Categories
Racconti Erotici

La acalata

Cima Alta, non sei un uomo se non l’hai scalata, tutti gli altri uomini l’avevano scalato da anni. Ogni volta che guardavo e vedevo le sue rupi ripide che dominano la nostra piccola città, mi sentivo così debole e piccolo.
Quando arrivò l’anno nuovo capii che avevo meno di sei mesi per provare che ero un uomo anch’io. Quando l’orologio annunciò l’anno nuovo feci la promessa di scalare Cima Alta nei sei mesi seguenti.
Cominciai a fare footing, alzare pesi e meditare per prendere coraggio. Sapevano tutti che lassù c’erano a****li selvaggi ed io volevo ritornare vivo.
Il mio vicino di casa Vatti mi vide alzare i pesi nel cortile e chiese: “ti stai allenando molto ultimamente, Simone. Tenti di conquistare le ragazze? ” Si appoggiò al recinto e rise.
“No”, ansai. “Mi sto allenando per scalare Cima Alta, sono l’unico ragazzo della scuola che non l’ha scalato e finché non lo faccio… uh… nessuno penserà che sono un vero uomo.”
“Cima Alta, eh? Un vero uomo, eh? ” Disse. “Non so perché la mettono tanto dura su quella vecchia pietra. Non ci vogliono più di quattro o cinque ore.”
“Lei ha scalato Cima Alta?” Chiesi.
“Sicuro” Disse il Sig. Vatti. “Non hai bisogno di allenarti tanto per prepararti, sei già pronto.”
“Ma non ci sono a****li feroci?” Chiesi.
Il Sig. Vatti rise forte: “Non c’è nulla di cui preoccuparsi lassù” Disse. “Ti dico, perchè non andiamo insieme a scalarla questo fine settimana.”
“Realmente? ” Chiesi incredulo.
“Sicuro, tu sei molto più forte e più coraggioso di quanto pensi. Dopo questo fine settimana tutti sapranno che sei un uomo.”
Fui sollevato dal fatto che ci fosse qualcuno grande e forte come il signor Vatti ad accompagnarmi.
Sabato era una brillante giornata soleggiata ed il Sig. Vatti ed io ci avviammo sul sentiero per Cima Alta con indosso solo i nostri pantaloncini. Il sentiero divenne rapidamente molto ripido. Eravamo solo nella parte più bassa ed io stavo già ansimando. Parte del problema era che il Sig. Vatti portava dei cutoff molto, molto corti e quando si allungava per aiutarmi il suo sapete-che-cosa si dimenava fuori e penzolava. Questo faceva battere il mio cuore anche più della scalata ripida.
Il Sig. Vatti non sembrava accorgersi che la sua cosa sbucava dagli shorts. La vista del suo grosso tubo faceva allungare il mio e mi sembrava che a lui piacesse guardarlo.
Dopo molto sforzo finalmente mi tirò su sulla cima. Crollammo a terra. Il mio cuore stava battendo così forte che potevo sentirlo echeggiare tra le pareti della montagna.
“Wow” Ansai guardando in giù nella valle, gli edifici sembravano tanto piccoli.
“Non era così difficile vero, Simone?” Chiese iI Sig. Vatti con un sorriso mentre si sedeva.
“Non era facile” Ansai. “Guardi come sono sudato!”
“Ora quindi pensi di essere un uomo?”
“Credo” Dissi. Io in verità non mi sentivo diverso, ero solo stanco e le mie gambe mi facevano molto male.
Lui si appoggiò indietro e sorrise. Mentre eravamo sdraiati sulla vetta di Cima Alta, una brezza di montagna rinfrescante rese la mia pelle sudato fresca e formicolante. Anche per il fatto che il Sig. Vatti non si era preoccupato di rimettere il suo lungo serpente nei cutoff.
Quando il duo tubero cominciò a gonfiarsi, il mio picchio sparò in su facendo una tenda enorme nei miei pantaloncini. Il Sig. Vatti rimase così indifferente che capii che non sarebbe accaduto niente di male, eravamo solo due uomini in cima ad una montagna senza nessun altro per chilometri. Mi piaceva come fosse rilassato nel mostrare la sua bella attrezzatura.
Allungò le gambe ed aprì i miei pantaloncini col dito del piede. La mia erezione volò fuori nella fresca aria di montagna.
Mi piaceva il modo in cui guardava il mio cazzo rigido, mi faceva sentire preso dalle vertigini.
Strofinò il dito del piede contro il mio culo nudo, poi delicatamente lo fece scivolare sopra il mio buco sensibile e lo spinse.
Io non riuscivo a fare altro che sorridere e stendere le gambe.
Più lui pigiava il dito del piede contro il mio buco, più mi diventava rigido.
“Quindi ti piace essere su Cima Alta?” Chiese.
“Sì” Dissi io.
“Anche a me.” Rispose. Spinse così forte il dito contro il mio buco del culo che ci entrò.
“Oh” Ansai.
“Ti piace?” Chiese contorcendo il dito del piede dentro di me.
“Sì, è bello”, mi lamentai.
Quando lo spinse ancora più profondamente, il suo cazzo si irrigidì e si alzò alto nell’aria, mi stupì quanto divenne grosso.
Si afferrò il cazzo duro e lo agitò da una parte all’altra, la sua maniera di muovere il dito dentro di me mi stava facendo impazzire. Il mio uccello colava sciroppo che gocciolava sulle mie palle.
“Mi sembra che ti piaccia avere qualche cosa nel culo.” Gemette. “Vediamo come ti farà felice questo.” Aggiunse stringendosi la cappella fiammeggiante.
Io non ero sicuro di riuscire a prendere una cosa così grossa nel culo, ma poi pensai che non avevo mai creduto di riuscire a scalare Cima Alta. Forse se fossi riuscito a prendere il grosso pene del signor Vatti, mi sarei sentito veramente un uomo.
“Alzati, ragazzo e appoggiati a quella roccia.” Mi ordinò. Io mi alzai e mi tolsi i pantaloni. Lui si spogliò nudo e, mentre mi sdraiavo sulla roccia, afferrò il mio culo e l’attrasse a se.
“Sì, è stretto” Disse toccando il mio buco caldo. “Non sarai più un ragazzo quando avrò finito con te!”
Guardai al di sopra della mia spalla e lo vidi schiaffeggiare con il suo cazzo tra le mie natiche. Spremette fuori una grossa goccia del suo umore sopra il mio culo eccitato. Con un dito la spalmò sul mio buco finché non ne fu ben rivestito. Poi mi strinse e spinse in avanti le anche.
“Ah” Mi lamentai quando il mio buco si allargò e succhiò dentro il suo cazzo duro. A casa avevo giocato col mio buco col mio dito, ma era nulla a confronto della grossa sonda del signor Vatti.
“Lo stai prendendo bene e facilmente, ragazzo” Sospirò. “Quando avrò finito con te sarai un uomo.”
Non ci vollero molte spinte da parte sua per farmi diventare un adepto. Strinsi la roccia con tutta la mia forza e spinsi indietro il culo ad incontrare il suo punteruolo duro. Ad ogni spinta sentivo la mia fanciullezza che si scioglieva. Mentre lui dondolava le anche in avanti e mi penetrava completamente, capii che ero un uomo. Il mio culo afferrò il suo cazzo duro con forza, quando lui si lasciò andare e riempì il mio buco con la sua crema calda, io non ne feci scappare fuori una sola goccia.
Il mio cazzo sparò e spruzzò fiotto dopo fiotto di sperma spesso in terra. Lui mi tenne stretto mentre il mio corpo scuoteva fuori di me l’ultima mia fanciullezza. Rimanemmo tutto il pomeriggio su Cima Alta ed il signor Vatti violò più volte il mio culo per essere sicuro che tutta la mia fanciullezza se ne fosse andata.
Ora quando sono in classe, ho un’erezione ogni volta che alzo lo sguardo a Cima Alta e ricordo la scalata col signor Vatti.

Categories
Racconti Erotici

Alessia, la ballerina

Racconto trovato in rete su xhamster.

Lo spettacolo prosegue, lei pare un cigno, Alessia è la ballerina più brava del gruppo e anche la più bella, volteggia sulle punte con le caviglie sottili, le gambe snelle, lunghissime, con i muscoli appena accennati e gentilmente definiti, il tutù ondeggia come una molla, le scopre a tratti un culetto piccolo e sodo, tanto tonico che non accenna a sussultare, rimane immobile come quello di una statua.
Durante l’esecuzione dell’ultimo balletto Alessia dà il meglio di sé e uno scroscio di applausi l’accompagna a una conclusione trionfale, al termine della fatica, leggermente sudata e adrenalinica saluta tutti i compagni dietro le quinte e si ritira nel camerino, è una donna riservata, riesce a dare tanto sul palco grazie al talento, perché lei per la verità è piuttosto timida, è proprio il suo carattere introverso a renderla affascinante, arricchendo un volto già particolare, con gli occhi nerissimi e allungati, il naso leggermente aquilino e la bocca piccola e delicata.
Alessia sente bussare alla porta.
“Chi è?”
“Sono Pietro.”
La ballerina è preoccupata ed eccitata, è di nuovo lui, l’uomo che la fa sognare e poi la deride, la umilia, l’uomo che ha il potere di farla godere come nessun altro, ma anche un farabutto senza eguali, che le fa credere di volerla addirittura in sposa, per poi abbandonarla e farla soffrire ancora, perché mai una ragazza splendida e capace si fa maltrattare in questo modo?
Alessia tentenna un istante, poi apre la porta, l’uomo è lì, alto e brutto, con i baffi ispidi e gli occhi da diavolo, ha dei fiori con sé che poggia su un ripiano a lato.
“Questi sono per te, sei stata bravissima.”
La donna è fortemente attratta da Pietro e senza pensare, gli dice.
“Sono contenta che sei venuto.”
“Sì, e adesso farò venire anche te.”
Alessia spaventata resta immobile a guardarlo con le mani sui fianchi, al di sotto la sua vagina freme è già umida, lui crudele la domina, è la sua sicurezza che lo rende seducente, ci sa fare c’è poco da dire, si avvicina a lei e le toglie le scarpette con la punta, lei resta scalza, meravigliosa stretta nelle calze bianche, Pietro inizia a sfiorarle le caviglie e sale pian piano sino alle rotule, lei è già sciolta in una pozzanghera di secrezione, lui lo nota inginocchiato davanti a lei che è bagnata. Continua a toccarla sfiorandola appena, lei trema e si lascia andare ansimando, allora le abbassa le calze, le sfila le mutandine, le poggia la bocca sulla passera spingendola indietro sino al muro, la massaggia con le labbra, le infila la lingua dentro, poco dopo, quando la donna gode rumorosamente senza rendersi conto, le mette un dito nella fica a uncino premendo sul punto G, quindi la donna geme, la sua vagina gronda mentre lei ulula con un orgasmo potente gocciolando sul dorso della mano dell’uomo.
Il cunnilingus è riuscito al punto che il farabutto dagli occhi incendiati di sesso può farla sua a ogni modo, decide allora di scioglierle lo chignon, la fa chinare in modo rude e le sbatte la verga sulle natiche senza sfilare il tutù, le sputa sull’ano aperto senza fiatare, pian piano glielo infila, la donna è tanto minuta che si sente il cazzo nelle viscere, il suo culo è strettissimo, la ballerina rannicchiata a pecorina si lascia possedere urlando ancora, dopo averla fatta godere come non mai l’uomo a cavalcioni si stringe il cazzo in mano e le sborrò sul collo, lo sperma le colò verso la faccia, sulle guance, sulla bocca, esausta con i crampi sui polpacci, la bellissima Roberta si gira, il suo volto è deturpato dal seme di quell’individuo senza scrupoli, lo guarda e gli dice.
“Perché lo hai fatto?”
Lui spietato afferma.
“Se non ti piacesse quello che ti faccio questa storia non andrebbe avanti.”
La ballerina, sottomessa dai giochi perversi di Pietro tace, lui allora continua a mortificarla per dimostrarle che lei non conta niente, le fa notare che nascosto dalla tenda che divide il camerino c’è anche un suo amico.
“Jack, vieni fuori.”
La ragazza guarda incredula l’uomo che emerge con l’uccello in mano stizzita e preoccupata, vorrebbe mandar via il guardone invitato da Pietro ma non riesce a farlo, schiacciata, con la mente inondata dall’angoscia si lascia sottomettere ancora.
Pietro le ordina.
“Forza, succhiagli il cazzo”.
Roberta si eccita all’idea di essere schiava di Pietro e decide di assecondare le sue fantasie, con la faccia sporca il trucco colato si mette in bocca la cappella dello sconosciuto, Pietro per fare un favore all’amico le tira su il sedere, lei resta a novanta gradi, Jack in questo modo mentre si sente massaggiare l’uccello con la lingua può guardare nello specchio dietro a Roberta il suo ano infiammato e rosso, la sua fica aperta e ancora gocciolante.
Pietro guida i giochi.
“Jack, riempile la faccia di sperma.”
Il tipo soffoca la donna muovendosi forte come se stesse scopando una vagina, esce rapidamente per sborrarle sul viso, la donna è sempre più irrequieta e la tensione le inonda la passera di calore, è una caverna rossa, bagnata e tumida, Pietro le strappa il tutù scoprendole il seno, glielo porge e le dice.
“Pulisciti, mi fai vomitare”.
Lei acconsente e ormai soggiogata al pazzo gli dice.
“Inculami ancora, offendimi, ma non lasciarmi più!”
Ma lui non obbedisce, lui comanda, vuole demolire la sua autostima per renderla sempre più prigioniera delle sue manie.
“No, niente da fare. Forza Jack, andiamo via, lasciamo sola questa cagna.”

Categories
Racconti Erotici

La sorellina….e le sue oscene voglie

Questa è una storia come tante,di un ragazzo che con il passare del tempo ha iniziato a dedicare i suoi pensieri per la sua sorellina,con dei pensieri all’inizio velati,ma che pian piano si sono tramutati in vera passione. Come dicevo,una storia come le altre,ma con una piccolissima differenza,che la mia è vera e non frutto di pure invenzioni o fantasie erotiche.
Mi chiamo Luca,ho 34 anni,e la mia bella sorellina si chiama Laura,che di anni ne ha 28,ma la storia in questione risale a tanti anni fa,
a quando precisamente io ne avevo 23 e Laura 17.Come tutti i ragazzi 23enni alternavo il mio tempo tra le partite a calcetto con gli amici,qualche serata in discoteca il fine settimana e le classiche uscite con gli amici per una passeggiata alla ricerca di donne da conquistare o ammirare. La mia bella sorellina,appena 17enne,aveva ormai preso coscienza di essere diventata una splendida donna:alta 170 cm,snella,prosperosa di seno,un viso angelico con quei lineamenti dolci che avrebbero fatto innamorare ogni ragazzino della sua età.Era cambiato ormai da un pò di tempo il suo modo di vestirsi,le sue abitudini,e anche la gente che frequentava .In passato,nonostante gli splendidi lineamenti e le forme che già iniziavano a plasmare il suo corpo,preferiva indossare un abbigliamento casual,jeans,scarpe basse e top aderenti,che ugualmente risaltavano quelle curve che iniziavano a prendere sempre più consistenza,senza ricorrere a un filo di trucco,rimanendo la classica ragazza acqua e sapone,quando a un certo punto inizia a sfoggiare le prime minigonne,le scarpe col tacco,le calze autoreggenti,i vestitini attillati,il tutto per somigliare sempre più alle sue amichette, sempre alla ricerca del vestitino alla moda per essere appariscenti e sensuali nonostante la giovane età. Laura era molto ingenua,non aveva avuto grandi esperienze in ambito sentimentale,e comunque con ragazzi suoi coetanei con la testa a posto.Il nostro rapporto è molto bello perchè fondato sulla confidenza,rispetto,amicizia.I primi pensieri di un certo tipo verso la mia sorellina sono iniziati verso i suoi 16 anni,quando girava per casa in modo molto succinto nel periodo estivo,semplicemente con le mutandine e una canotta,rigorosamente scalza perchè detesta camminare con le scarpe o altre calzature in casa.Vederla sfilare sotto i miei occhi quotidianamente era uno spettacolo,e sebbene fosse mia sorella,non disdegnavo delle occhiate furtive verso il suo bel sederino così tondo,sodo,custodito dalle mutandine brasiliane,che risaltano al massimo i glutei…Un conto è però guardare,ma le cose sono cambiate radicalmente quando un giorno ho sentito una vera e propria erezione,e quel giorno ha rappresentato l’inizio di una nuova fase della mia vita,in cui l’obiettivo primario era quello di guardarla,a tutti i costi,e masturbarmi per lei.
La nostra è una casa molto grande,e le stanza da letto sono contigue,per cui ci si può arrivare non solo dal corridoio comune quanto dal terrazzo.Iniziai per cui a studiare degli stratagemmi per poterla spiare:chiudevo la mia porta a chiave,in modo tale da impedire ai miei genitori di entrarci e constatare che mi ero rifugiato in terrazzo per spiare mia sorella…spegnevo chiaramente ogni luce,per evitare che la stessa si riflettesse sul terrazzo proiettando la mia ombra.Ovviamente lei chiudeva le persiane per non essere vista dai vicini quando si cambiava,ma non aveva,nè poteva,tener conto delle mie voglie voyeuristiche che mi spingevano a fare il possibile per poter anche per un secondo ammirare il suo splendido corpo.Approfittando di un giorno in cui non c’era nessuno in casa,cerco di ingegnarmi e con l’ausilio di un semplice coltello effettuo un foro sulla parte bassa della persiana della finestra di mia sorella.Ormai non doveva fare altro che attendere il corso degli eventi,il cammino per soddisfare le mie voglie represse aveva già avuto inizio.
Ci troviamo tutti in casa,e dopo cena sento Laura che dice a mia mamma che si andava a cambiare per uscire con le amiche,e in quel preciso momento il mio cuore ha iniziato a battere forte,emozionato di quello che avrebbe potuto succedere. Mi catapulto nella mia stanza,spengo le luci,chiudo la porta a chiave e mi precipito sul terrazzo,sdraiandomi in direzione del foro che avevo realizzato il giorno stesso;dopo qualche minuto di un’attesa snervante,vedo aprirsi la porta,Laura accende la luce e chiude la porta a chiave. Sento il mio cazzo già al massimo della sua erezione,no posso che trovare sollievo sbottonandomi i pantaloni e iniziando a masturbarmi. Laura si mette in direzione dello specchio e inizia a truccarsi;per la prima volta la vedo con un rossetto molto acceso che risalta ulteriormente le sue labbra carnose,e quel viso da l****a si trasforma minuto dopo minuto in quello di una donna sensuale come mai l’avevo vista. Inizia quindi a pettinare quei bellissimi capelli lunghi biondi,per poi dirigersi verso l’armadio e togliere fuori un completino intimo. Il momento è finalmente arrivato!Laura inizia la fase della vestizione ,toglie prima jeans,rimanendo con quella brasiliana che giornalmente turbava i miei pensieri,per poi sfilarsi anche il top e rimanere in reggiseno. Non era per me una situazione nuova perchè avevo assistito più volte a questo spettacolo,per esempio quando usciva dal bagno dopo aver fatto la doccia per dirigersi in camera sua,ma questa volta la situazione era differente perchè era la prima volta che la spiavo,e quella visione furtiva mi provocava delle emozioni mai provate fino a quel momento. Guardandosi allo specchio si slaccia il reggiseno,sfoggiando un seno che non avrei mai immaginato di vedere,una terza abbondante nonostante la giovane età, ma allo stesso tempo sodo,che sfidava la forza di gravità in modo invidiabile,e 2 capezzoli color rosa chiaro che sporgevano,e che rappresentavano ormai il mio sogno quotidiano. Ormai non potevo più credere ai miei occhi,la mia fantasia si stava realizzando,la mano viaggiava a ritmi vertiginosi,nella speranza che quella visione potesse durare il maggior tempo possibile..ma le sorprese non erano finite perchè in men che non si dica Laura abbassa le mutandine e rimane completamente nuda di fronte allo specchio e a uno spettatore d’eccezione,il fratello,che finalmente,dopo un mese abbondante fatto di passerelle in mutandine,viene premiato con la visione della sorellina completamente nuda a nemmeno 2 metri di distanza. Lo spettacolo era formidabile!Non immaginavo di vederla completamente depilata,e questo dettaglio è stato fatale perchè sento delle contrazioni talmente forti s**turite in un orgasmo di dimensioni mai provate in passato…A un certo punto Laura si gira regalandomi la visione del suo culetto,abbronzato fino a dove copriva il costume a mare,e completamente bianco nella parte più interna. Nemmeno il tempo di rendermi conto di questo secondo dettaglio che il mio cazzo prende nuovamente consistenza,pronto per una seconda masturbazione e secondo orgasmo…Lo spettacolo si era ormai concluso perchè in pochi minuto Laura si veste,chiude la luce ed esce dalla sua stanza,ignara di avermi reso felice come nessuno al mondo. Da quel giorno le mie fantasie erotiche si sono moltiplicate in modo esponenziale,e nonostante qualche rischio di essere beccato per questa mia nuova passione voyeuristica,inizio a conoscere Laura in ogni suo dettaglio,anche intimo…
Arriva l’inverno,e chiaramente diminuiscono sensibilmente le occasioni di spiare laura,anche perchè piove di continuo,fa freddo,e non sempre è possibile rifugiarsi nel terrazzo .Temevo di dover attendere l’estate successiva per rivedere il corpo della mia sorellina,quel seno che tanto mi aveva turbato,e il suo fondoschiena a mandolino,ma non sapevo che di lì a poco avrei assistito a una situazione che nemmeno nei miei sogni più remoti pensavo di poter vedere. Katya,l’amica di Laura,ci invita a casa sua per una serata in compagnia di un bel pò di amici. Katya era all’epoca una ragazza di 21 anni,universitaria. Arrivati a casa come al solito in ritardo,ad attenderci circa una quindicina di persone tra ragazzi e ragazze. I ragazzi avevano portato da bere alcolici e qualche stuzzichino. La padrona di casa mette un pò di musica caraibica,c’è chi inizia a ballare a ritmo di salsa e bachata, chi invece si sdraia sul divano a chiacchierare. Dei presenti conoscevo solo qualche ragazza amica di Laura,mentre non avevo mai visto i ragazzi,colleghi universitari di Katya,a dire la verità molto divertenti. La mia sorellina era vestita con una minigonna inguinale,calze nere velate e le ballerine,anche se avrei preferito mille volte il tacco ai fini delle mie fantasie erotiche. Dopo aver bevuto una serie innumerevole di cocktails preparatici dal barman d’occasione Lorenzo,il ragazzo di katya,la situazione diventa sempre più divertente perchè l’alcool ha già da un pezzo sciolto i freni inibitori e come accade ad ogni singola festa che si rispetti,ogni battuta non può che assumere i contorni pornografici,con riferimenti e allusioni che coinvolgevano tutte le ragazze,che dal canto loro non si imbarazzavano più di tanto. Nel frattempo l’eccitazione per me raggiungeva dei livelli incredibili perché anche le amiche di mia sorella erano molto affascinanti, ma il culmine l’ho raggiunto quando mia sorella,sedutasi sul divano con altre 3 ragazze, mostrava inavvertitamente le sue mutandine bianche,che si intonavano con il corpetto bianco semi trasparente che copriva il seno. In quel momento ho sentito un turbinio di emozioni:eccitazione per avere una visione talmente sensuale, ma allo stesso tempo vergogna perché quella visione era condivisa anche ai ragazzi che si trovavano al mio fianco,e che con la coda dell’occhio non potevano non guardare quello spettacolo sempre più arrapante grazie alla mia sorellina che muovendosi nel parlare con le sua amiche,apriva e chiudeva le cosce mostrando non solo le calze autoreggenti ma appunto le sue mutandine bianche. Quello stato di vergogna iniziale si trasforma però in poco tempo in fortissima eccitazione, sottolineata da un’erezione improvvisa;fu in quel momento che scoprii di eccitarmi al pensiero che anche sconosciuti potessero godere di quelle visioni che fino a quel momento solo io avevo potuto fruire, e anche in modo molto più esclusivo. A un certo punto uno dei presenti propone il classico gioco della bottiglia,che penso abbia rappresentato l’iniziazione sessuale per ogni ragazzino tredicenne,e che non facevo appunto da una di quelle feste appositamente organizzate all’età di 13,14 anni per avere i primi contatti con l’altro sesso. Nonostante qualche timido tentativo di rifiuto da parte di qualche ragazza, tra cui mia sorella Laura, la maggioranza la fa da padrone e ci ritroviamo tutti seduti per terra a cerchio con la bottiglia pronta a essere girata. Nemmeno 2 giri di bottiglia e già partono le prime penitenze a sfondo sessuale,ma di poco conto. Dopo qualche giro divertente,tocca a uno dei ragazzi a dover dire il tipo di penitenza, e lui chiede che la ragazza che sarà indicata dalla bottiglia dovrà rifugiarsi in cucina, togliersi il reggiseno, essere prima bendata, e poi palpeggiata da tutti i ragazzi per almeno 20 secondi. La bottiglia inizia a girare,per poi terminare la sua corsa indicando proprio lei,la mia Laura, che in pochi secondi è diventata rossa come non mai. A nulla è valso il suo rifiuto perché tutti avevano accettato precedentemente e si erano già esibiti in altre situazioni, anche se nessuna di questa portata. Quando vedo laura alzarsi per essere bendata ho provato un’emozione indescrivibile, e questo perché ero consapevole che quella visione sarebbe stata condivisa da perfetti sconosciuti che le avrebbero toccato il seno. Inizia il primo ragazzo che si dirige in cucina dove si trovava Laura, per poi tornare dopo 20 secondi. Ogni commento sul suo splendido seno fatto agli amici più intimi sottovoce equivaleva a un fortissimo senso di eccitazione che non riuscivo più a controllare, conscio della sega che sarei andato a farmi una volta tornati a casa. A turno seguono gli altri ragazzi, che quasi facevano a lotta per andare prima degli altri in cucina e toccare il seno di mia sorella. Quando torna l’ultimo ragazzo,pensavo che la penitenza fosse finita,quando invece tutti,rivolgendosi a me, mi esortano ad andare anche io in cucina e fare il mio dovere-piacere. Chiaramente rispondo di no perché Laura è mia sorella, ma loro invece insistono dicendo che non ci sono eccezioni per nessuno; quella ipotesi non l’avevo nemmeno contemplata fino a quel momento perché ero certo di non andare in cucina, ma dopo quelle insistenze alle quali rifiutavo esclusivamente per salvare le apparenze, il mio stato di eccitazione era talmente forte che mi alzo deciso e mi dirigo in cucina,chiudendo la porta alle mie spalle. Lei era lì,immobile, ignara di chi ci fosse di fronte, con un seno da baciare,quei capezzoli da succhiare,così grandi,rosa…approfittando del volume alto della musica, tolgo fuori la macchina fotografica e le s**tto una foto,senza flash chiaramente,per paura di essere scoperto per via del bagliore e del rumore che faceva; mi avvicino sempre più,vedo per la prima volta il seno di mia sorella a una distanza minima. Le mie mani si avvicinano e si poggiano sull’oggetto dei miei desideri, inizio a palpeggiare mia sorella con molto tatto. La sua pelle è morbidissima,candida..vorrei che il tempo si fermasse..con il dito indice e medio stringo i capezzoli di Laura che nel frattempo fa una piccola smorfia con la faccia,forse sintomo che possa essersi fatta un po’ male, o che si sia eccitata! Passano i 20 secondi più intendi della mia vita,mi precipito nella sala con gli altri ragazzi per il timore che lei si tolga la benda e mi veda. Il gioco continua, ma per me ora non ha più valore perché ho provato delle emozioni indescrivibili.
Ancora oggi riguardo quella foto e non posso fare a meno di masturbarmi,ricollegandola a quei momenti di follia pura che vedono il fratello palpeggiare sua sorella.
Dopo un lunghissimo inverno giunge finalmente l’estate, e ricominciano chiaramente le mie fantasie voyeuristiche su mia sorella,spiandola in ogni occasione e dedicarle tantissime seghe. Come ogni estate,i miei genitori partono in vacanza per circa una settimana, e noi rimaniamo soli, felici di poterci dare alla pazza gioia,invitare gli amici a casa, fare cenette e fare tutto ciò che possa portare a un grande divertimento. La stanza dei miei genitori è l’unica ad avere il condizionatore,per cui era ambita da entrambi, in modo tale che ciascuno potesse quanto meno affrontare quel caldo insopportabile. Avevamo deciso di dormire nel letto matrimoniale un giorno l’uno, evitando quindi ogni forma di ingiustizia. Il giorno in cui toccava a laura dormire, avevo registrato su Sky un film che mi piaceva da matti. Tornato a casa,non avendo ancora sonno vado nella stanza dei mie genitori dove c’era Laura che dormiva e accendo la televisione a basso volume, nella speranza di non svegliarla da una parte e di poter vedere il film dall’altra, ma dopo qualche scena lei apre gli occhi e mi domanda cosa sto facendo. Le spiego che volevo vedere il film e le chiedo se poteva dormire nella sua stanza anche per quella sera perché mi volevo vedere il film e sarei rimasto io lì a dormire. Lei mi risponde di no seccata e si rimette a dormire, acconsentendo per quella notte che ci fossi anche io e concedendomi lo spazio necessario per sistemarmi. Inizia il film ma dopo circa un’ora non riesco più a concentrarmi,mia sorella è sdraiata rivolta verso il letto, mostrandomi conseguentemente il suo splendido fondoschiena rimasto scoperto dalla canottiera che si è alzata con lo sfregamento del lenzuolo. Sento una erezione immediata, mi vengono mille pensieri,e il film è l’ultimo di questi…Spengo la televisione e chiudo la luce; nella stanza buio fitto,non si vede praticamente niente, e questa situazione mi dà il coraggio di abbassarmi i boxer e iniziare una sega lentissima,per il timore di svegliare Laura. Sono felice ed eccitatissimo, anche per il rischio che sto correndo visto che mi potrebbe beccare aprendo gli occhi e accorgendosi di cosa sto facendo. L’eccitazione sale vertiginosamente dopo qualche minuto,quando l’occhio si abitua al buio e iniziano a prendere forma anche se in modo non completamente distinta i vari oggetti della stanza, e anche il suo culo coperto da un minuscolo perizoma e lasciato in vista dalla canottiera che per un colpo di fortuna era salita su…Il mio cazzo raggiunge la sua massima dimensione,vorrei saltarle addosso,strapparle il perizoma, e penetrarla ripetutamente per fare sbollire questa eccitazione tremenda che mi ritrovo, ma chiaramente tutto rimane in una fantasia che non potrò mai realizzare. Mi viene però alla mente un’altra idea:avvicinarmi con il pene in fase di erezione al suo culo,che era esposto verso di me, e anche se non potevo sentire il contatto per me era già una sensazione indescrivibile perché mai e poi mai avrei pensato di ritrovarmi con una erezione pazzesca sul letto dei miei genitori con accanto il culo semi nudo di mia sorella. Prendo coraggio e mi avvicino,il cuore mi batte forte…inevitabilmente ogni persona si muove durante il sonno e il fato volle che Laura si muovesse, provocando il contatto delle sue natiche scolpite con il mio cazzo…mi sembrava di provare una sensazione paradisiaca…Chiaramente non poteva immaginare che si trattasse del mio pene, anche perché il contatto era molto superficiale,ma io prendo ulteriormente coraggio e mi avvicino un altro poco col bacino, cercando di posizionare il mio cazzo proprio tra le natiche di Laura. Questa volta il contatto è notevole, conscio di quanto io stia rischiando e della pazza che sto commettendo, ma si sa, ad un certa ora di notte si perde la percezione della realtà e si è capaci di fare quello che uno non farebbe mai di giorno completamente cosciente. Il cuore mi batte forte,e se prima Laura aveva il respiro pesante, ora non lo sento più,potrebbe essersi anche svegliata. Dovrei allontanarmi per non rischiare ma ormai sono entrato in un vortice di emozioni a cui non posso più sottrarmi!Inizio con un movimento pelvico a muovere il bacino lentamente,strusciando il cazzo su quel meraviglioso culo della mia sorellina, quando a una tratto avverto un suo piccolo movimento. Temo che si sia svegliata e che posa nascere una sfuriata furibonda, ma invece mi accorgo,incredulo, che anche lei ha iniziato a muovere il bacino favorendo questo mio strusciamento. Non posso credere ai miei occhi,mia sorella si sta strusciando sul mio cazzo. Eccitato come non mai faccio sentire ancor di più il contatto, questa volta il cazzo preme sul suo culo. Laura a un certo punto,senza girarsi,mette una mano vicina al suo culo e la lascia ferma. Prendo di coraggio e avvicino il mio cazzo alla sua mano,e una volta raggiunto il contatto la sua mano inizia a muoversi delicatamente sopra e sotto,per l’inizio di una sega che mai avrei pensato di ricevere in vita mia dalla mia sorellina. Il ritmo diventa sempre più veloce, il mio respiro diventa affannoso quando lei a un certo punto,sempre nella penombra si gira di s**tto e si avvicina all’orecchio sussurrandomi: ce l’hai il preservativo?Io le dico di no..cazzo,li avevo finiti…lei mi risponde:non importa,ma dimmi quando stai per venire!
Non posso credere a quello che mi sta succedendo,sto per scopare con mia sorella,sto per compiere un i****to e realizzare il sogno della mia vita.
Laura si mette a cavalcioni su di me,si sposta il perizoma e infila il mio cazzo nella sua vagina,che dopo qualche secondo è già bagnata,fino a risucchiarlo tutto fino a scomparire. Mi trovo dentro il corpo della mia sorellina, quel corpo che tanto avevo sognato, quel corpo che mi aveva regalato tante gioie per averlo spiato in centinaia di occasioni..Inizia a muoversi lentamente,sento un calore indescrivibile, le tocco quei seni che già precedentemente avevo avuto il piacere di toccare,ma questa volta li avvicino alla bocca e inizio a succhiarli avidamente come un amante passionale. A quel punto mi confida che l’amica le aveva raccontato che anche io le avevo toccato il seno,senza commentare ulteriormente,facendo accrescere il mio stato di eccitazione. Si muove divinamente, il piacere aumenta sensibilmente,rischio di venire da un momento all’altro. Le sussurro nell’orecchio di girarsi, questa volta sono io a prendere l’iniziativa e la penetro a pecorina, realizzando anche questa volta una delle mie fantasie più ricorrenti,frutto di tante masturbazioni aventi ad oggetto la mia splendida sorellina. La penetro sempre più forte, la sento gemere sotto i miei colpi..dopo qualche minuto sento l’orgasmo che sta per venire, mi stacco rapidamente per non rischiare di venirci dentro,lei si avvicina e lo prende in bocca ,inizia a succhiare e quando gridando dico che sto venendo,lei anziché allontanare la bocca, aumenta il ritmo,venendogli appunto sulle sua labbra, che continuavano a succhiare…
Senza profferire parola ci addormentiamo esausti sul letto, e da quel giorno nessun accenno a quello che è successo. Capisco che lei voglia rimuovere, o semplicemente abbia un senso di vergogna infinito, ma nessuno dei 2 può disconoscere quanto successo. Sono passati tanti anni senza poter raccontare questa mia esperienza, ma in forma anonima finalmente ho trovato il coraggio di farlo, solo così posso sentire nuovamente quella eccitazione che mi ha pervaso l’anima per tantissimo tempo,conscio che quella esperienza non tornerà più nella mia vita,ma che mi ha permesso di realizzare quella fantasia inconfessabile che mi ha reso la persona più felice al mondo.
Laura ora è fidanzata,vive in un’altra città..ci si vede raramente d’estate e nelle festività natalizie. Era una cerbiatta con un corpo da femme fatal, ora si è trasformata in una donna straordinaria,sempre con quella faccia da l****a, ma molto più audace. Veste in modo molto più provocante,sensuale…magari potessi possederla ancora una volta!
Di lei mi è rimasta però quella foto del seno,ricordo di tempi passati che forse non torneranno più.

Categories
Racconti Erotici

La crociera di Senior 01

Finalmente la nave salpò dal porto di Savona per quella benedetta crociera che facevamo per festeggiare i 20 anni di matrimonio. Avevamo una bella cabina esterna, molto confortevole. Il primo giorno volò via tra bagagli da sistemare, saluto del capitano e spiegazioni circa la vita a bordo. In tarda serata, stanchi ci ritirammo a riposare.

La mattina successiva fu dedicata ad una visita organizzata a Barcellona,mentre il pomeriggio preferimmo recarci in piscina. Proprio vicino a noi c’erano i nostri vicini di cabina. Soliti convenevoli e poi ognuno per i fatti suoi a fare una bella nuotata e a sdraiarsi per rilassarsi e godersi la vacanza. Verso le 19.00 ci ritirammo in cabina per prepararci per la serata.

Se ti va, mi disse mia moglie Ester, potremmo unirci ai nostri vicini per trascorrere la serata; sono pure loro qui a festeggiare i 20 anni di matrimonio; ho parlato un po’ con Clara, sai sono di Bologna e per loro, pensa è già la quarta crociera.

Non sollevai obiezioni, la prima impressione era che fossero persone gioviali, di compagnia insomma. Il fatto poi che già erano stati in crociera era per noi positiva in quanto eravamo alla nostra prima esperienza.
Fatto sta che ci incontrammo per la cena. Ester aveva indossato un pantalone celeste di lino e una blusa blu, molto semplice ma ben curata. Clara invece aveva una gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta bianca leggermente sbottonata, quel tanto da far ammirare un po’ del suo bel seno. Ci sedemmo ad un tavolo e cenammo conversando delle solite banalità. Quello che invece era meno banale era l’atteggiamento di Clara: sedendosi aveva portato con le mani la gonna indietro scoprendo completamente le gambe, ed era un bel guardare. Dopo cena ci recammo ad ass****re ad uno spettacolo di cabaret, discreto, interessante principalmente per la mia vicina: oltre a mostrare due belle gambe,la camicetta, per chissà quale miracolo, era più aperta di prima, si vedevano parte dei seni fasciati da un reggiseno bianco. Verso la fine dello spettacolo si esibì una bella ragazza, molto ben fatta, in un burlesque, uno spogliarello insomma. La ragazza era proprio molto bella e brava e riscosse anche molto successo; nei miei pantaloni, e non solo nei miei, si notava un evidente rigonfiamento.

Ecco i soliti maschietti che strabuzzano gli occhi appena vedono un po’ di nudo, esordì Clara rivolta al marito, sai benissimo che riuscirei a farlo anch’io e ti assicuro con un risultato altrettanto buono.

Franco non replicò e la questione finì lì. Più tardi ci intrattenemmo a parlare ancora un po’,io e Franco del solito argomento, il calcio e le signore dei loro soliti argomenti penso gossip e pettegolezzi vari. A mezzanotte ci avviammo verso le nostre cabine. Mi raccomando pensaci e fammi sapere, disse Clara a mia moglie prima di entrare nella sua cabina.

Cosa voleva Clara, chiesi a mia moglie.
Oh, niente, rispose evasiva mia moglie, ma notai che era pensierosa. Ci mettemmo a letto e spensi la luce.

Sai, disse Ester, mi ha detto che anche loro a volte si riprendono mentre fanno l’amore. Il marito a volte li mette in forma anonima su internet, mi ha detto che un loro filmato è stato scaricato da quasi 30.000 persone; solo che la maggioranza dei filmati non viene bene perché la telecamera è fissa, e spesso per pensare al filmato non riescono neanche a concludere l’atto. Insomma mi ha chiesto se eravamo disposti a riprenderli. Eventualmente loro avrebbero ricambiato la cortesia. Tu cosa ne pensi?
Non saprei, le risposi, ma poi siamo sicuri che vogliono solo quello e non altre cose?
Mah, possiamo sempre ritirarci in buon ordine.
E quando avverrebbe la cosa?
Anche adesso, basta che facciamo presto e li avvisiamo subito, mi ha detto di dare tre colpi alla parete divisoria della cabina.
Ma poi a te andrebbe di essere ripresa da loro mentre ti chiavo o mi fai uno dei tuoi splendidi bocchini.
Veramente un po’ di vergogna l’avrei, ma non so, può darsi che dopo aver visto loro all’opera mi passi. Io dico proviamo, tanto al massimo vedremo chiavare due persone da vicino come in quel locale di Parigi, ricordi? Quando tornammo in albergo me la facesti diventare di fuoco!!
Va bene, dai quei tre colpi alla parete, dissi accendendo la luce, e vediamo come si mettono le cose.

Mia moglie si alzò e diede il segnale convenuto, dall’altra parte si sentiva la voce di Clara che ci invitava ad andare in cabina da loro. Feci capolino dalla porta e quando vidi la loro porta aprirsi feci un cenno a mia moglie di uscire e la seguii nella cabina. Mia moglie ed io eravamo in tenuta da “sonno” pigiama e camicia da notte.
Clara invece indossava un babydoll di pizzo nero,sotto solo un perizoma trasparente; una bella donna sulla cinquantina, un bel culo e un seno abbondante, almeno una quarta, anche se un po’ cadente, sembrava la fotocopia di mia moglie; Franco stava a torso nudo in pantaloncini. Più o meno avevamo anche noi la stessa corporatura. Erano ben attrezzati, quattro faretti messi ai lati del letto che lo illuminavano da tutte le posizioni.
Franco mi diede la videocamera, mi chiese se la sapessi maneggiare. Era lo stesso modello della mia, lo rassicurai. Avevano delle maschere e ci consigliarono di indossarle. Non volevano che semmai un riflesso in uno specchio avesse reso uno di noi riconoscibile e proprio a lato del letto c’era uno specchio piuttosto grande.
Ester si accomodò su una poltroncina, vicino a me ed io, quasi per scherzo dissi: ciak si gira, avviando la registrazione. Prima ancora che iniziassero, su suggerimento di Franco, feci un primo piano su Clara facendo scorrere l’obbiettivo lentamente dal basso verso l’alto e poi a ridiscendere e girarle attorno riprendendola da dietro, principalmente il culo che era fantastico (me lo diceva anche il cazzo che si era indurito).

Franco si avvicinò alla moglie abbracciandola e baciandola in bocca, con le mani le carezzava il culo. Clara si avvinghiava al marito e infilava la mano nei sui pantaloncini. Si sedette sul bordo del letto, Franco si abbassò i pantaloni e Clara,afferrato il cazzo del marito se lo porto alla bocca ed iniziò a fargli un pompino. Con una mano gli massaggiava le palle mentre muoveva la testa avanti e indietro, il cazzo spariva completamente nella bocca della donna per poi riapparire di nuovo. Andarono avanti alcuni minuti e io più di una volta mi avvicinai con l’obbiettivo. Sempre con la moglie seduta sul letto Franco le sfilò lo slip le allargò le gambe e mi fece un cenno, capii ed effettuai un zoom tra le cosce di Clara a riprenderne la fica, Franco con le mani divaricò le labbra perché la si vedesse completamente. Poi si inginocchiò a cominciò a leccarla, Clara cominciò a gemere dal piacere, con le mani si toccava il seno e massaggiava i capezzoli. Si mordeva le labbra.
Cambiando spesso posizione davo ogni tanto uno sguardo a mia moglie e notai che anche lei aveva cominciato ad eccitarsi.
Clara si mise a pecora sul letto, le feci un’inquadratura del culo e della fica, Franco si stava posizionando quando uno dei faretti si abbassò e non si riusciva a tenerlo in posizione. Ester allora si alzò e venne a tenere il faretto in posizione. Franco avvicinò il cazzo alla fica della moglie e cominciò a chiavarla. All’inizio infilava il cazzo e poi lo sfilava completamente, si vedeva la cappella che penetrava in fica per poi riuscirne, e questo per sei, sette, otto volte. Clara gemeva dal piacere e lo incitava a chiavarla ancora più forte. Dai sfondami, diceva, la prossima volta devi mettermi qualcosa in bocca e nel culo, voglio essere piena dappertutto, dai, dai, dai.
Quando venne emise un urlo, Franco venne anche lui e riempì di sperma la moglie, poi si tolse e volle che riprendessi la fica della moglie mentre le colava lo sperma.

Guardai mia moglie e mi fece un segno di assenso, mentre loro si ricomponevano andammo nella nostra cabina per prepararci. Le dissi di indossare la camicia trasparente.
Non mi va, mi rispose. Mi vergogno ad essere guardata, a freddo, da un altro uomo; che poi mi veda anche nuda ma quando mi hai eccitata per bene.
Franco portò i faretti, Clara si sistemò a tenerne uno in mano, diedi a Franco la mia videocamera ed iniziammo lo spettacolo. Ripetei praticamente le stesse scene che avevo ripreso prima, con la sola variante che infilai il cazzo anche in culo a mia moglie, giusto alcuni colpi, prima di chiavarla nella fica.
Finito il tutto ci salutammo e se ne andarono nella loro cabina.
Ester volle rivedere alcune scene del nostro filmato.
Sii sincero, mi disse, ti piace Clara? Ho visto che ti si è indurito il cazzo quando la riprendevi.
Certo che è diventato duro, solo a un impotente non si sarebbe alzato e poi Clara, devi convenire, è una bella “gnocca”, ti rassomiglia come fisico, solo che il tuo seno è molto più bello, più tondo e sodo. E questo lo sai perché te ne vanti spesso, tacendo ovviamente che il culo di Clara era più tondo e pieno.
Sorrise contenta per i complimenti e felice si fece chiavare di nuovo.

By Senior

Categories
Racconti Erotici

Con La Mia Cugina Preferita 3 [Una settimana al ma

Parte 1: http://xhamster.com/user/autotune/posts/215174.html
Parte 2: http://xhamster.com/user/autotune/posts/216346.html
Scusate se riprendo solo adesso il racconto, ma ho avuto poco tempo.

Dopo quella sera a casa con mia cugina Chiara, mi sentivo appagato, e sapevo che potevo scoparmela ancora appena ne avevo la possibilità.
Ma dovetti aspettare circa un mesetto.
Infatti, verso fine luglio, Chiara e i suoi genitori, nonché miei zii, affittarono per 2 settimane un appartamento sulla costa romagnola, a Riccione.
Avendo ancora spazio, invitarono me e mio fratello a passare qualche giorno li.
Accettammo, ma per soli 5 giorni, visto che mio fratello non era proprio entusiasta al contrario mio, che iniziavo già ad immaginare mia cugina
in bikini.
Così, un lunedì mattina, io e mio fratello partiamo con il treno per raggiungere Chiara e i miei zii. Viaggiammo per molte ore, e arrivammo li stremati.
Salutai i miei zii e Chiara, che si comportò come se non fosse successo nulla. Salutati tutti quanti ci mostrarono l’appartamento, si trovava a pochi metri dal mare, e non era molto spazioso.
Infatti presentava: 1 camera da letto, composta da un letto matrimoniale e uno singolo; un soggiorno-cucina, che prevedeva un divano-letto; un bagno; ed un piccolo ingresso che separava le stanze.
Di solito, io e mio fratello ci saremmo contesi il letto singolo, ma glielo cedetti subito per dormire poi nel divano-letto con Chiara.
Così, dopo aver pranzato, mi misi sul letto e mi addormentai a causa della troppa stanchezza dovuta al viaggio.
Mi svegliai verso l’ora di cena, cenammo e la sera uscimmo solo io, mio fratello e mia cugina. Tornammo presto, verso mezzanotte, con i genitori di Chiara che dormivano. Così mio fratello andò in camera da letto per andare dormire, e io è Chiara nel soggiorno per il medesimo motivo.
Mi cambiai e mi misi un pantaloncino e una cannotiera per la notte, ma non fui l’unico a cambiarsi, infatti mia cugina si cambiò in soggiorno davanti a me, rimanendo per un momento in mutandine nere e con quei seni perfetti scoperti, per poi indossare una maglietta e un pantaloncino aderente.
Ci mettemmo entrambi sul letto e guardammo per un po’ la tv, così da prendere sonno.
Dopo circa una mezz’oretta decidiamo di spegnere la televisione e di metterci a dormire.
Mi giravo e rigiravo sul letto, non riuscivo ad addormentarmi per via della mia dormita pomeridiana, così il mio sguardo cadde su Chiara, sdraiata su un fianco e rivolta dalla parte opposta alla mia, in pratica mi dava le spalle.
La guardavo dalla testa ai piedi, soffermandomi sul suo culo perfetto.
Non capivo se stesse dormendo o meno, così, senza pensarci mi avvicinai a lei, ed iniziai ad appoggiarle il mio cazzo ormai durissimo.
Dopo un po’, sento il suo culo muoversi e strusciarsi sul mio pacco… Chiara era sveglia, e le stava piacendo!
Presi il lenzuolo lasciato ai piedi del letto per via del caldo che faceva, e coprì entrambi per non destare sospetti in caso mio fratello o i miei zii entrassero di botto.
“Non vorrai mica scopare adesso?! Ci sono di la i miei!” Disse lei a bassa voce.
“No stai tranquilla, però divertiamoci un po’.”
Così ormai coperti da quel lenzuolo , le abbassai pantloncini e mutande fino alle ginocchia, e tirai fuori la mia asta.
Ripresi ad appoggiarglielo sul suo culo soffice e ormai nudo. Lei intanto continuava a strusciarcisi sopra, mentre io le infilai una mano sotto la maglietta e iniziai a palparle le tette, e con l’altra le ficcai due dita nella sua figa… Era fradicia!
Continuavo a chiavare mia cugina con una mano, sentivo che stava venendo, così per ripagarmi incominciò anche lei a farmi una sega.
In casa c’era un completo silenzio, sporcato solo dalle nostre respira affannose e da qualche gemito che emetteva Chiara.
Dopo un po’ sentivo la mia cappella in procinto di esplodere, stavo per venire!
Così la presi per i fianchi, la strinsi a fianco a me e le sborrai sul culo.
“Ahhhhh… Calda e densa… Vado in bagno.” disse lei.
Mi diede un bacio sulla bocca e si alzò dal letto.
Una volta tornata ci addormentammo uno a fianco a l’altro.
Ma questo era solo l’inizio di una vacanza con mia cugina…
Continua….

Spero ancora di aver scritto bene, e che le mie avventure con mia cugina vi piacciano, così da continuare i racconti. I commenti sono ovviamente bene accetti! 😛

Categories
Racconti Erotici

La gang bang di Jessika

Jessika è una capo cheerleader di un college della California partita dall’ Italia sei anni prima ai tempi del liceo. La classica barbie, ma con voti superlativi a scuola ed impegnata nel sociale.
É il sogno proibito di tanti ragazzi che si limitano a tirarsi seghe pensando a lei. Un giorno recandosi al campus piena di libri si scontra con un ragazzo facendo cadere i libri a terra, prontamente Jack si china per raccoglierli notando sotto la mini di Jessika degli slip orlati in pizzo semplici ma sensuali che lo fanno viaggiare nelle piú perverse fantasie erotiche. Jessica va ad allenarsi insieme al gruppo ai lati del campo da football dove in comtemporanea si allena la squadra. Lì Jack non perde tempo per salutare Jessica, che non lo ha mai visto da prima di quel giorno stesso, infatti lui era un neo acquisto.
I due da quel giorno si frequentano. Un pomeriggio stavano limonando a casa di lui che inizia a toccare piú a fondo,lei lo blocca dicendogli: “sono ancora vergine” lui con il pacco gonfio le risponde :” fa nulla tesoro,oggi mi farai un pompino,per la tua prima volta ci sará qualcosa di speciale” Jessika timidamente gli sbottona i pantaloni e glie lo tira fuori,Ha un cazzo enorme che pulsa dritto come una spada,lo guarda negli occhi come per chiedere cosa fare ma senza parlare,lui avvicinandole la testa al membro: ” prima leccalo bene e poi fai finta che sia un ghiacciolo” lei segue gli ordini lo lecca prima in principio facendo piccoli cerchietti con la lingua per poi percorrere tutta l’asta “ora succhialo porcellina mia” ubbidisce al volo portandosene piu di metá in bocca ma Jack non contento la spinge a ingoiarlo tutto con foga a****lesca, Jessika sta per soffocare quando lui le schizza una gran quantità di sborra in faccia. “Brava piccola porcellina mia” …. Jessica rimane un po’attonita nel riprendere fiato.
É Domenica, giorno della partita lei é presente per dar supporto alla squadra insieme alle altre cheerleader, Jack parte titolare, i due si scambiano occhiate nel lasso di tempo che dura la partita. Jack rimane negli spogliatoi da solo avendo dato appuntamento a Jessy che puntualmente arriva chiudendo la porta a chiave per essere sicura che non ci fosse nessuno Jack le chiede “sei pronta?” Jessica annuisce ed inizia a fare uno spogliarello togliendosi gli abiti da ragazza pon pon, rimane in slip mostrando il suo fisico tonico in tutta la sua bellezza, Jack la tira a se per gli slip e la fa adagiare su una panchina coperta di asciugamani . Lui ha solo i boxer addosso che si affretta a togliere, con un gesto semplice e veloce toglie gli slip a Jessika che sente l’eccitazione crescere, Jack non tarda ad accorgersene perchè prende a leccarle la figa ben rasata già bagnata ed entrare nel buco da violare con la lingua. Hanno entrambi voglia da morire, Jack posiziona la punta in prossimità del buco vergine di Jessika e con colpi ben assestati cerca di entrare mentre lei strozza gli urli in un asciugamano, intanto continua a spingere fino a farlo entrare a fatica nel buco da dove esce una goccia di sangue, continua a scoparla mentre in Jessy il piacere prende posto del dolore e comincia a gemere un po’ da troia “se non fosse che ti ho appena sverginata io giurerei che tu non sei vergine ma una bella zoccola” esclama Jack continuandosela a scopare finché non viene inondandola sopra la pancia. I due sentono strani rumori provenienti dalle docce Jessy é spaventata ma Jack insolitamente tranquillo. Spuntano all’improvviso altri due giocatori e la coach delle cheerleader che parla per prima “ahah, lo sai ho sempre saputo che promettevi bene, ti confesso che a 30 anni mi sentivo vecchia ma allenando te 19enne così prestante mi hai ringiovanito e ti saró riconoscente a modo mio” Jessica si sente soffocare ma non riesce a muoversi un po’ perché la situazione la eccita un po’ perché è spaventata. La coach si spoglia mostrando il fisico da ex cheerleader, si avvicina con sinuosità a Jessica mentre con l’ i phone Jack registra tutto. La coach inizia a limonarrla poi scende succhiandole i capezzoli induriti e scendendo con la lingua fino al pube, da lì a poco è alle prese con il clitoride, la lecca tutta e la penetra con facilitá con la lingua calda muovendola come un serpente ipnotizzato, stacca la faccia dalla fica per infilare prima un dito,poi due e tre fino a 4 dita dentro mentre masturba la giovane coach Ginah fa avvicinare Martin uno dei due ragazzi e inizia a spompinarlo per bene, Jessika intanto inizia a provare piacere, Rey vuole partecipare e si fa spompinare da Jessika ormai priva di volontá, Jack intanto riprende la scena e con una mano si tira una sega. Ginah e martin si mettono in disparte prendendo la coach a scoparla in figa da dietro. Rey decide di romperle il culo “ora la zoccolina diventa una zoccola con i fiocchi”, quest’affermazione crea una risata da parte di tutti la fa alzare e piegare a 90 le sputa sul buchetto e inizia a lubrificarla per poi posizionare il pene in erezione e scoparla senza ritegno. da li a poco sta per venire e chiama Jack e Martin a sborrarle addosso ed in bocca. Non se lo fanno ripetere Rey esce e la fa sdraiare nuovamente sulla panchina “apri la bocca” Jessika apre la bocca e dopo poco tutti le sborrano addosso da la figa in su, Jack ordina ”Ginah pensaci tu”. Gina prende a leccare dal collo in giù lasciando la figa per ultima, arrivata alla figa si posiziona col suo sesso sopra la faccia di Jessika a cui viene ordinato di succhiare, mentre lei lecca e pulisce la sua, Ginah non contenta si fa inculare da Rey mentre Martin si fa segare da Jessika. Jessica viene in contemporanea della coach Ginah, la quale si stacca da Rey che viene nei capelli di Jessika mentre Martin sborra nella sua bocca. Tutti sfiniti vanno a farsi una doccia Jessika compresa per poi tornare a casa.

Categories
Racconti Erotici

La mamma

Tra le donne l’amore è contemplativo, non v’è lotta né vittoria, né sconfitta, ognuna è soggetto e oggetto, schiava e padrona.
Simone de Beauvoir

1

La signora Thorn era in ritardo, un ritardo notevole, e se ne rammaricò.
Il suo “angioletto” oramai doveva dare per scontato che, per quel giorno, non sarebbe andata da lei. Invece, una serie infinita di beghe e di contrattempi le avevano del tutto sfasata la tabella di marcia ma lei era fermamente decisa a passare da sua figlia, almeno per il bacio della buonanotte.
Il taxi raggiunse in fretta l’ospedale; pagò rapidamente e scese. Aveva ancora un ostacolo da superare: il controllo severo degli orari di visita. Per quello, puntava tutto sul suo fascino che, nonostante si avviasse per la cinquantina, sembrava avere ancora un potente ascendente sul Professor Claim, il capo del reparto di Pneumologia; appunto quello dove il suo “angioletto” era in degenza da oltre 20 giorni.
La caposala del turno serale era Wanda, la conosceva e sapeva di poter contare sulla sua complicità. Wanda, invece, aveva adottato sua figlia, Thess e la coccolava con delicatezza… nonostante la sua stazza da lottatore di Sumo.
Un brivido maligno attraversò la schiena della signora Thorn, era sempre lo stesso, quello che provava tutte le volte in cui, come un flash fotografico, si vedeva comparire nella mente l’immagine di Thess, abbarbicata a un’altra donna in maniera oscena e provocante.
La sua piccola, perversa, bambina che riusciva sempre a fustigare il suo cuore di mamma…

2

“S’è fatto tardi… mamma non verrà più.” pensò Thess guardando fuori la sera incombente. Lontano, sulla tangenziale, le automobili scorrevano tranquille, molte riportavano a casa la gente dal lavoro.
Le era sempre piaciuta la sera; la strada si tingeva dello stesso colore umido di uno specchio d’argento. Le luci lontane dei palazzi e i fari delle macchine intarsiavano, sul pavé, immagini distorte e affascinanti.
Forse quei riflessi impalpabili erano una delle rappresentazioni più romantiche della modernità.
Thess si sentiva meglio, molto meglio. Una bronchite trascurata aveva invaso i suoi delicati polmoni; adesso il peggio era passato e il giorno dopo sarebbe uscita, finalmente.
Thess non era più una ragazzina ma era ancora abbastanza giovane da desiderare la gioia, il divertimento e l’aria aperta. Nonostante la malattia, aveva apprezzato quella pausa forzata; aveva avuto l’opportunità di rinsaldare il rapporto con la mamma.
Niente di grave… solite tensioni: a lei non piaceva troppo il compagno di sua madre e sua madre non era raggiante per la sua amicizia, assai intima, con Layla.
Con lei condivideva lo stesso appartamento; si amavano da tre anni ma senza impegno, senza paletti. Layla amava sentirsi libera e Thess aveva imparato a non soffrirne.
La sua compagna era venuta in ospedale solo due volte, poi, appena lei era migliorata, con grande tatto aveva lasciato campo libero alla madre. Che dolce; non l’aveva mai fatta sentire sola, però. Le mandava continui messaggi per dirle quanto le mancassero le sue labbra…

Il corridoio dell’ospedale era silenzioso e tranquillo.
Thess diede uno sguardo al cellulare per controllare l’ora; avevano appena lasciato il vassoio con la cena, la prossima visita, probabilmente della Caposala, sarebbe avvenuta non prima di un’ora… con le dita affusolate e rapide, cercò l’ultimo messaggio della sua amante.
Sentì caldo al cuore e scrisse, quasi automaticamente:
“Non ce la faccio più, amore, adesso mi frugo tra le cosce per cercarti…”
Invio!
Le parole scritte fecero ancora più effetto sulla sua libidine a lungo trattenuta.
Thess aveva trentatré anni, era appena tornata a essere una ragazza forte e in salute, dopo oltre un mese di astinenza forzata, l’inguine le “coceva” alla ricerca di un solido refrigerio.
Aprì la cartella segreta del cellulare e sfogliò con incalzante eccitazione le immagini che ritraevano Layla, spogliata o del tutto nuda: in certe pose dolce come un’educanda, in altre sguaiata come una prostituta.
Thess si guardò le mani, quel giorno si era dedicata al suo corpo e alla fine si era concessa un’approfondita manicure. Lo smalto rosso fuoco era l’omaggio, il richiamo per dire alla sua donna:
“Amore, sono tutta tua…”
Le manine dalla pelle deliziosa e le dita curate affondarono sotto le lenzuola, mentre Thess si cercava i seni sodi e proporzionati e la natura, calda e umidiccia.
Sua madre non sarebbe venuta più… non le dispiacque, adesso. O meglio, ora da porcellina, sperava che venisse e la vedesse mentre si dava piacere… come accadeva spesso nei suoi sogni segreti.

Il calore intimo di Thess non chiedeva di meglio che essere imbrigliato in un desiderio; come un fiume incandescente che cerca uno sfogo adeguato e consolatore al suo bruciare.
Thess non si toccava da tanto.
Iniziò con delicatezza estrema: ogni volta che si masturbava le sembrava di incontrare il suo corpo per la prima volta. Socchiuse gli occhi, iniziò a distaccarsi dal mondo; l’elettricità che si sviluppava quando il suo stesso palmo passava, con finta indifferenza, sul clitoride sensibile, si trasformava in piccole esplosioni colorate che le avviluppavano la mente e le davano la sensazioni di sprofondare.
Col filo dei pensieri provò a raggiungere Layla, il suo amore distante, ma poi, a mano a mano che l’eccitazione saliva di tono, i suoi ricordi e le sue fantasie divennero più turpi e intrise di voglia.
La sua piccola figa era già densa di umori, dentro, ma alle grandi labbra, gonfie e socchiuse, arrivava solo un sottile velo di umidità calda. Thess sapeva che il secco sarebbe diventato umido e l’umido… bagnato, ma non volle forzare la mano. Avrebbe potuto “imburrare” subito le dita, affondandole nella saliva, per poi spingerle, voraci, nel suo spacco, che adesso vibrava di desiderio invece decise di attendere. Non aveva fretta, non c’era nessuno e poi, come le capitava di pensare quando andava a caccia del piacere, non avrebbe chiesto di meglio: essere vista… spiata, mentre era veramente se stessa. Quando l’angelo diventava assatanato, quando da “dolce” si faceva furia.
La mano sinistra tirò verso il basso il capezzolo turgido, assieme alla sua aureola, altrettanto gonfia e soda.
Un fruscio? Forse…
Ma no: impossibile!

3

Per alcuni minuti Thess si abbandonò completamente sul lettino.
Il silenzio della sera favoriva la concentrazione, era facile godersi quegli attimi di sensualità. Finalmente!
Poco prima di iniziare a masturbarsi più intensamente, prima di smettere le carezze preliminari, e poi lanciarsi in un sano e sconnesso ditalino, si fermò e, in punta di piedi andò a controllare la porta del ballatoio. Era chiusa ma non a chiave, non era un problema.
Oltre la porta il corridoio era deserto.
Lasciando socchiuso l’uscio della sua stanza, Thess cercò di garantirsi la possibilità che, se qualcuno avesse aperto la porta dal corridoio, lei avrebbe sentito.
Non le andava di farlo nel bagnetto spoglio dell’ospedale.
Come faceva a volte, mise il cuscino di taglio al centro del letto, poi tolse via il pigiama e le mutandine bianche. Aprì l’anta dello stipo metallico, uno specchio non troppo grande le permetteva di vedersi.
Il suo monte di venere era coperto da una peluria bionda. Sorrise, senza abbandonare il calore: aveva bisogno di un’urgente depilazione ma, allo stesso tempo, quell’immagine della sua natura un po’ selvatica le fece mordicchiare il labbro, sempre più vogliosa.
Tornò sul letto e riprese a masturbarsi, stavolta decisa, penetrandosi con le dita e poi spingendo col bacino sul cuscino, ritmicamente. Quando i polpastrelli erano fuori, si concedeva un veloce frullio sulla clitoride, che sbocciava dalla figa sempre più dura e puntuta. Ora era tutta bagnata.

– Ok, ringrazi di essere la mamma di Thess… – disse sorella Wanda, posando il telefono.
Era in ritardo con l’attività e aveva fretta di concludere il turno; quella sera avevano ospiti. Per fortuna suo marito era un bravo intrattenitore: gli amici si sarebbero accontentati degli antipasti che aveva preparato e, dopo, di una bella fetta di “Capricciosa”; certi napoletani avevano aperto una Pizzeria pochi giorni prima, proprio nel suo quartiere.
La guardia notturna indirizzò un sorriso complice alla bella signora e la lasciò entrare, come se decidere fosse dipeso da lui… un classico.
La signora Thorn percorse silenziosamente i corridoi deserti, felice di essere riuscita a passare dalla sua “bambina” almeno per un “Ciao!”. Il giorno dopo Thess sarebbe uscita e i loro rapporti sarebbero tornati normali e, purtroppo, distanti…
Davanti alla porta della camera rammentò le raccomandazioni di Wanda, la Caposala:
“Faccia piano, può darsi che la ragazza si sia appisolata.”
Girò la maniglia lentamente; l’anticamera era buia, la stanza di Thess, invece, era illuminata leggermente, abbastanza da permetterle di vedere bene… sussultò!
Thess era accovacciata sul letto, nuda dalla cintola in giù. Si strusciava su un cuscino e si toccava, gli occhi socchiusi. Sul viso angelico, le labbra, tirate tra i denti, mostravano in pieno la sua goduria.
La mamma rimase immobile, imbarazzata, sconvolta: non se l’aspettava… poi, anche se sapeva di spiare, restando in silenzio indagò con gli occhi il corpo meraviglioso e discinto di Thess…

4

E accadde di nuovo.
La signora Pamela Thorn si ritrovò all’improvviso di fronte alla stessa situazione che già in passato aveva messo sotto pressione il suo autocontrollo.
Pamela amava la sua Thess di un amore profondo, era la sua unica figlia ed era una ragazza, una donna, del tutto speciale.
Thess era talmente dolce, quieta e amabile, da divenire ancora più bella di quanto lo fosse per natura. La madre lo leggeva, godendone, anche negli occhi degli altri: nessuno resisteva al suo fascino semplice, qualcuno ne restava incantato…
“Quella madre” era una donna colta, emancipata… aveva lavorato, viaggiato, e aveva anche dovuto fare i conti con la sua complessa sessualità: Pamela era Bi-sex.
Fin da ragazzina aveva provato le stesse curiosità, le stesse pulsioni, sia nei confronti della potente virilità maschile che verso la deliziosa sensualità femminile, fatta di velature, di attese… di fremiti.
Si appoggiò alla porta appena chiusa dietro lei, cercando di non far rumore. Vedeva abbastanza dei moti di Thess, e non aveva bisogno di essere morbosa… restò nel buio, vegliando il piacere della figlia, col cuore stretto nella morsa della passione. Adesso aveva avuto tutto il tempo di eccitarsi; adesso, aveva il cuore pazzo e il fiato corto.
E così si abbandonò al sogno per ingannare il desiderio…

***

Amore mio, lo so!
Conosco i tuoi palpiti, e sono certa che anche tu vorresti… perché anch’io lo vorrei e, sono certa, che sarebbe meraviglioso, indimenticabile. Eppure sono altrettanto sicura che soffrire per questo inconfessabile desiderio, lo renda ancora più bello, più estenuante: eterno!
Se appagassimo la nostra brama, se facessimo ciò che desideriamo, perderebbe la sua forza, si sfumerebbe, trasformandosi in carne, e sangue; e perderebbe tutta la sua struggente poesia. Dopo, niente sarebbe più lo stesso tra di noi ed io non voglio perdere l’innocenza di poterti guardare nel profondo degli occhi, attraversandoti fino al cuore.

Ricordo, tanti anni fa, ti sorpresi ugualmente a cavalcare il grande cuscino che tenevi accanto al letto. Era tardi, la tua porta era difettosa. Venni da te in punta di piedi, per controllare che il mio tesoro dormisse, tranquilla, e invece, dallo spiraglio, ti vidi.
Mi è sempre piaciuto pensare che per te quella fosse stata la prima volta. E ricordo l’effetto devastante, inatteso, che la scena ebbe su di me; il basso ventre mi esplose. Un calore mi prese nell’inguine, così improvviso da sembrare un colpo. Poi, come miele, un fluido tiepido si spargeva anche nelle mie mutandine, senza nemmeno aver bisogno di toccarmi.
Che scena, amore: “cavalcavi” con la testa indietro, gli occhi socchiusi, la bocca leggermente aperta. Eri l’estasi!
La corta canottiera bianca celava il petto sottile, mentre due mele acerbe tenevano puntuti i capezzoli, più scuri, che s’intuivano dalla leggera trasparenza. Poi ti inarcavi, ti piegavi davanti, e la boccuccia seguiva la passione, socchiusa, a formare un cuore; soffiavi fuori l’alito, come un piccolo putto che tenta di creare nuvolette deliziose in un affresco celestiale.
Ero là, bloccata, incapace di recedere, incapace di reagire; nella testa un orgasmo più potente e intimo di quelli provati in un rapporto carnale.
Che spettacolo eri; che spettacolo che sei!
Il culetto nudo che si muove ritmico e deciso: avanti, indietro, strisciando la vulva dischiusa sul cuscino… calando, premendo, cercando invano una penetrazione, tanto impossibile, quanto desiderata.
Adesso hai la mano tra i capelli lunghi, ti carezzi fino alle tempie, le immagino di fuoco.
Sei sempre stata bellissima, mio tesoro, ma la bellezza che sprigioni in questo momento mi spezza l’anima, mi dà un senso di impotenza. Non so cosa pensare: vorrei esporti al mondo per mostrarti, orgogliosa e, allo stesso tempo, sono gelosa di tutti e ti vorrei tenere solo per me, per sempre segregata in una gabbia d’amore, alimentata solo dalla mia passione.
C’è magia in ciò che vedo davanti a me: una Ninfa, ecco. Capisco ora che i grandi poeti, gli artisti, devono per forza aver provato, aver visto uno spettacolo come questo. La mia anima vibra condividendo ogni poesia e ogni estasi dell’Arcadia.
E poi, lo strappo nell’anima: la contrapposizione lubrica del tuo piacere tremendo, affascinante, una calamita che invita a peccare e la poesia, che si fa carne e agogna carezze intime, lascive… bagnate.
Ora come allora mi costa tanto trattenermi. Vorrei saziarmi delle tue membra, stringere la pelle tenera tra le dita, entrarti nei buchi umettati, succhiarti i sapori, dalla saliva dolce all’estro, acidulo e peccaminoso.

Ritorno a quella notte: ti lasciai solo quando, stremata e paga, ti accasciasti sul lettino alla ricerca del sonno ristoratore. Non fiatai, non dissi nulla. Solo la mattina, quando allegra e innocente partisti per la scuola, corsi in camera tua per abbracciare quel grande cuscino. Non mi vergogno, anzi, ammetto che fui felice di cercare le “tue” macchie sulla stoffa, per poi annusare, come un segugio, quelle tracce. Quei profumi segreti che, nella vita di tutti i giorni, mi erano proibiti.
Era come una droga per me, e il sangue mi salì alla testa mentre sprofondavo il naso e la bocca schiusa in quel residuo di calore.

5

“E’ da allora che ti spio, amore mio dolcissimo!”
Lo ammetto, anche ora, con un sorriso complice e impertinente che tu potresti solamente intuire.
Da allora seguo segretamente, quando posso, tutto quello che ti accade. Dietro la mamma che si è prodigata per te, che ha seguito apprensiva la crescita, i primi ostacoli, le gioie e i piccoli drammi, si nasconde un’amante mancata. Un’amante che trepida nell’ombra e che segue la tua vita segreta, erotica; quella parte di sé che le figlie tengono celata alle mamme, per poi spiattellarla sguaiatamente alla prima sciacquetta che capita a tiro… è la vita.
Ma io non l’ho accettata!
Ecco perché ti ho spiato gioia mia. Non potevo più rinunciare a te: lo sforzo che ho dovuto sostenere sempre per trattenermi dal toccarti, era già troppo doloroso per res****re oltre… ecco perché ho cercato, in segreto, di indagare le tue passioni.
Ti ho seguita quando crescevi, e cambiavi; il “nuovo” in te che ti rendeva ogni giorno più donna, più desiderabile.
Quando potevo ho seguito di nascosto i primi giochi erotici: ricordo Fabiana, la figlia di Rosy, la nostra vicina.
Rosy, allora, era la mia amante, occasionalmente. Tuo padre non avrebbe mai capito le mie esigenze e la mia sessualità complessa…
La sorte volle che Rosy fosse sola e che, alla fine, accettasse di dividere con me qualche ora di piacere. La voglia di femmina che tu m’istigavi, la sfogavo tra le sue braccia burrose.
Lei non poteva saperlo, ma quando la leccavo intimamente fino a sentirla squassata dall’orgasmo, spesso era te che desideravo, che sognavo di profanare.
Fu proprio Fabiana a condividere con te i primi toccamenti. Nella sua camera, quando entrambe pensavate di essere al sicuro, vi spiavamo, ed io nascondevo la mia gelosia, sotto un sorriso indulgente e falso.
Quando Rosy mi fece partecipe dei suoi rapporti con la stessa figlia ne rimasi prima colpita, poi estasiata. Una volta poi partecipai ma senza riuscire a fare nulla, forse le delusi; spero solo di non averle messe a disagio. Ero completamente incantata da quella loro confidenza così intima, dal loro scambiarsi il piacere: madre e figlia, amanti deliziose, godevano l’una dell’altra. Mai l’amore avrebbe potuto manifestarsi in forma più intensa.
Le invidiai, fui tentata di spezzare l’incantesimo… il desiderio di goderti mi tormentava, però ho resistito.
Qualcosa mi ha bloccata dal fare l’ultimo passo, quello decisivo, sempre…

Poi arrivò Flora, la mia vecchia amica, era stata la mia prima amichetta nei giochi più perversi. Ti affidai a lei, sapendo che ti avrebbe presa, la conoscevo bene, ma non ne abbiamo mai parlato apertamente.
Avere scelto consapevolmente la tua “maestra” del sesso mi faceva godere di un piccolo senso di potere su te, effimero certo ma era pur sempre qualcosa.
Mi sembrava di essere partecipe, indirettamente, di un gioco a cui non ero invitata. So tutto, anche di voi due: capivo, spiavo, intuivo ogni cosa dalle sue mezze frasi… so anche che fu lei a farti provare la penetrazione e il primo maschio. Fu lei a farti sverginare, sotto il suo sguardo attento, lascivamente materno… ed io, io non potevo che accontentarmi delle briciole della vostra profonda passione.

E sì, amore mio dolcissimo… lo ammetto: ti ho sempre seguita, andando oltre, scendendo nei tuoi meandri segreti. Anche adesso, anche quando sei con Layla, la tua compagna.
M’inebria il profumo che emanate. Quando vengo a casa vostra amo l’odore della vostra camera, vorrei diventare un ninnolo del vostro “secretaire” per potervi vedere durante le notti di passione.
Quando capita di stare insieme, tutt’e tre, faccio del mio meglio per lasciarvi sole, cerco sempre una scusa, faccio finta di ritirarmi: ho sempre la speranza che l’attrazione e l’eccitamento vi attirino l’una tra le braccia dell’altra.
Qualche volta sono stata fortunata… spero non vi siate accorte di me, ma io vi ho osservate, per quanto possibile e ho goduto, come se fossi stata là, subissata tra le carezze e i baci segreti.
Sono quasi certa che tu lo sai.
Lo sai che ti guardo e che ti desidero, e sono anche sicura che lo desideri quanto me… e anche Layla ha capito.
Credo che a volte lo faccia apposta a stuzzicarti. Lei sa quanto diventi angelica nel viso quando ti masturbi, innocente e peccaminosa, allo stesso tempo.
Una volta l’ho vista, seduta sul pavimento, non faceva niente, guardava te che, sul letto, ti masturbavi. Cominciasti seduta, piano piano, poi apristi le cosce e le alzasti verso l’alto puntando la schiena sul materasso. Il tuo frutto era aperto e colava, le tue dita frugavano instancabili, il clitoride sembrava voler esplodere.
Layla intervenne solo dopo il tuo orgasmo; salì a sua volta sul letto e ti tenne tra le braccia, calmandoti con le sue carezze.
Vidi tutto, e dopo ho sempre pensato maliziosamente che, in quella stanza, c’era troppa luce per non immaginare che avreste potuto essere viste… e assai bene!
Che meravigliosa sensazione desiderare, sperare, in tanta complicità… è anche questa, la sensazione, che accompagna e favorisce i miei orgasmi silenziosi.

6

Adesso, come allora, dal mio angolo buio ti osservo venire e pure io con le dita mi cerco la figa, la spalanco e mi bagno, poi porto le dita alla bocca e suggo il mio sapore, sognando di sentire il tuo… quel sapore vietato alle mie labbra di madre.
Mentre mi frugo ancora una volta la vagina, ripenso a quello che ho provato non troppo tempo fa… il giorno del mio compleanno.
Non volevi lo spumante, come al solito: tu non bevi.
Nell’atmosfera intima e giocosa, ti promisi un bacio per ogni bicchiere… a quel punto cedesti subito e bevesti.
E’ stata l’unica volta… forse perché avevo bevuto anch’io.
Ci baciammo, e non fu un bacio da mamma. Prima ci desiderammo le labbra e poi s’incontrarono le lingue piene di succo, cercandosi profondamente nelle bocche assetate.
Eravamo in piedi e le cosce s’intrecciavano, facendoci godere del calore della pelle liscia. Tu mi stringevi e spingevi il bacino a mio favore; stemmo così, strette e appassionate, sotto gli occhi discreti di poche persone amiche. Nessuno mai commentò quell’eternità finita troppo presto.
Poi un altro brindisi e poi gli auguri e… un bacio, un bacio ancora, tanto lungo e commosso da sembrare un addio… avevi perso la testa e mi tenevi la tetta in mano. Avevi perso il pudore, e mi s**ttavi con la lingua in bocca, dura, penetrandomi come un pene.

Ora, nascosta nella saletta della camera d’ospedale, assisto, come sempre… e godo: ma non entro!
Ancora una volta quest’amore resterà il nostro, e il sogno si perderà in un desiderio mai pago.
Ti masturbi incessante, spudorata e santa; sembra impossibile che il tuo viso nasconda un piacere tanto carnale sotto l’inguine, che cavalchi come una strega angelica sulla scopa del peccato.

Anche quella sera lo facesti.
Con la testa che girava, salisti piano in camera, ti denudasti languida e fingesti che io, la tua mamma, non ci fossi… almeno: mostravi di non vedermi!
Come eri bella, quando nuda e discinta, ti abbandonasti a un finto sonno.
Con le mani ti accarezzavi e io, quella volta, non riuscii a farmi indietro, restai sulla porta, in vista e soffrii; soffrii per lo sforzo amaro di trattenere il desiderio. Avrei voluto tuffarmi sul tuo corpo e perdermi tra i flutti della passione.
Quando sei stata pronta, con gesto quasi infantile, semplice, hai solo bagnato due dita sulla lingua, poi ti sei infilata “la micetta”, schiudendola del giusto, solo per provare il piacere della dilatazione.
Sei venuta quasi in silenzio, con un solo lungo sospiro; hai inarcato la schiena, per te… e per me.
Lo sapevi che vedevo, lo sapevi che anelavo te.
Poi, pian piano, il cuore abbassò il suo tambureggiare e il respiro divenne basso e regolare. Solo quando “la mia piccina” si addormentò soddisfatta, solo allora, raggiunsi il tuo letto e ti baciai a lungo la bocca umida.
Che gioia segreta rubai allora dalle tue labbra. Erano bagnate ancora degli umori lasciati dalle dita: quante volte erano passate dalla vulva quelle dita! E che profumo indescrivibile per il mio bisogno di te… ero vicinissima: sentivo il caldo che emanava dal bacino nudo e l’odore che la “fregna” aveva appena sfogato.
Invece di affogarti con la faccia tra le cosce per suggere il nettare di quel fiore, mamma ti copri, teneramente, col lenzuolo immacolato.
Quale regalo più dolce e appagante avrei mai potuto desiderare?
Poi, tutto venne cancellato dalle nostre menti e non ne parlammo mai più…

Ecco che il sogno volge al termine, torno coi piedi per terra e vengo pure io, tra le dita, cercando di non farmi sentire.
La mutandina assorbirà ancora una volta quell’ennesimo piacere: il tuo ennesimo dono in un rapporto incredibile e mai goduto appieno.
In punta di piedi vado via dall’Ospedale, felice.
Domani te lo dirò.
Te lo dirò che la tua mamma non ti abbandona mai, mio dolcissimo fiore profumato:
– Ma certo che sono passata, tesoro – dirò –ma tu… tu dormivi già! –

Entrambe sapremo che, ancora una volta, ti avrò mentito.

FINE

Giovanna

Questa storia è vera. Per quanto sensuale e peccaminosa, angelica o infernale, possa sembrare è vera.
Mi sono dovuto spogliare dei miei preconcetti e della mia educazione per poterla accettare… in parte capire e, in fine, amare.
La forza di questo racconto proviene anche dalla “Fonte”, la mia amica A. La ragazza più delicata, fine e sensibile che abbia mai avuto l’onore di incrociare. La stessa che, qualche anno fa, mi ha donato il racconto della sua giovinezza, da me condensata ne: La fata di ferro.
A lei va il mio ringraziamento e il mio affetto incondizionato.
Grazie A. dolcissima creatura, dovunque tu sia, forse non posso capirvi ma sono certa che dal vostro “esecrabile” senso dell’Amore nasce cultura, bene e rispetto, mentre dalla “morale”, tanto decantata, del “mio mondo civile” nasce avidità, menzogna, brama di potere e guerra.
Spesso, chi strilla per ergersi a professore, cerca solo di nascondere la sua incapacità di imparare, di cambiare la propria disponibilità alla tolleranza e al rispetto per gli altri.

Categories
Racconti Erotici

La mia migliore amica…

Salve mi presento sono un ragazzo di 23 anni alto 1.75 fisico atletico e che ha avuto varie storie particolari proprio come questa che vi racconto….
Stavamo in macchina era il 15 agosto dell’anno scorso, io la mia migliore amica e la sorella…. Usciamo per bere qualche cosa insieme come facevamo di solito e la sorella della mia amica riceve una chiamata dal suo ragazzo… Che gli chiedeva di chiarire alcune situazioni, così decide di raggiungerlo lasciandoci soli…. La mia migliore amica anche lei fidanzata non si crea problemi e continua a trascorrere la serata con me ….. Decidiamo di fare un giro in macchina e fermarci un po’ a chiacchierare sempre in macchina e mentre quasi come due fidanzati ci sfioriamo le mani e ci incominciamo ad abbracciare in segno di amicizia …. La mia amica aveva un vestitino aderente con una scollatura mozzafiato e due belle tutte che stavano per esplodere aveva un’area da signora matura anche se aveva solo 29 anni…. Cmq Tra un abbraccio e l’altro ci scappa anche qualche piccolo bacio sul collo… Ci incominciamo a strusciare un po’ e s**tta così la scintilla , mi mette la lingua in bocca….. Subito ne approfitto e le tocco quella bella 4 abbondante di seno e lo incomincio a leccare mentre con la mano gli tiro su il vestitino e gli infilo due dita nella figa tutta bagnata e mentre lei diceva di fermarci perché non aveva mai tradito il ragazzo gli infilo anche due dita in bocca e le incomincia a leccare … E decide così di tirarmelo fuori per prenderlo in bocca …. Mentre gli leccavo la figa mi diceva i suoi sogni erotici che faceva spesso con me ammettendo da gran maiala di masturbarsi sempre pensando a me ….. Mentre godeva come una pazza e mi stringeva la testa fra le sue gambe ….. Dopo averla fatta urlare per bene gli infilo il cazzo in bocca e lo incomincia a succhiare con violenza e voglia dicendo che la testa del mio cazzo era molto più grossa di quella del fidanzato e che gli riempiva la bocca e la cosa la facevà bagnare tanto perché la voleva nella sua figa … Così l’accontentai girandola con forza e facendola chinare a pecora e infilandogli con forza tutto il mio cazzo dentro facendola urlare come una cagna in calore …..e mentre la sbattevo non diceva altro di sentire la mia “cappella” grande nella sua figa bagnata… Stringendo e rilassando i muscoli vaginali…. All’improvviso incomincia a urlare come una pazza così raggiungendo l’orgasmo e quasi come se stava per svenire si butta in avanti sul sedile e le incominciano a tremare le gambe…. Era esausta ma voleva vedermi sborrare e quindi si rigira di culo e mi dice” tieni questo é il mio regalino per te .. Ma non arrivarmi dentro perché altrimenti non te lo darò più ….” Io da buon porco ci incomincio a strusciare e dopo un bel po’ di lubrificante gli infilo piano piano la mia cappella dentro stringendola sulle spalle per tirarla verso di me …. Mano mano che andavo avanti mi piaceva sempre di più fino ad arrivarla sul buco del culo facendole scorrere lo sperma sulla figa ancora bagnata…. Mentre ci rivestiamo e andiamo a riprendere la sorella lei si fa un po’ di scrupoli dicendo di aver sbagliato ma che comunque arrivati a quel punto era una esperienza da rifare…… E così fu…. Lo facemmo svariate volte anche in pubblico dove mi fece un pompino davanti ad un’altra coppia vestendo sempre provocante e dicendo sempre ” che bella cappella grande che hai mi fai riempire la bocca ….”

Categories
Racconti Erotici

La Prof di Matematica

Trenta flessioni sul braccio destro ed altre trenta sul braccio sinistro e cento addominali, adesso sono davvero davvero carica a dovere, niente male per una professoressa di matematica in pensione..

Venticinque anni di danza classica non mi hanno fatto diventare prima ballerina ma mi hanno lasciato un corpo s**ttante come una molla ed incredibilmente muscoloso, a cinquantasei anni non ho un grammo di grasso nè di cellulite, un’energia inesauribile che sfogo in allenamenti continui e poi ho addosso una voglia di sesso che mi divora alla faccia della menopausa..

Ho i capelli grigi tagliati cortissimi, enormi occhi verdi da elfo e sono una donna davvero minuscola che arriva al metro e mezzo solo in punta di piedi..

Fa caldo ed oggi alle tre ho lezione con Kaled, un diciottenne marocchino che non vuole saperne di farsi entrare in testa le equazioni e che mi guarda di nascosto..

Kaled è alto e imponente, ha un odore intenso e speziato e le spalle larghe, ma è timido e infantile a dispetto della sua virilità, oggi ho deciso di sedurlo..

Dopo la ginnastica non mi sono lavata per avere anche io un odore forte, mi sono messa un abitino di cotone completamente aperto sulla schiena fino al sedere, sotto sono nuda tranne un tanga nero che si vede bene dallo spacco del vestito, sono scalza con uno smalto scuro sulle unghie dei piedi..

Sin da piccola ho sempre avuto una figa pelosissima, adesso il mio boschetto è tutto sale e pepe, una cosa che piace tanto sia agli uomini che alle donne, visto che è capitato più di una volta di essermi sdraiata in un letto femminile come quella volta che la signora 40enne mentre parlavamo di sua figlia mi ha detto che era tutta bagnata e siamo finite nei cessi a fare pazzie..

Sono le 3 e fa caldo, suonano alla porta, è Kaled che arriva per la lezione, corro ad aprire scalza, lui indossa una canottiera nera ed è lucido di sudore:

“Ciao Kaled, fa caldo, beviamo qualcosa prima di cominciare la lezione..”
“Grazie professoressa, ho fatto una corsa per arrivare..” – risponde lui..
Andiamo in cucina e prendo il the freddo dal frigo, i bicchieri sono su un ripiano alto, mi devo mettere in punta di piedi ed il vestito sale leggermente..
“Che muscoli professoressa..!” – esclama di getto..
Riempio i bicchieri di the freddo e beviamo, poso il bicchiere e fletto il braccio esibendo un bicipite delle dimensioni e della durezza di una boccia, prendo la sua mano e lo invito a toccare..
“Ti piace..?” – lui è interdetto ma saggia la consistenza del braccio.. Poi mi giro e mi alzo in punta di piedi:
“Toccami il culo, senti quanto è duro..” – sento la sua grossa mano sulle natiche e mi appoggio a lui, è già eccitato, ha le dimensioni e la consistenza di un salame stagionato, mi strofino col culo e lui mi accarezza la pancia, non voglio essere troppo aggressiva, non voglio spaventarlo anche se mi sto arrapando di brutto, mi giro e vorrei baciarlo ma non ci arrivo, è troppo alto, lui si china e gli infilo la lingua in bocca e comincio a baciarlo con passione, gli prendo il cazzo in mano attraverso i pantaloncini mentre lui mi stringe i fianchi e mi attira a se, mi faccio scivolare il vestito dalle spalle scoprendo il seno che lui comincia subito a baciare, mi lecca i capezzoli turgidi, mi accarezza le cosce, sento le sue mani scorrermi addosso, adesso il vestito è a terra e io sono quasi nuda tra le sue braccia, le mutandine me sfilo io, mi stacco da lui e gli ordino:
“adesso leccamela da bravo..” – lui si inginocchia davanti a me e comincia a passarmi la lingua sulla fica pelosa, gli afferro la testa e la spingo verso di me, ha il fiato corto ma continua, sento scariche che mi risalgono come frustate:

“bravo..! continua..! piano.. un po’ più su.. si.. così..”

Adesso è il mio turno.. Lo faccio scivolare fuori, sembra che stia per scoppiare, ha un odore maschio e pulito lo avvolgo con le labbra e lo lavoro con le mani, o le mie mani sono troppo piccole o è lui che è troppo grosso, lo lecco, gli succhio le palle e lo sento crescere ancora mentre sono allagata, gli sfilo maglietta e bermuda e lo ammiro nudo, un giovane uomo perfetto, salgo sulla cucina e lo guido dentro di me, mi riempie tutta col suo cazzone e comincia a sbattere con forza, mi afferra per le caviglie e spinge a fondo, mi puntello sulle braccia e prendo il ritmo spingendo anche io, non è poi tanto goffo, ci sa fare eccome.. A dispetto delle molte avventure la mia fica rimane stretta e muscolosa come me, contraendo i muscoli vaginali riesco ad intrappolare i cazzi ed è quello che sto facendo col salame arabo di Kaled, lui sembra stupito ma reagisce spingendo di più.. Siamo caldi e sudati, vedo i suoi muscoli guizzare sotto la pelle ogni volta che mi penetra a fondo, sento il mio corpo rispondere a una tempesta di sensazioni, ho 56 anni, i capelli grigi, le rughe, eppure scoppio di energia vitale, sono innamorata di me stessa… Kaled non dice una parola mentre continua a martellarmi, “aspetta.. mi giro..” salto giù dalla cucina e mi metto a 90 gradi, inarco la schiena e lui mi è subito dentro, mi cinge la vita con il suo braccio muscoloso e comincia a fottermi con un ritmo a****le e arriva la prima botta forte e bollente, pancia e cervello mi scoppiano, caccio un urlo da bestia.. Kaled è giovane e pieno di energia e mi sta regalando una delle migliori scopate che io ricordi ed ho tutta l’impressione che siamo solo all’inizio..

Adesso rallenta e poi esce: “adesso ti inculo professoressa..” – mi dice con voce eccitata.. E’ una promessa o una minaccia..? Lui sembra dirlo come una minaccia per me è sempre un momento topico.. Eccolo.. Spinge, si fa largo e dilaga nel mio culo durissimo, io mi sento impalata da una sbarra di ferro e lui è in trappola, spingo forte all’indietro e contraggo i muscoli dei glutei, lo sento gemere, prendo il comando e comincio a pompare, oscillo a destra e a sinistra tenendomi stretto dentro il suo cazzo come se lo serrassi in pugno, in punta di piedi faccio un balletto sul suo cazzo, non so perché ma mi viene da ridere..
“Le piace Prof..?” – mi chiede, è buffo uno che mi sta inculando e mi da del lei..
“Da morire ma chiamami Maria e sfondami di più..” – Kaled accelera, sento i colpi violenti sulle natiche, sento il cazzo che mi risale la spina dorsale, mi stringe con forza e mi fa quasi male, mi piace e vengo una seconda volta ed anche lui è pronto, lo faccio sgusciare fuori, mi accuccio e lo prendo in bocca, la sborrata è esplosiva, mi riempie e cola sul mento, bevo il nettare caldo ma non è finita qui, beata gioventù, Kaled mi penetra di nuovo con vigore e ricomincia.. Adesso mi sta squartando la fica ma voglio essere io a cavalcare, voglio guardarlo e soprattutto voglio che mi guardi..

“Sdraiati… Subito…” – lui esce e si sdraia e non sa che sta per ass****re ad un numero da circo, gli uomini rimangono sempre a bocca aperta quando lo faccio..
Metto le mani sulle sue anche e mi sollevo sulle braccia con le gambe in spaccata, poi mi abbasso di nuovo per farmelo entrare dentro e comincio una serie di flessioni sugli avanbracci sempre con le gambe completamente aperte.. Arrivo a toccarlo e poi mi rialzo, poi inizio a ruotare sul suo cazzo fino a fare un giro completo, i miei addominali sono duri come una corazza, l’orologio può essere fatto solo da donne snelle e forti come me.. Sono sospesa sopra di lui, mi alzo, mi abbasso e ruoto, lo stringo forte dentro di me e è tutto mio, un palo duro e vibrante di sesso, sta per venire di nuovo ed è il momento del pompino a gravità zero.. Mi metto in verticale su di lui e lo prendo in bocca fino a farmelo entrare bene in gola poi con rapide flessioni sulle braccia vado su e giù, Kaled è allibito e sborra di nuovo e tutto gli cola addosso, con un salto ritorno in piedi e lecco tutta la sborra che ha addosso, poi lo bacio con la bocca piena e sento che gli piace il suo stesso sapore, siamo fradici di sudore, la mia temperatura supera di molto quella di questo pomeriggio di Luglio..
“Andiamo a farci una doccia dai..” – Ce l’ha ancora duro.. Lo afferro e lo conduco in bagno..
“Prima leccami tutta che puzzo come una bestia.. Comincia dai piedi dai..!” – obbedisce e mi lecca diligentemente i piedi, i polpacci, poi risale sulle cosce e mi lecca la fica ancora bagnata, mi fa fremere mentre mi lecca il culo e poi passa alle ascelle e al seno, anche io lo lecco, ha un sapore forte che mi droga, è di nuovo eccitatissimo e mi penetra ancora con violenza, mi puntello alla finestra del bagno ed ho dentro una furia selvaggia che mi squassa, in pochi minuti esplode dentro per la terza volta..
“Bravo Kaled, adesso leccala ancora..Tutto..” – che professoressa cattiva che sono.. Gosh..

Non dimenticherò facilmente questa estate.. Siamo usciti spesso, in giro per feste romane, mano nella mano perché si veda che siamo una coppia, una piccola signora di mezza età ed un giovanissimo fusto, voglio essere additata, invidiata, chiacchierata, voglio eccitarlo, essere presa in un angolo buio.. Non cerco mai di essere appariscente, non mi trucco, non possiedo nemmeno un paio di scarpe con i tacchi alti, porto solo sandaletti, Birkenstock, vestitini semplici magari aperti e sbracciati, sono orgogliosa del mio corpo e fiera del fatto che la gente sappia che condivido il letto con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio ma non lo è, mi piace che lui mi abbracci, mi baci e mi tocchi in pubblico, all’inizio era molto timido, poi l’ho provocato un po’ ed ora ho sempre le sue mani addosso, è una erezione continua, sa cosa voglio e non devo più chiederlo, ieri sera a Castel Sant’Angelo mi ha inculata contro un albero, non ne abbiamo mai abbastanza, poi siamo tornati a casa e abbiamo scopato fino all’alba, l’unica condizione che ho posto è che continui le lezioni di matematica..

Poi anche le belle cose finiscono, il padre di Kaled ha trovato un lavoro stabile a Torino e tutta la famiglia è in partenza, niente promesse e niente addii, è stato bello e pulito e serberò in me il ricordo di un ragazzo rispettoso che non mi ha mai chiamata troia nemmeno una volta e che mi portava spesso dei fiori e che mi faceva godere in maniera paradisiaca..

Categories
Racconti Erotici

La Vergine Romina!

Finisco di bere il mio caffé, prendo la borsa, le chiavi dell’auto e mi dirigo verso l’uscita di casa per andare in spiaggia. Ma poi alla fine del lungo corridoio, noto la porta della camera da letto di Romina mezza aperta e intravedo lei che si infila lo slip del costume. Un brivido mi attraversa la schiena, per un secondo vedo il suo bianco sedere e per un altro secondo pensieri incofessabili si fanno strada nella mia testa. Vedere quel giovane fisico, fresco, per alcuni aspetti ancora acerbo, non nascondo che mi provocarono una piccola eccitazione nelle parti basse. Smetto, anche se involontariamente, di spiarla ed apro la porta principale di casa per andarmene. Non appena cerco di richiuderla, una mano me lo impedisce. Mollo la presa e davanti ai miei occhi si palesa Romina vestita (svestita?) solo del suo bikini verde acido che sembrava volesse dirmi qualcosa. La sento borbottare parole incomprensibili mentre la osservo, questa volta, dalla testa ai piedi. É davvero ben fatta per la sua etá, poco piú bassa di me, circa un metro e settantacinque, gambe lunghissime e perfettamente lisce, un seno non troppo piccolo con dei capezzoli ben pronunciati che si vedevano chiaramente da sotto il reggiseno e dei capelli scuri leggermente mossi. Insomma, se fosse andata in spiaggia cosí, di cazzi ne avrebbe fatti drizzare non pochi. Il mio compreso. Che dopo aver visto per una frazione di secondo il suo chiaro culetto e dopo averla osservata per la prima volta in costume in tutto il suo splendore, iniziava davvero a gonfiarsi nei boxer. Cosí prima di fare brutte figure e prima che Romina si accorgesse del bozzo, porto la borsa davanti alle mie gambe cercando di nascondere la mia erezione. Poi la sua voce mi riportá alla realtá:
– “Chase? Chase, mi stai ascoltando?”
– “No… si, cioé stavo pensando che é molto tardi ed i miei amici mi stanno aspettando in spiaggia. Qualche problema tesoro?” Gli dissi in tono affettuoso.
– “Una marea di problemi. Non só quale costume mettermi. Se metto l’altro i ragazzi non mi noteranno mai, se metto questo rideranno come l’altra volta e se metto quello bianco le mie amiche diranno che é volgare piuttosto che trasparente, proprio loro poi….. che girano sempre in topless… comunque qualunque cosa faccia io, o mi prendono in giro, o mi criticano” Rispose lei con la voce imbronciata.
– “E tu ignorale, anzi ignora tutti. Questo costume ti stá benissimo, ti modella il corpo alla perfezione e risalta le tue curve. Sei uno splendore” Gli dico convinto piú di quanto lei possa immaginare.
– “Dici così perché sei mio amico! Ma non é vero. Anch’io penso che mi stia bene, allora non capisco perché i miei amici ridono sempre di me” Continua Romina.
– “Forse per il vecchio proverbio che quando la volpe non arriva all’uva dice che é acida? Magari tutti vorrebbero uscire con te, ma dato che sei una bella ragazza hanno paura e preferiscono prenderti in giro. Fidati di uno che ha un pó d’esperienza” Gli dico sempre piú convinto.
– “E allora visto che hai esperienza dammi una mano, cosa ha che non vá questo costume? Sei un uomo, dimmi cosa non ti piace. Dove sbaglio” Mi dice invitandomi ad osservarla meglio. Questa si che era una turtura bella e buona. Avevo il cazzo che stava per esplodermi nei boxer e lei voleva che la guardassi ancora. Possibile che non si rendesse conto di quanto fosse bella? Che la sua sensualità innocente e provocante allo stesso tempo, era un mix letale per qualunque uomo? Provai ad accontentarla e cercai di trovare il classico pelo nell’uovo che faceva ridere quei deficienti dei suoi amici… un momento….. ho pensato pelo nell’uovo, forse…..
– “Non sbagli nulla tesoro. Sono i tuoi amici che sono un pó stupidi. Tu sei perfetta cosí! Certo… se proprio vogliamo guardare il capello…..” Gli risposi non concludendo la frase.
– “Avanti Chase… continua! Se proprio vogliamo guardare il capello, cosa dovrei fare?” Disse lei impaziente.
– “Bhe….. ecco Romina, se proprio devo dirla tutta… se devi per forza uscire con questo costume o quell’altro bianco, forse… forse dovresti depilarti… lí intorno. Ti escono un pó di ciuffetti neri dai bordi del costume e magari… magari poi dopo potresti tirartelo leggermente piú su, mettere i laccetti degli slip in alto sui fianchi e se non ti crea troppo disagio, stringere ancora un pó il reggiseno in modo da rendere piú gonfio il tuo seno o al limite, ma proprio al limite, metterti in Topless come giá fanno le tue amiche” Gli risposi tutto d’un fiato.
– “Chaseee….. lo sapevo che mi avresti consigliato al meglio! Non muoverti, mi dó una sistemata e vengo con te. Tanto stai andando anche tu alla spiaggia vicino all’Agriturismo ed anche i miei amici sono lí. Vengo con te. Dammi un’ora e sono pronta… intanto prendi un altro caffé, magari al bar, vai a comprarti il giornale, fai quello che vuoi, ma non lasciarmi qui” Mi rispose Romina euforica, mentre mi dava un bacio sulla guancia per poi staccarsi da me e dirigersi nuovamente nella sua stanza.
Non avevevo molta scelta, cosí decisi di aspettarla seguendo il suo consiglio con una colazione prolungata. Poco piú di un’ora dopo, sono di nuovo sotto casa sua e lei é giá li ad aspettarmi. Non sembra aver seguito particolarmente il mio consiglio, il suo abbigliamento é tipico da spiaggia, pantaloncini corti, cannottiera ed un paio di ciabatte da mare. Ma lei sembra strafelice. Una volta nelle vicinanze della spiaggia, buttiamo un occhio per avere una panoramica della situazione. Dei miei amici nemmeno l’ombra, quelli di Romina invece si erano sistemati vicino al mare. Prima di incamminarci lei ci tiene a ringraziarmi per il sostegno e vuole farmi vedere che ha preso seriamente il mio suggerimento. Cosí ci fermiamo in un angolo un pó isolato e mi dice che vuole farmi vedere una cosa.
– “Noti niente Chase?” Mi dice tutta sorridente.
– “Dovrei?” Rispondo seriamemte.
– “Uffa Chase! Mi sono chiusa in bagno per questo e nemmeno te ne accorgi? Allora ti ci metti pure tu…” Borbotta lei.
– “No, ma é che non capisco… a parte che ti sei lasciata quel costume verde che tanto ti dona, io non vedo…” Non faccio in tempo a finire la frase, che Romina si sfila il pantaloncino corto rimanendo solo con gli slip del costume. Poi tutta sorridente abbassa leggermente il costume sotto la vita, non del tutto, quel tanto che serve per avvicinarsi al pube e farmi vedere l’assenza di peli. Quindi molla la presa e con la sola mano destra tocca i lati della mutandina in mezzo alle sue gambe stringendola intorno alle grandi labbra, senza scoprirle, mostrandomi l’assenza di peli anche intorno all’inguine ed il bozzo della sua fica. Cazzo! Questa ragazzina ha intenzione di farmi morire.
Romina era la cugina piú piccola di Donatella, una mia amica di vecchia data. Avevo deciso di trascorrere con lei, insieme ad altri amici, un’ultima vacanza prima della fine dell’estate. L’occasione ci arrivó proprio grazie a Romina, i suoi genitori affittavano ad un prezzo ridicolo la propria casa in Sardegna per cercare di rientrare delle perdite dovute alla pessima stagione estiva di questo 2014. In tutto eravamo sette persone e quella mattina chi per un motivo, chi per un altro, ci eravamo divisi. Donatella voleva fare il giro del Paese per salutare i parenti, Romina anche se con noi aveva deciso di frequentare quelli della sua etá ed i miei amici avevano deciso di partire all’alba perché dicevano che ci sono le onde migliori per fare Surf. Cosí in casa quel giorno rimanemmo solo io & lei. Non avevo mai pensato a Romina in quel senso, ma quella mattina, quando la vidi per la prima volta quasi nuda, con quel suo bel culetto lisicio e bianco, qualcosa si mosse nei miei boxer e nella mia testa. Ma onestamente non sapevo come gestire la situazione, se da una parte la voglia naturale ed istintiva di fare sesso con lei era tanta, dall’altra pensavo che potevo essere suo padre prima ancora che amico della cugina. Insomma, un bel casino.
– “Allora? Non mi dici nulla Chase?” La sua vocina squillante mi riporta al presente.
– “Io….. io dico che se prima eri perfetta , ora sei fantastica” Gli rispondo.
– “Era quello che volevo sentirmi dire, dai andiamo!” Dice prendendomi per mano e trascinandomi in spiaggia.
Scelgo il mio solito posto vicino agli scogli, lontano comunque dal suo gruppo e gli dico di andare a divertirsi con loro. Io tanto avrei aspettato i miei amici che terminavano di fare Surf. Romina sistema comunque le sue cose accanto alle mie e finisce di spogliarsi. La osservo a sua insaputa sdraiato sull’asciugamano e da dietro le lenti dei miei occhiali da sole. É davvero una gran topa e quel costume microscopico non le fá nemmeno un difetto, anzi, risalta ancora di piú le sue curve. Il reggiseno sembra lo abbia stretto un pó di piú rispetto al normale, o forse lo aveva preso di proposito una taglia di meno, comunque é cosí attillato da far vedere tranquillamente la punta dei capezzoli ed una parte di bianco sui seni. Segno di un’abbronzatura presa sempre con il costume a due pezzi. Ci siamo di nuovo, sento il mio pisello gonfiarsi. Come se non bastasse inizia anche a spalmarsi la crema su tutto il corpo, a passare le sue delicate mani su ogni centimetro della sua pelle. Questo si che era davvero eccitante. Mi alzo leggermente poggiando i gomiti a terra ed accavallando le gambe per cercare di mascherare la mia erezione. Romina luccicava come un gioiello, era talmente unta di crema che se qualcuno l’avesse afferrata gli sarebbe scivolata via.
– “Come stó Chase?” Mi chiese lei.
– “Stai….. stai benissimo!” Gli dissi osservandola.
– “Davvero? Non pensi che sia troppo stretto questo reggiseno? Non credi che sia piccolo?” Continuó lei.
Certo che era piccolo, se lo avessi comprato della taglia giusta le tue tette sarebbero state piú comode, pensai. Ma prima ancora che dicessi qualcosa, prima ancora che esternassi il mio pensiero, vedo le sue mani piegarsi dietro la schiena, armeggiare con il laccio del reggiseno e poi toglierselo definitivamente! Improvvisamente mi sento il cazzo duro come il marmo. Non lo trattengo piú. Cosí piego le ginocchia al petto cercando di nascondere la mia eccitazione e cercando di mostrare disinvoltura. Ma lo spettacolo erotico di Romina sembra non finire, ora che le sue tette sono al vento, stonano con il resto del corpo che luccica. Cosí la vedo spalmarsi la crema sul suo seno, la osservo massaggiare ogni singola tetta con le sue mani, fino a quando entrambe non sono ricoperte d’olio. Devo ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non saltargli addosso. Poi senza aggiungere altro, la vedo correre verso i suoi amici. Osservo gli sguardi dei ragazzi che se la mangiano con gli occhi, ma anche il resto maschile della spiaggia sembra non dispiaccia il fisico di Romina. Tutti gli sguardi degli uomini sono per lei. Immagino quanti si faranno una sega questa sera pensando a lei. Io intanto torno nella posizione semi sdraiato con i gomiti sull’asciugamano mentre continuo ad osservarla. Il mio pisello sembra non voler tornare moscio, cosí prendo un giornale e me lo metto sul pacco. Vedo Romina sorridere, ma soprattutto noto che i ragazzi se la litigano, che cercano il contatto con lei con la scusa di qualche gioco. Sento anche qualche commento e sento soprattutto ancora il mio pisello in tiro. Forse dovrei alzarmi ed andare in qualche angolo per svuotarmi le palle ormai sotto tortura da qualche ora. Ma prima che trasformi il mio pensiero con i fatti, noto che Romina si sgancia dal gruppo e torna verso di me. Cazzo! E adesso? Ho ancora il pisello gonfio. Lascio il giornale sul mio cazzo e gli chiedo come mai non fosse rimasta con i suoi amici lasciandoli cosí presto.
– “Mi sembra la giusta punizione per questi giorni che mi hanno deriso. Ora devono schiattare. Mi vedranno a piccole dosi. Dai….. butta gli ochiali da sole sull’asciugamano ed andiamo a farci un bagno!” Mi dice prendendomi una mano e cercando di tirarmi su.
– “No, tesoro, non mi vá. Aspetto i miei amici qui. Tra poco dovrebbero tornare. Vai da sola, tranquilla!” Gli rispondo cercando di scaricarla. Ci mancava solo che mi vedesse con il bozzo davanti. Ma Romina sembrava non cedere, cosí si piega verso di me, afferra gli occhiali lanciandoli nella borsa e poi con entrambe le mani mi tira a sé. Non ho scelta, devo alzarmi. Il giornale scivola via, cerco una qualche posizione per nascondere l’erezione, ma ovviamente é impossibile, come é impossibile non notarla dall’esterno. Sicuramente non passa inosservata agli occhi di Romina che mi lancia un sorrisetto. Corro velocemente verso l’acqua per l’imbarazzo trascinadomi lei. Una volta dentro, immerso fino a sopra la vita, cerco di respirare. Se non altro sono lontano da sguardi indiscreti.
– “Hai visto i mie amici? Mi hanno fatto tutti i complimenti. Li hai sentiti? Ed anche le mie amiche sono diventate rosse dall’invidia, hanno subito notato che mi ero depilata qui sotto, ma soprattutto non si aspettavano che mi mettessi in topless pure io come loro” Mi dice mettendomi le mani sui fianchi provocandomi un brivido lungo la schiena.
– “Si… si….. li ho sentiti… te l’avevo detto, una splendida ragazza come te non puó che riscuotere successo!” Gli risposi.
– “Un pó di merito é anche il tuo Chase! Lascia che ti ringrazi…..” Continua Romina prendendomi una mano e guidandomi ancora piú lontano dalla spiaggia in un angolo nascosto dietro gli scogli. Lontano dal resto del mondo, ci fermiamo nuovamente uno di fronte all’altro. Lei rimane qualche secondo a fissarmi, silenzio e quasi imbarazzo tra noi, io non só cos’altro dire o fare, Romina invece si. Lentamente si mette le mani sui fianchi e si sfila lo slip che blocca sotto i piedi immerso nell’acqua. La guardo mentre il mio pisello gonfia il boxer. Vedo la fica nella sua totalitá attraverso il mare. Le piccole onde che si infrangono in mezzo alle sue gambe, ogni tanto lasciano intravedere limpidamente la sua fica, le sue grandi labbra che per brevissimi nanosecondi grondano come se fosssero bagnate da un suo orgasmo e non dall’acqua salata. La non abbronzatura, il triangolo bianco intorno alla sua fica, rendono lo spettacolo dannatamente hot! Poi Romina mi prende una mano invitandomi a toccarla, non riesco a fermarmi ed accetto di sfiorare il suo posto piú intimo. Accarezzo dolcemente la sua fica, senza strafare, struscio la mia mano su e giú lungo quella piccola striscia di pelo che si é lasciata tra le gambe, non oso di piú, non provo nemmeno ad infilare qualche dito dentro di lei. Mi accontento di sentire la sua giovane fica nella mia mano. Poi alzo il tiro, posizionando entrambe le mani sulle sulle sue giovani tette, che al mio tocco accennano dei brividi cutanei. Sfioro con i pollici i suoi turgidi ed appuntiti capezzoli. Intanto il mio cazzo diventa durissimo, lo sento esplodere sotto il mare. Romina prende la situazione in mano, in tutti i sensi, mette nuovamente le sue mani sui miei fianchi, mi guarda dritto negli occhi e poi lentamente fá scivolare il mio costume verso il basso. Il mio pisello dritto gli crea qualche difficoltá, ma lei allarga l’elastico, scavalca la mia asta e lascia i miei boxer all’altezza delle ginocchia. Quindi decisa afferra il mio uccello, non mi masturba, non subito almeno, gioca con la mia erezione, sembra voglia tastare la consistenza, stringe anche i miei testicoli ormai carichi di sperma, che se in quel momento si fossero staccati dal resto del corpo, avrebbero galleggiato per quanto fossero gonfi. Poi inizia lentamente a farmi una sega, non posso… non voglio fermarla, ormai sono al punto di non ritorno, voglio liberarmi. Lascio che mi masturbi, la sua mano tira indietro la pelle scoprendo la mia cappella rossa come il corallo di quella spiaggia e continua a fare su e giú lungo l’asta.
– “wow…. quanto ce l’hai grossa Chase…” Dice soddisfatta con un filo di voce Romina non facendo altro che aumentare la mia eccitazione. Ormai ci siamo, lei continua a segarmi, lenta ma inesorabile, su & giu senza fermarsi, sento la sborra salire lungo l’asta, poi lei lascia per un secondo il mio cazzo ormai al limite, con le mani sui miei fianchi si mette in punta di piedi e mi sussurra all’orecchio:
– “Mi dispiace che io sia vergine, altrimenti potevamo fare di piú!” Mentre dice quelle parole, un forte brivido di eccitazione attraversa il mio corpo, eccitazione che si ripercuote sul mio cazzo dritto, che improvvisamente lascia una prima spruzzata senza essere stimolato.
– “Siiiii…” Urla Romina come avesse appena vinto al super enalotto. Poi afferra di nuovo il mio cazzo aiutandolo a sborrare. Vengo di nuovo, schizzo sotto l’acqua piú volte, vedo lo sperma diluirsi nel mare come una macchia d’olio… sono pieno per una lunga giornata erotica, mi svuoto fino al limite tra le sue mani… sborro ancora e ancora… lo sperma sembra non finire mai… schizzo, spruzzo… fili di crema bianca si liberano sotto il mare, fino a quando il carico di sborra non finisce ed il mio cazzo esala gli ultimi spasmi senza espellere piú sperma.
– “Pensi che sia stata un pó puttanella?” Dice in modo retorico Romina mentre si rimette gli slip e si allontana da me tornando dai suoi amici. No, non penso che sei una puttanella, avrei voluto dirgli e sicuramente troveró il tempo di farglielo sapere. Penso che sei una giovane e bella ragazza che vuole fare le sue esperienze, affascinata dal fatto di piacere ad un uomo piú grande che, viceversa, è fiero di suscitare interesse anche nelle ragazzine.
Quindi torno in spiaggia dove finalmente ci sono i miei amici ad aspettarmi.
– “Chase? Dov’eri finito? Pensavamo ti fossi perso” Mi domanda Giuliano, uno del gruppo.
– “Voi non arrivavate mai, ed io sono andato a farmi una nuotata” Gli rispondo.
– “E dove sei arrivato? Fino alla Corsica? Sei sudato da morire… a proposito, avete visto Romina? Io una botta a quella ragazzina gliela darei!” Continua Giuliano.
– “Hai capito la cugina di Antonella…” Continua un altro del gruppo.
– “Smettetela ragazzi, potrebbe essere vostra nipote…” Aggiungo io cercando di spegnere la conversazione.
La giornata continua senza altri scossoni, fino a quando in momento di tranquillitá assoluta, io & Romina sdraiati al sole, non rimaniamo nuovamente da soli in spiaggia. Quindi la vedo armeggiare nella sua borsa ed avvicinarsi a me con un foglio in mano.
– “Questo é il mio numero Chase, non só se qui avremo ancora altre possibilitá per stare da soli, ma tra due giorni finiranno le nostre vacanze ed una volta tornati nelle nostre rispettive cittá, mi piacerebbe rivederti, se ti vá…..” Mi dice mettendomi tra le mani un pezzo di carta per poi alzarsi e allontanarsi nuovamente senza darmi diritto di replica.
E cosa avrei dovuto farci con quel numero secondo lei? Penso mentre guardo nuovamente quel suo bel culetto dirigersi verso il mare. Chiamarla? Uscire per una cena? Non avevamo futuro io & Lei insieme, non come coppia almeno, sotto le coperte… forse! A pensarci ironicamente… non l’ho nemmeno baciata! Magari la chiamo, o magari no! Ma questo non era il momento adatto per certe riflessioni, adesso voglio godermi le rimanenti 48 ore di questa estate accennata.
Cosí chiudo gli occhi e mi godo gli ultimi raggi di sole, mentre stringo tra le mani il foglio con il suo numero di telefono!

[email protected]

Categories
Racconti Erotici

L’Ultima Notte Di Sesso Con La Mia Ex Incinta

Era dal liceo che non la vedevo, ma non era cambiata per niente Mirta. É bella oggi come ieri. Anche adesso che é incinta, nuda davanti a me, non posso smettere di ammirarla. Nonostante la sua gravidanza, rimaneva comunque una splendida ragazza….. donna! Solo il suo seno era cambiato, non mi ricordavo che avesse due tette cosí grandi. Ma poi, ripensandoci, mi risposi che era il suo fisico che si adattava alla sua nuova condizione. E quella nuova situazione, mi stava eccitando da morire. Forse era scritto nel grande libro del destino che Mirta doveva essere la prima donna delle mie “prime volte”. La prima ragazza che ho portato a casa dai miei, la prima che mi ha detto “ti amo”, la prima con la quale ho fatto sesso e la prima che adesso ho davanti nuda… incinta! Mi avvicino a lei lentamente, oggi mi sembra cosí indifesa che voglio prendere i suoi tempi, i nostri tempi, come quando eravamo adolescenti e timorosamente esploravamo il corpo l’uno dell’altro. Un passo dopo l’altro e sono ad un centimetro dalla mia ex ragazza. Nel mentre il mio pisello alla sola visione di lei, inizia a mettersi sul’attenti. Il solo spettacolo di lei nuda dopo oltre venti anni, me lo fanno diventare duro. Ora sono vicino al suo corpo, ed inizio a baciarla. Il mio pisello sfiora la sua fica, o meglio la mia cappella sfira la sua fica, la sua pancia mi impedisce di avvicinarmi oltre. Allora continuo a baciarla, ad esplorare con la lingua quella bocca che da ragazzino mi faceva impazzire. Poi alzo le mie mani e delicatamente le metto sulle sue tette. Le sento piene, gonfie. Ad oggi non riesco a trovare un aggettivo che possa spiegare quello che provavo, sentivo a quel tocco. Era come giocare con due palloncini pieni d’acqua, solo che i palloncini non ti fanno drizzare il cazzo e soprattutto non schizzano. Non fraintendetemi, non era il mio pisello che schizzava dopo qualche minuto di palpeggiamento, ma le sue tette. Mentre la baciavo, prima sulla bocca e poi sul collo, le mie mani stringevano, strizzavano, alzavano verso il mio viso il suo enerme seno. Dopo diversi minuti che “masturbavo” le sue tette, aumentai la stretta, quasi volessi staccargli quelle enormi bombe… quelle bombe che alla fine esplosero, schizzandomi un liquido biancastro sul viso. Mi colsero impreparato e feci un “balzo” indietro con la testa. Adesso capivo perché le ragazze con cui ero stato, quando mi facevano un lavoro di bocca, alla prima sborrata si tiravano indietro. La “spinta” doveva essere davvero forte. Come forti erano le spruzzate delle tette di Mirta. Giocavo con tutti e due i seni, li spremevo entrambi ed altri schizzi di quello che sembrava latte fresco, finivano prima sul mio viso e poi sul mio petto. Poi mi feci piú coraggioso e cercai di approfondire quella nuova esperienza. Avvicinai la mia bocca alle sue areole pronunciate ed inizia a succhiare i suoi capezzoli. Intanto continuavo a premere, schiacciare e palpare con vigore i suoi seni, che a quei massaggi rispondevano con degli altri schizzzi di liquido bianco nella mia bocca. Nessuna mi aveva mai schizzato pima, né in bocca, né sul mio viso. Ma tutto sommato mi piaceva. Cosí continuai a giocare con le sue tette. Vederle “venire”, “svuotarsi” di quello che sembrava latte appena munto, mi stava eccitando da morire. Per la prima volta quello che finiva sul pavimento non era il mio sperma, ma fluidi corporei di una donna! Poco dopo Mirta reclamó la sua parte di sesso, con una mano mi staccó dal suo corpo, si mise di spalle e con l’altra afferró il mio cazzo, che fino a quel momento non aveva perso per un solo secondo la sua erezione. Quindi inizió a camminare e come se tenesse un cane al guinzaglio, prese la direzione della sua camera da letto. Durante quei pochissimi secondi, nella mia mente, come un Flashback, inizia a rivivere tutti i momenti trascorsi nel passato con Mirta.
La prima volta che la vidi fu al primo anno del liceo. Entrati in classe, tutti prendemmo posto un pó a caso ed io trovai un banco vuoto accanto a quello di Mirta. Lei all’inizio non mi notó, ero uno dei tanti, ma poi iniziai a “ronzargli” intorno e cominció a dedicarmi qualche attenzione. Erano i tempi in cui per “mettersi insieme” bisognava seguire un percorso. Tramite amicizie comuni si faceva arrivare la “voce” all’interessata o interessato, che qualcuna o qualcuno, voleva mettersi con un lui o una lei. Se dall’altra parte c’era una risposta affermativa, alla prima occasione, che normalmente era una festa di ballo a casa di qualche compagno, si faceva la propria “mossa”. Io ero letteralmente cotto di Mirta, una ragazzina mora dai capelli lunghi, che giá dopo il secondo giorno di scuola, mi faceva masturbare sotto le coperte pensando a lei. Dopo un sondaggio tra gli amici, venni a sapere che gli piacevo. Cosí cercai di creare il mio momento, che arrivó durante una cena tra compagni di scuola poco prima di Natale. A fine sera i miei genitori passarono a prendermi al ristorante e per non scomodare anche quelli di Mirta, decisero di accompagnare anche lei a casa. Una volta arrivati, l’accompagnai fino alla porta di casa. Era arrivato il mio momento, avevo il cuore che batteva a duemila. Volevo baciarla, ma non sapevo come “partire”. Fortunatamente e con un pizzico di coraggio da parte mia, fu proprio lei a darmi il “via” dicendomi “Buonanotte Chase” con un bacio sulla guancia. Il momento era giusto. Ma non riuscivo a muovermi. Quindi lei fece per entrare in casa. Io gli voltai le spalle, stavo per andarmene. Quando con il cuore che mi esplodeva in bocca, dissi a me stesso “ora o mai piú”! Tornai sui miei passi, dissi il suo nome, lei si giró ed io afferrandola per le braccia gli diedi un bacio. Inizialmente con la bocca chiusa, poi cercai con la lingua di entrare nella sua. Duró pochissi secondi, che peró mi sembrarono un’eternitá a quel tempo. Emozionato e con il cuore che mi batteva in gola, mollai l’osso e tornai in auto dai miei. Ora io & Mirta eravamo ufficialmente insieme. Il giorno dopo eravamo giá piú tranquilli e meno impacciati. I nostri baci diventavano sempre più appassionati e la nostra curiositá verso il corpo dell’altro cresceva ogni giorno di piú. I primi tempi mi avvicinai al suo fisico lentamente, tra un bacio e l’altro, mettevo sempre le mani sulle sue piccole tette. E lei mi lasciava fare. Qualche volta, specialmente quando eravamo soli, riuscivo persino a mettergliele sotto la maglietta. A toccarle senza tessuti che mi facevano da filtro. Il tiro lo alzai un giorno in un noto Parco Giochi della mia cittá, nello specifico sui Roller Coaster (noi le chiamavamo Montagne Russe). Durante un giro, inizia a baciarla, ad infilare la mia lingua nella sua bocca. Intanto con una mano palpeggiavo le sue tette. Andai avanti cosí per qualche minuto, fino a quando non decisi di alzare la posta. Feci scivolare una mano in mezzo alle sue gambe ed iniziai a toccargli l’interno coscia. Dolcemente l’accarezzavo, spostavo la mano su e giu dentro le sue cosce. Poi lentamente tentai la risalita verso la sua giovane fichetta, ma l’accesso era bloccato dalle sue mutandine. Allora con le dita spostai i sui slip su un lato ed infilai completamente la mano in mezzo alle sue gambe, tipo “cucchiaio” e misi la mia mano sulla sua fica liscia. Era fresca, sembrava pulita. Mi limitai a strusciarla lungo quello che sembrava uno spacco in mezzo a due dune. Il pisello mi si stava gonfiando tra le gambe. Ed anche a Mirta quel massaggio sembrava piacere. Per quel giorno non potevo lamentarmi, avevo osato anche troppo. A fine serata, chiuso in bagno, mi svuotai le palle pensando a quel pomeriggio, masturbandomi con la stessa mano che poche ore prima era in mezzo alle gambe di Mirta.
Intanto il tempo passava, i giorni diventavano settimane e le settimane diventavano mesi. Fino a quando, stanco di avere solo baci, stufo di accontentarmi di qualche palpeggiamento rubato e qualche leccata di fica, decisi che era il momento di scopare. Preparai Mirta a quel momento, a piccole dosi. Prima mettendola a suo agio con il mio corpo, ogni tanto baciandola guidavo la sua mano sul mio pisello, poi facendole intuire che volevo qualcosa di piú. Lei non era proprio sicura di volerlo fare, ma nemmeno pronunciava un no deciso. La nostra prima volta avvenne esattamente cinque mesi e due settimane dopo il nostro primo bacio. Niente di pianificato e organizzato, accadde e basta. Mirta mi invitó un sabato a casa sua a pranzo. I suoi non c’erano e lei voleva cucinare per me. Se poi due uova ed un insalata si possono chiamare cucina. Ma a me, a noi, non importava il mangiare, l’importante era stare insieme. Come sempre passammo il pomeriggio in camera sua, tra baci, musica e toccate piú o meno audaci. Abbracciati l’uno a l’altra sul suo letto. Io spalle poggiate al muro e lei tra le mie braccia. La prima mossa la feci io. Inizia a baciarla sul collo, sulle guance, ad accarezzarla per diversi minuti. Prima passai le mie mani in mezzo ai suoi capelli, poi lentamente le feci scendere fino alle sue tette. Lei con le spalle poggiate sul mio petto, mi lasció fare. Allora continuai osando di piú. Abbassai ancora di piú le mie mani portandole lungi i sui fianchi, presi la sua maglia e delicatamente gliela tolsi. Sentivo il mio pisello gonfiarsi nelle mutande e preso dall’eccitazione, gli slacciai anche il suo piccolo reggiseno. Mirta non si voltó mai, lasció fare tutto a me. Continuai a toccarla ovunque, sulle spalle, lungo la schiena, sui fianchi, poi portai di nuovo le mie mani sul suo petto, afferando le sue tette. Ci rimasi non só quanto tempo a massaggiarle, toccarle e strizzarle. Il mio cazzo stava esplodendo e non sapevo se tirarlo fuori o continuare a “giocare”. Mi feci coraggio e provai a spingermi oltre. La presi per mano, ed insieme a lei mi alzai dal letto. Ricordo che non sempre mi guardava negli occhi, in fondo era la prima volta che si mostrava quasi completanente nuda a me. Per metterla a suo agio, mi tolsi anch’io la mia maglietta e continuai a baciarla. Prima sulla bocca, poi di nuovo sul collo ed infine sui suoi piccoli seni. Poi scesi in basso, baciandola anche sul ventre, diverse volte, fino a quando non notai dei brividi sulla sua pelle. Allora dal basso la guardai in viso e con le mani lungo i suoi fianchi, gli abbassai i pantaloni. A quel punto Mirta sembró sciogliersi, fece un passo indietro e si sfiló i pantaloni. Io rimasi in ginocchio ad ammirarla. Poi allungai di nuovo le mie mani verso di lei per avvicinarla a me. Adesso ho la sua fichetta davanti al mio viso. O meglio, la sua fichetta avvolta dagli slip. Ancora uno slancio di coraggio da parte di Mirta. Le sue mani fanno scivolare le sue mutandine verso il basso, mentre una gamba le tira in una direzione qualunque. Ora é completamente nuda. Il cuore mi batte da morire, ma la voglia di baciare quelle altre labbra é troppo forte. Avvicino la mia bocca alla sua fica quasi liscia, ed inizio a baciarla. Piú volte. Sento il mio pisello cercare una via d’uscita. Allora mi alzo, guardo il viso di Mirta e mi abbasso i pantaloni insieme ai boxer. Il mio uccello, quasi non aspettasse altro, spuntó fuori dritto come un palo! Mirta lo fissa, lo guarda, non sá cosa fare. Poi lo afferra e mi bacia. Ma la mentre la sua bocca ormai sá cosa fare, la sua mano sembra paralizzata. Il mio pisello mantiene la sua erezione, la sborra la sento riempire l’asta, ma Mirta non mi aiuta a vuotarmi le palle. Non sá come muoversi! Allora mi stacco da lei e mentre le nostre labbra si separano, la invito ad abbassarsi, ad inginocchiarsi, con lei che ancora tiene stretto il mio cazzo. Ora il suo viso é di fronte al mio uccello pronto ad esplodere, Mirta lo fissa, poi mi guarda, ma non fá nulla. Allora gli afferro il polso ed insegno alla sua mano come muoversi. La guido lungo l’asta e finalmente sento le sue cinque dita che iniziano a masturbarmi. Mollo la presa, lascio che Mirta mi faccia una sega in completa autonomia. Sento le palle esplodermi, percepisco lo sperma salire lungo il mio cazzo. Riconosco i “sintomi”. Anni di seghe e masturbazioni varie fatte fino a quel giorno, mi dicono che stó per sborrare. Ma riesco a trattenermi, faccio ingoiare al mio cazzo lo sperma che voleva buttare fuori. Se avessi voluto una semplice schizzata maturata da una sega, mi sarei accontentato del bagno di casa mia. No, quel giorno volevo la fica. Quella con la “F” maiuscola. Tolgo la mano di Mirta dal mio pisello gonfio con una imminente sborrata in canna, la invito ad alzarsi e tornare sul letto. La faccio sdraiare, poi la seguo, sopra di lei. La guardo negli occhi e successivamente avvicino il mio pisello alla sua fica. Non só cosa stó facendo. Non seguo un copione, mi limito ad imitare quello che avevo visto nei Film per adulti, sulle riviste. Lascio che il mio cazzo tocchi la fica di Mirta. Ad un tratto sento un posto fresco, umido. Una strana sensazione, qualcosa sembra accogliere prima la mia grossa cappella, poi il mio cazzo dritto. Spingo il mio bacino sempre piú giú, della pelle “viva” avvolge il mio pisello. Come se lo avessi fatto da sempre, inizio a muovermi su e giú dentro Mirta. La sento emettere un piccolo grido, ma non mi fermo. Spingo, mi muovo… su e giú… ancora e ancora… qualcosa ancora si muove intorno al mio cazzo, qualcosa pulsa, batte… mi piace… ora sonto pronto a sborrare e….. vengo, sborro… schizzo dentro la sua fica, della crema bianca calda avvolge il mio pisello. Una vampata di calore circonda il mio cazzo… schizzo ancora… sento chiaramente lo sperma uscire e fermarsi su una qualche barriera… come se appena uscito dal buco della mia cappella si fermasse subito sopra di essa… la sborra copre la mia cappella come del sapone liquido… continuo a spingere ed a venire, fino a quando, dai piani bassi, non sento piú nulla, a parte un sensazione di liberazione, di svuotamento. Infine guardo Mirta, non l’avevo mai vista cosí sudata. Sfilo il mio cazzo dalla sua fica, mi distendo al suo fianco e con gli sguardi rivolti al soffitto, rimaniamo nudi nel suo letto per qualche tempo.
Questa é stata la nostra prima volta. Ne seguirono ovviamente delle altre, ed ovviamente piú lo facevamo, piú diventavamo padroni delle nostre scopate.
Restammo insieme per qualche anno io e Mirta, poi le nostre strade si separarono per tanti motivi. Ma siamo rimasti sempre in contatto. Tra lettere, auguri di compleanno e festivitá varie, non ci siamo mai persi di vista veramente. Almeno non nei primi anni dalla nostra “separazione”. Poi, si sá, il tempo e la distanza dividono tutti. Compresi noi. Credevo di non rivedere piú Mirta, che fosse la classica ragazza del primo amore, quello che non si scorda mai, ma che anche non si rivede piú. Ed invece.
Invece quel giorno mi arrivó un SMS di lei che mi chiedeva come stavo, che facevo nella vita, se mi fossi sposato, insomma, le classiche domande che si fanno quando non ci si vede da tanto tempo. Dopo la prima settimana di messaggi, mi dice che gli sarebbe piaciuto rivedermi. Cosí ci organizziamo per un aperitivo un sabato sera. Quando la incontro, rimango per qualche secondo spiazzato. Lei sempre bellissima, ma… in stato di gravidanza! Questo non me lo aveva detto tramite SMS. Si accorge del mio stupore e rompe il ghiaccio con un “non ti piace il mio vestito?”. Entrambi scoppiamo a ridere e ci avviamo verso l’inizio della nostra serata. Seduti al tavolo, ci raccontiamo la nostra vita, i nostri lavori, le nostre storie. Mirta mi dice che ha un buon lavoro, una casa tutta sua, ma che da quando é rimasta incinta, le cose con il suo lui non vanno tanto bene. Poi é il mio turno e gli parlo un pó di me. Dopo un pó, l’occhio finisce sull’orologio. É l’una di notte. Accidenti, il tempo é volato. Andiamo via, accompagno Mirta alla sua auto e la saluto.
– “É stato bello rivederti, magari una sera di queste possiamo cenare insieme e continuare a racontarci la storia della nostra vita” gli dico dopo averla baciata sulla guancia.
– “Perché no? Intanto perché non sali da me Chase? Mi segui con la tua auto e ci beviamo qualcosa a casa mia” Risponde Mirta.
– “Lo farei volentieri. Ma domani devo alzarmi molto presto. Ho un impegno a cui non posso proprio mancare” Continuo io.
– “Peccato. Volevo stare ancora un pó con te. Allora facciamo cosí. La prossima settimana cena a casa mia. Cucino io come ai vecchi tempi. Ti asicuro che sono migliorata!” Aggiunge Mirta sorridendo e accarezzandomi la mano affettuosamente.
Cosí rimaniamo d’accordo per vederci il venerdi successivo da lei. Non nascondo che nonostante la sua gravidanza, il pensiero di fare sesso con lei mi ha accompagnato per tutta la settimana, giorno e notte! Vederla dopo tanto tempo, mi fece venire in mente tutte le nostre scopate, tutte le nostre prime volte: dal nostro primo bacio, alla prima volta che facemmo sesso, passando per le nostre prime vacanze insieme. E adesso, anche incinta, non nascondo che il suo corpo mi attira ancora. La sera del nostro appuntamento sono piú che puntuale e qualcosa mi provoca dei brividi, mi fá sentire agitato. Dico a me stesso che é solo una cena con una tua ex, la tua prima ex! Sono sotto casa sua, Mirta mi apre la porta. É stupenda, indossa solo una tuta, ma é comunque stupenda. Mi invita ad entrare, la sua casa é accogliente, é calda. Arriva il momento della cena. Ci sediamo a tavola, lei é una perfetta donna di casa e si, in cucina é migliorata davvero tanto! Mangiamo, beviamo, parliamo ancora e ancora. Poi ci sistemiamo sul divano, alterniamo minuti di silenzio a momenti di lunghe conversazioni. Un digestivo di troppo e la serata prende una piega che forse non era tanto improbabile. Ci avviciniamo l’uno all’altra ed iniziamo a sfiorarci, a toccarci. Infine ci baciamo con passione, come fosse la prima volta tra noi. Lentamente ci alziamo con le nostre labbra unite l’uno a quelle dell’altra. Quindi Mirta si allontana da me ed inizia a spogliarsi. Lentamente, molto lentamente. Prima la felpa, poi le scarpe da ginnastica ed infine i pantaloni. Io la osservo e mentre il mio pisello cresce negli slip, io la imito facendo altrettanto. Prima la cravatta, poi la camicia ed infine tutto il resto. Intanto Mirta si toglie gli ultimi pezzi di stoffa che coprono il suo fisico gravido. Slip e reggiseno! É bella oggi come ieri. Anche adesso che é incinta, nuda davanti a me, non posso smettere di ammirarla. Nonostante la sua gravidanza, rimaneva comunque una splendida ragazza….. donna!
La mia mente inizia a confondere il passato con il presente, ma la sua voce che grida il mio nome, mi riporta alla realtá:
– “Vieni Chase. Qui staremo piú comodi” Disse Mirta trascinandomi nella sua stanza con il mio cazzo tra le sue mani come fosse un cane da tenere al guinzaglio.
Ora siamo nella sua camera da letto, molla il mio uccello e si siede sul letto. Mette le mani dietro le sue spalle, inclina la schiena ed allarga le sue gambe mostrandomi la sua fica. Io in piedi davanti a lei sono sempre piú eccitato. Non era la prima volta che la vedevo nuda, ma era la prima volta che la guardavo con occhi diversi. E quella nuova visone del suo fisico sembrava non dispiacere al mio cazzo che diventava sempre più duro. Mi avvicino a lei, non smetto di osservare la sua fica cosí….. cosí diversa, diversa da quella che mi ricordavo avesse Mirta, ma soprattutto diversa da tutte quelle che avevo visto fino a quel momento. Non era la solita fica depilata, le sue labbra, le sue grandi labbra, erano enormi, gonfie in un modo spropositato. Mi avvicino al suo posto più intimo, mi inginocchio ed inizio a leccargliela. Non appena la mia lingua tocca il suo spacco, Mirta emette un gemito e si distende sul letto. Divarica ancora di piú le sue gambe, metto le mie mani sulle sue cosce ed affondo sempre di piú la mia lingua dentro la sua grande fica. Percepisco dei battiti, la sento pulsare. Poi smetto, bacio le sue labbra all’esterno e mi soffermo qualche secondo ad ammirarle. Non posso non notare che sono esageratamente umide. Vorrei penetrarla, sento le mie palle esplodere ed il mio cazzo gonfiarsi sempre piú. Ma non só come prenderla, come scoparla in quelle condizioni. Fortunatamente é Mirta ad assumere il comando, forse intuisce che per me quella é una situazione nuova. Si alza dal letto ed mi invita a sdraiarmi su di esso. Obbedisco. Completamente supino ed a cazzo dritto, non gli tolgo gli occhi di dosso. Le sue tette sono davvero grandi, leggermente calate, ma sempre gonfie. Adesso é lei che si inginocchia. Mette le mani sulle mi cosce per rimanere in equilibrio, ed inizia a leccarmi l’uccello. La sua lingua parte dalle mie palle fino alla mia cappella, dove si ferma e lascia spazio alla bocca che si infila dentro il mio enorme fungo rosso. Le sue mani intanto passano dalla coscia esterna fino al loro interno, per poi scivolare e salire fino all’attaccatura delle palle. Mentre la sua bocca, la sua lingua, masturba la mia cappella ed i suoi pollici giocano e stimolano i mie testicoli. Ne ha fatta di strada Mirta da quando ero io ad insegnargli come muoversi sotto le coperte. La sua bocca poi lascia il mio cazzo per tornare a leccarmi tutta l’asta, dal basso verso l’alto, una volta, due, tre. Sento lo sperma salire lungo il mio pisello, avverto la sborra pronta ad eruttare. Provo ad alzarmi per prendere in qualche modo Mirta, la voglio sopra di me, dentro di me, in qualche modo. Mentre cerco di alzarmi, la tensione dei muscoli mi fá sborrare, un solo lungo interminabile schizzo che finisce sotto il mento di Mirta, colando poi nel canale che divide le sue tette. Io non spingo oltre, lascio che il mio cazzo si liberi del primo carico di sperma autonomamente e dopo un paio di schizzate, finalmente sono in piedi. Anche Mirta si alza. Ma mi guarda come se volesse dire “come pretendi di scopare da questa posizione?”. In effetti oggi sono io che non só dove mettere le mani, o meglio, il mio cazzo. Mirta mi fá nuovamente sdraiare sul letto, ma non completamente. Schiena su di esso e ginocchia piegate con i piedi che toccano il pavimento. Poi lei si avvicina a me, si mette a cavallo e per qualche secondo si lascia osservare senza fare nulla. Poi si piega leggermente verso di me, prende le mie mani, le mette a mezz’aria e con il palmo della sua mano mi fa cenno di aspettare. Fá un passa indietro, si gira di spalle e torna a cavallo su di me, di “retromarcia”. Ora capisco. Vuole che la prenda per i fianchi e che l’aiuti a calarsi su di me, sul mio cazzo. Lo faccio! Aiuto il suo fisico ingombrante a scoparmi. Mirta inizia ad abbassarsi sul mio cazzo, piega le ginocchia, la sua fica poggia sulla mia cappella, sento le sue grosse labbra aprirsi, accogliere il mio pisello pieno di sborra. Ci siamo. Se lo infila, glielo infilo tutto dentro. Mirta inizia ad agitarsi, a muovere la sua fica sopra il mio cazzo. Destra, sinistra, avanti, dietro poi effettua movimenti circolari. Le sue labbra avvolgono e stringono il mio pisello, le sento pulsare, lei inizia a godere, sento la sua fica stringersi attorno al mio uccello, sento Mirta gemere. Io ci sono vicino, percepisco lo sperma salire lungo l’asta. Sto per sborrare. Ma poi Mirta, come una sensitiva, si sfila dal mio cazzo, mentre con una mano spinge un punto tra la mia asta e le mie palle. Lo sperma rimane ancora dentro, sono al limite. Si abbassa di nuovo, sfiora il mio cazzo che non é dentro di lei. Il suo culo é sopra le mie cosce e piano piano si avvicina/struscia al mio cazzo. Adesso lo spacco del suo culo tocca il mio uccello. Stringe le sue gambe costringendomi a fare lo stesso. Le mie palle sono schiacciate, sono in tiro sotto le mie cosce. Sento la cappella tirare ed in procinto di schizzare. Poi Mirta, come un atleta, solleva leggermente il suo corpo e cerca di infilare la sua fica sopra il mio palo. La lascio fare aiutandola di nuovo con le mie mani, ma stavolta gliele metto sotto il culo per aiutarla a farsi impalare dal mio uccello. Finalmente la sento scendere sopra il mio cazzo, la sua fica se lo fá scivolare delicatamente tutto dentro. Quindi Mirta inizia a fare su e giú sul mio cazzo. Sono arrivato, la sbora sale, cerca una via d’uscita, le palle gonfie cercano di buttare fuori il loro carico di sperma. Mirta continua a scoparmi, su & giú, su & giú….. si ferma… muove la sua fica in senso orario da seduta… stringe di nuovo le gambe… il cazzo mi tira… cerco di spingerlo piú dentro che posso alzando il bacino…. spingo… spingo… e finalmente vengo, sborro. Sento una lunga schizzata inondarla, poi una seconda, una terza… anche Mirta ha un altro orgasmo, la sua fica non smette di battere… io contiuno a schizzare… a venire piú volte….. poi la sollevo, sfilo il mio cazzo avvolto di sborra e mentre continua ad eruttare, glielo poggio sul suo fondo schiena, lungo lo spacco del suo culo, lo struscio per pochissimi secondi solo per il gusto di vedere la sua schiena innaffiata dalle ultime schizzate del mio pisello. Infine mollo la presa dei sui fianchi e smetto di agitarmi. Le mie palle sono belle che svuotate, giá le sento afflosciarsi e toccare il lenzuolo. Mirta si alza e noto che la sborra ancora gli cola dalla schiena. Ma anche la sua fica non scherza, piccole gocce di sperma le intravedo penzolare dalle sue grandi labbra. Infine si siede vicino a me, dove rimaniamo per qualche minuto in silenzio, in attesa di capire quello che era appena accaduto.
Ma c’era poco da capire. Lei attraversava un periodo negativo con il suo uomo, che negli tempi era assente sia come compagno, sia come amante. E Mirta, nonostante fosse incinta, comunque era una donna e come tale non poteva reprimere l’istinto di fare sesso. Quel sesso che poi mi raccontó, le mancava da mesi. Io invece avevo ritrovato la mia prima ragazza, sempre bellissima nonostante la sua gravidanza, ancora non sposata e con un compagno che la trascurava fisicamente. Questo almeno é quello che ci siamo sempre raccontati, quasi una scusa per quella serata di sesso. La realtá é che io e lei ci siamo sempre piaciuti, ancora oggi proviamo attrazione l’uno per l’altra, ma il destino sembra ci abbia riservato due strade destinate a prendere due direzioni differenti.
Un mese dopo la nostra serata di sesso, l’uomo di Mirta tornó a casa tra mille scuse e centinaia di regali per quel momento di assenza come compagno. Due mesi dopo nacque il loro primo bambino ed a un anno dalla sua nascita, si sposarono. Io e Lei siamo rimasti comunque in contatto, soprattutto con i cari e vecchi SMS (imperdibili e puntuali quelli dei nostri compleanni e di Natale). Ma come ho detto, ormai era arrivato il momento di dividerci, di prendere ognuno la propria strada. Mirta ormai era una donna felicemente sposata ed io avevo forse trovato la persona giusta per iniziare una vita di coppia.
Oggi é una bella giornata e ripensando a tutto questo, ripensando a Mirta, rido da solo sulla panchina del parco della mia cittá mentre attendo la mia donna. Poi il telefono mi avverte che é appena arrivato un messaggio, lo leggo, é lei. É Federica che mi dice che stá arrivando dal fondo del viale. Mi alzo e gli vado incontro. É un mese che stiamo insieme io & lei, ed anche se sono appena trenta giorni, ho voglia di festeggiare. La porteró nel ristorante piú lussuoso della nostra cittá.
E magari….. chi puó saperlo. Forse sará proprio Federica quella giusta!

[email protected]

Categories
Racconti Erotici

La mia vicina di casa

Racconto trovato in rete su xhamster.

Questa storia risale a qualche anno fà, avevo 13 anni, gli ormoni a mille, finalmente avevo scoperto lo sperma giusto qualche mese prima, un giorno d’inverno tornando a casa dopo essere stato in palestra scopro che non c’era più acqua calda a casa mia, pensò alla vicina di casa una donna che all’epoca aveva circa 30 anni alta più o meno 160cm non molto magra anzi direi rotondina, quel rotondo sexy 4 di seno e un culo prepotente per capirci una milf con 2 figlie piu piccole di me e un marito che stava lavorando. Mia madre gli chiese dato che mi ha visto crescere se potevo lavarmi da lei, accettò, prendo il cambio l’accappatoio e mi scorta nel suo bagno di casa dove scopro che non aveva la chiave del bagno, cominciai a spogliarmi, lei era una tipa abbastanza disordinata non vi dico i panni sporchi che c’erano in quel bagno, dai panni di lavoro del marito ai grembiuli di scuola delle figlie, gli dissi esplicitamente di non entrare che mi vergognavo.
Iniziai a lavarmi, un piccolo vizio che ho ancora sotto la doccia è masturbarmi, così feci anche li, il caso ha voluto che nel frattempo che smisi per darmi un insaponata alle ascelle entrasse di s**tto lei dicendo
“Stai tranquillo non guardo devo solo fare pipi.”
Richiuse la porta si avvicinò alla tazza abbassò il pantalone della tuta e le mutande un perizoma nero di pizzo, dalla porta alla tazza saranno stati 4 metri, ci mise non più di 3 secondi a sedersi ma per me fu come un eternità, proietto ancora nel mio cervello le immagini in fotogrammi, notai i suoi peli uscire dalle mutande, ero diventato rosso come un pomodoro, si sedette sulla tazza si girò verso di me e vedendo il mio imbarazzo, poi il suo sguardo incrociato con il mio si abbassò verso il mio pisello duro dalla sega che avevo interrotto, fece un sorriso malizioso e disse. “Caspita l’ultima volta non era cosi me l’ho ricordavo più piccolo.”
Sentii il rumore della pipi, mi eccitava, a dire la verità mi avevano eccitato anche le sue parole, passai da uno stato di imbarazzo ad uno stato di soddisfazione, vi giuro che in quel momento mi passarono in mente mille scene erotiche su di lei, finito di fare la pipi prese un foglio di carta igienica, si pulì e in quel momento vidi il rosa della sua fica pelosa, passo dalla tazza al bidè per darsi una sciacquata, li la vidi ancora meglio, apri l’acqua si diete un insaponata strusciò le dita contro la sua fica come se si stesse facendo un ditalino in tutto ciò c’era un silenzio tombale, si sentiva solo il rumore dell’acqua scorrere il suo sguardo era rivolto al mio cazzo duro ed il mio alla sua fica, si asciuga e getta le mutande per terra si rimise il pantalone e uscendo mi diete una palpata al pisello.
Rimasi perplesso per qualche istante pensando ai questi ultimi 2 minuti, realizzai quello che era successo, c’era ancora l’odore della sua fica in bagno, usci dalla vasca presi il minuscolo perizoma che aveva lasciato a terra gli detti un’annusata da davanti e sentii il suo odore forte ed intenso di ormone. La cosa mi eccito da matti, decisi di indossarlo fantasticando che la sua passera stesse a contatto con la mia cappella, tempo 2 secondi gli sborrai nelle mutandine, le tolsi le rigettai a terra e finii di lavarmi, mi asciugai, mi vestii, uscendo dal bagno ero diretto alla porta di casa per andarmene lei stava nella sua camera che si stava cambiando passai a ringraziarla la salutai e me ne andai soddisfatto come non mai.

Categories
Racconti Erotici

Con La Mia Cugina Preferita! 3.3 [Al Mare]

Parte 3:
http://xhamster.com/user/autotune/posts/234236.html

Parte 3.2:
http://xhamster.com/user/autotune/posts/253082.html

Dopo quella piacevole sorpresa, la vacanza si fece sempre più interessante per me.
Il pomeriggio in spiaggia passò velocemente, così arrivò la sera.
Avevamo deciso di andare a mangiare una pizza tutti insieme: io, Chiara, i suoi genitori e mio fratello.
Continuammo la serata con una passeggiata nelle vie più trafficate e verso mezzanotte e mezza tornammo a casa.
Ma la serata non era finita così per me, e ovviamente neanche per mia cugina!
Infatti non ci dicemmo niente, ma con semplici ed intensi sguardi sapevamo che avremmo fatto ancora qualcosa.
Arrivati a casa tutti si andarono a cambiare per andare a dormire, lo tesso facemmo noi.
Mia cugina indossava di nuovo un pantaloncino ed una semplice maglietta, io invece a torso nudo ed in boxer per il troppo caldo.
Fui l’ultimo ad impossessarsi del bagno per lavarsi i denti prima di andare a letto. Uscito da lì tutti si erano messi ai loro posti, mio fratello ed i suoi in camera da letto, e Chiara in soggiorno, dove dormiva con me.
Andai un attimo in camera e augurai agli altri la buonanotte, e uscendo socchiusi la porta.
Arrivato in soggiorno trovai già distesa sul letto mia cugina che guardava la tv, appogiata con la schiena sul muro… Avrei voluto saltare addosso subito, ma non potevo!
Socchiusi anche la nostra porta e mi misi a fianco di lei.
“Dormono?” cominciò.
“No… Non ancora.” continuai.
Mi avvinai comunque a lei ed iniziai a toccarla, cominciai accarezzandole la coscia, lasciata scoperta dal pantaloncino corto, salii lentamente ed infilai la mano prima all’interno degli shorts e poi nelle mutandine.
La guardai il viso, continuava a guardare la tv, stropicciandosi però le labbra.
Io intanto passavo le mie dita tra la sua figa ed il suo buco del culo… Amavo quel gesto.
Continuai alzandole la malietta così da scoprirle i seni, e mi ci fiondai su.
Ad un certo punto ci interrompemmo… La televisione della camera si era spenta, e probabilmente di la stavano già dormendo, infatti mio fratello era solito mettere il timer alla televisione per addormentarsi con appunto la tv accesa.
Mi alzai dal letto attraversai il piccolo ingresso e diedi uno sguardo.
Tutto sembrava tranquillo… Era il mio momento!
Tornai da Chiara, che era in ginocchio sul letto, e chiusi la porta con la maniglia senza fare rumore…
“Mi sembra che stiano dormendo.” Dissi avvicinandomi al letto.
“Va bene!” Si avvicinò a me, mi abbassò i boxer ed iniziò a prenderlo in bocca.
Il mio cazzo era già durissimo, la spinsi sul letto e mi misi sopra di lei.
Le tolsi i pantaloncini e le mutandine, le allargai le gambe ed iniziai a penetrarla. Era già bagnata, eccitata probabilmente anche dalla situazione pericolosa in cui lo stavamo facendo… Con gli altri a pochi metri!
In casa c’era un completo silenzio, rotto solo da rumore dei nostri corpi che sbattevano e da Chiara che ansimava silenziosamente. Continuavo a scoparla, ed intanto abbassai il capo per baciarla sul collo. Lei però si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò:
“Ora io sopra e tu sotto.”
Affondai il mio cazzo fino alla base per un’ultima volte e poi mi staccai.
Mi sdrai sul letto e lei si mise sopra di me.
La aiutai ad infilare l’asta nella sua vagina, e poi cominciò a cavalcarmi aggrappandosi su diverse parti del mio corpo.
Ci divertimmo un po’ così, ma quella volta volevo di più, la feci mettere a pancia in giù, misi in ginocchio su di lei e le leccai per bene il buco di quel culo così perfetto che aveva.
Lubrificai il pene con un po’ di saliva ed iniziai a spingere… Per me era la prima volta, probabilmente non per lei. Appoggiò la testa sul cuscino e con le mani allargò il culo, così da facilitare la penetrazione.
Era davvero stretto, e mi piaceva un sacco. Feci entrare piano piano la cappella, e proseguii sempre lentamente con il resto del pene.
Con il tempo aumentai il ritmo, sentivo che ormai aveva preso la forma del mio cazzo, diventando quasi una cosa sola.
Guardavo il suo viso, che ogni tanto si lasciava scappare una smorfia di dolore, ma sapevo che le stava piacendo.
Ad un tratto mi fermai.
“Aspetta… Senti? Hanno riacceso la tele.” Le dissi, senza però staccare il mio cazzo da dentro di lei.
“Stai calmo, basta fare silenzio e stare attenti.” Bisbigliò.
La cosa mi eccitò ulteriormente, ma mi metteva pressione. Immaginavo a cosa poteva succedere se mio fratello o i miei zii mi avessero visto scopare mia cugina.
Ripresi a scoparla, ma sentivo che da lì a poco sarei venuto.
Iniziai a darle colpi secchi e profondi … Il mio cazzo era in procinto di esplodere, lo estrassi e le sborrai sul fondo schiena.
Andammo entrambi in bagno a ripulirci velocemente e ci mettemmo di nuovo a letto, questa volta per dormire, consapevoli che questa volta avevamo rischiato seriamente.

Categories
Racconti Erotici

La fotografia (Cap. 2)

Pochi giorni dopo stavo seduto in un bar a bere un drink quando mi sentii salutare da una voce conosciuta
“ciao Maurizio”
Alzai gli occhi e riconobbi Ornella “ciao, come mai da queste parti”
“ti cercavo” mi rispose sorridendo “hai pensato a quello che ti ho detto?”
“A cosa?” dissi non capendo di cosa parlava
“alla mia proposta di fare il gigolò. E di che altro sennò! Parlavo seriamente, hai tutti i numeri per farlo. Ho parlato con delle mie amiche che farebbero carte false per … incontrarti. Sono disposte a pagare, ed anche bene aggiungo io, se … le accontenterai come hai fatto con me”
“Ornella senti, non vorrei offenderti ma, il nostro incontro era una scommessa con degli amici e basta.”
“Pensi che non l’avevo capito? Un bel giovane come te che mi rimorchia per strada, che mi invita con parole chiare ed esplicite a letto … dai non sono una ragazzina. Però devo dire che nessuno mi aveva fatto godere come te … nessuno mi aveva lasciato sul letto intontita per gli orgasmi avuti, con la fica in fiamme ed un dolore alla mascella che mi è passato dopo due giorni. Pensa che più di una volta mi sono masturbata al solo ricordo di quella scopata.” Mi disse leccandosi le labbra in un chiaro segno di eccitazione “Dammi retta, provaci. Cosa ti costa. Al massimo ti farai un’altra scopata, incassi i tuoi duecento euro e poi ti ritiri. Dammi retta” concluse sorridendomi
“ci penserò. Dammi il tuo cellulare e ti farò sapere” conclusi
Misi il suo biglietto da visita nel portafoglio, le offrii un drink e la salutai ringraziandola per l’interessamento
“Non credere che il mio interessamento sia innocente. Se accetterai vorrà dire che mi farai uno sconto quando richiederò i tuoi servizi.”
Per tutta la settimana pensai alla proposta ed alla fine decisi di fare almeno un tentativo per poi prendere la decisione finale.
Telefonai ad Ornella che, contenta, mi diede il numero di telefono di Marina “chiamala all’ora di pranzo. Così potrà risponderti tranquillamente.”
Per non aver problemi in seguito, comprai una cellulare economico con una nuova scheda, e alle 13,20 telefonai a Marina.
“Pronto?” mi rispose una voce leggermente roca “chi parla?”
“ciao sono Maurizio. Mi ha dato il tuo numero Ornella. Mi ha detto di chiamarti a quest’ora”
“Ah si! Non ci speravo più. Senti per me va bene domani sera alle 20.00”
“ok non ci sono problemi. Dove ci incontriamo?”
L’appuntamento era davanti ad un famoso locale dove si poteva mangiare qualcosa di vizioso per poi darci … alle pazze gioie.
Capii subito che era lei quando vidi entrare nel locale una donna molto simile ad Ornella, forse un po’ più alta e, a prima vista, più magra (o meglio ancora meno cicciotella). Le andai incontro con disinvoltura, guardandola negli occhi per vedere le sue reazioni, e giuntole vicino le presi una mano chiedendole
“Marina?”
“Maurizio?” rispose lei sorpresa
“sei incantevole”
“sei un bugiardo” mi rispose ridendo
ci sedemmo in un tavolino ed ordinammo da bere. Più che mangiare stuzzicammo qualcosa. Il suo modo di fare, di parlare me la fecero vedere come una donna autoritaria, o forse come una donna obbligata ad essere autoritaria, una donna che dava ordini, che comandava, ma che allo stesso tempo avrebbe voluto essere comandata. Curioso di vedere il suo comportamento abbassai una mano dal tavolo mettendola sopra la gonna. Lei trasalì solamente a quel gesto, mi guardò prima con occhi irati, vidi nel suo viso una smorfia di sorpresa che si trasformò in una faccia gelida.
Ora scoppia pensai, ho sbagliato. Ma ero ancora convinto della mia impressione.
“Marina, stai calma. Mi hai invitato perché vuoi essere chiavata, posseduta, scopata ed allora è inutile fare quella faccia sorpresa ed incazzata. Sei qui volontariamente, nessuno ti ha obbligata. Se non la pensi così pazienza, altrimenti calmati e preparati al godimento” non sapevo come e da dove fossero uscite quelle parole, così dure e cattive, ma il suo cambiamento mi fece capire che avevo ragione.
Uscimmo quasi di corsa dal locale per salire sulla sua automobile. Arrivammo a destinazione nel giro di pochi minuti. La villetta era carina, aveva un giardino ben curato e fiorito (almeno per quello che potevo vedere a quell’ora) e l’aria profumava di fiori. Entrati in casa mi lasciò in salone
“prendi quello che vuoi, mi rinfresco ed arrivo subito”
rimasto solo presi dal portafoglio la fotografia di mia madre, Luisa, la guardai un secondo per fissarmi nella mente la sua immagine, ma vi assicuro che non serviva perché lei è scolpita nella mia mente, e prima di riporla dentro la baciai come facevo sempre da anni.
“eccomi” disse Marina presentandosi nuda “vuoi andare al bagno anche tu?”
“arrivo subito, tu intanto vai sul letto. Troverò la strada da solo”
Entrando nella stanza la trovai distesa sul letto che sospirava mentre si masturbava, con gli occhi socchiusi, in attesa di me e solamente a questa vista sentii il cazzo indurirsi ancor di più.
Marina era quasi la fotocopia di Ornella anche se più magra. Le posai la mano sulla sua seguendo all’inizio i movimenti della sua masturbazione, con l’altra mano le strinsi il seno, stuzzicai i capezzoli irti e turgidi che spiccavano dalle mammelle che si muovevano al ritmo del suo affannoso respiro, la baciai, continuai la masturbazione giocando con le sue dita che sempre più velocemente sgrillettavano il clitoride e si infilavo nella fica. Il suo respiro si fece sempre più veloce, i gemiti, i lamenti aumentarono di volume diventando pian piano gridolini sempre più acuti e frequenti fino a quando non godette con un dito suo ed uno mio nella fica iniziando a spruzzare umori di goduria e di piacere.
“Aaaahhhhh …… goodooooooo ……. Aaaaaaaaahhhhhhhh” mi urlava in faccia, con la bava che le usciva dalla bocca, con il corpo che smaniava. Le mie mani non si fermarono scendendo ad accarezzare le cosce, le caviglie, i piedi, per poi risalire facendo il percorso opposto. Marina giaceva sul letto meravigliata dall’intensità del piacere che provava mandando di volta in volta respiri e sospiri profondi. Chiusi gli occhi e subito si affacciò nella mia mente l’immagine di Luisa, mia madre, che godeva del trattamento, che mi guardava con la bocca tremolante balbettando “Mauriziooooo …… ooooohhhhh maurizioooooo sei mioooooooo …. oooooooooooohhh ….. siiiiiii”, con il corpo mosso dall’orgasmo che la raggiungeva violento facendola muovere in modo scomposto. Giunsi all’altezza del clitoride che sfiorai appena prima di risalire a stringerle il seno mentre iniziavo a leccarla, a succhiare e bere gli umori che continuavano ad uscire dalla fica, le leccavo l’ano, lo stuzzicavo, ci infilavo la lingua gustandomi il suo sapore forte ed acre. Marina gridava parole sconnesse spesso interrotte da gemiti affannosi “oooooohhh……. Siiiiii ……. Bello ……. Leccamelaaaaaa …. Chiavami …… cazzoooo …. Ooooooohhhhh ……” parole che aumentavano l’eccitazione mia e dell’immaginaria amante, di mia madre.
Mi trattenni dal farla godere di nuovo, mi alzai sul letto, la feci inginocchiare e le misi il cazzo davanti alla bocca. Marina goffamente lo prese in bocca ma quasi subito le vennero i conati di vomito
“scusami non sono abituata. A mio marito non l’ho mai fatto, mi ha sempre fatto schifo.” Mi disse riprendendolo in bocca, in minor misura.
“succhialo, leccalo, pensa che sia un gelato. Bene, brava, così, aiutati con il movimento della testa …. Ohhh vedi che inizi ad imparare” le parlavo con voce calma dandole indicazioni su quello che doveva fare per darmi piacere e, nonostante qualche momento di panico in cui ero sicuro che avrebbe vomitato, le seguiva lettera per lettera.
“Brava, così … tuo marito non sa cosa perde …. Brava, ciuccia così” mormoravo mentre l’eccitazione cresceva. Interrompi il fellatio e la feci alzare, la baciai sulla bocca prendendo possesso della sua stanca lingua, la succhia, le mie mani strinsero i glutei con forza attirando il suo corpo verso il mio, la sua fica sul mio cazzo. La penetrai in un colpo solo affondando in lei fino in fondo, sentii il glande urtare sull’utero, udii la sua voce urlare mentre con movimenti veloci la sbattevo, la martellavo.
“Maurizioooooooohhhhhhhhh siiiiiiiii……….oooooooohhhhhh……….scopami …… chiamami …. Inculami ….. tutto fai tutto quello che vuoiiiiiiii ……ooooohhhh ……… non ….. non credevo fosse …..oooooohhh …..fosse possibile questooooooohh …… godooooo …….godoooooo…….oooooohhhhhhh”
calai il ritmo per far perdurare il suo piacere, in fin dei conti era per questo che mi pagava, uscii da lei per distendermi sul letto, mi salì sopra e si penetrò di nuovo danzando sul mio cazzo, sculettando ogni volta che le arrivavo in fondo, le sue mani torcevano, stringevano, torturavano il suo seno, le mie accompagnavano il continuo su e giù.
Aprì la bocca un’altra volta come se volesse urlare di nuovo, gridare il suo orgasmo, ma l’unico suono che ne uscì fu un “oooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhh” prolungato che terminò all’arrivo dell’ennesimo orgasmo. Il suo respiro si fu sempre più affannoso, i movimenti più lenti, tanto che cambiai posizione per permetterle di riprendere fiato.
La feci distendere sul letto e guardandola negli occhi la penetrai lentamente, molto lentamente, centimetro per centimetro fino a quando non entrai tutto in lei. La sua faccia era stravolta dal piacere che provava come dimostrava anche la sua bocca perennemente spalancata.
La fica era talmente sfondata da darmi l’impressione di muovere il cazzo in uno spazio vuoto, non riuscivo a toccare nulla, nessuna parete, se non l’utero quando arrivavo al fondo. Continuai comunque a muovermi per assecondare le richieste di Marina gridate sempre più forte
“Ancoraaaa …. Più forteeeeeee……… oooooooooooohhhhhhhhhh siiiiiiiiii spacamelaaaaa tuttaaaa ……..ancoraaaahhhh ……”
Dopo un po’ di tempo però mi ricordai che ero io che dovevo comandare e non lei. Pensai che la prima impressione che avevo avuto al bar era giusta e che dovevo assolutamente cambiare il trattamento.
Di colpo mi fermai, uscii dalla sua fica e la fissai
“ora basta! Mi sono rotto, hai la fica talmente slargata che non provo nulla. Ora cambiamo registro. Intanto inizia a ciucciarmelo” le dissi portandole il cazzo all’altezza della bocca “ricordati come hai fatto prima e non smettere fino a quando non te lo dico io. A proposito voglio sentire la tua gola questa volta. Tutto in bocca altrimenti me ne vado”
Marina rimase per un secondo immobile, non so se dallo stupore per quello che aveva udito o per prendere una decisione, ma poi fece quello che le avevo ordinato, in un solo boccone. I conati di vomito erano scomparsi, mi leccava il cazzo assaporando anche il sapore dei suoi umori, lo affondava sempre di più nella sua bocca massaggiandomi allo stesso tempo lo scroto con movimenti lenti e circolari che, finalmente, mi fecero sentire un po’ di piacere
“Brava .. ora puoi anche dire che mi hai fatto un pompino. Continua così”
Queste crude parole aumentarono la sua eccitazione tanto che vidi una sua mano muoversi verso il basso per raggiungere il clitoride.
Senza farla staccare dal cazzo passammo alla classica posizione del sessantanove con lei sopra di me. Leccai la fica partendo dal clitoride e arrivando infine al suo ano dove mi fermai più a lungo e ripartii in senso opposto. Contemporaneamente posai l’indice della mano destra sullo scuro orifizio iniziando a giocarci. Il solo contatto fece sobbalzare Marina in un modo scomposto
“No ti prego, quello no”
“Marina continua a darmi piacere con la bocca e pensaci sopra. Non farò nulla senza il tuo assenso. Ora tranquillizzati e continua a succhiarmelo che manca poco e vengo”
E così fece. Riprese a ciucciarmi il cazzo mentre io continuai a leccarle la fica e a farle sentire il dito sull’ano. Presi il gonfio clitoride tra le labbra e lo succhiai a fondo, lo spatolai sempre più velocemente fino a quando non venne. Nello stesso momento in cui fu assalita dall’orgasmo spinsi velocemente il dito nell’ano. Marina aumentò il movimento della testa e la forza delle ciucciate portandomi al mio orgasmo colpendola di sorpresa.
Lo sperma le inondò la bocca facendola quasi soffocare
“oooooohhhhhhhh bravaaaaaa … sssssssssìììììì ……..continuaaa … succhiaaa …… ohhh” urlai il mio godimento e spinsi ancora più il cazzo nella sua bocca. Marina, superato il primo momento di sorpresa e forse di imbarazzo, ingoiò tutto lo sperma continuando a succhiarmi il cazzo mentre io ripresi a leccare la fica da cui continuavano a sgorgare fiumi di umori. Sembrava che non sentisse più il dito che aveva nell’ano e quindi provai ad inserire un secondo per allargare quel buco che volevo violare ma mi fu impossibile perché Marina, forse capite le mie intenzioni, cambiò posizione. Quando si sdraiò vidi il suo volto radioso, la sua bocca sporca di sperma negli angoli che mi sorrideva, gli occhi avevano una luce diversa da prima e da essi scendevano lacrime solitarie che si mischiavano alle gocce di sudore perlaceo.
“grazie” mi disse Marina “non avevo mai goduto tanto come non avevo mai fatto … certe cose.”
“potevi fare anche nuove esperienze”
“forse la prossima volta. Oggi proprio non ci riesco neanche a pensarci, pensa a farlo”
“va bene.”
Queste furono le sole parole che scambiammo. Mi alzai, mi feci una doccia ed uscii da quella casa non dopo aver incassato le 200 Euro previste.
Marina mi lasciò di fronte al bar dove ci eravamo incontrati poche ore prima “quando vuoi chiamami” le dissi baciandola sulla porta “ma ti avverto che la prossima volta non sarò così clemente”
Salito sulla mia automobile presi la fotografia di mia madre; la guardai, la baciai e piansi di disperazione per la sua lontananza e per l’amore che provavo per lei.

Categories
Racconti Erotici

La mia storia ovvero come sono diventato una troia

Mi avevi chiesto di dirti come è successo…
Posso raccontarti come sono arrivato a questo punto… non come è successo.
Ho scoperto il mio corpo e le sensazioni che poteva darmi quando avevo 7 anni, insieme agli amici, le prime masturbazioni…
Era una sensazione strana, l’orgasmo quando arrivava mi faceva sentire come se mi scappasse la pipì ma non avevo ancora eiaculazioni allora…
Mi piaceva, la sensazione quando toccandolo e menandolo si induriva, aumentava di dimensioni, la sensazione della pelle della cappella che andava su e giù, l’irritazione che provavo sulla cappella asciutta che bagnavo con la saliva per favorirne lo scorrimento, le pulsioni dell’orgasmo imminente, anche se allora non sapevo cosa fosse l’orgasmo, la sensazione quando arrivava di dover fare pipì che però non sgorgava, il continuare a menarlo anche dopo, quando la cappella ormai era sensibilissima… quasi bruciava…
Fu in quel periodo che vidi la prima figa di una donna, mia cugina. Eravamo in vacanza assieme, lei era nostra ospite in una casetta che mio padre affittava per tutto l’anno sopra il lago d’Orta.
Era un pomeriggio primaverile o estivo, ora non ricodo più. Eravamo al piano di sopra dove avevamo la camera da letto, unica per tutti noi. Non ricordo come iniziò ma ricordo che ad un certo punto lei mi chiese di leccarla alzando la veste e abbassando le mutandine.
Era la prima volta che la vedevo e sentivo il suo odore, lei spalancava le gambe e con le mani apriva le labbra, io vedevo la sua pelle e il suo interno umido ma non provavo nessun piacere, il sapore che sentivo sulla lingua non mi diceva niente, anzi mi faceva anche un po schifo. Se la fece leccare un po e poi cominciò a toccarsi mentre mi chiedeva di toccarmi a mia volta.
Eravamo ambedue sdraiati nei nostri letti, io con il mio cazzo in mano che mi masturbavo e lei con il vestitino sollevato e gli slip abbassati che si toccava… Vedevo la sua mano muoversi tra le gambe ed il suo respiro farsi più frequente, sentivo che emetteva dei mugolii mano a mano che il suo orgasmo si avvicinava… fino a quando godette completamente..
Quella fu l’unica volta che giocammo assieme o meglio che provò a farmi giocare con lei. Ma sucessivamente mi rimase la voglia e la curiosità di vedere la figa delle ragazzine..Ricordo che sempre li al lago, con una ragazza di Milano che, come noi, accompagnava i suoi genitori i fine settimana, giocando agli indiani e con lei che veniva alternativamente fatta prigioniera dagli indiani e poi liberata, una delle torture preferite quando era prigioniera era di obbligarla a sollevare lo scamiciato e abbassare le mutandine. A quel punto veniva frustata sulle natiche o con dei rametti di nocciolo o, a volte, con delle ortiche. Ricordo la sua fighetta glabra e quasi nascosta… stranamente a quell’epoca (avevo circa 7 anni…) non ero attirato dal seno delle ragazze, sia che lo avessero abbondante per la loro età sia che ne fossero quasi sprovviste…
Fu circa a quell’età che durante un viaggio in Germania di mio padre per lavoro, mia madre, mio fratellino ed io lo accompagnammo. Alloggiavamo in una pensione e rimanevamo soli per quasi tutta la giornata. Alla sera o cenavamo in albergo o uscivamo assieme ai suoi ospiti.
Mi vennero dei foruncoli su una gamba che non smettevano di spurgare. Mio padre su indicazione e accompagnato dai suoi ospiti, mi portò nell’ospedale principale di Monaco dove i medici decisero di inciderli. Ricordo che non volevo farmi anastetizzare, tirai dei calci ai medici, morsi una suora e un’infermiera fino a quando riuscirono con l’etere ad addormentarmi. Quando mi svegliai ero in una stanza enorme con due letti ed ero accompagnato da mia madre e mio fratello. Lei si fermava la notte in ospedale con me e mio padre portava mio fratello in albergo da lui, poi lo riportava alla mattina.
Due volte al giorno passava l’infermiera a misurarmi la temperatura e lo faceva prendendo la temperatura rettale…
Mi piaceva la sensazione quando inseriva il termometro di vetro nel mio culo… Io dovevo restare a pancia in giù fino a quando non veniva a togliermelo, ma mentre aspettavo che tornasse ricordo che, cercando di non farmi scoprire, portavo una mano dietro di me e lo spingevo e lo sfilavo lentamente.
Quella sensazione era così strana e piacevole che, una volta tornato a casa, ricordo di averla ricercata quando ero solo in casa e potevo abbassarmi i pantaloni ed infilarmi il termometro da solo…
Piano piano lo spingevo dentro di me e lo estraevo.. ricordo che oltre la sensazione di sentirlo entrare ed uscire mi piaceva moltissimo anche spingerlo più possibile dentro di me… a volte entrava completamente e dovevo spingere per farlo uscire e afferrarlo con le dita… Mi piaceva quando lo sentivo completamente dentro… avrei voluto fosse possibile infilarlo ancora di più…
Passò il tempo… dimenticai quelle sensazioni… Cominciai a rivolgerle alle ragazze.
Durante l’estate andavamo spesso in Grecia a casa dei miei nonni e li si giocava liberamente in cortile ed in strada con gli altri ragazzini e ragazzine…
Nel cortile dei miei nonni abitava una famiglia che aveva tre figli, due ragazzine e un ragazzino. Lui era di mezzo. Con la sorella più grande io mi divertivo a portarla nel gabinetto e a farle sollevare il vestitino e abbassare le mutandine. Mi piaceva guardarle il culo e farle aprire le natiche. Volevo che le spalancasse il più possibile e poi io le infilavo nel buco del suo culetto delle palline di carta che pretendevo non estraesse fino a quando non glielo dicevo. Cosa ovviamente impossibile ma quando sucessivamente la riportavo nel gabinetto (erano ovviamente esterni e senza acqua corrente) e facendole alzare il vestitino e aprire le natiche non li trovavo, la sculacciavo e gliene rimettevo delle altre in numero maggiore…
In quel periodo ero affascinato da culetto delle regazzine, immaginavo di poterlo spalancare ed infilarci gli oggetti più disparati e immaginavo quali potessero essere le loro reazioni… Immaginavo fossero le stesse che provavo io e a volte sperimentavo su di me quello che immaginavo di fare su di loro.. Mi infilavo, non senza difficoltà, il manico di cacciaviti, del martello, godendo della sensazione di sentirmi il buco del culo che si apriva e cedeva, permettendo l’ingresso di quegli oggetti estranei, della sensazione che provavo mentre spingevo lentamente quegli oggetti per permettere il loro ingresso, della sensazione che provavo quando, estraendoli, il buco si rilassava richiudendosi per poi ricominciare a spingerli ancora dentro in un ciclo che ripetevo e ripetevo… godendo di quelle sensazioni. Spesso sperimentavo anche le sensazioni che mi davano cercando di introdurli sempre più a fondo, cercando di farli entrare il più possibile, arrestandomi quando cominciavo a provare dolore… oppure una volta introdotti il più possibile, cercando di non farli uscire, risollevavo le mutandine e i pantaloni e mi muovevo obbligando quegli oggetti a muoversi dentro di me mentre mi muovevo per casa, mentre li sentivo scavare dentro di me, assaporando il piacere ed il dolore che mi provocavano…
Fu in quegli anni che cominciai ad investigare sulle reazioni del mio corpo agli stimoli che riceveva.
Fu anche il periodo in cui cominciarono i primi innamoramenti di ragazze e donne più grandi di me e le fantasie su di loro. Ricordo i pomeriggi passati a masturbarmi pensando a loro…
Fu anche il periodo in cui ebbi le prime relazioni fisiche con alcuni dei miei amici… Eravamo ragazzini e guardavamo le foto sui giornaletti porno disponibili in quell’epoca e ci masturbavamo assieme, fino a quando cominciammo a giocare tra noi, dapprima masturbandoci l’un l’altro fino a venire, poi abbiamo provato a prendercelo in bocca…
Si era creata una strana democrazia… Nessuno di noi era dominante ma ci alternavamo vicendevolmente a prenderlo in bocca agli altri due… Non arrivammo mai a leccarlo fino a quando sborravamo ma ci arrivavamo molto vicino…
La sensazione, almeno per me, di avere un cazzo in bocca mi piaceva, mi piaceva sentire la cappella sulla mia lingua, sentire le contrazioni quando si avvicinava l’orgasmo, passare la lingua sulla cappella…
Da li a pensare di scoparci a vicenda mentre uno era impegnato a succhiare il cazzo dell’altro ci mise poco a nascere… Le posizioni si consolidarono in breve… Uno si sdraiava sul letto nudo, l’altro sempre nudo si inginocchiava tra le sue gambe e glielo prendeva in bocca tenendo il culo in alto, l’altro inculava quello inginocchiato, poi ci scambiavamo i ruoli, con quello che aveva succhiato ed era stato inculato che si sdraiava a sua volta, riprendendo il giro…
Poi cominciammo a fare il “sandwich”, con uno di noi che si sdraiava a pancia in giù e veniva inculato dall’altro, che veniva a sua volta inculato dal terzo…
La cosa durò per un certo periodo fino a quando le ragazzine non cominciarono ad attirarci sempre di più…
Le prime esperienze furono tutto sommato normali, baci con la lingua in bocca quando ci si ritrovava in casa di qualcuno i pomeriggi dopo la scuola, palpatine, loro erano giovani e non volevano concedere niente di più in quei momenti. Qualcosa di più si riusciva a combinare con qualche artifizio come il gioco della bottiglia, oppure con le carte del genere “si decideva cosa una persona dovesse fare e se veniva pes**ta una carta dall’asso al 5 doveva eseguire, se dal 6 al re chi aveva proposto subiva la stessa penitenza”.
Fu un periodo tutto sommato normale, anche se spesso mentre le palpavo le dita si stringevano sui loro capezzoli, a volte rudemente, facendole sussultare… Ed io ne godevo quando compariva l’espressione di dolore e sorpresa nel sentire la mia stretta sui loro capezzoli…
Fu solo dopo molti anni che compresi quelle che erano le mie pulsioni e perché provavo piacere nel farlo…
Ma, principalmente, quello fu un periodo di cotte, primi innamoramenti…
Nel frattempo però continuavano le mie esplorazioni agli stimoli e reazioni del mio corpo che sottoponevo a diverse prove. I giornalini porno o meglio alcune loro immagini erano l’ispirazione a verificare direttamente cosa si poteva provare quando si era sottoposti a certi stimoli…
E così cominciarono le mollette sui coglioni, cercavo di metterne il più possibile obbligandomi a tenere le gambe larghissime per trovare spazio nell’aggiungerne il più possibile, per poi tentare di richiuderle e sentire la pelle tirare mentre il mio cazzo si irrigidiva e cercavo di masturbarmi senza muovare la mano ma solamente muovendo il bacino in su e giù… La sensazione di dolore che provavo, a volte decisamente intensa e dolorosa, quando cominciavo a toglierle, dolore che era più intenso quando le aprivo velocemente nel toglierle e più sottile quando le aprivo lentamente… La capacità di sopportarne il “morso” fino a quando non sborravo, mentre una volta venuto non riuscivo più a sopportarle e desideravo toglierle immediatamente…
L’uso di internet mi aprì un mondo che non conoscevo, riuscì a dare un nome a quello che confusamente sentivo dentro di me nella mia mente…
Il piacere di infliggere dolore, anche se non in modo esagerato, mi eccitava e me lo faceva diventare duro. Le prime esperienze virtuali ebbero luogo in chat di lingua inglese, con donne che erano lontane e che potevo raggiungere solamente tramite le rispettive webcam.
Godevo nel vederle infliggersi “punizioni” che ordinavo e mi rendevo conto che anche loro godevano nel vedere il mio cazzo che diventava duro nel vedere loro sculacciarsi, mettersi delle mollette sui capezzoli, sulla figa, scoparsi il culo e la figa con vibratori o altri oggetti…
Poi da virtuale sulle chat americane passai a quelle italiane e lì conobbi altre donne… Cominciai a frequentarne alcune dal vivo sperimentando le sensazioni che fino a quel momento erano risultate solamente virtuali. Piano piano affinavo la capacità di comprendere le reazioni dei loro corpi ai diversi stimoli, quando il dolore si tramutava in piacere, quando invece restava solamente dolore e non era più sopportabile… quando si avvicinava il loro orgasmo e potevo spingermi oltre…
Intanto le mie conoscenze si ampliavano e conoscevo altre persone che condividevano le mie sensazioni, le mie pulsioni… Passarono gli anni e le persone… Alcune scomparvero nel nulla, altre rimasero, di qualcuna non ricordo più nulla o quasi… Altre sono ancora nel mio cuore e nella mia mente sia che sia ancora in contatto con loro o no…
Durante la conoscenza con una persona successe una cosa strana…
Comincio a ricevere sms da parte di qualcuno che non conosco e di cui non riconosco il numero. La prima volta lascio perdere poi ai sucessivi rispondo che probabilmente sta sbagliando numero.
La cosa strana è che gli sms sucessivi invece confermano che sono rivolti direttamente a me… La cosa mi incurioscisce anche perché le volte che ho provato a chiamare quel numero di cellulare non rispondeva nessuno o se rispondeva non parlava…
Dopo un po di tempo comincia a lasciare perdere e così per un po di tempo la cosa si interruppe. Nel frattempo ne avevo parlato con Luisa, la donna che avevo conosciuto in chat.. Fu lei piano piano a rivelarmi che il numero da cui arrivavano gli sms era di una sua amica che aveva avuto diversi problemi, sia sentimentali che fisici, e che lei aveva spinto a quel gioco sapendo che io sarei stato al gioco e che avrei compreso…
Devo dire che la cosa mi incuriosiva perciò decidemmo di incontrarci un giorno che tutte e due si sarebbero trovate e così fu.
Dire che fui colpito è dire poco… Non era giovanissima ma aveva un corpo statuario, lunghi capelli biondi, carnagione abbronzata, voce roca.
L’incontro avvenne a casa sua e all’inizio fu una cosa normale, un caffè, una sigaretta, si parlava di tutto e di più. Luisa stava vicino a me e ogni tanto ci baciavamo di fronte a lei che non appariva per nulla imbarazzata.
C’era della musica e con Luisa accennammo alcuni passi di un lento che stava suonando in quel momento.
Poi lei disse che doveva fare una telefonata e si spostò in una stanza e chiuse la porta. Allora chiesi a Miriam, si chiamava così la sua amica, se voleva ballare…
Lei accettò ed il suo corpo aderì al mio immediatamente, sentivo i suoi seni premere contro il mio petto, aspiravo il suo profumo, avvertivo il calore della sua pelle…
Le nostre bocche si cercarono all’improvviso e un lungo bacio ci coinvolse… Nel frattempo Luisa era ancora nell’altra stanza e mi rivelò sucessivamente che lo aveva fatto apposta per permetterci di conoscerci meglio o più intimamente…
La cosa finì li quel giorno ma sucessivamente mi accordai con Miriam per incontrarci ancora lasciando decidere a lei se voleva che ci incontrassimo ancora tutti e tre o solamente noi due… Dopo qualche settimana mi invitò ad andare a trovarla a casa sua.
Pochi attimi dopo essere entrato un casa sua eravamo stesi sul suo letto avvinghiati toccandoci e baciandoci…
Le sue mani accarezzavano il mio corpo dappertutto insistendo sui miei capezzoli che si indurivano sempre più, mentre lei li toccava, stringeva, mordicchiava leggermente… Il mio petto ogni volta si muoveva per permetterle di poterli toccare meglio e di più, e lei se ne accorgeva specialmente quando li mordicchiava allora la sua stretta diventava più forte..
I suoi denti afferravano la loro punta stringendoli e provocandomi delle fitte improvvise dolorose quanto piacevoli, facendo inarcare il mio corpo…
Le sue mani continuavano a percorrere il mio corpo toccando il mio cazzo… le mie palle… scendendo tra le gambe e sfiorando il mio ano…
Le mie gambe inconsapevolmente si aprivano per permetterle di continuare con quelle carezze… Le sue dita cominciarono a frugare sempre più insistentemente… fino a quando mi abbandonò per un momento steso sul letto chiedendomi di aspettare…
Torno nascondendo qualcosa dietro la schiena senza farmi vedere cosa fosse e le sue labbra ricominciarono a percorrere il mio corpo, i suoi denti a solleticare i miei capezzoli… sentii qualcosa tra le mie gambe che toccava il mio ano e non erano le sue dita ma qualcosa di leggermente ruvido, duro…che spingeva cercando di entrare… le mie gambe si aprirono ancora di più, il mio corpo si inarcò ancora di più per permettere a non so cosa di violarmi… fino a quando quel qualcosa entrò in me… e lei cominciò a spingerlo avanti e indietro… sempre più a fondo…
La sensazione di sentirmi violato era violentemente eccitante… volevo che entrasse ancora di più… più a fondo… E intanto le sue unghie e i suoi denti continuavano a torturare i miei capezzoli…
Mi lasciò ancora steso sul letto con il mio copro violato allontanandosi per un momento e tornando con un paio di collant velati che mi mise sulla faccia rendendo la mia vista velata… e poi usò le gambe dei collant per legarmi la mani alla testiera del letto…
Prese delle mollette per i panni e me le mise sui capezzoli… erano molto dure… facevano male… ma mi piacevano…
Scoprii poi cosa aveva violato il mio ano… l’impugnatura di una corda per saltare… la stessa che usò poi per legare i miei piedi alla base del letto…
Mi mise un cuscino sotto la schiena per alzare le mie anche, mentre io le sussurravo di guardare nella mia giacca.
Torno avendo trovato quello che speravo trovasse, la custodia metallica di un sigaro che immediatamente utilizzo per penetrarmi.. mentre la sua bocca si reimpadroniva dei miei capezzoli…
Il mio cazzo era duro e teso… ogni volta che lei spingeva il tubo metallico dentro di me si irrigidiva sempre più… Ad un certo punto si mise a cavalcioni sul mio viso facendosi leccare mentre le sue dita continuavano a stringere e a torturare i miei capezzoli…
Non cmprendevo più quali sensazioni stessero impadronendosi della mia mente, il dolore era tantissimo ai capezzoli ma il piacere di leccarla e di sentire i suoi umori copiosi colare sul mio viso e nella mia bocca mi faceva impazziere…
Vedevo sul suo viso i segni del piacere che stava provando mentre la leccavo ma soprattutto mentre mi stava torturando i capezzoli…Le piaceva immensamente e a me piaceva altrettando immensamente quando lo faceva…
Ormai ogni suo tocco era diventato dolorosissimo sui miei capezzoli martoriati dalle sue unghie e dai suoi denti… ma erano ancora rigidi e desiderosi di quel trattamento…
Poi si mise a cavalciono su di me facendosi penetrare senza smetter di occuparsi dei miei capezzoli facendomi impazzire di piacere… fino a farmi esplodere dentro di se…
Poi, per usare parole scritte da Faber, furono baci e furono sorrisi…
Fu l’inizio di una strana relazione… Ogni tanto ci trovavamo e scopavamo normalmente. Chiaccheravamo spesso di tutto e di più sia quando ci incontravamo che quando eravamo assieme.
Gli incontri non avevano una cadenza fissa ma ci vedevamo ogni qualvolta eravamo disponibili e ne avevamo voglia. Senza nessuna complicazione per tutti e due.
Un giorno capitò di avviare una chiaccherata perlando di bdsm, di cosa significasse, cosa coinvolgeva, come ci si dovesse comportare all’interno del gioco con l’eventuale partner e lei confessò di esserne attirata ma di non sapere come comportarsi e come evitare l’insorgere di eventuali problemi.
Ci inoltrammo nelle spiegazioni e nel come riconoscere dalle espressioni del sottomesso il raggiungimento dei limiti di sopportazione e le offri, se era davvero interessata, a sperimentare assieme come avrebbe dovuto comportarsi nelle varie fasi…
Lei accettò e così un giorno mi presentai da lei e cominciò una strana avventura…
Fu uno scambio, ambedue sperimentammo assieme quelle che erano le nostre fantasie e che piacere ne ricavavamo, approfondendo quello che ci coinvolgeva e abbandonando quello che a una o all’altro non risultava gradito…
Lei imparò molto ma anche io… Mi piaceva quando mi strizzava i capezzoli con le sue dita o unghie, me li mordeva, facendomi sussultare… Rendendoli via via più sensibili, lasciandoli gonfi di piacere, dolore e desiderio…
Quando le sue dita frugavano nel mio ano introducendosi il più a fondo possibile, raggruppandosi tra di loro per allargarmi sempre più… quando usava oggetti o dildi per scoparmi nel culo…
Quando le sue unghie si impadronivano della mia cappella solleticandola, pizzicandola, aprivano la fessura cercando di introducivisi… Quando il mio scroto veniva riempito di clamps in maniera tale che risultava impossibile chiudere le gambe…
Imparai a leccarle la figa, cosa che mi piaceva anche prima, e il culo, cosa che lei apprezzava molto e che io apprezzavo con lei, eccitandomi nel sentire il suo ano ammorbidirsi piano piano quando il piacere si impadroniva di lei, e diventò un gioco per me riuscire ad eccitarla sempre più con la mia lingua nel suo culo… Mi piaceva leccarle la rosetta dell’ano, introdurre la mia lingua dentro di lei.. leccare il solco delle natiche, sentire i suoi umori che traboccavano dal suo sesso. Lei apprezzava moltissimo le sensazioni che le donavo e che sapeva io ricevevo nel leccarla, arrivando a rilassarsi sino quasi ad assopirsi… Ho provato a restare sdraiato tra le sue gambe aperte dedicandomi al suo culo per delle mezz’ore, con l’eccitazione che saliva dentro di me imponente…
A volte lei si metteva supina ed io ero tra le sua gambe, altre voleva che fossi sdraiato di fianco a lei nella classica posizione del “69” ma con lei che mi rivolgeva la schiena e le sue dita trasmettevano ai miei capezzoli l’intensità del suo piacere…
Altre io mi trovavo disteso sulla schiena con le gambe sollevate, allargate e legate alla testiera del letto per lasciare il mio ano a disposizione dei suoi desideri per poterlo violare come e con quello che lei desiderava…
Fu una di quelle volte che lei espresse il desiderio di volerlo violare con la sua mano, cosa che aveva già tentato di fare le volte precedenti in cui cercava di inserire quante più dita potesse…
Incominciò ad usare dildi sempre più grossi e spingendoli sempre più a fondo… la sensazione di sentire lo sfintere allargarsi piano piano quando mi penetrava era piacevolissima, ma ancora di più quando li ritraeva facendoli uscire completamente fuori lentamente e l’anello si richiudeva… non so dire se fosse questo a piacermi di più o se apprezzassi maggiormente la sensazione di avere qualcosa che si facesse strada dentro di me il più possibile…
Arrivò ad usare un dildo da 6 cm di diametro e lungo una 30ina spingendolo completamente dentro di me… Quello che le piaceva particolarmente era mentre lo spingeva e lo muoveva dentro di me era continuare a pizzicarmi i capezzoli facendomi mugolare di piacere e dolore…
Una volta mi fece indossare mentre andavo a trovarla un butt plug quasi sferico che faticai moltissimo mentre lo inserivo… Inizialmente non voleva entrare in nessun modo e non era comodo neanche il luogo dove stavo provando ad inserirlo, la toilette di un autogrill, in cui non potevo muovermi come avrei voluto e in cui non mi fidavo ovviamente a spogliarmi completamente o per lo meno a togliermi i pantaloni e i boxer, non sapendo dove appoggiarli.
Alla fine dopo svariati tentativi e uso abbondante di lubrificante riuscii ad inserirlo sentendolo dentro di me. Non era particolarmente fastidioso una volta dentro, ma la base tra le natiche, dopo alcuni kilometri di autostrada, cominciava ad essere fastidiosa e ad irritarmi la pelle a contatto per lo sfregamento.
Quando arrivai da lei e le dissi cosa avevo dentro le si illuminarono gli occhi e dopo avermi baciato mi fece spogliare immediatamente e sdraiare a pancia in giù sulla sponda del suo letto per vedere cosa avessi inserito… Cominciò a muoverlo, a farlo ruotare, fino a quando lo tirò fuori all’improvviso senza avvisarmi e provocandomi un mugolio di dolore… l’ano non si era ancora rilassato abbastanza ne abituato a quella dimensione…
Ammirò lo sfintere che dopo l’estrazione improvvisa cominciava lentamente a rinchiudersi in se stesso e dopo avermi somministrato due microclicmi mi mandò in bagno per liberarmi e pulirmi…
Al mio ritorno mi fece mettere in ginocchio sul suo letto e dopo avermi stuzzicato i capezzoli ben bene come a lei e a me piaceva, mi fece abbassare il viso sulla coperta e, infilato un guanto di plastica, cominciò a cospargermi il solco tra le natiche con del lubrificante, spingendo ogni tanto alcune dita all’interno del mio culo… Io quando lei infilava le sue dita spingevo verso la sua mano assaporando la sensazione di essere violato… sentire il mio ano aprirsi, le sue dita entrare profondamente in me…
Mano a mano che mi lubrificava sempre più cominciò a spingere sempre più dita dentro me… fino a quando cominciò ad usarle tutte muovendole avanti e indietro, facendole ruotare… Mi sentivo aprire sempre più, sentivo l’anello dello sfintere allargarsi sino a dolere, volevo che entrasse dentro di me ma il dolore si faceva insopportabile…
Nel frattempo ogni tanto allungava l’altra mano sotto di me afferandomi alternativamente i capezzoli e stringendoli fino a farmi mugolare di dolore, mano a mano che spingeva la sua mano dentro di me, trattenendomi quando per il dolore cercavo di spostare il bacino in avanti per sfuggire a quella invasione nel mio corpo che cominciava a diventare insopportabile… Non so se il dolore fosse creato dai muscoli che si rifiutavano di cedere o dalla peluria intorno all’ano che veniva tirata dallo sfregamento contro il guanto di vinile che aveva indossato, ma alla fine dovemmo des****re…
Dopo avermi fatto riposare un poco, continuando a stuzzicare i miei capezzoli decise che era il momento che mi dedicassi al suo culetto, sdraiandosi a pancia in giù ma facendomi mettere in modo tale che potesse continuare a stringere a suo piacimento i miei capezzoli o potesse dedicarsi alle mie palle o al mio cazzo…
I suoi occhi erano socchiusi, il suo viso disteso… il suo ano davanti alla mia bocca…
La mia lingua cominciò a leccarlo piano piano, girandogli attorno, leccando la rosetta che trasmetteva alla mia mente sensazioni paradisiache… Ogni tanto spingevo la mia lingua dentro di lei e lei sollevava leggermente il bacino per agevolarmi l compito, altre scendevo nel solco tra le sue gambe a leccare il suo sesso che si gonfiava e rilasciava umori densi che raccoglievo con la lingua…
Non so quanto andai avanti a leccarglielo… so solo che alla fine i miei capezzoli erano indolenziti per il trattamento ricevuto e il mio cazzo gonfio e duro… Mi fece sdraiare sulla schiena e cominciò a mastrurbarmi graffiandomi ogni tanto la cappella… mentre i suoi denti afferravano i miei capezzoli che appena venivano toccati mi facevano sussultare, al che lei con un sorriso malefico li mordeva facendo inarcare il mio corpo per il dolore misto al piacere… Fermando ogni tanto la masturbazione per poter stringere le mie palle o per poter stringere con tutte e due le sue mani i miei capezzoli mentre mi baciava… Poi riprendeva a masturbarmi e andò avanti così fino a quando non mi fece venire mentre i miei capezzoli erano sempre più doloranti…
Talmente tanto che quando mi rivestii solo lo sfioramento della camicia prima, e della cintura di sicurezza dopo mi provocavano dolore… dolore e piacere nel ricordo di quanto c’era appena stato…
Fu l’inizio di una strana esperienza, in cui tutti e due volevamo esplorare nuovi confini e sensazioni, in cui ognuno dava sfogo alla propria fantasia…
Ricordo una volta in cui a casa sua fui incatenato a gambe divaricate e sollevate alle gambe metalliche del tavolo in soggiorno, con lei che si divertiva ad inserirmi quanto restava della catena (e non era poca) nel mio culo… estraendola piano piano obbligando lo sfintere ad aprirsi e chiudersi lentamente, per poi reinserila ancora e poi a tirarla fuori ancora… ero in sua balia e mi piaceva…
In quella posizione si divertiva ad usare svariati oggetti, siano stati dildi, butt plug normali o gonfiabili, o oggetti di uso comune che le suggeriva la sua fantasia… arrivò ad usare uno scovolino per bottiglie che cominciò ad infilare lentamente provocandomi un grande senso di fastidio per lo sfregamento che provocava nel mio ano anche se non veniva forzato ad aprirsi molto, muovendolo piano piano dentro di me, facendolo girare, estraendolo, fino a quando il dolore ed il fastidio che sentivo cominciavano a tramutarsi in piacere…
Un’altra volta dopo avermi fatto spogliare mi fece mettere a 4 zampe nella vasca e mi bendò, allontanandosi e ordinandomi di restare immobile. La sentivo trafficare nella cucina, sentivo rumore di acqua ma non comprendevo cosa stesse architettando.
Quando tornò cominciò ad accarezzarmi dappertutto, dedicandosi al suo passatempo preferito: torturarmi i capezzoli, per poi sedersi a cavalcino sulla mia schiena. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia, mi resi conto che era nuda come me, avvertivo il solletichio dei peli del suo sesso sulla pelle della mia schiena ma ancora non comprendevo cosa avesse in mente.
Ad un certo punto sentii che appoggiava qualcosa contro il mio sfintere e cominciava a spingere, obbligandolo ad allargarsi e a ricevere dentro se qualcosa di non piccolo ma anche non esageratamente grande… Poi la sentii che trafficava con i rubinetti della vasca e un fiotto d’acqua tiepida cominciò ad invadere il mio intestino, mentre lei muoveva non so cosa dentro di me…
Inizialmente mi disse di stringere e cercare di non far fuoriuscire l’acqua, mentre lei invece muoveva non so cosa rendendomi il compito difficile… Quando vedeva che l’acqua non veniva trattenuta i miei capezzoli venivano stretti brutalmente dalle sue dita…
Finalmente mi disse di rilassarmi e lasciare che tutta l’acqua entrata in me potesse defluire, ma i rubinetti non erano stati chiusi… Continuava ad entrarmi gonfiandomi il ventre e scorrendo liberamente sulle mie gambe.
Nel frattempo mi accorsi che, mentre mi scopava il culo con quello che mi aveva inserito e da cui defluiva l’acqua che mi invadeva, aveva cominciato a masturbasi, e i colpi che mi penetravano variavano al ritmo della sua masturbazione, rendendo eccitante la sensazione che provavo… Mano a mano mi accorgevo che si stava avvicinando all’orgasmo, e quando lo raggiunse sentii un fiotto caldo bagnarmi la schiena, colarmi addosso e mi resi conto che stava inondandomi la schiena della sua urina…
Non so dire che sensazione provai in quel momento… fu strana e coinvolgente, ma mi confuse talmente che la accettai rendendomi conto poi, nel futuro, mentre ricordavo le sensazioni che avevo provato, che in fondo avrei voluto che continuasse ancora…
Un’altra volta fu estasiata da dei cateteri che mi aveva dato una amica infermiera e che volevo usare su lella…. Li trovò nella mia borsa e mi chiese con chi volessi usarli.
A quel punto volle provarli su di me e mi fece sdraiare sul letto con le gambe aperte… Cominciò ad infilarlo lentamente provocandomi una strana sensazione… Lo sentivo percorrere la mia uretra e avvertivo il suo avanzare… Ad un certo punto cominciò a ritrarlo… e la sensazione fu ancora più piacevole… Arrivò sino quasi ad estrarlo completamente per poi ricominciare a spingerlo dentro…
Ad un certo punto sentii che incontrava una leggera resistenza e lei lo spinse ancora di più… oltrepassando la valvola della vescica e provocando la fuoriuscita di un getto di urina… lo ritrasse velocemente ma sempre lasciandolo inserito, allontanandosi un momento dal letto e tornando con un asciugamano ed una bacinella… la posò tra le mie gambe e ricominciò a spingere il catettere dentro sino a penetrare la vescica… e lasciando che si svuotasse direttamente dentro la bacinella.
A quel punto si allontanò ancora e tornò con una siringa grande che usò per riempirmi la vescica con l’acqua che conteneva, ma impedendone la fuoriuscita obbligandomi a tenere stretto il tubo e andando di nuovo a riempire la siringa…
Quando sentivo che stavo scoppiando e che non sarei riuscito a sopportare un’altra iniezione tramite il tubicino usò la siringa per aspirare e ributtare dentro l’acqua… provocando uno sgonfiamento e un rigonfiamento continuo della vescica…
La sua espressione mentre lo faceva era estasiata, e immagino lo divenne ancora di più quando decise di continuare questo suo gioco mettendosi a cavalcioni sul mio viso e obbligandomi a leccarle il buco del suo culo mentre lei continuava a dedicarsi al suo nuovo divertimento. A volte si arrestava per dedicarsi ai miei capezzoli che usava per comandare il ritmo della mia lingua stingendoli improvvisamente quando era particolarmente eccitata da come la leccavo… o tirandoli quando voleva che affondassi dentro di lei… poi tornava a dedicarsi al tubo che aveva infilato nel mio cazzo giocandoci come desiderava, spingendolo dentro e tirandolo fuori… Avvertivo la pressione quando raggiungeva la valvola della vescica contro cui si divertiva a premere senza farlo entrare, altre volte forzava il suo ingresso ormai senza problemi, avendola svuotata completamente… Mi scopava il cazzo con quel catetere come voleva… tenendomi ferme le braccia sotto le sue ginocchia e stringendo senza pietà i miei capezzoli… pizzicandoli con le sue unghie, tirandoli… Eccitandomi sempre più… fino a farmi venire con quel coso ancora infilato dentro il mio cazzo…
Quella volta al telefono mentre stavo andando da lei mi disse che aveva in serbo una sorpresa… Non sapevo cosa intendesse e ne ero un po intimorito anche se la cosa mi stuzzicava molto…
Quando arriva mi guardai in giro per vedere se riuscivo ad indovinare di cosa si trattasse nel vedere qualche cosa di diverso ma, a parte le borse della spesa al super, non c’era niente.
Invece era il loro contenuto che nascondeva la sorpresa…
Dopo esserci baciati, e mentre lo faceva le sue mani erano già corse ai miei capezzoli, mi offrì il caffè e ci sedemmo in cucina a chiaccherare del più e del meno normalmente, mentre il fumo delle sigarette saturava l’aria.
Dopo un po mi disse di andare in camera e di spogliarmi completamente, cosa che solitamente precludeva all’inizio di una sessione di gioco, senza sapere ancora cosa sarebbe successo poco dopo…
Per prima cosa mi bendò strettamente gli occhi, in modo da non farmi vedere assolutamente niente di quello che sarebbe successo, e poi accompagnandomi dolcemente mi fece sdraiare sul letto. Ancora non riuscivo a comprendere le sue intenzioni.
Senza parlare ma usando solamente il tocco delle sue mani mi fece prima allargare le gambe, per poi farmele piegare ambedue in modo che i piedi appoggiassero sul letto ma le ginocchia fossero piegate verso l’alto. Poi mi fece mettere in posizione seduta, sempre con le gambe nella stessa posizione. Ancora non comprendevo le sue intenzioni, sapendo della sua predilezione per il buco del mio culo oltre che per i miei capezzoli.
Mi fece allungare le braccia in modo che le mie mani afferrassero le caviglie stando al loro interno. Si allontanò un momento e sentii che armeggiava nei sacchetti che avevo notato in precedenza. Quando tornò avvertii l’appoggiarsi sulle mie braccia e gambe di qualcosa che riconobbi come della pellicola per alimenti, che cominciò ad avvolgere intorno ad ogni singola gamba imprigionandomi l’avrambraccio… Fu molto meticolosa e mi accorgevo che verificava che non fosse particolarmente stretto, ma che i giri effettuati fossero sufficienti per impedire di liberarmi, anche se l’avessi voluto.
Fece la stessa oprazione anche nell’altra gamba e fu così che mi ritrovai seduto con le braccia imprigionate nella parte interna di ogni gamba.
A quel punto mi aiutò a sdraiarmi sulla schiena, con il risultato che per la forza di gravità le mie gambe assieme alle mie braccia restassero allargate, mettendo in mostra il mio cazzo e il mio culo. Mi accorsi però che non era ancora soddisfatta, infatti mi mise un paio di ciscini sotto la parte bassa della schiena, per fare in modo che il culo fosse bene in alto a sua disposizione.
A quel punto si allontanò ancora e risentii il rumore dei sacchetti che venivano aperti e lei che ci frugava dentro. Quando torno la sua voce mentre mi parlava imponendomi di non risponderle sapeva di sorriso… Incominciò ad accarezzarmi il cazzo facendolo diventare in breve tempo duro… A quel punto prese a stuzzicarmi la cappella come sapeva fare con le sue dita… le sue unghie… Uguale trattamento rivolse anche ai miei capezzoli anche se per lei non erano comodi da raggiungere, ma non si arrese regalandomi brividi di piacere assieme al dolore che provocava.
Quando si rese conto che ero eccitatissimo avvertii che prendeva qualcosa che aveva precedentemente appoggiato sul letto, e sentii qualcosa appoggiarsi delicatamente sul mio buco del culo… Qualcosa che non riuscivo a identificare, ma che dava l’idea di essere duro… Cominciò a spingere allargandomi e provocandomi fastidio… era più largo di tutto quello che aveva usato su di me in precedenza, mi sentivo lo sfintere dilatato ma non riusciva a penetrarmi… Versò del lubrificante che sentii colare sullle mie natiche, nel mio culo, e ricominciò a spingere… Ma non riusciva a far entrare quello che voleva usare per penetrarmi… La sentii sbuffare insoddisfatta, e dopo aver tentato ancora una volta decise di cambiare oggetto…
Questa volta l’impressione fu di qualcosa di si duro ma anche cedevole… anche se la dimensione che avvertivo non era da meno di quello che aveva provato ad utilizzare prima…
Piano piano riusciva a forzarmi… ad entrare… Mi sentivo il buco del culo allargato come non mai, mi faceva male… ma avvertivo nel contempo che quello che stava usando si faceva strada dentro di me… Alla fine riuscì a fare entrare quella cosa che aveva deciso di usare e tutta soddisfatta mi baciò mentre con la mano muovava quella cosa che era entrata dentro di me e che sentivo rovistarmi i visceri… Non era solo grande ma anche lunga… Ancora non riuscivo a comprendere cosa fosse… Quando lei si accorgeva che ormai era entrata completamente, anche se mi rendevo conto che non era tutta dentro, mentre mi mordeva i capezzoli dava dei colpi facendomi sobbalzare non potendo riceverne altra dentro… E più sobbalzavo più lei spingeva, con spinte prolungate che mi sfondavano i visceri… Poi estraeva quella cosa che mi aveva infilato fino quasi ad estrarla completamente, e quando il mio sfintere cominciava a rilassarsi nel richiudersi, lei la rispingeva dentro… Non so quanto andò avanti a violare il mio culo in quel modo… Stavo cominciando a tremare per la tensione… Avevo il culo e i capezzoli in fiamme… il mio cazzo era teso spasmodicamente… A quel punto mi tolse la benda dagli occhi e mi permise di vedere cosa avevo ancora infilato nel culo… Era una melanzana, di quelle lunghe, che faceva quasi scomparire dentro di me…
Si sdraiò sulla schiena e mi ordinò di penetrarla con quella cosa dentro di me… senza permettere di uscire, obbligandomi a tenere le chiappe strette, e mentre la penetravo le sue dita si impadronirono dei miei capezzoli che ricominciò a torturare… provocandomi un insieme di piacere e dolore… piacere per l’orgasmo che sentivo avvicinarsi… dolore quando lei li strattonava per ritardare il momento… Quando arrivò anche per lei il momento dell’orgasmo lasciò che anche io godessi dentro di lei… mentre in quel momento le sue unghie affondavano nei miei capezzoli, facendomi uscire un rantolo di dolore e piacere…
A quella volta seguirono altre innumerevoli volte… Quando non ci incontravamo la mia mente divagava fantasticando ed esplorando situazioni irreali ed eccitanti… che forse mai avrei vissuto ma che eccitavano il mio corpo e la mia mente… desideri incoffessati che forse non avrei mai realizzato…
Fui legato.. sculacciato… Il mio culo violato in mille modi diversi… il mio cazzo ed i miei capezzoli usati per la sua soddisfazione…
Ma mai lei riuscì a penetrarmi con la sua mano completamente… Ogni volta mi sentivo dilaniare senza che lei riuscisse a penetrarmi completamente, nonostante la preparazione a cui lo dedicava… Anche se a onor del vero lei assicurava di essere riuscita a far penetrare la sua mano dentro di me fino quasi al polso non ero mai riuscito a sentirmi suo… posseduto completamente…
Anche ora che scrivo il mio corpo reagisce alle sensazioni che provavo allora… I miei capezzoli si induriscono fino quasi a dolere e reclamando attenzioni che non hanno più… Il mio cazzo si irrigidisce… Il buco del mio culo sento che si rilassa per poter essere agevolmente penetrato…
Da allora le mie fantasie hanno viaggiato in ogni direzione… senza mai trovare risposte… senza mai trovare soluzioni o soddisfazioni…
Ormai il convincimento che potrei accettare quasi qualsiasi cosa se opportunamente eccitato e instradato prevale in me…
Prima di quello che ti ho raccontato fino ad adesso successe anche un’altra cosa…
Avevo cominciato a “chattare” su una chat vocale… conobbi una donna con cui ci sentivamo solamente tramite la messaggeria vocale… Mi intrigava e mi accorsi che anche lei era intrigata da me…
Fino a quando ci scambiammo i numeri di cellulare e cominciammo a sentirci… Fu una conoscenza lenta… scambiavamo idee… emozioni…
Poi, complice una cena aziendale per le festività natalizia, in cui avrei fatto molto tardi e per la neve, avvisai a casa che mi sarei fermato a dormire in albergo e che sarei rientrato il giorno dopo…
Invece affrontai un viaggio nella notte per raggiungerla… Arrivai che era notte… Appena entrai lei mi annusò poichè mi aveva avvertito che non fumava e che non avrebbe gradito sentire odore di fumo…
Quello che lei sentì le piacque, visto che non ebbe rimostranze. Mi baciò e mi porto al piano superiore… nella sua camera… Esplorammo i nostri corpi… con le mani.. con la lingua… con le labbra…
Fu l’inizio di una relazione che andò avanti per diversi mesi… Earavamo complici… ci raccontavamo le nostre fantasie…
Anche lei era attirata dall’erotismo in tutte le sue forme… Mi confessò che spesso si masturbava guardando immagini erotiche su internet… Cominciammo ad esplorare assieme siti, foto… scambiandoci impressioni ed apprezzamenti… Lei mostrava di apprezzare molto immagini sm… con donne e uomini umiliati, frustati, legati…
Si eccitava e si sfiorava i seni.. il sesso… La invitai a masturbarsi… Mi eccitai quando cominciò a toccarsi… a sfiorarsi i seni con i capezzoli eretti…
Intanto le immagini scorrevano sulo schermo… A quel punto lei confessò come le piaceva masturbarsi… e le chiesi di farlo…
Si allontanò un momento e quando tornò aveva delle mollettine di legno fermapacchi che si applicò sulle lebbra… La mia eccitazione andò alle stelle… le confessai che anche a me piaceva sentirle sullo scroto… sul prepuzio… sui capezzoli…
Ne prese qualcuna e me le mise sul mio cazzo… mentre continuavamo a masturbarci… vedevo le sue dita muoversi tra le sue labbra… mentre le mollette si muovevano al ritmo dei suoi tocchi… io continuavo a menarmi il cazzo guardandola… i pantaloni abbassati fino alle caviglie… la camicia sbottonata… La mia mano saliva e scendeva… rallentava quando sentiva avvicinarsi l’orgasmo o si fermava… fino a quando non venimmo tutti e due…
Dopo lei volle occuparsi personalmente di pulirmi portandomi in bagno… facendomi sedere sul bidé, insaponandomi lentamente il cazzo e lavandolo accuratamente…
Quando mi fui rivestito disse che le sarebbe piaciuto provare a giocare con le corde… e di portarle la volta successiva…
La volta che tornai avevo con me un rotolo di corda acquistato presso un negozio che trattava articoli da montagna, più che una corda era un cordino ma venne utilizzato bene…
Mi portò nella sua camera facendomi spogliare completamente e poi mi bendò gli occhi… Mi fece sdraiare e cominciò ad armeggiare con la corda… Sentii che per prima cosa mi legava una caviglia, poi me la fece alzare e passò la corda da qualche parte perchè mi accorsi che restava alzata… poi la sentii che la passava sulle mie palle… che si ritrovarono legate e tirate. Poi passò a bloccare l’altra gamba che si ritrovò fissata alla coscia…
A quel punto sentii le sue mani accarezzarmi dappertutto… con tocchi leggerissimi che facevano tirare il mio cazzo… lo sentivo rizzarsi ancora di più…
poi avvertii quasi una puntura nella zona del perineo… che si ripeté più volte… sentivo quel tocco strano spostarsi sulle mie palle… sulla mia cappella che veniva scoperta e poi ricoperta… lo sentii intorno allo sfintere… non capivo cosa fosse ma mi eccitava ed il mio cazzo aveva ogni volta un movimento che lo faceva rizzare…
Continuò così non so per quanto tempo…eccitandomi sempre di più… fino a quando mi accorsi che cominciavo a sussultare sempre più… sentivo l’orgasmo che si avvicinava… si avvicinava… mentre lei continuava con quello strano tocco… e alla fine venni mugolando come un a****le… sentendo lo sperma s**turire da me in un fiotto caldo… lo sentii scorrere sul mio ventre.. sulle mie gambe… lo sentii colare tra di loro… lei mi lasciò così mentre sentivo il suo respiro accelerare… sentivo che stava toccandosi… il mio cazzo ancora ritto ondeggiava seguendo i suoi ansiti… la sentii godere… immaginavo il suo viso… le sue mani nel suo sesso…
Aentivo lo sperma che si raffreddava sul mio corpo mentre colava lentamente… Poi lei ricominciò a toccarmi delicatamente, il mio cazzo ormai molle ricominciò a reagire gonfiandosi e indurendosi… Le sue dita lo scappellavano lentamente mentre lo masturbava… Ogni tanto lo abbandonava per avvivinarsi alla mia bocca baciandomi, facendomi succhiare i suoi capezzoli, per poi tornare ad accarezzare il mio cazzo che diventava sempre più duro… Sentivo che godeva nel masturbarmi così lentamente… La mia cappella bruciava dal desiderio di raggiungere l’orgasmo, ma come lei avvertiva le contrazioni che lo preannunciavano smetteva di toccarlo, a volte semplicemente senza fare altro se non restargli vicino, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, sulla cappella, sulle mie palle… altre invece baciandomi o facendosi baciare… altre ancora giocando con le corde che mi avevano immobilizzato, specialmente con quelle che tenevano legate le mie palle tirandole e lasciandole andare… Non so per quanto tempo durò questa piacevole tortura, ho ricordi confusi ma non fu breve…
Un’altra volta mentre eravamo nudi sul suo letto mi propose di bendarmi e la lasciai fare. Dopo avermi bendato mi fece alzare dal letto e mi legò le mani unendomi i polsi, mi fece spostare e mi resi conto che uscivamo dalla camera da letto. Guidandomi dolcemente mi fece scendere le scale che portavano al soggiorno al piano di sotto e mi fece addossare alla parete sottostante la scala chiedendomi di restare li.
La sentii allontanarsi per alcuni minuti e poi tornare vicino a me. Le mie braccia vennero sollevate e mi accorsi che legava la corda che tratteneva i miei polsi in alto sulla ringhiera. mi accorsi che si abbassava davanti a me e sentii la sua bocca afferrare il mio cazzo tra le sue labbra… la sua lingua sulla mia cappella…
Le sue mani allargarono le mie natiche e qualcosa di duro spingere sul mio buco entrando dentro di me. Lo spinse a fondo fino a quando sussultai per la fitta che mi provocava. Non era qualcosa di grosso ma era qualcosa di molto rigido che mi accorsi lei appoggiava al suo seno mentre continuava a giocare con il mio cazzo nella sua bocca. Avvertivo che ad ogni spostamento del suo viso la cosa che mi aveva infilato si muoveva all’unisono, seguiva i suoi movimenti, veniva spinta dentro e si muovava dentro le mie viscere… Credo lei facesse apposta a muoversi amplificando i movimenti che quella cosa aveva dentro il mio culo…
Poi la sentii alzarsi e mi chiede di stringere le natiche per non farla uscire, mentre sentivo lo sfregamento di un fiammifero e l’inconfondibile odore di zolfo spandersi nell’aria…
Dopo alcuni istanti sentii gocce calde cadere sulla mia cappella facendomi sussultare per il bruciore… Mi resi conto che aeva acceso una candela e che la stava facendo colare sul mio cazzo provocandomi strane sensazioni di bruciore e piacere… La sentii allargare la mia fessura e sentii il bruciore improvviso quando le gocce bollenti vi si depositarono… Poi fu la volta dei miei capezzoli a ricevere il bacio bollente della cera…
Una volta che si fu solidificata le sue dita cominciarono a toglierla e la sua lingua leccava e bagnava le zone che erano state ricoperte, mentre una delle sue mani aveva ricominciato a muovere dentro di me l’oggetto che aveva utilizzato per sodomizzarmi…
Sentivo la sua lingua guizzare sui miei capezzoli, succhiarli, mordicchiarli… altrettanto sulla mia cappella… mentre io continuavo ad essere immobilizzato legato alla ringhiera della scala… poi la sua mano cominciò a masturbarmi fino a portarmi all’orgasmo… (quello che aveva usato per sodomizzarmi scopersi dopo che era un manganello da poliziotto che lei teneva su un mobile nell’anticamera del piano superiore…)

Come vedi e come hai immaginato sono una troia… Mi piace essere usato e godere ma mi piace avvertire che quello che subisco dona eccitazione e piacere a chi sta usando il mio corpo… Non conosco i miei limiti… credo di non averli ancora raggiunti come so di non essere un masochista che gode e raggiunge l’orgasmo solamente per il dolore che riceve, ma che il dolore che ricevo abbia la capacità, entro certi limiti, di amplificare il piacere che poi dono e ricevo…
Non so se quanto leggerai risponda alla tua domanda “come è successo” ma sicuramente ti aiuterà a comprendermi meglio…

La tua troia

Categories
Racconti Erotici

La Crociera by Senior 05

Entrammo nella loro cabina, Clara fece scegliere un preservativo a mia moglie tra i tanti e di diversi gusto che avevano. Franco disse che li compravano a vagonate su internet, ottenendo così dei forti sconti.
Eravamo abbigliati sempre allo stesso modo, loro solo con gli slip, Ester con babydoll, senza reggiseno e con un perizoma. Posizionammo una videocamera fissa, mentre Ester prese l’altra, accendemmo i faretti, indossammo le mascherine e iniziammo.
Franco abbracciò la moglie e la baciò. Le mani di entrambi si muovevano sul corpo del partner, poi lui la fece sedere distendere sul bordo del letto, sul fianco girata verso di lui e le infilò il cazzo semiduro in bocca.
Clara, al solito fu molto brava con la bocca e la lingua, dopo poco il cazzo era in piena erezione.
Franco allora la fece sedere sul letto, si inginocchiò e, dopo averle sfilato gli slip e fatto divaricare le gambe, iniziò a leccarla, ma fu una cosa molto veloce. A questo punto entrai in scena io con il fallo artificiale in mano e il cazzo duro in erezione, Clara lo afferrò, pose una mano sotto le mie palle, con l’altra mise il preservativo sulla cappella e iniziò a srotolarlo delicatamente, sembrava quasi che mi stesse masturbando. Appena ebbe finito si mise gattoni sul letto con le gambe divaricate, mi avvicinai le allargai le chiappe, cosparsi il buco del culo di lubrificante, poi vi infilai il fallo artificiale ben unto e iniziai a carezzarle i capezzoli.
Franco le si mise dietro, le infilò il cazzo nella fica e cominciò a chiavarla. Clara iniziò quasi subito a gemere dal piacere e chiese il cazzo in bocca, mi spostai, mi posizionai davanti a lei, glielo infilai in bocca e iniziai lentamente a chiavarla, Clara mi guardava felice e mi strizzò l’occhio per segnalarmi che tutto procedeva secondo i piani. Franco, come previsto venne presto e suo malgrado dovette sfilare il cazzo dalla fica della moglie e sborrare fuori, ripreso in primo piano dalla telecamera manovrata da Ester.

Vidi il leggero sorriso di Clara, le sfilai il cazzo dalla bocca, e mi posizionai dietro, al posto che era stato del marito, godendomi la meravigliosa vista del culo e della fica, poi, non visto, con un dito cominciai ad eccitarla, infine allargai delicatamente con una mano le grandi labbra della fica, che avevano iniziato a bagnarsi, vi posizionai la cappella, la penetrai completamente fino a sbattere con il ventre sul suo culo, posi le mani ai lati delle chiappe e iniziai a chiavarla. Clara gemeva dal piacere, questa volta veramente, il marito, paonazzo, era costretto a sentire i suoi gemiti e a vedere me che la chiavavo aumentando sempre più il ritmo dei colpi. Al culmine emise un grido che segnalava il raggiungimento dell’orgasmo.

“Esci !” urlò Franco, appena si accorse che la moglie aveva raggiunto l’orgasmo, ma nel momento che io venivo, perciò quando mi ritrassi avevo il preservativo pieno di sperma; insomma mi ero chiavato la moglie raggiungendo entrambi l’orgasmo.
Anche Ester era contrariata, lo si vedeva da come aveva sbatacchiata la videocamera sul letto.

Mi recai in bagno, tolsi il preservativo, lo svuotai nel cesso e mi lavai accuratamente. Feci tutto lentamente per prendere tempo per “ricaricarmi”, visto che da lì a poco avrei dovuto chiavare mia moglie.

Rientrai in camera, l’atmosfera era pesante così come l’avevo lasciata, Franco nervosamente faceva finta di controllare la videocamera per ostentare indifferenza, Ester si mordeva un angolo del labbro superiore, faceva sempre così quando era contrariata, Clara era rimasta nuda e non dava l’impressione di volersi rivestire (ossia rimettere lo slip!!), quasi volesse dilungare nel tempo la propria felicità.

Mi avvicinai a mia moglie e mi posi al suo fianco, le cinsi la vita con un braccio e poco alla volta la feci girare verso di me. Le posi una mano sulla guancia e dolcemente la baciai. Subì il bacio passivamente, poi lentamente avvertii la sua bocca aprirsi sempre più, la sua lingua iniziò ad intrecciarsi con la mia sempre più velocemente ed entrambi cercavamo di succhiare i liquidi dell’altro, sentii un fremito che l’attraversava, il mio cazzo che iniziava ad indurirsi e vidi Clara che riprendeva tutto e mi faceva l’occhiolino.

La sollevai in braccio e la distesi sul letto, le sollevai un lembo del babydoll fino a scoprirle il magnifico seno, vi affondai la bocca leccandola e succhiando, ma molto leggermente, i capezzoli iniziavano ad indurirsi. Le poggiai il cazzo tra le tette, lei le strinse fino a farlo sparire e cominciai a chiavarla sul petto. Ogni tanto lei avvicinava la testa ed io spingevo il cazzo fino alla bocca. Dopo un po’ mi misi sottosopra, lei afferrò il cazzo e lo infilò in bocca iniziando un meraviglioso pompino, io spostai il perizoma ed iniziai a leccarle la fica muovendo la lingua fino al buco del culo , bagnandola con la mia saliva; quando la sentii abbastanza bagnata le infilai il dito medio in culo e la lingua nella fica per leccarla il più profondamente possibile. Avvertivo i suoi brividi di piacere così come lei avvertiva i miei, quando capii che era pronta mi distolsi e feci un cenno a Franco; questi si avvicinò e mia moglie gli mise il preservativo, dopodiché si posizionò gattoni pronta a farsi riempire dappertutto.
Franco le infilò, con poca grazia, il fallo in culo e iniziò a massaggiarle i seni. Mi posizionai dietro di lei, le allargai le grandi labbra, posizionai la cappella in un mare di umori, la penetrai e iniziai a chiavarla. Franco si mise davanti, le infilò il cazzo in bocca e cominciò a chiavarla sperando che anch’io venissi prima di mia moglie.
Speranza vana, visto i preliminari che avevo volutamente prolungato. Ester mugolava di piacere, col culo pieno del fallo artificiale e con il cazzo di Franco in bocca e quello mio in fica, fino a quando raggiunse l’orgasmo emettendo un grido di piacere e con disappunto di Franco che dovette sfilarle il cazzo dalla bocca. Io continuai in bellezza a chiavarla e dopo un minuto, che sembrò un’eternità agli altri, ma non a me, sentii il liquido seminale che attraversava il mio cazzo che, con sussulti inondava e riempiva la vagina di Ester. Le sfilai il fallo dal culo e continuai a starle dentro per un po’, infine le sfilai il cazzo tamponando con un fazzolettino l’uscita dello sperma.

Si sentì applaudire, era Clara.

“Franco hai visto con quanta delicatezza si chiava la moglie, disse rivolta al marito, con che garbo la tratta! Quando imparerai anche tu?”

Mai, pensai, e intanto adesso devo vedere come fare per chiavarmi la moglie senza testimoni!!
Dopo aver rimesso a posto le “attrezzature” ed aver sistemato i filmati, ognuno cancellando dalla propria videocamera il filmato dell’altro, augurando la buona notte ce ne tornammo nella nostra cabina, lasciando una raggiante Clara e un rancoroso Franco a ripensare agli avvenimenti appena conclusi.

Quella notte non rifacemmo l’amore, io già ero abbastanza svuotato e mia moglie, dopo l’appagamento per l’orgasmo, era tornata cupa e turbata ripensando alla chiavata che mi ero fatto con Clara.