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Racconti Erotici

La signora Rita – Un insolito pomeriggio

Mattina pomeriggio di un solito martedì passato in laboratorio. Alle undici realizzo che, nonostante il tempo incerto di questa estate, posso dedicare un momento di relax a me stesso e decido che andrò a pesca. Opto per una zona vicina a casa, onde evitare di dover viaggiare molto per poi beccare pioggia; constatato tutto ciò rincaso e inizio a cucinare.
Dopo circa mezz’ora sento squillare il telefono, rispondo ed è Rita, la formosa amica di mia madre:

R: Ciao Davide, sei solo in casa? C’è tua madre? Devo parlarle per questo fine settimana…
F: No mi spiace è ancora al lavoro…come al solito tarda e sto cucinanda qualcosa io…ma spero si sbrighi perché volevo uscire al fiume oggi…
R: Ah si? E cosa fai?
F: Pesca (…)

A questo punto iniziamo a parlare del posto, che frequenta anche lei ogni tanto per approfittare della pace per migliorare la tintarella, e di altri argomenti. Sono solito fare lunghe chacchierate con lei, da sempre mi sono confidato più volentieri con lei che non con i miei…
Dopo circa mezz’ora di chiacchierata riaggancio e torno alle mie mansioni…

Alle quattro parto da casa e mi reco sul posto pronto a gustarmi un pomeriggio in completa solitudine, silenzio e relax.
Non molto distante dall’accesso scorgo la signora Rita sdraiata a prendere il sole in bikini nero. Va da se che la visione delle sue tette dapprima mi lascia, al solito, compiaciuto; poi realizzo che è strano il fatto che sia li anche lei…ma avendo parleto di tintarelle al telefono mi son detto “Bah…tutto normale, vorrà solo prendere il sole come fa di solito”.
La saluto e lei sorride e inizia a discutere sul fatto che alla sua età almeno un po’ di colorito aiuta a ringiovanire ed io, per aggiungere un po’ di pepe, la contraddico teatralmente affermando che se non la conoscessi la inviterei a ballare. Lei ridacchia e inizia a sistemarsi il reggiseno in modo da non lasciare la riga dietro al collo, e compiendo il gesto lascia che i seni si appoggino avvolti dalle coppe del raggiseno e mi chiede di aiutarla a legarlo dietro la schiena.
Vi lascio immaginare la mia eccitazione!

Decido che la pesca può benissimo attendere e mi siedo li vicino affermando che le condizioni dell’acqua sono pessime e decido di prendere il sole anche io. La maiala si alza per andare a rinfrescarsi e con tutta tranquillità toglie il reggiseno e ri rinfresca i viso, braccia e seni.
Nel mentre il mio pene si gonfiava e il cuore iniziava a pompare deciso estraggo il telefono per immortalare questo momento epico..vengo sgamato come un coglione ma non sembra dispiaciuta (io lo sono per aver lasciato a casa la macchiana foto cazzo!); sfoggia un gran sorriso e mi chiede se voglio giocare a paparazzo.
R: Lo sapevo che ti piacevano le mie tette…lo noto come mi guardi sai? Non devi dispiacerti è normale…
E inizia a parlarmi con un misto tra madre affettuosa e amichevole confidente facendomi sentire molto a mio agio. Inizia così a muoversi facendo ballonzolare le tette in gesti di estrema libertà e nel mentre continuo a fotografarla portando coglionissimamente la visiera del mio cappello all’indietro a mo’ di paparazzo…

A questo punto il gioco prende una piega scherzosa e lei inizia a spogliarsi anche delle mutande.
R: Oggi ho messo questo costume davvero troppo coprente, e se poi metto quello più sgambato? Mi si vedrà il segno!
Così toglie anche lo slip e io inizio a sentirmi un leone, non capisco più nulla e in testa ho una voce martellante che grida FOTTILA! PRENDILA é LI CRETINO!
Il gioco si fa interessantissimo e mi si para davanti questo spettacolo

“Se mi slaccio i pantaloni parte come un luccio…ma se non lo faccio mi si comprime come una sarda!”
E dopo questo paragone ittico mi sfilo maglietta e pantaloni facendo movimenti ampi…Lei osserva e torna a sedersi e mi posa delicatamente una mano sul pacco, alza l’elastico e inizia a segarmi.
R: Ti piacciono le mie tette? Toccami…
Io inizio a palparle e la sensazione di morbidezza fa schizzare la mia libido ed inizio a leccare i suoi capezzoli. Poco dopo lei si scosta e chinandosi prende in bocca il mio cazzo e inizia a succiare e ingoiare mentre io vado alla ricerca della sua figa classicamente pelosa…

La trovo e inizio a farle un ditalino; sento che la penetrazione di medio e anulare le piace dai gridolini e dai gemiti che emette. Dopo essersi alzata e avermi sbavato tutto il cazzo la faccio adagiare sulla schiena e le tette si prostrano a me e io porto la mia faccia tra le sue cosce.
La clitoride è li, mi attende e attende la mia lingua, ma prima gioco un po’…la solletico con la punta della lingua sulle labbra interne e poi infilo parzialmente la linga nella sua vagina facendola sorridere e gemere; dopo un po’ isolo il clito e inizio a martellarlo senza tregua con la lingua sia aperta che adunca fino a farla venire e me ne accorgo qando chiude leggermente le gambe, inarca la schiena e scosta la mia testa.
Dopo pochi attimi di tregua, alcuni baci carichi di eros e svariate palpate le salgo sopra e con la posizione del missionario sfogo tutta la mia voglia. Mi accorgo che è attratta dal mio petto e dalle mie spalle muscolose che (volutamente da stronzetto) cerco di accentuare.
Dopo tocca a lei salire, e io mi prendo una piccola pausa in cui mi godo uno spettacolo da mal di mare…la adoro! Sento il mio cazzo che la penetra fino in fondo, che porcona che è; poi ne afferro il fondoschiena e lo alzo appena, tanto da lasciarmi ampio gioco di bacino e inizia a penetrarla facendole sentire bene la cappella in entrata e uscita, questo le piace molto e si vede, inizia ad ansimare e io inizio davvero a sentire lo stimolo…non buono! Cerco il pretesto per rallentare, le lecco e le palpo le tette e le dico qualche sconceria.
Infine la prendo a pecora e il problema si amplifica, perché la sua vagina ora mi avvolge in na maniera davvero eccitante…

Alla fine tolgo il mio cazzo bagnato; mentre lei si gira io mi sego, lei lo prende e finisce il lavoro direzionando il mio arnese contro le tette esclamando:
R: Vieni! Vieni! VIENI!

Un attimo di paradiso…mi lascio andare e un fiotto di sborra calda la schizza sulle tette, poi un altro e un altro ancora fino a terminare con una serie di spasmi mentre lei lecca e mi ripulisce con la linga la cappella.

Dopo siamo li…a coccolarci sulla zolla di sabbia. Io mi sento bene tra le sue braccia, è una sensazione piacevole, diversa da quella che si prova con una ragazza meno matura…
Le sue tette sono li e il suo corpo caldo è a stretto contatto con me…

R: Se lo sapesse tua madre…ma è stata brava a farti così…

D’ora in avanti le cose cambieranno si, ma la complicità derivata da questo fatto, chissà, genererà altri incontri? 🙂 Io lo spero!

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Die japanische Austausch Schülerin

Ganz sanft öffnete sie mit ihren filigranen langen Fingern meiner Hose sie zog meinen Slip herunter und griff mit einer Hand an meinen harten schon tropfenden Schwanz. Dann legte sie ihren Kopf auf meinem Schoß und führte mit ihrer Hand meinen harten Schwanz in ihren leicht geöffneten Mund. Ihre Lippen umschlossen meine Eichel während ihre schlanke Hand mit ihren langen zärtlichen Fingern meinen schafft langsam hoch und runter glitt.

Ich fing an ihr Haar zu streicheln während sie kontinuierlich mit meiner Eichel im Mund meinen Schwanz wichste. Ich spürte wie meine Anspannung und Aggressivität die ich vom Job mit nach Hause brachte langsam von mir viel. Nach ein paar Minuten spürte ich wie meine Eier mein Sperma loswerden wollte. Ich fing an laut zu stöhnen doch Miasu machte mit ihrem Tempo weiter bis ich ihr meine volle Ladung Sperma in den Mund spritzte.

Miasu hob ihren Kopf mit meinem Sperma im Mund von meinem Schoß Löste Ihrer Hand von meinem Schwanz und kniete sich so vor mich her dass sie mit dem Gesicht und ihren Brüsten zu mir schaute. Sie hob ihren Kopf, blickte mir in die Augen und öffnete ihren Mund. Mit ihrer Zunge spielte sie kurz mit meinem sperrma und dann schluckte sie alles runter.

Vollkommen ruhig und entspannt schaute ich sie an, und fragte sie warum sie das getan hätte, sie sagte: nur ein entspannter und ruhiger Mann ist ein guter Mann, der seine Familie ernähren kann. Mit einem großen Lächeln sagte ich zurück: du bist aber nicht meine Frau. Sie erwiderte: So Lange sie nicht da ist werde ich für dich sorgen. Sie stand auf und ging in die Küche. Diesen Abend habe ich sie nicht mehr gesehen.

5:30 Uhr und der Wecker klingelt. Müde trage ich mich in das Bad dusche mich putze mir die Zähne und ziehe mich langsam an. Mit langsamen Schritten ging ich in die Küche dort steht schon Miasu nur mit einem fast durchsichtigen T-Shirt bekleidet am Herd und kocht mir mein Mittagessen für den Tag. Dein Frühstück und der Kaffee steht bereits auf dem Tisch lächelt sie mich an. Ich setzte mich an den Tisch probierte meinen heißen Kaffee und er schmeckt wunderbar. Es gibt Pfannkuchen.

Aus dem Augenwinkel kann ich erkennen wie sie ihr T-Shirt ausziehen und auf einen Stuhl legte. Dann rutschte sie unter den Küchentisch zwischen meine Beine, öffnete meine Hose holte meinen Schwanz heraus und fing ab ihn zu blasen.

Ich es nicht heraus, dass ich an den Haaren zog sie und am Tisch hervor und drückte sie mit dem Oberkörper auf den Tisch. Dann packe ich meinen Schwanz öffnete ihre Beine so dass ich einfach an ihre Fotze ran kam. Sie werde sich nicht oder versuchte mich abzuhalten im Gegenteil sie dies alles zu. Mit einem kräftigen Stoß habe ich meinen Schwanz in ihre kleine enge und richtig Tropf nasse Pussy versenkt.

Miasu stöhnte gleichauf als mein Schwanz tief in dir versank. Du willst mir etwas Gutes tun dann lass dich jetzt ab ficken. Sprach ich dir ins Ohr während ich immer härter in ihr Loch stieß. Sie stöhnte nur: ja bitte nimm dir das was du brauchst Bin für dich da. Mit meinem festen Griff in ihrem Haar stieß ich immer härter in sie herein und immer schneller und riss ihr dabei fast die Haare vom Kopf. Ihr Becken war so schmal das es mir vorkam wäre ich ein Riese hinterher. Da haut war so zart dass ich Angst hatte ihren ganzen Körper mit blauen Flecken zu übersehen.

Plötzlich spürte ich wie ich nicht mehr halten konnte und spritzte ihr meine gesamte Ladung Sperma in ihre kleine enge Fotze. Trotz dass ich abstürzte finde ich sie weiter und genoss in jede Minute india. Der Saft quoll aus ihrem Loch heraus und sie versuchte mit der Hand zwischen ihren Beinen jeden Tropfen zu fangen.

Nachdem ich mein Schwanz aus dir raus gezogen hatte drehte sie sich um kniete sich vor mir her und legten meinen Schwanz sauber. Als wir damit fertig war sagte sie den Saft der auf ihrer Hand getropft war genüsslich auf und schluckte alles mit einem Papst runter. Du musst jetzt zur Arbeit ich hoffe es geht dir jetzt besser sagte sie zu mir und lächelte mich an während sie noch vor mir auf den Knien saß.

Ja, ja es geht mir jetzt sehr gut danke dafür. Ich schaute sie an lächelte und zog meine Hose wieder an. Sie schaute mich von unten herab an und sagte wenn du wiederkommst bin ich da, ich werde auf dich warten sowie sich gehört. Ich zog mir das Sakko über und verlässt das Haus.

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Dalla ragazza del doposcuola e non solo… (Parte

Nella prima parte vi ho lasciato con un piccolo dubbio chi sarà mai ad aver aperto quella porta ed averci beccato nel meglio del sesso? Ecco chi è. Al apertura della porta ci fermammo di botto ed ecco che vidimo entrare……… LA MADRE. Sua madre è una signora sui 45 anni ma nonostante un pò le forme formose non era per nulla male anzi una bella donna matura. Alla sua comparsa rimanemmo paralizzati e lo stesso anche la signora vedendo sua figlia scopare con me (poi nei messaggi privati se volete vi dirò perchè c’era ancor di più da rimanere sorpresi), ma la figlia gli fece una proposta indecente alla madre chiedendola di unirsi se voleva (anche perchè la madre era rimasta ormai senza marito da ben 12 anni ed ci aveva fatto la muffa) dicendo ciò la ragazza mi fece cenno di avvicinarmi col cazzo alla madre. L’idea di fottermi madre e figlia mi eccitava tantissimo e quindi col cazzo rigidissimo mi avvicinai alla signora e la avvicinai a me toccandola il culo (il fatto che era formosa la rendeva culo e seno davvero meravigliosi) la signora esitò un pò ma dopodichè subito si abbassò gonna e si tolse maglia mostrando un seno molto prosperoso che quasi non lo reggeva il reggiseno. Non ci pensai 2 secondi e gli slacciai il reggiseno lanciadomi con la testa in quelle 2 bocce spettacolari e mentre gliele leccavo la figlia si mise in ginocchio e iniziò a succhiarmelo. Da lì parti davvero un sesso meraviglioso eravamo ormai tutti e 3 nudi ma la figlia lasciò la precedenza alla madre la quale già era a gambe aperte sul divano e con molto piacere accolse il mio cazzo tra le sue gambe e mi dirigeva con dolcezza e mi chiamava come se fossi suo figlio dicendo << Amore di mamma non preoccuparti a buttarlo con più forza>> dopodichè mi venne voglia di incularla ma la signora non volle darmi il culo e allora si ripropose di nuovo subito la figlia e riprendemmo la pecorina che fu interrotta precedentemente ma stavolta la visione era paradisiaca perchè mentre la inculavo la figlia leccava la vagina della madre davanti a lei e quindi il mio cazzo non riuscì a res****re molto ed accennai che stavo per sborrare. A questo punto si misero entrambe in ginocchio davanti a me e iniziarono a succhiarmelo insieme (vi assicuro che non c’è goduria più profonda di vedere mamma e figlia all’opera) e ormai al colmo del eccitazione non resistetti e sparai sborra sul viso di entrambe. Ormai al colmo mi sedetti mentre madre e figlia si scambiavano la sborra dalle loro bocche in un modo lesbico e passionevole tanto da farmi raddirizzare di nuovo il cazzo dopodichè si misero sedute sul divano accanto a me e rimanemmo un pò abbracciati a parlare di quanto fosse stato bellissimo ed eccitantissimo ma dopo una mezz’ora dal aver ormai finito la figlia si rialzò dal divano e mettendosi in ginocchio davanti a me mi regalò un altro bocchino ma davvero fantastico in modo molto focoso e devo dir sopratutto aggressivo che invase la sua bocca di un mare di sperma il quale stavolta ne fece un eccitantissimo ingoio. Quindi dalla brutta paura che avemmo dell’apertura di quella porta in realtà si rivelò una bellissima sorpresa di sesso con madre e figlia!!!. PER TUTTE LE INFORMAZIONI CHE VOGLIATE SAPERE NON ESITATE A SCRIVERMI NEI MESSAGGI PRIVATI E INOLTRE NON è FINITA ESATTAMENTE QUI. VI ASPETTO IN TANTI CON LE VOSTRE CURIOSITà. P.S RIBADISCO CHE HO FOTO DELLA RAGAZZA MA NON SEXY MENTRE PURTROPPO DELLA MADRE NON HO NESSUN MATERIALE MA POTREI PROCURARMELO ANCHE SE SARà DIFFICILE.

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Fuck Penners

Meine Gattin Tanja und ich nahmen uns für ein Wochenende eine Auszeit
und beschlossen, uns die Stadt Karlsruhe genauer anzuschauen. Freitag
Nachmittag kamen wir in unserem Hotel an und überlegten, was wir am
Abend machen könnten. Der Portier des Hotels empfahl uns, nach dem
Abendessen den Besuch der Cherie-Bar, einem Etablissement mit
Live-Strip, falls uns solche erotischen Darbietungen interessieren
würden.

Meine Frau war darüber zwar nicht gerade begeistert, aber ich konnte sie
mit dem Hinweis, dass wirklich nichts dabei wäre, sich ein paar nackte
Damen anzuschauen, überreden. Also duschten wir uns und kleideten uns
für den Abend entsprechend an. Ich hatte meiner Frau ein sexy Outfit
zusammengestellt: eine kurzes ärmelloses schwarzes Seidenkleid und dazu
Stiefel mit 10 cm hohen Absätzen, welche ihre wohlgeformten Beine so
richtig gut zur Geltung brachten. Außer einem schwarzen String trug sie
darunter nichts, denn ich wollte, dass sie keinen BH trägt, damit ihre
geilen Nippel deutlich zu sehen wären.

Nachdem wir uns angekleidet hatten, machten wir uns auf den Weg zu einem
guten Restaurant, wo wir ausgiebig speisten und eine Flasche Wein
zusammen tranken. Dermaßen beschwingt begaben wir uns nun zur
Cherie-Bar, wo wir uns an einen kleinen Tisch etwas abseits der Bühne
setzten. Ich bestellte bei der leicht bekleideten Kellnerin zwei
Cocktails mit viel Alk drin und wir warteten, bis die erste Dame ihre
Tanz- und Stripkünste offenbarte. Im Laufe der folgenden Stunden
begutachteten wir die durchweg ansehnlichen Tänzerinnen und nahmen noch
etliche der hervorragenden Drinks zu uns, was insbesondere bei meiner
Gattin schon erhebliche Wirkung zeigte.

Kurz nach Mitternacht hatten wir beide dann genug gebechert und geguckt
und beschlossen, uns auf den Weg zurück zum Hotel zu machen. Tanja war
schon ziemlich beschwipst, daher musste sie sich auch bei mir einhaken,
damit sie mit ihren hochhakigen Stiefeln nicht auf die Nase fiel. Von
meiner Zivildienstzeit kannte ich mich am Europaplatz noch relativ gut
aus, daher sagte ich, wir könnten eine Abkürzung nehmen, um in unser
Hotel zu gelangen.

Während wir durch kleine Straßen und Gassen gingen, meinte meine Frau,
dass sie durch den Alkohol und die Darbietungen der Stripperinnen
derartig geil geworden wäre, dass sie so schnell wie möglich einen
harten Schwanz zwischen die Beine brauchen würde! Ich lachte und freute
mich über die Aussicht, mit Tanja noch eine geile Nummer abziehen zu
können. Unterdessen waren wir in eine schmale Gasse geraten, die nur
von sehr wenigen Straßenlaternen beleuchtet wurde. Rechterhand sah ich
plötzlich einen Mann auf einer Bank sitzen oder vielmehr liegen,
daneben waren einige schmutzige Plastiktüten platziert. Es musste sich
wohl um einen Obdachlosen handeln, was in dieser nicht gerade feinen
Gegend auch kein Wunder gewesen wäre. Als wir an dem Kerl vorbeigehen
wollten, fuhr er ruckartig auf und starrte uns an. “Haste mal eine
Kippe für mich armen Kerl, Kumpel?” fragte der Typ mit rauer Stimme.
Ich zog meine Zigarettenschachtel aus der Hemdtasche und reichte dem
Penner einen Glimmstängel. “Brauchst du auch Feuer, Kamerad?” fragte
ich den Mann, was dieser jedoch verneinte. Tanja zog mich am Arm und
wollte wohl so schnell wie möglich weitergehen, als der Knabe an der
Zigarette ziehend meinte “Geile Tussi haste da, Bruder!”. Lachend
erklärte ich dem Wermutbruder, dass die “Tussi” meine Ehefrau wäre.
“Mann, hast du aber ein Glück, so eine geile Schnitte zur Frau zu
haben!” antwortete er. “Ich heiße übrigens Hans” erklärte er daraufhin.
“Ich bin der Marc und das hier ist Tanja” entgegnete ich dem Penner,
zündete mir nun ebenfalls eine Zigarette an und bemerkte im
Schummerlicht der Laterne, dass der Obdachlose meine Gemahlin mit
gierigen Blicken musterte. “Meine Frau gefällt dir wohl augenscheinlich
recht gut, wenn ich auf die Beule in deiner Hose schaue!” sagte ich
grinsend zu ihm. “Ja, das kann ich wohl kaum bestreiten. Bei diesem
geilen Anblick kann einem schon die Hose platzen, Kumpel. Wart mal, ich
hol meinen Schwanz raus, damit er etwas frische Luft schnappen kann!”
sprach der Typ, öffnete den Reißverschluss seiner verschlissenen Hose
und förderte ein monströses Glied zu Tage! Selbst im halbsteifen
Zustand war der Riemen des Penners mindestens 20 bis 23 Zentimeter lang
und auch enorm dick und fleischig! Mir blieb bei diesem Anblick die
Spucke weg, und auch Tanja rief erstaunt “Was ist das denn für ein
riesiges Monster!”. “Tja, da staunt ihr beiden aber, stimmt’s? So was
hast du bestimmt noch nicht gesehen, Süße, hab ich recht?” johlte der
Penner und fing nun auch noch an, seinen mächtigen Fickkolben richtig
hart zu wichsen. “Möchtest du ihn nicht mal anfassen, Tanja? So einen Schwanz haste
bestimmt noch nie in der Hand gehabt!” meinte er lachend und massierte
seinen Penis dabei immer heftiger. “Wie bitte, was soll ich tun?” rief
meine Frau entsetzt. Durch den Alkohol und die Situation immer geiler
geworden, sagte ich zu ihr mit heiserer Stimme “Schatz, jetzt stell
dich doch nicht so an! Was ist denn schon dabei, wenn du bei Hans mal
ein bisschen Hand anlegst!” und drängte sie sachte in Richtung der
Bank. Widerwillig setzte sie sich neben den Obdachlosen und betrachtete
den Riesenschwanz aus der Nähe. “Du hast ja wirklich ein mörderisches
Gerät, Hans!” entfuhr es ihr und zögerlich packte sie den harten Schaft
des Mannes mit einer Hand, zog die Vorhaut des Kerls nach unten und
blickte mit steigender Erregung auf seine gewaltige Eichel. Mit
langsamen Bewegungen begann sie, den enormen Phallus des Penners zu
wichsen, woraufhin dieser vor Lust aufstöhnte. Tanja massierte jetzt
mit der einen Hand den Schaft des gigantischen Prügels, während sie mit
den Fingern der anderen Hand die pulsierende Eichel des schmuddeligen
Typs reizte, indem sie mit den Fingernägeln daran kratzte und
schließlich in die Öffnung des Schwanzkopfes fuhr. Hans keuchte geil,
holte seine beiden prallen Eier aus der Hose und forderte Tanja auf,
diese ebenfalls zu kneten, was meine Gattin auch sofort tat. Hans
jammerte vor Geilheit auf, als Tanja die dicken Hoden geschickt
stimulierte. “Du machst das toll, Kleine!” schnaufte er, stand dann
jedoch auf und stellte sich mit seiner riesenhaften Eichel vor die
Lippen meiner Frau. “So, Baby, jetzt nimm ihn mal in dein Maul und
lutsch ihn gründlich ab!” rief der Penner mit befehlender Stimme. Sie
sah mich entgeistert an, doch ich forderte sie ebenfalls auf, dem
Wunsch des Penners nachzukommen. “Na komm, mach schon s’ Maul auf, du
Schlampe!” schnaufte der Kerl, woraufhin Tanja langsam die Lippen
öffnete und seine dicke pochende Eichel in ihren Mund aufnahm. Der Typ
schob seinen stinkenden Schwanz immer tiefer in ihren Hals, was zur
Folge hatte, dass sie kurz würgen musste, doch Hans kannte keine Gnade,
sondern packte ihren Kopf fest mit beiden Händen und begann nun mit
heftigen Stößen ihren Mund zu ficken. Auch bei mir regte sich
inzwischen mein Schwanz und drückte mit Vehemenz gegen den
Reißverschluss meiner Hose, denn die Szenerie machte mich immer geiler.
Der Penner hämmerte seinen Riesenschwanz schneller und schneller ins
Blasmaul meiner Gattin, die verzweifelt nach Luft rang. Der Obdachlose
schien kurz vor dem Abspritzen zu sein, so laut keuchte er, während er
mit seiner prallen Eichel tief in den Hals von Tanja stieß.

Dann jedoch zog er seinen Riemen, der sehr stark pulsierte, abrupt aus
ihrem Mund, sah mich keuchend an und sagte dann grinsend “Deine Alte
hat mich so geil gemacht, dass ich sie jetzt ficken werde!” Zu Tanja
gewandt meinte der Penner, dass sie sich auf die Parkbank knien und ihm
ihr Hinterteil entgegen recken sollte. Seltsamerweise folgte Tanja
seinem Befehl sogleich, während Hans mich aufforderte, ihr das Kleid
nach oben über die Hüften zu schieben und ihr auch den Slip
auszuziehen. Gerne kam ich dem Anliegen des Obdachlosen nach, streifte
ihr das Kleid nach oben und entfernte ihren String und präsentierte ihm
nun Tanjas blanken Arsch. “Soll ich mich jetzt wirklich von diesem
stinkenden Kerl ficken lassen?” fragte sie mich mit belegter Stimme.
“Klar doch! Lass dich doch einfach von diesem Monsterschwanz ficken!
Ich bin nicht eifersüchtig, keine Angst! Die ganze Situation geilt mich
im Gegenteil immer mehr auf!” teilte ich meiner Gattin mit. Hans
spreizte jetzt mit seinen Fingern ihre geschwollenen Schamlippen
auseinander, um mit seiner rauen Zunge genüsslich über das schon nasse
Fleisch ihrer Fickgrotte zu gleiten. Der Penner stimulierte gekonnt
ihren Kitzler, woraufhin Tanja leise Lustschreie entfuhren. Auf und ab
wanderte Hans’ Zunge, brachte meine Frau zum Glühen und bereitete sie
auf einen spektakulären Fick vor!

“So, genug geleckt, Baby! Jetzt bekommst du mal was Großes in die Fotze
gebohrt!” grunzte der Obdachlose, nahm seinen bis zum Zerreißen
geschwollenen Schwanz in die Hand und stellte sich hinter ihren geilen
Hintern. Er rieb mit seiner fetten Eichel an ihren feuchten Schamlippen
auf und ab, brachte Tanja damit zum Stöhnen. Langsam drang die
Schwanzspitze des Penners in die nasse Möse meiner Frau ein, die vor
Geilheit aufschrie. Er schob seinen Hengstschwanz gnadenlos Zentimeter
um Zentimeter in den inzwischen schon ziemlich nassen Ficktunnel meiner
Frau, deren Möse sich anfühlte, als würde sie gleich zerreißen ob der
enormen Ausmaße des Pennerschwanzes! Als der Obdachlose seinen
Monsterpenis schließlich bis zur Wurzel in Tanjas Fotze versenkt hatte,
verharrte er einen Moment, um ihn dann wieder fast bis zur Gänze
rauszuziehen, um erneut vehement reinzustoßen. Ich stellte mich neben
die beiden Fickenden, schaute dem faszinierenden Liebesspiel mit
wachsender Geilheit zu und holte dann meinen pochenden Schwanz raus, um
ihn zu wichsen. Unterdessen bumste der Penner meine Alte rücksichtslos
durch. Er rief keuchend “Mann, deine Fotze ist echt super, heiß und
eng!”, hämmerte seinen Fickkolben brutal bis zum Anschlag hinein und
trieb Tanja langsam in Richtung eines ersten Orgasmus. Sie schrie wie
am Spieß und forderte nun auch ihrerseits den Penner auf, sie härter
und schneller zu vögeln, was dieser nur zu gern tat. Hans bohrte Tanja
seinen gigantischen Penis wuchtig ins schleimige Fickloch und packte
meine Frau nun mit beiden Händen an den Hüften, um so seinen wüsten
Stößen noch mehr Dynamik verleihen zu können. “So hat’s dir bestimmt
noch keiner besorgt, du geile Fickschlampe, stimmt’s?” keuchte der
Obdachlose, steigerte das Tempo seiner kraftvollen Stöße nochmals und
bescherte ihr einen phantastischen Orgasmus. Tanja jammerte “Ja, so bin
ich noch nie gefickt worden, du geiler Bock! Stoß ihn bitte noch tiefer
rein, du Schwein!” Der Mann schnaufte zustimmend, zog sein fettes
Genital fast bis zur Eichel raus und bohrte es ihr dann mit
Brachialgewalt wieder rein, sodass die Spitze seiner Eichel gegen ihren
Gebärmuttermund stieß, was Tanja vor Geilheit aufschreien ließ. In der
Zwischenzeit wichste ich wie blöd, so enorm machte mich die geile
Fickszene vor meinen Augen an. Der heruntergekommene Typ hatte eine
erstaunliche Ausdauer für sein fortgeschrittenes Alter, welches ich auf
Ende Fünfzig, Anfang Sechzig schätzte. Gute zehn Minuten fickte er
meine Gattin wie ein Berserker durch, was bei Tanja einen Höhepunkt
nach dem anderen verursachte.

Dann allerdings merkte ich, wie Hans immer heftiger atmete und die
Intensität seiner Stöße noch weiter steigerte, was ein untrügliches
Zeichen dafür war, dass auch der Penner sich seinem Orgasmus
unaufhaltsam näherte. “So, meine Süße, jetzt werde ich deine heiße
Fotze gleich mit meinem Ficksaft so vollpumpen, dass du überläufst!”
erklärte Hans ächzend. Er stieß noch ein paar Mal gegen ihre
Gebärmutter, was dazu führte, dass Tanja vor Lust schrie und ihn
anbettelte “Ja, du Dreckschwein, bitte spritz mir dein stinkendes
Sperma tief ins Loch rein!”. So hatte ich meine Frau noch nie erlebt!
Sie benahm sich wie eine billige Nutte und wollte von diesem versifften
Riesenschwanz jetzt auch noch besamt werden! Der Obdachlose legte
nochmals alle Kraft in ein, zwei letzte Stöße, grölte dann auf wie ein
verwundeter Eber und spritzte wie ein Feuerwehrschlauch ganz tief in
ihr ab. Keuchend jagte der Kerl Spermaschub auf Spermaschub in die
glitschige Fotze meiner Gemahlin, die haltlos stöhnte und die
Fingernägel ins Holz der Parkbank vergrub, so geil empfand sie die
Besamung durch den Penner. Der Typ schien schon lange nicht mehr
abgespritzt zu haben, denn seine Ejakulation innerhalb der Möse meiner
Gattin wollte gar nicht mehr aufhören. Es mussten mindestens zwölf bis
fünfzehn gewaltige Spermafontänen gewesen sein, die Hans in Tanjas
Gebärmutter deponierte.

Als der alte Sack endlich seine prallen Hoden vollständig in ihr
entleert hatte, schnappte er hörbar nach Luft und zog seinen über und
über mit Mösensaft und Sperma verschmierten Riesenschwanz mit einem
lauten “Plop” aus ihrer Fotze. Sofort floss ein dickes Rinnsal aus
Samen und Mösenschleim aus Tanjas Punze und tropfte auf die Sitzfläche
der Parkbank.

Hans ging mit immer noch total erigiertem Glied um die Bank herum,
stellte sich mit seiner besudelten Eichel vor meine Gattin und rief
“Nun lutsch’ bitte mal brav meinen Schwanz sauber, denn so kann ich ja
wohl kaum durch die Straßen ziehen!” Wie hypnotisiert öffnete sie ihre
Lippen, stülpte sie über seine dicke Schwanzspitze und begann
geflissentlich, seinen geilen Fickstachel abzulecken. Ich wollte
eigentlich auch abspritzen, aber das Schauspiel welches mir die beiden
geboten hatten, nahm mich so in seinen Bann, dass ich es glatt
vergessen hatte. Als Tanja den Monsterschwengel des Obdachlosen
wirklich gründlich mit ihrer Zunge gereinigt hatte, packte der Kerl
sein mächtiges, langsam erschlaffendes Genital in seinen Hosenstall und
meinte dann, ob wir ihn nicht zu seiner Unterkunft begleiten wollten,
denn dort würde er für uns eine nette Überraschung parat haben.

Ich packte ebenfalls meinen Docht wieder ein, half Tanja auf die Beine
und fragte sie, ob wir uns die Behausung unseres neuen “Freundes”
ansehen wollten. Sie antwortete, dass sie nichts dagegen hätte, falls
es dort nicht vor Ratten und Ungeziefer wimmeln würde. Der Penner
verneinte dies und forderte uns auf, ihm einfach zu folgen. Hans nahm
meine Frau an die Hand, während ich hinter den beiden herging. So
konnte ich sehen, wie das Sperma des Obdachlosen langsam aber sicher an
ihren Schenkeln nach unten rann. Welch ein geiler Anblick! Nach etwa
fünf Minuten erreichten wir eine noch schäbigere Gasse, in welcher Hans
zielstrebig auf einen heruntergekommenen Hauseingang zustrebte und
einen uralten Schlüssel rauszog. Er sperrte die verratzte Haustür auf,
die erbärmlich knarzte und suchte murmelnd den Lichtschalter. Als es
etwas heller wurde (die Glühbirne musste auch schon zehn Jahre auf dem
Buckel haben!), öffnete Hans zu unserem Erstaunen eine Tür, die
offensichtlich in den Keller führte. Wortlos betätigte er einen anderen
Lichtschalter und ging dann die ausgetretenen Stufen hinab. Tanja und
ich folgten ihm mit einem komischen Gefühl im Bauch, denn man konnte ja
nicht wissen, was der alte Penner mit uns vorhaben würde. Hans wandte
sich am Ende der Kellertreppe nach links, ging auf eine relativ massive
Eisentür zu und klopfte dreimal daran. Nach einigen Sekunden öffnete
sich die Tür und ein ebenfalls ziemlich ungepflegt wirkender
Zeitgenosse in Hans’ Alter trat in Erscheinung. “Hallo Karl, ich hab’
Gäste für die Nacht mitgebracht! Das ist Marc (er deutete auf mich) und
seine geile Frau Tanja, deren Fotze ich eben schon ausprobiert habe!”
begrüßte der Obdachlose seinen Kumpel. Karl grüßte brummelnd und bat
uns, einzutreten. Der Raum war relativ groß, aber nur durch eine
einzige Glühbirne, die an der niedrigen Zimmerdecke baumelte,
erleuchtet, sodass ein schummriges Dämmerlicht vorherrschte. Es lagen
drei, vier verdreckte Matratzen auf dem Boden, auf denen wohl die
Penner schlafen würden. Wir sahen auch ein versifftes Sofa, auf welchen
zwei weitere Wermutbrüder saßen und sich gerade aus einer Wodkaflasche
die Kanne gaben! “Das sind Erwin und Heiner, zwei weitere Freunde von
mir!” erklärte Hans. Auf einem langen, etwa hüfthohen Tisch standen
etliche Alkoholflaschen, die die Penner offensichtlich bereits geleert
hatten! Der Raum hatte zwar keinerlei Fenster, was auch die sehr
muffige, abgestandene Luft erklärte, jedoch erkannte ich eine weitere
Tür an einer der Seitenwände und fragte unseren “Gastgeber”, wohin
diese führen würde. “Ach ja, da geht’s ins Bad und zum WC. Unser Gönner
hat uns wirklich ein luxuriöses Apartment zur Verfügung gestellt, nicht
wahr?” sagte der Typ mit einem Grinsen. Auf meine anschließende Frage,
wer denn dieser Gönner sei, meinte Hans, dass es der Besitzer dieses
Mietshauses sei, der diesen Kellerraum nicht hätte vermieten können und
ihn deshalb einigen bedürftigen Obdachlosen kostenlos zur Verfügung
gestellt hätte. “Aber genug der langen Rede. Wollt ihr zwei was
trinken? Wie wär’s mit einem Gläschen Wodka?” fragte Hans. Meine Frau
wollte eigentlich ablehnen, da sie bereits einiges intus hatte, aber
ich entgegnete, dass wir gerne auf sein Angebot zurückgreifen würden.
So holte Hans denn zwei saubere Gläser, in denen früher scheinbar Senf
oder ähnliches verkauft worden war, goss sie jeweils fast bis zum Rand
voll und reichte sie uns. “Na denn, Prost, Kameraden!” rief er und nahm
einen tiefen Zug aus der herumkreisen Flasche. Ich nahm nun ebenfalls
einen ordentlichen Schluck und forderte Tanja auf, es mir gleich zu
tun. Zögerlich nippte meine Gattin an dem Glas, als ich zu ihr trat und
ihr ins Ohr flüsterte, dass sie lieber das Zeug runterschlucken sollte,
denn sonst wären die Kerle noch beleidigt. Folgsam leerte sie deshalb
mit einem langen Schluck ihr Glas, hustete und schüttelte den Kopf.
“Bravo, Lady! Du hast ja einen guten Zug drauf!” lobte sie Erwin
daraufhin, während Heiner hinter sie trat und langsam den
Reißverschluss ihres Kleides nach unten zog, die Träger von ihren
Schultern streifte, sodass meine Frau nun oben ohne vor den Pennern
stand! Heiner legte seine schmutzigen, schwieligen Hände auf Tanjas
Brüste und fing an, diese kräftig zu massieren. “Geile Titten hat deine
Alte!” lachte er, drückte die supersteifen Brustwarzen heftig zusammen,
woraufhin meiner Gattin ein leises Stöhnen entfuhr. Karl kniete sich
jetzt vor meine Frau, zog das Kleid vollends nach unten, wodurch Tanja
nun bis auf ihre geilen hochhakigen Stiefel splitterfasernackt vor der
brünstigen Männern stand. “Wow, hat die einen geilen Körper!” keuchte
Karl, erhob sich und fing an, schmatzend an ihren phantastischen
Nippeln zu saugen, während Heiner weiterhin ausgiebig die Titten
durchknetete.

Unterdessen begannen Hans und Erwin, sich ihrer verschmutzten Kleider zu
entledigen. Als die beiden sich vollständig ausgezogen hatten, sah ich,
dass nicht nur Hans einen riesigen Schwanz sein Eigen nennen konnte,
sondern auch Erwin mehr als gut bestückt war. Die zwei Penner spielten
nun mit ihren dicken Fickorganen, während sie zusahen, wie ihre beiden
Kumpel die Möpse meiner Frau verwöhnten. “He, Wechsel beim
Tittengrapschen!” rief Hans, woraufhin nun er und Erwin sich der geilen
Euter meiner Gemahlin annahmen, während Heiner und Karl sich nun
ebenfalls komplett auszogen. Die Penner verwöhnten die Titten meiner
Frau aufs Feinste, was sich darin äußerte, dass sie vor Geilheit
unablässig aufstöhnte. “Die Tussi ist ja richtig geil!” meinte Erwin
und zwickte sie kräftig in die Brustwarzen, während Hans die Möpse
heftig durchknetete. Nun rief er seinen Kumpels zu, dass sie die
Flaschen vom Tisch räumen sollten, denn er würde nun gerne ihre Fotze
lecken. Schnell stellten die Männer die leeren Flaschen vom Tisch,
legten meine Frau sodann mit dem Rücken auf die Tischplatte, woraufhin
Hans ihre Schenkel öffnete und genießerisch das schon äußerst nasse
Fleisch ihrer Möse mit seiner Zunge bearbeitete, während Erwin und
Heiner sich jeweils neben den Tisch stellten und Tanja aufforderten,
ihre steifen Schwänze zu wichsen! Karl hingegen platzierte sich neben
Erwin auf Kopfhöhe meiner Frau und befahl ihr, die Lippen zu öffnen und
seinen Prügel ordentlich zu lutschen, was diese auch sogleich folgsam
machte. Der Penner schob ihr wüst seinen langen dicken Pfahl ins Maul,
fickte ihren Mund wie ein Irrer und grunzte vor Wollust. Seine fette
Eichel stieß ständig gegen ihre Mandel, was meine Frau fast zum
Erbrechen brachte!

Unterdessen beendete Hans die Mösenleckerei, nahm seinen prallen Schwanz
in die Hand und führte die zuckende Eichel an den Eingang ihrer
glitschigen Fickhöhle. “So, mein Schätzchen, jetzt werde ich dich
nochmal richtig geil durchficken!” meinte der üble Typ und drückte mit
aller Kraft seine Schwanzspitze in das schon aufnahmebereite Fickloch.
Hans bohrte ihr seinen mächtigen Phallus bis zur Wurzel in die Muschel,
packte Tanja an den Unterschenkel und spreizte ihre langen Beine
v-förmig auseinander, um dann den Liebesakt mit wuchtigen Stößen zu
eröffnen, während seine Freunde von ihr immer noch heftig gewichst
wurden und Karl unaufhörlich seinen Pimmel in ihre Kehle jagte. Ich
spürte unterdessen, wie mein steifer Schwanz meine Hose zu sprengen
schien, ließ ihn deshalb rausschnellen und griff mir einen abgewetzten
Stuhl, um mich hinter Hans zu setzen, um somit besser beobachten zu
können, wie sein riesenhafter Fickbolzen vehement in die gut
geschmierte Fotze meiner Gattin donnerte. Der Obdachlose schnaufte vor
Geilheit, drosch Tanja das Ding bis zum Ansatz ins enge Loch und
beschimpfte sie dabei noch als Nutte oder Fickschlampe, was mich und
wohl auch sie aber nur noch mehr anzutörnen schien.

In der Zwischenzeit fickte Karl ihren geilen Blasmund immer schneller
und heftiger, denn er näherte sich offensichtlich seinem Orgasmus. “Oh
Mann, du Biest, mir kommt’s gleich!” grölte er lautstark, brüllte kurz
auf und schoss dann seinen Samen tief in ihrer Kehle ab! Der Obdachlose
spritzte wie verrückt, auch er schien so länger keine Ejakulation mehr
gehabt zu haben, so gewaltig war die Spermamenge, die meine Gattin nun
schlucken musste, um nicht zu ersticken! “Ja, du Schlampe, schluck
meinen Saft schön runter!” keuchte Karl, als er sich vollständig in
Tanjas Mund entleert hatte. Auch sein Kumpel Hans rammelte sie jetzt
immer schneller und härter durch. Seine dicken Eier klatschten bei
jedem Stoß gegen ihr Poloch und wurden wie in einem Cocktailmixer hin-
und hergeschleudert, was Hans aber nur noch geiler machte. “Du bist so
geil, Tanja! Ich kann es nicht mehr zurückhalten, ich spritze dich
gleich bis zum Rand hin voll!” stöhnte der Mann ächzend und bäumte sich
nochmal heftig auf, ehe seine pochende Eichel die erste Spermasalve in
ihren Gebärmuttermund abfeuerte. Meine Frau wurde von einem gewaltigen
Orgasmus mitgerissen, welcher durch Hans’ abspritzenden Schwanz noch um
einiges intensiviert wurde. Schwer schnaufend und schwitzend pumpte der
Penner Unmengen seines schleimigen Samens in meine Gemahlin, die vor
Lust nur noch wimmerte und ihn aufforderte, sie kräftig zu besamen. Die
Menge an Ficksahne war dermaßen enorm, dass bei jedem Stoß des
stinkenden Kerls etliche Spermatropfen aus ihrer Möse quollen, obwohl
er sein voluminöses Fickgerät noch gar nicht rausgezogen hatte! Als er
dies tat, tropften von der großen Eichel einige langgezogene Samenfäden
auf den verschlissenen Fußboden. Aus Tanjas geschundenem Fickloch rann
ein dickes Rinnsal seines fruchtbaren Saftes heraus und bildete auf dem
Boden bereits eine kleine Pfütze! “Jetzt brauche ich aber eine Pause,
die Alte hat mich total abgemelkt!” lachte Hans.

Auch Karl hatte sein Potenzial an Sperma fürs Erste verschossen. Er
wankte mit Hans zum Sofa und ließ sich draufplumpsen. Die beiden
genehmigten sich einige tiefe Schlucke aus der Wodkaflasche und sahen
zu, wie sich Erwin jetzt zwischen die Schenkel meiner Frau stellte, um
ihr seinen knüppelhart gewichsten Fickstab in die Fotze zu bohren, die
auf Grund der Besamung durch Hans schon mehr als bereit dafür war!
Heiner hingegen zwängte seine klobige Eichel zwischen ihre Lippen und
fing an, sie heftig in den Mund zu ficken. Der Penner stieß seinen
ebenfalls überdurchschnittlich großen Prügel wuchtig in Tanjas Schlund,
die seine dicken Hoden massierte, um den Obdachlosen noch mehr
aufzugeilen. Erwin fickte meine Frau unterdessen mit sehr langsamen,
aber dafür umso härteren Stößen durch. Der Mann rammte ihr seine
gigantische Latte bis zum Anschlag in die schleimige Fickgrotte, was
sie vor Wollust laut aufstöhnen ließ. Der ekelig riechende Typ presste
ihre Beine gegen seinen Körper und hielt sie an den spitzen Absätzen
ihrer Stiefel fest, damit er noch tiefer in den Tanjas geilen
Ficktunnel eindringen konnte, was bei ihr erste Orgasmus-Wallungen
auslöste. Der verwahrloste Kerl steigerte jetzt seine Stoßintensität
und sein Ficktempo kontinuierlich, schnaufte dabei wie kurz vor einem
Herzinfarkt und lobte ihre Muschel überschwänglich. “So eine geile
Fotze habe ich schon lange nicht mehr gefickt!” grunzte Erwin und
rammte seine Eichel bei jedem Stoß gegen den Muttermund meiner
Gemahlin, die daraufhin laut aufgeschrien hätte, wenn nicht Heiners
Megadödel gerade ihr Maul gefickt hätte! Heiner schien aber leider
keine solche Ausdauer wie sein Vorgänger Karl zu haben, denn er johlte
plötzlich laut auf und entlud ächzend seine Eier tief in Tanjas Mund.
Auch er pumpte unglaubliche Mengen von Samen in ihre Kehle. Sie
schluckte die heiße Ficksahne des Penners gierig hinunter, was mich
wunderte, denn mir hatte sie solch ein Vergnügen noch nie gestattet!
Mit von Sperma beschmierten Lippen rief sie nun “Komm, du Sack,
besorg’s mir und spritz mich mit deinem stinkenden Samen voll!” Erwin
animierte diese Aufforderung dazu, sie noch wütender und schneller
durchzuvögeln. “Aah, du Miststück, du machst mich fertig! Pass auf,
jetzt wird deine enge Punze gleich überflutet!” jammerte der Penner und
biss die Zähne zusammen, als er zuckend abspritzte. Er jagte einen
Spermaschwall nach dem anderen in Tanjas Gebärmutter, die den heißen
Saft des Obdachlosen gierig in sich aufnahm! Einer Maschine gleich
füllte der mächtige Riemen des Typen ihre heißgefickte Möse ab. Immer
mehr Samen verabreichte der Penner meiner Frau, die nur noch vor
Geilheit brüllte! Nachdem Erwin seinen immer noch erstaunlich steifen
Pimmel aus ihrer Fotze herausgezogen hatte, sprudelte ein ganzer
Spermabach unmittelbar danach heraus und floss über die Tischkante auf
den Boden, wodurch bald Rutschgefahr bestehen würde, falls die Penner
weiterhin so abspritzen würden!

Hans erhob sich nun vom Sofa und befahl meiner Frau barsch, die
Tischplatte freizumachen und legte sich selbst mit dem Rücken auf die
Oberfläche des verkratzten Möbelstücks. Er ließ die Beine hinabhängen
und rief erregt “Komm, Süße, lutsch ihn mir nochmal kräftig!”. Tanja
beugte ihre Lippen wie ferngesteuert über die riesige Eichel und nahm
diese sogleich in ihrem Mund auf. Auf und ab wippte ihr Kopf bei der
erregenden Tätigkeit, die Hans zum Keuchen brachte und mich
veranlasste, meinen bockharten Schwanz noch heftiger zu wichsen. Jetzt
trat Karl hinter meine schwanzblasende Gattin, zerrte mit seinen
Fingern ihre feuchten Schamlippen weit auseinander und setzte seine
harte Eichel an den Eingang ihrer Fickmöse. Die monströse Schwanzspitze
glitt sofort ohne Widerstand in Tanjas heißen Fickkanal und schon
steckte der ganze mindestens 24 cm lange Monsterschwanz in ihrer nassen
Vagina. Der Penner umfasste mit seinen ekelhaften Händen ihre Hüften
und holte mit seinem Becken kräftig aus, um ihr jetzt seinen
steinharten Pfahl bis zum Anschlag in die Röhre zu donnern! Je
schneller Karl meine Alte bumste, desto heftiger saugte sie auch an
Hans’ fetten Fickstachel, was diesen Sternchen sehen ließ. Der Mann
johlte vor Geilheit und nannte sie “geile Fickfotze” und “verhurte
Schwanzlutscherin”. Karls Riesengenital ließ meine Frau vor Lust
schaudern und bescherte ihr einen Orgasmus nach dem anderen. Immer
wilder rammte der Obdachlose seinen gigantischen Prügel in die enge
Muschel hinein, stieß dabei stets gegen die Gebärmutteröffnung und
trieb Tanja langsam aber sicher in eine andere Dimension. Auch Hans
grunzte jetzt vor ungezügelter Wollust, so geil lutschte meine Gemahlin
sein hartes Megarohr! Der Typ atmete immer schneller und wurde
zusehends unruhiger. “Oh, du geile Ficktussi, du machst mich noch
völlig irre mit deiner Zunge und deinen heißen Lippen. Schluck nun
meine geile Ficksahne!” jammerte der Obdachlose und spritze dann
japsend in ihrem Schlund ab. Seine dicken Hoden pumpten wahre Unmengen
an Ficksaft in ihren Hals, sodass sie größte Mühe hatte, die
Pennersauce vollständig runterzuschlucken! Mir schien es, als würde
Tanja gleich ersticken, so enorm war die Ejakulation des ätzenden alten
Knackers! Unterdessen fickte Karl meine nicht mehr wiederzuerkennende
Frau unaufhaltsam in Richtung eines unbeschreiblichen Höhepunktes.
Stöhnend würgte er Tanja seine Monsterlatte bis auf den letzten
Millimeter in die vollgeschleimte Spalte rein und massierte
gleichzeitig ihre geilen Arschbacken. “Mann, bist du eine geile
Fickkeule! Ich glaub, ich werd’ verrückt!” grunzte der Kerl, woraufhin
sie antwortete “Ja, mach mich fertig, du alter Sack! Pump mir deinen
Rotz in die Möse, du Stinktier!”. Dies musste sie Karl allerdings nicht
zweimal sagen, denn er legte nochmal all seine Kraft in seinen
stahlharten Schwanz und drang jetzt so tief in sie ein, dass die Eichel
den Muttermund durchstieß. Nun gab es auch für den widerlichen Penner
kein Halten mehr und er fing an, hemmungslos in Tanjas Punze
abzuspritzen. Einen Spermastrahl nach dem anderen pumpten seine
unglaublich fetten Eier in meine Frau, die sich vor Lust in einen ihrer
Finger biss! Karls Eichel verströmte eine unglaubliche Samenflut tief
Tanjas Leib, so als ob eine Wasserleitung geplatzt wäre! Nach schier
endlosen zehn bis zwölf intensiven Spermaschüben hatte sich der
Wermutbruder wirklich bis auf den allerletzten Tropfen in der engen
Lusthöhle meiner Gattin entleert. Mit einen lauten schmatzenden
Geräusch zog Karl seinen wahrlich mächtigen Penis aus ihrer Fotze,
woraufhin erneut ein dickes Spermarinnsal aus ihr rausquoll und an den
Innenseiten ihrer Oberschenkel hinablief. Zitternd stand sie da, ihren
geilen Arsch immer noch obszön nach oben gereckt, und versuchte, wieder
die Realität zu erreichen, während Karl wankend zurück zum Sofa
torkelte. Auch Hans hüpfte scheinbar völlig ausgelaugt von der
Tischplatte und forderte nunmehr seinen Pennerfreund Heiner auf, es
meiner Frau gründlich zu besorgen. Der heruntergekommene Typ trat
hinter meine Alte, umspannte mit seinen Händen ihre Möpse und walkte
diese rabiat durch, zwickte sie in die Nippel und drückte Tanja dann
mit dem Bauch auf die Tischplatte. Er hielt sich mit dem Vorspiel nicht
lange auf und stocherte mit seiner geschwollenen Eichel zwischen ihren
Schamlippen herum, bis er schließlich den Eingang fand und genüsslich
seine Schwanzspitze in ihren engen Schlitz schob. Nachdem Heiner seinen
mächtigen Riemen bis zur Wurzel in Tanja versenkt hatte, begann er mit
kraftvollen Stössen, sie ausgiebig zu penetrieren. “So, mein Mäuschen,
jetzt wird dir Heiner mal anständig die Möse polieren!” sagte er mit
tiefer Stimme und stieß seinen Schwanz wie ein Berserker in ihre nasse
Fotze rein. Durch die Spermaozeane seiner Vorgänger flutschte Heiners
Dödel wie der Kolben einer Maschine rein und raus, bescherte meiner
Frau höchstes Fickvergnügen und ließ sie lauthals aufschreien. “Du
geiles Schwein, fick mich zu Kleinholz mit deinem Riesenschwanz!”
krakelte sie und kratzte mit ihren spitzen Fingernägeln an der
Tischplatte herum. Dieser Aufforderung an den Obdachlosen hätte es
allerdings gar nicht bedurft, denn Heiner haute ihr mit der flachen
Hand ein paarmal kräftig auf die Pobacken und erhöhte das Tempo seiner
Attacken stetig. “Keine Angst, Kleine, ich fick dich durch, bis deine
Fotze glüht!” tönte der Penner. Jammernd ließ Tanja seine harten
brachialen Stöße über sich ergehen, massierte Heiners dicken
Penisschaft mit ihren Mösenmuskeln und brachte den ungewaschenen Kerl
damit nur noch mehr in Wallung. Heftig atmend pfählte der alte Bock
meine Gattin, rammte ihr seinen dicken Schwanz immer härter und tiefer
ins Fleisch ihrer geilen Grotte und stöhnte dabei wie kurz vor dem
Schlaganfall! Nach etwa zehn Minuten exzessiven Stoßverkehrs merkte ich
plötzlich, wie Heiners Bewegungen immer ruckartiger und wütender
wurden. Der Obdachlose schien sich seinem Orgasmus zu nähern, bohrte
ihr sein langes sehniges Genital noch ein paarmal ganz tief in ihre
Fickgruft und keuchte “Oh, du verfluchte schwanzgeile Nutte! Jetzt
werde ich so vollschleimen, dass dir mein Sperma zu den Nasenlöchern
rausquillt!”. Brüllend spritzte der Penner in Tanja ab, pumpte ihre
Gebärmutter mit seinem dickflüssigen Samen so voll, dass meine Frau
einen ohnmachtsartigen Höhepunkt erreichte! Heiner entlud seine
kochenden Eier zuckend und schimpfend in ihrer herrlichen Möse, die
alsbald von seiner Ficksahne überquoll! Unaufhörlich ejakulierte der
alte Suffkopf in ihrer Muschel und schien gar nicht mehr aufhören zu
wollen. Vor Erschöpfung stöhnend entzog ihr Heiner sein über und über
mit Fotzenschleim und Sperma verschmiertes Glied, das beim Herausziehen
ein eigenartig glucksendes Geräusch verursachte. Als wenn man einen
Korken aus ihrer Spalte gezogen hätte, schoss gleich daraufhin ein
fetter Samenschwall aus ihr heraus und klatschte auf den Fußboden, wo
sich mittlerweile eine ansehnliche Spermalache gebildet hatte.

Nun war Erwin wieder mit Ficken dran. Der Typ saß breitbeinig auf dem
Sofa und wichste schon erwartungsfroh seinen Hengstschwanz. Er rief
“Komm, Tanja, setz dich auf meine Pfahl und reite mich, du geile
Fotze!”, woraufhin meine Gattin sich ächzend von der Tischplatte
hinüber zur Couch bemühte, während die Samenfäden der vorhergehenden
Stecher an ihren Schenkeln hinabliefen. “Wenn ihr Bastarde mich so
weiter fickt, bin ich bald nur noch ein Wrack!” stöhnte sie klagend,
ging jedoch über der pulsierenden Eichel von Erwin in Stellung und
öffnete mit den Fingerspitzen ihre Schamlippen, um sich die riesenhafte
Schwanzspitze des Penners langsam in ihre schier unersättliche Möse
einzuführen. Gemächlich glitt sie am prallen Schaft des Obdachlosen
nach unten, bis schließlich der ganze lange Schwanz in ihrem heißen
Loch verschwunden war. Erwin umspannte ihre festen Brüsten, um diese
sanft zu massieren, während meine Alte anfing, den Pennerschwengel
heftig zu reiten. Auf und ab hüpfte sie wie eine Wilde, gab dem Mann
kräftig die Sporen und polierte wirklich gründlich die harte Fickstange
des übel riechenden Kerls. Erwin stöhnte vor Wollust, versuchte nun
auch von unten in sie reinzustoßen, was Tanja erst so richtig in Fahrt
brachte. Unterdessen war Hans, der neben den beiden saß, aufgestanden
und hatte sich hinter den Po meiner Frau gestellt. “Haltet mal einen
Moment still, ich will auch noch in die Muschel rein!” sagte er
brünstig und drückte seine große Eichel an Erwins Penis vorbei in das
saftige Fickorgan meiner Frau. Diese schrie vor Überraschung laut auf,
denn ihre Vagina wurde nun von zwei monströsen Rohren bis aufs Äußerste
gedehnt! Langsam fingen die zwei Penner nun an, sie im gleichen Takt zu
bumsen, was bei Tanja ein unartikuliertes Jaulen zur Folge hatte.
Synchron rammten die beiden Megadödel tief in ihre geile Punze und
bescherten ihr alsdann einen phantastischen Orgasmus. “Eure Schwänze
zerreißen mir ja die Fotze, ihr elenden Wichser!” jammerte sie
lautstark, während die schon ziemlich ergrauten Typen sie vehement
durchrammelten.

Unvermittelt zog Hans jedoch seinen Riemen aus der glitschigen Fickröhre
meiner Gemahlin und setzte seine rotglühende Eichel ein Stück höher an
ihrem Poloch an. Der Penner rieb mit der Penisspitze genüsslich an
Tanjas Rosette, was meine Frau aufschrecken ließ. “He, stop! Nicht in
den Arsch, da bin ich noch nie gefickt worden!” protestierte sie
schnaufend. “Nu’ mach dir mal nicht in die Hose, Schätzchen! Einmal ist
immer das erste Mal und ich pass schon auf, dass es dir nicht allzu
wehtun wird!” erklärte Hans lapidar. Der stinkende Bock erhöhte sodann
mit seiner Eichel den Druck auf ihr Arschloch und drückte so lange
dagegen, bis endlich der enge Schließmuskel nachgab und seine Eichel
langsam eindringen konnte. Hans bohrte gemächlich immer mehr von seinem
enorm Glied in ihren Hintern, wobei Erwin derweil lüstern an ihre
harten Brustwarzen saugte und nun auch wieder anfing, sie von unten
rhythmisch zu ficken. Nachdem Hans seine Monsterlatte bis zu seinen
teilweise ergrauten Schamhaaren in ihren superengen Anus gebohrt hatte,
verweilte er ohne sich zu bewegen in Tanjas Darm, um ihr Zeit zu geben,
sich an die ungewohnte Überdehnung zu gewöhnen. Jetzt jedoch begann der
Penner, sie mit langsamen, aber harten Stößen zu ficken, indem er
seinen prallen Schwanz fast ganz herauszog, um ihn aber sofort wieder
ganz tief hinein zu rammen. Mittlerweile hatten sich ihre geschundenen
Ficklöcher glücklicherweise an die beiden Riesenpenisse gewöhnt, und so
empfand meine Gattin langsam, aber sicher Gefallen an dieser
Doppelpenetration! Die zwei Obdachlosen versuchten nun, einen
gemeinsamen Fickrhythmus zu finden, was ihnen nach kurzer Zeit auch zu
gelingen schien, denn Tanja heulte in der Zwischenzeit vor Geilheit und
spornte die Wermutbrüder nun auch noch lautstark an, sie noch schneller
und härter zu ficken. Daher war es auch kein Wunder, dass Hans und
Erwin das Tempo und die Härte ihrer brachialen Stöße nur allzu gern
noch steigerten. Wie zwei Maschinen hämmerten die versifften Fickrohre
der beiden muffelnden Typen in ihre glitschigen Löcher, was sie mit
einem beständigen Stöhnen und Keuchen quittierte. “Komm, Erwin, besorg
‘s der Tussi nochmal so richtig! Aber mach schnell, denn ihr Arsch ist
so herrlich eng, dass ich meinen Saft nicht mehr lang zurückhalten
kann!” johlte Hans und reinigte mit seinem dicken Prügel ihren Arsch
aufs Gründlichste! Erwin bolzte wütend seinen Stab in ihre nasse Möse
und biss kräftig in einen der beiden steifen Nippel, sodass Tanja vor
Schmerz und Geilheit brüllte! Hans stöhnte in der Zwischenzeit immer
lauter und setzte zu einem atemberaubenden Endspurt an. “Oh ja, dein
Hintern ist so geil, ich komme, du Nutte! Ich werde deinen Arsch mit
meinem heißen Ficksaft überschwemmen, du geile Hexe!” schrie der
Obdachlose und begann mit beinahe spastisch anmutenden Zuckungen, ihr
seinen schleimigen Samen in den Darm zu pumpen. Obwohl der Typ bereits
dreimal innerhalb der letzten Stunden seine fetten Hoden vollkommen
entleert hatte, spritzte er unglaubliche Mengen seines dampfenden
Spermas in ihren Po! Mit brutalen Stößen jagte der Kerl meiner Frau
seine klebrige Sahne in den Arsch, während er dabei wie ein
Neunzigjähriger nach Luft rang! Auch Erwin konnte nunmehr seinen
Samenerguss nicht mehr hinauszögern und pumpte Tanja in zahlreichen
Schüben seinen warmen Fickschleim in die Fotze. Meine Frau war völlig
am Ende und heulte vor Wollust, so arg hatten ihr die beiden
schmuddeligen Stecher zugesetzt!

Als die beiden Penner nach einer scheinbar endlosen Weile ihre dicken
Eier in meiner Gemahlin entleert hatten, waren alle drei an diesem
genialen Fick Beteiligten total erschöpft und ausgepowert. Hans zog
seinen Schwanz aus ihrem Darm, woraufhin ein wahrer Spermastrom
raussickerte und an ihrer Vulva sowie an Erwins noch in ihrer Möse
steckenden Penis und dessen Eiern hinab aufs Sofa floss! Tanja ließ
sich einfach auf die Seite fallen, wodurch auch Erwins Liebessaft aus
der wundgefickten Fotze quoll.

Es herrschte nun eine geradezu gespenstische Ruhe in dem Kellerraum. Ich
hörte nur noch die hektischen Atemzüge von Tanja, Erwin und Hans und
war erstaunt, dass ich noch nicht abgespritzt hatte, denn das
Schauspiel, welches die drei mir geboten hatten, war echt vom Feinsten!
“Ich will sie auch in den Arsch ficken!” sagte plötzlich Karl im
Befehlston, setzte sich aufs Sofa und forderte meine Frau auf, sich
rückwärts auf ihn zu setzen und seinen Schwanz in ihren Po einzuführen.
“Ich kann doch nicht mehr, meine Löcher brennen und ich bin völlig
k.o.!” entgegnete sie stöhnend, aber Karl kannte keine Gnade und zog
sie einfach zu sich. Mit gespreizten Beinen griff sie sich Karls Penis
und drückte die Eichel dann gegen ihre Rosette, die von Hans’
Riesenprügel noch schön gedehnt war und ließ den fetten Schwanzkopf von
Karl vorsichtig in ihren Arsch gleiten. Sie setzte sich jetzt langsam
auf das lange Fickgerät des Penners und ließ den monströsen Phallus bis
zum letzten Millimeter in ihren Darm gleiten, was ohne Probleme gelang,
denn dieser war durch das Sperma von Hans bereits ordentlich geschmiert
worden. Sie fing an, Karl mit langsamen Stößen zu reiten, als Heiner
aufstand und sich mit total hart erigiertem Schwanz zwischen ihre
Schenkel stellte. “Komm, Baby, lass meinen Schwanz nochmal in deine
Fotze rein!” sagte der Obdachlose und führte seine Eichel an ihre
Schamlippen, welche er sodann teilte und mit einem wuchtigen Stoß
seinen dicken Riemen in Tanjas Möse reinbohrte. Nun legten die beiden
Penner richtig los und rammelten meine Gattin mit wuchtigen und
beinharten Stößen brutal durch! Unablässig drangen die riesigen
Schwänze bis zur Wurzel in die Körperöffnungen meiner Gemahlin ein, die
geil stöhnte und keuchte. “Ja, ihr stinkenden Schweine! Fickt mich, bis
ich in Ohnmacht falle!” grölte sie heiser und gab sich den schwitzenden
Typen lüstern hin. Ich erhob mich nun von meinem Stuhl und trat, meinen
Schwanz wichsend, neben das geile Ficktrio. Keuchend massierte ich
meinen Dödel und zielte mit der Eichel auf Tanjas Gesicht. Unterdessen
bumsten Karl und Heiner sie wie brünstige Esel so durch, dass sie vor
Lust laut aufschrie und mehrere Orgasmen hintereinander bekam. Jetzt
kamen auch Hans und Erwin zu uns, fingen an, ihre wieder hart
gewordenen Schwänze zu wichsen und feuerten dabei Karl und Heiner an,
meiner Alten den Gnadenstoß zu geben. Karl musste nun jedoch ihrem
engen Anus Tribut zollen, wuchtete Tanja sein steinhartes Rohr noch ein
paarmal in das Rektum und spritzte dann lautstark grunzend in ihrem
Arsch ab. Der Penner pumpte mit verzerrtem Gesicht und keuchendem Atem
sein Sperma in ihren Hintern, wodurch sie einen heftigen Höhepunkt
erreichte. Auch sein Fickfreund Heiner setzte mit rabiaten Stößen nun
dazu an, sie ein allerletztes Mal ausgiebig zu besamen! “Achtung, Baby!
Jetzt spritz’ ich deine Möse mit heißem Ficksaft voll!” grölte der
Kerl, bohrte seine Eichel in die Gebärmutter meiner Frau und ließ
jammernd seinen brodelnden Samen in sie spritzen. Das stinkende
Pennersperma füllte die Fickröhre meiner Gemahlin bis zum Überlaufen
ab, so enorm war die Menge an Ficksahne, die Heiner bei diesem letzten
Fick noch in Petto hatte! Auch für mich, Hans und Erwin gab es nun kein
Halten mehr. Wir wichsten wie auf Teufel komm raus unsere Prügel,
zielten auf Tanjas Gesicht und schossen dann fast gleichzeitig unseren
klebrigen Rotz auf sie ab. Selbst Hans ejakulierte noch eine
beachtliche Menge aus seinen Eiern, wenn man bedachte, wie oft er in
dieser Nacht schon gespritzt hatte! Unsere Kanonen feuerten eine
Spermasalve nach der anderen auf meine Frau ab, die mit ihrer Zunge
versuchte, den einen oder anderen Samenfaden aufzufangen. Sie sah
jedenfalls aus, als hätte ihr ein Maler einen Eimer mit Leim ins
Gesicht geschüttet! Der ganze Keller stank nach Sperma und zügellosem
Sex!

Nach etlichen Minuten des Erholens und Verschnaufens begann ich dann
langsam, meiner Frau auf die Beine zu helfen und ins Bad zu führen,
während die Obdachlosen sich total erledigt auf ihre muffligen
Matratzen gelegt hatten. Ich wusch Tanja ein wenig ab, gab ihr ihr
Kleid und half ihr sogar beim Ankleiden. Als sie fertig war, standen
die vier Penner auf und jeder von ihnen dankte meiner Gattin für diese
unvergessliche Nacht durch einen intensiven Zungenkuss. “Es war
phantastisch mit euch! Einfach unglaublich, wie viele Orgasmen ich
hatte!” erklärte sie den vier alten Böcken. Hans reichte mir die Hand
und lobte mich für meine Toleranz, ohne welche diese geile Ficknacht
gar nicht möglich gewesen wäre. “Keine Ursache! Ich hatte ja auch
meinen Spaß dabei, vor allem virtuell!” entgegnete ich dem Penner, nahm
meine Frau an die Hand und verließ mit ihr den Kellerraum.

Im Hotel angekommen, fiel sie wie ein gefällter Baum aufs Bett und ich
musste sie mühsam entkleiden. Ich blickte auf die Uhr und sah, dass es
bereits vier Uhr morgens war. Nachdem ich Tanja zugedeckt hatte, legte
ich mich ebenfalls aufs Ohr und dachte noch eine Weile fasziniert über
die Geschehnisse nach. Ich kam zu dem Schluss, dass so eine Städtereise
wirklich was für sich haben kann…

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BDSM Erstes Mal Fetisch

Laura und Clara Teil 2

Zweiter Teil

Für besseres Verständnis der Zusammenhänge bitte erst den 1.Teil lesen!

Ich hatte einige Probleme einzuschlafen, da mein Schwanz einfach nicht schlapp werden wollte und es schon ein wenig schmerzte. Auf dem Rücken liegend und mein Schwanz hart auf meinem Bauch konnte ich endlich Ruhe finden und wäre sicher auch eingeschlafen, wenn nicht mein Handy klingeln würde. Es muss es schon eine Zeit lang getan haben, wie mir auffiel, als ich es dann doch nach einigen Minuten nahm und draufschaute. Eigentlich wollte ich es nur ausmachen, doch als ich sah, dass mein Kumpel mich schon 15x angeklingelt hatte, bin ich dann doch rangegangen, vielleicht ist was passiert und es war wichtig? Clara schlief so fest, sie bekam von alledem gar nichts mit.
Ich ging ran Hallo? Hallo, hier Laura, ich bekomme Mani (mein Kumpel) nicht die Treppen hoch, kannst du mir bitte helfen ich weiß nicht was ich machen soll, schluchste Laura heulend und lallend ins Telefon. Ich hab schon versucht im Hinterhof auf der Bank zu schlafen aber das ist toal unbequem und jetzt hat es auch noch angefangen zu nieseln.
Dieser Idiot, kennt seine Grenze mit 27 immer noch nicht und lässt sich einfach zulaufen. Natürlich bekommt die zierliche Laura den ausgewachsenen Mani nicht in den vierten Stock. Ich komme, seufze ich und röpse ins Telefon bevor ich ein bis gleich hinterherschiebe. Danke, schluchzte Laura noch. Also schnell rüber, den Kaot ins Bett hiefen und dann wieder hierher zu Clara. Ich kramte mein Handy raus und machte zufrieden ein Bild von der nackten und wirklich süßen Maus. Ich werd wohl doch hier einziehen, denke ich mir, während ich mir langsam mein Hemd anziehe. Dann die Boxer und jetzt bemerkte ich erst das nächste Problem. Die scheiß Viagra wirkte immer noch! Mein Schwanz lag steinhart auf meinem Bauch. Er würde aus der Boxer schauen, wenn ich sie anziehe und sicher würde es unbequem sein. Egal, dann halt ohne Boxer, ist ja nur kurz rüber. Bin in 10 Minuten wieder hier und dann fick ich die kleine noch mal. Oh ja, das werde ich machen, ob sie davon wohl wach wird oder ich sie im Schlaf bumsen kann? Schweifen meine Gedanken wieder ab. Das Telefon vibriert erneut, Mani steht drauf und seien Fraze schaut mich von meinem Handy an (Profilfoto). Ich gehe ran, ja? Frage ich schon leicht genervt und suche meine Hose. Wo bleibst du denn, du bsit doch bei Clara oder? Woher weißt du das? Frage ich irritiert. Sie kichert, so wie ihr euch unterhalten habt in der Bar, war das nicht leicht zu erraten. Außerdem hast du nicht mal gesagt wie lange du her brauchst, sondern hast nur gesagt, dass du gleich hier bist. Ihr hattet Sex stimmt? Brabbelte sie los. So viel Scharfsinn hatte ich ihr zum einen gar nicht zugetraut und zum anderen war mir das in meinem Zustand gerade echt zu viel. Ja, bin in drei Minuten da, muss mich noch anziehen, bis gleich, legte ich auf.
Unterm Bett lag meine Hose und ich zog sie an. So ne scheiße, der guckt da natürlich auch raus, so geht das doch nicht! Ok ok, ruhig bleiben, dachte ich mir. Was solls, bist halt ein Mann und wird schon keiner sehen und is doch auch mal ein Kick, redete ich mir sicher gut zwei drei Minuten selber Mut zu. Ich entschied mich den Gürtel nicht zu fest zuzuziehen und strich das Hemd über die Hose. Zum Glück war es lang genug, geht doch, sieht keiner, das ich nen Steifen aufm Bauch liegen habe, redete ich mir vorm Spiegel zu. Im Profil sahs schon etwas komisch aus, aber von vorn sah man nichts, solange man nicht genau hinguckte.
Das Telefon klingelte schon wieder, es waren inzwischen schon wieder gut fünf Minuten vergangen. Ja doch, ich laufe schon die Treppen runter, raunte ich ins Telefon und legte gleich wieder auf. Ich zog mir meine Schuhe an und ging los. Treppen runter, über die Straße, in den Hinterhof und an der Tür kauerte Mani auf der Treppe, angelehnt an die Wand und offensichtlich nichts mehr checkend und Laura, hübsch adrett und aufgeweckt daneben. Als sie mich sah rannte sie freudig auf mich zu und drückte mich. Ich beugte mich vor, damit sie ja nicht meinen Bauch berührte, wäre ja auch zu peinlich gewesen. Ich schob sie weck mit der Begründung, dass ich jetzt keine große Zeit verlieren will, da Clara nackt auf mich wartete. Ja klar, kicherte Laura und ging dann voraus, während ich mir Mani vornahm. Ich musste ihn letztenendes über die Schulter nehmen und die ganzen vier Etagen hoch hiefen, da er zu nichts mehr im Stande war. Super, dachte ich mir. Immerhin tänzelte Laura vor mir umher und ich konnte ihren geilen Knackarsch bewundern, der knapp unter ihrem Kleidansatz versteckt war. Ich bildete mir ein einen roten Slip sehen zu können, wenn ihr kurzes Kleidchen zu sehr hochwehte, aber sicher war ich mir nicht.
Endlich oben angekommen, hat Laura auch schon die Wohnung aufgeschlossen und ich kann mehr schlecht als recht Mani in sein Bett werfen. Puh, das war ganz schön anstrengend, keuche ich und geh in die Küche um mir erst mal ein Wasser zu nehmen. Laura folgt mir und nimmt sich auch eins. Schade das er schon müde ist, ich hätt noch gern weiter getanzt. Ihr habt getanzt? Frage ich stuzig zurück, weil Mani eigentlich nicht so der Tänzer ist. Ja war toll und dann war er auf einmal total down und es ging fast gar nichts mehr. Der Alkohol eben, erwidere ich und trinke noch einen Schluck.
Was hast du denn da? Fragt mich plötzlich Laura und deutet auf meine Hose, wo sich mein Schwanz versteckt. Ach nichts weiter, weiche ich aus und stelle das Wasser ab. Ich geh jetzt wieder rüber und leg mich zu Clara, ist ja auch schon viertel sieben, schaue ich erschrocken auf die Uhr. Und wie kommst du in die Wohnung? Fragt mich Laura ganz beiläufig. Ich äh, stocke ich und klatsch mir die flache Hand auf die Stirn. Na toll ich hab natürlich keinen Schlüssel, sage ich ärgerlich und setz mich auf den Küchenstuhl. Und nun? Schaut Laura mich interessiert an. Was und nun? Nun gehe ich nach Hause und fertig, sage ich ärgerlich und seufze. Is nochn Bier da? Frage ich sie. Klar, holt sie eins aus dem Kühlschrank, setzt es an der Tischkante an, haut drauf und gibt es mir lächelnd. Wow, sehe selten Frauen die das können, sage ich anerkennend und proste ihr zu bevor ich einen kräftigen Schluck nehme. Danke, kichert sie und setzt sich mir gegenüber an den Küchentisch. Wir unterhalten uns, woher sie so kommt und was sie so schon alles erlebt hat. Es ist ein nettes Gespräch, sehr vertraut und sie kann wirklich viel und angenehm reden. Ich lehne mich zurück und genieße mein Bier.
Als es leer ist strecke ich mich und stelle das Bier auf den Tisch. Is was? Schaue ich sie an, weil sie plötzlich aufgehört hat zu erzählen und mich stutzig anschaut. Was hast du da? Was ist das? Fragt sie wieder und deutet auf meine Beule, die gerade noch so von meinem Hemd bedeckt wird. Hat sie beim Strecken was gesehen? Das fehlte mir gerade noch, ne Freundin meines besten Freundes, die sich bei ihm beschwert, dass ich hier mitm Dauersteifen rumlaufe.
Hast du nen Steifen? Fragt sie in meine Gedanken hinein, da ich auch nicht weiter reagiert habe. Hä? Was? Schaue ich sie an und lache so gut es geht. Quatsch, wie kommstn darauf. Ich habs gesehen, sagt sie entschieden und scheint sich sicher zu sein. Sie grinst.
Und wenn schon, wen interessierts oder willste noch ficken? Versuche ich die Sache locker und offensiv zu überspielen. Und was wenn ich ja sage? Grinst sie zurück. Dann tun wirs halt, kontere ich keck und mit durch den Alkohol lockerer Zunge. Laura lacht und steht auf. Sie geht ins Wohnzimmer. Puh, noch mal gut gegangen, werds auf den Alk schieben, falls wir jemals noch mal auf diese peinliche Situation zu sprechen kommen, denke ich mir.
Im Wohnzimmer ertönt laut, aber nicht zu laut Technomusik, darauf steht sie total. Los tanz mit mir, kommt sie in die Küche und fordert mich mit den Hüften zuckend auf zu tanzen.
Warum auch immer, ich war wach genug durch den Ärger, dass ich nicht zu Clara zurück konnte, dass ich aufstand und mit ihr ins Wohnzimmer ging. Wir fingen an zu tanzen, einfach so, nur für uns. Laura bewegte sich sehr sexy und ließ ihr Kleid wedeln. Sie bückte sich und zeigte mir ihren halbnackten Hintern, der wirklich von einem knappen roten Höschen bedeckt war. Ich hab mich also nicht auf der Treppe geirrt. Wir tanzten immer enger und Laura drückte sich an mich. Sie musste spüren, dass da was Hartes auf meinem Bauch lag. Sie streichelte über meinen Rücken und rieb sich nun regelrecht an mir. Wie geil, was wird das, wenns fertig ist, dachte ich mir nur. Mein Geburtstag ist zwar schon seit ein paar Stunden vorbei, aber ich hatte, seit dem ich 15 wurde immer zu meinem Geburtstag Sex. Ich will diese Serie nicht brechen lassen, hauchte sie mir zu. Machte sie mich an? Ja machte sie! Sprach mein Kopf zu mir selbst. Ich packte sie fester an den Hüften und ließ meine Hände nach oben gleiten. Sie hatte wirklich einen tollen Körper. Ich weiß nicht warum, es war irgendwie automatisch was nun folgte. Ich packte meine Hände erst auf ihren Hintern und dann fasste ich unter ihr Kleidchen und schob es hoch, so dass ich meine Hände auf ihr Höschen und den Rest ihrer geilen Arschbacken legen konnte. Oh jaaa Süßer, stöhnte sie mich an und knöpfte mein Hemd auf. Als sie unten den letzten Knopf öffnete sah sie ihn. Alta bist du ne dauergeile Maschine oder ein Deckhengst? Stöhnte sie mich an, als sie meine pralle Eichel und ein Teil meines Schaftes aus meiner Hose ragen sah. Ja genau das bin ich und du bist jetzt ne artige Zuchtstute und bläst mir mein Schwanz! Stöhnte ich zu ihr zurück. Klar, grinste sie nur, kniete sich vor mich und befreite mich von meiner Hose, die laut zu Boden viel, da mein Handy noch in der Tasche war. Pass auf, stöhnte ich sie an, da das Handy nun auf dem Boden lag. Ich stöhnte erneut auf, denn Ihre Lippen umschlossen mein Schwanz. Oh ja machs mir du kleine Schlampe stöhnte ich, packte ihren Kopf und schob sie richtig weit auf mein Teil, bis sie röchelte.
Sie blies ihn mir angenehm bis ich kurz vorm kommen war. Lass mal, sonst komme ich noch, aber auf mein Ficksamen musst du schon noch warten, wollte ich noch nicht kommen. Doch Laura intensivierte nur Ihr saugen und ich kam dann recht schnell und spritzte ihr wieder eine nette Ladung in den Rachen. Du Luder hast mich abgemolken, los schluck dann wenigstens, stöhnte ich aufgegeilt und sie tat es ohne zu murren. Sie lutschte ihn mir sauber, aber er blieb einfach steif stehen. Es tat kurzzeitig etwas weh, vielleicht hatte er keine Lust mehr, aber es ging durch Lauras feuchte und angenehme Lippen schnell vorbei. Mit einem Schmatzen verieß mein Schwanz ihr geiles Mündlein und sie sah mich lustvoll von unten an. Fick mich, hauchte sie, stand auf und ging aus dem Zimmer. Oh ja, das werde ich, dachte ich mir, zog mich ganz aus und nahm mir mein Handy. Das glaubt mir doch keiner, zwei geile Bitches in einer Nacht, ging es mir durch den Kopf. Außerdem war ich auf den geschmack gekommen, ich wollte auch Laura filmen, wie ich sie richtig besame.
Ich ging ihr hinterher, ich dachte sie sei in der Küche, aber da war sie nicht, auch im Bad war sie nicht, wo sollte sie sein? Doch nicht etwa…? Die Tür war angelehnt, ich schob sie langsam auf. Da lag Laura nackt auf ihrem Bett, neben sich mein nackter Kumpel Mani, den sie gerade entkleidet hat. Er sabberte im Schlaf. Sie rekelte ich und ihr Kopf wanderte zu Manis Schwanz, der schlaf zwischen seinen Beinen lag. Sie küsste ihn und kraulte seine Eier zärtlich und wackelte dabei in meine Richtung mit ihrem Hintern. Was für eine Schlampe, dachte ich mir, als sie mich anschaute, grinste und lautlaus die Worte fick mich formte, um sich dann wieder um den Schwanz ihres Mackers zu widmen. Ich nahm instinktiv mein Handy und fing an sie zu filmen. Na, kriegt dein besoffener Kerl keinen hoch? Lachte ich sie aus. Nein leider nicht, winselte sie plötzlich ganz traurig und grinste dreckig in die Cam. Die Sau war geil, sie spielte mit mir und der Cam! Dann wirst du heute wohl unbefriedigt bleiben, was kleines Fräulein? Oh nein, nur das nicht, bitte, da müssen wir was machen, kannst du ihm nicht helfen? Säuselte sie in die Cam und legte sich breitbeinig vor mich, so dass ich alles von ihr sah. Ihre Titten waren hammer! Sie waren noch größer als ich es erwartet habe. Nichts gepusht, alles echt. Trotz des Volumens hing nichts, war alles fest, was für ein Wunder der Natur! Und ihre fast blanke Pussy war auch schon feucht. Nur einen gestutzten Strich hatte sie stehen lassen, sah das geil aus.
Nein ich kann da nichts machen, er pennt seinen Rausch aus! Sage ich zu ihr, um zu sehen, wie sie reagiert. Können wir da wirklich nichts machen, gar nichts? Säuselt sie in die Cam. Dahinten im Schrank steht ein Stativ, stell doch dein Handy drauf und dann übernimm seine Aufgabe! Was soll ich, stöhnt ich halb? Los sag es deutlich, was du willst! Rief ich ihr zu. Ich will ficken, stöhnte sie und befingerte nun Ihre Pussy mit der einen, während sie den schlafen Schwanz von Mani mit der anderen Hand massierte. Ich will hören, dass du von mir gefickt werden willst, flüstere ich aufgeregt und sie schrie fast los: los man, fick mich, hier vor meinem unfähigen Freund, mach mich fertig, stopf mich mit deinem Riesenteil voll, lass mich wimmern, rammel mich nieder!
Schon allein von diesen Worten und der Art wie sie sie sprach wäre ich wohl gekommen, wenn ich nicht schon eine fickreiche Nacht hinter mir hatte. Ich lachte, holte das Stativ und gleich dazu die danebenliegende Videokamera aus dem Schrank, stellte sie so auf, dass das Bett voll drauf war und legte mein Handy einfach oben drauf. Cam und Handy nahmen auf. Das wird ein Film, den wird ich ir einrahmen, dachte ich laut und ging dann zum Bett. Ich drehte Laura und versohlte ihr ihren Hintern. Du böses, böses Mädchen, bist so notgeil, dass du dir wahrscheinlich von jedem deien Fotze stopfen lassen würdest was? Gibs doch zu! Nein, nur von dir, dem besten Freund meines Freundes, ja von dir und deinem Monsterschwanz, wimmerte sie. Bleibt doch unter Freunden, haute sie noch raus. Ich lachte und gab ihr ein paar besonders harte Schläge auf den Arsch. Sie jaulte vor Schmerz & Lust. Ihr Arsch war inzwischen rot und an Ihren Schenkeln lief ihr Saft hinunter. Sie war klatschnass. Du Hure, dir gefällt das, ein Drecksstück zu sein was? Du gehörst mal ordentlich gefickt! Stöhnte ich und setzte dabei meinen Schwanz an ihre Muschi an. Oh ja oh ja fick mich endlich fick mich, schrie sie laut und stöhnte lüstern auf, als ich in sie eindrang. Dann musst du dir eben jemanden suchen der potent genug ist deine Lust zu stillen du Flittchen, stöhne ich sie an und nehme sie doggy richtig hart ran, ganz ohne langsames aufwärmen, gleich volles Rohr. Sie quickte und stöhnt und kam so schnell, wie ich noch nie eine Frau zuvor hab kommen sehen. Und sie kam wirklich, sie spielte es mir nicht vor! Denn Ihre Pussy wurde so eng, ich konnte sie kaum noch ficken! Und dann spürte ich einen feuchten Schwall an meinen Beinen. Die Kleine hat abgespritzt, gesquirtet hat das Luder! Geil du Sau kannst abspritzen? Stöhnte ich sie an. Klar, keuchte sie nur. Los, dann reit mich und spritz mir auf den Bauch du Schlampe hier vor der Cam! Ich positionierte mich gut auf dem Bett und musste gar nicht lange warten bis sie mich bestieg und beritt. Alter Schalter, die Kleine ging ab wie ein Zäpfchen! Ich stöhnte und genoss und kam schließlich in ihre ungeschützte Pussy. Oh ja, spritzt mir dein Samen in meine Fotze du geiler Hengst ja, ja, jaaaaaa, stöhnte sie und kam kurz nach mir. Und wie sie kam, mein Schwanz flutschte sperma- und pussysaftverschmiert aus Ihrer Lustgrotte, während sie ihren Kitzler mit Nachdruck rubbelte und spritzte mir dann über den ganzen Bauch. Was da alles Rauskam, unglaublich, sowas hab ich lediglich mal bei xhamster gesehen aber nie live erlebt! Warte warte warte, quickte sie, rubbelte weiter und setzte sich noch einmal auf meinen Schwanz, fickte mich kurz und quickte dabei wie ein kleines Ferkel vor Lust. Plötzlich hielt sie die Luft an, mein Schwanz flutschte wieder aus ihrer Pussy und eine noch größere Fontäne schoss regelrecht aus ihrer Pussy. Sie hatte soviel Druck, dass sie mir sogar ins Gesicht schoss! Du geile Sau, wischte ich mir ihren Saft aus den Augen und lutschte meine Finger ab. Wie geil sie schmeckte! Sie verharrte noch einige sekunden und sank dann aufs bett und mit den Kopf auf Manis Bauch. Du geile Sau, damit lass ich dich nicht durchkomme, wir sind noch lange nicht fertig! Rappelte ich mich wie von der Tarantel gestochen auf, drehte Sie und nahm sie abermals doggy. Sie wimmerte glücklich und lüstern. Ich zog sie zu mir an ihren langen Haaren hoch und küsste sie. Sie dir an wie er da liegt, dein schlapper Lover! Sie dir an was du dir da geangelt hast! Ich werd dich zur Strafe für deine schlechte Wahl durchnehmen bis du platzt vor Geilheit. Ja, ja, ja, quickte sie nur schwach. Das meine Worte nicht so viel Sinn ergaben, wenn interessierts, es gab wichtigeres, auf das ich mich konzentrieren musste. Ich knetete ihre geilen Brüste durch, waren die geil! So große hatte ich noch nie in der Hand und die Sau war erst 19! Einfach ein Traum. Ich wusste, dass ich in dem Moment ein Schwein war, aber das war mir egal, sie kam mehr oder weniger zu mir und jetzt, wo ich sie schon mal ficke, da will ich alles von ihr! Ich zog ihre langen und harten Nippel noch länger und zwirbelte sie. Sie keuchte nur noch vor Lust. Sie war unglaublich geil und kam schließlich schon wieder! Sie spritzte diesmal auf den Bauch des vor ihr liegenden Manis. Da du schlampe, runter zu ihm, ließ ich sie los und sie viel auf seinen Bauch, natürlich federte sie sich ab, sie wollte sicher auch nicht, dass er ausgerechnet jetzt wach würde, auch wenn das in seinem Zustand unwahrscheinlich war.
Während sie über Ihm kniete und ihre dicken Titten seinen Bauch streiften, schaute ich mir ihren kleinen Arsch an, ja das wäre der Höhepunkt! Ich mach sie zur Dreilochstute, falls sie das nicht schon ist. In ihrem Mund bin ich gekommen, in ihrer Pussy ebenso, jetzt ist ihr geiles Arschloch dran! Ich befeuchtete ihren Hintern mit ihrem Saft und drang immer wieder zur Vordehnung mit erst einem, dann zwei und schließlich drei Fingern ein. Sie quickte, keifte, wimmerte, sie war ein pures Knäul an Lust!
Dann war es soweit, mir war in dem Moment egal ob ihr Hinterteil noch jungfräulich war oder nicht und ob sie schreien würde. Ich wollte nur noch meinen dicken Schwanz in ihr enges Hintertürchen schieben und sie richtig druch nehmen. Ich setzte meine Eichel an und mit dem Leichtsinn der Lust drang ich mit einem kräftigen Druck in sie ein! Wow schrie sie auf! Und hmmm ja, es war vielleicht wirklich etwas zu ruckartig, denn auch mir war es ein wenig unangenehm. Ich beugte mich über sie, drehte ihren Kopf und küsste ihren noch immer wimmernden Mund. Ist ja gut, stöhnte ich ist ja gut du kleine Hure, ich reite dich langsam ein, dann kannst du es auch genießen, flüsterte ich ihr zu. Ja mach das, hauchte sie schwach zurück. War schon mal jemand hier drin? Fragte ich, richtete mich, hielt mich an ihren Hüften fest und fing langsam aber bestimmt an ihren Hintern zu stoßen. Nein, quickte sie und ich grinste und drehte mich zur Cam und konnte mir einen Daumen nach oben und ein „Erster“ nicht verkneifen.
Ich fickte ihren Hintern 20 Minuten bis ich meinen Schwanz komplett in ihm versenken konnte und sie rannehmen konnte, wie ich wollte. Sie war eine Sexgöttin, sie machte alles, anal, vaginal, oral bis zum Umfallen! Durch die Viagra fickte ich sie ganze zwei Stunden ohne Pause! Ich kam zweimal auch in ihrem Arsch und ließ ihn mir dann von ihr sauber lecken. Arsch Mund, Arsch, Mund das Spielchen spielten wir eine ganze Weile.
Schließlich ging unser fick in die Missionarsstellung über und ins Kuscheln. Unsere verschwitzten Körper rieben aneinander und es war einfach nur geil. Ich weiß nicht mehr wie lange wir noch rummachten, jedenfalls hörten wir dann schlagartig auf, als Mani unruhiger wurde und sich umher wälzte. Ich küsste sie noch mal flüsterte ihr zu, dass das auf keinen Fall das letzte Mal war, baute die Cam ab, nahm die Kassette raus, nahm mein Handy, zog mich an und verließ die Wohnung. Mein Schwanz ist inzwischen tatsächlich wieder abgeschwollen und ruht sich endlich, leicht wund aber mächtig zufrieden, wie sein Besitzer aus. Noch bevor ich die Wohnung verließ schien es mir, als wenn Laura schon eingeschlafen war. Ich ging zur Bahn und fuhr Heim, da ich ja auch nicht zu Clara konnte. Ich schließ ein und wurde am erst am anderen Ende der Stadt vom Bahnpersonal geweckt, ich solle doch bitte die Bahn verlassen.
Ich weiß nicht mehr genau wie, ob ich mich noch mal verfahren habe oder wieder nicht rechtzeitig ausgestiegen bin, auf jeden Fall kam ich erst gegen 11 Uhr am Morgen Zuhause an, packte mich ohne weiter was auszuziehen ins Bett und schließ durch bis nachmittags halb vier!

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Che fosse un Master in gamba …..

Che fosse un Master in gamba e molto determinato capace di sottomettere psicologicamente e sessualmente le sue schiave lo avevo capito appena avevo risposto alla sua telefonata. La sua voce era ferma e determinata priva di qualsiasi esitazione capace di farmi sentire immediatamente un suo oggetto di piacere e d’oscenità. Mi comunicò senza mezzi termini che il giorno seguente sarebbe venuto a casa mia per una prima sessione e mi ordinò di vestirmi da cagna con calze a rete, perizoma di pizzo nero, body anch’esso di pizzo e tacchi a spillo. Mi affermò che gli piaceva un mondo umiliarmi così vestita, vedere il mio corpo ridotto ad una lurida zoccola.
Sarebbe giunto alle 22 in punto e non ammetteva ritardi; quell’ uomo mi metteva addosso uno strano timore ma anche tanta eccitazione. Mi preparai con molta calma, mi depilai ben bene, trucco pesante da troia e parrucca biondissima. Devo affermare che già a vedermi mi eccitai, vedere quell’enorme buco così a lungo devastato e slabbrato mi fece rizzare il cazzo.
Alle ventidue in punto sentii suonare il citofono e aprii immediatamente compresa la porta appena suonò dal pianerottolo. La persona che mi trovai davanti poteva avere circa 60-65 anni, alto un metro e sessanta circa, pelato e con la pancia ma non grasso. Mi squadro dalla testa ai piedi poi tirò fuori un guinzaglio da cane e me lo applicò al collo e con quello mi trascinò nella penombra del saloncino. Seduto in poltrona mi disse di camminare avanti e indietro facendogli vedere bene come sapevo sculettare sui tacchi e mentre eseguivo mi apostrofava con insulti ed oscenità, mi chiamò la sua “ frocia rotta in culo” anzi mi disse che da allora in poi quello sarebbe stato il mio nome. Si alzò ed avvicinandosi prese il guinzaglio e mi obbligò ad inginocchiarmi ai suoi piedi e disse: “ Frocia… apri la bocca e spalancala bene”. Io eseguii e lui avvicinandosi con il viso ci sputò dentro “ Ingoia “ mi disse “ Impara a conoscere i sapori e gli odori del tuo padrone”. Chiusi la bocca ed ingoiai senza remore, cominciavo ad eccitarmi veramente e lui lo notava dal rigonfio sul mio perizoma. Ero in ginocchio ma lui mi fece mettere alla pecorina con il viso e le spalle poggiate per terra, in quel modo il mio culo era visivamente profanato e completamente aperto e il Master non tardò molto a farsi sentire…..slacciò il guinzaglio dal collare e disse: “Togliti…e senza cambiar posizione… il perizoma e fammi vedere che fogna ti ritrovi a posto del culo”. Mi vergognavo da morire ma l’eccitazione era tanta e…purtroppo si vedeva.
“Come osi eccitarti così davanti al tuo Padrone frocia rotta in culo” e cominciò a frustarmi sul culo che avevo bene in esposizione; i colpi cadevano con lentezza ma con determinazione capaci di farmi sentire spasimi di dolore ma non in modo cruento. Il Master era effettivamente molto esperto. Smise solo per ordinarmi di aprire con le mani il culo fino a fargli vedere com’era ben dilatato e compiacendosi ad alta voce per le rosse striature. Mi riappuntò il guinzaglio mi fece indossare il perizoma e sollevandomi mi ordinò di spogliarlo. Cominciai dalla camicia e poi gli sfilai la maglietta mentre lui mi palpava voluttuosamente le chiappe del culo, le serrava tra le dita e poi gli mollava dei sonori ceffoni, mi stava facendo impazzire dalla voglia e se ne rendeva perfettamente conto; non aveva neanche un pelo sul petto ma in compenso c’erano due capezzoloni erti, grossi e scuri che subito mi ordinò di ciucciare. Quando finivo con il primo mi faceva aprire la bocca ci sputava dentro e mi obbligava a succhiare il secondo e così via e ogni volta che cambiavo dovevo farmi riempire la bocca della sua saliva. Mi stavo eccitando come una troia in calore e mugolavo sui suoi capezzoli senza nessun ritegno, senza accorgermene mi ritrovai due sue dita sprofondate nel mio culo che rovistavano con forza, sentii anche l’anulare e il mignolo unirsi alle altre in modo che tutte e quattro mi profanavano a dovere. “ Frocia hai tutto il culo bagnato dalla voglia” e così dicendo le tolse dal culo e me le spinse in bocca. Le ingoiai tutte e quattro leccando e succhiando con voracità tutti i miei umori, sentivo la sua mano spingere le dita fino in fondo alla gola, i miei conati lo facevano eccitare da matti. A questo punto mi fece mettere in ginocchio e mi ordinò di continuare a spogliarlo, tolsi le scarpe ed i calzini e sbottonandogli i pantaloni li feci scivolare giù; portava un paio di mutande bianche a slip vecchio stile e sul davanti si vedeva un bozzo di notevole entità. “Ti piace frocia?” disse passando in maniera volgare la mano su quel fagotto e poi con lentezza prese l’elastico tra le mani e si abbasso lo slip. Anche lì era senza peli cosa che accentuò la grandezza di quel cazzo ma soprattutto delle palle, grosse e voluminose che pendevano in modo osceno; il cazzo era grosso, tozzo e nodoso e pendeva moscio sui coglioni una cosa da farmi riempire la bocca di saliva. Con la destra si scappellò il cazzo e tenendomi con la sinistra la testa all’insù strofinava la grossa cappella sulla faccia e spingendola sotto il naso mi diceva: ”Frocia annusa l’odore del tuo Padrone”. Sentivo l’odore del maschio eccitato e a mia volta mi eccitavo, poi lui lasciando la mia testa mi infilò il suo dito mignolo in bocca ordinandomi di leccarlo e bagnarlo con la saliva, poi serrando con la destra il cazzo appena sotto la cappella vidi il suo mignolo farsi strada dentro il meato e sparire completamente. Sapevo già cosa avrebbe fatto. Tolse il mignolo me lo fece annusare e leccare per poi farlo sparire di nuovo nel buco che ora stava diventando largo e ricettivo e tutto questo per svariate volte finché….” Frocia rotta in culo…. Infilaci la lingua dentro e lecca”. Non me lo feci ripetere due volte e metà della mia lingua spariì nel pertugio largo ed odoroso.
Cominciai a vederlo indurirsi un po’ e a quel punto me lo sbatté in gola ordinandomi di succhiare e leccare; lo ingoiavo tutto fino alle palle, lo sentivo aumentare di volume nella gola soffocando di piacere. Mi pompava e scopava con forza la bocca mentre la saliva mi colava dalle estremità mischiata dai suoi ripetuti sputi. “Frocia bocchinara la prima sborrata te la faccio direttamente in bocca perché è tanta, è bianca, densa e appiccicosa. Voglio che la ingoi tutta e guai a te se ne perdi una goccia”.
Sentii la sborra salire dai coglioni, succhiai con maggior vigore e non pensai alle dimensioni del meato; con le mani mi bloccò la testa tenendomi solo la cappella in bocca. Sentii tre schizzi violenti in ripetizione ma la quantità di sborra che usciva da quel meato dilatato mi inondava la bocca, dovevo ingoiare per non farla uscire e più ne ingoiavo e più ne schizzava; talmente era densa che mi sembrava di ingoiare marmellata. Si fece ripulire tutto il cazzo meato compreso, il mio perizoma era invaso dalla mia sborra avevo goduto senza toccarmi… mi fece ripulire con la lingua anche quello, devo dire che la mia sborra fu più umana. Mi afferrò con forza ma senza violenza per i capelli e mi trascino fuori dal saloncino, dovetti indicargli il bagno già pregustavo una delle cose che mi fa impazzire ma non potevo pensare che….
“ Frocia, come sborratoio te la cavi abbastanza bene ora vediamo come pisciatoio del tuo Padrone. Inginocchiati vicino alla tazza e apri la bocca”. Eseguii senza batter ciglio, si avvicinò alla mia bocca con il cazzo scappellato e facendomi piegare la testa all’insù lascio partire un leggero ma costante fiotto di piscia. “ Frocia …anzi fogna, tienila tutta in bocca e non farne cadere neanche una goccia altrimenti ti frusto a sangue le natiche”. Mi riempiì la bocca con il suo caldo piscio. “Ingoia!!” disse perentorio. Eseguii senza fiatare sentendo il sapore salato e acido scendermi nello stomaco…mi stavo eccitando di nuovo. L’operazione la ripeté altre due volte compiaciuto di come ingoiavo; poi mi prese la testa e la spinse nel water e finì di pisciarmi sulla faccia e in bocca. Tornammo in salotto lui si mise a pecorina sul divano ordinandomi di fargli un bel bidé, solo allora vidi il suo buco …anzi bucone era completamente aperto e slabbrato e lui ridendo divertito disse “Frocia è proprio lì che mi devi leccare e infilare la lingua per bene”. Continuava a stupirmi era effettivamente un Master con tante….risorse. Ripulii con la lingua tutto il cazzo e le palle per poi salire fino al buco; leccai con la lingua ma non bastò volle che la infilassi tutta dentro eseguendo un massaggio lungo e rilassante. Quando fu soddisfatto si alzò e costrinse me a mettermi a pecorina senza perizoma e mi legò le mani con le gambe con dei legacci che aveva tolto dalla giacca, mi immobilizzò. “Frocia adesso quel tuo culo…anzi la tua fogna la allargherò fino a farla diventare una cloaca larga e piena del mio piscio”. Mi spalmò mezzo tubetto di Luan su per il culo, io tremavo dalla voglia ma anche dal timore di quanto mi avrebbe fatto, tirò fuori dalla tasca della giacca dei guanti di gomma che coprivano fino oltre all’avanbraccio e li indossò mentre io lo imploravo di non penetrarmi così in profondità perché non lo avevo mai fatto.
“Zitta e rilassati” le uniche sue parole. Sentii la mano entrare con delicatezza ma con fermezza, mi sentivo aprire fino a che la mano non scivolò dentro fino al polso; la muoveva con sapienza, mi palpava la prostata provocandomi brividi di piacere cominciai a gemere e a strillare dal piacere, spingevo volevo che mi penetrasse di più ma lui si ritraeva, mi stava facendo impazzire ed io strillavo di sfondarmi tutta. Dopo un po’ lui fece di meglio ed accostandosi con la bocca vicino al mio orecchio mi sussurrò: “Adesso ti farò provare cosa significa sentire il culo slabbrato, avrai la sensazione da squarciaculo e per te troia lo allargheremo sempre di più”. Sentii la sua mano che si stringeva a pugno dentro il mio ano poi di s**tto la sfilò completamente; lanciai un urlo ma la sua mano libera era già sulla mia bocca mi sentivo aperta come non mai. Stavo assaporando quella sensazione quando la mano aperta entro di colpo e senza fatica nel culo e subito dopo si strinse a pugno e fu spinta fuori, altro urlo soffocato. Pensavo a come si era oramai dilatato e mi eccitai, il Master continuò finché non smisi di urlare soffocato non più dalla sua mano ma dal piacere crescente a dismisura. Non contento mi fece abbassare di più la schiena sul divano e cominciò a spingere la mano in fondo al mio intestino fino a farci entrare il braccio fino al gomito. Godevo solamente a sentirmi così impalata mentre lui lo sfilava e lo riinfilava; un dentro e fuori che aumentò di ritmo facendomi quasi svenire dal piacere. “Adesso frociona mia finiamo in bellezza” mi disse.
Capii cosa voleva dire solo quando mi infilò con forza entrambe le mani nel culo per poi rotearle con gusto. Le sfilo, mi slegò e mi porto di nuovo in bagno, mi fece mettere alla pecorina nella vasca si mise dietro di me e con le mani mi divaricò il culo facendo partire una calda pisciata. Cercava di centrare e di riempirmi il buco, mi fece proprio un bel clistere, e quando fu pieno ritirò le mani facendo richiudere il buco. “Adesso sei proprio una cloaca …fogna del tuo Padrone e Signore”. E così dicendo mi fece girare finendo di scaricarmi addosso e in faccia il suo caldo piscio.
Mi fece rimanere nella vasca mentre lui si vestiva e se ne andava. Mi feci una doccia e quando tornai nel saloncino trovai un biglietto scritto a mano:
“La prossima settimana la mia frociona sarà prestata a due miei amici”. Rimasi interdetta, ma già al pensiero…

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Reife Frauen

Die heiße Kollegin

Es war vor ca. 9 Monaten, ich war bei einem Kongress in München und habe dort zum zweiten mal meine ganz besondere Kollegin getroffen (war noch relativ neu in diesem Unternehmen). Unser erstes Treffen war bei einem Tagung in der Hauptstadt, ca. 1-2 Monate vorher. Dort hatten wir ganz normal miteinander gesprochen, ohne das es geknistert hätte, oder ähnliches.

Diesmal also in München. Der Kongress schleppte sich so dahin und ich habe mich hier und da mal mit Kollegen und Kunden unterhalten. Am Ende der Veranstaltung verstrickte mich die eine Kollegin (lange blonde Haare, etwas älter als ich – HAMMERFIGUR!) in ein längeres Gespräch. Sie schien etwas naiv zu sein und sehr gern zu reden… Ich dachte mir nur: schön anzusehen, aber spricht etwas viel. Mir ging es am Vorabend nicht so gut, deshalb wollte ich einfach nur noch in mein Hotelzimmer und mich ausruhen.

So kam es aber nicht, denn die nette Kollegin (sie war auch München) meinte, ich könnte doch heute Abend bei ihr vorbeikommen, was trinken – sie besorgt noch ein paar Antipasti, es gibt bei ihr in der Nähe einen tollen Italiener. Ich dachte mir noch nichts dabei und sagte zu.

Also bin ich dann zu ihr gefahren. Dort ganz nett, bißchen Sekt getrunken (ich wollte ja noch zurück ins Hotel fahren)… Dann kam sie mir immer näher, setzte ich vor meinem Sessel auf den Boden und schaute mich von unten erwartungsvoll an! Ich nahm ihren Arm und zog sie hoch, so dass ich sie küssen konnte.

Dann ging es ziemlich schnell – wir rissen uns die Kleider vom Leib und sie zog mich in ihr Schlafzimmer. Dort angekommen ging es dann richtig zur Sache. Sie hatte echt eine Hammerfigur, sportlich, kein Gramm zu viel! Ich nahm sie Missio, sie wollte aber lieber Doggy – also liebend gern! Nach einigen Minuten (ich hatte vorher einen Gummi übergezogen) kam es ihr und schon kurz danach kam mir auch schon die erste Ladung. Glücklicherweise kann ich immer sehr schnell wieder.

Sie kniete sich also zwischen meine Beine und begann mein bestes Stück mit dem Mund zu verwöhnen. Sie wollte es bis zum Schluss durchiehen – da hatte ich natürlich nichts dagegen. Wieder einige Zeit später spritze ich meine zweite Ladung in ihren Mund. Sie war so geil, dass sie alles schluckte!

Dann machten wir eine kleine Pause – sie erzählte mir, dass sie schon bei unserer ersten Begegnung auf der Tagung scharf auf mich war. Ich dachte mir nur “oh man(n), warum hast du das nicht gleich gecheckt”!

Dann ging es in die dritte Runde. Sie wollte mich nun reiten. Das tat sie dann auch ausgiebig! Da ich da aber häufig nicht kommen kann drehte ich den Spieß nach einiger Zeit um und nahm sie nochmal Missio bis ich kam.

Fazit: Geiler Abend – ins Hotel kam ich erst am nächsten Morgen, aber gelohnt hat es sich auf jeden Fall. Wird sicher wiederholt werden

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Racconti Erotici

Le liceali con il vizietto dell’amplesso

Racconto trovato in rete su xhamster.

Sono uno studente universitario, vivo in un quartiere piuttosto elegante di Roma, sono un po’ sfigato con le ragazze, vi racconterò in che modo ho potuto vivere esperienze sessuali soddisfacenti nonostante la mia mancanza di fascino e di capacità con l’altro sesso sfruttando la bellezza dei miei amici più cari (e la troiaggine delle mie amiche parioline). Spero che anche voi se avete difficoltà ad approcciare con l’altro sesso possiate trarre esempio dalle mie gesta, tanto di amici carini e di ragazze troie il mondo ne è pieno.
Alla fine del primo anno di Università superato con discreti risultati, andai in vacanza a Santo Domingo con il mio amico Paolo, un vero sex-symbol nella zona in più anche simpatico, io già ero d’accordo con le mie amiche innamorate di lui su di un progettino che avevamo curato con cura prima della partenza. Si trattava di recuperare materiale fotografico di quel fusto possibilmente senza vestiti, mettendo in risalto soprattutto la plasticità del suo uccello la cui bellezza aveva oramai fatto notizia tra le ragazze del gruppo. In cambio io avrei ottenuto qualcosa di ancora imprecisato su cui ci saremmo accordati al mio ritorno a seconda della ricchezza del materiale prodotto, non avevo dubbi sulla ricchezza del materiale che avrei rimediato, perché riuscii sin dal primo giorno a fotografare Paolo completamente nudo approfittando del suo sonnellino serale.
Di ritorno dalla spiaggia, dopo la consueta partitella di pallone con i ragazzi del luogo che puntualmente ci umiliavano in ogni modo, ci infilavamo sotto la doccia di filato, poi prima di cena cotti dal sole ci buttavamo ciascuno sul proprio letto. Lui però era solito farlo nudo a causa del gran caldo, ecco che io allora atteso che si addormentasse mi infilavo in camera sua, cominciavo a fotografarlo con degli zoom impressionanti sul pene, che riuscivo a ritrarre con un’attenzione davvero incredibile per i particolari. Di ritorno dalla vacanza avevo in una cartella della memory-card della mia macchina fotografica qualcosa come 200 foto di Paolo, ripreso in ogni particolare del suo corpo abbronzato prestante ed atletico.
A Raffaella, mia referente principale nel progetto delle foto, di ritorno a casa ne feci vedere solo alcune in anteprima, molto di sfuggita, da lontano, attraverso il piccolo display della macchina, non appena lei comprese il valore del materiale che le avevo riportato dalla vacanza quasi non credeva ai suoi occhi. Cominciò credo ad eccitarsi, come potei dedurre dal mutamento del suo volto, una persona che si eccita come una cagna perde il controllo dei propri sensi, infatti la si può forse riconoscere dagli occhi perché divengono più lucidi e le pupille si sgranano.
Fateci caso, lei si eccitò molto ed io ne approfittai per iniziare a dettare le mie condizioni, per vederle lì ora tutte con calma mi doveva in’anzitutto spompinare per benino con ingoio s’intende.
Per avere le foto a sua disposizione invece, volevo che lei rischiasse tanto quanto avevo fatto io e mi procurasse foto simili delle sue amiche fichissime, Giulia, bionda occhi azzurri elegantissima con quelle tette enormi, Lavinia, piccolina minuta una che non te la dà nemmeno se la paghi con la puzza sotto al naso, la sua coinquilina Sara, alta magra mora occhi blu culo perfetto bellissima, ma soprattutto Giorgia, il desiderio erotico di chiunque di noi, mora capelli lisci lunghi carnagione olivastra occhini grandi neri un corpo semplicemente perfetto, un desiderio proibito.
Per il pompino Raffaella non si fece pregare dieci secondi, il mi pisello stava già dentro la sua bocca inzuppata, spompinò con ardore mentre io le facevo scorrere le immagini del cazzone di Paolo sul display e lei le guardava con avidità. Sognava magari dentro di sé che il pisello che aveva in bocca fosse quello bello, lungo, liscio, scuro, levigato, dritto, curvato verso l’alto di Paolo, le sborrai piuttosto in fretta una discreta quantità di sborra che ingoiò con un primo colpo, salvo un po’ che le colò fuori dalle labbra attaccandosi attorno al mento così che dovette raccoglierla con la mano per riportarsela in bocca in un secondo sorso, poi si guardò le foto con calma e mi promise prima di andarsene che avrebbe fatto il possibile per accogliere le mie richieste.
Le prime 20 foto le più caste se le guadagnò nel giro di 24 ore, Raffaella si presentò a casa mia con i negativi di un paio di rullini di foto di Giulia dell’estate precedente, era fotografata in spiaggia mentre prendeva il sole in topless, di meglio su Giulia non poteva davvero darmi. Di per sé potrà sembrare poco rispetto al rischio che avevo corso fotografando Paolo, ma dovete capire che da un po’ girava la voce dell’esistenza di foto s**ttate durante una vacanza tra amiche in Calabria in cui Giulia compariva in topless. Io sapevo che Raffaella le aveva e speravo davvero che le avrebbe messe in comune con me, finalmente le ebbi, Giulia appariva abbronzantissima sorridente a tette al vento, delle tette grandi polpose ma meravigliosamente curvate, irregolari insomma di una forma particolare.
Altre 50 foto Raffaella venne a prendersele la settimana dopo schiava dell’esigenza di possedere quei reperti che evidentemente stavano mandando in tilt il suo desiderio, mi portò del materiale straordinario, la sua coinquilina Sara fotografata sotto la doccia, a letto, in camera senza reggiseno, con il pelo di fuori, le aveva s**ttate lei stessa per scherzo come forma di complicità. Le foto erano carine divertenti, in una per gioco Sara con indosso solo un paio di slip prendeva una banana e se la infilava in bocca e tra le tettine, i capezzoli erano proprio come me li ero immaginati, scuri, lunghi, grinzosi, il pelo della fica era nero folto ma concentrato in verticale non diradato in larghezza.

Con le foto di Giulia e di Sara mi feci delle seghe straordinarie, non riuscivo a smettere di guardarle, sapendo della passione per Sara del mio amico Alessandro, mi decisi a fargli sapere che avevo delle foto interessanti, lui impazzì all’idea di vederle mi voleva perfino dare dei soldi. Io ero un suo amico, in quel periodo stavamo sempre assieme, però non volevo neppure perdere l’occasione di rimediare qualcosa di utile sempre con la tecnica dello scambio, lui in quel periodo si scopava una biondina niente male che sinceramente ora non ricordo come si chiamava. Una tipa un po’ scema ma davvero carina, gli fornii la telecamera che mi avevano regalato alla cresima, gli spiegai come utilizzarla e la cosa fu fatta nel giro di 24 ore, lui la nascose in camera da letto sotto un mucchietto di vestiti, riprese tutta l’intera scena di sesso tra i due, insistendo anche con la malcapitata in modo che si esponesse bene verso l’obiettivo della telecamera, Nel video ci fu una scenetta divertente perché quando Alessandro le prese la testa spingendola verso il suo cazzo in tiro per farselo succhiare, lei gli impose prima di leccargliela perché non era giusto che lui rimediasse sempre pompini e lei nulla in cambio! Allora il mio amico prese a leccargliela ma fece mettere la sua bambolina in una posizione tale per cui la fica aperta inzuppata di liquidi viscidi compariva esattamente davanti all’obiettivo della telecamera, esattamente sotto al buchetto del culo bello in mostra, con le pieghette rosa scuro tutte attorno a quel buco nero circondato dai peletti. In cambio del filmino girato con la biondina gli diedi le foto di Sara, gli mostrai anche quelle di Giulia, era pieno di donne lui non come me che ero un vero sfigato, ma le foto lo mandarono fuori di testa lo stesso, quanto al video avrei potuto utilizzarlo poi per altri fruttuosi scambi di materiale. Per esempio Gigi aveva sempre quelle foto di una sua ex americana s**ttate mentre scopavano, oppure Mimmo avrebbe potuto farmi avere in cambio quelle s**ttate con il cellulare di nascosto alla sorella più grande mentre faceva la doccia.
Raffaella intanto voleva le ultime 100 foto di Paolo, impazziva soprattutto perché sapeva che nelle foto mancanti c’erano quelle con i particolari del cazzo, mi spiegò anche che non avrebbe davvero potuto farmi avere foto né della altezzosa Lavinia né della bellissima Giorgia perché le era impossibile procurarsele. Avrei potuto chiedere a Raffaella di farsi fottere per benino in cambio della seconda metà del servizio fotografico di Paolo, ma la cosa mi eccitava fino ad un certo punto vista la bellezza delle sue amichette, così mi venne un’idea di cui poi non mi pentii, le suggerii di rimediare un piccolo registratore, di nasconderselo dentro i vestiti e organizzare un ritrovo fra amiche, intavolare una discussione su temi sessuali convincendo le amiche a confidarsi segreti. Anzi, le proposi di mostrare proprio in quell’occasione le 100 foto di Paolo che già si era accaparrata, Raffaella sembrò soddisfatta dell’accordo poiché le sembrava molto meno impegnativo di sottoporsi ad una scopata con il sottoscritto, non vi dico che cosa favolosa fu per me l’ascolto di quelle due ore di cassetta registrata da Raffaella in un pomeriggio passato a bere tè a casa di una di loro. Poco dopo aver avviato il registratore Raffaella annunciava alle sue amiche che aveva con sé certe foto osé di Paolo, le ragazze impazzirono dandosi a strilli e strilletti, i loro commenti sulle foto erano straordinari da ragazze di alta società non me lo sarei mai aspettato un linguaggio così sguaiato invece c’era da ridere ed eccitarsi.
“Guarda che cazzo enorme, sono questi cazzi che ti fanno pensare che i pompini sono cose sante.”
Esordì Sara.
“SI.”
Replicò Lavinia la più altezzosa
“Ma lo sai che a succhiare un pisello così io potrei venirmene da sola.”
“Oh madonna.”
Disse una voce che doveva essere della bellissima Giorgia, pensate quando è in tiro quanto è lungo.
“Già.”
Faceva eco Lavinia, che davvero inaspettatamente risultava più troia.
“Io questo me lo metterei in fica e non lo farei più uscire.”
“Madonna quanto è fico, io a questo gli leccherei pure il buco del culo”
Disse poi Giulia dalle belle tette.
“Perché, non lo hai mai fatto?”
Le domandò una di loro.
“No, mai fatto fino ad ora.”
“Ah, e il tuo Luca non ha potuto godere della tua lingua sul culo?”
“Chi, Luca? Ma se quello è un minidotato, ha un cazzetto che in fica neanche lo sentivo”
Replicò Giulia.
“Tu ce l’hai larga amica mia, te l’ho sempre detto, da quando l’hai preso da quell’inglese a Corfù ti sei slabbrata la fica.”
Le fece notare Giorgia.
“Ma che dici, tu semmai che te lo sei fatto sbattere in culo da Edoardo dopo neanche due settimane che stavate insieme.”
“Piuttosto.”
Fece Giorgia rivolgendosi a Lavinia.
“A Michele gliel’hai già data o no?”
“Senti, ti devo dire la verità, Michele mi lecca così bene la topa che sinceramente non vorrei che smettesse mai, io gli faccio dei bei pompini però ogni volta che viene finisce lì perché se poi lui ci prende gusto a scopare non mi lecca più la figa con passione come fa ora, pensate che fa passare la lingua lentissimamente dal buco del culo al clitoride e ritorno per una marea di tempo, quando vengo mi lecca inzuppandosi la lingua è davvero un perfetto servetto, sembra un cagnolino fedele che lecca tutto. Figuratevi che ieri pomeriggio appena i miei sono usciti mi sono messa a fargli una sega mente ci baciavamo, lui ha preso a spogliarmi e a leccarmi, allora io mi sono messa a cavalcioni su di lui che se ne stava sdraiato a pancia all’aria, ero dritta su di lui ho cominciato a schiacciargli la fica in faccia mentre leccava, è diventato tutto rosso in faccia per lo sfregamento non ti dico quanto godevo io a vedermelo là sotto che un altro po’ non respirava più.”
“Cazzo, che fico, beata te.”
Disse allora Giorgia.
“Senti Lavinia, ma perché non mi ci fai fare un giro con Michele se lecca così bene? Ti prometto che ci faccio una cosa al volo e poi lo mollo.”
“Perché no, in fondo me lo hai fatto conoscere tu! Poi lui dice sempre che sei una fica!”
Disse allora Lavinia.
“Grazie, sei un’amica, ti giuro che me la faccio leccare come dici tu e non me lo scopo, mò gli mando un messaggetto e gli dico se può passare a portarmi il libro di storia contemporanea, tu però stasera non lo chiamare sennò si ammoscia!”
“Si però stai attenta Lavinia perché lo sai che Giorgia c’ha preso gusto a prenderlo dietro, dice che non sente più dolore!”
Disse allora Giulia, che se ne stava più sulle sue.
“Beh, questo no, cara mia!”
Reagì Lavinia rivolgendosi a Giorgia
“Non te lo fare mettere in culo perché sennò quello poi viene da me e vuole farmelo pure a me mente io non ci tengo per niente mica ce l’ho rotto il culo io!”
“Stai tranquilla niente culo da lui neanche sarebbe capace, poi comunque voi sbagliate a non prenderlo, fidatevi!”
“Aoh ma noi mica siamo tutte come te!”
Fece Giulia.
“Senti chi parla! Proprio tu che ti sei fatta pisciare addosso quando stavi con quello di Milano!”
Replicò Giorgia.
“Eh!?”
“Cosa?!”
A quanto pare le altre ragazze non sapevano di questo incredibile precedente erotico di Giulia che fino ad allora aveva fatto la signorinella e che ora si scopriva come la più troia di tutte loro!
“Ma guarda che io mica volevo farmi pisciare addosso da quello stronzo, era lui che già da un po’ mi rompeva con sta storia che mi voleva pisciare addosso, io gli dicevo che era matto, che roba del genere io non la facevo, poi un giorno stavamo a casa sua e mi ero inginocchiata per prenderlo in bocca quando lui inizia a zampillare un fiotto di piscio dalla punta del cazzo che mi arriva dritto negli occhi, non sapete che bruciore, poi sui capelli, poi dappertutto, ho provato ad allontanarmi ma quello aveva un idrante al posto del cazzo perché lo schizzo faceva metri, giuro metri, roba incredibile io non pensavo che gli uomini potessero pisciare così lontano, comunque fu una cosa schifosa, infatti l’ho mollato.”
Fece Giulia incazzata.
Intervenne allora Sara.
“Comunque io a uno come Paolo gli permetterei pure di pisciarmi addosso se proprio ci tiene, guardate che meraviglia che è in queste foto, mi porterei il suo cazzone a letto tutte le notti, stringendomelo addosso come un orsacchiotto!”
Fu Raffaella ad interrompere il dibattito.
“Ragazze, ma lo sapete che ce ne sono altrettante di foto che io non ho in cui ci sono i particolari del cazzo fotografato mentre lui dorme?”
“Ma che dici, sei matta? Ma davvero? E che aspetti a fartele dare? Io le voglio assolutamente vedere.”
Fece Sara.
“Si, è che vuole qualcosa in cambio, io per avere queste qui ho dovuto… (a questo punto io che ascoltavo masturbandomi alla grande, ho fatto un salto temendo che quella cretina si stesse tradendo rivelando di avermi dato le foto delle due amiche Giulia e Sara) beh… ho dovuto fargli un pompino!”
Fece Raffaella
“Ma va!?”
Fece qualcuna stupita.
“Eh beh fagliene un altro!”
Disse Sara.
“No, non vuole più, dice che le foto valgono di più, forse vuole scopare.”
Disse Raffaella.
“Beh, tu scopatelo che ti frega poi hai le foto da paura col cazzo dell’uomo più bello del mondo!” Insistette sempre quella zoccola di Sara.
“Mah, non so non sembrava neppure interessatissimo alla cosa.”
Disse Raffaella.
“Vabbè, allora chiedigli se vuole che il pompino glielo faccia qualcuna di noi.”
Disse Sara.
Io all’udire quelle parole impazzii!!! E pensare che le foto le avevo date via tutte oramai proprio per avere la cassetta che stavo ascoltando, chiamai Raffaella di corsa e le proposi un nuovo accordo, fingere di non avere le 100 foto, spiegare ad una della amiche che le avrei date loro in cambio di un pompino, Raffaella in cambio avrebbe poi preteso delle cose molto complicate che magari vi racconterò in un’altra circostanza…
La cosa si concluse il giorno seguente, venne da me nel pomeriggio Sara la coinquilina bellissima di Raffaella tutta divertita dalla situazione che viveva come un gioco, io le diedi le foto, subito lei sorrise per il gesto diede appena un’occhiata dentro la busta la mise in una tasca del giaccone e mi guardò negli occhi sorridendo, si chinò in ginocchio aprì la patta dei pantaloni tirò fuori il mio cazzo se lo mise in bocca dolcemente, lentamente lo succhiò con gusto, con arte, come se lo facesse con piacere, benché io sapevo che lo faceva solo per avere in cambio le preziose foto con cui avrebbe potuto spararsi i migliori ditalini della sua vita. Quando venni Sara ingoiò tutto senza difficoltà, si alzò si incamminò verso l’uscita ed io gli chiesi se avesse bisogno di fare un salto in bagno, mi disse che no non ne aveva bisogno, curiose ragazze, elegantissime, truccate, profumatissime, che vanno in giro per la città con il palato ancora umido di sborra e il fiato viziato dal sapore del cazzo, magari di filato a pomiciare col pariolino di turno…

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Erstes Mal Fetisch Gay

Altkleidersammlung

Mein Name ist Nicole. Ich bin Mitte 20 und lebe in Westdeutschland. Die
Geschichte, die ich hier erzähle spielte sich letztes Jahr in Südfrankreich ab, wo
ich mit meiner besten Freundin Tina im Urlaub war. Nach mehreren Wochen des
Paukens auf unsere Prüfungen haben wir uns entschlossen für zwei Wochen
einfach mal auszuspannen, zu faulenzen und Spaß zu haben.
So verging nahezu die gesamte erste Woche. Wir schliefen lange, sonnten uns
am Strand, laßen Romane und auch abends gingen wir nur lecker essen und
saßen danach auf dem Balkon, schauten aufs Meer, tranken Softdrinks und
quasselten uns den Mund fusselig.
An einem Morgen wollten wir nun doch mal etwas mehr unternehmen und mit
meinem Auto, einem alten aber umso schöneren VW-Käfer Cabriolet die Gegend
anschauen. Da wir die ganze Woche fast nur im Bikini rum liefen standen wir nun
vor dem Spiegel und wussten nicht was wir anziehen sollten. Es war unglaublich
warm zu der Zeit. Irgendwie waren wir in einer ausgelassenen Stimmung
probierten ein Teil nach dem anderen und um überhaupt mal los zu kommen
sagte Tina:
„So wird das nie was! Machen wir’s ganz einfach: Jeder darf drei Teile anziehen
und in zwei Minuten ist Abfahrt“.
Ich sagte „Ok“ und entschied mich für nen roten String, meine beigen Shorts und
ein schwarzes Top. Da nur drei Teile erlaubt waren halt ohne BH. Da ich recht
kleine Brüste habe, ist das nicht soo wild. Im Gegensatz dazu Tina, die auf ihren
Slip nen blauen Minirock anzog und ebenfalls ein schwarzes Top. Da Tina aber
recht große, und wie ich finde wunderschöne Brüste hat, um die ich sie sehr
beneide, wackelten diese bei jedem Schritt auf und ab. Tina schien das jedoch
zu genießen und als wir aus dem Hotel gingen und sich die Männer nach ihr
umschauten genoss sie das unverfroren. Wir waren in bester Laune, sangen
lauthals und lachten all den Männern zu, die uns zuschauten.
Wir fuhren die Landstraße entlang mit geöffnetem Verdeck. Unsere Laune wurde
immer besser und Tina wurde dabei immer frecher. Sie hatte den größten Spaß
den Mini hoch rutschen zu lassen, so dass ihr Slip heraus schaute. Als an einer
Ampel neben uns ein LKW stand konnte der nicht nur diesen sehen, sondern
auch tief in Tinas Ausschnitt.
Wir hielten an einem kleinen Rastplatz, da Tina dringend pinkeln musste. Wir
waren alleine da, so dass Tina direkt neben dem Auto hinter einen Container für
Altkleidersammlung ging und los pinkelte. Ich blödelte dabei rum, erzählte ihr,
dass ein Auto kommt und Tina lachte nur „ist mir doch egal“.
Ich sagte „ja dann kannst du mir ja gleich deine Kleider geben. Ich werfe sie
dann in den Container.“
„Wow“ sagte Tina, „tolle Idee“ und kringelte sich vor lachen „aber machen wir’s
doch anders“.
Ich fragte „wie? was?“.
„Ganz einfach: Wir schnippen. Und wer verliert wirft ein Kleidungsstück, ohne
Schuhe natürlich, in den Container“. Whomm. Das saß! Ich wusste überhaupt
nicht was ich da sagen sollte. Aber bevor ich noch überlegen konnte ob sie es
wirklich ernst meint, sprang Tina wiehernd vor Lachen um mich herum „du
Oberfeigling!“.
Also, wohl auch wegen der ausgelassenen Stimmung in der wir waren, und
immer noch kein weiteres Auto vorbei kam sagte ich
„Quatsch, kein Problem! Und eins, zwei,A..drei!AAAAAA SCHEIßE!“
Ich hatte Papier und Tina Schere. Tina kriegte sich nicht mehr ein:
„Runter mit den Klamotten“ und schrie vor Lachen. Da ich auch nicht als Feigling
da stehen wollte und im Gegensatz zu Tina eh ne Shorts an hatte, zog ich diese
aus, schaute ob wirklich niemand in der Nähe war, zog meinen String aus, warf
diesen sofort in den Container und zog sofort wieder die Shorts an.
„Juh, tolle Vorstellung“ schrie Tina. Irgendwie war mein Sportsgeist nun
gefordert, und irgendwie merkte ich, wie mich das soeben ganz schön erregte.
Nackt auf einem Parkplatz zu stehen, wo jeden Moment Leute vorbei kommen
können. Meine Muschi kribbelte und wurde auch leicht feucht. Ich hatte schon
immer ne leicht exhibitionistische Ader, aber so was habe ich doch noch nie
gemacht. Es hatte einen bisher nicht erlebten Thrill!
Und da ich es als unwahrscheinlich ansah zwei Mal hinter einander zu verlieren,
forderte ich eine Revanche. Aber anstatt dass Tina nun verweigerte sagte sie
sofort
„klar doch, Ehrensache. Und eins,A zwei,A..drei!“.
Meine Taktik war Tinas Symbol von vorhin zu nehmen, in der Hoffnung, dass sie
auf Papier umsteigt. Doch leider nahm sie „Stein“, so dass ich schon wieder
verlor!
Ich war so perplex, und gleichzeitig wurde ich immer feuchter zwischen den
Beinen und konnte gar nichts sagen. Und Tina? Sie wieherte vor Lachen,
kletterte auf den Container und rief tanzend
„Her mit dem Höschen. Her mit dem Höschen!“
Ich war nun so erregt, hatte aber gleichzeitig Riesenschiss, aber weil ich Tina
sehr gut kenne, und weiß, dass sie in der jetzigen Stimmung nicht mit sich
handeln ließ blieb mir nichts anderes übrig, und ich WOLLTE nun auch meine
Muschi zeigen! Tina war komplett aufgekratzt.
Ich hatte auch null Bock als Feigling da zu stehen, und zog in der Überlegung,
dass es im Auto auch besser ist noch das Top an zu haben wirklich die Shorts
aus und knallte sie in die Containeröffnung.
Nun stand ich also auf einem öffentlichen Parkplatz in Südfrankreich und hatte
nur noch meine Turnschuhe und ein Top an, das auch noch so kurz war, dass es
nicht mal über den Bauchnabel ging. Tina kriegte sich überhaupt nicht mehr ein.
Ja und ich? Ich war zu meiner eigenen Überraschung nun klatschnass zwischen
den Beinen und hätte am liebsten los masturbiert.
Aber der Thrill konnte noch gesteigert werden.
Und so dachte ich „nee ich verliere nicht drei mal hinter einander!“ und forderte
sie zu einer weiteren Revanche heraus. Sie grinste und meinte nur:
„Juhu, ich möchte deine Brüstchen sehen!“. Ich kochte vor Wut und war
irgendwie unglaublich erregt und zählte
„eins,AA zwei,AA..drei!“
Ich hatte die Augen geschlossen und hatte „Papier“. Ich brauchte die Augen nicht
zu öffnen, denn Tinas Gebrüll zeigte mir an, dass ich wieder verloren hatte! Ich
war nun total ernüchtert und beschämt. Was trieb ich hier eigentlich? Ich konnte
mich doch nicht 50 km vom Hotel entfernt am hellen Tag komplett ausziehen und
meine Kleider auch noch alle wegwerfen!
Nun bekam ich doch Schiss.
Ich bat Tina „Ok, wir hatten viel Spaß, ich habe schon meinen Slip und meine
Hose verloren. Bitte lass mich nicht völlig nackt nach Hause fahren!“
Doch Tina sagt: “Nö, meine Liebe. Ich kenne dich. Du hättest auch nen
Riesenspaß, wenn ich mein letztes Kleidungsstück ausziehen müsste. Sorry! Leg
ab!“
Ich lief total rot an. Vor Wut und vor Scham.
Ich wusste, dass jegliche Diskussion zwecklos war. Und so schaute ich mich
nochmals um, wir waren immer noch allein. Ich zog das Top über meinen Kopf
und warf es, nun splitterfasernackt, in den Container.
Es war sooo erregend!
Ich hatte noch nie so ein geiles Gefühl!
Tina umarmte mich und sagte „unglaublich, das hätte ich mich nie getraut! Du
bist klasse!“ Ich sagte nur „lass uns verschwinden!“ Ich rann zum Wagen und
sagte ihr, dass wir nun aber das Verdeck schließen, denn das war kein Bestand
der Wette. Sie meinte klar doch und half mir dabei.
Im Auto lachten wir nun beide und ich hatte das Gefühl, dass Tina mich fast um
meine Niederlagen beneidete. Sie sah auch, dass meine Muschi feucht war,
grinste mich an und sagte „du scheinst es ja zu genießen“.
Ich wurde wieder rot, gab aber zu „ja, irgendwie bin ich nun total scharf. Wenn
ich nur wüsste, wie ich ins Hotel kommen soll“.
In dem Moment sah ich, dass der Tank fast leer war.
„So ne Scheiße! Der Sprit reicht niemals bis ins Hotel“.
„Da vorne kommt ein Ort. Da gibt’s sicher ne Tankstelle“.
„Klasse Tina. Ich kann doch nicht komplett nackt an eine Tankstelle fahren! Bist
du bescheuert?“
„Tja, dann fahr halt dran vorbei. Und wenn wir dann stehen bleiben freut sich der
Pannendienst“
„Mist! Mist! Mist!“
Ich fuhr also zur Tankstelle hin. Es war so eine kleine Dorf-Tanke mit nur einer
Zapfsäule. Auf der anderen Seite stand eine Ente mit hoch gerolltem Dach. Darin
saß ein junger Mann auf dem Beifahrersitz, während der Fahrer, ebenfalls ein
junger Mann, beim betanken mit dem Tankwart sprach. Dieser rief zu uns
herüber, dass er gleich kommt. Scheinbar konnten sie nicht sehen, dass ich
nichts an hatte.
Mittlerweile war ich nur noch rallig. Mir lief die Muschi über, wie ich es von mir
nicht kenne und fing an mich zwischen den Beinen zu streicheln.
Die Situation war total verrückt, aber ich war so geil. Nackt im Auto an einer
Tankstelle!
Tina sagte gerade, dass sie das mit dem Tanken schon regeln wird, als sie sah,
dass ich meinen Finger in der Muschi hatte. Sie riss die Augen auf, konnte es
nicht glauben.
„Hey, Nicole, das ist nicht fair! Mein Höschen ist mittlerweile ebenfalls
eingeweicht, du gehst total ab und ich schau in die Röhre“
Ich antwortete „kannst dich ja auch ausziehen!“.
„Du spinnst wohl“. Aber ich merkte schon, dass sie sich ebenfalls gerne entblößt
hätte.
„Komm, geb mir doch wenigstens deinen Slip!“
Tina wurde nun auch rot, konnte aber nicht mehr anders. Sie stützte sich nach
oben ab, schaute auf die andere Seite hinüber und zog rasch ihren Slip aus.
Dieser war wirklich total voll gesaugt! Sie steckte ihn schnell in das
Handschuhfach und stieg aus. Da die drei Männer auf der anderen Seite immer
noch nichts schnallten, lief sie um den Wagen und öffnete den Tankverschluss.
Ich konnte sehen wie die beiden Jungs auf Tinas Arsch glotzten ohne zu ahnen,
dass sie kein Höschen unter ihrem Rock an hat und ich völlig nackt im Wagen
sitze. Dies bemerkte der Tankwart als die zwei davon fuhren und er auf unsere
Seite kam. Durch die Frontscheibe sah er meine Brüste, war zuerst etwas irritiert,
aber als ich ihn angrinste, wusste er, dass wohl alles in Ordnung war, lachte
zurück und betankte unser Auto. In der Zwischenzeit putzte er die Scheiben und
schaute mir zwischen die Beine. Es konnte ihm nicht entgehen, dass ich total
erregt war.
Tina konnte es nicht glauben. Ich hatte die Wette verloren und genoss es
sichtlich völlig entblößt vor einem fremden Mann meine feuchte Muschi zu
streicheln!
Ich wusste genau, dass sie nun genauso wild war wie ich und am liebsten
ebenfalls alles ausgezogen hätte. Ihre exhibitionistische Ader ist wesentlich
ausgeprägter als meine.
Nicht selten zog sie im angeheiterten Zustand in der Disco mal kurz das Top für
nen Tittie-Flash runter. Ich konnte sehen wie ihr der Muschisaft zwischen den
Beinen runter lief.
Sie spielte nun aber die entsetzte, stieg ins Auto ein und sagte:
„Wenn du das so geil findest, diesem Typ deine Muschi zu zeigen, kannst du
auch gleich aussteigen und bezahlen“.
Wow, dachte ich. Das wär’s noch. Ich glaubte aber zu merken, dass Tina nur
eines wollte und spielte ihr den Ball zu:
“Klar doch, aber nur wenn du dich vorher ganz ausziehst und mir deine Kleider
gibst, damit ich sie dort drüben in den Mülleimer werfen kann“.
Das war so verrückt, aber es gab kein zurück mehr. Tina, war aufgekratzt,
verängstigt und einfach geil.
„Ja, dann geh mal“.
Ohne nach zu denken öffnete ich die Tür und stieg aus. Ich blieb neben der
geöffneten Tür stehen. Tina war zwar noch leicht verunsichert sagte aber „was
soll’s?“, zog den Rock und das Top aus und reichte sie mir durch das Fenster. In
diesem Moment fuhr noch ein zweites Auto rein. Der Tankwart lächelte und
schaute ohne Scheu auf meinen Körper und an mir vorbei ins Auto, wo Tina saß.
Ich ging nun an dem neu hinzu gekommenen Auto vorbei zum Mülleimer hin. Es
saß eine ältere Frau drin, die mich völlig entgeistert anschaute, aber zu keiner
Äußerung in der Lage war.
Nachdem ich Tinas Klamotten weg geworfen hatte ging ich rasch zurück. Der
Tankwart hatte mittlerweile ein Gespräch mit Tina begonnen. Sie saß nun völlig
relaxed auf dem Beifahrersitz, hatte sich zur Fahrerseite rüber gedreht und dabei
den linken Oberschenkel auf dem Fahrersitz abgelegt.
Der Tankwart konnte so direkt in ihre Muschi schauen!
Sie kannte nun kein Stopp mehr. Ich drückte mich am Tankwart vorbei und
bückte mich um meine Geldbörse aus der Handtasche zu holen. Dabei war mir
klar, dass ich nun meinen Po dem Tankwart entgegen streckte, und da ich die
Beine auch noch leicht spreizte, hatte er den schönsten Einblick in meine beiden
Löcher. Tina erkannte das sofort und flüsterte
„das gibt es nicht! Musst du immer weiter gehen als ich?“
Nun hielt mich gar nichts mehr!
Ich antwortete „ja“ und beugte mich noch weiter nach vorne, so dass der
Tankwart noch tiefere Einblicke erhielt und ich rasch mit meiner Zunge durch
Tinas Lustritze lecken konnte. Das war der helle Wahn! Wir beide hatten noch
nie homoerotische Spielchen getrieben, und nun leckte ich ihr in aller
Öffentlichkeit die Muschi!
Und es war so geil!
Tina hatte nun fast den gleichen Gesichtsausdruck wie die ältere Dame im Auto
neben an. Sie stöhnte auf, konnte aber nichts sagen, wollte mich auch nicht weg
drücken.
Ich lächelte sie an und drehte mich zu dem Tankwart hin.
Dieser hatte nun eine Riesenlatte unterm Blaumann! Als ich das sah, grinste ich
ihn an und holte das Geld dabei aus meinem Geldbeutel. Ich bezahlte das
Benzin und bedankte mich bei ihm.
Er meinte, er müsse sich bedanken und fände es schön, wenn wir jeden Tag zu
ihm zum Tanken kommen. Er schien ihm gefallen zu haben.
Mir reichte es jetzt aber. Trotz meiner Geilheit wollte ich das ganze doch nicht zu
weit treiben, stieg in den Wagen und fuhr los.
Denn noch war es mitten am Tag, wir waren unterwegs in Frankreich.
Und wir zwei hatten nun keine Kleider mehr.
Wir fuhren aus der Tankstelle heraus, zurück Richtung Hotel. Wir schwiegen
beide. Waren irgendwie nun doch ernüchtert. Saßen wir doch völlig nackt im
Auto, hatten alle unsere Kleider weggeworfen. Meine in den Altkleidercontainer,
Tinas landeten in der Mülltonne. Vor allem aber habe ich vorhin was gemacht,
was zwischen Tina und mir nie ein Thema war. Klar haben wir schon hundertmal
nackt neben einander gestanden. Auch teilen wir uns hier im Urlaub ein Bett, in
dem wir nackt schlafen. Aber sexuelle Berührungen? So weit ist es noch nie
gekommen.
Und soeben habe ich in aller Öffentlichkeit Tinas Muschi geleckt! Es war so geil,
das Gefühl mit meiner Zungenspitze zwischen ihren Schamlippen entlang zu
gleiten. Auch Tina schien es weniger zu schocken als noch schärfer zu machen.
Und dieser Geschmack, den ich jetzt noch auf der Zunge hatte, Aich könnte
sofort wieder eintauchen, mich ganz ihr hingeben, sie zum größten Orgasmus
ihres Lebens treiben.
Tina saß neben mir und schaute mich an. Mit einem etwas verzweifelten Blick.
Ich hatte das Gefühl, sie wollte ebenso mehr. Konnte es aber doch nicht sagen.
Ich schaute ihr zwischen die Beine und sah ihre süße Grotte. Die wenigen
Härchen rund herum waren noch ganz feucht. Ihre Brustwarzen standen heraus,
wie wenn sie in Eis gepackt wären. Ich sammelte meinen ganzen Mut, denn ich
wollte nur noch eines. Ich sagte ihr:
„Tina, ich weiß, das ist noch nie passiert. Es war auch nie ein Thema zwischen
uns, aber ich habe so Lust deine Muschi zu lecken! Ich habe so was noch nie
gemacht. Ich will in dich eintauchen!“
Tina sah mich mit glänzenden Augen an und antwortete:
“ Ja, Nicole. Für mich ist das auch völlig neu. Aber ich habe auch ne
Wahnsinnslust auf dich.“
In dem Moment bückte sie sich rüber und küsste mich auf den Mund. Und ehe
ich kapierte was nun geschah, lag Tinas Kopf in meinem Schoß und sie leckte
die oberste Spitze meines Kitzlers. Ich war völlig konsterniert, konnte mich kaum
aufs Autofahren konzentrieren. Ich sah weiter vorne einen Waldparkplatz, in den
ich rein lenkte. Es standen schon mehrere Autos da, ich sah aber niemanden
herumlaufen. Ich fand noch einen freien Platz.
Nun öffnete ich meine Beine etwas weiter, so dass Tina mehr Platz hatte und mit
ihrer Zunge auf und ab leckte. Und jedes Mal, wenn sie versuchte mit ihrer
Zunge tiefer in meine Muschi rein zu kommen, ging es wie ein Beben durch
meinen Körper. Noch wenige Minuten und ich hätte nicht mehr halten können.
Ich nahm ihren Kopf, zog ihn von mir weg und hauchte:
“Stopp, ich kann nicht mehr. Jetzt will ich dich auch lecken.“
Wir schauten uns an, und kamen uns näher. Tina schien noch zu zögern, da ihr
Mund komplett mit meinem Saft verschmiert war. Ich leckte ihr langsam um den
Mund und dann über ihre Lippen. Ich genoss meinen eigenen Geschmack auf
der Zunge. Sie öffnete ihren Mund und kam mir mit ihrer Zunge entgegen.
Gleichzeitig fingen wir an uns gegenseitig die Muschi zu streicheln. Ich steckte
meinen Mittelfinger in Tinas Lustgrube. Sie stöhnte dabei auf und streckte mir
ihre Zunge noch tiefer in den Mund.
In dem Moment fuhr ein weiteres Auto auf den Parkplatz. Wir schauten uns um
und sahen einen blauen Peugeot in dem eine Familie (zwei Erwachsene, ein
Mädchen und ein schon älterer Junge) saß. Sie fuhren hinter unserem Auto
vorbei und sahen sich nach einem freien Platz um. Der Übernächste war frei, so
dass nun ein Auto zwischen uns stand. Die Familie stieg aus. Wir bekamen mit,
dass es Franzosen waren. Sie hatten Strandsachen dabei.
Nun war uns auch klar, warum hier so viele Autos standen. Hinter dem Wäldchen
musste ein Strandabschnitt sein. Die Eltern gingen mit dem Mädchen direkt in
den Wald Richtung Strand. Der Junge jedoch warf noch auf der gegenüber
liegenden Parkplatzseite eine leere Colaflasche in den Mülleimer. Jetzt ging sein
direkter Weg zum Strand an unserem Auto vorbei. Da wir immer noch die
Fenster offen hatten, blieb ihm nicht verborgen, dass hier jemand drin saß. Beim
vorbei gehen schaute er durchs Seitenfenster und sah so direkt auf Tinas
Muschi. Wir konnten uns nicht regen. Was sollten wir auch tun? Zum verdecken
hatten wir eh nichts mehr dabei. Der Junge, ich denke mal er war so um die 15
Jahre alt, blieb nun stehen und senkte leicht den Kopf um ganz herein zu sehen.
Mit offenem Mund stierte er nun uns zwei Nackedeis an. Tina reagierte als erste
und sagte auf Französisch:
„Hi, weißt du, ob das hier ein Nacktbadestrand ist?“
Sein Kopf lief nun knalle rot an.
„Äh, je ne sait pas. Äh, je pense: non.“
Immer noch stand er runter gebeugt neben dem Auto. Sein Blick wusste gar
nicht wohin. Wir taten auch nichts um etwas zu verdecken. Er schaute
abwechseln unsere glibbrigen Schnecken an und, vor allem Tinas Riesenbrüste
hatten es ihm angetan.
Aus dem Wald rief nun sein Vater, was denn los sei, er solle sich was sputen. Da
ihm das Ganze nun doch peinlich wurde, und er wohl keinesfalls von seinen
Eltern hier erwischt werden wollte, wendete er sich nun zum Strand hin. Er
kriegte noch ein leises „au revoir“ heraus und rannte seinen Eltern hinterher.
Wir beide waren zwar nun schon etwas abgeturnt, ich hatte aber eine Idee:
„Hey, das ist ja ein toller Einfall! Lass uns an den Strand gehen. Bei der Hitze
gibt’s nichts Schöneres als ins Wasser zu springen!“
„Klar, Superidee! Willst du etwa ganz ohne Klamotten hier aus dem Auto
aussteigen, durch den Wald marschieren und sollen wir uns dann zwischen die
französischen Familien in den Sand legen? Ohne Bikini, ohne Handtuch?“
„He, warum nicht. In den Sand müssen wir uns nicht legen, wir nehmen einfach
den Bezug der Rücksitzbank mit. Handtücher brauchen wir nicht, Trocken
werden wir auch so. Und in Frankreich liegen eh alle Frauen oben ohne am
Strand. Und ab und an ein paar Naturisten zwischen drin ist auch keine
Seltenheit.“
Ich hatte selbst keine Ahnung, wieso ich so dafür plädierte hier nackt zum Strand
zu laufen. Es stimmte schon, in größerer Entfernung zu den Hotels und Städten,
an unbewachten Strandabschnitten gab’s immer wieder Nacktbader. Gern
gesehen werden sie aber nicht immer.
Es gab wohl nur einen Grund für meine Überzeugungsarbeit bei Tina: Ich w o l l t
e mich nackt zeigen! Ich war nun total exhibitionistisch.
Tina antwortete: „Ok, dann lass uns mal los legen.“ Gleichzeitig öffnetet sie die
Autotür und stieg aus. Sie klappte ihre Rückenlehne vor und beugte sich nach
hinten und machte den Sitzbezug ab. Als ich immer noch da saß, gab sie mir nen
Kuss und fragte:
„Auf was wartest du noch. Lass uns gehen.“
Ok, dachte ich. Gehen wir mal. Ich stieg ebenfalls aus und schloss das Auto ab.
Ich kam mir zwar schon etwas seltsam vor, nackt mit Handtasche los zu laufen,
aber es war so erregend. Ein leichter Wind wehte hier im Schatten unter den
Bäumen. Und dies ließ meine Muschi wieder triefen. Dies hört sich zwar sau blöd
an, aber es war wirklich so: Noch nie in meinem Leben hat sich in meiner Vagina
von selbst so viel Flüssigkeit gebildet. Tina viel das sofort auf:
„Mir geht’s genauso. Ich bin so was von feucht, ich habe das Gefühl es schmatzt
bei jedem Schritt“.
„Ha ha, schmatzt? Das ist gut beschrieben. Und mich erregt jeder Schritt den ich
mache noch mehr.“
Nun fuhr ein weiteres Auto auf den Parkplatz. Zwei Mädchen saßen in einem
kleinen Renault und schauten zu uns rüber. Wir waren gerade mal fünf Meter
von unserem Auto weg, so dass die zwei uns noch sehr gut sehen konnten.
Auch, dass wir nichts an hatten. Denn nicht mal Tina bemühte sich mit dem
Sitzbezug was zu verdecken. Das Auto fuhr noch etwas weiter in den Parkplatz
hinein, und Tina sagte „los, komm.“
Wir gingen nun durch das kleine Wäldchen. Es gab jede Menge Trampelpfade.
Zum Strand waren es wohl so 500 Meter. Die ganze Zeit kam uns niemand
entgegen. Hinter uns hörten wir immer mal wieder die zwei Mädchen miteinander
reden. Es war nicht klar zu verstehen, aber wir glaubte heraus zu hören, dass sie
sich auf Deutsch unterhielten. Über was sie sprachen konnten wir uns nur
vorstellen. Tina blieb stehen. Sie hatte eine Idee:
„Nicole, was meinst du? Wäre es nicht schön, wenn hier noch zwei weitere süße
Mädels nackt zum Baden gehen?“
„Wie willst du das denn hin kriegen?“
„Mal sehen. Wollen wir wetten, dass ich’s hin kriege?“ fragte Tina und fing zu
grinsen an.
„Sehr witzig. Ich hab’ heute schon genug verloren. Willst du nun noch mein Auto
abzocken?“
„Gute Idee mein kleines Nacktärschchen.“
Dabei streichelte sie mir über den Po und fuhr mir mit dem Finger über mein
Poloch. Oh Mann war das geil!
„War aber nur Spaß, das mit der Wette. Aber trotzdem, vielleicht machen die
zwei ja wirklich mit. Wenn sie nicht total prüde und verklemmt sind wird ihnen bei
der Idee auch die Muschi jucken. Und wenn sie dann noch mutig sindA“
In dem Moment hatten die zwei aufgeholt. Es waren wirklich zwei süße Mädels.
Beide so um die zwanzig Jahre alt. Die eine kurzes, blondes Haar und ein rotes
Kleidchen an. Die andere langes blondes Haar. Sie hatte nen blauen Mini und
ein weißes Bikini-Oberteil an. Sie schauten uns an, trauten sich aber nichts zu
sagen und wollten schon an uns vorbei laufen. Tina fragte:
„Hey, wie geht’s so? Haben wir richtig gehört? Ihr kommt doch auch aus
Deutschland.“
Die zwei blieben stehen, schauten zuerst sich an und dann uns beide.
„Ähm, ja. Wir sind aus Frankfurt.“
„Wir zwei kommen aus Hannover. Dies ist meine Freundin Nicole und ich heiße
Tina.“
Die zwei schauten uns nun doch etwas neugieriger an. Auch schien sie die
Situation nicht zu sehr zu irritieren.
„Ich bin Anna“ antwortete die mit dem Bikini-Oberteil.
„Dagmar“ sagte die andere.
Nun trat ein kurzes Schweigen ein. Ich wusste überhaupt nicht was Tina vor
hatte. Und die zwei Frankfurterinnen konnten mit der Situation auch nicht
unbedingt was anfangen. Trotzdem war es Dagmar, die das Schweigen brach:
„Ich weiß, es geht uns ja nichts an, aber Anna und ich überlegen uns schon seit
dem Parkplatz, warum ihr eure Kleider im Auto gelassen habt und den ganzen
Weg zum Strand nackt laufen wollt?“
„Wir haben unsere Kleider nicht im Auto gelassen“ sagte Tina.
Die zwei schauten sich verwundert an, wurden aber immer sicherer.
„Das müsst ihr uns dann aber mal erklären“ sagte Anna. „Ihr seid doch nicht etwa
nackt hierher gefahren?“
„Doch“ schaltete ich mich nun in das Gespräch ein. „Tina und ich haben aus Jux
und Dollerei um unsere Klamotten geschnippelt. Zum Schluss waren wir beide
nackt, und unsere Kleidungsstücke warfen wir weg. Das war die Wette.“
„Wow! Ihr traut euch was,“ meinte Dagmar. „Was ist, wenn euch die Polizei so
sieht? Habt ihr auch keine Angst an gegrabscht zu werden?“
„Nö,“ sagte Tina, „da wüssten wir uns schon zu helfen. Außerdem macht’s
irrsinnig Spaß nackt herum zu laufen. Und außerdem,“ sie schaute mich an, und
wurde doch etwas rot dabei. „Und außerdem ist es soo geil nackt in aller
Öffentlichkeit erwischt zu werden.“
Den beiden war das nun schon etwas peinlich und schauten sich verlegen an.
Tina legte gleich noch einen oben drauf:
„Habt ihr nicht auch Lust mit zu machen? So weit ist es ja nun nicht mehr zum
Strand.“
Anna sagte sofort: „Nee, du, so exhibitionistisch bin ich nun auch nicht veranlagt.
Außerdem waren wir gestern schon an diesem Strand. Hier sind fast nur
Einheimische und viele Familien. Hier lag gestern kein Mensch nackig rum.“
Dagmar jedoch schien der Idee nicht abgeneigt zu sein:
„Ja, Anna hat recht. Hier ist kein plage naturiste. Obwohl ich sonst auch gerne
nackt bade. Ich mag die weißen Streifen auf der Haut nicht. Ich lag gestern
schon oben ohne hier, um zumindest nen braunen Busen zu bekommen. Die
Franzosen haben zwar geglotzt mich aber nicht unbedingt freundlich
angeschaut.“
„Ooch komm“ sagte Tina. Sie witterte ihre Chance. „Also, wenn du eh gern FKK
machst, lass es uns doch einfach machen. Wenn wir zu viert sind wird uns schon
keiner blöd anmachen.“
Dagmar und Anna schauten sich an. Anna meinte „ich mache ja auch gerne
FKK. Schauen wir mal am Strand ob’s heute möglich ist.“
„Nee,“ sagte ich, „das wäre nicht fair, dass wir zwei schon nackt rüber laufen,
und ihr es euch erst dann überlegt. Der Thrill ist doch sich HIER auszuziehen
und die Kleider HIER zu lassen und nackt zum Strand laufen. Ohne dort die
Möglichkeit zu haben sich dann noch schnell an zu ziehen. Und, äh, wie Tina
schon sagte, es ist so erregend hier nackt im Wald rum zu stehen. Ihr werdet es
sehen und es vor allem zwischen den Beinen spüren.“
Anna und Dagmar wurden nun dunkelrot auf den Wangen. Aber es war nicht zu
übersehen, dass sie das Gespräch bereits angekratzt hat.
„Du meinst, wir sollen unsere Kleidung hier lassen und nur mit nem Handtuch
unterm Arm zum Strand gehen?“
„Ja, genau.“
Die beiden schauten sich an, „was meinst du?“ fragte Anna.
„Hmm,“ meinte Dagmar „jucken würd’s mich schon. Und was kann schon
passieren? Ja, lass uns mit machen.“
„Juhuu,“ rief Tina „ausziehen, ausziehen“
Die zwei waren nun auch gelöster und Dagmar legte die Strandtasche ab.
Sie war die mutigere. Sie streifte ihren Mini ab und wollte ihn schon in die Tasche
stecken.
„Nö, Dagmar. Die Abmachung ist, dass die Kleider hier bleiben,“ sagte Tina.
Dagmar legte nun ihren Rock neben dem Weg auf einem Baumstupf ab. Anna
schaue dabei zu und zog nun etwas zögernd und nach rechts und links sehend,
ob auch niemand vorbei kommt ihr Sommerkleidchen über den Kopf. Darunter
hatte sie einen rot-weiß gepunkteten Badeanzug an. Sie legte das Kleid
ebenfalls auf dem Baumstumpf ab. Dagmar drehte nun auch ihren Kopf nach
allen Seiten um, öffnete dann aber entschlossen ihr Oberteil und legte es zur
Seite.
Wow, sie hatte zuckersüße kleine Brüste. Mir kribbelte es wieder zwischen den
Beinen. Am liebsten hätte ich an ihren Nippeln gelutscht. Ich sah Tina in die
Augen. Auch sie war heiß auf dieses Mädchen. Dieser Striptease vor unseren
Augen am hellen Tage in einem Wäldchen in Frankreich. Das ganze nahm nun
Formen anAunglaublich.
Dagmar und Anna schauten sich an. Sie haben bemerkt wie uns das aufgeilt.
Doch nicht nur wir waren scharf. Den zwei schien es nun auch zu gefallen, und
die Lust sich in Öffentlichkeit auszuziehen wurde größer. Tänzelnd ging Dagmar
auf Anna zu und sang „you can leave your hat on“. Sie nahm Annas Badeanzug
auf beiden Schultern in die Hände und zog in ihr, immer noch tänzelnd und
singend nach unten. Anna schien das auch zu gefallen und wehrte sich nicht.
Nun stand auch sie nackt im Wald. Auch sie hatte sehr kleine, aber
wunderschöne Knospen. Ihre Schamhaare waren nur leicht getrimmt. Trotzdem
waren ihre Schamlippen zu sehen. Und, oh ja, sie war feucht zwischen den
Beinen! Es schien auch sie total zu erregen. Dagmar warf Annas Badeanzug auf
den Baumstumpf und forderte Anna auf auch sie auszuziehen.
Doch Tina rief: “Nein, lass mich das machen.“
Boah, ich wusste nun genau was sie vor hatte. Wir hatten mal wieder die gleiche
Idee, aber Tina war, auch mal wieder, die Schnellere.
Sie stand nun vor Dagmar. Beide tänzelnden und sangen den Refrain. Tina fing
nun an Dagmars Brüste zu streicheln. Diese schien nur kurz verblüfft zu sein. Die
Kleine war genau so rallig, wie wir alle. Tina streichelte weiter nach unten und
kniete sich vor Dagmar hin. Sie nahm das Bikinihöschen und streifte es langsam
nach unten. Ich konnte nun kaum noch „nur“ zuschauen. Ich fing an meine
Muschi zu streicheln und knetete leicht eine Brustwarze. Anna schaute dem
Treiben nur zu, schien aber auch Gefallen daran zu finden. Dagmars Höschen
lag bereits ebenso auf dem Baumstumpf. Ich konnte sehen, dass es feucht war.
Und Tina? Sie zog Dagmar an sich heran und fing an mit ihrer Zunge Dagmars
Klitoris zu lecken. An Tinas Kopf vorbei konnte ich sehen, dass Dagmar völlig
rasiert war. Ihre Schamlippen waren bestens zu sehen! Dagmar stöhnte leicht
auf, und nahm Tinas Kopf zwischen ihre Hände. Sie wartete aber noch einige
Momente ab, bevor sie Tina wegdrückte und sagte:
„Nein, hör bitte auf! Das ist mir peinlich. Ich habe so etwas noch nie gemacht.“
Anna und Dagmar sahen nun etwas verlegen aus. Damit sie nicht doch noch
einen Rückzieher machten, und vor allem: Damit mir nicht die Chance
genommen wird auch noch diese zwei Muschis zu lecken, brach ich das
Schweigen:
„Kommt, ich will ins Wasser. Lasst uns zum Strand gehen.“
Tina stand auf und nahm wieder den Rücksitzbezug in die Hände. Dagmar hob
ihre Strandtasche auf, in der sie für beide die Handtücher hatte und meinte:
„Gut, lasst uns baden gehen.“
Wir gingen nun zu viert weiter Richtung Strand.
Vier junge Mädchen.
Alle splitternackt.
Wir hatten keine Kleidungsstücke dabei.
Und alle vier mit nassen Muschis.
Wir liefen nun in Entenformation weiter zum Strand. Vorne Tina, dahinter
Dagmar und Anna, ich am Schluss. Zu dieser Zeit hatte ich keine Scheu mehr.
Tina und ich waren jetzt schon so zwei Stunden nackt unterwegs und sind genau
genommen noch gar nicht so vielen Menschen begegnet. Dem Tankwart wuchs
vor Begeisterung ne Riesenlatte unterm Blaumann, die Frau im Auto und der
Junge vorhin auf dem Parkplatz waren zwar verblüfft, aber Ärger war nicht in
Sicht.
Ich genoss weiterhin das nackt sein in freier Natur, den Wind auf meinem Körper,
vor allem den leichten Windzug zwischen meinen Beinen hindurch. Und wenn ich
so nach vorne schaute, sah ich drei süße Mädchenärsche wackeln. Ich hatte nun
auch keine Blockade mehr im Kopf, so von wegen ich bin doch keine Lesbe, das
hab ich doch noch nieA
Ich stierte auf diese Mädchenkörper und wurde schon wieder feuchter in der
Möse. Das Rumknutschen und Muschilecken vorhin war sensationell gewesen.
Ich wollte diesen Sex einfach nur leben. Und der blöde Spruch „besser bi als nie“
… genau!
Wie’s wohl den anderen ging?
Tina, da gab’s nichts zu überlegen. Die hatte hier ihren Spaß und ihre Lust auf
Sex war ungebremst.
Dagmar und Anna waren glaube ich noch etwas verwirrt, aber alleine schon die
Tatsache, dass sie tatsächlich ihre Kleider zurück ließen und jetzt nackig mit uns
zu einem normalen Textilbadestrand mitliefen sprach schon Bände. Und als Tina
vorhin durch Dagmars Lustspalte leckte, hat das nicht nur mich aufgegeilt.
Wir kamen am Strand an. Aus dem Wäldchen heraus ging es eine kleine
Böschung hinunter zum Sandstrand. Der Strand schien so etwas wie ein
Geheimtipp zu sein, denn es war gar nicht so viel los. Wenn ich da an den
Strand bei unserer Hotelanlage denkeA
Auch schauten nur wenige auf, als wir an ihnen vorbei liefen. Da wir hier weit ab
von jeglichen Hotels und Städten waren, lagen eh viele Frauen oben ohne auf
ihrem Handtuch. Ganz nackt waren allerdings nur wir vier. Wir gingen etwa 200
Meter den Strand entlang und fanden ein schönes Plätzchen zwischen zwei
kleineren Dünen, wo man uns nur von der Meerseite aus sehen konnte. Hinten
war die Böschung an dieser Stelle ein paar Meter hoch, so dass an dieser Stelle
auch keine weiteren Strandbesucher heran kämen.
Anna und Dagmar packten ihre Badetücher aus, Tina legte für uns den
Rücksitzbezug meines Käfers hin.
„Kommt, Mädels! Ab in’s Wasser!“ rief sie.
Wir rannten „Juhu“ rufend ins Wasser. Die anderen Badenden, vor allem
natürlich die Männer, schauten mehr als neugierig zu. Sprangen doch gerade
vier junge Mädchen, vier süße Pos, vier gutgetrimmte bis ganz rasierte Mösen
und acht hüpfende Titten an ihnen vorbei!
Wir tollten eine Weile im Wasser herum und schwammen auch nicht wenig bis
wir wieder zu unserem Liegeplatz kamen. Tatsächlich, war der Platz nur von der
Wasserseite aus einzusehen. Wir legten uns mit den Köpfen Richtung Strand, so
dass man, auch wenn dort jemand vorbei lief, nicht direkt in unsere Muschis
schauen konnte.
Wir waren alle etwas kaputt und dösten vor uns hin.
Als die Sonne meinen Po erwärmte, musste ich an vorhin im Wald denken, als
Tina mit ihrem Finger über meinen Anus fuhr. Wir hatten bisher noch nie über
Analverkehr geredet, ich hatte keine Ahnung ob sie damit schon Erfahrung hatte.
Nur das Gefühl bei der Berührung, nur bei der Andeutung des Eindringens, es
war umwerfend!
„Du, Tina“
„Mh?“ Sie schien im Halbschlaf.
“Als du vorhin im WaldA“ ich wusste nicht, wie ich anfangen sollte.
„Mh, vorhin im Wald, was denn?“ fragte Tina nach.
„Als wir auf Dagmar und Anna warteten und du, Aund du mich Nacktärschen
nanntest und dabeiA. dabei mit deinem FingerA bei mirA“
„Ach so, als ich kurz mit dem Finger an deinem Po anklopfte.“
„Ja, Tina, ich meine, hast du schon malA?“
„Was, ob ich meinen Finger schon mal in nen Po rein gesteckt habe, oder ob ich
selbst schon Analsex hatte?“
„Äh, mich würde beides interessieren. Ich habe weder noch.“
„Analsex schon mehrmals. Hast du wirklich noch nie? Das ist, wenn man in der
richtigen Stimmung und schön relaxed ist, wahnsinnig geil“.
„Ich habe mich das noch nie so richtig getraut. Das tut doch sicher irrsinnig weh.“
„Nein, eben, wenn man richtig entspannt ist, ist das irre.“
Sie richtete sich leicht auf, legte eine Hand auf meinen Hintern und grinste mich
an:
„Komm, geb’ zu dass du gerade Lust darauf hast.“
Shit, Tina hat’s mal wieder gerafft. Irgendwie hat mich das vorhin so stimuliert, so
dass ich es schon ganz gerne mal ausprobieren wollte. Aber hier am Strand?
„Schon irgendwie, aber nicht hier.“
Sie streichelte weiterhin meinen Po.
„Hey, jetzt spinn bloß nicht rum. Du läufst schon den halben Tag nackt durch
Frankreich und hier kann uns eh nur jemand direkt vom Strand her sehen. Und
da wir mit den Füßen zur Böschung hin liegen, wo auch keiner her kommen
kannA“
Das stimmte schon. Dagmar und Anna schienen zu schlafen, zumindest regten
sie sich nicht.
„Hmm, hättest du überhaupt LustA äh bei mir malA?“ fragte ich.
Sie gab mir nen leichten Klaps auf den Hintern:
„Und wie mein süßes Nacktärschchen. Bleib einfach auf dem Bauch liegen, und
entspann.“
Tina nahm nun noch einmal Sonnenöl und rieb mir damit den Hintern ein.
„Ja, relax.“
Sie streichelte mir über den Po und fuhr immer weiter nach unten. Bevor sie
überhaupt nur etwas in Richtung meiner Möse fuhr spreizte ich meine Beine.
„Tssstssstsss meine Süße! Du hast’s ja besonders eilig.“
Sie streichelte dabei meine Muschi. Ich war sofort wieder auf 180 und stöhnte
auf. Das war so erregend. Ich spreizte meine Beine noch weiter.
„Mhhhhh, ist das schöööön!“
Ich konnte tatsächlich vergessen, dass ich an einem öffentlichen Strand lag ließ
die Augen geschlossen und fing an mich rhythmisch zu bewegen. Tina fuhr
weiterhin durch meine Muschi. Sie steckte einen Finger rein.
„Mhhhhh!“
Sie fuhr nun mit ihrem Finger aus meiner Möse heraus und langsam Richtung
Po. Dabei drückte sie leicht drauf, so dass ich es gar nicht erwarten konnte, bis
sie zu der Stelle kam, bei der sie eindringen konnte. Dort angelangt massierte sie
meinen Anus. Das Gefühl war umwerfend! Ich hatte das noch nie erlebt. Sie
spreizte leicht mein Poloch und ich spürte, wie sie noch mehr Sonnenöl rein
tröpfeln ließ. Ich konnte genau spüren, wie das fast heiße Öl langsam nach innen
lief!
„Mhhhhhh! Ja, TinaAAA.. Das ist der helle Wahn!“
In dem Moment muss wohl Anna geschnallt haben was da abging und fragte:
„Hey, was ist denn hier los?“
Ich wollte mich schon aufrichten, aber Tina drückte mich mit ihrer rechten Hand
nieder, während die andere an meinem Anus blieb und sagte zu Anna nur:
„Psst“
Gleichzeitig drang sie sanft mit ihrem Finger in meinen Po ein. Überraschender
Weise ging das zunächst ganz einfach. Ich merkte schon, dass es eng war, aber
so gut eingeöltA..
Tina fuhr langsam rein und raus:
„Bleib entspannt! Ja so ist es toll“.
Nun ließ sie ihren Finger noch tiefer versinken und ich spürte, dass sie nun am
inneren Schließmuskel ankam. Ich verkrampfte sofort. Doch Tina blieb in der
Position:
„Entspann dich, genieß den Sex.“
In dem Moment legte sich eine Hand auf meine Oberschenkel und fuhr langsam
nach innen und oben. Wow. Doch halt! Ein Finger Tinas einen Hand war in
meinem Hintern und ihre andere Hand ruhte immer noch auf meinem Rücken!
Anna! Die Kleine hatte wohl auch Lust verspürt.
Das war so geil! Und während Anna meine Muschi streichelte und die
Schamlippen längs fuhr fing ich wieder an zu genießen und zu entspannen. Tina
übte mit ihrem Finger nur wenig Druck aus, doch langsam öffnete sich mein
Schließmuskel. Wahnsinn! Ich hatte das Gefühl, wie wenn ich auf dem Klo sitze
und der Schließmuskel öffnet sich. Kurz hatte ich Angst, ich müsste tatsächlich,
so vom Gefühl her, aber Tina war nun durch und konnte dann den Finger sofort
ganz reinschieben. Es war ein irres Gefühl. Ich bewegte mich auf und ab,
während Anna nun ihrerseits schon einen Finger in meiner Muschi hatte. Tina
fuhr nun raus und rein. Das flutschte nun so gut, dass ich am liebstenA und in
dem Moment merkte ich, dass Tina tatsächlich noch einen zweiten Finger hinzu
nahm. Wow! Sie kann Gedanken lesen.
„MMhhhhhhhhh! Ja, bitte mehr!“
Anna schien das auch auf sich zu beziehen und versuchte nun gleich mehrere
Finger in meine Grotte zu schieben. Von Fisting hielt ich bisher rein gar nichts.
Aber als ich nun an Annas schmale Hände dachteA.
Tina war mittlerweile mit beiden Fingern tief in meinem Hintern. Das Gefühl war
nicht zu beschreiben. Ich hätte nie gedacht, dass ein Pofick so geil sein kann.
Ich war nun dem Orgasmus nahe und beschleunigte die Bewegung.
Als ich nun heftiger wurde, legte Anna nun tatsächlich ihre Finger eng
aneinander und versuchte mit der ganzen Hand einzudringen. Ich stöhnte auf:
„Aaah, Anna, nein,A.,nein,A..mmh,A. ja,A. mmh,A.. bitte!“
Und in dem Moment war Anna auch ganz in mir drin. Ich schien zu bersten. Es
zog, es tat furchtbar weh, meine Möse schien zu reißen: Es war sooooooooo
geil!
Ich konnte nun nicht mehr halten. Eine Orgasmus welle kam nun nach der
anderen über mich. Ich bebte, stöhnte, jaulte, biss in den Käfersitzbezug um
nicht noch lauter zu werden, während Anna nur darauf bedacht war, bei diesen
heftigen Bewegungen nicht aus mir heraus zu rutschen und Tina meinen Po mit
drei Fingern aufs äußerste dehnte und von innen stimulierte.
Ich habe keine Ahnung wie lange das ging. Ich hatte nie zuvor einen so heftigen
Orgasmus. Einen der sich so lange hinzog. Es wollte gar nicht enden. Ich wollte
nicht, dass es jemals endet!
Danach lag ich völlig schlapp da. Mein Unterleib zitterte immer noch.
Anna zog vorsichtig ihre Hand aus meiner Vagina. Es tat schon weh, war aber
auszuhalten. Tina massierte noch leicht meinen Anus und streichelte mir sanft
über’n Po.
Ich schaute kurz nach vorne zum Strand, ob mittlerweile jemand vorbei kam, sah
aber niemanden. Ich drehte mich zu Tina um. Mein Herz blieb stehen:
„Tina, schau, da oben auf der Böschung stehen zwei Männer und schauen hier
runter!“
Tina sagte:
„Beruhige dich, die zwei stehen schon länger da oben und haben alles mit
angeschaut.“
„Tina, das ist nicht dein ernst. Die waren nicht die ganze Zeit da oben.“
„Und ob! Aber reg dich nicht auf. So wie ich deren Shorts anschaue, scheint
ihnen das Ganze auch zugefallen.“
„Oh Gott, ist mir das peinlich.“
„Quatsch! Das geht schon klar. Es war auch für uns geil, wie du dich auf alles
eingelassen hast und wie du deinen Orgasmus genießen konntest. Wir wollten
auch nicht abbrechen.“
Die Männer kamen die Böschung herunter. Tatsächlich hatten beide einen
Ständer in der Shorts. Es schien sie aber nicht zu genieren. Dagmar war nun
auch wieder aufgewacht.
„Was ist denn hier los?“
Tina fragte sie: „Hast du Lust auf zwei Franzosen?“
Sie schaute zu den zwei rüber:
„Hm, lecker sehen sie ja schon aus!“
Die zwei hatten bisher nur da gestanden und gegafft und fragten dann auf
Französisch, ob wir Gesellschaft wollten.
Ich dachte sofort: Nee. Das ging mir nun doch zu weit. Auch wollte ich heute nur
mein neues homoerotisches Leben genießen. Und es war mir wirklich peinlich,
dass die zwei mir beim größten Orgasmus meines Lebens zuschauten. Ich
schaute Dagmar an, die ja gerade schon Interesse andeutete. Sie schien meine
Skepsis jedoch zu erahnen.
Und dann hat’s mich fast umgehauen: Dagmar stand auf ging zu den zwei hin,
und griff mit jeder Hand IN die Hose von einem der Männer. Tina fing sofort zu
kichern an, ahnte wohl was kam. Denn Dagmar knetete kurz die zwei Penisse
und sagte auf Französisch:
„Nein, tut uns leid. Wir wollen heute keine Männergesellschaft.“
Tina lachte jetzt vollends raus. Die zwei Typen liefen rot an, murmelten was von
blöden Lesben und gingen weiter.
Wir prusteten vor Lachen los.
Dagmar jedoch schaute den beiden schon etwas enttäuscht hinterher:
“Sooooo, schlecht waren die doch gar nicht.“
„Oooch, Dagmar!“ sagte Tina, die direkt vor Dagmar lag, „soooo schlecht sind wir
ja nun auch nicht.“ Dabei spreizte sie ihre Beine und ich konnte sehen, was sie
vorhin meinte, als sie sagte es sei auch für sie geil gewesen mich zu befriedigen.
Ihre Muschi war total nass. Und in ihren Augen konnte ich sehen, dass sie nur
eines wollte: Einen Orgasmus!
Dagmar kniete sich zwischen ihre Beine und strich durch Tinas Möse. Sie leckte
sich den Finger ab:
“Hast recht, soooo schlecht ist das nun wirklich nicht!“
In diesem Moment hörten wir eine Glocke und einen lauten Ruf:
“GLACE! ICECREAM! GELATI! EIS!“
Wir schreckten auf und schauten zum Strand. Gerade kam ein Eisverkäufer
entlang, der uns in diesem Moment ebenso sah. Ich dachte: Ja, im richtigen
Moment! Tina und Dagmar wären jetzt über einander hergefallen. Und mir
kribbelte es auch schon wieder zwischen den Beinen, beim Anblick von Tinas
nasser Muschi.
Und Anna schaute mich vorhin an, als Dagmar sich zwischen Tinas Beine kniete,
so als wollte sie sagen, Nicole, willst du nicht meine Muschi lecken? Und ob!
Und deshalb, bevor das Ganze hier wirklich komplett außer Kontrolle gerät, und
wir wirklich noch Ärger bekommen, kann so ein Eis abkühlen. Ich stand auf und
fragte:
„Wer will ein Eis? Ich lade euch ein.“
Tina schien zwar schon etwas verstört zu sein, kam kaum von ihrer Erregung
runter, teilte aber wohl doch auch meine Meinung hier mal nen „Break“ zu
machen.
„Ja, gerne. Für mich Erdbeere und Schoko.“
Dagmars zweite Enttäuschung hinter einander stand ihr ins Gesicht geschrieben.
Tina strich ihr über den Oberschenkel und sagte:
„Aufgeschoben ist nicht aufgehoben. Versprochen!“
Dagmar schaute sie an, hauchte „Ok!“ und stand auf.
„Ich komme mit und suche mir selbst ein Eis aus“. Anna meinte „ich auch.“
So gingen wir nun zu dritt zum Eismann hin. Dort standen schon drei Männer,
zwei Frauen und zwei Kinder und ließen sich bedienen. Die Männer schauten
uns unverblümt an und betrachteten unsere Nacktheit, lächelten uns aber dabei
an. Den Frauen schien das gar nicht so zu gefallen, sagten aber nichts. Den
Kindern war es relativ egal, ob wir was an hatten oder nicht. Das Eis war für sie
viel interessanter. Als wir an der Reihe waren, grinste uns der Eismann an und
gab jeder von uns eine Extra-Kugel. Dagmar drückte ihm dafür einen Kuss auf
die Wange, bei dem er rot wie sein Erdbeereis wurde. Anna und ich fanden das
witzig und bedankten uns ebenfalls mit nem Küsschen auf die Wange. Sein Blick
konnte nicht von unseren Hintern lassen als wir dann zu Tina zurück gingen. Wir
winkten ihm von unserem Liegeplatz nochmals zu, und da wir nun Richtung
Strand saßen und die Beine grätschten, so das uns kein Eis auf die
Oberschenkel tropfen konnte, konnte er bestens unsere vier Muschis sehen. Er
winkte verlegen zurück und ging weiter.
Das Eis kühlte wirklich. Und ich denke das war auch besser so. Wir lümmelten
noch ein-zwei Stunden am Strand herum und badeten auch nochmals.
So gegen sechs packten wir unsere sieben Sachen. Ha ha, sieben ist gut. Vier
paar Schuhe zwei Handtücher und einen Autositzbezug. Stimmt. Macht sieben.
Der Strand hatte sich schon merklich geleert. Wir liefen wieder das kurze Stück
am Strand zurück und durch den Wald Richtung Auto.
Als wir an dem Baumstupf vorbei kamen, auf dem Anna und Dagmar ihre Kleider
abgelegt hatten, erwartete uns eine Überraschung. Vielleicht war es auch keine.
Wer konnte schon davon ausgehen, dass niemand sich dieser Klamotten
bedient?
Sie waren weg!
Anna fluchte kurz, doch Dagmar schien gefasster zu sein:
“Können wir nicht mehr ändern! Wenigstens waren es keine teuren Teile.“
„Und wie sollen wir nun zurück?“ fragte Anna.
„Bleibt euch wohl nichts anderes übrig, als so wie wir, splitterfasernackt zurück
zu fahren“ sagte Tina.
„Nee“ meinte Anna. “In unserem Hotel haben wir gestern zufällig Bekannte
meiner Eltern getroffen. Ich geh da nicht ohne Kleider zurück.“
„Wisst ihr was?“ fragte ich. „Fahrt einfach hinter uns her. Zu unserem Hotel ist es
nicht mehr so weit. Dort werden wir schon irgendwie rein kommen. Ihr habt ja
zumindest eure Handtücher noch zum rumwickeln. Tina und ich haben ja gar
nichts, um uns zu verhüllen. Dort könnt ihr dann von uns was zum anziehen
bekommen.“
„Und außerdem“ ergänzte Tina lächelnd und streichelte dabei Dagmar über den
Busen, „haben wir ja noch was aufgeschoben.“
Dagmar grinste schelmisch zurück: „Ich weiß. Darauf bestehe ich sogar.“
Ich schaute Anna an, diese mich. Ich folgte nun einer Intuition. Ich küsste sie auf
den Mund und leckte ihr leicht über die Lippen.
„Ich glaube uns zweien wird in der Zwischenzeit auch was einfallen. Oder,
Anna?“
„Mh,“ meinte sie etwas verlegen, „ich denke schon.“
„Also“, nahm Tina wieder das Kommando an sich, „dann lasst uns mal gehen.“
Wir gingen zurück zu unseren Autos. Es begegnete uns kein Mensch. Als wir auf
dem Parkplatz ankamen fragte Tina, ob wir den Bezug vorne behalten sollten, so
dass wir uns im Notfall bedecken könnten. Ich sagte:
„Nee, Wette ist Wette. Spann das Teil über den Rücksitz. Diesen Teil des
Heimwegs kriegen wir auch noch hin.“
Ich fuhr aus dem Parkplatz raus. Anna und Dagmar folgten uns. Im Rückspiegel
sah ich, dass die beiden sich ihre Handtücher umgewickelt hatten. Schade, ich
hätte gerne Annas süße Brüstchen gesehen!
Wir fuhren zurück, Richtung Hotel.
Die Fahrt zum Hotel war recht unspektakulär. Tina und ich saßen unverkrampft
in unserem Auto. Mittlerweile waren wir daran gewöhnt nackt unterwegs zu sein.
Nur, wenn wir an Ampeln anhalten mussten, schauten wir, ob uns jemand
beobachten konnte. Dies war aber nicht der Fall gewesen. Anna und Dagmar
blieben die ganze Zeit dicht hinter uns. Wir näherten uns dem Hotel. Auf dem
Parkplatz sahen wir, dass gerade ein Reisebus angekommen war. Ich fuhr in
genügendem Abstand daran vorbei und konnte sehen, dass er aus Deutschland
war. Den Trikots zufolge war es wohl irgendein Sportteam.
„Klasse“ sagte ich, „fünfzig betrunkene Dorfkicker auf Mannschaftsausflug. Das
hat uns gerade noch gefehlt. Die würden doch sofort befummeln, wenn wir an
denen vorbei laufen!“
„Hm, ob sie betrunken sind weiß ich nicht, aber knackig durchtrainiert sehen sie
schon aus. Und mich von denen begrapschen lassenA. So schlimm fände ich
das nicht!“ antwortete Tina.
„Komm, lass den Quatsch. Hast du denn keine Idee, wie wir unbeobachtet ins
Hotel kommen?“
„Mh, so viel ich weiß, gibt’s hinter dem Hotel noch einen kleinen Parkplatz fürs
Personal. Da ist sicher weniger los, und wahrscheinlich gibt’s dort auch noch nen
weiteren Eingang.“
„Hoffen wir mal!“
Ich fuhr also am Hotel entlang und bog nach hinten ein. Da war tatsächlich ein
Parkplatz. Alle möglichen Container standen da herum. Gerade war ein
Lieferwagen da, der der Aufschrift nach, Hotelwäsche abholt und reinigt. Wir
sahen zwei Männer, die zwei Rollcontainer zu dem Lieferwagen hinschoben. Ich
parkte das Auto etwas weiter davon entfernt. Dagmar steuerte ihren Wagen
neben meinen auf den Parkplatz. Ich sagte zu Tina:
„Lass uns noch abwarten, bis die zwei Typen weggefahren sind, dann können
wir durch den Lieferanteneingang ins Hotel. Irgendwie werden wir dann schon in
unser Zimmer kommen. Dagmar und Anna haben ja noch die Handtücher, sie
holen uns vielleicht den Schlüssel von der Rezeption.“
Die beiden waren mittlerweile ausgestiegen, hatten noch ihre Handtücher
umgewickelt.
„Hey, was höre ich denn da?“ fragte Dagmar. „Sagt nur, jetzt braucht ihr doch
unsere Hilfe. Ich dachte das wäre so ein Thrill nackig durch die Gegend zu
latschen?“
Dabei öffnete sie meine Autotür: „Kommt steigt aus. Wenn ihr jetzt aussteigt,
solange die zwei heißen Wäschelieferanten noch auf dem Hof sind, lässt sich in
Sachen ‚Schlüssel von der Rezeption holen’ vielleicht doch was machen.“
Zwischenzeitlich waren die zwei Männer natürlich auf uns aufmerksam geworden
und schauten rüber, und fragten sich wohl, was da wohl abging.
„Das ist Erpressung!“ antwortete ich empört.
„Wie du meinst“ sagte Dagmar.
Tina legte eine Hand auf meinen Oberschenkel und flüsterte mir zu:
„Komm ist eh egal. Lass uns aussteigen. Irgendwie macht mich das schon
wieder heiß. Und die süßen Jungs gehen mir auch nicht mehr aus dem Kopf.“
Dabei fuhr sie mit ihren Fingern vorsichtig in Richtung meiner Muschi.
Oh je, dachte ich, was glaubst du denn wie heiß ich bin? Sie legte jetzt einen
Finger auf meinen Kitzler.
„Huch“ spielte Tina Überraschung und grinste, „du bist ja schon wieder feucht!
Um nicht zu sagen patschenass!“
Im Rückspiegel sah ich, wie die zwei Männer auf unser Auto zeigten und
miteinander sprachen. Ein schelmisches Grinsen war nicht zu übersehen.
Standen doch Anna und Dagmar in Handtücher gehüllt da, und ich denke, dass
ihnen auch nicht entgangen ist, dass zumindest unsere Oberkörper nackt waren.
„Los raus mit dir,“ schubste mich Tina an und flüsterte:
„Außerdem habe ich eine Idee, was wir mit den zwei Erpresserinnen machen
könnten.“
Ich stöhnte leicht auf, als sie ein letztes Mal über meine Klit streichelte.
Tina öffnete ihre Wagentür und stieg einfach aus. Unglaublich, welchen Mut sie
hatte! Die zwei Männer wussten nun Bescheid: Die zwei Mädels im Auto waren
wirklich nackt! Die zwei fingen sofort zu pfeifen an. Als ich ausstieg,
applaudierten sie sogar undA da war noch weiterer Beifall!
Aus einem Fenster des Hotels schauten zwei Köche heraus und klatschten in die
Hände.
„Wow“ sagte Dagmar „tolle Vorstellung! Umwerfender Erfolg! Wollt ihr damit nicht
im Zirkus auftreten?“
Ihr stand die Schadenfreude ins Gesicht geschrieben.
Tina raunte: „Warte mal ab meine Süße: Wer zu Letzt lachtA“
Tina tat sehr geschäftig, holte ihre Handtasche vom Rücksitz und schloss die
Beifahrertür zu. Sie ging ums Auto herum. Ich hatte mittlerweile ebenso die Tür
abgeschlossen. Als wir neben einander standen, gab mir Tina ihre Handtasche
und fragte:
„Kannst du die mal halten?“
„Klar doch.“
Kaum hatte sie beide Hände frei, sprang sie zu Anna und Dagmar rüber und mit
je einer Hand riss sie den beiden das Handtuch herunter! Die zwei waren so
überrascht, dass sie überhaupt nicht reagieren konnten.
Tosender Beifall und Gejohle von den Rängen!
Es war nun noch mehr Personal zu den Fenstern auf der Hotelrückseite
gekommen.
Ich rief: „Euer Applaus, Ladies!“ und konnte nicht mehr vor Lachen.
Tina nutzte den kurzen Moment, in dem Anna und Dagmar zu Salzsäulen
erstarrten und rannte mit den Handtüchern zu den zwei Männern mit ihrem
Lieferwagen hin.
Auf Französisch rief sie:
„Hier sind noch zwei weitere Handtücher, die dringend in die Wäscherei
müssen!“
Ich konnte nicht mehr vor Lachen! Dagmar rannte Tina hinterher und rief:
„Non, non! S’il vous plaît! Non“
Doch Tina hatte die Handtücher schon den Männern zugeworfen. Die zwei
lachten laut auf. Bevor Dagmar am Wagen ankam, hatten sie die Handtücher in
den Wagen geworfen und die Tür geschlossen.
Wieder Applaus, Pfiffe und Gejohle von den Fenstern oberhalb.
„Scheiße! Scheiße! Scheiße!“ schrie Dagmar und stampfte auf den Boden.
Doch Tina ging nun auf sie zu und umarmte sie. Ich habe keine Ahnung, was sie
ihr ins Ohr flüsterte. Aber nach einem kurzem Gespräch fing auch Dagmar zu
lachen an. Ich hatte in der Zeit meinen Arm um Anna gelegt und gefragt ob sie
fand, dass dieser Spaß zu weit ging. Sie antwortete:
„Nein geht schon klar. Insgeheim wollte ich schon die ganze Fahrt hierher das
Handtuch ablegen. Ich konnte die ganze Zeit in deinem Rückspiegel deinen
Busen sehenA und das hat mich schon sehr erregt!“ Dabei errötete sie leicht.
„Ihr hattet Recht: Es ist ein nie zuvor erlebtes Gefühl am hellen Tag nackt herum
zu laufen. Ich bin total feucht! Hab aber auch etwas Schiss, doch noch Ärger zu
bekommen.“
Ich lächelte sie an. Dieses Geständnis ging direkt in meine Muschi. Ich spürte,
wie ich schon wieder Mösensaft produzierte und hatte das Gefühl, es läuft mir
schon zwischen den Schenkeln hinunter. Ich rieb meine Schenkel
gegeneinander.
Ich küsste Anna auf den Mund und streichelte ihre Brüste.
„Danke, du hast mir soeben ein Riesenkompliment gemacht. Und außerdem
finde ich es sehr mutig von dir, das so zu sagen.“
Meine Hand fuhr über ihren BauchA. über ihren FlaumA ihr süßer Klit A oh,
Mann: Ich hätte sie am liebsten hier vernascht!
Der Beifall wogte wieder auf. Diese Inszenierung schien anzukommen. Aber mir
reichte es nun hier draußen:
„Kommt Mädels, lasst uns ins Hotel gehen.“ Ich hielt Anna an der Hand und lief
mit ihr zu dem Hintereingang. Tina und Dagmar folgten uns.
Von den Rängen kamen enttäuschte Pfiffe. Sie wollten noch mehr geboten
kriegen.
Ich öffnete die Tür, wir gingen rasch hinein.
Wir traten in einen Gang, der zu einer Stahltür hinführte. Dahinter war ein
Treppenhaus. Ein Stockwerk weiter oben war eine Tür. Darauf stand: „Nur für
Küchenpersonal!“
Ich hielt an.
„Kommt, lasst uns reingehen. Vielleicht können wir dort jemandem unser
Problem sc***dern, und wir bekommen den Schlüssel gebracht.“
Ich öffnete die Tür. Drinnen war die Zubereitung des Abendessens in vollem
Gange. Mehrere Köche und einige Küchenhilfen arbeiteten an mehreren Herden
und Tischen.
„He, schaut alle mal her. Wir haben Besuch bekommen.“
Das gesamte Personal drehte sich zu uns um. Tina, die am besten Französisch
sprach, fing an unsere Situation zu erklären. Sie erzählte, dass uns die Kleider
am Strand gestohlen wurden, und bat, dass jemand von ihnen unseren Schlüssel
an der Rezeption abholt.
Ein paar Köche hatten jedoch der Aufführung im Hinterhof beigewohnt und
fragten:
„Ach ja? Alles geklaut? Auch alle Handtücher?“ Dabei fingen die anderen zu
lachen an.
„Ok“ sagte Tina. „Es war eine Wette. Könnten Sie uns trotzdem helfen?“
Die Köche und Helfer und auch die Bedienungen lächelten und schauten uns
neugierig an. Sie schienen wohl zu spüren, dass uns das Ganze nicht allzu viel
ausmachte. Keine von uns versuchte ihre Brüste oder gar die Muschi zu
verdecken. Und da wir getrimmte oder ganz rasierte „Bären“ hatten, konnten sie
bestens unsere Schamlippen sehen, die bei allen vieren feucht glitzerten.
„Klar doch helfen wir euch. Welche Zimmernummer, habt ihr denn? Dann gehe
ich kurz runter und hole euren Schlüssel“ meinte eine Küchengehilfin.
„205“ sagte ich.
„Ok, setzt euch mal hin, bis ich zurück bin!“ und zeigte auf eine Arbeitsplatte.
Da weit und breit wirklich kein Stuhl zu sehen war, und wir nicht im Weg
rumstehen wollten, setzten wir uns auf diese Metallarbeitsplatte, die so ein Meter
zwanzig hoch war. Jeder der an uns vorbei ging konnte so in unseren Schoß
sehen. Ich fand das irre. Die Platte war eiskalt und ich bekam ne Gänsehaut, als
ich mit meiner Möse das kalte Metall spürte.
Auch die Bedienungen, die an uns vorbei gingen, konnten dem Blick nicht
widerstehen. Ich beobachtete ein junges Mädchen so um die 18 Jahre. Sie war
sehr hübsch. Sie hatte unter ihrer Schürze einen schwarzen Minirock an und
wunderschöne Beine. Oben trug sie ein schwarzes Top. Ich schaute auf ihren
süßen Po.
Als sie mal wieder in die Küche zurückkam, beschwerte sie sich, dass die
Fußballrowdies ihr ständig auf den Po fassten, oder gar versuchten unter ihr
Röckchen zu greifen.
Ich sagte:
„Deine Sportsfreunde, Tina. Wie ich es vorahnte: Die grapschen was das Zeug
hält. Aber da du ja darauf stehst: Bedien du sie doch.“
Tina schaute mich mit glänzenden Augen an.
„Hey, Nicole. Das ist eine prima Idee! Komm. Mach mit!“
Sie fragte die Bedienung:
„Könnten wir vier Schürzen haben? Dann helfen wir mal aus.“
Konnte das wahr sein? Ich spürte, wie sich auf der Platte unter mir schon eine
kleine Pfütze bildete. Ich war so angeturnt! Nur mit einer Schürze bekleidet
bedienen, und befummelt zu werden! Wir waren total bescheuert! Gab es in
unserer Geilheit überhaupt noch etwas, was wir nicht gemacht hätten?
Ich sagte: „Ok, Ich bin dabei!“
Dagmar und Anna kapierten sofort um was es hier ging. Und sagten unisono:
“Wir auch!“
Wir zogen also vier Schürzen an. Mann, sah das erotisch aus! Bis auf Tinas
Riesenbrüste, die immer wieder rausrutschten, waren unsere halb verdeckt. Und
die RückenansichtenA. Mhh.
Wir gingen ins Restaurant und blieben am Eingang stehen. Es waren wirklich so
um die 40 Personen. Alles Jungs, um die 20 Jahre alt. Und Tina hatte recht: Es
waren einige zuckersüße Bengels darunter!
Tina rief:
„Liebe Sportsfreunde! Wir haben soeben mitbekommen, dass unser
französisches Personal unsittlich berührt wurde. Das können wir natürlich nicht
erlauben. Um kein schlechtes Bild im Ausland abzugeben, dürfen deutsche
Touristen nur deutsche Bedienungen betatschen!“
Die Jungs schauten ungläubig zu uns herüber:
„Wie?“
„Was?“
„Was soll das denn?“
„Ganz einfach: Wir vier werden eure Getränke servieren undA“ und auf einen
Blick hin drehten wir den Jungs unsere Hintern zu.
„Wow!“
„Klasse!“
„Kommt her!“
„Ja gleich,“ sagte Tina. „Nur folgende Regeln gelten: Grapschen ist erlaubt. Aber
eure Hosen bleiben geschlossen und ihr bleibt auf euren Stühlen sitzen. Falls ihr
das nicht einhaltet verduften wir sofort wieder! Seid ihr damit einverstanden?“
Ich dachte: Blöde Frage. Und klar: Das Gejohle ging sofort los:
„Na klar!“
„Bitte Wein nachschenken!“
Das Personal schaute uns fragend an und deutete auf den Getränkewagen.
Ich kann gar nicht beschreiben wie das war. Irgendwie hatten wir keine Scham
mehr, das Ganze war aber auch nicht schamlos. Für uns war es in diesem
Moment einfach natürlich splitternacked unter Angezogenen herumzulaufen.
Überhaupt nichts Obszönes. Wir waren total aufgegeilt, wollten aber auf keinem
Fall mit irgendwelchen Jungs bumsen. Soweit ging’s dann doch nicht.
Aber ich muss zugeben: Ich konnte es nicht erwarten von wildfremden
Männerhänden berührt zu werden!
Ich nahm eine Rot- und eine Weißweinflasche in die Hände und lief auf den
ersten Tisch zu.
Ich stellte mich zwischen zwei Jungs und fragte:
“Rot- oder Weißwein die Herren?“
Die anderen drei verteilten sich im Saal.
Die Jungs waren zunächst sehr vorsichtig, streichelten meinen Po oder griffen
unter den Latz der Schürze und berührten meine Brüste. Sie waren dabei
regelrecht gefühlvoll. Ich genoss es und lächelte beim Einschenken den Jungs
zu.
„Bitte sehr.“
Ich ging zwei Plätze weiter und schaute mich dabei um. Tina und Dagmar waren
an den hinteren Tischen. Tinas Brüste hingen komplett heraus und wurden von
zwei Jungs gestreichelt.
Und so wie sich Dagmar wand, wurde sie von der Hand unter ihrer Schürze
sicherlich nicht nur am Bauch gekrault! Die Luft war total prickelnd!
Aber die Jungs hielten sich an Tinas Regeln und es fielen auch keine üblen Diry
Words wie „Hure“, „Schlampe“, „Ficke“ und so weiter.
Allein diese hocherotische Stimmung, bei der ich keine Angst vor irgendwelchen
Übertritten hatte, ließ meine Muschi beben.
Im selben Moment griff mir einer der Jungs, zwischen denen ich stand, zwischen
die Beine! Ja, endlich! Ich war total rallig.
Er streichelte meine Klitoris und drückte meine Schamlippen leicht zwischen
seinen Fingern.
„Mmhhhh“ entfuhr mir.
Da ich voller Mösenschleim war, konnte er auch leicht gleich mit mehreren
Fingern in meine Muschi eindringen. Er fuhr wieder heraus und mit den Fingern
nach hinten.
„Mhhhh!“ hauchte ich. Denn das erinnerte mich an heute Nachmittag am Strand,
als Tina mir ihren FingernA Richtung Po.A und tatsächlich, auch er fuhr jetzt zu
meinem Anus und verschmierte meinen Lustsaft rund herum. Darauf drückte er
leicht gegen mein Poloch. Es war ein leichtes mit seinem glitschigem Finger
einzudringen!
„Ohhhhh“ stöhnte ich nun schon etwas lauter.
Ich versuchte mich auf meinen „Job“ zu konzentrieren und schenkte Wein nach,
lächelte den Jungen an und genoss den Finger in meinem Po:
„Bitteschön“.
Er bewegte seine Finger in meinem Hintern. Wow!
Ich drehte mich vorsichtig um. Dabei musste er zwangsweise aus meinem Po
wieder heraus. Oh, Mann! Wahnsinn! Dachte ich.
Ich ging zwei Plätze weiter und stellte mich zwischen die nächsten zwei Stühle.
Mir gegenüber bediente Anna. Ihre Schürze war oben aufgebunden, so dass der
Latz vorne am Bauch nur runter hing und ihre süßen Brüste völlig entblößt
waren. Die Jungs um sie herum kneteten ihren Busen. Ihre Warzen waren ganz
hart und wie ich fand: Soooo schön!
Anna schien es mittlerweile auch sehr zu genießen von wildfremden Menschen
befummelt und stimuliert zu werden. Sie schaute mich an und hauchte mir einen
Kuss zu.
Ich glaube in diesem Moment habe ich mich in sie verliebt!
Ich spürte, wie jemand an meiner Schürze rumhantierte. Schnell war auch mein
Oberteil im Nacken gelöst und meine Brüste waren befreit! Anna lächelte verliebt
zurück. Ihre Schürze wurde nun im Rücken aufgebunden und ganz fallen
gelassen.
Da sah ich, dass eine Hand zwischen ihren Beinen vorfasste und ihre
Schamlippen stimulierte. Ich wusste nicht wie mir geschah: Zum einen war ich
etwas eifersüchtig, zum anderen aber erregte mich das zusätzlich! Während nun
auch bei mir wieder eine flinke Hand meinen Kitzler rieb starrte ich Anna an, wie
sie sich wand und immer heftiger atmete. Ich war ebenfalls kurz vorm Punkt,
wo’s kein Zurück mehr gibt, da gleichzeitig meine Brustwarzen gerieben wurden.
Ich wollte den Orgasmus unbedingt noch ein wenig hinauszögern.
Ich schenkte schnell den Wein nach, sagte wieder mein „Bitteschön“ und ging
einen Schritt zurück. Dabei ließ ich den Blick nicht von Anna ab. Es fiel ihr noch
viel schwerer abzubrechen, doch auch sie servierte fertig und trat zurück.
Ich machte ne kurze Pause und schaute nach hinten. Dagmar und Tina
spazierten mittlerweile auf dem Tisch. Beide waren völlig nackt. Und jedes Mal,
wenn sie sich bückten um nachzuschenken, wurden sie von hinten angefasst.
Dagmar blieb sehr lange in dieser Position. Einer der Jungs beugte sich zu ihr
hin undA ich konnte es nicht glauben: Er leckte ihr über den After! Sie streckte
ihm ihren Hintern noch mehr zu und er versuchte mit der Zunge weiter
einzudringen. Boah!
Und noch immer: Die Jungs hielten sich an die Regeln. Keiner hatte die Hose
geöffnet, obwohl es da drin nun sicher sehr, sehr eng zuging.
Auf einmal fiel mir die junge Französin auf, die sich vorhin noch über das
Gegrapsche beschwerte. Sie kletterte auf den Tisch, an dem Anna und ich
bedienten. Bevor ich mich noch wundern konnte was das soll, zog sie sich doch
tatsächlich ihren Minirock aus und warf ihn zur Seite. Darunter trug sie einen
weißen String. Unter dem Jubel der Jungs zog sie diesen nun auch noch aus
und warf ihn ebenfalls weg. In gebrochenem Deutsch sagte sie:
„Isch darf nun auch wieder berührt werden!“
Dies ließen sich die Männer nicht zweimal sagen. Sofort arbeiteten sich vier, fünf
Händepaare an ihren Beinen nach oben.
Ich ging am Tisch entlang und blieb da stehen, wo die Französin stand. Ich
drängte mich zwischen zwei Stühle. Anna stellte sich mir wieder gegenüber auf.
Die Französin musste nun ein paar Hände entbehren, denn diese banden mir die
Schürze ab. Eine Hand streichelte von vorne meine Lustgrotte, eine andere
meinen Po. Ich hatte das Gefühl, mein ganzer Unterleib war mit Mösensaft
überzogen. Die Finger schlitterten nur so über Schamlippen, Po und After, und
drangen problemlos ein. Ich stöhnte sofort wieder auf.
Ich schaute zu der Bedienung auf. Diese genoss ebenfalls ihre Muschimassage,
die sie von zwei Männern gleichzeitig bekam. Sie hatte bereits ihre Schürze
abgelegt und zog sich soeben ihr Top über den Kopf. Ihre Schamhaare waren
getrimmt. Sie hatte nur einen schmalen Strich über ihrem Kitzler stehen lassen.
Das sah so erregend aus! Ihre Muschi war feucht.
UndA sie hatte so schöne Brüstchen!
Ich bat sie, sich zu mir herunter zu beugen. Sie ging auf die Knie und streckte mir
ihren Oberkörper entgegen. Nun stellte ich doch mal die blöden Weinflaschen
ab, denn ans trinken dachten nun nicht einmal mehr die Jungs. Ich nahm ihre
Brüste in die Hände und streichelte sie. Die Französin fing sofort zu stöhnen an.
Ich beugte mich nach vorne und nahm eine Brust in den Mund und saugte daran.
Ich leckte ihr dabei über die Warze, biss leicht zu.
Sie stöhnte nun noch lauter auf. Ich richtete mich auf und wollte sie küssen.
Dabei sah ich, dass sich Anna ebenfalls nach vorne beugte und den Po der
Französin leckte. Es war unbeschreiblich!
Ich küsste das Mädchen und leckte ihr über die Lippen. Sie öffnete ihren Mund
und unsere Zungen trafen sich. Ich stand immer noch leicht nach vorne gebeugt,
da spürte ich, dass die Finger aus meinem Po herausglitten und bevor ich nur
„Schade“ denken konnte, wurden die Finger durch etwas Kälteres ersetzt:
Eine Weinflasche! Wow!
Die Flasche wurde vorsichtig hinein geschoben. Der äußere Schließmuskel
wurde leicht passiert. Aber am inneren angestoßen verkrampfte ich. Ich war aber
so aufgegeilt, ich wollte die Flasche aufnehmen! Ich dachte an heute Nachmittag,
an Tinas Worte:
Sei entspannt, relax, genieß!
Und in diesem Augenblick war der Flaschenhals durch!
„Autsch!“ entfuhr mir. Der Typ hielt inne, wusste nicht, ob das nun zu viel war.
Und bevor er aufhörte sagte ich:
“Autsch! Schööööön!“
Dies verstand er. Die Flasche wurde nun noch weiter geschoben. Ich schloss die
Augen, hatte ein irres Gefühl, fühlte mich ausgefüllt und unendlich stimuliert. Ich
wollte am liebsten die ganze Flasche aufnehmen! Ich merkte auch, dass es nun
innen drin im Darm überhaupt keinen Widerstand mehr gab. Nur am äußeren
Ring ging es dann nicht mehr weiter, als die Flaschenverbreiterung kam. Ich
hätte so gern noch mehr gehabt. Noch dicker.
Und vor allem: Noch viiiieel länger!
Ich stöhnte nun immer mehr! War 5 vor 12!
In dem Moment hörte ich Tinas Stimme:
„So Mädels, das war die Vorspeise. Kommt zu unserem Tisch. Das Hauptgericht
ist serviert!“
Es kostete mich Überwindung die Augen zu öffnen und aufzuschauen. Tina hatte
die Jungs voll im Griff: Sofort hörten sie auf mich zu streicheln und die Flasche
wurde ganz vorsichtig aus meinem Po gezogen.
„Uff,“ entfuhr mir, als der innere Schließmuskel wieder geweitet wurde, damit der
obere Ring der Flasche raus konnte.
Tina und Dagmar standen neben einander auf dem Tisch. Zwischen ihren Füßen
standen zwei erloschene Kerzen, die oben halbrund geknetet waren. Die Kerzen
waren vielleicht so 3A4 cm dick und mindestens 25 cm lang! Und neben den
zweien standen nochmals drei präparierte Kerzen. Ihre Intension war uns sofort
klar!
Und: Ja! Ich wollte nun endlich was Großes in meiner Muschi haben.
Und vor allem: Endlich erlöst sein und einen Orgasmus haben!
Wir drei gingen hinüber und kletterten auf den Tisch. Die Französin ging in die
Mitte. Als wir bereit waren hielten die Jungs die Kerzen fest und ließen Salatöl
daran runter laufen.
Als ob es bei uns der Schmierung noch gebraucht hätte!
Wir gingen synchron nach unten, setzten unsere Mösen auf die Kerzen und
bewegten uns weiter.
„Mmmmhhhhh!“ entfuhr es uns gleichzeitig.
„Ohhhh, oui!“ war die Französin am lautesten.
Ich versuchte ganz nach unten zu kommen. Die Kerze war wirklich sehr lang.
Aber es ging relativ problemlos bis ich den Metallring des Kerzenständers am
Kitzler spürte.
„Jaaaaaaaaaah!“
Ich fing an mich rhythmisch zu bewegen. Möglichst die ganze Kerzenlänge
auszureizen. Ich drehte meinen Kopf zu Anna hin. Auch sie schaute mich an und
beugte ihren Kopf zu mir und öffnete leicht die Lippen. Ich küsste sie und spürte
sofort ihre Zunge tief in meinem Mund. Unsere Bewegungen wurden schneller,
als ich etwas an meinem Po spürte. Ich schaute mich kurz um. Die Jungs hatten
noch weitere fünf Kerzen gleichen Kalibers vorbereitet!
Kräftig eingeölt begannen sie gleichzeitig diese in unsere Hintern zu stecken.
„Ooooooooohhhhhhh!“ entfuhr es mir.
Ich hielt mit meinen Auf- und Abbewegungen inne und blieb ganz unten auf dem
Kerzenständer. Ich versuchte mich voll auf meinen Po zu konzentrierten. Die
Kerze war sehr glitschig und kam recht gut durch den ersten Muskel. Aber am
zweiten schien kein durchkommen zu sein. Ich verkrampfte immer wieder, denn
es tat doch sehr weh.
Aber ich wollte es! Ich wollte es! Ich w o l l t e es!
Ich schloss die Augen.
Ich versuchte ruhig zu atmen und zu entspannen. Ganz, ganz langsam schien
sich mein Darm zu öffnen. Ich spürte einen Irrsinnsdruck und hatte wieder das
Gefühl wie beim Darmentleeren. Und auf einmal durchfuhr mich ein stechender
Schmerz!
„AU!“
A und die Kerze war drin! Der Schließmuskel brannte wahnsinnig. Ich fühlte
mich so ausgefüllt. Die Kerze konnte aber nun einfach weitergeschoben werden.
Ich spürte wie sie Stück um Stück reingedrückt wurde. Wie weit kann das denn
gehen? Fragte ich mich. Dann spürte ich, wie sie irgendwo in mir drin anstand.
Gleichzeitig war auch die Hand, die die Kerze führte an meinem Hintern
angelangt. Wenn er sie also knapp hielt, war die Kerze so 20 cm eingedrungen.
Ich konnte es nicht fassen!
Nun wurde sie langsam wieder zurück gezogen und bevor sie ganz aus dem
Darm raus war wieder nach vorne. Jetzt konnte ich es voll genießen. Zwar
brannte der Schließmuskel immer noch, aber der Schmerz war so erregendA
Ich blieb auf der vorderen Kerze ruhig sitzen, spürte die Fülle in meiner Muschi.
Ich wollte diesen Pofick voll ausleben. Ich vergaß alles um mich herum. Nahm
auch das Gestöhne der anderen nur am Rande war. Nur die Lustschreie der
Französin drangen ab und zu zu mir durch.
Die Kerze wurde nun immer heftiger in meinem Po raus und rein bewegt. Ich
spürte, dass es nun dem Höhepunkt zuging. Ich atmete immer heftiger, und,
auch wenn ich sonst beim Sex eher eine Ruhigere bin:
Ich stöhnte immer lauter.
Ich war nur noch für mich.
Mein Po schien zu bersten, die Stimulation ist nicht zu beschreiben.
Und dann war er da: Ich zitterte und bebte. Meine Muschi zog sich zusammen
und es gingen davon Lustgefühle aus wie noch nie. Auch meine beiden
Schließmuskeln kontraktierten in einem noch nie erlebten Tempo. Ich schüttelte
mich und dieser Orgasmus wollte nicht enden. Sollte nicht enden!
Es war einfach unbeschreiblich. Auch ich schrie nun.
Nur ganz langsam ließ die Heftigkeit nach, schüttelten mich nur noch einzelne
Eruptionen. Ich verlangsamte wieder die Atmung und pustete durch.
Ich war völlig nassgeschwitzt.
Mir liefen die Schweißtropfen über die Stirn, in die Augen.
Ich kam zur Ruhe.
Der Mann hinter mir wartete aber ab und zog erst nach einem Weilchen die
Kerze heraus. Das brannte irrsinnig!
„Ah!“ als er den inneren Schließmuskel passierte und dann vorsichtig ganz
heraus zog.
Ich hatte Probleme mit meinen Beinen, da ich doch recht lange kniete. Ich ging
aus der Hocke und von der Kerze herunter. Erst jetzt öffnete ich die Augen und
nahm meine Umwelt wieder war. Und ich sah, dass die vier anderen sich
ebenfalls gerade aufrichteten.
Wir waren wohl gleichzeitig gekommen.
Die Jungs schauten völlig konsterniert. Das war wohl doch zu viel. Es war
vollkommen ruhig im Raum.
Eine seltsame Abwehrtesituation.
Die Französin, ebenso wie ich, in Schweiß gebadet verbeugte sich:
“Merci, messieurs!“
Dies löste den Knoten: Die Jungs fingen zu grölen an und applaudierten. Auch
wir vier waren wieder lockerer und jubelten mit.
Wir stiegen von dem Tisch und gingen durch die Meute zum Ausgang hin. Hier
stand das versammelte Küchenpersonal (seit wann waren die denn schon hier?)
und klatschten ebenso Beifall. Ich ging zu der Küchenhilfe hin, die zur Rezeption
wollte und sagte:
„Den Schlüssel, bitte.“
Sie grinste mich an und gab ihn mir. „Ici, madame.“
Wir verschwanden durch die Tür und kamen ungesehen in den nächsten Stock
zu unserem Zimmer. Die Französin verabschiedete sich von jeder von uns mit
einem Kuss auf den Mund und ging weiter in ihr Zimmer.
Ich öffnete die Tür und wir gingen hinein. Wir waren im Zimmer angelangt.
Oh je, oh je! Was war heute nur alles geschehen?
Ich hatte aber immer noch kein Gefühl der Scham. Eher umgekehrt:
Ich wusste, dies sollte nicht mein einziges exhibitionistisches Erlebnis bleiben.
Wir vier schauten uns an und lachten laut heraus. Es war wie eine Erlösung! Wir
umarmten und küssten uns.
Tja, und was dann so alles passierte?
Mal sehen, vielleicht schreibe ich es auch mal noch auf.

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Nachts an der Bushaltestelle !!

Nachts rangenommen an der Bushaltestelle von einer Gruppe Türken !!
!!(Geschichte aus dem Netz) !!

Eines Nachts -es war so gegen 2 Uhr- wartete ich auf meinem Nachtbus. Ich kam gerad von einer Party und da ich am nächsten Tag wieder arbeiten mußte bin ich schon gegangen, obwohl die Party erst jetzt richtig auf touren kam. Nun ja.

Ich saß also im Haltestellenhäuschen und wartete auf meinem Nachtbus, der erst in 30 Minuten kommen sollte. Abgesehen davon das mir langweilig war, war mir auch ein wenig mulmig zu mute. Es war dunkel -was teilweise darauf zurück zu führen ist, dass die Beleuchtung der Haltestelle nur halbwegs funktionierte- und auf der straße fuhr auch kein Auto mehr. Überhaupt war hier wenig los.

Mein Herz rutschte mir noch mehr in die Hose als ich sah, dass eine Gruppe von Türken die Straße überquerte und auf mich zusteuerte. Das hat mir gerad noch gefehlt: eine Gruppe von Türken -5 an der Zahl und um die zwanzig- die evtl. auf Streit aus waren.

Aber eins mußte ich sagen es waren geile Türken die da auf mich zu kamen. Super Bodies mit geilen Oberarmen und Brustmuskeln. Nicht zu viel, aber genug um meinen “kleinen Freund” auf touren zu bringen. Auch ihre Gesichter mit den typisch südländischen Gesichtszügen und ihre geilen runden Ärsche waren atemberaubend schön und knackig.

Nun standen sie wild diskutierend -natürlich auf türkisch- vor dem Fahrplan und schauten immer wieder auf die Uhren. Sie schienen nicht darüber erfreut zu sein, dass der Bus erst in ca. 30 Minuten kommt. Aber dann schaute mich einer von den Türken direkt an. Mit seinen wunderschönen blauen Augen, die in einem perfekt zugeschnittenden Gesicht saßen und einen traumhaften Kontrast zu seinen schwarzen Haaren bildeten, durchdrang er mich regelrecht und hypnotisierte mich dadurch. Oh mann war der geil. Plötzlich setzte er ein verschmitztes Grinsen auf und drehte sich zu seinen Freunden um. ER unterhielt sich auf türkisch mit ihnen, wo rauf sie alle in meine Richtung schauten und auf mich zukamen. Oh mann war mir plötzlich übel.

Sie stellten sich direkt vor mir, wobei der Türke, der mich angeschaut hatte und vielleicht gerade mal 1.65 mißte, sich links neben mir setzte. Da standen bzw. saßen sie nun mit ihrer geballten männlich türkischen Ausstrahlung und grinsten mich verschmitzt ja schon fast lüsternt an. Ich hatte ein wenig angst, aber ich konnte mir auch einer gewissen Geilheit nicht versagen. So harrte ich der Dinge, die da noch kommen sollten.

Ich saß nun Angst schlotternd da und wusste nicht was ich tun sollte. Am liebsten wollte ich weg rennen. Aber ich bezweifelte, dass sie mich wegrennen ließen. Sie unterhielten sich untereinander auf Türkisch und grinsten mich immer wieder an. Dann plötzlich rückte der Türke links neben mir –der mit den wunderschönen blauen Augen- zu mir heran und streichelte sanft über meinen linken Oberschenkel. Mir wurde heiß und kalt zu gleich. Dann fing er auch noch an mein Ohr zu lutschen an. Die anderen 4 grinsten noch breiter.

Jetzt fing sich auch an mein Schwanz zu regen. Er wurde steifer und steifer. Und während der Türke mir jetzt schon am Hals entlang lutschte, kam ein anderer zu mir und hob sein Muskelshirt hoch. Er zeigte mir seine wirklich geilen Brust- und Bauchmuskeln. Sie waren unbeharrt. „Hier du Schwuchtel, hier hast du etwas an das du dich aufgeilen kannst“ Mit diesen Worten drückte er mein Kopf an sein Waschbrettbauch. Und da die Situation so geil war, fing ich sogar an sein Waschbrettbauch zu küssen. Ich lutschte an seinem Bauchnabel und erfühlte mit meiner Zunge seine geilen Muskeln. Man war die Situation geil. Und während sich die Türken schon ihre Schwänze massierten, kam mir zum ersten mal der Gedanke, dass ich heute vielleicht von diesen geilen Muskeltürken rangenommen werde.

Ein weiterer Türke – er war 1.90 groß, hatte ein Capy auf und war wie alle anderen geil gebaut- kam zu mir, stellte sich mit den Rücken zu mir und zog sich mit den Worten: “Willst doch sicherlich mal einen geilen Türkenarsch verwöhnen!“ Seine Jeans mit samt seiner Boxershorts herunter. Was ich sah war ein perfekter Arsch: schön klein, mit wunderschönen runden Arschbacken und ganz leicht beharrt. Ich ließ von dem Waschbrettbauch ab und wendete mich diesen geilen Türkenarsch zu. Ich leckte über die Arschbacken und durch die Ritze. Gleichzeitig knetete ich mit meinen Händen seinen Arsch durch. Er stöhnte auf als ich mit meiner Zunge seine Rosette bearbeitete. Man war dieser Arsch lecker!

Mein Steifer drückte derweil heftig gegen meine Hose und wollte unbedingt befreit werden. Der geile Türke links neben mir hat mir inzwischen einen saftige Knutschfleck verpasst und meinte dann zu mir: „Du willst doch sicherlich von uns durchgefickt werden oder? Ein paar richtig mächtig männliche Türkenschwänze in dir spüren oder?“ Ich hörte mit den Schlabbern an dem Arsch auf und nickte nur eifrig. Das schien ihm zu gefallen, denn er wendete sich zu seinen Freunden um und meinte irgendetwas auf türkisch. Die anderen grinsten nur wieder und die bis jetzt unbeteiligten zwei Türken -es waren Zwillinge- kamen auf mich zu. Sie traten an der Stelle von dem Waschbrettbauch und den Arsch und zogen ihre Hosen runter. Zum Vorschein kamen zwei wunderschöne geformte etwa 18 cm lange Schwänze. Sie standen eingerahmt zwischen dichten und pechschwarzen Schamhaar. Die Hoden und Schwänze waren jedoch vollkommen unbehaart.

Mit dem Hinweis darauf das wir doch Gleitmittel brauchten, fing ich an den einen Schwanz in den Mund zu nehmen. Und während ich mit meiner Zunge und meinen Lippen die Eichel des einen bearbeitete, rubbelte ich mit meiner rechten Hand den Schwanz des anderen. Ihr stöhnen wurde immer intensiver und das törnte mich nur noch mehr an.

Ich versuchte mir nun beide Schwänze in den Mund zu stecken. Was nach einigen Schwierigkeiten auch gut klappte. Zwar war mein Mund nun bis aufs äußerte gespannt, aber es war einfach nur geil diese beiden Schwänze im Mund zu haben. Sie fickten mich nun abwechseln tief in den Rachen, was bei mir einige Schluckreflexe auslöste, die aber bald überwunden wurden. Jedes Mal wenn einer von ihnen tief zu stieß, tauchte meine Nase in die Schamhaare hinein und ich roch diesen geilen Männergeruch. Mit meinen Händen streifte ich über ihre Bauchmuskeln oder hielt ihre mächtigen muskulösen und behaarten Oberschenkel. Doch bevor die beiden in meinen Mund kommen konnten zogen sie ihre Schwänze heraus.

Ich war ein wenig enttäuscht, aber das war bald weggeflogen. Denn nun zogen sie meine Hose und meine Boxershorts aus. Mein steifer 20 cm Schwanz klatschte auf den Bauch, wo er eine kleine Lache von Vorsaft bildete. Die Zwillinge nahmen es und verrieben es auf ihre Schwänze. Nun drehten mich die anderen um und ich stützte mich mit meinen Händen an der Glaswand der Haltestelle ab. In diesem Moment kam kurz in mir eine Befürchtung: was ist wenn uns einer sieht? Direkt vor uns ist ein großes Wohnhaus. Was ist wenn jemand aus der Haustür kommt und uns sieht? Doch bevor meine Befürchtungen die Oberhand gewinnen konnten, spürte ich wie etwas heißes und flüssiges auf meinen Arsch und in meiner Ritze. Die Zwillinge hatten mit lautem Gestöhne auf mir abgespritzt und nun verteilten sie das geile Türkensperma in meiner Ritze und um meine Rosette, so dass sie schön glitschig ist. Sie verteilten es auch schön in mir. Ich war voller Vorfreude auf all diese geilen Türkenschwänze.

Der erste ließ auch nicht lang auf sich warten. Der Typ dessen Waschbrettbauch ich abgeschleckt hatte rahmte mir seinen ca. 22 cm Schwanz in mir hinein. Dank der vorgeschmierten Rosette flutschte er nur so hinein. Ich musste erst mal laut aufschreien. Doch nachdem ich mich an den Schwanz gewöhnt hatte und er mich –an der Hüfte haltend- anfing zu stoßen, beruhigte ich mich. Jetzt stöhnte ich nur noch und auch er wurde immer schneller und stöhnte Hemmungslos seine Geilheit hinaus.

Nach einigen weiteren und kräftigeren Stößen kam er in mir und seine Stelle wurde von den Typen mit dem geilen Arsch eingenommen. Wie er so mit seinem Capy auf den Kopf mich megacool Aussehend und freihändig durchnagelte, kam ich das erste mal und ohne das ich meinen Schwanz bearbeitet hab. Ich spritzte unter lautem Gestöhne auf den Boden und mein Schwanz war danach keineswegs ausgelaugt. Nein er war immer noch so steif wie vorher. Bei den geilen Hengsten ja auch kein Wunder. Nachdem auch dieser in mir abgespritzt hat, fickten mich nacheinander die Zwillinge durch.

Mein Arsch war schon richtig Wund und das Sperma lief mir in waren Bächen aus dem Arsch über die Beine. Doch das Schönste sollte noch kommen, denn nun wollte mich der Boy mit den blauen Augen durchficken oder eher gesagt durchhämmern. Denn meine Augen erblickten einen 25 cm. langen Schwanz, der absolut geil aufstand und mit dicken pulsierenden Adern durchsetzt war. Er fing ein wenig Sperma, was mir aus dem Arsch lief, auf und verteilte es sich auf seinen Schwanz. Und dann rammte er ihn in mir rein. Ich dachte mich zerreißt, so gigantisch war er, aber es war auch unbeschreiblich geil. Immer tiefer stieß er ihn hinein. Ich stöhnte und hechelte was das Zeug hielt.

Dieser gigantische Türkenschwanz von diesen geilen Türkenboy mit seinen pulsierenden Adern die ich in mir spüre ist einfach so geil. Ich möchte ihn am liebsten für immer in mir haben. Er schrammt an meiner Prostata entlang was mir noch ein lauteres Stöhnen entlockt. Und dann spürte ich seine Eier an meinem Arsch. Er war ganz in mir drin. Ich konnte nicht mehr klar denken. Ich war nur ein hechelndes und stöhnendes Wesen was das geilste in seinem Leben erlebte. So stellte ich mir den Sex mit dem leibhaftigen Adonis vor. Er fing an mich langsam zu stoßen, was bald zu einem durchhämmern wurde. Er trieb seinen Schwanz so heftig in mir hinein und hinaus, dass ich regelrecht an die Glaswand gedrückt wurde.

Wir beide stöhnen regelrecht um die Wette und ich befürchtete schon, dass es der ganze Häuserblock uns hörte. Er stieß immer und immer wieder heftig zu. Meine Eingeweide wurden regelrecht durchpflügt. Ich war schon fast der Ohnmacht nahe als er plötzlich mit einem lauten Gestöhne tief in mir abspritzte. Ich hatte das Gefühl bei jedem Spermaschub weiter gegen die Glaswand gepresst zu werden. Er schoß mit einem ungeheueren Druck und einer großen Menge 7 bis 8 mal in mir ab.

Dann kam ich das zweite mal. Ich schoß alles auf die Glaswand ab, wo es langsam herunterlief. Der Türke hatte derweil mit einem schmatzenden Ploppen seinen Schwanz aus mir gezogen.

Ich sank nun langsam auf den Boden und durch das extrem geweitete Arschloch floß das ganze Sperma hinaus. Da lag ich nun – mein Arsch und meine Oberschenkel waren total mit Sperma verschmiert, so konnte ich nicht mehr den Bus nehmen, und ließ das erlebte erst mal sacken.

In der Zwischenzeit hatte sich der Türke wieder angezogen, kam noch mal auf mich zu und küsste mich unglaublich leidenschaftlich auf dem Mund, sah mir noch einmal tief in die Augen und lief dann seinen Freunden hinterher, die schon vorrausgegangen waren.

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Racconti Erotici

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 3)

LA MIA PRIMA VOLTA DA SISSYBOY (Parte 3)

– Ora tocca a te Claudio, fammi godere come ti ho fatto godere io……..- Mi spinse la testa verso il suo cazzo, io aprii la bocca quasi senza accorgermene ed il suo cazzo entro’ in bocca.

Mi meravigliai di me stesso, sia per il fatto di aver aperto subito la bocca e di non aver resistito e anche perche’ dopotutto, mi sentivo a mio agio con questo cazzo enorme in bocca e lui che mi spingeva avanti ed indietro la testa.

Cominciai a leccare la cappella ritmicamente mentre le mie labbra si chiudeva sul suo cazzo che entrava ed usciva dalla mia bocca sempre piu’ velocemente.
– Dai fammi godere ora……fammi venire in bocca, cosi’ dopo ti faro’ godere meglio e piu’ a lungo, quando ti inculero’.-
– Mi tirai indietro e provai a dire qualcosa. Volevo dire:-Non ma sei scemo tu non mi inculerai….non l’ha mai fatto nessuno……non voglio.- ma non riuscii a dire niente perche’ lui mi spinse la testa contro il suo cazzo e stavolta non la lascio, ma la tenne ferma.

Il cazzo mi era entrato tutto in bocca e mi toccava l’ugola, poi sentii il primo fiotto di sborra scoppirmi in bocca seguito da tanti altr. Mi sentivo soffocare e iniziai a mandare giu’ quella roba appiccicosa e leggermente salata, mentre lui teneva sempre ferma la mia testa sul suo cazzo. Lo sentii rantolare e gridare il mio nome, poi mi lascio’ la testa e il suo cazzo usci dalla mia bocca con un fiotto di sborra che mi colo’ sul petto sporcando il reggiseno di pizzo.

Avevo ancora la bocca piena di sborra, era venuto in un modo incredibile. Mi leccai le labbra e mi meravigliai anche di questo.
Lui si sdraio sul letto accanto a me a pancia in su.

Il suo cazzo sembrava morto, gli pendeva da una parte ma era ancora cicciotto e lungo.
Mi sembro’ naturale avvicinarmi a lui, e prenderlo di nuovo in bocca. Con la mano cominciai a masturbarlo mentre lo infilavo in bocca e iniziavo di nuovo a spompinarlo.
Sentii di nuovo la sua mano insinuarsi tra le mie cosce che ora erano attraversate solo dal filo di seta del tanga.

Con le dita sposto il filo di seta e comincio’ ad accarezzarmi il buchetto del culo, poi di tanto in tanto mi penetrava con il medio e subito usciva per rientrare velocemente dopo.
Il mio cazzetto mi venne duro, lui se ne accorse e me lo prese in mano.
Intanto il suo cazzo era di nuovo dritto e duro, allora lui me lo tolse dalla bocca e mi disse di sdraiarmi a pancia sotto

Immaginavo che cosa sarebbe successo poi, e da una parte avevo una fottuta paura, mentre dall’altra volevo che avvenisse. Stavo forse scoprendo finalmente la mia vera natura?

Mi venne dietro e mi tolse le mutandine, poi mi apri’ le cosce e sentii colare dalla sua bocca un fiotto di saliva. Lo sentii arrivare sul buchetto del culo, caldo e bagnato, poi sentii il suo dito spingere la saliva ben dentro il buchetto per lubrificarlo.
– Forse ti fara’ un po’ male, ma cerchero di stare attento. – disse lui, mentre io non riuscii a dire niente.
Sentii la sua cappella spingere contro il mio buco del culo, lo sentii penetrarmi a poco a poco, Percepivo la punta del suo cazzo farsi strada tra le pareti del mio sfintere, entrare, violarmi per la prima (e forse non l’ultima) volta il mio buchetto. Sentii il mio sfintere dilatarsi fino a farmi male, poi lo sentii fermarsi mentre percepivo il mio buco del culo che si richiudeva sotto il suo glande.
La cappella era tutta nel mio culo e gia’ mi sembrava troppo.
(continua)

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Erstes Mal

Stargate Atlantis – Hardcore in fernen Galaxien –

Shepard kann nicht schlafen. Er wälzt sich schon die halbe Nacht hin und her. Schließlich steht er auf und geht auf den Balkon vor seinem Schlafraum. Er ist nackt und genießt die frische Luft.
Shepard fühlt plötzlich, dass er nicht alleine ist und dreht sich um. Richtig. Im Schatten steht Tain, der Wraith und tritt ins Licht, als John ihn hat atmen hören. John tritt einen Schritt zurück. Eigentlich hat er keine Angst vor dem Wraith, doch er ist unbewaffnet und nackt.
Der Wraith blickt ihn an und hält besonders zwischen Shepards Beinen inne. „Wie ich sehe, hat unsere Behandlung Wirkung gezeigt“, sagt er mit seiner rauen Stimme und deutet auf Johns prallen Sack und großen schlaffen Schwanz. John gibt keine Antwort.
„Wie ich sehe, kannst du nicht schlafen. Nimm eine hier von“, sagt der Wraith und reicht John eine kleine Pille. Zuerst will John sie nicht nehmen, aber irgendwie vertraut er dem Fremden plötzlich. Er schluckt sie. „Jetzt solltest du dich schnell hinlegen. Die Wirkung setzt rasch ein.“
John spürt schon, dass er schläfrig wird. Er geht in seinen Raum und legt sich ins Bett. Wenig später ist er eingeschlafen und wird erst wieder wach, als der Wecker um 7.00 Uhr klingelt.
John ist sofort hell wach. Er spürt auf der Stelle, dass was nicht stimmt. Er schlägt die Bettdecke zurück und starrt auf seinen Schwanz, der über Nacht noch fetter geworden ist. Sofort sieht er die kleine Einstichstelle, auf der noch ein kleiner Tropfen getrocknetes Blut klebt. John nimmt seinen schlaffen Schwanz in die Hand. Das Ding hat nun die Dicke einer Bierdose und ist in dem Zustand schon 22cm lang!
John kann es nicht fassen. Der Wraith hat ihm wohl erneut eine Spritze gegeben, um so seine Genitalien zu verändern. John springt auf und stellt sich vor den großen Spiegel in der Ecke. Sein rasierter Hodensack ist nun etwas größer als ein Football, hat die Form eine Aubergine und hängt ihm bis fast zwischen den Knien.

John zuckt mit den Schultern. Was soll er machen? Er geht ins angrenzende Bad unter die Dusche, wo er sich unter dem warmen Wasser ausgiebig mit seinem monströsen Schwanz beschäftigt.
Dann trocknet er sich ab und geht zurück in den Wohn- und Schlafraum, wobei er sich nur ein Handtuch um die Hüfte geschlungen hat. Die gewaltige Beule ist nicht zu übersehen.
John sieht auf die Uhr. Er hat noch eine halbe Stunde bis zur nächsten Einsatzbesprechung, die ihn und sein Team auf den Planeten ZPV227 oder auch Axa genannt, führt.
John hat sich gerade eine recht bequeme Unterhose angezogen, in der Schwanz und Hodensack gewaltig beulen, als der Türsummer ertönt. John öffnet sie mit der Fernbedienung und Ronon steht draußen im Flur.
„Morgen, John.“ Er betritt Shepards Raum. Ronon zeigt sofort auf die pralle Beule in Shepards Unterhose. Hinter ihm gleitet die Tür automatisch zu. „Wie ich sehe, hattest du heute Nacht auch Besuch von Tain.“
John nickt. „Ja, irgendwie erschien mir das alles wie ein Traum, aber als ich heute Morgen aufgewacht bin, wurde ich in die Realität zurückgeholt.“ Er grinst und zieht sich die Hose runter. John bewegt seine Hüften hin und her und wedelt mit seinem Bierdosendicken Schwanz herum. „Nicht schlecht, oder? Erst war ich fix und fertig, jetzt habe ich mich aber schon daran gewöhnt.“
Ronon packt den Fettschwanz und wichst ihn. Er richtet sich sofort auf und wird hart, aber John schlägt Ronon auf die Finger. „Jetzt nicht. Gleich ist Einsatzbesprechung. Wir werden heute noch genug Zeit dafür haben.“
Er zieht sich fertig an und geht mit Ronon, der seinen gut aussehenden Freund beim Anziehen beobachtet und dabei einen Steifen in der Hose kriegt, zu General Atkins in den Besprechungsraum, wo sich auch schon Aiden Ford und ein neue Leutnant, Gary Barlow, eingefunden hat.

General Atkins erklärt kurz den Grund für die Reise auf den Planeten Axa und bittet die Mannschaft dann zum gemeinsamen Frühstück.

Eine Stunde später stehen John Shepard, Ronon, Aiden Ford und Gary Barlow im Gate-Raum. General Atkins gibt die Adresse von Axa ein und das Gate öffnet sich. Mit einem Nicken verabschiedet sich John Shepard von Atkins und geht durch das Gate. Die drei anderen folgen ihm.

John tritt als erster auf Axa aus dem Gate aus und sichert die Umgebung. Nach einander treten die drei anderen Männer aus dem Gate und sehen sich um.
Der Planet ist üppig bewaldet und in der Ferne sieht man kleinere Rauchwolken. „Da wird ein Dorf sein“, sagt Shepard, rückt sein schweres Gehänge im Kampfanzug zurecht und stapft los.

Eine Stunde später tritt die Gruppe aus dem Wald heraus und steht vor einem kleinen Dorf. Die Häuser und Gebäude sehen aus wie aus dem 18. Jahrhundert. „Scheint, dass diese Zivilisation technisch nicht besonders weit fortgeschritten ist“, meint Aiden Ford.
John nickt. „Na dann. Gehen wir rein. Die Waffen bleiben unten – aber Vorsicht!“
Langsam gehen die vier Männer die Hauptstraße des Dorfes entlang. Die Bewohner sehen sie neugierig an – und die vier aus Atlantis sehen die Dorfbewohner neugierig an: Auf der Straße sehen sie nur junge Männer, allesamt halbnackt. Sie tragen nur einen Lendenschurz.
Einer der jungen Männer stellt sich der Atlantis-Gruppe in den Weg. „Ich bin T’Jur und grüße euch.“ Er gibt Shepard die Hand. Der erwidert den Gruß und wirft einen Blick auf T’Jurs Lendenschurz. Ganz schöne Beule, denkt John. Er stellt sich und die anderen vor.
T’Jur führt die vier Männer in ein kleines mit Stroh gedecktes Fachwerkhaus. „Dies ist unser Versammlungshaus“, erklärt er. „Hier empfangen wir auch unsere Gäste.“ Er bittet Shepard und die drei anderen, Platz zu nehmen.
Breitbeinig setzt sich John vor den Tisch. T’Jur kann seine Beule nicht übersehen. Er holt tief Luft.
Ronon, Aiden und Gary bleiben stehen. Immerhin ist John Shepard der Gesprächsführer. Auch Ronons schweres Gehänge in dessen ledernen Hose ist unschwer zu übersehen.
„Nun“, beginnt T’Jur. „Wie ich sehe, hattet ihr schon Kontakt mit den Wraith.“ Er grinst hämisch. „Wir sollten dies klären, da wir Axaner uns bisher erfolgreich dagegen währen konnten.“
John fasst sich zwischen die Beine und wiegt seinen schweren Klötensack. „Ronon und ich wurden entführt und an uns wurden diese Veränderungen gewaltsam vorgenommen“, erklärt er.
T’Jur grinst. „Das ist schon klar. Die Wraith machen das immer so.“ Er nickt. „Sie haben vor Jahren meinen jüngeren Bruder im Alter von 14 Jahren zweimal entführt. Er war bisher der einzige, den sie erwischt haben. Seit dem konnten wir uns verteidigen.“
„Haben die Wraith ihren Bruder sehr verändert?“ fragt Ronon. T’Jur nickt. „Ja. Er ist – sagen wir – gewaltig!“ Er steht auf und geht zur schiefen Treppe. „Lorex, kommst du bitte mal? Ich möchte dir ein paar Leute vorstellen!“
„Muss das sein?“ ruft Lorex zurück. „Du weißt, dass ich niemanden sehen will!“ „Mach schon. Zwei von ihnen teilen dein Schicksal!“
Stille.
Dann hören John und die anderen Schritte auf der Treppe und wenig später steht T’Jurs Bruder Lorex im Raum.
Vor den fünf Männern steht ein höchstens 18jähriger Junge in sehr weiten Hosen und einem offenen Hemd. Er hat schulterlange blonde Haare, sieht gut aus, hat eine muskulöse behaarte Brust und eine riesige Beule in der weiten Hose, die überhaupt nicht zu übersehen ist. T’Jur fordert Lorex auf, die Hose auszuziehen. Der verdreht die Augen. Immer wieder diese neugierigen Typen, denkt er und öffnet seinen Gürtel. Die Hose fällt zu Boden und Lorex steht halbnackt da. Sein Sack ist groß wie ein Fußball, der Penis hängt schlaff darüber und ist in dem Zustand etwa 28cm lang und 8cm dick.
John schluckt. Das Gerät ist gewaltig. John sieht T’Jur an. „Das ist überwältigend. Wie oft haben die Wraith in entführt?“
„Zweimal“, sagt T’Jur. „Sie haben ihm eine gewaltige Menge dieses Mittels eingespritzt.“
„Wie lange ist das her?“ will Ronon wissen. Auch er ist überwältigt von Lorex’ gewaltigem Geschlechtsteil.
„Vier Jahre“, sagt Lorex nun selbst. Er hat bisher kein Wort gesagt. „Da warst du ja erst vierzehn!“ John ist entsetzt. Wie konnten die Wraith dem Jungen in dem Alter so etwas antun.
Lorex nickt – und grinst plötzlich frech. „Und seitdem bin ich der begehrteste Stecher hier in unserem Dorf. Jeder will von mir aufgespießt werden – ob Frau oder Mann, ist meinem Rüssel auch egal. Hauptsache, dass Loch ist schon eng!“
„Okay“, meint T’Jur. „Du solltest wieder nach oben gehen.“
Lorex zieht sich die Hose über seinen gewaltigen Klötensack und den riesigen Schwanz und geht ohne ein weiteres Wort die Treppe hinauf.

T’Jur ist mit den Atlantis-Männern im Dorf unterwegs, stellt ihnen einige wichtige Leute vor und zeigt ihnen den Ort.
Ein riesiger Kerl kommt ihnen entgegen. Er hat eine Körpergröße von mindestens 2,10m und umarmte T’Jur. Der stellt ihn den anderen vor. „Das ist O-dex. Er ist einer unserer Oberen.“
O-dex begrüßt die anderen mit einem festen Händedruck und wendet sich wieder an T’Jur. „Hast du schon mit ihnen gefickt?“ fragt er und sieht John von oben bis unten an. T’Jur schüttelt den Kopf. „Nein, ich war gerade auf dem Weg zum Tempel.“
John hört die Worte und überlegt, was jetzt auf sie zukommen könnte. In seiner Uniformhose schwillt sein Schwanz ein wenig an. Er schielt hinüber zu Ronon. Auch dessen Beule ist größer geworden.

Wenig später betreten sie einen antiken Tempel, der aber mehr eine Ruine ist. In der Mitte stehen mehrere niedrige Altäre, auf denen die Besucher nackt festgeschnallt werden.
Alle liegen auf dem Rücken und können sich kaum noch bewegen, als T’Jur einem nach dem anderen plötzlich die Augen verbindet. „He! Was soll das?“ ruft Shepard, doch er bekommt keine Antwort.
Dann hören die Kerle die Tür quietschen und sind allein im Tempel. Minuten später hören sie ein leises Rascheln. Shepard versucht seinen Kopf in die Richtung des Geräusches zu drehen.
Dann wird er von einer Hand berührt. Sie streichelt seinen Oberkörper, Finger zwicken ihn in die Brustwarzen, die hart wie Erbsen werden.
Dann fasst eine Hand Johns massiven Schwanz und beginnt ihn steif zu wichsen. John stöhnt leise.
Die Hand lässt von Johns nun steifem Schwanz ab und Sekunden später spürt er einen Stich in seinem Hodensack. Etwas wird hineingespritzt! John schießen sofort erschreckende Gedanken durch den Kopf. Das muss dieser Wraith sein und T’Jur hat uns alle nur verarscht und uns ihm ausgeliefert!
John versucht sich zu wehren. Vergeblich. Er ist auf dem Altar festgeschnallt und kann sich nicht bewegen.
Dann verspürt er ein Kribbeln in Schwanz und Sack. Allerdings fehlt das Ziehen, dass er beim letzten Mal verspürt hat, als John auf dem Wraith-Raumschiff gefangen war und die undefinierte Injektion bekam, wodurch sein Gehänge auf der Stelle größer wurde.
„Habt ihr auch eine Spritze bekommen?“ fragt John die anderen. „Die haben uns reingelegt!“ ruft Ronon sofort.

Eine halbe Stunde später werden die vier Männer von T’Jur die Fesseln abgenommen. Ronon springt sofort auf, doch T’Jur hält eine Waffe in seinen Händen. „Sollen wir es etwa zulassen, dass die Wraith das mit uns machen? Dann opfere ich doch lieber andere, die ich nicht kenne!“ sagt er und deutet den Männern, den Tempel zu verlassen. Sie ziehen sich die Uniformhosen an und gehen hinaus.
„Ihr solltet euch besser zum Stargate begeben und zurück in eure Heimat reisen“, sagt T’Jur und lässt die vier auf der Straße stehen.

Wenig später hatten John, Ronon und die anderen das Dorf verlassen. Im Wald blieb John stehen. „Merkt ihr schon eine Vergrößerung?“ Alle schüttelten den Kopf. „Kein bisschen. Nur so ein eigenartiges Kribbeln“, meinte Aiden Ford. Die restlichen Männer nickten. „Das spüre ich auch“, meinte Gary. „Wer weiß, was die uns gespritzt haben“, sagte John.
Als sie auf der Wiese zum Stargate gelangten, aktivierte John den Atlantis-Code und wenig später traten sie durch das Gate.

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Wiedersehen mit Sylvia

“Na,gefällt dir das du geiler Bock ?”, fragte sie mit heiser
gurrender Stimme, als sie mir einen ihrer Finger in den
Hintern schob.
Sylvia hielt meine Eier fest in der Hand,während sich der
freche Finger in meinem Arsch suchend krümmte.
“Oh Gott !!!”, stieß ich aus,als sie gefunden hatte,wonach
sie suchte.
“Da siehst du mal,wozu ein Praktikum in einer Schwulenbar
gut sein kann.”,kicherte sie, und drückte noch fester gegen
meine soeben entdeckte Prostata.
Sylvia ließ meine Eier los,und schloß die Hand um meinen
strammen Schwanz. Sie wichste mich so schnell und so fest,
das meine befreiten Eier bald zu Zucken begannen.
“Jetzt habe ich dich !”, freute sie sich,und nahm meinen
harten Stab fest zwischen die Lippen.
Sie zog ihren Finger mit einem Ruck heraus,und saugte an
meiner Eichel, so dass ich mich augenblicklich in ihrem
warmen Mund entladen musste.
Sie begrüßte jeden meiner Stöße mit einem zufriedenen
Summen.Ihre Zunge schlug Purzelbäume über meiner speienden
Eichel,bis ich mich völlig in ihrem gierigen Schlund entleert hatte.
Dickes weißes Sperma glänzte wie Zuckerguß auf ihren
kirschroten Lippen.

Bevor sich mein Schwanz entspannen konnte, griff sie erneut
zu. Eine glänzende Perle fiel unter dem Druck ihrer sanft
reibenden Faust aus meiner Eichel und zerplatze auf ihrem
geschwungenem Schlüsselbein.
“Du wirst schön hart bleiben!”, befahl sie meinem Schwanz.
Sylvia ließ sich zurücksinken. Sie spreizte ihre langen ,
strammen Schenkel und zog mit der freien Hand das seidig
glänzende Stück Stoff über ihrer Muschi beiseite.
Sie war glatt rasiert und entlang der appetitlichen Spalte
glänzte die Haut vor Feuchtigkeit aus ihrem Inneren.
Wie ein aufgeschnittener Pfirsich, prall , glänzend und
saftig präsentierte sie sich vor meinen gierigen Blicken.
“Komm schon! Ich brauche jetzt deinen Schwanz !”, drängte sie,und
zog mich an meinem immer noch harten Stab zu sich herab.
Mein Schwanz glitt wie von selbst in die weiche Frucht
hinein. Sylvia stöhnte ,und sah mir dabei fest in die Augen.
Sylvias Muschi war so weich und so heiß, dass
es dort noch aufregender war als in ihrem Mund. Beim
Zurückziehen saugten die feuchten Innenwände
ihres Liebestunnels wie ein Staubsauger an meinem Schwanz.
Das Training mit dem Schenkelstraffer hatte sich wahrhaftig
gelohnt.
“Ja,Ja ! Besorg es mir ! “, verlangte sie, und ich
steigerte mein Tempo.
Ich stützte mich neben ihren Schultern auf der Matratze ab,
und bewegte meinen Hintern als müsste ich das Loch zwischen
ihren Beinen zuerst noch in das weiche Fleisch
hineinbohren.
Sylvia keuchte und stöhnte.Sie wandte sich unter meinen
Stößen,das ihre großen weichen Brüste nur so tanzten.
Wie Hügel aus rosarotem Wackelpudding schwabbelten sie im
Gegentakt zur niedlichen Wölbung ihres weichen Bauches.
“Ohh,du Hengst !”, kreischte sie,und zog sich für einen
Moment an meinen Schultern hoch.Ihre Brüste berührten meine
Haut und stachelten mich zu noch schnellerem Tempo an.
Wenn mich die erfahrene Liebhaberin nicht zuvor so
gründlich ausgemolken hätte, dann wäre mein bohrender
Schwanz längst von ihrem saugenden Unterleib besiegt worden.
So aber reizte und erregte mich das Spiel ihrer fest
zupackenden Liebesmuskeln mit jedem Stoß immer mehr, ohne
dass ich die Beherrschung verlieren musste.
Sylvia hatte die Augen verdreht.Aus ihren Mundwinkeln lief
der Sabber und tropfte von ihrem Kinn herab auf den
wogenden Busen. Die Haut zwischen ihren schaukelnden Brüsten
schien von einem plötzlichen Sonnenbrand heimgesucht worden
zu sein und auch ihren Wangen überzogen sich rasch mit
einer leuchtenden Röte.
“Drück meine Titten ! Nimm sie richtig rann ! “, kreischte
sie schrill.
Ich verlagerte mein Gewicht so gut es ging und stützte
meinen Unterleib an ihrem breiten Becken, Dann griff ich in
die erstaunlich weichen Fleischkugeln. Ihre harten Nippel
stachen in meine Handflächen,als ich meine Finger in die
weiche Masse grub,bis meine Knöchel knackten.
Am Anfang unsere Beziehung hatte ich mich geweigert, so
hart zuzupacken. Keine andere Frau wollte sich zuvor so
schmerzhaft von mir liebkosen lassen. Aber meine dralle
Nachbarin hatte schnell herausgefunden, wie sie mich mit ein
paar schnellen Schlägen auf die Eier so wütend machen konnte,
dass ich ihrem Wunsch nach Schmerzen nur zu gerne nachkam.
“Ja,Jaj Jahh ! “, keuchte sie,als ich ihre weichen Titten mit aller
Kraft knetete.
Ihre Möse krampfte sich um meinen langsamer stoßenden
Schwanz . Sylvia begann zu bocken.Ihr Becken hob sich
und ich musste mich noch fester in ihre Titten krallen um
nicht abgeworfen zu werden. Sie schloß ihre Schenkel um
meinen Po und presste mich bis zum Anschlag in ihre
zuckende Möse hinein.
Sie sah mir direkt in die Augen,als auch ich mit Urgewalt
kam. Mein Schwanz pumpte Ladung auf Ladung in ihren
saugenden Liebestunnel , und wenn sie nicht meine Eier fest
in den Händen gehalten hätte,wären sie womöglich bis in
ihre Gebärmutter geschleudert worden.
Ein halbes Jahr war es nun schon her, seit wir das letzte
Mal gefickt hatten. -Wenn man das überhaupt so nennen konnte,
denn damals hatte sie mich in windeseile im Flur abgewichst,
noch bevor ich ihr auch nur die Bluse aufknöpfen konnte.
Danach hatte ich sie nicht mehr gesehen, bis sie gerade vor einer
viertel Stunde an der Tür klingelte, als sei nie etwas gewesen.
Ich rollte mich von ihrem weichen Körper herab.
Dann schob ich ihr zwei Finger in die Spalte und spreizte
sie weit auseinander.
Der schaumige Schleim ran zäh zwischen den rosigen Lippen
herab und versickerte langsam im Bettlaken.
“Du musst keine Angst haben,ich kann keine Kinder mehr
bekommen.“ sagte sie,so als hätte sie meine Gedanken erraten.
Ich gab ihrem weich gewordenem Bauch einen Kuß und
streichelte über die bebenden Brüste auf denen die roten
Zeugnisse meiner Liebkosungen glühten.
“Wie könnte ich irgend etwas fürchten,wenn ich mit dir
zusammen bin ?”, fragte ich,und bettete meinen Kopf
zwischen die weichen Ruhekissen.

>> Eine kurze Erinnerung an ein Wiedersehen mit einer
>> tollen Frau.
>> Kommentare sehr erwünscht!

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esperienza con bull

Esperienza con bull

A tutto avrei pensato ma non a quello che è successo.
Il nostro matrimonio non andava bene eravamo in crisi e una coppia nostra amica ci confessa che anche loro avevano avuto un periodo brutto in cui pensarono come noi di separarsi.
Poi lei incontro tramite internet un bull cosi disse e d’accordo con il marito iniziarono a frequentarlo e a fare sesso con lui. da allora vivono felici e contenti
Io non ero d’accordo, mia moglie invece mi disse proviamo oppure ognuno per la sua strada. Cosi decidemmo o meglio decise di provare. Tramite un sito internet entrammo in contatto con diversi bull , ne scegliemmo uno in un’altra regione per motivi di sicurezza non volevamo uno vicino che poi sarebbe stato difficile da gestire se non ci fosse andato a genio.
Prima dell’incontro tramite telefono ci spiegò quale era la modalità, ci disse che sarebbe stato lui a decidere tutto, noi dovevamo sottostare ai suoi voleri.
Il bull poteva ospitare cosi ci prendemmo una settimana di ferie e d’accordo con lui ci presentammo a casa sua una cittadina molto piccola e il villino fuori città.
Eravamo abbastanza eccitati dalla situazione, dopo le presentazioni ci chiese se eravamo sicuri di quello che stavamo facendo perché una volta iniziato quel gioco lui sarebbe andato fino in fondo, sarebbe stato lui a decidere cosa fare quel periodo mia moglie era di sua proprietà nel senso che era lui che la gestiva come voleva. Lui èra il toro (bull) e lei la vacca
Ci guardammo in faccia io e mia moglie e lei disse che eravamo d’accordo. Allora lui tiro a se mia moglie e la bacio in bocca mia moglie dapprima rigida poi, si sciolse e contraccambiò. Mentre la baciava, le mise le mani sul sedere e tenendolo girato verso di me le alzò la gonna le afferrò le chiappe e palpandole mi guardò in faccia e disse ora questa troia me la sbatto io cornuto vedrai come la sfondo, la scopo e inculo come una vacca da monta e vedrai come gode.
Stavo per alzarmi ma lui prevenendo mi disse ti avevo avvertito che sarei stato il suo padrone non prendertela il gioco è cosi ognuno a il suo ruolo. vedrai alla fine ti sarai divertito anche tu, quello che dico o faccio serve a eccitare tutti e lei sarà quella che ne godrà di più ma anche tu sarai alla fine appagato.
Insomma mi rilassai e guardavo quelle mani che palpavano il culo di mia moglie le dita che entravano nella sua fica ormai bagnata e i suoi lamenti.
Lui mi guarda e continuando a palparla mi ricordava che era mia moglie che era la sua vacca da monta e lui il bull che se la montava.
La chiamava troia, puttana, vacca, mignotta, bocchinara etc., gli diceva queste cose e guarda me per umiliarmi.
Poi ordino a mia moglie di spogliarsi nuda, lei obbedì e in pochi secondi fu nuda tra le sue braccia. Gli mise le mani sulle spalle e la spinse in basso dicendo succhiamelo troia, vidi mia moglie abbassarsi afferrare con le mani il cazzo di quell’uomo che ora era diventato enorme come lo aveva descritto, era lungo e grosso, mia moglie faceva fatica a prenderlo in bocca, ma iniziò a leccarlo e a ciucciarlo lui mi guardo e disse è proprio una troia tua moglie, una vera vacca.
Vedrai mi disse questa settimana te la scopo in tutti i buchi e ne farò la più grande troia mai conosciuta, vedrai avrà i buchi cosi aperti che sarà disponibile a farsi sbattere da tutti. La sera stessa dopo averla scopata lubrificandola bene le infilò il cazzo nel culo fino alle palle facendole anche male, si lamentò molto durante la penetrazione e non poteva essere diversamente il suo cazzo era molto lungo e largo. Ma alla fine il culo di mia moglie cedette sotto la sua spinta che con aria trionfale mi disse ora ho rotto il culo a tua moglie, sei contento cornuto?
La riempi di sborra e si fece pulire il cazzo con la lingua, poi mi disse vuoi leccarlo?
Dissi di no con la testa e lui lo infilò in bocca a mia moglie che lo ripulì ben bene.
I primi due giorni mia moglie li passo praticamente nuda come del resto gli altri. Pronta a soddisfare le voglie del bull, che erano le più svariate, dal farla mettere a pecorina e infilargli il cazzo nel culo con forti affondi per passare ad aprirgli la fica con le mani dal infilargli il cazzo in bocca a infilargli il dito in culo o nella fica, dal farsi leccare le palle al farsi leccare il culo, quando le passava vicino, le metteva le mani dappertutto e la apostrofava sempre molto gentilmente trattandola da troia. Furono giorni in cui non mi fu permesso nemmeno di toccarla avevo il cazzo gonfio dall’eccitazione ma non potevo sborrare tranne che la notte quando ero solo in camera. Si in camera dormivo solo mentre lei stava a letto con lui nell’altra camera e li sentivo scopare e mi masturbavo pensandoli.
Al mattino del terzo giorno a colazione disse a mia moglie oggi ti presento agli amici va a prepararti vestiti con quello che trovi sul letto, naturalmente niente intimo. Vai vacca poi rivolto a me dice oggi la tua cara mogliettina farà il pieno di cazzi e tu rifatti gli occhi e fai le foto tieni, e mi porse una macchinetta fotografica digitale, mi raccomando anche i dettagli della puttana poi ti suggerisco anch’io cornuto.
Mia moglie disse che non voleva farsi scopare dagli altri ma lui la apostrofò in modo intimidatorio dicendole di stare zitta e fare quello per cui era lì cioè la troia, la vacca del bull, gli affibbio una sculacciata lasciandogli i segni delle cinque dita sul culo e la mando a vestirsi. Il tempo che lei Sali al piano di sopra e suonarono alla porta erano due ragazzoni che appena entrati guardandosi attorno dissero la vacca dove sta?
Lui m’indico dicendo questo è il cornuto la vacca tra poco scende mi strinsero la mano e uno di loro mi disse ti piace leccare la sborra dalla fica di tua moglie? Dissi di no e lui mi disse beh dovrai fartela piacere perché quando la riempiremo, di sborra te dovrai ripulirla da bravo cornuto. Dissi ancora di no che non volevo ma anche l’altro intervenne dicendo che lo dovevo fare e basta stava per intervenire anche il bull ma dalle scale apparve mia moglie si girarono a guardarla era vestita come una puttana mini cortissima che lasciava tutto il culo scoperto, una maglietta attillatissima e stivali a coscia. I due restarono a bocca aperta ed esclamarono mamma mia che troia.
Intanto il bull mi si avvicina e mi dice guarda che lo sperma che esce dalla fica e dal culo di tua moglie dovrai leccarlo capito? Ti avevo avvertito che ero io a dire ciò che si fa o no quindi preparati cornuto a ripulire i buchi di tua moglie dalla nostra sborra.
Poi andò verso mia moglie e tirandola verso gli altri per un braccio disse ecco la vacca da monta che ne pensate?
Uno dei due disse c’è poco da pensare e passandosi la mano sulla patta disse dai troia inizia.
La misero in mezzo la fecero abbassare e iniziarono a infilarle i cazzi in bocca mi dissero di fotografare e iniziai a farlo mia moglie ciucciava ed io fotografavo avevano cazzi davvero grossi come li aveva descritti il bull, erano della stessa portata del suo circa.
La fecero tirare su, poi la fecero poggiare a pecorina al tavolo e iniziarono a montarla cosi dissero. Affondavano il cazzo nella sua fica con colpi possenti facendo sbattere le palle sul suo culo le ripetevano continuamente che era una vacca da monta e come tale doveva essere al loro servizio.
Il primo di loro che la montava ansimando annuncio che veniva e rantolando schizzo il suo seme dentro la sua fica. La fece restare piegata a pecorina e prima di sfilarlo mi disse dai fotografa guarda che buca che ha al posto della fica, feci diversi s**tti poi l’altro mi disse senza possibilità di essere frainteso ora ripulisci la fica di questa vacca di tua moglie dalla sborra, che devo montarla anch’io.
Mi afferrò per i capelli e mi spinse in basso, verso la fica di mia moglie che iniziava a colare liquido seminale. Poi facendomi aderire alla sua fica mi fece sporcare il viso di sperma e sotto i loro ordini iniziai a malincuore a leccare la fica sporca di sborra, non aveva un sapore cattivo anzi non sapeva quasi di niente era solo appiccicaticcio ma con diligenza e sotto i loro ordini la ripulii bene cosi dissero. mi diedero una pacca sulla spalla dicendomi bravo e facendomi togliere dalla fica di lei. Cosi ripresi la macchina fotografica e sotto i loro ordini ripresi a fotografare mi ero eccitato tanto che uno di loro mi guardo e disse che fai cornuto ti ecciti? Bravo ma non sporcarci sta attento con quel pisellino.
Venne copiosamente nella fica di mia moglie anche l’altro e cosi tornai a ripulire la fica dalla sborra, poi la presero insieme tutti e tre e le riempirono ben bene tutti i buchi fica culo e bocca, la parola più dolce uscita dalle loro bocche fu troia rotta in culo, la più usata vacca da monta.
s**ttai molte foto, una volta scaricata la loro sborra dentro e addosso a mia moglie io ripulii la fica di mia moglie con la lingua e lei i loro cazzi.
Poi tutti sotto la doccia e infine tutti in piscina nudi, tranne me naturalmente.
Mia moglie era provata distrutta ma la vedevo raggiante, quella massiccia dose di cazzo le faceva bene, rideva e scherzava nella piscina, afferrava i loro cazzi ormai mosci e li tirava come elastici ridendo e istigandoli a riprendere la monta, quando il bull gli disse di stare tranquilla che dopo pranzo avrebbero ripreso la monta lei disse se non ce la fate più mi faccio scopare da mio marito. Una forte sculacciata la colpi sul culo mentre usciva dalla piscina era il bull che le disse ascolta vacca tuo marito non deve neanche provarci a usare il cazzo, sei di mia proprietà questi giorni capito troia, sei una vacca perciò vieni e lasciati mungere, la prese per i capezzoli e la tirò a se facendola diventare rossa dal dolore e dalla vergogna, non era abituata a essere trattata cosi.
Dopo la doccia e naturalmente nudi mangiammo e alla fine mia moglie fu fatta sdraiare sul tavolo con le gambe aperte. uno a uno iniziarono a leccarle la fica fino a farla sbrodolare assaporarono i suoi umori, poi la lasciarono in pace ma doveva restare a disposizione nuda e pronta all’uso.
Si addormentarono ed io mi avvicinai a mia moglie. L’odore del sesso che emanava, era forte e mi fece eccitare, lei guardo i tre che dormivano e senza far rumore mi fece un bocchino con ingoio da svuotarmi le palle, appena in tempo che il bull si stava risvegliando e come un toro guardo mia moglie e le ordino di andare da lui appena vicina gli fece aprire le cosce e infilò un dito nel suo culo poi una sculacciata e l’ordine di sedersi sul cazzo di lui con il buco del culo, mia moglie obbedì si abbasso con il foro del culo sulla sua grossa cappella e faticosamente facendo smorfie di dolore non era ancora in grado di prenderlo di colpo come voleva lui s’impalò sul suo cazzo fino alle palle lui la incitava a fare su e giù e lei obbediente eseguiva.
Poi anche gli altri si svegliarono e come presi da un raptus saltarono addosso a mia moglie e la penetrarono con decisione e anche un po’ di violenza fra parolacce e mugugni vennero di nuovo copiosamente dentro e addosso a mia moglie. la apostrofarono ancora con l’appellativo di vacca da monta e dopo essersi fatti ripulire la cappella e il cazzo dalla bocca di mia moglie salutarono e se ne andarono.
Dopo cena il bull ordinò a mia moglie di andare in camera e di aspettarlo. Lei obbediente salutò .
Andata via mia moglie mi offri un bicchierino di grappa e poi mi disse ti è piaciuto come abbiamo montato la vacca di tua moglie? Io risposi si siete stati bravi e lui visto come è elastica non tutte sono in grado di prendere cazzi cosi robusti invece lei li ha presi anche nel culo, complimenti è una vera troia la tua mogliettina.
Sorseggiammo la grappa poi mi disse domani la tua signora avrà una grossa sorpresa molto grossa cosi vediamo quanto è aperta ed elastica.
Ora va a dormire cornuto e fatti una bella sega cosi scarichi le palle, buona notte e si ritirò in camera con mia moglie.
Anche quella mattina non la fece vestire scesero giù insieme, lui in calzoncini e lei nuda appena furono vicini disse a mia moglie vieni qua girati e facendola piegare con il culo verso di me mi fece notare come il culo fosse occupato da un grosso pene finto e mi disse questa notte gli ho messo in forma il culo cosi è pronta per la sorpresa, l’aveva fatta dormire con quel grosso cazzo finto nel culo.
Per tutta la mattinata la fece stare nuda, ogni tanto le roteava il cazzo finto nel culo. Verso le 11,30 arrivo un ragazzone nero, alto circa 190 con un sorriso a 360 gradi, e salutato dal bull si diresse verso mia moglie. La prese in braccio, la distese sul tavolo le sfilò il cazzo finto e affondo la bocca tra le sue cosce, poi tirandosi su si calò i calzoni e gli slip tirando fuori un cazzo enorme 28 cm x 18 di circonferenza. Il bull mi fece avvicinare per mostrarmi come fosse aperta mia moglie, cosi quando la grossa cappella si posò sulle grandi labbra di mia moglie lei ebbe un sussulto ma era ormai talmente aperta e lubrificata che anche se con un po’ di pressione da parte di lui entrò abbastanza facilmente solo la profondità faceva tremare mia moglie quel cazzo era davvero lungo. Dopo aver affondato il cazzo tutto fino alle palle dentro la fica di mia moglie il ragazzone si fermo per abituare mia moglie alla presenza dirompente di quel cazzo, lui guardava mia moglie in faccia e lei guardava lui, mia moglie sudava non dal caldo ma dal dover sopportare quell’arnese nella sua pancia, era grosso ma non poteva sottrarsi cosi piano piano lui inizio a far andare quel bastone avanti e indietro dapprima piano poi sempre più velocemente. Mia moglie sudava e gridava frasi tipo piano per favore mi stai sfondando, ma lui continuava a fotterla con vigore il bull incitava il nero a spingere a sfondare la fica di quella vacca e lui spingeva e mia moglie gemeva poi piano piano mia moglie ormai esausta ma lubrificata dai suoi umori copiosi non avvertiva più dolore ma iniziava a godere e anche lei ora lo incitava a fotterla.
Alla fine venero copiosamente tutti e due lui dentro la fica di mia moglie e lei attorno al suo cazzo gonfio.
Esausti per la cavalcata si abbandonarono uno sull’altra lui la bacio in bocca e lei ricambio muovendo la lingua dentro la sua.
Poi lui si tolse da sopra mia moglie che scese dal tavolo e si diresse al bagno.. Nel frattempo il ragazzone continuava a massaggiarsi il cazzo e ha commentare la prestazione di mia moglie d’accordo con il bull si preparava ad incularla e descriveva come l’avrebbe fatto. Naturalmente spiegava con parole gesti, mia moglie tornò poco dopo sempre nuda si avvicino sculettando sapendo di essere lei la vincitrice quel cazzo cosi grosso aveva trovato una fica più grande

Il bull e il nero l’abbracciarono dicendo sei proprio una grandissima vacca la più grande, una fica davvero magnifica, poi la mano del bull si poso sul culo di mia moglie e disse ora te lo metto nel culo mia bella troia.
Mia moglie li guardo poi guardo il cazzo del nero e disse no mi spiace è troppo grosso non ce la faccio. Il bull disse dai non fare la stronza vieni qua e le indico il tavolo. Lei disse ancora no, e allora la presero e la sdraiarono sul tavolo il bull le alzo su le gambe mettendo in mostra il culetto di mia moglie il nero si avvicino e puntò la sua cappella sul buco del culo di mia moglie che si dimenava non voleva chiamarono anche me per tenerla cosi mentre la tenevo lei mi disse sei un cornuto e si lascio andare, lui inizio a spingere la cappella sul suo buco del culo il bull fotografava ed io guardavo mia moglie rassegnata che stringeva i denti e si mordeva le labbra.
La cappella di lui spingeva sul buco che si dilatava, era enorme ne vidi metà dentro ma anche spingendo non riusciva ad entrare.
Lui dopo vari tentativi si tiro indietro, e alzandole le gambe si avvicino con la bocca al culo di mia moglie. Tenendolo aperto gli sputo dentro 2-3 volte . poi ripunto deciso la cappella nel buco e questa volta fra grida strozzate di mia moglie e grida di incitazioni del bull vedevo il cazzo farsi largo in quel buco che si apriva sempre di più dandomi la sensazione che si strappasse e invece passata la cappella improvvisamente sprofondò tutto il resto dentro fino alle palle. E questa volta sotto l’incitazione del bull l’inculata inizio di gran carriera le lacrime di mia moglie però dimostravano che quel cazzo era davvero grosso poco dopo sentii lui che rantolava dicendo vengo puttana vengo ti riempio il culo troia e sborrando come un cavallo tremante scarico nel culo di mia moglie tutto ciò che aveva dentro i coglioni cosi disse. Il bull fece molte foto e volle fotografare anche quando il negro tolse il cazzo dal suo culo dolorante era aperto in modo sconcio una galleria, pensai non potesse più richiudersi. Nei giorni successivi la portò anche a battere ne aveva fatto una troia e cosi me la riconsegno il giorno della partenza.
Trovai mia moglie la mattina fuori dalla sua camera vestita normalmente come quando eravamo arrivati ma scesi in sala prima di andare lui pretese che si togliesse le mutandine la fece piegare in avanti e le infilò nel culo un cazzo finto fatto a cuneo dicendo di tenerlo fino a casa poi le fece baciare il suo cazzo e ci salutò dicendo spero vi siate divertiti. Venite a trovarmi quando volete. rispose mia moglie sarà un piacere a presto. Non pensavo che mia moglie fosse cosi troia.
Non è vero che le misure non contano almeno per le troie come mia moglie.
Datas

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Anal BDSM Erstes Mal

Der Neffe

Der Neffe

Carina di Cento war eine allein stehende Frau knapp über 40. Das war nicht immer so. Vor vier Jahren hatte sie sich von ihrem damaligen Mann Klaus, einem Psychologen, getrennt. Sie hatte ihn lange gekannt und geliebt. Schließlich hatten sie geheiratet. Er hatte mit einer Kollegin eine Praxis eröffnet und Carina war der gute Geist des Unternehmens. Das und die Tatsache, eigentlich auch während der Arbeit immer in der Nähe ihres Mannes zu sein, hatten aber nicht verhindern können, dass er ein Auge auf eine neue Sprechstundenhilfe geworfen hatte. Carina machte der Kleinen zunächst nicht einmal einen Vorwurf. Zu einfach verfällt ein junges Mädchen dem großen schönen Arzt, der sie mit seiner Erfahrung leicht umgarnen kann. Aber seine Avancen waren schließlich zu verletzend für die treue Ehefrau und die neue Frau an seiner Seite spielte sich im Gefühl, die ernste Liebe des Chefs zu sein, gegenüber allen als die erste Dame der Praxis auf. Carina litt in dieser Zeit sehr und hatte Glück gehabt, dass die von allen Seiten Unterstützung bekommen hatte. Ein befreundeter Anwalt war auf ihrer Seite und brachte sie gut durch die schmutzige Trennung. Auch die zweite Praxisinhaberin beendete die Zusammenarbeit mit Klaus und ließ ihn mit einem vor seiner Neuen geführtem Team unerfahrener Helferinnen zurück. Die bereits gut ausgebildeten, fleißigen Damen folgten der zweiten Chefin gern in eine eigene Praxis. Mit dabei war auch Carina. Schwer ging ihr allerdings an, dass der Kontakt zum Rest der Familie ihres Ex-Mannes nachließ. Mit seiner Schwester Paula kam sie sehr gut aus und da sie selbst keine Kinder hatten, zum Glück, wie sie jetzt erkennen mussten, hatte sie Kai und Sina, Paulas Kinder, in ihr Herz geschlossen. Speziell zu Kai, dem jüngeren, hatte sie ein gutes Verhältnis. Schon als Kind war er oft bei ihr gewesen, sie hatte mit ihm Hausaufgaben gemacht, war mit ihm Schwimmen gegangen oder einfach zum Eis essen. Inzwischen war er 22 und studierte. Fast jede Woche kam er am Donnerstag vor seinem Sport bei ihr vorbei. Meist hatte sie frischen Kuchen für ihn gebacken und sie plauderten bei einer Tasse Kaffee. An diesem Donnerstag tat es ihr schon vorher leid, dass die in früher fortschicken würde. Denn ihre Damenrunde hatte den wöchentlichen Stammtisch um einen Tag verschieben müssen. Seit sie allein war liebte sie diesen regelmäßigen Austausch mit anderen Damen ihres Alters. Die meisten waren ebenfalls solo, was sie aber nicht abhielt, ihre realen Erlebnisse und Phantasien von und mit Männern auszutauschen, weiter zu spinnen und sich köstlich zu amüsieren oder zumindest gut zu unterhalten. Sie machten sich alle für diesen Termin immer sehr gut zurecht. Frau wisse ja nie, wem sie sonst noch begegnete, flachsten sie immer. Diesmal hatte sich Carina für einen superkurzen Ledermini entschieden. Ihre halterlosen Strümpfe hatten leider eine Laufmasche bekommen. Nacktes Bein wollte sie nicht zeigen, so dass ihre Strapse zum Einsatz kommen mussten. Vor ihrem Spiegel wurde sie noch einmal unsicher, da beim Sitzen die Strapsbänder deutlich sichtbar zum Vorschein kamen. Aber was sollte es! Schließlich wollten die Damen ja gut und auch ein wenig aufreizend aussehen. Mit der goldfarbenen Bluse war sie ebenfalls sehr zufrieden. Der Schnitt betonte ihre nicht mehr ganz so dünne Taille, die ihre Brust und ihr Becken in einer schönen Kurve verband. Durch den feinen Stoff zeichnete sich dezent ihr Büstenhalter ab, der ihre voluminösen Brüste in eine der Schwerkraft trotzen zu scheinende Position zwängte. Nicht ganz so dezent wie für ihre Stunden in der Praxis hatte sie wie üblich ihr Gesicht geschminkt. Wimpern und Brauen waren kräftig, ebenso das Rot auf ihren Lippen. Ein Hauch von Rouge auf den Wangen vollendete ihre schönes ebenmäßiges Gesicht. Gerahmt wurde es von ihrer in ihrer italienischen Heimat seltenen blonden Mähne, die mit viel Haarspray verstärkt auch bei flotterem Schritt perfekt saß. Selbst ihre hohen Schuhe trug sie bereits, um nach ihrem Kaffeekränzchen mit Kai rasch aufbrechen zu können. Sie hatte schon einige Bedenken, ihren Neffen so zurecht gemacht zu treffen, sich aber dann doch dafür entschieden. Vielleicht gefiel es ihm ja auch. Schließlich war er alt genug und hatte bestimmt schon Ähnliches gesehen. Die jungen Dinger trugen ja zur Zeit reihenweise sexy kurze Klamotten. Da war sie im Vergleich fast hoch geschlossen. Ihr fiel auf, dass sie trotz ihrer regelmäßigen Treffen gar nicht wusste, wie es im Beziehungsleben ihres Neffen aussehen mochte. Familie, Sport, Studium. Hatte sie darauf verzichtet, ihn über sein Liebesleben auszufragen oder hatte er das Thema vermieden? Den Gedanken musste sie beiseite schieben, denn es schrillte zweifach. An der Türe und auch der Ofen meldete einen fertigen Kuchen. Schnell sprang sie zur Tür und öffnete.
„Hallo Kai! Komm einfach rein. Gerade ist auch der Kuchen fertig und muss aus dem Rohr.“
Sie machte auf ihren dünnen Absätzen kehrt und tänzelte zurück in die Küche. Kai traute seinen Augen nicht. Zum einen kannte er seine Tante als eine temperamentvolle aber keineswegs hektische Dame. Zum anderen hatte er zwar immer ihre Schönheit bewundert, jedenfalls seit er alt genug war, um sie bemerken zu können. Aber bisher war sie ihm eher bieder vorgekommen. Sowohl die Kleider, die sie zu Hause trug, als auch die Kittel in der Praxis waren nichts besonderes, schon gar nicht sexy. Und nun das. Seine Tante Carina tippelte in Absatzschühchen vor ihm den Gang entlang, die Bluse zwar von hinten elegant, aber der kurze Moment beim Öffnen der Tür hatte ihm auch gezeigt, wie imponierend der goldfarbene Stoff ihren schönen großen Busen betonte. Und bei ihrem Rock sah er erst recht lieber zweimal hin. So kurz und knapp bedeckte er soeben ihren straffen Po und darunter zog sich heiß die schwarze Naht ihrer Nylons ihre langen Beine bis zu den Fesseln hinunter. Er schluckte, trat ein und folgte ihr. An der Tür zur Küche sah er sie gebückt vor dem Ofen. Sie nahm das Blech heraus, erhob sich und stellte es zur Seite ab. Dabei erhaschte er einen Blick auf die schwarzen Bänder, die ihre Strümpfe so schon straff um ihre Schenkel hielten. Es war einfach unglaublich. Seine Tante empfing ihn in Strapsen unter einem superheißen Minirock aus glattem schwarzem Leder und einer golden glänzenden Bluse, die ihre großen Brüste jedem Betrachter förmlich entgegen presste. Und ihre Lippen und Augen, als sie ihn nun anlächelte und auf ihn zukam, ließen seinen Mund schlagartig austrocknen.
„So, jetzt habe ich endlich Zeit für dich, Kai. Ciao, mein lieber Neffe!“
Damit umarmte sie ihn wie gewöhnlich und küsste seine Wange. Doch gewöhnlich war das diesmal nicht für Kai. Ihr Parfüm drängte in seine Nase und ihre in der Bluse fest eingesperrten Brüste drückten sich an ihn. Dazu streichelten ihn ihre Haare im Gesicht. Er hatte keine Freundin, noch nie eine gehabt. Warum es noch nicht geklappt hatte, war ihm auch egal gewesen. Auf der Schule war er vielleicht noch nicht reif genug gewesen. In dem eher technischen Studium waren die Herren weitgehend unter sich und auch mit seinen Fußballfreunden zogen sie nicht gerade durch die Kneipen, in denen man Mädels kennen lernte. Aber in diesem Moment sah er klar. So wie seine Tante gerade musste seine Traumfrau aussehen. Genau so! Auch die zarten Fältchen um ihre Augen machten sie für ihn nur attraktiver. So eine Frau wollte er, die ihn mit ihrer Erfahrung durch die Gärten der Lust führen konnte. Aber sie war seine Tante. Als Exfrau seines Onkels vielleicht nicht blutsverwandt, aber doch gefühlt seine Tante. Trotzdem konnte er sich in diesem Moment nicht mehr beherrschen. Zu verlockend war Carinas Umarmung und ihre Lippen in seinem Gesicht. Er legte seine Arme locker um ihre Hüften und ließ seine Hände auf ihren Rock gleiten. Ihr Hintern fühlte sich fantastisch an. Er küsste ebenfalls ihre Wange und drückte sanft ihre hinteren Backen. Dichter zu sich! Gleichzeitig mit Carina spürte er dabei, gegen was er sie bei sich schob. Denn mittlerweile war ihm zwischen den Beinen eine formidable Latte gewachsen, die durch seine Trainingshose und das Leder des Rocks bei seiner Tante anklopfte. Peinlich berührt ließ er von Carina ab und blickte beschämt zu Boden. Doch seine Tante hatte sich nach dieser harten Überraschung schnell gefangen.
„Holla Kai! Da muss ich mich wohl bei dir entschuldigen. Ich hätte ja wissen können, wie mein Aufzug auf einen jungen Mann wirken muss. Aber ich will heute gleich nach unserem zu meinem Damentreffen und mich nicht erst noch dafür umziehen.“
Immer noch waren ihre Arme um seinen Hals gelegt. Nur soviel Raum war zwischen ihnen, dass ihre Brüste nicht mehr dicht an Kai lagen, sondern ihn nur noch sanft streiften. Schüchtern legte er seine Hände wieder an sie. Diesmal vorsichtig seitlich auf den Bund des Rocks. Das Gefühl ihres Leders unter seinen Händen drohte ihn süchtig zu machen. Vorsichtig fragte er sie: „Und was macht ihr Damen dann so, wenn ich fragen darf?“
Einen tiefen Blick in seine Augen begleitete sie mit einem Raunen. Ihr Gesicht näherte sich ihm wieder, während sie sagte: „Nichts, was meinen neugierigen Neffen etwas anginge.“
Ihr Duft und ihre roten Lippen raubten ihm den Verstand. Ohne nachzudenken führte er seinen Mund zu ihrem. Einen kurzen Moment hatte er das Gefühl als würde sich der Druck ihrer Lippen verstärken, sie sich an seine schmiegen und er seine Tante tatsächlich küssen. Dann warf Carina ihren Kopf zurück und ihre Berührung riss ab.
„Das geht jetzt aber zu weit, Kai! Ich bin deine Tante!“
„Entschuldige, Tante Carina! Es tut mir leid.“, entgegnete er kleinlaut und presste seine Lippen zusammen. Er hatte sich nicht getäuscht. Er fühlte und schmeckte ihren Lippenstift auf seiner Zunge.
„Schon gut, Kai. Vergessen wir das. Der Kuchen ist schön warm, genau wie du ihn magst. Setz dich rüber und schenke Kaffee ein. Ich bringe uns ein paar Stücke.“
Der Schreck und die kurze Zeit ohne seine Tante im Blick ließen Kais Erektion etwas abschwellen. Rasch trank er zwei Gläser des bereit gestellten Wassers und füllte ihrer beide Tassen. Dann kam sie wieder mit einer Platte voller Kuchenecken. Sie war äußerst guter Stimmung. Ihr Outfit war perfekt. Wenn es denn noch eines Beweises bedurft hatte, der auf der Stelle prall angeschwollene Kolben ihres Neffen hatte jeden Zweifel beseitigt. Ihr Lächeln verriet nichts über ihre Sicht der peinlichen Szene eben. Statt dessen forderte sie ihn auf: „Greif zu, mein Lieber!“
Alles war ihm recht. Er konnte immer noch nicht an etwas anderes denken als an Carinas scharfe Erscheinung. Und deswegen auch nichts sagen. Der Geschmack des duftend warmen Kuchens lenkte ihn etwas ab. Seine Tante verwendete keine fertige Mischung wie er, wenn er für eine Party mit Freunden etwas mitzubringen hatte. Alles rührte sie frisch zusammen. In den flüssigen Teig ließ sie Kirschen sinken, die ihn herrlich saftig machten. Zudem goss sie noch flüssige Schokolade vor dem Backen darüber. Auch die sank ein, wo der Strahl länger traf und härtete schnell, nachdem sie ihn aus dem Rohr genommen hatte. Die fruchtigen Kirschen, die feste Schokolade und der warme lockere Teig in seinem Mund ließen ihn an den Kuss einer heißen Frau denken. Die Erinnerung riss ihn zurück. Er hatte seine Tante betatscht und zu küssen versucht. Fast hätte er sich verschluckt und hustete stark. Carina verstand seine Nervosität. Sie hätte es wirklich wissen müssen. Aber ein wenig geschmeichelt fühlte sie sich schon. Dennoch war ihr sein Schweigen unangenehm und sie bemühte sich die Situation aufzulockern.
„Du warst ja ganz schön erregt, Kai. Bist du das immer noch.“
Er schob ein weiteres großes Stück ihres leckeren Kuchens in seinen Mund und schüttelte verlegen den Kopf, obwohl es nicht ganz der Wahrheit entsprach. Sie lächelte.
„Jetzt weiß ich gar nicht, ob ich ‚Gut’ sagen soll oder ‚schade’. Weißt du, eigentlich ist es ja ein sehr schönes Kompliment für mich, wenn ein junger Mann bei einer älteren Dame wie mir noch so eine Reaktion zeigt.“
Kai schluckte hinunter.
„Du bist wunderschön, Tante Carina.“
Sie winkte ab.
„Ach, Kai! Angemalt und hübsch verpackt vielleicht.“
„Nein, wirklich, Carina!“, fiel er ihr ins Wort.
„Ich bin jedenfalls froh, dass du die Sprache wieder gefunden hast, mein lieber Neffe. Neffe! Vergiss das nicht!“, fügte sie mit erhobenem Zeigefinger hinzu.
Nun musste auch Kai wieder grinsen.
„Wird schwer, Tantchen.“
„He, etwas mehr Respekt bitte vor einer älteren Dame!“, lachte sie zurück und streckte ihren Rücken dabei durch, dass ihre Brüste wieder schön nach vorne standen. Kai blieb erneut der Mund offen stehen. Carina schob ein Stück Kuchen hinein. Besorgt sah sie ihn an. Ihr kleiner Neffe war ein richtiger Mann geworden. Seine Reaktion auf sie hatte ihr überdeutlich gezeigt, dass er Bedarf hatte, Erfahrungen mit einer Frau zu sammeln.
„Hast du eigentlich keine Freundin?“, fragte sie vorsichtig.
„Schlechtes Thema!“, gab er mit vollem Mund zurück.
„Warum denn, Kai? Du bist ein ordentlicher junger Mann. Da werden doch bestimmt ein paar Damen schlau genug sein, deinen Avancen nicht zu widerstehen.“
„Bin vielleicht zu schüchtern“, log er. Nicht interessiert zu sein, war im Moment wenig glaubwürdig. Es stimmte auch nicht, da mochte Carina recht haben. Wenn er ein attraktives Mädchen sah, nahm er das auch wahr und stellte sich zu Hause dann vor, wie es mit ihr hätte sein können. Seine Hände ersetzten dann den Körper der Frau, der in seiner Erinnerung noch präsent war und er verschaffte sich die Befriedigung, die er sich von dem sich verflüchtigenden Bild gewünscht hatte. Carina tastete weiter.
„Na, das klingt ja so, als gäbe es da schon eine, die in Frage käme, hm?“
Wenn er so nachdachte, hatte sie auch da recht. Jeden Morgen sah er sie und wechselte ein paar Worte mit ihr. Er lächelte seine Tante an.
„Raus mit der Sprache, Kai. Ich bin doch so neugierig.“
„Na ja“, druckste er herum, „bei mir um die Ecke in dem Backshop, da steht jeden Morgen eine kleine Blonde. Die ist wirklich super süß.“
Carinas Gesicht begann zu strahlen. Ein hoffnungsloser Fall war ihr Neffe nicht.
„Na und? Was sagt sie?“
„Wozu?“
„Ach, Kai! Hast du ihr noch nie etwas gesagt? Oh, Junge! Wie soll das gehen, wenn du nichts raus lässt? Ich weiß doch auch nicht erst seit jetzt, dass du alles hast, was sich eine Frau träumen kann. Das ist ihr bestimmt nicht entgangen. Und küssen kannst du auch!“, fügte sie verschmitzt hinzu und stand auf.
„Ich glaube ich muss mal vor den Spiegel und meine Lippen nach ziehen.“
Klackend stolzierte sie aus dem Raum. Ihre neuerlichen Bemerkungen und ihr wackelnder Hintern brachten ihn wieder in Wallung. Dazu ging ihm die schnuckelige Verkäuferin nicht mehr aus dem Sinn. Er stand auf und ließ sich auf das braune Sofa fallen. ‚Frau Böck’ stand auf ihrer engen weißen Schürze. Wie so oft, wenn er an sie dachte, fing er an seine Lanze durch die lockere Trainingshose zu reiben. Und wie gewohnt wuchs sie ihm unter seiner Hand weiter entgegen. Seufzend legte er sich ganz hin, schloss die Augen und stellte sie sich vor, wie sie seine Baguettestange vor dem Einpacken noch einmal zu ihrem Mund führte, ihn aus ihren dunklen Augen ansah und ihre feuchte Zunge ein flinkes Lecken über die hart gebackene Spitze andeutete, ein Vorgeschmack auf einen gemeinsamen Abend. Leider machte sie in der rauen Wirklichkeit keine so schön obszönen Einladungen. Wie gern wäre er der Bock von Frau Böck gewesen und hätte sie bestiegen. Längst war seine Hand unter die Hose geglitten. Tante Carinas Absätze würde er schon rechtzeitig hören. Er konnte es nicht stoppen. Zu schön war das Gefühl, dass er auf seiner feuchten Eichel erzeugte. Als dränge er in die heiße Spalte zwischen Frau Böcks Schenkel ein.
„Aber Kai! Du sollst nicht an sie denken, du sollst sie ansprechen, mein Junge.“
Carinas Worte drangen ganz sanft in seinen Tagtraum. Trotzdem rissen sie ihn harsch in die Wirklichkeit zurück. Erneut hatte sie ihn dabei ertappt, sich nicht beherrscht zu haben. Doch sie war nicht wütend, nicht einmal ungehalten. Im Gegenteil. Sie setzte sich zu ihm auf das Sofa, blickte ihn aus ihren großen Augen an und legte eine Hand auf seine, die vom Stoff verdeckt seinen Schwanz hielt. Kai wurde unglaublich heiß. Das Blut pochte in seinen Ohren. Erst recht, als die Hand seiner Tante zur Seite glitt und auch ihre andere an den Bund seiner Hose griff. Stumm hob er sein Becken und ließ seine Tante seinen Hintern sowie seine von ihm umfasste Lanze offen legen. Was hatte sie vor? Es war ein aufregendes Gefühl, seine Tante zu beobachten, wie sie ihn und seine entblößte Körpermitte betrachtete. Ein ganz unglaublicher Gedanke stahl sich in sein Bewusstsein und wurde schnell zu einer Hoffnung, sehnsüchtig und verlangend. Ganz sanft nahm Carina seine Hand und löste sie von der harten Stange, die mit seinem Puls wippte und über seinen Bauch ragte.
„Die kleine Bäckerin hat es dir wohl ganz schön angetan, hm?“
Seine Antwort brachte er nicht heraus. Ungläubig sah er, wie nun sie sein steifes Glied ergriff. Prüfend wog sie es in ihrer Hand. Als sich ihre Finger darum schlossen hauchte er nur ein langes ‚Jaaah’.
„Du musst die Kleine wissen lassen, was sie für einen glühenden Verehrer in dir hat, Kai.“
Sie sah ihn nicht an beim Sprechen. Beide betrachteten sie nur Carinas Hand, die gefühlvoll über Kais steifen Penis strich. Er war sprachlos, so geil fühlte sich das an. Offenbar wusste sie genau, wie hart sie ihn anzupacken hatte.
„So sieht also aus, was ich vorher schon zwischen uns gespürt habe. Dieser Anblick würde ihr bestimmt auch sehr gefallen. Vielleicht wartet sie schon lange nur darauf, dass du sie einmal ansprichst. Vielleicht sehnt sie sich danach. So sehr wie sich dein kleiner Freund hier nach ihr sehnt. Deine Gedanken an sie erwecken ihn zu richtigem Leben, siehst du?“
Nicht zu vergessen Carinas gefühlvolle Behandlung, die mittlerweile auch einen Gutteil zu seiner mächtigen Form beigetragen hatte.
„An einer Frau fühlt er sich bestimmt noch tausendmal wohler als in deiner Hand, Kai. Fühlst du das?“
„Oh ja, Tante Carina“, war alles was Kai heraus brachte.
„Und das ist nur die Hand deiner Tante, Kai. Stell dir vor, wenn sie dir erst … wie heißt sie eigentlich, Kai?“
„Frau … Böck … aah!“
„Mehr weißt du noch gar nicht von ihr, Kai? Ach, Junge! Dann frag sie doch nach ihrem Vornamen. Vielleicht bricht das schon das Eis zwischen euch. Stell dir also vor, wie dir Frau Böck zum ersten Mal dein Glied reibt, es in ihrer Hand größer wird und zum ersten Mal einen Kuss auf deinen hart gewachsenen Penis gibt.“
So schön glitt seine Stange durch Carinas Hand. Und die Bilder, von denen ihm seine Tante dazu erzählte. Er hielt das nicht aus. So geil machte es ihn. Und sie fuhr fort.
„Wenn sie ihn so sieht wie ich jetzt, sie wird darauf brennen, deinen schönen harten Schwanz in ihren Mund zu saugen.“
Carinas Stimme wurde rauer. Sie drohte sich zu überschlagen. Kai glaubte zu spüren, wie sich seine Tante die Szene vorstellte und sich zurückhalten musste, es nicht selbst hier zu tun. Er war sicher, sie sprch nicht über Frau Böcks Wunsch, sondern über ihren eigenen. Ihren blutroten Mund über seine Eichel zu stülpen und gierig daran zu saugen. Der Gedanke überwältigte ihn. Auch er wollte diesen Mund an seiner Latte spüren, nicht mehr nur ihre sanfte Hand, und er war sich sicher, sie wollte ihn blasen, so wie sie nicht mehr Glied oder Penis gesagt, sondern verlangend von seinem harten Schwanz gesprochen hatte.
„Dann nimm du ihn, Tante Carina! Bitte küss ihn, leck ihn, blas ihn. Du bist der Wahnsinn, Tante Carina! Bitte, Carina! Blas meinen Schwanz!“, flehte er sie in seiner Geilheit an.
Sie drückte seinen Schwanz in Richtung ihres Gesichts. Dann sah sie ihn an, ohne ihr wunderbares Wichsen zu unterbrechen.
„Aber nein, Kai. Vergiss bitte nicht, ich bin deine Tante. Auch wenn es als Ex deines Onkels nicht direkt verboten wäre für mich. Was sollte ich deiner Mutter sagen? Nein, Kai. Nicht einmal so Hand anlegen hätte ich sollen. Aber ich wollte einfach nicht, dass du es selbst tust. Geh zu ihr. Gesteh deiner Frau Böck, wie du sie willst und sie wird dich viel glücklicher machen als ich es hier vielleicht schaffe.“
Wie sehr sie es in diesem Moment auch bedauerte, standhaft bleiben zu müssen. Der Schwanz ihres Neffen fühlte sich so schön hart an in ihrer Hand. Die Vorstellung, seine glatte dunkelrote Eichel zwischen ihren Lippen zu spüren und sie dort sanft zu verwöhnen, entlockten ihr einen Seufzer der Enttäuschung. So etwas durfte wirklich nicht sein. Aber wenigstens sehen wollte sie ihn einmal. Wie er in seinem Orgasmus seinen Samen herausschleudern würde. Wenigstens mit ihrer Hand wollte sie endlich wieder einen geilen harten Männerschwanz zum Abspritzen bringen.
Kai war schon fast soweit. Das fühlte sie. So einen Sturm hatte er zwischen seinen Schenkeln noch nie aufziehen spüren.
„Oh ja, Carina! Du schaffst das! Oh ja! Gleich, Carina!“
Sie fasste an seine Hoden und streichelte mit sanftem Druck die Zone dahinter. Kai stöhnte vor Lust. Dann spürte sie das Zucken unter ihrem Finger. Sein Schwanz bäumte sich auf und Kai schrie seinen nahenden Orgasmus heraus.
„Jaah, Tante Carina! Ich komme. Ich komme, Carina! Jaaah!“
Sie hielt seine Lanze senkrecht nach oben und flüsterte in sein Rufen: „Ja Kai, lass es raus! Spritz ab! Spritz deinen Samen aus dir heraus. Nimm dir Frau Böck und spritz sie so schön voll, wie du hier bei mir abspritzt. Eine Frau liebt es, so eine schöne Ladung frisches Sperma in sich aufzunehmen. Spritz, Kai. Spritz für sie! Jaaa!“
Seine erste Fontäne kam. Hoch spritze sie über ihn. Überrascht von der Ladung konnte sie ihn gerade noch weiter aufrecht halten. Der zweite Schub traf so seinen wieder herabstürzenden Vorgänger. Carina liebte diese cremige weiße Masse. Mit welcher Kraft sie heraus geschossen wurde und bedauerte es, ihr ihren natürlichen Bestimmungsort nicht anbieten zu können. Alles landete wieder auf Kai, der befriedigt stöhnend vor ihr lag.
„Mein Gott, Junge! Du hattest aber einen Druck drauf. Schön hast du abgespritzt. So viel und so hoch. Es wird wirklich Zeit, dass du das nicht mehr so im Verborgenen vergeudest.“
Langsam hatte Kai wieder Luft. Er sah an sich herunter. Sein erschlaffender Penis lag von seinem Sperma verschmiert auf seinem Bauch. Seine ganze Schambehaarung schimmerte verklebt. Er sah zu seiner Tante, die immer noch bewundernd auf dieses Bild von weißlich glasiertem männlichem Geschlecht starrte und über ihre Lippen leckte. Wie sehr wünschte er sich, dass ihre Zunge ihn zart von seiner Creme befreien möge. Aber Carina zog eine Schachtel Kleenex auf dem Couchtisch heran und begann zumindest, ihn sanft abzureiben. Er genoss es. Aber er war zu ausgepumpt, als dass ihre Hand sofort wieder eine Reaktion hervor gerufen hätte. Sie beendete ihr Werk, packte die Tücher und stand auf.
„Du kannst dich ruhig noch ein wenig hier ausruhen, mein Junge. Ich muss los. Zieh einfach die Tür hinter dir zu, wenn du gehst. Und melde dich, wie es mit der jungen Dame gelaufen ist.“
Er hörte sie in der Küche die Reste entsorgen und ins Bad gehen. Kurz darauf verließ sie ihre Wohnung. Kai seufzte und machte sich auch auf den Weg in sein Training. Am Wochenende musste er auf jeden Fall versuchen, Frau Böck oder ein anderes Mädchen anzubaggern. Oder noch besser, eine Frau wie Carina.

Er hatte nicht bemerken können, wie seine Tante im Bad vor laufendem Wasserhahn ihre verschmierte Hand betrachtet hatte. Sie musste seinen Samen abwaschen. Das wusste sie und ihr Spiegelbild sagte ihr das ebenfalls. Die Versuchung aber war so groß. Ihr Herz klopfte hart bis in ihren Hals hinauf. Ihr Gewissen im Spiegel blickte sie drohend an. Dann schloss sie die Augen und führte Zeige- und Mittelfinger in ihren Mund. Ein so lange nicht gekosteter himmlischer Geschmack verteilte sich auf ihrer Zunge, bevor sie ihre Hand wieder heraus zog, sie gründlich reinigte und zu ihrer Damenrunde aufbrach, im Gepäck eine unglaublich heiße Geschichte.