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Prägung, Einleitung

Früher, ja gerade zu DAMALS hatten wir zu Hause nicht so viel Platz.
Da kommen schon mal Situationen, die man vorher nicht so wollte.
Ich habe eine Schwester, fast vier Jahre jünger….

Naja, angefangen haben unsere “Spielchen” wohl an ihren Badetagen.
Ich bin dann manchmal ins Bad zu ihr und habe sie angesehen,
dabei meine Hose runtergezogen und ihr meinen Steifen präsentiert.
Ich mochte es, wenn sie im Wasser lag und ich ihre ganz kleinen
Brüste sehen konnte, sowie den glatten Schlitz.

Das Ungewöhnliche: Sie war nicht RICHTIG geschockt oder so.
Hat nur immer gesagt: “Lass das doch, wenn jetzt jemand kommt?”
Manchmal hat sie einfach Schaum über sich gedeckt, manchmal
nur gelächelt….

“Ach, ich bin gleich wieder weg – willst du auch mal?

Ich habe mich also über den Beckenrand gebeugt, mich an den
Kacheln abgestützt und “ihn” hingehalten…..
* ****
Und genau das war der Anfang, denn sie hat mein steifes Glied
mit ihren warmen nassen Händen kurz gegriffen und gepresst.

WOW

Ich war erschrocken. Hab ihn weggezogen und bin verschwunden.

Später habe ich laaaange daran gedacht, war ja klar.

Meine Entscheidung war, es wieder zu tun.
SIE es wieder tun zu lassen….
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

Ich wollte dieses Gefühl ihrer Hand wieder spüren, wusste aber natürlich
das es verboten ist. Doch das Kribbeln in meinem Bauch machte es mir
unmöglich dagegen anzukämpfen. Es war so unglaublich intensiv, nicht
selbst zu machen – das Gefühl ihre Hand an meinem Steifen und zu wissen
NIEMAND darf es erfahren oder sehen….

Wir spielten öfter “verstecken”. Im Haus habe ich mir einen Schrank ausgesucht
wenn sie uns suchen sollte. Ich hatte ihr gesagt wo ich bin, sie sollte mich nicht
sofort “finden”, aber ab und zu herkommen.
Wenn dann ihre kleine Hand in den dunklen Schrank tastete, nahm ich sie am Gelenk
und führte sie behutsam aber drängend an mein – vor lauter Aufregung pochend
steifes – Glied. Sie presste ihre Finger um den Schaft, kam nicht herum – aber
hielt sich fest. Ich bewegte ihre Hand und zeigte ihr wie sie es machen sollte.

Ein rauschender Genuss!!! Ich bin damals nie gekommen oder so, es hat einfach
nur waaaahnsinnig gekribbelt. Sie hat es auch nie lange ausgehalten, sie machte
es lieber öfter. Ich war auch jedesmal ganz heiser, wenn ich flüsterte: “Noch ein
klein wenig länger… ja so ist es prima…”
Ich habe sie auch nie anfassen wollen, sie sollte “es” nur bei mir machen – für mich
bereit sein. Am liebsten jedenTag.

Meine Gier hat mich dazu gebracht, sie praktisch jeden Tag kurz irgendwo abzufangen.
Sie wusste nach einiger Zeit, was sie zu tun hatte. Sie tat es. Jedes mal.
Ich brauchte sie nur an der Hand hinter die Garagen zu führen, sie kam still mit.
Ich öffnete meine Hosen und mein Steifer sprang heraus (schon der Gedanke
an unser verbotenes Tun machte ihn steif). Sie schnappte ihn sich und blickte
sich um, ob uns auch niemand sah. Sie hat ihn göttlich gerieben, leider immer
viel zu kurz. Aber ich lies sie laufen, sie sollte ja wieder kommen…

Sie war zwar nicht gierig danach, aber tat was ich von ihr verlangte….
Vorerst jedenfalls. Denn ich wurde gieriger…

Wir hatten einen freundlich Hausmeister, der es uns erlaubte die leer stehende
Turnhalle manchmal zu benutzen. Dort wurden die “Spiele” dann etwas heftiger….

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Genero esibizionista

La loro convivenza era la dimostrazione che avvolte i luoghi comuni non sono sempre veri .
Lorena voleva molto bene a suo genero Carlo , e lui adorava sua suocera , erano come madre e figlio , sembrava che la donna volesse più bene a lui che a sua figlia .
Tra loro c’era una complicità che li faceva parlare per ore , Lorena era felice per la figlia , pensava che almeno lei era stata fortunata ad incontrare un uomo come Carlo , al contrario di suo marito , persona scorbutica e fredda .
Carlo non solo apprezzava sua suocera come seconda mamma , ma la vedeva come una delle donne più eccitanti che conoscieva , nonostante lei avesse 66 anni , lui da sempre le dedicava una infinità di masturbazioni , pensandola in tutti i modi , provava eccitazione per tutto il corpo di Lorena, dalla testa ai piedi , che erano per altro sempre rigorosamente smaltati e curati , spesso quando la suocera non era in casa , lui prendeva le sue ciabatte , e annusando il forte odore si masturbava come un forsennato , per un feticista dei piedi come lui erano uno strumento di piacere estremo .
Tutto questo logicamente Lorena non lo sospettava , anche se suo genero la ricopriva di complimenti , ma lei pensava che lo facesse per pura gentilezza .
Dopo anni di pensieri perversi su sua suocera , Carlo non ne poteva più , voleva che almeno una delle 1000 fantasie prendesse vita , ma la paura della reazione di Lorena lo faceva vivere in eterno conflitto .
La casa dove abitavano era grande e su due piani , la cosa per Carlo era perfetta , perchè gli aveva concesso la libertà di vedere spesso sua suocera , e di poter approfittare delle sue scarpe , ciabatte e calze usate ed odorose . E quel giorno ebbe l’ulteriore conferma della fortuna che aveva nell’abitare nella stessa casa .
Convnto di essere solo si piazzò sul divano , completamente nudo , e mentre vedeva un film porno sul tablet si cominciò a masturbare.
Dopo pochi minuti sentì chiaramente i passi di sua suocera avvicinarsi , ne era certo , conosceva bene la sua camminata , ed invece di smettere , posò il tablet , e si segò mettendo in evidenza il suo pene turgido . Vide Lorena passare davanti la stanza e voltarsi , gli occhi si sgranarono e fissarono il suo pene , ma senza fermarsi proseguì ed andò in cucina , non disse nulla , ma lui era certo che aveva visto , e la cosa lo eccitò da morire .
Rallentò la mano per non venire , voleva aspettare che sua suocera ripassasse per farglielo rivedere .
Lorena si fermò in cucina , in realtà era diretta in soggiorno , ma la vista di suo genero la turbò .
Era totalmente nudo e si stava masturbando , non avrebbe mai creduto di ass****re ad una cosa del genere , sopratutto con Carlo come protagonista .
Era turbata per quello che aveva visto , ma anche per quei pensieri che ora le riempivano la mente , erano pensieri di curiosità , quello che aveva visto solo di sfuggita , l’aveva colpita , il membro era eretto ed enorme , cercò di cancellare l’immagine , del resto era sempre il marito di sua figlia , e non voleva avere certe curiosità . Decise di provare a tornare in soggiorno , era certa che lui aveva terminato , ma in fondo era anche speranzosa di no , così avrebbe dato un’altra sbircitina .
Appena sentì i passi di Lorena , Carlo riprese a menarselo , ed eccola di nuovo davanti la porta , avrebbe potuto tirare dritta senza voltarsi , ma non lo fece . Uno sguardo fugace , occhi fissi al pene , mentre camminava , era evidentemente attratta .
Quando sparì dalla sua vista , Carlo non resistette , l’eccitazione era troppa , e venne copiosamente .
Lorenza salì in camera e cercò di cancellare le due immagini che aveva visto , ma era troppo per riuscirci , un pene grande e duro , cosa che non aveva mai visto , anche se anziana si ritrovò in uno stato di eccitazione , che da anni non provava .
Quell’esperienza diede a Carlo una nuova perversione da provare , così cominciò a sfruttare ogni occasione per mettere in mostra il suo pene davanti la suocera .
Lo faceva indurire , e con la patta gonfia andava da lei e le parlava , mentre lei evidentemente imbarazzata , provava a far finta di nulla , ma i suoi occhi non potevano evitare di fissare il bozzo prepotente del genero . Per altre tre volte si fece vedere mentre si masturbava sul divano , lei passava davanti la stanza sempre senza dire nulla , ma lanciando le solite occhiatine .
Lorena era in pieno turbamento , si ritrovò a 66 anni a provare una forte eccitazione , ma dell’uomo sbagliato , e non capiva se lui lo facesse apposta , oppure erano semplici casualità , se avesse perennemente il pene eretto , o solo quando parlava con lei . Un giorno si ritrovò in bagno a masturbare la sua anziana vagina , che da anni non veniva stimolata , dopo aver raggiunto l’orgasmo immaginando di farsi montare da suo genero , fu avvolta da un senso di rimorso , per aver solo pensato certe cose col marito di sua figlia .
Erano tante le cose che eccitavano Carlo , la prima logicamente era che sua suocera vedesse il suo pene , ma poi lo eccitava terribilmente il fatto che lei non gli disse mai nulla , anzi anche appena finito , ci andava a parlare e lei era sempre naturale , come se nulla fosse , cominciò a maturare la convinzione che avrebbe potuto osare di più . Voleva agire con piccoli passi , senza aspettarsi molto , si sarebbe accontentato di ogni piccola concessione che la suocera gli avrebbe fatto , anche solo potersi masturbare davanti a lei , nella stessa stanza e mentre lei lo fissava , sperando poi di ottenere sempre di più .
L’occasione di Carlo si presento quella domenica pomeriggio , rimase solo in casa con la suocera .
Mentre lui guardava la partita di calcio in soggiorno , sua suocera era a guardare la tv in cucina .
Con in mente solo una cosa si alzò ed andò da lei .
Lorena era seduta su una poltroncina , e la cosa che subito attirò lo sguardo di suo genero furono i suoi piedi scalzi distesi davanti a lei su una sedia , lo faceva spesso per riposare le gambe .
Carlo fissò quelle piante mature , che immaginava odorose e sudate , il cazzo cominciò a destarsi .
Fingendosi interessato da quello che sua suocera guardava alla tele si sedette vicino a lei su una sedia , e come spesso accadeva iniziarono a parlare commentando quello che vedevano .
Da quella posizione gli occhi di Carlo erano rapiti dalle unghie dei piedi della suocera , smaltati di bordò , e senza crearsi nessun problema , cominciò ad accarezzarsi il membro , e dato che indossava solo i pantaloncini corti , senza le mutande , non ci volle molto per creare un effetto tenda canadese tra le sue gambe . Carlo si rese conto che in quel momento , la sua eccitazione derivava dalla presenza della suocera , dal fatto che si stava toccando con lei accanto , e non solo dalla vista dei suoi piedi , cominciò infatti ad osservare il viso di Lorena , e quando vide che lei lo guardava con la coda dell’occhio andò in estasi .
Lorena non credeva a quello che stava succedendo , suo genero senza nessun ritegno si stava accarezzando il pene in sua presenza , anche se ancora nei pantaloncini , era evidente la sua erezione , uno stato di turbamento e di imbarazzo l’avvolse , ma non riusciva a smettere di guardare , lo faceva cercando di non farsi notare , fingendo di guardare la tv , ma il silenzio che era calato nella cucina , era l’evidente segnale che entrambi erano distratti da altro .
Lorena non sapeva cosa fare e cosa dire , se doveva tacere e far finta di nulla , oppure fermare suo genero e chiedere spiegazioni di quei comportamenti che ormai da mesi la turbavano. Sapeva che la seconda ipotesi era quella corretta e razionale , ma prima di decidere volle guardare ancora la mano di suo genero che si accarezzava quell’enorme membro .
Carlo interpretò il silenzio della suocera come un tacito assenzo alla sua masturbazione , così perse ogni freno inibitorio ed ogni imbarazzo .
Prima che Lorena potesse dire qualcosa , Carlo si abbassò i pantolincini e le mutande , il suo cazzo svetto eretto come non mai , si alzò e si mise difronte a sua suocera che sgranò gli occhi , divenne rossa per l’imbarazzo , impietrita fissò il pene di suo genero , mentre la mano lo scappellava .
Carlo si merivigliò di se stesso , tutti gli anni passati a chiedersi come vincere le sue paure , ed ora senza la minima vergogna si segava a pochi centimetri dal viso di sua suocera , che nel frattempo aveva istintivamente abbassato le gambe , seduta incredula gurdava , in un attimo di lucidità trovò la forza di dire
–Carlo che fai!!!!
ma i suoi occhi non riuscirono a staccarsi da quel monumentoso cazzo
–Ho voglia di toccarmi….e lo sto facendo….
Lorena riuscì a distogliere lo sguardo dal pene , e fissò negli occhi suo genero , che la guardava fissa in volto mentre si masturbava
–Ma che ti piglia!!!!E’ da un mese che fai ste cose …..allora lo fai apposta…ma perchè???
Carlo senza smettere di masturbarsi rispose semplicemente
–Perchè mi arrapi….mi hai sempre arrapato….tutta….viso , corpo , piedi…..
Lorena nel sentire l’ultima parola esclamò istintivamente
— Piedi???
lui
— Si anche i tuoi piedi mi arrapano….da morire….e voglio segarmi davanti a te….mi piace che mi guardi….
Lorena era senza parole , aveva un insieme di sentimenti che la spiazzavano , da una parte era eccitata , ma dall’altra sapeva che non era giusto , e provò a dirlo
–Smettila Carlo…..Non si può….sono tua suocera ,….la madre di tua moglie…..
scaltro Carlo rispose
–quindi vuoi che smetto solo perchè sei mia suocera….e no perchè non ti piace…..
Lorena fu colpita dall’osservazione di Carlo , a tal punto che non riuscì a rispondere subito , e Carlo ne approfittò , capì il momento di debolezza di sua suocera , e disse
–Forza Lorena….guardalo….so che ti piace…guardalo mentre mi tocco….sarà il nostro segreto….un nostro gioco….fallo per me….mi fa impazzire farlo….
Lorena era imbarazzata , confusa , provò a ribattere
— Ti prego Carlo smetti….meglio che fai senza di me …ti prego…meglio che me ne vada….
appena Lorena provò ad alzarsi per andarsene , Carlo la spinse con una mano indietro , facendola ricadere sulla poltrona , si avvicinò col cazzo mettendo le gambe della suocera tra le sue , e scappellandosi vicinissimo al viso della suocera disse con tono alto
— Dove cazzo vaiii….Guardalooo…guardalooo so che lo vuoiii…so che ti piaceee….
la suocera fissava il cazzo vicinissimo al suo viso , un misto di eccitazione e paura l’avvolse , per paura di una possibile reazione di Carlo disse istintivamente
–Vabbene….vabbene Carlo….ma calmati…calmati non farmi male….
sentendo quella frase Carlo capì di aver esagerato , si calmò e disse
— Non ti farò mai del male Lorena…come ti viene in mente….fammi segare….fammi solo segare davanti a te….mentre lo guardi….
lei si rilassò un pò e disse con voce sottomessa
–Ok…ok…come vuoi….
quella sua sottomissione fece venir in mente a Carlo tante cose .
Mentre si segava sotto lo sguardo fisso di sua suocera , davanti a quel viso maturo ma ancora provocante , pensava che si poteva anche accontentare di venirle in faccia , senza chiedere nient’altro , ma poi pensò che non aveva nessuna garanzia che sua suocera gli avrebbe concesso altre occasioni , così decise che doveva prendere quanto più poteva .
Lorena fissava suo genero , ancora incredula per quella situazione , non credeva possibile che uno della sua età potesse trovarla interessante , non credeva ancora che stava guardando , quello che poco tempo prima considerava suo figlio , mentre si toccava il cazzo davanti a lei , si sentiva la sua vagina inumidirsi , si sentiva eccitata , ma ancora imbarazzata , ma non avrebbe mai fermato Carlo , era troppo bello vederlo cosi solo per lei , la sua attenzione fu distolta dalla voce di suo genero che disse
— Ti piace….Ti piaceee???
lei lo guardò silente , non sapeva che dire
— Dimmmeeloooo ti piaceeee???
pensando che potesse servire per farlo venire disse la verità
–Si Carlo…si mi piac…..
prima che finisse la frase la sua bocca fu riempita dal cazzo di carlo , rimase senza fiato ed incredula , sentiva la cappella umida sulla sua lingua , e più provava a spostare la testa , e più suo genero glielo spingeva in bocca.
Carlo fu avvolto da spasmi nel sentire il suo cazzo avvolto dalle caldi labbra di Lorena , la vedeva sorpresa , turbata , e l’immagine del suo cazzo nella sua bocca lo mandava in estasi
–Eccolooo….visto che ti piace succhiaaa succhiaaaaaa!!!
anche se era quello che lui voleva , Carlo rimase piacevolmente sorpreso dal vedere sua suocera che afferrò il cazzo con la mano destra , e spostandolo a suo piacere cominciò a succhiarlo avidamente , come se lo volesse mangiare
— Oddiooo….oddioooo sii ssiiii Lorennaaaa seii bravissimmaaaaa…..
in effetti lo era , e in quel momento Lorena voleva godersi anche lei un pò di eccitazione , sentire un cazzo duro nella sua mano , assaporare quella cappella giovane , la portò indietro di almeno trent’anni , e si ritrovò a sbocchinare suo genero come una prostituta .
Quella situazione era troppo eccitante per Carlo , non poteva res****re ancora , e mentre sentiva lo sperma trasalire , afferrò la testa di Lorena tra le mani e la spinse sul suo cazzo , mandandolo fin giù la gola della suocera e disse
— Ecccollaaaa…TI SBORROOOOOOO TI SBORRROOO IN BOCCAAAAAA!!!!
copiosi schizzi inondarono la bocca di Lorena , che sentendo il calore cominciò ad ingoiare , come fosse nettare santo , si sentiva porca , eccitata , finalmente viva .
Carlo sentì le gambe debboli , appena l’ultima goccia fuoriuscì sfilò il cazzo dalla bocca della suocera, e crollò all’indietro sulla sedia ove prima vi erano i piedi di lei . Fissò Lorena , che lo fissava con dei rigagnoli bianchi ai bordi della bocca , e disse
–Sei stata fantastica…..
Lorena si passò il palmo della mano sinistra sulla bocca , togliendosi i rimasugli di sperma , gesto che piaque molto a Carlo , poi gli occhi della donna fissarono quelli del genero , e con estrema fredezza e seriatà disse
— Ed ora tra noi cosa succede???
Carlo sorrise , capì che sua suocera non era per nulla dispiaciuta da quella situazione , e pensò che ora poteva mettere in pratica tutte le sue perversioni
— Succederenna tanto cose belle Lorena…..fidati…….

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Padrona Sonia (Mistress Sonia) 2

L’appartamento

Erano passati pochi giorni dal primo incontro tra la Padrona Sonia e lo schiavo Silvio, così si chiamava il buon giovane, il quale aveva gia cominciato a trasferire le proprie cose nell’appartamento affittatogli dalla Signora, non voleva perdere tempo. Il salotto era colmo di s**toloni, mobili ammucchiati e vestiti. Un po di disordine in questo momento era decisamente perdonabile anche dalla Padrona più severa. I due si erano sentiti al telefono parecchie volte parlando solo dell’appartamento, mai discorrendo del futuro rapporto tra i due. Il ragazzo giorno per giorno sistemava alcuni particolari risolvendo il disordine in un ordine quasi meticoloso, il venerdì sera tutto era al suo posto, tutto luccicava. L’appartamento era composto da un ampio salotto, illuminato da una grande finestra, davanti alla quale si alzavano due ficus benjamin ben rigogliosi, mentre sul davanzale giacevano delle splendide orchidee, al centro un tavolino basso contornato da due divani di pelle nera. Dal salotto verso sinistra, si accedeva ad una piccola cucina e in un sgabuzzino, mentre a destra si accedeva ad una cameretta, un bagno di modeste dimensioni e una grande stanza. Lo schiavo aveva scelto la piccola stanza come la sua camera da letto, mentre voleva adibire la stanza grande al dungeon per la Padrona. Verso le 21.00 del venerdì sera, il cellulare dello schiavo squillò, era Lei la Padrona:

– pronto

– ciao schiavo

– buona sera Signora

– allora sei pronto?

– Si Signora, quando viene?

– Domani pomeriggio alle 16.00.

– Va bene mia Signora, preparo qualcosa?

– Stai sereno, vai a dormire presto ti voglio in forma,.

– Si Signora mi faccio la doccia e vado a nanna.

– Bravo cucciolo

La Padrona chiuse così la telefonata, ovviamente lo schiavo obbedì e si coricò a letto, ma fu una notte tormentata, riuscì a chiudere occhi non più di due-tre ore. Alle 7.00 era gia in piedi, prendendo uno straccio e ripassando tutto per bene, anche le finestre tutto lucido. Finite le pulizie decise di uscire a prendere qualcosa, meglio essere pronti che non si sa mai, andò in un piccolo supermarket e prese del riso, della pasta corta, del sugo, un bottiglia di chardonay, una confezione di acqua minerale, due bottiglie di cocacola light e dei biscotti; in fioreria prese 11 rose rosse; di ritorno a casa sistemò tutto al proprio posto, non aveva nemmeno voglia di mangiare, la tensione saliva. Si diresse verso il futuro dungeon che al momento era deserto se non per un letto semplice e un paio di sedie. Il tempo passava lentamente, lo schiavo si fece una lunga doccia si sbarbò per bene, infilò un paio di bluejeans e una maglia bianca, e si mise in attesa. Verso le 15.25 squillò il cellulare:

– pronto

– ei vieni giu che mi aiuti

– si Padrona arrivo – rispose lo schiavo fiondandosi per le scale

– eccomi Signora

La Signora era vestita molto semplice, con dei bluejeans e una camicetta bianca, ai piedi un paio di ballerine anche queste candide.

– prendi la confezione di cocacola light e quella s**tola e portala su, poi torna non voglio affaticarmi

– si Padrona, subito

lo schiavo quasi volò su per le scale appoggiò tutto sulla tavola in cucina e ridiscese rapidamente.

– rieccomi

– ora prendi quella valigia e quella busta della spesa

– va bene

i due salirono: la Padrona davanti e lo schiavo dietro, lei saliva lentamente, lui si deliziava gli occhi alla vista delle splendide forme della Signora. Arrivati in appartamento la Padrona si accomodò sul divano, mentre lo schiavo portava il tutto in cucina. Subito lo schiavo ritornava in salotto e si mise al suo posto, in ginocchio dinanzi alla Padrona.

– bene bene, mi piace il tuo atteggiamento, molto remissivo.

– grazie Padrona

– vedo che hai sistemato abbastanza qui, dovrai migliorare alcuni aspetti, ma non è male.

– Va bene Padrona

– Allora, cosa sei disposto a fare per me

– Tutto mia Signora

– Tutto? Tutto?

– Si Padrona, mi trovo bene con Lei, e quindi voglio spingermi lontano.

– Ottimo, allora spogliati e servimi qualcosa da bere…

– Si Padrona, corro

Lo schiavo andò in cucina, si tolse i vestiti, prese la bottiglia di chardonnay e un bel bicchiere ampio e lo mise su un vassoio.si diresse a passo rapido in salotto.

– eccomi Signora

– ah, ti sei attrezzato, pensavo arrivassi con una cocacola ahahaa

– spero lo gradisca

– certo piccolo, appoggia sul tavolino e dimmi tu non bevi vino se ben ricordo.

– No Padrona

– Quindi non lo accetteresti dalle mie labbra?

– Si Signora da li si

– Bravo, e dimmi il tuo vassoio da mettere sui capezzoli non lo hai qui?

– Si Padrona

– E perché non lo hai usato?

– Non volevo osare troppo, non mi era stato ordinato.

– Bene devi fare solo cio che ti ordino

– Si Padrona

– Ora vai a prenderlo

– Si corro Padrona

In un attimo lo schiavo fu di ritorno con il vassoio.

– mettitelo da solo

– si Padrona – in pochi secondi il vassoio era fissato con la cintura ai fianchi e le mollette ai capezzoli.

– Stai bene così

– Grazie Padrona

– Ora mettiamo su la bottiglia di vino e il bicchiere, ti fa male?

– No Padrona

– Aahaha, vai in cucina e ritorna.

– Si Padrona – rieccomi

– Mettiti in ginocchio e aspettami qui, dove ai messo le mie cose

– In cucina

– Rimani li fermo se le mollette si staccano lasciale staccare e lascia cadere la bottiglia

– Si Padrona.

La Padrona si diresse verso la cucina, preparando i propri attrezzi, approfittò per cambiarsi. Si era infilata un completo lungo di latex lucido che esaltava tutte le curve. Poi tornò in salotto con un paio di fruste e una caraffa.

– schiavetto alzati

– si Padrona

– appoggia la bottiglia sul tavolo

– si Padrona – lo schiavo prese la bottiglia e il bicchiere e li mise sul tavolino.

– Chi ti ha detto di mettere anche il bicchiere sul tavolino

– Oh mi scusi Padrona – lo schiavo rimette il bicchiere sul vassoio

– Tardi tardi, devi ascoltare bene, questo è una punizione!

– Grazie Padrona e mi scusi ancora

– Vai in cucina e metti sul vassoio tutte le bottiglie di coca che riesci a portare, aggiungi un altro bicchiere

– Si Padrona – lo schiavo mise solo due bottiglie per non fare figure, e un bicchiere, questo semplice pensando che era per lui. E ritornò in salotto.

– Oh sei qui, come mai un bicchiere diverso?

– Immagino sia per me, e allora ne basta uno semplice.

– Ahaha sei una forza, però idea non male.

– Grazie Padrona

– Cammina un po per la stanza

– Si Padrona

Mentre lo schiavo camminava per il salotto la Signora lo frustava leggermente, per leggere e capire lo schiavo che aveva di fronte, regolarmente aumentava l’intensità e la quantità di frustate, lo schiavo resisteva ma a volte le bottiglie dondolavano rischiando di cadere.

– se cadono sarai punito, lo sai vero.

– Si Padrona

Il test-punizione prosegui per parecchio tempo, la Padrona forzava la mano tentando di far cadere le bottiglie, ma lo schiavo resisteva, cercando con lo sguardo gli occhi della Padrona, per farle capire che era quasi al limite. All’improvviso la padrona colpì direttamente le bottiglie che caddero a terra, e incominciò a ridere.

– sono cadute

– si Padrona

– e quindi?

– Dovrò essere punito

– Ahahaaa, aahahaa penso proprio di si. Appoggia tutto sul tavolino e togli il vassoio.

– Si Padrona

La Signora si sedette sul divano.

– versami del vino schiavo!

– Si Padrona

– In ginocchio, in ginocchio!!!

– Scusi Padrona

– Va bene dai, stai concentrato!!

– Ecco Padrona

– Bene ora sdraiati sul divano e appoggiati sulle mie cosce

Lo schiavo si distese con il sedere in su, sulle cosce della Padrona, il micropene leggermente eretto venne stretto tra queste. La Signora cominciò a sculacciare lo schiavo.

– ora facciamo il culetto rosso!!

– Grazie Padrona me lo merito.

Lo sculacciamento proseguì per almeno 15 minuti, lo schiavo rimaneva in silenzio, stringendo i denti, voleva fare una bella figura con quella Padrona tanto desiderata.

– bravo schiavo sai res****re

– grazie padrona

– in ginocchio ora

– si Padrona

– prendi il tuo bicchiere

– si, eccolo Padrona

La Padrona cominciò ad accarezzare il sesso dello schiavo, dolcemente dolcemente, guardando la reazione che suscitava nell’oggetto.

– mai bevuto la tua pipi?

– Si Padrona

– Davanti ad una Padrona?

– No Signora

– Be, è giunta l’ora, prendi il bicchiere e riempilo.

– Si Mia divina

Lo schiavo in un attimo aveva colmato del suo acre nettare il bicchiere.

– ora mio caro, mentre io mi godo questo buon vino, tu berrai la tua pipi, guardandomi negli occhi.

– Si Padrona

Lo schiavo ingurgitò d’un fiato, fissando la Padrona ipnotizzato dalla dolcezza con cui, Lei, beveva la sua ambrosia.

– bene schiavetto, di la ho visto un mazzo di rose rosse…

– oh che testa mia Signora, sono per Lei.

– Be allora cosa aspetti

– Mi scusi vado a pr..

– Fermo

– Devi essere concentrato!!!

– Mi scusi

– Sei sempre perdonato, ma ovviamente dovrai essere punito.

– Si Signora

– Prendi una cordicella e legala stretta ai tuoi testicoli

– Si Padrona subito

Lo schiavo, davanti alla Padrona, si legò il sacchetto bello stretto.

– ora passami quella bottiglia

– si Padrona

La Signora la legò alla cordicella. La alzò e la rilasciò.

– ahi, grazie Padrona

– ora puoi andare a prendere le rose

– si, subito Padrona

lo schiavo si diresse in cucina, con quella bottiglia che penzolava e tirava, raccolse le rose e ritornò in salotto, fece un gesto per inginocchiarsi dinanzi alla Signora, ma lei lo fermò e si alzò.

– stai in piedi

– si Padrona – disse lo schiavo porgendole le rose.

– Grazie schiavo- rispose teneramente la Padrona ricevendo il mazzo. La Signora ammirò a lungo le rose e le collocò sul tavolino, dopo di ché si sedette sul divano.

Lo schiavo devotamente composto con le braccia dietro la schiena e la faccia rivolta verso il basso, aspettando un qualunque gesto della Padrona, la quale stava seduta con le gambe accavallate con quel bicchiere di chardonnay in mano che guastava a piccoli sorsi. D’un tratto la Signora alzò gli occhi e con un piede incominciò a far dondolare la bottiglia, prima dolcemente e poi forte, a volte sollevando la bottiglia, sempre con il piede per farla ricadere, se il liquido al suo interno era agitato, lo schiavo non lo era da meno, era teso e felice, sopportava con gioia il trastullo della Padrona. la Padrona a questo punto vuotò il biondo vino e ordinò allo schiavo:

– prendi il bicchiere, vai in cucina e lavalo!

– Si Padrona subito

– Cerca di far ondeggiare quella bottiglia che mi diverte

– Si, certo mia Signora

Lo schiavo fece presto entrò in cucina eseguì l’ordine impartito da Sonia e ritornò al cospetto di costei.

– bene schiavo sono ormai le 19.00, io vado a casa.

– Ma, padrona di gia?

– Dopo esco con le mie amiche, inoltre non permetterti mai più di avere quel tono con me, abbiamo passato delle belle ore assieme.

– Mi scusi, non era mia intenzione mancarle di rispetto.

– Dal momento che non ti basta, terrai la bottiglia fino a quando non ti chiamerò io

– Si Signora

– Spero di non dimenticarmi – sogghignò la crudele Sonia

– … lo schiavo non rispose…

– ho anche dei compiti per te, dovrai iniziare ad attrezzare il dungeon, sistema le mie cose nel armadio, e non giocarci, l’armadio trovalo tu… cerca di pensare a come soddisfarmi a rendermi felice

– si Padrona, sarà un piacere esaudire ogni suo desiderio.

– Allora io vado, mi cambio al volo e vado via, salutami come si deve!!

Lo schiavo si inginocchiò accolse il piede della Padrona tra le proprie mani e lo baciò, poi si rimise in posizione consona a testa bassa, non una parola usci dalla bocca della Signora, si alzò e mentre si sollevava dal divano baciò sulla fronte lo schiavo, il quale rimaneva immobile, fino a quando la Padrona gia cambiata gli disse:

– ciao schiavo buona serata

– buona serata a Lei mia Padrona.

lo schiavo rimase impietrito per almeno dieci minuti poi si alzò e si diresse in cucina curiosò nello s**tolone e nella valigia della Padrona, i quali contenevano, strap-on, dildi, clamps, fruste, pinze, completi in latex, in particolare di colore nero, un vestito da colf, ancora nella confezione e altri strumenti. Poi si affrettò a portare tutto nel dungeon, che ancora era spoglio, si fermò a lungo ragionando su come attrezzare quella stanza, cercando di indovinare lo stile e le voglie della Padrona, aveva sempre la bottiglia appesa ma era così preso a pensare alla sua Lady che non di faceva caso. Dopo la cena, composta da un riso in bianco semplice, si mise a lavorare al dungeon, a togliere dei pensili e spostare il vecchio letto e i comodini, iniziò a pulire a fondo per bene. All’improvviso erano di certo passate le 21.00 giunse una chiamata al cellulare dello schiavo, era Lei:

– pronto

– ciao schiavo – rispose una voce allo schiavo sconosciuta

– ma, chi è

lo schiavo udì una forte risata di almeno due ragazze

– Sonia ha detto che puoi togliere la bottiglia

– Ma, come, chi, …..

– Allora?? Allora hai capito

– Si si Signora ma non so con chi sto parlando

La telefonata s’interruppe e lo schiavo non ebbe il coraggio di chiamare la propria Padrona, chi era quella ragazza misteriosa?

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Jack e Carlo (Decima parte)

ll bussare alla porta svegliò Carlo che gemette strofinandosi gli occhi assonnati. Jack era ancora addormentato accanto a lui e Carlo fece una pausa per guardarlo. I capelli neri di solito così ben pettinati, era in disordine e precipitavano sulla fronte. Le palpebre erano chiuse occultando i brillanti occhi blu, le guance pallide erano rosee e le labbra piene leggermente aperte. Carlo sorrise, a suo parere Jack sembrava più bello quando era appena rotolato fuori dal letto, mentre sembrava ancora assonnato ed adorabile. Jack mormorò leggermente qualche cosa nel sonno e sospirò. Carlo non poteva fare a meno di pensare di schiacciare le labbra contro di lui e baciarlo rudemente fino a sentire il corpo dell’amico tremante, in attesa, contro il suo e… la fantasia di Carlo fu interrotta da qualcuno che bussava di nuovo alla porta. Tolse di malavoglia gli occhi dal suo ragazzo addormentato e scese dal letto, si mise i jeans del giorno precedente abbandonati sul pavimento ed una t-shirt per coprire il torace nudo tatuato. Chiunque fosse là fuori era impaziente e bussò di nuovo.
“Vengo.” Mormorò aprendo la porta. Non riconobbe il ragazzo di fronte a lui ma era decisamente bello. Probabilmente era negli ultimi anni dell’adolescenza o nei primi anni venti, aveva occhi marrone cioccolato, pelle leggermente abbronzata, capelli castani scuro ed un’aria di sicurezza di sè. Ma per quanto fosse eccitante, Carlo era ancora seccato di essersi dovuto trascinare fuori dal letto una domenica mattina. “Ciao.” Disse in maniera piatta ed alzò un sopracciglio aspettando che il ragazzo parlasse.
Gli occhi del ragazzo si alzarono ad incontrare il suo sguardo. “Sei Carlo, vero?” Chiese.
“Sì. Ti conosco?” chiese Carlo appoggiato alla porta a braccia conserte.
“No, sono Cristian.” All’espressione confusa dell’altro, sospirò: “Il fratellastro di Max.”
“Oh, bene. Allora… Cosa c’è?” Carlo aggrottò le ciglia, non capiva cosa stesse succedendo. Max gli aveva parlato di Cristian ma gli aveva anche detto che non andavano d’accordo, allora cosa ci faceva lì?
“Voglio parlarti di Max.” Cristian incontrò lo sguardo di Carlo che avrebbe potuto mettere a disagio chiunque, ma non lui.
“Io non ho niente da dire su Max. Ci siamo lasciati, abbiamo finito.”
Cristian roteò gli occhi. “Non ci vorrà molto.”
Carlo rientrò di malavoglia nell’appartamento lasciando la porta aperta affinchè il ragazzo lo seguisse. Andò in cucina, accese il bollitore e poi si voltò appoggiandosi al mobile. “Allora che c’è su di Max? Pensavo vi odiaste.”
Cristian estrasse una delle sedie dalla tavola della cucina, si sedette sul tavolo e mise i piedi sulla sedia. “Gli manchi.” Disse lentamente come se stesse pensando a quello che doveva dire. “Non parla con nessuno, non esce… E’ un incubo vivere con lui.”
Carlo si morsicò un labbro, tentando di non mostrare come le parole di Cristian lo stavano prendendo. “Se è così distrutto perché non è qui lui?”
Cristian sorrise leggermente ed alzò un sopracciglio guardando Carlo. “Lui non ’sa che io sono qui. Pensi realmente che Max mostrerebbe qualche genere di vera emozione?” Rise leggermente scuotendo la sua testa. “Guarda” si alzò in piedi spingendo indietro la sedia sotto il tavolo. “Sto dicendo tutto questo perchè so che tu tieni a Max, anche se lui non lo mostra veramente. Vai da lui e lo vedrai, ok?”
“Io non penso che sia una buona idea.” Disse piano Carlo, ma non poteva fare a meno di sentire il desiderario di vederlo. Ma Cristian stava già andando verso la porta che aprì nel momento in cui Carlo parlava e si voltò per rispondere. “Lui vuole vederti.” Fece una pausa poi alzò le spalle lasciando l’appartamento prima che l’altro potesse rispondere.
Sospirando Carlo pensò a quello che doveva fare. Aveva perso Max ma pensò che non era una buon idea vederlo, non voleva fare qualche cosa che mettesse a rischio la relazione con Jack, l’amava troppo per perderlo. Il treno dei suoi pensieri fu interrotto all’improvviso quando Jack gli fece scivolare le braccia intorno alla vita da dietro e gli baciò la nuca. “Mattina, baby.” sorrise. Carlo si voltò ed avvolse le braccia intorno al collo di Jack tirandolo a se mentre pigiava le labbra con forza contro le sue. Si baciarono appassionatamente per un po’ prima di separarsi. “Chi era?” Jack rise piano mettendogli le mani sulla e guardandolo.
Carlo alzò le spalle e gli sorrise. “Non posso mai averne abbastanza di te!” Disse semplicemente spingendo il pensiero di Max nel fondo della sua mente. Jack sorrise, sembrava anche più bello quando sorrideva e Carlo si avvicinò di nuovo tornando a baciarlo ma lui non si tirò via questa volta. Carlo lo spinse delicatamente contro il muro muovendo le mani in approvazione sul suo torace liscio. Jack sentì che cominciava ad indurirsi ed aprì le labbra spingendo la lingua nella bocca del suo ragazzo che lo baciò più rudemente mentre agganciava i pollici alla cintura dei suoi boxer e li faceva scivolare giù. Si tolse dalle sue labbra e cadde sulle ginocchia; fece correre eccitantemente la lingua sulla testa di pietra del cazzo duro di Jack leccando via la pre eiaculazione dalla punta gocciolante. “Devo andare al lavoro, baby…” gli ricordò Jack per scoraggiarlo ma quando Carlo avvolse le labbra intorno alla cappella pulsante e fece scivolare la calda bocca bagnata giù sull’intera lunghezza dell’asta, tutti gli altri pensieri furono spinti fuori della sua mente. Carlo cominciò a massaggiargli delicatamente le palle con una mano, poi con più forza fece scivolare le labbra su e giù sul grosso palo. Jack si lamentò chinando indietro la testa contro il muro e passò le dita tra i neri capelli disordinati dell’amico che faceva scivolare la bocca su e giù sul suo uccello mentre il piercing di metallo sulla lingua si aggiungeva alla sensazione già incredibile. Gemette rumorosamente di piacere mentre sentiva che le gambe cominciavano a tremargli e gli tirò con forza i capelli. Il rumore dei lamenti del suo ragazzo ed il sapere di esserne l’autore lo faceva eccitare ancora di più.
Carlo si tirò via di malavoglia e si mise in piedi. “Andiamo.” Mormorò in fretta afferrandogli la mano per condurlo verso la camera da letto. Quando Jack si girò per chiudere la porta dietro di loro, Carlo fece scivolare da dietro le braccia intorno alla sua vita e cominciò a baciargli la nuca. Jack sorrise e si girò pigiando rudemente le calde labbra contro il suo ragazzo, mise una mano sul suo sedere perfetto e fece scivolare due dita nella fessura strofinandogli il buco. Carlo gemette, il suo cazzo si indurì ancora di più pregustando quello che sarebbe seguito; ma Jack continuava a baciarlo appassionatamente mentre attendeva disperatamente di sentire le dita scivolargli dentro. “Quanto lo vuoi, baby?” Mormorò Jack contro le labbra di Carlo.
“Lo voglio fottutamente.” Gemette piano Carlo. “Per favore.” Mormorò pigiando le labbra con forza per baciarlo disperatamente. Fino ad allora era stato solo Carlo ad inculare Jack ma ora stava pensando come sarebbe stato bello avere il cazzo dell’amico dentro di se che spingeva nel suo culo stretto. Si lamentò di sollievo quando Jack spinse due dita nel suo buco torcendole come un cavatappi e facendolo ansare pesantemente. Gemette quando aggiunse un terzo dito allargandogli il buco.
“Vuoi che ti inculi?” Gli mormorò Jack in un orecchio usando l’altra mano per carezzargli piano l’asta dura. “Vuoi che il mio grosso cazzo duro fotta il tuo culo?” Bisbigliò oscenamente pigiandogli le labbra contro l’orecchio mentre parlava.
“Sì, oh dio, lo voglio!” Gemette Carlo. Non aveva pensato che Jack fosse un tipo lubrico ma il modo in cui gli stava parlando e quello che stava facendo lo rese ancora più eccitato. Jack lo spinse sul letto sfatto allargandogli le gambe, poi fece correre lentamente la punta della lingua bagnata sulla fessura sino alle palle, quindi tornò al suo buco perfetto. Il cazzo di Jack ora era scomodamente duro e lui voleva disperatamente sbatterlo nel sedere dell’amicom ed incularlo fino a sborrare, ma voleva essere sicuro che anche il ragazzo ne godesse. Strinse la lingua e la spinse improvvisamente nel buco del culo che gli si presentava facendo frignare Carlo di piacere. Lo sentì gemere il suo nome e spinse la lingua più profondamente per dargli il maggior piacere possibile. Quando i lamenti strazianti divennero forti, si tolse per non farlo venire ancora.
“Dannazione Jack,” Ansò Carlo quando i loro occhi si incontrarono. Sapeva che la maggior parte di quello che stavano facendo era nuovo per l’altro e non si era aspettato una cosa del genere, ma certamente non se ne stava lagnando. Jack sorrise sornionamente quando guardò il suo ragazzo, le sue guance erano rosse e la sua respirazione era affannosa.
“Girati, baby.” Gli disse e Carlo obbedì mettendosi a quattro zampe davanti a lui. Jack fece una pausa per guardarlo, il suo corpo era incredibile ed il cazzo gli dolse quando guardò quel magnifico culo. Pigiò la testa dell’uccello, che gocciolava pre eiaculazione, contro il buco stuzzicandolo. Carlo gemette ed inarcò la schiena, non poteva aspettare più a lungo. “Ti farò gridare fottutamente!” Mormorò Jack senza penetrarlo ancora.
“Mhmm, lasciami prendere il tuo cazzo!” Ora stava implorandolo Carlo: “Mettimelo tutto dentro, voglio sentire che mi riempi!” Si lamentò parlando come la sporca puttana che Jack sapeva essere, e lui amava questo del suo ragazzo.
Jack non poteva attendere oltre e sbattè tutti i suoi 20 centimetri di cazzo duro dentro il buco che stava attendendo impazientemente. Ansò nel sentire quel caldo e quella strettezza intorno al suo uccello, non si era aspettato che inculare qualcuno fosse così incredibile. Sentì Carlo mugolare di piacere e contorcersi sotto di lui. “Ti piace, baby?” Mormorò abbrancandogli le anche per tenerlo in posizione. Carlo rispose con un forte lamento disperato.
Jack tirò fuori il pene quasi completamente dal buco del culo e poi lo spinse dentro completamente, tutti e due gemettero. Aumentò la velocità, il suo cazzo spingeva con forza nel culo e poteva sentire le palle che gli schiaffeggiavano contro ad ogni spinta. Non gli toccò l’uccello palpitante perchè voleva che venisse solo per l’inculata che stava ricevendo.
“Oh cazzo!” Si lamentò Carlo sentendo come se non potesse res****re ulteriormente, era bello, troppo bello. I due ragazzi erano caldi ed ansimanti, i loro corpi erano coperti da una pellicola di sudore per l’inculata implacabile. “Sto per venire, baby!” Gemette Carlo inarcando la schiena mentre il cazzo di Jack continuava a spingere nel suo culo colpendo ogni volta la prostata, facendolo rabbrividire, onde di piacere attraversavano tutto il suo corpo. “Oh dio Jack, più forte!” Ansò. Jack obbedì dandoglielo il più duramente ed il più velocemente possibile.
“Ti piace, huh? Sei una tale piccola puttana sporca Carlo!” Sibilò Jack sapendo di eccitarlo ancora di più quando parlava così. Intendeva questo quando gli aveva detto che lo avrebbe fatto gridare. “Continua a prendere il mio cazzo troia fottuta!” Disse sempre tenendolo per le anche e penetrandolo.
Le parole di Jack ed il modo in cui il suo pene lo penetrava spinse Carlo sull’orlo. “Oh cazzo sì, Jack!” Gridò, tutto il suo corpo rabbrividì mentre cominciava ad eiaculare. Jack continuò a sbattere il cazzo nel buco del culo intensificandogli l’orgasmo ed avvicinandosi al proprio. Quando lo sperma di Jack riempì il buco di Carlo, ambedue si lamentarono simultaneamente, il corpo di Carlo stava ancora tremando per la forza del suo orgasmo, non poteva immaginare nessuna fottuta migliore di quella. Jack estrasse lentamente l’uccello dal culo dell’amico e crollarono insieme sulle lenzuola aggrovigliate mentre anelavano pesantemente.
“Dannazione Jack è stato… wow!” Fu tutto quello che Carlo riuscì a dire. Jack rotolò su di un fianco posando la testa sul suo torace.
“Mhmm,” Sorrise Jack con il piacere di sentirselo vicino. “Ti amo un sacco, sai.” bisbigliò dolcemente, un contrasto completo rispetto a come gli stava parlando solamente pochi momenti prima.
“Anch’io ti amo.” Sospirò Carlo felice avvolgendo ermeticamente le braccia intorno al ragazzo come se avesse paura che fuggisse. Credeva a quello che aveva detto, amava Jack. Anche di più, quel ragazzo era tutto per lui, più di quanto fosse capace di dirgli.

(Più tardi quel giorno)

Dopo che Jack se ne fu andato al lavoro, Carlo fece di malavoglia la doccia e si vestì. Gli piaceva il profumo familiare di Jack sulla sua pelle. Quando si sedette sul divano ed accese la televisione non potè fare a meno di pensare a quella mattina, quando Cristian era venuto a parlargli. Era stata una visita strana. Se Max ed il suo fratellastro si odiavano, perché si era preso la briga di venire da lui? Carlo scosse pensierosamente la testa, non aveva senso. Sapeva che non avrebbe fatto nulla che potesse mettere in pericolo la sua relazione con Jack ma c’era qualche cosa che gli aveva fatto venir voglia di vedere Max, aveva bisogno di sapere quello che stava accadendo.
Prese le chiavi della macchina ed uscì. Parcheggiò la macchina vicino a quella nera che pensò fosse di Cristian, sembrava non ci fosse nessuno in casa. Si fermò per un secondo davanti alla porta chiedendosi se era una buon idea dopo tutto, comunque si trovò a pigiare il campanello. Un secondo dopo Max apriva la porta. Carlo fu sorpreso dal suo aspetto, era ancora bello, ma i suoi capelli erano disordinati, era vestito con pantaloncini da footing grigi invece dei soliti jeans stretti, non portava niente sul torace nudo e le occhiaie dicevano che non stava dormendo bene ultimamente. “Carlo…” Mormorò Max. La sua voce suonò più bassa del normale, suonò come se avesse fumato più del solito.
“Io.. uh.. Cristian ha detto che volevi vedermi.” Carlo alzò le spalle, non sapeva davvero perché era lì.
Max accennò col capo ed un piccolo sorriso furbesco apparve sulle sue labbra, ora sembrava il Max che Carlo conosceva. Lo fece entrare e chiuse la porta dietro di lui. Cristian stava sdraiato sul divano addormentato. Max sospiro e si avviò sulla scala: “Vieni.” e sorrise leggermente facendogli segno di seguirlo. Carlo esitò pensando che non fosse una buona idea. Ma voleva sapere cosa voleva dirgli Max.
Lui spinse la porta della camera da letto, la chiuse dietro di loro e si girò verso Carlo che lo stava guardando ansiosamente. “Guarda Carlo..” disse lentamente Max, sembrava non sapesse cosa dire. “Mi manchi!” buttò fuori. “Mi manchi fottutamente, baby, so che abbiamo dei problemi ed altre stronzate, ma chi non ne ha? Noi stiamo bene insieme…” Si morse un labbro e fece una pausa. “Io ti amo ed impazzisco al pensiero che fotti con qualcun’altro!” Max fece un passo per avvicinarsi a lui ed ora solo pochi centimetri li separavano. “Tu sei mio, baby…” Bisbigliò.
Max esitò per solo un secondo per tentare di leggere l’espressione sulla faccia dell’altro. Poi mise le mani sul torace del ragazzo, lo spinse indietro contro il muro e lo baciò ferocemente. La forza del suo bacio sorprese Carlo ed un anelito scappò dalle sue labbra. Max aveva le mani sulle sue spalle e le afferrava così ermeticamente che lui stava cominciando a sentirsi scomodo. “Max..” Cominciò ma non riuscì a trovare altre parole prima che le labbra di Max fossero ancora sulle sue baciandolo ferocemente. Sapeva che non era una buon idea ed avrebbe complicato ancora di più le cose, ma non poteva farci niente, l’aveva perso e ne aveva dannatamente bisogno. Carlo avvolse ermeticamente le sue braccia intorno al collo dell’amico e rispose al bacio spingendo la lingua nella sua bocca. Improvvisamente la faccia di Jack balzò nella sua mente e tentò di spingere via Max. Era sbagliato, lui aveva ancora dei sentimenti per Max ma non poteva fare altro male a Jack, l’amava troppo per perderlo, specialmente ora. Ma Max non si fermò, morse il labbro di Carlo, lo fece lamentare involontariamente e Max sorrise furbescamente contro le sue labbra.
“Non voglio farlo, non voglio fargli male di nuovo!” disse Carlo con forza spingendolo via. Sospirò lentamente mentre guardava il suo ex ragazzo. Non poteva fare a meno di avere dei sentimenti per lui e non voleva fare altro male a Max, ma lui era già così vulnerabile.
Max accennò col capo lentamente. “Ok.” Bisbigliò, non era quello che si aspettava Carlo. “Io ti amo Carlo voglio che tu sia felice. Mentirei se dicessi che sono contento che tu stia con lui, perché non lo sono. So di non essere capace di mostrare emozione e roba del genere, ma quando dico che ti amo, l’intendo realmente.” disse Max facendo una breve pausa. “So che senti ancora qualche cosa per me, non negarlo. Lo dovrai ammettere prima o poi. E quando lo farai io sarò ancora qui.” Sorrise leggermente e fece spallucce.
Era molto raro per Carlo sentire quelle parole, non riusciva a parlare a causa del groppo che aveva in gola e tutto quello che riuscì a fare fu un cenno. Era confuso e non sapeva se l’altro era sincero o no. Sperava avesse torto, ma onestamente non sapeva. Amava Jack ma non poteva negare di amare ancora anche Max.
Max non lo seguì quando lui lasciò la casa. Non ci volle molto per arrivare a casa sua e tentò di ricomporsi lungo la strada, Jack ci sarebbe stato al suo rientro.
Entrò e trovo Jack sdraiato sul divano con una tazza di caffè. Sulla sua faccia si stampò un sorriso quando lo vide ed appoggiò la tazza. “Ehi bello!” Lo apostrofò allungando le braccia per abbracciarlo. Carlo si accoccolò accanto a lui e seppellì la faccia nel suo torace mentre l’abbracciava. “Tutto bene?” Chiese Jack piano cominciando a carezzargli i capelli.
“Naturalmente…” Borbottò Carlo senza alzare la testa. Gli si aggrappò e chiuse gli occhi mentre il suo ragazzo lo baciava dolcemente sulla testa. Era ovvio che qualche cosa non andava ma non voleva spingere Carlo finché non era pronto a parlare. Questo era il lato di Carlo che ognuno poteva vedere, odiava l’idea che si pensasse che era debole. Ma era diverso con Jack, era tanto più facile essere se stesso. Ma per quale ragione non riusciva a togliersi Max dalla testa, perché tutto doveva essere così difficile?

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La mia passione per le BBW (parte seconda)

Quando entrai a casa sentii che Stefania, mia moglie, era al telefono ed io, dopo averle lanciato un bacio, ne approfittai per andare al bagno a farmi una doccia rilassante e togliere eventuali tracce lasciate da Francesca durante il nostro incontro amoroso.
Mentre mi facevo la doccia mi godevo i ricordi del pomeriggio, del corpo di Francesca fantasticavo sul suo culo. Il cazzo era in perenne erezione e questo fu il motivo per cui rimasi chiuso in bagno per un tempo insolito.
Trovai mia moglie davanti ai fornelli intenta a preparare la cena e quando mi sentì entrare mi disse che era stata al telefono con Francesca. Mi si raggelerò il sangue! Ma poi capii che era tutto ok altrimenti non me lo avrebbe detto in quel modo ma mi avrebbe attaccato a brutto muso.
“Ah cosa ti ha detto?”
“Luigi non puoi capire! ha incontrato un vecchio amico e, non ci crederai, c’è andata a letto! Ho sempre pensato che fosse una puttana, ma sono cazzi suoi. comunque si scusa ma domani non può venire. probabilmente farà il bis!” rise Stefania
“che ti devo dire. il sesso piace a tutti.”
“hai proprio ragione” mi rispose Stefania senza pensare che si stava contraddicendo visto il suo comportamento a letto

PINA

Un’altra amica di Stefania con una corporatura notevole è Pina. Altezza normale con bellissimi capelli biondi tagliati a caschetto e un paio di occhi di un colore blu intenso. Da quando si era sposata, un paio di anni fa mi pare, ne avevamo perso le tracce ma ultimamente è riapparsa come per incanto a causa, scusate se sono maligno, della sua separazione con il marito da lei trovato a casa, che deficiente, mentre si scopava la ragazza rumena che avevano per tenere in ordine casa.
Pina faceva parte della comitiva di Stefania quando erano più giovani e di conseguenza conosce bene anche Francesca. Lei è stata sovrappeso ma so per sentito dire che la causa è dovuta ad una disfunzione che non conosco. Per me non rientra in nessuna categoria perchè non ha figli, non è golosa e da giovane non era così “abbondante”!
Però era stata sposata e forse risentiva la mancanza del sesso matrimoniale.
Decisi di provare anche con lei e cominciai a scervellarmi per cercare il sistema di abbordarla ma, grazie a Francesca, non ce ne fu bisogno!
Infatti continuava a raccontare a tutte le amiche di questo suo vecchio amico con cui aveva fatto un “sesso favoloso” (parole sue) ed amante delle donne sovrappeso.
Un giorno Francesca mi chiamò dicendomi
“non ti chiamo per parlare di noi due ma per dirti che giornalmente ricevo preghiere da parte di Pina di presentarle il mio fantomatico amico! Non ce la faccio più! inoltre passo anche per stronza e per gelosa e tu sai che io tengo alle mie amiche (e mia moglie? pensai). Quindi volevo sapere se puoi accontentarla. Ti prego”
“Ma certo! Dille che la chiamerò domani e poi vedremo ma non nominarmi. Dovrà sapere di me solamente se ci incontriamo, chiaro?”
“certo, grazie Luigi. Il suo cellullare è xxxxxxxxxxxxx”
“spero che la prossima telefonata che mi farai sarà per invitarmi a casa tua. Un bacio” e attaccai
La mattina seguente comprai un cellulare da quattro soldi ed una nuova scheda e chiamai Pina
“pronto” rispose
“ciao Pina noi due abbiamo un’amica in comune che mi ha pregato di chiamarti. Cosa posso fare per te?”
il cellulare rimase muto per qualche secondo prima che lei mi rispondesse
“lo sai benissimo, sempre se sei interessato. potremmo divertirci insieme”
“ti ho chiamata per questo motivo e non per sentire la tua dolce voce. Puoi ricevere o preferisci un’albergo?” le chiesi sapendo benissimo che se avesse scelto la seconda possibilità avrei trovato una scusa per rimandare il tutto
“puoi venire tranquillamente a casa mia. Se quello stronzo del mio ex ci scopava le amanti, sarò libera di farlo anch’io e pure sul letto matrimoniale”
“bene allora vediamo …. facciamo lunedì a pranzo?”
“ti aspetterò a gambe aperte” rispose ridendo e mi salutò
Tornato in ufficio chiamai un paio di clienti nella zona di Pina e presi appuntamento per lunedì mattina. Ecco il primo passo era stato fatto.
Il lunedì feci presto dai clienti e decisi di parcheggiare l’automobile vicino casa di Pina e farmi una passeggiata per calmare i miei bollori. Fu quindi per pura causaltà che incrociai Pina mentre tornava a casa con la spesa. Lei fece finta di non vedermi ma io la chiamai offrendomi di portarle la spesa a casa
Lei accettò controvoglia perchè aveva paura che sarei rimasto troppo a lungo rovinandole il pomeriggio. Io invece volevo godermi quell’imprevisto.
Entrati in casa mi fece strada verso la cucina facendomi posare le buste accanto al frigorifero e gentilmente mi offrì qualcosa da bere.
“solo se mi fai compagnia” risposi e lei fu costretta a farlo. Prese due bicchieri e una bottiglia di vino bianco, frizzantino e ghiacciato. Rimanemmo in cucina a parlare del più e del meno ed io portai il discorso sul cambiamento che aveva Francesca nell’ultimo periodo non nascondendo quello che mi aveva accennato mia moglie.
Lei diventò paonazza e diede colpa al vino bevuto. Con il passare del tempo diventava sempre più nervosa e quando capii che stava perdendo il controllo le dissi
“scusa ma ora devo andare. Posso usare un secondo il bagno, per favore”
“certo”
entrato dentro mi denudai e le inviai il seguente messaggio
“STO ARRIVANDO”
Quanto udii lo squillo del suo cellulare uscii dalla porta e la trovai intenta a leggerlo, poi alzò la testa e …capì tutto.
“sei uno stronzo Luigi ma ben arrivato. Per la verità non mi aspettavo un uomo così piacente”
“Grazie del complimento ma penso che sia giunto il momento anche per di vederti nuda. Sbrigati che è più di un’ora che sono in tiro e non ce la faccio più”
Andammo in camera da letto e lei mi chiese due minuti per darsi una rinfres**ta e poi avremmo aperte le danze. Quando entrò nella camera indossata una lingerie da vera puttana. Un perizoma ridottissimo nascondeva a malapena i peli del pube e un filo le passava tra le chiappe mentre sopra aveva un reggiseno trasparente che metteva in risalto le sue enormi tette e gli appuntiti capezzoli. Si avvicinò mimando la camminata di una enorme gattona e non si fermò fino a quando si inchinò verso il cazzo per imboccarlo. Capii subito che Pina era una vera troia! Aveva un risucchio continuo e controllato per non farmi eccitare oltre il dovuto mentre con una mano si sgrillettava il clitoride attraverso le mutande.
“ferma, ferma” le dissi “calmati un secondo altrimenti mi farai godere nel giro di un minuto. mettiti sul letto che facciamo cambio”
Lei fu ben felice della proposta e si distese sul letto a gambe allargate come aveva promesso per telefono.
Senza spogliarla con una mano iniziai a stuzzicare il suo enorme clitoride che spuntava come un minuscolo cazzo mentre con l’altra giocavo con un capezzolo alla volta sfregandoli tra il pollice e l’indice.
Il suo bacino era in continuo movimento alla ricerca di un maggior contatto ma dovevo calmare un poco i miei bollori (non che fosse facile) e quindi le abbassai le mutandine che sfilai quando lei alzò il poderoso sedere e mi tuffai tra le sue gambe. Iniziai a leccare le grandi labbra dal basso verso il clitoride fermandomi sempre prima di incontrarlo. La lingua affondava sempre di più in quella figa bagnata quindi divaricai le grandi labbra per leccare quelle piccole stando sempre attento a non sfiorare il clitoride che, se possibile, si ergeva sempre di più.
I suoi sospiri si mutarono in preghiere ma non mi impietosii. Ad un certo punto infilai due dita nella vagina e le mossi lentamente avanti e indietro. Il suo bacino impazzì a quel contatto muovendosi velocemente per farle entrare ancora più in profondità e fu a quel punto che posi la bocca sul clitoride e lo succhiai a fondo.
Pina si irrigidì all’istante lanciando un lungo e roco gemito mentre il suo orgasmo esplodeva. Dalla fica uscirono enormi quantità di caldo liquido che colarono bagnando le lenzuola. Continuando a succhiare il clitoride tolsi le dita e le posai sull’ano che senza difficoltà si aprì facendole entrare nella profondità del retto di Pina.
Mi distesi su di lei mettendole il cazzo davanti alla bocca che subito si aprì imboccandolo per tutta la sua lunghezza. Scopai quella bocca muovendo il bacino al ritmo delle dita nell’ano e lei godeva come una pazza!

Prima di arrivare all’orgasmo cambiai posizione per entrare, finalmente, in quella figa gocciolante e spingerci a fondo il cazzo per scaricare la mia sborra. Per fortuna mi aveva avvertito che potevo andare tranquillo perché prendeva ancora la pillola.

Subito dopo aver goduto mi sdraiai accanto a lei che cercava di riprendere fiato dopo tutti gli orgasmi avuti

“Luigi sono senza parole! Mai goduto tanto in vita mia”

“dopo goderai di più perché ho scaricato le palle e sarò più resistente. O ti vuoi fermare così?”

“scherzi vero? Io non ho impegni e voglio godermi questo cazzo più a lungo possibile”

“Ok allora datti una sciacquata e poi ricominciamo a giocare”

Questa volta entrò nuda in camera e si mise accanto a me. Io senza tante cerimonie le feci ingoiare il cazzo restando beatamente sdraiato godendomi il momento. La bocca si impossessò della cappella che leccò a fondo fino a sentire il primo accenno del suo risveglio. Poi fece scendere la testa fermandosi solo quando il naso toccava il pube, un lungo risucchio e poi risaliva. All’inizio la corsa della testa era breve ma dopo pochi minuti il cazzo era nella sua erezione massima e quando lei si fermava con il naso che toccava il pube sentivo l’ugola della sua gola sulla punta della cappella.

“scendi con la bocca fino alle palle, prendilo tutto in gola, so che sei una troia infoiata e me lo devi dimostrare.”

Lei per nulla offesa da queste parole fece quanto richiesto restando il più a lungo possibile in quella posizione. Quando risalì il suo viso era paonazzo !

Le tolsi il cazzo dalla bocca e la feci mettere alla pecorina per poi spingere il cazzo nella figa. Mentre spingevo le sculacciai fortemente le chiappe che si divennero ben presto rosse. Dalla sua bocca uscivano gemiti di piaceri e qualche urletto quando la sculacciata era troppo forte ma soprattutto incitamenti per essere ancora più rude.

Mentre continuavo a scoparla con un ritmo più contenuto le allargai le chiappe e sputai sul grosso infilandoci poi prima un dito e poi un secondo. Lei mugolò come una pazza facendomi capire che anche lei voleva quello quindi tolsi il cazzo dalla fica e lo appoggiai sull’ano. Spinsi lentamente facendo entrare il cazzo in tutto la sua lunghezza con una sola e prolungata spinta.

L’ingresso fu accolto da un grande respiro e poi …. s**tenai l’inferno.

Affondavo brutalmente nel suo culo dandole sculacciate sempre più forti e le sue grida di piacere aumentarono fino a quando non godette violentemente spengendo il suo bacino verso il mio alla ricerca di una maggiore profondità

Sentivo il mio orgasmo arrivare e sapevo cosa volevo! Mi tolsi da quella posizione e la feci girare mettendo il cazzo, leggermente marroncino, davanti alla sua bocca.

Non dovetti chiederle nulla. Prese il cazzo in bocca senza nessuna difficoltà facendomi scaricare la mia bollente sbora nella sua gola.

Ero distrutto! Ma Pina non stava tanto meglio.

Stavo uscendo quando mi chiese se ci potevamo incontrare un’altra volta ed io le diedi la stessa risposta data a Francesca. “io voglio sempre di più! Tu accetta qualunque mia richiesta ed io non avrò difficoltà ad incontrarti

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Hardcore Inzest Lesben

Ich wichse gerne !!!

Ich werde euch jetzt ausführlich
sc***dern, wie ich mich zum Orgasmus gepeitscht
habe !!!
Ich liege nach einen anstrengenden Arbeitstag
jetzt vollkommen nackt auf meinen Bett.
Ich habe meinen Laptop eingeschaltet und
schaue diverse Pornoseiten nach anregenden
Wixvorlagen an.
Ein Video mit Sandra Foxx hat es mir angetan.
Ich liege auf der rechten Seite, wobei ich mein
linkes Bein anwinkel und anhebe.
Im gleichen Augenblich schiebe ich mir einen
geilen Vibrator in die, zuvor von mir mit
ordendlich Gleitgel vorbereitete Rosette.
Der vibrator vibriert auf kleinster Stufe.
Mein schlaffer Schwanz erwachcht zum Leben,
mein Sack ist noch schlaffhängend.
Mit Daumen und Zeigefinger der linken Hand
beginne ich sehr langsam meine noch schlaffe
Ficklatte zu reitzen .
Mein Schwanz steht jetzt halbsteif von meinen
Sack ab.
Ich streife jetzt meine Vorhaut zurück und
wichse meinen Freudenspender mit allen Finger
der linken Hand, wobei er weiter anschwillt.
Im Porno, läuft gerade der Teil, wo die Sandra
Foxx einen geilen Doggyfick verpasst bekommt.
ich lege mich jetzt auf den Rücken und stelle
den Vibrator in meinen Arsch auf höchst Stufe.
Mein Schwanz hat jetzt seine volle größe
erreicht.
Mein Sack hat sich in der Zwichenzeit ganz
zusammengezogen und umschließt fest die Eier.
Nun lege ich mir meinen Cockring um Sack und
Schwanz und ziehe diesen fest wobei mein
Prügel nonh härter wird.
Durch den Cockring treten dicke blaue Adern
am Schaft hervor und meine Eichel ist prall,
glänzed und es treten Lusttropfen aus.
Ich schaue jetzt wieder auf meinen Monitor
und wichse schön im Ficktakt der geilen
Sandra !!!
Wichse mal sehr langsam, dann wieder im
Eiltempo.
Kurz bevor ich komme, höre ich auf und drücke
den Punkt zwischen Hodensack und Anus,wobei
der Druck zum abfeuern sofort weg ist.
Diese mache ich zwei bis dreimal.
Meist beim dritten mal spritze ich dann tierich
ab.
Meine Lenden ziehen sich dabei zusammen. Der
erste Schwall kleckert auf meinen Bauch.
Ich löse sofort den Cockring.
Der zweite Schuß klatscht mir auf den Oberkörper
bis unters Kinn.
Die nächsten drei Spritzschübe teffen mein
Gesicht,Stirn und Haare.
Mein Schwanz spritzt in nun 4-5 Schüben nur noch
wenig Saft auf meinen Bauch.
Schalte nun den Vibrator ab.
Ich bin jetzt total geschafft, schlimmer als
Arbeiten (grins).
War supergeil und hoffe es gefällt euch !?

Gruß kulimaus

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BDSM

Haushaltshilfe Teil 2

Vorwort :

Ich möchte mich für die vielen lieben Kommentare zum ersten Teil bedanken und komme deswegen Eurem Wunsch nach einem 2. Teil gerne nach. Ich hoffe er gefällt Euch so gut wie der erste Teil.

*

Wer den ersten Teil gelesen hat kann sicher verstehen, in welch einer unmöglichen Situation ich mich befunden habe. Zu diesem Zeitpunkt habe ich gedacht, das war das Schlimmste, was mir je passieren könnte. Aber ich hatte mich geirrt.

Nachdem mich die Krankenschwester in der eindeutigen Situation mit Herrn Johnson entdeckt hatte, war sie zunächst sprachlos. Dann schüttelte sie den Kopf und verließ den Raum. Ich fühlte mich schlecht. Tausend Gedanken schossen durch meinen Kopf. Was würde mein Mann sagen; was meine Familie?

Selbst Herr Johnson schämte sich. “Es tut mir leid” flüsterte er nur leise.

Ich ordnete schnell meine Bluse, zog meinen Rock wieder hinunter und lief der Krankenschwester hinterer. Sie wartete im Flur auf mich.

“Ich kann das erklären…” stotterte ich.

“Da bin ich aber gespannt.” Sie schaute mich mit ernstem Blick an.

Da merkte ich, wie langsam ein großer Tropfen Sperma an meinem Bein hinunterlief und an meinen Schuhen kleben blieb. Ich sah, wie die Krankenschwester auf meine Schuhe sah und dann wieder auf mich. Ich wollte in der Erde versinken.

“Es ist irgendwie passiert, bitte fragen Sie mich nicht wie. Bitte zeigen Sie mich nicht an, oder verraten Sie mich. Bitte…”

Die Krankenschwester überlegte einen Moment. Sie klopfte sich dabei mit dem Finger an das Kinn.

“Das werden wir noch sehen. Erst mal muss ich Herrn Johnson untersuchen. Vielleicht haben sie ihn ja schon umgebracht mit ihrer Gier!”

Sie ging in das Schlafzimmer von Herrn Johnson. Ich machte mir Vorwürfe und warum hatte ich mir eben nicht auch noch die Zeit genommen, wenigstens meinen Slip wieder anzuziehen.

Ich ging erst einmal ins Badezimmer. Als ich mich im Spiegel sah, erschrak ich erst und dann musste ich weinen. Mein Lippenstift war verschmiert und meine blonde Mähne war total durcheinander.

Mit dem Handtuch versuchte ich das Rinnsal von Sperma zu stoppen, welches immer noch aus meinem Innersten quoll.

Dann hörte ich die Krankenschwester nach mir rufen.

Ich ging wieder auf den Flur. Sie schaute nicht mehr ganz so streng.

“Sie haben Glück gehabt, es geht Herrn Johnson gut. Er hat mir die ganze Geschichte erzählt und die Schuld auf sich genommen. Aber trotzdem darf ihnen so etwas nicht passieren. Wenn sie sich um die Pflege anderer bemühen, so tragen sie eine große Verantwortung.”

Ich versicherte ihr, dass ich mir dieser Verantwortung bewusst war und dass mich ja nur mein Mitgefühl in diese unglaubliche Situation gebracht hatte.

Sie schien es zu verstehen.

“Ich werde sie nicht melden” lächelte sie mich an. Das erste Lächeln von ihr überhaupt. Mir fiel ein Stein vom Herzen.

“Aber ich möchte eine Gegenleistung von ihnen.”

“Jede, solange sie mich nur nicht melden.”

“Ich habe einen Patienten, um den ich mich normalerweise jeden Nachmittag kümmere. Er ist 18, aber er ist blind und braucht deswegen Hilfe. Außerdem ist er mein Sohn.”

Irgendwie tat mir die Krankenschwester leid. Kein Wunder, dass sie so streng war, wenn sie doch zuhause ein blindes Kind hatte. Ich konnte das verstehen.

“Ich wollte nächste Woche eine Fortbildung machen und habe niemanden, der sich in der Zeit um meinen Sohn kümmern kann und der die täglichen Besorgungen macht. Außerdem hat er zu dieser Zeit schulfrei. Ich möchte, dass sie das übernehmen. Ich denke, dass sind sie mir schuldig.”

Sie schaute mich fragend an.

“Ich mache es!” fuhr es aus mir heraus. Das war eine akzeptable Lösung. Ich musste zwar zu hause für Ersatz sorgen, aber ich befand mich tatsächlich in der Schuld der Frau.

Sie gab mir ihre Adresse und wir verabredeten uns für Montag früh. Dann verließ sie den Raum, um Herrn Johnson zu baden.

Ich verabschiedete mich nicht von Herrn Johnson. Selbst den Slip ließ ich bei ihm. Zu peinlich war mir das alles. Ich nahm nur noch den Mantel von der Garderobe und verließ die Wohnung. Meinen Schlüssel ließ ich dort. Die Wohnung und Herrn Johnson wollte ich nicht wieder sehen.

Es war Wochenende und den normalen Samstagabendsex mit meinem Mann vermied ich mit einer Lüge. Der Schwanz von Herrn Johnson hatte mich bis aufs Äußerste gedehnt und ich hatte Sorge, dass mein Mann etwas merken würde.

Ich hatte ein schlechtes Gewissen. Was hatte ich ihm bloß angetan, aber ich konnte es ihm auch nicht erzählen. Er würde es nicht verstehen.

Trotzdem bemerkte er, dass etwas mit mir war. Aber ich log ihn an und versicherte ihm, dass alles in Ordnung war. Er schien es zu glauben, jedenfalls hörte er auf mich zu bedrängen. Ich konnte das ganze Wochenende nur noch an die Vorgänge in Herrn Johnsons Schlafzimmer denken. War ich schwanger oder nicht?

Ich hatte gerade erst meine Periode, deswegen standen weitere ungewisse Wochen vor mir. Außerdem wusste ich nicht was zu tun wäre, wenn ich tatsächlich schwanger wäre.

Das konnte ich dann wohl kaum länger geheim halten.

So kam es, dass ich relativ glücklich war, als ich am Montagmorgen zur Krankenschwester und ihrem Sohn fahren konnte. Das war die Ablenkung, die ich jetzt brauchte.

Sie wohnte in einem Arbeiterviertel mit ziemlich hohem Ausländeranteil. Der Wohnblock selber war schon etwas heruntergekommen. Sie tat mir leid, als allein erziehende Mutter konnte sie sich bestimmt nicht mehr leisten.

Als sich die Tür öffnete begrüßte mich die Krankenschwester. Dieses Mal war ich entsprechend angezogen. Ich trug ein Sweatshirt und eine Jeans. Außerdem hatte ich meine Haare zusammengebunden. Wenn ich jetzt etwas nicht wollte, dann unseriös zu wirken. Merkwürdig, denn meinen Ruf konnte ich bei ihr sicherlich nicht mehr retten.

“Hallo Manu, ich darf doch Manu sagen, oder?”

“Sicher Frau Engelhardt” versicherte ich ihr. Mittlerweile kannte ich ja ihren Namen.

“Das ist mein Schatz, der Alex.”

Alex war an sich ein hübscher Junge. Etwas klein, aber ein nettes Gesicht und weder zu dünn noch zu dick. An seinen Augen konnte man erkennen, dass er blind war.

Frau Engelhardt zeigte mir die Wohnung. Sie lebten in einfachen Verhältnissen und trotzdem war die Wohnung gemütlich eingerichtet.

“Ich bin gegen 16:00 Uhr wieder zurück. Sie müssten dem Jungen also etwas zu essen kochen. Ansonsten leisten sie ihm doch etwas Gesellschaft.”

“Das mache ich. Ich werde sie nicht enttäuschen!”

Dann küsste sie noch einmal ihren Sohn und ging zu ihrem Kurs.

Alex und ich unterhielten uns. Er hatte eine sympathische Art und die normalen Interessen eines 18jährigen. Er erzählte mir von seinen Freunden im Haus und von der Schule.

Ich holte Kekse und was zu trinken und las ihm eine seiner Lieblingsgeschichten vor. So verging der gesamte Vormittag, ohne dass ich einmal an die letzte Woche denken musste.

Als es auf den Mittag zuging, fragte ich ihn, was er denn essen wolle. Er wünschte sich Spaghetti mit Tomatensoße. Zum Glück war alles im Haus, was dafür gebraucht wurde.

Während ich kochte, saß Alex in seinem Zimmer und hörte ein wenig Musik.

Die Spaghetti waren aufgesetzt, aber das Glas mit der Tomatensoße ließ sich schwer öffnen. Ich nahm es also unter den Arm und drehte es mit aller Gewalt auf. Ein großer Schwall Soße ergoss sich dabei über meine Jeans.

“Nicht schon wieder!” rief ich und erinnerte mich an die letzte Woche.

“Was ist passiert”, rief Alex aus seinem Zimmer.

“Nichts, ich hab bloß gekleckert!”

Ich überlegte einen Moment und dann fiel mir ein, dass im Gegensatz zur letzten Woche jetzt nichts passieren konnte, da Alex nicht sehen konnte. Ich zog also meine Jeans aus und steckte sie in die Waschmaschine. Mit Waschen und Trocknen müsste sie um 15:00 Uhr wieder sauber sein, errechnete ich. Genug Zeit also, bis Frau Engelhardt wieder nach hause kommt. Da ich nicht in den Schränken von ihr wühlen wollte, ich hielt das für indiskret, entschied ich mich solange im Slip herum zu laufen.

Dann machte ich die Schweinerei in der Küche wieder sauber und kochte das Essen fertig.

Beim Essen saßen Alex und ich uns gegenüber und wir unterhielten uns. Wir verstanden uns gut. Er fing auch langsam an, mich auszufragen.

Ich erzählte ihm, dass ich 32 wäre und beschrieb ihm mein Aussehen.

“Klingt als wärst du sehr hübsch, soweit ich das beurteilen kann.”

“Danke, obwohl ich dich ja auch anlügen könnte…” lachte ich los.

“Stimmt, aber ich könnte es nachkontrollieren, dann weiß ich wie du aussiehst.”

“Wie willst du das denn machen?”, fragte ich den Jungen ohne mir etwas dabei zu denken.

“Ich kann dein Gesicht ertasten, du musst dich nur zu mir beugen.”

Ich sah da kein Problem, also streckte ich ihm mein Gesicht über den Tisch entgegen und er berührte vorsichtig jede Partie meines Gesichtes.

“Wirklich hübsch, du hast nicht gelogen” gab er mir zu verstehen.

“Danke”

Ich glaub ich wurde sogar ein wenig rot. Danach unterhielten wir uns weiter und als wir fertig waren mit dem Essen, machte ich uns noch einen Tee. Alex war wirklich ein netter Junge.

Als wir in unser Gespräch vertieft waren, es ging gerade um ein Mädchen auf seiner Blindenschule, griff er nach seinem Tee und stieß ihn dabei versehentlich um. Der ganze heiße Tee lief über den Tisch auf seine Jogginghose. Alex schrie vor Schmerzen und kippte auch noch mit dem Stuhl um.

Als er da lag und sich vor Schmerzen krümmte und versuchte die Hose von seinem Oberschenkel abzuhalten, wusste ich erst nicht was ich tun sollte.

“Du musst die Hose ausziehen” schrie ich.

“Ich kann nicht” antwortete er von Schmerzen erfüllt. Ich dachte er schafft es nicht alleine, daher zog ich ihm die Hose mit einem Ruck runter und aus. Aber er meinte wohl etwas anderes. Als ich wieder zu ihm schaute, stellte ich nämlich fest, dass er keine Unterhose trug.

“Warum hast du das getan?”

“Ich wusste doch nicht…” Ich fing an zu stammeln. Dann wollte ich ihn schnell ablenken.

“Wo ist die Brandsalbe?”

“Im Badezimmer” antwortete er. Schnell lief ich in das Badezimmer, um die Salbe zu holen. Als ich wiederkam, hatte Alex sich schon wieder auf den Stuhl gesetzt. Sein linker Oberschenkel hatte an seiner Innenseite eine handgroße Verbrennung. Ich gab Alex die Salbe, merkte aber kurze Zeit später, dass er es nicht selbst schaffte. Die ganze Situation tat mir so leid. Er musste ungeheure Schmerzen haben. Wie konnte ich ihm auch nur einen heißen Tee geben. Ich machte mir Vorwürfe.

“Gib mir die Salbe” sagte ich zu ihm.

“Vorsichtig, bitte nicht zu stark aufdrücken, sonst geh ich an die Decke.”

Ich nahm etwas Salbe und verteilte sie langsam auf seinem Oberschenkel. Dabei muss ich auch irgendwie mit meinem Bein an sein anderen Oberschenkel gekommen sein, denn plötzlich fragte er: “Wo ist denn deine Hose?”

“Ich hab dir doch vorhin gesagt, ich hätte gekleckert, jetzt wasche ich sie gerade. Heute geht auch alles schief. Deine Mutter wird mich umbringen!” Ich machte mir nicht nur Vorwürfe, ich machte mir auch Sorgen, dass Frau Engelhardt sich nicht weiter an unsere Abmachung hielt.

“Sie muss es ja gar nicht erfahren. Das bleibt unser kleines Geheimnis” flüsterte mir Alex auf einmal zu.

Gleichzeitig streichelte er mit seiner Hand an meinem Knie.

“Was?” ich schreckte auf und ging ein Schritt zurück. Ich wollte es nicht war haben.

“Manu, du kannst dir doch vorstellen, was ein Junge in meinem Alter für Wünsche hat. Vielleicht kannst du mir einen erfüllen und die ganze Geschichte bleibt unter uns. Ich weiß auch nicht was meine Mutter sagen würde, wenn ich ihr erzähle, wie du mir meine Hose runter gerissen hast.

“Du spinnst wohl, du weißt genau, warum ich das gemacht habe!” fuhr ich ihn an. Ich konnte nicht fassen, wie ich mich schon wieder in so eine Situation geritten hatte. Ich konnte ja noch froh sein, dass Alex nicht wusste, warum ich auf ihn aufpasste.

“Sicher weiß ich das. Du hast mir die Hose runter gezogen, obwohl ich es nicht wollte und selber hast du auch keine mehr angehabt. Dann hast du darauf bestanden, mir das Bein einzureiben, obwohl ich es nicht wollte. Das ist die Geschichte, die ich meiner Mutter erzählen werde”

Ich überlegte. Der kleine Mistkerl hatte mich doch tatsächlich in seiner Hand. Für einen Außenstehenden hörte sich das echt blöd an und was seine Mutter denken würde, war mir sowieso klar. Und noch etwas fiel mir auf. Alex hatte eine Erektion und zwar eine gewaltige. Es ist mir heute noch unerklärlich, wie ein so junger Kerl mit so einem Glied ausgestattet sein kann. Ich weiß nicht, ob sich in seinem Körper überhaupt noch Blut befunden hat. Normalerweise wurde alles zwischen seinen Schenkeln gebraucht.

“Was willst du von mir? Ich bin verheiratet, dass weist du doch.” Ich merkte, wie ich etwas kleinlaut wurde.

“Ich möchte dich berühren. Ich weiß nicht, ob ich jemals sonst die Chance haben werde, so eine schöne Frau zu berühren. Nehme es mir nicht krumm, aber ich kann mir diese Chance nicht entgehen lassen.” Seine Erektion pulsierte bei diesen Worten.

“Nur berühren?” fragte ich. Ich weiß nicht warum, aber ich hatte auch ein wenig Mitleid mit diesem Jungen. Irgendwie konnte ich ihn verstehen. Hier bot sich eine einmalige Chance für ihn und er war in einem Alter in dem man eine solche nutzen will, wenn nicht sogar muss.

“Ja nur berühren, aber ich möchte, dass du nackt bist.”

“OK. Aber sonst nichts” Ich resignierte. Als ich mein Sweatshirt und meine Unterwäsche auszog, bemerkte ich wie Alex aufgeregt lauschte.

“Ich bin soweit” Ich trat wieder näher zu ihm.

“Nein, nicht hier, lass uns in mein Zimmer gehen” er kannte sich in der Wohnung aus und ging vor. Dann zeigte er auf sein Bett.

“Bitte, leg dich hier hin.” Er war freundlich und bestimmt.

Ich legte mich mit dem Rücken auf das Bett. Er kniete sich davor. Seine Schmerzen schienen auf einmal wie weggeblasen. Langsam fing er an meinen Bauch zu berühren. Ich gebe zu, er hatte eine wundervolle Art mich zu berühren. Langsam glitten seine Finger in tastenden Bewegungen höher zu meinem Busen. Auch wenn ich sein Verhalten nicht tolerieren konnte und er mich erpresst hatte, so empfand ich seine Hände als angenehm auf meiner Haut. Ich schaute zu seinem Wecker. Es war 13:00 Uhr also noch genug Zeit. Nicht das seine Mutter wieder unverhofft reinschneite.

“Aber das bleibt unser Geheimnis.” Ich keuchte ein wenig.

“Sicher nur wir beide wissen davon. Ich werde meiner Mutter nichts erzählen. Danke, dass du mir diese Gelegenheit gegeben hast.”

Irgendwie schaffte dieser Alex es doch, dass ich immer wieder Mitleid und Verständnis für ihn empfand.

Als er meine Brüste ertastete, streckte ich sie unwillkürlich ein wenig nach oben. Dann drückte er meine Brustwarzen etwas und rollte sie zwischen seinen Fingern. Ich gebe es ungern zu, aber in dem Moment schloss ich meine Augen und fing an es zu genießen.

Er widmete 10 Minuten seiner Aufmerksamkeit meinen Brüsten und ich bemerkte, wie ich ein wenig feucht wurde.

“Ich habe noch nie eine Frau geküsst. Ich möchte dich küssen.”

Er lehnte sich über mich und ohne dass er meine Antwort abwartete, ertastete er meinen Mund und ich spürte seine Lippen auf meinen. Er war noch sehr unerfahren, aber eine innere Kraft in mir ließ mich meine Lippen öffnen und unsere Zungen fingen an miteinander zu spielen. Seine Hände spielten mit meinen Haaren.

“Ich denke, das reicht jetzt”, flüsterte ich nach dem Kuss. Langsam hatte ich auch ein wenig Angst vor meiner eigenen Erregung. Ich genoss zwar die Berührungen, aber ich wusste immer noch, dass dies eigentlich falsch war.

“Dreh dich um!”

“Ich denke, wir sollten jetzt aufhören. Ich bin verheiratet und ich denke das reicht. Ich habe meine Abmachung eingehalten und….”; ich klang ein wenig unsicher.

“Dreh dich um!”, gab er mir erneut energisch zu verstehen. Ich weiß heute nicht mehr warum, aber ich drehte mich auf meinen Bauch und Alex fing an meinen Rücken zu streicheln.

Ich bekam eine Gänsehaut bei seinen sanften Berührungen. Langsam glitt seine Hand hinunter zu meinen Backen und als er sie berührte und etwas fester zupackte, seufzte ich.

Es war ein wunderschönes Gefühl, wie er sie massierte. Ich wollte nicht, dass er bemerkte, wie schwer ich atmete, deswegen drückte ich meinen Kopf in das Kissen. Meine Beine waren leicht geöffnet und so war es nur eine Frage der Zeit, bis Alex auch meine Schamlippen berührte. Ich sagte nichts. Ich schämte mich, weil sie schon so feucht waren.

Dann drang er mit einem Finger in mich ein.

“Das geht nicht. Bitte lass es. Wir sollten jetzt aufhören. Du hast jetzt genug Erfahrungen gesammelt”, stammelte ich. Dabei bemerkte ich aber, wie meine Hüften sich rhythmisch bewegten.

“Nur noch einen kurzen Augenblick”, flüsterte er mir zu und schob auch noch einen zweiten Finger in mich. Ich keuchte auf und da ich meine Erregung verstecken wollte, drückte ich mein Gesicht wieder in das Kissen. Meine Hüften drückten sich ihm entgegen. Nach einer weile spürte ich schon vier Finger in mir. Alex hatte sich in der Zwischenzeit zwischen meine Beine gekniet, damit er mich besser greifen konnte.

“Wir müssen jetzt aufhören”, keuchte ich. Aber mein Körper tanzte weiter auf seinen Fingern. Sein Daumen war auch schon ganz feucht und ich erwartete jeden Moment, dass er ihn auch in mich schob. Aber sein Daumen glitt zu meinem Anus ab. Ich wollte gerade protestieren, da überkam mich ein gewaltiger Orgasmus. Während ich mich laut aufstöhnend gegen seine Finger drückte, drang sein Daumen in meinen Anus ein. Dieses völlig neue Gefühl verstärkte meinen Orgasmus noch.

“Es gefällt dir, oder? Los sag es, sag mir wie es ist!”, schrie Alex plötzlich.

“Oh Gott, hör nicht auf!”, hörte ich mich nur selber schreien. Er griff mich fester und seine linke Hand fuhr unter meinen Bauch. Er hob ihn ein wenig an und wie in Trance half ich ihm dabei. Irgendwann kniete ich auf meinen weit gespreizten Beinen, während mein Kopf immer noch im Kissen war. Es muss ein geiler Anblick gewesen sein. Mein Arsch stand steil in die Luft und Alex hörte nicht auf seine Finger und Daumen in mich zu drücken. Ich keuchte immer nur in das Kissen.

Mit der linken Hand streichelte und drückte er jetzt zusätzlich meine Brustwarzen.

Ich stand kurz vor meinem nächsten Orgasmus als er seine Hand zurückzog.

“Nicht aufhören”, seufzte ich leise vor Verlangen.

“Ist in Ordnung”, sagte er nüchtern und ich spürte wie wieder etwas Großes in mich eindrang. Gleichzeitig griffen seine beiden Hände meine Brüste und kneteten sie durch.

“Das geht nicht. Ich bin verheiratet. Hör auf…”, ich schaute zu ihm auf. Er bewegte sich nicht und ich bewegte mich nicht. Alles was Alex tat, war mich festzuhalten und meine Brüste zu streicheln und die Brustwarzen zwischen den Fingern zu rollen. Das konnte er wirklich gut.

“Das geht wirklich nicht, Alex. So schön es auch ist, aber ich bin verheiratet. Außerdem nehme ich die Pille nicht und du trägst kein Kondom.” Ich versuchte so nüchtern, wie möglich zu klingen, konnte meine immer mehr aufkommende Erregung aber nicht ganz verbergen.

Er bewegte sich immer noch nicht, nur seine linke Hand suchte mein Gesicht. Er tastete es ab und bemerkte den ganzen Schweiß der mir auf dem Gesicht stand. Ich wollte gerade wieder etwas sagen, da schob er mir einen Finger in den Mund. Heute weiß ich nicht mehr warum, aber ich schloss meine Lippen um seinen Finger. Das nahm er als Zeichen, um mit ganz langsamen Stößen immer weiter in mich einzudringen.

Das war es. Das hatte mich zu geil gemacht. Ich richtete mich auf Arme und Beine auf und während Alex mich jetzt immer heftiger weiter fickte, überkam mich der nächste Orgasmus.

“Du darfst nicht in mir kommen!” schrie ich dabei immer wieder aus.

“Wie sagt man?” fragte der kleine Flegel doch dann tatsächlich. Ich konnte ihn zwar nicht sehen, aber er hat garantiert gegrinst.

“Bitte…”stöhnte ich. “In Ordnung, ich will dich ja nicht schwängern” flüsterte er mir in das Ohr. Dann drang er wieder in einem tiefen Stoß in mich ein. Ich stöhnte bei jedem Stoß auf.

Dann spürte ich, dass er seine Hände von meinen Brüsten nahm und sie auf die Backen legte. Die Daumen kreisten um meinen Anus, als ich dort etwas Feuchtes spürte. Er musste mich angespuckt haben. Langsam öffneten seine beiden Daumen meinen Anus und verrieben die Spucke. Das ganze war zwar neu für mich, aber ich mochte es. Ich spürte wie der nächste Orgasmus mich überkam.

“Gleich ist es soweit”, stöhnte Alex auf, während er noch einmal tief in mich eindrang.

“Zieh ihn raus, du hast es versprochen!”

Er zog ihn hinaus, nur um ihn gleich darauf gegen meinen Anus zu drücken. Das war zu viel. Ein riesiger Orgasmus überkam mich und meine Vorderarme brachen zusammen. Ich biss in das Kissen als Alex langsam immer tiefer in mich eindrang. Dieses Gefühl von Lust und Schmerz war ganz neu für mich. Er fing an mich langsam weiter zu ficken.

Dann spürte ich, wie Alex seinen Saft in mich spritzte. Immer mehr kam aus seinem wild pulsierenden Schwanz. Irgendwann brachen wir zusammen und er lag auf mir, während sein Schwanz schrumpfte. Ich drehte meinen Kopf und wir küssten uns.

“Danke” flüsterte er mir ins Ohr und dann küssten wir uns wieder.

Wir lagen noch eine Weile so da. Dann zogen wir uns wieder an. Meine Sachen waren wieder trocken. Während ich mich anzog, versuchte ich zu verstehen, warum ich so schwach war. Warum konnte ich meinem Mann nicht mehr treu sein. Ich hatte ein schlechtes Gewissen. Ich ließ Alex in seinem Bett zurück und räumte die Küche auf.

Kurze Zeit später kam auch Frau Engelhardt zurück. Ich öffnete ihr die Tür und sie begrüßte mich. Gott sei Dank wunderte sie sich nicht über meine jetzt doch etwas zerzauste Frisur. Auch Alex kam aus seinem Zimmer. Er erzählte ihr, wie gut ich mich um ihn gekümmert hätte und Frau Engelhardt lächelte mich an.

Als sie mich verabschiedete, hörte ich noch Alex rufen:

“Bis morgen!”

Da wurde mir auf einmal bewusst, was eigentlich passiert war. Alex würde morgen genau das gleiche von mir verlangen und ansonsten würde er alles seiner Mutter erzählen und das bei meiner Vorgeschichte. Da stand ich wieder, die liebende Ehefrau oder sollte ich lieber sagen: das Spielzeug von Alex? Und warum wurde ich bei den Gedanken an morgen eigentlich schon wieder feucht?

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Mutter hat mich erwischt, mit Folgen…

Ich weiß gar nicht mehr genau warum und wesshalb, aber damals kurz nach meinem 18. Geburtstag war mein Vater einige Tage nicht da und ich war mit meiner Mutter alleine zu Hause. Meine Mutter war zu dieser Zeit 47 und sah für ihr Alter noch relativ gut aus. Sie hatte zwar ein paar Kilos zu viel, dafür war ihr Gesicht sehr hübsch, lange braune Haare und auch sonst verstand sie es sich modern zu kleiden. Das merkte ich vor allem an ihrer Unterwäsche. An jenem folgereichen Abend war ich mal wieder total spitz und sucht etwas um mir Erleichterung zu verschaffen. Dazu durchwühlte ich den Wäschekorb und fand auch direkt oben drauf einen von Mamas getragenen Slips. Sofort hielt ich mir das Wäschestück unter die Nase und zog ihren Duft ein. Es roch leicht herb aber törnte mich wahnsinnig an, sodass ich mit der anderen Hand meinen Hose öffnete, sie zu Boden fallen ließ und wie ein wilder begann an meinem Schwanz zu reiben. Ich war völlig in meinem Tun vertieft, als ich plötzlich einen kräftigen Schlag auf meinen nackten Hintern spürte. Erschrocken drehte ich mich mit wippenden Schwanz herum und sah in das wütende, knallrote Gesicht meiner Mutter. “Mama ich….” fing ich an zu stottern, aber da fing ich mir schon eine Backpfeife ein. Ohne etwas zu sagen, ging sie einen Schritt auf mich zu, griff meinen Lümmel und zog daran. Heute würde ich sagen vor lauter Geilheit, damals war es aber wohl eher der Schreck, spritzte ich sofort los, woraufhin sie meinen Schwanz sofort wieder los ließ und mir noch eine Backpfeife gab. Ich spürte, dass ihre Hand feucht war und schaute nur beschämt und völlig erschöpft von dem halben, abgebrochenen Orgasmus auf den Boden, wo ich meine Spermaflecken sah. Ich hörte dann nur wie sie “Schwein!” sagte und das Badezimmer mit knallender Tür verließ.

Die darauf folgende Nacht konnte ich kaum schlafen und der Morgen war mehr als beklemment. Mutter schaute mir nicht in die Augen und sagte kein Wort. Sie hatte ein langenSommerkleid an und wirbelt an der Spühle umher. Ich mussterte sie dabei immer wieder während ich meine Kornflakes aß. Mir war nie aufgefallen, dass sie eigentlich gar nicht so schlecht aus sah. Etwas breite Hüften, am Bauch etwas zu viel und auch der Hintern war etwas dicker, als er etwas seien sollte. Ihre Brüste waren zum restlich Körper her aber eher klein und unter dem Kleid sehr unscheinbar. Sie ganz in Gedanken betrachtend setzte sie sich auf einmal auf einen Stuhl neben dem Tisch und sagte sprach endlich wieder mit mir, allerdings in einer Art, die ich zuvor nicht von ihr kannte. “Komm zu mir..:” sagte sie. Ich kam also zu mir und stellte mich neben ihr. “Hier vor mir…” woraufhin ich mich vor ihr stellte. “Nun knie dich hin…”, “Mama,….” antwortete ich verstört “Hinknien!” schrie sie schon fast. Völlig überrascht und verusichert ging ich vor ihr auf die Knie. In dem Moment spreizte sie ihr Beine und zog ihr Kleid hoch. In dem Moment wurde mein Mund ganz trocken, denn ich sah ihr leicht behaarte und gläzende Muschi. Sie sah trief naß aus und roch unheimlich intensiv. Im ertsen Moment törnte mich der Geruch total ab, aber dagriff sie auch schon meinen Kopf und drückte mein Gesicht auf ihre nassen Schamlippen. “Das ist es doch was du wolltest…. du wolltest Mamis Fotze und Mami gibt die ihre Fotze…” herrschte sie mich an. Ich zog meinen Kopf zurück, aber wieder scheuerte sie mir eine und drückte mich wieder zurück in ihren Schoß. “Zunge raus!” hörte ich nur noch, als sie damit begann ihre Muschi über mein Gesicht zu reiben. Total perplex und langsam auch geil werdend gab ich mich geschlagen und ließ mich von ihr benutzen. Da sie mein Gesicht aber so fest an sich presste konnte ich meine Zunge kaum einsetzten, aber das war auch nicht nötig, denn schon nach kurzer Zeit presste sie ihre Schenkel um meinen Kopf fest zusammen und stöhnte laut auf. Nach einer gefühlten Ewigkeit in der ich keine Luft bekam entließ sich mich aus ihrem Griff und ich plumpste nach hinten auf den Boden. Muttis Gesicht war knallrot und einzenle Haarstähnen klebten schweißgetränkt an ihrer Stirn. Sie grinste mich komisch an und zog ihr Kleid wieder nach unten. “Das war es doch was du wolltest…., du willst es und ich nehme es. Und wehe du verlierst auch nur ein Wort darüber”, raunte sie und verließ schnellen Schrittes die Küche. Mein Gesicht war klatsch naß und alles roch nach Muschi, aber mein Schwanz viel in sich zusammen. Absolut überfordert trottete ich langsam in mein Zimmer und legte mich aufs Bett.

Ich muss wohl eingeschlafen sein, denn als ich auf wachte war es bereits Abends. Ich ging vorsichtig ins Wohnzimmer und sah meine Mum auf der Couch sitzen und Fernseh schauen. Ich setzt mich zu ihr “Mama, es tut mir leid!” fing ich an zu sagen. “Das muss es nicht. Ich war zwar zuerst schockiert, habe mir dann aber überlegt, dass es besser für dich ist, dir deine niederen Bedürfnisse nach meiner mütterlichen… sagen wir, Intimstelle, zu erfüllen. Du wirst bekommen was du willst und das ich meinen Spaß damit habe, dafür kann ich nichts. Bei mir ist es eine rein körperliche Reaktion. Ich verabscheue es, aber eine Mutter muss nun mal alles für ihren Sohn tun.” “Aber warum?” fragte ich. “Weil ich deine Mutter bin und für dich da bin. Eine Mutter kann schließlich nichts dafür wenn ihr Sohn pervers ist.” Das hat gesessen, ich kam mir so verdammt schlecht vor. “Und nun zieh dich aus, damit ich dich so erziehen kann, wie ich es bisher wohl versäumt habe. Ich werde dir dein Schweinchen schon austreiben..:” In dem Moment erkannte ich, dass es keinen Zweck haben wird, ihr jemals mehr zu wiedersprechen. Ich zog mich also aus und setzte mich wieder neben ihr auf das Sofa. Es war schon ein komisches Gefühl nackt neben meiner Mutter zu sitzen. “Du stehst also auf meinen Geruch, sonst würdest du kleiner Perversling ja nicht an meiner Unterwäsche schnüffeln…” Ich sagte nichts. Sie zog die Träger ihres Sommerkleides zur Seite und schlüpfte mit den Armen aus den Trägern. “Komm näher zu mir!” Ich rückte nah an sie heran, als sie unerwartet ihren Arm hob und meinen Kopf mit dem anderen, freien in ihre Achselhöle drückte. “So riecht Mami. Komm, schmecke deine Mami!” Zu meiner Überraschung roch sie angenehm nach Erdbeer-Duschgel und so streckte ich meine Zunge leicht raus damit ich sie vorsichtig lecken konnte. Sie schien dieses Spiel der Macht zu genießen, da sie leise vor sich hingurgelte und auch mich ließ es nicht unberührt. Ihren Geruch schmeckend, so nah an ihren kleinen Brüsten, die leider noch vom Kleid verdeckt waren, richtete sich mein Schwanz auf. Sie merkte, dass sie meinen Kopf nicht mehr fest halten brauchte, als griff sie zu meinem besten Stück und fing leicht an zu wichsen. “Sowas willst du doch oder?” “Ja, Mama.” murmelte ich nur. Ich wanderte langsam zu ihrem Brustansatz, als ihr Kleid weiter nach unten viel und nun nur noch auf ihren Bauch lag. Ihre kleinen Titten hingen leicht und ruhten so im Sitzen auf ihren Bauchansatz. Mir war es egal. Es war das erste mal, das ich live Brüste sah, doch als ich daran lecken wollte stieß sie mich mit beiden Händen zurück und ich viel nach hinten aus Sofa. Sie kniete sich sofort zwischen meine Beinen und wichste wie besessen meinen Schwanz. Ich erkannte meine Mutter kaum wieder. Sie schien richtig außer sich, wichste aber heftig weiter und als es mir im hohen Bogen kam, zog sie an meinen Sack, das mir fast die Tränen ins Gesicht schossen. Mit der anderen hielt sich meinen Schwanz fest umschlossen und wartete, bis mein Orgasmus vorbei war. “Es macht dich also so geil, dich von deine Mutter benutzen zu lassen, das es dir sofort kommt?” “Aber du hast mir doch einen runter geholt…” antwortete ich völlig außer Atem. “Was soll ich den tun, wenn du Wiederling schon von meinem Geruch geil wirst. Ich musste es doch testen.” “Aber du hast doch angefangen”… “DU wolltest es doch so…” sagte sie wütend, stand auf und knallte mir wieder eine. Ich wusste nicht mehr was ich denken sollte. Sie stand vor mir und das das einzige was sie sagte und an das ich mich noch erinnern kann war sowas wie “Ich werde dich jetzt erziehen und dir dabei geben was du brauchst. Auch wenn es mich anwiedert, du wirst gehorchen und ich werde dich erziehen und benutzen wann und wo ich es will, verstanden…?”

Fortsetzung?!?

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Addio al celibato

Sabato sera insieme a un gruppo di amici siamo andati a festeggiare l’addio al celibato di Luca, un amico d’infanzia. Da ragazzini abitavamo nello stesso condominio e succedeva abbastanza spesso di trovarci in casa soli. Tutto era iniziato con l’innocente gioco del dottore, poi col passare degli anni il semplice giochetto si è trasformato in qualcosa di più! La parte malata era sempre sotto alla pancia e per la visita occorreva spogliarsi completamente. Pian piano, anche il dottore ha iniziato a spogliarsi e più che a visitare si dedicava ad accarezzare e baciare il paziente su tutto il corpo e specialmente sulla parte dolorante. In breve tempo dottore e paziente svanirono, e comparvero due ragazzini che semplicemente trascorrevano interi pomeriggi, completamente nudi a masturbarsi e spompinarsi a vicenda. Era il nostro segreto, nessuno lo sapeva e non permettemmo mai a nessuno di unirsi a noi. Era sufficiente che ci trovassimo soli, poi uno dei due chiedeva all’altro :” Facciamo qualcosa?”, l’altro quasi sempre acconsentiva, dopo di che ci si abbandonava per ore alla ricerca del piacere reciproco. All’epoca avevamo 14 anni, in un pomeriggio riuscivamo a sborrare anche quattro o cinque volte ciascuno. La cosa che piaceva ci di più era schizzare insieme sul ventre e sul petto di quello che stava sdraiato e poi immediatamente l’altro si stendeva pancia su pancia e abbracciati con lenti movimenti spalmavamo il nostro seme sui nostri giovani corpi. Durante questi incontri provammo tantissime esperienze ma mai nessuna penetrazione, Luca era assolutamente contrario sia a farla che a subirla. Continuammo a frequentarci regolarmente per i nostri bei pomeriggi di sesso fino ai 18 anni, poi il padre di Luca ebbe un trasferimento al lavoro così tutta la famiglia si spostò ed andò a vivere ad una trentina di chilometri di distanza. Da allora ci vedemmo solo saltuariamente ma non ci furono più occasioni per far i nostri giochi! Ora Luca aveva trovato la fidanzata giusta e aveva deciso di sposarsi, per questo stavamo festeggiando il suo addio al celibato. Prima cena e poi tutti in un locale di lap dance. Abbiamo pagato al festeggiato un privè di mezz’ora con una ragazza del locale ma lui non ha voluto far niente e si è limitato a parlare con la bella ragazza. Si erano fatte già le tre del mattino, la serata poteva dirsi conclusa. Io avevo il compito di riaccompagnare Luca a casa, abbiamo salutato tutti e poi son partito in auto per casa sua. Durante il tragitto Luca mi ha chiesto se volevo vedere la casa in cui sarebbe andato ad abitare dopo sposato, era già tardi ma ho accettato. La casa era una villetta a schiera, ho parcheggiato e siamo entrati, era già tutta arredata, mi ha fatto fare un giro illustrandomi le varie stanze poi siamo scesi nel seminterrato dove c’era una grande stanza vuota con solo un divano appoggiato alla parete. Mi ha spiegato che voleva attrezzare quel locale con una cucina e con dei tavoli per poter organizzare delle mangiate in compagnia. Stavamo già risalendo per andarcene quando Luca mi ha spiazzato chiedendomi :”Facciamo qualcosa?”. Erano anni che non ci frequentavamo più, io ho esitato un istante poi ho risposto :”Si, come ai bei tempi!”. Ci siamo avvicinati al divano e ci siamo spogliati completamente, che fantastica visione! Luca aveva ancora il fisico asciutto da adolescente e il suo cazzo già duro svettava davanti al suo ventre. Me lo ricordavo bene, bello grosso e lungo. Subito mi son inginocchiato davanti a lui e ho iniziato a lavorargli il bel arnese con la bocca. Anche il suo sapore non era cambiato e mi riempiva la bocca! Ora anche io ero eccitato, Luca mi ha fatto sdraiare sul divano a pancia in su, poi lui si è sdraiato sopra di me in posizione per un fantastico 69. Mi succhiava come da ragazzino ed era proprio bravo, mi stuzzicava con mano, labbra e lingua, impazzivo in questa posizione anche perché non vedendo cosa faceva apprezzavo ancora di più il piacere assoluto. Intanto anche io continuavo a sfogarmi con il suo cazzone tra le labbra. Era durissimo e me lo gustavo tutto leccandolo, ciucciandolo e sfregandomelo sulle labbra. Ero eccitatissimo! Poi Luca ha iniziato a fare una cosa che non aveva mai fatto in gioventù, lentamente mi ha fatto scivolare nel culo un dito inumidito di saliva. Stupenda sensazione che mi ha fatto eccitare ancora di più. Poi le dita sono diventate due, il mio culo reagiva bene e si era dilatato a dovere, Luca ora aveva abbandonato le attenzioni al mio durissimo cazzo e si stava dedicando solamente a penetrarmi con le dita. Le faceva scorrere dentro e fuori senza fatica, le infilava completamente, poi le estraeva e poi ritornava a spingerle dentro. Mi piaceva quel delicato massaggio e mi ero completamente dilatato. Ad un tratto Luca si è sollevato e mi ha invitato a mettermi alla pecorina dicendomi :”Dai che provo a mettertelo dentro.”. Io mi sono alzato e mentre mi posizionavo gli ho risposto :”Va bene, proviamo questa novità!”. Lui aveva ancora il cazzo grondante della mia saliva e il mio culo era ancora umido della sua. Si è avvicinato e lo ha puntato proprio al centro del mio buco e ha iniziato a muoverlo in su e in giù accarezzando il mio buco con la sua cappella gonfia. Premeva appena ma ero così dilatato e voglioso che in breve la cappella scomparve dentro di me. Luca però si è subito fermato dicendomi che era meglio utilizzare un preservativo. Così sollevando leggermente un cuscino del divano ha preso un preservativo che inspiegabilmente era nascosto proprio lì sotto e l’ha indossato. Ora si poteva fare sul serio. Impugnando con una mano il cazzo, me lo ha di nuovo appoggiato al buco, con l’altra mano mi ha afferrato al fianco per non farmi ritirare e poi ha iniziato a spingere. Il mio culo si è spalancato subito senza sforzo e ha lasciato entrare il voluminoso ospite. Qualche spintarella iniziale per far entrare bene la cappella e poi spinte sempre più profonde. In pochi attimi il mio culo aveva inghiottito tutta l’asta di Luca che aveva spinto fino in fondo. Luca ora mi tirava con entrambe le mani a se,l’aveva già infilato tutto ma spingeva ancora con più forza. E’ rimasto completamente dentro di me immobile per quasi un minuto, poi quando era sicuro che il mio culo si fosse abituato alla sua ingombrante presenza, ha iniziato a stantuffare lentamente avanti e indietro. Ciò che provavo io era piacere puro, il grosso cazzo scorreva dentro e fuori di me mi massaggiava provocando l’estasi. Luca intanto gradiva e si impegnava parecchio a spingere, prima pian piano, poi veloce, poi affondando fino in fondo, poi estraendolo completamente ad ammirare il mio culo che rimaneva per qualche attimo aperto, poi di nuovo dentro con frenesia. Io lo lasciavo fare e godevo, però dopo un bel quarto d’ora che mi stantuffava mi è venuto il desiderio di guardarlo in faccia mentre mi scopava. Allora gliel’ho detto, lui si è subito fermato, l’ha tirato fuori per permettermi di sdraiarmi a pancia in su sul divano con le gambe divaricate, si è posizionato davanti a me e me l’ha subito rimesso dentro continuando la sua cavalcata. Ora potevo vederlo in volto e apprezzare le sue espressioni di godimento mentre mi pompava con vigore. L’eccitazione era cresciuta in entrambi a dismisura, Luca ad un certo punto ha impugnato il mio cazzo e ha iniziato a menarlo continuando ad assestare colpi al mio culo sfondato. Godevo immensamente e anche lui dall’espressione del suo volto. Stavo per raggiungere l’orgasmo, Luca se ne è accorto e si è fermato di masturbarmi, ha tolto il suo cazzo da dentro di me e si è sfilato il preservativo. Subito ha impugnato entrambi i cazzi con una mano e ha iniziato a masturbarli insieme, in pochi attimi, quasi contemporaneamente iniziarono a uscire poderosi schizzi di sborra dai due cazzoni. Entrambi gemevamo dal piacere, Luca impugnava stringendoli insieme i due cazzi che sputavano ritmicamente liquido biancastro e assecondava gli schizzi con il lento movimento della mano. Io avevo ancora il culo dilatato e il piacere era immenso, guardavo Luca e dalla sua espressione capivo che anche lui stava provando un piacere assoluto. Intanto sul mio corpo le abbondanti schizzate di caldo liquido di piacere avevano creato un astratto disegno monocolore. Appena la fuoriuscita di sperma si è arrestata, Luca non ha perso tempo e subito si è sdraiato sopra di me e insieme, come facevamo da ragazzini, con movimenti lenti ci siamo spalmati addosso il nostro abbondante nettare di piacere. Poi dopo una bella doccia ci siamo rivestiti e ho accompagnato a casa Luca. Per due giorni un leggero dolorino al culo mi ha ricordato costantemente la bella conclusione di quella serata. Ci siamo rivisti la settimana dopo, al suo matrimonio.

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Anal

Ehefrau wird fremdgefickt

Meine hübsche, brünette Ehefrau hat kleinere, feste Brüste und ist ansonsten wohl gerundet, mit prallem Stutenarsch und recht charmant. Für sie war es oft enttäuschend, wenn ich beim Sex schon nach wenigen Minuten in sie hineinspritze. Irgendwann brachte ich mal ein Kontaktmagazin mit, ich glaube es hieß “Cora.” Mein Schatz war schon sehr erstaunt über die Fotoanzeigen und meinte, “schau mal, der hier wohnt in S!”

>Geiler, mehrfachspritzender Ehefickhengst sucht lüsterne Jungfotze oder Ehehure<

Ein schlanker, blonder Mann war auf dem Foto abgebildet, ca. Mitte 30 nackt mit großem Pimmel. Ich schrieb ihm und legte ein Foto meiner süßen Ehefrau bei. 14 Tage später klingelte es überraschend an unserer Tür. Er stand da, dieser Herbert und meinte, er wäre gerade auf dem Weg zur Arbeit und unsere Wohnung läge ja auf dem Weg. Ich war überrascht, überrumpelt aber bat ihn hinein, bot ihm Platz an im Wohnzimmer und informierte meine Ehefrau in der Küche über unseren Besucher. Wir gingen ins Wohnzimmer und er begrüßte meine Frau sehr herzlich. Wir unterhielten uns und meine Petra hielt nicht hinterm Berg damit, dem Fremden gegenüber eindeutig über meine Schnellspritzigkeit und meinen kleinen Schwanz zu informieren.

Herbert zögerte nicht lange, war auch schon recht angetan, da meine Ehefrau ihm im Minirock gegenüber saß, ließ seinen bereits steifen Hengstriemen aus der Hose und sagte, dass er aufgrund seiner Erfahrung weiß, was eine Frau braucht und dieser, sein ausdauernder Schwanz würde sie sehr glücklich machen.

Meine Eheschlampe schaute wie hypnotiesiert auf den zuckenden Großschwanz, während ich mit der Hand an ihrem Schenkel hinauf zu ihrer Fotze fuhr und sie unterm Slip fingerte. Ich machte ihr Herberts Schwanz schmackhaft. Sie war naß und plötzlich meinte sie, “auf deine Verantwortung” stand auf und zog sich vor Herbert und mir nackt aus. Ihre dunklen Nippel standen herrlich und als sie sich über Herberts Schoß hockte, griff er ihr auch gleich an die Titten. Sie selbst führte den Fremdschwanz zwischen ihre Schamlippen und seufzte noch, “sei bitte vorsichtig ich bin sehr eng!” Sie schrie kurz auf und ich sah, wie die dicke Eichel in ihrer Fotze verschwand.
Herbert fickte sie auf der Couch, wo bei sie mit weitgespreizten Beinen unter ihm lag.

„Ja, das ist geil! Sie ist so weich und warm. Ihre Titten machen mich scharf!“
Sie drehte ihren Kopf und er strich ihr das Haar aus dem geröteten Gesicht. „Küß mich!“ sagte er und beugte sich noch tiefer. Er leckte über ihre Lippen, ihre Zungen berührten sich. „Du geile Sau!“ grunzte er. Doch dann wurde seine Miene starr, er faßte in ihr Haar, zog ihren Kopf hoch und richtete sich auf. „Sieh sie Dir an!“ sagte er an mich gewandt, „sieh Dir an, wie ich sie ficke!“ Sein Stoß kam überraschend und hart. Sie riß Augen und Mund weit auf. Er holte Schwung und verpaßte ihr den nächsten harten, tiefen Stoß. Es klatschte laut, als er auf ihren nackten Hintern prallte. Seine Hand hielt eisern ihr Haar und sie bäumte sich auf. Er begann sie hart und rücksichtslos zu ficken. Ihre nackten kleinen Brüste wippten auf und nieder wenn seine Wucht sie traf. Hilflos ruderten ihre Arme durch die Luft. „Bitte…!“ jammerte sie, „nicht so fest!“ Er stieß sie weiter, ohne Rücksicht.

Ich stand mit offenem Mund, unfähig, mich zu regen. Ich sah, wie er sie durchfickte. Anders konnte man das nicht nennen. Er rammelte sie gnadenlos. Es schien mir eine Ewigkeit zu dauern, immer das gleiche Bild, seine großen Hände, die ihre Brüste umfasst halten, wie ein Schraubstock, ihre fliegenden Haare, ihr weit geöffneter Mund, sein muskulöser kleiner Hintern, immer wieder stieß er zu, mit aller Kraft.

“Bitte, spritz, ich kann nicht mehr!”, keuchte sie und auch Herbert konnte nicht mehr. In mehreren Schüben spritzte er seinen Saft in meine Ehesau. Pumpte ihr nasses Loch randvoll. Füllte ihre Gebärmutter mit seinem heißen, zähflüssigen Samen. Er zog dann seinen Schwanz aus ihr, er glänzte vor Feuchtigkeit. Sein Saft lief aus ihrer Pussy an den Innenseiten ihrer Oberschenkel herab.

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Inzest

Ich als … Putzfrau (?)

Nackt steige ich aus der Dusche. Mein ganzer Körper ist nass vom heißen Wasser, das in Tropfen noch immer an mir hinabläuft, über meinen Hals, zu meinen Titten, entlang an meinem Bauch bis hin zu meinem Becken und entlang an meinen Beinen.

Ich trete an den vom Dampf beschlagenen Spiegel heran um ihn mit einem Handtuch abzuwischen … ich habe das Handtuch bereits in meiner Hand als du mich von hinten am Nacken packst und mich mit meinem Gesicht gegen den kalten, vom Wasserdampf beschlagenen, Spiegel drückst.
Instinktiv lasse ich das Handtuch fallen und halte mich mit meinen Händen am Waschbecken fest.

Du schlägst mir auf meinen Arsch. Ich schreie auf vor Schmerzen, doch du schlägst mir wieder auf meinen Arsch, immer und immer wieder, bis er ganz rot sein muss und er brennt.
Ich kann nicht verstehen wie mich das geil machen kann, doch fühle ich wie meine Muschi bei jedem deiner Schläfe feuchter wird und in mir Geilheit aufsteigt.
Unwillkürlich spreitze ich meine Beine und recke dir meinen Arsch entgegen. Du massierst ihn und ziehst meine Arschbacken immer wieder auseinander … drückst sie zusammen … ziehst sie auseinander … immer und immer wieder. Ich fühle wie deine Hand zwischen meine Beine wandert und beginnt meine Muschi heftig zu fingern. Du wunderst dich nicht mal mehr warum ich so feucht bin, sondern beginnst damit meinen Saft um mein Arschloch zu verteilen, während du immer wieder deine Finger leicht in meinen Arsch schiebst.
Es ist nicht so als würdest du mich mit deinen Fingern in meinen Arsch ficken … nein, vielmehr deutest du es nur an.

Dann plötzlich lässt du von mir ab. Ich verharre in der Position in der du mich belassen hast, wende meinen Blick jedoch leicht nach hinten und sehe dich an.
Du kommst an mich heran. Ich kann deinen Schwanz fühlen wie er sich gegen meinen Arsch presst. Ich will anfangen meinen Arsch etwas kreises zu lassen um die geiler zu machen als du ohnehin schon bist, wie ich unschwer fühlen kann. Doch du ziehst dein Becken weg. Ich sehe dich wieder fragend an. Wortlos greifst du nach meiner roten Haarbürste. Du ziehst eine meiner Hände vom Waschbecken weg und drückst mir die Bürste in die Hand.

Ich sehe dich noch verwirrter an.

“Fick dich damit.” sagst du ruhig und bestimmt.

Ich lächle leicht, drehe die Bürste um, sodass ich sie an den Borsten fasse. Ich grinse in den Spiegel, sodass du mein Grinsen sehen kannst und führe meine rote Haarbürste an meine Muschi. Ich recke meinen Arsch etwas nach hinten und ziehe mit einer Hand meine Schamplippen auseinander, während ich mit der anderen Hand den Griff der Bürste langsam in meine Muschi schiebe.

Du schlägst mir mit der flachen Hand hart auf meine linke Arschbacke.

“Fick dich in deinen Arsch. Deine Fotze verdient das nicht.” sagst du wieder ruhig, doch mit fester Stimme.

Ich bin etwas schockiert, da du mich so hart geschlagen hast. Ich folge deiner Anweisung nicht sofort, was dazu führt, dass du mir noch einen Schlag versetzt … diesmal auf meine rechte Arschbacke.

Ich ziehe den Griff aus meiner Muschi und setze ihne vorsichtig bei meinem Arschloch an. Mein Arsch ist noch immer nach hinten gereckt und meine Titten berühren leicht den Spiegel.

“Schieb sie dir rein.” höre ich dich sagen.

Ich fange an den Griff der Haarbürste in mein Arschloch einzuführen. Ich bin nur ein bisschen gedehnt von deinen Fingern, sodass es mir weh tut als ich den Griff immer tiefer in meinem Arsch verschwinden lasse. Ich bewege die Bürste einige male vor und zurück und verschmiere meine Spucke mit einer Hand an meinem Arschloch, sodass mein Speichel langsam aber sicher immer tiefern in meinem Arsch verschwindet. Schließlich habe ich mir den Griff bis zum Anschlag in mein Arschloch geschoben. Du hast jede meiner Bewegungen genau beobachtet.

“Was soll ich jetzt machen?” frage ich leise.

Du packst die Bürste und schiebst sie mir brutal noch ein Stück in meinen Arsch, sodass ich schon fast die Stacheln spüren kann.

“Du hast keine Fragen zu stellen! Keine. Du redest nur wenn ich es dir sage. Verstanden?” sagst du und drückst mich gegen das Waschbecken.

Ich traue mich nicht etwas zu sagen und nicke nur.

“So ist es gut.” erwiderst du und drückst meine Arschbacken fest zusammen, sodass Abdrücke der Bürste auf diesen zu sehen sind.

“Spiel an der Klit.” sagst du und ich fange an mit einer Hand an meiner Klitoris zu spielen, an ihr zu reiben und zu ziehen. Meine Muschi ist immer noch nass und ich bin voller Geilheit. Je länger ich an meiner Klit spiele desto geiler und nasser werde ich. Die Bürste in meinem nun gedehnten Arschloch macht mich nur umso mehr an.

“Leg den linkes Bein aufs Waschbecken und finger dich weiter.” sagst du wieder vollkommen ruhig, doch diesmal bemerke ich, dass du deinen Schwanz dabei wichst.

Ich lege mein linkes Bein auf dem Waschbecken ab und fingere mich dabei weiter selbst. Ich habe etwas Sorge, dass das Waschbecken das nicht aushalten könnte, doch stellen sich meine Befürchtungen als unbegründet dar.
Du gehst einen Schritt zurück und betrachtest meine Fotze und meinen Arsch während ich mich immer schneller fingere und an meiner Muschi spiele während sich mein Gesicht gegen den Spiegel presst und die Haarbürste aus meinem Arsch hervorragt. Einige Male droht die Bürste aus meinem Arsch zu rutschen aufgrund der Bewegungen, die ich unwillkührlich mit meinem Becken mache, während ich es mir mache, doch immer wieder schiebe ich die Bürste wieder zurück in meinen Arsch, da ich nicht riskieren will gegen deinen Willen zu handeln und wolltest du, dass die Bürste aus meinem Arsch verschwindet hättest du mir das bestimmt gesagt.

Ich bin so geil, dass ich nicht mal bemerke, dass meine Sabber am Spiegel hinabläuft und mein Fotzensaft sich überall an mir und am Waschbecken verteilt. Ich fühle wie es mir bald kommt.
Plötzlich reißt du Bürste nahezu aus meinem Arschloch heraus, drückst mir deinen harten prallen Schwanz tief in mein geweitetes Arschloch, ziehst meine Hände nach oben, sodass ich meine Muschi nicht mehr fingern kann und presst meine Arme über meinem Kopf gegen den Spiegel. Du beginnst mich in meinen Arsch zu ficken. Ich stöhne dabei. Zuerst leise, doch bei jedem deiner Stöße wirst du härter und die Stöße wilder, sodass auch ich immer heftiger und lauter stöhne. Mein linkes Bein liegt noch immer am Waschbecken und ich stehe auf einem Bein während du mich fest gegen den Spiegel drückst und sich meine Titten fest gegen diesen pressen.
Du fickst meinen Arsch immer schneller bis du deinen Schwanz noch tiefer in ihn drückst. Ich fühle wie dein Schwanz in meinem Arschloch zu pulsieren beginnt. Ich spüre wie dein Schwanz dein Sperma tief in mein Arschloch abspritzt.

Während du in meinem Arsch abspritzt drückst du dich noch fester gegen mich, sodass ich kaum atmen kann. Es fehlt nicht mehr viel damit auch ich komme und dein Griff um meine Handgelenke ist etwas lockerer geworden. Ich will meine Muschi schnell fingern, sodass auch ich komme, doch du hältst meine Hände fest und sagst:

“Du kommst nicht. Das hast du dir nicht verdient.”

Ruckartig ziehst du deinen Schwanz aus meinem Arsch, hältst mich weiterhin mit einer Hand fest und schiebst deine andere Hand unter mein Arschloch, aus dem langsam dein Sperma rausläuft.

“Drück meinen Saft raus.” trägst du mir auf.

Ich bemühe mich dein Sperma aus meinem Arsch zu pressen. Du fängst es mit deiner Hand auf. Eine ziemlich heftige Ladung, die du da in mich gepumpt hast.

Als du genug mit deiner Hand aufgesammelt hast fasst du mit wieder an meine Kehle, ziehst mein Gesicht etwas weg vom Spiegel und verschmierst deinen Saft, den du aus meinem Arsch gewonnen hast, auf meinem Gesicht. Du reibst mein Gesicht vollkommen damit ein, während ich meine Augen schließe. Dann drückst du mich wieder gegen den Spiegel, sodass auch der Spiegel dein Sperma abbekommt.

So plötzlich wie du mich gepackt hast lässt du von mir ab, trittst ein paar Schritt zurück, während ich wieder meine Augen öffne und dich über den Spiegel nach hinten ansehe.
Unsere Blicke treffen sich.

Du sagst: “Putz das beschissene Badezimmer. Besonders den Spiegel. Der ist ja voller Sperma. Achja … und geh dich dann duschen. Du hast da was im Gesicht. Und beeil dich besser. Deine Mutter hat vorhin angerufen als du unter der Dusche warst. Sie kommt gleich vorbei … auf nen Kaffee oder so. Weißt ja wie sie ist. Sie sagt dir ja immer, dass du besser auf den Haushalt achten sollst.”

Du grinst mich fies an, drehst dich um und verlässt das Badezimmer.

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Racconti Erotici

Il Ragazzino e la signora

Sandra, io e il ragazzino

La cosa più difficile fu trovare una rivista porno che avesse in copertina e ben visibile una donna nuda il cui corpo somigliasse a quello di Sandra. Sandra è mia moglie. Ha passato la sessantina ma ne dimostra al massimo 45: pelle bianca, soda e liscia, seni abbondanti ma ancora ben sodi. Cosce lunghe e tornite.
Una fica così paffuta che d’estate al mare la copre con un giornale poggiato sul ventre perchè non si veda la montagnola gonfia. Mi aveva sempre fatto eccitare poi quella foresta scura di peli che ricoprono quel delizioso montarozzo. Un triangolo scuro che le arrivava sino al basso ventre da un lato, e dagli altri due tendono a sporgersi verso le cosce, oltre l’orlo delle mutandine. Leccarle quella peluria e le labbra carnose, ficcarle la lingua dentro la rossa vagina bagnata è stupendo, specie quando si eccita e inarca i fianchi e si spinge verso la mia bocca, sino a sentire i suoi gemiti e la sua fregna che si contrae spasmodicamente mentre bevo le sue gocce di piacere. Il viso è dolce,molto bello con delle labbra carnose e gli occhi color mandorla. Insomma, nonostante i tanti anni che siamo sposati, scoparla è sempre meraviglioso: ficcarglielo dentro, nella fregna bagnata e larga è un piacere divino. Così come metterglielo nel culo, ancora stretto e elastico, tanto che quando la penetro senza olearlo, strilla di dolore, una cosa che, anche se non sono un tipo violento, mi fa impazzire di eccitazione, al punto che, dopo averla penetrata,
spingendolo con brutalità sino in fondo, riesco a darle al massimo due o tre colpi violenti prima di sborrarle dentro. Le piace, se eccitata, prendermi in bocca e se riiusciamo a raggiungere l’orgasmo insieme, ingoia tutto il mio sperma mentre gode. E’ sempre stata sessualmente molto disponibile con me. Ma una cosa non ha mai voluto farla, una cosa che a me sarebbe piaciuta da impazzire: vederla scopata da un altro, sentire costui ansimare e gemere per il piacere mentre se la ingroppa. Vederlo entrare e uscire, sempre più veloce dal corpo della mia donna mentre le succhia famelico un capezzolo inturgidito e darle colpi sempre più violenti, come se volesse spaccarla quella fregna pelosa. Conoscendo bene mia moglie so che una delle cose che più le piacciono è farsi sborrare in fica. E so che piacerebbe anche a lei sentire quell’estraneo urlare mentre le schizza dentro getti violenti di sperma. Forse anche lei arriverebbe all’orgasmo e questo sarebbe il massimo per me. Le fantasie si spingono anche molto oltre: per la verità io vorrei vederla scopata da quattro o cinque stalloni, vedere tutto il suo corpo nudo pieno di rivoli di sperma. Presa in culo e fica e bocca contemporaneamente, vederla sfinita da cinque maschioni che per due o tre ore la scopano in tutti i modi possibili, schizzi di aperma in faccia, sborrate in culo e sui peli della sorca. Ma tanto so che non accetterebbe mai e quindi restano fantasie e basta. Ma una cosa sono riuscito a ottenerla, dopo anni di insistenze e preghiere: farsi guardare in mutandine e reggiseno da un giovane che, non avendo mai visto da vicino una donna in questo modo, di sicuro si ecciterebbe. Mi sono fatto promettere che si sarebbe fatta guardare e toccare sulle mutandine. Però il ragazzo avrebbe potuto toccarsi e venirle addosso. Mutandine bianche e trasparentissime. Le scegliemmo insieme e gliele feci provare: in pratica erano un sottilissimo velo bianco che contrastava di peli neri e che, a gambe leggermente divaricate faceva intravedere le labbra rosse della fica. E così reggiseno: I capezzoli e la rosea aureola erano visibili quel tanto da far desiderare di vederli a nudo. Comprammo anche un paio di autoreggenti nere. A casa facemmo le prove: lei doveva stare sdraiata sul letto, gambe appena divaricate e occhi chiusi. Era da impazzire!
Vi dicevo all’inizio della rivista porno: e si, perchè quella doveva essere la mia esca per il ragazzino.
Mi recai in un paesino di montagna distante da dove abitavamo io e mia moglie. E mi misi a cercare un posto dove normalmente si ritrovano i ragazzetti: un campetto di calcio improvvisato, di quelli in cui le porte vengono segnate dagli zaini scolastici o altri oggetti.
Trovai il campetto e, come prevedevo, cinque o sei ragazzini tra i tredici e i sedici anni stavano facendo una partitella. Mi sedetti su una panchina a guardare, poi con disinvoltura mi misi a leggere la rivista porno in modo tale che loro potessero ben federe l’immagine di copertina che raffigurava una bella donna nuda, con fica pelosa in mostra e due grosse tette. Mi accorsi che i ragazzi facevano di tutto per spostarsi con la palla il più vicino possibile a me. Poi uno di loro cadde e lasciò il gioco venendo a sedersi accanto a me. Non aveva più di quattordici, massimo quindici anni. Sbirciava il mio giornale e allora gli chiesi: “Mai vista una donna nuda?” E lui:”Magari! Nei giornaletti o nei video porno si, ma vera mai” E io: “Bè, prima o poi ti succederà. Adesso sei troppo piccolo ancora” Lui sembrà offeso:”E perchè troppo piccolo? Lo dici tu” Mi misi a ridere dicendo:”E allora dimmi cosa le faresti a una come questa del giornale” La domanda lo imbarazzò e rispose un po’ balbettando:”La accarezzerei tutta e le metterei il pisello dentro, la sotto, come ho visto nei video” E io:”Eh, come corri, ragazzo mio! Senti, io conosco una signora che assomiglia a questa della foto del giornale ma è molto più bella. A lei piacciono i ragazzini come te. Però il massimo che concede è di farsi vedere con le mutandine molto trasparenti e il reggiseno. Si fa toccare tra le gambe ma da sopra le mutandine e anche il seno ma sempre da sopra il reggiseno. E potresti toccarti mentre lo fai e potresti venirle addosso….tu sai cosa significa venire?” E lui”Quando schizzo il liquido” “Esatto. E tu come fai a saperlo?”
Il ragazzino arrossì:”Quando vedo i video porno mi tocco e quando sento un grande piacere schizzo tanto liquido” “Ok, allora se vuoi possiamo fare questa cosa ma a condizione che io sia presente e che tu ti accontenti di quello che ti ho detto. E sopratutto deve restare un segreto, nessuno dovrà sapere nientie. D’accordo?” Notai il gonfiore sotto al pantalone della tuta quando rispose eccitato:“Si, si si, quando lo facciamo?” “Dopodomani. Hai il motorino?” “Si, certo. Eccolo li” disse indicando uno scooter parcheggiato a pochi metri” “Devi uscire dal paese e prendere la provinciale verso nord. Dopo sei chilometri, sulla destra c’è una locanda, che si chiama “Trattoria Da Mariolina.” Ci vediamo li alle quattro. Io ti aspetterò fuori” “E la bella signora?” “Lei sarà già dentro in una camera ad aspettarci. Tutto chiaro?” Il ragazzino deglutì e disse:”Chiarissimo, grazie”
“Mariolina” ha per facciata la trattoria ma guadagna affittando le camere a ora. Non chiede documenti ma vuole essere pagata in anticipo e profumatamente. Le diedi il doppio di quanto chiedeva normalmente per una giornata intera anche se per fare quello che dovevamo fare noi probabilmente sarebbero bastate due o tre ore. Ma volevo l’assoluta tranquillità e la camera migliore. E la camera migliore aveva comunque un aspetto equivoco, tipico di questi posti frequentati di solito da prostitute. La trovai per questo molto eccitante. Io Sandra giungemmo alle tre perchè lei avesse il modo di prepararsi. Era nervosa, molto preoccupata d’essere poco eccitante o piacente: temeva per l’età. Si truccò in modo insolitamente marcato, con rossetto rosso fuoco sulle labbra e matita dello stesso colore sulle palpebre, un po’ da troia. E quando fu pronta, avrebbe fatto rizzare il cazzo a un santo. Verso le tre e mezzo sentii il rumore di un motorino e guardai fuori dalla finestra: era il ragazzo. Dissi a Sandra se voleva vederlo e lei si accostò e guardò fuori. “Ma è un bambino!…delizioso però” Dissi:”Cominciamo a giocare?” E lei:”Come sto? Sono passabile?”
Io ero eccitatissimo e dissi:”Ti sbatterei sul letto a pancia sotto e ti infilerei il cazzo nel culo con l’intenzione di spaccartelo! Sei bellissima e troia contemporaneamente” “E va bene, facciamo questa cosa che ti ho promesso, così mi tolgo il pensiero” Così dicendo si dispose sul letto nella posizione che avevamo provato: supina, gambe un po’ divaricate e…occhi chiusi perchè lei non voleva vedere. Andai a prendere il ragazzino e salimmo la rampa di scale che conduceva alle stanze. La nostra aveva una piccola anticamera. Giunti li gli ricordai le regole gli suggerii di spogliarsi lasciandosi le sole mutandine addosso. Era decisamente imbarazzato, intimidito. Ma fece quello che gli avevo detto. Temetti che avesse una crisi di impotenza dovuta alla situazione. E in effetti, guardandolo in mutandine, non c’era traccia di eccitazione. Gli chiesi se fosse pronto e lui fece cenno di si. Aprii lentamente la porta entrando io per primo e dall’interno feci cenno a lui di entrare. Lui obbedì e gli indicai il corpo seminudo di mia moglie. Lui si pose dinnanzi a lei e con gesto istintivo si abbassò la mutandina mentre con gli occhi spalancati e deglutendo guardava incantato il triangolo di peli che traspariva da sotto la mutandina. Sandra aveva detto di non voler guardare ma…la curiosità, si sa è donna e aprì gli occhi proprio mentre accadeva una cosa che purtroppo, data la mia età, a me non accadeva più da tempo immemore: il ragazzino ebbe un’erezione fulminea, il suo membro si ingrossò e si eresse al massimo in un solo, veloce moviento, la cappella andò a urtare contro il ventre, sembrava un soldato sugli attenti. E, data l’età, non era affatto piccolo, tutt’altro. Vidi Sandra che sbirciava e notai che mosse un poco i fianchi inarcandosi leggermente e aprendo un po’ di più le gambe. Il ragazzino mi guardò e mi disse con voce strozzata:”Po…posso toccarla?” Feci segno di si. Aprì una mano e la posò sulla mutandina di mia moglie accarezzandole tutta la superficie e soffermandosi sopratutto sulla parte pelosa. Muoveva avanti e indietro il bacino come se la stesse scopando e la cappella aveva dei sussulti.
Mi chiese:”Posso accarezzarle le gambe? Sono bellissime” Fui stupito d’essere anticipato nel rispondergli da Sandra: “Si, accarezzami dove vuoi” Così dicendo divaricò le cosce e poi, contrariamente ai patti iniziali, si scostò di lato la mutandina mettendo a nudo un ciuffo rigoglioso di peli e la fica, prese la mano del ragazzino e se la portò li sopra, proprio sulla fica morbida e rosea. Tenendo per il polso la mano del ragazzo,la guidava in quella carezza sempre più profonda e intima, a tal punto che si fece penetrare da un dito prima e due poi nella morbida spugnosa fessura. Il ragazzino, in preda ad una terribile eccitazione balbettava parole inconsulte:”Oddio che bello…che bella signora…che bella…” Sandra gli tolse un attimo la mano dicendogli:”Vuoi guardarla meglio?” E senza attendere la risposta si abbassò le mutandine e aprì bene le cosce. E poi:”Accarezzami tutta ora, mi piace” Il ragazzino prese a stropicciarle la folta peluria e poi con due mani le aprì la fica guardandola incantato mentre Sandra si protendeva inarcandosi verso di lui per farsi guardare e toccare meglio. Io in silenzio, stavo impazzendo per una scena che non mi sarei mai aspettato di vivere sul serio. Poi avvenne una cosa sublime: Sandra si sfilò un seno dalla coppa del reggiseno dicendo al ragazzo: “Vuoi succhiarmelo?” Il ragazzo si avventò con la bocca sul capezzolo di Sandra ma per farlo, data la posizione, lei sdraiata a cosce aperte e lui in piedi li in mezzo, doveva necessariamente sdraiarsi sul corpo di mia moglie. Il suo cazzo andò a poggiarsi e a strofinarsi in mezzo al bosco di peli. Lei andò a cercarlo con la mano fra i loro corpi e…se lo indirizzò all’ingresso della sua fica. Il cazzo del ragazzo scivolò dentro, sprofondando all’interno della voragine carnosa per poi restare fermo, mugolando di piacere Dopo qualche istante il suo giovane corpo prese a vibrare come se stesse prendendo la scossa. Disse solo:”Oddio!” Sandra lo avvinghiò intrecciandogli le gambe dietro la schiena ansimando e capii che il ragazzo le stava sborrando dentro. Udii lei quasi piangere e nel godimento mormorare:”Siii…ahhhh….vienimi dentro…godi nella mia fica. si, così…ancora…ancoraa…bagnami tutta….odiio che belloo…ahhhh! oddio.. sto venendo , ti prego vieni…vienii ancora…ahhh!..si… così…”
Sandra agitava e roteava i fianchi. Aveva le gambe sollevate per stringere a se il corpo del ragazzino in modo che il suo cazzo la penetrasse il più possibile. Stando in quella posixione, vedevo il membro di lui immerso nella fregna di Sandra e rigagnoli di sperma colare lungo il solco del culo. Le stava iniettando dentro una quantità di sperma incredibile, sembrava non esaurirsi mai. E anche Sandra continuava ad avere orgasmi su orgasmi. Finalmente sembrarono placarsi entrambi. Sandra distese le gambe e lui temette che lo volesse far uscire. Disse:”Signora…mi faccia stare ancora…la prego…” Mi ero dimenticato di quando avevo la sua età: potevo venirmene anche sei o sette volte al giorno. E a me non era mai capitata la fortuna di scopare una donna come Sandra. Il ragazzino prese a muoversi avanti e indietro, manifestando l’intenzione di scoparla ancora. Le prese un capezzolo in bocca succhiandolo mentre con una mano strizzava l’altro. Sandra lo lasciava fare, ancora eccitata. Ad un tratto con mossa rapida e inaspettata, ruotando su se stessa e facendo perno sul corpo del ragazzo, lo costrinse a sdraiarsi supino, venendo così a trovarsi lei sopra di lui e iniziando a muoversi sinuosamente e con studiata lentezza, ruotando il bacino e spingendolo in avanti per farsi penetrare sino in fondo. Poi cominciò ad arretrare e il membro inevitabilmente uscì dalla fica. Prima che lui potesse dolersene, continuanuò ad arretrare e chinandosi, prese a lambire e leccare il corpo del giovane. Scese sino a che la sua bocca fu all’altezza del membro teso e gonfio. Leccò la cappella, poi scese con la lingua giù sino alla base e quindi risalì lungo l’asta vibrante. Poggiò prima la bocca socchiusa sulla punta e poi le fece scivolare lungo il membro prendendolo tutto in bocca. Lui emise quasi un urlo di piacere.Sandra muoveva sapientemente il capo su e giù lungo il cazzo. Stava in ginocchio sul letto e io potevo vedere la sua fregna e il suo culo. Io non ne potevo più, l’eccitazione era al massimo della tensione. Puntai il cazzo nella direzione voluta e con un colpo secco dei fianchi lo infilai nel culo di Sandra. A differenza di quando lo facevamo da soli, non urlò affatto di dolore e il mio cazzo scivolò dentro con morbidezza. Il ragazzino dopo pochi minuti di quel trattamento, cominciò a sborrarle in bocca ansimando. E Sandra, ingoiando lo sperma, se ne veniva. Io glielo avevo piantato sino in fondo dentro al culo ma non mi muovevo perchè avrei sborrato subito. Lei era preda di un orgasmo violento e intenso, il buco del culo si contraeva stringendomi forte il cazzo per poi allentare la morsa e stringersi nuovamente. Alla terza stretta sborrai come un cavallo. Davanti il ragazzino continuava a innaffiarle la bocca.
Quando finii di svuotarmi dentro il suo ventre e le sfilai il cazzo dal culo e ne vidi uscire il mio sperma a fiotti che scendeva a bagnare i peli della splendida sorca e colare dentro la fregna. Quando finì di bere tutto lo sperma del ragazzo, io e lei ci lasciammo cadere stanchi sul letto. Dissi al ragazzino che poteva andare e lui si rivestì.
Quando fu sulla porta si voltò e disse triste a Sandra:”Non la rivedrò mai più, vero? Me lo fa fare unultima volta?” Io e Sandra scoppiammo a ridere: non era possibile! Ma Sandra era intenerita da quel ragazzino. Si girò sul letto dicendogli: ” sdraiati su di me” Il ragazzino non si fece pregare e si sdraiò sul corpo caldo e nudo di Sandra che disse:”Visto che lo vuoi fare ancora, facciamolo in modo nuovo” Portò la mano dietro la schiena, prese il membro ancora una volta incredibilmente durissimo del giovane indirizzandolo laddove poco prima avevo sborrato io. E gli disse: ”Ora inculami” Lui obbedì e Il cazzo scivolò nel culo di Sandra, dove dopo due minuti di su e giù il ragazzo sborrò per l’ennesima volta.
Ovviamente in quella stanza avevo disposto due telecamere per poterci rivedere in seguito. Quando rivediamo quelle immagini, ci eccitiamo entrambi e finiamo sempre col fare sesso.
Alcuni anni dopo Sandra mi confessò d’essersi rivista una volta col ragazzo di nascosto e per una giornata intera lui la scopò in tutti i modi per ben dieci volte.

FINE

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Anal

Prägung, nie vergessen

In der Turnhalle habe ich dann das Spiel verschärft. Ich habe meine Hose ganz ausgezogen, sie hat sich von mir jagen lassen. Konnte ich sie fangen, hat sie vor mir gekniet und mir meinen steifen Schaft gerieben. Meist hat sie weggesehen, manchmal aber auch hochgeguckt, ein geiles Bild…
Irgendwann “konnte” sie immer nicht mehr, es war ihr zu anstrengend. Da habe ich gesagt: “Werd doch einfach ohnmächtig. Dann merkst du nichts und ich mache ein bischen weiter…”. Sie blieb dann also einfach wie eine Puppe auf dem Bauch liegen, die Beine geschlossen. Am Anfang habe ich mich dann einfach vorsichtig auf ihre Sporthose gelegt, meinen Steifen hinten auf ihre Oberschenkel gepresst und mich an ihr gerieben. Herrlich!
Sie hat da nie protestiert, also wurde ich mutiger. Da sie ja “ohnmächtig „war, drehte ich sie einfach um. Sie lag nun auf dem Rücken vor mir und ich tat etwas entscheidendes. Ich zog ihr die Hose runter!
Sie hat sich ein ganz klein bischen gewehrt, hat es aber doch zugelassen. Nur an ihrem Unterhöschen musste ich kräftiger zerren, habe ihr leise zugeflüstert. “Alles gut, ich mache ja nichts schlimmes. Bleib so liegen, ich machs nur so wie sonst…”
Aber dieser Anblick!!!! Ihre nackte, kleine, haarlose Spalte vor mir, die Beide geschlossen, die Augen zu, der Kopf demütig zur Seite. Ich zitterte vor Erregung. Mein steinhartes steifes Glied pochte und ich legte mich auf ihren nackten Oberschenkel, legte meinen Steifen in die Mulde ihrer Beine und rieb mich. Ein Schnaufen konnte ich kaum verbergen, es war göttlich….
Allerdings musste ich mich sehr zusammenreißen, damit ich nicht laut stöhnte. Ich habe auch nicht “mehr” machen wollen, sie sollte mir ja gefügig bleiben. Ich hatte gefunden, was ich immer mit ihr machen wollte. Dieses Gefühl wollte ich wieder haben. Ich habe sie also überredet (ich glaube ich habe sie “bestochen”) sich so in ihr Bett zu legen, wenn ich es wollte. Ich verabredete mich Abends mit ihr, der Abend meiner echten Prägung……
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Ich wartete bis unsere Mutter eingeschlafen war, alles war still und ich schlich mich zu dem Zimmer meiner Schwester. Vor lauter Vorfreude stand mein steifes Glied wie eine Kerze gerade nach oben, ich zog eine kleine Stifttaschenlampe hervor und lies das Zimmer dunkel, schlich mich ganz leise zu ihrem Bett.
Dieses Anblick, als ich ihre Bettdecke anhob, werde ich nie im Leben vergessen (noch heute suche ich Bilder danach aus..) Sie lag auf dem Rücken, beide Arme an den Seiten, ihr Nachthemd bis an den Hals hochgeschoben, den Kopf zu Seite. Ihre kleinen Brustansätze hielten das Hemdchen fest.
Ich leuchtete auf ihren nackten Schlitz und meine Eichel fing an zu pochen, das Blut schoß mir in den Kopf. Ich zerrte mir meine Hose herunter und legte mich vorsichtig auf sie….
Welch berauschendes Gefühl mich von da an lenkte ! Es war anders als sonst, ich musste unglaublich leise sein. Selbst wenn sie sich bewegen sollte, hatte ich Angst jemand würde es hören.
Aber ich hätte nicht aufhören können, meine Gier war erwacht, ich wollte das Kribbeln immer mehr steigern.
Wie jedes Mal presste ich ihr mein steifes, recht großes Glied auf die Furche ihrer Oberschenkel, sehr nah an diesen kleinen haarlosen Spalt. Meine Bewegungen waren wohl heftiger als sonst, sie stöhnte plötzlich und wollte sich bewegen.
*
Ich drückte ihr erschrocken meinen Handballen auf den Mund und zischte ihr zu “ruhig, gleich höre ich auf – noch ein bischen…” Aber sie bewegte sich, ich kann aus der Erinnerung nicht sagen wie genau, aber ich rutschte mit meinem Becken zwischen ihre Beine. Ich war noch in der Bewegung, es passierte aus Versehen:
Ich drang mit meiner steifen Eichel in die kleine haarlose Scheide meiner Schwester ein und hielt plötzlich still.
WAHNSINN, was für ein Gefühl!
Erschrocken riß sie die Augen auf, meine Hand presste sich automatisch auf ihre Lippen um ihr Quieken zu unterdrücken. Ich zischte ihr beruhigend zu, sie sollte leise sein. Gleichzeitig bewegte ich vorsichtig meinen Steifen tiefer in ihre kleine enge Grotte, es ging viel leichter als ich dachte. Mir wurde zwar schlagartig klar, das ich meine Schwester vergewaltigte, aber ich war nicht Herr meiner Sinne, machte automatisch weiter – drang in sie ein und bewegte mich rhytmisch.
Beim anschliessenden Stoßen dauerte es nicht lange und ich erlebte das gewaltigste Gefühl meines Lebens. Ich bekam meinen ersten nassen Orgasmus in der kleinen engen Scheide meiner Schwester, ich spritze alles in sie hinein und hielt dann still. Sie war auch ganz still. Ich löste die Hand von ihrem Mund, staunte über ihre offenen Augen, die mich nicht anklagten – nur erschrocken ansahen.
“Das war gar nicht so schlimm” flüsterte sie mir zu.
“Keine Sorge, das können wir ruhig noch mal machen”
Du kannst dir nicht vorstellen, wie ich da geguckt habe!!!!
Danach haben wir mit unseren Spielen erst richtig angefangen. Sie hat öfter auf mich gewartet, sich schlafend gestellt, mir ihren nackten Spalt präsentiert.
Jedes Mal habe ich sie einfach heftig genommen, benutzt.

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Racconti Erotici

Il lento scivolare di una coppia verso gli abissi

La notte per le tre ragazze fu abbastanza tranquilla anche se le aspettava la punizione che Maria aveva promesso loro, ma ormai era assuafatte alla loro condizione e il fatto di poter per una volta dormire tranquillamente le aveva rese felici o perlomeno non preoccupate e trascorsero sonni abbastanza tranquilli.
Sulle dieci di mattina Ivana, Francesca e Marta furono convocate da Peter che disse loro che la sua amica Maria non era stata soddisfatta del loro comportamento in quanto non avevano dimostrato quel livello di sottomissione che normalmente lei si aspettava da una schiava.
Le ragazze furono appoggiate al muro e Peter le spogliò fino a scoprire le terga, prese una stecca di legno e diede cinquanta colpi sui sederini di ognuna delle ragazze. I culetti delle tre ragazze erano di colore rosso vivo e faceva loro talmente male che avrebbero avuto problemi a sedersi.
Le ragazze furono separate e Peter disse ad Ivana che sarebbe stata riportata in Baviera e avrebbe potuto rivedere suo marito e che il periodo che erano state noleggiati era finito e sarebbero stati riconsegnati a Giuseppe.
Ivana durante il viaggio era contenta pensò tra sè e sè che forse il loro supplizio era finito e che finalmente sarebbero tornati a una vita normale, anche se le striature rosse che aveva sul sederino le provocava un bruciore tremendo a contatto col sedile dell’aereo.
Scesa dall’aereo, all’aereoporto di Monaco potè finalmente riabracciare suo marito Marco, che però frustò subito le sue speranze, dicendole che Giuseppe li stava aspettando in una macchina fuori dall’aereoporto.
Una volta montati in macchina Giuseppe raccontò quello che aveva subito Marco durante il periodo che Ivana era stata nella villa di Peter: aveva subito una tremenda umiliazione per giorni il suo uccello era stato chiuso in una cintura di castità da parte di Claudia la moglie di Peter che aveva dato ordine alle sue ancelle una volta all’ora di toglierla e di masturbarlo, ma senza farlo godere. Avevano infatti l’ordine di fermarsi sempre due tre colpi prima del punto di non ritorno e questo per giorni finchè ieri nelle ultime ore in cui Claudia aveva a disposizione Marco le fece sborrare, ma non godere nel senso che ordinò alle sue ancelle di fermarsi subito dopo il punto di non ritorno, in modo che sborasse, ma non che godesse. Giuseppe concluse dicendo le donne come sadiche sono sempre più fini di noi uomini.
A questo punto Ivana chiese a Giuseppe dove sarebbero stati portati e lui disse a una nuova asta per essere assegnati a due nuovi sadici. Ivana guardò Giuseppe con un sguardo avvilitò e lui gli disse con sorriso beffardo che cosa pensavi puttanella che aveste saldato il vostro debito con me..
Il giorno dopo furono accompagnati in una grande discoteca di Monaco dove si sarebbe svolta l’asta.. Sia gli uomini che le donne furono completamente spogliati e gli astanti facevano offerte dalla platea e talvolta scendevano a sincerarsi della merce un po’ come si fa col bestiame per quanto riguarda gli uomini soppesavano le palle e le dimensioni del pene, per quanto riguardava le donne venivano soppessate le tette, strizzati i cappezzoli e il clitoride.
A un Certo punto fece il suo ingresso in sala Maria, la mistress che Ivana aveva conosciuto bene suo malgrado che si dimostrò subito interessata ad Ivana e ad altre tre ragazze: Luana, Carolina, Jessica e Jenifer e fece un offerta sensazionale dicendo che le avrebbe comprate e non nollegiate. Giuseppe acconsentì fiutando l’offerta e disse come regalo per tutti i soldi che mi dai cara Maria ti faccio un regalo: ti dono uno schiavo dal masochismo eccezionale Marco il marito di Ivana.

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Fetisch

Meine türkische Freundin

Autor: niginaga

In vielen türkischen Beziehungen ist es üblich, dass man vor der Ehe kein Sex miteinander hat. So wollte auch ich immer eine Frau haben, die unbefleckt, also sexuell unerfahren ist. Das bei mir alles dann nicht so verlaufen ist, wie ich es mir gewünscht habe, wurde am Ende nur noch eine Randnotiz, soviel kann ich Ihnen jetzt schon sagen. Nun zu meiner Geschichte mit meiner neuen Freundin Ebru!

Bei einer Party sah ich sie das erste Mal und war überwältigt von ihrem Aussehen. Sie hatte lange, glatte, hellbraune Haare und braune Augen. Von einem Freund erfuhr ich, dass sie genauso wie ich türkischer Nationalität wäre, aber dennoch nicht vergleichbar mit den Türkinnen, die ich vielleicht kenne. Was er genau meinte, konnte ich bereits nach drei Stunden auf der Party sehen, da sie nicht mehr umgeben von ihrer Freundin war, sondern von einem Jungen, den sie wohl kennen musste. Die beiden flirteten offensichtlich und er ging immer wieder mal mit seiner Hand an ihren Po. Es dauerte auch nicht lange und der Junge nahm sie an der Hand und ging mit ihr von der Party. Ich dachte mir nur, wie gerne wäre ich jetzt an seiner Stelle. Irgendwie war nach ihrem Weggang für mich die Party aus und so beschloss ich, mich von meinem Freund zu verabschieden und nach Hause zu gehen.

Gerade als ich dabei war in den BMW von meinem Vater einzusteigen, den ich immer dann haben konnte, wenn er ihn nicht brauchte, sah ich am hinteren Auto zwei gestalten. Beim näheren Hinsehen konnte ich erkennen, dass dies die Türkin von der Party und der Typ von vorhin waren. Ich tat aber dennoch so, als ob ich nichts gesehen hätte und stieg leise in mein Auto ein. Nun konnte ich im Rückspiegel genau sehen, dass sie mit ihrem Kopf immer wieder auf- und absteigende Bewegungen zum Fahrersitz hin machte. Es war nicht zu übersehen, dass sie gerade damit beschäftigt war, ihm einen zu blasen. Die Situation erregte mich sehr und die Tatsache, dass sie so unglaublich hübsch war, hinderte mich daran wegzufahren. Ich wartete und hoffte, dass die beiden mich nicht sehen und ich dem Treiben etwas länger zusehen kann. Nach einigen Minuten war ich mir sicher, denn diesmal holte der Junge ihren Kopf von seinem Schoß hoch und die beiden begannen sich zu küssen. Irgendwann knöpfte er ihr die Bluse auf und ich konnte den Schatten ihrer Brüste erahnen. Am liebsten wäre ich ausgestiegen und hätte diese Brüste selbst in die Hand genommen. Aber stattdessen musste ich hoffen, dass die beiden mich nicht erwischen. Die Situation machte mich von Sekunde zu Sekunde noch geiler und so beschloss ich die Fenster etwas herunter zu lassen, um einfach auch mehr zu hören. Langsam aber sicher sensibilisierten sich meine Ohren und ich konnte immer wieder ihr Stöhnen hören, wenn er wieder mit der Hand unten bei ihr griff. Immer wieder saugte er an ihren Brüsten und sie quittierte das Saugen mit Küssen an seinem Hals. Ich konnte einfach nicht anders und so öffnete ich meinen Reisverschluss und holte meinen Schwanz heraus. Nun begann ich alles vom Rückspiegel zu beobachten und dabei mir einen runterzuholen. Ich muss dabei so geil geworden sein, dass es keine Minute dauerte, bis ich spritzte.

Die Tatsache, dass ich in den Wagen meines Vaters abgespritzt hatte, beunruhigte mich gewaltig. Nun machte ich mir Sorgen, wie ich das am späten Abend noch sauber machen und aus dieser brenzligen Situation hier verschwinden sollte. Fast wie in Trance drehte ich am Schlüssel und ließ den Wagen anlaufen. Ich sah vom Rückspiegel nur noch, wie die beiden sich duckten, um nicht gesehen zu werden.

Zwei Monate dauerte es, bis ich sie, wohl mit einer Freundin von ihr, in einem großen Einkaufscenter wieder sah. Sie war einfach atemberaubend schön und irgendwie zog sie fast alle Blicke auf sich, ohne dafür etwas groß machen zu müssen. Es war ihre natürliche Schönheit und ihre Figur, die sie zum Mittelpunkt vieler männlicher Augen machte. Auch heute bemerkte sie nicht, dass sie in mir eigentlich einen Verehrer hatte, der so vieles dafür gegeben hätte, um zumindest eine Nacht mit ihr zu verbringen. Dass es am Ende nicht eine Nacht, sondern eine Beziehung werden würde, hätte ich zu der Zeit nie und nimmer für möglich gehalten. Aber dazu später mehr!

Ich versuchte den beiden etwas unauffällig zu folgen und merkte, wie gut gelaunt beide waren und wohl auf der Suche nach einem passenden Oberteil und einer Hose für Ebru. Nach einigen Griffen hatte sie auch schon X-Exemplare in der Hand und ging in eine der Kabinen. Genauso wie im Auto fühlte ich mich fast wie in Trance und entschied kurzerhand mich den beiden anzunähren. Fast bei ihrer Freundin angekommen, hörte ich die Stimme von ihr.
„Steffi, kannst du mal reinschauen?“
In diesem Augenblick, wo ihre Freundin die Umkleidekabine etwas öffnete, sah ich die Vollkommenheit ihres Körpers. Ihre Figur war äußerst weiblich, da sie zum einen sehr große natürliche Brüste und zum anderen einen schönen prallen Po hatte. An sich ist sie nicht groß gewachsen, jedoch führt ihre ganze Erscheinung dazu, dass eigentlich jeder Mann einen genauen Blick auf sie wirft. Von der Persönlichkeit her ist sie einer- seits sehr dominant, jedoch auch sehr treu und liebevoll. Jedoch sollte ich diesen Eigenschaften nicht mehr lange trauen können. Später sollte sich herausstellen, dass sie diese Figur dem täglichen Handballtraining zu verdanken hatte. Ich war wie angewurzelt und konnte keinen weiteren Schritt machen, während die beiden diskutierten. Wahrscheinlich war ihr die Hose zu eng oder zu weit, so dass sie die Freundin bat, diese mit einer anderen auszutauschen. Zum ersten Mal trafen an diesem Tag unsere Augen aufeinander, denn nun hatte sie bemerkt, dass ich wie angewurzelt stehen geblieben war und sie beobachte. Es schien so, als ob es ihr nichts ausmachen würde, dass ich sie mir halb nackt ansah. Sie flüsterte kurz zu ihrer Freundin, die daraufhin mich ansah. Allmählich wurde es mir doch zu peinlich und ich wendete und tat so, als ob ich dort was suchen würde.

Nach einigen Sekunden drehte ich dann um und ging ins Starbucks, was im Einkaufscenter neu aufgemacht hatte. Dort war ich gerade dabei meine Bestellung abzuholen, um mir dann in Ruhe ein Platz zu suchen, als ich bemerkte, dass auch die beiden in Richtung Starbucks liefen. Mein Herz begann nun immer schneller zu pochen und genauso wie ich es gedacht hatte, kamen die beiden, um eine Bestellung abzugeben. Ich tat so, als ob ich die beiden nicht bemerkt hätte und suchte mir einen Platz in dem Cafe aus, wo ich mich dann auf einen Hocker hinsetze.
Keine drei Minuten später hörte ich ihre Stimme: „Ist hier noch Platz?“
„Klar“, sagte ich, „setzt euch!“
Das sie sich nun genau zu mir setzte, obwohl ich sie gerade peinlicherweise beobachtet hatte, war das einzige, was mir im Kopf herumschwirrte. Ich konnte weder einen Satz in meinem Kopf vorbereiten, um mit den beiden ins Gespräch zu kommen, noch konnte ich meinen Kopf heben.
„Wir haben uns doch schon mal gesehen“, sagte sie.
„Ja, vor ein paar Monaten auf einer Party“, erwiderte ich.
Das waren die ersten Sätze zwischen ihr und mir, kann ich heute rückblickend sagen.

Wir unterhielten uns dann noch fast eine halbe Stunde miteinander und stellten fest, dass wir einige gemeinsame Freunde haben. Am Ende tauschten wir unsere Handynummern aus und verständigten uns, schon bald anzurufen, um mal gemeinsam etwas zu unternehmen. Drei Tage konnte ich es aushalten, ohne sie anzurufen, dann war meine Geduld zu Ende und ich gab ihre Nummer ins Handy ein.
„Hi, hast du Lust heute vielleicht mit mir an den See zu fahren? Das Wetter ist genial und ich habe irgendwie etwas Langeweile!“
„Klar, warum nicht“, konnte ich nur noch hören und freute mich wie ein Kind auf die nun folgenden gemeinsamen Stunden mit ihr.
Also machten wir aus, dass ich sie schon in einer Stunde vor dem Haus ihrer Eltern abholen würde. Gerade vor dem Haus ihrer Eltern angekommen, bemerkte ich, wie die Haustür aufging und sie mit kurzen weißen Shorts und einem weißen T-Shirt rüber in meine Richtung begann zu laufen. Sie sah so umwerfend aus und ich war so fasziniert von ihrem Gang, ihrem Aussehen und dem süßen Lächeln, dass ich vergaß ihr die Tür zu öffnen. Im Auto gab sie mir einen Kuss auf die Wange, schnallte sich gleich an und fragte mich, ob ich mich nicht auch anschnallen möchte. Also schnallte auch ich den Gurt an und fuhr los. Es dauerte nicht lange und wir begannen uns recht munter zu unterhalten und über alles und jenes zu sprechen. Vor allem fiel uns auf, dass wir die gleiche Musikrichtung bevorzugten und auch einige gleiche Bücher gelesen hatten.
„Auch du bist von deiner Art nicht vergleichbar mit den anderen Türken“, meinte sie zu mir.
„Warum, wie sind die anderen?“, fragte ich sie.
„Keine Ahnung, meist sind sie doch sehr konservativ und interessieren sich nur für Autos oder Frauen.“
Für Frauen interessierte ich mich auch, was ich aber nicht aussprechen wollte.

Irgendwann waren wir endlich am See angekommen und auch einen schönen Platz hatten wir finden können. Ich hatte extra hierfür eine große Decke mit ins Auto hineingenommen, was wir dort dann auspackten und uns zurecht legten. Mit einem Auge begann ich sie zu beobachten, während sie sich nun das T-Shirt abstreifte und auch die kurzen Shorts auszog.
„Hey du Spanner“, sagte sie mir lächelnd.
„Es wird zeit, dass auch du dich ausziehst und wir mal in den See springen, um eine Erfrischung zu haben.“
Sie hatte recht, es war richtig heiß und an der Zeit, dass wir eine Abkühlung bekommen. Auch mir würde es gut tun, dachte ich und so zog ich mein T-Shirt aus und auch die Hose. Nur noch bekleidet mit Badeshort schaute ich nun zu ihr herüber und sah sie in diesem heißen weißen Bikini.
„Du hast eine echt tolle Figur“, sagte ich zu ihr und sie meinte lediglich: „Ja, das sagen viele Jungs.“
Die nächsten Minuten verflogen wie im Nu, weil wir im Wasser tollten. Immer wieder versuchte sie mich ins Wasser zu tunken, was mir dazu verhalf, sie das eine oder andere Mal zu berühren. Nun bemerkte ich, dass sie nicht nur außergewöhnlich hübsch war, sondern auch eine Haut wie Seide hatte. Doch bemerkenswert war, dass sie trotz ihrer weiblichen Rundungen einen austrainierten Körper hatte. Alles an ihr war fest und wie aus Stein gemeißelt. Ich konnte mich an ihr nicht satt sehen und das muss wohl auch sie bemerkt haben.
„Weißt du Tarik, dass du der erste Junge bist, der mich so intensiv anschaut?“
„Wie meinst du das?“, fragte ich sie, „Schauen die anderen Jungs dich nicht an?“
„Klar schauen sie mich an, aber nicht derart, wie du es tust“, meinte sie.
Irgendwie war es mir nun doch etwas peinlich und ich versuchte das Gespräch in eine andere Bahn zu lenken, was mir auch gelang.

Die Zeit muss verflogen sein, denn irgendwann bemerkten wir, dass es langsam dunkel um den See wurde und wir aufbrechen müssen. Also packten wir unsere Sachen wieder ein und liefen zum Auto. Am Auto angekommen, war ich gerade beschäftigt die Sachen in den Kofferraum zu tun, als sie sich mir näherte und mir zu verstehen gab, dass sie mich küssen wolle. Ich schmiss also alles in den Kofferraum und zog sie an mich. Auf der Stelle begannen wir uns zu küssen und ich verschmolz fast mit ihren Lippen. Sie waren weich wie Butter und hatten einen Geschmack wie Honig. Minutenlang küssten wir uns, bis ich bemerkte, dass ihre Hand an meinen Schwanz wanderte. Ich war für einen Moment erschrocken, weil mir einfiel, dass sie eine Türkin ist und wir uns gerade erst kennenlernen. Aber ich versuchte mir nichts anmerken zu lassen und beschloss nur soweit zu gehen, wie sie zu gehen bereit war.

Sie war bereit, richtig weit zu gehen, denn irgendwann merkte ich, dass sie sich hinkniete und meine Short herunterzog, um meinen Schwanz herauszuholen. Ich schloss meine Augen und fühlte mich wie im siebten Himmel. Für mich war sie die Traumfrau und nun hatte ich diese Frau mit ihren Lippen an meinem Schwanz kleben. Sie saugte und lutschte dran, als ob sie noch nie einen Schwanz gesehen hätte. Dabei hatte ich doch selbst miterlebt, wie sie einem Jungen eine geblasen hatte. Dennoch, die ganze Situation erregte mich so sehr, dass ich kurz davor war abzuspritzen. Daher wollte ich sie mit meiner Hand an ihrem Kopf drauf aufmerksam machen, dass ich jeden Moment spritzen könnte und sie daher von meinem Schwanz lassen sollte, aber keine Chance!
Sie nahm ihn nun noch tiefer in den Mund und spielte dabei mit meinen Eiern. In dem Moment war es um mich geschehen.
Ich konnte nur noch: „Ich komme!“, sagen, bevor ich ihr in den Mund spritze. Sie saugte förmlich alles auf und schaute am Ende mit einem Engelsgesicht zu mir hoch. Mit etwas Sperma an ihren Lippen richtete sie sich wieder auf und gab mir einen leidenschaftlichen Kuss.
„Bist wohl ein Schnellspritzer“, meinte sie noch, was mir sehr peinlich war.
Ich hätte zwar sagen können, dass ich eigentlich nicht so schnell komme, aber bei den Lippen und dem Saugen blieb mir nichts anderes übrig, als über ihre Bemerkung mitzulachen.

Wir stiegen ins Auto und ich merkte, wie sie sich sanft an mich schmiegte und die Fahrt so genoss, dass man denken könnte, dass wir beide ein Paar wären. Erst als sie aus dem Auto ausstieg und wieder an der Haustür ihrer Eltern angelangt war, bemerkte ich, was wir beide heute alles erlebten. Es war ein ungewöhnlicher Beginn einer Beziehung, die genauso ungewöhnlich weitergehen sollte, was ich zum damaligen Zeitpunkt jedoch nicht wusste.

Am Abend bekam ich noch eine SMS von ihr, in der sie sich noch einmal für den so schönen Tag bedankte. Eigentlich, so fand ich, gab es nur einen, der sich zu bedanken hatte und der war ich. Denn sie hatte mir einen tollen Tag bereitet und am Ende hatte sie mir sogar einen geblasen. Nun, wie dem auch sei, verabredeten wir uns gleich für das nächste Wochenende, wo wir zusammen zu einer Party gehen wollten. Die Tage bis zum Wochenende nahmen einfach kein Ende und ich bemerkte langsam aber sicher, dass sie nicht nur erhaben über meinen Schwanz war, sondern auch über mein Herz. Dennoch versuchte ich all das zu verdrängen und wartete auf das Wiedersehen mit ihr. Am Samstag war es dann wieder soweit und ich holte sie erneut vor ihrer Haustür ab, nur mit dem Unterschied, dass sie diesmal mit ihrer Mutter herauskam.
„Meine Mutter wollte dich unbedingt kennenlernen“, meinte sie voller Stolz und stellte uns beide vor.
Auch sie schien eine nette Person zu sein und so unterhielten wir uns noch einigen Minuten, bevor wir uns dann verabschiedeten.
„Schau zu Tarik, dass Du sie nicht zu spät nach Hause bringst“, waren noch ihre Worte.
„Klar!“, versprach ich ihr und wir beide fuhren los.
Erst jetzt bemerkte ich, dass sie sich heute besonders viel Mühe gemacht haben muss, um sich anzukleiden. Sie hatte ein glitzerndes, schwarzes Trägerkleid an, welches sie wie eine Sexgöttin wirken ließ. In diesem Kleid und ihren hohen Schuhen konnte man nun erst recht ihren knackigen, geilen Arsch erkennen und auch ihre trainierten Beine. Beides zusammen, das kann ich euch sagen, raubte mir den Verstand.
„Ich bin mir sicher, dass heute alle Jungs nur Augen für dich haben werden“, meinte ich zum Spaß zu ihr.
Sie meinte daraufhin, dass ich mich sowieso daran gewöhnen müsse, wenn wir beide ein Paar bleiben wollen. Erst jetzt begriff ich, was sie ihrer Mutter alles erzählt haben musste, denn nicht umsonst war sie aus dem Haus gekommen, um sich mir kurz vorzustellen. Eigentlich hätte ich jetzt sagen können, seit wann sind wir beide ein Paar? Oder tu doch nicht so, als ob du zum ersten Mal einem Jungen eine geblasen hättest! Stattdessen hielt ich mein Mund, weil alles viel zu schön war und ich sie auf keinen Fall missen wollte. So begannen wir beide zu lachen und fuhren zu der Party!

Bei der Party fiel mir auf, dass sie etliche Jungs kannte und so kamen im Minutentakt irgendwelche Jungs, um sich kurz mit ihr zu unterhalten. Erstmals in meinem Leben bemerkte ich, wie eifersüchtig ich wurde und das, obwohl wir uns erst zweimal getroffen hatten. Ich musste also versuchen mich unter Kontrolle zu halten, damit sie es nicht bemerkt. Dennoch misslang der Versuch, als ein Junge namens Christian sie zum Tanz aufforderte. Er ist ein entfernter Bekannter für uns, aber sehr gut mit dem Feiernden befreundet. Er hat ein selbst- sicheres Auftreten, sieht an sich sehr gut aus und hat einen Sportlerkörper. Außerdem ist er schon eher als “Draufgänger” bekannt.
Für gewöhnlich hatte Ebru nichts mit ihm zu tun, aber an jenem Abend kam sie ins Gespräch mit ihm und da ihr Redefluss mit dem Alkoholgenuss stark zunimmt, unterhielten sich beide sehr angeregt miteinander. Sie war sichtlich angetan von ihm und warf auch immer wieder ihre Haare zurück und lächelte ihn dauernd an.
Noch dazu trug sie an diesem Abend ihr schwarzes Trägerkleid, welches wirklich äußerst tiefe Einblicke auf Ebrus wohlgeformte Oberweite zulässt. Christian schien diese Aussicht wirklich zu genießen und starrte teilweise ungeniert für mehrere Sekunden in ihr Top. Alles in allem machte mich die ganze Situation äußerst eifersüchtig und ich fragte mich ob sie überhaupt noch weiß, dass ich noch da bin.
Ohne mich zu fragen, sagte sie zu und die beiden verschwanden auf der Tanzpiste. Es erwischte mich wie ein Schlag, denn zuvor hätte ich so etwas niemals geduldet. Ich hatte einige Freundinnen und nie hätte eine gewagt mit einem anderen zu tanzen. Bei ihr ließ ich es geschehen und musste von weitem zusehen, dass der Junge sich nicht nur mit ihr unterhielt, während beide tanzten, sondern er immer wieder ihren Po berührte. Ich wusste nicht, was ich machen sollte! Sollte ich vielleicht hingehen und sie mir zurückholen oder hier warten, bis sie mit ihm zurückkommt? Die Sekunden und Minuten wussten nicht zu verstreichen, bis sie mit ihm zusammen wieder bei mir auftauchte.

„Hey Tarik, ich kenne deine Freundin seit Jahren und glaub mir, es wird auch dir nicht leicht fallen sie vollständig zufriedenzustellen. Also wenn du mal meine Hilfe brauchst, dann meld dich, denn geil bin ich immer auf sie“, hörte ich ihn sagen.
„Was meinst du?“
Erst jetzt begriff ich, dass er mir indirekt andeutete, dass er ab und an einspringen könne, wenn ich sie nicht satt bekäme. Gerade wo wir dabei waren aneinander zu geraten, kam ein Freund von ihm zu uns und zog ihn weg.
„Spinnt der Typ?“, meinte ich zu Ebru und wunderte mich über ihre Stille.
„Woher kennst du ihn?“, fragte ich sie.
„Lass uns lieber gehen“, meinte sie nur und so war die Party bereits nach einer halben Stunde für uns passé.

Jedenfalls entspannte sich die Lage nach über einer Stunde, da Ebru scheinbar mal auf die Toilette musste. Es dauerte jedoch nur einen kurzen Augenblick, da konnte ich beobachten, wie Christian auch in Richtung oberes Stockwerk verschwand. Jetzt war ich so beunruhigt, dass ich mein aktuelles Gespräch unterbrach und mit der Ausrede mir noch etwas Trinken holen zu wollen auch nach oben ging.

Bereits am Ende der Treppe wurde ich langsamer, da ich entdeckte, dass im Halbdunkel des Treppenflurs zwei Menschen standen. Bei genauerem Hinsehen konnte ich feststellen, dass es tatsächlich meine Ebru und Christian waren. Sie unterhielten sich leise und ich konnte nur Wortfetzen aus Christians Mund hören: “Die schönsten Augen, die ich je gesehen habe. Nur einen Kuss. Sieht doch keiner!” Das allein, brachte mein Blut schon zum Kochen.

Jedoch war das Gesicht meiner Freundin noch viel schlimmer: Sie lächelte ihn an! Christian nähert sich langsam. Er legt seine Hand an ihren Hinterkopf und streichelt ihr mit der anderen gefühl- voll durch ihr Haar. Die beiden Köpfe nähern sich vorsichtig einander an. Und jetzt passiert es! Er küsst sie! Meine Freundin! Meine Welt bricht zusammen. Ich könnte weinen. Der Kuss dauert an. Nun schon bestimmt 10 Sekunden. Eine gefühlte Ewigkeit!

Und jetzt fällt auch noch die Möglichkeit weg, das Ganze als freundschaftlichen, betrunkenen Ausrutscher abzustempeln, da Christian scheinbar jetzt seine Zunge und Ebrus Mund schiebt und diese, das nur genüßlich mit einem leisen Stöhnen quittiert. Jetzt wandern seine Hände. Die eine legt sich sofort auf den Hintern und die andere wandert vorsichtig auf Ebrus rechte Brust. Während das Küssen immer fordernder wird, kann ich sehen wie Christian mit seiner Hand nun Ebrus große Titten grob massiert. Sie ist auch nicht untätig und greift sich in Christians Hintern fest. Der eine Kuss dauert nun schon eine Minute und es ist kein Ende absehbar. Im Gegenteil! Ohne den Kuss zu unterbrechen, presst Christian Ebru nun an die Wand.

Diese reagiert jedoch nur mit etwas lauterem Aufstöhnen. Ich kann es nicht fassen. Meine neue türkische Freundin betrügt mich ohne irgendwelche Skrupel. Alles scheint jetzt verloren und am besten wäre, einfach die Szene zu verlassen und nach Hause zu fahren, aber auch wenn dass das Schlimmste ist, was sie mir antun kann, komme ich nicht umher zu merken, wie mein Schwanz kerzengrade in meiner Hose steht. Dieses unerwartete, luderhafte Verhalten macht mich geil! Aber ich komme gar nicht dazu mich länger mit meinen Gefühlen zu beschäftigen, denn jetzt hat er mit einer Hand eine Brust aus dem Kleid geangelt, mit der anderen streicht er am Rock entlang durch Ebrus Poritze und greift schließlich hart in ihre runden Backen.

Die beiden sind eng ineinander verschlungen und wenn sie jetzt an einem Ort wären, an dem sie nicht erwischt werden könnten, bin ich mir sicher, dass Christian nicht mal mehr drei Minuten gebraucht hätte, bis er seinen Schwanz tief und fest in Ebrus vermutlich schon triefend nasser Fotze gehämmert hätte! Jedoch scheint meiner Freundin in ihrer ganzen unkontrollierbaren Erregung doch noch klar zu werden, dass sie etwas Falsches tut. Sie entzieht sich nun Christians Griff und steckt ihre freigelegte Brust wieder rein. “Wir können das nicht tun”. “Achso. Wegen deinem kleinen Freund?” “Nein. Das ist es nicht. Ich will hier nicht erwischt werden!”

Mein Herz stockt. Sie scheint wirklich nur eine durchtriebene schwanzgeile Türkin zu sein. Obwohl ich immer überzeugt war, dass sie alles nur das nicht ist. “Achso, also führen wir das zu einem anderen Zeitpunkt fort?” “Ganz sicher!” Und wie sich ihr Gesicht bei dieser Aussage erhellt raubt mir fast den Atem. Jetzt scheinen die beiden wirklich sachlich über einen weiteren “Termin” zu verhandeln. Ich sehe wie sie Handynummern austauschen und meine Freundin Christian nun aber nochmal ruckartig zu sich ranzieht: ” Ein kleines Abschiedsgeschenk hab ich trotzdem noch für dich”. Jetzt sehe ich, wie sie ihn nochmal intensiv küsst und plötzlich seine rechte Hand nimmt und diese unter ihren Kleid führt.

Scheinbar schiebt dieses Luder einen von Christians Fingern in ihre Muschi. ” Fühlst du wie eng und feucht sie ist? Dieses Loch wartet auf deinen Schwanz!” Sie lässt seine Hand wieder los, worauf hin er sie sofort zum Mund führt und den feuchten Finger genüsslich ableckt. Ganz nebenbei fällt mir die riesige Beule auf, die in Christians Hose quasi zu pulsieren scheint. Aber Ebru scheint ihr “Geschenk” noch nicht beendet zu haben. Sie steckt ihm erneut ihre Zunge in den Mund und ergreift seine linke Hand, stellt ihre Beine etwas breiter auseinander und führt die zweite Hand auch unter ihren Kleid. Wozu macht sie das?

Er weiß doch schon auf was für eine enge Muschi er sich freuen kann! Scheinbar führt sie wieder einen Finger ein, aber Christian sieht erstaunter aus als beim ersten Mal. “Und dieses Loch wird dann auch deine Bekanntschaft machen! Kein Angst. Auch wenn es sehr eng ist. Da hatte ich schon einige große Dinger drin!” Okay, jetzt verstehe ich scheinbar hat sie auch mit einigen Ex-Liebhaber Analsex gehabt. Meine Freundin ist eine versaute dreckige Türkin, die ihre Löcher grade einem Deutschen versprochen hat.

Das letzte was ich sehe, bevor ich wieder schnell in die Tanzfläche fliehe, ist, dass Christian sich auch diesmal den glänzende Finger, der grade aus Ebrus Anus kommt, in den Mund steckt und ableckt. Der Rest des Abends lief an mir vorbei. Ich war eigentlich nur damit beschäftigt, das alles zu verarbeiten, was ich da grade gesehen und gehört hatte und zu versuchen jegliche verschwörerischen Blicke zwischen den beiden mitzubekommen.

Gegen 2 Uhr hatte ich dann genug und verkündete, dass ich jetzt gehen werde. Ebru fand die Zeit auch passend und wir verließen die Disco.

Den Zündschlüssel gedreht und gerade angefahren, legte sie eine CD ein und begann mir meine Knöpfe am Hemd zu öffnen. Noch immer war sie mir die Antwort schuldig, woher sie den Typen kannte und was dieses Betätschel von ihm sollte, aber die Tatsache ihre Hände nun an meinem Brustkorb zu spüren und diese Streicheleinheiten zu genießen, machte mich zum stillen Genießer. Sie wusste genau, wie sie mich anzufassen hatte, denn mal streichelte sie die Spitzen meiner Brüste und mal kniff sie so fest zu, dass man schreien möchte. Dennoch war es ein schöner Schmerz, der dann von immer wieder abwechslungsreichen Küssen am Körper belohnt wurde. Sie trieb mich nur mit ihrem Streicheln und den Küssen bereits jetzt zum Wahnsinn. Ich konnte nicht anders, also fuhr ich an einen Parkplatz heran. Ich war heilfroh, dass niemand hier auf dem Parkplatz war, denn noch länger konnte ich es nicht hinauszögern, sie endlich zu berühren und anzufassen.

Wie wilde Tiere begannen wir uns zu küssen und den ganzen Körper des anderen zu erforschen. Ich berührte sie zum ersten Mal an ihren Brüsten, die sich so gut in meiner Hand anfühlten. Sie waren etwas zu groß, genau wie jeder Mann sie sich wünscht. Ich hatte das Glück diese Teile gerade zu massieren, während ihre Hand meinen Schwanz berührte.
„Fick mich, ich bin geil auf dich!“
Während ich mir meine Unterhose runterstreifte, wartete ich darauf, dass auch sie ihren Slip oder Tanga auszog, aber stattdessen streifte sie sich das Kleid herunter und ich merkte, dass sie darunter nichts anhatte. Nun konnte ich sie zum ersten Mal splitternackt sehen und das, was ich zu sehen bekam, glich einem vollkommenen Kunstgemälde. Sie war so atemberaubend, dass ich meine Augen nicht von ihr lassen konnte.

Es dauerte, bis ich den Beifahrersitz und auch ihre Lehne noch weiter nach hinten gerückt hatte. Nun konnte ich auf die Beifahrerseite herüberrücken und legte mich auf sie. Ihre Haut so zu spüren und ihre Brüste an meiner zu haben, während ich an meinen Beinen ihre Schenkel spüren konnte, trieb mich zur Extasse. Nie zuvor hatte ich unter mir so etwas Vollkommenes gehabt wie sie. Mein Schwanz pochte auf ihren Bauch, wo ich sogar ihre Bauchmuskeln spüren konnte. Gerade als sie mit ihrer Hand an meinen Schwanz ging, um ihn weiter nach unten zu führen, merkte ich, dass ich kurz vorm Kommen war.
„Stopp!“, war das einzige, was ich sagen konnte, bevor sie Spritzer für Spritzer auf ihren Bauch bekam. Es war mir ungemein peinlich, denn nun war ich zum zweiten Mal gekommen, ohne dass wir beide miteinander geschlafen hatten.
„Ich sage es ja, du bist ein Schnellspritzer“, lachte sie, aber ich liebe dich trotzdem, meinte sie noch. Was, sie liebte mich auch und das nach zwei Tagen? Irgendwie wusste ich gerade nicht, wie um uns geschieht.
„Tarik, wir sollten langsam wieder zurückfahren, damit meine Eltern sich keine Gedanken machen“, meinte sie noch süß zu mir. Klar, können wir machen, dachte ich mir, zumal ich nun abgespritzt hatte. Als ich mich wieder angezogen und das Auto gestartet hatte, bemerkte ich, dass sie während ich fuhr, mit sich selbst spielte.

An der Haustür ihrer Eltern angelangt gab sie mir noch zum abschluss einen langen leidenschaftlichen Kuss und bedankte sich nochmal für den schönen Abend. Sie stieg aus, ging zur Tür, schloss sie auf und
drehte sich noch kurz um und gab mir einen Handkuss bevor sie ins Haus eintrat. Ich wusste in dem Moment dass ich wohl dieser scharfen Braut allmählich hörig werden würde.

Ich machte mich auf den Weg nach Hause. Als ich ankam, blieb ich noch im Wagen sitzen und verarbeitete die heutigen Erlebnisse. Ich war sehr glücklich und hatte Schmetterlinge im Bauch. Ja ich war verliebt, dass schien fest. Aber das meine Freundin sich auch nebenbei mit anderen Jungs vergnügte ließ bei mir wieder die Eifersucht aufkochen. Warum machte Sie das. Das ich von ihr “Schnellspritzer” genannt wurde lag doch nur daran das Sie mich unheimlich scharf machte und ihr Sexy aussehen dies auch noch bestärkte. Und dass dieser gutaussehnde Aufreißer nun auch noch ihre Handynummer hatte, erweckte in mir komische Emotionen. Aber wie sollte man unfassbares Unbehagen in Worte kleiden. Wie Sie sich hat von ihm anfassen lassen, war in meinen Augen verachtenswert.

Ok, ich habe Ebru auch befummelt und begrabscht. Schließlich war Sie jetzt auch meine Perle. Doch wie Christian Sie berührte war irgendwie anders. Er gab ja zu Ebru länger zu kennen und seine Bemerkung deutete darauf hin das beide eine sehr intime Zeit miteinander hatten. Diese derbe und harsche Angehensweise jedoch blieb für mich Rätselhaft. Es war sehr viel Vertrautheit dabei. Als wüsste jeder über seine Rolle bescheid. Sie war vollkommen hemmunglos, als er barsch ihren Körper anfasste. Ich könnte sowas nicht machen. Für meinen Geschmack war das etwas zu verrucht. In der Liebe, ja sogar in der körperlichen Liebe muss Zärtlichkeit vorhanden sein. Im Akt selber kann es dann ruhig etwas wilder werden und in verschiedenen Phasen eine Portion härter zu gehen, Respekt und die gleiche Augenhöhe in der Extase jedoch nicht verlieren. Und was Ebru und Christian auf der Party machten war unsittlich.

Gerade als ich aus dem Wagen aussteigen wollte, hörte ich ein Geräusch. Es klang dem Ton eines Handys dessen Akku bald zu Ende geht. Ich griff zu meinem Telefon. Akku voll. Nein meins war es nicht. Unter dem Beifahrersitz fand ich das Handy meiner Freundin. Die kleine süße Maus hat es wohl vergessen. ‘Naja ist auch jetzt spät um bei ihr vorbei zu fahren und es ihr auszuhändigen’ dachte ich mir. In diesem Augenblick war die Neugier in mir aufgestiegen. Sollte ich nachsehen, was sich alles darin verbirgt. Nein. Oder. Was hättet ihr getan. Die Geschichte könnte ich aber nicht weiter erzählen wenn ich nicht hineingestöbert hätte. Ich beschloss ihre Nachrichten zu lesen. Also ab in die SmS Box. Hier war eine Nachricht von “MeinStecher”. Ich wusste garnicht das ich ihr eine Nachricht um 2 Uhr, also zur Zeit als wir die Disco verließen, geschrieben habe. Doch als ich die SMS öffnete wurde mir klar, dass nicht ich es war der ihr das schrieb.

“HI MEINE KLEINE FICKMAUS, ICH HOFFE DU HAST GLEICH NOCH ETWAS ZEIT. ICH WILL NACHDEM DICH DEIN KLEINER FREUND ZU HAUSE ABGESETZ HAT ABHOLEN UND DIR DEIN KLEINES ÄRSCHEN ABFICKEN.ZIEH DIR NIX NEUES AN.BIS SPÄTER”

Das kann doch nicht Wahr sein. Ich war in dem Moment total baff. Mir blieb nichts anderes als schnell in die Ausgangsbox zu gehen und nachsehen was als Antwort abgeschickt wurde.

“HEY MEIN STECHER, NA KLAR HABE ICH ZEIT FÜR DICH UND DEINEN GEILEN SCHWANZ. KENNE EIN NETTES PLÄTZCHEN AM SEE. DRÜCK EINFACH NACHHER AUF DIE HUPE WENN DU DA BIST UND ICH KOMM DANN RUNTER:KUSS AUF DEINEN SCHWANZ “

Ich war wirklich nicht mehr bei Sinnen. Diese vulgäre Sprache, diese anstößigen Formulierungen ließen mein Blut in den Adern erfrieren. Dazu nicht schlimm genug, wurde ich betrogen. Was sollte ich machen? Was meinte Sie mit “‘nettes Plätzchen am See'”. Doch nicht hoffentlich den Ort wo wir uns das erste mal verabredet und unser erstes intimes Erlebnis hatten. Im Affekt startete ich den Motor des Wagens und fuhr runter zur See, wo ich mich in Ebru unsterblich verliebte. Wie ein wild geworderner Stier stürmte ich aus dem Auto aus, als ich am See ankam und den Wagen parkte. Doch wo könnten die beiden sein? Ich überlegte und hoffte dennoch niemanden anzutreffen. Das würde ich vielleicht nicht verkraften. Ich hätte die Nachrichten meiner Freundin nicht lesen sollen.

Als ich mich langsam durch das Gebüsch anpirschte bestätigte ein lustvolles Stöhnen, das mir sehr vertraut vorkam, meine Annahme.

“Ich finde es so geil, dass du nichts drunter trägst!” war das erste was ich aus Christians Mund hörte. Nun war ich nah genug dran um die beiden zu sehen. Ebru stand gebückt an einer der Bank und er hatte seinen Kopf von hinten unter ihren Kleid gesteckt. ” Ich steh darauf, dass du so feucht bist!” Nun konnte ich ein Schmatzen vernehmen, dass mir zum einen verdeutlichte, was Christian da unten machte und zum anderen wie feucht Ebru schon wieder ist.

Aus meiner Perspektive konnte ich direkt in Ebrus Gesicht schauen. Sie hatte die Augen geschlossen und biss sich nun auf die Lippen. Anscheinend wußte Christian was er da macht. Jetzt nimmt er seinen Kopf zurück und fährt mit den Fingern unter das Kleid und lässt diese wohl nun dort umherwandern während er sich nebenbei mit Ebru unterhält. “Also ich werde dir meinen Schwanz heute nicht in die Fotze schieben! Auch wenn das bei diesem engen Loch schon sehr verlockend ist!” “Was?” entgegnete Ebru entsetzt. “Du wolltest doch mein Arsch ficken!”

“Nein, das will ich mir für etwas besonderes aufheben!” “Und Wofür?!” “Du spielst doch Handball,oder?” “Ja, warum..?” fragte Ebru nun überrascht und musste sich aber sofort wieder auf die Lippen beißen, da Christian wohl nun mit einem seiner Finger in sie eingedrungen ist. ” Also ich wollte schon immer mal eine nass-geschwitzte Handballerin durchnehmen! Und zwar will ich dich diese Woche nach deinem Training!” Ebru grinste nun und stöhnte ein “Oh, wie romantisch!” hervor. Aber sie schien von der Idee sichtlich angetan. “Also auf sowas stehst du. Naja diesen Mittwoch soll es sehr heiß werden. Dann sind auch meine Eltern nicht da und schon kannst du mich völlig durchgeschwitzt ficken!” Mir war diese Konversation zwischen den beiden sehr ausschweifend und ziemlich verdorben.

“Ich wusste doch dass dir die dreckige Idee gefällt!” lächelte Christian nun zufrieden. “Aber was machen wir dann heute noch?” wollte die erregte Ebru jetzt wissen. Christian grinste: “Knie dich hin! Und hol deine schönen Titten raus”. Ebru gehorchte ohne Widerworte. Konnte ein Türkin so unmoralisch sein. Sie war meine Freundin und trotzdem das Lustobjekt eines anderen geworden. “Jetzt darfst du ihn rausholen, du Luder!” Ebru, die jetzt mit ihrem heruntergelassenen Kleidchen vor dem deutschen Jungen kniete, griff entschlossen an dessen Hose und hatte sie in sekundenschnelle geöffnet. Nun zog sie die Boxershorts herunter und hervor kam ein mindestens 22cm langer unbeschnittener Hengstschwanz.

Die Länge an sich war noch nicht das furchteinflößendste. Der Phallus hatte einen enormen Durchmesser. Ebru wirkte genauso überrascht und beeindruckt wie ich. “Ja, der wird dir zu schaffen machen,oder?” gab Christian Ebru nun von oben herab zu verstehen. Doch diese hatte gar nicht mehr abgewartet, sondern hatte das riesen Teil schon zur Hälfte im Mund stecken und saugte daran. Die Situation schien jetzt sehr schmutzig zu werden. Sowas hab ich zuvor nur in Filmen mit pornografischen Inhalten gesehen. Es widerte mich an, das meine türkische Freundin sich wie eine Dirne verhielt, ja schlimmer noch wie eine nimmersatte Nymphomanin, die nichts anderes im Kopf hat als sich dominaten Schwänzen hinzugeben.

“Magst du meinen Schwanz?” fragte Christian und fügte noch hinzu “Du hast ihn lange nicht mehr bearbeitet.” “Hm, ich liebe deinen großen Riesenlolly!” antwortete Ebru und küsste dabei seine Eichel und leckte und saugte daran. “Dein Schwanz hat noch die Vorhaut am Pint, da kann man so schön dran wichsen.” lächelte Ebru und wichste nun dem Deutschen seinen Riesenlatte.
Ich erinnerte mich nun daran, wie Ebru meinen Schwanz im Mund hatte. Wie sie saugen und lecken konnte wie keine vor ihr. Das schien nun auch Christian festzustellen. Er stöhnte zufrieden, während Ebru ihrer Zunge freien Lauf ließ und auch mehrmals an seinen Hoden saugte. Sie schien ihn fast so weit zu haben. Doch dann befahl Christian “Drück dir mit den Händen deine Titten zusammen!”

Er beugte sich nun herab, griff unter Ebrus Kleid und strich ihr einmal zwischen den Beinen hindurch und ließ nun dieselbe, nun triefend nasse, Hand über Ebrus Brüste wandern. Jetzt spuckte er noch zwei mal auf Ebrus Oberweite und verrieb es. Meine Freundin spuckte ihrerseits auf Christians riesigen Schwanz. Wie heruntergekommen und unsittlich müssen Menschen sein sich so zu verhalten. Das war böse, sündhaft und verkommen. Ich habe schonmal gehört, dass Sex nur dreckig ist, wenn man es richtig macht. Doch für mich war das nichts. Ich könnte sowas nicht. Aber die beiden waren voll in ihrem Element. So vertraut dabei. Ebru kniete immer noch gehorsam da und presste ihre Brüste aneinander. Jetzt setzte Christian seinen Schwanz in der Mitte der beiden Hügel an.

Und mit einem Ruck trieb er sein Lustorgan zwischen Ebrus Titten hindurch. Man konnte ihr richtig ansehen wie sie versuchte die gewaltige Ausdehnung die dem Ruck folgte auszuhalten. Und sofort ging es weiter. Er fickte nun die Titten meiner Freundin mit seinem gigantischen Glied. In ihren Augen konnte ich sehen wie sehr sie diesen draufgängerischen Typ begehrte. Christian schien das auch aufzufallen. Er feuerte sie jetzt an.

“Willst du meinen Saft?” “Ja” entgegnete Ebru leise. “Ob du meinen Fickaft willst, du versaute Türkin!” Also beleidigt hatte ich Ebru noch nie. Aber sie reagierte mit einem lauteren “ja!”. “Sag mir jetzt was du willst!” “Ich will deinen heißen Fickaft haben, lecken, schmecken und schlucken. Ich will alles aus deinem Riesenschwanz saugen, was du hast. Ich bin geil auf dein Sperma. Spritz es mir in den…”

Sie konnte den Satz jedoch nicht beenden, da Christian seinen Penis schon aus der Tittenfurche herausgezogen und ihn Ebru direkt in den Mund gerammt hat. Sein Schwanz pulsierte. Er schien sehr viel Samenflüssigkeit zwischen Ebrus weiche Lippen zu pumpen.

Sie saugte und schluckte immer im Wechsel. Als scheinbar alles draußen war, stand sie auf, zog sich ihr Kleid wieder hoch und gab Christian noch einen intensiven Zungenkuss. “Bis Mittwoch!” strahlte sie. Danach musste ich weg und mich beeilen.

Meine Freundin hatte es nun getan. Sie hat einen anderen ausgesaugt und auch schon ein schmutziges Date um noch weiter zu gehen. Mein Inneres ist nun schon zerrissen. Das einzige was alles noch aufrecht hält, ist die Erregung an der Falschheit, des Betrugs und der Erniedrigung…

Ich fuhr nach Hause und legte mich ins Bett. Ich war durcheinander. Was sollte ich bloß machen. Natürlich wusste ich das eine Nacht darüber zu schlafen helfen würde es zu verarbeiten. Aber diese Spannung in mir machte es mir nicht einfach einzuschlafen. Meine Freundin war eine unkeusche und untreue Türkin die sich von einem Deutschen Machojungen beherrschen ließ. Sie hatte sich ihm völlig unterworfen. Sie tat alles was er von ihr verlangte. Das ich ihr hörig werden würde machten es mir meine Gefühle allzu deutlich. Sie war meine Prinzessin. Ich liebte Sie. Ebru war wirklich das beste was mir je widerfahren ist. Ihre appetit an fremden großen Schwänzen hingegen wirkten auf mich sehr befremdlich. Meine Eifersucht war dem Gipfel des Himmalaya nahe.

Die Bilder wollen sich nicht aus meinem drängen. Ich kann an nichts anderes mehr denken. Immer wieder dieses devote Verhalten Ebru’s gegebüber Christian bohrten Löcher in mein Herz. Als würden sich Pfeile in mein Körper rammen. War doch der einzige Pfeil der dieses Alptraum möglich machte, der große lange unbeschnittene Schwanz des Deutschen Jungen. Und wie Ebru daran bließ und sich seinem Genital hingab. Ich weiss das ich meine Freundin liebe. Denn so ein Gefühl lässt sich nicht beschreiben, sondern nur erfühlen. Aber wenn ich mal wieder mit ihr intim werden sollte und ihre Brüste liebkose, dann werden auch immer wieder die Bilder auftauchen wie Christian seine riesig fette Nudel zwischen ihren Möpsen führte und die Titten meiner türkischen Freundin durchfickte. Diese Erkenntnis macht mich machtlos.

Durch diese Hilflosigkeit und vielleicht auch dem unabwendbaren Schicksal meine Freundin in Zukunft mir anderen Kerlen zu teilen, schlief ich ein.

Am nächsten Morgen weckte mich meine Mutter auf und sagte mir das da ein Mädchen auf mich wartet. “Ich wusste garnicht das du wieder eine neue Freundin hast” sagte meine Mutter “Sie wartet draußen auf dich.” Schnell zog ich mir eine Shorts und T-shirt an, da es super warm war und die Sonne aus dem Fenster schien. Unten angekommen machte ich die Tür auf und sah meine neuer Liebe. Sie sah wieder Traumhaft schön aus und hatte ein Sommerkleid an. Wir gingen aufeinander zu, umarmten und küssten uns leidenschaftlich.

“Lass uns zu mir nach Hause” sagte Ebru “Meiner Eltern sind weg.” Ich zog die Schlüssel vom BMW aus meiner Shorts und hob diese in die Luft und ließ verlauten “Bitte anschnallen!” Wir stiegen in den Wagen und ich bemerkte sofort das meine Freundin nach etwas suchte. Mir war klar das es ihr Handy war, wonach sie stöberte. Aber warum fragte Sie mich einfach nicht. In der seitlichen Ablage der Beifahrertür entdeckte Sie dann schließlich ihr Telefon, welches ich gestern noch dahin gelegte hatte. Ich ließ mir aber nichts anmerken. Ich parkte vor ihrer Haustür und wir gingen rein. “Nettes Einfamilienhaus” sagte ich. “Warte ab bis du mein Zimmer zu sehen bekommst.” sagte Ebru. Als wir in ihr Zimmer gingen brachte ich nur ein Wort heraus “Nettes….” weil ihre Lippen jetzt meinen Mund mit einem langen zärtlichen Zungenkuss bedeckte.

Ich weiss nicht wie lange es dauerte, aber als ich meine Hand an ihren Busen führte, schoßen mir wieder die peversen Bilder von gestriger Nacht durch den Kopf. Was dieser Draufgänger alles mit meiner ‘Herz aller Liebsten’ gemacht hatte, brachte mich wieder zum Boden der Tatsachen. Ich wollte Sie endlich zur Rede stellen. Aber wie sollte ich das machen. Ich löste mich von ihr. Auch wenn die ersten Sätze die Schwierigsten, wohlmöglich auch die Dümmsten sind. Hauptsache ich spreche irgendwie dieses Thema an und versuche aus ihr etwas herauszulocken. Ich hätte auch direkt sagen können was ich alles wusste, aber das brachte ich dann doch nicht fertig. Zu sehr liebte ich Sie. Ja, war sogar ihr hörig geworden.

“Weiss du das dieser Junge gestern auf der Party mal in der gleichen Fussball Mannschaft spielte wie ich?” sagte ich. “Deshalb kannte er auch meinen Namen, als er mich wegen dir angesprochen hatte.”
“Es wäre nicht das erste mal das er eine Freundin von mir ausspannt, wer einmal Christian kennt und weiss wie er drauf ist und auch mal mit ihm unter der ‘Gemeinschaftsdusche’ stand wusste auch wieso und warum.”

Hatte ich das gerade eben gesagt? Meine Güte ich dachte jetzt kommt Ebru vielleicht in Verlegenheit oder wird vielleicht sogar wütend, aber nichts dergleichen. Sie küsste mich einfach weiter während ich redete,
leckte an meinen Hals und saugte an meinen Ohrläppchen.

Ich erzählte Ebru auch von dem überdurchschnittlich großem Penis, den Christian bei sich trug. Ebru, meinte, “Schade daß ich nicht auch bei euch duschen kann.” “Wieso” meinte ich, “reicht dir mein Teil nicht.” Sie lachte und ging vor mir in die Knie. Deinen Hammer möchte ich nie mehr missen, hauchte Sie und knabberte durch die Shorts an meinem Halbsteifen. Irre dieses Feeling. Manchmal taten ihre Zähne richtig weh. Die ganze Shorts war vorne schon naß.

“Na Tarik” schnurrte Sie und zog mir mit den Zähnen die Shorts und den Slip runter. Meine Latte stand prächtig vor ihr und sie genoß den Geruch. Dann leckte sie seitlich am Schafft entlang und knabberte immer wieder mit den Lippen die Eichel. Ich liebte diesen Anblick und das wußte Sie. Dann nahm Sie nur die Eichel in den Mund und lutschte und saugte und leckte daran. Mal zärtlich und mal vordernt. Dann schlang sie immer mehr vom Schafft in sich hinein und bewegt ihren Kopf hin und her und gab mir eines ihrer so wunderschönen Blaskonzerte. Ich liebe diese Türkin über alles. Bis zum Anschlag schafft sie es immer, weil er nicht so groß und dick ist. Ich merkte, daß sie wieder einmal alles von mir wollte, denn ihr Mund und ihre Lippen waren so geil und so fordernd.

Dann ließ sie doch von mir ab und sagte, “Ich liebe diesen Schwanz, so wie keinen anderen.” Ich musste mich zurückhalten, kein blödes Kommentar zu geben. Wie genau kannte ich doch ihre Sehnsucht an dem großen unbeschnittenen Geschlechtsteil von dem jungen Deutschen. Dann stand sie auf und drückte mich auf den Sessel. Dann zog sie ihr Kleid über den Kopf und den Tanga aus und setzte sich über die Eichel. Dann massierte sie sich mit meiner Eichel ihre heiße Vagina, ihre Lippen die ganz naß waren und feuchter wurden und ihren Kitzler, der perfekt geformt ist. Ich stöhnte nur noch, so geil war es. Dann ließ sie sich fallen und ich spürte ihre warmen engen Schlund, der sich um meinen Prügel wand. Es war so schön mit ihr zu schlafen.

“Du bist das erotischste Mädchen was es gibt” lobte ich Sie. Nun ritt sie mich mit abwechselndem Tempo und küsste mich heiß und schob ihre heisse Zunge tief in den Mund. Als sie an meinem Schwitzen und Atmen merkte, daß es mir gleich kommen wird, kniete sie sich wieder vor mich, packte meinen glitschigen Steifen zwischen ihre herrlichen großen Brüsten und immer wenn die Eichel rauskam, leckte sie mir die Eichel oder nahm diese in den Mund. Dann schoß es aus mir heraus. Sie nahm das “Schnellspritzende” Ding nicht aus ihrem Mund und saugte alles aus mir heraus. Es war nicht so viel, weshalb Sie anscheinend nicht alles schlucken wollte. Sie ließ sich dann den zähen Schleim aus dem Mund auf ihre geilen Oberweiten laufen. Dann nahm die meinen Halbsteifen und verteilte damit die Sahne auf ihren Brüsten. “Davon bleiben sie straff und geschmeidig” meinte Sie. Dann lutschte Sie meinen kleinen Freund sauber und kuschelte sich an mich. Wir blieben noch eine ganze Weile so liegen.

“Was machst du am Mittwoch?” fragte Sie mich. “Ich habe Fussball Training und vielleicht sogar anschließend ein Pokalspiel, wieso?” fragte ich und hoffte das Sie mir etwas zu beichten hatte. “Ach, nur so. Meine Eltern sind weg an dem Tag und ich dachte du könntest wieder vorbei kommen. Aber ich habe auch Handball Training, von daher wären wir beide an diesem Tag eh zu sehr geschwächt. Deine “Schnellspritzerei” wäre uns an dem Tag dann auch keine große Hilfe.” lachte Sie und gab mir ein Kuss. “Dann am Wochenende hübsches Ding.” gab ich ihr zurück und küsste Sie dabei. “Ok. Tarik. Am Wochenende versprochen, aber jetzt musst du gehen meine Eltern kommen nämlich gleich und ich muss hier nochh etwas aufräumen.” Wir zogen uns kurz danach an. Ebru begleite mich dann noch zur Tür. Ein harmonischer langer Abschiedskuss und mein erstes mal mit meiner türkischen Freundin wurde zu den schönsten Augenblicken in meinem Leben.

Als ich zu Hause war und mich in mein Zimmer verkroch, blickte ich kurz auf einen Kalender das an der Wand hing und auf “Sonntag” anzeigte. Mein Gott bis zum Wochenende war es noch eine Ewigkeit und ich habe jetzt schon Entzugserscheinungen. Und Mittwoch weiss ich doch das meine Freundin wohlmöglich Besuch von ihrer Affäre bekommen wird. Scheiss Situation in der ich mich da befinde.

Was soll ich machen. Ich bin Fix und fertig. Bekomme kaum noch Luft wenn ich daran denke. Doch bevor ich hyperventilierte erhielt ich eine SMS. Es war von meiner Freundin. “DANKE, SCHATZ FÜR DIE HEISSEN STUNDEN. ICH FREU MICH DANN AUFS WOCHENENDE. KISS U EBRU” Hmm, das war jetzt Balsam für meine Nerven. Und so schlummerte ich ein.

Die nächsten Tage verliefen nicht viel besser. Ich war immer sehr angespannt, reagierte auf meine Umwelt sehr gereizt. In der Schule kam ich kaum mit. Meine Gedanken waren allzu oft, wenn nicht sogar
dauernd nur bei meiner angehimmelten Liebe. Wir schrieben uns rege Nachrichten, aber wirklich die Sehnsucht stillen konnten diese nicht. Ich vermisste ihre Gegenwart, ihre Präsens fehlte mir. Ich hätte nie gedacht dass ich mal so schnell einem Mädchen hörig werden würde. Ebru’s Neigung sich von ihrem Liebhaber dominieren zu lassen aber verstörte mich regelrecht. Müssen Menschen sich solchen
niveaulosen Gesprächen beim Akt des Eros degradieren. An ihrer Erziehung konnte es doch nicht liegen. Ihr Mutter war modern und zivilisiert. Ich grübelte über diese Angelegenheit noch lange.

Es war Mittwoch. Der Tag war gekommen. Meine Lungen zogen sich zusammen. Meine Luft zum atmen wurde zur Qual. Was sollte ich machen. Das Fussballtraining konnte ich unmöglich bei dieser Verfassung absolvieren. Ich stieg einfach in den Wagen von meinem Vater und fuhr Richtung meiner Freundin. Dort angekommen parkte ich den Wagen abseits von ihrem Haus. Ich wollte nicht entdeckt werden. Mein Zeitgefühl war verschwunden. Ich wusste nicht wie lange ich im Wagen saß, doch bemerkte das sich die Haustüre öffnete. Ebru’s Mutter kam heraus. Unglücklicherweise lief Sie auch noch auf meinen Wagen zu. Im Rückspiegel sah ich den Wagen von Ebru’s Vater, der auch noch drinnen saß und wartete wohl auf seine Frau. Ich hoffte das Sie mich nicht entdeckte. Ich sollte mich irren.

“Hallo Tarik” sagte Sie “Was machst du denn da?” Mir blieb nichts anderes übrig als aus dem Wagen zu steigen. “Ich habe auf Ebru gewartet.” anwortete ich. “Ebru ist beim Handball Training. Du hättest ruhig anschellen können, immerhin bist du mein zukünftiger Schwiegersohn.” sagte Sie und zwinkerte mit den Augen. Was hatte Sie da gesagt? Wieso wusste ich nichts davon, wurde ich überhaupt gefragt. “Hier” fuhr Sie fort “Das sind die Hausschlüssel, du kannst ruhig im Haus auf Ebru warten. Sie müsste eh nachher da sein. Ich und ihr Vater haben eine Einladung und müssen jetzt gehen.” und gab mir das ‘Sesam-öffne-dich’, verabschiedete sich und ging weiter. Und ich hatte mich schon gefragt wie ich es bloß anstellen soll meiner Freundin zu spionieren. Gab es solche Zufälle. Doch sogar das Universum soll auf einem schicksalhaftem Zufall beruhen. Jedenfalls machte ich mich schnell ins Haus und ging direkt ins Ebru’s Zimmer. Ich hielt mich nicht lange auf alsdann ich Geräusche vernahm, dass jetzt auch meine Freundin das Haus betrat. Ob Sie wohl alleine gekommen ist oder ihren Macho mitgebracht hatte.

Ich hörte eine fremde Stimme von unten. Aha, dachte ich mir. Also hatte Sie ihren Lustmolch doch mit im Gepäck. Sie kamen jetzt die Treppe hinauf und wollten wohl in ihr ‘Nettes Zimmerchen’. So machte ich
schnell einen Sprint an dem angrenzenden Raum, in das Badezimmer. Meine Gedanken waren jetzt total still. Mein Herz fast ebenso und rutschte mir sprichwörtlich in die Trainingshose. Ich hätte mich doch lieber ins Fussball Training begeben sollen. Würde ich nochmal so eine unkonventionelle Sexualpraktik wie am See zwischen den beiden ertragen. Von den obzönen plaudern ganz zu schweigen.

“Nettes Mädchenzimmer”, sagte Christian. “Ich hoffe deine Eltern bleiben wirklich weg.”
“Ja”, erwiderte Ebru. “Meine Eltern kommen erst heute Abend wieder und mein Freund ist beim Fußball. Wir haben mindestens zwei Stunden Zeit!”
“Gut”, sagte Christian und zog sich die Jacke aus. “Zieh dich aus, aber lass den Tanga an!”

Ich verstand immer noch nicht. Warum lässt sich meine Freundin so behandeln. Wieso habe ich nichts von ihrer devoten Ader gewusst. Ebru zog sich aus, während Christian sie beobachtete. Meine Freundin war sehr sportlich gebaut, einer der Gründe, neben ihrem hübschen Gesicht und großen Brüste, warum ihr alle Jungs nachliefen. Sie war eine echte Augenweide, wenn nicht sogar ein Mannequine.

Als Ebru nur noch in Tanga da stand sagte Christian. “Du siehst geil aus. Dann leg mal los!” Er öffnete den Reißverschluß seiner Hose und holte seinen Schwanz heraus. Mir fiel die Kinnlade herunter. Der Schwanz des Jungen hing dick und lang aus dem Hosenschlitz. Ebru kniete sich nieder und nahm den fetten Schwanz des Deutschen in den Mund. Ich sah wie der Hengstschwanz sofort hart wurde und nochmal deutlich an Umfang und Länge zulegte. Bei diesem Jungen hatte meine türkische Freundin deutliche schwierigkeiten den ganzen Schwanz bis zum Anschlag aufzunehmen.

Was passierte hier? Warum machte Ebru das? Ich war völlig verwirrt. “Ah du bläst gut Fickding”, sagte Christian. Er stieß meiner Freundin seinen Schwanz immer wieder in den Mund. Dabei knöpfte er sich sein Hemd auf und zog es dann aus, ohne das Tempo seiner Fickbewegung zu verlangsamen. Bei diesem Anblick wusste ich was mit penetrieren einer Mundfotze gemeint war. Ich fand das einfach nur derbe und unzivilisiert. In den Pornofilmen machen es die Darstellerinnen für eine Bezahlung. Ich denke in den Sexclubs und Puffs ist das nicht anders. Aber hier wird eine Türkin benutzt ohne eine Entlohnung.

Nun packte er meine Freundin an den Haaren und stieß ihr seinen Schwanz immer wieder tief in den Mund. Ebru würgte, ließ sich das aber wiederstandslos gefallen. “Ich komme gleich”, sagte Christian und sah auf Ebru herab. “Du wirst nicht schlucken sondern mein Zeug im Mund behalten bis ich dir sage das du schlucken darfst!” Er stieß noch ein paarmal zu, dann ließ er ein befriedigtes Stöhnen hören, sein dicker Schwanz steckte dabei nur bis zur Eichel in Ebrus Mund.

Ich war total fertig und schwitzte. Spritzte Christian meiner Freundin jetzt wirklich sein Zeug in den Mund? Christian zog seinen feuchtglänzenden Schwanz aus Ebrus Mund, etwas weißer Saft tropfte herab. Christian grinste Ebru an. “Bist eine brave Türkin!” Er setzte sich auf das Bett. Sein dicker Schwanz wurde langsam schlaff. “Hol mir erstmal ein Bier, dann geht es in die nächste Runde!”

Ebru nickte nur. Sie hatte den Mund ja offensichtlich voll von der Sacksahne des Machos. Meine Freundin stand auf. Ich sah das ihre Nippel vorne deutlich ausgebeult waren! Erst jetzt fiel mir auf das mein eigener Schwanz nun schon fast schmerzhaft gegen meine Jeans drückte. Ich erschrak, einmal weil ich einen Ständer hatte und zum anderen weil mir bewusst wurde, das Ebru nun ein Bier holen würde.

Schnell sprang ich von der Tür fort und in die offenstehende Badezimmertür. Ich schob die Tür etwas zu und lauschte. Ich hörte wie Ebru die Treppe hinunterging und kurze Zeit später wiederkam. Ich schlich wieder zu Ebrus Zimmer und sah vorsichtig um die Ecke. Christian saß immer noch auf dem Bett, war aber nun nackt. Er nahm gerade einen Schluck Bier aus der Flasche. Ebru stand daneben.

Christian sah zu Ebru hoch. “Zieh jetzt dein Tanga aus, dann darfst du schlucken”, sagte er und ich sah wie Ebru dem Befehl nachkam, ihr Evasapfel bewegte sich. “Jetzt massier meinen Schwanz. Ich trink noch aus, dann ist dein kleiner Arsch dran.”

Ebru kniete sich vor dem Deutschen nieder und wichste ihm den Schwanz, der schnell wieder hart und groß wurde, während Christian genüßlich sein Bier austrank. Als er fertig war ließ Christian die Flasche achtlos neben das Bett plumpsen. Dem Jungen schien Benehmen ein Fremdwort. Nur das Nehmen ist bei ihm im Geiste konzentriert.

“Na Fickarsch wie magst du es denn, soll ich dich von oben oder von hinten durchnehmen?”
“Ich … naja, lieber so wie mein Stecher es wünscht”, sagte Ebru.
“Ist dein Arsch bereit?”, fragte er.
“Ja …” grinste Ebru.

“Lecker. Wird dir Spaß machen meinen Schwanz zu spüren!” Er legte sich auf das Bett. “Setz dich drauf, fick dich selbst mit meinem Schwanz!”, befahl Christian und schmiß Ihr eine Tube Gleitgel zu. Meine Freundin drückte etwas Gleitgel in die Hand und verrieb es an ihrem Poloch.

Sie kniete breitbeinig über Christians Oberschenkeln, sein Schwanz stand kerzengerade in die Luft. Der blanke Fickkolben sah extrem betont aus durch den dicken adrigen Schaft und die noch dickere Eichel. Ebru verrieb etwas Gleitgel über dieser harten, prallen Männlichkeit, dann rutschte Sie höher, bis ihr Arsch über dem dicken Schwanz dieses Machos hing. Der Junge verschränkte die Arme hinter dem Kopf. “Los du Luder, mein Schwanz will dein enges Loch spüren!” Ebru drückte nun ihren Hintern langsam runter, so das die Eichel auch im gleichen Tempo eindrang.

“Ja! Geile Sau!”, sagte Christian und schob seinen Schwanz immer weiter in meine türkische Freundin, bis Sie seine Eier an ihren Arschbacken spürte. “Na du kleine Fotze geilt es dich auf meinen Schwanz zu spüren!” Christian zog seinen unbeschnittenen Schwanz immer bis zur hälfte aus ihrem Poloch zurück, um seine riesige Nudel wieder bis zum Anschlag hineinzustossen.

“Ja … fick mich”, sagte Ebru. Ihr Deutscher Stecher packte Sie an der Hüfte und zog seinen Schwanz wieder ganz aus ihrem Arsch, dann drang er erneut ein. Das machte er ein paarmal so. Bei jedem neuen Eindringen genoß Sie das Gefühl immer mehr. “Dein Schwanz ist so geil, so brauch ich das” sagte meine Freundin zu ihrem Stecher und setzte nach “Du verdammter Ficker, genau so müssen Schwänze sein.”

Die Sprache die die beiden verwendeten ergab keinen Sinn. Für mich klang es Zusammenhanglos. Natürlich weiss ich dass in englischsprachigen Pornofilmen auch oft das Wort ‘Fuck’ gebraucht wird. Auch das ‘DirtyTalk’ eine schmutzige Unterhaltung ist, war mir nicht Unbekannt. Aber müssen denn beide wirklich bei jedem zweiten Wort das F-Wort in deutscher Sprache benutzen. Und wo war die Leidenschaft? Dieses Verhalten war aller peverseste Triebbefriedigung mit sehr perfiden Dialogen. Führte Sie bewusst ein Doppelleben oder hatte Sie nur eine gespaltene Persönlichkeit. Ich war trostlos und verwirrt.

“Kleine Fickstute!”, sagte Christian. “Dich werde ich einreiten bist du süchtig nach meinem Fickschwanz bist!” Hart trieb er seinen Schwanz wieder in ihr Loch das es nur so klatschte. Er fickte Sie mit schnellen und harten Stößen, zwischendurch wurde er immer mal wieder langsamer. Ebru war nur noch pure Geilheit, meine Freundin konnte nicht genug bekommen von Christians Schwanz, Sie schob dem jungen Machoficker ihren Hintern entgegen. Es sah fast so aus, dass nicht der Junge Sie vögelte, sondern das Ebru Christians großen Schwengel mit ihrem Arsch fickte. Konnte eine Türkin wirklich so drauf sein.

Christian beugte sich nun vor. “Ich werde deinen kleinen türkischen Arsch nun Hardcore wie im Porno abficken!”, sagte er, rotzte sich in die Hand und schmierte sich seinen Riemen ein. Einen Augenblick später war er über meiner Freundin, ihre Beine über seinen Schultern und Sie spürte seinen Schwanz an ihrem Loch. Er drang sofort und hart in Sie ein, fickte Ebru ohne Rücksicht. Ich sah wie sein Schwanz immer wieder in ihren wohl doch nicht so unerfahrenen Arsch eindrang. Meine Freundin stöhnte laut. Christian grinste Sie an. “Das gefällt dir was du Fickluder! Ich spritz dir mein Ficksperma in dein türkisches Fickloch!”, rief er und dann rammelte er Sie noch härter und schneller bis er laut anfing Sie zu erniedrigen. “Du bist wirklich nur ein Loch das abgefickt werden sollte du Schwanzgeile Arschfick Puppe” sagte er und krallte, während er ihr enges Loch weiterhin pumpte, mit seinen Händen ihre fetten Titten. Ab und zu ließ er eine Brust los, nur um diesen dann leicht seitliche hiebe zu geben. “Du wirst erstmal ein paar Tage nicht ohne Schmerzen auf deinen Hintern sitzen können du Luder.” und zog sein riesiges Teil nach einer gefühlten Ewigkeit aus ihrem dem Po.

“Geh auf das Bett, auf alle Viere”, befahl er meiner Freundin. Dann kniete er sich hinter Ebru. Ich sah die beiden direkt von der Seite, doch keiner von beiden warf einen Blick zur Tür. Der dicke, adrige Schwanz des Deutschen rieb am Arsch meiner Freundin. “Na Fickschnitte soll ich deinen geilen Arsch weiter bumsen?”, fragte Christian “Oder lieber das Loch wechseln und deine Fotze ficken?”

“Nein fick mein Arsch bitte!”, sagte Ebru. Christian grinste. Er spuckte auf Ebrus Arsch, verrieb mit seinem Schwanz die Spucke in Ebrus Arschspalte. Ich sah wie die fette Eichel zwischen den runden Arschbacken meiner Freundin verschwand. Ebru zuckte zusammen, dann stöhnte er. Mein eigener Schwanz wurde immer härter.

Christian zog seinen Schwanz wieder ein Stück zurück und ließ ihn dann wieder in das Arschloch meiner Freundin gleiten, bis er ganz in ihr steckte. Der Anblick erregte mich. Meine Unterhose war vorne schon völlig durchnässt von meinem Vorsaft und auch auf meiner Jeans zeigte sich vorne bereits ein Fleck. Ich fragte mich wie sich das für Ebru anfühlte … so einen dicken Schwanz im Hintern zu spüren. Offensichtlich schien es ihr zu gefallen, ihre Nippel wurden nun eher noch praller.

Mit langsamen Stößen fickte Christian nun meine Freundin, während er aufrecht hinter ihr kniete und Ebru bei der Hüfte gepackt hielt. Bei jedem Stoß stöhnte Ebru und ihre dicken Titten wippten und klatschten gegeneinander. “Das gefällt dir oder du kleine schwanzgeile Türkin!” Christian stoppte seine pumpende Fickbewegung.

“Jaaa”, sagte Ebru. “Bitte fick mich weiter!” Christian beugte sich vor, drückte Ebru etwas nieder. “Soll ich dich vollspritzen”, sagte Christian. “Deinen kleinen Arsch mit meinem Saft abfüllen?” Die Stöße wurden härter, so das Ebru bei jedem Stoß in das Kopfkissen gedrückt wurde. Ich sah das meine Freundin vor Schmerzen das Gesicht verzog, doch die Nippel ihrer dicken Brüste blieben hart. Dieser Junge hatte ein Stehvermögen was ich noch niemals zuvor gesehen hatte. Nicht einmal in Pornofilmen. Hatte er etwa Errektions fördernde Mittel genommen? Oder wurde ich deshalb von Ebru als ‘Schnellspritzer’ genannt.

Jetzt packte Christian meine Freundin an den Haaren und zog ihren Kopf ein wenig nach hinten und fickte Sie nun mit kräftigen Stößen das es nur so klatschte wenn er jedesmal seinen Schwanz wieder in ihr Poloch rammte. Ihre fetten Titten kreisten in der Luft, und das dieser Junge jetzt auch noch mit der Hand auf ihren Arschbacken schlug, wurde von Ebru auch noch gelobt “Ja mein geiler Deutscher Stecher, versohl der versauten dreckigen Türkin den Hintern, ich bin deine schmutzige Arschfick Puppe!” Dann stöhnte Christian plötzlich laut auf und pumpte seinen Schwanz noch einmal in Ebrus Arsch während er kam. Auch Ebru stöhnte laut und ich sah wie ein kräftiger Strahl aus ihr spritzte und auf das Bett klatschte.

Ich hatte Ebru noch nie abspritzen sehen, auch keine meiner Ex-Freundinen und war überrascht, dass Sie auch so viel abspritzte. Viel sehr flüssiges Zeug. Nach dem Abspritzen beruhigte sich die beiden langsam. Ich roch das vergossene Sperma und den Schweiß der beiden bis hier. Meine Freundin sackte auf dem Bett zusammen, Christian blieb auf ihr liegen. Sie blieben eine Weile so liegen, bis Christian langsam aufstand und sein Schwanz aus dem Arsch meiner Freundin flutschte. “Ich mach’ mich dann mal auf den Weg Fickschnitte!” Er schlug Ebru mit der flachen Hand auf den Po. “Bleib liegen Ebru. Ich finde den Weg alleine raus.”

“Ok”, sagte Ebru. “Ich penn ‘ne Runde, bin echt fertig.”

Christian zog sich seine Hose an. Plötzlich wandte er den Blick zur Tür. Ich zog schnell den Kopf ein. Hatte er mich gesehen?

Ich blieb dicht an der Wand stehen und wagte nicht mich zu rühren. Christian trat aus der Tür und sah mich. Er stand dicht vor mir. Sein Oberkörper war noch nackt. Ich sah den Schweiß auf ihm glänzen. Er grinste mich an. Ich stand stocksteif da.

“Wie lange hast du uns schon beobachtet?” fragte er.

“Von Anfang an”, antwortete ich.

“Und hat dir gefallen, was du gesehen hast?”

“Ich … ich weiß nicht …”, sagte ich.

Christian öffnete seinen Hosenschlitz. Sein fetter Schwanz war halbsteif. “Gefällt dir das?” Ich starrte wortlos wie gebannt auf den Hengstschwanz, der nur einen Meter von mir entfernt aus der Hose baumelte.

Als er seine Hose öffnete und seinen Schwanz herausholte blieb mir fast die Luft weg. Was für ein großer Schwanz! Unbeschnitten und selbst im schlaffen Zustand schon eine echte Keule.

“Was guckst du, du Sau!”, sagte der Junge plötzlich und mir wurde bewusst das ich direkt auf sein Teil starrte. Schnell wandte ich den Blick ab. “Ni… nichts”, sagte ich.

“Na dein kleines Schwengelchen guckt bestimmt keiner an!”, sagte der Junge spöttisch. “Ich …”, ich wusste nicht was ich erwidern sollte, ich bin nicht gerade forsch in solchen Dingen.

Christian drehte sich mir zu. Ich hielt den Atem an, was hatte er nur vor? “Da du Spanner”, sagte er. Plötzlich begann er leicht mit seiner Hengstnudel rumzuwippen, immer wieder glitt mein Blick zu dem fetten Jungenschwanz.

Der Junge sah mich ungerührt an. Er präsentierte mir sein Teil. “Hier”, sagte er. “Geiles Gefühl, so ein fettes Teil in der Hand. Das wirst du ja wohl nicht kennen, es sei denn du fasst gerne die Schwänze anderer Kerle an!” Ich schluckte nur, sagte nichts.

“Du Spanner magst Schwänze?”

“Fass ihn an”, sagte Christian. Ich streckte die Hand aus und berührte den Schwanz der noch vor kurzem im Arsch meiner Freundin gesteckt hatte. Er fühlte sich heiß und groß an. Schnell wurde der Schwanz von Christian größer und härter in meiner Hand.

Knie dich hin!”

“Wa … was?”, fragte ich.

“Knie dich hin, dann darfst mir den Schwanz lutschen.”

Adrenalin schoß durch meinen Körper, hatte ich wirklich seinen Schwanz angefasst?

“Aber …”, begann ich.

“Das ist gerade richtig für so nen Spanner wie dich!”, sagte der Junge. “Nun mach, hab nich ewig Zeit.” und packte sein fettes Teil wieder zurück in die Hose. Ich verstand die Situation nicht. Warum versteckte er sein Gerät wieder zurück?

“Ey ich bin nicht schwul oder sowas, sehe halt mal gerne zu wie ein fetter Kolben meine Freundin durchfickt, mehr auch nicht. Aber stehe halt drauf bin wohl ein Voyeur oder sowas, habe schon so einige mal euch beobachtet ist nicht das erste mal.”

“Soso”, erwiderte er. “Willst du dass mein Teil in Zukunft weiterhin deine Freundin in den Arsch fickt oder nicht?”

“Ja schon…” antwortete ich.

“Dann wirst du jetzt tun was ich dir sage, sonst kannst du dir deinen Voyeurismus sonst wo hin stecken hast du kapiert!” Ich nickte und sagte “Ok.”

“Du wirst gehorchen, du willst doch nicht das deine Freundin erfährt was für ein Peversling du bist.”

Wieder nickte ich, worauf er sagte: “So, jetzt darfst du deine Hose ausziehen, aber ganz langsam, kapiert?”

Brav öffnete ich langsam meinen Gürtel, dann den Knopf meiner Jeans, und zuletzt schob ich den Reißverschluss aufreizend langsam nach unten. Ich konnte meinen Pimmel spüren, der klein und hart in meiner Unterhose pulsierte.

“Dreh dich um, bevor du die Hose runter ziehst”, befahl er. “Ich will deinen Schwuchtelarsch zuerst zum Vorschein kommen sehen!”

Er sah lässig zu und schien es zu genießen, mich wie einen willigen Sklaven herumzukommandieren. Doch natürlich gehorchte ich, schließlich hatte er mich in der Hand und ich wollte unbedingt, dass er in Zukunft weiterhin meine Freundin fickt und mich nicht verpfiff. Ich drehte mich also um, zog langsam meine Jeans bis zu den Knien, und streckte ihm dann meinen jungfräulichen Po entgegen.

Er schnalzte genüsslich mit der Zunge “So, du kleines Miststück. Du wirst jetzt meinen Schwanz auspacken. Knie dich vor mir nieder. Aber wehe, du berührst ihn dabei. Du musst ihn dir erst verdienen, hast du verstanden?”

Ich ging also gehorsam vor ihm in die Knie, und begann, die Knöpfe seiner Hose zu öffnen. Das leichte Klicken des Metalls machte mich noch aufgeregter, als ich es ohnehin schon war. Den Reißverschluss öffnete ich, wie ich es in Pornos gelernt hatte: Mit den Zähnen. Das schien ihm zu gefallen. “Und jetzt, schau zu mir hoch, Dreckstück. Aber lass deine Hände bei dir und deinen Mund geschlossen.”

Ich kniete unter ihm, blickte devot zu ihm nach oben, und fragte mich, was jetzt wohl kommen sollte. Christian zog seine Hose herunter, und ein wahrer Monsterschwanz kam zum Vorschein. Ich schätzte ihn auf ungefähr zweiundzwanzig Zentimeter, mindestens sechs Zentimeter dick und prall geädert. Es war echt ein Prachtprügel. Doch es wunderte mich, dass er noch komplett schlaff da hing, dabei hatte es ihn doch offenbar aufgegeilt, mich zu kommandieren. Scheint wohl doch durch und durch ein Hetero-Macho zu sein.

Und dann legte er mir seinen schlaffen Schwanz auf mein Gesicht. Ich berührte mit meiner Stirn seine Wurzel, und doch ragte seine Eichel noch deutlich über mein Kinn hinaus. “Hast du sowas schon mal gesehen, Kleiner? Mit diesem fetten Prügel werde ich deine Freundin einreiten. Ich werde ihr alle Löcher stopfen. Soll ich das?”

“Ja, bitte. Gib es ihr! Fick Sie kräftig durch!”
Er grinste. “Oh, aber dass musst du dir erst verdienen. Nur richtig brave Lustsklaven bekommen den Arsch ihrer Freundin gestopft. Und jetzt mach deinen Mund schön weit auf”

“Ich bin nicht schwul ey, stehe nur auf große Schwänze die den Arsch meiner Freundin ficken”

“Willst du meinen Schwanz in den Arsch deiner Freundin sehen oder nicht …? Also Mund auf”

Ich öffnete meinen Mund soweit ich konnte. Ich hatte etwas Bammel, einen so großen Schwanz in den Mund zu nehmen, ich wusste, dass ich einen starken Würgereflex hatte. Doch ich sagte nichts.

Und dann kam er auf meinem Mund zu und ich konnte seinen Riesenschwanz noch einen kurzen Moment sehen, dann spürte ich ihn auf meiner Zunge, und im nächsten Moment musste ich schon würgen.

Ohne Umschweife schob er mir sein schlaffes Teil, das noch nach Sperma roch, in den Mund. “Nun lutsch ihn steif du Schwuchtel!” Ich brauchte nicht lange zu lutschen bevor der Schwanz schnell hart und groß wurde.

Ich zuckte zurück, doch er hielt meinen Kopf mit seinen kräftigen Händen fest, und presste mein Gesicht in seinen Schritt. Ich zuckte und zappelte, während sein Schwanz Zentimeter für Zentimeter weiter vorrückte. “Na, was ist denn, ist dein kleines Fickmaul noch nie so gestopft worden? Ich werde dir den Würgereflex abtrainieren, versprochen!”

Ich würgte, ich keuchte, ich stöhnte, ich wand mich, und kurz bevor ich mich hätte übergeben müssen, zog er seinen Schwanz aus meinem Mund. Ein langer Speichelfaden hing an ihm.

“Und gleich wieder rein”, sagte Christian genüsslich und schob mir seinen feuchten Kolben wieder in den Rachen. Doch ich spürte schon, wie der Würgereiz diesmal weniger war. So ging es noch mehrere Male, bis ich den Würgereiz komplett unterdrücken konnte, während er meinen Rachen fickte.

Nie zuvor hatte ich so ein Riesenschwanz im Mund gehabt, oder auch nur außerhalb von Pornos gesehen. Jeden Moment könnte meine Freundin hereinkommen, wie peinlich wäre das! Aber ich konnte nicht anders.

“Ah ja. Das kannst du wenigstens”, sagte der Junge und sah spöttisch und überlegen auf mich herab. Er wusste, das er mich in der Hand hatte, das ich alles tun würde um seinen Schwanz zu lutschen, nur damit er mich nicht bei meiner Freundin verpetzt und sie Anal fickt.

“Siehst du, es geht doch, du kleiner Schwanzlutscher. Und jetzt schauen wir uns mal den Arsch deiner türkischen Freundin etwas genauer an, was meinst du? Soll ich Ebru Anal abficken?”

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Verführung im Wald

Verführung im Wald

Nachdem wir genüsslich gespeist haben, verlassen wir das Restaurant und gehen zurück zum Wagen. Wir scherzen und sind recht übermütig. Liegt es an unserem gemeinsamen Erlebnis vor dem Essen?

Am Wagen angekommen, fällt dir der kleine schwarze Rucksack, der auf dem Rücksitz auf der Beifahrerseite liegt, ins Auge. Du hattest ihn ganz vergessen.. Dein Blick ändert sich. Die mit diesem unscheinbaren Beutel verbunden Versprechen sind dir wieder eingefallen. Du wirkst etwas unruhig Deine Reaktion ist mir nicht verborgen geblieben. Ich halte dir beschwingt die Wagentür auf und du steigst langsam ein. Anschließend öffne ich die Hintertür und suche im Rucksack nach ein paar besonderen Kleinigkeiten. Nervös drehst du dich leicht auf dem Sitz und versuchst einen Blick auf den Inhalt zu erhaschen. Doch leider kannst du nichts erkennen und deine Neugier und Ungewissheit steigert sich immer weiter. Was wird noch passieren? Was habe ich noch mit dir vor? Ich nehme zwei Teile aus dem Rucksack und stecke sie schnell ein, ohne dass du sie sehen kannst. Danach gehe ich auf die Fahrerseite, und steige ebenfalls ein..

Wir schauen uns lange an und ich sehe wie deine Augen vor Neugierde glänzen, oder ist es die Angst vor dem, was heute Abend noch geschehen wird? Ich unterbreche die Stille und fordere dich auf, deinen Slip auszuziehen. Gebannt, wie in Trance, reagierst du wie in Zeitlupe auf meine Worte. Du hebst ganz langsam deine Hüfte, deine Hände gleiten fast unmerklich unter dein Kleid und ziehen dein Höschen langsam herunter. Dabei wogen deine Brüste heftig unter deinen schweren Atemzügen. Es ist die Ungewissheit, die Spannung, was noch passieren wird, die dich nicht mehr los lässt. Diese Ungewissheit erregt dich so stark, das deine Vagina schon wieder leicht feucht wird.

Ich starte den Wagen und fahre langsam zur Stadt hinaus. Abendstimmung! Langsam versinkt die Sonne blutrot am Himmel während der Vollmond immer höher steigt. Es wird eine sehr helle und klare Nacht werden. Nach einer Weile greife ich in meine Tasche und hole etwas schwarzes heraus. Reiche es dir mit den Worten: „Zieh das jetzt an!“, hinüber.

Leicht erschrocken nimmst du das Stück Stoff und blickst mich fragend an. Es ist eine Augenbinde. Du sollst nicht wissen wohin wir fahren. Ich weis, dass diese Ungewissheit deine Erregung noch weiter steigert. Irgendwie fühlst du dich nicht wohl, aber dennoch ziehst du langsam die Augenbinde an. Der Gedanke nicht zu wissen wohin es geht macht dir Angst.

Wir fahren ein Stück weiter, vielleicht 5 oder auch 10 Minuten, bis ich auf einmal mit der Geschwindigkeit herunter gehe. Verunsichert drehst du deinen Kopf in meine Richtung., Nachdem ich angehalten habe fordere ich dich auf so sitzen zu bleiben. Unterdessen krame ich kurz in meiner Hosentasche und hole das zweite Teil aus dem Rucksack hervor, . Deine Hände liegen fest in einander verkrampft auf deinen Oberschenkeln. Mit den Worten “Kippe den Sitz ein wenig mehr nach hinten und “ ,breche ich die Stille. Danach lege ich ruhige, mysteriöse Musik ein, die dich noch unruhiger macht. Dann spürst du meine Hände auf deinem linken Oberschenkel. Langsam gleiten meine Hände über dein Kleid zu deinem Knie und auf der Innenseite deines Schenkels diesmal unter dem dünnen Stoff langsam wieder hoch. Ein leichtes schaudern und zittern geht durch deinen Körper. Nun, da meine Hände deine geile Muschi berühren zuckst du zusammen. Ich schiebe dein Kleid nach. Leicht massiere ich deinen Lustpunkt, während du jede diese Berührungen durch ein leichtes Stöhnen bestätigst. Deine Erregung steigert sich immer weiter und deine Muschi wird langsam richtig nass.

Etwas festes, kühles an deiner Muschi lässt dich zusammenzucken. Was mag das sein? Deine Gedanken rasen! Langsam umkreise ich damit deinen Lustpunkt. Nach einer schieren Unendlichkeit schiebe ich das Unbekannte langsam in deine inzwischen nasse Muschi. Es ist ein Vibro-Ei! Als ich es nun einschalte, versetzt das kleine Ding dich nur noch mehr in Erregung. Ganz langsam vibriert das Ei, während ich den Wagen wieder starte und losfahre.

Nach einer kurzen Weile halte ich erneut an. Deine Erregung hat schon fast Ihren Höhepunkt erreicht, als ich das Ei ausschalte. “Warte kurz und lass die Binde auf“, befehle ich dir. Ich steige aus und gehe auf deine Seite, öffne deine Türe und ziehe das kleine Sex-toy aus deinen nassen und heißen Muschi. Dann helfe ich dir beim aussteigen und lasse dich mit dem Rücken gegen das kühle Auto gelehnt warten. Während ich den Rucksack von der Rückbank hole, hörst du das leichte Rauschen der Bäume und das Abendlied der Vögel. Wir sind auf einem Waldparkplatz. Sind wir alleine oder sind vielleicht noch andere Menschen hier. Du wirst unruhig. Ich bemerke deine Unruhe als ich deine Hand ergreife. “Komm“, mehr brauche ich nicht zu sagen und du folgst mir langsam und mit unsicheren, kurzen Schritten.

Nach ein paar Minuten bleiben wir stehen. Du wirkst unsicher, nervös und doch erregt. Die Erwartung, auf das was noch passieren wird, steigert deine Erregung immer weiter. “Warte einen Augenblick“, befehle ich dir. Ich öffne den Rucksack und hole ein paar Sachen heraus. Das Geräusch des Reißverschlusses verrät dir, was ich tue. Es dauert einen kleinen Moment bis ich das gesuchte gefunden habe und ich dich wieder anspreche: “Strecke deine Arme nach vorne“. Langsam folgst du meinem Befehl und spürst etwas kühles metallenes an deinen Handgelenken. Und schon schließen sich die Handschellen. Ein kurzer Ruck geht durch deinen Körper. ‚“Bleib ganz locker“’, sage ich, um dich ein wenig zu beruhigen, in einem ruhigen Ton zu dir.. Dabei habe ich ein Seil an der kurzen Kette der Handschellen befestigt, das Seil über einen starken Ast, unter dem du stehst, geworfen und ziehe nun langsam deine Arme in die Höhe. Ich binde das Seil fest und betrachte mein Werk. Der gestreckte Rücken bringt deine Brüste jetzt besonders gut zur Geltung.

Ein leichtes zittern durchdringt deinen Körper, nicht vor Angst, sondern vor Lust, vor Erregung und der Erwartung des Kommenden. Jetzt wo du mir hilflos ausgeliefert bist, gehe ich um dich herum, ganz nah. Du spürst meinen warmen Atem, während ich deinen Hals mit Küssen bedecke und meine Hände langsam über deinen Rücken gleiten. Du spürst genau, wie meine Fingernägel leicht über deine nackte Haut am Rücken gleiten. Deine Erregung steigert sich ins unermessliche. Dann öffne ich den Knoten des Kleides an deinem Hals. Das Kleid rutscht langsam über deine Brüste zu Boden. bist du in völliger Nacktheit, vor mir stehst. Nun greife ich von hinten um dich herum an deinen geilen, prallen Brüste; massiere und knete sie. Zupfe an den vorwitzig hervorstehenden Warzen, reibe sie zwischen den Fingern. Dein Stöhnen wird immer lauter. Deine Beklemmung geht immer mehr verloren und du gibst dich immer mehr deinen Empfindungen und deiner Erregung hin.

Da lasse ich von dir ab. Gehe leise ein paar Schritte zurück. Betrachte dich eine Weile ohne ein Wort, bis du glaubst ich wäre verschwunden und hätte dich alleine zurückgelassen.

Möglichst ohne ein Geräusch zu verursachen greife ich wieder zum Rucksack und hole den kleinen silbernen Vibrator hervor. Trete nahe an dich heran, schalte ihn ein und spiele damit an deiner geilen, feuchten Muschi, bevor ich ihn dir in deinen After stecke. Du zuckst wieder heftig zusammen. Es ist die Erregung die dich dazu treibt. Dann nehme ich dein linkes Bein und hebe es an, so dass du nur noch auf einem Bein stehst. Ich lege das Bein auf etwas kühles, einen Stein, einen Grabstein. Die kühle des Steins lässt dich kurz zusammen zucken, doch deine Erregung ist schon so stark, das du die Kühle des Steins als angenehm empfindest. Deine Muschi trieft inzwischen schon vor Nässe. Dein Stöhnen ist laut und deutlich zu hören. Deine Umgebung nimmst du vor Erregung schon gar nicht mehr wahr. Es ist dir inzwischen egal ob dich jemand hören kann oder gar beobachtet. Während du so in deiner doch recht aufreizenden Position verharren musst, öffne ich geräuschvoll meinen Gürten, den Reißverschluss und entledige mich meiner Hose jetzt alles beengenden Hose. So kann ich dich jetzt mit meinem geilen, harten Schwanz verwöhnen. Mit langsamen, kreisenden Bewegungen lass ich meinen Schwanz an deiner Muschi spielen. Du spürst wie harten und dick er ist und willst ihn endlich in dir spüren. Du willst, das ich ihn endlich in deinen geile, nasse Muschi stoße, wie ich es vorhin bereits im Restaurant getan habe. Nun stoße ich dir meinen Liebesspeer immer und immer wieder hart in deine geile Lustgrotte und du bedankst dich mit einem Aufstöhnen und einem heftigen Zucken deines Beckens. Du willst deine Hände runter nehmen, doch du hängst immer noch an dem Seil. Du bist mir ausgeliefert und spürst nur noch meine harten Stöße und das Kneten deiner Brust, bis ich in dir explodiere und dich zu deinem zweiten Höhepunkt an diesem Abend katapultiere. Ein Zucken geht durch deinen ganzen Körper und du sackst förmlich in dich zusammen, so das dein Körper mehr oder weniger nur noch am Seil hängt.

Ich schau dir ins Gesicht und sehe einen glücklichen, lebensfrohen Menschen, der bereit für neue Spiele ist, der geradezu danach lechzt neue sexuelle Erfahrungen zu machen…