre un atteggiamento un po’ distaccato. Alla fine ero rimasto l’unico che se ne stava buono, tanto sapevo che se non c’erano riusciti gli altri figurati io. A me bastava, quando non dovevo lavorare, stare in sua compagnia, scarrozzarla ovunque lei volesse mente Giorgio si scopava la sua amica e poterla ammirare al mare con quel suo bikini striminzito in modo di ammazzarmi di seghe appena tornavo a casa. Ogni volta che mi guardava negli occhi avevo un rigonfiamento nei boxer e mi sforzavo di stare calmo,di girarmi da un’altra parte e fare finta di niente, mentre invece le sarei saltato addosso e l’avrei violentata davanti a tutti. C’erano delle volte che mi guardava e si atteggiava che non riuscivo a capire se volesse sfidarmi oppure era la mia mente offus**ta da tanta bellezza a fantasticare. Arriviamo all’ultimo giorno, l’indomani mattina sarebbero ripartite. Nel primo pomeriggio vado al mare per poter ammirare quel dolce corpo per l’ultima volta. Prendiamo il sole, facciamo diversi bagni, chiacchieriamo e soprattutto non mancava occasione per poterla ammirare. Verso il tardo pomeriggio decido di andarmene, saluto Christine e Nathalie, augurando loro buon ritorno a casa sperando che si siano divertite. Mentre sono a casa, dopo aver fatto una doccia, suona il telefono:
“Ciao Massimo, sono Giorgio.”
“Ciao Giorgio, che hai fatto?”
“Sai, le ragazze hanno chiesto se le portiamo fuori a cena stasera. Domattina partono e stasera si vogliono divertire.”
“A parte il fatto che devo fare il turno di notte al lavoro, ma che cazzo ci vengo a fare? A tenere a bada l’amica mentre tu ti trombi Christine?” gli rispondo un po’ seccato, perché non avevo voglia di stare ancora con il cazzo duro tutta la sera per poi tornare a casa e finire il lavoro con la solita mano.
“Ma Nathalie ha chiesto espressamente di te” ribatte lui.
“Co.. come ha chiesto di me?” balbetto io.
“Si, mi hanno chiesto un’uscita a quattro: io, Christine, Nathalie e te. Dai chiama al lavoro e chiedi di stare a casa stasera”
“Ok, chiamo subito e ti faccio sapere.”
Chiamai subito al lavoro con il cuore in gola e quando il mio capo mi disse che non c’era problema, lo ringraziai dicendogli che mi sarei sdebitato.
Richiamo subito Giorgio e mi dà appuntamento a casa sua per le 19:30.
Al solo pensiero di stare con lei mi si rizzava subito, così decido di vestirmi comodo bermuda larghi e camicia bianca fuori. Esco a vado a prendere Giorgio e con la mia macchina andiamo a prendere le ragazze all’albergo. Appena escono dall’atrio dell’hotel guardo Giorgio ed esclamo: ” Che pezzo di fighe che sono….”.
Tutte e due si erano messe un vestitino aderente fino a mezza coscia che risaltava le loro curve, con ampia scollatura davanti e tacchi a spillo, stì capelli lunghi biondi e due tette che sembravano avere due chiodi al posto dei capezzoli. Sembravano due zoccole e noi due i protettori che le portavano al lavoro. Salgono in macchina ed il mio sguardo non può che dirigersi in mezzo alle loro cosce e notare le loro mutandine di pizzo bianche. Rosso come un peperone le saluto e ci dirigiamo al ristorante. Mangiamo dell’ottimo pesce e ci scoliamo due bocce di Greco di Tufo. Avevo bisogno di alcool per lasciarmi andare da tanta bellezza. Finito di mangiare, decidiamo di andare sul porto canale dove c’è un baretto a berci una birretta: è un posto dove mezza città si riversa, quando ci sono serate molto calde, per prendersi un po’ di brezza marina. Però quella sera c’era un gran bordello di persone, così decidiamo di andare un poco più avanti dove c’era un circolo velico. Il custode fa un po’ storie ma le due ragazze con aria civettuola lo convincono a darci da bere. Si era fatta quasi mezzanotte e faceva ancora caldo e così decidiamo di andare in spiaggia a prendere più aria. Andiamo verso la macchina e Nathalie mi chiede se poteva guidare lei. Acconsento dicendole che le avrei fatto da navigatore. Mentre andavamo, ho notato che intanto Christine si era riversata sul pacco di Giorgio e glielo stava tirando fuori. A quella vista mi è diventato subito duro. Arrivati in fondo al litorale, Nathalie parcheggia l’auto e dice: “Voglio andare a vedere il mare” e così se ne esce lasciandomi solo con quei due che dietro erano ormai pronti per scopare. La raggiungo subito dopo e con naturalezza le prendo la mano dato che faceva fatica a camminare nella sabbia con quei trampoli e la sostengo mentre se li toglieva. Mentre andavamo verso la riva notammo un centinaio di metri più in là un falò con un gruppetto di persone intorno che suonavano la chitarra e probabilmente si facevano delle canne. La luna piena all’orizzonte si stava alzando lentamente e la sua luce, dà fioca diventava sempre più splendente e si rifletteva sul mare.
“Facciamo un bagno?” mi chiede cominciando a togliersi quel poco che la copriva rimanendo nuda come mamma l’aveva fatta.
“Va bene” gli rispondo mentre mi spoglio anch’io. Avevo il cazzo in tiro, ma non m’importava niente anzi speravo che lei lo notasse. Entriamo in acqua e ci tuffiamo, l’acqua era calda e quindi mi rimase duro. Mi avvicino a lei ed esclamo: ” Nathalie sei stupenda…”.
Lei avvicina la sua labbra alle mie e mi bacia appassionatamente. La stringo a me, volevo farle sentire il mio cazzo che sembrava scoppiare. Comincio a toccare quel corpo tanto desiderato, finalmente: tette, chiappe e la sua bellissima figa. Con la mano prende il mio arnese e comincia a muoverlo delicatamente. Mi stacco dalle sue labbra e scendo fino alle sue tette che nel frattempo erano diventate sode, volevo baciarle, leccarle, succhiarle perfino dare dei piccoli morsettini a quei capezzoli tanto erano diventati rigidi.
Torniamo a riva, la faccio girare verso la luce della luna, mi metto in ginocchio, le allargo un poco le gambe ed inizio a leccarle la figa. La volevo guardare negli occhi mentre la leccavo; il sapore salato del mare piano piano lasciava il posto a quello dei suoi umori. Era uno splendore vedere come si lasciava leccare, come pian pianino il suo corpo ed i suoi capezzoli sì irrigidivano. “Oh mon Dieu, oh mon Dieu…. ne arretez pas, oui, ouiii….”. Quando godeva parlava in francese.
A quel punto aumento la velocità, le infilo la lingua e un dito dentro la sua figa ormai fradicia, la sento fremere sempre di più fino a quando mi viene in faccia. Continuo a leccarla come un forsennato, non voglio perdermi neanche una goccia del suo piacere. Poi mi alzo e la bacio per farle sentire il suo sapore.
Raccogliamo i vestiti per terra, mi prende per l’uccello come se fosse un guinzaglio e senza mollarlo ci spostiamo più su verso la duna. Ora la luna si è alzata completamente e camminare con quel bel culo nudo illuminato davanti a me, me lo fece diventare duro come l’acciaio. Arrivati alla duna mi fa stendere sulla sabbia, si mette a carpioni e comincia a farmi un pompino. Sentivo i suoi capelli accarezzare la mia pelle e la sua bocca muoversi su e giù sul mio arnese. Dopo dieci giorni di attesa non potevo sperare di res****re a lungo; difatti sentivo che stavo per venire, le si accorse e cominciò a muoversi velocemente fino in fondo quasi volesse a staccarmelo. ” Nathalie, sto per venire….”.
“Viens en ma bouche, viens, viens…” di nuovo in francese, mi faceva impazzire e così la riempii di sborra. Ingoiò e mi leccò tutto facendo attenzione a non perdere neanche una goccia del mio sperma. Me lo ripulì tutto per bene facendolo tornare ancora più duro,
“Ti desidero Nathalie, è dal primo giorno che ti ho incontrata che ho voglia di te, di entrarti dentro e sentirti mia” le dissi.
Si mette a cavalcioni appoggiandosi con le mani all’indietro, si avvicina alla mia faccia con la figa come per farmela vedere da vicino, gliela insalivo anche se non ce n’era bisogno poi ritorna un po’ indietro, con le sue dolci manine apre le grandi labbra della sua figa e se lo infila dentro senza fatica tanto era bagnata. Comincia a muoversi delicatamente come per gustarsi ogni pompata e a gemere come una cagna: ” Oui… oui… continue… plus fort, plus fort… je viens…aaah… je viens…”. La giro, lei sotto ed io sopra, la penetro lentamente aumentando la velocità dei colpi. Con le mani mi prende i fianchi, nella foga mi infila le unghie nella mia carne, sono talmente infoiato che non sento dolore (anche se il giorno dopo mi accorgo di avere il corpo tutto graffiato). La scopo violentemente facendola venire diverse volte. Ormai non capisco più niente, la metto a pecorina e riprendo a chiavarla, la tiro su verso di me, le prendo le tette e continuo a chiavarla fino a quando la sento tutta tremante mugolare:
” Oui, viens, viens avec moi…” di nuovo in francese. Le sborro copiosamente dentro la figa mentre lei si contorceva e urlava dal piacere.
Tiro fuori l’uccello e comincio a leccarle la figa con il mio sperma, poi la giro e le infilo la mia lingua nella sua bocca: volevo che assaggiasse il mio sperma infarcito del suo odore. Mi bacia appassionatamente con le lacrime agli occhi.
Mi stendo di fianco a lei spompato, la sua mano mi accarezza e piano piano scende giù. Al contatto con la mani, comincia a rigonfiarsi.
” Fumiamo una sigaretta? Mi chiede
“Volentieri”
Le accendo la sigaretta, poi accendo la mia.
“Sono venuta in Italia solo per accompagnare una mia amica e godermi un po’ di mare. A Ginevra sto con un ragazzo da quattro anni. Conoscendo la vostra fama di latin lover, ho cercato di tenere un comportamento un po’ distaccato proprio per evitare fraintendimenti”. Sembrava che volesse scusarsi.
“Beh, devo dire… che c’eri quasi riuscita” mormorai sorridendo.
“Solo che a forza di sentire quella vacca di Christine raccontare tutte le notti le gesta amatoriali di Giorgio, mi ha fatto venire una voglia pazzesca”
“E perché hai scelto me?” le chiedo curioso.
“Perché sei una persona timida come me, e nonostante mi divorassi con gli occhi, non sei stato invadente e appiccicoso, ma hai saputo aspettare l’occasione giusta. Nessuno mi ha mai fatto godere come te questa sera. Ti adoro”. Spegne la sigaretta, si gira e si mette alla pecorina: “Ti va di riprendermi da dietro? Mi è piaciuto da morire…”,
A quelle parole mi è ritornato duro come l’acciaio, spengo la sigaretta e mi volgo dietro di lei. Che culo che aveva, sembrava un’opera d’arte. Rimango qualche minuto ad ammirare e accarezzare quello splendore. Poi avvicino il mio viso e incomincio a leccare la sua passera mentre con le mani le allargavo le natiche. Poi piano piano mentre le infilo due dita nella figa vado più su con la lingua fino ad arrivare all’orifizio del suo bel culetto. Quando stavo per entrare con la lingua la sento irrigidirsi.
” No, lì no…” mi dice.
“Non ti preoccupare e rilassati: il mio desiderio è che ricorderai questa notte per tutta la vita” le rispondo caldamente, ma deciso.
Ricomincio a leccarle la figa per poi ritornare su a lubrificarle il culo e continuo questa danza con la lingua e le dita finché non si lascia andare completamente. La penetro nella figa , mentre con le mani le allargo le natiche facendo colare la mia saliva sul buco del culo, poi comincio a sfiorarla con un dito, girando attorno all’orifizio. Sentivo che cominciava a gemere, rallento la penetrazione dolcemente fino ad estrarlo per poi poggiare la grossa cappella sul suo buchetto.
” Ora te lo metto nel culo…” le dico deciso.
“No, ti prego no… ho paura…”
Feci entrare la cappella e poi mi fermai. Emise un grido di dolore accompagnato da parole che non capii, ma che potevo immaginare. Rimago impassibile mentre continuavo a sputare sulla mia verga per poi procedere lentamente fino a quando arrivo fino in fondo. Ho coronato il sogno di una vita, la mia prima inculata per di più con una figa stratosferica. La inculo, lo tiro fuori, glielo metto nella figa, glielo rimetto nel culo. Nathalie è partita con la testa, urla e gode come una troia. Mentre la inculo la tiro su, le prendo le tette con una mano mentre con l’altra le sgrilletto il clitoride, le riempio di baci la spalle, le sussurro nell’orecchio.: “Ti sto sfondando il culo, amore mio… Ti piace prenderlo nel culo, eh?… Senti come ti sto inculando, troia. Si, sei la mia troia, sii..”.
Lei sembrava indemoniata e urlava:” Oui, je suis une putain…. je suis ta putain…. oui, je t’adore… baise mon cul… baise-moi, baise- moi… Ouiii…”
Ora il ritmo è frenetico: “Ti riempio il culo di sborra, sii… vengoooo”
” Oui, viens mon amour, je viens aussi moi…. aahh, ouiiii….”
Le vengo dentro, mi sento morire, ma continuo a incularla a venirle copiosamente dentro finché spompato mi lascio cadere sopra di lei.
Poi fece una cosa che mi lasciò di stucco; liberatasi dal mio peso cercò tra i vestiti per terra i miei boxer e li usò per pulirsi il culo pieno del mio sperma. Poi se li portò sulla bocca e cominciò a leccarseli. “Questi li tengo come regalo, in ricordo di questa notte”
“Anch’io volevo chiederti di regalarmi le tue…” le dissi.
Le le prese, le strofinò assiduamente sulla sua figa fradicia, mi diede un gran bacio e me le porse.
“Merci, Massimo…”
“Merci, Nathalie “.
Ormai erano quasi le cinque del mattino e all’orizzonte stava per spuntare l’alba. Ci rivestiamo, metto le sue mutandine odorose nella tasca dei bermuda, lei i miei boxer impregnati nella sua piccola borsa e torniamo verso la macchina. Christine e Giorgio si erano addormentati mezzi nudi e così ho potuto ammirare anche la figa e le tette di Christine. Le riaccompagniamo all’albergo senza dirci una parola, fra poche ore sarebbero ripartite. Al momento dell’addio, dico a Christine che la prossima volta che tornano in Italia le ospito a casa mia, tanto a casa mia c’è solo del posto. Guardo Nathalie negli occhi e la bacio appassionatamente per l’ultima volta. Le mi mette una mano sul pacco e mi ringrazia ancora. E mentre parto con la macchina mi saluta con la mano fino a quando non sparisce dalla visuale.
Non l’ho più rivista. Una settimana dopo ricevo una lettera, francobollo svizzero.
“Sono sola qui in casa con i tuoi boxer tra le mani. Sento ancora il tuo odore. Ti adoro, un bacio dappertutto. Nathalie “.
Christine ci invita a trascorrere il Capodanno in montagna a casa sua. Spero di rivederla, ma Christine mi dice che Nathalie è rimasta incinta del suo ragazzo. In cuor mio pensavo chissà se, mentre stava chiavando con lui, pensasse ancora a me. Comunque Christine vedendomi un pò intristito mi dice:”Sai, qui si è sparsa la voce e io e altre sei mie amiche vorremmo usufruire della tua disponibilità. È ancora valido il tuo invito per la prossima estate, Massimo?”.
” E me lo chiedi?” rispondo sorridendo.
Così l’estate successiva mi ritrovai in casa sette ragazze svizzere. Ma questa è un’altra storia….

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18enne perversa

Stranger: hey

You: ciao, m

Stranger: f

Stranger: anni

You: non ci credo

Stranger: ah vabbe

Stranger: allora ciao

You: no, è un modo di dire

You: ferma …

Stranger: non perdo tempo

Stranger: dimmi

You: ho passato 50 m

You: scusa, non ci speravo più

Stranger: sexchat?

Stranger: 😉

You: sì? o no?

You: anni?

Stranger: ti va?

Stranger: 18

You: sììììì

Stranger: tu

You: bene, io un po’ di più

Stranger: mm

Stranger: quanti?

You: mmmmm

Stranger: seriamente

You: 33 non di più, in tutto

Stranger: non mi scandalizzo

Stranger: vabbe dai..

Stranger: una cosa da una sera

You: ti chiami?

Stranger: Deborah

Stranger: tu?

You: Bel nome, complimenti, Luca

You: di dove sei?

Stranger: di fove?

Stranger: hahah

Stranger: roma

Stranger: tu

You: Genova

Stranger: capitoo

Stranger: vuoi farmi eccitare?

You: Come sei?

You: sììì, cosa ti piace?

Stranger: cosa mi faresti se fossimo in vasca in questo momento?

You: Ti insaponerei tutta …

You: con una saponetta grossa e dura … quelle profumate …

Stranger: e poi?

You: te la passerei dappertutto e poi … ti leccherei tutta …

Stranger: uuuh

You: comincerei dalle tette …come sono?

You: belle grosse o piccoline?

Stranger: io ti sdraierei nell’acqua e mi metterei su di te…e tenendoti dai capelli e sussurrandoti nell’orecchio mi muoverei sul tuo cazzo 😉

You: ti farei un bel massaggio alla schiena e ti metterei le mani sulle tette da dietro …

You: chiamandoti tesoro …

Stranger: cm?

You: bella Deborah …

You: gran bel culo che hai …

Stranger: aaww

You: e delle tette da mordere …

Stranger: quanto è lungo?

You: non tantissimo, ma è grosso …

Stranger: È duro ora?

You: certo …. con quel culo vicino …

You: sei una tentazione …

Stranger: vorrei vederlo

You: come facciamo?

Stranger: iniziare a baciare la cappella e piano piano iniziare a ciucciare

Stranger: e leccare fino alle palle

You: brava …

Stranger: mmm ti piacee?

You: lo prendi tutto dentro …. mmmm

Stranger: sii

Stranger: tutto tesoroo

You: che pompino … sei proprio …

Stranger: un pompino fatto da me è un onore

You: fica Deborah ,,,

Stranger: sono bravissima

You: me ne sono accorto. …

Stranger: non lo hai mai provato

You: no, così mai .. hai fatto molta pratica?

Stranger: io amo la gente più grande

You: le ragazze come te sono le migliori …

You: io ti voglio di nuovo sopra di me…

Stranger: io ti voglio graffiare la schiena

You: allora allarga le gambe e ti prendo da davanti ….

Stranger: Però da come vedi sono brava con le parold

Stranger: voglio vederlo

Stranger: mi fai eccitare

You: sei brava, vorrei mettertelo dentro …. ti farei godere tutta

You: sei mai stata presa da dietro …

Stranger: siiiii

You: ti piace?

Stranger: da quelli come te sii

You: Ti piace prenderlo nel culo … a 18 anni …

You: Deborah, me lo fai diventare enorme …

Stranger: non c’è mai un’età

You: poi rischio di farti male…

Stranger: oddio voglio infilarmrlo tutto dento

You: sei una giovane troia … quanto mi piaci …

Stranger: e poi farti una spagnola

Stranger: aaaah

You: ok, mettiamolo dentro da dietro …

Stranger: ti piacciono le zozze è???

You: prima nella fica … e ti metto un dito in bocca …

Stranger: siiii

You: già … sono cas**to bene stasera ;))

Stranger: continuaaa

Stranger: ti stai segando?

You: e anche un altro in bocca fino in fondo .. quando sono bagnati …

You: tu hai un dito nella figa?

Stranger: sii

You: mettine dentro un altro ….

You: te li metto tutti e due nel culo, mentre ti scopo dentro e fuori …

Stranger: io voglio sbatterti su una sedia da ufficio e salirti sopra nuda

You: brava, proprio quello che mi piace

Stranger: e strusciarci

You: le tette addosso …

Stranger: e poi tirarti la cravatta

You: sulla bocca … che va da un capezzolo all’altro …

Stranger: e leccarti le labbra

Stranger: aaw

You: e poi mi metti la lingua tutta in bocca e io ti succhio …

Stranger: ti mordo il lobo

You: e poi ti metto dentro la mia e ti faccio sedere sul mio cazzo duro …

You: con le gambe allargate in modo da farlo entrare tutto dentro di te …

You: e mi alzo e ti appoggio alla parete e ti scopo …

You: dentro e fuori …

Stranger: siiiiiiiiiiiii

You: con le mani sul culo ti tengo su …

Stranger: poi sulla stampante

You: e ti sbatto tutta …

Stranger: sempre piu veloce

Stranger: sempre piu forte

You: ti faccio girare e appoggiare alla fotocopiatrice …

You: allarghi un po’ le gambe e metti le tette sopra il piano …

You: facciamo un po’ di copie :))))

Stranger: awww

Stranger: continuaaaa

You: così stai comoda e io ti scopo da dietro …

Stranger: vaglio farti venire

Stranger: a pecoraaa

You: adesso tolgo il cazzo dalla fica e te lo metto in culo …

Stranger: sii

You: ma ti lascio due dita dentro, altrimenti la fica si sente sola …

You: ti stai toccando ???

Stranger: sii

You: bella te lo spingo tutto dentro …

Stranger: ti stai segando?

You: si Deborah, zoccola bella …

Stranger: aaa

Stranger: sono la piu zoccolaa

You: è tutto duro e grosso … ti voglio

Stranger: mettimelo in ogni buco

You: sei la troia più fica che io abbia mai avuto …

Stranger: sono a tua disposizione

You: sto per venire …

Stranger: fottimi per bene

Stranger: oddio siiiiiiiii

Stranger: vieni

You: meglio di così … sei perfetta… dove vuoi che venga …

Stranger: ti lecco la sborraaa

Stranger: in bocca e sulle tette

You: in faccia sì, lo tolgo … e te lo rimetto in bocca…

You: come se fosse il culo

Stranger: poi ingoio tesoro

You: dentro e fuori …

Stranger: siii

Stranger: veloceer

You: ti tengo ferma la faccia e vengo …

You: veloce …

Stranger: veloceeeeeeeeeeeeeeeeee

You: che bella lingua …

You: sìììììì

Stranger: soffocamiiiiii

Stranger: vaiiiii

Stranger: siiiiiiii

You: tutta ti sto riempiendo …

You: ti piace il sapore?

Stranger: aaaaaaaaah

Stranger: siii lo amo

You: meravigliosa…

Stranger: sei venuto?

You: io sì, tu?

Stranger: due volte

You: quanti anni hai ?

Stranger: vorrei vedere la tua sborra

You: ti mando le foto su kik …

Stranger: 18 ti ho detto

You: davvero?

You: sei troppo troia per avere 18 anni …

Stranger: ai ragazzi piace 😉

You: ci credo …

You: che gli fai fare?

Stranger: di tutto

You: mmmm

You: sei mai stata con uno più grande …

Stranger: amofare ibocchini

Stranger: no..

Stranger: al massimo 25

You: me lo faresti un bocchino …?

Stranger: hahaha ne ho tanti di impegni

Stranger: ora vado

You: ci credo ahahah

Stranger: domsni ho scuola

Stranger: buonanotte

You: grazie Deborah …

You: ti penserò

Stranger: bella serata 😉

You: notte, sei bravissima anche a scuola :)))

Stranger: si specislmente nei bagni

You: noooo

Stranger: 😉

Stranger: oooh siii

You: con i compagni …?

Stranger: troppo ecccitante

You: li prendi in bocca?

Stranger: anche con i bidelli *-*

Stranger: sii

You: e nel culo?

Stranger: nella mia classe sismo 24 e ci sono 5 femmine tra cui io

Stranger: me li sono fatti tutti

You: anche due insieme?

Stranger: vivo il momento

Stranger: non mi importa quello cge pensa la gente

Stranger: si

You: Deborah, raccontami ancora che vengo di nuovo…

You: due insieme in bagno con te?

Stranger: lho fatto con la mia migliore amica e un nostro amuco

You: cosa gli hai fatto?

Stranger: sono bisex

You: avete fatto …

Stranger: una threesome

Stranger: 😉

You: cioè come?

You: vi ha scopato prima una o poi l’altra?

Stranger: gliel’ho leccata mentre mi inculava

You: tu sei fantastica…

Stranger: e lui mi sditalinava

You: e la tua amica?

Stranger: grazie tesoro

Stranger: la mia amica è venuta 5 voltee

You: e tu quante??

Stranger: 4

You: e alla fine lo hai fatto venire in bocca?

Stranger: no sulle tette

You: e la tua amica te le ha leccate dopo…

Stranger: no è suonata la campanella

You: sto per venire …

Stranger: allora apro la bocca :’) 😉

You: siii dai di nuovo dentro … tutto dentro …

Stranger: ora devo andare

Stranger: scusami

You: ciao Deborah, grazie di tutto…

Stranger: ci si becca su omegle

You: speriamo.. ))))

Stranger: grazie a te 😉

Stranger has disconnected.

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La zia:”Quel demonio di mio nipote”

L’ho sedotto io, mi ha sfiancata lui!
Mio nipote mi faceva pena perché, superati da un bel pezzo i diciotto anni, non aveva ancora toccato una donna. Così approfittai quel pomeriggio che sapevo che era da solo a casa per andarlo a trovare. Iniziai quasi subito a parlare dell’argomento, per capire se avesse voglia di provare a farlo con me, che sarebbe rimasto un nostro segreto, che gli volevo bene e che volevo la sua felicità.
Mi sono offerta a lui per svezzarlo e sarà stata per la voglia arretrata, oppure perché realmente possiede tutto quel calore erotico, fatto è che sono uscita da casa sua dopo non so quante ore, con le cosce alla cavallerizza e i pertugi del basso ventre arrossiti di brutto!
D’accordo, lo confesso senza difficoltà, sono una gran troia. Aggiungo: e allora, chi se ne frega?
Del resto, se noi donne possiamo, non badiamo a moralismi di sorta e ce ne freghiamo dei cosiddetti e fastidiosi freni inibitori. La verità è che trombare è trombare, e che trombare è bello. Quindi non rompetemi le s**tole criticando la seduzione a cui ho sottoposto di recente Mirko, mio nipote. Lo so, lo so, in famiglia certe cose sarebbe meglio evitarle… ma in fondo che cosa ho fatto di male? Anzi ho fatto una buona azione e ciò mi riempe la fica di orgoglio.
Mirko, insomma, era troppo imbranato. Possibile mai che un giovane come lui, figo come un modello, robusto di spalle e di torace e, dulcis in fundo, con un cazzo lungo da far sborrare solo a vederlo, fosse vergine a ventitré anni? Dico: ventitré anni, con i tempi che corrono, suvvia, era una bestemmia erotica… Quindi non era né possibile né tollerabile che Mirko non avesse mai conficcato, neanche per una mezza volta, il suo pisellone nella figa di una troia, anche di una a pagamento dico io, ma niente, manco con le puttane di strada era andato… proprio io che, da parte mia, troia lo sono ma non a pagamento!
Mi dicevo che, essendo una vacca senza ritegno, dovevo fare di tutto per sbloccare la sua delicata situazione sessuale. Forse ho esagerato, questo sì. Il pomeriggio in cui mi ha scopato, dovevo evitare di dargli anche il culo, su questo faccio ammenda. Avrei dovuto accontentarmi di andare lì con la minigonna, perizoma sexy e mostrare, mediante studiati scostamenti delle cosce, le mie calze autoreggenti nere a rete da puttana. Avrei dovuto, quindi, baciarlo e palparlo, tirandogli fuori il cazzo dai pantaloni per sparargli una sega di verifica, in modo da assicurarmi che il suo uccello fosse ben in tiro e, probabilmente, mi sarei dovuta spingere a fargli pure un pompino, leccandogli un poco le palle, tanto per non rimanere completamente a bocca asciutta.
Invece no, io non solo ho fatto tutto questo ma poi, dopo il bocchino, mi sono anche stesa sul tappeto del salotto dove avevo consumato la mia opera di seduzione e ho allargato le gambe, urlando: “adesso chiavami, coglione!”. Mirko, d’altra parte, una volta s**tenato, non si è più voluto fermare.
Aveva, poveretto, da recuperare un bel po’ di anni di repressione. Così, con il cazzo ormai bello in tiro, con il sangue alla testa e con una faccia (finalmente!) da a****le in calore, mi è venuto sopra e con un colpo secco ha cercato di mettermelo dentro. Ma ha sbagliato mira, del resto è comprensibile, l’emozione della prima volta, cose che capitano…
Gliel’ho preso in mano, mentre lui tentava di mettermelo dentro ma senza riuscirci, e io stessa ho appoggiato la punta dell’attrezzo enorme sull’imbocco della mia sorca fradicia di voglia. Il palo è entrato subito, una volta trovata la strada ed io, di conseguenza, mi sono ritrovata ripiena come un bignè ma non di crema bensì di carne turgida e rosa!
“Chissà quante ragazze avrà desiderato, poveretto! Guarda che voglia che ha nelle palle!” mi dicevo io, piena di pietà, fra un gemito ed un grido di piacere, mentre lui mi chiavava con la forza di un locomotore, preciso nei colpi e negli affondi di glande. “Chissà quante seghe si sarà sparato, pensando alle donne che desiderava o guardando filmini porno!” proseguivo a riflettere, mentre mio nipote mi sconquassava nella pecorina più atomica della mia vita.
Mi aveva piazzato lui a novanta gradi, ormai se la poteva cavare da solo così l’ho lasciato fare. D’altra parte sapeva cosa fare, di giornaletti porno di certo ne aveva sfogliati a centinaia, chissà quante volte avrà sognato di vivere quelle posizioni con il cazzo duro mentre si masturbava! Così, quando il ragazzotto mi ha fatto il culo, io non ho più pensato che avrei dovuto mettere un limite alla mia bontà sessuale.
In fondo, come avrei potuto limitarmi ormai? Per come godevo e urlavo penso che fosse impossibile dare un taglio a quell’avventura dal sapore i****tuoso. Forse era proprio quel sapore, così perverso, che mi ha portata fino al punto di far sborrare mio nipote dal canale sfinterico. Ma, udite udite, mica se n’è stato calmo, poi… macché, la sua bestia dura è tornata su dopo due secondi, io ancora dovevo riprendermi dalla cavalcata anale, mi sono trovata supina, con lui ancora sopra che pompava. Questa volta il pertugio della sorca lo ha trovato subito, Mirko è uno che impara in fretta… tutto sua madre… ma questa è un’altra storia… comunque, ho ripreso a montarmi, e con forza! Era più arrapato di prima! Trapanava selvaggiamente, bum, bum, bum, menava colpi di cazzo incredibilmente potenti, ancora bum, bum, bum, io ondeggiavo sotto le sue spinte e venivo, perché anche una frigida sarebbe venuta con un trattamento del genere, figuratevi quanto miele dalle ovaie ho buttato fuori io, che frigida non lo sono neanche un poco. Mi eccitava mentre mi diceva che sono una vecchia porca, che era orgoglioso di avere una zia maiala, che sognava sempre di scoparmi da quando era piccolo invidiando tutti quelli che ospitavo tra le gambe, che ero l’oggetto proibito delle sue seghe poiché desiderava sempre avere un i****to con me, sapendo quanto puttana sia sempre stata da come mi descriveva quella vacca di mia sorella nonché sua madre! Mi diceva che adorava il mio fisico vissuto, le mie tette grandi e cascanti, la pancia sfatta da donna che non le frega un cazzo di essere perfetta ma che dimostra di essere una maiala, del mio culo flaccido e rotto, della mia grande figa slabbrata e sfondata dalle migliaia di uccelli che ha ospitato sempre volentieri, al punto che ero tutta bagnata dall’eccitazione!
Così Mirko s’è fatto la seconda, ha spruzzato la sborra, abbondante come la prima volta, sulla mia pancia. Tutto finito? Niente affatto: dieci secondi, più o meno, ed il cazzo era nuovamente in erezione… un vero toro da monta! Questa volta mi sono sistemata io ma sopra di lui. Mi sono detta “magari se lo scopo io, riesco a sfinirlo!”. Ci ho provato. Ho pompato e ruotato la figa come meglio sapevo fare, risucchiandogli il cazzo e lui è venuto per la terza volta. Ho osservato il suo cazzo moscio, intimorita di rivederlo guizzare verso l’alto. Sono passati alcuni secondi, ho iniziato a rilassarmi ma, al trentesimo secondo la stanga a rincominciato a gonfiarsi ed io, senza aspettare che diventasse dura, mi sono sistemata a cosce aperte, aspettando il quarto attacco di quel demonio di mio nipote…
Che gran gioia! Mi prese con dolcezza, mi bacio a lungo sulla bocca con la lingua, mi sussurrò all’orecchio “zia, ti voglio! mi piaci! mi ecciti!”, estrasse il cazzo per un po’ e mi leccò amorevolmente la figa infiammata, palpandomi le tette e il culo, inserendomi qualche dito dentro al buco. Gli menai il cazzo e cercai di riprenderlo in bocca. Mentre affondava le sue dita tra i miei capelli per ritmare il movimento del pompino, il cazzo divenne enorme, gli leccai tutta l’asta, il glande e le palle sotto fino al buco del culo. Stavolta infilai io un dito in culo a lui e ricambiò la cortesia con sospiri di gioia. Non resistetti un attimo in più, vedendo il cazzo spasimare nuovamente: mi distesi e glielo presi in mano per infilarmelo dentro alla mia figa bagnatissima e vogliosa. Mirko diede dei colpi ben assestati, proseguimmo per diversi minuti, continuò a pomparmi senza sosta fino a che non godetti copiosamente e lussuriosamente urlando: “amore, che bel cazzo che hai! come ti desidero! godi anche tu!” e al libidinoso comando, tolse il cazzo dall figa, me lo ficcò in bocca e mi inondò tutta la gola di sborra dicendomi: “zia, ti amo tanto!”

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Realizzare Un Sogno

Volevo da tempo provare una esperienza trasgressiva, ero attratto da quelle figure femminili che però sotto sotto nascondono gli attributi maschili, a letto ho sempre avuto un desiderio di essere un po’ sottomesso e schiavo di qualche giochino intrigante, inoltre ho notato che molte delle donne con le quali ho avuto avventure impazzivano quando le prendevo dietro, quasi gli piaceva di più essere inculate che scopate nel modo più tradizionale quindi nel mio intimo avevo sempre il desiderio di provare cosa si provasse ad essere sodomizzato, ma non provavo però la minima attrazione esponenti del mio stesso sesso, invece un’esperienza trans mi ha sempre tentato.
Con il tempo questo desiderio è diventato sempre più grande dentro di me e allora ho deciso di provare finalmente questa esperienza, mi sono messo quindi alla ricerca di qualche trans che potesse fare al caso mio, scorrendo gli annunci dei giornali ho contattato molti transessuali, ascoltato le loro porche segreterie telefoniche, ma c’era sempre qualche sfumatura che stonava e quindi la mia ricerca proseguiva, non volevo andare in locali frequentati da questo genere di creature in quanto ho forse ancora paura di espormi troppo, volevo avere un’esperienza tranquilla senza implicazioni di altro genere; un giorno chiamo un numero e mi risponde una voce calda e sensuale, parliamo per qualche minuto e gli dico che per me si sarebbe trattato di una prima esperienza, che volevo che tutto accadesse con calma, senza forzature secondo l’ispirazione del momento, dall’altra parte del filo trovai una affinità con quello che chiedevo, mi garantì calma pazienza e spontaneità, giunsi quindi all’idea che quella potesse essere la persona giusta per mettere in pratica il mio desiderio presi quindi un appuntamento per il giorno dopo.
Prima di recarmi da lei mi preparai, una lunga doccia per rilassarmi, un po’ di crema lungo il corpo per rendere la pelle più morbida e mi avviai, giunto davanti al portone per un attimo pensai di lasciar perdere e di andarmene, ma poi suonai, mi venne ad aprire e rimasi per un attimo interdetto, pensavo si di trovarmi davanti ad una quasi/donna ma era molto più donna di quello che potessi solamente immaginare, entrai, richiuse la porta e restai a guardarla senza profferire parola, era alta un metro e ottanta, capelli neri lunghi, occhi scuri, una bocca ben delineata, i tratti del viso erano straordinariamente femminili, indossava un reggiseno a balconcino da cui si intravedeva una 4° di seno abbondante, con un babydoll bianco, e sotto un bellissimo perizoma di pizzo bianco sotto il quale si intuiva la presenza di un bell’arnese.
Mi guardò e mi prese per mano, mi portò nel suo salottino, dove mi invitò a mettermi a mio agio, mi offrì un drink e mise una musica di sottofondo molto sensuale, mi si avvicinò e cominciò a dimenarsi al ritmo della musica, intanto mi spogliava lentamente, e pezzo dopo pezzo rimasi solo con le mutandine addosso, mi invitò quindi a giocare, io la accarezzai, sentivo la sua pelle calda e profumata scorrere sotto le mie dita, pian piano le slacciai il reggiseno, e le sue tette saltarono fuori in tutto il loro splendore, le accarezzai, mi chinai e cominciai a sfiorarle con le labbra, di tanto in tanto saettavo con la lingua fin quando giunto al capezzolo turgido lo presi fra le labbra e lo succhiai mordicchiandolo piano con i denti, emise un sospiro di piacere e mi invitò a passare all’altro, mentre passavo da un capezzolo all’altro, si avvicinò al mio orecchio, iniziò a leccarmi il lobo e mi sussurrava frasi sconce che mi eccitavano sempre più, ad un certo punto mi disse che da quel momento voleva essere la mia padrona e che io avrei dovuto fare tutto ciò che mi veniva ordinato, io ormai preso dall’atmosfera estremamente eccitante che si era creata accettai senza esitazioni, allora subito cambiò registro, mi prese la testa fra le mani e me la premette contro i suoi seni ordinandomi di leccargli le tette con più impegno, io obbedii senza profferire parola, le sue mani si impadronirono dei miei capezzoli e iniziarono a strizzarli piano, poi sempre con maggior forza, le fitte che avvertivo mi davano brividi lungo la schiena per giungere dritte al mio cazzo che era sempre più duro.
Mi fece inginocchiare ordinandomi di non staccare mai la lingua dalla sua pelle, scorrevo quindi con la lingua lungo il suo pancino, mi soffermai sull’ombelico e poi sempre più giù, mi ordinò di togliergli il perizoma, lo feci e saltò fuori un cazzo statuario, mi ordinò di dedicarmi a lui io presi a leccargli le palle tutt’intorno poi pian piano mi avvicinai all’asta e dalla base risalii fino alla grossa cappella, slinguettai intorno, e ridiscesi giù, continuai con questo giochetto per un po’, improvvisamente mi prese la testa fra le mani e mi obbligò ad ingoiare l’asta sempre più rigogliosa, iniziò quindi a muoversi avanti e indietro, praticamente mi scopava in bocca, il suo cazzo diventava sempre più duro e maestoso penso che sia stato lungo almeno 26cm mi fece girare, e facemmo un po’ di 69 aveva un modo di succhiarmi divino, mi aveva fatto eccitare come non mai, ogni tanto mi sfiorava il buchetto del culo, che mai era stato violato, facendomi provare dei brividi, mi passò un preservativo e mi disse di metterglielo, lo feci, poi mi fece sdraiare a faccia in su, mi venne sopra, e cominciò a titillarmi sempre più forte i capezzoli, questa volta, non so perché le fitte di piacere raggiungevano il mio buchetto posteriore, mi mise un cuscino sotto la schiena in modo che il mio culetto fosse ben esposto, mi allargò le gambe e iniziò ad avvicinare il suo cazzo al mio buchetto, in quel momento fui colto dalla paura che il suo arnese mi potesse fare troppo male tentai di divincolarmi, ma mi inchiodò al letto, appoggiò la cappella e spinse guardandomi dritto negli occhi, sentii come uno strappo violento, una fitta lancinante mi raggiunse il cervello nel momento in cui la cappella entrò dentro, rimasi quasi senza respiro, si fermò in quell’istante, facendomi abituare a quella presenza ingombrante dentro di me, ricominciai a respirare più lentamente, allora iniziò a spingere lentamente ma inesorabilmente, si faceva strada dentro di me, il dolore era forte ma anche il desiderio di andare avanti era non meno forte, strinsi i denti, allora cominciò a pompare piano, poi sempre più forte, non era ancora entrato tutto, ma appena sentii i suoi coglioni raggiungere le mie chiappe capii che ero ormai completamente suo, rilassai i muscoli anali e iniziò a fottermi sempre più forte, lo imploravo di rallentare ma ormai era completamente preso e aumentava il ritmo, il dolore pian piano scomparve per lasciare posto ad un calore e un piacere sempre più grande e devastante, al punto che lo incitavo a sfondarmi senza ritegno, e lui dicendomi che ormai ero la sua troia mi sfondava sempre con maggior violenza, fin quando lo sentii vibrare dentro e scaricò una sborrata pazzesca mentre era tutto dentro di me, io sentendolo vibrare a mia volta sborrai nel mio preservativo uno schizzo a****lesco, quindi si accasciò su di me, i suoi seni erano all’altezza delle mie labbra ed io li baciai appassionatamente, ci riprendemmo a fatica, si sfilò dal mio buchetto che era tutto dolorante, il suo preservativo era pieno del suo seme, si ripulì e si sdraiò al mio fianco, baciandomi i capezzoli, che mentre mi inculava erano stati a loro volta strizzati di tanto in tanto con estrema violenza, tanto è vero che erano indolenziti e rossi, io ero li mezzo tramortito dal piacere.
Ci rivestimmo, lo ringraziai per avermi procurato tanto piacere e mi avviai, mentre tornavo a casa in macchina, ripensavo se era tutto vero o se invece avessi sognato quell’avventura, ma le fitte di dolore che di tanto in tanto avvertivo provenire dal mio culetto rotto mi ricordavano che era stata un’avventura reale e bellissima.

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Ilaria la schiava robusta

Circa dieci giorni fa mi scrive una lettrice un po’ particolare si chiama Ilaria, ha ventitre anni e fisicamente non è ne quella che si direbbe una vamp nè una ragazza dotata di charme. E’ una ex atleta di lancio del disco quindi è grossa da un punto di vista muscolare, ma avendo smesso l’attività anche un po’ cicciotella. Reputandomi una persona a modo che non stronca la conversazione in base all’aspetto delle persone continuo la conversazione e scopro che dal modo di scrivere sempre incerto e titubante chiedendo sempre umilmente per piacere o per cortesia, ma in modo molto sommesso sicuramente deve essere una schiava o quantomeno una a cui piace essere sottomessa per lo meno nel subconscio.
Mi viene il pallino di portarla ad essere una delle mie schiave, anche perchè potrebbe essere molto simpatico in futuro farla lesbicare con qualche schiava molto avvenente fisicamente e magari eterosessuale facendone diminuire ancora di più nella sua considerazione e nel suo io essendo costretta ad accoppiarsi con una donna, cosa che non avrebbe mai pensato di fare e per di più dall’aspetto non proprio gradevole.
Ovviamente tra cogliere il carattere remissivo e sottomesso di Ilaria e poterla convincere a diventare una schiava e cominciarne l’addestramento ne passa di acqua sotto i ponti.
Per portarla verso dove voglio io cerco di approfondire sul perchè le sono piaciuti i miei racconti e sul perchè ha sentito il bisogno di scrivermi. Mi dice che ha letto le famose sfumature di grigio(testo che io considero una schifezza) e che le piaciono i racconti che parlano di punizione e allora man mano cerco di provocarla con delle battutine su quella che può essere o non essere la sua natura. Sottoponendole la mia recensione del famoso libro dove dico che nonostante la schifezza in sè della storia, dell’intreccio narrativo ha sicuramente avuto il merito di portare molte persone ad avvicinarsi al mondo bdsm e in molti casi probabilmente si trattava di pulsioni già esistenti, ma che non era semplice in una società perbenista come la nostra manifestare. Lei risponde a questa mia affermazione che lei non è così e che non ha paura a manifestarsi e che pensa che il successo del libro dipenda dal fatto che molti uomini, fidanzati e mariti spesso dal punto di vista della personalità non sono un granchè e che molte donne quindi si riconoscono nell’affascinante protagonista del romanzo.
A questo punto capisco che posso osare e le chiedo se vuole provare a essere una mia schiava e lei mi dice che non si aspettava una domanda del genere, ma che dato che sono due anni che non ha un uomo per il suo scarso aspetto estetico voleva provare.
Cominciò l’addestramento con la solita prova della castità forzata: le impongo cioè per quindici giorni di non toccarsi, non darsi piacere non masturbarsi in quanto pur essendo una prova dura è molto valida nel testare la forza di volontà di una schiava. Da come la sento la sua capacità di resistenza da questo punto di vista è molto limitata, non ricevendo più un uomo da parecchio tempo la masturbazione è l’unico modo di dare sollievo ai suoi istinti. La resistenza infatti è piccolissima dura meno di due giorni il minimo storico tra le mie schiave allora le ordinò che come punizione deve masturbarsi con la spugna di ferro che si usa per punire le pentole. Il bruciore e l’eccitazione che prova sono intenssisime così come gli umori prodotti.

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In vacanza con mia moglie Monica 04

…Quando ritornammo in camera dopo la breve cena parlammo ancora un po’ di quanto accaduto nel pomeriggio e negli altri giorni della vacanza. Entrambi eravamo concordi di aver vissuto delle sensazioni bellissime. Quelle esperienze ci stavano facendo vivere delle emozioni incredibili e decidemmo di continuare ancora se si fosse presentata l’occasione. Non ci troviamo nulla di male nel fare l’amore solo con la persona che si ama e nel fare sesso coinvolgendo altre persone. All’inizio capitava anche a me di scoparmi qualche altra figa. Poi capii che preferivo la figa calda e accogliente di mia moglie e che non mi dispiaceva affatto vederla scopare con qualcun’altro. Anche a Monica piace così, si diverte ad essere umiliata come le puttane di strada, in presenza di suo marito, e di essere il giocattolo di altri cazzi.
Purtroppo l’indomani, sabato mattina, sarebbe stato il giorno del rientro. Prima di addormentarci ricevemmo una chiamata dalla hall. Era il portiere che ci avvisava se il servizio in camera a quell’ora, le 00.30 circa, ci avesse disturbato. Gli risposi che poteva salire. Entrò un ragazzo con un secchio, una bottiglia di champagne e due bicchieri…..con gli omaggi di Paolo e Gianni. Con il biglietto allegato ci ringraziavano per lo splendido pomeriggio e ci invitavano a passare l’intero sabato nella loro villa al mare come loro ospiti. Il biglietto continuava dicendo che se avessimo accettato non saremmo stati in obbligo di nulla…..ma solo per una giornata di relax prima del nostro rientro in città. Solamente di avvisare il portiere dell’albergo con una telefonata. “Perché no, mi disse Monica”. In fondo quei due cinquantenni piacevano a mia moglie ed erano di compagnia gradevole. Telefonai alla reception dicendo che ci saremmo fermati. Non fummo in grado di bere alcolici per via della stanchezza. Lo champagne era di buona marca e lo infilai nella valigia. Al risveglio trovai un biglietto sotto la porta d’ingresso della camera con il quale Gianni ci chiedeva di preparare i bagagli e di presentarci fuori dall’albergo dove un certo Salvatore (il loro autista privato) avrebbe guidato la nostra macchina alla loro villa a circa 30km di distanza. Monica mi chiese quanta voglia avessi ancora di vederla fare la puttana. Le risposi che a parte l’episodio dell’autogrill, il primo giorno di vacanza, non avevo più avuto la possibilità di vederla alle prese con altri cazzi e che quindi mi sarebbe piaciuto tantissimo. “Anche io voglio giocare ancora….ti farò divertire amore”, mi sussurrò all’orecchio mentre cominciava a tastarmi il cazzo. Si infilò il suo costume a perizoma bianco e un mini abito azzurro. Ai piedi calzò le scarpe trasparenti da zoccola che le erano state regalate il giorno prima quando si era umiliata facendo la cagna in una camera d’albergo. Preparammo tutto e ci presentammo al piano terra. In macchina si sedette dietro lasciandosi ammirare le gambe e la generosa scollatura del mini abito. Salvatore, un vecchio di 65 anni, non perse l’occasione di osservarla dallo specchietto retrovisore o di girarsi verso di lei non appena rallentava per farci vedere qualcosa del posto. Cominciavo a pensare che fosse un peccato che mia moglie avesse indossato il perizoma. Dopotutto Salvatore si comportava in modo molto gentile e cortese. La vista della figa rasata di Monica avrebbe anche potuto meritarsela! Ci portò alla villa. Molto grande, dotata di un giardino e di una spiaggia privata.
Paolo e Gianni furono contentissimi di rivederci, in particolare di rivedere Monica, che venne accolta con un caloroso abbraccio, e si complimentarono con lei per la sua bellezza. Ci mostrarono parte della casa e la nostra camera al piano superiore. Sulle scale non toglievano gli occhi dal culo di mia moglie. Il mini abito si alzava ad ogni gradino e lei sembrava ben contenta di mettersi in mostra. Sistemate le nostre cose ci dissero che ci avrebbero aspettati nella spiaggia poco distante dalla villa.
Mia moglie camminò sui suoi tacchi altissimi sul sentiero in cemento che portava alla spiaggia. Una volta arrivati, Monica si tolse le scarpe e si sfilò il mini abito restando in topless, suscitando subito l’ammirazione dei due cinquantenni. Poi si sdraiò sul lettino a prendere il sole girandosi di tanto in tanto e permettendoci la vista delle tette o del culo. La scritta “troia” che i due porci le avevano scritto sulla pancia il giorno prima era meno leggibile, invece la freccia blu rivolta verso la figa, che era più marcata, si vedeva ancora chiaramente. L’eccitazione aumentava col passare dei minuti.
“Tua moglie ha un culo fantastico, Diego. Non faccio altro che pensare a ieri pomeriggio”. Mi disse Paolo. “Poi quella scritta sulla pancia non fa altro che ricordarmi quanto è veramente troia. Pensi che a tua moglie dispiaccia divertirsi ancora un pochino? Mi sembra ben disposta a lasciarsi ammirare….magari vorrebbe qualcosa di più”.
Monica ci chiese di andare in acqua. Andammo tutti in riva al mare. Era il momento che i due attendevano. Avvicinandosi a mia moglie le chiesero se fosse di nuovo disponibile ad una giornata un po’ particolare. “Mi state proponendo di essere la vostra puttana per un giorno? Solo se promettete anche di scoparmi per tutto il giorno! Però ad una sola condizione….oggi deve partecipare anche Diego, o almeno deve essere sempre presente. Lo voglio con me.” Ribattè Monica.
“Ma certo Monica, tuo marito può stare con te tutto il tempo e farsi tutte le seghe che vuole”. Vero Gianni, disse Paolo. “Certo, e se vuole può anche farci delle foto o dei video come ricordo della giornata”. Aggiunse Gianni.
“Voglio vederti fare la puttana, tesoro”. Mi ritrovai a dire toccandomi il cazzo che si era già impennato.
Gianni si avvicinò a mia moglie e le strinse le tette da dietro. Le stava strusciando il cazzo sul culo. Paolo invece cominciò a baciarla sul viso e a toccarle la figa. Istintivamente Monica allargò le gambe per permettergli di entrare più facilmente. Era di nuovo nelle loro mani. Tra poco sarebbe rientrata nei panni della cagna in calore, quelli che a lei piacciono tanto. Io ero stato il primo a tirare fuori il cazzo dal costume e cominciai a menarmelo. Paolo sfilò il perizoma di Monica e me lo diede: “tieni, segati con questo….senti come tua moglie l’ha già bagnato tutto con la figa”. Infatti l’acqua del mare ci arrivava a malapena alle ginocchia.
“Si segati col mio perizoma, amore. Tra poco mi vedrai la figa riempita da due bei cazzoni”. Mi disse mia moglie. Tolse il costume ai suoi due uomini e li lancio a riva, poi si piegò a novanta per succhiare il cazzo di Paolo. Gianni gli puntò il cazzo sulla figa e cominciò a scoparla. Doveva avere una voglia pazza di farla di nuovo sua perché durò ben poco prima di sborrargli tutto sulla schiena e sul culo. Anche Paolo la scopò a pecora, solo che questa volta la bocca di mia moglie si attaccò al mio cazzo. Sentirla aggrapparsi con una mano al mio culo per attutire i colpi che le stavano aprendo la figa, mi fece salire alla punta del cazzo una sborrata devastante che le riempì completamente la bocca. Ingoiò tutto. Paolo invece la scopò ancora per un paio di minuti prima di prendersi la libertà di riempirle la figa di sborra calda. Anche Monica aveva goduto per le due scopate in riva al mare alla luce del sole.
“Tua moglie ha veramente una figa fantastica, ci fa sempre sborrare dopo poco tempo. Non preoccuparti zoccola, vedrai che tra poco ti faremo godere ancora”. Disse Gianni.
Quando mi girai verso i lettini vidi che Salvatore, l’autista, aveva assistito alle scopate e si stava menando il cazzo. Piccolo, ma con due palle molto grosse. Nell’altra mano aveva una scarpa da zoccola di mia moglie. La teneva con il tacco a spillo vicino al cazzo e sembrava volerci sborrare sopra. Gianni ci disse che a Salvatore piacciono di queste cose un po’ strane. Il suo cazzo si stava però ammosciando, probabilmente per la vergogna di averlo sorpreso. Gianni si avvicinò all’orecchio di Monica e le disse qualcosa. Quindi mia moglie si diresse verso Salvatore e appoggiando un piede sul lettino divaricò leggermente le gambe e si aprì la figa con le mani facendogli vedere la sborra che colava fuori. La freccia blu disegnata sulla sua pancia e che puntava verso la sua figa, ora aperta, aveva un effetto devastante. Il cazzo di Salvatore riprese vigore e una copiosa sborrata finì in parte sulla sabbia, in parte sulla scarpa di mia moglie. Lei divertita prese entrambe le scarpe ringraziandolo e spostasi sul vialetto di cemento le indossò sporcandosi il piede destro con la sborra del vecchio autista.
“Seguitemi se volete divertivi ancora”. La seguimmo all’interno della casa. Si fermò in salotto appoggiata al bracciolo di un lungo divano nero posizionato sopra ad un coloratissimo tappeto orientale. Era bellissima, leggermente piegata in avanti con il culo rivolto verso di noi. Il segno della sborrata di Gianni seccata lungo la schiena. Piegò le gambe e si appoggiò al bracciolo col viso. Con le mani si aprì il culo per farci vedere i suoi buchi. La vista della figa usata di mia moglie mi fece eccitare nuovamente.
“Voglio essere ancora la vostra cagnetta” ci disse non appena le fummo vicini. Paolo prese un paio di manette da un cassetto di un armadio, le bloccò i polsi dietro la schiena e la fece inginocchiare a terra. Poi la fece abbassare. Non potendo reggersi con le mani, Monica fu costretta ad appoggiare il viso sul tappeto con il culo in bella vista. Fu un attimo, Paolo le sputò sul buco del culo e con decisione la inculò facendola gridare per il dolore e continuando ad incularla selvaggiamente. Con un piede schiacciava la faccia di Monica contro il tappeto. Fu una scena altamente eccitante. Le urla di mia moglie e il suo culo che si stava allargando sempre di più sotto i colpi del cazzo del nostro amico. Continuava chiamarla puttana e le chiedeva se le piaceva prendere il cazzo nel culo. Mia moglie rispondeva sempre di si e che voleva che le spaccasse il culo. “Sono una cagna con il culo rotto” ripeteva continuamente. Paolo le sborrò dentro e appena tolse il cazzo dal culo di mia moglie vidi quanto glielo avesse aperto. Monica rimase per un po’ senza fiato poi si girò a guardarmi sorridendo e mandandomi un bacio. Cominciò ad agitare il culo….ne voleva ancora….Gianni si sputò sull’uccello e si godette anche lui una meravigliosa inculata. Anche il vecchio Salvatore guardava la scena con attenzione. Però il suo cazzo non voleva saperne di ritornare in tiro. Si sarebbe goduto anche lui il culo di mia moglie se solo ci fosse riuscito. Poi Paolo mi disse: “dai che aspetti, ha tutti e due i buchi pieni di sborra….infilane uno. Hai ancora tutto il giorno per fare il guardone, adesso goditi anche tu questa grandissima vacca”. La sborra che stava uscendo dal culo le stava colando sulla figa. Decisi di infilarlo nella figa e di scoparla come avevano fatto loro. Sentivo la sborra degli altri sul mio cazzo e le toccavo il buco del culo con le dita per rendermi conto di quanto si fosse allargato. “Senti che bella figa aperta, amore. Hanno inculato e scopato tua moglie come una cagna. Lo sento quanto ti piace. Siii, sborrami dentro”. Disse mia moglie. Al massimo dell’eccitazione le riempii la pancia con dell’altra sborra.
Dopo esserci sistemati e aver mangiato velocissimamente ci riposammo al sole sui lettini per tutto il pomeriggio, facendo anche qualche bagno. Restammo così fino a quando Paolo e Gianni ci chiesero “organizziamo qualcosa per la serata?”…

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L’autostoppista femboy

Guidavo per Perugia quando di spalle vidi un culo pazzesco in tuta aderente. Rallentai arrapato, lei si giro’ ma non era donna ma un maschietto dolce di appena 20 anni che faceva autostop. Mi fermai di colpo rischiando incidente. Con vocina femminile mi disse che aveva rotto l’auto e doveva andare a Torgiano. Le dissi che andavo da quelle parti. salita in auto ammirai le sue forme. era praticamene una donna. Gambe affusolate e caviglie fini. Aveva maglietta attillata ed era evidentemente senza peli. Mi presentai con un grande sorriso e lui/Lei mi disse di chiamarsi Paride. Avevo il pene completamente dritto e decisi di essere sfacciato. ” sai da dietro pensavo tu fossi una Signorina”. E lei ” deluso ?”. Con voce decisa dissi che anzi era un piacere dare un passaggio ad un bel ragazzetto come lui, peraltro molto femminile. ” Dici che sono carina ? ” mi disse mentre mordicchiava le labbra e passava dolcemente la lingua tra esse. Confermai che era una bella ragazza, adesso ero sfacciato e le davo della bella ragazza. ” anche tu sei un uomo molto affascinante ed educato”. Era quello che volevo sentire. La guardai intensamente al semaforo rosso dicendole che potevamo approfondire l’amicizia qualche sera con calma. ” Perchè qualche sera, se vuoi per sdebitarmi posso offrirti un cafe’ adesso da me, vivo sola. Con grandi sacrifici vivo sola”. Accettai. Arrivammo a casa sua, una casa modesta che si capiva essere arredata da un anima sensibile e femminile. Accomodato sul divano capii che intendeva mostrarmi il suo tornata. Sapete, queste sono storie che appartengono alla fantasia ma questa era realtà. Sentivo il rumore dell’acqua scorrere e tentavo di tenere a bada il mio cazzo che era bello che eretto. ” stai buono Carletto” pensai, ” che se continua cosi appena lo sfiori tu vieni”. Mi rilassai fumando una sigaretta. Paride era veramente donna. Capelli lunghi e fisico esile con un modo di fare femminile. Una bocca disegnata e degli occhi profondi. La natura Le aveva attribuito un sesso non proprio giusto.La doccia si spense e sentivo rumori di cassetti aprirsi e chiudersi . Dopo un po’ sentii pormi una domanda : ” Carlo, tu sei debole di cuore? ” ed io ” no assolutamente nuoto da tempo”. Dopo questa frase sentii chiaramente 6 passi tipici di un tacco e si aprii la porta. Era un sogno. Gia’ senza trucco era da panico ma adesso era una donna vera. Aveva messo cinghia lunghe finte con le guance truccate che evidenziavano zigomi meravigliosi e magri. Un rossetto rosso fuoco e due labbra belle marcate. Aveva un paio di jeans all’inguine con sotto autoreggenti nere che massaggiavano gambe stupende. Un tacco 13 meraviglioso con laccetti che si arrampicavano sulla caviglia. Senza dirle niente mi alzai di s**tto e la iniziai a baciare sul collo dolcemente stringendola a me con forza. Adoro sentirmi maschio. Salii lungo la guancia andando a cercare la bocca. Aveva un profumo da donna forte. La strinsi forte a me per fargli sentire che ero eccitato. Le nostre lingue cominciarono ad incrociarsi e iniziai a palparle il culetto. Era duro e sodo ed entrava in una mano. Cominciai a darle piccole sculacciate dolci sempre piu’ forti mentre le lingue continuavano a cercarsi e le bocche erano piene di saliva. Pomiciava veramente bene e in maniera sensuale. Adorava ciucciarmi la lingua. Avevo un erezione esagerata. Le presi la testa e la feci abbassare dolcemente. La stronza sentiva il pacco duro e inizio’ a leccarmi da fuori le mutande, stavo impazzendo. E facendolo mi guardava egli occhi, ma con occhi a cerbiatta . Le ciglia finte sbattevano sensualmente. ” Sono brava ? ” mi disse – Ed io ” No, tu per questa notte sei la mia ria preferita e adesso, o meglio tra poco io ti INCULO. Emise un mugolino. Non resistevo più’. Lo tirai fuori e glielo misi con forza in bocca. Capii subito che amava essere trattata da vera torretta. Lo spinsi con forza nella sua bocca arrivando sino alla fine della sua gola. fece un gesto arraffante. Emise un grande tossito mentre la bava colava dal cazzo. ” Brava la mia torretta, succhia che ti piace”….Incominiciai a porle delle domande mentre succhiava, su quanto le piacesse il cazzo e lei rispondeva mugugnando. ” Voglio sentire chiaramente che sei troia” sfilandole il cazzo dalla bocca. ” sii sono la tua troia ” urlo’…..Le rimisi il pene in bocca tappandole il naso . Aveva una bocca calda e una capacità di succhiare in maniera molto forte al punto che le guance si restringevano. Adoro vedere le gote che prendono la forma del cazzo. Presi l’arnese e lo feci respirare, rischiavo di venire. Mentre mi guardava con occhi da cerbiatta dolci, cominciai a sbatterle il pene in faccia. La scena era eccitante perché dall’alto vedevo il suo culetto bello rotondo mentre restava in ginocchio e aveva gambe aperte. Notai che era in erezione totale e era eccitante vederglielo uscire dalle mutandine di pizzo. Una scena veramente da film. Il suo profumo era inebriante. Decisi di sdraiarla sul divano e metterla a pecorina. Sono stato sempre un notevole leccatore di culetti . iniziai delicatamente a massaggiarle il cubetto e vedevo che il buchino cominciava a muoversi. Aprivo e chiudevo le chiappette mordicchiando con enfasi e lasciando strisce delicate di saliva.Non volevo raggiungere ancora il culo. Sentivo che era eccitata con una voce flebile da donna. Ad un tratto con colpo deciso affinai la lingua puntando sul buco vero e proprio….affondai di colpo e lei emise un piacevole urletto. Era curiosa di vedere la mia faccia arrapata e spesso si girava guardandomi intensamente. Iniziai a leccare con forza con la punta delle lingua rigida mentre schiaffeggiavo il cubetto con forza. Aveva il buco completamene insalivato. La girai di s**tto con la pancia sopra. Afferrai le sue caviglie, le misi sulla mia schiena e mi abbassai per pomiciarla. Adoravo passare il cazzo lungo il cubetto senza entrare. Stava impazzendo. Con un colpo secco l’avvicinai a me e entrai dolcemente dentro lei. La prima botta la diedi con la lingua nella sua bocca che mugolava. Tentava di dire qualche cosa ma aveva il culo pieno di me e la bocca piena della mia lingua. I primi colpi furono dolci e mi divertivo a metterle le dita nella bocca. Succhiava e mugolava. Decisi che era il momento di scopare seriamente. Iniziai a incularla accelerando piano piano sino a raggiungere una velocità molto forte . avevo reiniziato a correre per cui ero resistente. La agguantavo caviglie allargando le sue gambe in modo da entrare meglio. Aveva un viso eccitatissimo e io impazzivo. Adoravo rallentare e di botto mandare dei colpi molto forti al punto che tavolta la dovevo tirare a me essendo arrivata sulla sponda del letto. ” Adesso ridimmi che sei la mia troia malefica”. E lei ” sii sbattimi come una cagna”. Quando rallentavo mi abbassavo verso di lei pomiciandola. Tenere strette le caviglie esili era eccitante. Mordicchiavo le caviglie e le succhiavo. Adoravo quell’intimo che aveva addosso. La feci alzare in piedi e mettere a pecorina. Ma la cosa divertente fu metterle le braccia dietro la schiena e tenerla bella serrata. Avevo bloccato le sue braccia. Era in bilico sorretta solo dalla mia forza. Le piaceva da morire. La lasciai cadere sul letto. La presi e la misi di fianco entrandole trasversalmente nel culo, mentre bloccavo le sue braccia all’altezza della testa. Ero eccitato perché non venivo. Il preservativo era un ritardante e non sentivo eiaculazione. La pompavo forte e dolcemente . ” Adesso la mia troia deve darsi da fare” Le dissi. Mi spostai sulla sedia prendendola per mano, e stampai uno smorzacandela colossale. Era lei adesso che saliva e scendeva dal cazzo con forza. Dal sudore le era colato il trucco e la cosa mi eccitava. sbattevamo così’ forte che la sedia si alzava. Aveva una schiena tipica delle ballerine classiche che a me fa impazzire. Sentii che stavo venendo ma volevo farmelo succhiare. Mi alzai e sfilai il preservativo mettendogli in bocca l’asta. Quando capisco che una tra vuole essere trattata da troia mi diverto perché io stesso sono un gran porco. iniziai a muoverlo con forza tappandole il naso. Notoriamente e spesso schizzo molto e fu proprio così’. Nel momento in cui sentivo lo sperma salire le chiusi la sua bocca e sentii la crema calda scorrere in bocca.Stava ingoiando tutto . Aperta la bocca vidi la scena che amo di più’…Le colava sperma e saliva. Io con il dito la raccoglievo e le rimettevo nella bocca…Lei gradiva molto. Terminata la scopata andò’ in bagno a lavarsi il cubetto. Entrai anche io per lavarmi. Alla vista di quel culetto nuovamente mi venne dritto e la scopai dentro la vasca con un getto di acqua calda. Diventammo amanti fissi !!!

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Le passioni di Katy

Era un pomeriggio di alcune estati orsono; mi arrivò un sms da parte di una ragazza che lavorava con me da un paio di settimane.
“Devo parlare con te: ho un problema di lavoro.”
“Va bene – risposi – ci troviamo stasera, in centro, alle nove.”
“Si, aspettami.”
“D’accordo – aggiunsi scherzando – ma ti voglio vedere in minigonna, calze a rete e reggicalze!”
Non ricevetti risposta, pensando che si fosse offesa.
Quella sera la attesi sul luogo fissato ed anche lei arrivò puntuale.
“Sarà meglio che andiamo da un’altra parte perché non vorrei che qualcuno mi riconoscesse.” disse.
Non obiettai e la feci salire sulla mia auto; la osservai: capelli castano chiaro e lunghi, indossava una gonna leggera, chiara, plissettata, che le arrivava quasi alle ginocchia, una camicetta chiara e portava uno zainetto.
Dopo una decina di minuti di strada, parlando di futilità, arrivammo in una cittadina ed individuammo un bar nel quale fermarci a parlare; era un locale con un giardino estivo, senza clienti, qui ci sedemmo ad un tavolino, uno di fronte all’altro e lei con la schiena rivolta verso il bar. Il barista ci portò la consumazione richiesta.
La ragazza mi raccontò il fatto accaduto e dopo pochi minuti avevo trovato la soluzione; il clima si fece più disteso.
“Ma io non ti avevo detto che ti volevo vedere in mini e reggicalze?” dissi scherzando e, lei, sollevò gli occhi verso l’alto sbuffando leggermente.
“E no, i patti sono patti!” continuai sfrontatamente e guardandola negli occhi.
Lei diede un’occhiata in giro e, lentamente, fece scivolare la mano destra verso la gonna e la tirò verso di se: non erano le calze a rete, ma erano trasparenti, sorrette da un reggicalze ed indossava un tanga di colore chiaro.
“Caspita, che sexi!” sbottai vedendo tanta grazia.
“Ti va bene anche così?” mi chiese maliziosa e riassettando la gonna.
“Non c’è male, – risposi con la gola chiusa – ma dato che ci sei, perché non ti togli anche il tanga e mi fai vedere il resto?”
“Ehi, ma …?” rispose stizzita e fulminandomi con lo sguardo.
“Ops; – pensai – ho fatto una gaffe bestiale!”
La ragazza si alzò di s**tto portando con se lo zainetto ed entrò nel bar; accesi una sigaretta meditando sulla cazzata che avevo fatto, ma non riuscii ad aspirare la quarta boccata che lei era di ritorno, risedendosi al suo posto.
“Beh, – chiese – adesso non mi dici niente?”
La guardai stupito, senza comprendere il significato delle sue parole.
Depose lo zainetto a terra e, con la mano destra, afferrò il lembo della gonna raggomitolandola verso di se, scoprendo le cosce fino al pube. Non c’era tanta luce, ma vidi chiaramente che si era tolta gli slip: la passera era tutta depilata e le grandi labbra erano gonfie.
“Cazzo, che figa che sei!” dissi strabuzzando gli occhi.
“Ti piace?” chiese maliziosa.
“E c’è da chiederlo? Te la leccherei fino a consumartela, di tanto che mi piace vedertela così!”
“Mmmh!” soffiò dal piacere di mostrarsi, riabbassando la veste ed accavallando le gambe.
“Dai, non fare l’egoista – protestai – rialza la gonna e fammela vedere!”
Sorrise, soddisfatta e, accertandosi che in giro che non ci fossero spettatori inopportuni, riaprì lentamente le gambe e risollevò la gonna.
“Mi hai fatto venire l’uccello duro come un legno! – le dissi – Dai, apri un po’ la figa con le dita.”
Abbassò anche l’altra mano fino a che, con due dita, riuscì a divergere le piccole labbra; io la guardavo inghiottendo a fatica la saliva.
Iniziò lentamente, quasi impercettibilmente, a roteare le due dita sul clitoride e muovendo le anche sulla sedia; sbuffò, alzando leggermente la testa verso l’alto e soffiando fuori l’aria.
Si fermò, ricomponendosi e guardandomi soddisfatta.
“Che troia, che sei: mi hai fatto eccitare così tanto che ancora un poco mi sborro nelle mutande.”
“Vedi, – ridacchiò – questa è una cosa che noi donne possiamo permettercelo e voi no!”
“Che cosa?”
“Venire, senza farci scopare: ho avuto un orgasmo!”
“Ma dai?!”
“Certo: sono tutta bagnata!”
“Ma figurati!”
Diede ancora un’occhiata in giro e si infilò una mano sotto la gonna; la estrasse e, piegandosi verso di me, avvicinò il dito medio infilandomelo in bocca.
“Senti? – mi chiese; il dito era bagnato e odorava di figa – E dovresti vedere come è ridotta la mia passera: completamente fradicia!”
Rimasi sbalordito ad osservarla che sorrideva, soddisfatta.
“Davvero! – continuò, meravigliandosi del mio stupore – Guardala un po’, se ce la fai!”
Ero intontito da tale offerta; mi tolsi l’accendino dalla tasca dei jeans, smoccolando a causa della turgidità del mio uccello e che mi impediva una manovra veloce. Piegato leggermente in avanti, accesi la fiamma ad una spanna dalle ginocchia della ragazza, lei allargò le cosce e sollevò ancora la gonna; la figa era socchiusa e gocce di liquido luccicavano sulla parte esterna delle piccole labbra: restai per una decina di secondi ad osservare quello spettacolo estasiante!
Spensi la fiammella, raddrizzandomi e massaggiandomi l’uccello che stava per esplodere.
“Basta! – dissi sconfortato – Basta, non ce la faccio più: ti va bene se non ti saldo addosso e di trombo qui, in mezzo alle case!”
“E allora andiamo via di qui!” mi rispose seria.
“Non ce la faccio – risposi – ho l’uccello talmente duro che, con questi pantaloni attillati, si vedrebbe a chilometri.”
“Vado io davanti, così tutti guarderanno me!” rispose decisa e alzandosi dalla sedia.
La seguii di qualche metro, impacciato nel movimento; buttai l’occhio sul suo fondoschiena e vidi chiaramente una macchia sulla gonna, all’altezza del suo culo: aveva sborrato abbondantemente, non mi aveva raccontato storie!
Raggiungemmo l’auto che era parcheggiata in una viuzza fuori dal traffico; le aprii la portiera, come cortesia, ma più ancora nella speranza di vedere la gonna alzarsi e vederle nuovamente le cosce e la figa; stavolta mi andò male.
Salii dalla mia parte e, mentre stavo per allacciarmi la cintura di sicurezza, lei si piegò verso di me, appoggiò una mano su pantaloni aprendo con agilità la cerniera.
“Cosa stai facendo?” le chiesi meravigliato.
“Stai zitto! – mi ordinò, tirandomi fuori con forza il cazzo ed infilandoselo in bocca – Stai tranquillo: ti faccio una cura che ti farà passare questo gonfiore!”
Non avevo nessuna voglia di contraddirla, con quella bocca stava lavorando da vera esperta: con velocità da vera professionista ingoiava l’uccello fino a che non le toccava la gola e poi risaliva fino a che le sue labbra non sentivano il frenulo.
Io ero appoggiato sul sedile e con la mano destra appoggiata sul suo culo; dopo avere alzato la gonna, la feci scivolare fino in mezzo alle sue cosce; cercai la sua passera e la trovai facilmente perché la ragazza divaricò le gambe come per aiutarmi. Tastai le sue labbra, bagnate fradice e infilai il dito medio, agitandolo lentamente avanti e indietro.
Andammo avanti per un paio di minuti fino a che sentii la mano bagnarsi dell’umido della sua figa e la ragazza che, continuando a spompinarmi, mugugnava di piacere: era venuta un’altra volta!
Sentii una stretta nell’uccello e la sborra che risaliva fino ad uscire; la ragazza si accorse del mio movimento in avanti e si attaccò ancora di più al mio cazzo, come una ventosa, e come una ventosa la sentii risucchiare tutto quello che mi stava uscendo.
Mio abbandonai completamente sfinito sullo schienale: era stata eccezionale.
“Ecco, così siamo a pari! Tutti e due abbiamo sborrato!” disse, ansimando, adagiandosi anche lei sullo schienale del suo sedile.
Attendemmo qualche minuto e poi ripartimmo.
Ho rivisto ancora parecchie volte quella “brava” ragazza e lei, sapendo quello che mi piaceva, si è sempre presentata con un abbigliamento simile; ogni volta è stato un soddisfacimento completo per entrambi: a lei piaceva mostrarsi “porca” in pubblico ed a me piaceva vederla comportarsi da troia.