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Al cinema a Luci rosse

Una sera io e mio marito siamo usciti per andare a bere un aperitivo, io dopo due cuba libre ero molto brilla e prima di rientrare a casa, pensammo di fare quattro passi anche per smaltire visto che la temperatura era molto gradevole.
Di vetrina in vetrina, passammo davanti ad una sala cinematografica a luci rosse, con le locandine della proiezione chiaramente ammiccanti ed esplicite. A quella vista mi si accese la lampadina ed anche il mio inguine subì un forte afflusso di sangue. Chiaramente mi stavo eccitando e, francamente, in quel momento desideravo fortemente di entrare a vedere il film: ma non per il film quanto per l’atmosfera che c’è in quel tipo di sala.
Ci avviammo verso la porta che immette alla sala e quando la aprimmo, fummo investiti dai mugolii femminili e maschili del film che non vedevamo ancora, visto che prima di entrare in sala c’è un grosso e pesante tendone.
Lo scostammo con fare, al dire il vero, un po’ timido scoprendo in quel momento che i mugolii erano di un trio formato da due uomini che stavano pompando insieme e a tutto spiano una donna in una meravigliosa doppia penetrazione e intuendo la forte eccitazione che vi era in sala.
Ci dirigemmo nel buio del fondo della sala passando davanti al alcuni uomini in piedi nella penombra per accomodarci nell’ultima fila uno spettatore si alzò per farci passare.. ne approfittò per palparmi il sedere mentre gli passavo davanti e indossando un corto vestito di tessuto molto leggero si accorse subito che non indossavo le mutandine.
Per l’eccitazione i miei capezzoli avevano assunto una durezza tale che alzavano il lieve tessuto del vestitino leggero che portavo senza reggiseno.
Incurante delle altre persone, mio marito non riuscii a non accarezzarmeli e sollecitarli con il palmo della mano, strappandomi un lieve sospiro. Baciandomi sul collo, cominciò ad accarezzarmi le cosce che seduta si erano scoperte fino al bordo delle calze autoreggenti mi aveva abbassato il vestito scoprendomi il seno, una quarta abbondante. Divaricai leggermente le gambe non portavo le mutandine e mio marito ne approfittò di infilarmi le dita fra le labbra della figa, ero già molto bagnata dalle secrezioni determinate dall’eccitazione. si aprì la cintura, e abbassata la cerniera lo estrasse dalla mutande; lo stringevo in mano accarezzandolo era durissimo dall’eccitazione e non riuscii a trattenersi mi sborrò nella mano.
Ritrassi la mia mano e guardai verso lo spettatore seduto nella nostra fila al quale non era sfuggito nulla. Mi pulii la mano leccando la crema di mio marito meglio che potevo la scena aveva attirato più sguardi che le scene del film, mio marito andò in bagno lasciandomi sola nella sala. L’uomo che era accanto ne approfittò subito e venne sedersi accanto a me io ero ancora con le cosce scoperte le gambe divaricate per lasciarmi trastullare la figa il meglio possibile, intravidi mio marito uscire dal bagno aveva visto che il suo posto era occupato e per non rovinare il momento si nascose dietro il tendone, da un lato, di modo da potere osservare la scena senza essere visto.
L’uomo accanto a me senza dirmi nulla si accovacciò e sparì in mezzo alle mie gambe ero eccitatissima e mi sentivo anche molto troia lo lasciai leccarmi la passerina e per agevolarlo appoggiai i piedi sui sedili accanto, e portando avanti il bacino mi offrì alla lingua di questo occasionale compagno di giochi nel frattempo dietro nel buio dell’ultima fila erano giunti in tre o quattro mi stringevano i seni si contendevano i centimetri di pelle da palpare io intanto oscillavo il bacino per farmi maggiormente penetrare dalla lingua ero ancora brilla dai drink e questo sentirmi le mani addosso mi faceva eccitare da morire l’uomo che me la leccava era bravo ci sapeva fare e questo contribuii a lasciarmi andare sempre di più, anche sapere mio marito che spiava non faceva altro che aumentare la mia eccitazione.
L’anonimo leccatore si rialzò, e mentre si abbassava i pantaloni, mi fece girare con le ginocchia su due sedili contigui in modo che potessi divaricare bene le gambe, nella posizione alla pecorina. Questa è una posizione particolarmente eccitante per me perché mi permette di trastullarmi il clitoride mentre vengo scopata od inculata.
stavo con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta, mi stavo gustando le leccate di tutti e due i buchi che il compagno occasionale mi stava dando, in attesa di farmi impalare da dietro. Intanto gli altri infoiati dalla scena erano con il cazzo in mano continuavano a palparmi le tettone penzolanti uno dei tre con un bel cazzo non troppo lungo ma piuttosto grosso senza chiedere permesso me lo mise davanti alla bocca prendendomi la testa d’istinto lo avvolsi con le labbra mi aveva tappato la bocca lo stavo succhiando quando l’uomo alle mie spalle mi infilo in un affondo solo il suo cazzone lo sentivo contro l’utero e i suoi testicoli che mi sbattevano contro il clitoride cosa che mi provocò un gridolino di piacere che non riuscii a trattenere. L’improvvisato amico mi stava stantuffando con un ritmo cadenzato ma lento che mi provocava un intenso piacere ero in preda ad un lento ma intenso orgasmo, l’uomo lo spingeva per impalarmi fino in fondo; ad un tratto anche il movimento dello scopatore della bocca aumento il ritmo ebbe il suo orgasmo sparandomi una sborrata in bocca, avevo leggermente aperto la bocca e lasciavo defluire il flutto, con la bocca ancora piena di sperma mi misi a succhiare un altro cazzone che mi ero ritrovata davanti appena si era spostato l’altro mentre l’amico di dietro mi teneva per le tette mentre continuava a scoparmi ero già venuta una volta e mi preparavo per il secondo interminabile orgasmo era un piacere incredibile un calore che mi saliva da in mezzo le cosce fino a penetrarmi nel cervello, mi vedevo come in terza persona seduta alla pecora su una poltroncina sporca da tante seghe di guardoni dei cinema porno con un uomo che mi stava scopando avevo da poco ricevuto caldi schizzi di sborra in bocca e stavo per ricevere una seconda ondata da un ‘altro cazzo nel buio mentre diverse mani mi toccavano adesso il culo le tette, e mio marito si gustava la scena nel vedere la sua troia come mi chiama lui comportarsi appunto da tale, anche l’altro uomo sborro in contemporanea con l’uomo che mi montava che mi riempi le cosce di sperma che stava colando sulle ginocchia mentre avevo anche il collo e il viso una maschera di sborra calda che colava, volevo smettere ma altri tre uomini che erano in coda aspettando il loro turno me lo impedirono infatti come i due che avevano appena terminato si spostarono subito un altro si mise dietro per penetrarmi aveva un cazzo enorme per fortuna ero fradicia di umori, perché lo sentivo veramente grosso, ero già venuta per la seconda volta adesso volevo solo smettere per tornarmene a casa, mi lasciai usare a quel punto aspettavo solo che terminassero usata come una vacca da monta e ricevetti la terza sborrata in bocca della sera il sapore acre e il liquido caldo che mi colava mi procurò ancora piacere cerebrale e il cazzone che mi stava sfondando stava diventando di nuovo piacevole, e quando lo tolse per sborrare schizzandomi sulla passera mi strusciai le dita sporche di sperma sul clitoride e raggiunsi in pochi secondi il mio terzo orgasmo.
Mi alzai e praticamente nuda se escludo le autoreggenti mi recai al bagno a pulirmi con mio marito che mi seguiva con il vestito in mano non mi vergognavo di certo perché i pochi presenti in sala mi avevano schizzato addosso loro lo sperma che andavo a ripulire.

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La mia matrigna mia ha scoperto mentre mi stavo ma

Vivo con una matrigna di 53 anni, io ne ho 30, e lei è una donna che mi ha sempre attizzato perchè è proprio come piace a me fisicamente:
formosa, con una quarta di seno almeno, gambe affusolate ma non secche, un bel sederone e sopratutto dei piedi fantastici, e questo a me fa impazzire perchè io adoro i piedi femminile e il feticismo in generale.
Una sera eravamo in casa, lei in cucina con una sua amica di circa 48 anni anche lei molto attraente, e sopratutto entrambe vestite molto sexy, probabilmente per poi uscire a divertirsi come fanno solitamente, indossavano sandali molto eleganti neri e tacchi a spillo almeno da 12.
Io nel frattempo vado in bagno e vedo che sul termosifone lei ha lasciato le sue autoreggenti nere, quelle che indossava durante la giornata, cosi le prendo le annuso e poi mi masturbo fino a sborrargli dentro.
Prima di uscire, dopo circa un oretta, la sua amica viene prima a salutarmi e cosi la vedo con questi tacchi altissimi e devo essere sincero, mi fa un sesso incredibile anche lei, non passano certo inosservate entrambe, sicuramente non andavano a casa vestite cosi!!
Cosicchè saluta me e se ne va via da sola, la mia matrigna come immaginavo se ne va in bagno insomma si prepara per andare a letto, non esce come pensavo.
Ed io son gia con l’ansia perchè penso: avrà visto le autoreggenti oppure no?
beh solo un cieco nn avrebbe notato!
Ed aspetto… lei sta 10 minuti buoni nel bagno, poi la sento uscire e………. incredibile sorpresa:
entra in camera mia e sotto la vestaglia azzurra vedo che indossa le calze nere, quelle calze nere e in fondo sono ancora bagnate di sperma si vede.
Io mi sento imbarazzato tanto da aspettarmi un ceffone o altro.
Invece no, si siede sul letto proprio dietro di me e io le dico: tutto bene, vai a letto?
lei risponde: si tra un pochino….. tu cosa fai?
poi un attimo di silenzio………
ehm niente parlo con degli amici su internet, solite cose….
e lei: ah si chissà quante cose avrai da raccontare a questi tuoi amici, sei sempre li attaccato ai tuoi computer!
sono in evidente imbarazzo io, cavolo con la coda dell’occhio guardo in basso e si vede bene la calza sporca e bagnata del mio sperma di mezzora fa. ma non so che cosa dire pero.
Piu o meno passano 3 o 4 minuti in silenzio solo la voce del film che stavo guardando.
Poi si alza e mi dice con un sorrisetto quasi sarcastico: dai ti lascio alle tue cose, io vado a dormire, intanto ora voglio capire come funziona e che effetto fa.
ed io: effetto fa cosa?
Lei mi da una pacca sulla spalla e rispondo: lo sai bene caro furbacchione! non pensare di divertirti solo tu sai! poi facciamo due chiacchiere intanto magari rimetti a posto le cose dove le ho messe io, con quello che costano, se non ti è troppo disturbo!
lo sai che non si curiosa nelle cose intime delle donne?
Io muto e testa china……….. credo si riferisse ad una scarpa nuova che ho preso oggi, credo che la cercasse ma io l’avevo nascosta perchè era talmente imbrattata che non potevo rimetterla al suo posto.
e poi le calze indosso sporche……… boh non so che dire. ma ora sono eccitatissimo
beh a dire il vero dopo che ho visto il suo piede anzi la scarpa poggiata li e il suo odore di calza indossata mi è salito fino in gola è stato un attimo avere una erezione senza nemmeno accorgermi e lei allora abbassa lo sguardo proprio li!
Non ho nemmeno fatto in tempo ad accorgermi della cosa è stata automatica e lei visto che si è accorta mi chiede cosa avesse provocato quella reazione. Io rosso da paura in faccia e impacciatissimo dico che questa specie di scena a me fa eccitare, che adoro la donna che si veste elegante e attraente, ma lei credo abbia gia capito che io volevo proprio quel tipo di situazione particolare per eccitarmi cosi tanto, cosi mi dice di stare tranquillo e che sarebbe rimasto un nostro segreto, ma che era molto curiosa perche’ voleva sapere che cosa si prova sessualmente a fare o vedere quel tipo di cosa, dice di non capire come una donna possa fare eccitare un uomo cosi tanto da fare diventare il pene completamente eretto solo guardando o toccando una calza di nylon o delle scarpe sexy.
Mi ha chiesto se mi piaceva guardarla con indosso il collant e sopratutto quei sandali perchè aveva notato che ultimamente sparivano piu di frequente o li trovava “strani” e se desideravo masturbarmi o toccarla, dice di voler capire questa mia ostinazione a prenderle di nascosto le sue scarpe e masturbarmi di notte, quindi vuol dire che sapeva tutto gia da chissa quanto tempo, mi dice anche che qualche volta aveva notato che sotto i miei vestiti indossavo il suo perizoma oppure che sotto le coperte avevo le sue calze per sentire il suo odore, insomma sapeva quasi tutto, incredibile.
Insomma che ho fatto cenno di sì con la testa quindi lei si mette seduta sul mio letto, accavallando le gambe con queste calze davvero molto arrapanti e intanto si era sfilata i sandali, dicendo di prenderlo pure e tenerlo in mano, che lei si sarebbe lasciata guardare solo con indosso il reggiseno e il collant, poi scherzando mi dice: il perizoma non l’ho messo perchè non lo trovo, magari tu sai dove sta? Io ero pazzo guarda un misto di eccitazione e un po di vergogna, ma tanto ormai eravamo li a parlare di ste cose, e non avevamo bevuto nessuno dei due quindi il discorso era reale.
A quel punto vedendo che io non sapevo che fare e che dire, mi abbassa un po gli slip e mi infila il sandalo proprio sul pene che stava scoppiando, non ho fatto nemmeno in tempo a respirare che sono venuto, sporcando la sua mano, il sandalo e pure me!
A quel punto mi guarda e dice: accidenti che reazione flash, adesso capisco l’effetto che ti fa sta cosa, bene comincia a diventare una cosa interessante e curiosa, spero non ti sei imbarazzato troppo visto che è un po che ti tengo d’occhio, però sono contenta che l’effetto che ti faccio è notevole!
Io non ho parole, poi uscendo si gira e mi dice ancora: a proposito poi potrei riavere il mio perizoma nuovo, vorrei indossarlo pure io!!! e mi fa l’occhiolino!
io sono rimasto di legno ma ora dopo un po ho cominciato a rilassarmi e a essere sincero sono contento di avere rotto il ghiaccio con lei!

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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 1

L’inizio

Erano appena passate le 15.00 di un sabato pomeriggio piovoso, il cellulare del ragazzo che stava sdraiato sul letto squillò, un numero sconosciuto appariva sul display, rispose:

– pronto

– schiavo!!! Vieni subito a qusto indirizzo: via marco polo 15/g

– si – rispose il ragazzo quasi impossesato da quella voce sconosciuta

il giovane, non aveva più di trent’anni leggermente in sovvrappeso, capelli biondi corti e mal curati. Si mise subito un paio di jeans e una meglietta comoda, raccolse portafoglio e chiavi della macchina e si diresse di gran velocità verso l’appartamento indicato dalla Padrona. In breve fu d’inanzi al condominio parcheggiò in uno dei pochi parcheggi liberi, e si diresse verso la sua destinazione. Arrivato davanti alla porta, si sistemò quel po che poteva e suonò il campanello. Nessuna rsiposta. Si disse, che scherzo era… Poi all’improvviso la porta si aprì:

– ciao schiavo

– ma – un brivido freddo colpì il giovane davanti a quella Signora

– cosa hai schiavo, mi hai riconosciuto?

– Si So…Sonia ma è uno scherzo? – lo schiavo era completamente teso e nervoso.

– Ti pare che sia vestita da scherzo? – disse ella sorridendo dolcemente

– No sei, E’ vestita da Padrona.- disse abbassando la testa

– Su entra schiavo, esclamò lei voltandosi

Quella ragazza, Sonia, non era altro che la cugina del ragazzo, la cugina tanto desiderata ed ammirata, Lei in qualche modo aveva capito l’indole del ragazzo, che a sua volta ignorava totalmente che la sua bella cugina fosse in realtà una Padrona. Sonia era una ragazza alta oltre 175 centimetri, le curve leggermente maggiorate erano splendide, gli occhi di rara bellezza,e i capelli, il punto di maggior forza della ragazza, lunghi e castano scuro, mozzafiatanti i seni, era avvolta in un vestito di pelle nera con gonnellino cortissimo, e un ampio decoltè che lasciava intravedere quasi tutto il seno; ai piedi portava un paio di stivali neri con tacco vertiginoso.

Il ragazzo era completamente estasiato, ma allo stesso tempo bloccato sul pianerottolo.

– cosa fai li?

– ……

– hai paura? Su entra….

– Mi sc… scus… scusi….

– Tranquillo ma entra e chiudi la porta

Lo schiavo così fece, seguì la Padrona sino ad un salotto, molto spoglio sembrava quasi che non venisse usato abitualmente. La Signora Sonia si sedette su un ampio divano nero e con un cenno fece avvicinare il cugino. Lui obbedì all’istante e si inginocchiò con lo sguardo basso.

– allora, dimmi come ti senti?

– Nervoso Signora

– E perché lo sei, mi conosci!

– Forse, forse è quello non mi aspettavo che tu, fossi Padrona.

– E non vuoi che io sia Padrona?

– Lo ho sempre desiderato Sonia

– E allora non avere paura

– Va bene Signora

– Sei curioso di sapere come ho fatto a capire che eri uno schiavo?

– Si Padrona non capisco proprio

– Ho letto alcuni annunci di questo fantasioso “slavebottle”, quelle bottiglie di plastica non mi erano nuove, e mi è venuto in mente quando eravamo piccoli e giocavamo a torturarci con le bottiglie.

– Ma, posso fare un’altra domanda?

– Certo parla pure

– Ma perché mi ha voluto qui?

– Be, ovvio, voglio che tu sia mio schiavo.

– Ma io, puoi trovarne di meglio…

– Come uomini forse si, ma come schiavo, con me ti spingerai molto lontano sono sicura.

– Farò di tutto per non deluderla.

Nella stanza scese un dolce silenzio, i due giovani si scambiarono dei fulgidi sguardi, per molti minuti, ad un certo punto la Padrona disse:

– allora schiavo, iniziamo?

– Certo Padrona

– Spogliati

– Si Padrona

Lo schiavo si alzò e cominciò a togliere la maglietta poi le scarpe e i pantaloni, rimase in mutande. La Padrona seduta e appoggiata alle braccia osservava, con un dito fece segno di togliere anche l’intimo.

– in ginocchio

– si Padrona

– nudo come un verme

– si Padrona

– quanto hai sognato questo momento?

– Molto mia regina, molto….

La padrona osservava lo schiavo che a testa bassa cercava inutilmente di incrociare lo sguardo della dolce Sonia. Lei sorrideva soddisfatta, anch’ella come lo schiavo era felice della situazione creata.

– allora schiavo, che ne dici se iniziamo con qualcosa che ti piace?

– Come vuole Lei Signora

– Allora vai in cucina, in frigo ce una bottiglia di cocacola light, e me la servi come si deve!

– Si Signora

Lo schiavo si affrettò andò in cucina, apri il frigo, dove vi era solo quella bottiglia indicata dalla Padrona. La prese e vide subito che sul tavolo vi era gia un vassoio con sopra un bicchiere, appoggiò la bottiglia e raccolse il vassoio e si diresse verso il salotto, si avvicinò al divano e si inginocchiò.

– devo dire che sei veloce

– grazie Padrona

– appoggia sul tavolino e versami un mezzo bicchiere di coca

– si Padrona

lo schiavo obbedì all’istante e versò nel bicchiere il frizzante liquido e lo porse, tenendolo sul palmo della mano, alla Padrona.

– bene schiavo, come mai lo hai tenuto sul palmo senza avvolgerlo con la mano?

– Per non riscaldare la coca – rispose il giovane.

– Però, hai mille attenzioni – disse ella sorpresa e soddisfatta.

La Donna bevette un paio di sorsi, sorridendo di tanto in tanto allo schiavo che stava in apprensione, aspettando qualche ordine. Sorseggiò l’ultima parte della bibita ma invece di inghiottire la risputò nel bicchiere:

– ecco schiavo bevi!

– Grazie Padrona – e bevette d’un sol sorso

– Per oggi caro basta così, riporta tutto in cucina.

– Si Padrona

Lo schiavo eseguì celermente, e ritornò in salotto, ma la Padrona non c’era più. Lui si mise in ginocchio e aspettò. Da li a dieci minuti la Signora ritornò:

– vestiti dai

– si Padrona

– vivi in affitto tu no?

– Si Padrona perché?

– Questo appartamento è mio e come vedi è vuoto, vorrei che tu venissi qui a vivere e pagassi a me l’affitto.

– Per me va bene, ma …

– Ma? Cosa schiavo

– E lei dove vive?

– A casa mia, verrò qui per delle sessioni senza comunicartelo

– Va bene Padrona

– Dovrai tenere la casa pulita ed in ordine, e magari visto che sei un buon lavoratore, potresti costruirmi un bel dungeon.

– Sarà un piacere

– Bene vattene

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 12)

Giacomo ed io eravamo nella sua stanza ambedue a torso nudo. Le mie mani si mossero giù lungo il suo corpo e cominciai a sbottonargli i pantaloni. Glieli tirai via insieme alle mutande e mi tolsi i miei. Lo tirai sopra il mio grembo e noi cominciammo a fare l’amore. Il mio cazzo strofinaca contro il suo sedere, l’uccello di Giacomo strofinava contro i suoi addominali ed imbrattava di liquido pre seminale il mio stomaco.
Presiu il lubrificante e lubrificai il suo buco ed il mio pene. Lo posizionai contro il suo buco e lo penetrai. Sentii la bella sensazione calda intorno al mio uccello e vidi l’espressione di piacere estremo sulla sua faccia. Gli baciai il collo mentre cominciavo a spingere dentro di lui. La bocca di Giacomo era al mio orecchio e vi si stava lamentando dentro, quello mi eccitò ancora di più facendomi spingere più forte. Giacomo aveva le mani sulla mia nuca ed io, mentre continuavo a spingere, trasportai la mia bocca sulla sua e cominciò a baciarlo mentre lo inculavo.
Lui mi spinse sulla schiena e cominciò a cavalcarmi il cazzo. Muoveva le mani sul mio torace, trovò i capezzoli e li pizzicò costringendomi ad inarcare la schiena. Vidi un’espressione di soddisfazione sulla sua faccia, portai le mani sul suo corpo, trovai i capezzoli e li strinsi. Giacomo emise una cosa simile ad un ruggito quando lo feci.
Mi tirai indietro, lo circondai con le mie braccia e lo feci girare sulla schiena. Cominciai a spingere con più forza dentro di lui. Sentii il mio orgasmo arrivare e presto sparai il mio sperma dentro di lui. Una volta finito di eiaculare crollai sul suo corpo con la testa appoggiata al suo torace a riprendere fiato. Abbassai una mano e sentii il suo cazzo ancora duro. Abbassai la testa tra le sue gambe, glielo presi in bocca e cominciai a succhiarglielo.
Giacomo ricominciò a lamentarsi mentre io mi muovevo su e giù sul suo cazzo. La sua respirazione divenne più veloce, capii che stava per venire così continuai a succhiarlo ed in breve lui stava sparando il suo carico nella mia bocca ed io stavo bevendo la sua sborra.

Mi sdraiai accanto a lui e lo tirai nelle mie braccia. “Wow!” Disse Giacomo.
“Veramente!” Dissi io.
Restammo sdraiati per un po’ e poi lui disse: “Tammy vuole che andiamo alla festa con lei e Renzo.”
“Sì, lo so.”
“Ma lasceranno entrare una coppia gay?”
“Non so. Dovremo chiederlo per saperlo.”
Restammo sdraiati ancora per un po’ e poi ci addormentammo.
Quando scuola riprese la settimana successiva chiedemmo al preside se potevamo andare insieme alla festa. Lui disse che gli stava bene ma ci avvertì di non attirare troppo l’attenzione su di noi. Dato che alla fine del meeting di nuoto dove avevo vinto, un fotografo ci aveva fotografati mentre ci baciavamo, e la fotografia era apparsa sul giornale, tutta la città sapeva che eravamo una coppia.
Mio padre aveva fatto il possibile per non permettere ai vicini di farne un affare di stato e lo stesso avevano fatto i genitori di Giacomo. Qualche volta mentre camminavo vedevo gente che mi guardava in modo strano oppure se mi vedevano arrivare smettevano di parlare e mi guardavano. A scuola le cose erano andate meglio, la maggior parte dei nostri compagni di classe aveva accettato che fossimo insieme per non dire che Renzo, l’amico di Giacomo, usciva con la ragazza più popolare della scuola, Tammy, la quale ci aveva preso sotto la sua protezione ed aveva cominciato a chiamarci i suoi “fratelli”, penso che fosse per questo che nessuno ci infastidì mai.

Tammy si era preoccupata di tutto, ci trovò un servizio di berlina ed una stanza vicino alla loro nel motel dove sarebbero stati lei e Renzo. La sera della festa arrivò ed io, nel mio smoking, stavo aspettando che la berlina mi venisse a prendere.
Era tutto tranquillo da quando mia sorella Alice era stata spedita dai nonni. Sentii la porta di casa aprirsi e mio padre uscì bevendo una tazza di caffè.
“Nick. stai attento questa notte.”
“Ok, papà.”
“E se beve cerca di no ubriacarti troppo.”
“Papà, io non bevo.” Papà sembrò sorpreso.
“E’ una sorpresa.”
“Ma è così, ho provato ma non mi piace il gusto dell’alcol.”
“Bene, sono contento di sentirlo ma attento alle droghe.”
“Non ne faccio uso, papà. E non ho interesse a provarle.”
“Come ho fatto ad allevare un ragazzo così responsabile?”
Io alzai le spalle.
La berlina arrivò, io salutai papà e salii. La macchina partì e dopo qualche attimo si fermè davanti alla casa di Giacomo. Lui entrò e fortunatamente ero seduto perchè mi sarebbero cedute le ginocchia a vederlo così bello nel suo smoking. Quando fu seduto lo guardai nei suoi occhi di smeraldo, mi piegai e lo baciai. Avrei voluto non smettere mai di baciarlo disse: “Andiamo Avremo tempo più tardi.”

In breve arrivammo alla sala da ballo che era stata affittata per la festa. Quando entrammo nessuno ci prestò attenzione, poi sentimmo un grido. “Nick! Giacomo!” ci girammo e vedemmo Tammy che agitava la mano verso di noi. Ci avvicinammo e lei e Renzo ci abbracciarono.
“Avete votato per il re e la regina della festa?” Chiese lei.
“Sì. Non preoccuparti Tammy, hai nostro voto.”
“Bene.” Disse Tammy.
Chiacchierammo un po’ con loro poi andammo a ballare. Pochi fecero caso al fatto che Giacomo ed io ballassimo insieme un ballo romantico e lento. No sapevo se fosse perché tutti a scuola erano ormai abituati ad avere una coppia gay o per l’influenza di Tammy.
Ballammo per un paio di ore poi il preside salì sul palco e si dedette. “Ok è il momento di rivelare il re e la regina della festa 1998 che sono…” Il preside aprì la busta e lesse: “Il re e la regina della festa sono Nicola e Tammy!”
Rimasi seduto scioccato, ero stato eletto re della festa. Gli studenti avevano eletto re della festa un ragazzo gay. Guardai a Giacomo che mi stava sorridendo e sentii sul mio braccio la mano di Tammy che tentava di tirarmi in piedi. Mi alzai fra gli applausi. Salii sul palco dove il preside mise una corona sulla mia testa. Tammy fece un discorso e quando venne il mio turno riuscii a dire solo: “Grazie.”
“Ora è il momento che il re e la regina ballino.” Disse il preside.
Tammy ed io scendemmo in pista ed iniziò a suonare un romantico lento. Sentivo tutti gli occhi su di me. “Deve esserci stato un errore.” Dissi io.
“Come?” Disse Tammy.
“Renzo dovrebbe essere qui, non io.”
“Nick, tu hai vinto regolarissimamente, tu sei è piuttosto popolare. Se tu fossi etero potresti avere tutte le ragazze che vuoi. E tu hai dato a questa scuola qualche cosa che non ha mai avuto in tutta la sua storia.”
La guardai confuso. “Oh dai Nick. Hai vinto una gara di nuoto dando a questa scuola un titolo sportivo che non ha mai ottenuto.”
“Ma anche se non ci fossi stato io la scuola avrebbe vinto lo stesso, Renzo è arrivato secondo e se non ci fossi stato io avrebbe vinto.”
“Ma il suo tempo sarebbe stato sufficiente per guadagnare i punti per permettere alla scuola di vincere? Credici Nick, tu sei è il ragazzo più popolare della scuola, gay o no.”

Finito il ballo andai a sedermi vicino a Giacomo. Un ora più tardi la gente cominciò a lasciare la festa, noi due riprendemmo la berlina ed andammo alla stanza del motel che Tammy aveva prenotato. Facemmo una doccia ed una bella sessione di sesso sotto l’acqua calda, poi andammo sul letto e ci coccolammo.
“Nick.” Disse Giacomo. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo, Giacomo.”
“Non vedo l’ora di essere con te all’università. Lì forse potremo girare senza essere oggetto di attenzione.”
“Dovremo aspettare solo qualche mese.”
“Non penso che Tammy ci lascerà in pace quando saremo là dato che anche lei ci va.”
“Bene, sarà bello sapere che c’è almeno una persona che si conosce. E Renzo non sarà molto lontano.”
Restammo sdraiati insieme finché non ci addormentammo. Il diploma si avvicinava e Giacomo stava per incontrare i miei nonni.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 11)

Quando io andai a scuola il giorno seguente mi accorsi di occhiate strane degli altri studenti. Le ignorai e mi comportai come al solito. All’ora di pranzo Giacomo ed io ci sedemmo alla solita tavola. Mi accorsi che molti ci guardavano e bisbigliavano. Poi sentii un grido: “Guardateli!” Mi girai e vidi Alice che ci stava indicando. “Non sono disgustosi?!”
Tutti stavano guardando lei interrogativamente. “Quello che fanno in camera da letto non è naturale!”
“Signorina!” Gridò Andrea il mio allenatore di nuoto. “Non penso che quello che qualcuno fa nella sua camera siano affari di quelli che stanno in questo locale, ora gentilmente smetta di gridare e lasci che i suoi compagni finiscano il loro pranzo in pace.”
Tutta la sala mensa applaudì. Dopo pranzo sentii meno bisbigli e sguardi dagli studenti. Alcuni mi avvicinarono. Giacomo ed io decidemmo di non mentire più, se la gente non poteva sopportare che Giacomo ed io stessimo insieme, quello era un loro problema. Mi rivolsero domande come: “Tu e Giacomo state insieme?” “Tu e Giacomo siete veramente gay?” Le domande erano piuttosto importune, ma compresi che erano di curiosità piuttosto che la volontà di essere crudeli.

All’allenamento di nuoto non avvenne nulla di speciale, ci stavamo preparando per vincere il campionato. Io ero la stella dell’allenatore che dopo aver dichiarato finito l’allenamento mi disse: “Nick, dopo aver fatto la doccia ed esserti rivestito, vieni da me.”
Io accennai col capo e seguii gli altri nello spogliatoio. Vidi Io osservai Renzo borbottare tra di se, scivolai fuori dei miei speedo e mi feci la doccia. Poi ritornai al mio armadietto, mi vestii ed andai dall’allenatore: “Voleva vedermi?”
“Sì. Va tutto bene?”
“Sì. Non pottrebbe andare meglio, sono pronto per l’incontro di domani.”
“No, non parlavo della riunione ma di qualche cosa d’altro che sta succedendo. Tua sorella ha causato un vero caos in sala da pranzo oggi. Nessuno ha infastidito te e Giacomo, non è vero?”
“Mi hanno rivolto molte domande sul mio orientamento sessuale e sul fatto che io e Giacomo siamo o no una coppia ma nulla di veramente cattivo.”
“Bene. Ma per favore se qualcuno ti importuna fammelo sapere.”
“Ok.” Dissi io.

Andai a casa di Giacomo dove avrei passato la notte dato che i miei genitori stavano portando Alice dai miei nonni dove avrebbe dovuto stare finché il suo bambino non fosse nato. Cenammo coi genitori di Giacomo e poi passammo la sera guardando un film. Alla fine andammo in camera sua dove ci spogliammo; misi Giacomo a quattro zampe e spinsi il mio uccello nel suo buco caldo riempendolo del mio sperma.
Quindi lo feci sdraiare sulla schiena, lo succhiai e mi abbeverai del suo succo gustoso. Ci addormentammo uno nelle braccia dell’altro. Mi svegliai sabato mattina perchè Giacomo mi stava scuotendo.
Aprii gli occhi e gli sorrisi guardandolo nei suoi begli occhi: “E’ ora di svegliarsi, campione!” Disse.
“Non ho ancora vinto niente!”
“Comunque sei il mio campione.” Disse sorridendomi ed io gli sorrisi.
“Abbiamo tempo per una cosa fatta alla svelta?” Chiesi.
“Niente sesso adesso. Mamma ha preparato la colazione e dopo andremo in piscina per darti tempo di prepararti per la riunione. Non preoccuparti, più tardi faremo un sacco di sesso.”
Borbottai, uscii dal letto e mi vestii ed andai a fare colazione con Giacomo ed i suoi genitori.

Dopo la colazione presi la borsa con tutto il mio equipaggamento e la gettai sul sedile posteriore della macchina di Roberto con cui mi portarono alla piscina dove presi il bus che doveva portare tutta la squadra alla riunione. Fui uno dei primi a salire e mi misi a guardare fuori del finestrino, poi sentii una voce: “Ehi Nick, ti dispiace se mi siedo qui? ” Alzai lo sguardo e vidi Renzo.
“Fai pure.” Dissi.
Renzo si sedette. “Nick, mi spiace per quello che ho fatto nelle scorse settimane.”
“Penso che lo dovresti dire a Giacomo.”
“Lo farò. Io voglio.” Disse Renzo. “Alice mi teneva in ostaggio, ora spero di poter salvare la mia relazione con Tammy. Ho commesso un errore. Non ci sono scuse per quello che ho fatto.”
“Perché sei andato a letto con Alice?”
“Ero arrapato, non so come fu, non ce la facevo più ed improvvisamente mi resi conto che Alice ed io lo stavamo facendolo come conigli. Comunque come ho detto non ho scusanti per quello che ho fatto.”
“Comunque non devi preoccuparti, Alice non provocherà più guai, i miei genitori l’hanno spedita dai miei nonni.”
Renzo accennò col capo. “Lo ami?” chiese.
“Sì, io amo Giacomo.”
“Giacomo è stato sempre un po’ strano per me, non capivo perchè non avesse mai una ragazza. Io non potevo passare tutto il mio tempo solo con lui quando potevo avere una ragazza, così finii insieme a Tammy. Da quel momento Giacomo non sembrò più essere interessato ad uscire con me.”
“Era rimasto male, ecco perché.”
“Non capisco perché.”
“Immagina per un momento di essere single. E c’è una ragazza che veramente ti piace. Voi due cominciate ad uscire e cominci a sentire qualche cosa di più per lei, poi lei comincia ad uscire con un altro ragazzo.”
“Vuoi dire che Giacomo mi desiderava?”
“Sì. Giacomo era innamorato di te e rimase male quando tu ti mettesti con Tammy.” Sembrò che Renzo stesse per dire qualche cosa in sua difesa ma io proseguii. “Non è colpa tua perché non sapevi che Giacomo era gay o che lui voleva stare con te e per seconda cosa avere una ragazza è qualche cosa che la maggior parte dei ragazzi finiscono per avere. Solo immagina di essere innamorato di una ragazza, che lei finisca con un altro ragazzo e di non essere capace di dirle quello che senti. È doloroso, e per Giacomo fu un grande dolore quando tu cominciasti ad uscire con Tammy. Ecco perché lui si allontanò da te.”
“Non ho fatto apposta a fargli male.” Disse Renzo e vidi lo scintillio delle lacrime nei suoi occhi.
“Naturalmente, come ti ho detto tu non lo sapevi.”
“Cosa lo fece allontanare da me?”
“Venne ad una riunione di nuoto Sperando che in qualche modo tu ti rendessi conto dei suoi sentimenti per te. Fu quando mi vide, smise di fantasticare su di te e cominciò a fantasticare su di me. Fu per quello che cominciò ad uscire con Alice, per essere vicino a me. Poi trovò il coraggio per dirmi cosa sentiva per me e fu sorpreso di scoprire che io sentivo lo stesso per lui.”

“Ascolta Nick.” Disse Renzo asciugandosi le lacrime. “Non so cosa uscirà da questa prova di DNA per il bambino di Alice. Voglio solo che tu sappia che io amo Giacomo.” Tentai di sire qualche cosa ma Renzo continuò. “Non lo amo nel modo in cui lo ami tu, io l’amo come un fratello. Non potrei mai fargli male intenzionalmente; so che tu ed io non siamo mai stati amici ma voglio che Giacomo sia di nuovo parte della mia vita. Mi manca pazzamente. Non mi importa se è gay o sta con te, lo voglio di nuovo nella mia vita. Per favore Nick, io voglio di nuovo il mio amico, puoi aiutarmi?”
“Credo che Giacomo, i suoi genitori, ed i miei genitori stiano organizzando una festa a sorpresa per me dopo il meeting, naturalmente se vincerò. Sarà a casa di Giacomo, perché non vieni.”
“Me lo permetteresti?”
“Io penso che anche tu manchi a Giacomo e se posso fare qualsiasi cosa per renderlo felice, sono pronto a tutto, ed inoltre è possibile che tu ed io finiamo per diventare amici.”
“Ok. E Nick, tu vuoi che diventiamo amici?”
“Sicuro. Ti ho mai veramente odiato, Renzo e pensavo che forse un giorno o l’altro potevamo diventare amici.”
Allungai una mano e Renzo la strinse, poi continuammo a chiacchiere per il resto del viaggio. Quando arrivammo alla piscina dove si doveva tenere la riunione, andai negli spogliatoi, mi misi gli speedos ed entai in piscina. Alzai lo sguardo e vidi Giacomo, i suoi genitori ed i miei genitori seduti in prima fila. Mi sedetti sulla panca ed attesi il mio turno. Renzo era seduto di fianco a me e chiacchieravamo con me. Poi chiamarono il mio nome.

Salii sul blocco di partenza. Renzo era su quello successivo. Al fischio mi tuffai. Non ricordo di aver mai nuotato più velocemente. Il ruggito della folla era un’eco distante per me. Nuotai avanti ed indietro. Feci un’altra vasca e vidi che ero arrivato primo. Vidi Giacomo che saltava su e giù, iI miei genitori gridavano. Subito dopo di me Renzo arrivò secondo.
“Credo proprio che abbiamo portato punti alla nostra squadra.” Disse Renzo.
“Sì, penso che abbiamo fatto i migliori tempi della competizione.” Giacomo scese a bordo vasca e mi baciò davanti a tutti. Renzo era di fianco a me e disse: “Giacomo, Posso abbracciarti?” Poi vidi che Giacomo e Renzo si stavano abbracciando stretto. Quando si separarono Renzo disse: “Mi sei mancato, Nick mi ha raccontato cosa hai provato quando ho cominciato ad uscire con Tammy. Voglio che tu sappia che non volevo farti del male e che non ti farei mai del male intenzionalmente. Ti amo Giacomo, tu sei come un fratello per me e mi sei mancato.”
“È tutto ok, Renzo.” Disse Giacomo. “Ora è tutto ok. Più tardi vieni a casa mia, faremo una piccola festa per Nick, sarà anche la tua festa dato che sei arrivato secondo.”
“Ci sarò, posso portare Tammy?”
“Naturalmente, ora devo ritornare al mio posto, parleremo più tardi.”
Giacomo mi baciò di nuovo prima di tornare al suo posto e quando lo fece un fotografo ci riprese. Aspettammo la cerimonia di premiazione e mi fu consegnato il trofeo. Renzo era accanto a me e stringeva orgogliosamente il suo trofeo per il secondo posto.

Renzo ed io sedemmo ancora vicini durante il viaggio di ritorno, prima che salissi sulla macchina asa di cavalcata di autobus. Prima che io ottenni nella macchina di mio papà, Renzo ed io ci abbracciammo me diviso un abbracci. Arrivammo a casa di Giacomo ed appena entrai sentii gridare “Sorpresa!” Giacomo aveva invitato alcuni dei miei amici e Renzo si presentò con la sua ragazza. Mentre stava parlando con Giacomo, Renzo mi fece segno di avvicinarmi e disse: “Giacomo, non avevo capito i tuoi sentimenti per me, tutto quello che posso dire e che mi dispiace di averti provocato tanto dolore.”
“E’ tutto ok.” Disse Giacomo. “Se tu non ti fossi messo con Tammy io non mi sarei innanmorato di Nick. Alice ci ha provocato problemi, ma Nick mi rende felice ed io l’amo.”
“Anch’io ti amo.” Dissi a Giacomo.

Dopo un po’ gli ospiti cominciaroni ad andarsene, io mi offrii di aiutare i genitori di Giacomo a pulire ma loro non me lo permisero. Rimasi a dormire da Giacomo e prima di addormentarci facemmo del sesso bollente.
Risultò che Renzo non era il padre del bambino di Alice, ma il vero padre risultò essere un centrale della squadra di calcio che si fece avanti e si offrì di allevare il bambino. La ragazza di Renzo gli perdonò il tradimento. Le settimane passavano, la fine dell’anno si avvicinava e Giacomo ed io decidemmo di andare insieme alla festa di fine anno.

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Alessia la dea del sesso

Racconto trovato in rete su xhamster.

Mi ero trasferito alla fine di agosto a Milano per motivi di studio, all’inizio è stato un gran trambusto, lo spostarsi da una piccola città di provincia ad una grandissima città con i suoi ritmi frenetici ma il fatto che non conoscevo nessuno pesava ancora di più, andai ad abitare in un’appartamento piccolo ma almeno avevo la mia autonomia. Il palazzo era abitato da famiglie, c’erano certe madri di famiglia che mi capitava di incontrare per le scale e mi facevano eccitare, più di tutte mi eccitava una bellissima ragazza thai, capelli neri, carnagione mulatta, un fisico giunonico da far paura, due tette grandi ma che alla vista davano l’idea che nonostante la prosperosa misura erano seni turgidi da accarezzare e stringere tra le mani, inutile dire che da quanto l’avevo visto mi ispirava una grande voglia di sesso senza limiti, una vacca da prendere e da montare con grande voglia, la mia prima impressione fu data non solo dagli abiti succinti che vestiva quotidianamente che mettevano in risalto le sue strabilianti forme ma anche dalla grande mole di amicizie maschili che mi capitava di incrociare assieme a lei sulle scale.
All’inizio mi concedeva solo un saluto ma pian piano iniziammo a scambiare qualche battuta sul più e sul meno, la situazione galeotta si presento un sabato mattina tornando dalla biblioteca dell’Università, ero andato a studiare in vista del primo esame, la vidi, Alessia con le borse della spesa saliva le scale, vedendola affaticata colsi l’occasione al balzo e gli chiesi se potevo darle una mano.
“Oh grazie menomale sono molto stanca.”
“Su dammi qua le porto su io.”
Nel modo in cui mi porse le borse si abbasso un pò e potei intravedere lo spacco delle sue meravigliose tette, mi venni duro all’istante, salimmo nel suo appartamento e mi chiese di entrare.
“Dai ti offro qualcosa per sdebitarmi.”
Inutile dire che accettai senza troppi convenevoli, l’occasione per stringere un rapporto con lei era troppo ghiotta, ci sedemmo un’attimo nella suo salotto, io ero ancora in erezione, sia per la vista di poco prima, sia perchè adesso me la ritrovavo davanti.
“Prendiamo una birra?”
Mi disse
“Si dai oggi è sabato, dopo una settimana di stress ci vuole.”
“Eh si lavoro tutta la settimana.”
Andò in cucina a prendere la birra, io nel frattempo mi massaggiai la patta dei pantaloni noncurante lei potesse tornare da un momento all’altro, ero troppo eccitato tanto da non accorgermi che lei era tornata e mi guardava con un sorriso sornione, aveva abboccato, nonostante tutto si sedette e mi verso la birra nel bicchiere. Mentre sorseggiavamo la birra lei inizio a farmi a un piedino, la guardai come se volessi spogliarla, posai la birra sul tavolo e mi alzai, andai in fronte a lei e iniziai a toccarle le tette, erano sode nonostante la grande taglia.
“Alessia mi fai impazzire.”
“MMM lo so fin dalla prima volta che ti ho visto, ho capito che mi volevi scopare da come mi guardavi.”
Mentre diceva questo mi sbottonò i pantaloni, inizio a segarmelo mentre io scostavo le bretelle del top che indossava, lo abbassai, presi i seni e li tolsi dal reggiseno, erano favolosi, nello stesso istante me lo prese in bocca, un pompino da favola, la sua lingua giocava con la mia cappella.
“MMMMM sei proprio una porca fantastica.”
“Siii sono una porca, dai andiamo in camera voglio che mi monti, fai uscire la troia che c’è in me.”
Mi prese per il cazzo e andammo in camera sua, era fantastica con quel corpo formoso, le tette penzolanti mi guidava verso camera sua, neanche il tempo di entrare in camera la presi la sbattei sul letto a pancia in su e gli tolsi gli short e le mutandine, avevo davanti la sua fica che era già un lago di piaceri, iniziai a sgrillettare il clitoride, mi abbracciò, iniziammo a fare un 69 aveva il mio cazzo in bocca mentre infilavo a poco a poco tutta la mano nella sua figa bagnatissima, ogni tanto la sentivo mugolare, era un gran piacere, dopo un pò la misi a pecorina mentre la tenevo per le tette era una vera troia da monta
“Siii troia sei fantastica.”
“Siii sono una troia, scopami scopami, si cosi mi piace ancora, lo voglio nel culo.”
A quella parola non resistetti mi sputai sul cazzo e glielo ficcai piano piano dentro, più entrava e più aumentavo il ritmo.
“Sei una vacca da monta.”
“Siii che bello, è vero che mi scoperai ogni volta che mi verrai a trovare?”
“Certo puttana, ho certe fantasie per te in serbo, questo è solo l’inizio.”
“MMMMMM siii che fantasie?”
“Con il tempo vedrai…”
Dopo un pò che gli avevo trapanato il culo già aperto di suo stavo per sborrare, la presi per la testa e la girai verso di me.
“Vieni qui troia succhia che ti sborro tutto in bocca troia.”
Inizio a segarmelo, a leccare la cappella come se fosse un gelato, quando stavo per venire glielo ficcai in bocca, sborrai come non mai, lei lo prese ed inizio a fare dei gargarismi e a ingoiare tutto proprio come una vacca.
Quando ebbe finito andammo a fare una doccia assieme, notai che si porto un dildo, sotto la doccia ci insaponammo e iniziammo a limonare, presi il dildo che aveva nelle mani e glielo ficcai nella fica mentre succhiavo i suoi capezzoli, venne un’altra volta, finita la doccia mi masturbò, non lo prese in bocca nonostante io la invitassi a farlo, non voleva diceva che doveva fare una cosa,dopo un pò venni e lei prese la sborra se la passo tra le mani e se la spalmò in faccia.
“La sborra è la migliore crema per mantenere la pelle giovane.”
Ci asciugammo, dopo 5 minuti si asciugò la faccia poi ci rivestimmo, l’aiutai a sistemare la spesa, mi accompagnò alla porta e mi diede un bacio, mi disse.
“Sei stato bravo, vorrei proprio scoprire le tue fantasie.”
“Ehehehe domani mattina sali su da me e vedrai.”
Me ne andai e salii al piano di sopra dove c’era il mio appartamento.
L’indomani mattina mi svegliai di buon umore dopo la mattinata passata il giorno prima, mi misi a studiare per qualche oretta quando mi citofono Alessia, la vidi dallo spioncino della porta era vestita come se dovesse uscire, era più bella che mai, una canotta elegante rossa, una gonna nera, in più era truccata con le sue belle tette come al solito in risalto, per quanto non stetti molto a guardarla dallo spioncino notai che era un pò giù, l’accolsi con un sorriso cercando di farla stare serena, era imbronciata, andammo in camera mia, i miei coinquilini quel week end erano ritornati nelle loro città, ci sedemmo sul letto.
“Che è successo Alessia?”
“Niente, mio marito mi aveva promesso che mi portava a pranzo fuori e invece è andato a giocare a pallone con i suoi amici.”
“CHE STRONZO!!!”
Mi aveva promesso che oggi stava tutto il giorno con me, mi ero messa pure l’intimo adatto invece sto stronzo preferisce giocare a pallone.
“Sono venuta per chiederti se potevamo pranzare assieme?”
“Ma certo a patto che oggi cucino io, tu sei la mia ospite.”
Mi sorrise, mi abbraccio forte mentre io sentivo le sue tette stringersi sul mio petto, allentò la presa e inizio ad accarezzarmi il pacco.
“Lasciami fare ti voglio dare un gran bel regalo.”
Mi tolse i pantaloncini che indossavo e i boxer, inizio a segarmelo tutto, poi si tolse la canotta, aveva un reggiseno di pizzo rosso, non potei fare altro che prenderla e baciarla volgarmente mentre la stringevo per i capezzoli, ci stavamo eccitando nonostante tutto.
“AHAHAH ti ho detto che oggi faccio io, sono tua, sono la tua porca, la tua zoccola, c’è qualcosa in te che mi fa sentire cosi donna di letto, ma la cosa mi piace e voglio dimostrartelo.”
Rimasi in silenzio ma con lo sguardo gli feci capire che avevo intuito quello che voleva dirmi anzi la cosa mi piacque molto, si tolse il reggiseno e me lo sbatte in faccia, poi si mise in ginocchio davanti a me prese il mio cazzo e le lo mise tra i seni, era favolosa, porca, sorrideva con malizia ogni tanto leccava con la lingua, era tremendamente porca cosi porca che quando suonò il suo cellulare dopo aver risposto continuo a farmi la spagnola, era suo marito rimasi stupito.
“Si pronto amore… ma no tranquillo mi sto riposando, no no tranquillo non ci sono rimasta male, ma era da molto tempo che non vedevi i tuoi amici? Non ti preoccupare per me, si si ok questa sera andiamo al cinema, dai adesso stacco che ho sonno.”
Chiuse il telefono giusto in tempo perchè stavo per venire.
“Dai sborrami in faccia… alla faccia di quel cornutone di mio marito, fammi sentire donna… quel coglione mi ha lasciato per gli amici e io gli metto un bel paio di corna, dai che non finisce qui lo faccio diventare cervo a primavera.”
“SIIIII ecco sborro troia è tutto per te, sei una grande troia.”
Gli sborrai sul seno, vennero fuori grandi fiotti, ero terribilmente eccitato dalla sua porcaggine, dopo un pò lei si asciugò la sborra con il fazzoletto e tornò a letto, ci baciammo ancora per molto tempo, dopo iniziammo a scherzare e a chiacchierare, mi racconto che suo marito non la scopava molto quindi si era fatta vari amanti e continuava a darci dentro con nuove esperienze, mi racconto che una volta si scopò 2 neri conosciuti mentre cercavano di vendergli qualche calzino in cambiò di qualcosa. Dopo aver chiacchierato un pò con loro i 2 neri avevano notato che lei guardava spesso la loro patta dei pantaloni, infatti lei stava già fantasticando sui loro enormi cazzi, si era lasciata prendere e dopo averli portato a casa si era fatta fare di tutto, lei era maledettamente porca e maledettamente insoddisfatta da quel marito di 15 anni più grande di lei che raramente la faceva sentire donna, questa cosa non gli piaceva anche se era felice con lui non si sentiva apprezzata come donna nonostante a molti ispirava grande sesso.
Mi raccontò che ancora adesso gli capita di scopare con quei due negri, che qualche volta si era lasciata andare a qualche gang bang con i loro amici, frequenta privè dove andava a soddisfare le sue voglie con ragazzi più giovani o con donne, a lei piace molto lesbicare, questa cosa mi piacque molto non l’avevo mai fatto con due donne quindi gli chiesi di potermi organizzare un’incontro a 3 con qualche altra sua amica, mi rispose si, si poteva fare, doveva vedere chi era disponibile.
Passammo la mattina e il pomeriggio insieme in cui scopammo come matti, facemmo sesso in tutti i modi mettendo la panna nelle sue tette, nel mio cazzo, ci leccammo a vicenda, fu una giornata memorabile, lei era diventata la mia porca ed io il suo stallone che la soddisfaceva, scese a casa sua verso le 19:00 con la bocca ancora pregna della mia sborra, voleva baciarlo cosi, voleva umiliare il suo cornuto.

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Jack e Carlo (Prima parte)

Jack lanciò un’occhiata alle altre persone nell’ascensore ma non parlò con nessuno. Guardò il pavimento mentre faceva tintinnare le chiavi aspettando che l’ascensore giungesse al suo piano. Lui non guardava gli altri, ma gli altri lo guardavano sempre. Jack era uno splendido modello, non era estremamente alto, circa un metro e settantatre, ma il suoi capelli neri, la sua pelle senza difetti e gli occhi blu ed incredibili attiravano l’attenzione sia di ragazze che di ragazzi. Ma il diciannovenne Jack era ancora vergine anche se era difficile da credere. Da quando aveva sedici sapeva di essere gay, di essere più attirato dagli uomini che dalle donne. L’opinione degli altri su di lui non l’infastivano e non aveva problemi nel dire a tutti che era gay.
Sorrise mentre metteva la chiave nella serratura per aprire la porta del suo appartamento. Già poteva sentire la musica al massimo, dannazione l’avranno sentita anche tre piani sotto probabilmente. Aggrottò leggermente le ciglia, la musica heavy rock non era il suo genere ma voleva dire che Carlo era in casa. Carlo era il suo miglior amico. Si erano conosciuti solo a diciotto anni ma erano diventati amici fissi fin dall’inizio. Due anni quasi e non c’era niente che potesse rompere la loro amicizia. Condividevano un appartamento che per loro ammissione non era eccezionale ma era nondimeno il loro appartamento. Jack era venuto in città per frequentare l’università ed aveva finito per lavorare come fotografo. Carlo era venuto quando aveva 18 anni ma non era mai sembrato disposto a dire perchè aveva lasciato il suo paese.
“Carlo?” Jack dovette gridare per tentare di farsi sentire sopra la musica. “Carlo?” Gridò di nuovo quando non ricevette risposta. Jack sorrise tra di se e scosse la testa. Il suo amico sarebbe diventato un giorno o l’altro sordo se non abbassava la musica. Andò verso la camera da letto di Carlo e spinse la porta. Il suo amico era sdraiato scomposto sul letto, le coperte aggrovigliate intorno alle gambe. Jack si morse leggermente un labbro mentre si toglieva la camicia e si guardava intorno per cercare qualcosa di pulito da mettersi. Non gli piaceva portare i vestiti in cui aveva lavorato tutto il giorno.
Un paio di jeans neri e stretti abbracciavano le lunghe gambe muscolose di Carlo ed abbracciavano le sue anche magre. Non indossava t-shirt, sfoggiando il suo corpo impressionante. Un piccolo anello d’argento forava il suo capezzolo destro ed aveva molti tatuaggi. Il ragazzo si lamentò leggermente nel sonno e si spostò un poco. Girò la testa ed i lunghi capelli neri gli caddero dalla faccia rivelando le sue caratteristiche perfettamente definite, le piene labbra e gli zigomi che avrebbero potuto tagliare il vetro.
“Mhmm..” Borbottò Carlo, le sue labbra perfette si incurvarono in un sorriso. Jack carezzò delicatamente la guancia dell’amico e le palpebre di Carlo si aprirono, aveva occhi così belli, di un tale profondo marrone da essere quasi neri.
Sorrise sonnolento ed allungò le braccia sopra la testa inarcando la schiena. “Ciao baby, tutto bene al lavoro?” Jack non poteva fare a meno di sorridere quando Carlo lo chiamamava baby, gli piaceva essere chiamato baby. Ma Carlo e Jack erano solo amici. Amici intimi, come più non poteva essere possibile, ma ancora solo amici. Jack accennò col capo. “Sì, bene. Cosa hai fatto tutto il giorno?” Carlo alzò le spalle e fece roteare gli occhi. “Università. Giorno diverso, stessa merda.”
Si alzò a sedere e si coprì la bocca con la mano mentre sbadigliava. Jack lo guardò. “Hai visto Max oggi?” Chiese come casualmente. Max era il ragazzo di Carlo. Litigavano continuamente ma nonostante le discussioni ed i tradimenti sembrava veramente che si amassero. Faceva male a Jack, fin da quando l’aveva incontrato aveva sentito molto più per lui che non la sola amicizia ma sembrava ci fosse sempre qualche cosa che non gli permetteva di dirgli quello che effettivamente sentiva per lui, pensava che l’amico non fosse interessato a lui. Inoltre Carlo non era esattamente angelico, aveva avuto un gran numero di ex ragazze e ragazzi e ce n’era sempre abbondanza, più di quanti ne volesse e Jack non voleva essere solo uno della lista, lui gli voleva troppo bene.
“No, ma verrà più tardi.” Rispose sorridendogli, poi lo guardò e sporse le labbra. “Ehi, neanche un abbraccio?” Jack rise piano e si avvicinò per abbracciare l’amico. Carlo sorrise sfacciatamente, lo afferrò per la vita e lo tirò sul letto accoccolandoglisi accanto. Jack si morse le labbra, non voleva che l’amico comprendesse quanto gli piaceva averlo così vicino. L’amico chiuse di nuovo gli occhi appoggiandogli la testa sul torace, poteva sentire le sue lunghe ciglia battere contro la pelle nuda e sentiva che gli stava diventando duro. Si appoggiò indietro contro il muro costringendosi a non pensare a quello che voleva in quel momento. Voleva disperatamente tirare Carlo a se e baciare quelli labbra perfette, voleva sentire la liscia pelle di seta del suo amico pigiata contro la sua…
“Jack?” la voce di Carlo interruppe i suoi pensieri e probabilmente era meglio. “Sì?” Rispose. “Io ti amo, lo sai.” Borbottò Carlo. Jack sentì le labbra di Carlo strisciare contro il suo torace mentre parlava. La sensazione era troppa e Jack si alzò rapidamente dal letto. “Anch’io ti amo.” Rispose rapidamente. “Tutto ok?” Chiese Carlo guardandolo con preoccupazione. “Sì, sto bene, sì.” Mormorò Jack evitando di incontrare il suo sguardo. “Allora uscirai stasera?” Chiese sempre senza guardarlo negli occhi.
Carlo sorrise furbescamente e gli fece l’occhiolino allegramente. “Penso che potremmo stare qui se capisci quello che voglio dire.” Rise piano e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto. Il CD giunse alla fine e smise di suonare facendo sembrare l’appartamento molto più quieto, più vuoto. Una bussata alla porta ruppe il silenzio e Carlo sorrise perché sapeva di chi si trattava, poi andò ad aprire.
Prima che raggiungesse la porta l’amico di Carlo gridò dall’altro lato: “Carlo, devo stare qui fuori tutta la sera o vieni ad aprire?” Carlo aprì la porta, Max gli sorrise e lo spinse delicatamente contro il muro, chinandosi per baciargli leggermente le labbra: “Ciao.” Mormorò.
Max era lievemente più alto di Carlo, con un corpo ben fatto e la pelle leggermente abbronzata, i capelli erano marrone scuro ma se li tingeva frequentemente di tutti i generi di colori, quel giorno non era un’eccezione. I capelli lucenti erano rigati di un brillante rosa che metteva ancora più in risalto gli occhi grigio ardesia. Indossava un paio di jeans larghi e laceri abbassati sulle anche ed una felpa grigia con cappuccio. Per quello che poteva vedere Carlo, non portava camicia.
Fece scivolare le braccia intorno alla vita di Carlo e lo tenne pigiato contro il muro approfondendo il bacio, mentre carezzava con la punta della lingua il suo labbro inferiore. Il ragazzo aprì volentieri le labbra e si lamentò quando sentì la lingua dell’amico scivolare nella sua bocca. Max sorrise furbescamente, sapeva precisamente come Carlo voleva essere baciato e non esitò nel dargli ciò che voleva. La lingua strofinò lentamente contro Carlo e gli morse un labbro. Un brivido scese lungo la spina dorsale del ragazzo che pigiò il suo corpo ulteriormente contro l’amico, la sua pelle stava cominciando a formicolare in attesa.
Non notarono che Jack era passato nell’atrio ed aveva lasciato l’appartamento chiudendosi la porta dietro le spalle.
Improvvisamente Max si tolse e sorridendo col suo sorriso sfacciato “Così cosa vuoi fare stasera?” Chiese innocentemente girandosi per andare in soggiorno. Carlo non rispose immediatamente restando incollato al muro. Seguì Max e si mise di fronte a lui guardandolo negli occhi. “Lo sai benissimo quello che voglio fare.” Disse piano aspettandone la reazione. “No, perché non me lo dici baby?” Chiese l’altro anche se sapeva quello che voleva dire. “E’ tutto il giorno che penso a te, ieri non ti ho visto, sono fottutamente eccitato ed adesso tutto quello a cui posso pensare è di portarti in quella camera da letto e fotterti alla morte.” Rispose Carlo calmo, non sorrise o arrossì, solo disse semplicemente quello che stava pensando.
A sentirlo parlare così Max si accese e gli afferrò la mano trascinandolo verso la camera da letto, si chinò a baciargli il collo, il cavo della gola per salire alla linea della mascella. Carlo frignò e le sue dita tremavano mentre armeggiava con la zip della felpa dell’amico. Dopo un po’ riuscì ad aprirla e gliela fece scivolare sulle spalle; gli carezzò le braccia mentre ammirava i muscoli che sentiva sotto la pelle.
Ancora una volta Max lo spinse contro il muro e gli sfibbiò abilmente la cintura con una mano. Un lamento scappò dalle labbra dell’amico ed il suo respiro divenne più veloce, aveva dannatamente bisogno di Max. La stoffa dei jeans stretti era dolorosa contro la sua erezione. Le labbra di Max lasciarono il suo collo ed alzò lo sguardo. “Cosa vuoi, baby?” Chiese piano, le sue labbra ad appena due centimetri da Carlo che borbottò incoerentemente qualche cosa e Max alzò un sopracciglio, le sue dita giocavano col capezzolo forato di Carlo. “Ho detto che voglio che tu mi succhi.” Parlò forte questa volta ma Max scosse la testa, guardandolo ancora con espressione indagatrice. “Voglio le tue labbra calde, bagnate che scivolano su e giù sul mio cazzo… Dannazione Max, sono così duro e ne ho veramente bisogno, per favore…” la voce sfumò e lui guardò implorante il suo amico. Max non disse niente e si inginocchiò trascinando in basso i jeans stretti di Carlo; sorrise vedendo che non indossava mutande. Carlo si morse il labbro inferiore e si appoggiò al muro per evitare che il suo corpo tremasse troppo nell’attesa. L’amico chiuse gli occhi per un secondo, il profumo di Carlo era così buono da fargli sentire la testa leggera. “Max per favore…” bisbigliò Carlo, non poteva aspettare più a lungo. A Max piaceva quando Carlo lo implorava e questo gli fece diventare l’uccello ancora più duro. Leccò lentamente la testa del cazzo, sentirlo gemere di piacere gli fece aumentare il desiderio di lui e cominciò lentamente a succhiare la testa strisciandogli sopra la lingua ruvida. Dopo un minuto fece scivolare le calde labbra bagnate giù su tutti i grossi 20 centimetri del suo ragazzo e li prese profondamente in gola. Carlo gridò in estasi, Max era così bravo a succhiare il cazzo e riusciva sempre a farlo venire. Max continuò a far scivolare le labbra su e giù sull’asta pulsante. “Max, sto per sborrare…” Gemette Carlo mettendogli le mani sulle spalle, afferrandolo più strettamente mentre il piacere diveniva ancora più intenso.
Max si tolse e calciò via i jeans rimanendo nudo anche lui. “No Max, no, non puoi fermarti!” Protestò Carlo, era così vicino e si sentì indifeso quando l’amico smise di succhiarlo. “Io posso fare quello che mi piace…” disse Max, gli piaceva stuzzicarlo, lo faceva eccitare ancora di più. “Inculami, voglio sentire il tuo grosso uccello duro nel mio sedere, per favore, baby, non lasciarmi così…” disse ansante Carlo.
Nello stesso momento Jack metteva la chiave nella serratura e rientrava nell’appartamento. Passò davanti alla camera da letto di Carlo per andare verso la sua. Si fermò quando sentì la voce di Carlo, strinse i pugni, odiando il fatto che un altro ragazzo potesse fare gridare così di piacere il suo amico. Sbattè furiosamente la porta del bagno, aprì l’acqua della doccia e si strappò i vestiti di dosso.
Max afferrò Carlo per la vita e lo piegò sull’orlo del letto; gli si mise dietro e fece correre un dito nella fessura tra quelle due natiche perfette. “Non farmi aspettare cazzo!” sibilò Carlo, non poteva res****re più a lungo, aveva bisogno che lo inculasse. Max spinse tutti i suoi 22 centimetri nel sedere caldo e stretto di Carlo che gridò per il dolore che lo lacerava e strinse le lenzuola nei pugni. Ma Max non rallentò, spinse più profondamente dentro di lui inculandolo più forte e più velocemente che poteva. “Dio Carlo, il tuo sedere è così dannatamente stretto!” grugnì. Carlo non poteva rispondere, la sua bocca era spalancata ed ansava per la sensazione del suo ragazzo che lo riempiva immergendo e togliendo il cazzo dal suo buco. “Ohhh cazzo! Non posso res****re di più, vengo baby.” anelò Carlo. Max continuava a spingere profondamente dentro di lui e gli baciava la nuca. La gentilezza del bacio unita all’inculata incredibile lo portarono al limite e gridò mentre veniva con forza. Il suo amico si unì a lui pochi momenti dopo, gli spruzzi del suo caldo sperma furono sparati profonfamente nel culo di Carlo che tremò in tutto il corpo.
Max rotolò via sdraiandosi sul letto, tirò l’amico nelle sue braccia e lo baciò delicatamente sulle labbra. “Sei stato onestamente la miglior inculata che abbia mai avuto.” Mormorò contro le labbra del ragazzo. Carlo sorrise e tracciò con la punta delle dita il torace di Max. “Maxxie?” Chiese allegramente. “Cosa c’è?” “Stavo chiedendomi… Quale è la tua ultima fantasia?” Max rise piano. “Perchè lo vuoi sapere, carino?” Disse alzando un sopracciglio mentre lo guardava.

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Ho rubato la ragazza a mia sorella (Parte 1)

Sono passati anni da quando Giacomo ed io abbiamo lasciato le nostre famiglie. Creai una vera agitazione nella nostra cittadina conservatrice. Mentre le nostre famiglie non rifiutarono il fatto, capinno che a causa della nostra sessualità noi non avremmo più potuto vivere in quella città. Era stato divertente vedere l’espressione sulla faccia di quella puttana di mia sorella quando Giacomo le disse che l’aveva scaricata per stare con me.

Erano i tardi anni novanta, la piccola città nella quale vivevo era totalmente cattolica e conservatrice. Era stato difficile quando arrivato alla pubertà cominciai a guardare i ragazzi invece delle ragazze. Io mi masturbavoi pensando agli eccitanti ragazzi della scuola e mi sentivo colpevole. Ero assolutamente il ragazzo medio, circa un metro e settanta, capelli ed occhi castani e mi tenevo in buona forma dato che facevo parte della squadra di nuoto del mio quartiere; ero quel tipo di ragazzo che ragazze notano.

Alle elementari ero un anno avanti e perciò ero alla pari di mia sorella che aveva un anno di più. Mia sorella ed io non andavamo molto d’accordo, Alice era una cagna puro e semplice. I miei genitori allora non lo capivano ma ora lo sanno. Ero all’ultimo anno quando Alice portò a casa Giacomo ed il mio cazzo per poco non sparò nei miei pantaloni. Giacomo era un giocatore di calcio, alti più di un metro e ottanta, capelli scuri ed occhi di un bel verde smeraldo, al solo guardarlo il mio cuore si fuse. Giacomo era un gran bel ragazzo ed io non riuscivo a capire cosa trovava in una cagna come Alice.

Successivamente Giacomo sembrò voler passare più tempo con me che con Alice, veniva a casa ed andavamo in giro insieme. Andavamo al cinema, a giocare a bowling, a mini golf. Lui veniva a vedere le mie gare di nuoto. I miei genitori ci venivano ma Alice non l’aveva mai fatto e Giacomo stava seduto con loro a fare il tifo per me.

I tempo passato con Giacomo l’attrazione per lui andò oltre la semplice attrazione fisica. Lo volevo romanticamente, volevo stare con lui e solamente con lui. Quando arrivava, mi vedeva, mi salutava con una carezza sulla schiena mi faceva sentire troppo bene, e ancora meglio se mi dava un grande abbraccio. Quando mi circondava con le sue braccia, mi cedevano le ginocchia e mi sentivo uno strano buco nello stomaco. Lo volevo dannatamente.

Era aprile ed eravamo in vista del diploma. Alice stava passando il fine settimana con un’amica ed i suoi genitori. I miei genitori erano fuori città per il fine settimana per un evento del lavoro di mio padre. Giacomo lo sapeva, chiese se lui poteva stare da me per il fine settimana ed i miei genitori dissero che andava bene.

I miei genitori partirono venerdì. Mia madre lasciò il numero dell’albergo in cui sarebbero stati nel caso avessi avuto bisogno di qualche cosa. Poco dopo che se ne furono andati Giacomo arrivò, Guardammo un paio di film ed ordinammo una pizza per cenaì. Dopo cena Giacomo eravamo seduti sul pavimento del soggiorno un di fronte all’altro, quando improvvisamente lui parlò di Alice.

“Penso che la scaricherò.”
Nessuna sorpresa là e se le dicerie erano vere Alice se la stava spassando.
“Perché la scaricherai? ” Chiesi non volendo lasciar cadere la cosa.
“Lei vuole solo sesso da me ed io non ho voglia di darglielo. Se solo sapesse!”
“Se solo sapesse cosa?”
“Nick, posso fidarmi di te? Ho un grande segreto che ho bisogno di dire a qualcuno perché non posso tenerlo più a lungo.”
“Chiaramente puoi, cos’è?”

Giacomo cominciò a piangere, le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance facendogli brillare ancora di più gli occhi verdi. “Ho cominciato ad uscire con Alice perché c’è qualcun’altro che mi piace e pensavo che uscendo con lei avrei potuto stare vicino a quella persona, e quindi l’ho fatto. Ho conosciuto meglio quella persona e penso che probabilmente me ne sono innamorato.”
“Giacomo non c’è niente di sbagliato. Dille quello che senti.”
“Non è una ragazza. Non è una ragazza. Non mi sono mai piaciute sessualmente ragazze. Io sono gay e non so cosa dirà se gli dico che l’amo.”

Giacomo era gay? Nella mia testa si formò improvvisamente un’immagine, che Giacomo fosse il mio boyfriend, di noi due che andavamo da qualche parte insieme a vivere felici e contenti. Spinsi via quei pensieri, misi una mano sulle spalle di Giacomo, lo tirai a me e lo tenni stretto. Lui continuò a piangere sul mio torace. Io volevo sapesse che andava tutto bene, che ero ancora suo amico, che gli volevo bene, che potevo capire il suo dolore. Il mio cuore si stava spezzando nel vederlo così.

“Giacomo, non lo dirò a nessuno.” Dissi. “Ma chi è il ragazzo di cui sei innamorato?”
“Prometti di non incazzarti?”
“Promesso.”
“Sei tu Nick.”
Non posso descrivere la sensazione che ebbi sentendo che Giacomo, il ragazzo con cui da tanto avrei voluto essere, era innamorato di me. Il mio cuore correva. Le mie braccia lo strinsero ancora più strettamente. Feci correre le dita tra i suoi capelli. Ora tutto aveva senso, ecco perché Giacomo passò più tempo con me che con Alice. Perché veniva sempre alle mie gare di nuoto ed i suoi abbracci.

“Non sei arrabbiato?” Chiese vedendo che non lo allontanavo da me e non gli gridavo di lasciare la mia casa.
“No Giacomo, non lo sono. Non posso essere arrabbiato con te per essere innamorato di me. Io non posso essere arrabbiato perché anch’io sono innamorato di te.”
Giacomo si sedette e mi guardò diritto negli occhi, non disse niente per un secondo. “Anche tu sei innamorato di me?”
“Sì. Anch’io sono gay. Quando Alice ti ha portò a mi sono sentito attratto da te, dapprima pensai che non era nulla, che non fosse niente di più di quello che sentivo per gli altri ragazzi della scuola, ma divenne molto di più quando cominciasti a passare tutto quel tempo con me. Tu non sa quello che voleva dire per me vederti a tutte le mie gare di nuoto. Tu non hai idea di come mi fai sentire quando mi abbracci. Giacomo io ti ho desiderato più di qualsiasi altra cosa nella mia vita.”
Giacomo riprese a piangere. “Oh Nick. Non sai cosa vuole dire per me. Sapere che anche tu mi ami .”
Si precipitò di nuovo nelle mie braccia ed io lo tenni così per un po’, poi gli alzai il mento e lo fissai nei suoi begli occhi. Mi chinai e lo baciai. Fu un lungo bacio sensuale. Quando interrompemmo il bacio Giacomo mi sorrise. Ci baciammo di nuovo e restammo così, poi ci alzammo, andammo in camera, ci sdraiammo sul letto e restammo così per un po’.
Cominciammo a toglierci i vestiti e quando fummo nudi guardammo i nostri corpi. Il corpo di Giacomo era bello, il torace liscio e la piccola striscia che conduceva ai peli pubici, il suo cazzo sull’attenti. Strofinammo insieme i nostri uccelli e prima che ce ne rendessimo conto, avevamo preso in bocca il pene dell’altro.

Dopo un po’ Giacomo smise di succhiare e disse. “Nick puoi mettermelo dentro?”
“Posso andare nella stanza di Alice e vedo se ha dei preservativi. E avremo bisogno di qualche cosa per lubrificare.”
“Nick, io sono vergine.”
“Anch’io lo sono, Giacomo.”
“Allora non avremo bisogno di preservativi, non dobbiamo preoccuparci di malattie contagiose.”
“Ok, allora il lubrificante, torno subito.”

Andai in bagno e trovai della vasellina; tornai nella mia stanza e feci sdraiare Giacomo su di un fianco. Cominciai a lubrificargli il sedere di Giacomo e ne misi un po’ su di me. Inserii un dito nel suo buco per allentarlo. Lo sentii lamentarsi un po’. Appoggiai il cazzo al suo buco e spinsi. Era così bello e caldo e stretto. Giacomo si lamentò e disse: “Per favore mettimelo dentro Nick.”
“Ok Giacomo.” Dissi e cominciai a muovermi lentamente dentro di lui. Lo sentii lamentarsi, cominciai ad andare a tutta velocità e Giacomo non protestò. Mi mossi sempre più velocemente e Giacomo continuò a lamentarsi. Gli girai la testa e lo baciai mentre continuavo a fare l’amore con lui. Prima che me ne rendessi conto stavo sborrando dentro di lui.

Dopo essere venuto mi estrassi e Giacomo si sdraiò sulla schiena. Il suo cazzo era ancora duro, mi chinai e glielo succhiai. Giacomo eruttò sperma nella mia bocca. Il gusto era buono da morire, era caldo e dolce, era il sapore di Giacomo. Dopo aver bevuto la sua sborra mi sdraiai accanto a lui e tirai le coperte su di noi. Ci sorridemmo l’un l’altro e ci guardammo l’un l’altro negli occhi. Ci baciammo ripetutamente e ci addormentammo nelle braccia dell’altro.
Sarebbe stato un bel fine settimana.

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il nodo parlato?

l nodo parlato

D:”amore ti posso legare un giorno o l’altro?”
g:”assolutamente no!”
d:”e dai su ti lego senza stringere troppo.Se mi dici basta ti sciolgo subito.”
g:”amore com’è che non ti credo neanche un pò?Lo sai che tu sei una piccola viperetta imprevedibile?Abuseresti del mio corpo e io da immoilizzato sarei solo un piccolo esserino indifeso”
Mi piace giocare nel sesso,provare sensazioni nuove,Interpretare personaggi nuovi in questo splendido gioco di ruoli che è il sesso.Ho una voglia matta di legarlo e di prosciugarlo fino a farlo implorare di smetterla,schiacciargli la mia fica bagnata sulla bocca e sul naso soffocandolo.Mi fa resistenza ma in cuor suo so che non aspetta altro.Sono molti gli uomini che si eccitano al solo pensiero di essere dominati da una donna e lui non è da meno.
Quindi vado in una ferramenta prendo 15 metri di corda da 0,8 mm di diametro,mi sono documentata,torno a casa la divido in quattro segmenti e faccio una prova per vedere se tutto funzionerà,studio come fargli i nodi ecc…è tutto pronto,non può sfuggirmi.Sabato pomeriggio ci andiamo a fare una doccia insieme e poi ci massaggiamo un pò cospargendoci di crema idratante.Siamo già su di giri,non ci metterò molto a convincerlo,penso tra me.La sua schiena poggiata sul muro, bacino inarcato in avanti,io seduta sul letto a gambe ben divaricate,in modo da fargli vedere la mia fichetta appena depilata e il suo cazzo all’altezza della mia bocca.Lo succhio un pò giusto per fargli perdere la lucidità e la capacità di giudizio.Quando sento che è il momento giusto mi alzo apro il mio cassetto e tiro fuori il corpo del reato.Lui ridacchia facendo di no con la testa.Non ha scampo.Gli sussurro un pò di parole all’orecchio per convincerlo Gli stringo il cazzo ancora scivoloso per la crema e gli passo dolcemente il pollice sul frenulo,lo vedo contercersi e lo sento ansimare.In silenzio lo guido fino a sedersi ai piedi del letto.Quindi lo faccio sdraiare.Per capirci busto sdraiato e gambe a terra .Gli metto un piccolo cuscino sotto le natiche sode e porto a compimento il mio lavoro di tessitrice,un cappio per ogni arto e un nodo qualche cosa per inchiodarlo,a gambe aperte, ai quattro piedi del letto.Sono brava a fare i nodi non me lo aspettavo.Glie lo prendo in mano e inizio a masturbarlo sempre più forte prova a muoversi ma niente è inchiodato in quella posizione.Più lui tira e più i cappi gli si stringono intorno.Rallento il ritmo e mi metto in ginocchio al suo fianco lo bacio un pò.La mia bocca e la mia lingua inondano la sua di saliva,riprendo a muovere la mano lentamente continuando a baciarlo.Mi chiede di fargliela leccare,non ancora.Mi piace vederlo così lussuriosamente sofferente.Se lui si inarca con il bacino io rallento,se lui si rilassa io accellero.Gli chiedo se vuole venire,mi risponde si,no,forse non lo sa neanche lui.Decido di succhiarglielo,quindi mi sposto verso il suo cazzo super eccitato e gli sfioro con la bocca il glande,me lo passo sulle labbra umide con molta delicatezza.Lui si eccita sempre più,cerca di venirmi incontro facendo leva sui piedi per infilarmelo in bocca ma non ci riesce.Ho il controllo totale!Apro la bocca e me lo infilo dentro fino alla base quasi senza toccarlo,poi glie le richiudo intorno e inizio la mia opera.Lo succhio e lo lecco per un pò,gli serro le palle con le mani e le stringo abbstanza forte.Il ritmo aumenta ansimiamo tutti e due,gli chiedo di nuovo se vuole venire.Questa volta è più convinto,mi dice per favore,te ne prego fammi venire.Io lo metto in guardia che un solo orgasmo non sarà sufficiente,lui continua a pregarmi di farlo sborrare.Lascio tutto e salgo a cavalcioni sul suo cazzo,lo punto sulla mia fica e lo infilo progressivamente e con decisione dentro.Mi muovo su e giù come un indemoniata,vorrei farlo esplodere,vorrei farmela sfondare.Insomma anche io sono bella eccitata.Dopo qualche minuto vengo,un orgasmo intenso e prolungato.Poco dopo viene anche lui,dentro di me.Adesso me la puoi leccare vuoi?Annuisce con la testa dicendomi di si.La ragione ormai è andata a farsi fottere.Mi sfilo e il più rapidamente possibile sono sulla sua faccia.Premo la mia fica piena di umori sulla sua bocca e sul suo naso,,lui spinge verso di me quasi volesse entrarci dentro,la sua lingua mi esplora il più profondamente possibile,me la becia,lecca,mi carezza con il naso.Proprio un bravo ragazzo!Indugio ancora un pò sulla sua lingua impertinente.Mi giro un pò con la testa e vedo il suo cazzo ancora perfettamente eretto,Vedo i suoi addominali contrarsi e il suo membro levitare come per magia alla ricerca di un “appiglio”.Mi piego in avanti e iniziamo un formidabile 69,Ci gratifichiamo ancora un pò in questa posizione e dopodiche mi tolgo.mi metto in ginocchio in mezzo alle sue gambe e inizio a succhiarglielo ecc….Gli faccio una sega e intanto gli succhio la cappella.Riesco ad anticipare il suo orgasmo tre volte,ogni volta gli lascio il cazzo e mi sposto sulla sua bocca.Lo minaccio dicndogli che non lo farò venire,che lui non è capace a non farsi sgamare.Mi metto di nuovo tra le sue gambe e ricomincio, neanche 10 secondi e mi riempie la bocca della sue essenza,la lascio colare sulla mia mano sul suo cazzo che ancora stringo tra le mani.Mi accoccolo vicino a lui ma non lo sciolgo.Lo carezzo un pò sul petto,sull’inguine,me lo sbaciucchio un pò.Lo stuzzico dicendogli che è proprio una brava mignottella.Le mie mani carezzano il suo pisello ora moscetto,inizio a fantasticare raccontandogli qualche fantasia erotica.Il mio racconto lo eccita di nuovo,il risveglio del guerriero.Più la storia va avanti e più il ritmo della mia mano aumenta.Vuoi venire ancora? lo incalzo,lui approva.Vieni gli urlo in preda ai demoni e sul più bello della mia immaginaria orgia lui viene per la terza volta.Quando lo sciolgo i segni delle corde sui suoi polsi sono evidenti.Come farai domani con il tuo lavoro?Magliettina a maniche lunghe?

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MIA MOGLIE: SORPRESA DI NATALE SUL SUO PC

Un giorno quasi sotto a natale mia moglie era andata a giocare a carte a casa di suoi amici, visto che sono più piccoli di me non trovavo l’esigenza di andarci e dissi che sarei rimasto a casa, da qualche giorno avevo notato mia moglie sempre con il pc acceso attaccato al telefono, all’inizio non pensai a niente di malvagio in questo, però quella sera rimanendo da solo a casa accesi il suo pc per dargli un occhiata. La prima cosa che feci fù andare nelle sue cartelle di foto, ok le solite foto già viste, poi c’era una cartella scitto cell, e subito la aprii, c’erano delle comuni foto scaricate forse da internet con dei tatuaggi visto che mi diceva che se ne voleva fare uno nuovo, poi man mano scorrevo vidi delle sue foto con lei senza reggiseno davanti allo specchio del nostro armadio cioè dei “selfie”, aprii quelle foto ed erano 3 o 4 e rimasi sbalordito che mia moglie si era fatta fatta delle foto del suo seno ma soprattutto per chi erano quelle foto? in quel momento cercai altre foto compromettenti in quella cartella ma niente, così andai a vedere nel cestino del pc, in piccolo formato mi apparvero delle foto dove si vedeva lei in foto vecchie con un suo vecchio fidanzatino e trovai delle altre dove c’era un cazzo…subito ripristinai le foto sul pc per poterle aprire in formato più grande per capire se mi ero sbagliato a gurdare o avevo visto bene, appena aprii queste altre foto vidi benissimo delle sue vecchie foto di qualche anno prima con il suo primo amore e poi delle altre di un bel cazzo in evidenza con una grande capella…in quel momento iniziai a tremare,. la stessa situazione di eccitamento ed emozionato che mi avevo preso qualche mese prima nel sentire sua madre godere mentre faceva sesso…mentre tremavo ero eccitato perché dentro di me pensai che lei avesse inviato delle sue vecchie foto al suo ex ragazzo forse ricordandogli i loro momenti passati insieme e lui per ringraziarlo gli avesse mandato delle sue foto del suo bel membro duro per farle ricordare a lei di come si eccitava guardando le sue foto che le aveva inviato precedentemente cioè quelle sue con il seno fuori…tutto quel mio pensiero perverso che forse poteva essere vero iniziò a turbarmi misto dall’odio e dall’eccitamento mi masturbai pensando alle foto di mia moglie nuda che gli aveva mandato al suo ex e del cazzo duro di un ragazzo che ovviamente non si vedeva in volto ma che io immaginavo fosse proprio il suo ex ragazzo…e se lei con una scusa invece di andare a giocare a carte quella sera d’accordo con le sue amiche che la appoggiavano andò a trovare il suo ex e scoparono insieme? questo pensiero mi accompagno per tutta la notte fino a quando non la sentii rientrare, ovviamente era tardi, lei mi vide che dormivo e si mise a dormire..il giorno successivo mentre lei aggiustava l’albero di natale ers di domenica, lasciò il suo pc acceso, ed io che sapevo gia dove trovare le foto, feci finta che capitai per caso nella sua cartella di foto del pc dove c’era lei con il seno fuori davanti allo specchio e il cazzo di questo sconusciuto, io gli chiesi spiegazioni e lei mi disse, che gli autos**tti fatti da lei erano per lei, per rivedersi in foto se le sue tette stavano crescendo visto che con l’allattamento erano un po svuotate, e quelle del cazzo in piena vista erano delle foto che la sua amica gli aveva inviato con wastupp di un ragazzo che m*****ava la sua amica, ma il suo racconto non mi convinceva,in quel momento feci finta di niente… qualche sera dopo lei mi provocò a letto io preso dall’eccitamento per quello che avevo nella testa da molti giorni iniziai a leccarle la fica e di conseguenza lei mi fece un bel bocchino, non me ne ha fatti molti in verità non lo fa spesso ma quelle volte che lo fa mi fa impazzire, mentre mi leccava il cazzo spontaneamente gli chiese se gli piaceva e se volesse leccarlo un altro in quel momento che non fosse il mio, la sua faccia fù sbalordita e sorpresa ma non piacevole allora non dissi più niente, continuai a scoparla facendola godere ma con dentro di me quel pensiero ed eccitazione che lei mi avesse in qualche modo tradito con il suo ex…

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Vinroger di xHamster

Caro vinroger,

quando ricevetti un tuo messaggio qui su xhamster pensai ad uno dei soliti ‘donatori d’organo’ che pullulano sui siti cockold in cerca di cornuti segaioli come me che amano vedere la loro mogli trombate. Indendiamoci, anche io sono un cornuto segaiolo, ma in più sono impotente da diversi anni. Ma mia moglie non è affatto una mogli sweet, che si dona facilmente al primo venuto scelto dal marito cornuto. Mia moglie non accetterebbe mai di incontrare un uomo allo scopo di ‘doverci’ fare una trombata. Lei a causa della mia impotenza prolungata soffre della mancanza dell’uomo; di un uomo che la stringa fra le braccia, che la baci, che la faccia godere come lei sa godere quando viene penetrata da un vero maschio che abbia saputo conquistarla con garbo, stile, simpatia. Tu, vinroger, sei stato in gamba e ci sei riuscito. Si! hai conquistato prima me col tuo stile, il tuo garbo e il tuo bello scrivere. Ho capito subito che avevi le carte giuste. Ma in questo tipo di storie il gradimento reciprico è d’obbligo. Non dovevi piacere solo a me ma soprattutto a lei, mia moglie. Dopo qualche scambio di mail dove anche tu hai capito che avevi da fare con un vecchio marito impotente ma corretto, che effettivamente cercava un possibile amante per la moglie cinquantatreenne, hai mandato una bella voto volto. Io, conoscendo i gusti di mia moglie, ho fatto si che tu mi potessi chiedere amicizia su facebook, dove c’è anche lei. Sei stato meraviglioso nel parlare con me di un’antica conoscenza da colleghi. Io sarei stato un tuo ispettore e tu un mio giovane agente che ora, dopo anni, mi ritrovava in un socialnetwork. Lei c’è cas**ta, perché io ho conosciuto per lavoro centinaia dio collaboratori. Vero anche che prima le avevo parlato di aver rincontrato un mio vecchio allievo e quindi non ha avuto sospetti su questa strana amicizia. Post dopo post è nata la vostra amicizia. Lei ha cominciato a parlarmi delle vostre chat e di come ti trovasse simpatico e affascinante. Da parte mia, da buon ruffiano, ho preso a leccarla tutte le sere con molta passione per crearle la giusta tensione erotica. Sentivo che c’era qualcosa di diverso nei suoi orgasmi: molto più bagnata e mentre mi veniva in bocca si scuoteva tutta. Sentivo bene la sua crescente eccitazione. Sapevo che pensava a te. Poi ho finto gelosia chiedendole di non chattare più con te, ma lei ha subito puntato i piedi. Ha detto che avrebbe fatto quello che voleva e di non scocciarla. Io avrei si saputo, ma avrei dovuto farmi i cavoli miei e star fuori dalle s**tole. La mia finta gelosia nascondeva la mia crescente emozione. Sapevo che finalmente sarei stato di nuovo cornuto e tutto grazie a te Vinroger. Ha cominciato a tenere sempre con se il cellulare dove arrivano di contiuno ti tuoi messaggini. Qualcuno l’ho letto. Bravo! nessuna volgarità ma tanto sovoir-faire. Questo le ha fatto capire che non sei ‘uno che vuole solo quello’. Poi finalmente quando hai capito che era pronta l’hai invitata fuori. Lei ha subito accettato. Non ne vedeva l’ora. Sei venuto a prenderla a casa. Lei non ha voluto che noi ci incontrassimo. Voleva tradirmi in maniera classica. E anche io sai caro amico, amo più le corna vere che i giochini a tre. Me l’hai riportata a casa alle una di notte. Era raggiante, felice, allegra, emozionata. Sei stato in gamba a non provarci subito. Bravo! hai deciso di attendere così l’hai conquistata totalmente. Ma l’hai baciata. L’hai baciata proprio come piace a lei. Quel bacio l’ha rapita, sconvolta. Appena in casa è corsa in bagno. Ho sentito la sua lunga pisciata, tipica di quando lei si eccita. Mentre orinava seduta sul bidet ho preso le mutandine da lei gettate nel cesto della biancheria sporca che è nell’antibagno. Dalle mutandine emanava fortissimo l’odore della sua vulva eccitata e erano fradice, mezze. Le ho nascoste senza che lei se ne sia accorta. Quando si è addormentata le ho riprese e portate al naso odorandole a lungo. E qui hai fatto il primo miracolo. Mi sono eccitato, mi si è quasi inturgidito, consentendomi di farmi una sega goduriosa come non facevo da tempo. Poi, malandrino, l’hai fatta attendere dieci giorni prima di fissare un nuovo appuntamento. Appuntamento al quale lei pensava in ogni minuto dalla giornata. Ma lei ti ha fregato sul tempo. Quando l’hai chiamata per invitarla fuori lei ti ha invitato a casa. Quando le hai chiesto di me lei ha detto che sarei stato via forse tutta la notte. Ma io era giù in tavernetta, al buio, pronto a percepire ogni rumore, ogni voce, ogni sospiro. E avete parlato, riso, giocato, fatto rumore coi vostri passi; prima vi ho sentito muovere con le scarpe poi scalzi… diretti verso la camera. Vi ho immaginati mentre vi spogliavate e vicenda avviandovi verso la camera da letto. E io di sotto vi seguivo con la testa all’insù e l’udito attento. Mi batteva forte il cuore per l’emozione. Pensare che mia moglie stava per trombare sopra la mia testa mi ha fatto impazzire di gelosia mista a libidine. Ero esaltato per quanto stava succedendo tra voi. Poi la musica è iniziata: letto scosso che sbatte al muro; gemiti goduriosi; sussurri d’amore, grida di donna infoiata, incitazioni maschie le tue e troiesche quelle di mia moglie che tu hai mandato in calore. Immaginavo ogni cosa dai colpi che sentivo, ma c’era ben poco da immaginare dato che sentivo proprio tutto tutto. Infine lei ha orgasmato. Un urlo strozzato e selvaggio è uscito da suo petto: me la sono immaginata avvinghiata a te con le coscione in alto che ti strigevano alla vita e i suoi muscoli vaginali che pulsano risucchiandoti il cazzone in profondità mentre dalla gola emetteva uno straziante gemito. Ma tu hai voluto infierire su di lei e hai continuato la monta dandole un orgasmo dopo l’altro, come le onde del mare che si abbattono una dopo l’altra sulla riva spinte da un fortissimo Libeccio e ha goduto ancora e ancora. Non smettevi di trombarla facendola godere di continuo. Gemiti gutturali, ansiti forti, mugolii… Ma cosa le facevi? Poi eccoti! Ho sentito il tuo ruggito e alcuni violenti colpi del letto sulla parete. L’hai riempita di te. Immaginavo il tuo cazzone che immerso profondamente il lei spruzzava lo sperma nella pozza della cervice. Finalmente mia moglie riaveva dentro di se il seme del maschio, dato che io ho perso l’eiaculazione da tanti anni. Bravo! Bravo!
Ma non hai fatto godere solo lei: ho goduto anche io, si! anche io. Ho riavuto l’erezione persa da anni e sono venuto insiema voi, al piano di sotto.

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Io e mamma

Nel blog precedente con lo stesso titolo .vi ho raccontato quello che mi è accaduto ,da premettere che da quel giorno non posso più togliere quelle immagini dalla mia mente anche perché guardo spesso e volentieri le foto.
ma senza averne mai parlato con mia madre di ciò che ho visto .cmq ieri pomeriggio ricevo una telefonata da mia madre , mi chiedeva se potevo cenare da lei e restare a dormire visto che babbo rimane due giorni e due notti fuori per lavoro e del resto ha paura ha rimanere la notte da sola a casa .io rispondo che non c’è problema dopo lavoro passo da casa mia prendo il cambio e vengo .lei mi chiede che desidero per cena rispondo fai tu .
Dopo un paio di ore finisco con il lavoro passo per un aperitivo abitualmente al bar del mio amico , mi diriggo verso casa mia prendo le mie cose e vado da mia madre 
Arrivando da mia madre busso lei mi apre il solito bacio di saluto e mi accomodo a casa poso le mie cose nella mia cameretta e ritorno in cucina un buon odorino di gambero al forno mi pervade seguito da cozze gradinate mi siedo ed incominciamo a parlare del piu e del meno della mia giornata lavorativa di mio padre che era partito di mattina e di mia sorella e la sua famiglia e il mio dolcissimo nipote 
lei indossa un vestitino casalingo senza reggiseno con i capezzale che si intravedono ad un tratto si mette a 90 gradi per controllare il forno ed davanti ai miei occhi si vede l immagine di mia madre gambe unite piegata in avanti culo bene in vista caviglie spettacolari credetemi una veduta da capogiro, lei innocentemente senza malizia mi dice due minuti ed è pronto ma i miei occhi maliziosi dopo le sue foto lo guardata in quel momento come donna come una bella matura messa a 90 grati da prendere alzare un altro po il vestitino scostare le mutantine ed incularla dolcemente tra i fornelli ma per fortuna era solo un idea che mi ha pervaso la mente e morì tutto li 
ci accomodammo a Tavo e tra chiacchiere risate si cena dopo aver finito l’aiuto con i piatti e la tavola .le mi dice amore mio faccio la doccia mi tolgo la puzza di pesce da dosso tu riposati sul divano lei si dirige in camera sua ed io nella mia mi metto comodo solo con pantaloncini e mi distendo sul divano a guardare la TV ma il bagno essendo nella stanza affianco sentivo il rumore della doccia l’acqua che stava attraversando , coprendo il corpo di mia madre .all’improvviso la curiosità perversa mi pervade la mente mi reco vicino alla porta guardo dal buco della serratura e vedo mia madre uscire dalla doccia tutta bagnata quel suo corpo maturo stupendo quel seno favoloso formosa quel suo bel culo seguito da due coscienza caviglie e piedi ben curati un fisico che non sente per niente il peso della età si volta alza un piede sula tazza e incomincia ad asciugarsi arrivando alla figa stupenda io q quella visione mi sento eccitatissimo il mio grosso cazzo duro che mi preme nei slip a quel punto quando incomincia a massaggiare il suo corpo con la crema mi stacco dalla serratura e da quella bellissima immagine e mi ributto sul divano distraendo la mante con la TV facendo in modo che il mio cazzo ritornasse al suo posto tutto si calma e dopo qualche minuto mi raggiunge mia madre bella rilassata profumata con una camicia da notte si siede al mio fianco e innocentemente senza malizia alza le sue gambe e li mette su di me dicendomi vita mia solo qualche minuto il tempo di rilassare un po oggi ho pulito casa senza fermarmi un minuto e la mia età ormai mi porta ad essere stanca la sera ..quelle sue gambe su di me belle, liscio, vellutate unghia smaltate incomincio a massaggiare piedi caviglie polpacci lei mi da un bacio e si rilassa si fa coccolare dalle mie mani d un tratto vedo che tira più giù la camicia da notte verso il basso per nascondere giustamente il suo pudore di madre distende la testa sul poggia braccia del del divano ma mi accorgo che essendo senza reggiseno e la camicia di tessuto che prende la forma del seno i suoi capezzoli induriti al tatto delle mie mani sento la sua pelle d’oca io faccio in tutti modi e di maniera per non farmi drizzare il cazzo ma ad un tratto lei allarga leggermente le coscienze e cazzo intravedo che non porta le mutantine ma dopo vari massaggi lei riscende le gambe si alza e senza dire nulla va in bagno di nuovo ma stavolta rimango seduto perché non si poteva continuare così ero troppo eccitatissimo ,inizia il film lei ritorna io messo a gambe aperte sul divano lei rimette la sue gambe tra le mie e rimaniamo in questa posizione a guardare il film.lei ad un tratto mi guarda e dice amore mio che sei fatto grande e bello ormai sei un uomo.e tu e tua sorella mi mancate in giro per casa tua sorella se fatta una famiglia e tu? Io rispondo bo e io . Che vuoi sapere ?lei: Hai la ragazza? Quando mi devi presentare la nuora ? Io rispondo :ma che nuora e ragazza al momento sto bene così ..così come? A scoparti sempre ragazze diverse ? So tutto ho la mia informatice personale ricordi si?
Si riferisce a mia zia di cui sua sorella che gli hanno dato la casa nello stesso mio pianerottolo ma non sa che tra quelle ragazze che mi scopo ci sta pure lei ..lei ridendo mi dice tua zia mi racconta che le fai gridare a tutte ridendo mi dice vedi di avere un po di compassione poverina e sola da anni e sentire te e le tue donne chi sa quanto soffra la mancanza di un uomo nel suo letto io sorrido e rispondo ma dai così bella com’è non penso che gli mancano, ma ritornando a che non stiamo più a casa alla fine è un bene per te e papà siete soli più liberi e avete la vostra intimità anche la notte lei ridendo risponde ma che vai a pensare? Ormai siamo vecchi che vuoi che facciamo ? Rispondo tu vecchia ? Mamma ma ti guardi allo specchio? Sei ancora una bella donna piena di fascino vorrei io un giorno avere una moglie come te all’età di papà. lei sorride mi accarezza mi dice vedrai che anche tu troverai quella giusta più bella di me e cmq tu mi vedi bella perché sono la tua mamma .io rispondo no mamma ti vedo bella come donna e come To vista nelle vostre foto nuda lei salta per aria e con viso sconvolto arrossata dice ma di che foto stai parlando vedendo il suo imbarazzo mi fermo e rispondo nulla mamma tranquilla lei imbarazzata si alza mi da la buona notte e dice non impari mai a non rovistare nelle cose de gli altri vero? Buona notte a domani .rispondo sentendomi in colpa dai mamma scusa non volevo offerti non ho visto nulla ma a che se non c’è niente di male siete umani .lei arrabbiata risponde so bene che non c’è niente di male siamo maturi io e tuo padre e di certo non dobbiamo spiegazioni ne a te e nessuno ma che non ti fai i cazzo tuoi questo è sbagliato cmq Buona notte prende e se ne va in camera sua sbatte la porta .io rimango come un coglione seduto sul divano senza parole mortificato di quello ch’èra accaduto continuo a guardare la TV Dopo 10 minuti riesce mia madre in lacrime mi abbraccia chiedendomi scusa dandosi la colpa di tenere le loro foto sul PC e che dovevano aspettarselo che poteva succedere essendo il mio PC e che poteva accadere di vederle mia sorella o mio cognato visto che lo usiamo tutti il PC io rispondo mamma e tutto apposto non è successo nulla anzi domani senza che apriamo la cartella e vediamo il contenuto ti aiuto a renderla nascosta per evitare queste situazioni .lei risponde che invece le cancella stiamo un po a parlare e mi dice devi sapere che dopo tanti anni di matrimonio e normale perdere un po di attrazione o quella piccantezza del sesso tuo padre e ancora bravo ma ci mancava quella scintilla abbiamo visto video porno e tutto ciò che ci può eccitatissimo per poi fare sesso caro mio mamma e ancora molto donna e sento le mie esigenze di donna come le tue amiche e quindi ci divertiamo così con tuo padre .io rimanendo scioccato alle sue parole rispondo mamma e bello che a distanza di anni vi sentite ancora così attivi rimanemmo un altro po a parlare ci si era liberati dai tabù lei ad un tratto mi dice andiamo a letto adesso? Rispondo ok Buona notte e lei risponde dormi con mamma ? Prendi il posto di papà per stanotte ?io scioccato lei capisce ridendo dice il posto del letto scemo che hai capito ? Messi a letto dice mi è capitato pure di vedere dei video i****tuosi sorridendo ma per il piacere della carne fresca dei ragazzi .rispondo ma che cazzo dici ? E lei sto scherzando volevo provocarti. poi mi chiede le hai viste tutte le mie foto? Mi trovi davvero attraente come donna ? O l’hai detto in quel momento critico? Risposi no mamma e la verità sei ancora una bella donna e si le ho viste tutte le foto da uomo ti faccio i miei complimenti .lei risponde te ne sono grata figlio mio ne avevo bisogno delle tue parole siamo rimasti in silenzio a fissarci lei abassa gli occhi e vede il mio cazzo duro e dice ma che cazzo hai li in mezzo ? Ma vedi che sono tua madre non è normale che ti procuro questa erezione ma poi così grosso e il doppio di tuo padre io me lo nascondo con le mani e dico scusami ma forse è meglio che vado in cameretta sta sera stiamo esagerando un po lei sorride ma dove vai scemo rimani dopo tutti i discorsi che ci siamo fatti e tutto ok e naturale solamente che davvero grosso nella mia vita ho solo avuto quello di tuo padre e ti assicuro non è così me lo faresti vedere? Ma tu sei scema rispondo ma che ti prende ? Smettila sei mia madre .e se non fossi tua madre mi scoperesti? Rispondo francamente ti sarei già dentro lei sorride si avvicina e bacia le mie labbra io non reagisco lei mi dice lo vogliamo e mi infila la sua lingua in bocca mi sposta i pantaloncini e lo prende in mano e comincia a masturbarmi lo voglio tutto ma devi lasciarti andare così non va bene si mette all in piedi sulle ginocchia toglie la camicia da notte e de completamente nuda dice ecco qua sono reale meglio delle foto no? Cazzo e magnifica si china e me lo prende in bocca incomincia a somari come si deve .mia madre ha il mio cazzo in bocca e de una vera brava pompinara la faccio accomodare su di me e ho in faccia quella figa stupenda saporita succosa dolce la lecco le infilo le dita la masturbo gli lecco il buco del culo dita dentro il culo e figa ad un tratto il primo orgasmo la sposto la metto a pecorina lei prende il cuscino ci poggia il viso e dice farmi tua farmi venire scoparti come vuoi e dove vuoi io prendo e infilo il mio cazzo in quella figa bollente comincio a scopare la non è più mia madre ma una gran figa matura lei incomincia a gridare dal godimento soffoca le grida contro il cuscino mentre la trafiggo ripetutamente incomincia tremare lo esco e lo fico nel culo talmente inbestialito eccitatissimo dopo vari minuti di scoparle ripetutamente il culo vengo dentro come una pompa in quantità enormi lei sospira e si accascia sul letto io esco il mio cazzo da quel buco mi riprendo coscienza imbarazzato le bacio la schiena scendo dal letto mi prendo i miei pantaloncini le dico con voce raccapricciante stanca e imbarazzata io dormo di la .e lei senza voltarsi con il viso sul cuscino e quel buco del culo a perché che Betta la mia sborsare risponde solamente con un ok Buona notte io ricambio la buona notte e mi ritiro nella mia cameretta con mille pregiudizi complessi ma sodisfatto mi metto a letto e non ho avuto nemmeno il tempo di pensare mi adormento 
…..CONTINUA 

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 7)

Mi svegliai domenica mattina con Giacomo sul mio grembo. Il mio cazzo era duro e Giacomo stava strofinandolo contro il suo. Stavo passando il fine settimana con Giacomo a casa sua ed i suoi genitori erano andati a trovare i suoi nonni dato che la nonna doveva essere operata, avevamo la casa tutta per noi, soli ed innamorati, voleva dire che stavamo per passare il giorno a letto.

Giacomo prese il lubrificante e lo usò sul mio cazzo ed il suo buco, poi fece scivolare il buco giù intorno al mio uccello. Quando entrai in lui sentii la bella, calda sensazione familiare e vidi l’espressione di piacere sulla sua faccia. Lui cominciò a muoversi sul mio pene, io mi alzai a sedere, lo baciai, lo misi sulla schiena e sbattei dentro lui più duramente e più velocemente. Giacomo si lamentava rumorosamente quando non avevo la mia bocca sulla sua. Sentii qualche cosa di caldo colpirmi il torace, Giacomo mi aveva sborrato addosso. Ne presi un po’, lo leccai e gliene diedi da leccare mentre continuavo a spingere nel suo culo. Sentii il mio cazzo contrarsi ed esplosi nel suo sedere.

Quando ebbi finito mi sdraiai sulla schiena, tirai Giacomo nelle mie braccia e rimanemmo così fuori del tempo. Quando interrompemmo il nostro bacio lo guardai nei begli occhi verdi, ricordai di quando mia sorella l’aveva portato a casa e di come subito avevo desiderato questo momento. Giacomo mi aveva confessato che era stato con Alice per essere vicino a me. Ma come mi aveva notato Giacomo? Prima che cominciasse ad uscire con Alice lui non era niente più che una delle tante facce a scuola per me. Lui era un giocatore di calcio ma io, onestamente, non avevo molto a che fare con i componenti di quella squadra. Come per altri calciatori è probabile che mi chiedessi come doveva essere nudo o una piccola attrazione per lui ma nulla di più. Nulla finché Alice non cominciò ad uscire con lui, in quel momentodivenne molto di più per me.
“Giacomo.” Chiesi. “Come mi vedevi prima?”
“Cosa intendi?”
“Ho avuto l’impressione che tu non mi abbia notato veramente finché non hai cominciato ad uscire con Alice. Allora come mi vedevi?”
“È perché ero innamorato di Renzo.” Non capivo cosa volesse dire, Renzo era nella squadra di nuoto con me. Un concorrente quindi, anche perché Renzo sembrava essere sempre in competizione con me per qualche ragione.
“Cosa?”
Giacomo si appoggiò ad un gomito guardando in giù dato che la mia testa era appoggiata ai cuscini. “Renzo ed io siamo stati grandi amici fin dalle elementare. Con la pubertà ho cominciato a guardare i ragazzi e le non ragazze e mi sono innamorato di lui. Un anno fa avrei voluto confessarglielo ma avevo paura di quello che avrebbe potuto accadere alla nostra amicizia se l’avessi fatto. Beh come sai su un anno fa Renzo ha cominciato ad uscire con Sara. Non puoi immaginare come questo mi fece sentire. Ero innamorato e questo mi spezzava il cuore, volevo trovare un modo di convincere Renzo che io ero meglio di Sara per lui. Una sera in cui c’era una riunione di nuoto, ci sono andato. Ero seduto sulle tribune ad aspettare il turno di Renzo. Quando toccò a te ti vidi sul blocco vicino a lui. Cercai nell’elenco il tuo nome e con mia sorpresa visi che eri il ragazzo di cui Renzo sparlava sempre dicendo che cercavi sempre di metterti in mostra sia nelle gare che negli allenamenti.
Io risi. “Renzo è sempre in competizione con me. Non so perché. Credo che abbia difficoltà ad ammettere di essere secondo anche se lo è.”
Giacomo soffocò una risata. “Comunque c’era qualche cosa in te che mi eccitava. Ti volevo dannatamente. Quando sono tornato a casa quella sera ho guardato sull’annuario per vedere se era possibile contattarti. Quando vidi la tua foto pensai che avevi un viso proprio bello. Guardai anche la foto della squadra di nuoto nell’annuario e decisi che dovevo scoprire tutto quello che potevo di te. Non sapevo se avevi fratelli a scuola o se eri coinvolto in qualche cosa d’altro oltre al nuoto. Per fortuna un giorno Alice era assente e tu venisti dal professore a chiedere i compiti per tua sorella che aveva dovuto andare dal dentista.” Me lo ricordavo, Alice aveva dovuto andare a farsi togliere un dente che gli faceva male e mia madre doveva accompagnarla. “Mi ricordo che guardasti verso di me. Per fortuna ero seduto perché quando mi guardasti le mie gambe divennero di gelatina.”
Mi ricordavo quel giorno, e mi ricordavo di Giacomo. Lui continuò. “Capii che avevi una sorella. Pensai che uscendo con lei avrei potuto incontrare anche la sua famiglia. Ricorda la prima volta che venni a casa tua?”
“Sì.” Dissi. “Venisti a cercare Alice, ma lei non era in casa.”
“Lo sapevo che non c’era, io volevo vedere te.”
La mano di Giacomo era sul mio torace, il suo pollice si spostava sul mio capezzolo. “Ti amo Nick, sono così felice di stare con te.”
“Anchio ti amo, Giacomo” Ci chinammo a baciarci e quando interrompemmo il bacio chiesi. “Esci ancora con Renzo?”
“No, chiacchieriamo qualche volta, ma ora Sara è il suo mondo.”
“Mi spiace, Renzo può essere un po’ stupido.”
“Lo so.”

Giacomo ed io passammo la maggior parte della mattina e del pomeriggio a fare sesso. Verso sera facemmo una bella doccia bollente. A Giacomo piacque quando lo inculai nella doccia ed io ero particolarmente eccitato per il bel corpo bagnato del mio Giacomo. Stavo pensando di dargli lezioni di nuoto e magari fare sesso in piscina. Dopo la doccia ci asciugammo e ci vestimmo. I genitori di Giacomo stavano per tornare ed io dovevo ritornare a casa.

Gli diedi il bacio della buona notte prima di andare via. Non sapevamo ancora che Alice aveva un alleato dalla sua parte contro Giacomo, il suo vecchio amico Renzo.

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Quel piacere doloroso delle corna.

Noi cuckold siamo al di fuori del loro rapporto. E questo è la vera essenza cuckold.
Questa è la nostra maledetta benedizione: nostra moglie e il suo amante senza di noi, loro due soli in amore… Vivere dal di fuori il rapporto amoroso di nostra moglie col suo amante; complici servili e ruffiani suadenti per invogliarla a tradirci sempre più.
Solo noi cornuti volontari sappiamo quale marasma provoca ci l’essere consapevolmente traditi dalla nostra adoratissima moglie; da lei che ci ha capiti fino in fondo. Che conosce e accetta la nostra vera masochistica natura. Lei che dosa con maestria il nostro sofferto piacere. Si confida con noi delle sue pene d’amore; della sua gelosia per la moglie di lui, di lui che vorrebbe solo per se seppure in una fugace love-story.
Solo noi cornuti consapevoli conosciamo la struggente ma esaltata gelosia quando lei gioiosamente si prepara per andare da lui. La guardiamo mentre si prepara; carezziamo il suo corpo, carezziamo quella pelle che di li a poco s’incresperà per le sue carezze. Sprechiamo i complimenti per farla sentire più sicura di se e quando lei dice che ha il culo troppo grosso noi le ricordiamo che è la parte che un vero maschio ama di più. Allora lei dice sorridendo maliziosa: ‘Eppoi io glielo do e sua moglie no, la cornuta!’, poi si compiace ancor più aggiungendo: ‘Vedessi come ci da quando mi metto a culo in su… diventa matto, eheheheh’.
I suoi occhi ci parlano del desiderio per lui, brillando di gioiosa impazienza. Il suo profumo, il suo trucco, i suoi abiti: tutto per lui.
E il suo sguardo ci fa trepidare mentre allusivo, con malizia, si posa su di noi…
Quello sguardo riassume tutto il nostro essere cuckold; intuiamo cosa pensa di noi: ‘Cornuto, ruffiano, segaiolo, impotente’ Questi sono gli aggettivi che ci dedica facendoli esprimere dai suoi occhi. Maliziosa derisione, furbesco scherno, avvolto da una tenue tulle di compiacimento affettuoso. E prosegue a dirci quello sguado: “Ecco, cornuto, vado da lui. Dal mio amante. Col tuo consenso di marito rinuciatario e condiscendente. Sarà lui il mio piacere, il mio peccato. Lui ascolterà le mie urla, i mie gemiti. Sentirà le pulsazioni del mio ventre mentre verserà il suo seme in me ghermendo il mio corpo madido di sudore e vibrante di gioia”

E l’attesa… L’attesa del suo ritorno è la fase più lacerante, scandita da minuti che non passano mai. Noi sappiamo bene cosa starà facendo, momento per momento. Quell’attesa è la nostra Cicuta. Il nostro veleno che fa stringere il cuore nel petto fino a farci soffocare.

E il ritorno… Quel ritorno dove lei, esaurita dall’amante, ci mostra il suo corpo esausto e soddisfatto. Svuotato di ogni energia in amplessi focosi.
E ce li racconta quegli amplessi. E ci parla di lui. Di come la renda di nuovo felice. Delle piccole gioie che lui sa darle. Di come lei riesca con lui a scoprire nuovi punti di piacere.
Com’è beata la sua espressione, mentre si lascia accudire da noi dopo il suo ritorno.
Su quel corpo usato, come fosse una tavola su cui s’è consumato un banchetto, cerchiamo le briciole rimaste, cibandocene avidamente. E ci maceriamo di gelosia nel pensare quale ben di dio l’amante abbia goduto.
La guardiamo poi dormire serena e ci poniamo vicino a lei per difenderne i suoi sogni d’amore mentre pian piano la nostra mano placa la voglia troppo repressa e ci veniamo in mano, soffocando i gemiti nel cuscino per non svegliarla.

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In un club privè

Racconto trovato in rete su xhamster.

Era più di un anno che stavamo assieme, nonostante la differenza di età avevamo un rapporto fisico veramente appagante e completo, con l’andare del tempo ognuno di noi esternava all’altro le proprie fantasie soprattutto nei momenti di sesso sfrenato, niente ci era precluso, le fantasie galoppavano con noi, fu così che cominciai ad insinuarle la possibilità di fare una esperienza in un club privé. Passarono alcune settimane, finalmente me la vedo arrivare in camera perfettamente truccata come solo lei sapeva fare, con un abbigliamento intimo che avrebbe fatto vedere rosso anche ad un cieco, le domandai che intenzioni avesse, lei mi disse che finalmente era pronta per accontentarmi. Scelsi un privé abbastanza lontano dalla nostra zona, ne avevo sentito parlare bene, frequentato da gente giusta, accogliente, spazioso, glielo proposi e dopo una cena leggera nel nostro ristorante preferito, ci avviammo non senza una giusta tensione verso il nostro obiettivo.
Sbrigate le formalità d’obbligo, entrammo nel locale vero e proprio, restammo sbalorditi, curato, arredato con gusto retrò, luci soffuse, tavolini per accomodarsi e prendere un aperitivo, un digestivo, ascoltare buona musica suonata al pianoforte da un artista di piano bar veramente bravo. Non c’era molta gente, per lo più coppie e qualche singolo che girava in continuazione, lei era splendida, fasciata in una minigonna indecente, con gli occhi che brillavano per il trucco e per l’eccitazione di trovarsi lì, dopo aver preso confidenza con il locale ed esserci fatti un’idea di come era disposto, le feci fare una visita ispettiva per meglio capire la disposizione della camere e degli angoli più interessanti. Scendemmo così una scalinata che portava al piano inferiore, subito la luce diminuì di intensità e furono necessari alcuni secondi per abituarci alla nuova oscurità, c’era anche un discreto via vai di persone, soprattutto singoli, che curiosavano nelle stanze, negli angoli, dove all’interno si intuivano più che intravedere persone intente a varie attività di carattere sessuale. Mentre lei si sporgeva per vedere meglio cosa stava succedendo in una di queste stanze, notai che almeno un paio di persone approfittò della situazione per palparle il sedere e sfiorarle il seno invitante, lei cercò la mia mano e la mia presenza per dirmi cosa stava succedendo e io la rassicurai dicendo di lasciar fare finché fossero stati semplici palpeggiamenti, terminato il giro tornammo di sopra perchè aveva necessità di bere qualcosa. Mi raccontò d’un fiato che era scossa ed eccitata da quanto accaduto, non avrebbe mai immaginato che le avrebbe fatto questo effetto e si stava bagnando tutta, dopo una mezz’oretta decise di ripetere l’esperienza, ci avviammo ancora di sotto, nel frattempo la situazione si era animata, si sentivano gemiti di piacere di donne che stavano godendo nell’essere penetrate o leccate ed uomini che grugnivano nel momento del piacere estremo. Potemmo vedere una bella ragazza legata ad una croce obliqua che subiva le avances di un paio di bei maschi completamente nudi, singoli che si masturbavano guardando coppie scopare in piccoli anfratti, una signora di una certa età seduta all’interno di un piccolissimo anfratto succhiare avidamente i membri di due maschietti in piedi uno di fronte all’altro. Nella stanza principale c’era un letto rettangolare, non molto grande, attorno dei divanetti ad una certa distanza, lei mi chiese di salire sul lettone con lei e di leccarle la figa davanti a tutti, la spogliai lentamente senza mai smettere di baciarla e stuzzicarla dappertutto, i vestiti erano sui divani, lei sdraiata sulla schiena ed io accovacciato in mezzo alle sue gambe leccavo e titillavo la sua clitoride gonfia. Non passarono che pochi minuti e nell’alzare la testa per guardarla mi accorsi che attorno al lettone si erano radunate diverse persone, c’erano singoli, ma anche coppie, alcuni avevano iniziato ad accarezzarle i bei seni, altri avevano tirato fuori il membro e se lo stavano massaggiando, le coppie si sbaciucchiavano e leccavano fra di loro. La sentii lentamente scivolare più in su, fino ad essere con la testa sul bordo del letto, non capivo ma un’occhiata mi fece subito ricredere, aveva catturato i due cazzi più prossimi a lei con le mani e girando la testa ora da una parte e ora dall’altra se li metteva in bocca e li succhiava con avidità. La sua figa era un lago di piacere e di saliva, non feci niente per cambiare posizione, capivo che voleva essere lei la protagonista assoluta, io dovevo essere solamente il suo angelo custode, dopo le prime leccate la gente attorno capì che era lì per loro, le mani si fecero più audaci, le bocche più vogliose, i vestiti cominciarono a scomparire anche dai corpi degli uomini e delle donne che erano attorno a noi. Lei si impadroniva di tutto quello che le capitava a tiro, masturbava cazzi e ne succhiava altri, era già pronta ad esplodere, cosa che avvenne puntualmente inondandomi la faccia dei suoi umori, guardavo sempre cosa succedeva a fianco a noi e mi accorsi che Giada era in posizione tale da essere penetrata a fondo da un grosso bastone, inginocchiata sul divano lui riusciva ad infilarla fino in fondo e a ritrarsi. Vedendo il suo cazzo entrare e uscire lucido dalla figa di Giada fece s**ttare qualcosa di a****lesco in me, lo presi in mano e tirandolo fuori del tutto lo avvicinai alla mia bocca per succhiarlo, lui lasciò fare, poche lappate e un sapore di cazzo misto al profumo della figa di Giada mi riempii, fu sublime, poi lo rimisi dentro, ma lui voleva di più e spostò il tiro nel buchino più piccolo, provò a forzare, sentii Giada mugolare e stringermi forte un braccio, gli feci cenno di aspettare e mi abbassai a leccare il forellino di Giada che ben lubrificato si lasciò penetrare dolcemente dal mio dito. Pochi movimenti, mi ritirai lasciando campo libero a lui, al suo poderoso arnese, questa volta scivolò dentro con inaspettata facilità, lei era rilassata dal mio massaggio, si lasciò inculare dapprima dolcemente e lentamente poi lui era infoiato, stava per esplodere, lo vidi aumentare i colpi e finalmente scivolare fuori da Giada lasciandole un cratere e riempiendolo di lucente sperma traslucido, non finiva più di venire ed io ero estasiato ed eccitato. Presi la bionda che era vicino a me, le piantai il mio rispettabilissimo arnese tra le cosce, tutto giù fino in fondo senza educazione e senza riserve, venti, trenta copi ben assestati e nel ritrarmi le venni sul pancino e sul pelo biodo della figa, eravamo tutti stremati, Giada era sazia, mi disse che voleva andare, ci salutammo e ci lasciammo i rispettivi numeri di telefono. Usciti, ci avviammo in macchina nel più completo silenzio, fermai la macchina nella prima piazzola di sosta e facemmo l’amore come se fosse stata la prima volta, con dolcezza ma anche con libidine ritrovata, l’apostrofai in tutti i modi più volgari possibili ed immaginabili fino all’esplosione di entrambi l’uno dentro l’altra.

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Jack e Carlo (Ottava parte)

Carlo ritornò in camera con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Aprì il guardaroba e prese un paio di boxer, poi notò Jack che sedeva accoccolato sul letto. “Jack? Tutto bene?” Chiese sedendosi sull’orlo del letto. Poi aggrottò le ciglia leggermente confuso; Jack dieci minuti prima stava benissimo.
Jack alzò lentamente il viso, le lacrime brillavano sulle sue guance. “Come hai potuto farmelo, Carlo? Come hai potuto farmelo dopo tutto quello che hai detto?” la sua voce era rauca ed appena più di un bisbiglio.
“Come ho potuto fare cosa? Non potrei farti niente di male Jack, Jack…” Rispose Carlo lentamente mordendosi l’orlo di un labbro come faceva sempre quando era nervoso. Non disse nient’altro ed aspettò che Jack parlasse ma poteva indovinare quello che lo stava sconvolgendo.
“Non mentirmi!” Urlò Jack adirato a pugni stretti. “Max ha appena telefonato, voleva che tu sapessi che ieri è stato grande. Vuoi dirmi cosa c’era di così grande, Carlo?” L’ultima parte era sarcastica ed alzò le sopracciglia per guardare la reazione di Carlo.
Per una volta Carlo non trovò le parole. “Baby, io…”
”No, tu sai Carlo, solo… solo non vuoi!” Lo fermò Jack bruscamente e spinse indietro le coperte alzandosi di fronte a lui. “Tu non l’hai lasciato e mi hai fottuto?” Jack strinse di nuovo i pugni e tentò di tenere ferme le gambe che tremavano. “Tu stai ingannando Max e stai ingannando me!” Strinse i pugni più forte e morse l’interno del labbro per tentare di fermare le lacrime che sentiva salire agli occhi.
“Per favore Jack, lasciami spiegare!” Carlo fece un passo verso di lui e mise una mano sulla sua spalla. Jack si ritirò quando lo toccò indietreggiando. Carlo sapeva di meritarsi questa reazione ma questo non fermò l’orribile sensazione di dolore. Non poteva perdere Jack, non poteva. Lui non era solo un altro ragazzo col quale aveva dormito, Jack era il suo miglior amico ed il ragazzo di cui era innamorato cotto, non poteva permettergli di andarsene. “Jack per favore, ascoltami, ok?” Il tono di Carlo divenne più disperato ma tentò di toccarlo di nuovo, non voleva essere respinto ancora.
Jack scosse rigidamente la testa, incapace di incontrare gli occhi dell’amico. “Io non voglio che tu spieghi.” Il suo tono era stranamente piatto come se stesse tentando di nascondere l’emozione nella voce. “Tu non puoi amarmi Carlo. Non avresti potuto fare questo a qualcuno che ami.” Carlo aprì la bocca per dirgli che non era vero ma lui non gli permise di parlare. “Pensavo che tu credessi a quello che dicevi, io ti ho dato tutto Carlo…” la voce di Jack era scossa anche se stava tentando con incredibile forza di tenerla ferma. Semplicemente non poteva credere che il suo miglior amico gli avesse fatto quello. Sapeva che non era precisamente un santo ma non lo pensava capace di fare tanto male.
“Jack, baby, io credo a quello che ti ho detto e ti amo!” Carlo mise una mano sulla sua spalla, i suoi occhi si accesero. “Volevo separarmi da Max ma non ho potuto. So che non l’avrei dovuto fare ma…” la sua voce si abbassò come se non riuscisse a pensare come finire la frase. Jack non rispose ed il suo silenzio gli fece sobbalzare il cuore, forse c’era un’opportunità che Jack capisse dopo tutto. Si avvicinò di un piccolo passo, una mano ancora leggermente posata sulla spalla dell’amico.
Si avvicinò un po’ e le sue labbra erano a pochi centimetri da Jack mentre parlava. “Max non è niente per me a tuo confronto. Ho commesso un errore e mi dispiace molto… Per favore…” e si morse l’angolo del labbro, aspettando ansiosamente la reazione. Il cuore stava correndo nel suo torace ed ogni secondo di silenzio dell’altro lo rendeva più nervoso. Ma sapeva che anche se Jack era ancora adirato, e ne aveva il diritto, non gli avrebbe permesso di andarsene senza lottare.
Jack inspirò lentamente prima di parlare. La sensazione del caldo alito di Carlo che gli carezzava la faccia ed il suo modo di guardarlo negli occhi gli faceva letteralmente cedere le ginocchia. “Mi hai fatto male!” Fu tutto quello che riuscì a bisbigliare. Jack poteva vedere il dolore negli occhi del ragazzo e questo fece in modo che si chiedesse se Carlo stesse dicendo la verità e se amava lui, non Max.
“Io non posso perderti Jack, io non posso perderti.” Bisbigliò Carlo, i suoi scuri occhi marroni si riempirono di lacrime, battè le palpebre, le lacrime gocciolarono lungo le guance e brillarono sulle sue ciglia. Carlo soffriva, non aveva voluto fargli male e non poteva immaginare la sua vita senza di lui. Quando Jack vide le lacrime che correvano silenziosamente dagli occhi di Carlo, si rese conto che quella era la prima volta che vedeva il suo amico piangere. Il fantasma di un sorriso apparve lentamente sulle sue labbra, si avvicinò e strisciò le labbra contro la guancia dell’amico baciando via le lacrime.
“Io non voglio perderti.” disse piano. Nessun dubbio che gli avesse fatto male, ma non voleva ancora perderlo, probabilmente era la persona più importante della sua vita e non voleva che questo cambiasse.
Quando Jack disse quella piccola frase, Carlo non esitò per uno secondo e gli gettò le braccia al collo abbracciandolo forte, sorrise ed emise un sospiro di sollievo. “Non te ne pentiriai, prometto.” Gli mormorò in un orecchio aggrappandosi a lui.
Jack non poté fare a meno di sorridere mentre lo stringeva nelle sue braccia, anche se stava ancora soffrendo per quello che gli aveva fatto. “Ti amo troppo, baby.” Disse piano Carlo tirandosi indietro un po’ per guardarlo. “Lo so e ti giuro che non ti deluderò un’altra volta.”
Jack gli credette. “Anch’io ti amo.” Sorrise e gli baciò leggermente le labbra. La sua bocca era calda e morbida e Jack emise un sospiro felice circondando la vita dell’amico con le sue braccia.
“Jack?” mormorò Carlo interrompendo il bacio. Jack lo guardò interrogativamente. “Vorresti… Io, um.. Merda, non sono bravo in questo genere di cose ma, …vorresti essere il mio ragazzo?” Chiese goffamente con un timido sorriso sul viso.
Jack accennò col capo e gli baciò di nuovo leggermente le labbra. “Certamente.” Mormorò, dando un altro delicato bacio sulle labbra al suo miglior amico, no, al suo ragazzo. Carlo sorrise rispondendo al bacio mentre gli faceva scivolare le braccia intorno al collo. Si sentì per un momento a disagio pensando a Max ma sapeva che era con Jack che voleva veramente stare. Avrebbe dovuto finire ufficialmente con Max ma non volle dirlo a Jack in quel momento, non dopo quello che era appena successo.
Le tende della camera da letto erano ancora chiuse e la stanza era piuttosto scura, anche se fuori era chiaro. Carlo spinse delicatamente indietro Jack mentre lo baciava e caddero sul letto. Jack rise e Carlo interruppe il bacio per vederlo sorridere. Amava sapere che lo stava facendo felice e gli spiaceva di averlo addolorato; non avrebbe mai detto o fatto qualcosa che facesse sentire di nuovo così il suo ragazzo.