LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)
Mi misi addosso un asciugamano e uscii dalla doccia. Nella stanza c’era un letto molto grande, mi ci buttai sopra e cercai di rilassarmi un po’.
Qualche minuto dopo usci’ anche lui e mi venne vicino. Si sdraio’ sul letto e rimase in silenzio.
Mi addormentai un po’ non so per quanto, ma mi sveglio’ la sua lingua.
La sentivo slinguettare tra le mie cosce, proprio li’ sul buchetto del culo, andava su e giu’ tra le cosce e poi di tanto in tanto si infilava nel mio buchetto.
Mi era venuto il cazzo duro e lui se ne accorse, passo’ una mano sotto le mie cosce e me lo prese in mano.
– Girati – disse – voglio farti un pompino.
Mi girai e lui si getto’ avidamente sul mio cazzo prendendolo tutto in bocca. Sentii la sua lingua girarmi intorno alla cappella mentre le sue labbra scappellavano il mio cazzo.
Comincio’ ad agitare la testa su e giu’ sopra il mio cazzo che diventava senpre piu’ duro e turgido.
Sentivo le palle riempirsi di sborra, avrei eiaculato da un momento all’altro. Se ne accorse anche lui-
– Sborrami in bocca – disse – voglio bere il tuo nettare, e poi cosi’ dopo potro’ starti di piu’ nel culo –
Non fece in tempo a finire, un fiotto di sborra calda gli inondo’ la bocca mentre un rivolo usciva dal lato sinistro delle sue labbra. Lo ingoio’ tutto, mentre un altro fiotto si sostituiva al primo e poi ancora un altro e un altro ancora. Stavo sborrando come non mai.
Mi puli’ bene il pisello e ingoio’ tutto.
In quel momento la porta si apri’ ed entro un uomo. Avra’ avuto una sessantina di anni.
Era un bell’uomo, aitante, robusto con i capelli scurissimi.
– Ecco la tua sorpresa – disse – Sai chi e’ lui? – aggiunse
– No non lo so, dovrei? – risposi
– Lui e’ il Francesco il nonno di Giorgio, mio padre, quello che per primo mi ha inculato quando avevo 12 anni, voleva conoscerti. –
– Piacere – dissi io
– Papa’ spogliati – disse – che incominciamo –
Mi tolse l’asciugamano e mi disse di mettermi a pecorina. Mi venne dietro e sentii il suo cazzo muoversi tra le mie gambe. Poi Francesco comincio’ a spogliarsi. Si tolse la camicia, i pantaloni e rimase in mutande.
Gia’ intravedevo un bel bozzo tra le sue gambe. Mi venne davanti e disse – Toglimi le mutande Claudio –
Alzai le mani e afferrai gli slip ai lati, li tirai giu’ e davanti ai mie occhi apparve un cazzo enorme anche se ancora moscio, con sotto due palle grandissime.
– Prendilo in bocca, dai, fammi un bel pompino – disse
Afferrai il cazzo con la mano destra e lo portai di fronte alla mia bocca, Lo scappellai e aprii la bocca.
Quella enorme cappella scomparve nell mia bocca, la mia lingua comincio’ a leccarla mentre la sentivo crescere e irrigidirsi.
In breve tempo divento’ dura e quasi il doppio. Mi entrava a malapena in bocca. Presi il cazzo con due mani e cominciai a muovere la testa avanti e indietro. Aprii gli occhi per guardarlo.
Era nudo davanti a me. Aveva un bellissimo corpo, da sportivo, due grandi spalle, dei piccoli fianchi e un fisico asciutto. Sicuramente da giovane aveva fatto molto sport. Era proprio un bell’uomo.
Aveva gli occhi chiusi e lo sentivo gemere. Mi afferro’ la testa con le mani e inizio’ a spingerla con forza avanti e indietro.
Intanto Il papa’ di Giorgio aveva puntato la cappella sul buco del culo e spingeva. Lo sentii penetrarmi da dietro. La cappella scivolo’ dentro il mio sfintere ormai abituato a prendere cazzi, e inizio’ a incularmi con un ritmo preciso.
Sembrava quasi che si fossero’ messi d’accordo, quando un cazzo mi entrava nel culo, l’altro mi usciva dalla bocca e così via. Mentro mi inculava mi prese il cazzo e comincio’ a masturbarmi.
Il cazzo del nonno di Giorgio era diventato enorme e entrava a fatica nella mia bocca.
– Ecco vengo Claudio…….sborro – lo sentii dire
Un potente schizzo di sperma mi centro’ le tonsille, facendomi tossire. Non feci in tempo un altro fiotto mi riempi’ la bocca, non riuscivo a respirare, afferrai il cazzo con le mani e lo feci scivolare dalla mia bocca proprio mentre un altro fitto di sborra usciva prepotente e si andava a schiantare sul mio occhio destro e sul naso. Nello stesso momento sentii il cazzo del papa’ di Giorgio che sborrando mi riempiva il culo mentre un altro fiotto dell’altro colpiva il mio occhio sinistro e i capelli.
Sentii il cazzo uscirmi dal culo con un rumore simile ad una scoreggia, ero esausto, mi buttai sul letto a pancia in su, mentre il nonno continuava a sborrarmi addosso, sul petto e sulla pancia, poi mi venne piu’ vicino e mi disse di aprire la bocca.
– Succhiami il cazzo, puliscilo per bene – Mi spinse il cazzo in bocca e io lo leccai avidamente mentre piccoli schizzi di sperma continuavano ad uscire. Lo leccai tutto mentre il papa’ di Giorgio che nel frattempo si era avvicinato a me continuava a sborrarmi addosso, accasciandosi poi accanto a me, seguito dal nonno.
Rimanemmo cosi’ per un po’, poi mi addormentai.
(continua)
Category: Racconti Erotici
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Sedotto!
Allora avevo 24 anni, single, gay, vivevo in un piccolo appartamento mentre stavo finendo l’università e lavora in un piccolo supermercato.
Poco prima della chiusura entrò un ragazzo dannatamente carino.
Io ero dietro la cassa e mi stavo godendo una rivista di nudi gay quando ebbi l’impressione che qualcuno mi stesse osservando, girai la testa ed era il bel teenager.
“Posso aiutarti?” Chiesi studiando il suo bel sorriso ed il suo giovane corpo. Lui si guardò intorno. Eravamo le uniche due persone nel negozio e mi chiese facendomi l’occhiolino: “Dove sono preservativi?”
Lo fissai negli occhi blu e lui non abbassò lo sguardo. Io ridacchiai e gridai: “Via di qui piccola peste!”
Lui apparve indignato come se dicesse: “Come osi!”
“Cosa vuoi dire, non vendete preservativi?” chiese ingenuo. “Esci di qui, sei troppo giovane per parlarne.” esclamai e poi feci una pausa. “Forza esci,” strillai. “Sei figo,” sparò mentre mi passava davanti di corsa ed io ridevo e scuotevo la testa finché non mi accorsi della copia della rivista porno gay che tenevo aperta alla pagina centrale in piena vista. “Sei sexy!” gridò il ragazzo sporgendo la testa dalla porta. “Ti amo!” sbottò poi sbattendo la porta. “E’ matto!” borbottai piegando la rivista sotto la cassa.
“Ciao, ti ricordi di me?” Chiese lo stesso ragazzo la sera seguente. “Come potevo dimenticarti,” sbottai sorridendo e fissandolo negli occhi brillanti. “Posso aspettare mentre finisci il lavoro?” chiese. “Aspettare cosa?” chiesi. “Aspettare fino a che non avrai finito e poi possiamo andare nel tuo appartamento se vuoi e mi lasci comprare una s**tola di preservativi.” mormorò guardandomi di traverso.
“Perché dannazione hai bisogno di preservativi?” chiesi. “Non puoi avere più di 14 anni,” aggiunsi. “Ho l’età legale e voglio comprare una s**tola di preservativi, è un grosso problema?” “Scommetto che non hai i soldi,” sparai di nuovo. “Ecco!” esclamò mettendo una mano nella tasca ed estraendo un portafoglio. “Quanto fa?” chiese.
Mi voltai e presi una s**tola di preservativi dallo scaffale. “Dieci euro.” dissi sbattendoli sul bancone. “Posso avere un sconto?” chiese. “Facciamo 9 euro,” dissi io. “Ecco i dieci, grazie,” disse mettendo i preservativi nella tasca anteriore dei jeans larghi. “Ecco il resto, e cosa ne farai?, non riempirli d’acqua e non lasciarli cadere dal balcone sulla testa di qualcuno!” dissi ridacchiando. “Non preoccuparti, ti mostrerò quello che ci farò più tardi con un paio di loro se mi porterai a casa con te.” “Siamo su Candid camera o sulla sua versione hard?” chiesi. “Cos’è Candid camera?” chiese guardandomi sconcertato.
“Va vene se sto qui e ti parlo finché non entra qualcuno o finché non finisci?” chiese.
“Per me va bene”
“Io mi chiamo Tom e tu?”
“Tony-”
“Io penso che tu sei figo e sexy, sei italiano?”
“No, franco canadese”
“Anch’io, ma non sembra, vero?”
“Veramente no, non ci sono molti franco canadesi biondi.” affermai.
“Parli francese?” chiese in francese.
“Naturalmente,” risposi in francese.
“Mi piace la tua barbetta a punta,” bisbigliò. “E hai anche un gran sorriso, io non mi rado, non ho cominciato ancora.” aggiunse.
“Non mi avresti potuto imbrogliare” ridacchiai di nuovo.
“Tu pensi che io stia scherzando, non è vero?” chiese.
“Sul fatto di radersi?” chiesi e lui rise come me.
“Hai un ragazzo?” chiese.
“Chi ti dice che io sia gay?”
“Io so che lo sei, ti ho visto con un altro ragazzo molte volte l’anno scorso e so dove abiti.” “Stai facendo dello stalking?” chiesi ridacchiando.
“Ti piaccio?”
“Non ti conosco”
“Pensi che io sia bello? Io penso che tu sei veramente bello,” bisbigliò.
“Sicuramente lo sei,” risposi.
“Mi insegnerai a baciare?”
“Non credo alle mie orecchie.”
“Per favore, non sto scherzando, penso che sei bellissimo,” mormorò.
“L’hai mai fatto?” chiesi, non potevo credere a quello che stavo chiedendo al bel ragazzo. “Non ancora,” rispose.
“Così, hai un ragazzo?” chiese.
“No.”
“Quel ragazzo con cui ti ho visto tante volte l’anno scorso era il tuo ragazzo?”
“No, beh, lo era, ma ora non lo è più, la nostra storia è finita,” borbottai frustrato e trovandomi a fissare l’inguine del giovane.
Mi appoggiai alla vetrina delle sigarette e misi una mano sul mio inguine. Tom avanzò e mise la sua mano sul suo inguine. Sorrise da orecchio ad orecchio. ‘Cosa cazzo sto facendo?’ mi chiesi sentendo che il mio cazzo si contorceva.
“Fa veramente freddo, eh?” disse Tom chiudendosi il colletto e spingendo i pugni nelle tasche dei pantaloni mentre si avvicinava a me.. “Fa veramente freddo,” mormorò. “Cammina più veloce,” dissi tremando.
“Togliti la giacca,” dissi togliendomi la mia mentre fissavo il suo inguine che formava una protuberanza sempre più grossa.
“Mi piace la tua casa.” disse a bassa voce fissando la mia protuberanza.
“Torno subito,” dissi andando in cucina a prendere un paio di whiskey e coca.
“Un drink” chiesi.
“Ok,” disse prendendo il bicchiere.
“Non li ho fatti forti,” borbottai sedendomi accanto a lui sul divano. “Hai chiuso la porta a chiave?” chiesi.
“Non ci ho pensato!” disse saltando in piedi.
Ritornò con un sorriso raggiante e si sedette accanto a me.
“Posso toccarti la faccia?” chiese.
“Hai un’erezione?” chiesi guardandogli l’inguine.
“Uh-huh,” mormorò arrossendo e fissando la mia protuberanza.
“L’hai mai fatto?” chiesi.
“Me l’hai già chiesto. No, non l’ho mai fatto,” rispose.
“Ok, sei nervoso?”
“Un po’, e tu?”
“Sì,” risposi.
Le sue labbra rosa vibrarono. Le sue palpebre sbatterono quando cominciammo a baciarci. “Ora fallo lentamente,” borbottai mordicchiandogli le labbra.
“Amo le tue labbra, amo baciarle,” affermò lui. “Sapevo che lo volevo,” aggiunse carezzandomi la guancia.
“Finiamo i nostri drink e poi apriremo il divano letto,” bisbigliai.
Mi appoggiai indietro prendendolo nelle mie braccia quando lui si chinò indietro. Abbassai la testa a baciare le sue labbra calde. La sua tempia battè contro la mia protuberanza, io misi la mia destra sulla sua protuberanza.
“Oh” si lamentò piano, non la strinsi; usando il palmo glielo feci rotolare sopra mordicchiandogli leggermente le labbra.
“Sta colando?” chiesi.
“Molto,” bisbigliò.
“Mettiti davanti a me e te li toglierò,” mormorai. “A che ora devi essere a casa?” chiesi slacciandogli la cintura.
“Mio papà non se ne preoccupa.”
“Mì succhierai il cazzo quando io succhierò il tuo?” chiesi.
“Oh uomo, sì,” borbottò.
Lui rabbrividì e io dissi, “Non porti mutande.” mentre i suoi pantaloni cadevano alle sue caviglie.
Il suo cazzo era duro come un osso. Non sembrava ma invece era grosso!
“Tiratii via camicia e canottiera,” gli dissi sottovoce portando le mani ai lati delle sue cosce.
Il suo cazzo era diritto e faceva una leggera curva verso la pancia.
“Che dolci palle,” dissi piano colpendo la palla sinistra con un dito.
Tom si contorse e si lamentò.
“Palle sensibili?” chiesi.
“Uh-huh,” mormorò.
“Vuoi che te le succhi?”
“Oh, sì,” gemette.
“Sei fottutamente sexy,” dissi sottovoce facendo correre due dita sulla parte inferiore del suo grosso uccello.
Gli chiesi di uscire dai pantaloni mentre mi togliva dalla testa la mia maglia col collo a V. “Posso toccarti il torace?” chiese.
“Uh-huh,” mormorai appoggiandomi un po’ indietro.
“E’ così caldo e morbido,” disse piano passando le dita tra i peli del mio torace. “Devi fare molta ginnastica,” aggiunse sfregandomi i pettorali.
“Spingi via il tavolino, mettiti in ginocchio e tirami via scarpe, calze, pantaloni e boxer” Dissi sorriderndo.
“Tutto bene?” chiesi mentre lui fissava la mia erezione da 20 centimetri intonsa. “Ti piace?”
Lui accennò col capo e vidi aumentare il suo sorriso. Sballottai la mia erezione e lui ansò e ridacchiò.
“Ti piacerebbe dare una piccola succhiata al mio uccello?” io chiesi.
“Ok” mormorò strisciando tra le mie gambe.
“Non so se hai mai succhiato un cazzo prima di ora ma non usare i denti,” Dissi sottovoce allargando ulteriormente le gambe. “Ti piacciono le mie noci pendenti?” chiesi.
“Posso anche toccarle?” chiese.
“Sei libero di farlo, lavorami il prepuzio,” bisbigliai.
“Non l’ho mai fatto!”
“Ok, fai quello che pensi sia giusto.” risposi.
La sua mano calda e le dita flessibili erano magnifiche intorno alla base del mio cazzo ed io mi contorsi quando le sue dolci labbra pizzicarono il mio prepuzio.
“Tira indietro la testa, dagli una tirata,” mormorai. “Infila la punta della lingua nel prepuzio,” dissi a bassa voce mentre gli chiedevo di frugare tra le mie palle. “Così Tom, muovi lentamente il prepuzio sulla cappella. Succhiami forte la testa del cazzo. Così Tom, torci le labbra con forza, infila la punta della lingua nel buco e fammi colare, succhia Tom, succhia.”
Gli pizzicai il mento mentre gli davo un bacio appassionato.
“Sei un succhia cazzi nato,” dissi sottovoce facendogli l’occhiolino. “Vieni qui, mettiti sul mio grembo; io ti carezzerò il cazzo, giocherò con le tue palle sensibili e poi ti succhierò,” bisbigliai.
Lanciò le braccia intorno al mio collo mentre ci baciavamo. Bisbigliò e si contorse quando la mia mano calda gli carezzò lentamente il grosso cazzo grasso. Con la punta delle dita pungolai il suo scroto liscio e stretto mentre continuavamo a baciarci con la mia mano destra che gli carezzava lentamente la verga.
“Dimmi quando stai arrivando così posso succhiarti l’uccello per un minuto o due prima che tu mi sborri in bocca,” dissi piano morsicandogli le labbra.
“Ora succhia per favore,” implorò.
“Rilassati Tom, cominciamo” dissi chinandomi e prendendo in bocca lateralmente la testa del suo cazzo.
Diedi un leggero pizzicotto al testicolo destro, Tom gemette e piagnucolò. Io mossi la testa su e giù un po’ più velocemente mentre gli tiravo la palla.
Strinsi la presa delle labbra non appena sentii il pene di Tom schizzare in fondo alla mia bocca. Il suo dolce giovane sperma colpì a piena forza il fondo della mia bocca. Io ingoiai girando la testa per prendere in bocca l’intera lunghezza. Lui sparò un carico enorme mentre io ingoiavo la testa della sua asta.
Non ingoiai tutto, dopo avere tirato via le labbra dall’estremità del suo pene, alzai la testa a fissarlo negli occhi sorridenti, corrugai le labbra. Tom girò la testa, prese la mia nuca e mi avvicinò fino a che le nostra labbra non si toccarono.
“Mmm” mormorai facendo colare piano il resto del carico tra le sue labbra. “Non ingoiare,” dissi alzandolo. “Girati e fammelo colare in bocca!”
Ci abbracciammo e baciammo appassionatamente dopo esserci scambiati il suo giovane seme dolce. “Ora apriamo il divano-letto,” dissi.
“Dove sono quei preservativi?” chiesi e lui ridacchiò mordendomi le labbra.
“Sono qui,” disse dopo aver frugato in una tasca.
“Mettimene uno sul cazzo,” dissi a bassa voce pizzicando la base della mia erezione.
“Sei mai stato inculato?” chiesi mentre lo guardavo srotolare il preservativo sulla mia asta. “No” rispose.
“Tu vuoi che fotta il tuo bel sedere, non è vero? Vuoi darmi la tua illibatezza, ok?” chiesi. “La tua verginità,” dissi quando chiese cos’era l’illibatezza.
“Usa quanto lubrificante vuoi,” gil dissi dandogliene un tubo. “Spremimene un po’ sul palmo e lubrificherò quel sedere stretto e caldo,” dissi a bassa voce mordendogli le labbra calde.
“È probabile che ti sembri di dover andare a fare la pipì,” dissi carezzando delicatamente la sua prostata con la punta del mio dito.
Gli chiesi di stare a gambe divaricate sopra le mie anche. “Io terrò il mio cazzo diritto così. Tu dovrsi accosciarti lentamente ed io guiderò la testa del mio cazzo nel tuo sedere. Fallo lentamente, non lasciarti cadere,” dissi promettendomi di trattenerlo se si fosse abbassato troppo velocemente.
“Ok, Tom, vai ora, la testa del mio cazzo sta stirando il tuo buco del culo, afferra le mie braccia, guardami, ok.”
Gridò un po’ e piagnucolò. “Rilassa quel bel sedere e se fa male alzalo alla fine della mia verga,” dissi a bassa voce afferrando i suoi avambracci.
Dovevo rimanere freddo sapendo che lui mi avrebbe fatto sborrare presto scopando il suo culo vergine che stringeva il mio cazzo.
“Guardami Tom,” implorai. “Se ti fa male, dillo, potremo fottere un’altra volta,” bisbigliai.
“Io ti amo, io voglio che tu mi inculi, e voglio sentirti fottere e fottere e fottere il mio culo.”
“Non se ti farà male, ok?” dissi chinandomi in avanti a baciare le sue dolci labbra.
Lui alzò il sedere al termine del mio pene.
“Sei agitato?” chiese.
“Abbastanza,” dissi.
“Puoi provare a fottermi in un’altra posizione?” chiese.
“E’ questo che vuoi? Non penso che vada bene incularti a quattro zampe, ma penso che se ci sdraiamo sui fianchi potrebbe andare bene,” mormorai togliendo la testa del mio uccello dal suo sedere e mettendomi sul fianco del divano con Tom a quattro zampe col culo sporto verso di me.
“Così è molto meglio, vero?” chiesi appoggiando il mento sulla sua spalla, eravam sdraiati sui fianchi tenendo la sua gamba destra alta in aria. Tom allungò una mano dietro di se e guidò il mio cazzo nel suo sedere vergine.
“Oh sì,” sospirò con la metà della mia erezione che scivolava nel suo sedere.
“E’ così fottutamente stretto,” borbottai.
“Non fa male, sembra solo così stretto,” rispose lui spostando il culo di un paio di centimetri. “Sì Tom, così e riuscirai a prendere tutta la mia lunghezza e arrivare alla radice del mio uccello,” mormorai girando la testa a mordicchiargli un orecchio.
La destra di Tom toccò la mia giuancia destra. “È così bello,” bisbigliò.
“Posso muovere le anche per infilarlo tutto?” gli chiesi baciandogli l’interno del polso. “Uh-huh,” rispose.
“Devi solo alzare questa gamba di cinque centimetri,” dissi spostando in avanti le anche.
“Perfetto, è tutto dentro e le tue palle sono appoggiate al mio pube.”
“Il tuo didietro, voglio dire il mio didietro è così caldo,” disse a bassa voce imbarazzato stringendo il suo buco intorno alla base del mio pene. “Ora lascerò andare la tua gamba. Tu deciderai se tenerla in alto. Sto per scivolare la mia mano sotto il tuo braccio destro per tirarti più vicino a me, poi ti strofinerò il torace liscio, la pancia e gli addominali,” bisbigliai.

“Oh” si lamentò quando mossi la mia erezione.
“Ti ho fatto male?” chiesi.
“No.”
“Amo il tuo torace liscio e la tua pancia dura e questo che cos’è?” chiesi quando la mia destra incontrò la testa della sua erezione. “Oh sì e sta anche colando,” mormorai usando la punta delle dita per torcere il suo bastone sensibile. “Yum” dissi mettendomi in bocca la punta delle dita. “Ne vuoi un po’?” chiesi baciandogli una guancia.
“Ok” rispose.
“Succhia Tom,” dissi a bassa voce offrendogli la punta delle dita.
“Oh” grugnì quando lo pizzicai, mi contorsi e spinsi profondamente la mia erezione dentro il suo culo vergine.
“Non mi sono mai sentito così arrapato in tutta la mia vita,” dissi piano mordicchiandogli il lato del collo. “E’ così bello con te,” aggiunsi sfregandogli il torace liscio e la pancia. “Vuoi che meni questo grosso cazzo?” chiesi ridacchiando.
“Ti piace?” chiese girando la testa.
Ci baciammo appassionatamente con la punta delle mie dita che carezzavano delicatamente il suo pene.
“Amo il tuo cazzo,” dissi a bassa voce baciandogli il lato del collo. “Posso farti venire di nuovo?” chiesi.
“Ok,” rispose.
“Riesci a sborrare col mio cazzo nel tuo sedere?”
“Ci sono quasi,” rispose.
“Spara il tuo seme,” bisbigliai. “Non chiudere gli occhi Tom, spara il tuo seme, sparalo per me, guarda Tom guarda, stai sborrando ed il tuo sedere sta spremendo il mio cazzo così fottutamente forte, spara tutto il tuo sperma Tom, sparalo!” “Ora dammi un po’ della tua sborra calda e bevi il resto,” dissi muovendo il mio bracco sotto il suo.
Tom mi diede il suo seme caldo nel suo palmo. “Mmm” borbottai assapporando il suo giovane sperma dolce ed appiccicoso.
“Baciami Tom, le tue labbra sono rivestite del tuo sperma,” dissi tirando indietro la testa.
Gli pizzicai il mento quando girò la testa. Lui mi fissò negli occhi da sopra una spalla. Sorrise ed io pigiai le mie labbra sulle sue.
“Pronto ora ad essere inculato, ora il tuo sedere è pronto, vero Tom?” chiesi.
“Molto pronto,” rispose spingendo indietro il culo contro la base del mio pene che si contorceva.
Massaggiai delicatamente il suo torace liscio, strofinai la sua pancia dura e gli addominali mentre lo chiavavo con passione. Gli menai l’uccello molle e giocai con le sue palle calde mentre lo inculavo sempre più velocemente.
“Sei ok baby?” chiesi.
“Mi farai venire di nuovo” rispose.
“E’ magnifico. Sborrerò presto, presto , presto Tom, molto presto” piagnucolai chiudendo gli occhi ed appoggiando il mento sulla sua spalla mentre gli carezzavo la verga di nuovo dura.
Il mio seme caldo allagò il terminale del preservativo. La mia verga stava nuotando nel mio sperma.
“Non smetto di venire, vengo, vengo!” ansai stringendogli il cazzo quando lui ricominciò a sborrare.
“Resterai tutta la notte con me?” chiesi e lui tubò come un piccione arrapato. “Non ho mai fottuto un culo senza preservativo. Posso farlo con te?” chiesi.
“Sei sicuro di aver sempre usato un preservativo?” chiese.
“Giuro che è vero e è vero che tu non sei mai stato inculato prima di oggi?”
“Finchè non l’hai fatto tu,” disse a bassa voce rotolando sulla schiena.
“Ok Tom, rotola di nuovo su di un fianco ed io spingerò di nuovo il mio cazzo nel tuo sedere. Non voglio incularti di nuovo ma lascerò il mio cazzo nel culo così rimarrà ritto.”
“Cosa stai facendo?” chiesi mentre stavamo accoccolati dopo che ebbi spento tutte le luci.
Lui stava muovendo delicatamente il sedere fottendo il mio pene. “Non vuoi fare un pisolino?” gli chiesi baciandogli la nuca.
“Fottimi, per favore” implorò.
“Se lo faccio ti sborrerò nel sedere.”
Lui mosse il culo sempre più velocemente. “Ok Tom, va bene, facciamo l’amore.”
In Vacanza
Agosto, ci si organizza per le ferie, io mia moglie, la nipote col suo ragazzo, ma all’ ultimo momento per un impegno di lavoro lui non può venire.
Rimaniamo in tre, io con due donne.
Arrivati al mare, per risparmiare alloggiamo in una camera tripla. Tutti al mare a divertirci ed alla sera niente sesso…….. Perché c’e l’ospite.
Le prime notti passano tranquille, ma la terza sera io non riesco più a prendere sonno, sono arrapato, ho tanta voglia di scopare ma la mia cara mogliettina vuole solo dormire.mentre sono le quattro e sono ancora con gli occhi sbarrati sento dei movimenti nel letto ai piedi del nostro, e’ la splendida nipotina di venti anni che anche lei non riesce a dormire, forse per il mio stesso motivo. L’accarezzo con lo sguardo, e’ girata di spalle, i capelli nero corvini, il collo scoperto baciato da un raggio di luna, la schiena sinuosa che termina in un fondoschiena da urlo, fasciato da un pigiamino attillatissimo che mette in evidenza tutte le forme e gli anfratti.inizio a pensare come sarebbe bello aprire quei buchetti non cosi’tanto nascosti, e quanto godimento trarne, non ce la faccio più, “ambrogio” inizia ad agitarsi ed in un lampo e’alla sua massima grandezza, pulsa come un cuore impazzito, inizio a toccarmelo, cercando di non far rumore, ma forse sperando che A. Si accorga di questo.ad un tratto lei si gira mettendosi a pancia in su guardando nella mia direzione. Mi fermo immediatamente, ma senza coperte seppur nella penombra, si vede il profilo dell’obelisco che scalpita. Un attimo di silenzio e d’imbarazzo, anche perché mi sento osservato. Penso a girarmi e a cercare di addormentarmi ma un non so che di perverso mi blocca, che veda quanta carne e’ pronta a farla felice. Quello che sta osservando penso che stia facendo effetto perché sento un soffocato sospiro e una mano inizia ad accarezzare lascivamente una tetta, facendo presto ergere uno splendido capezzolo, che buca la leggera magliettina del pigiama.dopo esserselo a lungo torturato passa all’altro seno ottenendo immediatamente lo stesso risultato. Inizio a non capire più niente, ed attento a non svegliare la moglie, mi godo lo spettacolo ritornando con la mano ad accarezzarmi la fava. Una sua mano si spinge verso il ventre, penetra sotto l’elastico dei calzoncini e, sempre non staccandomi gli occhi da dosso, inizia ad imprimerle un movimento ritmico che subito sincronizzo col mio, come per una scopata a distanza ravvicinata. Il ritmo dell’azione aumenta sempre di più, senza neanche più preoccuparci di chi ci dorme accanto, e ad un tratto un gemito soffocato mi avverte che la mia compagna di gioco e’ giunta al culmine del piacere. Cerco di interrompermi, per non lasciare tracce visibili di quel che sta succedendo, ma non ci riesco, una potente sborrata mi impiastriccia la pancia e le mani. Lei con un sorriso, forse soddisfatta dello spettacolo dal quale e’ stata coinvolta, si gira dall’altra parte e riprende a dormire.la mia prima scopata a distanza e’ terminata, ma già pregusto quello che potra’ succedere in seguito.
Iniziazione..
Per caso,un pomeriggio di metà aprile,Stefania venne da me come ogni pomeriggio,da ormai due mesi,per studiare e parlare delle solite cose,mi piaceva ed era palese ma faceva finta di niente,forse non le piacevo,a lei sono sempre piaciuti certi tipi di ragazzi,più grandi,a venti anni è così.Almeno credevo,anche io ero più grande di lei di due anni,ma fino a quel pomeriggio nulla.Arrivò alle sei,i suoi lunghi capelli neri,raccolti in una coda alta,le scendeva sotto le scapole,occhi di un verde chiaro su di un viso delicato,per me era una dea,per me che invece di bello avevo solo la mia fantasia.Con il solito sorriso ingenuo,ci mettemmo a studiare,ogni tanto qualche chiacchiera sulla serata precedente in cui io ero a casa a studiare e lei in discoteca a cercare il suo principe azzurro.
-Ma vuoi vederlo Marco?Dai accendi il computer-senza pensare a cosa stessi facendo prima che lei arrivasse,accesi il computer e subito rasentai tutti i colori del rosso.Sul monitor in bella mostra c’era il mio cazzo,in tutto il suo splendore.Scoppiò in una fragorosa risata
-Carlo ma che foto ti fai?-e riprese a ridere,sentivo dentro me frustazione e vergogna,tanta vergogna,spensi il computer.
-Sai che mi interessa di vedere Marco,riprendiamo a studiare…-così passammo in silenzio le tre ore di studio,dentro di me sentivo crescere la frustazione,sopratutto perchè lei tornava sempre sull’argomento della mia foto,voleva sapere,era curiosa.Se fossimo in un romanzo erotico a questo punto avrei abbassato i pantaloni per mostrarle il mio cazzo e se fossi in un film porno lei mi avrebbe toccato la patta dei pantaloni per far uscire il mio cazzo pulsante e succhiarlo avidamente…ma è la realtà e non successe niente,arrivò la telefonata di tal “Giulio” e vidi il suo splendido culo,avvolto nei suoi jeans,andare via come al solito.Solo in casa,i miei erano partiti per il week end fuori,già pregustavo la solita serata di masturbazione su video e foto quando alle nove squilla la porta,era lei,Stefania,con il suo amico.Ci presentò,mi chiese se volevamo farci una pizza insieme,ero solo,accettai e passammo gran parte della serata con loro che pomiciavano avidamente ed io…a reggere la candela.A metà serata,dopo aver mangiato la pizza ci mettemmo a guardare un film,il mio cazzo reclamava la mia mano,mentre osservavo Giulio palpare le tette di Stafania sopra la sua maglietta.Non dissero una parola,si alzarono e senza neanche voltarsi entrarono in camera mia,lasciando la porta aperta.Dopo pochi istanti
-Giulio che cazzo meraviglioso,lo voglio in bocca dai…ti prego…-mi trasalì il sangue al cervello,chi l’avrebbe mai creduto che avesse un simile linguaggio.Iniziai a origliare mentre con il palmo della mano,lentamente accarezzavo il mio cazzo in perfetta erezione.
-Si puttana…quanto sei troia…ti piace succhiarlo vero..prendilo ora…-i suoi della sua bocca vorace sul suo cazzo,spezzavano il silenzio della casa.
-Sei proprio una puttana lo sai..dimmelo ti piace il mio cazzo troia?-
-Si..sii..amo il tuo cazzo..ti prego fammelo succhiare…-ancora rumori provenienti dalla mia stanza,mi alzai lentamente e inizia a spiare,vedevo lui straiato sul mio letto,i pantaloni abbassati,mentre la guardava,teneva la sua coda fra le mani e la insultava ripetutamente.Lei succhiava velocemente,leccava le sue palle,il buco del culo,per poi ritornare sul suo glande,sputava e succhiava con avidità.
-Sei proprio una lurida puttana lo sai vero?Dimmelo…-
-Si sono la tua troia,la tua puttana,voglio il tuo cazzo..-sentiì il mio cazzo pulsare freneticamente,sborrai ma ripresi subito a segarmi,lei si era tolta la maglietta e strusciava i suoi capezzoli attorno al cazzo
-Ti piace così…Giulio..sono brava abbastanza?-
-Sei una succhiatrice perfetta…prendilo in bocca che stò per sborrare dai bevi..-continuavo ipnotizzato ad osservare,era l’ultima cosa che credevo di vedere era Stefania così…con un rantolo primordiale il ragazzo le prese la testa con decisione e le fece ingoiare il suo cazzo,che esplose nella sua bocca..rimase a bere fino all’ultima goccia,i capelli scompigliati,lo fissò negli occhi e mentre il mio secondo orgasmo,prorompente,invadeva i miei pantaloni lei disse
-Cosa altro vuole che faccia?-
Per le curiose
Sono mesi ormai che quando rientro a casa sono assalito dal suo silenzio.
Infatti ora, dopo diversi anni di matrimonio. ci vivo da solo perché ho divorziato dalla quella stronza della mia ex perchè non ce la facevo più a sentire le sue continue lamentele su qualunque cosa possibile tipo lavoro, famiglia, politica, automobile e le sue continue scuse per non fare sesso.
Alla mia età, che non vi dirò per vergogna, mi sono ritrovato a masturbarmi come un giovane ragazzo alla ricerca del piacere. Ed è stato proprio questo a farmi decidere per il divorzio!
Infatti ora ho la possibilità di farlo ogni volta che voglio, se necessario anche a pagamento, e sto riscoprendo sempre di più quanto sia bello farlo.
Ultimamente poi ho scoperto un nuovo mondo del sesso e cioè il BDSM.
Questo è successo casualmente quando ho rimorchiato una donna a cui piaceva essere sculacciata.
Quando, dopo il primo amplesso, mi ha chiesto di sculacciarla pensavo che stesse scherzando ma poi lei si è sdraiata sulle mie ginocchia e mi ha pregato di farlo. Le prime sculacciate sono state molto timide e maldestre al punto che dalla sua bocca uscivano più rimproveri che lamenti. La mia timidezza è scomparsa quando mi ha detto che se lo facevo come piaceva a lei, portandola magari all’orgasmo, mi avrebbe concesso un rapporto anale.
Dovete sapere che mai con mia moglie ho avuto questa esperienza e non certo per mancanza di voglia e/o fantasia da parte mia ma semplicemente perché per mia moglie la cosa era tabù.
Ho quindi cominciato a sculacciare sempre più forte quelle natiche voluttuose che diventavano man mano sempre più rosse. Ora dalla bocca della donna uscivano lamenti che mi eccitavano in un modo indescrivibile al punto che quando mi ha pregato di fermarmi non l’ho fatto ed ho continuato a colpirla con precisione insultandola per gli peggiori epiteti.
Mi sono fermato solo quando il dolore alla mano è diventato troppo forte per continuare e le sue grida si erano trasformate in un pianto interrotto.
A quel punto ero talmente eccitato da perdere completamente il controllo di me stesso.
Ho fatto mettere la troia alla pecorina e l’ho inculata violentemente. Quando ho goduto, mio dio che orgasmo, ho tolto il cazzo dal suo culo aperto e glielo messo in bocca.
Lei, forse per paura di essere di nuovo sculacciata, l’ha aperta subito e ha ripulito il mio cazzo.
Alla fine mi sono vestito e sono andato via mentre lei mi diceva di tornare a trovarla quando volevo!
Ecco questo è stato l’episodio che ha cambiato la mia vita.
Mi sono sentito potente e padrone di me stesso, in grado di fare tutto quello che volevo.
Sono poi tornato a trovarla più volte raffinando il mio comportamento e le mie voglie per la mia ed anche sua felicità.
Ora però sono alla ricerca di una ragazza , curiosa ed inesperta che voglia provare la sottomissione completa verso di me.
Non mi interessa come essa sia (grassa o magra, bionda o bruna, bassa o alta) l’unica cosa che richiedo è l’obbedienza e la disponibilità.
Cosa prometto in cambio?
dolore, godimento, umiliazione, uso ed abuso del corpo e …. divertimento (soprattutto mio)!
Ho messo degli annunci per trovare la mia troia ed un giorno ho ricevuto la seguente mail da una giovane ragazza che si chiama ….
sono un uomo che nella vita virtuale sogna di essere un master. Ho avuto delle bellissime esperienze con una coppia di donne americane con cui, nonostante la difficoltà della lingua, ho vissuto questa esperienza. Ma ora vorrei trovare una donna italiana con cui intrattenere all’inizio un rapporto virtuale e poi se possibile anche reale
con una sconosciuta!
Era un fine pomeriggio come tutti gli altri. Passeggiavo per le strade del centro con passo morbido, incuriosito da tutte quelle facce che mi si presentavano di fronte e che sfilavano via rapidamente una dopo l’altra, senza lasciarmi il tempo di osservarle con attenzione.
Le “facce di donna” naturalmente erano quelle sulle quali il mio sguardo si posava con più interesse, cercando di coglierne qualche particolare, qualche impercettibile invitante mistero celato dietro un movimento, un’espressione.
Non c’era malizia in questa improvvisata “ricerca”; la mia era più una naturale inclinazione a godere di quella bellezza sfuggente che, per fortuna, alcuni esseri umani non riescono proprio a nascondere.
Quando poi è una creatura di sesso femminile a manifestarla in tutto il suo splendore non posso fare a meno di assaporarne, con ancora più piacere, tutti i suoi dettagli e tutti i suoi richiami.
Erano più o meno le 17 e 40 quando ad una ventina di metri da me noto sul lato destro della strada una folta chioma scura muoversi lentamente, solitaria.
I capelli le ricoprivano quasi tutta la schiena, fermandosi proprio dove i fianchi iniziavano a delineare una forma così sinuosa e dolcemente provocante da farmi avvertire immediatamente in tutto il corpo un intenso brivido di piacere. Indossava un paio di jeans sportivi abbastanza stretti, portati con la consapevolezza di essere guardata, ma in un modo estremamente naturale che la rendeva ancora più eccitante. Si, il suo sedere era un gioiello di carne scolpito dai suoi anni in modo perfetto ed i pantaloni che lo contenevano non facevano altro che invitarti a conoscerlo e ad osservarlo sempre più da vicino nell’intenso desiderio di un contatto.
Le mani sarebbero state mandate in missione dal corpo per esplorare quella che appariva come una “terra” piena di vita e di ricchezze, dove perdersi con estremo piacere.
Non era molto alta, ma vedendola camminare di spalle il suo corpo sprigionava attraverso i suoi movimenti un’energia fortissima che ad un essere attento non poteva passare certo inosservata.
Le sue gambe erano slanciate, ma non troppo magre, dotate di quel tono muscolare che le rendeva vitali come quelle di un a****le che in un attimo sarebbe potuto s**ttare per raggiungere qualunque cosa.
Il loro ipnotico movimento non faceva altro che esaltare le sue forme eleganti ed estremamente sensuali, così piene di sostanza. Il suo lato posteriore terminava in basso con uno stivaletto di pelle marroncina finemente decorato, che le arrivava poco sopra le caviglie e che donava alla sua figura quel tocco di lieve provocazione e maturità femminile che può far impazzire un uomo, e perché no anche una donna..
Sopra i pantaloni, oltre ai suoi lunghi capelli scuri,
una veste nera, di un tessuto apparentemente molto soffice, incorniciava il suo busto lasciando intravedere, dalle maniche appena troppo lunghe, delle bellissime dita affusolate, sulla punta delle quali risaltavano dei puntini d’intenso rosso bordò: unghie di donna..
Il mio passo intanto si stava facendo sempre più rapido, perché tanta era la voglia di scoprire cosa quella donna potesse offrire dall’altro lato.. un “lato” che, in quei pochi istanti che mi separavano dalla sua scoperta, l’immaginazione riempiva di bellezze di ogni genere, di sguardi intensi, di proiezioni fantastiche dove si sarebbe materializzata la donna più affascinante del pianeta.
Era arrivato il momento del “sorpasso”, di vedere finalmente quale volto fosse il “padrone” di quel corpo che tanto avevo ammirato in quei minuti.
Proprio nel preciso istante in cui mi stavo voltando per guardarla notai che anche lei stava girando lentamente la testa nella mia direzione, come se avesse percepito d’istinto la mia presenza.
I nostri occhi s’incontrarono allora potentemente, senza difese, senza maschere, come se quella frazione di tempo potesse rivelare qualcosa di inspiegabilmente significativo e duraturo.
Uno sguardo profondo, dotato di una calma e di una forza quasi innaturali, mi stava scrutando da qualche secondo senza che potessi fare nulla per evitarlo e, soprattutto, mi stava invitando in qualche luogo a me sconosciuto.
Fece un cenno con la testa verso destra e si diresse verso una piccola stradina stretta e deserta, rigirandosi solo un attimo per essere sicura che la stessi seguendo.
Continuò a camminare per un centinaio di metri senza mai voltarsi. Poi, quando fu sicura che fossimo soli, si girò e mi guardò in silenzio fissandomi negli occhi, accennando un leggero sorriso che nella mia mente spalancò la porta a tutte le fantasie rimaste fino ad allora sul punto di essere liberate.
Era bella, di una bellezza ancestrale ed ipnotizzante.
Una pelle chiara le dipingeva il viso e metteva in risalto un leggero rossetto che regalava alle labbra tanti motivi per essere baciate. Lineamenti fini, ma dotati di un fascino selvatico, creavano un cortocircuito nei miei sensi che non riuscivano a decifrare quell’essere così speciale.
La sua veste nera, con una leggera scollatura, faceva intravedere dei seni piccoli e sodi che la natura le aveva generosamente regalato e che la rendevano ancora più desiderabile.
Pensavo che non fosse reale, ma lo era.. eccome se lo era.
Senza dirmi niente si avvicinò e posò le sue labbra sulle mie, con tutto il peso del suo corpo su di me. Immediatamente la sua lingua cominciò ad insinuarsi decisa nella mia bocca che non fece molta resistenza per farla entrare. Fu un bacio totale, senza compromessi. Le lingue dimostravano tutta la nostra passione invocando qualcos’altro..
Così ad un certo punto lei mi prese una mano e se la infilò sotto la maglietta portandosela con forza al seno ed io iniziai ad accarezzarla desiderandola con tutto me stesso. Aveva iniziato ad ansimare di piacere ed io con lei. I nostri corpi si erano incontrati, attratti da chissà quale forza misteriosa che fino a quel momento non aveva avuto bisogno di una sola parola, di una sola indicazione per manifestarsi. Tutto era estremamente semplice e chiaro. Lei era ormai con il suo seno ormai scoperto, ma improvvisamente si staccò da quell’intreccio di bocche e mani per girarsi contro la parete di fronte, chinarsi leggermente ed abbassarsi i jeans.
Quel culo così tanto immaginato solo qualche minuto prima, era ora davanti a me, con un perizoma nero semi trasparente, di cui potevo percepire i raffinati ricami che rendevano quella visione ancora più eccitante. L’unica cosa che potei fare fu ammirarlo per qualche secondo e poi iniziare a morderlo con passione. La sua fica iniziava ad essere chiaramente visibile e la mia lingua iniziava a conoscerla, a sentire la sua morbida consistenza. Emanava quel profumo inconfondibile di una fica eccitata che vuole essere condotta verso un piacere sempre più intenso e profondo.
Era lucente, luccicava per quella sostanza incolore che la ricopriva sempre più copiosamente, riflettendo nella penombra la poca luce del giorno che ormai stava lasciando il posto all’oscurità.
Lei aveva iniziato a girare la testa per cercarmi, guardarmi, ma i suoi occhi non riuscivano ad aprirsi completamente, tanta era l’eccitazione che li riempiva. Il mio cazzo era ormai diventato durissimo e, senza che me ne resi conto, mi ritrovai in un attimo in quel luogo di piacere, ormai completamente bagnato, dove mi muovevo con facilità cercando con sempre più forza la via per raggiungere l’istante di massimo godimento in cui la mia essenza si sarebbe unita alla sua.
Uscii da lei per un attimo perché volevo guardarla negli occhi.
Così la convinsi con le mie mani a rigirarsi per poi rientrare dentro di lei con ancora più impeto, sentendo e guardando il suo corpo muoversi sotto di me, soffermandomi sul viso arrossato per l’eccitazione e i capezzoli turgidi come spilli. Venimmo insieme con un grido selvaggio, dimenticando totalmente che ad un centinaio di metri la gente continuava a passeggiare normalmente in una zona molto trafficata della città. Facemmo in modo che ogni parte del corpo di ognuno aderisse il più possibile a quella dell’altro, affinché non ci fosse tra di noi più nessuna distanza fisica e mentale. Eravamo due sconosciuti che avevano oltrepassato le barriere dell’identità, delle proprie storie personali per fondersi in un’incredibile testimonianza di condivisione, dove il piacere dei sensi era stato il collante potentissimo di questa unione.
Eravamo praticamente distesi per terra, in una posizione non certo comoda, ma che non ci aveva impedito comunque di seguire il corso inarrestabile di quella poderosa passione.
Dopo che riprendemmo coscienza di noi stessi lei mi guardò ancora intensamente per qualche istante, e lentamente si allontanò dal mio corpo. Ora mi scrutava così come aveva fatto la prima volta sulla strada, quasi seriamente, ma con una punta di dolcezza e soddisfazione che prima sicuramente non c’era. Si sistemò le mutandine, si alzò decisa e si allacciò i pantaloni.
Poi si diede una vigorosa scrollata con la testa che le rimise quasi in ordine quei lunghi capelli neri che ora le riavvolgevano la schiena come un morbido mantello. Mi salutò con un cenno della testa, e il suo sguardo in quell’istante riuscì incredibilmente a contenere tutto, tutto quello di cui avevo bisogno prima di non rivederla più. Si voltò e silenziosamente s’incamminò con passo lento nella direzione da cui eravamo venuti. Sapevo che non avrei potuto fare niente per fermarla ma soprattutto sentivo che non dovevo fare niente.. perché la perfezione è il sottile equilibrio esistente tra qualcosa che trovi e qualcosa che perdi, anche dopo pochi istanti.
Dopo quell’esperienza ora so che due “sconosciuti” possono trovare la perfezione, in qualunque luogo e in qualunque momento.
Mia moglie Laura al Club Privé.
Racconto trovato in rete su xhamster.
Io e mia moglie Laura abbiamo sempre avuto una perfetta sintonia sotto l’aspetto sessuale, una sera durante una scopata proposi a Laura di andare in un Club Privé, la risposta fu positiva, avevo già scopato Laura con altri uomini ma solo in casa tra le nostre quattro mura, questa per noi sarebbe stata una nuova esperienza. La sera successiva mangiammo qualcosa a casa poi ci preparammo, io mi vestii in modo elegante Laura in maniera molto sexy, in macchina eravamo silenziosi, chiaramente eravamo emozionati mentre ci dirigevamo al Club Privé. Una volta arrivati entrammo, dietro una porta a vetri una scala a scendere ci condusse all’ingresso, un distinto uomo sulla cinquantina ci salutò gentilmente, si preoccupò dei nostri soprabiti e ci chiese di compilare la tessera del club, pagammo e ci consegnò 4 preservativi augurandoci buon divertimento. Ero tesissimo e credo che Laura lo fosse molto più di me, la sala pareva vuota, in realtà notammo alcune coppie che chiacchieravano nel buio dei separé, andammo verso il bar e ordinammo ad una barista due gin tonic, ci sedemmo agli alti sgabelli, quattro chiacchiere, molta tensione, intanto la sala lentamente andava riempiendosi anche di alcuni uomini soli. Partì una musica da discoteca, le luci della pista cominciarono il classico lampeggìo da disco, proposi a Laura di andare a ballare sola io l’avrei guardata da un separé, mi sembrò titubante, ordinammo altri due drink, Laura diede un lungo sorso al gin tonic mi guardò con un sorriso malizioso e se ne andò in pista. Cominciò a ballare da sola, lentamente, in maniera molto seducente, vedevo che cominciava a prendere confidenza con la situazione, le sue lunghe gambe valorizzate dagli alti tacchi e la minigonna facevano effetto, i suoi capelli biondi ondeggiava ritmicamente mentre il generoso seno si muoveva liberamente sotto la camicetta scollata. Ero eccitatissimo, era bellissima, bastarono pochi minuti e due uomini le si avvicinarono ballando anche loro con lei, cominciò uno scambio di occhiate, di sorrisi, le furono sempre più vicini, fino a quando il più intraprendente dei due le mise una mano sui fianchi la fece girare e la baciò in bocca. Laura era fantastica fra le braccia di quello sconosciuto che aveva preso a toccarla in mezzo alla pista, le sbottonò la camicetta e le sue tette uscirono turgide incontro alle mani dell’uomo, anche il secondo prese coraggio a sua volta la baciò stringendole il seno. Laura prese la mani dei due, a seno scoperto li condusse al mio separé, non ci furono presentazioni, io rimasi leggermente staccato da loro mentre Laura si sedette al centro e aprì la patta dei pantaloni dei due che erano in piedi davanti a lei. Gli tirò fuori i duri cazzi che prese in mano, a turno cominciò a sbocchinarli succhiando avidamente, ogni tanto mi guardava sorridendo mentre spompinava, gli uomini le palpavano con furore le mammelle, sborrarono quasi insieme in maniera incontrollata bagnandole il viso la bocca e le tette, Laura succhiò fino all’ultima goccia e mentre si asciugava il volto e il seno con dei fazzolettini venne verso di me. Mi baciò con ardore, il suo seno si schiacciava su di me, sapeva di sperma e la cosa mi piacque moltissimo, mi tirò fuori il cazzo e cominciò a sbocchinarmi, stavo godendo di lei come non mi era mai capitato, mentre impazzivo di piacere vidi un ragazzo dietro di lei che si stava togliendo i pantaloni, tirò fuori un cazzo duro e potente, si mise il preservativo e senza che lei lo vedesse in volto la penetrò da dietro. Sentìì la bocca di Laura stringersi sul mio cazzo, mugolava di piacere sotto i colpi del cazzo dell’uomo, bastarono pochi minuti e la sentii venire mentre mi sussurrava che stava godendo come una troia, mi bastò sentirle dire quello che le sborrai in gola tutto lo sperma che avevo in corpo, il ragazzo tirò fuori il cazzo dalla figa di Laura si tolse il preservativo e le sborrò sulla schiena. Passarono alcuni minuti, Laura si rimise in sesto alla meno peggio e se ne andò in bagno a pulirsi, dopo qualche istante feci lo stesso anch’io, mentre mi lavavo e rinfrescavo il volto senti il rumore di una porta che battevam, era il suono che si provoca facendosi una scopata appoggiati a una porta semichiusa. Non resistetti ed entrai nel bagno delle donne, Laura a pecora era sbattuta come l’ultima delle mignotte dal padrone del locale, quello che sorridente e con modi gentili ci fece entrare, mi guardò stremata e godente fino a quando si girò per ingoiare lo sperma, finimmo la serata al bar sorseggiando il drink offertoci dal proprietario sfiniti e felici.
Mi scossero per svegliarmi. Aprii gli occhi ed il mio Giacomo mi stava scuotendo.
“Cosa c’è?” Chiesi.
“È il giorno del diploma, i tuoi genitori hanno detto di scendere per la colazione. Poi ti devi preparare.”
Mi lamentai. ” Va bene.”
Giacomo stava passando il week end con me. I suoi genitori avevano accettato di permettergli di andare a scuola con noi per la cerimonia del diploma. Scivolai in un paio di mutande e pantaloni del pigiama. La cerimonia era programmata per l’inizio di pomeriggio e la festa che i miei genitori avevano progettato per me sarebbe stata subito dopo la cerimonia.
Andai in cucina e mia madre mi servì la colazione, subito dopo lo fece con Giacomo e mio padre.
“Quando avete finito uno va a fare la doccia e poi quando a finifo, va l’altro.”
“Possiamo farla insieme.” Dissi senza pensare.
“Nick! ” detto mia madre.
“Scherzavo”
I miei genitori ci guardarono e Giacomo arrossì. “Giacomo può farla per primo.”
“Bene.” Disse mio padre. “Nick, capisco che voi due probabilmente avete già fatto la doccia insieme, ma penso che sia imbarazzante per il tuo amico, non è una cosa saggia da fare.”
“Mi spiacente.” Dissi io.
“NessunÈ bene il Sig. WIllis.” Disse Giacomo.
Finita la colazione andammo in camera mia. Giacomo prese un asciugamano ed andò in bagno. Io cominciai a cercare i miei vestiti. Preparai camicia, cravatta e pantaloni, berretto e giacca. Sentii qualcuno entrare dalla posta d’ingresso, uscii dalla mia camera e sentii le voci dei nonni. Ritornai in camera e chiusi la porta. Sarei stato felice di vedere i miei nonni, ma questo voleva dire che c’era anche Alice ed io non avevo nessun interesse a vedere mia sorella per il momento.
Giacomo ritornò in con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Tirò via l’asciugamano e si ise un paio di mutande. “Non uscire ancora.” Dissi io. “Ci sono i miei nonni e vuol dire che Alice è qui.”
“Posso chiudere la porta a chiave?”
“Buon idea.” Dissi dato che avevo una porta per il bagno nella mia stanza. Giacomo chiuse la porta a chiave come io prendevo un asciugamano e cominciai a togliermi i vestiti e li gettavo nella cesta. Diedi un bacio a Giacomo, andai in bagno e feci la mia doccia. Quando rientrai nella mia camera Giacomo era completamente vestito.
Rapidamente mi vestii e fui pronto per andare. “Pronto? ” Chiesi a Giacomo.
“Ok, facciamolo.”
Giacomo ed io uscimmo ed andammo a salutare i nonni. “Allora, pronto per l’università?” Disse mio nonno salutandomi con un abbraccio.
“Oh Nicola.” disse mia nonna. “Siamo così orgogliosi di te.” E mi tirò in un abbraccio.
“Allora è questo l’amico?” Chiese mia nonna.
“Sì.” Dissi io. “Nonna, nonno questo è Giacomo.”
“Felice di conoscerti, Giacomo.” Disse mio nonno stringendogli la mano.
“Chiamaci Barbara e Paolo.” disse mia nonna.
Vidi Alice in un angolo della stanza. Sembrava oppressa da un peso, forse la gravidanza cominciava a mostrarsi. Aveva anche un’espressione strana sul viso mentre guardava Giacomo e me, uno sguardo che diceva che se avesse potuto ci avrebbe uccisi.
Era venuto il momento di andare a scuola, portammo i bagagli dei nonni nella camera degli ospiti, e poi andammo a scuola. Finalmente ottenemmo i nostri diplomi, posammo per le foto con le nostre famiglie ed amici. Poi ritornammo a casa e la festa cominciò.
I miei genitori avevano invitato famigliari ed amici miei e di Giacomo. Renzo era con Tammy ed alla fine noi quattro finimmo per giocare in piscina. Con mio grande piacere sembrava che Giacomo avesse finalmente cominciato a portare gli speedos. Eravamo seduti e stavamo chiacchierando quando qualcuno disse. “Cosa fanno qui loro?”
Alzai lo sguardo e vidi Alice, capii cosa voleva dire con “loro”, si riferiva a Renzo e Tammy. “Alice.” Dissi. “Questa è la mia festa e loro sono i miei amici, loro sono qui perché loro sono stati invitati.”
“Tu e Renzo non eravate amici.”
“Ora lo siamo, qualcosa che non va?”
“Questa sarebbe stata anchela mia festa se non fosse stato per quel tuo disgustoso amico.” Disse Alice disse guardando Giacomo con disgusto.
“No, Alice.” Disse Tammy. “Sarebbe stata anche la tua festa se tu non fossi andata a letto con metà della città. E sarebbe meglio non sentirti dire niente di cattivo su Renzo, Nick o Giacomo.
“Sì.” Dissi io. “E nel mio amico non c’è niente disgustoso.” Mentre lo dicevo misi un braccio intorno a Giacomo.
Alice sbuffò e se ne andò. “E’ una vera stronza!” Disse Tammy. “Nick come hai fatto a vivere nella stessa casa?”
“Non è stato facile, credimi.”
Venne l’ora di mangiare, mio padre aveva cotto delle costolette sulla griglia e noi ci sedemmo a mangiarle. I miei parenti mi diedero ricche mance e dopo un po’ gli ospiti cominciarono ad andarsene, Renzo e Tammy salutarono, i miei genitori non permisero che Giacomo ed io li aiutassimo a pulire così andammo in soggiorno e cominciammo a guardare della la televisione. Avevo un braccio intorno alle spalle di Giacomo ed i miei nonni si unirono a noi.
“Perché non se ne va?” Vidi Alice sulla porta del soggiorno.
“Se stai parlando di Giacomo, lui passerà la notte qui.”
“Non lo può fare!”
“Alice.” Disse il nonno. “Io non ho problemi se Giacomo resta se per i suoi genitori va bene.”
“E dove dormirà?”
“Dove pensi? Con me chiaramente.” Dissi io.
“Sapete quello che fanno a letto? ” Alice chiese ai miei nonni.
“Alice è probabile che noi siamo vecchi, ma non siamo vecchi barbogi.” Disse mia nonna. “Nick e Giacomo sono sicuramente sessualmente attivi. Ed inoltre quello che loro fanno a letto non sono affari nostri.i”
“Sì.” Dissi io. “Quindi taci e vattene.”
“Io non dormirò in una casa con due checche! ” Gridò Alice.
“Allora dormi fuori.” Dissi io.
Mia nonna si alzò, si avvicinò ad Alice, alzò una mano e la schiaffeggiò. “Non voglio mai più sentire quella parola! Lui è tuo fratello, è una vergogna che tu parli così, non hai un grammo di decenza.”
Alice uscì dalla stanza impettita.
“Non dovevi farlo nonna.” Dissi.
“Nick, non posso sentire quelle parole, specialmente se dirette ad uno dei miei figli o dei miei nipoti.”
Dopo un po’ Giacomo ed io salimmo in camera mia, ci spogliammo ed in breve Giacomo fu sulla schiena con le sue gambe sulle mie spalle ed il mio cazzo dentro di lui. Sparai un carico di sbvorra dentro di lui poi lo succhiai e bevvi il suo sperma.
Sono passati tredici anni, tredici anni in cui Giacomo ed io siamo rimasti insieme ed ancora lo siamo. Abbiamo avuto i nostri problemi nel corso di questi anni trascorsi insieme. Non potrei immaginare la mia vita senza che ci sia dentro Giacomo. Giacomo è diventato un medico, io continuai a nuotare con successo ma poi alla fine decisi di fare l’insegnante. Nuoto ancora per divertimento e sono allenatore di una squadra di nuoto.
Giacomo ed io torniamo a casa dei nostri ogni tanto ma non abbiamo più visto Alice dalla festa di diploma e la cosa non ci dispiace. I miei genitori mi hanno detto che ha avuto il bambino e se ne era preso cura il padre e la sua famiglia. Alice aveva pochi contatti col piccolo. Aveva ripreso ad andare a scuola ma era stata espulsa per il suo comportamento, ha avuto altri cinque figli, vive a senza fissa dimora ed entra ed esce di prigione.

Racconto trovato in rete su xhamster.
Quando ho visto su un sito porno dei trans che si inculavano e si spompinavano a vicenda il mio cazzo ha avuto subito una reazione incredibile, mi sono eccitato così tanto che con appena due toccate mi stavo sborrando nelle mutande, sarebbe stata una situazione imbarazzante, il computer era quello della società per cui lavoravo, così mi sono affrettato a cancellare la cronologia.
Di quella mia “evasione visiva” non ne è rimasta traccia ma il mio cervello iniziò a rimuginare alle donne avute sino ad allora, alle loro prestazioni, i bocchini che mi avevano fatto sino a quel momento non avevano la stessa carica erotica di quello che quei trans si facevano a vicenda.
Sebbene abbia conosciuto Sonia, da me soprannominata per la sua abilità nel settore specifico, “la Marchesa del Pompino”, nessuna donna mi aveva fatto eccitare in quel modo, forse neanche lei, sì neanche la Sonia del liceo così educata e troia che leccava il cazzo come una fottuta cagna e ingoiava come un uomo nel deserto assetato e avido di acqua.
Qualche volta pranzando a casa sua ho pensato che nella mia sborra ci fossero più proteine vitamine ed ormoni che in quella di altri, perciò lei veniva a rifornirsi da me anzichè andare in farmacia o in qualche negozio di articoli sportivi a comprare integratori, Sonia a tavola mangiava come un uccellino per mantenere la sua splendida taglia 42, per il resto beveva da me tutto il resto. Nonostante intorno ai trenta anni avessi questo tipo di “impegni” con lei, spesso fantasticavo, chi fantastica sogna e chi sogna desidera, vedere quei trans che avevano un fisico snello e longilineo, movenze femminili, maniere dolci ed accoglienti mi aveva destato curiosità, l’insolito è il vero afrodisiaco altro che viagra, cialis, levitra o altre pillole da super-eroi del porno.
Arriviamo a Jessica, “lei” era un ragazzo che avevo visto crescere, adesso faceva rosicare le ragazze più belle della facoltà di Scienze Politiche a Napoli, si prostituiva ogni sera per venti miserabili euro, non poteva essere possibile, di solito nell’eros ci attira molto più l’insolito del solito, Jessica con i suoi diciotto anni le sue gambe ed il suo culo meraviglioso era l’ “insolito”.
Neanche la mia fantasia era stata molto abituata alle cose solite sino ad allora, il mio desiderio divenne subito quello di avvicinare un trans, non mi eccitava l’idea di sperimentare una corporeità diversa ma la mia mente fantasticava su altre cose, poter toccare quelle lunghe gambe, quei fianchi così stretti atletici e nervosi rispetto al morbido fisico della donna, quella stessa notte feci un sogno erotico con una trans che mi inculava e io che gli sborravo sulle tette. Mi svegliai di colpo e mi accorsi di essere venuto veramente, incominciai a guardare sempre più film porno di trans, mi capitava pure di scoparmi Sonia pensando ad un culo di un trans e ritornando a casa riuscivo a vedere un film porno di trans per farmi proprio delle seghe esplosive, insomma ero proprio attratto da quei corpi magnifici. Volevo sapere, curiosare, per questo obbiettivo avevo raccontato tutto a Sonia, riuscii a coinvolgere il suo fidanzato ufficiale Francesco, non mi ci volle molto a coinvolgere Francesco, grazie anche alle sue millantate capacità amatorie e alle virtuose cavalcate olimpioniche che faceva con Sonia.
Un giorno, sbirciando su internet vidi un annuncio di una trans mulatta con una quinta di seno e un bel culo sodo, la chiamai subito e le dissi che Francesco non era mai stato da una trans ma che ne era attratto tantissimo, lei mi disse di farmi trovare sotto il suo palazzo e di chiamarla. Il tempo di avvisare Francesco e Sonia e due giorni dopo presi la decisione di andarci, quando fui sotto casa sua la chiamai e le domandai cosa dovevamo fare, eravamo in quattro, la più felice sembrava essere Sonia pensando che quello che le potesse capitare era di beccare tre cazzi al volo contemporaneamente.
Lei ci disse di aspettare fermi nel parcheggio e che ci stava guardando, dopo circa trenta minuti vidi venire verso di me una figa pazzesca in jeans corti e una t-shirt che esplodeva dalle tette, era lei, avevo il cuore a 1000, mi chiese il nome e si presentò anche a Francesco e Sonia. Ci invitò a salire e dopo aver chiarito che la persona interessata era Francesco lo baciò con tutta la lingua nella sua bocca, sentiva il cazzo del ragazzo esplodere cosi gli tolse i vestiti, lo buttò sul divano e cominciò a spompinarlo, si aggiunse subito Sonia che leccò tutto finchè Francesco non le venne sulla bocca, Sonia e Consuelo bevvero tutto. Dopo questi preliminari Francesco inizia a capire che cosa può volere Consuelo per meritarsi i 500 euro concordati, portò il ragazzo in camera sua e lo convinse a rimanere perchè gli aveva riservato un trattamento speciale, lei prese dal bagno un rasoio e un asciugamano che gli mise sotto il culo, inizia così a depilargli la parte sotto i testicoli e vicino al buchino vergine con abilità e precisione, dopo aver posato tutto in bagno Consuelo torna con del gel e dei preservativi, quindi gli alza le gambe e comincia a leccare il buchino e ad infilarci la lingua dentro. Sonia a quella vista era completamente bagnata, riuscii con scaltrezza a sentirla sotto la gonna ma Francesco era diventata la troia di Consuelo, faceva di lui quello che voleva ed infatti si tolse il perizoma e si girò di s**tto in un 69 forzato puntando sopra la sua bocca il suo enorme cazzo mulatto, il cazzo era duro e Francesco lo subì tutto.
Mentre Francesco veniva fottuto io nel frattempo in un’altra stanza prendevo da dietro Sonia inculandola in una allegra cavalcata, Francesco ci ha raccontato dopo che era impegnato a non soffocare col cazzo di Consuelo di cui sentiva l’odore e beveva il seme, il frocetto si era già abituato a Consuelo, aveva in mano (non so come avesse fatto a prenderlo ) un vibratore e così dopo una leggera lubrificazione iniziò la penetrazione. Il Don Giovanni dei quartieri alti di Napoli veniva inculato da un vibratore che gli causava un dolore atroce al culo, Consuelo in un’occhiata aveva capito l’intesa che esisteva da tempo tra me e Sonia, quasi reggendo il gioco dei nostri piccoli tradimenti si accanisce contro Francesco, gli fa tenere il vibratore con le sue stesse mani nel suo culo che ormai non lo espelleva più. A Francesco quel giochino iniziava a piacere, Consuelo si era già infilata un preservativo e gli sussura con voce sensuale che vuole infilarsi nel culetto di Francesco finchè non avrebbe goduto anche lei, alla vista di un arnese da 25 centimetri il ragazzo prova a dire di no, Consuelo gli toglie rapidamente il vibratore dal culo sputa un paio di volte nel buco del culo e in un colpo secco e doloroso se lo incula. Si trattava di un cazzo più morbido del vibratore ma più grosso e lungo, ad ogni pompata venie spinto con destrezza sempre più dentro, ad un certo punto Francesco rivela la sua vera natura di frocio latente, inizia ad urlare e godere con Sonia ad un passo, era dentro tutto voleva essere trombato come la sua troia.
Francesco era eccitatissimo non voleva smettere, sborrò un paio di volte, si bevve pure tutto lo sperma della travestita, alla fine dopo quasi tre ore di giostra Francesco non riusciva a credere all’idea di aver tradito la sua fidanzata con un trans, era ufficialmente passato dal ruolo di “sciupafemmine” della Napoli dei Baroni e dei Principi a quella di una squallida troia drogata vogliosa di prenderlo. Sonia chiese a me di essere riaccompagnata a casa, Francesco avrebbe preso un taxi, da quell’avventura di cui fui testimone non ho più visto Sonia, ho saputo che per volere dei suoi genitori era stata quasi costretta a sposarsi con Francesco, dal quale aveva divorziato dopo un paio di anni.
La storia di Natasha
Fino a pochi mesi prima Natasha era stata una bellissima modella russa. Le sue foto erano sui giornali di moda di mezza Russia ed avevano fatto il giro del mondo. Poi aveva conosciuto Hugh Brandon, il magnate di una multinazionale petrolifera, con lui si era trasferita in Canada, in una principesca lussuosa villa. La differenza di età (25 lei, 55 lui) non rappresentava affatto un problema: ben più importante per la bella Natasha era la relazione con i costosissimi gioielli che amava indossare ed esibire. Era bellissima: 1.80 di altezza per 59 chili, lunghi capelli biondi e lisci, gli occhi azzurri, un culo da favola. Alle feste poteva passare per la figlia di qualche invitato, invece era la moglie rispettata dell’uomo di gran lunga più potente del gruppo. Mr. Brandon vedeva che gli altri uomini la guardavano con chiari ed evidenti desideri, mentre le altre donne, come una gran puttana di classe. L’occasione per tutti fu la festa di compleanno del gioielliere, il fornitore degli anelli d’oro, dei bracciali e dei collier di diamanti che Natasha indossava. Pochi intimi, tutti vestiti eleganti, le donne molto raffinate, gli uomini in rigoroso smoking. Natasha era letteralmente vestita da sballo, tutta di nero: abito corto aderente in pelle, collant sorrette da giarrettiera di catenelle dorate, scarpe con tacchi a spillo di 12 centimetri, uno string di diamanti che dietro le copriva appena il buco del culo, le unghie rosse attaccate, lunghissime, a sembrare vere. E poi gli altri gioielli: tutta una serie di bracciali e di anelli sfolgoranti, di gran valore ed effetto, oro e diamanti che luccicavano con le luci spente, che davano luce e colore a tutto ciò che c’era intorno. La bocca rossa ed un trucco forte, acceso, sugli occhi, poi i lunghi orecchini d’oro che penzolavano quasi fino alle spalle e poi, quel maestoso collier, un neklace tutto ricoperto di diamanti, un bagliore immenso che esaltava tutta la luce del suo viso evidenziandone quella bocca rossa carnosa, perfetta, e i lunghi capelli biondi, lisci, setosi, vellutati. Cento, forse centocinquanta milioni di euro: tanto sarebbe costato scoparsela, con tutti quei gioielli. E Edward Glass ce l’aveva duro da un pezzo, quella sera poi, era il suo compleanno. L’occasione era propizia perchè Mr. Brandon, dovette presto abbandonare la festa, causa improrogabili affari di lavoro. Natasha insistette per accompagnarlo, ma Mr. Brandon disse che si sarebbe divertita di più restando a quella festa. E così Natasha restò e appena Edward lo seppe, si sentì tra i pantaloni qualcosa di grosso che sembrava crescere ancora di più. La festa andò avanti tra vino e champagne e tutti erano particolarmente su di giri. La musica faceva il resto. Anche Natasha aveva bevuto parecchio e dall’alto del suo metro e novantadue non stava più in piedi. Con una scusa qualunque Robert chiese a Natasha di salire su in camera, dove c’era un tavolo da biliardo ma soprattutto la cassaforte con i gioielli. La convinse con la scusa dell’imitazione di una collana, quella che pare appartenuta alla regina Maria Antonietta, prima che venisse decapitata. Natasha non potè res****re alla tentazione di vederla e di indossarla. Su per le scale, Edward l’aiutava a salire cingendole i fianchi, nemmeno per un attimo poté distogliere lo sguardo dall’incantevole visione di quelle chiappe che si muovevano lentamente, con il buco del culo appena oscurato dallo string di diamanti. Entrarono nella camera e lui era ormai in preda all’agitazione, mentre lei era completamente esaltata dall’idea di indossare quella collana. Lui gliela diede, lei restò senza fiato per ciò che vedeva, una cosa così bella che lei, pur amante dei gioielli, non aveva mai visto. Chiese di indossarla e lui rispose che avrebbe accettato solo se in cambio, dato che era il suo compleanno, lei avesse accettato di ballare un lento con lui. Affare fatto. Nel frattempo Edward si era tolto lo smoking ed anche la camicia, era rimasto a petto nudo e non era un bella visione. Un metro e sessanta di altezza, cioè 30 centimetri più basso di lei, una pancia abnorme da tre strati rigonfianti, completamente calvo e per giunta con il corpo completamente ricoperto da una folta peluria. Era talmente peloso che anche la schiena e soprattutto le spalle, avevano peli lunghi dappertutto, spietatamente ancora neri nonostante i 50 anni che scoccavano più o meno in quell’istante. Ma Natasha, tutta ricoperta di oro e diamanti e con in più, adesso, quella straordinaria collana dal valore inestimabile, gli mise le braccia intorno al collo e lui, subito, ai fianchi. Forse per la bella Natasha era ancora un gioco, bella e ricca com’era, ed ecco che con le mani e le unghie rosse lunghissime gli accarezzava persino la nuca e le spalle, eccitandolo di più, come una bestia. Edward rispose facendo scendere le sue mani lungo le cosce, poi sulle natiche e lei, compiacente e divertita, ancora un po’ ignara di quanto stava per accadere, gli sorrideva compiaciuta con la sua bocca pennellata di rosso fuoco. Fu un attimo. Robert la girò e riuscì a chinarla sul tavolo da biliardo, si scese i pantaloni e glielo ficco’ nel culo prendendo la rincorsa. L’urlo di Natasha fu subito soffocato dalle mani forti di Edward che trovò subito la posizione per afferrargli il collo e stringerla con tutta la forza. Iniziò a scoparla come un forsennato urlandogli “Troia, puttana, adesso stai zitta, zoccola, ho le palle piene, devo sfondarti!” e Natasha impietrita e frastornata non poteva più muoversi. Si sentivano solo i rumori dei suoi braccialetti che cozzavano l’uno contro l’altro e le urla di piacere di Edward che l’aveva passata con un cazzo duro e robusto e se la stava scopando a sangue. Si fermò giusto un attimo prima e, appena Natasha cercò di muoversi, lui strinse ancora più forte il suo collo, poi ebbe in un urlo liberatorio e feroce, giunto che fu al culmine dell’orgasmo. Uscì tanto di quello sperma che lo string di diamanti della bella Natasha sembrava brillare di nuove pietre preziose.
…che non arrivò. Lei aprì le portiere dell’auto spalancandone una che dava sui sedili posteriori e mi disse “Ti va di stare più comodi?”.
Il parcheggio era piuttosto isolato, ma abituato alla strana fauna delle adiacenze di casa mia, dove tribù autoctone in cocaina cercano battaglie taglienti o gestiscono strani commerci, non ero minimamente teso. L’unica vera preoccupazione al contrario andava alla polizia, perché purtroppo gli “atti osceni” sono socialmente meno accettabili della violenza.
Ricominciammo a baciarci, ma avevo voglia di posare la bocca da un’altra parte. Le strinsi il seno tra le mani e le baciai quel poco di pelle che restava scoperto per la camicetta. Volevo succhiarle i capezzoli, per cui sbottonai lentamente fino a scoprirle il petto che era rinchiuso tirannicamente in un reggipetto nero.
Le scostai la coppa di sinistra, dove una deliziosa e rosea areola sporgente calamitò la mia bocca che ci si posò sopra, lasciando che la mia lingua irrequieta mandasse in tilt i suoi centri neuronali del piacere. Lei gemeva respirando affannosamente e stringendo con forza la mia testa contro di sé.
Passai dall’altra parte facendo la stessa cosa e la lasciai a seno scoperto per poi tornare a baciarla nuovamente, sfregando nel frattempo una mano tra le sue cosce.
Lei inarcava la schiena, strinse un po’ le cosce sulla mia mano e iniziò a serrare le dita dei piedi contro le suole dei sandali. Quel che stavo per fare era puro arrischio, ma giunti a quel punto dubitavo che mi bloccasse: le sbrogliai il cordino che le allacciava i pantaloni e iniziai ad calaglieli. Lei non fece opposizione, ma mi chiese “…cosa vuoi fare?” e io le risposi: “ Voglio assaggiare e sentire il profumo della tua orchidea.”
Lei replicò: “Nella mia vita l’ho sentita chiamare in tanti modi, ma mai in modo così botanico!”
Scoppiammo a ridere e ci baciammo;successivamente ella si mise scalza e divaricò le gambe. Io portai la testa tra le sue cosce e lambii vorace il suo clitoride: la sua “orchidea” traboccava di rugiada e il suo odore intenso, ma gradevole, accresceva in maniera esponenziale la mia eccitazione. I suoi piedi poggiavano sulle mie scapole e le sue mani spingevano sulla mia nuca verso il suo corpo. Con l’aumentare del godimento, lei spostò i palmi dalla mia testa e dopodiché, afferrò la tappezzeria del sedile affondandoci le dita con forza.
Quando l’orgasmo si fece strada dentro di lei, si contrasse e spalancò la bocca ansimando come una persona appena riemersa dall’acqua.
A quel punto si rilassò e con un filo di voce esclamò: “Ok, basta…sei stato bravissimo. Aspetta un attimo…”
Lei sistemò rapidamente i suoi abiti e mi sbottonò la camicia, baciandomi energicamente. Passò le sue mani sul mio torace, soffermandole sui pettorali e stringendoli con forza. Successivamente mi strinse entrambi i capezzoli tra pollici e lato degli indici, per poi leccarne uno e terminando con un morso attorno ad esso. Mi sfilò interamente la camicia lasciandomi a dorso nudo, mi abbassò completamente i pantaloni e i boxer neri sino alle caviglie.
Prese in mano il pene la rigidità di esso era quasi irreale. Lei restò a contemplarlo e avvertivo che il mio scroto inturgidito stava sopra il palmo di una delle sue mani calde. Dal meato sgorgava liquido di Cowper e lei scoprì il glande: mi stuzzicava essere nelle sue mani e restai inerte attendendo smanioso che facesse qualcosa. A quel punto poggiò un polpastrello sul meato inumidendolo di secrezione e se lo mise in bocca, come a degustare qualcosa di saporito. Ricoprì il fallo e tenendolo alla base, lo mise in bocca e iniziò a succhiarlo golosamente. Vedere la sua testa alzarsi ed abbassarsi e sentire i suoi capelli di seta sulle mie cosce, era benzina sulla mia libido ardente . Con quel pompino sembrava ingordamente intenzionata a farmi avere un orgasmo. Le dissi recuperando il fiato di tanto in tanto: “…se vai avanti così, credo durerò poco!” e lei staccandosi e continuando a muovere la mano su e giù, ribatté: “Non aspetto altro!”.
Ero arrivato al limite e il mio cazzo era una sensibilissima antenna sessuale che captava tutto il piacere che lei mi trasmetteva. Sentii la prostata contrarsi e in seguito percepii che il liquido pre-cum veniva spruzzato freneticamente all’interno della sua bocca. Quando giunsi all’eiaculazione, ebbi un orgasmo inaudito, che si protrasse oltre una decina di secondi e la quantità di sperma che produssi speravo non la facesse star male. Un torrente orgasmico in piena mi aveva investito togliendomi il respiro; reclinai il capo all’indietro e i glutei si contrassero con forza. L’encefalo era, seppur per pochi secondi, oltrepassato da una tale sensazione di piacere da farmi approssimare ad un Nirvana carnale. Solo il sesso riusciva a farmi raggiungere tale estasi, annullando in un breve istante qualsivoglia pensiero, angoscia e sentimento negativo. (continua)
febbre da cazzo
Ecco a voi una storia in cui chiunque, trovandosi al mio posto, proverebbe le stesse sensazioni: eccitazione, ansia, stupore.
Ricordo che era un sabato sera di qualche mese fa e invece di passare la serata fuori io e Annalisa restammo a casa per badare a sua figlia Gina che aveva la febbre.
Cenammo e ci mettemmo a letto a guardare un film che durò circa tre ore mentre Gina se ne stava tranquilla in camera sua.
Alla fine del film Annalisa andò a controllare sua figlia e tornando chiuse la porta e si stese accanto a me.
-“caro, lei dorme…perchè non giochiamo un po’!”.
Si sfilò il perizoma e poi tirò giù i miei pantaloni insieme alle mutande.
Cominciò a farmi una sega lenta e intensa con una mano mentre con l’altra mi stringeva dolcemente le palle.
-“tesoro ce l’hai già duro come piace a me…anch’io sono tutta eccitata!”.
E li fece una cosa che mi mandava in estasi! Si ficcò due dita nella fica e me le poggiò sulla cappella.
Sentii il suo sperma caldo e appiccicoso che mi bagnava tutto il glande poi ripetè quel gesto ma stavolta le dita se le mise in bocca e mi baciò ficcandomi la lingua fino in gola così da farmi assaporare il suo liquido.
Si posizionò sopra di me e iniziò a cavalcare lentamente per non far rumore.
-“caro….mmmhhhmm shhhhh ahhsshhh…mi senti tutta bagnata!”
-“certo…e sei pure bella calda!”.
Andava su e giù e ogni tanto ruotava il bacino per allargarsi di più la fica.
Sentivo il mio cazzo perdersi in quel buco bollente, largo, umido e morbido e la lasciavo muoversi come piaceva a lei.
Dopo circa una decina di minuti si fermò:
-amore…lo voglio fino in fondo…in questa posizione non ti sento tanto!
Si stese a gambe spalancate e mi tirò a se.
-vieni amore mio…sfondami sfondami.
Le infilai il cazzo tutto dentro ma dovevo dosare la forza per evitare che il letto cigolasse.
Più spingevo e più lei ansimava.
-“si si si così così….mhhh ahhh siihhhshhhhhh ahhhah siiiii”
Sentivo il cazzo andare in fiamme tutto immerso in quella vagina e quello sperma bollenti.
Improvvisamente nel buio sentii la porta aprirsi e con un balzo mi allontanai da Annalisa fingendo di dormire.
-“mamma…dormi!!!???”
-“no tesoro, stavo per venire da te!”
-“volevo dormire in mezzo a voi, ho troppo freddo nel letto da sola”
-“va bene…mettiti in mezzo a noi…vieni.
Io facevo finta di dormire ma il mio pisello pensava ancora al piacere di pochi istanti prima.
Annalisa si sistemò sul suo lato del letto dopo aver sistemato Gina tra sè e me.
Ci misi un bel po’ per addormentarmi o quasi poichè la ragazza si muoveva in continuazione.
Ogni tanto stendeva a caso il braccio che mi toccava ora il fianco ora la gamba.
All’improvviso sentii la sua mano poggiarsi sul mio cazzo dove la lasciò per due o tre secondi poi la ritirò.
Passò un po’ di tempo e risentii quella mano adagiarsi di nuovo sul solito posto; questa volta la tenne a lungo ma la situazione era piuttosto imbarazzante così decisi di girarmi lentamente su un fianco in modo da evitare ulteriori incontri tra il mio cazzo e quella mano.
Non risolsi nulla perchè la ragazza allungò di nuovo la mano.
Decisi di alzarmi e di andare a dormire sul divano ma mi sentii afferrare e sottovoce disse:
-“non ti muovere altrimenti dico a mamma che mi toccavi!”
Davanti a un simile ricatto non potevo che assecondarla.
Mi stesi di nuovo cercando di soffocare i miei sospiri di piacere.
Annalisa dormiva su di un fianco dandoci le spalle e Gina mi segava sotto le coperte.
-“te la stavi scopando ehhhh….vi ho sentiti!” mi bisbigliò
-“ti faccio godere così…non ti muovere!”
Mi scappellava il cazzo fino in fondo lentamente e poi risaliva su chiudendo la punta sotto la pelle del prepuzio.
Io ero li immobile preso dal piacere ma anche dal timore che Annalisa sentisse tutto.
La situazione di essere masturbato da Gina mentre sua madre dormiva a pochi centimetri da noi era folle, erotica e rischiosa.
Ciò che maggiormente mi eccitava era la sfacciatagine e la strafottenza con cui quella troia giocava con il mio cazzo.
Andava con la mano su e giù molto lentamente e quando si accorse che il mio glande era bello gonfio cominciò a segarmi velocemente con una passione che nemmeno in Annalisa avevo mai percepito.
Mi fece schizzare come un pazzo e alla fine mi ritrovai con il ventre tutto pieno di sperma.
-“non ti muovere!” disse
Si chinò silenziosamente sul mio addome e con la lingua raccolse via tutto il liquido.
gnic gnac gnic gnaccc…..sentivo il rumore delle sue labbra e della lingua che mi pulivano dappertutto.
-“questo sciroppo mi farà stare meglio domani!”.
…Verso sera i padroni di casa ci dissero che ci avevano prenotato un tavolo ad un ristorante e che loro avrebbero cenato senza di noi ad un importante incontro di lavoro. “E’ il miglior ristorante della zona, tutto offerto da noi. Desideriamo che passiate un po’ di tempo da soli in intimità e che decidiate con tutta calma”, ci disse Gianni. “Se sarete disponibili per il post-serata che intendiamo organizzare, non dovete fare altro che leggere le istruzioni contenute in questa busta. Potete aprirla quando sarete a cena per parlarne tra di voi”, aggiunse il nostro amico Paolo. Monica infilò la busta sigillata con della ceralacca nella sua borsetta e Salvatore ci accompagnò al ristorante a bordo di una Jaguar. Faceva molto caldo. Mia moglie indossò una maglietta con molto colorata e molto scollata e dei ridotti calzoncini bianchi. Niente reggiseno e perizoma rosso. Si truccò leggermente ed ai piedi mise i suoi altissimi sandali rossi con tacco a spillo. Salvatore ci aspettava con la portiera della macchina aperta e non perse occasione di complimentarsi con mia moglie per il pomeriggio. Notai che accennò una leggera carezza ad una gamba prima di farla accomodare sul sedile posteriore. Sembrava leggermente deluso per il fatto che mia moglie non avesse molto altro da mostrare oltre alle sue splendide gambe abbronzate. La crema doposole che si era spalmata le conferiva una lucentezza davvero eccitante. Fummo accolti dal proprietario del ristorante che ci fece accomodare in una saletta a noi riservata. Due camerieri ci servirono pietanze deliziose. Fu una cena molto tranquilla, ma il pensiero andava sempre a quella busta. Prima del dolce decidemmo di aprirla. Il testo era pressoché il seguente:
“Carissimi Monica e Diego, siamo ad una cena di lavoro con due dirigenti di un importante gruppo imprenditoriale tedesco. Al termine di questo incontro ci piacerebbe proseguire la serata nella nostra villa tutti insieme potendo disporre di Monica come meglio vogliamo, per il nostro, e crediamo anche vostro, piacere sessuale. Tua moglie, Diego, dovrà essere la puttana di quattro maschi che la useranno per tutta la notte per esaudire le loro fantasie più perverse. Puoi decidere di essere presente, ma in tal caso dovrai anche tu ubbidire ai nostri ordini. Altrimenti Salvatore ti potrà accompagnare in un locale che sarà sicuramente di tuo gradimento. Invece Monica comincerà a prendere ordini lì al ristorante direttamente da Aldo (il proprietario) che avete già conosciuto. In qualsiasi momento della cena, in base alla vostra decisione, potete chiedere di essere riportati alla villa per passare una tranquilla serata oppure chiedere il conto ad Aldo, lui capirà, per incominciare la vostra serata trasgressiva. Augurandovi una buona cena, Gianni e Paolo”.
Restammo per un po’ senza parlare rileggendo la lettera alcune volte. Gli occhi di Monica sembravano già carichi di voglia. Le chiesi che cosa ne pensasse. “Se siamo arrivati fino a qui, non è di certo per andare a letto alle 10 di sera. Mi sono bagnata solo leggendo la parte in cui dovrei essere la puttana di quattro uomini perversi. Voglio giocare con loro, però mi piacerebbe che potessi essere lì a vedermi anche se potrai solo ubbidire senza partecipare.” Avevo subito intuito che mia moglie avrebbe accettato. Durante tutta la vacanza aveva provato piacere nel vestire i panni della zoccola umiliata e sottomessa. Quella serata sarebbe stata per lei l’occasione di provare delle sensazione forse irripetibili. Per quanto mi riguarda, invece, avrei preferito non dover sottostare a nessuno dei loro ordini, però la curiosità e il desiderio di vedere ancora mia moglie usata in tutti i suoi buchi erano troppo grandi. Inoltre sarei stato presente nel caso cui la serata avesse raggiunto dei livelli troppo eccessivi. Così decisi che anche io sarei tornato alla villa.
Aldo, il proprietario, era anche lui cinquantenne, ma contrariamente a Paolo e Gianni non poteva certo definirsi proprio un bell’uomo. Alto circa 1.90 cm, aveva un girovita troppo eccessivo e pochi capelli. Ogni qual volta ci raggiungeva al nostro tavolo non perdeva mai occasione di versare del buon vino rosso nel bicchiere di mia moglie sbirciando nella sua generosa scollatura. Monica doveva piacergli molto. Però non poteva sapere che mia moglie è un ottima bevitrice. Se davvero pensava di farle accettare le condizioni della lettera facendole perdere le inibizioni con l’alcool si sbagliava di grosso. Mia moglie si comporta da puttana perché le piace fare la puttana, non certo perché è ubriaca. Se l’avesse saputo avrebbe risparmiato molto molto vino….
Comunque dopo la lettura della lettera capimmo perché Aldo si presentava continuamente al nostro tavolo. Sicuramente non vedeva l’ora che gli venisse richiesto il conto. Il fatto che anche Aldo sapesse del gioco che avevamo in atto con i nostri amici aumentò la nostra eccitazione. Monica si avvicinò a me, vicino alle mie labbra e mi disse sottovoce: “amore, voglio incominciare, ho il perizoma completamente bagnato. Lo sai come sono quando sono eccitata. Tutta questa situazione mi sta facendo perdere il controllo.” E mi baciò in bocca. “Se anche tu ti senti pronto puoi chiamare Aldo per chiedergli il conto”. Non aspettammo molto. Probabilmente Aldo ci aveva visto intenti alla lettura e si presentò da noi chiedendo se avessimo gradito un dessert. “ Va bene così, vorremmo il conto per favore”, gli dissi.
“Ma come, senza prendere il dessert o un caffè? Abbiamo dei buonissimi dolci fatti in casa. Aspettate almeno che vi faccia portare il carrello con tutti i dolci da uno dei miei camerieri”, mi rispose. Un leggero sorriso si stampò sul suo viso incrociando lo sguardo di Monica. Ora era lui a condurre il gioco. Lo sapeva e si sarebbe sicuramente divertito un po’ con mia moglie prima di farci lasciare il ristorante. Il cameriere arrivò col carrello. Monica si fece servire una panna cotta al cioccolato, mentre io ordinai una torta della casa.
“Bravi, avete fatto un’ottima scelta”. Aldo era già di ritorno con uno zainetto nero in mano. “Ora se mi volete scusare, devo solo eseguire quello che mi hanno chiesto i nostri amici comuni Paolo e Gianni”. Un cameriere arrivò con un separè a chiudere l’ingresso della nostra saletta. Eravamo rimasti noi tre soli. Senza la luce della stanza adiacente, la luce della saletta divenne più tenue. “Prima che incominciate il dessert…..Monica, hai deciso di essere usata come puttana…devi spogliarti nuda lasciando solo le scarpe”, disse Aldo con tono deciso. Mia moglie si alzò in piedi e cominciò a denudarsi mostrando prima le sue tette sotto la maglietta. Quindi tolse i pantaloncini e il perizoma rosso restando completamente nuda. Lo sguardo dell’uomo si fece insistente sul corpo di mia moglie, indugiando sulla figa depilata e luccicante. Un lungo sorriso comparve sul suo volto. Forse rimase un pochino sorpreso con la velocità con cui si spogliò mia moglie e che nessuno di noi due oppose alcuna resistenza al suo primo ordine. Questo lo rese certamente più sicuro a continuare. Il corpo nudo e abbronzato di Monica era veramente eccitante. Non c’era quasi nessun segno del costume a rovinarle l’abbronzatura. Completamente assente sul seno e veramente ridotto presso le sue parti intime, a conferma di quanto mia moglie fosse stata disinibita in tutta la vacanza prendendo sempre il sole in topless con dei perizomi talmente minuscoli da lasciare completamente scoperto il culo e da coprire a malapena le grandi labbra della figa. Il mio cazzo si stava indurendo. Anche io avevo lo sguardo fisso su Monica che in piedi aspettava di essere comandata. Penso che entrambi aspettassimo con la stessa eccitazione il resto degli ordini che presto le sarebbero stati impartiti.
“Metti le mani dietro la testa e allarga le gambe, troia” Aldo posò lo zainetto a terra e si avvicinò a mia moglie. Cominciò a palparle le tette con le sue grosse mani pelose, poi scese lungo le gambe e cominciò a sditalinarla. Contemporaneamente prese a succhiarle le tette giocando con la lingua sui suoi capezzoli. Quindi la fece piegare a novanta con la faccia sul tavolo sempre tenendo le mani dietro la testa e si inginocchiò dietro di lei per leccarle il culo e la figa. “Sei una figa stupenda Monica. Mi spiace non poterti inculare, ma ho promesso a Paolo e Gianni che non ti avrei rovinato il culo per non togliergli il divertimento. Guarda zoccola…..”. Aldo si abbassò i pantaloni e le mutande. Aveva un cazzo grossissimo, molto largo e molto lungo (almeno 25cm). Mia moglie si girò per osservarlo. Solo in un paio di occasioni ne aveva presi di così grossi. “Ho promesso ai nostri amici che non ti avrei sfondato il culo stasera, adesso però non vedo l’ora di fartelo sentire nella tua figa da troia. Tu Diego resta lì seduto, fermo. Mi han detto che ti piace vedere tua moglie godere con il cazzo di un altro piantato nella figa. Penso proprio che con questo si divertirà parecchio.” Lo appoggiò per un po’ sul culo di mia moglie mostrandomi in tutta la lunghezza il cazzo che tra poco l’avrebbe fatta godere. Poi lo strusciò sulla figa, si bagnò la cappella con un po’ di saliva e cominciò a scoparla da dietro. Iniziò lentamente per farla abituare al suo cazzo. “Senti come sei bagnata, puttana. Adesso te lo prendi tutto fino alle palle”. Iniziò a fotterla spingendo più forte. Sentivo mia moglie godere mentre Aldo le allargava la figa e il cazzo mi stava scoppiando nella mutande. Su ordine di Aldo rimasi seduto senza fare nulla. La prese per i capelli e aumentò sempre di più il ritmo della scopata. Adesso le grida di mia moglie diventavano sempre più forti. La sua grossa pancia sbatteva contro il culo di Monica provocando un suono continuo. “Mi piace scopare questa puttana Diego. Sta godendo come una cagna.” Mia moglie ruotò la testa verso di me per farmi vedere quanto stesse godendo a sentirsi riempita da quel cazzo gigante. “Allargati il culo con le mani…voglio vedere il mio cazzo che ti entra tutto dentro”, disse Aldo. Monica distese le braccia verso il suo culo per aprirsi le chiappe mentre Aldo continuava a scoparla senza sosta. Vedevo il cazzo di Aldo uscire quasi completamente per poi scomparire di nuovo dentro a mia moglie. “Voglio provare anche la tua bocca da pompinara adesso”, le disse dopo averla scopata per una quindicina di minuti. “Vieni Diego, tienile i capelli in alto dietro la testa. Mi avvicinai per tenere i capelli biondi di Monica. Tolse il cazzo dalla figa e si avvicinò alla bocca di mia moglie per farselo succhiare. Sempre tenendola piegata con la testa sul tavolo le disse di annusare il cazzo che l’aveva appena scopata, poi prese a scoparle la bocca cercando di metterne in gola il più possibile. Dopo qualche minuto Monica cominciò ad aiutarsi nella pompa con la mano destra. Vedevo da molto vicino il cazzo di Aldo scomparire sempre di più nella bocca di moglie che adesso cercava di farlo sborrare segandolo. “Bravissima troia, metti la bocca vicino al tuo piatto adesso…..”, Aldo le tolse cazzo dalla bocca, si segò velocemente con la mano e poi schizzò una lunga sborrata. Molta sborra le finì in bocca, alcuni schizzi sul viso e altri caddero sul dessert di mia moglie. “Ahhhh si puttana, godo. Mi hanno detto che ti piace la sborra….mandala giù tutta vacca”. Poi guardò la sborra finita sulla panna cotta…”adesso puoi finire di mangiare il tuo dolce…sarà ancora più buono.” Monica ancora rossa in viso per la scopata e la sborrata che si era appena bevuta, si sedette e mangiò il suo dolce con il cucchiaino gustandosi ulteriormente la sborra di Aldo e dimostrando una completa sottomissione. Capiì che quella sera avrebbe accettato ogni cosa. La guardammo mangiare il dolce fino all’ultimo boccone. “Lo so che sei eccitato amore… hai il cazzo che ti sta scoppiando, vedrai che farò godere anche te….adesso baciami.” Si avvicinò alla mia bocca e mi baciò con la lingua. Le sue labbra sapevano chiaramente di cazzo. Fu assolutamente fantastico ed eccitante.
“Siete una coppia stupenda”, ci disse Aldo mentre si riallacciava i pantaloni. “Mi piacerebbe proseguire la serata con voi, ma devo sbrigare delle faccende importanti e penso che per voi sia ora di tornare alla villa.” Io ero troppo eccitato per mangiare il mio dessert e dissi che potevamo tornare. Poi Aldo aggiunse: “devo ancora darvi un ultimo ordine. Dentro a questo zaino, Monica, ci sono i tuoi abiti per la serata. Devi indossarli subito e tornare alla villa così vestita. Tuo marito può tornare con te se lo desidera. Tieni, indossa tutto e quando sei pronta chiamami. Vi farò uscire senza essere visti”. Dopo averci lasciati soli abbracciai mia moglie chiedendole se andava tutto bene. “Si è bellissimo, non preoccuparti….voglio continuare e voglio essere scopata ancora. Stasera voglio essere la loro schiava”, mi rispose. Monica aprì lo zainetto e indossò con cura le poche cose che vi trovò all’interno. Delle calze a rete rosa con reggicalze rosa e un reggiseno di pizzo anch’esso rosa che le lasciava il seno scoperto per metà. Scarpe altissime nere con un tacco a spillo dorato. Il colore rosa fu un ottima scelta perché provocava un mix davvero esplosivo unito al colore scuro della sua pelle abbronzata e al colore biondo chiaro dei suoi capelli ricci. Mi guardò sorridendo e aggiunse: “c’è ancora qualcos’altro…”. Un collare nero con un grosso anello sul davanti e un plug anale nero lungo e sottile. Li indossò terminando la sua trasformazione e bagnando il plug anale con la saliva per infilarselo tutto nel culo. Era semplicemente bellissima….l’avrei scopata subito se solo non avessimo avuto il gioco da proseguire. La curiosità di sapere cos’altro sarebbe successo ci stava unendo. Si avvicinò e mi slacciò i pantaloni cominciando a segarmi e infilandomi di nuovo la lingua in bocca. Avrei sborrato in pochi minuti se Aldo non si fosse sporto dal separé per controllare se eravamo pronti. “Non ancora Diego….avrete tutto il tempo che volete più tardi. Adesso Monica deve pensare soltanto a far godere altri cazzi”, ci disse. Rimase soddisfatto della trasformazione di mia moglie. Toccandosi il cazzo da sopra i pantaloni disse che gli stava tornando duro. Esaminò con cura che Monica si fosse vestita con tutto quanto soffermandosi sull’anal plug e toccandole la figa per sentire quanto mia moglie fosse nuovamente bagnata. “Seguitemi, vi farò uscire senza farvi vedere, come promesso. Fuori troverete subito la macchina di Salvatore ad attendervi.” Da una tasca esterna dello zainetto prese alcune cose e legò le mani di mia moglie dietro alla schiena con delle manette, quindi agganciò una lunga catena al collare di mia moglie e strattonandolo fece cenno di seguirlo. “Mi hanno detto anche che sai essere una cagna ubbidiente…. venite con me”. Tirava Monica per il guinzaglio mentre io li seguivo da dietro vedendo lo splendido culo di mia moglie ed eccitandomi sempre di più pensando a quanto fosse porca. Avevo in mano i vestiti con cui mia moglie si era presentata al ristorante. Il rumore dei tacchi a spillo delle scarpe di Monica erano l’unico rumore che si sentiva. Passammo tre piccole stanzette vuote finchè sentimmo alcune voci in lontananza. Ne oltrepassammo un’altra e raggiungemmo l’ingresso di una stanza chiaramente affollata per il vociare che ne proveniva. Prima di entrare Aldo si fermò sorridendo….”senza paura, non vi conosce nessuno qui e ricordate che dovete ubbidire. Vieni zoccola”. Mia moglie si girò verso di me con lo sguardo impaurito. Anche io ebbi un attimo di esitazione. Quel bastardo ci aveva mentito. Aldo però non ci lasciò tempo, entrò nella stanza allungando il guinzaglio e Monica non potè fare altro che seguirlo. La sala si ammutolì di colpo. “Questo è un piccolo regalo per voi amici”. Aldo stava offrendo la visione di mia moglie trattata da cagna ad una decina di suoi amici. Erano tutti oltre i cinquanta, seduti ad un tavolo al centro della sala e commentarono la scena molto volgarmente insultando pesantemente mia moglie. “Ah… e’ questo il puttanone di cui ci hai parlato prima”, disse uno di loro. Quasi non si accorsero di me che restavo un po’ distante, ma squadravano mia moglie dalla testa ai piedi. Sempre tenendola per il guinzaglio, Aldo le fece fare il giro intorno al tavolo. Tutti allungavano le mani per toccarla. Lei ammanettata non poteva respingere nessuno. Qualcuno si accorse del plug anale e lo sfilò infilandoglielo in bocca. Ora anche il suo culo poteva essere aperto dalle loro mani vogliose. Qualcuno si alzò in piedi per toccarla meglio e abbassarle il reggiseno per strizzarle le tette. Osservavo eccitato il corpo di mia moglie accarezzato ovunque con alcune dita saldamente infilate nei suoi buchi per rovistarle il culo o a sditalinarle la figa. “Ha la figa larghissima questa vacca, si sente che è già stata scopata e sicuramente sei stato tu ad aprirla con quella mazza che hai mezzo alle gambe”, disse ad Aldo uno dei suoi amici. Aldo le fece terminare il giro molto lentamente per permettere a tutti di esplorare ogni parte del suo corpo. Anche i commenti volgari su quanto Monica fosse una moglie zoccola o quanto fosse sfondata non ebbero sosta. Poi la fece piegare leggermente in avanti e le infilò nuovamente il plug nel culo. “Mi spiace amici, ma questo è tutto quello che ho promesso di lasciarvi fare con questa puttana”. Mi fece avvicinare e mi ordinò di risistemare mia moglie. “Vieni, Diego, sistema il reggiseno e il reggicalze di tua moglie. Deve essere perfetta per i quattro padroni che questa sera te la chiaveranno fino a sfondarle i buchi e riempirtela di sborra”. Poi tra le risa dei presenti, aggiunse: “visto che ti piace tanto essere cornuto, ricordati che puoi portarmela qui quando vuoi. Potremmo spaccarle il culo per bene prima di riportartela a casa”. Alcuni di loro si abbassarono i pantaloni per farci vedere che anche i loro cazzi non erano da meno di quello del proprietario. Monica aveva i segni delle loro manate su tutto il corpo, ben visibili sul culo per le diverse sculacciate ricevute. Aveva goduto di tutte quelle palpate….lo capiì guardandola in viso appena prima di uscire dalla stanza. Con delusione dei presenti uscimmo dal ristorante. Anche Salvatore, che ci stava aspettando, si soffermò a toccare le tette, il culo e la figa aperta di mia moglie, poi ci fece salire in macchina e partimmo verso la villa. Ogni tanto si annusava le mani per sentire il profumo di figa di mia moglie. Sola sul sedile posteriore Monica non riusciva a restare ferma. Era ancora ammanettata dietro la schiena. “Voglio godere amore, mi sono sentita una troia poco fa….mi hanno fatto eccitare da morire tutte quelle mani addosso. Guarda com’è bagnata la mia figa”. E aprì le gambe per farmela vedere. Anche Salvatore rallentò per girarsi e guardare la figa gocciolante di mia moglie. Fermati Salvatore, non resisto. Salvatore si fermò dopo poco in una stradina secondaria. Poche svolte e fermò la macchina. Feci scendere Monica e tirandola per il guinzaglio la posizionai a novanta sul cofano della macchina per scoparla. Fu bello fotterla come una vacca a pochi passi dalla strada dove altre macchine stavano passando. Godemmo tutti e due dopo due minuti, eravamo troppo eccitati per tutto quello che era successo. Sborrai tutto sul suo splendido culo ancora tappato dal plug anale. Salvatore invece era rimasto al posto di guida e guardò la spettacolo dal vetro vedendo le smorfie di piacere sul viso di Monica e segandosi il suo piccolo uccello. Appena vide che mi stavo ricomponendo, scese dalla macchina, continuò a segarsi vicino al culo di Monica e si svuotò le palle sul corpo di mia moglie. Prima di ripartire Salvatore mi disse che non potevamo sporcare la macchina. Mi allungò dei fazzolettini coi quali dovetti pulire il culo di mia moglie dalle due sborrate. Nel frattempo Monica mi confessò di non essere per nulla appagata e di voler continuare quel gioco perverso. Ritornammo alla villa a mezzanotte appena trascorsa. Il pensiero che tra poco mia moglie sarebbe stata schiava di quattro maschi mi fece nuovamente eccitare…
Lorena
Da alcuni anni ho scoperto la mia passione “segreta” per i travestiti e, grazie agli annunci pubblicati sui siti specializzati, ho avuto modo di conoscerne ed incontrarne alcuni. Con Marco (per me Lorena) si è però instaurato un rapporto privilegiato. Già dalla prima volta che ci siamo incontrati, ho provato per lui/lei una emozione superiore. Ricordo che, dopo un fitto scambio di e-mail, Lorena accettò di incontrarmi a casa sua. Quando arrivai, mi trovai di fronte un sensualissimo travestito 35enne . Marco/Lorena era truccata di tutto punto, ma non in modo volgare o eccessivo, con una parrucca di capelli neri lunghi e mossi . Indossava una vestaglia da camera classica, ricamata, lunga sino al ginocchio e calzava dei bellissimi sandali con tacco vertiginoso. Dopo un comprensibile iniziale imbarazzo da parte di entrambi, lei mi offrì da bere e facemmo conoscenza. Mentre parlavamo, la tensione diminuiva lasciando lo spazio ad una nascente eccitazione. Infatti, mentre eravamo seduti sul divano, non potei fare a meno di guardarle le splendide gambe che aveva magistralmente accavallato lasciando intravedere gli orli di bellissime calze velate nere, tenuti in tensione da un reggicalze anch’esso nero. Notando che mi ero quasi incantato, Lorena mi chiese a bruciapelo:- “Ti piacciono?”, non so se riferendosi alle calze o alle gambe. Bastò solo che rispondessi “moltissimo” perché Lorena si alzasse e, con lentezza e maestria quasi da consumata spogliarellista, si slacciasse la vestaglia, facendosela scivolare ai piedi ed esibendo un completino intimo di colore nero veramente notevole. Indossava un reggiseno imbottito di pizzo e delle mutandine trasparenti. Come ho già detto, reggicalze e calze nere, molto velate che, tra l’altro, sono sempre state la mia passione. Il corpo era perfettamente depilato e la carnagione abbronzata in maniera uniforme. Tale visione mi cagionò un immediata e violenta erezione tanto che il membro, compresso nei pantaloni, mi faceva male. Mi avvicinai a Lorena e la strinsi tra le mie braccia, baciandola sul collo e leccandola dietro i lobi, mentre le mie mani le accarezzavano dapprima la schiena e poi i sodi glutei. Lorena dimostrò di apprezzare molto questo approccio tanto che avvicinò la sua bocca alla mia e le nostre lingue si fusero per un lungo e voluttuoso bacio. Ormai ero eccitatissimo. Iniziai con continui baci e leccate a scendere lungo lo splendido e fremente corpo di Lorena. Mi ritrovai con il viso all’altezza del suo bacino. La mia lingua guizzava sulle sue mutandine. La girai e contemporaneamente gliele sfilai. Ebbi, davanti agli occhi, la visione del suo meraviglio culo. Forma rotonda, pelle liscia e più pallida rispetto al resto del corpo, perfettamente glabro. Poteva benissimo essere scambiato per un sedere femminile e, forse, anche meglio. Dopo alcuni istanti in cui rimasi a contemplare quell’opera d’arte, non resistetti ed iniziai a leccare e mordicchiare quelle succulente chiappe. Lorenza, gradendo il trattamento, si piegò leggermente in avanti ed io, che ero inginocchiato dietro di lei, divaricai con le mani i suoi glutei intravedendone così il bellissimo, nero, ed osceno fiorellino. Mi tuffai con il volto dentro quello splendore e leccai instancabilmente il suo buchetto con avidità, umettandolo per bene ed infilandogli ripetutamente la punta della lingua, aiutato in questo dal movimento ondulatorio di Lorena che gemeva e mi incitava. In quella posizione riuscivo anche, e con piacere, a leccare la base dei testicoli di Lorena che erano piccoli come noci ma lisci, depilati e profumati. Dopo svariati minuti di questa pratica, Lorenza si giro esibendomi davanti al volto, il suo cazzo eretto, di normali dimensioni, ma bello duro. Era ciò che aspettavo. Lo ingoiai famelico, leccandolo, baciandolo, passandogli la lingua dalla radice alla punta, succhiandogli i testicoli con ingordigia. Contemporaneamente le mie mani accarezzavano quelle stupende cosce velate dalle calze. Ero all’apice della voluttà e non mi ero ancora spogliato. L’uccello mi tirava in modo pazzesco, facendomi male, e sembrava chiedermi disperatamente di liberarlo dai pantaloni. Lorena, evidentemente avvedutasi di ciò, si staccò da me e, dopo avermi fatto risedere sul divano e toltimi i pantaloni, iniziò a leccarmi lo scroto e, con la punta della lingua, a risalire e scendere lungo la mia asta, che era dura come l’acciaio, senza peraltro quasi toccarla con le mani. Tutto ciò mi provocava dei brividi intensi lungo la schiena e credo che solo la maestria dimostrata da Lorena in tale circostanza mi abbia evitato di venire immediatamente. Infatti, intervallava la sua lenta azione con brevi pause che mi consentivano di riprendere un minimo di controllo sui miei sensi. Dopo alcuni minuti di questa pur entusiasmante pratica, Lorena, guardandomi intensamente negli occhi, mi chiese se volevo possederla. Era come chiedere ad un bimbo se volesse un regalo. Mi sentivo al settimo cielo. In un batter d’occhio, e senza alcuna difficoltà rispetto ad altre volte in cui avevo in detta circostanza avuto un afflosciamento di tensione, mi infilai il preservativo avvicinandomi a Lorena che si era già posizionata alla pecorina. Indirizzai la punta del membro verso quell’agognato pertugio che mi si apriva di fronte, e che già avevo abbondantemente umettato con la mia saliva e l’inserimento fu dolce, aiutato dalla spinta graduale che Lorena fece con il suo bacino. Una volta dentro di lei, sentii il suo sfintere avvolgere perfettamente il mio uccello, irradiandolo piacevolmente del suo calore, ed iniziai con un lento andirivieni, ben sapendo che non avrei resistito tanto visto il mio grado di eccitazione, ormai al limite. Infatti, dopo alcuni colpi, sentendomi il basso ventre ribollire, aumentai il ritmo delle spinte facendo gemere di piacere la mia partner. Ormai ero fuori controllo Non resistevo più. Feci appena in tempo ad estrarre il pene dal culo di Lorena, e liberarlo dal preservativo, che esplose in un primo violentissimo spruzzo di sperma che la raggiunse nei capelli. Seguirono violente contrazioni che liberarono fiotti di liquido biancastro che inondarono la schiena della mia amante. In quegli istanti, venni inebriato da un parossistico piacere che mai avevo provato prima di allora. Abbracciai Lorena e la baciai profondamente in bocca. Nessuno mi aveva mai fatto godere come lei e mi spiacque solo che, quella prima volta, forse durata troppo poco per lei. Ebbi comunque modo di rifarmi altre volte con Lorena per la quale, forse, è riservato anche un pezzetto del mio cuore.
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 7)
Non si fece attendere molto, lo sentii gemere e nekko setsso momento sentii il suo cazzo vibrare nel mio culo. Lo sentii muoversi all’indietro, quasi come se avvesse sparato un colpo e ci fosse il rinculo, mentre un primo fiotto di sborra trovava la strada tra le mie viscere.
Senti la sborra penetrarmi violentemente mentre il suo cazzo dava ancora due o tre spinte per svuotarsi del tutto nel mio culo.
Le sue mani mi strinsero i piccoli seni mentre si avvinghiava a me sempre piu stretto e gemeva.
-Sei la mia puttanella, la mia troietta. Ti sborrero’ neò culo tutte le volte che vorrai. Promettimi che nessuno avra’ mai il tuo culo senza il mio permesso. Giuramelo, solo io ti devo inculare….ohhh – e cosi’ dicendo continuava a sborrarmi dentro.
Poi tolse il cazzo dal mio culo, io mi sollevai leggermente per facilitare l’uscita del cazzo e una scoreggia seguita da un fiotto di sborra gli inondo’ la pancia.
Mi sedetti sul sedile stremato dalle sue spinte edal suo cazzo. Lui si puli’ la pancia, tiro’ su i pantaloni e disse:
– Ora andiamo, ho una sorpresa per te, vedrai che ti divertirai.-
Mise in moto la macchina e parti’. Arrivammo in un albergo sulla Pontina, parcheggio’ lamacchina ed entrammo.

Alla reception disse che ero suo figlio. Il portiere mi diede uno sguardo non mlto convinto, ma non disse nulla e gli consegno’ la chiave della stanza 69, un bel numero.
Entrammo nella stanza e lui mi disse di fare una doccia e che mi averbbe raggiunto dopo.
Entrai nel bagno, mi spogliai e mi buttai sotto la doccia.
Mentre mi lavavo per bene, lo sentii entrare. Era nudo e aveva il cazzo moscio.
– Inginocchiati –disse – e famelo venire duro, prendilo in bocca –
Non me lo feci dire due volte, e mentre l’acqua scrosciava, mi inginocchiai e aprii la bocca.
Lui mi prese la testa fra le mani e la diresse verso il suo cazzo moscio. Lo presi con la mano destra e lo misi in bocca, era morbido e caldo.
Cominciai a leccarlo con la lingua fin dentro la cappella e a succhiarlo mentre gli toccavo le palle e lui spingeva la sua testa contro la sua pancia.
Non ci volle molto precheì diventasse duro e lo sentisi arrivare sino a toccarmi l’ugola.
Le spinte diventarono sempre piuì forti e veloci.
Stava scopando la mia bocca quasi come fosse il mio culo.
La cappella sbatteva contro l’ugola, e si infilavanella gola ostruendola e facendomi tossire ma le sue spinte non si fermavano, poi ad un tratto lo tolse dalla bocca.
Io rimasi in ginocchio con la bocc aperta, mentre lui stringendosi il cazzo con la mano siistra diceva.
– Oddio non voglio sborrare ancora, vieni qui amore, ti voglio sborrare nel culo. –
Cosi’ dicendo mi prese in braccio, mi sollevo’ di peso e mi disse di aprire le game e di metterle intorno alla sua vita.
Mi appoggio contro le piastrelle della doccia e poi sentii il suo dito medio penetrarmi il buchetto del culo.
Io strinsi di piu’ le gambe intorno alla sua vita mentre il mio cazzetto che era diventato duro gli sbatteva sullo sterno.
Mi sollevo’ ancora un po’ e poi lo sentii prendere ilcazzo e puntarmelo sul buchetto del culo.
Spinse dentro con forza e lo sentii entrare prepotentemente nel mio culo, ma non duro’ molto, dopo due spinte sentii di nuovo il cazzo vibrare e inondarmi il culo di sborra mentre lui gridava come un ossesso.
– Ti inculo, ti inculo, sei mio ti sborro dentro, ti inculo.
Rimanemmo sotto la doccia avvinghiati per qualche minuto fino a che il suo cazzo moscio scivolo’ fuori dal mio culo mentre io gli pisciavo sulla pancia. Il mio piscio allora si mischio’ alla sborra che mi usciva dal culo e cadeva sul piatto doccia formandodei ghirigori gialli e cremosi.
– Lavati bene – disse – e riposiamoci un po’, fra poco arrivera’ la tua sorpresa! –
Non avrei mai immaginato quello che sarebbe successo dopo.
(continua)
La mia passione per le BBW
Fin da quando ero un bambino sono stato sempre attratto dalle donne bene in carne, le cosidette BBW. Forse il motivo è dovuto al fatto che la mia dolce tata lo era mentre la mia matrigna era invece magra come un grissino, o forse perchè la prima donna che ho visto nuda era la mamma di un mio amichetto ed anch’essa era “enorme” agli occhi di un bambino di sei anni. Sia ben chiaro non è che mi ha m*****ato o altro perchè l’ho vista di sfuggita a casa sua mentre si toglieva il costume forse dimentica del fatto che io ero stato invitato dal mio amichetto per giocare.
le ipotesi possono essere molteplici ma il risultato è sempre lo stesso: sono sempre stato attratto dalle BBW ed oggi, che ho 40 anni suonati, sono le mie “prede” preferite.
Mia moglie è una mamma, una bravissima amministratrice, un’ottima impiegata con successo (è un manager), volendo è anche una brava cuoca ma … non è una brava amante.
Il poco sesso che facciamo è per me insoddisfacente rappresentato dalla classica posizione del missionario senza mai una variante per non dire altro tipo un bocchino o l’inimmaginabile anale.
Ogni volta io ci provo anche se so quale sarà la sua risposta ma lo devo fare per … immagine.
Infatti quello che non posso fare con lei lo faccio con le mie amate BBW e, volendo essere cattivo, grazie anche all’aiuto della mia gelosa mogliettina perchè molte delle sue amiche rientrano in questa categoria, al contrario di lei. C’è chi lo è diventato dopo aver fatto un figlio incapace di perdere i chili accumulati durante i mesi della gestione, chi lo è diventato per golosità e chi lo è di natura.
Tra tutte queste preferisco quelle che rientrano nella seconda categoria perchè incapaci di res****re alle tentazioni, mentre le ultime sono più sicure di sè ed è più difficile convincerle. ma quando ci riesci … hai fatto tredici!
Dopo che mi sono fatto la sua miglior amica, che giornata indimenticabile è stata per noi due, deve essersi sparsa la voce perchè le occasioni sono rimaste invariate ma non … quelle divertenti.
FRANCESCA
La conosco da circa quindici anni, cioè da quando ho conosciuto mia moglie che me l’ha presentata come la sua amica del cuore, e mi ha sempre attizzato ma non potevo certo farmi avanti. Vederla quasi tutte le settimane era diventata una routine. Uscivamo per le vie di Roma per fare una passeggiata, o magari in qualche centro commerciale, e lei era quasi sempre presente (da sola). Più volte si è scusata per questo ma non mi ha dato fastidio, anzi. Il più delle volte, soprattutto nei centri commerciali, prendeva a braccetto mia moglie e d iniziavano a chiacchierare delle amiche, di quello che le era successo, oppure raccontava l’ennesima dieta miracolosa che si infrangeva davanti al primo gelato. Ebbene loro camminavano ed io restavo indietro godendomi la vista di quel culone messo in contrasto con quello di mia moglie.
Finalmente dopo tanti anni l’ho incontrata “casualmente” all’ora di pranzo mentre camminava per andare a casa.
“Ciao Francesca” le dico quando arrivo abbastanza vicino
Lei si ferma e cerca di capire da dove veniva quella voce. Quando mi ha visto mi ha abbracciato come fanno le vecchie amiche chiedendomi cosa stavo facendo da quelle parti
“sono andato da un cliente e sto cercando un posto dove pranzare. Mi vuoi fare compagnia? Mi farebbe piacere!”
“certo Luigi lo sai che quando si tratta di mangiare io non mi tiro mai indietro ahahah”
“dai andiamo allora ma andiamo in un posto tranquillo. Ho il rimborso spese quindi sfruttiamolo!”
Mi ha portato in un ristorantino lì vicino ben accogliente con pochi tavoli occupati (dopo ne ho capito il motivo).
L’ho portata al tavolo più appartato possibile ,vicino al muro, facendola sedere di fronte a me ed ho ordinato subito una bottiglia di acqua ed una di vino bianco frizzantino. Dopo aver ricevuto le ordinazioni il cameriere ci ha lasciati tranquilli dandoci la possibilità di parlare tranquillamente.
“Allora Francesca cosa mi dici di nuovo? E’ un po’ di tempo che non ci vediamo! Novità per il lavoro?”
“Lascia perdere Luigi è meglio non parlarne. Per una come me ci sono poche possibilità! Sai tutti cercano più la bella presenza che l’esperienza. Alla fine mi toccherà accettare il lavoro che mi ha offerto mio fratello, ma proprio non vorrei farlo. Mi sembra che lo faccia più per misericordia che per reale necessità.”
“Pensavo che avresti avuto meno difficoltà e proprio per, scusami, la tua presenza. Una donna come te da subito un’immagine di serietà a qualunque società! E poi perchè ti sottovaluti così tanto? Tu sei una bellissima donna e se non fossi la miglior amica di mia moglie … ci avrei fatto un pensierino! Mi raccomando però questo non dirlo a lei”
“come sei gentile Luigi, anche se so che lo dici solamente per amicizia!
“guarda Francesca se pensi questo mi offendo. Io sono sempre serio, mi conosci ormai da tanto tempo e lo sai. Tu promettimi di non dire nulla a mia moglie ed io ti offrirò oltre al pranzo anche il … gelato da gustare a casa tua!”
Francesca è rimasta a bocca aperta nel sentire queste parole. Ho visto la sua lotta interiore per rifiutare l’invito ma sapevo che avrebbe accettato visto che rientra nella categorie delle golose. Non riescono a res****re alle tentazioni!
Il cameriere finalmente portò i primi, avevo fame veramente, sbloccando almeno per il momento la situazione. Assaggiai i spaghetti allo scoglio che avevo ordinato e notai che Francesca stava ancora pensando.
“Guarda” le dissi “se ti ho offeso, perdonami. Ti chiedo solamente di non dire nulla a mia moglie, anche per il suo bene. Cosa farebbe? Il mondo le crollerebbe addosso per un tentativo andato male. Comunque i spaghetti sono fantastici. Assaggiali!”
Francesca lo fece quasi controvoglia ma poi, sentito il sapore, cominciò a mangiare di buon gusto.
Devo dire che pur sapendo come sarebbe andata a finire ero sulle spine. E se mi sbagliavo? Decisi di tornare alla carica dicendole “il dolce lo prendiamo qui o preferisci prenderlo a casa?” Lo so sono una carogna ma nella vita a volte bisogna comportarsi come tale per vincere.
Lei mi guardò con gli occhi tristi e alla fine parlò dicendo:
“preferirei prenderlo a casa mia ma ancora non sono sicura se parli seriamente o se mi stai prendendo in giro!”
Udite quelle parole mi tolsi una scarpa e alzai il piede mettendolo direttamente in mezzo alle sue gambe e le dissi “hai ancora dubbi?”
“chiedi il conto, e fai presto” mi rispose sorridendomi
Anche se casa sua fosse stata lontana qualche chilometro ci avremmo ben poco ad arrivarci. Francesca camminava talmente veloce che facevo fatica a starle dietro.
Entrai nell’ascensore dietro di lei e subito le palpai il facendola ansimare. Cazzo, erano anni che lo volevo fare ed ora me lo potevo godere.
Lei si girò e mi mise la mano sul pacco e dopo aver sentito la consistenza si passò la lingua sulle labbra gustandosi il momento, ma mai quanto me.
Appena chiusa la porta di casa le nostre bocche si unirono per la prima volta. Le lingue si cercavano e si sfuggivano cercando di esplorare il più possibile la bocca altrui sentendo i sapori del pranzo appena fatto. Le mani erano alla continua esplorazione del corpo altrui facendo aumentare la già consistente eccitazione. Mi ritrovai con i pantaloni calati senza quasi accorgermene e con il cazzo impugnato dalla sua mano che lentamente lo massaggiava mentre ansimava a causa della mia mano che era arrivata finalmente, e devo dire con qualche difficoltà, dentro le sue “mutandine”.
“Andiamo in camera da letto che staremo più comodi” mi disse con voce roca
La seguii togliendomi la giacca e sbottandomi intanto la camicia. Appena entrati mi spogliai completamente e velocemente per farle capire quanto la desiderassi e le dissi di spogliarsi lentamente per darmi la possibilità di gustarmi la vista del suo corpo passo dopo passo.
Quando vidi le sue enormi poppe pensai che dovevo assolutamente farmi fare una spagnola ma quando si tolse le mutande rimanendo completamente nuda e vidi la sua succosa e fica dovetti fare uno sforzo per non godere all’istante.
Salì sul letto e si attaccò al cazzo succhiandolo con maestria segno che almeno in questo non era una santarellina. Sicuramente qualche ragazzo l’avrà avuto e quella è la cosa più comoda da fare in una automobile per una donna come lei e a noi uomini piace tantissimo!
“fermati e sdraiati sul letto” le dissi all’improvviso e lei obbedì all’istante capendo le mie intenzioni.
Le presi i seni in mano giocando con quegli enormi boccioli rosa che erano i suoi capezzoli facendola eccitare ancora di più. Quando la mia mano scese verso il pube la vidi tremare dal desiderio ed un “oohhhh” uscì dalla sua bocca socchiusa a forma di O quando le toccai per la prima volta il clitoride. Dopo un leggero massaggio i lamenti aumentarono insieme ai movimenti del suo corpo (o dovrei dire del letto) e godette lanciando un urlo liberatorio prolungato.
Le misi il cazzo in bocca e scesi a leccarle la fica grondante di umori e lei si concentrò sui movimenti della mia lingua sul clitoride e si adeguò al mio ritmo. Mentre godeva per la seconda volta le affondai tutto il cazzo in bocca perché sentiva che stavo per godere cosa che feci inondandole la gola con spruzzi di bollente sborra e lei non potè far altro che ingoiare.
L’eccitazione era talmente tanta che il cazzo mi rimase in tiro come se niente fosse accaduto il che mi diede la possibilità di cambiare posizione ed infilarlo decisamente in quella accogliente ed umida caverna .
I suoi gemiti di piacere erano per me un afrodisiaco per non dire dei suoi incitamenti a spingere sempre di più e più forte.
“mettiti alla pecorina” le dissi con il fiatone e lei fu ben felice di farlo
Vedendo quel culo enorme davanti ai miei occhi mi sentii veramente felice. Mi sentivo come mai era capitato precedentemente.
Mentre la stantuffavo il suo corpo sballottava all’impazzata ed io quando le allargai le chiappe e vidi quell’invitante buco marrone che era il suo ano non riuscii a trattenermi per molto.
Per non correre rischi, non penso che prendesse la pillola e non avevamo nessun profilattico, fui costretto ad uscire velocemente dicendole
“girati, veloce”
E feci appena in tempo a vedere la sua faccia per dare il via libera al mio orgasmo e godere urlando per l’immenso piacere innaffiandole il viso e le tette.
Rimanemmo per qualche minuto distesi sul letto chiacchierando e stuzzicandoci ma ormai era tardi e la dovetti salutare.
Davanti alla porta mi chiese se ci saremmo mai più rivisti come amanti ed io le risposi
“Francesca, non sono Paganini. Concedo volentieri i bis. Ma sappi che ogni volta voglio di più. Quindi sai fin da ora cosa mi aspetterò da te”
“luigi , il sesso anale non l’ho mai fatto e non credo che lo farò mai tanto meno con un cazzo del tuo calibro”
“pazienza allora” ed uscii baciandola sulla guancia