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LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 1)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 1)
-Dai vieni a casa mia, ti aiuto io a fare la versione di inglese.- Giorgio insistette cosi’ tanto che io accettai, anche perche’ l’inglese non era il mio forte.

Sono Claudio e allora avevo 16 anni e frequentavo il 2 liceo linguistico, mi piaceva il francese e lo spagnolo, ma lìinglese proprio non mi andava giu’.

Arrivai a casa di Giorgio verso le 16.00 e ci mettemmo subito a fare la versione. Lui era molto bravo, perche’ suo padre era americano e gli aveva insegnato l’inglese fin da piccolo.

Poco dopo che avevamo iniziato, arrivo’ a casa sua padre. Era veramente un bell’uomo, tipicamente americano, biondo e con un fisico molto prestante e avea circa 50 anni.

Vi devo confessare, che verso i 15 anni, io mi sentivo leggermente attratto dagli uomini molt piu’ grandi, forse perche’ mio padre ci aveva abbandonati, a me e a mia madre da quando io avevo 3 anni, quindi io ero cresciuto senza una figura paterna.
Lui ando’ nel suo studio e noi continuammo a fare la nostra versione. Dopo qualche minuto squillo’ il telefono e Giorgio rispose.

-Ciao Giulia – disse, era la sua ragazza che frequentava la nostra stessa classe.- no Giulia non posso, sono con Claudio e stiamo facendo inglese……dai non fare la stupidina, non posso ora, sono con Claudio, mica lo posso lasciare solo….e dai non ins****re…..no aspetta non fare cosi’….scusa un attimo…….-
Venne verso di me e coprendo con una mano il telefono mi disse:
-Scusa Claudio, ma Giulia insiste, mi ha detto di andare a casa sua perche’ i suoi non ci sono e cosi’ possiamo……insomma mi capisci……non c’e’ nessuno e lei mi aspetta……..seni che ne dici se dico a mio padre di aiutarti, lui e’ bravissimo….- aggiunse-

– Va bene vai – gli dissi –se tuo padre mi aiuta, va bene- conclusi.

-Papa’, potresti aiutare Claudio a fare la versione di inglese, io devo andare a casa di Giulia, perche’ lei non riesce a fare il compito di francese – disse facendomi l’occhiolino.
Il padre usci dalla sua stanza. Indossava una tuta da ginnastica in microfibra che non lasciava niente all’immaginazione. Era attillatissima e i miei occhi caddero proprio li, tra le sue gambe, dove si vedeva un bozzo incredibile.
Mi resi conto che il mio sguardo era troppo evidente, ed il padre se ne era accorto.
Distolsi subito lo sguardo e mi misi a cercare una voce sul vocabolario.
Prima di rispondere, il padre attese un attimo, mi stava guardando da cima a fondo, poi disse che mi avrebbe aiutato.

Giorgio usci’ e lui si mise accanto a me e iniziammo a fare la versione.
Ero turbato, sentivo una strana sensazione dentro di me, come non mi era mai successo, incominciai quasi a tremare.
Lui mi disse – Hai freddo Claudio, tremi! – No – risposi e basta.
Dopo un po’ si alzo’ e disse che doveva andare in bagno. Il bagno era alla fine del corridoio, difronte alla porta della stanza di Giorgio, dove noi eravamo. Lo vidi entrare in bagno, chiudere la porta, che pero’ rimase leggermente socchiusa.

Io sentivo quella strana sensazione aumentare dentro di me. Lui era in bagno da 2 o 3 minuti e non usciva, cosi’ mi avvicinai per chiamarlo, ma quando ero a circa 2 metri dalla porta, sentii dei gemiti, mi avvicinaii di piu’ e sbirciai tra la fessura, quello che vidi mi fece trasalire.
(continua)

jeipei

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IMMAGINANDO…

IMMAGINANDO…

Immagino di essere sdraiata seminuda al centro di un grande letto matrimoniale. Immagino me stessa indossare le solite mutandine di pizzo bianco trasparenti. E un paio di calze autoreggenti, nient’altro:il seno è nudo. Immagino il mio compagno seduto su di una poltrona, apparentemente calmo, rilassato. Immagino che intorno a me ci siano altri tre uomini nudi. Immagino i loro sguardi pieni di desiderio che perlustrano concupiscenti ogni centimetro quadrato del mio corpo. Immagino di divaricare un po’ le gambe per favorire quegli sguardi:so bene che così facendo le grandi labbra si dischiuderanno, il tessuto leggero delle mutandine si tenderà e, in trasparenza, in mezzo alla folta boscaglia della peluria scura,sarà appena visibile la rosea carne della mia fessura. Immagino la mia agitata eccitazione per quella sconvolgente esperienza che mi sono decisa a realizzare. Immagino, sento, percepisco nell’aria, nella mia mente e in tutti e cinque i corpi un concentrato di eccitazione crescente che sta per esplodere. Immagino di aver deciso di abbandonare senso di vergogna e regole. Immagino di abbandonarmi, di cedere al solo piacere di quei tre corpi vibranti e sconosciuti che altro non aspettano se non di placarsi nelle profondità del mio, di corpo.
Immagino di vedere i tre membri eretti, vigorosi in ansiosa attesa di penetrarmi ovunque vi sia un ingresso disponibile in me. Attendono solo un mio cenno. Immagino di ritardare la loro attesa e nel frattempo li guardo, li ammiro: sono tutti grossi e lunghi ma diversi tra loro nel colore della pelle, nelle nervature che li ricoprono. Immagino di avvertire un’ansia di toccarli, di palparli e poi…di averli. Immagino di fare il cenno e immagino di vederli accostarsi a me. Immagino di pensare, in un primo momento di dire loro cosa devono fare. Poi invece immagino di chiudere gli occhi e di lasciarmi andare ai loro desideri. E immagino di sentire una mano, non so di chi, che mi stringe un seno e un’altra che accarezzandomi energicamente un coscia mi si infila tra le gambe e sale, sale…
finchè mi sento toccare l’inguine. Immagino delle labbra che si appoggiano su di un capezzolo delicatamente e immagino una lingua che inizia a vorticare lì sopra e poi la bocca vorace prenderlo e succhiarlo, non più delicatamente ma con forza, Immagino di sentire i denti mordermi e farmi un po’ male…ma immagino di lasciarlo fare. La mano, la sotto, si è introdotta oltre il fragile riparo delle mutandine e mi sta frugando ovunque sia possibile, ansiosa, come alla disperata ricerca di un oggetto prezioso smarrito da quelle parti. Finalmente trova ciò che sta cercando e io me ne accorgo perché avverto l’ingresso dentro di me, nella mia carne umida, prima di uno e poi di due ed infine tre dita che si muovono al mio interno rovistandomi freneticamente, febbrilmente, tanto da avvertirne un lieve dolore. Ma immagino di aprire di più le gambe per favorire meglio quel massaggio nervoso. Nel farlo immagino di sentire le dita entrare più in profondità e immagino che il piacere sia più forte del dolore. Mentre immagino di sentire un’altra bocca avventarsi sull’altro seno. Immagino di non riuscire più a contare le mani, le bocche che sono intente a divorarmi, a frugarmi, leccarmi, toccarmi,succhiarmi… Poi immagino che la mano là sotto, aiutata dalla compagna, mi strappi di dosso le mutandine. Immagino di tenere sempre gli occhi chiusi, non riuscirei ad aprirli, ora. Perché il desiderio, l’eccitazione, l’agitazione e un altro mare di emozioni provocate da quei contatti roventi, tengono talmente impegnati tutti gli altri sensi, che la vista di quanto mi sta accadendo sarebbe troppo. Immagino infatti di udire i sospiri affannosi intorno a me degli “altri”che giungono un po’ ovattati alle mie oracchie, coperti dal mio di respiro, anch’esso sempre più affannoso, denso. Un solo senso, oltre alla vista, non è impegnato:il gusto. Ma mentre muovo la testa da un lato all’altro, delirante, due mani l’afferrano per bloccarne il movimento. E,subito dopo, immagino di sentire un contatto, fra mie labbra, che mi sorprende dapprima per qualche istante, e istintivamente spalanco gli occhi:un membro grande e turgido, che a quella distanza ravvicinata mi pare enorme, sta tentando di introdursi nella mia bocca e, dopo una lieve pressione…dischiudo le labbra e morbidamente lo lascio penetrare. Richiudo gli occhi: ora anche quel quarto senso è appagato. Immagino di sentirne il sapore e immagino che mi piaccia. Immagino di cominciare a muovere la testa avanti e indietro facendo scorrere attorno all’asta rigonfia le mie labbra. Poi…ho un sussulto, un fremito forte: una testa si è infilata tra le mie cosce, tuffandone il volto fra i mei peli. E una lingua ha cominciato ad insinuarsi, prima tra le grandi labbra, viaggiando lungo tutto il percorso disegnato dalla mia apertura e infilandosi poi dentro, nella mia più profonda intimità. Immagino che mentre questo accade, i miei fianchi si protendano, le mie cosce si divarichino il più possibile per meglio accogliere quell’inebriante ingresso. Immagino di voler guardare, devo guardare e infatti apro gli occhi: oltre a sentirlo al tatto, vedo il grosso pene che mi sta scopando la bocca e che si muove convulsamente, tentando, ad ogni spinta, di cacciarmelo sino in gola. Volto lo sguardo e vedo le mie cosce spalancate e, fra di loro, la testa di uno sconosciuto che sembra voler mangiare la mia fica, tanta è la foga e la passione che mette nel baciare il mio sesso. Immagino che la vista di tutto questo provochi un aumento esponenziale della mia eccitazione. Richiudo gli occhi e mi concentro sul membro dell’altro estraneo che mi sta riempiendo la bocca.. Ma il mio braccio fa un movimento non programmato, istintivo e la mano urta inavvertitamente il pene durissimo dell’uomo che è inginocchiato alla mia sinistra e che non ha mai smesso di torturarmi con la sua bocca un capezzolo, ormai teso e inturgidito al punto tale che immagino stia per scoppiare. Prendo a roteare la lingua sul glande gonfio ed inturgidito come il mio capezzolo, per poi divorarlo letteralmente con avidità riprendendolo affannosamente tutto nella bocca mentre la mia mano sinistra afferra, avvolge quel pene abbandonato che ho incontrato pochi istanti prima quasi per caso e prende istintivamente a masturbarlo, lentamente ma stringendolo forte perché le mie dita possano saggiarne il vigore, la potenza. E immagino che laggiù, fra le mie gambe, dentro di me e da lontano, stia iniziando una specie di terremoto. Immagino che non vorrei che finisse così, subito. Immagino che un’occasione come questa non si presenterà mai più. E immagino di volere di più, una volta che ci sono, molto di più. Immagino di sfilarmi dalla bocca il pene del quale ho avvertito i primi sussulti. Immagino di fermare la mano. Immagino che sarebbe difficile fermare loro, gli estranei, proprio adesso, senza spiegare loro il perché. Immagino allora di voltarmi di s**tto, togliendo dalla bocca affamata di quello la sotto, il suo pasto. Immagino di ordinare perentoria a quello che ho smesso di masturbare: “sdraiati sulla schiena, adesso,subito…” Immagino che lui obbedisca e immagino di arrampicarmi sopra di lui offrendo alla sua bocca affamata i miei seni che dondolano sul suo viso sfiorandolo con la punta dei capezzoli tesi. Immagino di aprire le gambe e di ingoiare con il mio sesso ormai largo e bagnato, fradicio di umori, il suo sesso con un rapido movimento del bacino. Immagino di guidare io la danza selvaggia ruotando i fianchi e spingendomi in avanti con forza per farmi penetrare il più possibile. Immagino che quei movimenti, visti dagli altri due mettano in mostra le mie natiche che ogni volta che mi ritraggo si dischiudono quel tanto che basta per far vedere il solco che le separa e, fuggevolmente, il mio forellino posteriore. Immagino che questo sarebbe un tacito ed irresistibile invito. E infatti immagino di sentirmi infilare fra quelle natiche la punta di uno qualsiasi dei membri dei due maschi, immagino di avvertire una forte pressione lì dietro e immagino di percepire l’irresistibile voglia di aprirmi, di sfondarmi, di penetrarmi, di spaccarmi, senza nessuna cautela. Ma immagino che in fondo è quello che voglio. E il mio desiderio osceno si avvera:la pressione diviene prepotente, furiosa e due mani mi aprono con forza le natiche per favorire l’imminente sodomizzazione. E immagino che il membro dopo qualche frazione di secondo vinca la resistenza naturale che gli si oppone e che è aumentata dalla mia istintiva paura per ciò che sta per avvenire ma che la mia immaginazione vuole che avvenga. Perciò mi impongo di rilassarmi, di concedermi, di aiutarlo in questo modo ad entrare da lì nel mio corpo. E subito immagino di sentirmi sfondata, aperta, riempita senza pietà:quel corpo estraneo ha iniziato il suo ingresso. Immagino che il male mi dovrebbe fare urlare. Ma anche il piacere. E immagino di farlo, ed è un urlo soffocato, un gemito:”non così forte…” mormoro. E penso:”più forte, ti prego…” E immagino che la mia preghiera nascosta verrebbe subito esaudita: le due mani mi afferrano saldamente i fianchi, facendo leva su di loro per meglio e di più spingere quel membro del quale apprendo con dolore stupito misto a piacere, la grandezza: turgido nel mio ventre quel cazzo grosso,turgido e vibrante mi incula, è dentro di me, si immerge a profondità abissali e sconosciute. Mentre anche l’altro pene che ho nella fica è affondato nel mio ventre. L’unico a potersi muovere agevolmente è quello che mi sta sodomizzando abbarbicato alla mia schiena e ne approfitta: lo estrae quasi fino ad uscire per poi reimmergerlo tutto, sino all’ultimo millimetro e prende a scopare il mio culo, sempre più forte, sempre più in fondo, sempre più veloce, sempre più ansimante e più desideroso di rompermi. Ma immagino di sentirmi ormai aperta, disponibile ad inghiottirlo e il male, che pure c’è, annega nel piacere terribile, oppure le due cose si fondono insieme ma immagino di non saperlo e immagino che non m’importerebbe e immagino che mi lascerei prendere, mi abbandonerei e aiuterei con i miei movimenti, quel violento, meraviglioso assalto. Quello che sembra avere deciso di passarmi da parte a parte, passando attraverso il mio ano, nel ritrarsi, alleggerisce il suo peso su di me e ne approfitto e anch’io per ritrarmi un poco. Subito dopo vengo rischiacciata contro il corpo dell’altro che sta sotto di me. Immagino che sarebbe una sensazione terribile e violenta. E sublime insieme. Ma immagino che a quel punto non mi basterebbe e mi chiederei:”dov’è l’altro?…voglio l’altro!” Immagino che staremmo sdraiati sul letto per la sua larghezza , con il capo di quello che sto scopando, reclinata oltre il bordo E immagino che “l’altro”, il terzo, non si farebbe attendere e mi infilerebbe, in piedi davanti a me, il suo cazzo palpitante nella mia bocca, che non attende altro. Immagino che sarei alla mercè dei tre uomini, immagino cha se volessi ritrarmi non potrei farlo, così schiacciata fra i due corpi, presa, posseduta con selvaggio furore, con tutti i miei buchi riempiti.
Ma immagino che non vorrei ritrarmi, non ora. Immagino di avvertire le vibrazioni, i sussulti di quei membri ormai tesi allo spasimo. E il ritmo frenetico ed asincrono dei colpi, delle spinte. E i loro gemiti, i loro respiri grossi, affannosi. E immagino di sentire il mormorio di parole e frasi oscene:”si…fatti spaccare il culo”, “ora ti sborro la sorca…”,”Succhiami il cazzo, brava, così…ancora…” E immagino le mie risposte con il pensiero:”Si…sfondamelo, rompimelo e poi riempimelo…e tu spingimelo di più dentro nella mia fregna, non senti che non vuole che questo?..oddio…che bello!…fra un po’ quest’altro mi sborrerà in bocca…”. Immagino l’accellerazione dei movimenti che diventano frenetici, ansiosi, quasi rabbiosi. Il mio sfintere è ormai aperto e cedevole, morbido alle spinte sempre più violente, feroci e non avverto più dolore ma solo uno smisurato, indescrivibile, immenso piacere. Immagino di sentire nascere e crescere dal mio ventre e attraversare come una scarica elettrica tutto il mio corpo, le ondate gonfie di un orgasmo imminente. Sento la vagina stringersi attorno al pene che la riempie e l’ano contrarsi attorno all’altro. Immagino di percepire, rimanendone estasiata, le prime impennate dei membri che mi stanno dentro in ogni parte del mio corpo. Quello davanti a me si ritrae, me lo sfila di bocca e io mi chiedo il perché.La risposta la dà la sua voce roca:”voglio sborrarti in faccia…voglio schizzarti il viso…” Immagino allora che le immagini, per qualche istante, vadano a rallentatore: a pochi centimetri dal mio viso, vedo la bocca sulla punta di quel pene gonfio e teso allo spasimo, dilatarsi e vedo che sputa verso di me un denso getto di liquido bianco. Immagino che il corso degli avvenimenti riprenda di s**tto il ritmo normale e immagino di sentire quel liquido schiaffeggiarmi il volto. E sento poi colare un rivolo caldo e denso dal mento alla gola. Ma non voglio che sia solo così e mi precipito a riprenderlo in bocca, giusto in tempo per avvertirne un altro sussulto e poi un nuovo, prepotente getto che mi riempie la bocca. Ne sento un attimo il sapore intenso. Poi deglutisco bevendolo, avidamente assetata. Immagino di perdere il senso del tempo e dello spazio e di abbandonarmi ad un orgasmo di rara intensità e lunghezza proprio quando, mentre continuo a succhiare e bere lo sperma del cazzo che ho in bocca, il mio ano e la mia fica si contraggono con violenza e percepisco distintamente un forte irrigidimento del membro che mi sta sodomizzando e poi…la cas**ta impetuosa che mi scaraventa dentro, là dietro. E poi ancora…ancora…ancora… Mentre anche nella mia vagina l’altro, come piegato, vinto dalle mie violente contrazioni, mi catapulta all’interno, riempiendomi di sperma anche lì, un potente fiotto…e poi un altro…e una altro ancora.
Ormai ogni ritegno o pudore annega nel piacere voluttuoso, violento. Immagino di udire i miei e i loro lamenti, il mio ed i loro respiri che somigliano più a rantoli, immagino i nostri corpi alla frenetica ricerca, tramite movimenti convulsi, quasi disperati, di dare e darsi il massimo piacere.
E poi…sperma, tanto sperma che mi inonda la bocca, la fica, il culo. Così tanto che non riesco a contenerlo e fuoriesce dal sedere andando a mischiarsi, colando lungo il solco che separa i glutei, con quello che mi ha iniettato l’altro che mi sta scopando e che fuoriesce dalla vagina. Immagino di pensare:”oddio… quanto è bello…” Immagino di sentire rivoli tiepidi filtrare fuori delle mie labbra. Immagino di accogliere nel mio corpo fino all’ultima stilla di energia dei tre e assaporo sino all’ultima, timida contrazione, il mio spaventoso orgasmo.
Poi, dopo avere asciugato con la lingua e ingoiato anche l’ultima goccia emessa dal pene a cui ho fatto quel pompino, lo lascio e mi abbandono esausta, sfinita sul corpo sfinito sotto di me mentre dietro e sopra di me si abbandona esausto il corpo di colui che mi ha voluto sodomizzare, col suo membro ancora immerso nel mio ano. Dopo pochi istanti immagino che lui si solleverebbe da me e che io mi solleverei dall’altro. Immagino che, con gli occhi chiusi, mi sdraierei a pancia sotto sul letto disfatto. Immagino che sentirei solo i rumori dei tre che si stanno vestendo e poi…la porta chiudersi dietro di loro. Immagino di sentire i pochi passi che il mio compagno deve fare per raggiungermi. Immagino di sentire il suo membro conosciuto introdursi nel mio sedere ancora bagnato, largo ed ospitale. Immagino di sentirmelo spingere dentro forte, con gelosa rabbia.. Immagino di sentirlo scorrere con facilità immergendosi nello sperma che l’altro, lo sconosciuto, mi ha lasciato. Immagino la sua voce roca dirmi:”ti è piaciuto, brutta puttana?..l’ho visto, l’ho sentito come hai goduto!..dillo! ti sei fatta scopare da tre cazzi di tre montoni contemporaneamente e li hai soddisfatti tutti!..” Immagino che risponderei:”Si…mi è piaciuto, ho goduto…e adesso godi pure tu:spaccami il culo, sfondami se puoi!” Immagino che lui mi pomperebbe selvaggiamente dicendo:”no che non posso:te l’ha già sfondato quell’altro…però voglio sborrarti dentro dove ti ha appena sborrato lui…” Immagino che la sua resistenza sarebbe, al colmo dell’eccitazione, brevissima. E immagino che mi inonderebbe , mischiando il suo liquido a quello dello sconosciuto. E immagino che, nel percepire il suo godimento, godrei nuovamente anch’io.
Immagino che dopo poco riaprirei gli occhi e mi guarderei intorno, con lui sdraiato al mio fianco, come tante altre volte, come se nulla fosse accaduto. E immagino di chiedermi se in realtà è successo, qualcosa. Magari è stata solo la mia fantasia. Immagino di chiedermelo, si…ma immagino che non saprei e non vorrei darmi una risposta. Correrei a scrivere questo racconto.
Bacini

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Mia moglie Laura si fa sbattere come una cagna.

Racconto trovato in rete su xhamster.

Tornati dalle ferie in Puglia il nostro rapporto cambiò, mia moglie Laura dalle fantasie passò alla realtà, un bel giorno entrò in casa e mi confessò di essersi fatta sbattere dai suoi due colleghi, io non riuscivo a pensare ad altro, non ero geloso, anzi non facevo altro che immaginarmi mia moglie in mezzo a due cazzi bagnarsi e godere come una troia. Il pensiero era quasi diventato un tormento e lei se ne era accorta, ogni volta che scopavamo mi provocava, mi diceva di come fosse bello essere posseduta da due cazzi ed io immancabilmente sborravo come una fontana.
“Devo scoparti anch’io con uno di loro.”
Le dissi.
“Non ti preoccupare, non c’è cosa che voglia di più al mondo amore mio.”
Mi rispose Laura, lei avrebbe voluto ripetere l’esperienza assieme a me e al suo collega Andrea, il ragazzino appena ventenne che tanto l’aveva fatta eccitare, per me non c’erano problemi ma mi sarebbe piaciuto fare un giochino, così le feci la mia proposta. Laura lo avvisò in ufficio il giorno prima, dalla loro esperienza a tre non ci fu più nulla fra loro se non fugaci scambi d’occhiate ammiccamenti e la promessa di vedersi nuovamente, del resto mia moglie era una donna sposata mentre lui un giovane ragazzo sicuramente attorniato da più di qualche giovane bella fichetta. Trovò la scusa che io ero fuori città per un viaggio di lavoro, a lei sarebbe molto piaciuto se fosse passato per riprendere da dove si erano lasciati alla cena di lavoro, il ragazzo non si fece perdere l’occasione di sbattersi una bella donna quasi quarantenne, suonò alla porta alle 14.30 in punto, mia moglie andò ad aprirgli.
“Ciao Andrea, ti stavo aspettando.”
Disse mia moglie.
“Ciao Laura, come va? Sei sola”
“Certo caro, sola ed indifesa.”
Dal piano sopra sentivo i classici bacetti di saluto e le classiche frasi di rito, io me ne stavo in bagno con la porta socchiusa e la luce spenta, non volevo essere visto, l’idea fra me e Laura era quella di non dire ad Andrea della mia presenza ma fargli credere di essere solo con mia moglie e di potersela sbattere a piacimento. Laura doveva portarlo in camera da letto e giocarci assieme mentre io dal bagno mi sarei gustato la scena, poi ad un certo punto sarei uscito e ce la saremmo spassata tutti assieme, c’era l’incognita della reazione del ragazzo ma anche quella faceva parte del gioco, dopo una decina di minuti di frivola conversazione ed un caffè assieme come vuole la buona ospitalità, Laura decise di rompere gli indugi.
“Andrea, non so cosa tu possa pensare di me, non vorrei che credessi che io mi sia innamorata non è così, spero che altrettanto lo sia per te, ti ho fatto venire qui oggi perchè quello che è successo tra noi due mi è piaciuto molto, io voglio molto bene a Luca mio marito ma ho spesso bisogno di essere soddisfatta, ho molte voglie e non vedevo l’ora di avere nuovamente l’occasione per stare con te.”
“Laura, io davvero non saprei cosa dire, tu sei molto provocante ed eccitante, in ufficio sei sempre gentile con me, quando vuoi basta sola che tu chieda!!!”
Rispose Andrea.
“Caro il mio piccolo!!! Adesso fammi una cortesia, io mi sono lavata poco prima del tuo arrivo, qui c’è il bagno di servizio, lavati per cortesia perchè non resisto più!”
Dopo qualche minuto li sentii salire, fu allora che per la prima volta vidi Andrea, non c’è che dire Laura lo aveva scelto bene, alto, castano chiaro quasi biondo, un bel fisico asciutto ed un viso angelico, mi passarono davanti ed entrarono in camera da letto. Laura gli si gettò al collo e gli infilò la lingua in bocca, Andrea prese ad accarezzarle i fianchi il culo e le tette, dopo un pò di slinguazzamenti e palpeggi vari Andrea prese l’iniziativa, afferrò Laura per i polsi e la girò spalle a sé, prese a baciarla e leccarla sul collo mentre le sue mani scivolavano sempre più verso il basso fino ad iniziare a massaggiarle la fica. Con un gesto deciso la spinse verso il letto, lei cadde a pancia in giù, Andrea la prese per i fianchi e le sfilo leggings e perizoma lasciandola con il culo per aria, si buttò nel letto e prese a leccarle la fica ed il buco del culo da dietro. Quella lingua fra i suoi buchi fece gemere mia moglie che aveva iniziato a stringere i pugni alle lenzuola, io mio mi stavo eccitando come un matto, il cazzo mi scoppiava e continuavo a guardare in maniera morbosa quel ragazzo poco più che adolescente leccare gli umori di mia moglie, Laura seguitò ad inarcare la schiena sollevando il culo ed offrendosi sempre più oscenamente ad Andrea. Il suo respiro era sempre più intenso, si stava eccitando come una porca, Andrea alternava le penetrazioni di lingua ora alla fica ora all’ano di Laura, la quale ad un certo punto si sfilò dal suo giovane linguista dicendogli.
“Ti voglio nella mia bocca.”
Sedendosi sul letto aiutò Andrea a spogliarsi, il ragazzo aveva davvero un bel fisico asciutto completamente depilato, non appena si girò non potei fare a meno di notare un cazzo in tiro di dimensioni ragguardevoli, non che io mi sentissi poco dotato Laura non aveva mai avuto nulla da dire sulle mie dimensioni ma quelle di Andrea erano davvero fuori dal comune. A questo punto presi a toccarmi, Andrea si stese, Laura gli salì sopra a 69, io dalla mia posizione potevo vedere l’uccello del ragazzo e la faccia di Laura, sentivo quella vacca di mia moglie gemere al suo giovane amante e a continuare con il suo operato. Laura dopo aver sputato sopra la cappella di Andrea aveva preso a succhiarla come una posseduta, la guardavo lavorarsi quel cazzo meraviglioso, la vedevo ingoiarlo, leccarlo dalla cappella fino alle palle e giocare con la sua lingua lungo tutto l’inguine per poi risalire sui coglioni. Ora aveva preso a succhiare guardando verso di me, lei sapeva che io la stavo guardando, forse si aspettava che uscissi, forse voleva solo esibirsi, di sicuro l’effetto che ne ottenne fu quello di darmi un’eccitazione fuori dal comune, vedere Laura spompinare un cazzo enorme non aveva prezzo, mi eccitavo da morire nel guardarli. Laura doveva avere capito la situazione, la cosa la eccitava sicuramente e non aveva intenzione di fermarsi, io ormai avevo deciso che li avrei lasciati fare, sarei intervenuto dopo che il ragazzo si fosse svuotato.
“Scopami Andrea, scopami forte.”
Disse Laura, si alzò dal corpo del ragazzo che rimase steso nel letto, si portò verso il cazzo di Andrea a smorza candela dando le spalle al suo amante, mia moglie si infilò nella sua fica fradicia quel grosso cazzo, Andrea le strinse i fianchi mentre lei in maniera decisa cominciò a cavalcarlo, con una mano continuava a sgrillettare il clitoride mentre con l’altra si massaggiava una tetta, lo sguardo sempre rivolto verso la mia postazione, sapeva che la guadavo, la sua lingua roteava fra le labbra, i suoi movimenti su quel cazzo erano sempre più forti, i suoi respiri sempre più intensi, l’oscenità stava impossessandosi di lei.
“Oh mio dio Andrea continua ti prego, fammi godere, spingi forte.”
Laura si abbandonò ad un gemito quasi isterico, la mia porcellina era appena venuta, si stese di schiena per un attimo su Andrea il quale sempre con il cazzo in fica le passò un braccio sul ventre ed insieme si adagiarono di fianco, ora il porco aveva ricominciato a stantuffarla da dietro sul fianco tenendole la gamba sollevata. Dalla mia posizione potevo vedere quel cazzone sfondare la fica di mia moglie che era completamente fradicia, Laura continuava a gemere, la sua mano era sempre a stimolare il clitoride, che grandissima vacca!
“Laura sto per scoppiare.”
Disse Andrea.
“No ti prego, non ancora, resisti.”
Rispose lei, Laura fece nuovamente sdraiare il ragazzo per riprendere a cavalcarlo da sopra, stava ancora sopra di lui questa volta dando le spalle a me, dimenava i fianchi come una forsennata, faceva sparire quella mazza tutta dentro la sua fica mentre il ragazzo piegandosi in avanti le succhiava e le mordicchiava i capezzoli, Andrea oramai non ce la faceva più, Laura se ne accorse.
“Non venirmi dentro.”
Fece appena in tempo a dirlo e a sfilarselo che l’uccello di Andrea inondò copiosamente una chiappa di mia moglie di calda e densa sborra, Laura prende regolarmente la pillola ma adora sentire dentro di se i caldi schizzi di sperma, capii che volle offrirmi quello spettacolo di farsi sborrare addosso solo per ammirare l’operato del loro amplesso. La visione del culo di mia moglie pieno di sborra fu per me una libidine inaudita, avevo aumentato il ritmo della mia sega ed anch’io sborrai dall’eccitazione, Laura era ancora calda, Andrea l’aveva riportata a mille con l’eccitazione dopo il suo primo orgasmo, il suo amante le aveva inondato il culo di sborra ed ora si stava prendendo un minuto di riposo, io conoscevo bene la troietta ora ci sarebbe stato da divertirsi.
“Allora Andrea, com’è stato? Sono come una delle tue ragazzine?”
Chiese mia moglie.
“Oh Laura, sei fantastica.”
Rispose Andrea.
“Puoi dirmi pure che sono una troia, non mi offendo, sai quando si tratta di sesso non capisco più nulla.”
“Beh non sei certo la prima donna che tradisce il marito anche se effettivamente.”
“Cosa?”
“Due settimane fa l’hai fatto con due uomini… non è da tutte.”
Laura naturalmente colse la palla al balzo.
“E tu? Non lo avevi mai fatto in tre?”
“No”
“E ti è piaciuto più di adesso?”
“E’ stata una cosa diversa.”
Mentre chiacchieravano io ero ancora fermo ad ascoltarli, Laura aveva ripreso a segare il cazzo a riposo di Andrea, il quale naturalmente la lasciava fare, Laura continuava ad incalzarlo.
“Lo sai che quando sono tornata a casa ho raccontato tutto a mio marito?”
“Non ti credo”
“Te lo giuro”
“E lui come ha reagito?”
“Si è eccitato e mi ha scopata, mi ha fatto anche il culo, poi mi ha detto che anche lui voleva scoparmi assieme ad un altro.”
“Ma dai.”
“Non mi credi?”
“No.”
“Puoi chiederglielo tu stesso se vuoi….. vieni amore mio!”
Fu così che feci il mio ingresso nella stanza completamente nudo con il cazzo in mano, nel vedermi Andrea balzo sul letto seduto, il suo cazzo che fra le sapienti mani di Laura si era rinvigorito ora di colpo si era spento, il rossore sulle sue guance e l’evidente stato di imbarazzo. Ci pensò Laura a rassicurarlo appoggiandosi a lui accarezzandolo in viso e dicendogli che non vi era nulla di cui preoccuparsi, poi con la solita malizia si rivolse verso di me.
“Allora amore mio ti è piaciuto lo spettacolo? Tua moglie è stata abbastanza troia per te?”
Io continuavo a guardare Andrea, la sua espressione era un misto fra sbigottimento e paura, così decisi anch’io di tranquillizzarlo.
“Ciao Andrea, piacere io sono Luca il marito di questa porcellina, non ti preoccupare io e Laura eravamo d’accordo.”
Continuai spiegandogli la situazione mentre Laura continuava a coccolarlo come fosse un bimbo impaurito, dopo qualche minuto Laura prese nuovamente le redini dicendogli.
“Oh Andrea adesso basta, ti abbiamo detto che è tutto ok, mio marito voleva godere di tutta questa situazione finiscila di frignare e cerca di riprenderti con questo bel cosino.”
Prese a segare il suo cazzo, io mi portai verso di loro ed infilai il mio uccello nella bocca di mia moglie, dopo anni vedevo un altro sogno realizzato, la bocca di mia moglie piena del mio cazzo mentre in mano stringeva l’uccello di un altro uomo, Andrea iniziava a sciogliersi, il suo cazzo stava tornando alle sue dimensioni mentre con una mano stava palpando una tetta di Laura la quale ancora su di giri gli disse.
“Dai piccolo mio leccami la fica.”
Andrea ubbidiente portò la sua bocca fra le gambe di Laura, io presi la testa di mia moglie tenendola ferma ed iniziai a scoparle la bocca in maniera decisa e nel mentre guardavo Andrea, il suo mento era completamente fradicio degli umori della fica di Laura che aveva iniziato a sbrodare come una cagna, lei nel frattempo continuava a gustarsi spasmodicamente il mio uccello con la bocca. Dopo qualche minuto Laura non ce la faceva più, moriva dalla voglia di sentire nuovamente dentro di se un paletto di carne, io e Andrea ci stendemmo sul letto uno affianco all’altro, mia moglie si mise sopra di me ed in men che non si dica iniziò a cavalcarmi furiosamente infilandosi il mio cazzo nella sua fica fradicia. Laura era eccitata al massimo, il mio cazzo la penetrò senza alcuna difficoltà, la sua fica era un lago, mentre si muoveva sopra di me prese in mano il cazzo di Andrea e iniziò a succhiarlo furiosamente, io ero al settimo cielo, vedevo mia moglie scoparmi e succhiare l’uccello di un altro più giovane di noi, la situazione ci eccitava da morire. Andrea con il cazzo fra le grinfie di Laura si voltò, iniziò a giocare con il buco del culo di mia moglie mentre io le spaccavo la fica, le massaggiò il buchetto con le dita, lentamente faceva colare dei rivoli di saliva sull’ano di Laura, alcuni dei quali scivolavano anche sul mio cazzo, sempre con delicatezza iniziò a penetrare quell’invitante buchetto con le dita. Mia moglie iniziò a fremere sempre di più, ebbi la sensazione che gradiva un terzo cazzo per riempirgli tutti i suoi buchi, Andrea si alzò e ci fece capire di voler inculare Laura, questa al pensiero di riassaporare una doppia penetrazione ebbe un lampo negli occhi. Sentii il cazzo di Andrea sfiorare il mio che se ne stava ben bene al calduccio della fica, io smisi di affondare i miei colpi e mi fermai in attesa, Andrea puntò la sua cappella nell’ano di Laura ed iniziò a spingere piano. Osservavo lo sguardo di mia moglie, la vedevo completamente trasportata dall’eccitazione, sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso e sempre più violento, il cazzo del giovane stava entrando sempre più e Laura godeva come una porca.
“Guardami amore mio, guarda tua moglie come gode, guarda che puttana fra due cazzi.”
Mi disse.
“Ti adoro Laura, ti piace fare la troia vero?”
Le chiesi
“Da morire, sbattetemi brutti porci, fate godere la vostra troia.”
Continuò con la voce rotta dai nostri colpi.
“Vuoi farmi il culo anche tu vero amore?”
Mi chiese dopo un po’.
“Non vedo l’ora”
Le risposi.
“Si ma voglio sempre due cazzi, è meraviglioso.”
Così dicendo Laura si sfilò dalle nostre mazze, mi fece sdraiare e si voltò a smorza candela ma questa volta volgendomi la schiena, prese ad infilarsi il mio cazzo nel culo, quel buchetto era una meraviglia, anche se era stato sconquassato dal mattarello di Andrea aveva ripreso immediatamente il suo tono muscolare, subito dopo essere stato trafitto dalla mia cappella si era immediatamente avviluppato al mio cazzo. Sentivo quel caldo pertugio stringermi l’uccello, stavo godendo come un matto, Laura si stese sul mio petto offrendo la fica in maniera oscena al suo giovane amante mentre il suo buco del culo era impalato dal mio cazzo, Andrea questa volta fu meno delicato e fiondo il suo cazzo nella fica di Laura in maniera piuttosto violenta alche emise un grido soffocato.
“Cazzo Andre, mi fai male.”
“Ma quale male… pensa a godere troia.”
Rispose lui.
“Fanculo e scopa stronzo.”
Le rispose lei, Laura si abbandonò completamente ai nostri due cazzi che la sfondavano, con una mano prese a massaggiarsi il clitoride, dopo un po’ iniziò ad ansimare violentemente fino a quando spinse Andrea fuori dal suo corpo e gli schizzò del liquido vaginale sul cazzo, mentre altri due zampilli le colarono lungo l’inguine annegando il mio uccello che nel frattempo se ne stava sempre infilato nel culo.
“Magnifico, ragazzi.”
Sospirò mia moglie.
“Continua a scoparmi il culo Franco ti prego.”
La afferrai in vita e ci girammo sul fianco, a quel punto la penetrai in fica, era caldissima, sentivo il mio uccello sguazzare in un lago di godimento, continuavo a scoparla sul fianco e nella sua bocca era tornato il cazzo di Andrea. Mi sfilai mentre Laura spompinava il ragazzo, affondai la mia lingua in mezzo a quel lago che colava dalla sua fica, il sapore di mia moglie era fantastico, mi riempii il viso di quella sbrodolata, roteavo la lingua in maniera così veloce e così indelicata che dopo poco sentii Laura venire nuovamente. Noi maschietti eravamo cotti, decisi di infilarlo anch’io nella sua bocca mentre Andrea infilò il suo cazzo nella fica della mia signora, dopo pochi colpi con sincronia sia io che Andrea esplodemmo, io inondai la bocca di mia moglie mentre Andrea le riempì la fica. La soddisfazione fu tale che ci abbandonammo tutti e tre sul letto esausti e felici, la visione di mia moglie ricoperta di sperma mi mandava al settimo cielo, vedere un nostro amico sul nostro letto a condividere i nostri piaceri era qualcosa di appagante, ci abbandonammo ad un sonnellino, dopo circa un’oretta ci svegliammo, ognuno di noi si fece una doccia e poi cominciò il terzo round e così per tutta la notte.

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La grande sborrata

Oggi approfittando della bella e calda giornata ho voluto realizzare una fantasia che avevo in testa da qualche tempo. Desideravo che un gruppo di uomini mi sborrasse addosso. Avevo saputo che nella zona periferica di un paese non lontano da dove abito si ritrovano molti ragazzi alla ricerca di incontri. Non ci ero mai andato ma grazie alle indicazioni di un amico l’ho raggiunto facilmente. Una zona industriale, un grande parcheggio circondato da boschi. Un discreto numero di auto erano già posteggiate ma nessuno a bordo. Ho parcheggiato, sono sceso dalla mia auto e mi sono incamminato nel bosco. Mi è bastato camminare per poche decine di metri e ho incontrato le prime persone, ovviamente erano tutti uomini. Mi sono fatto coraggio e ho iniziato a dire a tutti quelli che incontravo che avevo una gran voglia di farmi sborrare addosso quindi se gli andava di farlo, li invitavo a seguirmi. Ho fatto un po’ fatica a convincere le prime persone, poi quando già un paio si erano unite a me, mi bastava chiedere e tutti accettavano e si univano al gruppo. In circa venti minuti ero riuscito a trovare una decina di uomini disposti ad aiutarmi a soddisfare la mia voglia! Dieci persone potevano bastare, quindi ho chiesto a loro di portarmi in un posto tranquillo dove poter mettere ho pratica il mio progetto. Un ragazzo ha detto che conosceva il posto adatto e ci ha accompagnato. Io ho subito steso a terra una stuoia che avevo nello zainetto e mi sono spogliato completamente, i ragazzi subito si sono abbassati i pantaloni ed hanno estratto i loro favolosi uccelli! Non c’è stato bisogno di dare altre spiegazioni, anche se non credo che avessero già fatto una cosa simile. In un attimo mi son ritrovato accerchiato da tutti i ragazzi che brandivano i loro cazzi. Allora mi sono inginocchiato e ne ho presi due tra le mani per eccitarli masturbandoli, in un attimo me ne son ritrovato uno in bocca già bello duro. Succhiavo e menavo cazzi a tutto spiano e l’eccitazione del gruppo cresceva sempre più! Cazzi, vedevo solo cazzi intorno a me, che mi passavano dalle mani alla bocca senza controllo. Qualcuno mi accarezzava, poi la mano è scesa vicino al mio sedere e in un attimo almeno due dita erano dentro di me! Ora erano tutti molto eccitati, così ho mollato tutto e ho detto : “Ok ragazzi, vi vedo belli eccitati, io ora mi sdraio e voi mi scaricate addosso quanta più sborra potete!” Con una benda mi sono coperto gli occhi e mi sono sdraiato sulla stuoia. Non vedevo nulla, ma potevo sentire le loro voci e il fruscìo delle mani che sfregavano sui durissimi cazzi. Non ho dovuto attendere molto, poi accompagnata da un gemito di piacere è arrivata la prima sborrata. Ho sentito le calde gocce di piacere cadere sul mio petto e sul ventre. Poi qualche attimo di attesa e una seconda sborrata mi ha colpito proprio sul viso! La mia bocca era chiusa ma ho potuto sentire forte l’odore di quella sborra. Doveva essere anche abbondante, infatti la sentivo gocciolare giù dalle guance fino sul collo. Percepivo l’eccitazione dei ragazzi che erano attorno a me che si stavano masturbando, poi dopo qualche attimo di calma mi è arrivata addosso la terza sborrata,indirizzata tutta sopra al mio cazzo. Poi non sono più riuscito a distinguere le singole sborrate, che si susseguivano senza tregua. Sentivo gli schizzi uno dopo l’altro depositarsi su tutto il mio corpo. Ero il loro bersaglio e mi stavano colpendo con i loro proiettili di liquido denso e caldo. Ero investito da una cas**ta di sborra, e la cosa mi faceva eccitare tremendamente. Era un continuo di mugolii di piacere e schizzi di sperma che mi colpivano dalla faccia al cazzo. Mi sentivo tutto bagnato ma rimanevo immobile ad accogliere col mio corpo fino all’ultima goccia di sborra. Poi improvvisamente intorno a me è calato il silenzio. Ho atteso qualche attimo poi mi sono tolto la benda dagli occhi e mi son guardato in giro, non c’era più nessuno. Dopo avermi svuotato il proprio carico di sperma addosso tutti i ragazzi se ne erano andati. Avevo sborra che colava su tutto il corpo. Si erano dati un gran da fare! Con entrambe le mani mi sono spalmato il viscido liquido sul corpo. Ora era il mio turno, ero eccitatissimo, il cazzo era durissimo e pulsava d voglia, così l’ho impugnato e con pochi colpi di mano l’ho fatto sborrare. Gli schizzi che uscivano erano poderosi e arrivavano fino al mio petto. Godevo al massimo, l’odore e il sapore della sborra che avevo nel naso e sulle labbra mi inebriavano,il cazzo mi sgusciava nella mano lubrificato dallo sperma dei dieci ragazzi. Con la mano libera intanto mi spalmavo quell’abbondanza di sperma su tutto il corpo con movimenti spasmodici in preda all’orgasmo.

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Una deliziosa serata di Primavera.

Ricordi quella sera Gianna?
Ero rientrato dal lavoro e ti avevo detto che saremmo andati a cena fuori.
Ti portai al porticciolo. Il ristorantino e proprio sul molo di Marina di Cecina.
Tarda Primavera, subito dopo la Pasqua.
Solo qualche turista tedesco, in giro.
Poi entrò un uomo. Ricordi? Vedendomi si venne subito verso di me con grandi saluti e un forte abbraccio. “E’ un mio ex collaboratore, divenuto amico” ti dissi quando mi guardasti come a chiedermi chi fosse il tipo. “Sono anni che non ci vediamo, vero Walter?” Allora ti alzasti e gli porgesti la mano per le presentazioni. Lo pregai di accomodarsi con noi, ricordi? Ma lui non voleva disturbare e diceva che la bella signora che stava con me non meritava tanto fastidio.
Ma io gli spiegai che tu eri la mia nuova moglie e tu, cortese e garbata, lo invitasti a tua volta a rimanere con noi dato che era solo. Ricordi?
Bel tipo, Walter: alto, brizzolato, atletico, bel sorriso e una simpatia contagiosa. Ricordi, Gianna.
Wanter ti mise subito a tuo agio e a forza di aneddoti, di ricordi in comune con me, di barzellette e tanto Prosecco che io ruffiano ti versavo per farti cedere ti fece ridere a crepapelle; le tue risate risuonavano sempre più alte e un pò sguaiate nel ristorantino praticamente vuoto tranne noi.
Poi lui andò un attimo in bagno e io ti chiesi se ti piacesse.
“Mmmmmm…Siiii, eccome se mi piace!” mi dicesti passandoti la lingua sulle labbra in modo osceno; gestaccio che facevi solo quando bevevi.
Eri un pò brilla, ma eri bellissima con le guance arrossate e gli occhi umidi dal ridere.
Poi a tua volta ti alzasti per andare in bagno. walter fissava il tuo culo mentre ti dirigevi in fondo al locale e poi guadando me disse: “Splendido culo, tua moglie, davvaro bello!”
Walter mi guardava interrogativamente chiedendomii: “Allora, le piaccio?” io, con malizia e facendogli l’occhiolino, annuii a lungo. “Provaci, per favore” gli dissi con la voce un pò tremante dall’emozione. Tornasti e io subito ti versai un altro Prosecco, che tu tracannasti.
Poi, pagato il conto, decidemmo di uscire a fare quattro passi per digerire.
Ormai le barzellette erano sul sesso. Lui ci faceva scompisciare dalle risate.
Tutti e tre ci avviamo verso il mare, allontanadoci dalle luci del molo; si sentiva la risacca e il mare dove la luna si specchiava a tratti. Raggiungemmo quindi la battigia camminando per qualche centinaio di metri. Eravamo solo noi tre su quella spiaggia. Quella spiaggia non è molto larga: fra mare e pineta solo poche decine di metri.
Ridevate meno, ma eravate sempre vicini vicini e bisbigliavate. Poi lui ti diceva qualcosa, complimenti forse, e tu ti schernivi ridendo.
Io mi ero avvantaggiato di qualche decina di metri. Poi voltandomi verso di voi vidi nel buio, appena rischiarato da una luna a tratti coperta dalle nubi che lui ti teneva vicina vicina e tu avevi la faccia voltata all’insù verso la sua: era alto Walter, molto alto. Tu avesti un brivido credo, perché lui si tolse il pullover e te lo mise sulle spalle, traendoti a se e circondandoti con un braccio, per riscaldarti, naturalmente.
Ormai ero abbastanza avanti e voltandomi ancora vidi quello che tanto speravo: stavate baciandovi sulla bocca. Avvinti. Lui abbassato verso di te e ti in punta di piedi verso di lui.
Poi guardaste dove pensavate che io fossi, ma non mi vedeste, un pò per il buio e un pò perché mi ero accucciato dietro un patino sulla riva per spiarvi meglio.
Allora vi guardaste e poi di corsa vi dirigeste verso la pineta. Lui ti tirava tenedoti per mano e tu gli correvi dietro inciampando. Scompariste fra la vegetazione e i pini.
Mamma mia che emozione!
Non credevo potesse succedere che tu tu lasciassi andare subito così. Ma avevo lavorato bene: per molti giorni non ti avevo fatto godere durante i rapporti sessuali. Ti lasciavo sempre a metà . E quando tu una notte mi sussurrasti che avevi tanta ma tanta voglia di cazzo capii che eri pronta.
Ora, correvi dietro un uomo che ti trascinava in pineta e sono sicuro che eri bagnata fin lungo le cosce, come ti succede quando vai in calore.
Pratico della pineta, in un baleno la raggiunsi e ci entrai, e senza far troppo rumore vi cercai. Bastò poco per trovarvi, orientandomi nel buio coi tuoi gemiti.
La scena per poco non mi fulminò: dietro un grande cespuglio, ai piedi di un pino, in un piccolo spiazzo tu eri a pecorina, inginocchiata sul suo golf, con le mutande calate e il culo bianco spinto in alto. La sottana arrotolata sui lombi. Lui aveva i calzoni calati alle caviglie e ti trombava con forti colpi decisi. Forse lui percepì la mia presenza ma seguitò a trombarti con furia bestiale, facendoti gemere forte e smaniare in maniera oscena, tanta era la tua voglia di cazzo. Ebbi subito l’erezione, malgrado che già da tempo una certa difficoltà erettiva mi preoccupasse e mi obbligò a estrarre il pene, masturbandolo furiosamente. Ora la vista si era adatatta al buio e non riuscivo a distrarre la vista dai vostri corpi scomposti. E quel cazzo! Walter aveva un palo se confrontato ai miei quindici centimentri. Ma non ne ero invidioso, no! Ero affascinato da quel randello che affondava su e giù dentro di te. Lo ammiravo. Ero felice che ti desse così tanto piacere. Ero arrapato come solo i veri cornuti sanno esserlo quando la loro moglie viene montata dal bull. Presi com’eravate dalla furiosa libidine che vi isolava da tutto e tutti non pensaste neppure per un attimo a me.
E lo volesti dentro fino in fondo perché ti sentivo incitarlo con voce roca. Fino a che lui non ebbe l’orgasmo dentro di te. E quando sentisti il suo affondo e il suo ruggito soffocato, con una serie di gemiti e digrignare di denti, venisti anche tu… E anche io venni con qualche schizzetto che cadde sul fogliame. Oscena a culo all’aria, lo trattenesti dentro finché i tuoi e i suoi sussulti non cessarono. Quando lo estrasse tu scoreggiasti dalla vagina; scoppiaste in una risata, anche se tu eri un pò imbarazzata. Poi il vostro respiro tornò normale. Ti accucciasti per pisciare e lui ti porse una salvietta con la quale asciugasti la tua vulva che immaginavo congestionata dalla quale certo il suo seme colava fra gli aghi di pino.
Pian piano mi ritrassi senza far rumore, attento a non spezzare ramette che avrebbero potuto rivelare la mia presenza mentre voi rimaneste ancora abbracciati a sbaciucchiarvi.

Ero in riva al mare quando riappariste uscendo dalla pineta e io mi sbracciai per farmi vedere da voi. Veniste verso di me tenendovi per mano, sfacciatamente. Vi chiesi dove eravate finiti e tu ridendo allusiva, guardando un pò me e molto lui, mi ripondesti che ti era venuta voglia di fare pipì e che lui ti aveva accompagnata in pineta perché da sola avevi paura; poi ridesti forte e ti stringesti a lui passandogli il braccio intorno alla vita.

AH! Dimenticavo di dirti, Gianna: Walter era mio complice. Trovato con un’inserzione su Fermoposta.

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BIG CLIT

Finalmente le agognate vacanze. 15 giorni di sole, spiaggia e relax in un paesino della calabria. Al lido facemmo conoscenza con una giovane coppia, sulla 30ina, con un bambino piccolo. Lui calabrese, lei milanese, erano lì per il mare e per far visita ai genitori di lui. Lei, Fiorella, bella donna, un invidiabile culetto a mandolino e due tette sode di una terza misura anche se con il viso leggermente butterato dall’acne adolescenziale. Eravamo su due file contrapposte, loro davanti a noi e le prime giornate trascorsero in chiacchiere come normalmente si fà con i vicini di ombrelloni. Lei portava dei costumi abbastanza larghi e a mezza coscia tipo pantaloncino, tranne un pomeriggio che ne usò uno normale. Nello stendersi aprì le gambe leggermente e senza malizia e notai una protuberanza proprio lì in mezzo. Al momento non ci feci caso più di tanto, ma guardando meglio immaginai che doveva essere il suo clitoride e così mi ritrovai a fissarla per quasi tutto il pomeriggio, facendo attenzione a mia moglie e al marito ma anche a lei perchè non volevo che se ne accorgesse per evitare una figuraccia. Tra chiacchiere e aperitivi trascorse anche quel pomeriggio con me che tentavo sempre di sbirciarle tra le gambe. La mattina dopo, in acqua, mi chiese perchè il giorno precedente la fissassi così intensamente. “Te ne sei accorta?” Le chiesi. “Certo”, mi rispose, “anche se non capisco perchè”, ci conosciamo da quasi 10 giorni e ieri è stata la prima volta. Sfacciatamente le dissi che la guardavo in mezzo alle gambe. “Si vede molto?” “Si”, le dissi “..e credo che deve essere una cosa bellissima”. “Non me ne parlare, guarda, è la mia vergogna portarmi quest’affare tra le gambe, a volte mi sembro un uomo”. “Non devi vergognartene, è uno strumento di piacere e ciò che dà piacere non può essere vergognoso”. “Si, lo sò, ma vorrei che mio marito l’apprezzasse, invece si limita a zomparmi addosso, quattro botte e tutto finisce” “Vuoi dire che non te l’ha mai leccato o succhiato”, le chiesi. Mi rispose di no, che non sapeva cosa significasse godere, che l’aveva presa vergine. Aveva sentito parlare del godimento fisico, ma non era sicuro di averlo mai raggiunto . Le chiesi se avesse internet a casa, lei
rispose di si. Dissi “quando sei da sola fai una ricerca con google metti come chiave racconti e scopodonnexsetteore, scoprirai qualcosa di me, poi ne riparliamo”.
Il pomeriggio si ripresentò in spiaggia e quasi non mi guardava, ma vedevo che aveva le guance rosse. Approfittando di un momento che eravamo soli mi avvicinai e prima che potessi parlare mi chiese “ma davvero fai tutte quelle cose con le donne?, io non ne avrei mai il coraggio”. “Beh mi basterebbero 10 minuti da soli per farti ricredere”. Restò pensierosa e perplessa per un attimo poi mi disse “vorrei provare, ma deve essere per una sola volta e non voglio che mi giudichi una troia”. “Tranquilla” le dissi, “se hai letto di me, sai anche che non giudico mai nessuno e, vedrai che ti servirà anche con tuo marito per la tua vita futura”. Mi disse che l’indomani il marito andava a pesca in barca col padre e il bambino e che era sola a casa.
L’indomani inventai una scusa con mia moglie e alle 9 ero da lei. Mi accolse col due pezzi della spiaggia, mi trascinò dentro e prese a baciarmi con foga. La sua bocca era dolce e sapeva di fragola, presi a stringerle le tette dopo averle tirate fuori. Due tette che non avevano bisogno di reggiseno, che presi a succhiare avidamente. Infilai la mano destra nello slip per verificare se la mia prima impressione era esatta…Non mi ero sbagliato, nelle mie mani c’era un clitoride lungo quanto metà del mio mignolo…un piccolo cazzo…Ebbe un brivido come una scossa elettrica…Mi disse “scusa, ma lì sono molto sensibile..” La stesi sul letto, la spogliai e apparve un qualcosa al di là di ogni immaginazione. E’ vero che tra le gambe aveva un piccolo cazzo, ma sotto c’erano due grandi labbra vaginali polpose, rosee e lucide di umori, perfettamente depilate perchè come mi disse dopo i peli le davano fastidio al clitoride, il tutto sormontato da un triangolino sul monte di venere.
Uno spettacolo insomma, come diciamo dalle nostre parti: 3 chili di fica, buon peso…Mi ci fiondai e presi a leccarla avidamente, spostai in alto il clitoride e passai la lingua tra le labbra della fica leccandole gli umori che scendevano copiosi, aveva un buon sapore. Glielo presi in bocca e presi a succhiarglielo…Il suo corpo era attraversato da continue scariche, alternavo succhiate a leccate ed iniziò a godere urlando “Oh Dio che bellooooo!!!!…succhiami!!!!!, leccamiiiii!!!!, fammi godere!!!! non fermarti”, e più leccavo più si bagnava. La sua fica secerneva umori bianchicci e attaccaticci ed era diventata parecchio scivolosa. Godè in modo scomposto, poi si accasciò come una bambola inanimata, ma non le diedi tregua. me la misi sopra, lei me lo prese in mano tentando di infilarselo, ma io le dissi di lasciare fare a me. Glielo misi tra le grandi labbra in modo che il suo clitoride fosse schiacciato tra il suo pube e il mio cazzo e le dissi di muoversi avanti e
indietro. Così fece per parecchi minuti continuando a godere e a bagnarsi, finchè facilitato dagli umori il mio cazzo trovò il suo naturale buco. Le uscì un urlo strozzato ed iniziò a muoversi in modo scomposto, la feci fermare e le spiegai che doveva fare dei movimenti circolari, alternandoli a movimenti avanti e indietro e poi su e giù. Imparò in fretta e riprese a godere, il suo respiro era corto e affannoso, tipo le donne quando stanno per partorire, iniziò poi a gridare frasi scomposte “Me lo sento tutto dentro….mi stò sfondando…che bellooooo!! Che bel cazzo che hai!!..scopami….fammi godere…sto impazzendoooo!!!!” Me la stesi su di me e iniziai a scoparmela forte, le ero tutto dentro e il succo del suo godimento si spargeva sulla mia pancia. Finito di godere si tolse improvvisamente e si stese rannicchiata a me, ma io ancora a cazzo duro la stesi nella classica posizione del missionario e la penetrai. Dio come scivolava, bene era come un coltello caldo che penetra in un panetto di burro. Le alzai le gambe sulle mie spalle, io ero in ginocchio e con la destra le strizzavo le tette mentre con il pollice della sinistra le carezzavo il clitoride. Era uno spettacolo vederla godere sotto i miei colpi, il suo corpo era un susseguirsi di scosse e brividi mentre mi urlava di chiavarla forte, che voleva ancora godere. Le chiesi se era protetta, mi rispose di no ma che non faceva niente in quanto era sua intenzione fare un altro figlio. Accelerai il ritmo e pizzicandole forte il clitorite tra le dita venimmo insieme tra le sue urla “scopami….sbattimi…oh Dio ci sono…ecco vengo, vengooo, vengoooooo….mi inondiiiiiiii…mi piace…..come sei caldooooo”. Ci riposammo, in attesa del secondo round, bevemmo perchè avevamo la gola riarsa. Poi lei si mise inginocchiata di lato e iniziò a succhiarmelo, con la destra le carezzavo piano il clitoride gonfio e non ci mise molto a farmelo rizzare di nuovo. Quando fui pronto le chiesi di girarsi “che vuoi fare?” “Niente” risposi, “Solo sfondarti per bene”. Si girò e inginocchiata a gambe chiuse con le tette e la testa appoggiate al letto, vedevo la sua fica bella in evidenza, appoggiai la cappella e spinsi…fui risucchiato dentro di lei e iniziai a
pompare. La chiavavo forte schiaffeggiandole il culo e vi risparmio le urla e le frasi che mi diceva. A quel punto persi la testa come poche volte mi è capitato nella mia vita e, in quel momento, feci una cosa che non era da me, lo sfilai dalla fica e con un colpo solo me la inculai. Fui subito dentro di lei, facilitato dagli umori copiosi che le erano colati sul buchino nelle precedente scopata e dal mio cazzo lucido e ben lubrificato. Un potente grido le usci di bocca e fece dei movimenti scomposti per cercare di rimuovere il corpo estraneo. Più si muoveva e più le andavo a fondo: “Togliloooooo…mi stai facendo un male caneeee..toglilo per carità….mi sfondiiiii” “Buona” le dissi “ora passa e vedrai che godi”, ma lei niente, continuò per un po a gridare, poi, forse vedendo che era inutile cominciò a rilassarsi iniziando ad assecondare i miei movimenti, all’inizio leggermente, poi iniziò a muoversi avanti e indietro venendomi incontro. “Lo tolgo?” le dissi “No, lascialo lì dov’è, anche se mi fa male sta iniziando a piacermi”. Raccoglievo gli umori che colavano dalla fica e me li spalmavo sul cazzo continuando ad incularmela. Quando fu bella larga e ricettiva iniziai a muovermi sempre più velocemente mentre con una mano le masturbavo il clitoride. Iniziò a godere “Sfondami…spaccami il culo…da oggi voglio essere una troia…che belloooo!!!! Non credevo si potesse godere cosììììì….Chiava la tua puttana…inculami…” Presi ad alternare le profonde inculate a violente penetrazioni in fica, finché sentendola scossa da un violento orgasmo me ne venni nel budello stretto. Mi accasciai su di lei e stemmo così, stesi l’uno sull’altra col mio cazzo che iniziava a perdere consistenza nel suo culo. Volse lo sguardo verso di me, le dissi “Scusa per prima ma ho perso la testa, non è da me fare certe cose senza prima chiedere se sono gradite” “Non preoccuparti, anche se mi hai fatto molto male ora sto bene ed ho scoperto un nuovo modo di fare l’amore” Ci baciammo e stemmo per un poco abbracciati, ma oramai si era fatto tardi e dovevamo lasciarci. Mi disse “questa è stata l’unica volta che ho tradito mio marito, sono stata benissimo con te ma la cosa finisce qui. Amo mio marito e mio figlio, spero che capirai e non mi creerai problemi” “Tranquilla” le dissi, ” Anche io sono stato bene e neanche io voglio problemi né voglio creartene”.
Ci lasciammo con un ultimo bacio da amanti. Il pomeriggio non scese in spiaggia e neanche il giorno dopo. La rividi l’ultimo giorno di vacanza, scese teneramente abbracciata al marito con il figlio nella mano. Ci salutammo e trascorremmo la giornata in chiacchiere finché, approfittando di un momento che eravamo da soli sul bagnasciuga le chiesi se andava tutto bene. Mi disse “Si, meravigliosamente bene, ho messo in pratica con mio marito parecchie cose che ho fatto con te. Pensa non avevamo mai parlato di sesso, per pudore, io verso di lui e lui verso di me. Ora ci siamo chiariti e siamo giunti alla conclusione che mai più dovremo tenere nascoste e nostre fantasie. Mi ha chiesto di dargli il didietro che desiderava da anni ma per paura di ferirmi non me lo avevo mai chiesto. Mi è piaciuto farlo, forse perchè con lui c’è amore e l’unico mio rammarico è che non è stato il primo, ma non importa, se non era per te probabilmente tra noi sarebbe finita male col passare degli anni” Con una punta di invidia verso quella coppia innamorata, sinceramente le dissi ” Sono contento per te e per lui, però fatti viva, mi piacerebbe sapere come ti vanno le cose. Scrivimi da casa, mi farà piacere” “Sono sicura che lo farò”. Il pomeriggio tardi le rispettive famiglie si salutarono con casti baci sulle guance con la promessa/speranza di rivederci l’anno successivo, lei mi baciò sulla guancia destra e mi sussurrò all’orecchio “Grazie!!!”
Per commenti e critiche scopodonnexsetteore@yahoo.it.

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Roberto, il figlio del mio vicino (prima parte)

Abitavo sull’altro lato della strada dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino grazioso, io l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 14 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con se i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale indecente, e questo era vero, era stato scritto sul giornale locale. Lui fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo dolce bel Roberto, ritornò a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni perché avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero omosessuale gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto. Me ne andavo ognivolta sentivo il desiderio, andavo in altre città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città. Là io ero uno degli uomini, il buon vecchio Bob.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava le ore seguenti. Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapeva quello che si diceva di lui e teneva un profilo basso. Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere sidro e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi. A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza, io la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Lei era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Una bella faccia anche, come suo figlio. Lui ha una faccia veramente bella, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi come un gatto. Ciglia lunghi e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, lui sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni lui concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinelllo.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta posteriore della casa di Gianni. Sapevo che non usava mai la porta principale, scivolava sempre dentro e fuori dall’altra porta che non chiudeva mai a chiave. Sapeva di non avere niente di valore da rubare. Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa ci facevo lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio”, spiegai: “Gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“E’ andato fuori”, mormorò il ragazzo, i suoi occhi deviarono di nuovo alla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?” Disse Roberto. Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente. “Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero senza nascondere il fatto che lo stavo osservando. Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Se ti do una lattina, prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto” Gli dissi.
“Sporco stronzo!” Disse ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava di nuovo indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle cosce snelle e bianche. Spinse le sue piccole mutande nere completamente giù fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie. Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il suo giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del sofà ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode. La sua pista del tesoro ordinata e nera cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato a mezzo centimetro in lunghezza.
Gli diedi una lattina di sidro, senza parlare e lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua. “Tienli giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia con le due mani e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo e pallido viso a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina. Le sue lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò da parte mentre alzava la lattina alle sue piene labbra seducenti. Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo apertamente il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di imaginin oscene mentre lo guardavo, quasi completamente nudo ed apparentemente imperturbabile. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto. Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per sodomizzare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente mentre lasciava cadere la camicia.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Io accennai col capo, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni. Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le sue labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino. Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita. Lui succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta. Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia calda mano sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il mio gentile carezzare del suo bel piccolo cazzo e delle sode palle rotonde. Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta. Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti dell’attrito gentile dalla mia mano lo sentii cominciare ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo menato, dopo tutto? In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei fottuto. Lui era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri. Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe. Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? ” Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre e la rete sporche fossero sufficienti per evitare guardoni casuali e la casa opposta era la mia e quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace fottere, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei giovanotti coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non sono ‘lads’ . Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione. Appoggiai la testa del cazzo alle sue piene labbra di ragazzino.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca, Roberto.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca. Le mie dita afferrarono più ermeticamente i capelli neri e morbidi.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai. “Mostrami come li succhi. Carezzati il cazzo mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si mosse in giù al suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo. Io gemetti di nuovo mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere. Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto” Ansai mentre la sua piccola bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola. “Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle, Roberto. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti. Lui pompava furiosamente sul suo piccolo pene mentre mi succhiava espertamente.
“Spalanca la bocca, Roberto” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca. Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta. Roberto piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansante e sulla pancia.
Afferrai i suoi capelli con le due mani e gli chiavai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra. Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo. Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era così giovane. Era bravissimo.

Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma quando solo la testa del mio sesso era ancora tra le sue labbra mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta. Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardi ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre io venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti. “sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”

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Chat galeotta

Racconto trovato in rete su xhamster.

“Ciao, hai voglia?”
Scrisse Massimo senza troppo entusiasmo nell’apposito spazio della chat gratuita, aveva selezionato il nickname di Lucia, se poi Lucia fosse in realtà un uomo che si fingeva una donna a Massimo non importava molto, si stava annoiando a morte solo a casa. Erano ormai sei mesi che si era lasciato con la sua ragazza, a parte il sesso non sentiva certo la sua mancanza, per un ragazzo di 25 anni una storia d’amore non dovrebbe lasciare indifferente, Massimo era però svuotato. Da settimane passava le serate in chat cliccando ogni volta che comparivano nomi femminili nella lista, quasi sempre riceveva rifiuti, qualche volta riusciva a chattare, a volte si masturbava nudo davanti al computer ma non si divertiva poi molto, ogni volta spegneva il computer e andava a dormire pensando che le chat non possono sostituire la vita.
“Si, tanto.”
Rispose Lucia, lei non era la prima volta che chattava, era passato tanto tempo che non si ricordava più come era finita, probabilmente male, gli uomini in chat si comportano da veri trogloditi. Sarebbe fondamentale saper scrivere ma evidentemente Lucia chiedeva troppo, spesso leggeva frasi oscene scritte da ragazzotti con molti spermatozoi e pochi neuroni, tanto valeva rispondere a questo ‘annoiato1987’ per lo meno erano coetanei.
“Sei già nuda?”
Domandò Massimo, ma che razza di domanda aveva scritto? Però al pensiero che dietro il monitor ci fosse una ragazza nuda lo eccitava, in questo caso il testosterone aveva comandato il cervello più velocemente dei suoi neuroni, sicuramente lascerà la chat, io lo farei, un minimo di educazione e che diamine!
“Si…”
Rispose Lucia, ma che razza di risposta aveva scritto? Si guardò allo specchio a pochi metri nella stanza, indossava un pigiama ben datato, lo usava fin da quando aveva quindici anni, certo sotto il pigiama non indossava il reggiseno ma intanto aveva un paio di mutande da notte e i calzettoni per il freddo, non era sexy ma che importava a stare nudi si prende freddo e alzarsi il giorno dopo con il raffreddore proprio non ci teneva, almeno non certo per questo ‘annoiato1987’.
“Senti… non ho voglia di far sesso virtuale, o almeno non così.”
Massimo si sorprese della frase che aveva scritto, era sicuramente uscita dal cuore, voleva amore non una mano meccanicamente adesa al pene, desiderava amore.
“Si. Anche io non così.”
Curioso questo ‘annoiato1987’ Lucia sperava soltanto non fosse il solito depresso in grado di far deprimere anche il più incallito ottimista.
“Mi chiamo Massimo, sono nato nel 1987 e vivo a Milano, sono single”
Massimo pensò fosse meglio essere chiari una volta per tutte, basta finzioni! Fingeva di amare Massimo quando era fidanzato? Fingeva in chat? Sempre a mascherarsi a nascondersi, da cosa poi? Da se stesso ovviamente, quindi tanto valeva essere onesti e sinceri in chat anche se non aveva la più pallida idea di chi fosse questa ‘Lucia’ con cui stava dialogando.
“Io mi chiamo veramente Lucia, è sono anche io del 1987, sono single e abito anche io a Milano. Posso farti una domanda? Perchè sei qui?”
Fu piacevolmente sorpresa della frase scritta da Massimo, intuì che questo ragazzo cercava altro, lui non era il classico sessuomane famelico che girava per le chat scrivendo idiozie su quanto fosse grande il suo pene, certi uomini credono che più il pene è grande e più siano esentati a sviluppare il cervello. Era stufa di questa gentaglia, desiderava come tutte le ragazze che sognano un ragazzo delicato, gentile, attento, le sue amiche affermavano sicure che non esisteva su questo pianeta, lei non voleva spegnere le sue speranze, i suoi ex avevano fatto di tutto per confermare le idee delle sue amiche, ma Lucia sperava ancora, non voleva cedere ai luoghi comuni e all’andazzo imposto dalla televisione.
“Avresti voglia di incontrarmi? Sò che è una domanda molto forte ma ti assicuro che sono stanco di scrivere frasi senza guardare negli occhi chi legge, non chiedo molto, ci incontriamo dove vuoi tu, dove c’è gente, un gelato, una passeggiata , niente di particolare, non è necessario vestirsi in maniera perfetta. Che cosa ne pensi? Ci terrei molto”
Lucia fu sconvolta, il cuore impazzì per la tensione e lo spavento, chi è questo Massimo? Ogni giorno leggeva sulle pagine dei giornali vicende contro le donne, non voleva certo essere una fonte di notizie per i giornali del giorno seguente.
“Si… và bene”
Ma cosa aveva scritto!!!! Lucia girò lo sguardo verso lo specchio e si guardò, non era possibile che avesse scritto questa assurdità, lei NON voleva incontrare nessuno quella sera, tanto meno uno sconosciuto era già in pigiama e come sarebbe finita?
“Mi hai dato una grandissima emozione, ti confesso di avere paura perchè non ti conosco, forse per te pare strano che un uomo ti dica di avere timore di incontrare una ragazza ma è comunque un incontro al buio anche per me, potresti essere chiunque, dove vorresti che ci incontrassimo?”
Lucia lesse la frase scritta da Massimo, pensò che era talmente sincera e bella da leggere che questa persona era veramente speciale, non voleva andare in un locale, preferiva prendere un gelato da Grom e camminare sotto la Galleria verso via Torino, oppure verso via Dante, spense il computer dopo aver concordato l’appuntamento e si vestì. Niente di particolare, non sapeva che persona stava per incontrare quindi niente gonna provocante, semplicemente jeans scarpe da ginnastica maglietta e golf, ovviamente la borsetta col telefono, voleva avvisare qualche sua amica per sicurezza, poi pensò che non camminava certo in zone pericolose, bastava stare tra i turisti e la gente comune.
Anche Massimo si vestì in modo sportivo, non era ricco, non guidava una macchina costosa, studiava all’università e lavorava part-time, era una persona curiosa, amava la cultura, amava l’arte. Consultò alcuni siti su internet, vide che la casa museo Boschi Di Stefano era aperta, non era tanto distante dal Duomo, una passeggiatina di venti minuti si poteva anche fare e nel caso l’incontro fosse pessimo, c’erano parecchie fermate del metrò da prendere.
Arrivò davanti a Grom dieci minuti prima dell’appuntamento, curioso non si erano nemmeno descritti, come fosse questa ragazza proprio non lo immaginava, vide coppie e gruppetti di ragazzi entrare nella gelateria, i minuti passavano non sarebbe venuta ne era certo. Massimo si diede dello stupido, non esiste nessuna ragazza al mondo che avrebbe accettato un incontro così al buio, queste cose esistono solo nella fantasia degli scrittori da pochi soldi, era già tardi e di Lucia neanche l’ombra, aveva le gambe affaticate dallo stare in piedi fermo. Poi si voltò, vide una ragazza che timidamente lo osservava, era più bassa di lui, snella, dal viso fresco, giovane, i capelli lunghi scendevano lungo un golf di lana verde, era vestita in modo semplice come lo era anche Massimo. Che bel ragazzo Massimo, Lucia lo osservò notando la forma perfetta del naso, gli occhi azzurri svegli ed intelligenti, non si aspettava che fosse biondo, aveva la pelle chiara, le mani lunghe e ben curate, gli piaceva. Si avvicinarono, si parlarono, dimenticarono il gelato, la serata era bella, tiepida, si stava bene, Lucia stava bene con Massimo e con se stessa, Massimo ascoltava Lucia e le parlava con il cuore, stava bene anche Massimo, si comprendevano l’un l’altro, forse questo è ciò che le persone più fortunate chiamano col nome “colpo di fulmine”? Camminarono verso la casa museo, Lucia non ne aveva mai sentito parlare, fù entusiasta dell’idea di Massimo, di solito con i ragazzi si andava a ballare, al bar, al parco, questo Massimo era diverso, era leggero, piacevole, eppure sapeva tante cose e lei desiderava ascoltarlo. No, non era esatto, desiderava anche ascoltarlo, desiderava anche altro, voleva stare con lui quella sera, domani e poi anche il giorno dopo, per fare una vita con lui, fù intuizione? Chi può sapere cosa riserva la vita. Anche Massimo provava lo stesso sentimento, era felice, sereno, come mai era successo durante la sua vita, si sentiva a casa, guardando Lucia negli occhi le cinse la vita e le domando.
“Vuoi venire a casa mia?”
Lucia fece sì con la testa, lentamente guardandolo negli occhi, entrarono nell’appartamento di Massimo, si avvicinarono al letto, nessuno disse nullam Massimo non chiese se voleva bere qualche cosa e Lucia non chiese cosa stesse facendo Massimo, si baciarono a lungo, lentamente, assaporando ogni millimetro delle labbra, si abbandonarono alle sensazioni. Massimo le sfilò il golf e la abbracciò teneramente, poi le sfilò la maglietta, Lucia allontanò Massimo e guardando negli occhi il suo desiderio si tolse il reggiseno, che bel seno aveva Lucia, portava una seconda, aveva un capezzolo a punta molto lungo e già duro per l’eccitazione. Massimo si avvicinò, le sorrise con un desiderio che mai aveva provato prima di questa sera, le baciò il capezzolo destro delicatamente, lentamente, lo succhiò per molto tempo per mostrarle tutta l’attenzione che aveva per lei, poi si chinò e le sfilò le scarpe, le calze, i jeans, mise le mani sull’elastico delle mutandine e le fece scendere mostrando le labbra vaginali parzialmente nascoste dal pelo pubico. Lucia era bellissima, a Massimo sembrava un dea scesa nella sua stanza, Lucia iniziò a spogliare Massimo, sfilò maglietta e jeans, poi tolse gli slip, vide il pene e lo amò subito, era già perfettamente eretto, allora esistevano uomini col pene di dimensioni interessanti e dotati di cervello! Lo strinse nella mano snella ed agile, sentì la durezza del pene, chiuse gli occhi e mosse la mano mentre l’altra si avvicinò ai testicoli, lo masturbò lentamente, vide quel pene duro pieno di caldo desiderio con la forma così attraente. Vide Massimo contrarsi ed esplodere di piacere, vide lo sperma colare e si avvicinò con la bocca ne baciò la punta leccando lo sperma che usciva caldo e liquido, voleva essere penetrata. Massimo fece sdraiare Lucia, si sedette al suo fianco accarezzandone la pelle del busto e della pancia, si chinò, baciò quelle labbra rosee sfiorando reciprocamente le lingue calde e morbide. La lingua di Massimo uscì dalla bocca di Lucia leccandone con la punta le guance, le sopracciglia, la fronte e il tenero nasino, poi scese lungo il collo sul fianco della ragazza salendo poi verso il capezzolo e piegando la morbida forma del piccolo seno così sensuale ed erotico. Giunse al capezzolo, leccò l’areola rosa scuro senza sfiorare la parete del capezzolo, poi la lingua iniziò a girare attorno alla parete del capezzolo, le labbra si chiusero bloccandolo e si impegnò a leccarne la punta con insistenza aspirandola come fosse una cannuccia di una bibita. Lucia mugolava di piacere godendo ogni attimo del rapporto, la punta della lingua si spostò sul secondo seno leccandolo avidamente, succhiandolo con amore tenerezza e voglia di possesso, scese lungo la pancia, all’ombelico e sui peli del pube, scese sulla coscia, al ginocchio, alla gamba, al piede. Che bel piedino, ne succhiò ogni ditino tenendo il piede tra le mani seduto ai suoi piedi e guardando Lucia negli occhi, la amava, la desiderava, la lingua leccò ogni dito dell’altro piedino e prese a salire lentamente verso la gamba, verso la coscia. Allargò bene le gambe di Lucia nella zona tra ano e labbra vaginali, iniziò a dare ampie leccate con la lingua ben aperta, le leccate divennero profondi tocchi di punta che iniziarono a salire fino alle labbra vaginali, Massimo leccava benissimo, Lucia sentiva la lingua sul clitoride e tra le pieghe delle labbra mentre le dita di lui esploravano la profondità del suo sesso. Poi Massimo si avvicinò, appoggiò il pene al suo sesso e la penetrò per tutta la sua lunghezza, rimase dentro immobile, guardò Lucia, la amava come mai aveva amato e si sentiva amato come mai era stato amato. Iniziò a muoversi penetrandola regolarmente sentendo il pene accolto nella sua giovane carne calda e desiderosa del suo sesso, la penetrava come in passato sognava di penetrare una ragazza. Il pene allargava le carni di Lucia frizionando il clitoride e la vagina, gli umori di Lucia lubrificavano la penetrazione del pene, uscì, il pene era bagnato e profumava di sesso femminile, Lucia si mise alla pecorina e Massimo riprese a scoparla con delicato desiderio ritmicamente per tutta la profondità. La penetrava per prendere possesso di colei che avrebbe amato per sempre, Lucia allargava le gambe esponendo il suo sesso alla gentile penetrazione del pene di Massimo, Lucia allargava le gambe comunicandogli che il suo sesso sarebbe stato per sempre di quel pene che penetrava le sue carni. Massimo penetrava Lucia con gusto, con voglia, come risvegliato da una sonnolenza durata troppi anni, sentiva il suo pene circondato dalle morbide carni calde della sua amata, stava per venire, sentiva lo sperma scorrere nel canale spermatico. Lucia sgusciò via dal pene, si girò inginocchiandosi davanti a quel bel cazzo duro, rosso, lungo, umido di voglia femminile, Massimo venne immediatamente, lo sperma inondò il viso di Lucia che prese a succhiare il pene avidamente pulendolo gentilmente ogni goccia, era veramente felice, si baciarono.
Massimo pensò al loro incontro così tanti anni fa, al loro primo rapporto, a quella chat, aspettava che lo chiamassero, era comprensibilmente teso, si avvicinò un tizio e si rivolse a Massimo con grandissima cortesia dicendo.,
“Ora può entrare, ha già chiesto di lei.”
Massimo rispose.
“E’ andato tutto bene?”
Entrando nella sala vide Lucia rossa affaticata e sorridente, il tizio si avvicinò a Massimo.
“È una bellissima femminuccia, congratulazioni signor Besana!”
Erano entrambi felici, il terzo figlio, sarebbero stati felici per sempre.

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Ci vorrebbe proprio! 1

Ho appena finito di parlare al telefono con la mia migliore amica, e sento che oggi avrei proprio bisogno di lei. E’ un angelo sceso in terra: piccola di statura, una testa dai mille boccoli dorati ed un paio di occhioni verde-blu profondi e teneri, incorniciati da un volto chiaro e dolce nei lineamenti. Non siamo mai stati insieme, pur avendo condiviso ogni cosa che sia condivisibile, persino il letto (castamente). Ma una cosa so per certo: quando si tratta di sesso diventa un demonio. Come faccio a saperlo? Questa è una lunga storia…

Una mattina di Luglio mentre, come sempre, studiavo alla mia scrivania l’ennesimo esamone da portare a Settembre, d’improvviso squillò il telefono ed era lei, Ela, la mia migliore amica. Mi telefonava per aggiornarmi sulle sue peripezie amorose: in sostanza, aveva piantato l’ennesimo ragazzo. Mentre parlava di quello che l’aveva fatta incazzare per cui era giunta all’estrema decisione la interrompo chiedendole se avessimo potuto rinviare quella conversazione alla sera stessa, così io avrei potuto terminare il mio lavoro, nonché lei avrebbe potuto parlare più tranquillamente dei dettagli, dato che saremmo stati vis-à-vis. Quella sera, presa la macchina, passo da casa sua; lei esce, indossa un mini-tubino nero senza spalline, che faticava vistosamente a contenere le sue tette enormi, ed un paio di scarpe con un tacco stratosferico.

Non mi lascia nemmeno chiederle il perché di quella mise:
“Non dirmi nulla, ma stasera è serata di pazzie!”;
“In realtà stavo solo per dirti che sei uno schianto…” le rispondo, sentendomi preso in contropiede;
“Grazie amore! sei sempre un tesoro quando ne ho bisogno.”
Io dentro di me festeggio il salvataggio in calcio d’angolo, poi le chiedo dove andare e lei mi dice, come già immaginavo in realtà, di andare al nostro bar: un locale in stile caraibico, con i tavolini all’aperto, dove servono dei cocktail divini, ma fornito anche di tante altre varietà di prelibatezze, tanto da bere quanto da mangiare. Arrivati lì, mi spiegò tutto l’accaduto mentre mandavamo giù un aperi-cena, debitamente innaffiato da dell’ottimo vino bianco.

Terminato il racconto – e la bottiglia – alzandosi dal tavolo e roteando in mezzo al grande marciapiede dov’erano i tavolini, con lo sguardo rivolto verso il cielo e con le braccia completamente spalancate, mi dice:
“Stasera me ne sbatto di quello stronzo, voglio passare la notte più bella della mia vita e voglio fare stronzate con te.” mi urla; questa frase, detta così, nulla diceva, se non che ci saremmo messi di nuovo nei casini, come la notte che entrammo nell’ospedale in costruzione, ma questa è un’altra storia. Allora cerco di convincerla a fare un giretto lì in paese ed andare a casa a dormire, ma lei continua imperterrita:
“Andare a casa? Non se ne parla proprio, noi, ora, ci ficchiamo in quel catorcio che tu chiami macchina e scendiamo al mare.”;
“OK! Andiamo!” le risposi e questo la lasciò molto interdetta perché, nella mia cerchia di amici, ho la fama di essere quello con la testa sulle spalle, che difficilmente si mette in situazioni imbarazzanti. La mia risposta azzardata la colpì, ma questa è una cosa che mi disse dopo.

Ci infiliamo in macchina, metto una playlist degli AC/DC e andiamo verso il mare.Chi mi conosce, sa che adoro fare la strada che porta al mare: una statale a doppio senso piena di curve e tornanti, che termina con un lungo rettilineo di dieci chilometri, che la sera si svuota completamente da ogni forma di traffico, diventando una pista a tutti gli effetti; inoltre, cosa potrebbe essere meglio, di farla con il piede pesante, in una macchina discretamente potente e una bella ragazza al mio fianco? Ero al settimo cielo!
Quello che non sapevo io, è che la stessa identica cosa eccitava (ed eccita tutt’ora) anche lei. Impieghiamo 15 minuti quando, normalmente, ce ne vorrebbero 30, la musica hard-rock che rimbomba ad alto volume, il vento che ci schiaffeggia da tutti i lati e scompiglia i suoi capelli sciolti. Era come in un film degli anni ’80 ed io lo stavo vivendo con la persona più importante della mia vita.

Arrivati giù al mare, prima di entrare in uno dei paesi della litoranea, mi dice di girare in una traversa, perché vuole fare il bagno, ma è senza costume e non vuole farsi vedere. Così scendiamo dalla macchina e andiamo sulla spiaggia. Per fortuna era una notte con la luna piena e potevamo vedere tutto. Lei si avvicina alla battigia e si toglie il tubino. In quel momento scopro che non indossa nulla sotto il vestito.
“Che aspetti?” mi dice “Vuoi lasciarmi tutta sola in balìa delle onde e dei pesci?”;
“Arrivo! Arrivo!” le dico con tono scocciato spogliandomi, ma il mio tono era solo una bassa manovra di dissimulazione del mio stato d’animo: ero eccitatissimo, e la cosa era molto palese.

Allora cerco di sfruttare l’oscurità, una corsa verso la tiepida acqua notturna ed una quanto mai opportuna sua immersione, per celare il chiaro segno della mia eccitazione esembra che la cosa abbia funzionato. Giochiamo in acqua per un po’, e lì diventa molto difficile tenere un certo contegno, perché tra le tette che sobbalzano, gli abbracci ed i bacini sul collo e sulle spalle, il mio cazzo comincia a scalpitare. Ma non voglio darle la soddisfazione di cedere alle sue tentazioni, perché sapevo che lei ama stuzzicare, ma niente di più. Siamo ancora in acqua, quando ad un certo punto mi afferra da dietro e mi da un morso sul collo.
“Ma sei scema?” le urlai;
“No! Un vampiro!” e si immerge;

Nell’acqua scura non riesco più a vederla, ma sento che qualcosa mi afferra il cazzo e una coscia: è lei!
Spreme con la mano le palle ed il cazzo con sapiente foga, una sola volta, ma è più che sufficiente per farlo diventare barzotto; poi passa sull’asta con la mano, mentre riemerge per prendere aria. Il mio palo di carne, ormai, svetta prepotente in tutta la sua virilità, la cappella è bella gonfia e liscia. Lei senza dire nulla lo mette tra le tette ed inizia a muoverle su e giù.
“Vedo che ti piacciono le mie tette, eh?!” mi fa con una faccia da porca che non le avevo mai visto;
“Be’, di certo non le rimando indietro…” le rispondo in mezzo ai denti, abbozzando un sorriso malizioso e godurioso;
“Se pensi che debbano smettere di fare quello che stanno facendo, non devi che chiedere.” mi provoca aumentando un po’ il ritmo dei colpi;
“Non lo so, credo che ci penserò un altro po’, prima di decidere.” glisso sulla risposta, mentre lei non accenna minimamente a smettere, anzi rincara la dose;
“Allora? Che devo fare? Smetto?” incalza;
“Se solo ti azzardi a farlo, giuro che non rispondo di me!” la minaccio;
“Che paura! Allora devo continuare per forza.” mi stuzzica con aria fintamente impaurita “anzi, farò di meglio, tanto per stare più sicura.” e mi strizza l’occhio, lasciando le grosse e morbide tette naturali dai capezzoli rosa.

Mi spinge dove l’acqua è più bassa, e mi fa sdraiare, scivola su di me partendo dalle gambe verso la testa, strisciando, ancora una volta, i suoi meloni gonfi sulla mia asta in pieno tiro e arriva con la bocca alla mia e mi da un bacio alla francese, di quelli che non davo da quando avevo gli ormoni alle stelle a quindici anni; le lingue si intrecciano fuori dalle nostre bocche, si stuzzicano sulle punte e si intrecciano di nuovo. Ad un certo punto, leccandomi dal labbro inferiore sino all’ombelico, scende con la testa sul mio cazzo che, non so come, ancora non era esploso.

A quel punto si dedica alla cappella la lecca, la succhia e la bagna con quanta più saliva possibile.
“Lo stai bramando, eh?!” mi dice, guardandomi dritto negli occhi da quella posizione, con aria di chi ha il pieno controllo della situazione;
“Che cosa?” le chiedo, mentre incrocio le mani dietro la mia nuca prendendo un’aria spavalda, nonché un ghigno beffardo e menefreghista;
“Lo sai bene, brutto stronzo!” ma sempre con voce dolce e suadente, che strideva con le parole, mentre riprende a succhiare; io, intanto, mi abbandono a quel ritmo ancestrale, al suo salire e scendere, al risucchio sulla cappella, alla sua lingua abile nel toccare i punti più sensibili al momento giusto, al sentire colare, sui lati dell’asta, la saliva che lascia cadere incurante, alla sensazione della mano che tende la pelle dell’asta e poi si sposta a massaggiare le palle.
“Ah, intendevi questo?” le chiedo sarcasticamente, con la voce rotta dal piacere;
“No! Mi riferivo al succhiarti la sborra fuori dalle palle, come il latte da un bicchiere con la cannuccia!” mi risponde continuando a segarmi e con un’aria da troia che non le avrei mai immaginato addosso; al sentir quelle parole, il mio cazzo, per l’eccitazione, ha un guizzo e di colpo lo sento pronto ad esplodere.
“Sto venendo…” le dico mettendole le mani dietro la nuca, ma senza forzare: mi piace che conduca lei il gioco;
“Sto aspettando!” mi dice alzando la testa di nuovo per un attimo;
“Vengo! Sto sborrando! Sborro! Sborro! Eccola!” le urlo, ma lei non si scompone, inclina la testa per guardarmi negli occhi, apre la bocca, mi sega con un mano mentre con l’altra strizza le palle con dolcezza e con la lingua gioca con il frenulo: la inondo.
“Eccoti la sborra! Leccala tutta! Devi berla! Ora!” continuo ad urlare in preda agli spasmi dell’orgasmo.
Butto fuori un litro di sborra, che lei raccoglie prontamente in bocca. Continuando a segarmi lentamente, si avvicina al mio volto, mi guarda dritto negli occhi, mi mostra la sborra che impiastriccia tutto il palato e poi la ingoia in un solo colpo, riaprendo subito la bocca pulita, per farmi vedere quanto è stata brava, poi torna a pulire per bene il cazzo dalle ultime gocce, mi guarda di nuovo negli occhi e mi dice: “Mi piace!” [Continua…]

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Iniziazione (Finale)

Stefania tornò in camera dieci minuti dopo,vestita delle sue nudità,come se fosse la cosa pià normale di questo mondo.Le linee perfette dei suoi seni,nascosti dai suoi capelli neri,le sue gambe nude e perfette,che mettevano ancora pià in risalto la sua fica rasata.Si avvicinò a me che ero ancora sporco dei miei umori,volevo sentire ancora addosso il suo profumo,la sua vita che si mischiava con il mio sudore e la mia sborra.Avevo un milione di domande,ma era capace di rendermi completamente avaro di parole,la ammirai,mentre si stese accanto a me
-Carlo-esordì-questo è stato il mio addio non ci vedremo più..mai più..-lo diceva senza guardarmi in faccia.Mi spiazzò di nuovo,tentai di abbracciarla ma mi respinse
-Ho fatto qualcosa di male?-riusciì solo a domandare,sembravo un bambino che viene sgridato e non capisce il perchè
-Nono.-si girò e la sua nuca divenne la mia interlocutrice-Soltanto che non ne posso più di te..lo sai che a me non piace avere legami…abbiamo superato il limite,ero venuta solo a prendere il cellulare non sò come sia potuto succedere tutto questo..-ero disorientato,era questo quindi che stava dicendo al telefono.
-Mi dispiace io ci tengo a te e oggi sono stato bene..-sentiì un sospiro profondo,avevo capito che doveva farla finita con me,ma almeno mi doveva dare delle spiegazioni plausibili,che purtroppo non tardarono
-Sei stato la scopata peggiore della mia vita…impacciato,infantile..-si alzò voltandosi verso di me con rabbia irraggionevole,prese da terra i suoi indumenti e iniziò a vestirsi,io ero impietrito.
-Non capisco…sei tu che…-
-Sisi-i suoi occhi di fuoco lanciavano sguardi assassini,mentre si vestiva in fretta-E’vero ma credevo che….credevo tante cose…e invece sei solo un segaiolo senza fantasia…sei cosciente di questo…ma cresci..cazzo…anche ora ti stò offendendo e tu continui con la tua nullità…sono stanca…capisci?Stanca dei tuoi amorevoli gesti del cazzo….sei senza speranza…cazzo..Carlo vaffanculo…-prese la sua borsa e andò via senza aspettare la mia reazione,anche perchè sapeva benissimo che le avrei regalato l’ennesimo silenzio.Umiliato,mi alzai per andare verso il computer,volevo solo distrarmi,non pensre a niente,stormirmi,passai tutta la giornata a guardare porno e segarmi,non sò neanche io bene quanto tempo passò,prima che spensi i miei pensieri e riusciì ad addormentarmi.Quella sera per l’umiliazione subita,pensai davvero di farla finita,neanche le chiaviche di fogna sono trattate così e non lo meritivo,e forse quest’ultimo pensiero di orgoglio riuscì a distogliermi dai pensieri di morte che mi avevano accompagnato tutta la giornata,vedendola andare via.Passarono tre mesi,non la cercai,sarebbe stato paradossale,qualcuno ogni tanto mi dava sue notizie,chi l’aveva vista in quel dato locale,ubriaca a mettere lingue in bocca ad un’amico,chi l’aveva incrociata al mare completamente nuda a nuotare e chi ci era finito a letto e mi raccontava particolari che sinceramente non destavano alcun interesse.Qualcosa in me era innegabilmente cambiato,non provavo più alcuna emozione e anche i video porno non riuscivano a regalarmi nessun tipo di soddisfazione.Iniziai ad uscire la sera,sempre più spesso,cosa normale per un ventenne,non per me,incontrai Caterina,una sera,sembrava un angelo con quel caschetto biondo scuro e due occhi blu mare.Uscimmo per un pò insieme e iniziammo una relazione,molto ingenua,tanti baci,tante carezze e romanticherie varie.Lei mi riempiva di attenzioni e complimenti,dentro me,invece,stava crescendo qualcosa,un lato oscuro che non conoscevo affatto.Una sera,stava parlando con un suo cugino,non lo dimenticherò mai,era il compleanno di sua madre e mi invitò per farmi conoscere i suoi parenti.Passai la serata a bere,bere tanto,mi mancava da morire Stefania,scacciavo i pensieri così,barricato su di una poltrona a osservare.Ad un certo punto senza salutare nè niente mi avviai verso l’uscita,Caterina mi notò e mi inseguì
-Tesoro dove vai non aspetti che aprano la torta..-
-Sono stanco vado a dormire e poi..sei in buona compagnia con quello là..-e con la testa indicai il cugino che notò e mi salutò con la mano e un sorriso.Lei vide la scena,sorrise,di quei sorrisi che scioglierebbero chiunque
-Amore ma è Tommaso,è mio cugino che vive lontano,stavamo solo parlando…-la presi per un braccio,la portai fuori casa e chiusi la porta
-Vorresti fartelo vero?Di che parlavate di quanto sono inutile?Vero?Rispondi?-cercava di liberarsi dalla mia stretta.
-Carlo mi fai male così…che ti prende…cosa dici??-stava iniziando a piangere,liberai il suo braccio
-Che ci sarebbe di male…è un bel ragazzo…magari ti eccita anche più di me…-prese a singhiozzare,la sua voce era un sibilo
-Carlo cos’hai..perchè dici queste cose..-
-Perchè ti ho visto…sorridere con quell’intimità che solo due amanti hanno…te lo fai vero?Che giochini vi piacciono?-
-Ma che cazzo stai dicendo Carlo??!?E’mio cugino CAZZO!!-l’abbracciai,le accarezzai i capelli
-Hai ragione…è tuo cugino…-lei si calmò,per un attimo,mi chiedeva scusa,senza una ragione plausibile
-Lo sai che non mi permetterei mai di farti soffrire-mi disse-io farei tutto per te..-continuò e a quel punto presi la sua mano e me la portai sul cazzo,lei era impietrita,mentre accompagnavo la sua mano ad aprirmi i pantaloni.
-Davvero?Dimostramelo…voglio che me lo succhi…ora!-non aspettai risposta,mi sbottonai i pantaloni,cacciai il mio cazzo in erezione e la spinsi giù,finchè non era in ginocchio davanti al mio cazzo.Presi la testa e con un colpo secco le penetrai la bocca,non sò se le piaceva o mi stava assecondando,non l’ho mai saputo,ma iniziò a succhiarmelo,velocemente,forse per finire prima quell’atto di violenza gratuita.Me ne accorsi,staccai il cazzo dalla sua bocca,mi chiusi i pantaloni.
-Lo vedi quanto sei puttana?-e mi allontai,lasciandola così,fra le lacrime di rabbia e vergogna che le solcavano il viso,davanti la porta della sua casa in festa.Una volta a casa riaccesi il cellulare,vidi che Caterina mi aveva provato a telefonare e c’erano due messaggi,il primo “Carlo ma cos’hai?” il secondo “Carlo ti prego parlami”.Doveva essere furiosa invece chiedeva spiegazioni,risposi con il seguente messaggio “Ti aspetto domani pomeriggio a casa,scusami ho esagerato,non reggo l’alcool,ti amo” accesi il computer e mi misi a guardare i video di Stefania,finì con un orgasmo fortissimo e intenso,proprio quando sul cellulare comparve un nuovo messaggio di Caterina “Ti amo anche io…ma come è difficile amarti”.”Ti passo a prendere con la macchina scendi fra dieci minuti” non sò bene perchè risposi così,i miei pensieri erano liberi e confusi,poco dopo,con il cazzo completamente sporco della sega precedente,arrivai sotto casa sua,era già lì,entrò in macchina,mi abbracciò forte,sentivo che non portava il reggiseno evidentemente si era vestita in fretta,mi eccitai mentre lei diceva
-Scusami Carlo scusami ti prego…non ti lascerò più solo..scusami..davvero…-le accarezzavo i capelli,le sfiorai le labbra con le mie,ci baciammo per un tempo indefinito,mentre la notte fuori era alta.Infilai una mano sotto la sua maglietta,lei mi lasciò fare,presi il suo capezzolo destro fra l’indice e il pollice,glielo iniziai a stringere,gradiva con piccoli sospiri.Con il palmo della mano mi iniziò a massaggiare la patta dei pantaloni,la mia erezione aveva raggiunto il massimo,sbottonai i pantaloni e lo feci uscire,lei prese a baciarmi con foga mentre lentamente lo strinse fra le mani.
-Aspetta-la fermai,mentre alzavo la sua gonna e le sfilavo le sue mutandine-voglio che ti masturbi davanti a me…-mi sorrise,si tolse anche la gonna e chiudendo i suoi splendidi occhi prese a toccarsi lentamente,io feci lo stesso.
-Vado bene così?-mi disse e non sò perchè a quelle parole s**ttò qualcosa dentro me,mi catapultai addosso a lei,le baciai la bocca,i seni,con un colpo secco la penetrai e iniziai a spignerle il mio cazzo dentro,quanto più potevo.
-Si Carlo…Oh si…quanto ti amo..amami…-le sue parole mi infastidivano e glielo dissi
-Stai Zitta!Ti piace averlo dentro vero?-aprì di colpo gli occhi,nella penombra erano ancora più blu,sorrise
-Si mi piace avere il tuo CAZZO dentro…-esaltò la parola cazzo e la cosa mi eccitò ancora di più,presi un ritmo ancora più frenetico
-Sei davvero una troia lo sai?-
-Si-iniziava a stare al gioco,povera piccola Caterina,non sapeva in che situazione si stava andando a ficcare
-Dillo sei una troia e volevi scoparti tuo cugino vero?-
-Sisi come dici tu…sono la tua troia…amami Carlo..-
-Non ti permettere…-dissi fermandomi e staccandomi da lei-sei solo una puttana e non meriti amore lo sai vero?-travisò le mie parole,pensava che anche quello faceva parte del gioco
-Si,Carlo,scusami ancora…sono la tua puttana…ritorna dentro me..-indubbiamente oltre che bella era capace di stupirmi.Presi il mio cellulare,lo misi in modalità video,iniziai a riprenderla
-Voglio che me lo prendi in bocca,ora!-
-Spegnilo…-mi disse mentre cercava di coprirsi,non l’ascoltai la tirai a me e inquadrai per bene quella bocca sul mio cazzo.
-Succhia troia,pensa che sono quello stronzo di tuo cugino..-la stavo umiliando oltremodo,non sò perchè lei prese a succhiarlo lentamente,anzi,con occhi di fuoco si mise in modo di guardare dritto nell’obiettivo,quasi a sfidarmi
-Vado bene così?Mi vedi con il tuo cazzo in bocca si?-disse mentre vedevo il mio sesso scomparire e riapparire lentamente,la sua lingua che accompagnava la lungezza fino alle palle,le succhiava,prese a massaggiarle con una mano,mentre con la bocca si occupava di me e con l’altra mano si sistemava i capelli dietro l’orecchio.Sborrai una quantità indefinita nella sua bocca,lei lasciò cadere tutto sul mio cazzo,ripresa perfettamente,il suo viso era sfatto,umiliato nell’anima,ma mi stupì ancora.
-Grazie!-mi disse,sempre fissando il cellulare,lo spensi,l’abbracciai in maniera sincera,mentre un rivolo di sborra le cadeva sulla coscia.Non mi chiese spiegazioni,mi sorrideva e io sentivo di amarla,un amore malato,ma sempre amore.Tornò a casa sua,dandomi un ultimo bacio appassionato,tornai a casa mia,felice di aver,almeno per ora,soddisfatto il mio lato oscuro..

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Scopata in reception

Era la calda dolce estate del 2004 e lavoravo come receptionist nel mio Hotel, a quel tempo come cameriera ai piani lavorava Nico una ragazza di tre o quattro anni più giovane di me che ne avevo all’epoca trentaquattro. Era un po’ di tempo che mi facevo dei pensieri su di lei, mi piaceva un casino, di corporatura minuta, con un bel viso e anche se, era la ex di un mio amico, mi aveva sempre attratto sessualmente fin da quando la conoscevo. Da timidone quale ero però non avevo mai cercato di farle capire quanto ardentemente la desiderassi. Quel pomeriggio lei era sola in cucina a pulire dopo il servizio di mezzogiorno, quando sono andato a fumare una sigaretta sulla porta che dà all’esterno, Nico me ne chiede una e fumiamo insieme sull’uscio. Ritorno alla reception preso da un senso di arrapamento dovuto allo starle vicino e dal caldo estivo che mi aveva alzato il livello del testosterone a bomba. Passata mezz’ora vado in cucina per fumarmi un’altra sigaretta e vedo lei che continua a passare con lo straccio sempre sulle stesse parti come se volesse aspettare ad andare via, come se volesse stare ancora un po’ in mia compagnia. A quel punto stupito da quel comportamento mi faccio coraggio : Nico facciamo qualcosa ? le dico e lei fa un passo verso di me e guardandomi : eh ma cosa vuoi fare ? io le vado incontro a mia volta la stringo a me e la bacio sulla bocca con la lingua, lei subito scosta il viso e mi dice noo cosa fai (sapeva che convivevo ed era amica della mia ragazza ) ma io la bacio ancora al che anche lei comincia a muovere la lingua contro la mia e a spingermela dentro la bocca, è fatta penso dentro di me, mentre le infilo le mani nei pantaloni e fin sotto le mutande inizio a stringerle le chiappe. Mentre la tiro contro il mio inguine, mi accorgo che il mio cazzo è già duro da esplodere e glielo faccio sentire spingendoglielo contro la pancia. A quel punto il mio desiderio era alle stelle dovevo fare qualcosa e subito, avevo troppa voglia di lei. Nico le dico: fammi leccare la fica, la prendo per mano e la porto in una stanzetta comunicante con la reception dell’Hotel. Chiudo la porta con la reception ma quella stanza è solo un divisorio fatta da pareti di legno alte due metri e mezzo e senza soffitto dunque si poteva sentire quello che succedeva nella hall dell’Hotel e viceversa si poteva sentire quello che succedeva nella stanzetta se fosse entrata gente. Ma avevo così desiderio di assaggiarle la patata che ogni altro pensiero sul rischio che potesse entrare qualcuno era completamente estraneo alla mia mente. Lei è li in piedi mi aspetta, ci baciamo ancora poi io mi butto in ginocchio le abbasso I pantaloni e le mutandine e le bacio la patata piano piano. Delicatamente poi comincio a leccargliela e mi sento sempre più eccitato gustandomi l’odore ed il sapore della sua bella figa da trent’enne. La metto a sedere sulla sedia, le abbasso ancora di più gli slip fino alle caviglie in modo da poterle allargare bene le cosce e continuo a succhiare il suo umore. Lei mi prende per i capelli e mi schiaccia la bocca sulla figa mugolando di piacere, sento la sua mano che scende in cerca del mio sesso, mi slaccia I pantaloni e comincia a giocare con il mio arnese mentre io sono ancora in ginocchio che la lecco, ho voglia di baciarla di nuovo sulla bocca per farle sentire il suo sapore mi tiro sù per baciarla ma prima che riesco a farlo lei si è già messa il cazzo in bocca e incomincia a pomparmelo gemendo mi acarezza le palle, me lo succhia per un pò ma poi non resisto voglio avere ancora il suo sesso in bocca, mi risiedo in terra per riuscire ad avvicinarle la mia lingua ma non faccio in tempo che me la trovo seduta sopra che si lascia affondare il mio grosso cazzo dentro la vagina, ci baciamo mentre I nostri corpi sono ormai preda del piacere della carne, ci stiamo sbattendo da qualche minuto quando lei si alza e si appoggia al tavolo con il busto tenendosi con le mani al bordo mi offre il suo corpo a pecorina. Glielo metto dentro e la scopo forte forte da dietro mentre lei quasi grida di piacere e il tavolo sbatte e fa rumore ormai sono al culmine dell’amplesso anche io, estraggo il mio cazzone la prima schizzata è sul culo lei si accorge del fiotto di sperma e velocemente si gira bevendo con avidità il resto del mio piacere, l’adrenalina è alle stelle mi tremano le gambe e ho il cuore a mille ma sono felice, le pulisco la sborra dal culo con il grembiulino che ha ancora legato in vita, si tira sù I pantaloni e va a cambiarsi per andare a casa. Mentre esce sorridendo mi dice: certo che se eravamo su un letto era meglio :), con Nico siamo diventati amanti per qualche mese, ma questa è però un’altra storia.

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………MECHANICAL ANIMALS…

Avvolto da pensieri immagino di essere al centro di un’enorme nuvola di fumo densa e biancasta, stanco dopo una notte di bagordi e una dura settimana di lavoro. Resto fermo, immobile a pensare, sorrido e mi incupisco come il tempo che fuori muta in continuazione. Ricordo quando, da adolescente, mi divertivo a sfogliare i giornali alla ricerca dei sesso, leggevo gli annunci delle squillo pubblicati sul quotidiano, e mi appassionavo a tutte quelle storie o racconti che avevano a che fare con quel non so che di piccante. Mi viene in mente in particolare una rubrica contenuta nel settimanale “cronaca vera” una rubrica totalmente dedicata alle domande più strampalate dei lettori sulla sessualità, fra dubbi, rivelazioni anonime, e confessioni hot, rigorosamente rivolte al sessuologo di turno. In particolare mi colpirono le parole di una donna che ammetteva di avere fantasie “i****tuose” nei confronti del proprio pargolo appena 18enne. La cosa che più mi fece stupire di questa storia è stata la mia vistosa erezione dopo aver quelle poche righe. Ho pensato spesso ai pro e ai contro nei confronti di queste fantasie in famiglia, e puntualizzando, non appartenenti alla mia di famiglia, e ho cambiato mille volte idea. E’ sicuramente un’immagine forte che lascia vuoti e dubbi, e devo dire sono in molti a definire questa pratica come “roba per persone malate”. Entro quindi su internet alla ricerca di informazioni riguardanti “il Complesso di Edipo” che si basa sul mito greco di Edipo, che uccide suo padre, Laio, e sposa sua madre Giocasta. Nella concezione classica freudiana indica un insieme di desideri amorosi ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Si tratta di un atteggiamento di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto.L’i****to è il tabù più comune in tutti i gruppi umani, e quindi contestualizzata dalla religione e dalla cultura. Sono ritornato a fantasticare su ciò che sia più o meno proibito, moralmente corretto, l’i****to spaventa, è un tabù che, se c’è va tenuto nascosto, è una violazione della propria identità oggettivamente del colore sporco dell’errore sopratutto se è violenza. Questo è solo che un racconto che mi ha lasciato interdetto, in un misto di eccitazione e peccato. “…Fu proprio un lunedì mattina, al ritorno da una di queste nostre brevi assenze, che ripulendo la casa da quel gran disordine lasciato da mio figlio e dai suoi amici, che trovai nelle vicinanze del videoregistratore una videocassetta con su scritto “privato”. Giovanni, il nostro ragazzo, aveva ormai diciotto anni, e data anche l’età, intuii che quella cassetta, evidentemente dimenticata lì, contenesse delle riprese private dai ragazzi nel corso delle loro festicciole. La curiosità mi portò ad infilare la cassetta nel videoregistratore. Mi dovetti sedere sul divano, dato che le scene che scorrevano sullo schermo, riportavano quello che mio figlio e i suoi amici avevano fatto nella notte precedente il nostro ritorno. Vidi così i suoi amici che, forse in preda all’ alcol, giocavano a misurarsi l’ uccello e, forse col tentativo di superare quello degli altri, facevano su e giù nella più grande delle seghe collettive. Mio figlio, Giovanni, non era da meno, e fra lo sventolio per aria di quei membri eretti, il suo pareva uno dei più grandi. Ero scioccata, e tutti quei ragazzi nudi e i loro membri eretti, avevano provocato in me una strana sensazione. Tanto che rimisi daccapo il nastro nel videoregistratore e iniziai a toccarmi pensando di essere in mezzo a loro, nuda anch’ io a godere di tutti quei membri che agitati in quel gioco strano, iniziavano a schizzare in aria il loro seme. Mi soffermavo ad osservare appassionata tutta quella forza della natura, scrutando ogni singolo membro e immaginando quei ragazzi sopra di me. E sopra di me anche mio figlio. Venni come una ragazzina, e fu necessario un altro orgasmo a quietare le mie voglie. Quando Giovanni tornò a casa gli chiesi come era andata durante la nostra assenza, e lui rispose con un’ alzata di spalle. Il suo sguardo cadde sulla cassetta poggiata al bordo del videoregistratore … e arrossì. Non potei fare altro che alzarmi e stampargli un grosso bacio sulla guancia. Arrossì di nuovo. Pur senza parlare aveva capito che avevo visto…. I giorni a seguire mi resi conto che era diventato più sfacciato, girava per casa in boxer, cosa che faceva abitualmente, ma qualche volta faceva anche affacciare il suo “arnese” al bordo delle mutande, con fare distratto. Da parte mia, anch’ io avevo preso ad essere più spregiudicata, non indossando il reggiseno e qualche volta “dimenticando” perfino di indossare sotto la vestaglia le mutandine. E puntualmente non potevo non sentirmi addosso gli occhi di Giovanni che cercavano sempre di scrutare di più. Questo gioco, innocente fino ad allora, andò avanti per qualche settimana. Fino al giorno che, a causa di importanti lavori di ristrutturazione all’ interno del nostro appartamento, lavori che impegnavano diversi vani ed anche la camera di Giovanni, fummo costretti a dormire nello stesso letto. Io e Giovanni, da soli. Mio marito, fuori per lavoro, sarebbe tornato soltanto alcuni giorni più tardi. Dopo aver visto i programmi televisivi, seduti sul divano una vicina all’ altro, vestiti (o parzialmente svestiti) con le sole mutande e maglettina indosso, decidemmo di andare a letto. Approffittando del fatto che Giovanni si era recato in bagno, mi misi sotto il lenzuolo dopo aver indossato una leggera camicia da notte senza nient’ altro addosso. Attesi il ritorno di mio figlio dal bagno e non potei non osservare che il suo membro doveva essere eretto, vista la precisa sagoma che premeva sulle sue mutande. Gli augurai la buona notte e mi girai dall’ altro lato. Sentii mio figlio che si adagiava quasi al mio fianco e lo sentii girarsi dall’ altro lato anche lui. Mi svegliai nella notte e mi accorsiche la vestaglia si era arrotolata quasi tutta fin sopra l’ altezza della pancia, lasciandomi scoperto il sedere, segno evidentemente che il continuo rigirarmi nel letto mi aveva quasi interamente spogliata. Anche mio figlio si girava e rigirava nel letto, forse a causa, pensavo, della cena tutt’ altro che leggera consumata la sera prima. Sentivo il respiro di mio figlio farsi leggermente più pesante, e subito dopo avvertii qualcosa premermi sulle natiche. Finsi di continuare a dormire. Non potevo credere che ciò che premeva fosse il suo membro. Ma dovetti ricredermi; anche lui era nudo e cercava di poggiarsi intimamente a me. Sentivo che il suo membro doveva essere bello eretto e cercava il solco delle mia intimità. Sospirai e lui stette fermo, quasi ad accertarsi che io dormissi, finchè riprese nuovamente a farsi sempre più vicino e il suo arnese a premere sul mio buchetto… finchè non riuscì a trattenersi e venne, bagnandomi il sedere e l’ interno delle cosce. Lo sentii respirare affannosamente, stette un attimo fermo, si scoprì e lo vidi andare in bagno. Ero eccittatissima, allungai la mano a toccare il mio corpo lì dove mio figlio mi aveva bagnata. Toccai il suo seme, lo raccolsi più volte col dito e me lo portai alla bocca. Aveva un sapore bellissimo. Continuai a giocare con quel che rimaneva del suo seme sul mio sedere, e ne spinsi un po’ nella mia figa bagnatissima. Lo sentii tornare e fingendo di dormire, mi girai verso di lui ad osservare con gli occhi socchiusi quella meraviglia che pochi attimi prima egli aveva poggiato su di me. Mi rigirai dandogli le spalle. Le mie voglie erano inappagate ed il pensiero di averlo ancora dietro di me, ancora nudo, mi rendevano folle. Lo sentii riavvicinarsi a me, e capii che se ci avesse riprovato, non sarei più stata capace di res****rgli. Sentii nuovamente il suo membro, nuovamente eretto e duro, che percorreva la stessa via di prima, poggiandosi su una natica e spingendosi verso l’ interno delle mie coscie. Istintivamente inarcai la schiena, rendendogli più facile il tentativo. Infatti lo sentii avvicinarsi di più, poggiarsi ben bene a me, facendo scivolare lungo il mio culo il suo uccello e finendo col premere sulle mia figa bagnata. Tanto bagnata che non gli fu difficile scivolarmi dentro. Lo sentii stantuffarmi dentro, mi sentivo piena come non mai. Iniziai a muovermi anch’io, senza ritegno alcuno, facendolo entrare sempre più in fondo… fino a venire insieme in un orgasmo senza fine, consentendogli di allagarmi dentro con il tutto il suo seme…”[image][image]

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Senza parole

Mezzanotte. Annoiato, qui su Xhamster provo a fare conversazione con qualche donna.

“Ciao, come mai da queste parti?”.

Sì, la frase d’abbordaggio non è granché, ma le energie a quest’ora sono poche, e non ho voglia di spremermi in frasi fantasiose.

Un tentativo dopo l’altro, tutti cadono nel vuoto. Vedo che le donne sono online, ma penso che abbiano ben altro da fare piuttosto che rispondere a me. L’approccio non è niente di che, in più nel mio profilo c’è qualche foto del mio uccello, e poco altro. Perché una donna dovrebbe rispondermi? Me lo chiedo anch’io. Ma qui a Milano piove. E non ho sonno. E non ho voglia di masturbarmi davanti a uno dei soliti video, vorrei parlare con una donna, stasera, non mi importa che sia una strafiga, ma voglio una donna dall’altra parte dello schermo, o almeno credere che sia così.

Prova e riprova, ecco una risposta. La donna si presenta. Il suo nome è Laura. Anche lei di Milano. Cominciamo parlando delle solite stupidaggini. Certo il suo profilo è peggio del mio, neanche uno straccio di foto, solo un avatar in cui si intravede qualcosa. Si lascia scappare durante la conversazione che vive in un viottolo in zona Lorenteggio. Conosco casualmente quel viottolo, ci abita un mio lontano parente, saranno tre-quattro palazzoni in tutto, non di più. La conversazione prosegue, la convinco dopo tanti sforzi a mandarmi via mail qualche foto di lei. Il marito non c’è, e rimarrà fuori tutta la settimana, lei è a casa da sola. Dopo qualche minuto di attesa, vedo che la posta è finalmente arrivata. Niente male però! Non sarà una liceale, ma ha un corpo armonico, formoso e con le curve che piacciono a me. Noto una cosa però: nell’header della mail leggo il suo nome e cognome. Ho un pensiero in mente. Folle? Sì. Accendo il mio tablet, mi serve. Esco in tutta fretta di casa, continuando la conversazione sul tablet. Saranno tre-quattro chilometri, non di più. A quest’ora poi sono pochi minuti in macchina.

– Alla fine non mi hai detto perché a quest’ora sei ancora sveglia
– Stasera ho solo voglia di toccarmela un po’. Ti va di aiutarmi?
– Dimmi come?
– Voglio immaginare un bel ragazzo con un grosso arnese che mi soddisfa, che non mi da tregua.
– Sono qui per questo …
– Allora caro datti da fare e … fammi sognare

Nell’arco di queste battute ho già raggiunto il viottolo dove abita. Sì, sono quattro palazzi, ma enormi. Comincio a scorrere i nomi sui citofoni frettolosamente, mentre continuo la conversazione.

– Allora, c’è qualcuno che sta bussando alla tua porta, adesso. Dai un’occhiata allo spioncino, sono io, mi hai dato il tuo indirizzo e mi sono precipitato a casa tua
– Uhm si, non male, vai avanti….

Sono fortunato, il palazzo è il primo. Scavalco il cancello, e fortunatamente qualche sbadato ha lasciato il portone del condominio aperto. Salgo le scale, sempre col tablet in mano.

– Tu mi aspetti in accappatoio. Non mi fai neanche aprire bocca. Non vuoi sapere chi sono, da dove vengo, cosa voglio. Quello che vuoi è soddisfare te stessa e la tua figa. Dai subito un’occhiata a quello che ho tra le gambe. I jeans comprimono, ma la sola vista di te mi ha fatto infoiare. La cosa ti piace, ti piace sapere che mi fai eccitare così tanto.
– Si mi piace eccitarti porcellino mio
– E a te piacerebbe trovarti in questa situazione?
– Da morire …

Sono davanti alla porta di casa sua, sento un lontano rumore di tv. Mi faccio coraggio e busso. La tv zittisce. Mi metto in bella vista di fronte allo spioncino. Sento il leggero rumore metallico, e immagino lo sguardo dall’altra parte. Giro il tablet che ho in mano, le mostro la pagina di Xhamster. Secondi, interminabili secondi. Alla fine la porta si apre. E la situazione che mi trovo davanti non è molto diversa da quella del racconto che avevo iniziato, compreso l’accappatoio che avvolge il suo corpo sensuale. Mi invita a sedere sul divano. Non abbiamo ancora parlato. Non so se siamo davvero soli a casa, se c’è qualche motivo per stare in silenzio. Ma so che sono lì solo per soddisfarla, e non devo chiedere o pretendere altro. Mi accarezza, lì. Ma per adesso vuol farmi soffrire, non vuole liberarlo subito, ho i crampi per quanto sono eccitato. Intravedo la scollatura nell’accappatoio, vorrei saltarle addosso, ma stasera è lei la mia padrona, e decide lei, tutto. Mi prende per i capelli, penso già alle nostre lingue che si intrecciano in un mulinello fradicio. Ma mi sbaglio. La testa me la spinge più in giù. Con un gesto improvviso scosta l’accappatoio e mi prende la mia testa tra le gambe, e me la spinge giù. Sento un calore assurdo, improvviso. Il profumo che emana la sua figa mi lascia senza fiato. Comincio a leccarla dolcemente, piano piano, ma sento le sue unghie che affondano tra i miei capelli fino a farmi male. Capisco che stasera non se ne fa niente della dolcezza. Allora comincio a leccarla furiosamente, fino a mordicchiarle il clitoride. Comincia a mugolare. E’ la prima volta che sento la sua voce. O almeno un flebile lamento. So che le piace, ma è il momento di andare oltre. Mi succhio rapidamente il medio e l’anulare, li faccio scivolare dentro di lei mentre con la lingua continuo a stuzzicare il clitoride. Non so chi lei sia e cosa le piaccia, ma ci provo. Col mignolo le stuzzico il buchino, e sento che si appoggia sopra, vuole che affondi anche con quel dito, nell’altro buco. Sento le contrazioni della sua figa che mi risucchiano le due dita, mentre i suoi liquidi cominciano a scivolarmi giù per il braccio. A un certo punto si sposta, e mi spavento. Avrò osato troppo? Magari qualcosa le ha dato fastidio. Non è così, è solo il momento di cambiare. Ha voglia del mio uccello. E’ un attimo, improvviso, ma che sembra durare in eterno. I miei pantaloni e i miei slip quasi me li strappa di dosso, e si avventa sul mio cazzo. In fondo sono lì per quello, e adesso vuol vedere com’è e se funziona bene. Il suo non è un pompino, è un vortice furioso col quale sembra mi voglia risucchiare l’anima. Mentre mi stringe i pettorali fino a lasciarmi i segni, succhia, e succhia ancora, è una mantide affamata di cazzo, e io ho già la sborra pronta a schizzare. Ma lei è la mia padrona stasera, e la devo soddisfare fino in fondo, fino in fondo … Allora per la prima volta prendo io l’iniziativa. Devo farlo. Al ritmo del suo pompino, mi rimarrebbero solo pochi istanti ancora. Sono io stavolta a staccarle la testa dal mio uccello, con una fatica immonda. Lei capisce il perché e non protesta. Mi prende per un braccio e mi porta sul letto. Si appoggia sul letto a cosce aperte, e mi invita a entrare dentro di lei. Non voglio essere brusco, ma il cazzo letteralmente sprofonda nella sua figa allagata. Sento i rumori dei suoi liquidi ad ogni colpo che le do, mentre lei è aggrappata alle mie braccia e io vedo i segni sanguinanti delle sue unghie. Io sono su di lei, ma mi vuole far capire che a dominare è lei, anche in questa posizione. Mi blocca con un piede dietro la nuca, mentre con l’altro si fa largo nella mia bocca costringendomi a succhiarlo avidamente. Non sa che questa cosa mi eccita da morire, ma se ne accorge subito perché sente che i colpi diventano sempre più violenti, quasi a volerla sfondare. Adesso è il momento di cambiare. Non dice nulla, ma si divincola da me, mi porge la sua schiena e si piega con la faccia sul letto invitandomi a prenderla da dietro. Io appoggio le mie mani sul suo culo, e la penetro con un colpo secco violentissimo. Rimane quasi sorpresa, il suo urlo è a metà tra il piacere e il dolore. Continuo così, attento a sentire i versi che escono dalle sue labbra. Quando capisco che non c’è più dolore ma solo piacere, spingo ancora più forte, fino a farla sussultare ad ogni colpo. Lei poggia in basso una spalla contro il letto, e con la mano alterna sgrillettate a palpate di coglioni, vuol sapere quanta ce n’è dentro, quanta ne vedrà di lì a breve. Si sfila l’uccello, e si mette accanto a me. E’ sdraiata su un fianco, la sua testa a pochi centimetri dal mio uccello e con le gambe tiene stretta la mia faccia. Ma ha capito prima che c’è una cosa che mi piace di più, allora mi spinge la testa indietro e mi pianta i suoi piedi in faccia. E’ un attimo, appena lo fa la sega con la quale ha deciso di prosciugarmi l’uccello esplode in una sborrata folle, vede i fiotti che escono uno dietro l’altro, uno, due, tre, quattro … scosta la testa all’indietro, ma non puoi evitarne uno che le finisce dritto sulle labbra. Sono bagnato del mio stesso seme, la cosa la eccita da morire, ne prende un po’ con le dita e comincia a massaggiarsi la figa. Quindi, come ultimo gesto di superiorità, si siede sulla mia faccia costringendomi a leccare i liquidi miei e suoi. Dopo qualche istante si siede sul bordo del letto. E mi guarda. Il suo sguardo mi dice tutto. Mi rivesto, dopo essermi ripulito sommariamente. Mi raggiunge mentre sono sull’uscio della porta. Mi prende per le guance e mi bacia, mentre le lacrime cominciano a scendere copiose. Non voglio, non posso chiedere niente. Entro in macchina, torno a casa. Sono le tre. Mi butto sul divano, vestito e con la pelle che sa ancora di lei. Poche ore di sonno prima di tornare a lavoro. Alla solita vita. Il pomeriggio dopo sono di nuovo al pc. Il suo profilo è scomparso. Potrei … no, meglio di no. E’ stato come un sogno, quasi un sogno, della durata di poche ore. Di lei ho solo i segni delle sue unghie addosso. A breve spariranno anche quelli

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L’autografo

Guardavo tutti i suoi show, non ne perdevo nemmeno uno.
Ed ogni volta le mie fantasie su Teresa Mannino si facevano largo nella mia mente e specialmente all’interno dei miei boxer. Ne pensavo di ogni tipo, ma lei era sempre lì, dentro il televisore e non potevo far altro che segarmi ogni volta. Un giorno mi decisi a voler partecipare di persona ad uno dei suoi spettacoli, che tra l’altro avrebbe dato non troppo distante da casa mia. Un’occasione imperdibile per vederla fisicamente da vicino.

Lo show cominciò alle 21:00 e durò circa 2 ore e mezza, al termine delle quali Teresa dava possibilità al pubblico di guadagnarsi qualche autografo. Mi misi in fila ad attendere il mio turno e quando finalmente arrivò, fui davanti a lei che mi salutò e mi chiese a chi dovesse dedicare l’autografo. Risposi che era per me stesso e mentre scriveva, cercavo di sbirciare nel mezzo del suo decoltè, cercando in tutti i modi di riuscire ad intravedere anche un misero lembo delle sue piccole tette. Terminò l’autografo e probabilmente immaginai che si era accorta del mio sguardo; leggermente imbarazzato mi allontanai ringraziandola.

Rimasi fino all’ultimo, finchè la fila di gente in attesa dell’autografo non svanì del tutto.
Vidi Teresa alzarsi ed allontanarsi dietro il palco, dove probabilmente erano stati montati i camerini. In quel momento un’idea mi colpì come un fulmine, lasciandomi quasi stordito: intrufolarsi dietro il palco e sbirciare nel suo camerino.

Non ci pensai due volte e di nascosto mi recai dietro al palco; c’era della gente occupata a smontare impalcature e gente che sistemava cablaggi vari, non c’era pericolo di farsi scoprire ormai. Poco più in là, c’era un’unica casetta prefabbricata con le luci accese: doveva essere per forza lì.Mi avvicinai sempre con aria vigile, guardandomi più volte attorno per esser sicuro di non esser visto da nessuno, arrivai alla porta e sbirciai all’interno del buco della serratura: Teresa stava parlando al telefono con qualcuno, vestita ancora con gli abiti utilizzati nello show: camicetta rosa, gonna morbida poco più alta del ginocchio e scarpe con tacco medio. Probabilmente non aveva nemmeno ancora avuto il tempo di farsi una doccia, e ne fui per un attimo rattristato, perchè in quel caso avrei tentato di entrare e sbirciare persino dentro la doccia.

Però mentre penso a tutte queste cose, la porta si apre.
Rimango agghiacciato, trovandomi Teresa davanti anch’essa con aria sbigottita.

“Che ci fai qui?” – Chiede con tono sospettoso e leggermente irritato.

“Ehm… io… io stavo.. ah si, volevo solo chiederti se potevi farmi un altro autografo! Per mia sorella, ecco!” – Rispondo io, inventando la prima banale scusa che avevo in mente.

“Uhm… stiamo andando tutti un po’ di fretta ma è questione di un attimo, entra pure” – Lei risponde.

In quel momento il cuore mi batteva a mille. Stavo davvero entrando dentro il suo stanzino. Può significare nulla, ma la sola idea mi faceva uscire di testa. Si sedette e mi invitò a fare altrettanto, prendendo un foglio dal block notes e chiedendomi come si chiamasse mia sorella.

“Ehm… si chiama…” – Titubai io.

“Non sai come si chiama tua sorella?” – Incalzò lei ironicamente.

“Si è che sono imbarazzato, comunque si chiama Chiara” – Risposi io.

“Non sembravi tanto imbarazzato prima, quando provavi a guardarmi le tette” – Disse ironicamente lei, ma lasciandomi impietrito.

“Ah… no, macchè, figurati se stavo provando…” – Cercai di rispondere io.

“Si si va bene… figuriamoci!” – Scherzò lei.

“E comunque non sarebbe male pensarlo, non a tutti piacciono i miei seni, sono innegabilmente piccoli e si sa che l’uomo cerca forme accentuate” – Replicò lei.

“Beh dipende dai punti di vista… a me non dispiacerebbero ad esempio” – Esitai io.

Lei mi guardò per qualche istante.

“Sono sicuro che se te le facessi vedere per bene, cambieresti idea” – Rise lei.

“No, sono sicuro dell’esatto contrario!” – Risposi prendendo coraggio.

Posò il foglio con l’autografo e iniziò a sbottonarsi la camicetta.
Lo stava davvero facendo o ero in preda a qualche allucinazione ed in realtà ero altrove?

No, ero davvero lì. Teresa si sbottonò la camicetta per intero, allungò le mani dietro la schiena… ed in quel momento vidi il reggiseno scivolare via. Avvertii il calore impossessarsi del mio corpo, concentrandosi dentro i miei boxer. Ad occhio direi che poteva esser stata una prima misura, ma la mia testa non era lì a pensare a quale misura associare a quel seno.

“Ah, sei ancora qui, pensavo fossi già fuggito!” – Scherzò lei.

“Ehm… non potrei fuggire nemmeno volendo… ho le gambe bloccate..” – Risposi io.

“Addirittura, e che sarà mai…” – Replichò lei.

Il gonfiore nei miei pantaloni era già ormai più che evidente, e Teresa se n’era anche già accorta.
Il silenzio era quasi imbarazzante. Lei accavallò le gambe, cercai di trovare qualcosa da dire alla svelta.

“Non ti fanno male?” -Chiesi indicando il piede nella scarpa col tacco.

“Ah, in effetti non sono ancora riuscita nemmeno a toglierle” – Rispose lei.

Subito dopo, allungò la mano su entrambe le scarpe e le lasciò cadere a terra, liberando i suoi piedi. Il mio sguardo, che non riusciva a staccarsi dalle sue tette, cadde e si concentrò sui suoi piedi nudi: lisci, dita affusolate, longilinei…

“Ti va di farmi un massaggio?” – Incalzò Teresa.

“Si” – Risposi senza esitare.

Teresa appoggiò entrambi i piedi sulle mie gambe, e si rilassò poggiando la testa sul bracciolo del divano. Le mie mani, dopo qualche attimo di titubanza, si poggiarono sui suoi piedi. Erano lisci e curati. Muovevo le dita per la lunghezza, esercitando qualche punto di pressione. A Teresa sembrava piacere, a giudicare dai sospiri che emetteva.

“Sei bravo..” – Disse lei.

“Faccio del mio meglio…” -Risposi.

Si riposizionò meglio sul divano, ed il suo piede destro finì proprio per appoggiarsi sul gonfiore dei miei pantaloni. Accidenti… così era troppo…

Se avessi potuto agire liberamente, me lo sarei tirato fuori e glielo avrei messo in bocca.
Cercavo in tutti i modi di cacciare quei pensieri, cercando di mantenerli ad un livello normale.

“Sei distratto? A cosa stai pensando?” – Chiese curiosa.

“Ah.. no niente, niente di importante..” – Risposi mentendo.

Sollevò il piede destro dal gonfiore dei miei pantaloni… ed iniziò ad accarezzarmi la guancia con le dita…

“Non dirmi che sei a disagio, ormai sei qui, tantovale che ti lasci andare” -Disse lei.

Voltai il viso verso di lei per guardarla,con il suo piede che ancora mi stuzzicava.
L’istinto prevalse, le afferrai il piede e lo condussi più vicino alle mie labbra.
Teresa non disse nulla, quindi tirai fuori la lingua e cominciai a leccarle le dita, una ad una.

Teresa sospirò, mordendosi il labbro inferiore.
Annusai tra le dita e Teresa sobbalzò.

“Che fai, mi annusi i piedi??” – Chiese con tono sorpreso.

“Lo farei in qualsiasi momento” – Risposi io ormai fuori controllo.

Non disse altro, ma nemmeno mi fermò dal farlo.
Sentii il suo piede sinistro poggiarsi sopra il gonfiore dei pantaloni, per poi iniziare a strusciarsi al di sopra.

“Tiralo fuori” – Disse a voce bassa.

Non esitai e dopo essermi sbottonato, calai appena i pantaloni e i boxer e tirai fuori finalmente il cazzo, ormai duro come una roccia. Teresa portò entrambi i piedi al di sopra, ed iniziò a muoverli su e giù. Da quella posizione non potevo far altro che guardare al di sotto della gonna di Teresa, il che mi faceva indurire ancora di più.

“Se continui così ti sborro sui piedi….” – Dissi faticosamente io.

“Mmh… allora sarà meglio smetterla, è troppo presto… ” – Disse lei con la voce ormai coperta dall’eccitazione.

“Suggerisci qualcosa..?” – Chiese.

“Spogliati… togliti quelle cose…” – Dissi io.

Teresa si alzò in piedi, abbassandosi la gonna fino a lasciarla cadere sulle caviglie, poi fece la stessa cosa con le mutandine. Mi alzai anche io e la presi in braccio, feci qualche passo in direzione di un tavolo e la adagiai al di sopra. Le aprii le gambe… e fu in quel momento che ebbi modo di vedere finalmente la sua figa: color rosa… due labbra sottili, peli ben curati…

Avvicinai le labbra al clitoride ed iniziai a leccarlo lentamente, mentre con un dito la penetravo ed esploravo l’interno di quella figa, bagnata e vogliosa. Teresa ansimava, la sua espressione era colma d’eccitazione e le piaceva guardare quel che stavo facendo. Ebbe alcuni spasmi e venne, stringendo con forza i lati del tavolo, quasi ad aggrapparsi.

Le presi le mani e le guidai sulle sue stesse cosce, in maniera tale da sollevarsi ancora di più.

“Tienile così…” -Dissi io, mostrandole la posizione.

Davanti a me, la visione era celestiale.
La sua figa aperta e bagnata aveva rilasciato un rigagnolo di orgasmo, che lento lento era scivolato fino al suo buco del culo.

Avvicinai il naso e lo annusai.
Lei non se ne accorse…
Iniziai a sfregare le dita sul clitoride, ma nel mentre la mia attenzione era tutta rivolta ad annusarle il culo. Tirai fuori la lingua e la premetti appena al centro.

Teresa sobbalzò, gemendo, ma non disse niente.
Lo considerai un via libera. Iniziai a leccarle avidamente il culo, tutto intorno, poi premendo la punta della lingua all’interno, più e più volte.

“Non posso credere che stia davvero leccando il culo di Teresa” – Pensai.

Teresa gemeva e ansimava, godendo ad ogni singolo mio movimento della lingua.

“Hai un preservativo?” – Chiese improvvisamente.

In quel momento realizzai il disastro.

“No………” -Risposi piano io. Quasi terrorizzato.
“Ma non ti preoccupare… mi tiro fuori prima di..”

“No” -Mi interruppe lei.
“Non posso rischiare nulla del genere” – Continuò.

“Ma…” – Tentai di replicare.

“Ma nel culo non rischio nulla….” – Concluse lei la mia frase prima che potessi dire altro.

“Spingilo dentro…” – Mi invitò.

Sull’orlo di scoppiare, smisi di leccarle il culo e mi rialzai in piedi, poggiando la punta del cazzo proprio al centro del buco.

“Vai… adesso…” -Disse lei.

Iniziai a spingere lentamente la punta, che inizialmente fece una gran fatica ad entrare, ma dopo alcuni tentativi, la vidi penetrare, divorata dal buco di Teresa.

Teresa aprì la bocca ed incurvò le sopracciglia, gemendo e guardandomi intensamente.
Muovevo avanti e indietro appena la sola punta del cazzo, e a Teresa la cosa sembrava fare impazzire dal piacere.

La sua mano destra era sul clitoride, e lo strofinava con forza.
La mano sinistra era ben salda al lato del tavolo.

Spinsi più dentro il cazzo, lasciando che entrasse per metà della lunghezza.
Iniziai a muovermi più velocemente, avanti e indietro.

Teresa godeva, quasi urlava di piacere. Per un attimo mi sono anche chiesto se qualcuno da fuori se ne stesse accorgendo o ancor di più ci stava spiando mentre la inculavo.

Venne. La sua figa fu colta da spasmi ed un rigagnolo caldo di orgasmo andò a bagnarmi il cazzo sottostante. Spinsi ancora più a fondo, sfruttando quella lubrificazione naturale.

L’espressione di Teresa cambiò ulteriormente.
Spinsi forte. Ancora. E ancora.

Teresa poggiò il piede destro sul mio viso ed inevitabilmente lo annusai.
In quel momento le schizzai così forte nel culo che sobbalzò e venne per la terza volta.
Tirai fuori il cazzo verso metà orgasmo ed in tutta fretta, scaricai il resto dello sborro dritto sulle dita dei suoi piedi.

Nessuno si è mai accorto di nulla di quanto successo quella notte.
Nessuno lo ha mai saputo.
Guardo i suoi due autografi e non posso far altro che ripensarci.

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Racconti Erotici

Guida allo squirting

Questa guida allo squirting non si pone come un
semplice manuale di istruzioni per l’uso, ma
piuttosto come un viaggio attraverso la complessa
sessualità femminile.
Questo percorso riflette i cambiamenti che si sono
avuti nel corso degli anni non solo come spaccato di
una società moderna ma anche come immagine
della donna stessa.
Negli anni 60 è un oggetto come la lavatrice a
cambiare la concezione stessa del tempo libero e di
libertà. Negli anni 70, la scoperta della pillola anti
concezionale porta con sé il desiderio di una nuova
sessualità da vivere in piena autonomia e
consapevolezza.
Negli anni 80 si fa strada la necessità di avere una
maternità cosciente, da vivere come una scelta e
non un caso fortuito, non una croce, non un danno.
Negli anni 90 la sessualità per un po’ lascia spazio
alla carriera: la donna ascolta la testa, l’ambizione,
e lascia da parte il corpo inteso come sinonimo di
femminilità.
Nel secondo millennio la donna ritrova il giusto
equilibrio, riprende a conoscersi ad ascoltarsi e chi
non l’ha mai fatto, adesso comincia a farlo.
La sessualità ed il suo mondo non è più quindi
appannaggio di giovani donne ma delle donne.
Donne di qualunque età, estrazione sociale,
nazionalità che adesso scoprono lo squirting, lo
sentono nominare, cominciano a parlarne tra loro,
lo vogliono provare, scoprendo che non c’è limite di
età al piacere e alla sua conoscenza.
Il piacere va di pari passo con lo squirting così
come lo squirting va di pari passo con la
conoscenza del proprio corpo e delle sue
meccaniche psicofisiche.
La guida nasce quindi per fornire gli elementi
necessari per un approccio al proprio corpo e/o a
quello del partner, tipico di una sessualità
consapevole, equilibrata e serena.
C. Calvi
Tabella dei contenuti
Introduzione
Perché questa sorta d’interesse smisurato?
Di preciso cos’è lo squirting?
L’eiaculazione femminile
Come arrivare a ottenere lo squirting
Livello zero: prima di tutto
Livello uno: la cerimonia
Livello due: preambolo
Livello tre: descrizione del massaggio
Emisfero posteriore
Emisfero anteriore
Livello quattro: le routine di Kegel
Livello cinque: tecniche di stimolazione
Punto G
Non ce la faccio più
Tecnica tradizionale
Tecnica atipica
Contatti
Introduzione
Mi chiedono spesso: Ma è possibile? Ma è vero? Ma
si può? La risposta sembra unica: SI. Le donne che
“spruzzano” in modo naturale sono decisamente
rare. Un po’ come i maschi che riescono ad avere
orgasmi senza eiaculazione in maniera spontanea.
Finché non li trovi di persona non credi che queste
cose capitino davvero.
La presente guida è pensata per orientarti nelle
diverse tecniche e metodi per raggiungere i famosi
orgasmi con lo spruzzo ben noti come squirt.
Naturalmente nulla è garantito, l’orgasmo femminile
è un qualcosa di molto personale e quindi
soggettivo, ma attraverso queste mie esperienze
potrai avere una valida idea di come arrivarci,
magari con applicazione ed anche un po’ di fatica
iniziale.
Innanzitutto bisogna tener conto dell’indole volubile
e imprevedibile della mente femminile. È inutile
cercare di capirla, la loro testa è sempre stata e
rimarrà ad aeternum un mistero (e meno male).
Tanto per citare un esempio, il fallito progetto del
Femigra (il cosiddetto Viagra rosa) sviluppato dalla
nota multinazionale Pfizer, con budget “illimitati” e
coi migliori professionisti specializzati al mondo, ha
dovuto fare i conti con la rude realtà che dimostra
che la testa delle donne non è risolvibile come un’
equazione matematica.
Ogni approccio che ti evidenzio ti aiuterà nella
strada prefissata, sappi in anticipo che non sarà
facile ma allo stesso tempo non impossibile. L’unico
rischio che corri mettendo in pratica quanto descritto
qui, è che tu debba prendere occhiali di sicurezza per
proteggere i tuoi occhi dagli spruzzi “involontari”.
Ti suggerisco di prendere la guida come qualcosa
che ti aiuterà nel percorso di consapevolezza della
tua sessualità e rinnovamento delle strade del piacere
e non come un obbligo e tanto meno come un plus
per una gara di sesso.
Questa guida è stata scritta per le persone sensibili al
concetto del dare, per chi non soffre il giudizio
altrui e per chi si preoccupa per il proprio piacere e
di quello della compagna. A volte mi rivolgerò a te
come se fossi una coppia, come se tu fossi un uomo
o una donna. Vorrei che mi sentissi parlare come se
fossi lì davanti a te.
Ti spiegherò come riuscirci potenziando tre elementi
di base: corpo, anima e mente. Quando parlo di
anima, sto parlando di qualità d’affetto, tutto ciò che
sei in grado di trasmettere al partner per creare
confidenza, fiducia, elementi di base per creare
l’intesa fra due esseri. Quando parlo di mente mi
riferisco alla dinamica racchiusa in questa intesa,
alla sensibilità, all’intuito che ti permette di decifrare
i gesti da anticipare. Quando parlo di corpo parlo
della meccanica che descrive ogni tecnica.
Questa guida è il frutto dell’esperienza che ho
maturato eseguendo la mia arte nelle vesti di
massaggiatore erotico per donne a Milano (Velvet è
il nome con il quale sono conosciuto).
La riscoperta dello squirting conosciuto e diffuso
grazie ad internet è diventato una sorta di leggenda
metropolitana. “Ma davvero si può fare una cosa
così?” “Ma non vedi che è pipì?” “Ma se è tutto
finto, ma guarda che roba”, “io mai sentita una roba
del genere”. Commenti che mi capita di sentire e
leggere all’unisono dappertutto dove si parla dell’
argomento.
In genere rifiutiamo quello che non conosciamo. È
un meccanismo di difesa inconscio comune al nostro
genere umano. “Vedere per credere” si dice da
sempre. È il principio di base del metodo scientifico.
Ma quando ci si arriva si pensa di aver scoperto la
pietra filosofale (quando in realtà è come riscoprire
il metodo per ottenere l’acqua calda). Capita anche il
contrario. Donne che quando spruzzano durante
l’orgasmo credono (e neanche il ginecologo riuscirà
a toglierli dalla testa) di soffrire d’incontinenza
urinaria.
Quindi, non è un invenzione o una moda diffusa
grazie alla spettacolarità dei generosi multimedia
che circolano in internet oppure dalle innumerevoli
serie televisive. È un qualcosa che è sempre esistito
nell’indole femminile, ma in genere non se ne
parlava come qualcosa di positivo vista la
somiglianza evidente che ha con l’urina (e
conseguente relazione mentale con l’incontinenza).
Ma perché questa sorta di interesse smisurato?
È chiaro che i canali multimediali come internet
fungono soltanto come veicoli, l’interesse rimane
nell’immaginario collettivo.
I motivi li definisco in termini semplici:
Il primo in assoluto è la curiosità, non c’è dubbio.
Se ne parla, si sente dire e quindi sembra ci vendano
il concetto che manca qualcosa nella nostra lista di
compiti da fare.
Il secondo è che negli ultimi anni c’è stata una
riscoperta del benessere individuale, una ricerca del
proprio piacere, questo fa sì che la gente abbia più
consapevolezza del potenziale del proprio corpo ed
una maggior cura nei confronti di sé stessa.
Semidigiuni a base di alimentazione sana, discipline
di zen e yoga, corsi di sesso tantrico oppure di
movimento armonico rientrano in questo ventaglio
di scelte.
Praticamente tutto ciò che porti alla consapevolezza
dello stare bene con se stessi e la natura con cui si
convive quotidianamente per migliorare il proprio
benessere.
Coltivare la propria sessualità significa approfondire
il piacere corporeo e la capacità d’intesa all’interno
della propria coppia.
Il terzo, penso sia il meno altruista di tutti ma quello
che spinge questa curiosità: l’edonismo, quella
ricerca del piacere come fine del benessere proprio.
Sentimenti primari come la gratificazione dell’ego
trovano appagamento in questa ricerca.
Frasi del genere “non mi dimenticherai se…”
rispecchiano letteralmente questa motivazione.
È spettacolare quando succede e le occasioni in cui
ti capita sono così fuori dal comune che chiaramente
non te le dimenticherai mai. È un modo indelebile di
lasciar un segno, sia per chi fa che per chi riceve.
Vedere di persona una donna eiaculare fa lo stesso
effetto che trovar un fiore nel deserto. Se sei donna e
sei consapevole che non rientri nella tua indole, le
volte in cui ti è capitato avrai notato che l’intensità
degli spasmi ti fa perdere il controllo del tuo corpo.
Se sei maschio ti senti come l’autore del miglior
orgasmo mai esistito sulla terra. È una cosa
bellissima partecipare a uno scoppio violento
gratuito, appagante e ravvicinante. Ti apre nuove
strade nell’intesa di coppia, un percorso fatto
insieme che ti riempie di gratificazione.
Il quarto, potrebbe essere, e perché no, che alla fine
c’è un senso di ribaltamento dei ruoli rispetto ai
soliti video dove sono le donne ad essere schizzate
in volto.
Penso sia valido dopotutto: i succhi che colano dal
volto, la sorpresa del risultato, l’espressione degli
occhi e l’intensità degli spasmi, sono sensazioni che,
come cita il famoso slogan, “non hanno prezzo”. Il
sorriso che viene dopo non te lo dimenticherai MAI.
Di preciso cos’è lo squirting?
Per parlare di squirting bisogna cominciare a parlare
di orgasmi femminili. L’orgasmo è una reazione che
determina il culmine dell’eccitazione erotica. Si
esprime attraverso la contrazione della muscolatura
e trasmette una sensazione intensa di benessere e
appagamento fisico.
Nelle donne ha una componente cerebrale molto
forte. Se non si sa sollecitare a dovere la libido
neuronale il rapporto sessuale perde parecchio in
intensità e piacere. Un uomo attento e sensibile
conosce bene l’importanza della seduttività
intellettiva nell’ambito della sessualità pratica.
Esistono basicamente 4 tipi di orgasmi femminili dei
quali nessuno è migliore dall’altro, semplicemente
sono diversi: orgasmo clitorideo, orgasmo da
stimolazione del punto G, orgasmo vaginale e
orgasmo anale.
L’orgasmo clitorideo è il più comune in assoluto (in
tanti infatti sostengono sia l’unico scientificamente
dimostrato). È dove si capisce veramente il savoir
faire di chi lo dona per la sua delicata raffinatezza.
L’orgasmo di stimolazione del punto G è una sorta
di declinazione del clitorideo. Scoperto grazie a
studi eseguiti sulla popolazione lesbica è tutt’oggi in
discussione. L’orgasmo vaginale si manifesta in
modo più a****lesco e meno cerebrale. Si dice che
tre donne su dieci provino questo tipo di orgasmo.
L’orgasmo anale è alla pari di quello vaginale, ma
chiaramente da un canale diverso. Di questo si
intende la popolazione omosex maschile.
Ogni tanto si sente parlare di altre versioni di
orgasmi, quasi tutti della sfera del feticismo, forse
l’unico che potrebbe quasi aver diritto a rientrare ad
essere considerato tale è quello che in rarissime
occasioni provano le donne con la stimolazione dei
seni.
Dimostra solo e soltanto che il piacere femminile
risiede nel cervello più che negli organi sessuali.
L’eiaculazione femminile
E’ una reazione generata dalla cosiddetta prostata
femminile composta dalle ghiandole uretrali,
parauretrali e le ghiandole di Skene. Il liquido è
espulso durante l’orgasmo dall’uretra e a volte da
due piccoli dotti localizzati fra l’uretra e la vagina.
Ha un colore cristallino, un sapore che richiama in
un certo senso quello delle lacrime e un odore
aromatico. Il quantitativo di fluido rilasciato può
essere considerevole, attraverso il ripetersi di
riempimento e svuotamento delle ghiandole durante
l’orgasmo.
I principali detrattori ritengono che le scene tratte
dai video in giro descrivono soltanto spruzzi di urina
controllata a volontà (non è gratuito che sia
considerata una pratica derivata dall’urofilia).
Lo squirting, è il termine col quale viene denotata
l’eiaculazione femminile nell’industria pornografica,
non è frutto di un tipo di orgasmo in particolare.
È chiaro che più intenso è stato l’orgasmo più vicini
si giunge a questa reazione.
Per arrivarci bisogna far crollare i muri fisici e
inconsci che possono bloccarlo.
E’ una situazione che tutti noi qualche volta
abbiamo vissuto, chi come protagonista, chi come
testimone, a cui non abbiamo pensato e di solito non
riconosciamo.
Studi sostengono che quattro donne ogni dieci
ammettano di averla provata qualche volta nella loro
vita, di cui una lo sperimenta come una reazione
propria e continuativa.
Riconoscere come propria questa indole fa sì che il
piacere femminile diventi più intenso e meraviglioso
oltretutto in dolce compagnia. Infatti il rapporto
instaurato con l’essere con il quale raggiungi questa
esperienza oltrepassa le definizioni di quello che
conosciamo come affetto. Si entra in sintonia, in
connessione, in silenzio armonico con la coppia, con
l’universo.
Riguardo alla quantità di liquido, questa varia da
donna a donna e dal livello di eccitazione in quanto
possono essere piccoli ma intensi spruzzi di gocce
fino a qualche centilitro di fluido tiepido.
La consistenza che troverai al gusto è diversa
dall’urina (anche se non è detto che non ci sia).
La secrezione vaginale è più densa e vischiosa delle
altre due ed ha un suo odore caratteristico.
Esiste il modo per dimostrar la differenza fra l’urina
e la secrezione eiaculata. E’ dispendiosa ma
dimostra sia l’esistenza che la differenza.
Mangiando gli asparagi l’urina assume quell’odore
tipico a causa della asparagina. Isola un campione e
mettilo da parte dopo che avrai svuotato
completamente la vescica. Inizia a accarezzarti
arrivando vicino al momento dell’orgasmo. Quando
senti la curva che ti riporta al punto di non ritorno
porta un batuffolo di ovatta (meglio ancora un
vasetto identico al primo campione) e raccogli quel
che puoi del liquido secreto. Puoi trarre le tue
conclusioni annusando i campioni: se entrambi
odorano di asparagi si parla di urina. Se il secondo
campione ha un odore diverso si parla di eiaculato.
Se distingui un lieve sentore di asparagi vuol dire
che è un misto, cosa assolutamente normale. E’ una
prova utile oltretutto per distinguere le due
sensazioni mentre impari a lasciarti andare.
Uno dei muri che bloccano lo stimolo dell’
eiaculazione è la paura di sentirsi giudicate nell’
urinare durante l’orgasmo.
Più avanti parlerò di questo particolare. Infatti
dovrebbe bastare parlare col partner al riguardo e
preparare in anticipo un asciugamano sotto il bacino
per far sparire queste sensazioni. Tutto dipende
dall’intesa che hai con la tua coppia. Magari ti
aiuterebbe pensare che un uomo non si preoccupa di
sporcar il lenzuolo con il liquido seminale. Perché
mai dovresti soffrire per una piccola chiazza di
flusso?
Come arrivare a ottenere lo squirting
Alcune donne arrivano a provarlo come frutto di un
rapporto particolarmente intimo e fiducioso con un
partner che amano profondamente. Altre come il
risultato di una strada di ricerca personale mediante
il piacere in solitudine.
Oscar Wilde diceva: “amare sé stessi è l’inizio di
una storia d’amore lunga tutta la vita”.
Si parte da qui, come una ricerca di consapevolezza
della propria essenza, del proprio corpo e anche
della propria relazione col partner.
Livello zero: prima di tutto parlale
Le parole hanno un potere unico che spesso viene
trascurato. Per arrivare all’orgasmo femminile
bisogna in primis passare dall’orecchio. Predisporla,
sedurla e aiutarla ad abbassare la guardia. Ci vuole
molto prima di arrivare al punto in cui lei scioglie i
suoi pregiudizi (che sono i muri più invalicabili) ma
non sempre è facile e tanto meno scontato.
Le donne adorano l’arte della seduzione e quando
trovi la strada giusta vogliono gustarla al massimo.
Sanno che la strada diretta porta al punto da
entrambi desiderato, ma a loro piace tanto
(addirittura quasi di più) il percorso che non il
traguardo finale.
Insegui il suo gioco, impara a leggerla, scoprila e
denuda la sua intimità dimenticando la fretta
dell’ansia.
I principali pregiudizi sono frutto del bagaglio di
esperienze individuali, da una parte il vissuto
personale, il vissuto in famiglia e per ultimo quelli
del gruppo sociale in cui siamo cresciuti. “Io non
sono così”, “non sono di quelle”, “in vita mia mai mi
son toccata”, “Oddio che schifo ma che diranno se
poi vedono sporche le lenzuola?” Frasi incoerenti in
essenza ma alle quali si dà un peso smisurato e che
spesso rovinano bei momenti, bloccano esperienze.
Rimorsi, paure, sensi di colpa, d’inadeguatezza, e
forse il più pesante (e banale) fra tutti, la vergogna:
-“cosa penserà se poi mi lascio andare?”
-“Oh il mio odore/sapore come farà a sopportarlo?”
Il senso di pudore, la paura di essere giudicata e
magari qualche trauma inconscio nascosto nell’
infanzia creano blocchi profondi da superare.
Siamo cresciuti col pensiero che bagnare le lenzuola
sia qualcosa di sporco e cattivo.
Le donne che hanno provato lo squirting da sole
spesso bloccano il piacere mortificate a conseguenza
del rigido senso di pudore col quale son cresciute.
Solo quelle con un’ indole fallica amano manifestare
il loro piacere in maniera maschile.
Nessuno ci pensa se un maschio macchia i tessuti
col suo orgasmo, è scontato, anzi, socialmente è il
doveroso culmine che promulga la cultura del porno.
Woody Allen diceva “il sesso è una roba sporca,
solo se fatto bene”. Racchiude un’ ironica saggezza
intramontabile.
Rassicurala, falla ridere (il più meraviglioso
afrodisiaco) e riempila di coccole. Il buon umore è
essenziale per conquistare le sue sentinelle, stimolala
a lasciarsi guidare, avvolgila con la tua anima,
coinvolgila a farsi aprire e sconvolgila con questa
esperienza che percorrerete insieme guidati dalla tua
mano.
Faccio leva sul fatto che se vuoi ricevere, devi dare e
in questo caso ti ricordo che devi dar tutto te stesso
per il solo e semplice piacere di dare. Sii altruista!
La tua mente deve essere sgombra e devi aprire i
tuoi sentimenti, la tua anima se vuoi creare questa
comunione nella tua coppia.
Divorala con gli occhi e falla sentire importante,
desiderata, bellissima e irresistibile. Stuzzicala,
stimola gradualmente i punti coi quali verifichi
sensazioni e risposte più intense e impara a dosare il
ritmo. Ma se vuoi dare le tue carezze devono essere
in sintonia con i tuoi pensieri. Non puoi toccarla,
leccarla o baciare il suo tesoro senza che lei senta
quello che passa per la tua testa. È un’empatia che
oltrepassa la ragione e in questo le donne sono
ipersensibili, sii sincero, rimangiati i tuoi pregiudizi
e lasciati andare. Allinea le tue parole, pensieri e
intenzioni nella stessa direzione. Quando lei lo
percepirà si lascerà andare nelle tue mani. Se ritieni
di non essere capace di spogliarti dei tuoi pregiudizi,
è meglio ripensare a quanto vale la pena continuare
avanti con questo proposito.
S’incomincia:
Livello uno: La cerimonia
Io suggerisco vivamente di elaborare un vero e
proprio rituale per seguire questa ricerca. Il motivo è
semplice: si tratta di dare un valore, un senso a un
atto che in qualche modo arricchirà la propria
esperienza. Ogni singolo istante vissuto con
significato diventa un’esperienza indimenticabile
nella nostra esistenza.
Per configurare un rituale ci vogliono alcuni
elementi: innanzitutto la volontà di far qualcosa di
speciale. Questa intenzionalità fa sì che il tempo
trascorso nella sessione sia eccezionale nella nostra
quotidianità. Sembra scontato ma senza questo ogni
atto eseguito diventa anonimo e privo di valore.
Secondariamente bisogna organizzare un tempo e
uno spazio dove svolgerlo, in modo da potersi
programmare mentalmente in anticipo. Un po’ come
accade quando fissi un primo appuntamento con una
persona speciale, l’ansia dell’attesa stimola. Questa
predisposizione cerebrale aiuta considerevolmente
ad arricchire l’esperienza. Riguardo allo spazio ci
vuole una superficie comoda, il letto va bene ma
anche un tappeto sul pavimento.
In particolar modo nei mesi freddi bisogna stare
attenti alla temperatura in quanto il freddo inibisce il
desiderio.
Ci vuole un asciugamano da spiaggia per proteggere
le superfici, specialmente dall’olio.
Un pò di fiori freschi, candele profumate e la luce
soffusa (e perché no, anche una benda per gli occhi)
creeranno l’atmosfera giusta per incominciare. La
musica scelta apposta per invogliare al rituale ti
aiuterà a stimolare ma anche a dare un ordine
preciso alla sessione, impone un inizio e una fine e ti
permetterà regolarti coi tempi.
Io spendo buon tempo impostando la playlist della
sessione, per me la musica è molto importante, deve
svegliare il desiderio, essere suggestiva e oltretutto
stimolare il percorso. Scelgo il brano in base al mio
gusto, ma che abbia un ritmo lento, pausato,
profondo e con carattere evocatore dove l’eros si
libera.
Se vuoi aver qualche suggerimento di musica prova
andare sul mio canale di YouTube, nelle playlist
troverai buoni spunti che ti possono aiutare a creare
l’atmosfera evocativa che vuoi.
Riguardo all’olio a te la libera scelta. Io in genere
uso un olio di mandorle spremute a freddo che
compro in erboristeria. Vegetale e 100% naturale.
Sano e senza controindicazioni, tranne quando si è
allergici alla sostanza precisa in particolare
(informati anticipatamente in merito alle sue
allergie/intolleranze).
E’ una sostanza che si abbina perfettamente anche
coi flussi del corpo, ricca di minerali e sostanze
emollienti, nutre e soavizza la pelle in modo
stupendo.
Non ha odore né colore e si può abbinare a essenze
di ogni genere (meglio se di natura vegetale) per
profumarla e rendere la sessione indimenticabile per
ore e ore (ahimè se cade sulle lenzuola, è difficile da
togliere). La scelta di preriscaldare l’olio a una certa
temperatura aiuta a far diventar il rituale più ricco di
dettagli ma non per questo è imprescindibile.
Per la temperatura basta il calore naturale delle
mani.
Livello due: Preambolo
È necessario dedicare il tempo giusto alla
sincronizzazione del respiro. Ventilando i polmoni
con la respirazione addominale si predispone la
circolazione del sangue per tutti i capillari in modo
che la tensione venga sciolta.
A me personalmente piace iniziare la sessione in
ginocchio dietro di lei nuda. Metto le mani sul suo
ombelico e regolo il ritmo del respiro profondo e
pausato in sincronia col mio. L’obbiettivo è riuscire
a invertire il respiro che facciamo normalmente e far
sì che si gonfi per prima la pancia e poi il petto
nell’inspirazione, e sgonfiare per primo il petto e per
ultima la pancia nell’espirazione. Il suo respiro
diventerà da adesso in poi il tuo faro guida: leggilo
sempre, non trascurarlo mai perché è il tuo
principale alleato nella strada del suo piacere.
La respirazione addominale predispone i muscoli a
lavorare in relax. È il tipo di respiro che fanno i
neonati. Da adulti lo facciamo anche noi solo
durante il sonno, o quando siamo felici e ridiamo
spontaneamente. Crea una sorta di sensazione
anestetica sui muscoli al punto che devi stare attento
a non permettere alla noia o al sonno di entrare nella
sessione (il senso di pace è tale che è facile rimanere
addormentati mentre si viene massaggiato).
Mentre lo fai ricordati di sorridere sempre. È un
piacere dare e devi trasmetterlo, altrimenti perde
senso quello che fai. Il sorriso ha una sorta d’incanto
che fa irradiare quello che fai col tatto. Trasmette
calore umano ed è un invito a lasciarsi andare. La
voce che usi deve trasmettere dolcezza e amore ma
oltretutto sicurezza: lei è nelle tue mani..!
Faccio leva su questa nota forse scontata ma non
banale: se non te la senti, se non stai bene
fisicamente e/o emozionalmente è meglio rimandare
la sessione. Trasmetterai tutto il tuo disagio e senza
volerlo puoi anche far del male. Ricordati che devi
dare il 100% di te stesso. Allo stesso modo se sei
una donna e hai zone infiammate, hai sofferto da
poco un trauma oppure soffri di ernia discale è
meglio far eseguire il tocco con estrema dolcezza e
prudenza oppure rimandare se il problema fisico
coinvolge qualche infezione urinaria o l’uretra.
È scontato parlare dell’igiene assoluta di entrambi i
partner.
Fai attenzione anche alle unghie che siano corte e
ben curate. Puoi ferirla!
Livello tre: Descrizione della routine di
massaggio
Il primo step consiste nell’ andare a caccia di nodi di
tensione sul corpo. Si parte da qui perché bisogna
sbloccare qualunque elemento possa disturbare il
flusso dell’energia sessuale.
In genere questi nodi sono frutto dello stress e
dell’ansia, causati dal ritmo di vita che ci impone
questo tempo frenetico. Non a caso esistono
movimenti che coltivano lo slow food, l’arte dell’
imparare a gustare in santa pace un rituale di base
semplice ed elementare come mangiare senza paura
del tempo. Lo slow sex fa parte di questo stile di
vita, dove il tempo viene escluso dalle variabili del
gioco. Qui si parla di qualità d’affetto, d’amore e di
tutta la bontà e volontà di donar agli altri il meglio di
noi stessi.
Il massaggio serve proprio a dissolvere i nodi di
tensione accumulati nel corpo. Diciamo che senza
questo passo il nostro percorso diventa più difficile
da fare.
Percorrendo coi polpastrelli la cute dei capelli
troverai in genere all’altezza delle tempie, dei
parietali e dietro la nuca delle masse di tensione.

A volte si percepiscono come palline, a volte come
masse muscolari massicce.
Bisogna spendere il tempo che è necessario per
dissolverle. Il tocco andrà dal gentile e dolce fino
all’ energico e vitale. Regolare questo tocco farà
parte dell’intuito che tu riuscirai a percepire. Dovrai
imparare a leggere le tue sensazioni ed anche le sue.
Saprai dal suo respiro, dal suo sudore, dai suoi
movimenti e dalle sue espressioni come procederà il
tuo tocco, se starai sbagliando mettendo nella
sessione l’ingrediente indesiderato della noia oppure
se starai andando per la giusta strada.
I movimenti saranno eseguiti in cerchi, piccoli e
puntuali nelle aree che presenteranno i nodi, e grandi
e con il palmo quando si tratterà di far scorrere la
tensione fuori dalla zona dove era concentrata.
Il tocco nei nodi della testa aiuta a far rilassare e ad
abbassare la guardia. Più morbido lo farai più
facilmente si dissolveranno. Il sangue incomincerà a
fluire in modo più libero, e un senso di pace invade
il suo corpo facendo preludio alla sua voglia di
dormire. Non potrai far svanire tutti i nodi in una
singola sessione, ci vorranno circa 10 sessioni di
novanta minuti in genere per ottenere che il corpo se
ne liberi completamente. C’è chi impiega di meno,
c’è chi impiegherà molto di più.
Cominciando la sessione dalla testa otterrai
l’apertura della porta della fiducia del partner. A te
la scelta su come guidare la sessione. Sai già in
anticipo che non basterà una singola sessione per
raggiungere l’obbiettivo. Se vorrai cambiare il ritmo
basterà che tu concentri un tocco vigoroso nei
capelli attivando segnali che cambiano la
predisposizione del massaggio da un linguaggio
rilassante a uno più sensuale ed stimolante.
Alternando i ritmi, per ogni nodo sciolto con
estrema dolcezza potrai avvolgere i capelli fra le tue
mani. Le ciocche sono dei poderosi interruttori che
predispongono l’eros a sbocciar a fior di pelle. Un
giro nella mano mentre li tiri dalla cute e poi li
molli, meglio ancora se eseguito con entrambi le
mani, scioglieranno la donna più stressata e la
renderanno molto più disponibile a ricevere le tue
carezze. Lasciati guidare dall’intuito, percepiscilo e
leggilo.
A continuazione i punti che devi aver presenti nella
tua sessione di massaggio per ricercare i nodi di
tensione residua:
Dalla radice dei capelli fino alle spalle: La zona che
concentra la maggior tensione individuale è il collo.
Tutta la tensione emotiva e vigile passa da lì, a causa
del maggior flusso di sangue alla testa, linfa vitale di
energia. Nella testa si sciolgono i nodi sedimentati
dallo stress ma nel collo si tolgono i nodi che li
originano. Lo sternocleidomastoideo è un muscolo
poderoso che gestisce il capo e sul quale ricade una
enorme responsabilità di movimento consapevole.
Sciogliere la tensione del collo significa guadagnare
in sensazione di benessere di un terzo fin dall’inizio.
Alternando le dita sul cuoio capelluto l’energia si
libera e si predispone a farla fluire fino a farla
sparire verso le estremità. I nodi della testa e del
collo per questo stesso motivo sono quelli che si
riformano di più nelle sessioni successive.
Personalmente io preferisco incominciare la sessione
a pancia in giù e poi pancia in su. Ho notato come in
questo modo la continuità di gesti sia in crescendo.
Emisfero posteriore
Dorsali e scapole
E’ un area dove si annidano tanti nodi a causa del
collo e del movimento dei polmoni. Accade lo stesso
nella fossa delle clavicole. Sotto l’osso della
scapola, sollevando indietro il braccio e mettendo le
dita verso l’interno si trovano in genere parecchi
nodi che di solito sono irraggiungibili da soli.
Schiena
La colonna vertebrale è protetta da poderosi muscoli
che racchiudono la gabbia toracica. Dai dorsali agli
addominali retti ed obliqui sono muscoli che
accumulano parecchia tensione e determinano la
nostra postura. Dopo un morbido passaggio di
riconoscimento, identificati i nodi vengono sciolti in
primis in direzione delle costole seguendo il senso
delle ossa, poi a seconda dell’altezza verso le spalle
oppure verso le natiche. L’obbiettivo di base è
riportare questo stress in direzione delle dita che
fungono in questo caso come poli a terra che
scaricano la tensione.
Glutei
Dalla zona del sacro fino al quadricipite le tensioni
si trovano in ogni dove.
È la zona più divertente in assoluto da massaggiare,
anche che ovvie ragioni. Il tocco trova il suo senso
erotico in quest’area così ricca di terminazioni
nervose. Dall’altezza del sacro le mani bagnate di
olio scivolano facendo scorrere la tensione con un
movimento simile a una parentesi verso l’esterno e
poi in basso. Il passo delle mani nella linea di
giunzione fra gli emisferi deve far attenzione a
mantenere separati i flussi di energia e non
mischiarli.
Un’ area che predispone tanto l’eros e che nasconde
parecchi nodi è all’altezza dei reni dove si
demarcano le fossette pelviche e la zona sacrale.
Spendi tutto il tempo che vuoi qui perché è un
delicato preludio. Aprire le natiche con le dita in
modo soave, in cerchio, predispone la libido a fluire
liberamente. Aumentando la tensione gradualmente
dal centro all’esterno libera lo stress in modo
considerevole. A seconda della tensione accumulata,
a volte basta soltanto questo per far provar piccoli
orgasmi senz’ancora aver mai toccato il sesso né lo
sfintere anale.
Gambe e braccia
A questo punto abbiamo convogliato l’energia
ristagnata nella zona delle spalle e delle gambe.
Bisogna eliminarla immaginando come se i suoi
polpastrelli fossero scarichi che fanno la funzione di
poli a terra.
Seguendo passaggi lunghi che iniziano dolcemente
dall’origine e finiscono energicamente verso le dita
la tensione viene liberata lasciando il corpo carico di
energia pulita.
Va fatto sia pancia in giù che pancia in su, alla fine.
E’ sempre il preambolo per lo step successivo.
Emisfero anteriore
Volto
Dalle tempie alle guance, stimolando le linee facciali
del sorriso. Appoggiando il palmo sulle guance e
riportando le carezze con le dita che si perdono nei
lineamenti degli occhi fino arrivare ai capelli. Qui
non si dissolvono tensioni apparenti, ma invece si
creano legami di complicità e comunione.
Il benessere che si prova è davvero coinvolgente.
Fossette clavicole e nodo anteriore delle spalle
Da trattare come descritto sopra. Qui si annidano
una grande quantità di tensioni.
Seni
Da toccare con estrema delicatezza. I nodi si trovano
in genere in linea con la circonferenza delle areole.
Si deve riportare la tensione dal centro all’esterno
del seno. Se si vuol aggiungere un po’ di ghiaccio
aiuta sia a rassodare le coppe che a stimolarli (in
genere nella punta dei capezzoli). Se dovessi
riscontrare formazioni nodulari in varie zone che
non siano menzionate meglio non toccarle e andare
dallo specialista.
Diaframma
Nel contorno della gabbia toracica, all’altezza del
plesso solare si annidano una grande quantità di nodi
di tensione. Se farai attenzione noterai come la sua
durezza dimostrerà quanto sia pieno di tensione, ma
ha importanti motivi per esserlo: gestisce
innanzitutto il respiro, contribuisce al movimento di
un apparato importante come i polmoni, ed anche le
nostre emozioni.
I sentimenti primari e le emozioni che governano la
nostra emotività si sedimentano in questo muscolo.
È qui che bisogna concentrare gli sforzi per
sciogliere i nodi, vista l’importanza che hanno. In
genere i blocchi emotivi si possono “toccare” qui.
Riportando le dita verso l’interno fra le costole e i
polmoni, si trovano i nodi più evidenti. Se ci provi
su di te li trovi e noterai immediatamente come si
comporta la tua mente toccandoli. Non appena li
attivi vengono a galla ricordi di ogni genere, è quasi
come un joystick di emozioni e ricordi, da quelli più
belli a quelli più brutti che fanno parte del nostro
bagaglio di esperienze nella vita.
Devi agire con cautela e molta delicatezza, con
calma e molto tatto. Bisogna identificare i punti che
stimolano il piacere mentre su quelli che fanno male
concentrarsi soltanto a scioglierli nel modo più
tenero possibile. Quando abbiamo ricevuto un colpo
emotivo indimenticabile la nostra prima impressione
è una profonda espressione di inaspettata sorpresa.
Il respiro gestisce le nostre sensazioni ed è per
questo che rimangono impresse sia nella nostra
memoria che nel diaframma.
È possibile toccare con mano l’allegria e la tristezza,
ricordi rimossi di ogni genere. Bisogna concentrare
tutta la nostra prudenza qui e non ins****re se si
prova troppo dolore in un nodo particolare.
Pancia
Come nella zona sacrale, percorrere dalla linea alba
verso l’esterno e in basso. Qui si trovano tanti nodi
generati dall’ansia. Il percorso delle mani va
concentrato sul dissolverla e mandarla giù a
parentesi per i fianchi per lasciarla concentrata
all’inizio delle gambe.
Pube
Riportare la tensione dall’osso pubico verso
l’interno in basso. Concentrarsi oltretutto a
sciogliere i nodi del contorno delle labbra mentre si
fa pressione con il palmo delle mani e si distribuisce
il flusso con le dita. A questo punto si ripete il
passaggio delle braccia e delle gambe senza
confondere interno con esterno.
La predisposizione a ottenere l’obbiettivo di questa
guida oramai è a buon punto. Non bisogna esagerare
né con la pressione né con la quantità di tempo.
novanta minuti son più che sufficienti se lo fai
due/tre volte a settimana.
Livello quattro: le routine di Kegel
Lo step successivo consiste nel lavoro vero e proprio
pertinente ad allenare i muscoli vaginali e
predisporli all’eiaculazione. Qui si parla della
routine di esercizi di Kegel, famosi anche perché
prescritti clinicamente per i problemi di incontinenza
urinaria.
Si tratta di allenare con semplici contrazioni
volontarie gli anelli coinvolti col muscolo
pubococcigeo (detto PC). Gli esercizi devono essere
eseguiti con la vescica vuota, si tratta di rieducare
volontariamente il muscolo che regola il flusso di
urina.
Onde rendere coinvolgente l’esercizio in coppia
suggerisco di inserire un dito, indice o medio
all’interno della vagina (oppure entrambi) facendo
pressione verso l’alto (almeno all’inizio seduti in
ginocchio).
Lei deve stringere il PC eseguendo una sorta di
movimento di suzione verso l’interno facendo
entrare il dito per la distanza di una falange circa e
ritirarlo quando si rilassa tenendo sempre conto della
respirazione addominale descritta anteriormente.
Qui si tratta di fare una sorta di respirazione eseguita
coi genitali che carica di energia il cervello e la
veicola attraverso la colonna vertebrale. Bisogna far
il lavoro mentale di creare la sensazione che ogni
volta che s’inspira si sente l’aria entrare dalla vagina
in contrazione attraverso la colonna vertebrale fino
al cervello, e poi espirando si senta uscire dalla testa
passando dall’ombelico mentre si rilassano i muscoli
Kegel.
Eseguire questo esercizio per circa 40 volte in modo
pausato tonifica i muscoli PC, aumentando
considerevolmente la sensibilità al momento della
penetrazione si sente vibrare l’energia dell’intero
corpo. A volte bastano solo questi esercizi per
provare piccoli orgasmi.
Grazie a queste routine ci sono donne che esercitano
più forza nel canale vaginale che in quello anale
(fisiologicamente un muscolo poderoso che di regola
viene usato con maggior frequenza), aggiunge
controllo e consapevolezza all’orgasmo, aumenta la
predisposizione agli orgasmi vaginali, dona tono

muscolare a chi ha avuto un rilassamento
conseguenza di un parto naturale e allontana i
problemi di incontinenza urinaria.
Fai attenzione a non contrarre i muscoli addominali.
Se si prova dolore alla schiena, significa che non si
stanno facendo gli esercizi in modo corretto, basta
massaggiare dolcemente con le dita. Provare mal di
testa è frutto dell’energia ristagnata. Bisogna rifar
l’esercizio della respirazione concentrandosi sul
visualizzare il flusso d’energia. Se invece si sa di
avere una infezione ti conviene di fare una visita
medica e risolvere questo problema prima di
riprendere. Fuori sessione nel quotidiano l’esercizio
può essere fatto in solitudine in qualunque momento
della giornata. Bisogna non esagerare col sovra
esercizio, basta farlo fino a tre volte al giorno.
Aiuterai molto a creare un vero e proprio rapporto di
complicità nella tua coppia e acquisirete un’intesa e
una consapevolezza reciproca unica.
Finora sono state descritte le routine di esercizi che
predispongono al raggiungimento dell’obbiettivo di
questa guida. A continuazione enuncio le tecniche
che completano la sessione del rituale.
Livello cinque: Tecniche di stimolazione
Hai percorso circa l’ottanta per cento della strada
che ci vuole per arrivare. Avrai creato un’intima
complicità basata su una intesa reciproca di
sentimenti. Ti manca soltanto concludere. Per finire
descrivo un paio di tecniche, una tradizionale che
troverai descritta un pò dappertutto e un’altra invece
trovata e sperimentata nel mio vissuto.
Ognuna richiede un’alta dose di pazienza e
sensibilità in modo da ridurre la casualità e la
fortuna. Non prendere l’insuccesso come un’offesa
personale, ma impara con umiltà a leggere e tradurre
queste risposte in piacere. Non forzarti. Ci si arriva e
si gode come un dono divino. Se non si arriva non
cambia niente e si riprova in un’altra occasione
come se fosse la prima volta.
Magari ti aiuterà sapere che spesso capita che il
volume di liquido è proprio scarso oppure viene
reindirizzato verso la vescica creando una
eiaculazione retrograda (motivo per il quale pur
essendoci non è visibile).
Concentra la tua attenzione ad attivare a livello
inconscio il suo desiderio, sussurra mordendo
delicatamente il suo orecchio mentre appoggi le tue
mani sull’ ombelico: “oggi spruzzami” predispone
lei ad assecondarti. Sii persuasivo senza essere
insistente. Se sei da sola, basta dirti mentalmente:
“oggi mi lascio andare veramente”.
Una volta che riuscirai a dominare entrambe le
tecniche, sii orgoglioso ma non vantarti. Non è una
gara di potere, è un percorso di consapevolezza fatto
in coppia, qui si parla di amore. Chi veramente sa, è
aperto, umile e sensibile, non ha bisogno di
vantarsene. Se non fai attenzione a questo il tuo dare
diventa banale.
La prima tecnica suggerisce di aver la vescica vuota,
aiuta ad allontanare il senso di paura e vergogna che
il pensiero di farsi la pipì nell’atto possa creare.
Sappiate tutti e due che la sensazione dello stimolo
alla fine è la stessa, quindi dovete far i conti prima o
poi con questa realtà. È da questo che prende spunto
la seconda tecnica che si basa su fattori biologici
comuni anche a noi maschi.
A questo punto sei sensibile al respiro, sei in attenta
sincronia coi gesti, e il flusso di energia circola in
assoluta fiducia, è il momento di ottenere il Graal.
La zona vaginale deve essere abbastanza lubrificata.
Aiuta un po’ avere le mani bagnate d’olio. I tocchi
che eseguirai sul clitoride dovranno essere dolci. In
caso di secchezza mai correre il rischio di attaccare
le mucose interne alle tue dita in quanto causano
dolorose irritazioni.
Punto G
Entrambe le tecniche coinvolgono il famoso punto
G. Da sempre controverso e contestato oramai è una
realtà assodata. È stato dichiarato da studi come la
prostata femminile e come tale viene denotato nella
terminologia medica.
È una zona altamente sensibile, molto recettiva al
piacere. S’identifica come un tessuto erettile della
spugna uretrale che coinvolge la parte interna del
clitoride situato nella parete anteriore vaginale a due
falangi circa di distanza verso l’interno.
Non è detto che piaccia a tutte, purtroppo bisogna
tener conto di questo fatto. Allo stesso modo in cui
esistono donne che non tollerano la stimolazione
clitoridea, forse perché non riescono a dissociare la
sensazione di dover urinare con le sue conseguenze
auto mortificatorie.
Lo si trova seguendo la strada nervosa del clitoride
verso l’interno della vagina, a un certo punto si
percepisce un tessuto rugoso diverso dal resto (a
volte dalla forma di piccole creste). Per stimolarlo
basta far pressione lì. Appoggiando una o due dita
premendo in circolo o come un pulsante oppure
stringendo come chi fa il gesto “vieni qua da me”, la
tua sensibilità ti aiuterà a trovar la strada giusta.
Non ce la faccio, mi scappa la pipì..!
Ebbene si, sei nel posto giusto. È una sensazione
tutt’altro che negativa. È il momento di far i conti
col respiro, col modo in cui guidi il coinvolgimento
emotivo e dalla maniera in cui le contrazioni
invadono l’intero corpo.
Identificato il crescendo dell’onda sinusoide che
riporta all’orgasmo, bisogna rallentare il ritmo,
addirittura fermarsi se necessario. Individuando le
carezze che piacciono di più l’ascesa della curva
diventa più intensa e trattenere l’irruenza crea una
sorta di dolce tortura che porta alla gioia d’impazzire
di piacere.
Di principio più alta è l’eccitazione accumulata più
violento diventa l’orgasmo ottenuto. È l’obbiettivo
primordiale di rieducare il gusto del piacere nel
sesso ma (sempre quel benedetto ma…!) curando il
fatto di non creare ansia a conseguenza
dell’impazienza, che diventa l’antidoto del piacere.
Tecnica 1: modo tradizionale
A titolo preliminare stimola con grandi cerchi l’area
interna delle cosce, pancia, ventre e pube. Qui non
c’è una ricetta precisa, bisogna riportar lo stato di
“ebollizione” con sapiente delicatezza. Ricordati di
seguire il ritmo del suo respiro, oramai lo capirai dai
suoi gemiti, man mano che ti avvicini al clitoride i
cerchi diventano più puntuali e precisi. Stanne
lontano almeno all’inizio, toccalo ma indirettamente,
prima nelle grandi labbra e poi lasciando scorrere
l’umidità che sgorga dalle piccole labbra. Aprile in
modo da lasciare in vista il grilletto del piccolo
glande.
Basta questo per farle provare micro orgasmi. Li
riconosci dal modo in cui si contraggono le labbra.
Molto spesso loro stesse non se ne rendono conto
oppure non le riconoscono come tali. La cultura del
porno ha venduto l’idea che l’orgasmo sia una
esplosione dove si grida in modo fintamente
spudorato!!! e in tante si chiedono come mai sono
addirittura anorgasmiche.
Il motivo per cui è meglio non toccare il clitoride in
modo diretto è perché man mano che si va avanti
diventa ipersensibile al punto che si irrita ed obbliga
a fermare la sessione.
A questo punto siamo pronti e non resta altro che
ultimare. Inserisci il dito medio e anulare finché i
polpastrelli si appoggiano al punto G. nella maniera
in cui riesci a stimolarlo oppure nel caso lei fosse
molto sensibile dovrebbe bastar questo per farla
arrivare.
Alcune delle declinazioni sono:
Stimolazione del Punto G da solo: delicati massaggi
in piccoli cerchi nell’area identificata.
Stimolazione del Punto G + stimolazione del
clitoride in modo orale oppure con le dita. Non ci
vuole molto per immaginarla.
Pressione sul punto G + pressione sul clitoride.
Rimane forse meno invasiva delle altre, nel senso
che risparmia l’irritazione del clitoride più a lungo.
Funziona in questo modo:
Con entrambi polpastrelli appoggiati sul punto G si
fa una leggera pressione. Le dita non si muovono da
li, rimangono fisse. La mano invece esegue un
movimento longitudinale alle labbra. I Kegel devono
muoversi ritmicamente con le dita eseguendo il
movimento di suzione verso l’interno. L’indice e il
mignolo della stessa mano invece eseguono il lavoro
di stimolare le grandi labbra.
Con l’altra mano si esegue pressione sull’osso
pubico col palmo, in modo di trasmettere una forza
maggiore, costante e continua che cerca il riscontro
della pressione puntuale esercitata all’interno dalle
altre due dita. Il gioco è fatto: toccare delicatamente
il grilletto del clitoride a modo di campanello.
L’indole di questo tipo di orgasmo è verso l’esterno,
quindi nel momento in cui si decide di arrivare al
grande botto bisogna spingere, anziché contrarre,
dallo stesso modo come si fa quando si ha la pipì ed
eccovi arrivati.
Man mano che impari a dominare la tecnica puoi
stimolare punto G, clitoride e anello anale con la
stessa mano (cinque dita e un palmo non sono pochi,
eh!).
E hai ancora una mano libera per accarezzare,
rassicurare e riempire di tante dolci coccole. Ah…!
E la bocca, la lingua (anche i denti) lì pronti ad
entrare in azione; per non parlare di quello che vi
aspetta in chiusura del dolce finale in coppia.
Come vedi hai un sacco di risorse da utilizzare per
riportarla letteralmente in ebollizione. Il segreto
consiste nel controllare l’imminenza dell’orgasmo e
liberarla consapevolmente. In questo modo il piacere
oltrepassa la sfera vaginale e finisce per coinvolgere
l’intero corpo. Ad ogni spasmo, asseconda il
tremore, accompagnalo, avvolgilo e riportalo in pace
durante il percorso che durante il percorso di tutta
questa esperienza. Concediti tutto il tempo che è
necessario e non togliere la pressione dalle mani se
non c’é impellente bisogno.
NB: Mai permettersi di toccare la vagina con il dito
che è entrato nell’ano. È scontato ma bisogna
menzionarlo, per una questione d’igiene e salute, il
rischio di batteri nella mucosa vaginale è da
prendere molto sul serio.
Tecnica 2: modo atipico
È una sorta di compendio di tutto quanto c’è scritto
su questa guida. È molto più leggera e oltretutto
idonea per “rubacchiare” lo squirt senza tanto
ricercarlo. Potrebbe essere giudicata meno ortodossa
ma l’esperienza che offre vale la pena di provarla.
È chiaro che se sei qui oramai non ti inorridisci per
lo sporcarsi o meno, dopotutto è in preventivo.
Questa tecnica si fa con la vescica piena. Ci vuole
una sorta di “brute f***e” per raggiungerlo e ci si
riesce se il gioco è quello di divertirsi in assoluta
confidenza.
Come già detto il muro più difficile da scavalcare è
quello del senso di vergogna, magari di sporcare
materasso e lenzuola. Per sormontarlo basta
cambiare ambiente con uno che sia umido per
eccellenza e che ci faccia perdere ogni senso del
pudore: il bagno. Psicologicamente ha un valore
profondo in quanto in solitudine lo si ritiene una
sorta di oasi di calma dove troviamo pace con noi
stessi.
Farlo nel bidet, nel wc, nella vasca o doccia è solo
una esigenza di comodità e di gusti. Io preferisco
rimanere dietro di lei sul bidet mentre lei ci è seduta
sopra, appoggiata con la punta dei piedi al
pavimento e il viso rivolto verso il muro.
Il fatto di essere alle sue spalle esclude la sensazione
di sentirsi giudicata visto che non ci sono occhi che
scrutano ogni singolo gesto. Bisogna bere in
precedenza almeno un litro d’acqua, meglio se un
litro e mezzo.
Si tratta di giocare con lo stimolo della pipì. È
scomodo (e lei potrebbe provare anche un poco di
dolore ma è più frutto del senso del pudore). Se sei
seduto dietro di lei bisogna guidarla molto
dolcemente. Devi tirar fuori il meglio del tuo
buonumore per farla ridere mentre è seduta.
Sulla vasca, è meglio farla stare seduta in punta di
piedi per accentuare la tensione nelle gambe e i
muscoli addominali. Ricordati di far scorrere l’acqua
(senza bagnarla per non perdere la lubrificazione
naturale), il suono aiuta a lasciarsi andare più
facilmente.
La prostata come meccanica funziona nello stesso
modo per maschi e femmine. Mentre si è eccitati lo
stimolo dell’orgasmo biologicamente blocca la pipì.
Nel caso dei maschi questa tecnica aiuta le situazioni
di eiaculazione precoce. Nel caso delle donne
provoca uno squirt forzato e misto ad urina.
Il trucco consiste nel giocare con questa tensione,
gambe, vescica, muscoli addominali e respiro
contrastato con dei gesti delicati come il semplice
sfioramento del polpastrello sulla punta del clitoride.
Se si aggiunge tensione al clitoride, con le dita
oppure con qualche mini molletta apposta per il clito
(io adoro quelle che si usano per fare lo chignon), in
modo da lasciare il grilletto gonfio scoperto, basta il
dito umido che esegue il gesto del campanello. La
molletta serve anche per avere entrambi le mani
libere.
Riiiiiing Riiiiing scherza sussurrandole all’orecchio
e spronala a far la pipì mentre stringi la sua mano
con forza all’altezza dell’ombelico. Questo punto è
importante, una mano appoggiata sulla sua pancia da
una parte sprigiona la forza delle sue farfalle allo
stomaco, da un altro la rassicura con un senso di
tenera sicurezza. Appena spara il primo getto aiutala
a chiuderlo rilassando la mano, mentre intanto le
accarezzi con l’altra che hai libera gambe, sedere e
seni. Mordicchia le sue orecchie, sussurra le vostre
parole magiche, accarezza il suo anellino anale e
punto G delicatamente in contemporanea da dietro.
Apri, chiudi, apri, chiudi, riiiing, riiiing sul clitoride
e sullo sfintere anale, stringi, molla la sua mano, e
hai ancora una mano libera per aiutar la sua energia
a fluire per la colonna vertebrale accarezzandola
dalle natiche, schiena, collo e i suoi capelli …
Se vuoi ancora torturarla oltre lo stimolo, inchioda
con fermezza le dita nella cute dei capelli e tirali allo
stesso tempo che pieghi dolcemente la sua testa
indietro. Questo gesto rallenta per qualche attimo
l’orgasmo, dovuto al fatto che in qualche modo
stronca il flusso di energia verso il cervello. Mai
dimenticarti del controllo del respiro.
Seguendo questa routine la farai esplodere in poche
mosse con un violento orgasmo corporale che non
c’entra niente con quelli provati precedentemente
(attenzione ai vicini mi raccomando).
Le contrazioni ritmiche dei muscoli pelvici, durante
l’orgasmo, produrranno l’espulsione del fluido
accumulato. Il quantitativo di fluido rilasciato può
essere considerevole, attraverso il ripetersi di
riempimento e svuotamento delle ghiandole durante
l’orgasmo. Non andare via, lascia la mano sul
grillettino, senza far pressione, soltanto appoggiato.
Degusta il suo respiro, il misto dei suoi succhi, le
vibrazioni delle sue pulsazioni, il battere del suo
cuore. Aiutala a sostenersi in quella nuvola
dell’orgasmo, con non molto sforzo puoi strapparne
altri. È la prova fisica dell’indole multi orgasmica
femminile.
Per fare questo (se tu non sei multi orgasmico) devi
accettare che lei può continuare e continuare a
scalare la curva degli orgasmi, a te la sensibilità di
continuar a esplorare questa sua capacità. Diventa
una sorta di meditazione di coppia. Adesso è il
momento di degustare il tuo meritato premio, fare
veramente l’amore con il tuo partner felice.
Per chiudere ufficialmente il rituale, aiutala a
rimettersi la sua corazza. Il suo ego ha bisogno di
essere rassicurato, è spoglia di ogni difesa, molto
vulnerabile. L’amore dopo l’amore è fatto di
tenerezza, dolcezza e tanto affetto. È la chiusura
perfetta che predispone l’attesa per la prossima
puntata.
Buon divertimento!

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Racconti Erotici

Pietro Aretino_Sonetti lussuriosi_libro I_ 1-5

Libro Primo

I
Fottiamci, anima mia, fottiamci presto
perché tutti per fotter nati siamo;
e se tu il cazzo adori, io la potta amo,
e saria il mondo un cazzo senza questo.

E se post mortem fotter fosse onesto,
direi: Tanto fottiam, che ci moiamo;
e di là fotterem Eva e Adamo,
che trovarno il morir sì disonesto.

– Veramente egli è ver, che se i furfanti
non mangiavan quel frutto traditore,
io so che si sfoiavano gli amanti.

Ma lasciam’ir le ciance, e sino al core
ficcami il cazzo, e fà che mi si schianti
l’anima, ch’in sul cazzo or nasce or muore;

e se possibil fore,
non mi tener della potta anche i coglioni,
d’ogni piacer fortuni testimoni

II
Mettimi un dito in cul, caro vecchione,
e spinge il cazzo dentro a poco a poco;
alza ben questa gamba a far buon gioco,
poi mena senza far reputazione.

Che, per mia fé! quest’è il miglior boccone
che mangiar il pan unto appresso al foco;
e s’in potta ti spiace, muta luoco,
ch’uomo non è chi non è buggiarone.

– In potta io v’el farò per questa fiata,
in cul quest’altra, e in potta e in culo il cazzo
mi farà lieto, e voi farà beata.

E chi vuol essre gran maestro è pazzo
ch’è proprio un uccel perde giornata,
chi d’altro che di fotter ha sollazzo.

E crepi in un palazzo,
ser cortigiano, e spetti ch’il tal muoja:
ch’io per me spero sol trarmi la foja.

III
Questo cazzo vogl’io, non un tesoro!
Questo è colui, che mi può far felice!
Questo è proprio un cazzo da Imperatrice!
Questa gemma val più ch’un pozzo d’oro

Ohimè, mio cazzo, ajutami, ch’io moro
e trova ben la foia in matrice:
in fin, un cazzo picciol si disdice,
se in potta osservar vuole il decoro.

– Padrona mia, voi dite ben il vero;
che chi ha piccol il cazzo e in potta fotte
meritera d’acqua fredda un cristero.

Chi n’ha poco, in cul fotti dì e notte:
ma chi l’ha come ch’io spietato e fiero,
sbizzarrischisi sempre colle potte.

– Gli è ver, ma noi siam ghiotte
del cazzo tanto, e tanto ci par lieto,
che terrem la guglia tutta drieto.

IV
Posami questa gamba in su la spalla,
et levami dal cazzo anco la mano,
e quando vuoi ch’io spinga forte o piano,
piano o forte col cul sul letto balla.

E s’in cul dalla potta il cazzo falla,
dì ch’io sia un forfante e un villano,
perch’io conosco dalla vulva l’ano,
come un caval conosce una cavalla.

– La man dal cazzo no levarò io,
non io, che non vo’ far questa pazzia,
e se non vuoi così, vatti con Dio.

Ch’el piacer dietro tutto tuo saria,
ma dinanzi il piacer è tuo e mio,
sicché, fotti a buon modo, o vanne via.

– Io non me n’anderia,
signora cara, da così dolce ciancia,
s’io ben credess campari il Re di Francia.

V
Perch’io prov’or un sì solenne cazzo
che mi rovescia l’orlo della potta,
io vorrei esser tutta quanta potta,
ma vorrei che tu fossi tutto cazzo.

Perché, s’io fossi potta e tu cazzo,
isfameria per un tratto la potta,
e tu avresti anche dalla potta
tutto il piacer che può aver un cazzo.

Ma non potendo esser tutta potta,
né tu diventar tutto di cazzo,
piglia il buon voler da questa potta.

– E voi pigliate del mio poco cazzo
la buona volontà: in giù la potta
ficcate, e io in su ficcherò il cazzo;

e di poi su il mio cazzo
lasciatevi andar tutta con la potta:
e sarò cazzo, e voi sarete potta.