La signora Tarallo
Alessio Tarallo era un mio compaesano e collega universitario. Un personaggio noioso che alternava momenti di simpatico cameratismo a tratti di stronzaggine imperdonabile. Il nome è inventato, ma la storia è vera: mi sono fatto sua madre.
Conoscevo la signora Teresa Tarallo da tempo, abitava vicino casa mia. Le nostre famiglie si frequentavano. Era una donna di circa 50 anni, il marito era un ingegnere, ma lei era una persona semplice. Aveva due figli, Alessio appunto e Serena di poco più grande e che era veramente una gran bella ragazza e mi piaceva molto. Eppure intorno ai 18 anni avevo dedicato più seghe ai culoni di mia zia e della signora Teresa che al dolce mandolino di Serena. Questione di gusti.
Quando Alessio sostituì nell’appartamento di Catania uno dei colleghi anziani che si erano laureati, anche sua madre cominciò a frequentarci. Veniva spesso per fare acquisti e in quelle occasioni portava succulenti pranzetti e, poveretta, dava una sostanziosa mano alle pulizie di casa. Qualche volta si portava pure Serena e io e i miei colleghi facevamo tutti i cascamorti con quel tocco di figa. In quel periodo avevo già avuto una fidanzata ma almeno una volta al mese mi sbattevo Amina, la vecchia puttana tunisina che avevo conosciuto al primo anno di università. Ero molto circospetto, la vacca però non era scema e faceva finta di non conoscermi se la incontravo per strada. In realtà ero alla ricerca d’altro: la vecchia fumava troppo e mi mancava la possibilità di appagare certi desideri: baciare una fica, leccare un culo, infilarci la lingua, fare sesso anale. Anche per questo mi ero fidanzato con una brava ragazza, purtroppo magretta e con seni minuti. Il desiderio di fottere mia zia non mi abbandonava.
Una sera di un freddo gennaio, la signora Tarallo e sua figlia vennero in città per i saldi. Alessio, che era il coglionaccio della compagnia, aveva una stanza tutta per sé e poteva quindi ospitare madre e sorella. Io, mio cugino e il terzo collega, Leandro, dormivamo insieme in un’altra stanza. Durante la notte i miei due coinquillini commentavano le cosce di Serena e si autoeccitavano parlando del suo rotondo culetto. Io invece immaginavo l’afrore delle natiche della signora, sognando mi vedevo a spingere il glande in un ano grinzoso e avviluppante. L’indomani ebbi lezione tutto il giorno, e quando tornai la sera mi sentivo stanco. Con sorpresa trovai solo la signora: i ragazzi erano appena usciti per una pizza e mi avevano anche lasciato detto dove avrei potuto raggiungerli. Un po’perché ero affaticato un po’ per la presenza della signora, decisi di restare a casa. Lei non sembrava dispiaciuta. Non ricordo perfettamente la sequenza degli avvenimenti, ma pressappoco andò così. Mentre cenavamo mi chiese cosa pensassi di suo figlio. Risposi che era un amico. Poi piano piano si aprì e mi disse che era preoccupata, che aveva trovato dei giornali hard…Alessio, come tutti noi, era un consumatore di porno, ma per non tradirmi feci la faccia stupita. Lei continuò, dicendo che era molto sconcertata e a questo punto sbottai e le dissi che era normale, che li leggevamo tutti i pornazzi. Lei scosse la testa e due minuti dopo mi mostrava i giornali nascosti del figlio. La maggioranza delle riviste contenevano immagini di trans e travestiti che succhiavano cazzi e la prendevano in culo. In particolare buona parte dei servizi era rivolta a un trans brasiliano con grandi seni, labbra rifatte e un culo modello aspirapolvere. “Gli piacciono queste cose a mio figlio?”. Non so che mi prese, ma le dissi la verità. Probabilmente lo eccitavano i corpi un poco bizzarri o esagerati ma ognuno aveva i suoi desideri nascosti. La invitai a venire nella stanza mia, aprì l’armadio di Leandro e tirai fuori la goffa bambola gonfiabile che l’amico usava spesso. La signora era a metà tra l’inorridito e l’ipnotizzato. Comprese immediatamente a cosa servisse. Sembrava una adolescente alle prime armi. Nervoso, ridacchiai. Inventai che Leandro non era geloso e Alessio si era sfogato più volte nei fori di plastica. Lei guardava e ascoltava. Le feci vedere tutte le dotazioni, la bocca, il sesso, l’ano. Le presi la mano e la invitai a infilare un dito nella fessura. La signora non reagì e mentre saggiava le dimensioni del pertugio, mi chiese “Anche tu l’hai fatto?”. La guardai nella penombra e le dissi. “Sì anche io ci ho infilato il cazzo…” Lei ritirò indietro il dito, forse colpita dalla parolaccia. “il pene…” mi corressi. Era rimasta ferma, assorta e io mi sentivo strano, eccitato dalla sua presenza. Inghiotii della saliva e poi aggiunsi: “Lo vuole vedere?”. I suoi occhi brillavano nel buio, non si mosse. Mi slacciai i jeans e tirai fuori la minchia bella dura. Lei guardò come se guardasse un documentario alla tv. Appoggiai la figa della bambola sul glande e insaccai. “E’ quasi come una femmina”, dissi. Poi, senza preavviso, le poggiai le mani sui seni. Lei abbassò lo sgardo perplessa. “Le femmine sono meglio, però” . L’immagine successiva che ricordo è sul lettino con me sopra di lei, la baciavo, la impastrucciavo, le alzavo la gonna, le odoravo le ascelle e le cosce. Le calai le mutande e mi trovai davanti la fica, il pube peloso. le diedi un bacio lungo eccitato. Sentii la fregna che le inumidiva la vagina. Si schiuse come un fiore La signora aveva veramente belle gambe, un bianco culo pieno e sodo, seni grossi, anche se non eccessivi come quelli di mia zia o di Amina. Con mio stupore si lasciò leccare e infilare un dito in culo e quando gliene piazzai due non si lamentò. Facemmo sesso per quasi una oretta, baciandoci teneramente. Dopo essere venuto, provai a sodomizzarla ma senza la necessaria tensione non mi riuscì. Amorevolmente me lo prese in bocca e ciucciò, fino a farmi imbizzarrire. Le leccai l’ano con brama e intanto le spalmavo sul meato il sughetto che la figa aveva prodotto; a questo punto, quando ritentai, la penetrazione riuscì. Ero in estasi e lei stessa assecondava le mie spinte spingendo il culo indietro ritmicamente. Dopo averla debitamente fiondata in culo, sborrai ancora dentro lei. Ero soddisfatto. Lei mi diede un ultimo bacio e poi si ritirò in camera. Dopo un poco i ragazzi tornarono. Ridevano. Mio cugino mi chiese perché non li avessi raggiunti. Gli dissi la verità: “Mi sono fatto la signora”. Dovetti raccontare due volte tutto. Mio cugino mi ascoltava, ridendo eccitato e perplesso. Feci promettere a lui e Leandro di non tradirmi. “Non la porto qui mia mamma con un porco come te…” disse Leandro. Ridemmo “E mia madre?” chiese mio cugino. Provai a scherzare. “la zia? fammici pensare”. Leandro scosse la testa
“Lascia stare. Se la fotterebbe, se la fotterebbe…, per fortuna che non sono tutte troie c*** la signora Tarallo”. Mio cugino andò a coricarsi e credo che quella volte mi avesse letto nei pensieri. Ho fatto sesso con Teresa Tarallo altre volte (non molte per la verità), il suo culo caldo e disponibile mi ha insegnato come muovermi quando sono nel retto di una donna, il resto l’ho imparato qualche anno dopo impalando il sederone di mia zia.
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Questa storia è tutta vera, fin nei minimi particolari. Penso possa essere istruttivo vedere, che quando una donna vuole…. Ero imbarcato a bordo di una nave, di cui non voglio dirvi ne il nome, ne il tipo, ne la bandiera in un mare lontanissimo, aspettavo che il tempo passasse in fretta per poter sbarcare dopo molti mesi di navigazione e rientrare in Italia. Una vita monotona, sempre uguale, con nessuno o quasi passatempo. Non esistevano PC, telefonini, face book, video games. Le notizie dall’Italia erano rare, ricevute attraverso una gracchiante radio. Il periodo d’imbarco era veramente lungo. L’armatore, per rendere un po’ meno dura la vita, permetteva di imbarcare la moglie per un breve periodo. Naturalmente non tutte potevano venire, per il costo dell’aereo, la lunghezza del viaggio, gli impegni. Così era ben raro vederne una fra di noi un giorno si sparse la voce che sarebbe arrivata la moglie del collega P. Confesso che tutti fossimo curiosi di vedere una donna a bordo, ognuno se la immaginava e desiderava come volevano i propri desideri. Un pomeriggio di un caldissimo giorno, mentre ero in banchina vicino allo scalandrone, vidi una figurina che si avvicinava alla nave. Capii subito di chi si trattasse. Arrancava traballando sui tacchi, non adatti a un porto del terzo mondo, trascinava una grande valigia e già da lontano si capiva che era inferocita. – Buon giorno Signora – Buon giorno, sono la moglie di P. – ah, lo immaginavo, ha fatto buon viaggio? Mi rovesciò addosso un fiume di parole: aereo in ritardo, una notte passata in una spelonca in attesa che la nave arrivasse, una lite con un tipo… Mentre parlava come una mitragliatrice, la osservavo attentamente. Alta, ben fatta, bellissime gambe, bionda chiaro naturale, un volto particolare, con una espressione ben vissuta, età sotto la trentina. Le chiesi se avesse portato dei giornali dall’Italia. Mi rispose sgarbatamente e pensai, – Ma guarda questa gran bella fica, ma che tipino. Il mozzo l’aiutò a salire la scale e ne prese il bagaglio. Alcuni giorni dopo, ambientata a bordo, potemmo tutti conoscerla. Non molto simpatica, un po’ formale, sembrava che il marito non la interessasse molto. La mia cabina era vicino a quella del collega, attraverso la sottile paratia sentivo raramente le loro voci. Una notte, finito il mio turno di guardia, rientrando percepii dei rumori inconfondibili anche se soffocati. Stavano scopando. Mi elettrizzai immediatamente, immaginavo di vedere tutto, non potei di far a meno di iniziare a masturbarmi. Aspettai che venissero per poter anch’io sborrare, anche se poi rimasi triste e solo.
Al pomeriggio, libero dal servizio, passavo qualche ora in coperta a prender il sole e a leggere. Un giorno vidi Francesca che armeggiava con una sdraio, bikini veramente ridotto, che metteva in mostra un bel paio di tette e un culo parlante. La aiutai e si mise vicino a me. Così quasi tutti i giorni. Dal lei formale passammo al tu e iniziammo a raccontare le proprie esperienze i gusti. All’ora di pranzo e cena diventavamo, sotto gli occhi di tutti di nuovo formali. La nave era molto vecchia, le cabine avevano bagno e docce esterne in comune. La incontrai diverse volte che entrava od usciva. La mia cabina aveva una seconda porta che dava all’interno del locale docce. Nessuno poteva vedere dal corridoio esterno, così un giorno le feci segno di entrare. Entrò. Subito ci baciammo per un tempo che non so definire, ma sicuramente breve. Il mio povero cazzo dopo tanta astinenza mi arrivava in gola. Da allora non perdemmo un minuto. Dalla sua cabina mi segnalava della sua presenza, andava in bagno ed io aprivo la porta. Davanti alla porta l’equipaggio passava, si sentivano i passi, forse anche suo marito stava passando. All’ora di pranzo, spudoratamente cominciammo a fare il piedino. A bordo si annoiava, leggeva qualche libro, vedeva qualche film… Vedi ho una faccia da troia, che piace agli uomini. Era vero. L’aria di mare mi fa venire la voglia di scopare. Era da vedere. Una mattina, verso le 10.30, in piena attività della nave in navigazione entrò per l’ennesima volta. Baci profondi, mani sui fianchi. La faccio scivolare sulla piccola mia cuccetta, sfila i leggeri pantaloni e rimane con un minuscolo slip azzurro. Tolgo questo ultimo ostacolo e nella luce del mattino ho la visione della sua superba fica.
Pelo folto, lucido, fatta benissimo, le passo la mano dietro la schiena e con l’altra inizio a sondarla con un esperto ditalino. I rumori che vengono dall’esterno non aiutano. Mi inginocchio e inizio a leccarla e mangiarla come assatanato. Un sapore buonissimo la penetravo con la lingua, ,lei mi spingeva la testa fra le cosce. A un tratto mi allontanò e severa e un po’ seccata disse: – Non si lecca così una donna!!-
Avevo esagerato sbranandola, ma subito mi perdonò. Mi aprì i calzoni della divisa e mi deliziò con un pompino purtroppo frettoloso. Lei non era venuta, io sborrai abbondantemente, ma purtroppo ne in bocca ne in faccia. La paura di essere scoperti era terribile. Non avevamo una vera occasione. Inoltre si avvicinava il giorno della sua partenza. Una mattina all’alba il mare cominciò ad alzarsi fino a burrasca. La vecchia nave governava con difficoltà. Il motore sembrava non farcela più. Il mare incrociato sbatteva la nave come un vero fuscello. In un momento di confusione Francesca entrò in cabina e mi aspettò. Quando la vidi, la spinsi per terra, lei capì e così la presi alla pecorina. Mare, tensione, ansia, non godemmo per niente. La potei fare solamente mia e riempile la fica di sborra. Due giorni dopo partì. Ci ritrovammo in Italia e diventammo finalmente amanti per due meravigliosi anni. Ma questa un’altra storia, di terra questa volta…
La mia prima studentessa
Racconto trovato in rete su xhamster.
Ero stato assunto da pochi mesi come professore di storia e filosofia presso un istituto scientifico del nord-ovest Italia. La mia prima volta in un scuola superiore dopo gli anni del liceo, ne era passato di tempo e sapevo che tutto o quasi sarebbe cambiato.
Trovarsi dall’altra parte della barricata era ed è una sensazione particolarmente piacevole, il professore è sempre il professore ed avere il coltello dalla parte del manico ha sempre i suoi vantaggi.
Avevo due classi del I anno e due del IV anno, a livello didattico la mia quasi nulla esperienza mi portava a essere sempre poco preciso nelle lezioni e alto di voti nelle interrogazioni, ma a livello professionale non avevo per nulla intenzione di essere un novellino, volevo farmi rispettare e cercare di essere il più imparziale possibile. Dopo il I quadrimestre ero già entrato in sintonia con i mie allievi, sopratutto le classi più grandi mi davano tante soddisfazioni, anche perché interagendo con ragazzi più grandi il livello delle lezioni saliva e alla fine riuscivano sempre a venir fuori spunti interessanti. Si era creato un bel rapporto anche fuori dal consueto orario scolastico, con i ragazzi settimanalmente organizzavamo delle partite di calcetto, per le ragazze il discorso cambiava visto che erano molto più impegnate a chattare su Facebook e a scoprire se avessi o meno una moglie o fidanzata. In realtà ero fidanzato da tempo, ma lei viveva al Sud nel mio paese e non aveva voglia di seguirmi, nella IV vi erano le ragazze più belle ed eccitanti dell’istituto, avrei voluto avere qualche anno di meno per poterle corteggiare e sperare di poterci fare tante cose. Loro d’altronde erano molto spigliate e aperte in tutti i sensi, in classe i commenti su alcune compagne non si facevano attendere, ogni lunedì la lista di chi si erano fatti era sempre aggiornata, Giulia, Laura e Cristina erano le più emancipate, in poche parole erano le tre troie della classe, avevano scopato con tutti i ragazzi del quinto e a quanto pare anche con qualche professore. La mia preferita era sicuramente Giulia, una delle più intelligenti della classe, un tipino molto trasgressivo, con una vena punk che mi faceva salire il sangue al cervello e non solo, inoltre aveva un gran fisico, bionda, occhi verdi, labbra carnose con due piccoli piercing sotto il labbro inferiore, una terza abbondante di seno ed un culo a mandolino che credevo mi parlasse. Credo che avesse intuito che mi piaceva, perché faceva di tutto per attirare la mia attenzione, tra pose provocanti e sguardi ambigui, nell’ultima settimana di maggio avevo deciso di sostenere all’interno dell istituto delle lezioni private a chi era in difficoltà nelle mie materie per aiutarlo a raggiungere la sufficienza. La mia ultima lezione pomeridiana era quasi finita quando in aula si presenta Giulia, in un primo momento la sua presenza mi era sfuggita poi dopo il suo energico saluto le chiese il motivo della sua presenza visto che lei andava già bene, mi rispose se poteva rubarmi un po’ del mio tempo perché non aveva capito l’ultima lezione e il giorno dopo avrebbe voluto venire volontaria per l’interrogazione. Saluto gli ultimi studenti che con sorrisi maliziosi ricambiano mentre noi ci sediamo uno di fronte all’altro, inizio a spiegargli il primo capitolo quando mi stoppa mettendomi una mano sulla gamba.
“Sai prof io sono venuta qui per un altro motivo, non ho avuto mai un prof così giovane e da quando l’ho vista il primo giorno ho voglia di saltarle addosso.”
“Giulia smettila con queste fesserie e mettiti a studiare che io sono il tuo professore e lo sai quale è il nostro limite.”
Risposi confuso con il cazzo che ormai non stava più nei pantaloni.
“Si prof lo posso capire ma sento che anche lei ha voglia di me e nonostante la mia età so già come far perdere la testa ad un uomo, poi questi sono gli ultimi giorni e non ci vedremo più.”
Ormai ero partito, ingrifato al massimo cercavo di frenare le mie pulsioni.
“No Giulia non posso rovinarmi la carriera già prima di iniziarla.”
Non smisi di parlare che si avventò su di me abbracciandomi dandomi un lungo e appassionato bacio, sapeva baciare benissimo la zoccoletta mentre con la mano palpava il pacco ormai enorme, ad un tratto si stacca dicendomi.
“Prof io vado in bagno.”
Facendomi un occhiolino da gran troia, avevo oramai perso le mie inibizioni, sapevo che sbagliavo ma quella fica ormai era l’unica cosa che mi interessava avere, mi precipito nel bagno chiudo la porta, la trovo appoggiata al lavandino mentre si morde il labbro inferiore con fare da troia.
“Bhe allora che ci fai là vieni qui e succhiami il cazzo è il tuo professore che te lo ha ordina.”
Glielo dissi senza alcun pudore, non finisco di parlare che è già sotto con il mio cazzo tutto in bocca, inizia piano piano, prima con delle leccate intorno alla cappella mentre con la mano mi massaggia le palle su e giù, poi sempre più forte sputandomi sul cazzo per inumidirla.
“Allora ti piace succhiarlo al tuo professore?”
“Lo vedi quanto lo hai fatto diventare grosso?”
Cercava di prendere fiato ma con la mano le tenevo la testa, non la mollavo, ero infoiato e volevo soffocarla, ogni tanto la insultavo.
“Lo sai che spompini da Dio?”
“Dove hai imparato ad essere così troia?”
“Hanno ragione i tuoi amici a trattarti da puttana perché è quello che sei, se me lo avessi detto prima ti avrei già fottuta di brutto.”
Dopo avermelo succhiato per bene la girai, la spinsi verso di me gli sbottonai i pantaloni scendendoglieli fino al ginocchio, scoprì che la cagna era senza mutandine con la fica lucida e depilata ormai completamente fradicia.
“Prof voglio il tuo cazzo dentro di me, mettimelo tutto non ce la faccio più.”
Mi supplicò urlando di piacere.
“Ora ti impalo per bene ma tu devi stare zitta altrimenti ci scoprono e poi divento cattivo, hai capito brutta troia?”
Lo infilai senza fare la minima attenzione, entrava con una facilità incredibile, a 18 anni aveva una fica matura e pompava alla grande, intanto alzandogli la maglietta mi accorsi che non aveva neanche il reggiseno, era venuta a scuola solamente per farsi scopare, avevamo raggiunto un bel ritmo, la pecora era il suo mestiere, con le sue mani appoggiate alla porta del cesso cercava di prendere l’iniziativa ma la posizione non l’aiutava ed io le davo dei colpi forti, sempre più forti mentre con una mano le stringevo il capezzolo.
Ormai ero al limite, la troia mi aveva agonizzato e il mio cazzo cercava gloria, la finisco di impalare mentre lei ormai vicina al orgasmo inizia a sgrillettarsi.
“Mia allieva inginocchiati e prendilo di nuovo in bocca che non hai finito di lucidarmi la mazza.”
“Si prof, ora te lo succhi per bene hai una grande mazza e voglio godere ancora.”
Comincia a succhiare avanti e indietro con vigore, non capivo più niente.
“Ahh, si si succhia succhia, vengo, sborro.”
Una succhiata poi un’altra e via una spruzzata violenta che va a finire sui capelli poi sugli occhi e la bocca, me lo succhia ancora passandosi il cazzo sulla faccia e sulle tette mentre con il dito cerca i flotti di sborra fluida sul viso per poterseli mettere in bocca e assaggiare il mio seme.
Io ero ormai esausto, una scopata veloce ma intensa, mentre lei con tutta tranquillità si alza, si rimette i pantaloni e mi dice.
“Grande prof sei bravo ma possiamo fare di meglio, la aspetto giù in cortile per fumarci una sigaretta.”
Hai capito la troia era rimasta contenta ma non del tutto appagata voleva ancora il mio cazzo, infatti nonostante l’anno scolastico sia finito ed io trasferito in un’altra scuola grazie a Facebook ci teniamo sempre in contatto e ogni tanto vado a trovarla e da quanto mi dice sto migliorando di volta in volta.
W la Svizzera
Questa è una storia realmente accaduta che mi è successa un po’ di anni fa e siccome è la prima volta che scrivo, chiedo scusa per eventuali errori.
Luglio 1990, in Italia ci sono i mondiali di calcio, l’Argentina batte gli Azzurri in semifinale e tutti sono incazzati neri, mentre io sono al settimo cielo perché ho (s)battuto la Svizzera ed è come se avessi vinto la Coppa del Mondo. Ma cominciamo dall’inizio: io e sei miei amici eravamo un gruppetto di ragazzi ventenni che non sfregavano una figa neanche a pagare e quindi dopo che ogni volta facevamo ritorno dai locali notturni, ognuno a casa propria si sfogava con la mano a suon di seghe ripensando alle ragazze viste in discoteca. Finché un giorno dell’estate del 1989 Giorgio, il bello del gruppo, si intorta una ragazza svizzera, Christine, un gnoccone da paura, bionda non molto alta, ma con due tette ed un culo da paura. Noi del gruppo eravamo contenti per lui, ma anche un po’ invidiosi per la fortuna che aveva avuto nel scoparsi quel gran pezzo di fica. Dopo una settimana Christine se ne torna a Ginevra in Svizzera e Giorgio riprende a girare con noi. Passa l’estate, poi l’autunno e l’inverno ed un giorno verso la primavera inoltrata Giorgio ci dice che ha sentito per telefono Christine e gli avrebbe detto che sarebbe tornata in estate con un’amica. Arriva finalmente giugno e verso la fine del mese ecco arrivare Christine con la sua amica, Nathalie. Quando ce la presenta rimaniamo tutti a bocca aperta: se Christine era una gran figa, Nathalie lo era ancora di più, una via di mezzo tra Cindy Crawford e Claudia Schiffer (le top model in voga a quel tempo). Bionda, altezza 1,70, occhi azzurri, una terza di seno ed un culetto da favola, un modo di fare gentile, ma al tempo stesso indifferente, come per dire: “so di essere una gran figa, ma sono qui solo per far compagnia alla mia amica, non cerco avventure quindi non rompetemi le palle”. Alla sua vista ho avuto come un colpo al cuore ed uno alla patta dei pantaloni che mi sembrava di impazzire. Poi tornato in me, la mia mente ha cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto provarci, ma che non avrei avuto nessuna possibilità con quel figone e quindi piuttosto di fare una figura di merda era meglio farneticare con la mente. Cominciamo tutti quanti a uscire con le ragazze, di giorno al mare e la sera per i locali della riviera. Mentre Giorgio si scopazzava Christine, gli altri miei amici, a turno, provano ad avvicinarsi ad Nathalie, ma questa manteneva sempre un atteggiamento un po’ distaccato. Alla fine ero rimasto l’unico che se ne stava buono, tanto sapevo che se non c’erano riusciti gli altri figurati io. A me bastava, quando non dovevo lavorare, stare in sua compagnia, scarrozzarla ovunque lei volesse mente Giorgio si scopava la sua amica e poterla ammirare al mare con quel suo bikini striminzito in modo di ammazzarmi di seghe appena tornavo a casa. Ogni volta che mi guardava negli occhi avevo un rigonfiamento nei boxer e mi sforzavo di stare calmo,di girarmi da un’altra parte e fare finta di niente, mentre invece le sarei saltato addosso e l’avrei violentata davanti a tutti. C’erano delle volte che mi guardava e si atteggiava che non riuscivo a capire se volesse sfidarmi oppure era la mia mente offus**ta da tanta bellezza a fantasticare. Arriviamo all’ultimo giorno, l’indomani mattina sarebbero ripartite. Nel primo pomeriggio vado al mare per poter ammirare quel dolce corpo per l’ultima volta. Prendiamo il sole, facciamo diversi bagni, chiacchieriamo e soprattutto non mancava occasione per poterla ammirare. Verso il tardo pomeriggio decido di andarmene, saluto Christine e Nathalie, augurando loro buon ritorno a casa sperando che si siano divertite. Mentre sono a casa, dopo aver fatto una doccia, suona il telefono:
“Ciao Massimo, sono Giorgio.”
“Ciao Giorgio, che hai fatto?”
“Sai, le ragazze hanno chiesto se le portiamo fuori a cena stasera. Domattina partono e stasera si vogliono divertire.”
“A parte il fatto che devo fare il turno di notte al lavoro, ma che cazzo ci vengo a fare? A tenere a bada l’amica mentre tu ti trombi Christine?” gli rispondo un po’ seccato, perché non avevo voglia di stare ancora con il cazzo duro tutta la sera per poi tornare a casa e finire il lavoro con la solita mano.
“Ma Nathalie ha chiesto espressamente di te” ribatte lui.
“Co.. come ha chiesto di me?” balbetto io.
“Si, mi hanno chiesto un’uscita a quattro: io, Christine, Nathalie e te. Dai chiama al lavoro e chiedi di stare a casa stasera”
“Ok, chiamo subito e ti faccio sapere.”
Chiamai subito al lavoro con il cuore in gola e quando il mio capo mi disse che non c’era problema, lo ringraziai dicendogli che mi sarei sdebitato.
Richiamo subito Giorgio e mi dà appuntamento a casa sua per le 19:30.
Al solo pensiero di stare con lei mi si rizzava subito, così decido di vestirmi comodo bermuda larghi e camicia bianca fuori. Esco a vado a prendere Giorgio e con la mia macchina andiamo a prendere le ragazze all’albergo. Appena escono dall’atrio dell’hotel guardo Giorgio ed esclamo: ” Che pezzo di fighe che sono….”.
Tutte e due si erano messe un vestitino aderente fino a mezza coscia che risaltava le loro curve, con ampia scollatura davanti e tacchi a spillo, stì capelli lunghi biondi e due tette che sembravano avere due chiodi al posto dei capezzoli. Sembravano due zoccole e noi due i protettori che le portavano al lavoro. Salgono in macchina ed il mio sguardo non può che dirigersi in mezzo alle loro cosce e notare le loro mutandine di pizzo bianche. Rosso come un peperone le saluto e ci dirigiamo al ristorante. Mangiamo dell’ottimo pesce e ci scoliamo due bocce di Greco di Tufo. Avevo bisogno di alcool per lasciarmi andare da tanta bellezza. Finito di mangiare, decidiamo di andare sul porto canale dove c’è un baretto a berci una birretta: è un posto dove mezza città si riversa, quando ci sono serate molto calde, per prendersi un po’ di brezza marina. Però quella sera c’era un gran bordello di persone, così decidiamo di andare un poco più avanti dove c’era un circolo velico. Il custode fa un po’ storie ma le due ragazze con aria civettuola lo convincono a darci da bere. Si era fatta quasi mezzanotte e faceva ancora caldo e così decidiamo di andare in spiaggia a prendere più aria. Andiamo verso la macchina e Nathalie mi chiede se poteva guidare lei. Acconsento dicendole che le avrei fatto da navigatore. Mentre andavamo, ho notato che intanto Christine si era riversata sul pacco di Giorgio e glielo stava tirando fuori. A quella vista mi è diventato subito duro. Arrivati in fondo al litorale, Nathalie parcheggia l’auto e dice: “Voglio andare a vedere il mare” e così se ne esce lasciandomi solo con quei due che dietro erano ormai pronti per scopare. La raggiungo subito dopo e con naturalezza le prendo la mano dato che faceva fatica a camminare nella sabbia con quei trampoli e la sostengo mentre se li toglieva. Mentre andavamo verso la riva notammo un centinaio di metri più in là un falò con un gruppetto di persone intorno che suonavano la chitarra e probabilmente si facevano delle canne. La luna piena all’orizzonte si stava alzando lentamente e la sua luce, dà fioca diventava sempre più splendente e si rifletteva sul mare.
“Facciamo un bagno?” mi chiede cominciando a togliersi quel poco che la copriva rimanendo nuda come mamma l’aveva fatta.
“Va bene” gli rispondo mentre mi spoglio anch’io. Avevo il cazzo in tiro, ma non m’importava niente anzi speravo che lei lo notasse. Entriamo in acqua e ci tuffiamo, l’acqua era calda e quindi mi rimase duro. Mi avvicino a lei ed esclamo: ” Nathalie sei stupenda…”.
Lei avvicina la sua labbra alle mie e mi bacia appassionatamente. La stringo a me, volevo farle sentire il mio cazzo che sembrava scoppiare. Comincio a toccare quel corpo tanto desiderato, finalmente: tette, chiappe e la sua bellissima figa. Con la mano prende il mio arnese e comincia a muoverlo delicatamente. Mi stacco dalle sue labbra e scendo fino alle sue tette che nel frattempo erano diventate sode, volevo baciarle, leccarle, succhiarle perfino dare dei piccoli morsettini a quei capezzoli tanto erano diventati rigidi.
Torniamo a riva, la faccio girare verso la luce della luna, mi metto in ginocchio, le allargo un poco le gambe ed inizio a leccarle la figa. La volevo guardare negli occhi mentre la leccavo; il sapore salato del mare piano piano lasciava il posto a quello dei suoi umori. Era uno splendore vedere come si lasciava leccare, come pian pianino il suo corpo ed i suoi capezzoli sì irrigidivano. “Oh mon Dieu, oh mon Dieu…. ne arretez pas, oui, ouiii….”. Quando godeva parlava in francese.
A quel punto aumento la velocità, le infilo la lingua e un dito dentro la sua figa ormai fradicia, la sento fremere sempre di più fino a quando mi viene in faccia. Continuo a leccarla come un forsennato, non voglio perdermi neanche una goccia del suo piacere. Poi mi alzo e la bacio per farle sentire il suo sapore.
Raccogliamo i vestiti per terra, mi prende per l’uccello come se fosse un guinzaglio e senza mollarlo ci spostiamo più su verso la duna. Ora la luna si è alzata completamente e camminare con quel bel culo nudo illuminato davanti a me, me lo fece diventare duro come l’acciaio. Arrivati alla duna mi fa stendere sulla sabbia, si mette a carpioni e comincia a farmi un pompino. Sentivo i suoi capelli accarezzare la mia pelle e la sua bocca muoversi su e giù sul mio arnese. Dopo dieci giorni di attesa non potevo sperare di res****re a lungo; difatti sentivo che stavo per venire, le si accorse e cominciò a muoversi velocemente fino in fondo quasi volesse a staccarmelo. ” Nathalie, sto per venire….”.
“Viens en ma bouche, viens, viens…” di nuovo in francese, mi faceva impazzire e così la riempii di sborra. Ingoiò e mi leccò tutto facendo attenzione a non perdere neanche una goccia del mio sperma. Me lo ripulì tutto per bene facendolo tornare ancora più duro,
“Ti desidero Nathalie, è dal primo giorno che ti ho incontrata che ho voglia di te, di entrarti dentro e sentirti mia” le dissi.
Si mette a cavalcioni appoggiandosi con le mani all’indietro, si avvicina alla mia faccia con la figa come per farmela vedere da vicino, gliela insalivo anche se non ce n’era bisogno poi ritorna un po’ indietro, con le sue dolci manine apre le grandi labbra della sua figa e se lo infila dentro senza fatica tanto era bagnata. Comincia a muoversi delicatamente come per gustarsi ogni pompata e a gemere come una cagna: ” Oui… oui… continue… plus fort, plus fort… je viens…aaah… je viens…”. La giro, lei sotto ed io sopra, la penetro lentamente aumentando la velocità dei colpi. Con le mani mi prende i fianchi, nella foga mi infila le unghie nella mia carne, sono talmente infoiato che non sento dolore (anche se il giorno dopo mi accorgo di avere il corpo tutto graffiato). La scopo violentemente facendola venire diverse volte. Ormai non capisco più niente, la metto a pecorina e riprendo a chiavarla, la tiro su verso di me, le prendo le tette e continuo a chiavarla fino a quando la sento tutta tremante mugolare:
” Oui, viens, viens avec moi…” di nuovo in francese. Le sborro copiosamente dentro la figa mentre lei si contorceva e urlava dal piacere.
Tiro fuori l’uccello e comincio a leccarle la figa con il mio sperma, poi la giro e le infilo la mia lingua nella sua bocca: volevo che assaggiasse il mio sperma infarcito del suo odore. Mi bacia appassionatamente con le lacrime agli occhi.
Mi stendo di fianco a lei spompato, la sua mano mi accarezza e piano piano scende giù. Al contatto con la mani, comincia a rigonfiarsi.
” Fumiamo una sigaretta? Mi chiede
“Volentieri”
Le accendo la sigaretta, poi accendo la mia.
“Sono venuta in Italia solo per accompagnare una mia amica e godermi un po’ di mare. A Ginevra sto con un ragazzo da quattro anni. Conoscendo la vostra fama di latin lover, ho cercato di tenere un comportamento un po’ distaccato proprio per evitare fraintendimenti”. Sembrava che volesse scusarsi.
“Beh, devo dire… che c’eri quasi riuscita” mormorai sorridendo.
“Solo che a forza di sentire quella vacca di Christine raccontare tutte le notti le gesta amatoriali di Giorgio, mi ha fatto venire una voglia pazzesca”
“E perché hai scelto me?” le chiedo curioso.
“Perché sei una persona timida come me, e nonostante mi divorassi con gli occhi, non sei stato invadente e appiccicoso, ma hai saputo aspettare l’occasione giusta. Nessuno mi ha mai fatto godere come te questa sera. Ti adoro”. Spegne la sigaretta, si gira e si mette alla pecorina: “Ti va di riprendermi da dietro? Mi è piaciuto da morire…”,
A quelle parole mi è ritornato duro come l’acciaio, spengo la sigaretta e mi volgo dietro di lei. Che culo che aveva, sembrava un’opera d’arte. Rimango qualche minuto ad ammirare e accarezzare quello splendore. Poi avvicino il mio viso e incomincio a leccare la sua passera mentre con le mani le allargavo le natiche. Poi piano piano mentre le infilo due dita nella figa vado più su con la lingua fino ad arrivare all’orifizio del suo bel culetto. Quando stavo per entrare con la lingua la sento irrigidirsi.
” No, lì no…” mi dice.
“Non ti preoccupare e rilassati: il mio desiderio è che ricorderai questa notte per tutta la vita” le rispondo caldamente, ma deciso.
Ricomincio a leccarle la figa per poi ritornare su a lubrificarle il culo e continuo questa danza con la lingua e le dita finché non si lascia andare completamente. La penetro nella figa , mentre con le mani le allargo le natiche facendo colare la mia saliva sul buco del culo, poi comincio a sfiorarla con un dito, girando attorno all’orifizio. Sentivo che cominciava a gemere, rallento la penetrazione dolcemente fino ad estrarlo per poi poggiare la grossa cappella sul suo buchetto.
” Ora te lo metto nel culo…” le dico deciso.
“No, ti prego no… ho paura…”
Feci entrare la cappella e poi mi fermai. Emise un grido di dolore accompagnato da parole che non capii, ma che potevo immaginare. Rimago impassibile mentre continuavo a sputare sulla mia verga per poi procedere lentamente fino a quando arrivo fino in fondo. Ho coronato il sogno di una vita, la mia prima inculata per di più con una figa stratosferica. La inculo, lo tiro fuori, glielo metto nella figa, glielo rimetto nel culo. Nathalie è partita con la testa, urla e gode come una troia. Mentre la inculo la tiro su, le prendo le tette con una mano mentre con l’altra le sgrilletto il clitoride, le riempio di baci la spalle, le sussurro nell’orecchio.: “Ti sto sfondando il culo, amore mio… Ti piace prenderlo nel culo, eh?… Senti come ti sto inculando, troia. Si, sei la mia troia, sii..”.
Lei sembrava indemoniata e urlava:” Oui, je suis une putain…. je suis ta putain…. oui, je t’adore… baise mon cul… baise-moi, baise- moi… Ouiii…”
Ora il ritmo è frenetico: “Ti riempio il culo di sborra, sii… vengoooo”
” Oui, viens mon amour, je viens aussi moi…. aahh, ouiiii….”
Le vengo dentro, mi sento morire, ma continuo a incularla a venirle copiosamente dentro finché spompato mi lascio cadere sopra di lei.
Poi fece una cosa che mi lasciò di stucco; liberatasi dal mio peso cercò tra i vestiti per terra i miei boxer e li usò per pulirsi il culo pieno del mio sperma. Poi se li portò sulla bocca e cominciò a leccarseli. “Questi li tengo come regalo, in ricordo di questa notte”
“Anch’io volevo chiederti di regalarmi le tue…” le dissi.
Le le prese, le strofinò assiduamente sulla sua figa fradicia, mi diede un gran bacio e me le porse.
“Merci, Massimo…”
“Merci, Nathalie “.
Ormai erano quasi le cinque del mattino e all’orizzonte stava per spuntare l’alba. Ci rivestiamo, metto le sue mutandine odorose nella tasca dei bermuda, lei i miei boxer impregnati nella sua piccola borsa e torniamo verso la macchina. Christine e Giorgio si erano addormentati mezzi nudi e così ho potuto ammirare anche la figa e le tette di Christine. Le riaccompagniamo all’albergo senza dirci una parola, fra poche ore sarebbero ripartite. Al momento dell’addio, dico a Christine che la prossima volta che tornano in Italia le ospito a casa mia, tanto a casa mia c’è solo del posto. Guardo Nathalie negli occhi e la bacio appassionatamente per l’ultima volta. Le mi mette una mano sul pacco e mi ringrazia ancora. E mentre parto con la macchina mi saluta con la mano fino a quando non sparisce dalla visuale.
Non l’ho più rivista. Una settimana dopo ricevo una lettera, francobollo svizzero.
“Sono sola qui in casa con i tuoi boxer tra le mani. Sento ancora il tuo odore. Ti adoro, un bacio dappertutto. Nathalie “.
Christine ci invita a trascorrere il Capodanno in montagna a casa sua. Spero di rivederla, ma Christine mi dice che Nathalie è rimasta incinta del suo ragazzo. In cuor mio pensavo chissà se, mentre stava chiavando con lui, pensasse ancora a me. Comunque Christine vedendomi un pò intristito mi dice:”Sai, qui si è sparsa la voce e io e altre sei mie amiche vorremmo usufruire della tua disponibilità. È ancora valido il tuo invito per la prossima estate, Massimo?”.
” E me lo chiedi?” rispondo sorridendo.
Così l’estate successiva mi ritrovai in casa sette ragazze svizzere. Ma questa è un’altra storia….
L’ho sedotto io, mi ha sfiancata lui!
Mio nipote mi faceva pena perché, superati da un bel pezzo i diciotto anni, non aveva ancora toccato una donna. Così approfittai quel pomeriggio che sapevo che era da solo a casa per andarlo a trovare. Iniziai quasi subito a parlare dell’argomento, per capire se avesse voglia di provare a farlo con me, che sarebbe rimasto un nostro segreto, che gli volevo bene e che volevo la sua felicità.
Mi sono offerta a lui per svezzarlo e sarà stata per la voglia arretrata, oppure perché realmente possiede tutto quel calore erotico, fatto è che sono uscita da casa sua dopo non so quante ore, con le cosce alla cavallerizza e i pertugi del basso ventre arrossiti di brutto!
D’accordo, lo confesso senza difficoltà, sono una gran troia. Aggiungo: e allora, chi se ne frega?
Del resto, se noi donne possiamo, non badiamo a moralismi di sorta e ce ne freghiamo dei cosiddetti e fastidiosi freni inibitori. La verità è che trombare è trombare, e che trombare è bello. Quindi non rompetemi le s**tole criticando la seduzione a cui ho sottoposto di recente Mirko, mio nipote. Lo so, lo so, in famiglia certe cose sarebbe meglio evitarle… ma in fondo che cosa ho fatto di male? Anzi ho fatto una buona azione e ciò mi riempe la fica di orgoglio.
Mirko, insomma, era troppo imbranato. Possibile mai che un giovane come lui, figo come un modello, robusto di spalle e di torace e, dulcis in fundo, con un cazzo lungo da far sborrare solo a vederlo, fosse vergine a ventitré anni? Dico: ventitré anni, con i tempi che corrono, suvvia, era una bestemmia erotica… Quindi non era né possibile né tollerabile che Mirko non avesse mai conficcato, neanche per una mezza volta, il suo pisellone nella figa di una troia, anche di una a pagamento dico io, ma niente, manco con le puttane di strada era andato… proprio io che, da parte mia, troia lo sono ma non a pagamento!
Mi dicevo che, essendo una vacca senza ritegno, dovevo fare di tutto per sbloccare la sua delicata situazione sessuale. Forse ho esagerato, questo sì. Il pomeriggio in cui mi ha scopato, dovevo evitare di dargli anche il culo, su questo faccio ammenda. Avrei dovuto accontentarmi di andare lì con la minigonna, perizoma sexy e mostrare, mediante studiati scostamenti delle cosce, le mie calze autoreggenti nere a rete da puttana. Avrei dovuto, quindi, baciarlo e palparlo, tirandogli fuori il cazzo dai pantaloni per sparargli una sega di verifica, in modo da assicurarmi che il suo uccello fosse ben in tiro e, probabilmente, mi sarei dovuta spingere a fargli pure un pompino, leccandogli un poco le palle, tanto per non rimanere completamente a bocca asciutta.
Invece no, io non solo ho fatto tutto questo ma poi, dopo il bocchino, mi sono anche stesa sul tappeto del salotto dove avevo consumato la mia opera di seduzione e ho allargato le gambe, urlando: “adesso chiavami, coglione!”. Mirko, d’altra parte, una volta s**tenato, non si è più voluto fermare.
Aveva, poveretto, da recuperare un bel po’ di anni di repressione. Così, con il cazzo ormai bello in tiro, con il sangue alla testa e con una faccia (finalmente!) da a****le in calore, mi è venuto sopra e con un colpo secco ha cercato di mettermelo dentro. Ma ha sbagliato mira, del resto è comprensibile, l’emozione della prima volta, cose che capitano…
Gliel’ho preso in mano, mentre lui tentava di mettermelo dentro ma senza riuscirci, e io stessa ho appoggiato la punta dell’attrezzo enorme sull’imbocco della mia sorca fradicia di voglia. Il palo è entrato subito, una volta trovata la strada ed io, di conseguenza, mi sono ritrovata ripiena come un bignè ma non di crema bensì di carne turgida e rosa!
“Chissà quante ragazze avrà desiderato, poveretto! Guarda che voglia che ha nelle palle!” mi dicevo io, piena di pietà, fra un gemito ed un grido di piacere, mentre lui mi chiavava con la forza di un locomotore, preciso nei colpi e negli affondi di glande. “Chissà quante seghe si sarà sparato, pensando alle donne che desiderava o guardando filmini porno!” proseguivo a riflettere, mentre mio nipote mi sconquassava nella pecorina più atomica della mia vita.
Mi aveva piazzato lui a novanta gradi, ormai se la poteva cavare da solo così l’ho lasciato fare. D’altra parte sapeva cosa fare, di giornaletti porno di certo ne aveva sfogliati a centinaia, chissà quante volte avrà sognato di vivere quelle posizioni con il cazzo duro mentre si masturbava! Così, quando il ragazzotto mi ha fatto il culo, io non ho più pensato che avrei dovuto mettere un limite alla mia bontà sessuale.
In fondo, come avrei potuto limitarmi ormai? Per come godevo e urlavo penso che fosse impossibile dare un taglio a quell’avventura dal sapore i****tuoso. Forse era proprio quel sapore, così perverso, che mi ha portata fino al punto di far sborrare mio nipote dal canale sfinterico. Ma, udite udite, mica se n’è stato calmo, poi… macché, la sua bestia dura è tornata su dopo due secondi, io ancora dovevo riprendermi dalla cavalcata anale, mi sono trovata supina, con lui ancora sopra che pompava. Questa volta il pertugio della sorca lo ha trovato subito, Mirko è uno che impara in fretta… tutto sua madre… ma questa è un’altra storia… comunque, ho ripreso a montarmi, e con forza! Era più arrapato di prima! Trapanava selvaggiamente, bum, bum, bum, menava colpi di cazzo incredibilmente potenti, ancora bum, bum, bum, io ondeggiavo sotto le sue spinte e venivo, perché anche una frigida sarebbe venuta con un trattamento del genere, figuratevi quanto miele dalle ovaie ho buttato fuori io, che frigida non lo sono neanche un poco. Mi eccitava mentre mi diceva che sono una vecchia porca, che era orgoglioso di avere una zia maiala, che sognava sempre di scoparmi da quando era piccolo invidiando tutti quelli che ospitavo tra le gambe, che ero l’oggetto proibito delle sue seghe poiché desiderava sempre avere un i****to con me, sapendo quanto puttana sia sempre stata da come mi descriveva quella vacca di mia sorella nonché sua madre! Mi diceva che adorava il mio fisico vissuto, le mie tette grandi e cascanti, la pancia sfatta da donna che non le frega un cazzo di essere perfetta ma che dimostra di essere una maiala, del mio culo flaccido e rotto, della mia grande figa slabbrata e sfondata dalle migliaia di uccelli che ha ospitato sempre volentieri, al punto che ero tutta bagnata dall’eccitazione!
Così Mirko s’è fatto la seconda, ha spruzzato la sborra, abbondante come la prima volta, sulla mia pancia. Tutto finito? Niente affatto: dieci secondi, più o meno, ed il cazzo era nuovamente in erezione… un vero toro da monta! Questa volta mi sono sistemata io ma sopra di lui. Mi sono detta “magari se lo scopo io, riesco a sfinirlo!”. Ci ho provato. Ho pompato e ruotato la figa come meglio sapevo fare, risucchiandogli il cazzo e lui è venuto per la terza volta. Ho osservato il suo cazzo moscio, intimorita di rivederlo guizzare verso l’alto. Sono passati alcuni secondi, ho iniziato a rilassarmi ma, al trentesimo secondo la stanga a rincominciato a gonfiarsi ed io, senza aspettare che diventasse dura, mi sono sistemata a cosce aperte, aspettando il quarto attacco di quel demonio di mio nipote…
Che gran gioia! Mi prese con dolcezza, mi bacio a lungo sulla bocca con la lingua, mi sussurrò all’orecchio “zia, ti voglio! mi piaci! mi ecciti!”, estrasse il cazzo per un po’ e mi leccò amorevolmente la figa infiammata, palpandomi le tette e il culo, inserendomi qualche dito dentro al buco. Gli menai il cazzo e cercai di riprenderlo in bocca. Mentre affondava le sue dita tra i miei capelli per ritmare il movimento del pompino, il cazzo divenne enorme, gli leccai tutta l’asta, il glande e le palle sotto fino al buco del culo. Stavolta infilai io un dito in culo a lui e ricambiò la cortesia con sospiri di gioia. Non resistetti un attimo in più, vedendo il cazzo spasimare nuovamente: mi distesi e glielo presi in mano per infilarmelo dentro alla mia figa bagnatissima e vogliosa. Mirko diede dei colpi ben assestati, proseguimmo per diversi minuti, continuò a pomparmi senza sosta fino a che non godetti copiosamente e lussuriosamente urlando: “amore, che bel cazzo che hai! come ti desidero! godi anche tu!” e al libidinoso comando, tolse il cazzo dall figa, me lo ficcò in bocca e mi inondò tutta la gola di sborra dicendomi: “zia, ti amo tanto!”
Ilaria la schiava robusta
Circa dieci giorni fa mi scrive una lettrice un po’ particolare si chiama Ilaria, ha ventitre anni e fisicamente non è ne quella che si direbbe una vamp nè una ragazza dotata di charme. E’ una ex atleta di lancio del disco quindi è grossa da un punto di vista muscolare, ma avendo smesso l’attività anche un po’ cicciotella. Reputandomi una persona a modo che non stronca la conversazione in base all’aspetto delle persone continuo la conversazione e scopro che dal modo di scrivere sempre incerto e titubante chiedendo sempre umilmente per piacere o per cortesia, ma in modo molto sommesso sicuramente deve essere una schiava o quantomeno una a cui piace essere sottomessa per lo meno nel subconscio.
Mi viene il pallino di portarla ad essere una delle mie schiave, anche perchè potrebbe essere molto simpatico in futuro farla lesbicare con qualche schiava molto avvenente fisicamente e magari eterosessuale facendone diminuire ancora di più nella sua considerazione e nel suo io essendo costretta ad accoppiarsi con una donna, cosa che non avrebbe mai pensato di fare e per di più dall’aspetto non proprio gradevole.
Ovviamente tra cogliere il carattere remissivo e sottomesso di Ilaria e poterla convincere a diventare una schiava e cominciarne l’addestramento ne passa di acqua sotto i ponti.
Per portarla verso dove voglio io cerco di approfondire sul perchè le sono piaciuti i miei racconti e sul perchè ha sentito il bisogno di scrivermi. Mi dice che ha letto le famose sfumature di grigio(testo che io considero una schifezza) e che le piaciono i racconti che parlano di punizione e allora man mano cerco di provocarla con delle battutine su quella che può essere o non essere la sua natura. Sottoponendole la mia recensione del famoso libro dove dico che nonostante la schifezza in sè della storia, dell’intreccio narrativo ha sicuramente avuto il merito di portare molte persone ad avvicinarsi al mondo bdsm e in molti casi probabilmente si trattava di pulsioni già esistenti, ma che non era semplice in una società perbenista come la nostra manifestare. Lei risponde a questa mia affermazione che lei non è così e che non ha paura a manifestarsi e che pensa che il successo del libro dipenda dal fatto che molti uomini, fidanzati e mariti spesso dal punto di vista della personalità non sono un granchè e che molte donne quindi si riconoscono nell’affascinante protagonista del romanzo.
A questo punto capisco che posso osare e le chiedo se vuole provare a essere una mia schiava e lei mi dice che non si aspettava una domanda del genere, ma che dato che sono due anni che non ha un uomo per il suo scarso aspetto estetico voleva provare.
Cominciò l’addestramento con la solita prova della castità forzata: le impongo cioè per quindici giorni di non toccarsi, non darsi piacere non masturbarsi in quanto pur essendo una prova dura è molto valida nel testare la forza di volontà di una schiava. Da come la sento la sua capacità di resistenza da questo punto di vista è molto limitata, non ricevendo più un uomo da parecchio tempo la masturbazione è l’unico modo di dare sollievo ai suoi istinti. La resistenza infatti è piccolissima dura meno di due giorni il minimo storico tra le mie schiave allora le ordinò che come punizione deve masturbarsi con la spugna di ferro che si usa per punire le pentole. Il bruciore e l’eccitazione che prova sono intenssisime così come gli umori prodotti.
www.padronebastardo.org
la sostituta
Marco era davanti a sua figlia che indossava degli slip blu, e senza reggiseno lo guardava stupito. Troppi anni di oscure fantasie irrealizzate, troppo tempo a immaginare i pro e i contro di quel desiderio e alla fine il coraggio di spiegarle i fatti con sincerità, nella speranza che lei cosi giovane li potesse capire. <papà cosa ci fai qui?> disse Cristina. Marco era entrato nel bagno in cui sua figlia si stava lavando, e con voce tremolante gli disse <tesoro puoi venire un attimo qui? ti devo parlare> Cristina sorpresa da quella situazione replico: <va bene un minuto che mi vesto> e in quel preciso istante il cuore di quel padre tormentato schizzo a mille, sapeva che era arrivato il momento. <no per favore Cristina rimani cosi poi ti spiego… vieni nella mia stanza ti devo parlare di alcune cose importanti> Cristina si chiedeva il perché di quella strana richiesta, lei ancora tutta bagnata dopo la doccia, emanava un buon profumo di bagnoschiuma alla pesca, e prima che suo padre irrompesse nel suo bagno aveva appena fatto in tempo a mettersi le mutandine. Comunque preoccupata da quel comportamento non esito un attimo, e con il seno e la pelle ancora bagnati si precipito nella stanza del padre. Lo trovò seduto sul letto, con un aria preoccupata, sembrava assorto nei suoi pensieri, ma non appena la vide sembro rincuorarsi e con un tono di voce flebile ma sereno comincio a dire <tesoro sai è da un po’ che volevo parlarti di questo mio cruccio che oramai da tanti anni mi affligge, però ho aspettato fino ad adesso in modo che tu fossi abbastanza grande da decidere di tua spontanea volontà il modo a te più consono di gestire questa situazione> Cristina era preoccupata suo padre non gli aveva mai parlato in quella maniera <vedi da quando tua madre se ne andata, dentro il mio cuore si è sprigionata una profonda solitudine, ho passato tutto il mio tempo nel ricordo di quella che per me è stata l’unica donna della mia vita, ma ora che non ce più, sento l’impellente bisogno di colmare questa mancanza e io spero che tu mi capisca ma vorrei che fossi tu a farlo> Cristina, non sapeva con esattezza quello che il padre gli voleva dire, Marco pero accortosi di questo continuo a parlare <tu hai i suoi stessi occhi, la stessa bocca, assomigli moltissimo alla mamma, vieni siediti accanto a me, voglio vedere una cosa> Cristina ancora lontana dal capire quello che stava succedendo obbedi, e si sedette vicino al padre, che immediatamente incomincio a palparle il seno, e mentre era ancora impegnato in questa operazione disse <si infatti, non mi sbagliavo hai le tette morbide e candide come quelle di tua madre!, gli assomigli in tutto Cristina, è sono sicuro che se metessi le mani in qualche altra parte del tuo corpo il risultato sarebbe lo stesso!> Cristina colta di sprovvista quasi si immobilizzo di fronte a quel repentino impeto di passione. Marco continuando a palpeggiarla le disse <hai capito adesso? io vorrei che oltre a essere mia figlia svolgessi anche il ruolo di una moglie, cosi come lo è stata tua madre, pensi di potercela fare? Te la sentiresti?> Cristina era allibita, non sapeva cosa dire a quel padre che dopo essersi confessato con lei attendeva preoccupato la sua risposta. Ad un tratto comincio a pensare. Suo padre aveva fatto tanti sacrifici per farla vivere nel miglior modo possibile, cercando sempre di darle il meglio, lei invece non aveva mai ripagato queste attenzioni, non era mai stata una buona studentessa, non si era mai distinta in nessuno sport o altra attività , non si era mai presa nessuna responsabilità, ma il genitore nonostante ciò, non gli fece mai mancare il suo affetto e il suo amore. Forse era arrivato il momento dopo tanto tempo di dare qualcosa in cambio, anche se in maniera cosi inusuale. Poi la paura prevalse e comincio a esprimere tutti i suoi dubbi al padre<ma papà… cioè voglio dire…. in che maniera dovrei farl…>Marco la interrompe <Cristina, non devi essere preoccupata, vedi e molto più semplice di quello che pensi, io e tua mamma non ti credere che facevamo chissà cosa, la nostra era una relazione per la maggior parte platonica, ma come tutte le coppie, di tanto in tanto sentivamo il bisogno di un rapporto sessuale, ma accadeva poche volte, due volte al mese a noi bastavano per colmare questo impulso. Non dovrai fare sesso con me ogni giorno, ma solo poche volte l’anno, e poi tutto andrà avanti come sempre> <ma come facciamo…. se rimango incinta!> Marco non si aspettava una domanda del genere, credeva che ormai sua figlia fosse abbastanza grande da sapere certe cose. Ad ogni modo prontamente rispose <metterò il preservativo no…. aspetta, forse e meglio che ti compro le pillole> <perché?> <se per te va bene preferirei venirti dentro, come facevo con tua madre> oramai nella mente di Cristina dubbi e paure coesistevano quasi a formare un unica entità emozionale, che lei stessa non riusciva a classificare, ma sapeva che quello che gli chiedeva suo padre era un atto di cortesia, necessario per riempire quella mancanza di affetto che nessuna donna al mondo a parte lei sarebbe riuscita a colmare e non viceversa una richiesta lussuriosa fine a se stessa. Quindi coraggiosamente acconsenti al volere del padre, e decise di iniziare questo nuovo percorso della sua vita. Marco ne fu felice, sua figlia lo capiva e capiva le circostanze che stavano dietro a quell’iniziativa, ma improvvisamente quando tutto sembrava risolto e ognuno stava tornando alle proprie stanze Cristina disse <papà ma io non ho mai fatto sesso…. sono vergine, non sono mai stato con un ragazzo> Marco sapeva bene che sua figlia era vergine, d’altronde anche prima della scomparsa della moglie, si era ripromesso fin dal primo giorno un cui l’aveva vista nella culla che sarebbe stato lui a sverginarla, era profondamente convinto che questo era un preciso dovere di ogni padre e sua moglie a suo tempo gli diede ragione. Persuaso che l’ora era ormai giunta rispose < non ti preoccupare tesoro ci pensa papà a risolvere la situazione, vai in bagno e prendi un asciugamano, poi torna qui.> Cristina esegue la mansione, e una volta tornata nella stanza del padre lo vede con i pantaloni abbassati, che sta masturbando vigorosamente il suo mastodontico cazzo <ok tesoro, ora mettiti di fronte a me, il più vicino possibile in modo che possa penetrarti> <ma cosi in piedi? Non ci mettiamo sul letto?> Marco sorridendo <no tesoro ti ho fatto prendere l’asciugamano apposta, ora papà ti sverginerà quindi visto che è la tua prima volta dalla tua vagina uscirà un po di sangue e all’inizio sentirai un po di dolore, non ti preoccupare è normale, tu tieni l’asciugamano, e quando papà te lo dice cerca di pulire tutto, cosi non sporchiamo niente ok?> Cristina annuisce, va verso suo padre e si abbassa gli slip, ma visto la differenza di altezza marco le fa mettere i piedi sopra i suoi, in modo da avere la sua figa alla stessa altezza del suo cazzo, dopodiché come da programma la stringe a se, faccia a faccia, facendo aderire le gambe della figlia alle sue, poi le mise una mano dietro il sedere, impedendole di retrocedere per sottrarsi alla penetrazione, mentre con l’altra afferra e direziona il cazzo, che sprofonda nella figa della figlia abbastanza da coprire il glande e a raggiungere le porte dell’imene. Cristina avverte il dolore e come previsto cerca di arretrare, ma la mano di Marco come un muro di cemento gli impedisce qualsiasi movimento, l’enorme cazzo di suo padre continua ad avanzare e rompe l’imene, in quell’attimo Cristina raggiunge il punto di massimo dolore, ma dura poco, infatti l’avanzata di quello che ora sembrava un ariete da sfondamento non finisce, e dopo aver distrutto le porte di quel magnifico tempio vi si immerge ancora di più, ad opera finita più di 22cm di carne erano dentro Cristina, che guardando fisso negli occhi suo padre cercava di capire la sua prossima mossa, non sapendo che da li a poco la situazione sarebbe degenerata. In sostanza l’idea di Marco era quella di penetrare sua figlia quel poco che bastava per farle perdere la verginità, come inizio e più che sufficiente penso, ma poi una volta entrato dentro di lei per quei pochi centimetri sufficienti ad officiare questo compito, non riusci più a fermarsi, e quando il suo intero cazzo era dentro, i lunghi anni di astinenza si fecero sentire, e non potendosi controllare avverti Cristina <tesoro sto per venire… mi dispiace non ce la faccio più….> Marco inizio a schizzare dentro sua figlia una prima ondata di sperma, poi ce ne fu una seconda, una terza, una quarta… finché l’intera figa di Cristina ne aveva una quantità sufficiente a riempire fino all’orlo due tazze da caffè. Con il cazzo di suo padre ancora dentro di lei, Cristina espresse la sua sorpresa <papà ma cosa hai fatto!?> Marco superato ben presto l’imbarazzo per l’errore commesso ritorno alla calma, e tranquillizzò la figlia < mi dispiace non volevo, ma non e successo niente di cui preoccuparsi, ascolta ora toglierò il cazzo da dentro di te, come ti ho detto tu dovrai prendere l’asciugamano e nell’attimo in cui sarò totalmente uscito cercare di pulire tutti i fluidi che usciranno dalla tua vagina, ora pero oltre al sangue uscirà anche dello sperma, per quando riguarda il rischio di gravidanza anche quello non è un problema, finito qui andrò in farmacia a comprarti tutto quello che ti serve per scongiurare ogni evenienza> a quel punto Marco toglie il cazzo ancora durissimo dalla figa di Cristina, che prontamente tampona con l’asciugamano. Una poltiglia rosata nata dalla fusione del suo sangue e dallo sperma di suo padre comincia a fioccare, l’asciugamano rimane completamente bagnato. <ti ho sverginato tesoro, scusa per l’imprevisto, ma alla fine tutto è andato bene vero?> Cristina appariva provata dall’esperienza, il sangue e tutto lo sperma che non si era riversato nell’asciugamano, era dentro di lei, e ribolliva tra le sue membra, ma non poteva dirsi infelice <si papà non ti preoccupare, mi sento come se mi fossi fatta la pipi addosso> <è normale tesoro, papà non si e potuto trattenere e ti e venuto dentro, non volevo iniziare cosi bruscamente il nostro rapporto, è stato un incidente mi perdoni?> la faccia di Cristina prima preoccupata, cambia di colpo e inizia a sorridere <ti ho detto di non preoccuparti, e comunque da ora in poi sarà cosi giusto? Quindi tanto vale che comincio ad abituarmici fin da subito>. Marco si senti meglio, capi che la figlia poteva sopportare questo tipo di relazione, e una volta presa l’abitudine per lei sarebbe stato quasi naturale avere la figa completamente riempita dallo sperma del padre, e poi uscire di casa per andare a scuola o per incontrarsi con le amiche, anzi visto il favorevole scorrere degli eventi decise che era ora di informarla su tutti i dettagli <tesoro penso sia meglio che ti trasferisca nella mia stanza, cosi staremo più comodi, se vuoi puoi anche metterti la biancheria intima di tua madre è conservata in un cassetto nel comodino, che ne dici? Per te va bene ho preferisci che di volta in volta sia io ad venirti a trovare quando ne ho bisogno?> cosa rispondere? Cristina non sapeva quale fosse la migliore delle soluzioni, se fosse rimasta nella sua stanza, avrebbe mantenuto la sua indipendenza, ma dall’altra parte cosi facendo non sarebbe riuscita ad assolvere appieno il suo nuovo ruolo di figlia-moglie, quindi anche se titubante decise che il trasferimento era la soluzione più concreta alle esigenze del padre. Marco quasi commosso dalla sua disponibilità, prima di uscire per andare in farmacia, la bacio in bocca, le loro lingue si unirono in un abbraccio passionale, anche questo per Cristina era più che inaspettato, ma superata la sua ritrosia per paura di deludere suo padre, lo lascio continuare, d’altronde è normale per un marito baciare la moglie.
Parte precedente: http://xhamster.com/user/autotune/posts/234236.html
La mattina dopo ci svegliammo, e facemmo colazione in soggiorno-cucina, a pochi metri dal letto in cui io e Chiara ci masturbammo a vicenda.
Poco dopo saremmo andati in spiaggia, dove i miei zii avevano affittato 2 sdraio e 1 ombrellone.
Andai così a mettermi il costume, e così fecero tutti quanti, compresa mia cugina, che indossava un bikini fucsia, coperto ora da una canottiera e da uno di quegli shorts elastici che si sarebbe tolta arrivati in spiaggia.
Giunti alle sdraio, ci accomodammo, e come già detto Chiara si spogliò della canotta e del pantaloncino… La sola visione del suo fisico mozzafiato mi provocò un erezione, che provai a mascherare essendo a fianco dei suoi genitori e di mio fratello.
In quei giorni, il sole picchiava davvero forte e c’era bisogno della crema solare.
Presi la palla al balzo, e chiesi a Chiara se volesse che gliela mettessi io… La risposta fu affermativa, così iniziai a spalmarle la crema, palpeggiandola un po’ dappertutto, passando ovviamente inosservato visto il pretesto.
Passai una mezz’oretta sotto l’ombrellone ad aiutare mio zio con i cruciverba, e poi andai a fare un bagno a mare insieme a Chiara e Gabriele, mio fratello.
Arrivate poi circa le 12, Chiara decise di tornare a casa, ed io la seguii a ruota, al contrario dei miei zii, abituati a rimanere in spiaggia fino a tardi, e a mio fratello, che aveva conosciuto un gruppo di ragazzi e ragazze sul bar della spiaggia.
Così tornammo un attimo alle sdraio, prendemmo la nostra roba e ci incamminammo verso l’appartamento.
Durante il tragitto Chiara portò il suo “copricostume” a mano per il troppo caldo, ed io intanto pensavo a quanti ragazzi, guardandola, sognassero di scoparsela.
“Le hai prese tu le chiavi vero?!” Iniziai io.
“Certo! Ma lo sai che saremo soli per una mezz’ora? Sempre se tuo fratello non sta già tornando.” Continuò lei.
Io le sorrisi e accelerai il passo.
Arrivati all’appartamento feci le scale quasi di corsa, al contrario di lei che sembrava piuttosto tranquilla.
Chiara aprì la porta, poggiò le chiavi nel piccolo mobile del soggiorno, ed andò in bagno.
Io invece andai a sdraiarmi in camera da letto, quella dove dormivano gli altri, per godere di una TV migliore.
Appena mia cugina uscì dal bagno mi raggiunse, abbassò un po’ la serranda della camera, e disse sbattendo due volte la mano sui piedi del letto:
“Forza… Vieni qui cuginetto, incomincio io.”
Strisciai fino a lì, e mi sedetti di fronte a lei, intanto Chiara mi aiutò a sfilarmi il costume e si mise sulle ginocchia.
Iniziò a baciarmi il cazzo, per poi leccarlo partendo dalle palle, fino alla punta della cappella.
In seguito se lo infilò in bocca, cominciando uno dei pompini più belli della mia vita.
Faceva su e giù con la testa, aumentando sempre più il ritmo, facendo solo delle piccole pause per prender fiato, in cui comunque non smise di segarmi.
Io intanto le poggiavo una mano sulla sua nuca, accompagnando i suoi movimenti, e spingendola quando volevo che andasse più affondo.
Dopo un po’ non riuscivo più a trattenermi, sentivo l’orgasmo salire, così, senza dirle niente, iniziai a sborrare all’interno della sua bocca.
Si fermò, senza però staccarsi dalla mia asta, così da non far uscire neanche una goccia di sborra.
Dopo una decina di secondi sì separò dal mio cazzo, ingoio il tutto, e mi disse alzandosi in piedi:
“Ora tocca a te…”.
Mi alzai anche io, la presi per i fianchi, e la “buttai” sul letto.
Mi catapultai su di lei, le abbassai il costume fino alle caviglie, e le infilai la testa fra le sue cosce iniziando a baciarla sul basso ventre.
Scesi pian piano sulla sua figa, ed iniziai a leccarla con passione, infilandole ogni tanto un paio di dita, così da farla godere di più.
In poco temo era fradicia di umori.
Lei, proprio come feci io poco prima, poggiò la sua mano sul mio capo, così da spingermi il viso sulla sua figa.
Passammo così una decina di minuti e poi ci rimettemmo i costumi.
Pochi minuti dopo, come da nostra previsione, arrivarono gli altri, pronti per pranzare tutti insieme.
La giornata, e la settimana, non finì qui ovviamente. CONTINUA…
Spero ovviamente di aver scritto in modo abbastanza decente, e che il racconto di ciò che mi successe vi abbia trasmesso un minimo di emozioni. Grazie ed alla prossima. 😉
La mia modella preferita!!
Era una sera di ottobre e ricevetti un messaggio su facebook da una mia amica modella e cubista. Ero un po’ stupito nel vedere quel mex e una volta letto capì che aveva bisogno di aiuto per un problema in discoteca. Chattammo tutta sera fin quando mi diede il suo numero per chiamarla. Così feci e mi raccontò che era stata derubata e che doveva assolutamente trovare questo tizio. Mi disse anche che aveva preferito chiamare me perché mi aveva visto in quel locale molte volte perché ci lavoravo e lo potevo conoscere, ma, durante la telefonata mi disse: “sai hai davvero una bella voce” e così capì che infondo poteva esserci qualcos’altro, forse.
Chattammo per un settimana fin quando le proposi di fare qualche s**tto per un lavoro che avevo e magari di uscire insieme e lei accettò subito ma mi disse che aveva un problema, dato che non abitava in città aveva il problema del rientro e io da abile don giovanni le proposi di restar da me la notte e che il giorno dopo avremmo fatto gli s**tti e poi l’avrei riaccompagnata a casa. Non credevo ai miei occhi ma mi disse che andava bene. Ero felicissimo!!
Conoscevo un po’ lei, la incontravo spesso nei locali perché faceva la cubista e immaginavo la sua personalità così fissai la sera, un venerdì.
Andai a prenderla a casa, mise il borsone nel bagagliaio e entrò in macchina, bellissima, ucraina, capelli lunghi biondi, alta 180 circa, taglia 40 con un culo che è famoso in tutta la città e una seconda di seno, una carnagione chiarissima come piace a me ed ero già eccitato. Occhi bellissimi con un eyeliner nero fortissimo e un tubino nero in pelle. Mamma mia cosa avrei dato per spogliarla li davanti.
Come non potevo farle dei complimenti!? Lei mi disse che non si ricordava che ero così alto e che le faceva piacere perché di solito sono sempre più bassi di lei quando mette i tacchi.
La portai in centro nel locale di un amico, un posto dove fanno i migliori long Island, suo drink preferito. Bevemmo tanto di quel long Island che eravamo già ubriachi, drink e sigarette e parlammo di tutto, delle sue origini, delle sue passioni e del mio lavoro di fotografo di moda. Il mio collega venne a trovarci e ridevamo sul set che avremmo fatto il giorno, iniziammo a prenderla in giro dicendo che sarebbe stata in intimo al freddo e che gli avremmo tagliati i capelli cortissimi, solite cazzate. Decidemmo di pagare e andare in disco.
Andammo in un altro paese, nella discoteca di un mio carissimo amico, prendemmo da bere e andammo in consolle. Lì
chiacchierammo e lei inizio a ballare, le consigliai di farsi notare perché sicuramente sarebbe stata contattata per lavorare li, io intanto chiacchierai con qualche amico e con gli occhi fissavo lei perché costantemente era assalita da maschi allupati.
Ad un certo punto quando stavano esagerando, lei si volta e di colpo la prendo e la porto via con me al bancone.
Drink, sigaretta e parlammo di noi. Mi raccontò come era fatta lei e che era felice di uscire con me perché la facevo stare bene e le davo importanza allora per alleggerire il discorso la stuzzicai un po’ sui suoi movimenti mentre balla e inizio a farmeli vedere da vicino facendomelo diventare duro di colpo. Nell’orecchio mi chiese se tutte le modelle le facevo sbronzare prima dello shooting ma gli dissi subito che non era così, insomma dovevo sempre trattenermi altrimenti sarei passato per il solito fotografo allupato.
Dopo altri drink decidemmo di andar via e con il freddo che faceva andai a prendere l’auto e passai a prenderla. Mise il cd di David Guetta a palla e via. Nel tragitto inizio a dire che aveva bevuto troppo e che non andava bene perché poi dopo sarebbero arrivati i suoi problemi. Un po’ mi turbò ma quando le chiesi che motivi, lei mi rispose: “quando bevo tanto, dopo mi vien voglia di cazzo” e iniziò subito a chiedermi in che posti lo avevo fatto e lei dopo un po’ mi disse che m’invidiava perché a causa dei genitori non lo aveva mai fatto nel letto e che aveva sempre dovuto adattarsi nell’auto, sottolineando “quindi andiamo da te?”.
Ancora non credevo a quello che avevo sentito e così gli dissi di non preoccuparsi e che andavamo a casa a bere qualcosa insieme.
Arrivammo sotto casa, parcheggiammo e salimmo. L’accompagnai in camera e iniziamo a sentire un po’ di musica mentre lei mi raccontava di altri lavori che aveva fatto. Iniziammo a bere delle vodka fin quando lei mi disse che voleva s**ttare una foto. Presi l’iphone e facemmo degli s**tti ma poi iniziai a fotografare solo lei e mentre s**ttavo inizio a spogliarsi, restò in perizoma e faceva freddo così la fotografavo mentre sorseggiava vodka. Buttai via l’iphone e mi distesi su di lei avvicinandomi alla sua bocca, lei e mi fece bere della vodka e io la baciai subito, sentivo la sua lingua calda e piena di vodka. Quel bacio era così passionale ma allo stesso tempo porco.
La girai a pancia in giù e iniziai a farle un massaggio sulle spalle per riscaldarla e mi misi sopra di lei. Sentivo che le piaceva e iniziai a massaggiare più forte le spalle e poi scesi sulla schiena e poi di nuovo sulla spalla, la massaggiavo con energia e nel frattempo il mio socio si strofinava contro il suo bel culetto. Per un attimo lo fissai, era tondo e sodo e avevo una matta voglia di metterci qualcosa dentro, così la afferrai per i fianchi e glieli massaggiai con energia facendo muovere anche il suo bacino che strofinava contro il mio cazzo.
La misi a pancia in su e versai della vodka sulle sue labbra e le baciavo dolcemente, poi passai sul collo leccandolo e baciandolo. Versai altra vodka sul seno e poi baciai i suoi capezzoli piccoli e turgidi, succhiandoli avidamente. Scesi con le labbra sulla pancia senza mai staccarle dal suo corpo e poi sul ventre fin quando sfilai anche il perizoma e con le stesse labbra piene di vodka riempì di baci il suo interno coscia. Era bellissimo stare lì sotto, morbida e liscia e assaporai ogni cm senza mai toccare la patatina fin quando mi mise una mano sulla testa e mi spinse contro di essa. Iniziai a mordicchiarla con le labbra e pian piano con la punta della lingua ci entravo dentro. Alternavo la lingua a dei succhiotti sul clitoride. Adoravo leccarla e non mi sarei mai staccato da li. Iniziai a leccarle il clitoride mentre due dita si facevano strada dentro, era bagnatissima e andavo sempre più a fondo con le dita che divennero 3 e la lingua sempre più energica. Il suo ventre si stava agitando e ad un tratto urlò dal piacere mentre continuavo a accarezzarla solo con due dita dentro.
Mi fece segno di salire verso il suo viso e appena lo feci mi bacio con molta voglia ma nel frattempo mi levai pantaloni e scarpe e misi il mio cazzo contro la sua patatina e lo strofinai aprendola lungo il mio bastone.
Continuai a baciarla mentre lo strofinavo, eravamo impazziti da quel piacere e decisi di interromperlo facendolo entrare di colpo dentro…. La vidi contorcersi e morire dal piacere sotto di me mentre continuavo a penetrarla a fondo dolcemente. Le sue gambe si avvinghiarono al mio bacino e continuavo a penetrarla senza fermarmi. Mi fermai e mentre succhiavo i suoi capezzoli la penetravo solo con la cappella facendola uscire ed entrare tutta.
La girai in varie posizioni, me la godetti in tutti i modi. Decisi di stendermi sul letto e lei mi salì sopra, scese e inizio a massaggiarlo con le mani, lo afferrò con forza ma con la bocca lo coccolava, non mi sono mai sentito meglio. Era un orgasmo e lei pensava che stessi per godere ma le feci capire che il round non era finito. Salì su di me dandomi le spalle e iniziai a scoparmela come si deve, si sentivano solo i colpi contro il sul culo e dopo un po’ sentì sempre più bagnato il mio cazzo che vidi pieno del suo sperma. Godette due volte in questa posizione fin quando la presi di peso e la misi contro l’armadio e la scopai in piedi tenendola da una spalla e da un lato del bacino. Era un spettacolo vederla contorcere e godere in piedi, vedevo che era sfinita e lo ero anch’io e con quella visuale non potevo non godere subito. Mi sdraiai sul letto e lei inizio a farmi un pompino che non credevo ai miei occhi, gli dissi che era bravissima e mi confessò che prima si era trattenuta. Continuò a lavorarmelo in tutti i modi e in 30 secondi sborrai come non mai. Tolse la bocca e continuò a segarmelo dolcemente mentre continuavo a godere. Non capivo nulla e solo dopo vidi che le avevo riempito il viso. Le pulì il viso e di colpo notai che eravamo sudatissimi e avevamo anche freddo. Ci abbracciammo e lei mi disse: “Ma quanto abbiamo scopato?” presi l’orologio e vidi che era passata 1 ora e 40 e tra un ora dovevamo andare in studio. Non credevo ai miei occhi!
Rimanemmo nel letto insieme e dopo un po’ andammo a fare la doccia e poi in studio a fare lo shooting.
Siamo rimasti in contatto e ci siamo visti altre due volte ma poi ci siamo persi di vista a causa del suo attuale ragazzo.
Ogni tanto prendo le foto che gli s**ttai e le guardo con un po’ di nostalgia..
L’avvocato e la segretaria
Racconto trovato in rete su xhamster.
Ero un giovane avvocato appena trentenne, molto brava ma data la mia relativa inesperienza non chiedevo troppo, un giorno un uomo anziano prese un appuntamento riguardo problemi di eredita, l’appuntamento era per le 17, l’ultimo della giornata. Venne accompagnato da altre due persone, dissi alla segretaria di farli passare, uno era l’anziano che aveva preso l’appuntamento, avrà avuto forse 70 anni, procedeva lentamente con l’aiuto di un bastone da passeggio, il secondo era un uomo sui quaranta, dalla corporatura era evidente che fosse un uomo di fatica cosi come il terzo, un ragazzo sui 20 anni che riconobbi rassomigliare al secondo uomo.
L’anziano si presento’ e mi presento’ anche i suoi accompagnatori, mi spiego che il signor R il quarantenne lo ospitava e lo assisteva, lui era rimasto vedovo e alla sua eta’ diventava difficile andare in giro da soli, il ragazzo era il figlio del signor R. Li feci accomodare e l’anziano inizio ad espormi il problema, sua sorella era morta e aveva lasciato tutta l’eredita alla badante, non gli importava niente dei soldi e della terra chiedeva solo la casa di famiglia, voleva avere un posto dignitoso dove morire in pace, quando ebbe finito di parlare mi prese la mano e disse.
“Avvocato lei e’ una bella donna, giovane, intelligente, vedo che non e’ ancora fidanzata, io sono un contadino, sono povero, non ho nemmeno una casa dove morire in santa pace, spero che lei capirà se la pago in maniera non convenzionale.”
Io non capivo, ero anche incazzata e stupefatta mi sentivo presa in giro, poi dopo aver ricevuto un cenno il giovane ragazzo si alzò e andò verso la sala d’attesa dove stava la mia segretaria Anna.
Uscito il ragazzo il signor R si alzò e venne verso di me, capii cosa stava per succedere, R arrivo’ dietro la mia sedia e mi chiuse la bocca con pezzo di stoffa, guardai l’anziano contadino con occhi increduli e lui con calma disse.
“Non si preoccupi vedrà che si divertirà non le vogliamo fare del male.”
R aveva iniziato a palparmi il seno con le sue mani grosse e poderose, mi baciava sul collo, io tentavo di res****re ma dalla mia posizione non avevo speranze, R mi disse di calmarmi che lo stava facendo per il mio piacere, io non mi feci convincere ma nel frattempo lui era sceso con la mano tra la mie cosce. Mi sentivo morire, stavo per essere violentata nel mio studio, sebbene continuassi a res****re sapevo che non avrei avuto scampo, R era molto forte, non riuscivo a spostargli un braccio neanche se ci mettevo tutta la mia forza, ero in una pessima posizione. In qualunque momento sarebbe potuto venire davanti e farmi quello che voleva, la mia femminilità stava per essere violata da uno sconosciuto, io che ero stata a letto solo con due uomini e ne avevo sempre fatto un motivo di orgoglio.
Un gemito di piacere richiamo’ la mia attenzione, riconobbi la voce di Anna, capi’ che il ragazzo era andato ad occuparsi di lei, pensai che si erano organizzati proprio bene, che era tutta colpa mia ma un secondo gemito mi tolse ogni dubbio, Anna si stava facendo scopare. Doveva essere passata una buona mezz’ora da quando R aveva iniziato a palparmi, mi resi conto di quanto fossi affaticata per respingerlo, mi sentii tradita anche dal mio stesso corpo e da quella troia di Anna. Con il morale a terra decisi di lasciarlo fare, tanto mi avrebbe violentata comunque e che almeno cosi quest’incubo sarebbe finito prima, R notata la mia defezione mi morse ad un orecchio e mi sussurrò.
“Brava.”
Si sposto’ sulla guancia, mi bacio sulla bocca vincendo la debole resistenza che le mie labbra fecero, illuse che forse la lingua in bocca non me l’avrebbe messa lo lasciai fare, lui mi limonò ben bene mentre le sue mani divennero più insistenti e decise. Mi fece alzare, mi mise stesa di schiena sulla scrivania, lui ancora vestito appoggio il suo corpo su di me e senti il suo membro enorme premere contro la mia pancia.
“Adesso ti faccio godere.”
Scese, mise la testa tra le gambe e inizio’ a leccare, non mi era capitato spesso di essere leccata ma quel figlio di puttana leccava bene, il mio corpo mi aveva tradita, mi stavo bagnando e alla fine divenni fradicia. Fui costretta ad assecondare il mio corpo e a godere, in un movimento convulso lo strinsi tra le gambe, lui mi penetrò con la lingua, strinsi di più ma lui mi penetrò di più, schiava dell’orgasmo che mi stava arrivando venni mentre lui continuava a leccarmela. Solo una volta avevo goduto così tanto, solo un uomo era capace di farmi godere cosi’ tanto, il mio ex fidanzato di 5 anni fa, con lui era diverso, dolce e lento, da bravi innamorati, ora invece ero solo carne da macello.
Il signor R si era spogliato, l’anziano contadino impassibile, Anna continuava ad urlare la troia che era, R si infilo nella mia bocca con il suo membro, lo succhiai vogliosa, non ero una gran pompinara ma feci del mio meglio, dopo un po’ mise le sue mani intorno alla mia testolina e me lo spinse su fino alla gola. Lo guardai sapevo cosa stava per succedere avrei ingoiato come la migliore delle troie, quelle che si strozzano e non lasciano cadere nemmeno una goccia, con la differenza che le volte che io avevo ingoiato si contavano sulle dita e di certo non con il primo che capita. Due spasmi del suo membro diedero il la ad una fontana di sperma caldo e consistente, quando provai a ritrarre la testa soffocata dai suoi succhi lui mi tenne li con la forza, mi sentì veramente la peggiore delle troie, mi permise di togliermelo dalla bocca solo quando ebbe finito, si era seduto sulla mia sedia col suo grosso cazzo dritto in evidenza.
“Avvocato, mi fa piacere che stia apprezzando la nostra moneta.”
Esordi l’anziano con un sorriso, io mi diressi verso il signor R pronta a farmi scopare come una sgualdrina, me lo infilo’ dentro prendendomi per le spalle senza troppi complimenti, era grosso ed io era stretta, faceva male anche se godevo, poi ci spostammo sul pavimento lui su di me, ormai godevo come una puttanella e lui venne tra le mie gambe nel preservativo.
“Apprezzo molto la vostra moneta.”
Dissi rivolta all’anziano mentre cercavo di rivestirmi, fu R a parlare stavolta.
“Sono sicuro che mio figlio sara contento di pagare il resto della parcella, io non sono più giovane e ho una moglie da soddisfare avvocato, lei capisce, ho dovuto tenere a stecchetto mia moglie una settimana per mettere da parte l’energie per occuparmi di lei.”
L’anziano si alzo e se ne andarono, quando vidi Anna lei evito’ il mio sguardo imbarazzata, io feci finta di niente e le dissi di andare a casa, non doveva rimanere in ufficio così tardi era buio e non abitava vicino, lei mi ringrazio e se ne andò.
Il giorno dopo chiamai G il figlio del signor R e lo feci venire a casa mia, era strano andare a letto con un ragazzo cosi’ giovane ma era bello, capii le mie amiche che andavano con i figli dei vicini o delle amiche, era meno esperto del padre ma anche lui sapeva la sua, lo invitai quasi ogni giorno per molti giorni finchè la causa non fu finita.
la mia adorata BBW
Ilenia è qualcosa di oggettivamente diverso, è un miscuglio di voglia e bisogni, ma anche un semplice sfizio, qualcosa che immediatamente dopo potrebbe finire e per questo preferisco contemplarla come ho fatto fino ad ora.
La guardo, le parlo e fingo di essere indifferente. È piccola Ilenia, ha ventidue anni e non può capire. Per lei la vita deve ancora cominciare.
Non ha un ragazzo, ma le sue amiche già da un po’ ed a ventidue anni questo è certamente un problema, forse per quanto finga che non lo sia, questo per lei è il problema dei problemi.
Ilenia è sensibile, è sensibile perché la vita nonostante la giovane età l’ha già messa a dura prova. La sua famiglia sgretolata, il suo corpo distante anni luce dai canoni attuali di bellezza, il suo bisogno di essere accettata. Ilenia è una di quelle ragazze che per tutta la vita subirà l’incontrollato bisogno essere all’altezza, non si rende conto di quanto banali e normali siano quelli che dovrebbero accettarla, lei non se ne accorge, spinge se stessa verso mille cose e quindi studia, lavora, si prodiga per gli altri, suona in una band.
Ilenia allo specchio vede quello che non vorrebbe vedere, vede i suoi difetti, il suo viso grasso, il suo corpo in jeans sempre troppo stretti, le sue gambe sempre troppo corte, le sue mani sempre troppo paffute. Ilenia vede quello che ogni altra ragazza della sua età crede di vedere di se stessa, un mostro che se fosse di creta avrebbe già distrutto e ricostruito, è troppo giovane per rendersi conto che le sue amiche magre e perfette, di fronte ad uno specchio provano le stesse identiche emozioni che prova lei.
Ilenia non lo sa, Ilenia non lo immagina neanche che per me è incredibilmente bella, lei però è troppo piccola per capire quanto siano strani gli uomini arrivati a quaranta anni.
So di non conoscerlo neanche io il perché, non è la sua innocenza ad attrarmi, l’innocenza si cerca altrove, nella perfezione di una diciottenne ancora acerba ma già abbastanza donna e non è questo che vedono i miei occhi, piuttosto è l’oggettiva bellezza di un corpo e di un viso diversi da ciò che crediamo essere bello, come se esistessero due modi opposti ma perfettamente validi per rappresentarla. Uno stilizzato e longilineo e l’altro più florido e pesante.
In un tale paradosso Ilenia è semplicemente l’assoluto, il puntò più alto, l’apice.
Ilenia sarebbe il riferimento oggettivo con il quale misurerei questa nuova e diversa forma di bellezza, assolutamente disarmante e che non da spazio alla razionalità, una bellezza che ci fa arrendere e cadere le braccia senza che se ne capisca il motivo, forse spaventandoci come è successo a me.
Esistono emozioni che non si conoscono, si provano e basta.
Per lei ho un desiderio inenarrabile, un desiderio che non si è accentuato col tempo ma che mi ha invaso prorompente dal primo istante in cui l’ho vista.
Si è impadronita di me e dei miei desideri più romantici e morbosi come se il mondo precedente al suo arrivo non avesse alcun peso, stordito da un qualcosa che fino a quel giorno non sapevo neanche che esistesse.
Non credo sia amore, Ilenia è più un’intima evasione, un sogno nel quale mi rifugio e che ho deciso di conservare come tale per chissà quanto tempo ancora.
Forse se fosse più grande la cercherei, se avesse fatto le sue esperienze proverei ad accarezzarla, ma non posso rovinarle la vita facendola sentire un desiderio, offrendole ciò che a ventidue anni non si è giustamente pronti a prendere e così sogno, sogno perché sognare non è altro che vivere la nostra più intima realtà.
Quante volte da solo ho accarezzato la sua figura, quante volte parlandole e standole vicino ho preso linfa per la mia intimità.
Ilenia è un mondo carico di erotismo, Ilenia ed il suo corpo, un corpo grasso che non potrei definire in altro modo, perché grasso è perfetto, è vero, è reale.
Se la pensassi solamente come una ragazza in carne o una ragazza cicciottella sminuirei il suo fascino. C’è qualcosa di estremamente erotico in questa parola, qualcosa che la rende speciale, diversa da tutte e quindi unica. Come può essere attraente una ragazza grassa? Eppure basta guardarla, basta vedere il suo viso bellissimo come spesso è bellissimo il viso delle ragazze come lei.
Ilenia è grassa, Ilenia è terribilmente sexy.
Credo che se sapesse che provo in qualche modo ne sarebbe lusingata, forse stenterebbe a crederlo, forse non ha ancora vissuto abbastanza per capire come va il mondo, è prigioniera di un età stupida che opprime i bisogni se sono diversi da quelli degli altri. I suoi amici probabilmente neanche la guardano, i suoi amici forse le paiono addirittura irraggiungibili, ma i suoi amici un giorno cederanno alle proprie debolezze e sarà troppo tardi, Ilenia sarà felice con la persona giusta, sarà una donna forte e felice con la persona giusta.
È questo che ci differenzia a noi quarantenni, abbiamo superato quella naturale fase in cui ciò che si è, bisogna tenerlo accuratamente nascosto, i nostri gusti, le nostre voglie, tutto deve essere consono alle aspettative dell’emisfero che ci circonda e l’università è una fabbrica di individui identici tra loro che credono nell’unicità dell’essere umano in quanto tale.
Ilenia purtroppo è immersa in quel mondo, un mondo nel quale non è ammesso desiderare una ragazza obesa, un mondo in cui nonostante si studi per migliorare se stessi e costruire qualcosa di nuovo, si è ancora fermi ad ideologie che dividono il pensiero in nostro e vostro, in amico o nemico, con noi o contro di noi.
Vorrei massaggiarle i piedi e portarla lontano, vorrei poterla vestire degli abiti con i quali da sempre la sogno, è un peccato che questo ancora non avvenga, sarebbe un incanto.
Nella mia solitudine le ho tolto i piedi da intriganti decoltè un infinito numero di volte, ho visto il suo corpo di donna fasciato da morbidi abiti in cotone e suoi seni accecare l’umana razionalità, ho visto le sue gambe, le ho viste mostrarsi con cura in eleganti calze velate e le sue mani laccate da uno splendido smalto rosso come il fuoco.
Mille volte ho baciato i suoi piedi.
Se solo sapesse quanto, il mondo intero attenda che uscisse una volta per tutte dalla mia fantasia, diventerebbe un’altra donna, la donna che ancora non sa di essere.
È così che cullo i sogni ed i desideri che la mettono al centro delle mie attenzioni.
Immagino di averla accanto, di sfiorarla e di baciarla ovunque il suo corpo si mostri diverso da ciò che lei vorrebbe che fosse. La sua pancia, i suoi fianchi, le sue braccia, tra le pieghe della sua pelle.
È una vita parallela la mia e lei tutto questo neanche lo sa.
Non sa che al mondo c’è un uomo che come un ragazzino si chiude in un bagno immaginando di poterla soltanto guardare, che in questo preciso momento sta scrivendo della sua passione esorcizzandola, che morirebbe per poterla avere anche solo una volta.
Lei di tutto questo non solo non ne è a conoscenza, ma credo non lo immagini nemmeno. Lei è una giovane ragazza di ventidue anni che crede nell’amore come è giusto che sia. Il sesso, la morbosità del bisogno, la grandezza del desiderio ancora sono cose lontane.
Conosce certamente il richiamo che la natura suscita al corpo, ma è ancora troppo distante dalla consapevolezza che sentimenti come l’amore e la passione, possono viaggiare parallelamente senza mai intersecarsi.
Vorrei tanto sapere cosa pensasse se venisse a saperlo, quale considerazione avrebbe di me, se si lasciasse andare lasciandomi libero di farla sentire una donna. A volte sono spinto a pensare che la sua condizione la porterebbe ad accettare, molto probabilmente si sentirebbe amata e desiderata come mai le è capitato fin ora e per lei sarebbe qualcosa di realmente nuovo e straordinario, ma credo anche che potrebbe non capire e non concepire il desiderio come tale.
Ventidue anni sono pochi, mi domando soltanto quando per lei arriverà il momento della felicità tanto attesa, quando qualcuno le dichiarerà il suo amore, quando anche lei potrà subire il piacere ed il fastidio di quel sentimento che volente o nolente un giorno lascerà posto a nuove difficoltà. Vorrei che le capitasse presto, vorrei che mi dicesse di essersi innamorata e vorrei vederla felicemente ricambiata. Ilenia è una creatura troppo bella perché non meriti che le accadesse una cosa così.
So che passerò il resto della mia vita a desiderarla, a sognare l’odore della sua pelle, so che continuerò a toccarmi guardando le sue fotografie ed immaginando di baciarle i piedi e le dita dei piedi, ma anche che non l’avrò mai e in cuor mio, spero che non capiterà l’occasione che sogno di avere, in fondo Ilenia è un desiderio morboso che ha fatto breccia nella mia anima quasi esclusivamente per restare tale.
Nella storia precedente vi ho raccontato che mi sono trovato in mezzo ad una storia senza volerlo
il mio amico e collega tradisce la moglie con una più piccola di età , la moglie essendo io amico di famiglia con loro e rapporti stretti mi ha fatto colpevole di sapere e non raccontare nulla a lei e per giunta se le presa con me
Vi ho lasciato che ero andato al bar di amici per un appuntamento con loro e mi trovo décolleté una amica ma vedendola esco fuori per evitare scenate davanti ai mie amici
Lei sale in macchina io scendo e la invito a scendere dalla mia macchina e di evitare scenate lei mi dice sali dai vedi che sei tu che stai facendo scenate sali e parliamo .io salgo e lei accendi facciamo un giro togliamoci da qua ..io:e la tua amica?.lei:aspetta la chiama a telefono e gli dice di andare senza di lei si vedono domani nel frattempo la guardavo gambe accavallate tacchi aperti unghia smaltate rrosse decolte invitante e prosperoso una gran bella donna come vi ho detto
Lei chiude con la sua amica e mi dice :avevi impegni? Io rispondo di no ..lei:bene mi fa piacere allora abbiamo tutto il tempo per noi .io : ma i ragazzini?
Lei:sono da mia sorella li stanno bene con i cuginetti , e meglio così simone loro non c’entrano
io:sei sempre una grande mamma e donna Rosy ho stima di te
lei:grazie peccato che non è così per il tuo amico al punto di cambiarmi per un altra ma torniamo a noi tu non sapevi nulla vero?
Io:ascolta Rosy non mento ma mi dispiace lo saputo qualche giorno prima prima della vostra lite ho cercato di farlo ragionare ma lui niente e visto che non mi ascoltava gli ho chiesto il favore di non tirarmi dentro perché non m piaceva il suo comportamento nei tuoi confronti e non so come ha potuto ma mi ha ascoltato .ma poi mi hai tirato dentro tu non avevo scampo si To mentito alla domanda se sapevo perché si comportava così .Ma non ho mentito per coprire lui ma per non essere i terzo incomodo nella vostra storia e volevo che avreste risolto davoi la vostra crisi credimi sono sincero
Lei:e tu saresti mio amico? Avresti dovuto avvisarmi subito se mi volevi bene per come dicevi
Io:sa e facile parlare ma non mi sentivo di concluderla io la vostra storia dare il colpo finale .ma mi dispiace credimi non potervi avere più come famiglia modello
Lei:dispiace anche a me simone non mi sarei mai creduta che potesse succedere a me a quel coglieho dato tutto di me 2 figli una famiglia una moglie che la sempre rispettato e amato a letto ho cercato di non farli perdere mai l attrazione verso di me ma questi sono i risultati ..forse mi devo rendere conto che sono vecchia e non più piacente come prima me ne devo fare una ragione simone
Io:ma che dici Rosy sei stupenda, favolosa ,sei attraente, sexy il problema non sei tu amica mia ma lui che ha perso una donna meravigliosa come te e ripeto bella
Lei:ti chiedo scusa tu non centri non meritavi le mie accuse le mie parolaccie me ne vergogno di tutto ciò
Io:tranquilla non è successo nulla e sappi che io ci sono sempre per te Rosy e i ragazzini per qualsiasi cosa conta su di me
Lei:scoppia piangere ..grazie ne ho bisogno delle tue parole ma spero che non rimangono tele ma che saranno fatti reali ho bisogno di un amico vero con cui posso sfogarmi e fare conto su di lui e voglio che sei tu simone non tradirmi pure tu
Io:Rosy tvb e lo sai quindi conta su di me
Samo stati a parlare per ore fino ad arrivare alle sue foto che mi ha inviato
Lei:dimmi la verità .che ne pensi di me come donna ? Hai visto le foto che To inviato ? Voglio che sei sincero
Io:Rosy sei stupenda e più ti guardavo e più gli davo del coglione
Lei:dici sul serio? Sono ancora bella?
Io:si lo sei Rosy cmq perché lo hai fatto le hai inviate persino in intimo e per giunta nuda
lei:pensandoci bene adesso me ne vergogno non so perché lo facevo .forse perché volevo vendicarmi volevo delle conferme di essere ancora desiderata essere donna tradire come lui ha fatto con me ma non parliamone più già mi sento rossa in viso non era mai successo era l unico uomo che da anni mi vedeva toccava e godeva di me
Io:beato lui ..ops cazzo scusami me scappato non volevo
Lei:scoppia ridere ma di che ti scusi scemo ? Sei un uomo e de normale e poi non potrei dire nulla la colpa è mia delle foto ma simone rimane un segreto e perdonami ma si ferma qua la nostra conversazione non andiamo oltre anche se te mi sei sempre piaciuto anche quando ti vedevo in costume in barca con noi anche piccoli pensierini mi affioravano nella mente persino quando te diventato duro e tu per la vergogna ti sei tuffato in acqua cazzotti come eri messo bene
Io dai smettila che scema che sei ma quella volta non c’è lo fatta a trattenermi da guardarti
Lei:se fatto tardi adesso mi raccomando a casa ?
Io:si certo per strada si parlava di altro nella mia mente speravo che mi invita se a salire ero troppo eccitato la desideravo la volevo .arrivammo sotto casa mi guardo mi disse grazie simone
Lei:posso chiamarti domani ho bisogno di sapere che ci sei per me
Io:si certo quando vuoi ci sono ..mi saluta e va via Buona notte
io riaccendo la macchina mi metto in strada per casa deluso del 2 d Pike ma allo stesso momento contento perché forse non sarebbe stato come l’avrei voluta mia per vari motivi
arido a casa mi spoglio e mi metto sul letto mi guardo le sue foto bellissima cazzo quanto ti avrei voluta mia il cazzo mi esce dalle mutante
Prendo il mio cazzo e comincio a segarmi ammirando la immaginarla nel più bello arriva un suo messaggio su Whitman
e lei …ciao Simone grazie di tutto delle belle parole dei tuoi conforti tvb spero di non disturbarti che fai?
Io:ei ciao Rosy non disturbi affatto e non ringraziarmi tvb anche io
Io:sono nel letto non ho ancora sonno guardo un po di TV e tu?
Lei:uguale sono anche io nel mio letto ..mi sento sola simone
Io:mi dispiace non so che dirti
Lei:non c’è nulla da dire simone ..posso farti una domanda?
Io:si certo
lei:devi rispondere sincero però
io:ok dai spara
Lei:avresti desiderato sentirti dire vuoi salire da me?
Io: sono sincero si lo desideravo ma è stato meglio così Rosy non sarebbe stato da parte tua come avrei voluto e desiderato io avresti solo reagito per rabbia non per desiderio e la nostra amicizia sarebbe sanità dopo
Lei:e chi ti dice questo? Invece non può essere che sarebbe nata una nuova vera ed intensa amicizia ?
Io:be non saprei potrei solo risponderti che lo avrei voluto
lei:e per quanto riguarda che fosse stato sbagliato non ti avrei desiderato ma usato per rabbia .tu che ne sai dei miei pensieri o desideri
Io:be hai ragione ma è tutta la situazione sbagliata Rosy
Lei:nulla accade per caso simone tu che centri nella nostra crisi ?
Io:nulla Rosy
Lei:vedi? Ma intanto ci sei simone
Lei:e che ne sai che prima non ti desideravo? E magari al contrario del tuo amico non seguivo il cervello e la figa ma seguivo il cuore e rimanevo al mio posto di moglie e madre
Io:io non posso saperlo Rosy questo lo sai tu ma posso solo dirti visto che ci siamo che mi fa piacere
Lei:adesso lo sai simone To sempre desiderato dal primo giorno che il tuo amico Ta portato a casa nostra ma come To detto io ero una moglie fedele
Lei:lo ero fedele simone hahahaha
Lei:cosa indossi adesso?
io:dai che domande Rosy
lei:dai rispondi che c’è di male sei in pantaloncini?
Io:si Rosy
lei:bugiardo ah ah ah io ti immagino nudo
Io:ha ha ha ma la smetti ? Cmq mutante
lei:ti andrebbe di mandarmi una foto adesso ?
Io non sapevo che fare mi veniva in mente che magari potesse fregar usando le mie foto contro marco magari mi sbagliavo ma alla fine tutto era possibile nel frattempo io me la pensavo mi riscrive lei
lei:dai di che hai paura? Ok ho capito faccio io la prima mossa aspetta
mi invia la sua foto del seno cazzo e bello formosa
io:che bello che è sei fantastica
lei:dai farmi vedere cosa mi ci metteresti nel mezzo
in me ho detto ma si cazzo alla fine ne vale la pena mi faccio la foto al mio cazzotti duro per lei e la invio
Lei:ohh mamma mia simone sei favoloso e bellissimo lo vorrei tutto in questo istante nel frattempo mi invia una sua foto con la giga bella in vista
Lei:guardali e tutta bagnata per te non immagini quanto ti vorrei dentro
..mi sono rotto il cazzotti di master bari per lei mi metto una tuta di corsa e mi infilo in macchina mentre lei mi scriveva che fine hai fatto perché non rispondi ti stai maturando? Ti vorrei qua dentro di me in 10 minuti arrivo a due isolati da casa sua posteggio la macchina distante per non dare all’occhio non si sa mai nel frattempo corro sono le 2 di notte arrivo al portone leggo il messaggio suo ok Buona notte visto che non mi rispondi
io:apri il portone veloce sono qui sotto ti desidero
lei:tu sei matto simone
Io:dai apri prima che c’è ne pentiamo
sento aprire il portone di corsa entro nel ascensore schiaccio 3 piano arrivo nel pianerottolo la sua porta aperta entro e lei è lì in tutto il suo splendore solo in mutantine chiudo la porta rimaniamo a guardarci
io:forse è tutto sbagliato Rosy ma non posso res****re non posso immaginare di essere desiderato da te e non poterti avere mia io sono qua adesso a te la scelta se decidi di mandarmi via lo farò uscendo da questa porta non tornerò più indietro
lei:sei la più bella cosa che mi sta capitando in questa parte della mia vita e non ti perdo per nulla al mondo vieni abbracciati
mi avvicinò a lei l’abbraccio e la stringo forte a me lei m ficcare la sua lingua dentro la mia bocca bellissima bacia come piace a me sento la sua lingua fino alla mia gola all’impiego stesso mi toglie la maglia mi accarezza il però i suoi capezzale contro i miei sono durissimi la prendo di forza me la metto a cavallo e la porto in camera lei mi dice ti voglio ti desidero da tanto tempo farmi tua simone solo tua la Poggio sul letto mi ci distende di sopra e lei mi prende per le antiche e mi pressa nel suo ventre io la bacio la accarezzo adoro il suo viso che gode dei mie baci , collo ,mento , dietro le orecchie lo stesso fa lei i nostri visi imbrattato della nostra saliva mentre tolgo le scarpe lei mi sfila i pantaloni mi dice
Lei:vieni qua mettiti comodo adesso ci pensa rosi tua a te
Lei:cazzo quanto sei bello hai un bel profumo da uomo e bellissimo sempre di marmo grosso e duro
Io:farmi godere dalle tue labbra succhiamelo tutto
non se lo fa dire nemmeno una volta mi prende quella grossa cappella e se la ficca tutta in bocca me lo stringe con tutte due mani lo sega
mi matura succhi leccarsi morde e tutto questo guardandomi sembrava
Affamata di cazzo se lo godeva come un bimbo con il suo giocattolo preferito dopo vari minuti di spompinamento la prendo per il viso la bacio e lei il cazzo sempre in mano non lo molla la distendo gli apro le gambe le tolgo le mutanti ne insuperabile del suo liquido e li bella figura bagnata depilazione mi ci avvicinò il suo odore di vaga mi fa imbestialire comincio a leccarsi delicatamente la ciuccio tutto il suo liquido nella mia bocca il clitoride bello gonfio la punta della mia lingua dentro il buche tuo gli fico un dito dentro e stretta lecco il buco del culo provo un dito li e lei stringe le natiche sussurra mentre gode mi dispiace li no amore continuo a leccarsi ad un tratto mi sento stringere la testa tra le coscie le sue mani che me la premono alla sua figa inarca la schiena e butta un grido un gemito siiii cazzo sii mi schizza tutto il viso cazzo e bollente e arrapatissima mi tira su di sé baciando mi mi faccio spazio tra le sue coscie Poggio la mia cappella tra le sue labbra calde umide ed entro dentro delicatamente ormai è mia sono dentro di lei
lei:bellissimo simone mio ti sento tutto dentro sei tutto mio non ti mollo farmelo sentire in tutto il tuo splendore mi sento la figa allargare
e stretta me lo sento pressato scivola tra liquidi caldi appiccicosi e bellissima il suo viso gode e bellissimo ammirarlo mi mordi chi il mento mi stringe le antiche con le unghia sta avendo un organo mi grida così non ti fermare le sue mani passano alla schiena le sue inghia li sento infizarmeli nella carne aumento il rittimo eccola arriva grida si si così dai non fermarti si dimena mi sento bagnare le palle e tutta in fiamme siamo tutti sudati gli sollevò le gambe gle li unisco gambe dritte i piedi alla mia bocca le lecco tutti Pompini alle dita con le sue mani si allarga le labbra della foga io mi stringo alle sue gambe dritte e comincio a sbattermela di forza ripetutamente lei grida si così farmi gridare e lo sta facendo si porta il cuscino al viso soffoca il grido io metto tutta la mia forza a trapanarla lei muove le gambe come se si volesse liberare vedo la sua mano allargarsi il culo si ficcare un dito dentro ed ecco un altro orgasmo mi fermo esco il cazzotti la figa gli cola tutta sbavata il lenzuolo sotto il culto e tutto bagnato del suo liquido e meravigliosa si alza mi sbatte nel letto lo prende in bocca e mentre mi spompina mi dice
lei:ti sta piacendo poco? Sono un amante perfetta ? Sto cazzo e tutto mio? Solo mio? Sono abbastanza calda? Ti piace scoparmi farmi gridare ? Mi stai facendo venire come una trova mi sento un assatanata di cazzo del tuo cazzotti simone sei mio sei splendido adesso godo a modo mio
Lei:sei pronto? Ti prego non venire non sono ancora sazia di te adesso vedrai la poca che c’è in me
Io:tranquilla fai ciò che vuoi farmi vedere che sai fare
si siede su di me si mette quel cazzotti dentro si tiene sui piedi e comincia su e giù mi prende per le mani e cavalca come una matta si china la testa verso il basso e si guru il mio cazzotti scomparire dentro la sua figa
lei:guarda amore guarda come entra sembra fatto apposta per la mia figa me lo sento allo stomaco ti piace così? Sono brava amore?
Ad un tratto comincia ad ansimare non parla più grida soltanto mi cavalca quel cazzotti come se volesse farsi male rompersi la figa dopo vari minuti grida vengo si vengo quel liquido mi cola dal cazzo lungo le palle quelle antiche che sbattono ripetutamente nel mio ventre arriva un altro orgasmo e un altro ancora non avevo mai visto una donna cosi in pazzita si lasciandole sulle ginocchia il suo petto il seno tutto sudato al mio mi abbraccia si ferma mi stringe forte trema come una foglia gli chiedo
Io:amore tutto bene ?
lei:si amore mio tranquillo va tutto benone ,mi prende per il viso mi guarda e dice
lei:sei fantastico amore mio in 45 anni non mi era mai successo mi sento una ragazzina ho una voglia di scoparti farmi scopare da morire mi fai sentire una grande donna mi stai dando grandi sodisfazioni ti voglio per sempre
io l abbraccio forte la stringo e cominciammo a baciarti fermi in mobile lei con il mio Cazzo dentro si stava rilassano di nuovo dopo un po la tolgo da sopra di me la metto a pecorina rivolta con il viso allo specchio del armadio
lei:bella idea amore siamo bellissimi voglio vedermi godere di te
io:e così sarà amore gli è lo Poggio nel culetto
lei:no amore li no ti prego mi dispiace non rimanerci male
quindi lo ficco in faga mentre ci guardiamo allo specchio ci ammiriamo
lei:che belli che siamo così ci dovremmo fare qualche foto e video la prossima volta
iook lo faremo sicuramente ma adesso sei pronta a godere di nuovo e sentirmi godere dentro di te?
Lei:si amore mio non vedo l ora di essere riempita tutta della tua sborsare vai tranquillo vieni mi dentro uso la pillola
Iook sei mia adesso voglio venire come un pazzo
lei:da sta notte sono solo tua finché lo vorrai e tu mio giusto?
Io:si solo tuo
comincio a trombarmela di brutto voglio venire voglio riempirla tutta lei a gambe chiuse culo in aria figa piena del mio cazzo una mano sul fianco una gli prendo i capelli e comincio dentro e fuori la figa gli cola comincia ad emanare rumori come se fossero sorreggi comincia a tremare sotto le mie mani più continuo con tutte le mie forze a trombarla più voglio venire lei orgasmi multipli grida godimento in quella stanza non si capisce più nulla la sto possedendo la fuga gli schizza liquido a mai finire sembra come se stesse urinando io mi sento un pazzo siamo due pazzi ad un certo punto lei mi implora di fermarmi ma non posso sto per venire lei grida cazzo cazzo amore vieni ti prego non c’è la faccio più ad un certo punto esplodiamo insieme non si capisce più nulla i suoi schizzi la mia sborra la figa ancora con il mio cazzo dentro gli pulsa via sborra liquido vaginale fino a che non mi scappa dalle mani si mette distesa sulla schiena allarga le gambe e comincia ad urinarie da per tutto era un immagine mai vista dopo che ha finito si rannicchia su di un fianco come un bambino dentro la pancia della mamma le sue mani strette dalle coscie nella sua figa mi ci distende da dietro tremava come una foglia l abbraccio le chiedo se va tutto bene
Lei:si amore mio abbracciami tienimi stretta a te
si gira verso di me nella stessa posizione le sue gambe su di me la tengo stretta e gli bacio la fronte credetemi a scriverlo non riusciròmai a spiegarvi come era stato favoloso
lei:amore mio non mi lasciare rimani con me ho bisogno di te
io:ma se dovesse..lei mi blocca
lei:non me ne frega nulla di niente e di nessuno adesso ci sei tu e solo tu non voglio nulla voglio solo te spero che sia così anche per te
io:si lo è è speravo in tutto questo è così sarà non c’è altro posto dove voglio stare se non qua con te
e vero lo volevo mi aveva preso mi bacio ti ramo su il lenzuolo tutto bagnato sporco di noi
lei:Buona notte amore mio sei unico al mondo
io:Buona notte a te amore tu sei unica
e in quella posizione ci siamo addormantati
…continua..
Scopa la cozza e godi.
Si chiamava Gerarda, vittima di uno di quei retaggi antichi che certe tradizioni perpetuano a danno di ignari bambini ( e non solo del meridione, ma anche del nord Italia, dove puoi trovare uomini che si chiamano Cecilio, Arianno, e donne, appunto, Gerarda ). Gerarda era una timidissima ragazza di genitori siculi, ma nata a Udine. Parlava perfettamente il friulano, ed era, visivamente, il tipico frutto di quei mari pulitissimi della Sicilia che guarda le coste africane: una cozza. Talmente bruttina, che nel locale dove lavoravamo a stagione, a Bibione ( Ve ), tutti la prendevano in giro. Era magrissima, aveva le gambe “a stecco”, vestiva abiti larghi, i capelli erano piuttosto trascurati, con un taglio simile a quello di chi si mette una ciotola in testa, una sorta di “Raffaella Carrà”, ma di colore castano chiaro. Aveva un paio di occhiali improponibili, che portava malamente appoggiati alla punta del naso. I denti erano piuttosto scuri, segno che oltre a fumare, il dentista l’ha visto solo sulle pubblicità televisive dei dentifrici e colluttori.
Faceva l’aiuto cameriera. Era abbastanza brava, ma la presenza non l’aiutava.
Il suo fidanzato, Gerlando, un siculo vero, veniva a riscuotere il suo stipendio ogni fine mese, dandole lo stretto necessario per vivere, così la poveretta non riusciva nemmeno a prendersi le cose di cui una donna aveva bisogno.
Così un giorno, d’accordo con i padroni del locale ( che avrebbero voluto cacciarla, tanto era brutta ), accompagnata da una collega andò al mercato a prendersi dei nuovi vestiti, poi dal dentista per una pulizia dentale, e poi dal parrucchiere. Tolse gli occhiali e mise le lenti a contatto.
Quando arrivò al locale, notammo il cambiamento. Ma rimaneva pur sempre una cozza. Senza tutto ciò che ricopre solitamente il guscio del mollusco, ma pur sempre di quello si trattava.
Ma a me stava simpatica, e ispirava tenerezza.
La sera decidemmo di uscire insieme, finito il lavoro, per andare a bere qualcosa e “festeggiare” il suo nuovo look.
Poi tornammo nell’appartamento dove ognuno di noi aveva una stanza per dormire ( pagato dal padrone del locale ), e li continuammo a chiacchierare, finché lei si avvicinò, mi prese la faccia e mi baciò mettendomi la lingua in bocca. Il mio uccello ebbe la solita reazione che ha in questi casi, e cioè fece “hop!!” e si alzò.
Lei senza una parola lasciò cadere il vestitino, e…..altro che cozza !! Aveva un corpo da favola !! Due tette dure come il marmo, due capezzoli che erano come due dadi di bullone, duri come l’acciaio. Un culetto sodo e morbido al tempo stesso, e la fichetta depilata, ma con un ciuffettino birichino sul monte di Venere.
Io non sapevo cosa dire, sapevo solo che come lei si allontanava dalla mia bocca, io ce la riportavo. Limonammo in piedi per almeno un quarto d’ora, poi mi feci spogliare, e andammo a letto. Iniziò a farmi un pompino con una foia e una fame incredibile. Pareva non vedesse il cazzo da anni. Il mio pisellino non era abituato a tanto “amore”, e gli lacrimò prima in faccia, e poi dentro la bocca. Forse era commosso…
Dopo la sborrata, lei continuò a leccarmelo, e me lo tirò su di nuovo, mentre con una mano si sgrillettava furiosamente.
Poi, andai io con la testa fra le sue gambe ed iniziai a leccarla. Era dolcissima, e mentre la leccavo, lei mi ripeteva “non posso crederci.. ti ho desiderato dal primo giorno, non posso crederci..”.
Venne così due volte, con la mia lingua li. La terza volta, venne a pecorina, col cazzo nella figa e il mio pollice nel culo, e fu talmente intenso l’orgasmo, che per qualche secondo, svenne.
Quando si riprese, mi disse:” Ci riposiamo un po’?”. Io ero esausto e non dissi di no. Andò nella sua stanza, ed io mi coricai. Erano circa le due del mattino.
Alle due e mezza, sentii che nel mio letto stava entrando qualcuno, accesi l’abat jour. Era lei, di nuovo nuda, che coricandosi vicino a me disse :” Mi è tornata un po’ di voglia..”.
Finimmo di scopare alle quattro e mezza, e le feci di tutto. La inculai, la scopai nella figa, mi feci succhiare il cazzo sborrandole in gola, poi, alla fine, la portai in doccia e la feci inginocchiare, pisciandole sulle tette. Come la mia urina calda le sfiorò il seno, ebbe un altro orgasmo. Credo sia venuta non meno di sei o sette volte.
La mattina seguente, verso le dieci, tornammo nel locale per preparare per il mezzogiorno, e lei era un tantino stravolta. Pure io ero stanco, ma riuscivo per il momento a dissimulare.
L’aspetto era il solito, quello della solita “cozza”, che nessuno si filava più di tanto.
Tutti quanti i miei colleghi sbavavano dietro alle tedesche, che te la davano solo se erano ubriache fradicie, mentre io, ogni notte, andavo a mettere il pisello nella mia dolcissima “cozza”. Durò così un mese e mezzo. Poi, all’improvviso, si licenziò. Credeva di essere rimasta incinta, e quando me lo disse, le dissi: “Lascia Gerlando e mettiti con me. Saremo felici insieme”. Lei mi disse di si, che avrebbe parlato con lui la sera stessa.
Invece già dalla sera stessa, non venne più al locale.
Non la rividi e non la risentii più, spero tanto nel mio cuore, che non le sia successo nulla di male, ma che abbia preferito stare col suo fidanzato.
Ma la piccola, dolce “cozza”, resterà sempre nel mio cuore come una delle più dolci e belle fiche che mi sia mai accaduto di scopare.
E’ ormai passato un anno dal giorno in cui è sbocciato il nostro amore. Luciana si è trasferita da me da due mesi quando abbiamo preso la decisione di portare a conoscenza la Direzione della nostra storia.
Nel frattempo i colleghi dell’amministrazione sono cambiati perché, chi per un motivo e chi per un altro hanno preso la decisione di cambiare aria per la nostra contentezza. Effettivamente l’aria per loro era cambiata molto dal momento in cui sono venuti a conoscenza di noi. Le loro battute spiritose (come dicevano loro) sempre più volgari anche in mia presenza gli sono costati il posto.
Il nostro amore è uscito rafforzato da tutto questo e quando la Società ha aperto una filiale più vicina al nostro appartamento ho preso la decisione di “separarci” di metterla a capo dell’amministrazione di questa. Ci vediamo di meno ma è stato sicuramente meglio così. La sostituzione degli ex colleghi è stata fatta cercando di assumere gente più giovane e più vogliosa , logicamente, sono tutti uomini (Luciana è un po’ gelosa)!
Abbiamo preso la decisione di festeggiare il primo anniversario a Napoli, in quella città che è stata complice del nostro incontro “amoroso”, alloggiando nello stesso albergo anche se in una stanza diversa.
Passiamo la giornata facendo un salto a Capri, con tanto di giro turistico dell’isola in barca e visita nella grotta azzurra e pranzando in un caratteristico ristorante del luogo.
Sono le cinque pomeridiane quando entriamo nell’albergo per rinfrescarci con una doccia volante (niente sesso per ora) e riuscire subito dopo per passeggiare in questa fantastica città.
Ceniamo nella nostra pizzeria ordinando lo stesso cibo dell’altra volta (come siamo romantici) per poi tornare all’albergo andando incontro alla nostra notte di passione.
Da questa mattina ho notato in Laura un’aria birichina che desumo sia dovuta non tanto dall’importanza del giorno quanto al fatto che, forse, non pensava di arrivare mai fino a questo punto.
“Caro devo andare al bagno. Tu intanto spogliati che ti raggiungo subito”
“D’accordo”
Sono nudo sul letto pregustandomi la nottata che ci aspetta. Mi sento eccitato. Stranamente la sua sosta nel bagno è più lunga del solito, non vorrei che si sentisse male.
“Luciana tutto ok?”
“Tranquillo Silvio arrivo subito” mi sento rispondere mentre apre la porta. Luciana non è nuda come mi aspettavo. Ha ancora indosso tutti i vestiti anche se si è struccata. Si avvicina ai piedi del letto ed accende il CD che porta sempre con lei. Dall’apparecchio esce una musica soft regolata a un volume medio/basso. Vedo Luciana che comincia a muoversi ballando a ritmo di musica. Penso che sia un invito a ballare con lei ma appena accenno a muovermi vengo bloccato dal suo sguardo fisso nei miei occhi.
Questo ballo si tramuta lentamente in uno spogliarello aggraziato e mai troppo volgare almeno fino a quando non rimane tutta nuda con la canzone non ancora terminata. Sicuramente ha calcolato male il tempo di esecuzione ed è andata troppo veloce. Forse è tentata di spengere l’apparecchio ma, conoscendola, non lo farà mai. Mentre le sue mosse si fanno sempre più spinte mettendo in mostra tutto quel buon di Dio, comincio a ridere sempre più forte (è infatti alquanto comica) e sento il mio cazzo che si eccita sempre di più. Finalmente la canzone termina, il CD viene spento, e vengo raggiunto da Luciana, che ansima con un fiatone pazzesco. La faccio distendere sul letto scendendo sul suo pube curato e profumato. La mia lingua inizia a lambire le grandi labbra per poi, facendosi sempre più insistenti, passare alle piccole labbra ed arrivare al clitoride.
Il semplice tocco fa gemere Luciana che posa una mano sulla mia nuca allargando il più possibile le gambe per facilitare il mio lavoro.
“Silviooooo sìììììì cosìììììììììììììì”
“slurp slup” ai miei passaggi le sue reazioni si fanno sempre più violente fino a quando
“godooooooooo Silvio godooooo” geme Luciana movendo tutto il corpo al ritmo delle mie leccate che continuano imperterrite mentre mi sposto nella classica posizione del sessantanove.
Le labbra di Luciana avvolgono subito il mio fallo che viene succhiato, ingoiato, leccato dandomi sensazioni indescrivibili eccitandomi ancora di più. Le mie dita continuano a martorizzare Luciana entrando in quella caverna vogliosa che è diventata la sua figa, a strizzare il gonfio clitoride, mentre la lingua si prende cura del rugoso ano leccandolo ed entrando in esso. I nostri gemiti aumentano di volume proporzionalmente all’avvicinamento dell’orgasmo che ben presto arriva in modo violento.
“Lucianaaaaa sììììììììì ancoraaaaaa ….. ancoraaaaaaaaa …….godooooooooo” grido io quando il cazzo erutta nella bocca di Luciana che continua a succhiarlo fino all’ultima goccia
Dai sobbalzi del corpo di Luciana capisco che anch’essa è giunta all’orgasmo (l’ennesimo, ormai ho perso i conti) impossibilitata ad urlarmelo occupata com’è a pompare sul cazzo rimasto semirigido.
Le sue fatiche non sono vane tanto che dopo pochi secondi affondo il mio cazzo in un colpo solo nella gocciolante figa martellandola con forza ad un ritmo forsennato
“Silviooooooo sììììì cosììì mi spacchi tutta …… rompemelaaaa”
“tiè .. tiè … oggi te la rompo propriooooooo”
“ancora …. Ancoraaaa ….. sììììììì….. godooooooooo”
“tiè .. tiè”
Vedo Luciana oscillare la testa a destra e a sinistra, succhiarsi un labbro, strizzarsi le zinne, movendo le mani in modo convulso, inarcare sempre di più la schiena spingendo il suo bacino verso il mio cazzo come se avesse perso il controllo di se stessa.
“OHHHHHHH Silvioooooooo ….. Silvioooooooo”
Dopo averla fatta mettere a quattro zampe rientro in lei a fondo variando il ritmo per res****re il più possibile. Nel momento in cui Luciana sente il mio dito stuzzicarle l’ano si eccita ulteriormente. Lei sa che presto glielo infilerò dentro il più possibile è questo le è sempre piaciuto nonostante non mi abbia mai permesso di possederla analmente.
“OHHHH ….. sììììììì infilamelo tutto dai ….. mi piace….. sìììììì” mi invita sculettando ancora di più.
Quando il mio dito entra non trova nessun ostacolo per quanto è rilassata e preparata mentalmente per questa forzatura provo ad aggiungere anche un secondo dito che entra anch’esso con facilità. Lo sforzo che sto facendo per non venire è premiato dalla vista del culo di Luciana profanato da due dita che lo stantuffano ma sento veramente di aver richiesto troppo tanto che le inondo la fica poco dopo
“Lucianaaaaaaaa .. ti amooooooooooooo …… oohh godo” grido io mandando un urlo liberatorio
“Ohhhhhh …… godooooooooo” mi risponde lei con quel po’ di fiato che le è rimasto
crolliamo sul letto ansimanti come mai prima tanto che solamente dopo un paio di minuti riusciamo a darci un bacio abbracciandoci.
“amore mio oggi mi hai proprio distrutto”
“anche tu non ci sei andato leggero. Non avevo mai goduto tanto. Quasi quasi mi dispiace che sia finita.” Mi risponde Luciana sorridendomi per poi baciarmi appassionatamente.
Continuiamo a stare abbracciati parlando, come sempre, dei possibili od impossibili progetti futuri o delle fantasie che frullano nella mente prima di uno e poi dell’altro. E’ sempre dopo aver fatto l’amore che uno di noi se ne esce con qualcosa del tipo “che ne pensi se compriamo un’altra casa a …” “dove andiamo questa estate” “hai visto quella come ci guardava” ………
Insomma in questi momenti ci rilassiamo solamente stando abbracciati e parlando. In questi momenti il nostro amore è l’unica cosa presente nel mondo perché noi siamo il mondo. Non c’è nessun’altro.
La stanchezza ha lentamente ragione su di me tanto che crollo in un sonno ristoratore.
Vengo risvegliato da una sensazione che conosco molto bene. Allungo un braccio verso il basso per trovare la sua nuca tra le mie gambe. Sento la bocca alitare sulla cappella che apprezza queste attenzioni tanto che inizia a drizzarsi. Accompagno la nuca nel classico su e giù mentre me lo succhia con sentimento
“Luciana … che lingua ….. cosìì … cosììì …… vieni dammi qualcosa anche a me …… ti pregoooo…”
La figa di Luciana già bagnata quando arriva all’altezza della mia bocca ed inizio a leccarla e lapparla mentre le massaggio le natiche. La mia lingua ora lecca gli umori di Luciana passando poi a punzecchiare lo scuro bottoncino del suo ano ed infilandole due dita nella fica.
“mmmmmmm ….. Silvioooo …. mi piace….. sììììì” si lamenta lei togliendosi per un momento il cazzo dalla bocca “ sei fantasticooooohhhhhh”
Sentendomi incitato sposto le due dita dalla fica al culo che riceve senza minimo sforzo questo ingresso e scendo con la lingua a titillare il sempre più grosso clitoride. Luciana, come fa sempre quando le sta arrivando l’orgasmo, muove il bacino sempre più velocemente
“Silvioooooo ohhhhh godo … godo … godoooooooo”
nel momento dell’orgasmo le infilo a fondo anche due dita nella fica fino a quando non toccano quelli che sono nel culo
“Silvioooooooooohh sììììì sììììììììì ancora …… ti amo ….. sìììììì …… godo” continua a gemere Luciana che, con i movimenti accelerati del bacino dovuti all’orgasmo sembra si stia facendo una doppia da sola avendo entrambi i buchi occupati dalle mia dita
“prendimi alla pecorina … daììì … ti voglio sentire dentro …. scopami … subito..” mi dice mentre si sistema a quattro zampe
“uhmmmmmm eccotelo tutto dentro te lo infilo ….. ti piace eh”
“sì mi piace … mi piace … di più .. più forte …” mi incita Luciana
“tiè .. tieè … oggi te la rompo del tutto … te la spaccooo”
“sììììììììììììììììììììììì ancora………… ancora…….”
“tiè .. tieè.. tiè” spingo io sempre più velocemente fino a quando non sento la mano di Luciana che si impossessa del cazzo per spostarlo più e posarlo sull’inviolato orifizio”
“dai inculami .. ma fai piano .. ti prego … ho voglia di sentirmelo nel culo … daìì”
sorpreso da questa mossa inattesa inizio a spingere piano per far entrare lentamente, e il più dolcemente possibile, il mio fallo nel tanto sospirato buco
“AAHHHIIII più piano .. più piano … mi fai maleeee”
rallento per quanto possibile la spinta fino a quando non sento il glande varcare lo sfintere. In quel momento mi fermo per dare a Luciana la possibilità di abituarsi all’intruso
“OHHHH Silvioooo sììììì dai ancora ancora” mi incita con un gemito più di dolore che di piacere
“rilassati Luciana … rilassati … non stringere o sentirai più male .. rilassati” la tranquillizzo mentre con calma e lentezza ricomincio a spingere
“AAAHHHH mi fai malee … mi fai maleeeeeeehhhhh ohhhhhhh”
sento che lo sfintere di Luciana si è rilassato di colpo come se avesse accettato questa intrusione, come faceva quando le infilavo le dita, e questo facilita il tutto ed in pochi secondi sento le palle sbattere sul culo perché tutto il cazzo è ormai entrato dentro di lei
“Lucianaaa … luciana … ti amooo .. ti amo” mormoro mentre resto immobile aspettando che i suoi gemiti si calmino
“Silvio .. daììì … fammelo sentire adesso .. l’hai sempre desiderato, lo so! Ora fammi sentire quello che si prova ad essere inculati veramenteeee”
inizio a muovermi con movimento lento ma lungo, portando l’asta del mio uccello quasi all’uscita per poi rientrare fino in fondo
“rilassati Luciana … rilassati e vedrai che ti piacerà … rilassati”
“OHHH Silvio … sìììììì … inizia a piacermi … siìì daììì più forte … daììì” urla Luciana mentre comincia a venire incontro al mio cazzo con sempre più forza
“Lucianaaaaaaaa sìììììììììììì … te lo rompo … oggi ti rompo anche il culo …. Ohhhhhhhh”
“Silviooo .. è bello … mi piace… più forte .. rompemelo … più forte .. ohhhhhhhh .. sììììì”
“tiè … tiè … tiè…” gemo sempre intensifico i colpi portando le mie mani a torturare i turgidi capezzoli
“Siiii Silvioooo sìììììì cosììììì … mi piace … godoo.. godooooooo … SILVIOOOOOOOOOO” sento urlare Luciana sconquassata dal suo primo orgasmo anale mentre con una mano si sfrega sempre più velocemente il clitoride
“Lucianaaaa ….. godooooooo .. tiè … tiè … godo …” le urlo quando sento la mia sborra innaffiarle le viscere
“OOOHHH SIIIIIIIIIIIIIII INCULAMIIIIIIIIIIIIIIIII MI PIU’ FORTEEEEEEEEEEEHHHHHHH”
rimango dentro di lei per gustarmi il più a lungo possibile questo momento d’estasi mentre sento Luciana che continua a urlare il suo orgasmo.
“grazie Luciana. E’ stato magnifico per quanto inaspettato. Grazie” ansimo mentre mi distendo sul letto
“Devo dire che non è stato come me l’aspettavo. Sì all’inizio è stato doloroso, e manco poco, però poi mi è piaciuto. Tu sei stato bravissimo, mi hai messo a mio agio, mi hai fatto rilassare e questo mi ha aiutato. Sentire quella tua voce dolce darmi consigli, sentendoti padrone della situazione mi ha tranquillizzata.”
“non puoi capire quanto ho sognato questo momento”
“oh questo l’ho capito fin troppo bene. Ogni volta mi infilavi le dita nel culo. Un messaggio più chiaro non poteva esserci” mi dice ridendo “ora però a ninna che domani, anzi tra poche ore, ci dobbiamo alzare per partire. Comunque consideralo come il regalo dell’anniversario. Quando mi darai il tuo?”
“non ti preoccupare che quando ci alzeremo lo troverai” le rispondo io. A ninna ora. Buonanotte”
Dopo un ultimo bacio ci assopiamo abbracciati.
Fine.
LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 8)
Mi misi addosso un asciugamano e uscii dalla doccia. Nella stanza c’era un letto molto grande, mi ci buttai sopra e cercai di rilassarmi un po’.
Qualche minuto dopo usci’ anche lui e mi venne vicino. Si sdraio’ sul letto e rimase in silenzio.
Mi addormentai un po’ non so per quanto, ma mi sveglio’ la sua lingua.
La sentivo slinguettare tra le mie cosce, proprio li’ sul buchetto del culo, andava su e giu’ tra le cosce e poi di tanto in tanto si infilava nel mio buchetto.
Mi era venuto il cazzo duro e lui se ne accorse, passo’ una mano sotto le mie cosce e me lo prese in mano.
– Girati – disse – voglio farti un pompino.
Mi girai e lui si getto’ avidamente sul mio cazzo prendendolo tutto in bocca. Sentii la sua lingua girarmi intorno alla cappella mentre le sue labbra scappellavano il mio cazzo.
Comincio’ ad agitare la testa su e giu’ sopra il mio cazzo che diventava senpre piu’ duro e turgido.
Sentivo le palle riempirsi di sborra, avrei eiaculato da un momento all’altro. Se ne accorse anche lui-
– Sborrami in bocca – disse – voglio bere il tuo nettare, e poi cosi’ dopo potro’ starti di piu’ nel culo –
Non fece in tempo a finire, un fiotto di sborra calda gli inondo’ la bocca mentre un rivolo usciva dal lato sinistro delle sue labbra. Lo ingoio’ tutto, mentre un altro fiotto si sostituiva al primo e poi ancora un altro e un altro ancora. Stavo sborrando come non mai.
Mi puli’ bene il pisello e ingoio’ tutto.
In quel momento la porta si apri’ ed entro un uomo. Avra’ avuto una sessantina di anni.
Era un bell’uomo, aitante, robusto con i capelli scurissimi.
– Ecco la tua sorpresa – disse – Sai chi e’ lui? – aggiunse
– No non lo so, dovrei? – risposi
– Lui e’ il Francesco il nonno di Giorgio, mio padre, quello che per primo mi ha inculato quando avevo 12 anni, voleva conoscerti. –
– Piacere – dissi io
– Papa’ spogliati – disse – che incominciamo –
Mi tolse l’asciugamano e mi disse di mettermi a pecorina. Mi venne dietro e sentii il suo cazzo muoversi tra le mie gambe. Poi Francesco comincio’ a spogliarsi. Si tolse la camicia, i pantaloni e rimase in mutande.
Gia’ intravedevo un bel bozzo tra le sue gambe. Mi venne davanti e disse – Toglimi le mutande Claudio –
Alzai le mani e afferrai gli slip ai lati, li tirai giu’ e davanti ai mie occhi apparve un cazzo enorme anche se ancora moscio, con sotto due palle grandissime.
– Prendilo in bocca, dai, fammi un bel pompino – disse
Afferrai il cazzo con la mano destra e lo portai di fronte alla mia bocca, Lo scappellai e aprii la bocca.
Quella enorme cappella scomparve nell mia bocca, la mia lingua comincio’ a leccarla mentre la sentivo crescere e irrigidirsi.
In breve tempo divento’ dura e quasi il doppio. Mi entrava a malapena in bocca. Presi il cazzo con due mani e cominciai a muovere la testa avanti e indietro. Aprii gli occhi per guardarlo.
Era nudo davanti a me. Aveva un bellissimo corpo, da sportivo, due grandi spalle, dei piccoli fianchi e un fisico asciutto. Sicuramente da giovane aveva fatto molto sport. Era proprio un bell’uomo.
Aveva gli occhi chiusi e lo sentivo gemere. Mi afferro’ la testa con le mani e inizio’ a spingerla con forza avanti e indietro.
Intanto Il papa’ di Giorgio aveva puntato la cappella sul buco del culo e spingeva. Lo sentii penetrarmi da dietro. La cappella scivolo’ dentro il mio sfintere ormai abituato a prendere cazzi, e inizio’ a incularmi con un ritmo preciso.
Sembrava quasi che si fossero’ messi d’accordo, quando un cazzo mi entrava nel culo, l’altro mi usciva dalla bocca e così via. Mentro mi inculava mi prese il cazzo e comincio’ a masturbarmi.
Il cazzo del nonno di Giorgio era diventato enorme e entrava a fatica nella mia bocca.
– Ecco vengo Claudio…….sborro – lo sentii dire
Un potente schizzo di sperma mi centro’ le tonsille, facendomi tossire. Non feci in tempo un altro fiotto mi riempi’ la bocca, non riuscivo a respirare, afferrai il cazzo con le mani e lo feci scivolare dalla mia bocca proprio mentre un altro fitto di sborra usciva prepotente e si andava a schiantare sul mio occhio destro e sul naso. Nello stesso momento sentii il cazzo del papa’ di Giorgio che sborrando mi riempiva il culo mentre un altro fiotto dell’altro colpiva il mio occhio sinistro e i capelli.
Sentii il cazzo uscirmi dal culo con un rumore simile ad una scoreggia, ero esausto, mi buttai sul letto a pancia in su, mentre il nonno continuava a sborrarmi addosso, sul petto e sulla pancia, poi mi venne piu’ vicino e mi disse di aprire la bocca.
– Succhiami il cazzo, puliscilo per bene – Mi spinse il cazzo in bocca e io lo leccai avidamente mentre piccoli schizzi di sperma continuavano ad uscire. Lo leccai tutto mentre il papa’ di Giorgio che nel frattempo si era avvicinato a me continuava a sborrarmi addosso, accasciandosi poi accanto a me, seguito dal nonno.
Rimanemmo cosi’ per un po’, poi mi addormentai.
(continua)
La storia di Natasha
Fino a pochi mesi prima Natasha era stata una bellissima modella russa. Le sue foto erano sui giornali di moda di mezza Russia ed avevano fatto il giro del mondo. Poi aveva conosciuto Hugh Brandon, il magnate di una multinazionale petrolifera, con lui si era trasferita in Canada, in una principesca lussuosa villa. La differenza di età (25 lei, 55 lui) non rappresentava affatto un problema: ben più importante per la bella Natasha era la relazione con i costosissimi gioielli che amava indossare ed esibire. Era bellissima: 1.80 di altezza per 59 chili, lunghi capelli biondi e lisci, gli occhi azzurri, un culo da favola. Alle feste poteva passare per la figlia di qualche invitato, invece era la moglie rispettata dell’uomo di gran lunga più potente del gruppo. Mr. Brandon vedeva che gli altri uomini la guardavano con chiari ed evidenti desideri, mentre le altre donne, come una gran puttana di classe. L’occasione per tutti fu la festa di compleanno del gioielliere, il fornitore degli anelli d’oro, dei bracciali e dei collier di diamanti che Natasha indossava. Pochi intimi, tutti vestiti eleganti, le donne molto raffinate, gli uomini in rigoroso smoking. Natasha era letteralmente vestita da sballo, tutta di nero: abito corto aderente in pelle, collant sorrette da giarrettiera di catenelle dorate, scarpe con tacchi a spillo di 12 centimetri, uno string di diamanti che dietro le copriva appena il buco del culo, le unghie rosse attaccate, lunghissime, a sembrare vere. E poi gli altri gioielli: tutta una serie di bracciali e di anelli sfolgoranti, di gran valore ed effetto, oro e diamanti che luccicavano con le luci spente, che davano luce e colore a tutto ciò che c’era intorno. La bocca rossa ed un trucco forte, acceso, sugli occhi, poi i lunghi orecchini d’oro che penzolavano quasi fino alle spalle e poi, quel maestoso collier, un neklace tutto ricoperto di diamanti, un bagliore immenso che esaltava tutta la luce del suo viso evidenziandone quella bocca rossa carnosa, perfetta, e i lunghi capelli biondi, lisci, setosi, vellutati. Cento, forse centocinquanta milioni di euro: tanto sarebbe costato scoparsela, con tutti quei gioielli. E Edward Glass ce l’aveva duro da un pezzo, quella sera poi, era il suo compleanno. L’occasione era propizia perchè Mr. Brandon, dovette presto abbandonare la festa, causa improrogabili affari di lavoro. Natasha insistette per accompagnarlo, ma Mr. Brandon disse che si sarebbe divertita di più restando a quella festa. E così Natasha restò e appena Edward lo seppe, si sentì tra i pantaloni qualcosa di grosso che sembrava crescere ancora di più. La festa andò avanti tra vino e champagne e tutti erano particolarmente su di giri. La musica faceva il resto. Anche Natasha aveva bevuto parecchio e dall’alto del suo metro e novantadue non stava più in piedi. Con una scusa qualunque Robert chiese a Natasha di salire su in camera, dove c’era un tavolo da biliardo ma soprattutto la cassaforte con i gioielli. La convinse con la scusa dell’imitazione di una collana, quella che pare appartenuta alla regina Maria Antonietta, prima che venisse decapitata. Natasha non potè res****re alla tentazione di vederla e di indossarla. Su per le scale, Edward l’aiutava a salire cingendole i fianchi, nemmeno per un attimo poté distogliere lo sguardo dall’incantevole visione di quelle chiappe che si muovevano lentamente, con il buco del culo appena oscurato dallo string di diamanti. Entrarono nella camera e lui era ormai in preda all’agitazione, mentre lei era completamente esaltata dall’idea di indossare quella collana. Lui gliela diede, lei restò senza fiato per ciò che vedeva, una cosa così bella che lei, pur amante dei gioielli, non aveva mai visto. Chiese di indossarla e lui rispose che avrebbe accettato solo se in cambio, dato che era il suo compleanno, lei avesse accettato di ballare un lento con lui. Affare fatto. Nel frattempo Edward si era tolto lo smoking ed anche la camicia, era rimasto a petto nudo e non era un bella visione. Un metro e sessanta di altezza, cioè 30 centimetri più basso di lei, una pancia abnorme da tre strati rigonfianti, completamente calvo e per giunta con il corpo completamente ricoperto da una folta peluria. Era talmente peloso che anche la schiena e soprattutto le spalle, avevano peli lunghi dappertutto, spietatamente ancora neri nonostante i 50 anni che scoccavano più o meno in quell’istante. Ma Natasha, tutta ricoperta di oro e diamanti e con in più, adesso, quella straordinaria collana dal valore inestimabile, gli mise le braccia intorno al collo e lui, subito, ai fianchi. Forse per la bella Natasha era ancora un gioco, bella e ricca com’era, ed ecco che con le mani e le unghie rosse lunghissime gli accarezzava persino la nuca e le spalle, eccitandolo di più, come una bestia. Edward rispose facendo scendere le sue mani lungo le cosce, poi sulle natiche e lei, compiacente e divertita, ancora un po’ ignara di quanto stava per accadere, gli sorrideva compiaciuta con la sua bocca pennellata di rosso fuoco. Fu un attimo. Robert la girò e riuscì a chinarla sul tavolo da biliardo, si scese i pantaloni e glielo ficco’ nel culo prendendo la rincorsa. L’urlo di Natasha fu subito soffocato dalle mani forti di Edward che trovò subito la posizione per afferrargli il collo e stringerla con tutta la forza. Iniziò a scoparla come un forsennato urlandogli “Troia, puttana, adesso stai zitta, zoccola, ho le palle piene, devo sfondarti!” e Natasha impietrita e frastornata non poteva più muoversi. Si sentivano solo i rumori dei suoi braccialetti che cozzavano l’uno contro l’altro e le urla di piacere di Edward che l’aveva passata con un cazzo duro e robusto e se la stava scopando a sangue. Si fermò giusto un attimo prima e, appena Natasha cercò di muoversi, lui strinse ancora più forte il suo collo, poi ebbe in un urlo liberatorio e feroce, giunto che fu al culmine dell’orgasmo. Uscì tanto di quello sperma che lo string di diamanti della bella Natasha sembrava brillare di nuove pietre preziose.