Finalmente la settimana lavorativa è terminata portandosi dietro tutte le difficoltà incontrate nel nascondere il nostro rapporto ai colleghi.
I nostri incontri post-lavoro sono sempre stati gioiosi, divertenti e logicamente basati sul sesso sfrenato.
Vorremmo andare in gita in qualche città ma, sinceramente, la stanchezza accumulata nei giornalieri viaggi serali ci ha consigliato il contrario e quindi, di comune accordo, abbiamo optato per Fregene.
In fin dei conti, se il tempo lo permetterà, potremmo fare una passeggiata in riva al mare, prendere un po’ di sole e parlare delle nostre sensazioni e delle nostre speranze.
Passerò a prendere Luciana a casa sua verso le 20,00 per poi andare a cena in una pizzeria di Fregene che conosco da anni come luogo tranquillo, frequentato solamente da gente del posto e dove fanno una pizza fantastica.
Lungo il tragitto il discorso cade, logicamente, sulle difficoltà incontrate nel lavorare insieme e, più specificamente, nel nasconderci dagli altri.
“sai Silvio, alcune volte sono dovuta scappare al bagno per calmarmi un po’. Avevo l’impulso di abbracciarti, di baciarti e nelle poche occasioni in cui siamo andati al bar insieme volevo sentirti mio, solamente mio, volevo trovare una scusa per appartarci e fare sesso, ma non era possibile”
“Ti capisco, amore mio, anche per me è stata dura anche se, devo ammetterlo, le continue riunioni mi hanno agevolato in quel senso. Ho avuto meno tentazioni rispetto a te e poi, mi sembra che durante le sere ci siamo rifatti alla grande”
“Oh su questo non ci sono dubbi” ride lei accarezzandomi la coscia destra.
A questo contatto mi sono eccitato in modo evidente perché dopo pochi secondi la sua mano ha iniziato a stimolarmi il cazzo attraverso la patta facendo aumentare ancora di più l’eccitazione.
“Questa sera il traffico è quasi inesistente. Molto strano” dico io più per distrarmi dal trattamento che per altro
“Hai ragione” mi risponde Luciana “rallenta un pochino che non ho tutta questa fame! Anzi mi correggo la fame c’è l’ho ma non di pizza” e dicendo questo mi abbassa la zip per poi prendermi in mano il cazzo
“Mi sembra che anche a te la pizza interessi poco in questo momento” aggiunge mentre vedo la sua testa chinarsi sul mio grembo e sento il calore della sua bocca avvicinarsi sempre di più sul mio membro.
“Luciana cosa vuoi fare. Ci possono vedere ed è pericoloso.”
“Tu non ti preoccupare. Pensa a guidare che al resto penso io” aggiunge mentre la sua bocca si impossessa del glande e piano piano scende verso i coglioni”
Il lavorio della lingua è come sempre fantastico, mi dà sensazioni uniche, ma il fatto che debba rimanere lucido per controllare l’automobile le incrementa a dismisura. Tengo sotto controllo il traffico, quasi inesistente, torturato dai colpi e dai succhi che il mio cazzo riceve da quella fonte di piacere che è la bocca di Luciana (mai incontrato una pompinara come lei) e quando sento che sto per arrivare, istintivamente, anche per paura di sporcarmi i pantaloni, appoggio la mano destra sulla nuca di Luciana facendole imboccare il cazzo per tutta la sua lunghezza e trattandola così fino a quando il mio orgasmo non è terminato.
“Lucianaaaaaaaaa godo ……. Bevi l’aperitivo ….. bevilo tuttoooooooooooooo” grido saltellando sul sedile della macchina e sbandando allo stesso tempo (per fortuna non c’era nessuno).
Lei risale con ancora qualche goccia di sperma sui lati della bocca che toglie con la punta della lingua come se avesse appena mangiato un gustoso gelato.
“Silvio mio a quanto pare non ti è dispiaciuto. Mi hai quasi affogata. Mi auguro che sia rimasto qualcosa per dopo” mi dice Luciana ridendo a crepapelle.
“E’ la prima volta che qualcuno abusa di me” rispondo io con un sorriso sarcastico.
Giunti alla pizzeria ci sediamo in un tavolo appartato e, dopo le ordinazioni, riprendiamo a parlare seriamente. E’ vero che la nostra storia d’amore è iniziata pochi giorni fa, è vero che non abbiamo mai avuto una discussione o un litigio in quanto nel tempo a nostra disposizione non abbiamo fatto altro che scopare, è vero che ci conosciamo da pochissimo tempo, ma nessuno di noi due mette in dubbio il futuro.
Queste sono cose che succedono agli adolescenti che prendono le prime cottarelle che provano per la prima volta un sentimento nuovo. Anche se il più delle volte si tratta di attrazione fisica e basta quelle sono le prime volte in cui pensare all’altro ti fa mancare il respiro.
Noi invece siamo adulti e abbiamo avuto le nostre esperienze, io sono addirittura divorziato, che avrebbero dovuto insegnarci qualcosa, ma …. non è così.
La contentezza, la felicità che provo quando sto con Luciana non è paragonabile con nessun altro periodo della mia vita e sento che per lei è la stessa cosa.
Passiamo il tempo a ridere, a giocare, a fare l’amore con il solo scopo di stare insieme e dare felicità al partner senza chiudere nulla in cambio.
Dopo aver pagato il conto ci avviamo verso l’automobile per raggiungere il nostro tempio dell’amore.
Quando arriviamo a casa entriamo direttamente nella camera da letto spogliandoci durante quel breve tragitto.
“Ho bisogno di fare una doccia” mi dice Luciana “mi fai compagnia?”
“Hai qualche dubbio?”
“non si sa mai” mi risponde togliendosi le mutandine mettendo in mostra il suo corpo che, per me, non ha pari nell’universo.
Sotto il getto della doccia iniziamo a baciarci sempre con più foga, dando campo libero alle nostre mani che frugano il corpo altrui, eccitandoci sempre di più. Mi inginocchio portando la mia bocca all’altezza del suo sesso che trovo già bagnato dai suoi umori ed inizio a titillare il suo clitoride per poi infilare la lingua nella sua figa
“Silvioooo uhmmmm sìììììì leccamela tuttaaaaaaaa daiiiiii”
Mi aiuto ora con due dita che infilo nella vagina mentre torno a leccare il clitoride per poi passare a lambire un punto molto sensibile che ho scoperto ultimamente e cioè il suo ano.
“Sììììììììììììì cosììì continuaaa “
I suoi gemiti premiano il mio impegno nel portare Luciana sempre più vicino all’orgasmo ma cercando, allo stesso tempo, di negarglielo il più possibile. Altre volte ho seguito quest’istinto e devo dire che, nonostante le iniziali proteste, Luciana ne è sempre più attratta. Sa che alla fine avrà quello che vuole e sa anche che sarà maggiore rispetto al normale.
“Sììììììììììì ancoraaaaaaa daiiiiii ……..scopami …….. fammelo sentire…. daiiii non ce la accio piùùù… ancora ……siiiiiiii ………. godoo …godoooooooooooooo” sento urlare Luciana mentre sobbalza strofinandomi la fica sulle labbra
Io intanto contino a martorizzare il suo seno strizzandolo i turgidi capezzoli con una cattiveria mai usata con nessuna altra e provando quasi piacere nel farlo.
La giro ora mettendola a pecorina infilandole il cazzo nella sua gocciolante fica in un colpo solo
“sììììììììììììììììììììììì ancora………… ancora…….”
urla ormai lei sentendo i colpi accelerati che le arrivano fino all’utero
“Lucianaaaa sìììììììììììì ti rompo tutta …… siiiiiiii cosiiiiii” rispondo io prendendola a schiaffi sul suo gluteo destro che ben presto acquista un colore porporeo
“Ahiiiii .. Ahiiiiiiiiii .. mi fai male……. Silvio mi fai maleeee”
“tiè … tiè …… tièèèèè ……. Ti rompo tutta…….. siiiiiiiiiiiiiiii godoooooooooooooooo”
Grido io nel momento in cui sento la mia sborra uscire a violenti fiotti allagando la fica della mia amata. Sento solamente ora le lamentele di Luciana che servono solamente a eccitarmi ancora di più. Dopo essere venuto due volte mi ritrovo ancora con un cazzo in tiro come non mai. Luciana si gira e guardandomi negli occhi mi chiede “ma sei impazzito? Mi hai fatto veramente male! Perché mi hai questo?” con voce sempre più alta per quanto è incazzata
“Luciana …Luciana ….. non lo so. Non te lo spiegare. In quel momento stavo godendo come non mai e ….. volevo che lo sapessi ….. che conoscessi la violenza dell’orgasmo che stavo provando ….. non lo so amore ….. in quel momento ho fatto quello che ……. l’ho fatto per rispettarti. Avevo una grande voglia di …. mettertelo nel culo che…. mi sono controllato aiutandomi con le mani …… hai un culo magnifico che …. spero di farmi …… ma per fare quella cosa bisogna essere in due. Perdonami Luciana non succederà mai più”
“e spero bene!” risponde lei “ho una chiappa che mi va in fiamme e non mi sono mai piaciuti gli uomini maneschi”
“te lo giuro non succederà mai più”
Mi dirigo verso il letto asciugandomi cercando di nascondere il cazzo ancora eretto (inizia anche a farmi male) ma questa speranza è vana perché lo sguardo di Luciana, quando mi raggiunge a letto, lo nota subito.
“Silvio mio sei incredibile hai ancora voglia dopo avermi distrutta. Fammi riprendere un po’ di fiato”
“non ti preoccupare. Passerà in poco tempo e poi sarà tuo compito provvedere a farlo risorgere” rispondo io titubante. Mi sento strano, ho paura che quello che è successo possa incrinare il nostro rapporto
“Luciana ti prego di perdonarmi”
“Silvio! Basta così è acqua passata. Sei stato preso da un raptus ma so che tu non sei così. Non saresti stato in grado di nascondermelo in tutto questo tempo. A proposito del mio culetto devo dirti che te lo puoi proprio dimenticare. Non mi convincerai mai a farlo. So che è troppo doloroso e mi sembra anche contro natura. Tutto il resto è tuo, sarà sempre a tua disposizione per così dire, ma quello dimenticatelo! Ok?”
“Ok! Se questo è il tuo volere non ci penserò più. Ma ora dammi un bacio per dimostrarmi che è tutto passato e che mi hai perdonato”
Luciana mi guarda prima negli occhi, che forse trova velati, sale sul mio corpo mi bacia con la solita passione. Il solo bacio basta a far cadere tutte le mie paure calmando il mio stato d’animo ed eccitando di nuovo il mio membro che mi ritrovo ben presto duro. Luciana, al contatto del mio pene con il suo ventre, continua a baciarmi con dolcezza fino a quando non sento la sua mano accompagnare la mia verga nel suo sesso. Inizia un lento andirivieni affossando il cazzo nella sua vagina fino a che il glande tocca l’utero per poi risalire, sempre lentamente, fino a farlo quasi uscire. Tutto questo mentre ci guardiamo negli occhi godendo dell’atmosfera lussuriosa, del piacere che ciascuno prova e che trasmette al proprio compagno.
Di punto in bianco mi ritrovo il sesso di Luciana sul viso mentre la sento impegnata a leccarmi e succhiarmi il cazzo con calma scendendo piano verso i coglioni che imbocca.
“Lucianaaa” riesco a dire prima di iniziare a suggellare il clitoride con la punta della lingua e dopo aver infilato un dito in quel antro voglioso.
“Silviooo……” risponde lei sempre intenta a sbocchinarmi il cazzo con la solita maestria e iniziando a stuzzicare l’ano con l’indice destro. Questo non mi disturba. Anzi devo dire che ho l’impressione che il cazzo si sia ingrossato ed indurito ancora di più.
Colgo comunque l’occasione per spostare anche un mio dito sull’ano di Luciana e, dopo averlo stuzzicato leggermente e insalivato come si deve, lo infilo leggermente fino a quando entra in contatto con quello situato nella fica
“Silvioooooooooo ohhhhhhhh che bello sììì che ancoraaaaa …….godooooooooo siiiiiiiiiiii” geme Luciana tralasciando momentaneamente il mio cazzo
“Lucianaaaaa sìììììììììì cosììììììì ancoraaa daiiiiiii”
“Silvioooooooooo leccamela ancora tuttaaaaaa siìììììììì”
mi sento la lingua stanca, ho voglia di godere e, anche se mi piace questa sensazione, mi alzo mettendomi in mezzo alle sue gambe ed infilandola con un colpo violenta
“Silvioooooooooo siiii cosiiiiiiii cosiiiiiiiii”
“Lucianaaaa te la rompoooooooo ti rompo tuttaaaaaaaaa” le dico mentre la stantuffo con colpi sempre più veloci e violenti
“Silviooooooooooooo godoooooo godoooooooooooooo ohhhhhhhhhhhhh ancoraaaaaaa ancoraaaaaaaaaaaaa”
sento l’orgasmo arrivare in modo violento e repentino e nel momento in cui il mio sperma schizza nella fica di Luciana le infilo di nuovo un dito nel culo mettendolo a contatto con il mio cazzo e spingendolo a fondo fino a quando non entra tutto dentro.
“Lucianaaaaaaaaaaaa godoooooooooooo godooooooooo”
Esausti ci abbracciamo respirando a fondo per recuperare il respiro e guardandoci negli occhi ci dichiariamo il nostro amore.
La Galleria d’Arte
-“Sei brava a fare la puttana….!! Hai un futuro assicurato, li ha fatti venire nei calzoni…Brava..!!” – mi incalza con tono rabbioso e le saette negli occhi…
-“E magari ti sarebbe piaciuto fare una batteria su quel tavolo, vero la troia che sei..??!! Alla stronza piace stare al centro dell’attenzione…Eh..!!” – adesso é pura sarda gelosia ed io mi sento avvampare mentre in silenzio e con gli occhi bassi penso che forse ho esagerato perché credevo che Lei stesse al mio gioco, perché credevo che si divertisse a vedermi eccitare gli uomini ed invece é gelosa…. Viene verso di me e mi dà uno spintone mentre scoppia a ridere..
-“Ci hai creduto stupidina.. Sei stata grande, eri bellissima lassù su quel tavolo, però ero gelosa di tutti quei maschi ed ora per punizione farai la puttana con me….” – queste ultime parole sono un ordine al quale non mi posso ribellare…
-“Vatti a fumare un paio di sigarette..” – le dico con un sorrisetto intrigante… -“ti chiamo io..”
Appena esce mi precipito sotto la doccia e mi scrosto la giornata di dosso, poi mi asciugo velocemente, mi tiro i capelli in una strettissima coda e mi vesto con cura, calze autoreggenti nere e lingerie nera di pizzo con strass sotto ad uno straccetto Chanel di seta corto ed ovviamente nero che mi copre appena il bordo delle calze … Mi trucco da milady ed indosso dei gioielli, orecchini e collier, per ultime le mie armi, delle decolté nere aperte sul tallone e dai tacchi alti ed affilati come spade… Adoro il nero… Adesso sono pronta per giocare, adesso sono una puttana, solo per Lei…. La chiamo e mi sento eccitata, mi sento la cacciatrice… Giorgia rimane un momento sulla porta a guardarmi ed entra lentamente, io sono in piedi al centro della stanza… Giorgia capisce sempre tutto al volo, anche il gioco che voglio fare…
-“Mi fa accendere, per favore, signora..” – dice venendo verso me con fare da gattona… Inguainata nei soliti jeans neri e con le DocMartens, indossa a pelle un pesante giubbotto di cuoio nero sopra un reggiseno nero, ha uno sguardo denso ed intrigante, mi eccita ma conduco io il gioco…
-“Ma prego, venga..” – io con fare decisamente civettuolo e salottiero mentre sento un morso al basso ventre…. Lei mi si avvicina ed accende la sigaretta fissandomi intensamente mentre i suoi occhi si stringono ed io adoro il suo naso aquilino, Giorgia mi dice dolcemente:
-“Lei é bellissima, signora… Mi fa venire certe voglie….” – dice con aria complice, ed io falsamente scandalizzata: -“quali voglie… Lei è forse pazza..? Lo sa che possono costarle care, certe voglie…??” – mentre mi pavoneggio vezzosa e padrona delcampo…
-“Potrei farti perdere il senno, bella signora, se tu mi lasciassi fare solo un pò…” – continua con fare sempre più intrigante…
-“Forse, ma solo se sei davvero brava…. Non so se mi concederò..” – sono altera ed insopportabile…
-“E da che cosa dipende, signora..” – mi chiede curiosa….
-“Da quanto me lo saprai far desiderare, bella bruna….” – le rispondo beffarda e lasciva…
Giorgia mi viene alle spalle e comincia a farmi scorrere le unghie sulla schiena nuda causandomi scariche, cerco, non senza sforzo, di rimanere impassibile….
-“Va bene così, signora..? Ti piace..?” – mi chiede insinuante…
-“Sono sicura che sai fare di meglio.. Amica..” – le rispondo sprezzante…
Mi piace questo gioco e mi fa anche un po’ ridere… Giorgia é davvero brava e probabilmente mi farei rimorchiare da Lei anche se non la conoscessi…. E’ ancora dietro di me, si apre il reggiseno e comincia a sfiorarmi con un capezzolo duro tenendomi le mani sui fianchi e piegandosi su e giù sulle gambe, tutte le volte che risale mi strofina con forza il naso tra le natiche spingendomi all’insù come fanno i cani…
Ed allora immagino di essere ad un vernissage elegante, negli scintillanti saloni della più famosa galleria d’Arte di Firenze, pesantemente importunata da una sensuale straniera bruna ed atletica col naso aquilino e le mani forti e provo una gioia corrotta perché sto bevendo alla coppa della trasgressione, insolente e provocatoria sto dando scandalo in questo soavemente borghese consesso…. Adesso si é fatta davvero pesante, mi si struscia addosso, sento il calore del suo corpo attraverso la seta dello Chanel e quant’é vero Iddio, se fossi una signora per bene mi metterei ad urlare come una pazza, ma ora più che mai Dio é donna e mi dice che tanto perbene non sono….
Nelle cinquecentesche stanze dai pesanti stucchi l’elegante pubblico dava un’esemplare spettacolo di sobrietà, la nobiltà ed il capitale trovavano un terreno neutrale nel quale compiacersi del proprio rango, ognuno a modo suo….. Io lo stavo facendo nella maniera migliore, ovvero a modo mio… Con aria falsamente pudica mi esibivo in goffi tentativi di arginare la foia di quella audace sconosciuta, mentre qualcuno già rivolgeva i suoi sguardi di riprovazione su di noi e la pressione alla quale la sconosciuta mi sottopone si fa esagerata, mi é addosso vicino al buffet, la sento armeggiare su di me e le mie mutandine cadono a terra, io mi sposto leggermente e Lei é lesta a raccoglierle ed a farle sparire con uno sguardo di trionfo nella tasca del suo giubbotto di pelle sotto al quale indossa solo un reggiseno nero …. Oddio… Mi gira la testa mi sento mancare…. Non mi sono mai sentita così esposta in vita mia, non credevo che una cosa del genere potesse accadere proprio a me…. Sorniona, penso che ora la fortuna ha girato dalla mia parte….. Sono ad un mondanissimo vernissage in una delle più antiche e rinomate gallerie d’Arte di Firenze, sono così in tiro che sembro Audrey Hepburn ed un’aitante femmina mediterranea mi tiene alla sua mercé imponendomi questo ruvido ed imbarazzante petting pubblico mentre mi accompagna a carezze e spintoni verso la perdita del controllo, forse fra poco la Firenze che conta mi sentirà berciare come una cagna e mi bollerà quale spregiudicata e libertina cortigiana, all’indice in pubblico e bramata nell’intimo, ma ora non mi importa, ora ho voglia di spingere, di sentire il vento in faccia ed il rumore delle onde, su queste onde voglio planare, come la Madame Bovary di Flaubert che non cercava il porto ma il Mare aperto… Prima di crollare, prima di sputtanarmi davanti a tutti facendo vedere quella che sono le fermo e mani e le faccio cenno di stare zitta, poi do uno sguardo in giro e le artiglio la mano cercando un posto più appartato in cui trascinarla di corsa, prima che Lei mi travolga, prima che io mi strappi i vestiti di dosso davanti alla Firenze “che conta”, davanti alla crema di questa città che è così antica che non basterebbe una vita a raccontarla e che sarebbe davvero un peccato dover lasciare…..
Ed oltre tutto, tanto mi lasciai andare che sono anche senza mutande…!.
Dio bonino…! Dove si va..?
Frenetica cerco un’alcova, una rientranza, un andito o qualsiasi altro posto dove poter lasciare le briglie sul collo alla mia occasionale e focosa compagna… Le toilettes delle donne.!!… Non saranno il massimo della privacy, però, per una “sveltina”…. Eccoci… I bagni sono lussuosi come tutto l’ambiente, sulla porta c’é scritto: “Signore”, segno che sono al mio posto, mi sento rassicurata mentre Lei adesso mi spinge brutalmente verso la consolle di marmo color tabacco che ospita tre splendidi lavabi sormontati da grandi specchi, mi spinge con le sue solide spalle rese ancor più larghe dal giubbotto da moto, chissà se é venuta in moto…. I suoi fianchi mi premono contro la consolle ed io comincio ad essere molto “accaldata” e Lei mi incalza senza tregua portandomi all’inevitabile cedimento che arriva nel momento in cui mi afferra per la vita e mi solleva senza nessuno sforzo apparente per depositarmi con il sedere sul bordo del ripiano di marmo, proprio tra due lavandini….. Il contatto delle mie natiche nude con la fredda lastra é come una frustata che mi fa inarcare la schiena mentre la mora mi apre le cosce con decisione, mi ancoro serrando le mani sul bordo dei lavabi e sono pronta all’urto, adesso sono un libro aperto sotto i suoi occhi e nelle sue mani.. Mi sta graffiando l’interno delle cosce e strofina il suo viso a sentire il mio aroma, la sua pelle é seta scura e le sue labbra sono carne viva su di me, ha i capelli sale e pepe ricci e spessi e gli occhi voraci ed il suo ardore mi fa benedire il fatto di essere donna….
Ora mi ha bloccata in una morsa serrandomi le cosce e continuando a spingere per entrare dentro di me con la testa, fa sul serio ed il mio sesso é inondato di baci appassionati che mi resettano sistema nervoso, sono in preda ad sciami sismici di scosse pelviche mentre la bruna sfinge pomicia con la mia morbida “principessa” già inondata di umori speziati ed io assaporo la femminile gioia di essere preda…. La virago mi ha infilato le mani sotto alle natiche e mi ha sollevato, mio Dio, mia Dea forte e femmina, io punto i piedi armati di tacchi taglienti sulle sue larghe spalle coperte dal robusto giubbotto nero e mi puntello ai lavabi, Lei mi spinge ancora e mi infila a freddo due dita di dietro facendomi urlare dal dolore, poi con quella mano mi spinge forte contro la sua bocca mentre incomincia a farmi roteare lentamente, la sua bocca é sempre in me e mi sta bevendo lentamente come quei uno pregiati vini rossi dal sapore di rubino, sento che non res****rò ancora per molto, sto per collassare mentre Lei mi aumenta il respiro facendomi prima lentamente tracimare dentro per poi liberarle in faccia, come acquea valanga, tutta la mia femminilità ….
Mi rimette giù e si affretta a coprirmi di baci, a strofinare il suo viso sul mio, é umida di me e mi sta marcando con l’odore del mio stesso sesso… Mi sento alle stelle e non mi sento affatto in colpa, non é un peccato godere, forse può esserlo il contrario…
-“Disgraziate….!!! Che cosa state facendo…!! Vergognatevi, schifose..!!..” – l’elegante signora é fuori di se mentre con le mani tra i capelli sgrana gli occhi sulle due viziose che ha sorpreso a consumare un amplesso nelle Toilettes… La donna imperiale indossa un’elegante tailleur nero sopra il ginocchio, trasuda classe ed arroganza da tutti i pori anche se questo inatteso quanto indegno spettacolo ha prodotto una crepa nella sua glaciale maschera dal perfetto maquillage, avrà circa 45 anni, é una bellissima signora bruna dagli occhi verdi ed io le assomiglio un po’, é la proprietaria della galleria e mi sembra talmente colpita che credo stia per avere un mancamento… Mi ero talmente lasciata trasportare da quella corrotta ragazza che mi ero scordata di essere una giovane signora perbene in una delle più importanti gallerie d’Arte di Firenze, quella di mia Madre….
Die Morgensonne flutet durch das hohe Fenster. Malt Schattenspiele auf dem weissen Bettlaken. Und Deinem nackten Körper. Leise ziehe ich meine verschwitzten Joggingsachen aus. Stehe nackt vor dem Bett. Schaue Dich an. Dein Gesicht. Die hohe Linie der Augenbrauen über den geschlossenen Augen. Deine bleiche, zarte Haut. Die sanften Konturen deiner Nacktheit. Die weissen Fingernägel. Das Lederhalsband um Deinen Hals. Die halterlosen schwarzen Strümpfe, die Du nicht anhattest als ich vor einer Stunde Joggen ging. Dein Venushügel der sich den Sonnenstrahlen entgegenwölbt. Ich fahre mir mit der rechten Hand über die verschwitzte Brust. Greife mit der nassen Hand meinen Schwanz. Schaue Dich weiter an. Und beginne langsam zu wichsen. Er wird schnell hart. Du öffnest die Augen.
“Wichs weiter!” befiehlst Du.
Du beobachtest mich schweigend. Meine Erektion wird härter unter Deinen schweigenden Blicken. Noch immer läuft mir der Schweiss über den Oberkörper. Ich wichse genussvoll. Geniesse Deine Blicke. Langsam ziehst Du die ausgestreckten Beine an. Spreizt sie. Präsentierst mir Deine Scham. “Leck meine Muschi“, befiehlst Du mit rauer Stimme. Ich knie mich an den Bettrand. Lege meine nassen Hände auf Deine Knie. Fahre zart die halterlosen Strümpfe entlang. Erobere die Nacktheit der Oberschenkel. Beuge mich zwischen Deine Beine. Fahre mit der Zungenspitze vorsichtig über den Damm. Den äusseren Schamlippen entlang. Einmal um die Muschi herum. Greife mit den Fingerspitzen die Schamlippen. Trenne sie zärtlich. Beginne mit der Zunge die Knospe zu liebkosen. Lecke sie. Sauge sie. Blase sie.
“Finger!” befiehlst Du.
Ich nässe Zeigefinger und Mittelfinger in meinem Mund. Fahre mit beiden Fingern sanft über den Damm. Fahre dir mit der Spitze des Zeigefingers sanft an den Eingang zu Deiner Venusgrotte. Mit dem Mittelfinger fahre ich über den Damm zum Eingang des Rektums. Stülpe meinen Mund über die Klit. Liebkose sie intensiv. Und fahre mit den Fingern parallel in die Tiefen Deiner Lust. Unter meinem Mund spüre ich wie Du dich anspannst. Lecke Deine Klit hart. Beginne Dich mit beiden Fingern parallel zu ficken. Ich weiss dass Du das magst. Spüre wie Du dich entspannst. Fahre mit der Zunge durch deine Spalte. Und beginne dann im rhythmischen Dreitakt den Finger in deiner Muschi, in deinem Anus und die Zunge auf deiner Klit zu bewegen. Langsam erst. Dann schneller. Und immer heftiger und fester. Du stöhnst heftig. Und presst dich meinen Fingern und meiner Zunge entgegen.
“Halt. Steh auf!”, befiehlst Du.
Ich stehe auf. Du richtest Dich ebenfalls auf. Ergreifst mit der einen Hand meinen noch immer harten Schwanz. Presst ihn hart mit deinen Fingern. Wichst mich mit dem harten Griff schnell. Ein – zwei – drei – Mal. Ich stöhne vor Schmerz. Du schaust mir hart und spöttisch in die Augen. Löst den Griff etwas. Ich atme auf. Nur um erneut hart zu pressen. Ich schreie auf. Mit stahlhartem Griff wichst Du mich erneut. Schiebst meine weiche Haut über den nun steinharten Pfahl vor und zurück. Zählst dabei laut mit. Eins. Zwei. Drei. Vier. Fünf. Sechs. Sieben. Acht. Neun. Zehn. Ich stöhne laut. Schreie. Du lachst. Dann kniest Du dich breitbeinig auf dem Bett hin. Platzierst meine Eichel vor dem Eingang zu Deiner nassen Grotte.
“Fick mich!” befiehlst Du.
Ich lege meine Hände auf Deinen wunderbaren Hintern. Streichle ihn. Knete ihn. Presse die Eichel meines Schwanzes sanft gegen deine Pforte. Lasse ihn durch die tropfende Spalte auf und nieder wippen. Dringe mit der Eichel ein wenig in die feuchte Höhle ein. Ziehe mich wieder zurück. Dringe wieder ein wenig vor. Und wieder zurück. Du stöhnst verhalten. Ich treibe mein Spiel weiter. Du stöhnst lauter. Schweiss läuft mir über meine Brust. Und der Wirbelsäule entlang über den Hintern. Meine Erregung wächst. Ich greife Dir um die Hüften. Halte Dich fest. Necke Dich weiter mit meiner Eichel. Du stöhnst gierig. Voller Lust. Voller Erwartung. Legst den Kopf auf deine gekreuzten Arme nieder. Streckst mir Deinen Hintern noch mehr entgegen. Die klaffende Fleisch fressende Blume Deiner Lust. Die kleine runde Blüte Deiner Rosette.
“Zeig es mir!” befiehlst Du.
Schnell und hart führe ich meine Lanze. Tief fährt sie in Dich hinein. Erobert Dich in einem Streich. Warm und feucht umschlingst Du mich mit Deiner Venusblume. Ich stöhne laut auf. Vor Lust. Vor Erlösung. Bleibe zittern am Anschlag heften. Presse mich gegen deine Pobacken. Lasse die Lanze in Dir pulsieren. Sehe wie Du die Beine etwas mehr spreizt. Beginne dich langsam und stetig zu bumsen. Rein und raus. Rein und raus. Die flutschenden Geräusche mischen sich mit Deinem Stöhnen. Deine Finger fahren durch deine Scham. Beginnen sanft die Klit zu massieren. Ich werde schneller. Heftiger. Deine Finger rotieren ebenfalls schneller. Heftiger. Wie ein Berserker fahre ich Dir meine Lanze voller Kraft und Wolllust rein und raus. Merke wie sich der Orgasmus in mir vorbereitet. Beobachte, wie auch Deine Finger härter und schneller werden. Die weissen Fingernägel sich in das glänzende, weiche, rosa Fleisch graben. Die Knospe malträtieren. Zusammen jagen wir nach dem gemeinsamen Orgasmus. Ein Zittern ergreift Dich. Deine Muskeln ziehen sich um meinen Schwanz zusammen. Du stöhnst. Du schreist. Du bäumst dich auf. Stülpst Dich fest gegen mich.
“JAA. Spritz!” befiehlst Du.
Hart fahre ich ein letztes Mal tief in Dich hinein. Geniesse die zuckende Enge Deiner Muskeln. Die Nässe. Lasse mich gehen. Und ergiesse mich vulkanartig in Dir. Spritze meinen Saft tief in deine Muschi. Dreimal schiesst mein Strahl in Dich hinein. Dreimal stosse ich nach um mir Linderung zu verschaffen. Stöhne dabei jedes Mal vor Lust und Befreiung laut auf. Bleibe zitternd hinter dir und in dir stehen. Schweiss läuft mir in Strömen über den ganzen Körper. Ich streichle zärtlich deinen Hintern. Liebkose sanft deinen Rücken. Fahre dir zärtlich durch die Haare. Schaue zu wie mein Samen langsam aus deiner Grotte läuft und auf die Bettdecke tropft. Du atmest schwer. Wimmerst vor Lust. Letzte Zuckungen schütteln deinen Körper. Du stützt Dich auf. Drehst dein Gesicht. Schaust mich mit glänzenden Augen an. “Danke. Herr!” sagst Du.
Ich lache. Freue mich. Für meine Gefährtin. Für meine Sklavin. Sie hat Geburtstag. Sie durfte sich etwas wünschen. Sie hat es bekommen.
Nachts im Hotel
[Diese kleine Geschichte habe ich für eine Freundin geschrieben. Es ist reine Fiktion, doch wer weiss, vielleicht erleben wir zusammen ja einmal etwas Ähnliches]
Wir waren in der Bar eines schicken Designerhotels in Berlin Mitte verabredet und ich war etwas nervös. Es sollte unser erstes persönliches Treffen werden, nachdem wir einige Nachrichten auf xHamster ausgetauscht hatten. Etwa 15 Minuten vor der vereinbarten Zeit verliess ich meine schöne Suite, setzte ich mich an die Bartheke und der Mann dahinter erkundigte sich nach meinen Wünschen. „Was können Sie empfehlen“, fragte ich und er meinte, „ich mache den besten Mojito in Berlin.“ Ich nickte zustimmend und er mixte mir den Drink während ich mich umsah. Die meisten Gäste waren Männer und nach ihrer Kleidung und Schuhen zu urteilen wohl Businessleute in gehobenen Positionen. Ich nahm einen ersten Schluck und konnte feststellen, dass der Barmann nicht übertrieben hatte. Der Drink war ausgezeichnet und hatte die unbedingt nötige Zutat: Hijerba Buena – Hainminze!
Nach ein paar Minuten sah ich Candy den Gang entlang kommen. Sie blieb am Eingang zur Bar einen Moment stehen und ich hatte Gelegenheit, sie zu bewundern. Ihre blonden Haare waren zu einem kecken Bob geschnitten, sie trug ein dunkelgraues, eng geschnittenes Kostüm aus Rohseide das ihre Figur gut zur Geltung brachte, eine weisse Bluse und elegante Pumps. Das Outfit einer erfolgreichen Geschäftsfrau, vielleicht Boutiquenbesitzerin oder Personalchefin. Nur der Rock war für einen seriösen Auftritt eine Handbreit zu kurz und zeigte viel von ihren schönen schlanken Schenkeln.
Ich bemerkte, dass sich auch einige der anderen Gäste über ihr Erscheinen freuten und hörte leise Kommentare der beiden Männer neben mir. „Ein echte Augenweide“, sagt der eine. „Mhm, und wie, die würde ich nicht von der Bettkante stossen“, gab der andere zurück.
„Oh, ihr armen Ahnungslosen“, schmunzelte ich und machte mich mit einem kleinen Wink bemerkbar. Candy kam mit federnden Schritten auf mich zu und wir begrüssten uns mit einem Wangenkuss. „Hallo, endlich lernen wir uns persönlich kennen“, sagte sie mit einer leicht rauchigen Stimme.
„Ich freue mich sehr, dass es geklappt hat“, antwortete ich und fragte was sie gerne trinken wollte. Nach einem kurzen Blick auf mein Glas hast erwiderte sie, „ich nehme gerne auch einen Mojito“, und ich gab dem Barmixer ein Zeichen. Sie liess ihre Augen kurz über die anderen Gäste schweifen und ich berichtete ihr, dass ihr Auftritt für ziemliche Unruhe gesorgt habe. “Einige der Typen haben Dich ganz schön abgecheckt und sind nun sicher enttäuscht, dass Du bereits verabredet bist.“
Ein glucksender Laut kam aus ihrer Kehle. „Lieber jetzt enttäuscht, als später überrascht.“
Ich wusste genau wie das gemeint war und musste mich beherrschen, nicht laut aufzulachen. Wir unterhielten uns eine Weile angeregt über alles Mögliche und mir fiel auf, dass Candy auf dem Barhocker etwas unruhig hin und her rutschte. Ich sah sie fragend an und sie flüsterte mir ins Ohr, „ich trage einen Buttplug im Hintern und so sitzt es sich nicht besonders bequem.“
„Dann bist Du schon richtig gut drauf“, fragte ich mit einem lüsternen Grinsen.
„Ja, aber noch viel besser wäre gut drunter“, kam ihre Antwort wie aus der Pistole geschossen, „am liebsten würde ich meinen Rock hochschieben und den Männern hier zeigen, was da in meinem Po verborgen ist.“
„Das würde bestimmt Aufsehen erregen und für einige Versteifungen sorgen.“
„Hoffentlich, dann könnte ich ein paar Männern zeigen, wie gut ich blasen kann.“
Wir waren beide also rasch zum Thema gekommen und wussten, wie sich dieser Abend noch entwickeln würde. Plötzlich kam eine dunkelhaarige schlanke Frau, ungefähr Mitte 30, in die Bar. Sie trug eine helle Designerjeans, eine leichte Lederjacke und darunter ein knappes Top. Wir bemerkten, dass sie ziemlich viel Busen, üppige Hüften und einen vollen gut geformten Hintern hatte. Die Frau sah sich ein paar Minuten suchend um und setzte sich dann neben uns an die Bar. Während sie einen Martini bestellte fragte sie den Barmixer, ob für Frau Miller vielleicht eine Nachricht hinterlassen worden sein. Er reichte ihr einen Zettel, der neben dem Telefon lag. „Hier bitte Madame“.
Nachdem sie die Notiz gelesen hatte verfinsterte sich ihr Gesicht, was Candy nicht entging. „Schlechte Nachrichten“, frage sie die schöne Unbekannte.
Die Angesprochene dreht sich zu uns und sah uns einen Moment an. „Ich war hier verabredet, bin etwas spät dran und wie es aussieht wohl versetzt worden. Dabei bin ich extra von Magdeburg hergefahren, so ein Mist“, schimpfte sie leise.
„Das sind ja über 150 km“, mischte ich mich ins Gespräch, „ziemlich weit für eine Verabredung.“
„Ja, in der Zeit hätte ich zu Hause zwei Termine machen können.“
Dann errötete sie plötzlich und schlug die Hand vor den Mund. „Oh, da habe ich wohl gerade etwas zu viel ausgeplaudert.”
„Nein, gar nicht“, erwiderte Candy mit einem wissenden Lächeln und stellte uns vor.
„Ich heisse Erica“, sagte die Frau, „und ich bin das was man ein Callgirl aus Passion nennt, aber heute werde ich wohl leer ausgehen.“ „Zudem muss ich mitten in der Nacht durch Wind und Regen den ganzen Weg zurückfahren, nicht gerade erfreuliche Aussichten“, seufzte sie.
Candy sah mich einen Moment fragend an. Ich wusste, was ihr gerade durch den Kopf ging und nickte unmerklich. „Hör mal, wir haben hier eine Suite gebucht und wenn Du möchtest, kannst Du Dich gerne etwas bei uns ausruhen“, sagte sie zu Erica. Unsere neue Bekannte nahm einen Schluck aus ihrem Glas, sah uns prüfend an und antwortete schliesslich, „das Angebot nehme ich sehr gerne an, aber die nächste Runde geht dafür auf meine Rechnung.“
Wir bestellten nochmals einen Drink und begaben uns anschliessend in die Lobby zu den Aufzügen. „Nein, ich würde lieber ein paar Treppen steigen. Nach der Fahrt brauche ich etwas Bewegung“, sagte Erica und wir gingen zu Fuss in die 3. Etage. Ich hielt mich bewusst zwei Stufen hinter den beiden und konnte dadurch die perfekt geformten Beine von Candy und den Hintern von Erica bewundern. Die beiden schienen zu ahnen, wohin meine Blicke gerichtet waren und wackelten etwas ausgeprägter mit den Hüften.
Im Zimmer angekommen fragte Sandy, „Erica, möchtest Du Dich etwas frisch machen?“ Unsere Begleiterin nickte und ging ins Badezimmer. Kurz darauf hörten wir, wie die Brause aufgedreht wurde.
Candy umarmte mich und spürte, dass ich schon ziemlich erregt war. „Oh, da freut sich wohl schon jemand gehörig“, lächelte sie und strich über die Beule in meiner Hose. „Denkst Du das gleiche wie ich“, fragte sie verschmitzt.
„Du möchtest Erica gerne vernaschen, nicht wahr“, erwiderte ich.
„Falsch, ich möchte dass wir sie zusammen vernaschen. Ich werde lieber mal sicherstellen, dass sie uns nicht ertrinkt.“
Candy schlüpfte aus ihren Kleidern und betrat nur noch mit Slip und BH bekleidet das Bad wobei sie die Türe einen Spalt offen liess. Völlig klar, was sie damit bezweckte. Ich schlich mich zur Türe und hörte sie Erica fragen, ob alles Nötige vorhanden sei.
Unser Gast stand in der grossen Duschkabine, die Haare hochgesteckt, drehte sich ungeniert um und zeigte Sandy ihren reifen Körper. Üppige, schwere aber immer noch schöne Brüste, wohlgeformte Hüften und ein grosser, straffer Hintern. Ich sah, dass sie unten fast ganz rasiert war. Nur ein schmaler kurzgeschorener Streifen schwarzer Schamhaare war auf ihrem ausgeprägten Venushügel zu sehen. Candy stand in Unterwäsche vor ihr und sagte plötzlich, „was hast du denn da?“ Ich bemerkte auch, dass aus Erica’s Spalte ein kleiner Ring an einer Schnur herauslugte.
„Da sind Liebeskugeln“, gab Erica zurück,“ ich trage sie immer vor einem Date um mich schon etwas aufzugeilen und die Säfte zum fliessen zu bringen.“
Candy griff nach dem Ring der aus Erica’s Lustgrotte heraushing und zog vorsichtig daran. Mit einem ‚Plopp‘ kamen zwei dicke schwarze Kugeln zum Vorschein und ich konnte deutlich sehen, dass sie feucht glänzten.
Erica zuckte leicht zusammen und sagte, „jetzt möchte ich aber auch Deine Muschi sehen. Dein Freund, der da draussen den Spanner macht, sollte Dir Deinen Slip herunterziehen.“
Ich hatte mich unterdessen meiner Kleider entledigt und trug nur noch ein paar Boxershorts, in denen eine enorme Erektion sichtbar war. Ich ging ins Bad, trat hinter Candy und streichelte ihren festen Bauch und nahm ihre Brüste in die Hände. Ihre Nippel waren schon recht hart und standen frech hervor. Dann griff ich von Hinten zwischen ihre knackigen Pobacken und spürte, worauf ich mich schon den ganzen Tag gefreut hatte: Ihr Kleiner, in der Arschspalte gut verborgen, war bereits recht hart. Ich streifte ihr langsam den Slip herunter und als sie die Schenkel öffnete, sprang ihr blank rasierter Ständer wie eine Stahlfeder hervor.
„Oh, das ist ja…“, entwich Erica ein überraschtes Keuchen, „da bin ich aber wirklich baff.“
Ich stand immer noch hinter Candy und streichelte ihren Transenschwanz und ihre kleinen prallen Hoden. Sie revanchierte sich, in dem sie ihren Knackpo gegen die Beule in meiner Unterhose rieb. Dann drehte sie sich um und fasste in meine Hose. „Komm‘, zeig uns mal Dein Ding. Ich bin gespannt, ob er so toll aussieht wie auf den Bildern die Du mir geschickt hast.“
Ich zog langsam meine letzten Textilien aus und hörte, wie Erica ein Seufzer entwich, „was für ein schönes, dickes Rohr!“ Sie forderte uns auf, zu ihr unter die Dusche zu kommen und begann uns mit einem Schwamm einzuseifen. „Was steckt denn da in Deinem süssen Hinterteil, du kleines Luder“, fragte sie plötzlich, als sie den Buttplug aus Candy’s hinterem Löchlein herausragen sah. „Den brauchst du nun nicht mehr, komm‘ ich schiebe Dir lieber einen meiner Finger da hinein.“
„Du kannst auch zwei nehmen“, stöhnte diese, schob eine Hand zwischen Erica’s Schenkel und fing an, ihre Möse zu streicheln während ich die schönen grossen Brüste leicht knetete und an den erigierten Nippeln saugte. „Sieht so aus, als wäre die lange Fahrt doch nicht umsonst gewesen“, flüsterte ich unserer Gespielin ins Ohr.“
„Nein im Gegenteil, ich hatte schon lange den Wunsch es einmal mit einer Transsexuellen zu treiben, und nun bekomme ich sogar noch einen gutgebauten Mann als Zuschlag.“
Wir rubbelten uns gegenseitig trocken und gingen eng umschlungen in den Vorraum zum Schlafzimmer. Erica drückte Candy in einen Sessel und begann ihr den steif emporgereckten Schwanz zu blasen. Ich sah, dass sie darin viel Erfahrung hatte. Sie leckte genüsslich am Schaft entlang, liess ihre Zungenspitze über die angeschwollene Eichel tanzen und vergass auch nicht, an den prallen Eiern zu saugen.
Ich stand hinter ihr, kniete mich dann nieder und fuhr mit der Zunge zwischen ihre Arschbacken und nach vorne zum feucht glänzenden Eingang. Erica stöhnte laut auf, als ich meine Zungenspitze über ihren angeschwollen Kitzler kreisen liess, „das ist ja kaum auszuhalten, ich brauche jetzt dringend etwas Hartes in meinem Loch.“ Sie setzte sich auf Candy’s Schoss und führte sich deren prächtiges Glied langsam in ihre triefend nasse Spalte. „Oh, ja, mein erster Transenschwanz, fühlt sich das geil an.“
Sie fing an, mit raschen Bewegungen auf dem Teil zu reiten. Ich widmete mich noch etwas ihren festen Möpsen, zwirbelte leicht die harten Warzen und liess mir dann von den Beiden abwechselnd meinen Jonny verwöhnen. Dann sah ich, wie Candy’s Hände über Erica’s Hintern wanderten und sie ihr langsam einen Finger ihr hinteres Löchlein schob. Die Reaktion von Erica kam sofort: „Oh ja, spiel an meinem Hintern, das fühlt sich so gut an.
Candy zwinkerte mir zu und rief, „steck ihr doch Deinen Schwengel in den Arsch, los, wir nehmen die geile Mietze ins Sandwich.“
Ich setzte meine Eichel an der rosige, feuchten Rosette an und bahnte mir meinen Weg in Erica’s zweites Lustloch. „Ja, ja, benützt mich wie ihr wollt, knallt mich richtig durch.“
Ich stellte fest, dass das sicher nicht ihr erster Analgang war und fickte sie mit meinem glühenden Rohr in den Darm. Candy fand den perfekten Rhythmus und jedes Mal wenn ich in die stöhnende Frau hineinstiess, zuckte ihr Becken nach oben und ihr pralles Teil bohrte sich tief in Erica’s Fotze. Es dauerte nur ein paar Minuten, da kam diese zwischen uns zu ihrem ersten, wilden Höhepunkt.
„Ist das geil, macht mich fertig, versägt mich mit Euren Schwänzen, so einen Superfick hatte ich schon lange nicht mehr.“ Sie hüpfte noch ein paar auf und ab, wir stiessen so fest zu wie wir konnten und dann brach sie keuchend und zuckend zusammen.
Nun wollte ich aber endlich Candy’s Arsch geniessen. Sie stellte sich bereitwillig vor ein Sofa und zeigte mir ihr Löchlein. „Oh ja“, schrie Erica verzückt auf, „genau das will ich sehen“ und kniete sich hin während ich mein Teil langsam in die dargebotene Rosette schob.
„Du darfst mich ruhig hart rannehmen“, keuchte Candy, „besorg’s meinem gierigen Fickloch, und Du Erica machst es mir mit Deinem Blasmund.“ Ich beobachtete fasziniert, wie sich ihr wundervoller Transenpimmel noch mehr verhärtete und zwischen den vollen, lüsternen Lippen von Erica verschwand. Sie bockte wie ein Eselchen unter meinen tiefen Stössen und brüllte unvermittelt auf.
„Ja, jetzt komme ich, schluck mein Sperma Du geiles Biest.“ Sie schoss ihre Sosse in den gierig geöffneten Mund von Erica – eine richtig grosse Ladung – und ich spürte ein Ziehen in meinen Eiern. Blitzschnell zog ich meine zuckende Latte Schwanz aus dem süssen, engen Arsch von Candy und schoss meine Sahne ebenfalls in Erica’s Schlund.
Wir vergnügten uns noch bis in die Morgenstunden und ich durfte Candy auch noch einmal in ihren kleinen sexy Hintern ficken, bevor ich ihr einen schönen blow-job machte. Erica sah dabei zu, schob sich einen dicken Dildo in den Po und verschaffte sich damit und ihren Fingern an der Fotze einen heftigen Orgasmus. Meine Shemale-Freundin spritzte mir schön in den Mund, aber als guter Gastgeber liess ich die bittersüsse Sahne danach natürlich in Erica’s Mund laufen. Um 7 Uhr verabschiedete sich unsere neue Freundin und fuhr zurück nach Magdeburg. Wir mussten ihr versprechen sie zu besuchen, wenn wir einmal in ihrer Nähe sein würden.
Candy und ich machten am Nachmittag einen Bummel auf dem Ku‘damm, wobei sie immer wieder bewundernde Männerblicke auf sich zog.
Wenn die wüssten, die armen, Ahnungslosen…
Der fremde Mann
Ich verließ grade Sean’s Wohnung und stöckelte in meinen High Heels langsam die Straße entlang.
Es war schon gegen 3 Uhr nachts und nur die Laternen beschienen schwach den Gehweg.
Auf halbem Weg nach Hause bemerkte ich, dass mir die ganze Zeit ein fremder Mann hinterherlief.
Also beschloß ich einen Umweg zu gehen um zu gucken ob er mir weiterhin folgte. Nachdem ich am an der nächsten Straßenkreuzung rechts um die Ecke bog wartete ich in einer Einfahrt darauf ob der Mann an mir vorbeilief. Und tatsächlich kam er nach einer Minute an mir vorbei und sah, dass er ein attraktiver junger Mann war. Ich fragte ihn warum er mir hinterherlief und er erwiderte bloß, dass ich ihm aufgefallen sei und ich es ihm einfach in meinem Minikleid, den Nylons und den High Heels angetan habe. Forsch fragte er mich sofort ob ich nicht lust hätte mit ihm in der Einfahrt sofort zu vögeln. Betrunken wie ich noch immer von der Party war, zögerte ich nicht lange und riss ihn an mich um ihm auch gleich meine Zunge in seinen Mund zu stecken. Meine Hände wanderten sofort runter zur Jeans an seinen Arsch und kneteten diesen durch. Etwas überrascht von meiner Aktion, zögerte er etwas, aber nahm mich dann sofort in die Arme um meinen Zungenkuss zu erwidern. Dabei wanderten seine Hände langsam meinen Rücken herunter. Er glitt langsam mit seinen Händen unter mein Minikleid und knetete sanft meinen Arsch durch. Ich merkte sofort wie sich vorne in seiner Jeans sich etwas regte und überrascht merkte auch er dass sich bei mir was tat. Er stieß mich sofort von sich weg und fragte mich entsetzt ob ich ein Kerl wäre. Ich bejahte sofort und versuchte ihm einzureden das dies aber nicht schlimm sei und er beruhigte sich wieder. Ich ging dann langsam vor ihm auf die Knie und öffnete seine Jeans und zog sie samt Boxershorts runter. Sein praller Schwanz sprang mir sofort entgegen. Ich fing sofort an mit einer Hand ihn zu wichsen und er bat mich dann ihm einen zu blasen. Langsam kam ich mit meinem Mund seiner prallen Eichel entgegen und leckte sie zärtlich. Ich stülpte langsam meinen Mund über seine Eichel, was ihn sofort aufstöhnen ließ. Als sie vollkommen in meinem Mund war leckte ich sie verstärkt, dies machte ihn nur noch wilder und ich fing an seinen Schwanz Zentimeter für Zentimeter weiter in meinen Mund zu nehmen. Meine Hände wanderten wieder an seinen Knackarsch und ich presste ihn sanft an mich ran um seine Latte immer weiter in meinen Mund aufzunehmen. Er griff an meinen Kopf und drückte ihn an sich ran so, dass ich den ganzen Stab in meiner Kehle hatte. So verharrten wir einige Sekunden bis ich dann aufhustete, weil ich noch nicht so daran gewöhnt bin einen Schwanz solange in meiner Kehle zu haben. Dann fing er an mit leichten stößen meinen Mund zu ficken. Ich saugte immer stärker an seiner Prachtlatte und er stieß immer härter in meinen Mund. Bis er aufeinmal aufhörte und seinen Schwanz aus meinen Mund nahm. Er zog sich sofort ein Kondom über seinen Schwanz und befahl mir mich umzudrehen und an die Wand zu stellen. Ich gehorchte sofort und drehte mich um. Mit seiner rechten Hand wichste er seinen kondomumhüllten Schwanz weiter während er mit der linken Hand mein Minikleid hochzog und den String zur Seite schob. Er spuckte sich in die Hand und verrieb es auf seinen Finger um ihn mir sogleich in mein Arschloch zu schieben. Ich stöhnte auf und genoß wie er mich langsam fingerte. Dann spuckte er sich nochmal in die andere Hand und rieb damit seinen Schwanz ein. Daraufhin nahm er seinen Finger aus meinem Loch und hielt seinen Schwanz daran. Mühsam drang er in mich ein und ich musste kurz den Schmerz unterdrücken. Als er dann in mir drin war verharrte er kurz in mir damit ich mich an die Größe seines Gemächts gewöhne. Dann wanderte er mit seinen Händen um meine Hüfte und fing an mich in den Arsch zu ficken. Ich stöhnte laut und so hielt er, aus Angst das uns jemand hören könnte, eine Hand vor meinem Mund. Immer härter stieß er mich in meinen Po und jedes mal wenn er in mich hineinstieß, bewegte ich meinen Arsch ihm entgegen um das Gefühl umso geiler zu machen. Als ich aufhörte zu stöhnen, drückte er meinen Oberkörper gegen die Wand und fickte mich brutal in den Arsch. Es machte mich so geil, dass ich anfing meinen Schwanz dabei zu wichsen. Vor lauter Geilheit klatsche er mit seiner Hand auf meinen Arsch und ich spritzte gegen die Wand ab. Er zog seinen Schwanz aus mir hinaus und drehte mich um. Mit einer Hand ob er mein linkes Bein hoch und setzte seinen Schwanz wieder an meiner Rosette an und dring in mich ein. Mit der anderen Hand hob er mein anderes Bein hoch und ich hielt mich an seinem Rücken fest. Nun trug er mich und pfählte mich regelrecht auf seinen Mast auf. Dieses Gefühl war so unbeschreiblich, dass ich fast wieder gekommen wäre. Er vögelte mich immer härter und tiefer in den Arsch. Da ich vor Geilheit fast die Kontrolle verlor, hielt ich mich mit letzter Kraft an ihm fest. Es fing schon an zu brennen in meinen Arsch, so brutal lies er mich auf seiner Latte auf und ab hüpfen. Mit den letzten Stößen schrie er auf und spritze alles in mir in sein Kondom ab. Erschöpft lies er mich herunter und lächelte mich um mir dann zu sagen, dass dies der beste Arschfick war den er je hatte. Lächelnd ging ich vor ihm auf die Knie und zog das Kondom von seinem Schwanz ab. Langsam nahm ich seinen etwas erschlafften Schwanz in den Mund und leckte ihn sauber. Ich guckte zu ihm hoch und merkte wie sein Mast dabei wieder anschwoll. Er packte meinen Kopf und fickte mich nochmal hart in den Mund. Dann übernahm ich wieder die Kontrolle und rieb seinen Schwanz, während ich mit meinen Lippen seine Eichel bearbeitete. Kurz darauf bemerkte ich das Pulsieren seines Schwanzes und nahm ihn wieder tief in den Mund. Daraufhin spritzte er alles in meinen Hals und ich schluckte brav runter. Danach leckte ich ihn noch sauber und erhob mich und richtete mein Kleid. Wir verabschiedeten uns von einander mit einem langen innigen Kuss. Seitdem treffen wir uns immer wieder mal um unsere geile Nacht zu wiederholen.
Filippo detto Pippo, era un singol cinquantenne. Gestiva con la vecchia madre un negozio di merceria e intimo in una piccola cittadina dela Sicilia. Sua madre lo dominava e gli aveva sempre impedito di sposarsi. Per lei le donne erano tutte puttane che cercavano solo i loro soldi. Poi un giorno sua madre morì e lui rimase padrone del negozio. Pippo sfogava i suoi istinti con la masturbazione. Si masturbava tutti i giorni. Ma aveva una vita segreta. La sera dopo cena, attrezzato di visore notturno e microfono direzionale si appostava in un boschetto frequentato da coppiette. Era molto esperto e non si faceva scoprire quasi mai. Quasi mai, perché la lei di una coppia matura si era accorta di lui, ma invece di scacciarlo o dirlo all’uomo che stava con lei lo lasciava spiare. Anzi, volgeva verso di lui lo sguardo mentre l’uomo che la montava volgeva la faccia dall’altra parte. Lo cercava nel buio e lui emozionatissimo, con la massima attenzione si faceva intravedere da lei. Lei quando l’amante le godeva dentro scendeva dalla macchina nel buio, nuda dalla vita in giù e tendosi una salvietta premuta sulla vulva sgocciolante, faceva qualche passo piegata in avanti accovacciandosi poi per pisciare. In quei momento lei poteva vedere meglio Pippo nel buio e guardarlo negli occhi. A volte si voltava e gli mostrava il corposo culone. Insomma, lo provocava. Pippo in una mano teneva il visore e con l’altra si masturbava, guardando eccitato quel corpo bianco piagato in avanti che spiccava nel buio; Pippo, segaiolo e porco, si eccitava anche con lo scrocio della pisciata. La donna lo guardava prima negli occhi poi abbassava lo sguardo verso il pene. A quel punto Pippo godeva scuotendosi. Il tutto avveniva in poche decine di secondi mentre l’uomo in auto scendava a pisciare a sua volta dall’altra parte dell’auto. Poi i due amanti rientravano in auto allontanandosi.
Un giorno, col disappunto di Pippo, la coppia non venne più. Forse si erano lasciati. Ma un giorno per poco Pippo non svenne dall’amozione quando in negozio, verso la fine della giornata, vide la donna entrare. Lei lo salutò guardandolo maliziosamente: era evidente che sapeva chi fosse. Pippo era emozionatissimo, gli batteva forte forte il cuore. La donna chiese di vedere delle mutande. Lui gliene porse alcune paia. Lei chiese di poterle provare. Non si poteva provare l’intimo, ma Pippo, tutto tremante, le disse di si e la fece accompagnare in camerino di prova. Dopo poco la donna ritornò al bancome dicendo che ne aveva provate tre paia e che se ne era lasciata una indosso. Porse a Pippo le altre. La donna quindi pagò la mutande che aveva indossato e sempre con un grande sorriso malizioso dopo ever lanciato un’occhiata verso il camerino dove si era cambiata uscì. Pippo capì il mutuo messaggio: la donna aveva lasciato li dentro le mutande usate. Chiuse il negozio con qualche minuto di anticipo e si precipitò in camerino. Vede nel cestino le mutande lasciate dalla donna e si accorse che erano macchiate nel cavallo e al tatto risultavano anche umide. Se le portò alle nari e aspirò. Era inebriato. L’odore di umori vaginali era fortissimo, penetrante, dolciastro. Se le strofinava al naso aspirando di continuo. Era eccitato. Estrasse il pene dai calzoni e si masturbò con foga, venedo quasi subito.
Fra loro inziò così una complicità particolare. La donna sapeva benissimo che Pippo era un segaiolo inveterato e ne sfruttava il vizietto. Una sera la donna arrivò proprio in chiusura e rivolgendosi a Pippo gli chiese le solite mutande. Ma stavolta aggiunse di non essere in ordine e gli disse anche il motivo: era stata al cinema e il film un pò osé l’aveva turbata. Lui chiuse il negozio e spense molte luci. Poi disse alla donna di accomodarsi in camerino e prese alcune mutande. Ma quando arrivò al camerino la donna da dentro con voce maliziosa gli chiese se potesse aiutarla. A Pippo tremarono le gambe e il respiro gli si fece affannoso. Gli tremavano anche le mani. La donna dischiuse la porticina il camerino e lui poté vederla nuda dalla vita in giù. Era una donna formosa ma non grassa, coi fianchi larghi e coscione. Aveva il pube folto di peli neri. Ovviamente la donna vide lo stato di agitazione di Pippo.
-Pippo,- gli chiese la donna: -Mi tiri per favore giù gli slip mentre mi tengo la gonna?-
Lui era fuori di se. Non credeva a qullo che stava accadendo. Dal pube della donna emanava forte l’odore di sesso. Lui si mise in ginocchio e si accostò a lei. Tremando prese maldestramente il bordo dello slip e lo fece scendere mentre lei muoveva i fianchi per aiutarlo. Ora lei era nuda e gli occhi di Pippo cercavano di cogliere ogni minimo dettaglio del corpo della donna. Perse il controllo: era davvero troppo per lui e con foga, eccitato e ansante prese a baciarla, spingendola verso una sedia presente in camerino dove lei cadde seduta. Si scherniva la donna ma ben poco faceva per difendersi. Anzi, allargava le coscione sollevandole. Ora era completamente esposta agli occhi del segaiolo che si beò di quella visione oscena: la vulva eccitata e schiumosa, il buco del culo scuro e rugoso -che dall’eccitazione si contraeva oscenamente- erano li a pochi centimetri e diponibili. Pippo potè affondare grugnendo la faccia raggiungendo la vulva completamente fradicia e fragrante di odori sessuali. Pippo era vergine e non era esperto di leccaggio, ma lei mettendogli la mano sulla testa lo guidò nella giusta posizione. Poi la natura fece il suo corso e Pippo, guidato dai gemiti di lei prese il giusto ritmo. Credette di morire quando sentì le contrazioni orgasmiche mentre dalla vulva di lei usciva abbondante un flusso di umori. Smaniava forte forte la donna sobbalzando sulla sedia, sconvolta da quell’ orgasmo che suo malgrado l’aveva presa molto più di quanto lei volesse. Un mese dopo Pippo la chiese in moglie. Ma sorprendentemente lei disse di no. Spiegò a Pippo che lei era stata sposata ma che aveva tradito più volte suo marito perché lui non riusciva a soddisfare i suoi appetiti sessuali. Lui l’aveva scoperta e un paio di volte anche perdonata. Ma lei non ce la faceva a stare con quel marito che sessualmente non le bastava. Alla fine civilmente si era separati prima e divorziati poi. Lei disse che lui le piaceva, lo stimava, si era affezionata, ma sposare no, perché avrebbe putoto tradirlo, seppure solo per sesso -ci tenne a precisare solennemente. Inutili furono le insistenze di Pippo.
Lei arrivava sempre al negozio alla chiusura. Lui chiudeva e andavano a sedersi su un grande divano nel retrobottega. Lui la spogliava bramoso. Lei si lasciava abbracciare, stringere, baciare, leccare. Gemeva piano lei e si bagnava abbonfantemente ma non si faceva penetrare. Poi anche Pippo si spogliava. Era esile Pippo e aveva tutto esile, ovviamente anche il pene e i testicoili erano piccoli. caterina con una bravura incredibili gli massaggiava il pene e i testicoli, lo masturbava con maestria, lo portava in breve a orgasmare. E lui poi si rilassava sospirando. Non immaginava quali pensieri osceni e viziosi si agitassero nella mente di Caterina.
Ma Pippo si era innamorato e non accettava più di poterla perdere. Per diverse notti e diversi giorni si arrovellò dentro di se. L’idea di sapere che un altro uomo la possedesse fancendola godere lo sconvolgeva. Era contro natura. Una sera la invitò a cena e le chiese di nuovo di sposarlo, ma aggiunse con grande imbarazzo e balbettando che avrebbe accettato eventuali sue scappatelle, perché solo sessuali. Questa scelta era costata a Pippo enormi sforzi ma lei ringraziò rifiutando nuovamente, dicendo che era convinta che una volta sposati lui sarebbe diventato geloso e che l’ avrebbe assillata. Per Pippo passarono ancora giorni fra atroci sofferenze d’amore. Notti di incubo in cui vedeva l’amata godere con poderosi maschi che la facevano urlare di piacere. Si svegliava sudato… manche stranamente eccitato. Poi una notte, svegliandosi di nuovo eccitato, lo fece: si mastubò immaginadola con un altro uomo, Mentre si segava oscillava fra una frenetica eccitazione voyeristica e una dolorosa paura di perderla. Poi trovò la soluzione. Invitò Caterina di nuovo a cena. Lei si aspettava ovviamente nuove insitenze. Ma lui non parlò che di cose frivole. Alla fine giocò la sua carta vincente. Estrasse di tasca un documento che le sottopose. Lei lo prese e lesse la prima frase: Contratto di matrimonio; prima clausola vincolante: il Signor Filippo chiede in matrimonio la Signora Caterina garantendole la più completa libertà di conoscere e frequentare sessualmente altri uomini che la Signora Caterina decidesse di frequentare senza ostacolarla in alcun modo. Questa clausola potrà essere fatta valere come attribuzione di colpa a caricodel Signor Filippo in tribunale in caso di separazione se alla base di questa separazione vi fosse la gelosia del Signor Filippo o il divieto di frequentare altri uomini che lui imponesse alla moglie Signora Caterina. Da parte sua la Signora Caterina si impegna ad informare il marito di eventuali adultèri condividendo con lui i dettagli degli adultèri stessi. Caterina gioendo intensamente dentro di se senza però mostrare questa emozione firmò il documento. Poi guardò intesamnete Pippo negli occhi e gli sussurrò.
-Ho volglia della tua lingua luggiù… E ho voglia di averti subito dopo il matrimonio… Voglio farti vedere quanto io sia davvero calda e passionale… Dovrai prendermi tutta, in tutte le maniere, di continuo, tutti i giorni… E se non lo fari abbastanza, Pippo, amore mio mi avvarrò della clausa liberatoria di adulterio consentito.-
Pippo era emozionato, ma c’era una vocina strana dentro di se… Sapeva che sarebbe successo. Sapeva che non sarebbe stato all’altezza degli appetiti sessuali di Caterina… Ma capì anche che era disposto a pagare il prezzo di eventuali scarse performance quando il pene gli si indurì nelle mutande. Quando lei andò via Pippo estrasse il membro e partì con la sega. tentava di scacciare quel pensiero ma quello si ripresentava sempre più imperioso. Lei, la sua amata, che cavalcava infoiata un maschione robusto e cazzuto che la incitava, metre anche lei lo incitava a sua volta con voce strozzata; la vedeva gemre, ansimare, sudare, sgitarsi tutta. La sentiva entrare in orgasmo. Anche il toro godeva spingendo il turgido membro bagnato in fondo a lei… e godeva anche lui, Pippo, vedendo la sua amata commettere adulterio
Iniziazione:Caterina vola via
La pioggia di Giugno,il cielo scuro,i lampi che illuminano l’esterno della mia stanza,il vociare dei miei genitori nella cucina,le mille immagini nella mia mente,ricordi,pensieri,parole,una sigaretta accesa fra le dita.Da quel giorno in macchina con Caterina,sono passati due mesi,non è più successo niente fra noi,ci siamo visti pochissimo,”aveva sempre da studiare”,l’ho lasciata fare,non avevo voglia di lei.Non avevo neanche più voglia di guardare le solite immagini sul computer,negli ultimi due mesi,la mia natura selvaggia premeva sempre pià insistentemente e nella mia mente si materializzavano fantasie sempre più perverse.Caterina non sà,che in questi due mesi l’ho tradita come potevo,quando me ne capitava l’occasione,lei a casa a studiare io nei locali a divertirmi con sconosciute,con cui dividevo violenti orgasmi nei cessi dei locali.Freneticamente iniziai anche a frequentare i luoghi dove c’era Stefania,non la incrociai mai,si era dileguata nel nulla e anche le notizie su di lei iniziarono a scarseggiare.Quella sera di Giugno non c’erano inviti interessanti,Caterina stava ripassando gli appunti per l’esame che avrebbe sostenuto la mattina dopo,le telefonai come ogni sera,con le solite parole
-Ciao che fai?-
-Amore..studio..studio…ma domani sera sono tutta tua…-sentiì che sorrideva,trasalì in me rabbia
-Che culo!-le risposi,il suo sorriso si spense
-Ch.che hai Carlo?-
-Nulla dai ci vediamo solo cinque minuti?-in quei due mesi mi aveva evitato gentilmente,io non avevo mai insistito,ma si capiva che quella sera l’aveva segnata
-Domani..ok?-rispose con aria materna,ma il mio cazzo già era fra le mie mani,in erezione,avevo bisogno di sfogarmi con qualcuna.
-No facciamo mai..che ne dici?-
-Carlo…ma lo sai che domani ho l’esame…mi dispiace che in queste settimane ti ho ignorato ma sai anche quanto tengo a quest’esame…domani sera sarò tutta tua…saprò farmi perdonare vedrai…-lei non aveva nessun tipo di idea delle mie idee di perdono,ma anche questa volta la lasciai fare,sul display del cellulare un messaggio mi invitava ad una festa di diciotto anni,quindi la mia sete di sesso in qualche modo si sarebbe placata lì.
-Daccordo,buono studio io…vado a bere una birra con Mario,ma domani sei tutta mia..-
-Ti amo Carlo ciao…-
-Sisi ciao-chiusi la telefonata e mi avviai verso il locale,già pieno di gente,ragazzi,ragazze,musiche,alcool,balli,risate,io lontano anni luce,seduto su di un divanetto a cercare una preda,che si materializzò pochi istanti dopo.Sigaretta fra le labbra,marcate di rosso fuoco,capelli biondo scuro tirati all’indietro e racchiusi in una treccia alta,occhi azzurri segnati dal nero del mascara,fasciata in un microabito rosso,che le scopriva le gambe fin sopra il ginocchio e che da seduta le si faceva intravedere il perizoma.Seno piccolo ma si vedeva che non portava reggiseno,piccole rughe attorno alla bocca,ben nascosto dal trucco,a occhio e croce poteva essere una parente della festeggiata,forse sui quaranta anni abbondanti.Era seduta come me su di un divanetto poco distante,trovato il suo sguardo le sorrisi,fece la stessa cosa,lo presi come un invito e mi avvicinai a lei.Provammo a scambiare qualche parola ma la musica era altissima e capiì solo che aveva 47 anni,portati paurosamente bene,che il marito era da qualche parte in sala a ballare con la figlia e la nipote,che quindi era la zia della festeggiata.
-BEVIAMO QUALCOSA??-urlò,feci di si con la testa e ci avvicinammo al bar,lei ordinò un Martini liscio,io feci lo stesso e lo bevvi in un sorso,mi faceva letteralmente schifo il Martini,continuammo a parlare,facilitati dal fatto che il bar era un pò più distante da quell’orgia musicale.
-Come ti chiami?-
-Sono Carlo..tu?
-Ti chiami come mio marito…Sandra,come mai qui,sei un amico di Lorenza?-feci una smorfia innocente,negli approcci non avevo nessun piano,mi guidava il mio istinto o il mio cazzo
-In realtà mi ha portato un amico,non sò neanche chi cazzo sia Lorenza…fortunatamente ho incontrato te…-fece un sorriso,mentre fissava il marito che si strusciava con le amiche della nipote.
-Guardalo…cinquantanni e ancora dietro alle ragazzine…che tristezza..lui e che tristezza io qui a fissarlo gelosa…-capiì subito la situazione,le presi una mano gentilmente,gliela baciai
-Sei bellissima e lui un’idiota…gli uomini sono così…lascia perdere…-fu sorpresa dal mio gesto e in realtà anche io mi sorpresi,le presi la mano e la trascinai in pista.
-Facciamogli vedere che sei ancora una donna,Sandra,balla con me…-le sussurrai ad un orecchio,mentre con una mano l’avvicinai a me,strusciandomi a lei.Sulle prime si irrigidì,poi il suo sguardo ritornò al marito,che era schiacciato come una sottiletta fra due ragazzine ubriache e urlanti e prese a ricambiare lo struscio,aveva movenze da gatta,me lo fece diventare di marmo in pochi istanti,appena i nostri sessi,ben imprigionati nei nostri abiti,si incollarono.Le misi una mano sulla schiena,per avvicinarla di più,con delicatezza me la spostò sul suo culo e mi fissava negli occhi,sembrava che mi stesse fissando la notte,c’era da perdersi in quello sguardo.Diventai audace,ora era il mio cazzo a parlare
-Sandra,sei molto sexy lo vedi?Quello stronzo di tuo marito è solo un povero coglione…-cercai le sue labbra,lei si scostò di s**tto,si irrgidì
-Cosa fai?-si staccò dalla mia prese,era visibilmente incazzata,anche se potevamo notarlo solo io e lei,il resto della gente ballava,pomiciava,si strusciava,perfino il marito non si accorse di niente.Si allontanò senza una parola,la seguiì con lo sguardo,la vidi scomparire nei bagni,pochi istanti dopo la seguì.Stranamente era deserto,si sentivano solo i suoi singhiozzi,all’interno dei bagni per donne,apriì la porta e la trovai seduta a terra,rannicchiata,mentre fumava una sigaretta e una lacrima nera le rigava il viso.Presi posto accanto,le accarezzai i capelli,le asciugai le lacrime,in fondo sapevo ancora come consolare chi stà soffrendo.
-Sandra sei una donna bellissima…-le baciai la bocca,stavolta mi lasciò fare,sembravamo due ragazzini,baciava bene,sentivo la sua lingua cercare la mia,accarazzerla.Le iniziai lentamente a toccare un seno,avevo visto bene non portava il reggiseno,dal vestito si poteva toccare la sua eccitazione,audace portai la mano sotto il suo vestito,spostai di poco il perizoma che portava e con le bocche sempre ben incollate,le inziai a stuzzicare il clitoride.Mi baciava,gemeva e mi baciava,forse l’alcool aveva fatto il suo decorso,forse ne aveva voglia,non saprei,la sua mano scivolò sui miei pantaloni,l’aprì e il mio cazzo finalmente libero,svettava duro come non mai.Silenzio irreale in quel cesso,mentre prepotente la musica veniva bloccata dalla porta che ci separava dal mondo.Mi alzai,spalle alla porta,lei da donna esperta capì,si mise in ginocchio,mi abbassò i pantaloni fino alle caviglie,lo prese tutto in bocca in un colpo solo arrivò alle palle,la guardavo silenzioso,rimase così per alcuni secondi,occhi chiusi,poi l’aprì,liberò la bocca,mi guardò
-Sai di buono…-disse maliziosa e iniziò con un ritmo lento uno dei pompini più belli che abbia mai ricevuto.Negli ultimi mesi i miei erano sempre stati atti violenti,ma in quel momento volevo godermi la sua bocca e goderci dentro,presi la sua treccia fra le mani e inziai a darle il ritmo,per abitudine più che altro.Lei sembrava gradire,succhiava,si fermava,leccava le mie palle,raggiungeva il buco del culo con la lingua,mentre con la mano continuava a masturbarmi,poi lo riprendeva in bocca,fino in gola.Stavo per esplodere quando la porta alle mie spalle si aprì,una voce conosciuta,eri di spalle non potevo ancora vedere di chi era,esclamò
-ZIA MA CHE CAZZO FAI!!!!-la donna si bloccò,il viso sfatto e arrapato,non disse nulla si sistemò in fretta e uscì,io mi girai e lo stupero divenne irrazionalmente eccitazione.Davanti ai miei occhi e al mio cazzo dritto c’era Caterina,tirata a sera per la festa,e meno male che doveva studiare per l’esame.Spalancò la bocca,stava per dire qualcosa,la trascinai in uno dei bagni,le tappai la bocca con una mano e chiusi la porta,non sapevo bene cosa avevo in mente ma ero eccitato e dovevo in qualche modo liberarmi.
-E tu che cazzo ci fai qua non dovevi studiare eh??!?!-lei era atterita,farfugliava,tolsi la mano davanti alla sua bocca
-Ero passata un attimo a fare gli auguri a mia cugina….MA TU CHE CI FACEVI IN BOCCA A MIA ZIA???-iniziò con piccoli pugni a cercare di liberarsi dalla morsa,ma la tenevo da dietro e i suoi gesti erano goffi e senza forza.Presi a ridere
-E tu che ci fai qui è così che negli ultimi mesi passi le serate?A troieggiare in mia assenza?Ma ora sei qui..-portava una mini nera,con un colpo secco le aprì le calze,spostai il perizoma e la penetrai,lei disse solo
-Cazzo….-iniziò a piangere,più piangeva più la offendevo
-Ora piangi vero stronza?Sei solo una puttana lo sai?E avevi detto che eri la mia puttana ma a quanto pare lo sei di tutti e meriti una punizione…-mentre la possedevo selvaggiamente le tiravo i capelli con violenza,mentre torturavo con le dita il suo seno destro
-No non è così-piangeva-sono tua scusami ti prego…è che..che..ahh-i miei colpi erano decisi e violenti,stavo sfogando tutta la mia rabbia ed eccitazioe dentro di lei.Lei era divenuto un corpo senz’anima,umiliata ancora una volta
-Hai visto la tua zietta come lo succhia?Tu potresti imparare molto lo sai?-
-Carlo cazzo ti prego…ahhh-non godeva,non gemeva,in cuor suo sperava solo che tutto finisse presto,sfilai il cazzo dalla sua fica,strappai il piccolo perizoma che portava,lei stava per girarsi,credeva avessi finito,ma con una mano la tenevo ferma per il collo,con l’altra aiutai il cazzo ad entrarle nel culo.Un unico colpo secco,il suo urlo agghiacciante,la musica fuori che copriva tutto.
-Oddio no che fai….ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh-iniziai a fotterle il culo,voracemente,lo sentivo allargarsi sotto i miei colpi,lei piangeva disperatamente,immobile,pregando che tutto finisse il più in fretta possibile.Dopo un tempo indefinito,sentiì che stavo arrivando,ero nel culo ma io non volevo questo.Feci uscire il cazzo fuori,lei si girò di s**tto,come un a****le ferito e tradito mi guardò,le sborrai in faccia e fra i capelli,qualche schizzo le imbrattò il bel vestito che indossava per l’occasione.La feci alzare,mi alzai i pantaloni,la presi per un braccio,aprì la porta del cesso e la portai davanti allo specchio
-Vedi..amore..guarda quanto sei puttana…ora vai in pista e mostrati a tutti come veramente sei…-immaginavo qualsiasi tipo di reazione,mi aspettavo un pugno,uno schiaffo,non fece nulla,si guardava e piangeva,ripetendo
-Perchè..perchè???-le risposi sadico
-Perchè ami il cazzo….fattene una ragione…ora scusami ma c’è tua zia che mi aspetta…-la spinsi un pò distante da me,lei ebbe un sussulto di orgoglio
-Non mi cercare più…-con un filo di voce,riuscì solo a dire.La guardai,con disprezzo,risi alla sua affermazione
-Ringraziami piuttosto..potevo fare molto peggio…-era il mio addio,il trionfo del mio lato oscuro,la lasciaì lì,in quel cesso,lasciaì lì tutta la mia vita precedente.Ormai ero diventato qualcosa che non riuscivo a capire e non riuscivo a contenere.Prima di uscire dal locale incrociai lo sguardo di Sandra al bar,la salutai con un cenno della testa,l’aria calda della notte abbracciò il resto dei miei pensieri.
Quell’anno avevo faticato molto per rimanere a casa da solo in quanto i miei genitori avevano deciso di partire per due settimane durante le vacanze estive con un gruppo di amici.
Nonostante l’insistenza dei miei per farmi partire con loro riuscii a convincerli che avrei approfittato della loro assenza per dedicarmi un po’ allo studio e recuperare un bel po’ di lezioni di matematica (naturalmente fingendo). I primi giorni mi dedicai soprattutto alle uscite con gli amici potendo rincasare tardi e divertirmi con i miei amici con i quali rimorchiavo alla grande.
L’occasione però mi si presentò un afoso martedì pomeriggio in qui avevo deciso di non uscire a causa del gran caldo e così restai a casa a guardarmi un bel film.
Verso le 16 mi arrivò la telefonata di una mia amica di classe Katia, una bonazza pazzesca con due tette ed un culo da sfondare, mi disse che sarebbe passata per casa mia con Dalila un’altra nostra amica per discutere un po’ sul dove passare le vacanze estive. Ormai erano 2 anni che passavamo le vacanze in campeggio con tutta la nostra comitiva ed io avevo sempre desiderato di scoparmela fino a che l’ultima sera di campeggio dell’anno precedente aiutato un po dalla sbronza mi decisi a proporglielo e lei per niente scandalizzata mi rispose con un tenero bacio ed un sorrisetto malizioso “ormai è tardi ci rifaremo la prossima volta”. Durante l’anno scolastico però non avevo potuto più chiederle niente poiché si era messa con un mio amico e quindi mi ero solo limitato a farmi le seghe pensando a come l’avrei scopata in campeggio.
La sua telefonata accese in me un lume ed estasiato anche perché ormai era tornata single mi iniziai a preparare con cura: mi lavai con cura, mi rasai la barba, mi improfumai ed indossai una camicia di seta bianca per mettere in mostra i miei muscoli ed i miei addominali scolpiti ed un jeans attillato che faceva risaltare le mie gambe toniche frutto di 13anni dedicati al calcio.
Quando suonarono al campanello andai ad aprire e mi si presentarono due bei pezzi di fica, Katia era alta 1.75 capelli lisci neri lunghi, occhi da pantera e formosa al massimo con un paio di tette enormi. Infatti quel giorno indossava un top scollato che metteva in mostra tutto il suo davanzale ed un jeans attillato che risaltava il suo culetto tondo e sodo, Dalila invece che era una ragazza molto più facile e ancor più bella indossava un completino rosa che mi fece arrapare solo a guardare.
Così invitai le mie amiche a bere qualcosa ed iniziammo a parlare del più e del meno mentre io ero distratto ad ammirare le splendide forme di quelle due porcelline ed aspettavo solo un minimo segnale da parte loro per scoparmele entrambe.
Così ad un tratto Katia si alzo e mi chiese di andare in bagno ed io rimasi solo con Dalila a parlare quando ad un tratto lei mi disse “guarda che sto vedendo come ci guardi sai ma dimmi 1po chi è che ti eccita di più tra noi due?” a quelle parole non ero preparato e avrei voluto rispondere più garbatamente ma mi uscì spontaneo rispondere “siete due maiale e vi tromberei entrambe” ma subito mi pentii per paura di averla offesa anche se sapevo che era una grande zoccola, infatti mi rispose “Ah si beh aveva ragione Katia sei proprio un porco”
“Perché cosa pensa Katia di me” le risposi “Niente avevamo fatto una scommessa e lei aveva scommesso che tu oggi ci avresti provato con entrambe! Ma devo dire che non mi dispiacerebbe affatto perderla sai anche tu mi ecciti molto”
Così a quelle parole le afferrai la faccia ed infilai la mia lingua nella sua bocce e fu una sensazione stupenda perché iniziò a succhiarmela con avidità.
Mentre ero intento nel baciarla stavo iniziando gia a scendere con le mani per strizzare le sue meravigliose chiappe ma non feci a tempo perché comparve la mia amica Katia sull’uscio della porta e rivolgendosi a Dalila disse “Hai visto ho vinto!” e poi rivolgendosi verso di me disse con fare malizioso “Che meraviglia la tua vasca idromassaggio sai pagherei tanto per farmi un bel bagno” ed io ancor piu eccitato le dissi “Beh la vasca è grande in 3 ci staremmo benissimo”.
Così accompagnandole per mano le condussi verso il bagno dove c’era la mia grande vasca ed iniziai a spogliarle. Prima iniziai da Katia le tolsi il suo top e liberai quelle due magnifiche tette che iniziai a succhiare come caramelle notando sempre di piu l’inturgidirsi dei suoi capezzoli mentre Dalila iniziò a fare da se rimanendo solo in perizoma e iniziandomi a spogliare a sua volta e a massaggiare delicatamente il mio cazzo ancora nei boxer che ormai era allo stato puro di erezione.
Una volta nudi entrambe iniziai a riempire la vasca e nel frattempo mi dedicai un po’ ad assaporare tutti gli umori delle loro fiche.
Riempitasi la vasca ci immergemmo ed attivai l’idromassaggio e li andai in estasi quando Dalila inizio lentamente a fermi 1pompino e a succhiare delicatamente la mia cappella fino alle palle mentre io e Katia eravamo intenti a limonare mentre io le toccavo il seno.
Ero ormai al massimo sentivo che stavo per sborrare quindi le feci mettere entrambe vicino alla mia cappella mentre la limonavano a vicenda le venni in faccia con diversi spruzzi e le due porche iniziarono a giocare passandosi lo sperma da una bocca all’altra.
Non mi era mai capitato ma il mio cazzo dopo aver eiaculato restò duro come de nulla fosse successo e quindi presi Dalila e le dissi “ora ci divertiamo dove lo vuoi” lei mi rispose “dappertutto sfondami la fica e anche il culo” e così non me lo feci ripetere 2 volte e le infilai il mio uccello ancora lubrificato nella sua caldissima fica mentre con il dito medio mastrurbavo il clitoride a Katia ed in pochi minuti i gemiti di piacere di quelle due troie pervasero tutto il bagno.
All’improvviso Dalila emise un urlo diverso dagli altri molto più intenso e sfilandole il cazzo dalla sua fica iniziarono a colare umori a fiumi.
Katia intanto si era fatta avanti ed aveva preso il suo posto mettendosi a pecora a bordo vasca e come una vera porcella aveva condoto il mio cazzo nella sua michetta un po’ strettina che mi fece godere da morire guardando anche lei che mentre lo prendeva in fica leccava a vicenda la passerina di Dalila. Non ce la feci più e di nuovo sborrai sulla fica della mia amica che intanto eiaculaca e quindi in quel miscuglio di sperma e umori Dalila ne approfittò per saziarsi.
Ero sfinito il caldo e la stanchezza si facevano sentire ma le mie amiche sembravano on saziarsi mai così Dalila mi riprese “E no bello mio ricordati la promessa ora mi devi sfondare il culo” così a queste parole iniziai a leccare l’ano di quella favolosa troia e devo ammettere che non era affatto stretto ma volevo assicurami una penetrazione soddisfacente e così aiutandomi con le dita feci spazio al mio cazzo e me la scopai anche in culo come un toro, devo ammettere che gemeva di piacere e dolore ma continuava come una troia a dirmi “Vai stallone sono tua trombami ancora rompimi tutta” mentre Katia guardava la scena e si masturbava lentamente quando improvvisamente di nuovo Dalila Urlò “VENGOOOOOOOO” e mi spruzzò sulla cappella calda un bel po’ di liquido che mi fece eccitare al massimo perché lubrifico tutto il mio membro.
Così dissi a Katia “Tu ricordati della promessa ora devo sfondare anche te il tempo lo abbiamo” e lei si avvicinò e mi mise in primo piano il suo bellissimo culo che iniziai a palpare lentamente.
Con lei però volevo essere più perfido quasi ce l’avessi con lei per tutte le volte che non si era concessa, così mentre le leccavo l’ano le infilai tutta la cappella in culo e credetemi dette un urlo che per un attimo temevo mi volesse respingere, ma niente a fatto dopo pochi istanti iniziò a dirmi “grazie amore mi hai sverginato il culo dai continuo dai dai…” e mentre ero intento a scopare il suo bel buchetto Dalila mi venne a leccare le palle e le succhiava lentamente con la sua bocca carnosa.
Quindi non ce la feci piu tirai fuori l’uccello e lo ficcai in bocca a Dalila che mi diede un morsetto sulla cappella facendomi sborrare nella sua gola.
Katia si rialzò dal bordo vasca e iniziò di nuovo a limonare con la sua amica facendo così sciogliere lo sperma sulle loro lingue.
Esausti entrambe uscimmo dalla vasca e ci asciugammo le mie amiche se ne andarono dopo poco ed entrambe mi scambiarono un intenso bacio con la lingua. Prima di andarsene Dalila prese in mano il mio uccello nei pantaloni e mi disse “domani farà ancor piu caldo di oggi verremmo sicuramente a rinfrescarci nella tua splendida vasca.
E si infatti questo si ripetè per ben 3 giorni mentre in campeggio rombammo ancor piu avidamente divertendoci un mondo. Katia è una ragazza seria le promesse le mantiene!!!
Solids Gute Nacht Geschichten
Julia
Julia wachte auf und räkelte sich, es war der Morgen nach ihrem 18. Geburtstag. Sie lag auf dem riesengroßen Bett, dass nach ihren Entwürfen hergestellt wurde. Es war eines der beiden Geschenke, die sie von ihrem Vater Gerd und ihrem Onkel Thomas bekommen hatte. Es hatte eine Größe von 2,5 x 2,5 m und an dem Kopf- und Fußende eingebaute Handschellen sowie Halterungen für Ketten. Solche Halterungen befanden sich auch an beiden Seiten, so dass es möglich war, eine oder mehrere Personen auf dem Bett an jeder nur denkbaren Stelle zu fixieren. Das zweite Geschenk der Beiden waren ihre Mutter Doris sowie die Frau von Thomas, Tante Gabi.
Julia lag zwischen ihrem Vater und ihrem Onkel. Doris und Gabi lagen am Fußende quer nebeneinander und waren jeweils mit einem Hand- und Fußgelenk an den Seiten des Bettes fixiert. Alle fünf waren nackt und von der Fickorgie gestern Nacht verschwitzt. Die beiden Frauen waren dazu noch vollgesaut mit Sperma und ihre Haare klebten an ihren Köpfen vom Urin und dem Speichel der anderen Drei.
Mein Gott, dachte Julia, wie sich das bloß alles so entwickelt hatte:
Es war etwa vier Jahre her, kurz nachdem sie 14 geworden war. Onkel Thomas und Tante Gabi waren zu Besuch. Gegen Mitternacht hatte man Julia ins Bett geschickt, obwohl sie lauthals protestierte. Sie mochte den Bruder ihrer Mutter und seine Frau. Beide waren etwas älter als ihre Eltern, aber sie waren immer gut drauf und hatten immer einen coolen Spruch für ihre Nichte über. Aber auch mit ihren Eltern kam sie sehr gut zurecht, überhaupt konnte man sagen, dass die Fünf sehr gut miteinander klarkamen. Daraus ergab es auch, dass die beiden Familien sich regelmäßig trafen und sogar zusammen in den Urlaub fuhren.
Julia konnte ums Verrecken nicht einschlafen. Sie rollte sich von einer Seite auf die andere, als sie im Flur Schritte hörte. Die Tür zu ihrem Zimmer öffnete sich und ihr Vater und Onkel Thomas traten an ihr Bett. Julia tat so, als läge sie im Tiefschlaf. Vater hatte eine Taschenlampe dabei, die er mit einer Hand abblendete. Thomas zog ihre Bettdecke beiseite und schob vorsichtig ihr T-Shirt hoch. Er befühlte ihre kleinen Titten und streichelte leicht über ihre Nippel. Dann zog er ihren Slip etwas beiseite und ließ seinen Finger zart über ihre Schamlippen fahren. „Das reicht“ raunte ihr Vater. Onkel Thomas hörte sofort auf, zog das Shirt wieder runter und deckte sie zu. Die Beiden schlichen aus dem Zimmer und schlossen leise die Tür. Julia war verwirrt. Was war das da eben? Es war ihr, als spüre sie noch die Finger an ihren Titten und ihrer Fotze. Was ging hier heute vor? Sie stieg aus dem Bett und schlich aus dem Zimmer über den Flur. Aus der Küche drangen Stimmen zu ihr. Sie ging dicht an die Küchentür und bückte sich runter zum Schlüsselloch. Was sie da zu sehen bekam, verschlug ihr den Atem. Ihre Mutter lag nackt mit gespreizten Schenkeln auf dem Küchentisch. Ihre Fußgelenke waren an den Tischbeinen festgebunden und, so glaubte Julia weil sie durch das Schlüsselloch nicht alles sehen konnte, die Handgelenke auch. Ihre Tante stand, ebenfalls nackt, an der Tischseite und hatte einen Dildo in der Hand. „Na, wie ist die Kleine?“ fragte sie gerade ihren Mann. „Ein geiler Anblick“ erwiderte er „sie ist bald fällig.“ „ Dann musst du dich halt erst noch mal mit deiner Schwesterhure begnügen, ich habe die Schlampe schon angefickt. Die geile Sau wartet schon auf den dicken Fickprügel ihres Bruders.“ Gabi leckte dabei an dem Dildo. „Stimmt das, Schwesterlein?“ Thomas gab Doris kräftige Ohrfeigen. „Jaaaaaa!!!!“ Doris jaulte auf vor Geilheit. „Ich laufe schon aus!! Komm und fick deine geile Schwesternutte: Los du geiles Schwein, besorg es mir brutal und versaut!!!!“ Onkel Thomas stellt sich vor den Tisch und ließ seine Hosen runter. Julia sah jetzt nur noch seinen Rücken und seinen Arsch und sie sah, wie er sich rhythmisch zu bewegen begann. Ihre Mutter stöhnte laut und Julia hörte das Klatschen von Schlägen, das jedes Mal einen Aufschrei zufolge hatte, aus dem man Schmerz und Geilheit zu gleichen Teilen vernehmen konnte. „Fick die geile Sau. Fick das Luder, bis sie Ohnmächtig wird!!“ schrie Gabi. Julia konnte Tante Gabi und ihren Vater nicht sehen, aber sie hörte ein weiteres Klatschen, dem ein Schrei ihrer Tante folgte. „Halt deine Fresse du Scheißnutte und beug dich über meine Ehesau, damit du sehen kannst wie sie von ihrem Bruder gefickt wird während ich dich geile Hurenschlampe abfick“ hörte Julia ihren Vater sagen. Schon lange hatten sich Julias Finger auf ihre Fotze gelegt und sie massiert.
Des Öfteren hatte Julia an der Schlafzimmertür ihrer Eltern gelauscht und ein paar geile Worte und Gestöhne mitbekommen. Aber das jetzt war der Höhepunkt. Sie eilte in ihr Zimmer zurück, warf sich auf ihr Bett und wichste sich ihre Fotze ab. Sie massierte ihre Klit und steckte sich 3 Finger in ihr nasses Teenieloch. Immer wieder leckte sie ihre Finger ab und stopfte sie wieder in die kleine Fotze. In ihren Ohren hallten noch die geilen Schreie aus der Küche und sie sah den Arsch ihres Onkels, der ihre Mutter fickte. Oh war das geil. Das war etwas Anderes, als sie vor ein paar Tagen mit ihrem Freund Pierre erlebt hatte.
Pierre war 15 und ging in eine Klasse über ihr zur selben Schule. Sie waren etwa seit drei Monaten befreundet. Sie küssten sich und sie erlaubte ihm, sie abzugreifen. Julia hatte auch schon seinen Schwanz in den Händen und kurz mal im Mund gehabt. Und dann hatte sie sich auf einem Waldspaziergang von ihm breitschlagen lassen. Sie küssten sich und er griff ihr an die Titten und massierte sie. Pierre zog Julia runter auf den Boden und fuhr mit seinen Hand zwischen ihre Beine. Er streichelte sie durch den Short, den sie trug. Willig ließ sie ihn sich ausziehen, half sogar dabei, den Slip runter zu ziehen. Pierre öffnete seine Hose und holte seinen Schwanz raus. Er war schon hart und steif. Er legte sich auf Julia, die ihre Beine spreizte und führte ihn an ihre Schamlippen. Während sie sich küssten, rammte Pierre seinen Prügel mit einem Stoß tief in die enge jungfräuliche Fotze. Julia schrie auf, als die Jungfernhaut platzte, wurde aber gleich danach so geil, dass sie sich seinen Stößen entgegen warf. Leider war Pierre schon nach wenigen Augenblicken fertig. Er bäumte sich auf, schrie seine Geilheit heraus und konnte, wie sie es verabredet hatten, gerade noch seinen Schwanz aus dem nassen Fickloch ziehen, bevor er seine Sahne abspritze. Julia spürte die warme Fickrotze auf ihren kleinen Titten. Sie war immer noch geil. Das veranlasste sie wohl auch dazu, das Sperma mit dem Finger abzuwischen und abzulecken. Ihr gefiel der salzige Geschmack und so begann sie auch noch, seinen Schwanz sauber zu lecken. Das hatte die Folge, dass der Hammer wieder steif wurde und Pierre ihr ins Maul fickte. Er hielt ihren Kopf fest und besorgte es ihrer Maulfotze. Auch das dauerte nur kurze Zeit und Julias Mund füllte sich mit seiner Wichse. Sie schluckte es runter ohne groß darüber nach zu denken. Ja, das Blasen hatte ihr auch gefallen, aber ihre Fotze schrie immer noch nach Befriedigung. Aber es war zu spät geworden und die beiden hatten noch einen ordentlichen Heimweg vor sich. Merkwürdiger Weise hatte Pierre sich danach von ihr ferngehalten. Später erfuhr sie, dass es ihm nur darum gegangen war, sie zu ficken – er war schon längst wieder an einer anderen dran. Es störte Julia nicht besonders. Sie hatte jetzt die Erfahrung gemacht. Sie wusste, dass es Spaß machte und sie wollte mehr. Enttäuscht war sie eigentlich nur, weil Pierre ihr nicht das gegeben hatte, was er sich selbst zweimal genommen hatte.
Irgendwann schlief Julia ein, nachdem sie es sich so oft gemacht hatte, dass sie es später selber nicht mehr wusste. Aber sie hatte auch einen Entschluss gefasst. Sie wollte es mit denen in der Küche machen. Sie würde es mit ihrer Tante und ihre Mutter treiben und sich dann den beiden Männern anbieten. Bald schon sollte sich die erste Gelegenheit bieten.
Es passierte zwei Wochen später. Julias Großmutter erkrankte und Doris fuhr ein paar Tage zu ihr, um sie zu pflegen. Onkel Thomas und ihr Vater waren zu einem Auswärtsspiel ihres Fußballvereins gefahren und würden erst am Sonntagabend spät zu Hause sein. Also wurde Julia am Freitag bei Tante Gabi einquartiert. Gerd bracht sie am frühen Abend und fuhr dann mit Thomas weiter. „Na“ sagte Gabi „dann machen wir uns mal drei gemütliche Mädchenabende.“ Und so wurde es auch. Sie ließen sich Pizza kommen und machten es sich vor dem Fernseher bequem. Da das Programm nicht viel hergab, sahen sie DVDs an, die Julia wohlweislich mitgebracht hatte. Gegen 1 Uhr gähnte Gabi und meinte, dass es Zeit für die Falle wäre. Sie fragte Julia, ob sie nicht bei ihr schlafen wolle, da sie ja alleine hier wären. Julia stimmte zu und nachdem sie sich im Bad umgezogen hatten, lagen beide wenig später zusammen im Bett und kuschelten sich aneinander. Gabi strich Julia übers Haar und begann ihren Rücken zu streicheln, woraufhin Julia sich noch weiter an ihre Tante schmiegte. Gabi ließ ihre Hand unter Julias Hemd gleiten und strich weiter mit den Fingern über ihren Rücken. „Gefällt dir das, Kleines?“ fragte sie leise. Sie hatte mit ihrem Mann abgemacht, die Situation zu nutzen und ihre Nichte ganz vorsichtig auf das vor zu bereiten, was sie mit ihr anstellen wollten. Natürlich wusste Gabi nicht, dass ihre kleine Nichte sie vor 14 Tagen in der Küche ihrer Schwägerin beobachtet hatte. „Na klar gefällt mir das“ säuselte Julia. „Und wie gefällt die das?“ fügte sie in einem harten Ton dazu. Dabei kniff sie ihrer Tante durch das dünne Nachthemd hart in ihren Nippel und zog ihn so lang, dass Gabi vor Schmerzen aufschrie. „Das ist es doch, was du brauchst, du alte Schlampe“ fauchte Julia und gab Gabi eine Ohrfeige.
Gabi war viel zu erstaunt um zu reagieren und sich zu wehren. Im Gegenteil. Julia hatte ihr inzwischen ihre Hand zwischen die Schenkel geschoben und rieb ihre Schamlippen. „Na du Sau, keinen Slip an? Du hast wohl gedacht, dass du deine süße kleine Nichte vernaschen kannst? Hast du dir das so vorgestellt du Hure?“ Julia presste ihren Mund auf Gabis und schob ihr die Zunge zwischen die Lippen. Sofort erwiderte ihre Tante den Kuss gierig. Julias Finger drangen in ihre Fotze und wühlten in dem nassen geilen Fickloch. „Schau mal an, du Sau bist ja schon klitschnass!“ rief Julia begeistert. „Dann will ich dich devote Sau mal richtig durchlassen. Soll ich das?“ Gabi war mittlerweile geil bis zum Wahnsinn. Die Überraschung, die ihre Nichte ihr durch ihr Verhalten bereitet hatte und das Spiel der Finger in ihrer Fotze – dazu die Demütigungen und die Ohrfeigen. Ja, das war es, was sie geil machte, das war es, was sie wollte. „Ja bitte, fick mich“ stöhnte sie. “Geht das nicht ein bisschen besser?“ fragte Julia und gab ihrer Tante noch eine schallende Ohrfeige. „Bitte fick deine geile Schlampentante, Herrin Julia. Mach aus mir bitte deine Sklavin und Hure. Lass mich bitte deine geile Ficknutte sein. Bitte Herrin“ flehte Gabi jetzt. Ihre Fotze war nur noch ein zuckendes geiles Stück Fleisch, das unbedingt gefickt werden wollte. Und Julia tat ihr den Gefallen. Sie leckte das geile Fickloch ihrer Tante, massierte ihre Klit. Leckte durch die Arschspalte und bohrte die Zunge in ihre Rosette. Steckte ihr Finger in die Fotze und das Arschloch und wichste die beiden Hurenlöcher ab. Gabi schrie wie wild und ihr Körper zuckte und bäumte sich auf, als der erste Orgasmus von ihr Besitz nahm. Julia merkte, dass es ihrer Tante kam, ließ aber nicht ab von ihr. Ihre Finger und Zunge wühlten weiter in den Löcher der geilen Sau. Dazu gab sie ihr Schläge auf den Arsch, die Euter und ins Gesicht. Sie beschimpfte Gabi als Nutte und Drecksschlampe, als läufige Hündin und Ficksklavin. Gabi fiel von einem Höhepunkt in den anderen. Sie bettelte ihre Nichte an, niemals aufzuhören. Ja, sie würde ab jetzt ihre Ficksklavin sein. Ihre demütige Nutte. Sie würde alles tun, was die Herrin Julia ihr befehlen täte. Und ihre Unterwerfung wurde durch weiteres abwichsen ihrer Löcher belohnt. Julia fingerte ihre Tante zu weiteren Orgasmen, bis Gabi nicht mehr konnte. Sie schlief einfach erschöpft ein, als wäre sie ohnmächtig geworden. Dich Sau hätte ich also, dachte sich Julia. Sie schaute im Nachttisch in den Schubladen nach und fand schließlich ein Paar Strümpfe ihrer neuen Sklavin. Julia fesselte damit Gabis Handgelenke ans Kopfende, sah sich ihre Beute noch mal an und legte sich dann neben sie, um auch bald einzuschlafen.
Julia wachte auf, weil sich Tante Gabi neben ihr rührte. „Na du Sau, ausgeschlafen?“ fuhr Julia sie an. „Mach dein Maul auf, ich muss pissen.“ Sie setzte sich auf Gabis Gesicht und zog ihren Slip beiseite. Gabi öffnete gehorsam ihr Maul und empfang den geilen Morgensaft ihrer Nichte. „Und du Nutte kannst dich gleich für gestern Nacht revangieren“ meinte Julia und blieb auf dem Gesicht ihrer Tante sitzen. Gabi wusste sofort, was gemeint war und bohrte ihre Zunge in das Geilfleisch ihrer Herrin. Sie leckte sie ausgiebig und voller Hingabe und bald schon wurde ihre Bemühung durch das geile Stöhnen ihrer Nichte belohnt. Es dauerte nicht lange und das Stöhnen wurde zum Schreien und Julias Fotzensaft lief über Gabis Gesicht. „Das ist ab heute deine wichtigste Aufgabe, ist das klar du Schlampe“ „Ja Herrin, ich werde alles so machen, wie du es befiehlst“ antwortete Gabi leise aber klar.
Julia band ihre Tante los und die beiden gingen ins Badezimmer. Sie duschten zusammen, wobei Julia es sich noch einmal von ihrer Tante besorgen ließ. Dann durfte Gabi ihre kleine Herrin mit dem Frühstück bewirten und bekam die Regeln für ihre Aufgabe als Ficksklavin erklärt. „Du wirst mir jederzeit zur Verfügung stehen. Mir und allen Leuten, die ich zu dir schicke. Aber das wird noch etwas dauern, ich habe nämlich noch einiges vor. Darüber will ich aber jetzt noch nicht reden und du alte Schlampe wirst auch niemand, auch Onkel Thomas nicht, etwas über dieses Wochenende erzählen, sonst wird es dir schlecht ergehen, verstanden?“ „Ja Herrin Julia, ich werde es erst erzählen, wenn du es mir befiehlst.“ Gabi nickte dabei um jedes ihrer Worte zu bestätigen.
Es folgten zwei Tage voller Geilheit. Die beiden fickten ohne Unterlass. Gabi zeigte ihrer Nichte ihre reichhaltige Sammlung von Vibs und Dildos, sowie die Auswahl von Peitschen, Gerten und Stöcken, die sich Onkel Thomas zugelegt hatte. Jedes einzelne Stück wurde ausprobiert. Die beiden fickten sich gegenseitig mit allem, was zur Verfügung stand. Darüber hinaus züchtigte Julia ihre Sklavin, wann immer es ihr in den Sinn kam. Teilweise fixierte sie ihre Tante dabei, teilweise musste Gabi die Schläge freistehend oder kniend in Empfang nehmen. Bald wusste Julia, wann sich die Schreie Ihrer Hure von Schmerz in Geilheit wandelten und schon am ersten Tag hatte sie den Bogen perfekt raus, aus Gabi ein vor Geilheit zuckendes Stück Fickfleisch zu machen. Aber auch Gabi hatte als langjährige Bisau sehr viel Erfahrung im Umgang mit geil zu machenden Fotzen. Ihre Geschicklichkeit mit der Zunge und den Fingern waren beachtlich und sie brauchte nie lange, um ihre junge Herrin zum Orgasmus zu bringen.
Und Julia erfuhr in diesen beiden Tagen alles über Ihre Eltern und Onkel und Tante. Thomas Vater verließ seine Familie, als Doris 12 und er 14 war. Seine Mutter hatte nicht wieder geheiratet und brachte sich und ihre Kinder so gerade eben über die Runden. Mit 15 bestieg Thomas seine Mutter das erste Mal, ein Jahr später holte er sich seine Schwester dazu ins Bett. Er dominierte seine beiden „Frauen“, wie er sie immer nannte und schon bald begann er, die Dienste seiner Mutter zu verkaufen. Mit 16 bekam dann seine Schwester den ersten Freier ins Bett. Durch die Einkünfte aus den Hurendiensten der beiden wurde nicht nur die Haushaltskasse aufgebessert, er konnte sogar einen großen Teil abzweigen, um für Doris erst das Abitur und danach das Studium zu finanzieren. Er selbst verzichtete auf weitere Schulbildung und machte eine kaufmännische Lehre. Durch sein Geschick und seine Gerissenheit in allen geschäftlichen Belangen stieg er bald permanent aufwärts auf der Karriereleiter. Als ihre Mutter 45 wurde, schickte Thomas sie „in Rente“ und kaufte ihr eine kleine Eigentumswohnung auf dem Lande, wo sie immer gerne gewohnt hätte. Während einer Messe lernte er seine Frau Gabi kennen. Schon am ersten Abend landeten sie in seinem Hotelbett. Er spürte sofort ihre devote Neigung und gab ihr das, was sie brauchte und wollte. Drei Monate später waren sie verheiratet. Gabi fand sich sofort in der Rolle als verheiratete devote Masostute zurecht und hatte auch überhaupt nichts dagegen, dass ihre Schwägerin ein Teil des Fickprogramms ihres Mannes war.
Doris lernte Gerd auf der Uni kennen. Er war drei Semester höher und sie waren sich einige Male in der Mensa über den Weg gelaufen. Es folgten Verabredungen und schließlich landete sie in seiner Bude. Als Doris merkte, dass sie schwanger war, beschlossen sie zu heiraten. Sie sprachen mit Thomas über ihre Pläne und der sagte ihnen zu, sie zu unterstützen. „Allerdings solltest du vorher noch eines wissen“ wandte er sich an Gerd. „Deine zukünftige Frau lässt sich von mir seit Jahren ficken, bis zum heutigen Tag.“ Gespannt sahen Gabi, Doris und Thomas auf Gerd. Der zuckte lediglich mit den Schultern und meinte:“ ich kann mich ja mit meiner schönen Schwägerin vergnügen, während meine Ehesau sich von ihrem Bruder ficken lässt.“ Seit diesem Tag fickten die Vier regelmäßig zusammen und verstanden sich dabei prächtig.
Das Wochenende verging wie im Flug für die beiden Schlampen. Am Sonntagabend kamen die zwei Männer nach Hause und Gerd lud seine Tochter gleich ins Auto. Sie verabredeten sich noch schnell für den nächsten Samstag, an dem Gerd und Thomas zum Fußball wollten, während die Damen die Sachen für das anschließende Grillen bereiten sollten. Ja, dachte sich Julia, Samstag ist genau der richtige Tag für mich und konnte sich ein leichtes Grinsen nicht verkneifen.
Dann war es soweit. Die Herren der Schöpfung waren ins Stadion gefahren und die Frauen richteten die Salate her. Das heißt, Gabi und Doris waren fleißig. Julia lümmelte sich in der Hängematte im Garten und sah den beiden zu. „Du könntest uns ruhig etwas zur Hand gehen, meinst du nicht?“ rief ihr ihre Mutter zu. „Warum sollte ich?“ fragte Julia zurück. „Na, das ist ja wohl der Höhepunkt!“ schrie Doris erbost. „Halt dein Maul und mach deine Arbeit du Schlampe“ kam es aus der Hängematte. Doris glaubte nicht richtig zu hören. „Wie sprichst du eigentlich mit mir?“ fuhr sie Julia an, die mittlerweile die Hängematte verlassen hatte und in die Küche gekommen war. Julia sah ihre Mutter von oben bis unten an, so als wolle sie ein Möbelstück taxieren. „Ich rede so mit dir, wie eine Herrin mit ihrer vorlauten Sklavenschlampe redet.“ Doris wurde blass. Sie sah zu ihrer Schwägerin rüber, aber die stand nur still am Tisch und beobachtete das Ganze mit einem süffisanten Lächeln. Julia schob eine Schüssel beiseite, zog hoch und rotzte auf den Küchentisch. Dann griff sie ihrer Mutter ins Haar und zog ihren Kopf auf die Tischplatte. „Mach das sauber du Sau“ kommandierte sie. Doris war es von ihrem Mann und ihrem Bruder her gewohnt, bedingungslos zu gehorchen. Ohne zu zögern streckte sie ihre Zunge raus und begann, den Schleim vom Tisch zu lecken. „Na bitte, es geht doch“ lobte ihre Tochter. „Und zur Belohnung wirst du jetzt hier auf diesem Tisch, auf dem du dich im Beisein deines Mannes und deiner Schwägerin so gerne von deinem Bruder ficken lässt, von deiner kleinen süßen Tochter abgevögelt.“ Sie wandte sich an ihre Tante:“ Los du Hure, bring mir einen Strapon für die alte Nutte hier.“ Gabi hatte auf Befehl ihrer Nichte allerlei Toys mitgebracht. Jetzt gab sie ihr einen großen schwarzen Umschnalldildo. Julia legte ihn an und befahl Gabi, ihn nass zu lecken. Allzu gerne kam Gabi diesem Befehl nach. Sie kniete sich vor ihrer Herrin hin und schleckte mit der Zunge über den Dildo. Sie ließ einen großen Fladen Spucke aus ihrem Mund fließen und verteilte ihn über die Eichel. „Das reicht“ meinte Julia, zog ihrer Mutter den Rock über den Arsch und zog ihren Slip beiseite. Dann schlug sie ihr auf die Schenkel bis sie soweit gespreizt waren, dass Julia sich dazwischen stellen konnte. Sie hielt den Dildo an Doris Schamlippen und trieb dann den Fickprügel mit einem kräftigen Stoss in die mittlerweile triefend nasse Fotze ihrer Mutter. Doris schrie auf, als der Dildo ihre Fotze aufriss. Ihre Fingernägel kratzten auf dem Tisch und sie schob ihren Arsch weiter hoch. „Oh Herrin, ist das geil!!“ krächzte Gabi. „Los fick die geile Hure. Schlag auf ihren Nuttenarsch, sie braucht das. Sie ist genauso eine verfickte geile Hündin wie ich es bin. Mach die geile Sau fertig. Oh bitte, Herrin, darf ich meine Fotze wichsen?“ Bettelte und jammerte Gabi. “ Jaaaaa!“ keuchte Julia:“ ramm dir deine Hurenfinger in deine nasse Fickfotze du Nutte!“ Sie stieß während dessen unerbittlich in die triefende Fickpflaume ihrer Mutter und schlug ihr mit der flachen Hand auf die Arschbacken. Die Küche war erfüllt vom geilen Stöhnen und Schreien als Doris und Gabi fast gleichzeitig zum Orgasmus kamen. „Ich hoffe, du Schlampe weißt jetzt, wo dein Platz ist?“ faucht Julia ihre Mutter an. Doris kniete sich vor ihre Tochter und senkte demütig den Blick. „Ja, Herrin, ich kenne jetzt meinen Platz“ sagt sie laut und deutlich. „Dann leck deiner Tochter jetzt die Fotze du Nutte“ befahl Julia. „Und du Drecksau“ wandte sie sich an ihre Tante:“ du wirst mir den Arsch auslecken!“ Beide Sklavinnen befolgten sofort die Befehle ihrer kleinen Domina und bald schon war es an Julia, sich schreiend ihrem Orgasmus hinzugeben. „So“ sagte Julia, als sie sich erholt hatte:“ und nun sieht zu, dass ihr alles in die Reihe bekommt, bevor die Männer zurück sind.“ Sprach´s und legte sich wieder bequem in die Hängematte.
Etwa eine Stunde später kamen die beiden Männer zurück. Sie gingen hinter dem Haus rum direkt in den Garten und trafen so zuerst Julia, die sich immer noch in der Hängmatte räkelte. „ Na, alles fertig?“ fragte ihr Vater und gab der Matte einen Stoß, so dass sie ins Schwingen geriet. „Ja, eure beiden Eheschlampen haben alles im Griff will ich hoffen und ihnen raten.“ Gerd und Thomas schauten sich erstaunt an. „Wie war das eben?“ hakte Gerd nach. „Von wem redest du?“ „Von euren Eheschlampen. Denkt ihr beide denn, ihr wäret die einzigen in der Familie, die mit devoten Masohuren umgehen können? Na. dann lasst euch mal überraschen.“ Julia stieß einen Pfiff aus und sofort erschienen Gabi und Doris. Beide waren bis auf Halterlose und Pumps nackt. Sie verbeugten sich vor Julia und fragten nach ihren Wünschen. „Ich möchte, dass ihr beiden Sklavenschlampen für die Herren hier eine perfekte und geile Lesbenshow abzieht. Und wehe euch Huren, die Zwei werden nicht innerhalb kürzester Zeit geil. Also los jetzt!!“ Sofort begannen Gabi und Doris sich zu küssen und abzugreifen. Bald schon stöhnten sie vor Geilheit, ohne sich großartig verstellen zu müssen. Die beiden waren seit Anfang an geil auf einander gewesen und waren es immer noch. Schnell fand jede mit ihren Fingern den Weg in die Fotze der Anderen. Gerd und Thomas waren immer wieder von diesem Spiel fasziniert, so hatte es Julia von Gabi erfahren. Auch jetzt beulten sich ihren Hosen sehr schnell aus. Julia verließ die Hängematte und ging auf sie zu. Dabei zog sie sich ihr Top aus und öffnete den Reisverschluss ihres sehr knappen Jeansshorts, unter dem sie nichts trug. Sie stellte sich zwischen ihren Vater und ihren Onkel und rieb ihnen über die Hosen. „Und nun möchte ich von euch beiden geilen Hengsten durchgefickt werden“ forderte sie. Dabei zog sie sich den Short runter und kniete sich hin. Julia befreite erst den Schwanz ihres Vaters aus seiner Hose, dann den ihres Onkels. Sie wichste und lutschte beide. Nahm die Fickprügel in ihr Maul und blies sie. Die beiden Schwänze standen wie eine Eins. Julia legte sich auf dem Rücken ins Gras, öffnete ihre Beine und rieb sich ihre nasse Teeniefotze. „Kommt und fickt eure kleine Teeniestute. Fickt mir meine Löcher und gebt mir euren geilen Eiersaft. Fickt mir den Verstand raus mit euren geilen Hämmern. Los, worauf wartet ihr??? Fickt mich endlich!!!!“ Thomas reagierte zuerst. Er warf sich auf seine Nichte und drang hart in ihr geiles nasses Loch. „Oh Gott, ist die kleine Sau nass!“ rief er. Dann dreht er sich auf den Rücken und zog sie mit sich, so dass sie auf ihm lag. Gerd kniete sich hinter den Arsch seiner Tochter und rieb ihre Rosette mit Spucke ein. Er setzte seinen Fickprügel an das kleine Loch, hielt es mit beiden Daumen auseinander und führte seinen harten Fickstab langsam in ihren Darm ein. Während sich Julia so von ihrem Vater und ihrem Onkel vögeln ließ, kamen ihre Mutter und Tante zu ihnen, immer noch mit ihren Fotzen beschäftig. Sie jaulten auf vor Geilheit, als sie sahen, wie ihre Ehemänner Julia abfickten. „Ja, seht zu, wie mich eure Männer ficken, ihr geilen Schlampen. Endlich haben sie mal enge und geile Löcher für ihre Schwänze. Los, wichst euch weiter eure Fotzen ab, ihr Säue!“ Thomas und Gerd fickten ihre kleine Nutte als hätten sie zum ersten Mal ihre Riemen im Fickfleisch stecken. Sie keuchten und stöhnten. Sie dachten beide nur noch an das kleine Luder, das sie so geil machte. Ihre Ehefrauen kamen fast zur selben Zeit wie die Männer und Julia. Ein einziger Aufschrei hallte durch den Garten. Julias Fotze und Arsch wurden mit Wichse voll gepumpt. Etliche Stöße spritzen ihr den geilen Eiersaft der beiden Stecher in ihre Löcher. Julia zitierte Ihre Mutter und Tante zu sich, um sich der Ficksahne in ihren Spalten anzunehmen und augenblicklich spürte sie die Zungen ihrer Dienerinnen in der Fotze und der Rosette. Danach durften sie die Schwänze der Herren sauber lecken und sich die letzten Reste Sperma teilen, indem sie es sich von Mund zu Mund gaben.
„So stehen jetzt also die Dinge“ bemerkte Gerd während sie beim Essen saßen. „Ja. So ist es und ich hoffe, es gefällt euch so.“ antwortete Julia. „Ich habe nichts gegen die neue Situation einzuwenden“ grinste Onkel Thomas. „Du etwa?“ Er sah seinen Schwager an. Der schüttelte den Kopf. „Nein, nicht das geringste. Und die Huren werden eh nicht gefragt.“ Er wies auf Gabi und Doris, die im Gras knieten und aus einer Schüssel Grillreste fraßen.
So kam es, dass sie jetzt immer zu fünft fickten. Alle akzeptierten die Dominanz Julias über ihre Mutter und ihre Tante. Bald schon begann sie damit, die Zwei im Internet als devote Masonutten einzustellen. Mit Billigung von Thomas und der kaufmännischen Aufsicht Onkel Gerds führte sie kurze Zeit später die Geschäfte mit den beiden Familienhuren. Und jetzt zum 18. Geburtstag, hatte sie neben ihrem wunderschönen großen Bett auch noch das alleinige Besitz- und Verfügungsrecht über die beiden Fickstuten geschenkt bekommen. Sie trat mit den Füßen nach ihrer Mutter. „Wacht endlich auf, ihr Nutten.“ Befahl sie. Julia kroch ans Bettende zu ihnen und löste die Karabinerhaken von den Ketten an denen sie gefesselt waren. „Los jetzt, die Herren wachen gleich auf.“ Mehr brauchte sie nicht zu sagen. Gabi und Doris verließen das Bett und knieten sich jede an die Seite ihres Mannes. Sie nahmen die Schwänze ihrer Gatten in den Mund und warteten, bis diese aufwachten und ihren Morgenpisse loswerden wollten. Nachdem sie als Toilette gedient hatten, wurden sie von Julia weiter gescheucht. „ Los beeilt euch etwas. Es ist spät geworden und um 12 Uhr kommen die ersten Freier um eure Hurenfotzen voll zu rotzen.“ Doris und Gabi verschwanden ins Badezimmer und beeilten sich, ohne es aber zu unterlassen, sich gegenseitig die Fotzen zu fingern. Julia hingegen lag noch mit Thomas und Gerd im Bett. Sie hatte beide Schwänze in die Hände genommen. „Vielen Dank für den schönen Geburtstag“ säuselte sie. Die Fickstangen wurden unter ihrer Behandlung schnell steif und hart. „Aber bevor wir aufstehen, habe ich noch das dringende Bedürfnis, meine Nuttenlöcher von euch beiden hart und versaut abficken zu lassen.“ Sie öffnete ihre Schenkel einladend und ließ die Schwänze los. Sofort bekam sie einen ins Maul, den anderen in die Fotze geschoben. Mein Gott, dachte sie, ich habe die geilsten Ficker der Welt und ich bin ihre kleine Teenienutte. Und ich habe zwei Schlampen, die meine eigenen Huren sind. Und ich bin so eine geile Sau!!!!! Dann hörte Julia einfach auf zu denken und ließ sich von den Stößen der Schwänze in die unendliche Geilheit des gefickt Werdens fallen.
Il “buon vicinato” ..
Da pochi anni è venuta ad abitare nell’appartamento dirimpetto al mio, una coppia di anziani, lui oltre la sessantina, e lei poco meno di sessanta. Lui è uno spilungone alto, dalla parlata incomprensibile, qualsiasi cosa dica. Lei è ancora una bella donna, soda e carnosa, ma vestita sempre in modo sobrio, perché lui è gelosissimo e guai se la si guarda.
Un giorno questa signora rimase chiusa fuori dall’appartamento, e non riusciva ad infilare la chiave nella toppa.
Allora, rientravo proprio dal lavoro in quel momento, le dissi “signora, se vuole posso darle un aiuto”. Diedi un’occhiata, e vidi che qualcuno aveva infilato una vite nella serratura, e dentro la stessa serratura c’era una mezza chiave tipo “da scasso”. Le dissi “signora, qualcuno ha tentato di forzarle la serratura”, forse è il caso di chiamare qualcuno. Lei si agitò subito, ed allora le dissi “ok, ci penso io”. In capo a dieci minuti, avevo risolto la situazione, mentre lei continuava ad essere in preda dell’agitazione. Mi disse “entri in casa con me, ho paura che ci sia qualcuno”. Entrai, ma in effetti, non essendo riusciti a forzare nulla, non c’era pericolo che qualcuno fosse entrato. Le dissi “ha visto signora? Tutto è finito bene”. Lei allora si avvicinò e mi abbracciò forte, ringraziandomi. Nell’abbraccio, sentii le tette dure e grosse della signora premere sul mio petto, ed il mio uccello ebbe una reazione inconsulta, anche se conoscendolo bene, me lo sarei aspettato. Lei si accorse del mio cazzo duro che premeva contro la sua pancia, e due secondi dopo mi ritrovai con la sua lingua in bocca in una pomiciata fenomenale.
Mentre la limonavo, presi le sue tette in mano, slacciai la camicetta e le tirai fuori, iniziando a ciucciare i capezzoli. Lei era già arrapata come una biscia, e mi porto in salotto, dove si sedette sul divano, aprendo le gambe e tirando su la gonna del tailleur. Sorpresona !! Aveva le autoreggenti e un paio di slippini, che le sfilai con la bocca. Iniziai a leccarla e lei saltava come una molla ad ogni mio colpo di lingua. Poi, mi fece sedere sul divano, mi slaccio i pantaloni e tirò fuori il mio arnese, iniziando un pompino reso fantastico dalla voglia enorme che questa zoccola repressa aveva. Le chiesi “ma da quanto non scopi, Elvira?”, e lei “Quell’impotente di Cesare non prende nemmeno il viagra, dice che lui è contento così.. “. Quando lo ebbi duro che non ne potevo più, la girai e la scopai a pecorina. Quasi subito le sborrai sulle chiappe, tanto ero eccitato, ma dopo che me l’ebbe succhiato ancora, il mio ciccio si tirò sù, ed allora le dissi “adesso voglio il culo”. E lei “guarda che non l’ho mai dato prima..”, ed io “non ci credo, lo voglio”. Aveva un culo bellissimo malgrado l’età, sodo come pochi. Le allargai il buchino prima con un dito, poi con due, poi insalivai la punta del cazzo e sputai sul buco, e me la inculai. Durante l’inculata venne due volte.
Poi le sborrai in bocca io. Andai a lavarmi, e tornai a casa, proprio poco prima che tornasse il suo uomo.
Qualche minuto dopo, suonò il campanello… pensai “cazzo, vuoi vedere che l’ha beccata nuda col culo sfondato e adesso viene a rompermi i coglioni…?”. Andai ad aprire, ed erano tutti e due fuori della porta.
“Elvira mi ha raccontato..” disse lui con tono severo. Lei, rossa in volto e imbarazzatissima.
Io allora lo guardai e con una faccia quasi supplice dissi “Cesare, posso spiegarle…” ma lui mi interruppe. Disse “non serve.. non so dove Elvira abbia la testa ultimamente ( ce l’aveva fra le mie gambe a succhiarmi il cazzo, cornuto di merda..), ma questa scioccona è rimasta chiusa fuori perché, innanzitutto ha lasciato le chiavi in macchina, e,seconda cosa, sa benissimo che quella vite la mettiamo noi per non farci forzare la porta….”. Vidi lei che sorrideva di sottecchi, allora capii tutto. La zoccola l’aveva fatto apposta per farsi scopare da me.
Allora io dissi “beh, comunque è bene che abbia potuto contare su di me..l’ho aiutata a risolvere il problema”.
E Cesare, il cornuto, disse la frase epica, in quel momento:”Eh, se non ci fosse ancora il “buon vicinato”, come nel suo caso, chissà dove si andrebbe a finire..la ringrazio di vero cuore.”
Adesso per scoparmi Elvira, non occorrono più scuse.
Basta sapere quando ha bisogno della mia “chiave” e da buon vicino………….
chi mi vuole contattare può scrivere a [email protected]
Giorgia è una donna normale, quasi banale del Friuli operoso e dinamico. Una donna tutta casa e famiglia anche se con grandi capacità professionali, determinazione e di leadership fuori dell’ordinario. Nulla di lei e della sua vita può far pensare a una donna trasgressiva. Da giovane infatti la sua vita era segnata dalla scuola, dall’oratorio, dall’azione cattolica e mai da nulla di trasgressivo. In questo ambito conosce Marco e dopo un po’ si fidanzano e poi si sposano.Lei appena laureata viene assunta da una grande azienda di articoli sportivi come assistente dell’amministratore delegato e qua capisce che il mondo non è quello ovattato e protetto della scuola e dell’oratorio, ma assomiglia più che altro a una piscina piena di squali.
Le donne dell’azienda pensano che abbia avuto quel posto grazie alle sue doti fisiche notevoli e non per le sue capacità(Giorgia non è tanto alta, ma ha una quinta di regiseno e un sederino da sballo), deve quindi dimostrare in continuazione il suo talento e le sue capacità. Grazie a queste ultime riesce a farsi strada in azienda e a diventare direttore della produzione ruolo che la porta ad avere rapporti soprattutto con maschi che cercano in continuazione di avere la meglio su di lei, ma gradamente riesce a farsi rispettare. Contemporaneamente riesce ad avere un figlio da Marco, ma i loro rapporti sessuali non sono quelli che si definirebbero soddisfacenti, infatti il marito soffre di eiaculazione precoce e dopo due minuti scarsi eiacula credendosi soddisfatto lui, ma non dando soddisfazione per nulla a lei.
Un giorno per caso Giorgia vede su internet il mio blog che parla del bdsm e della dominazione e la sensazione che prova è di eccitazione, una cosa che la meraviglia dato il ruolo dominante che svolge sia in casa che in famiglia, ma lascia correre e prosegue nella sua solita vita tutta dedicata al lavoro, alla famiglia e ai figli.
La lettura però di quel blog relativo alla dominazione e al bdsm l’aveva colpita e soprattutto di notte aveva sogni continui in cui veniva dominata e sottomessa che la portavano ad essere terribilmente eccitata e bagnata al risveglio.
Dopo qualche tempo trova il coraggio di contattarmi e mi racconta la sua storia, io capisco subito che non è la solita ragazzina che dopo avere letto le cinquanta sfumature di grigio vuole darsi al bdsm, ma si tratta di una persona consapevole della voglia di cominciare un percorso. Io le dico subito che sono un padrone autoritario ed esigente e che se volesse diventare una schiava anche i rapporti col marito sarebbero dipesi dalla volontà del suo padrone che comunque non l’avrebbe messa in difficoltà con i figli e nella sua vita di tutti i giorni, ma che comunque l’avrebbe portata al limite.
Come prova le chiedo di pulire il bagno del water dell’ufficio con la sua lingua, il giorno seguente e lei accettò.
Il giorno seguente lei eseguì l’ordine, e mi mandò la foto che ne attestava l’esecuzione, ma non nel modo in cui intendevo io, infatti aveva leccato solo la tavalozza e non il water sotto. Le feci rifare la cosa ordinandole anche di darsi cinquanta colpi sul sedere col mestolo di legno che si gira la pasta per non aver eseguito attentamente all’ordine. Giorgia fece anche questo e diventò ufficialmente una mia schiava.
http://www.padronebastardo.org
Unser Besuch
Es war Freitag Abend und meine Tochter, die dieses Wochenende dran war
mit ” bei Mama sein”, war bei mir zuhause. Gerade die erste Zeit war
schwierig. Die Trennung, der ganze Zirkus vorher – hat uns eigentlich
entfremdet und so waren diese Pflichtaufenthalte nicht gerade das
Highlight für meine beiden k**s. Jessica hat dann meist gefragt, ob
noch eine Freundin mit übernachten kann und so wurde es dann doch
erträglicher für sie. Hab ich verstanden.
“Laura kommt gleich, machst du auf? Wir gehen in die Disco. Ich bin im
Bad”! rief Jessica von oben herab. “Ja”, sage ich, während ich in der
Küche ein paar Schnittchen bereite. Laura ist die beste Freundin von
meiner Tochter und bildhübsch. Ich mag sie und wir verstehen uns auch
gut. Sie ist ein nettes Mädchen. Es klingelt und ich öffne die Tür.
“Hey Elke”, “hallo Laura” begrüßen wir uns und mit den Worten “weist ja
wo Jessica ist” schicke ich sie nach oben ins Bad. Sie lächelt. Während
meine Tochter noch mit ihrem Outfit hadert, ist Laura perfekt gestylt.
Sie ist etwas größer als ich, schlank und hat lange blonde Haare. Sie
trägt rote High Heels, eine schwarze enge Jeans und das schwarze, teils
durchsichtige Korsett drückt ihre großen Brüste wirklich sehr
aufreizend nach oben. Der dunkelrote Lippenstift und ihre herrlich
dunklen Augen – meine Mutter hätte mich so niemals aus dem Haus
gelassen. Ich sehe ihr nach, wie sie nach oben geht, atme tief und mach
die Schnittchen fertig. Die armen Jungs, die haben es wirklich nicht
einfach, denke ich mir. Mein Sohn ist ja auch schon seit einiger Zeit
in dem Alter, wo er es mit solchen Damen zu tun bekommt. Die Jungs sind
doch bei so einem Anblick vollkommen überfordert!
Es dauert dann schon noch eine Weile, bis die beiden wieder
herunterkommen und sich hastig jeweils ein Schnittchen reinschieben,
klar – die Disco wartet. Jessica’s Aussehen finde ich schlimmer. Nicht
unbedingt aufreizender als das von Laura, aber meine Tochter ist auf
dem Gotiktrip und mir gefällt das überhaupt nicht. Sie hat schon ein
schönes langes Kleid an, aber darunter wieder ihre fürchterlich hohen
Stiefel, so wie die damals bei ABBA immer anhatten. Die langen, jetzt
momentan schwarzen Haare hängen irgendwie herunter und das Gesicht
total düster geschminkt. Macht sie es um mich zu ärgern, denn sie weis
ja dass mir das überhaupt nicht gefällt. Trotzphase? Laura sieht mir
das an, berührt mich kurz am Arm und lächelt. Naja, denke ich. Hast ja
recht. Wenn sie es so will, ändern kann ich es ja doch nicht. Die
beiden klappern zur Tür hinaus und ab. “Kommt nicht zu spät” rufe ich
noch hinterher”. Als Antwort erfolgt das vielsagende “jaja”.
Ich nehme eine Flasche Rotwein und ein Glas und gehe ins Wohnzimmer,
setzt mich auf die Couch und kuschel mich in meine Decke. Der Fernseher
läuft. Der Wein tut den Rest und so schlafe ich irgendwann ein. Ich
wache ich auf. Es ist kurz nach Mitternacht. Ich sehe auf mein Handy –
keine SMS von Karl. Bin eigentlich froh darüber und gehe ins Bett und
schlafe auch gleich wieder ein. Plötzlich schrecke ich auf! Ich schlafe
schon lange nicht mehr richtig. Allein in einem großen Haus und wenn
mal ein Mann bei mir ist dann schicke ich ihn danach wieder weg. Ich
möchte nicht, dass jemand morgens Männer aus meinem Haus kommen sieht.
Ach, die Mädels kommen heim. Erleichtert lege ich mich wieder zurück,
aber kann nicht mehr einschlafen. Na toll, jetzt muss ich auch noch
auf’s Klo! Ich schleiche zur Toilette, im Zimmer der Mädels ist es
still. Schlafen doch schon. Als ich aus der Toilette wieder herauskomme
um in mein Zimmer zurückzugehen, sehe ich, dass eines der Mädchen aus
deren Zimmer tritt.
Es ist Laura. Das Fenster zum Flur liegt hinter und durch dass Mondlicht
kann ich an ihrer Silhouette erkennen, dass sie nackt ist. Ok, denk ich
mir. Sie schläft halt so. Wir müssen jetzt aneinander vorbei und der
Flur ist etwas schmal. Laura hebt den Kopf und blickt mich an. Sie
lächelt nicht. Ich sehe sie an, lächle und drücke mich etwas gegen die
Wand um sie vorbeizulassen. Sie blickt etwas ernst, fasst mit beiden
Händen meinen Kopf und küsst mich zärtlich. Sie drückt ihren nackten
Körper leicht gegen meinen und durch mein T-Shirt kann ich sie spüren.
Sie küsst mich immer wieder und ich mag Laura nicht wegstoßen.
Ich hab keinerlei Ahnung wie ich mich verhalten soll. Klar, als Mädels
hat man schon mal miteinander geknutscht – zum üben für die Jungs –
aber so richtig mit einer Frau, niemals. Sie nimmt mich an der Hand und
zieht mich in mein Zimmer. Ich gehe hinter ihr her, bin irgendwie
willenlos, total verdutzt, weis nicht. Laura schließt die Tür und dreht
sich wieder zu mir her. Sie küsst mich wieder und greift unter mein
T-Shirt. Ich spüre, wie ihre Hände langsam nach oben wandern. So
zärtlich hat mich schon sehr lange nicht mehr jemand berührt. Ein
Eiskalter Schauer läuft mir den Rücken herunter und ich spüre, wie
meine Brustwarzen hart werden. Ich halte meine Hände nicht bei mir,
obwohl ich Laura am liebsten ganz fest halten und innig küssen möchte.
Ihre Hände sind nun an meinen Brüsten angelangt. Laura ertastet sie
zärtlich, berührt meine harten Knospen, mein Atem wird schneller. Sie
schiebt mein T-Shirt nun ganz hoch und ich helfe ihr irgendwie
automatisch, es mir über den Kopf herunterzustreifen. Sie bückt sich
und zieht mir dabei den Slip herunter. Laura erhebt sich wieder und wir
stehen uns beide nackt gegenüber.
Ich senke meinen Kopf etwas und sehe zum ersten mal ihren wunderschönen
Körper. Sie hat herrliche Brüste, nicht ganz so groß wie meine, aber
viel besser in Form. Ihr schlanker Körper, die Taille und der
unglaubliche Unterleib. Im schwachen Licht schimmert ihre haut wie samt
und ich kann mich nicht beherrschen. Ich muss sie berühren. Ich hebe
meine Hände, streiche ihr über die Schultern, herab zu ihren Brüsten.
Es ist wie Strom, der von ihrem Körper durch meine Finger in mich
hinein fließt. Ich kann meine Hände nicht von ihr lösen. Ich streiche
zärtlich um ihre Brüste. Sie sind so herrlich zart und weich. Meine
Hände wandern weiter hinab an ihrer Taille, aber weiter traue ich mich
nicht. Laura scheint dies zu bemerken und fast meine Hände.
Sie führt mich zum Bett und ich lege mich darauf. Sie streicht an der
Innenseite meiner Oberschenkel und drückt diese zärtlich auseinander.
Ich werde wahnsinnig. Dieses Kribbeln, Gänsehaut, habe ich lange nicht
mehr gespürt. Laura’s Mund berührt meine Kniekehlen, wandert
abwechselnd immer weiter nach oben. Ich spritzt gleich ab..mein
Gott..was macht sie da mit mir? Wann ist sie endlich oben? Ich kann es
kaum erwarten. Ihre Hände schieben meine Schenkel weiter auseinander
und ich höre, wie meine Schamlippen sich schmatzend öffnen. Ich spüre
Laura’s Mund langsam näher kommen…gleich , ja gleich ist sie da. Ich
stöhne laut auf. Ihr Mund berührt meine Schamlippen. Ich werde
wahnsinnig. Sie fährt mit ihrer Zunge an der Innenseite entlang, küsst
meine Fotze, saugt daran, meine Schamlippen schwellen immer weiter.
Mein Gott, wenn sie jetzt meinen Kitzler berührt, ich spritzt ab! Mein
Körper begann zu zucken, Laura berührte meinen Kitzler und ein Strahl
ergoss sich aus meiner Fotze.
Das kleine Luder hat mich zum abspritzen gebracht. Da höre ich ihre
Stimme “hast du einen Dildo”? Ich greife wortlos in die Schublade
meines Nachtkästchens und hole ihn ( wen‘s interessiert: Fun Factory
Dildo Curve in Pink – kann ich voll empfehlen) heraus. Sie nimmt ihn
mir aus der Hand. “Geiles Teil” höre ich Laura flüstern. Ich lege mich
wieder zurück und halte erwartungsvoll meine Beine geöffnet. Ja, ich
will es. Ich will, dass mich Laura jetzt damit fickt. Das sind meine
Gedanken und da spüre ich schon wie sie mit der Spitze an meiner Fotze
herumfährt und den Dildo mit meinem Geilsaft befeuchtet. Das Biest
macht sowas doch nicht zum ersten mal, schießt mir da durch den Kopf.
Jessica! Naja, was soll’s. Ich spüre ihre Finger an meiner Fotze und
sie beginnt mir den Dildo sanft hineinzuschieben. Laura macht das gut.
Sie schiebt ihn ganz rein und zieht ihn wieder raus. Wieder rein und
wieder raus. Meine Fotze schmatzt jedes mal vor Geilheit und ich
beginne mein Becken gegenzudrücken, wenn sie den Dildo reinschiebt.
Jetzt lässt sie ihn drinnen und fickt mich richtig damit. Sie senkt
ihren Kopf zu meiner Fotze herab und reizt mit ihrer Zunge meinen
Kitzler. Ich explodiere gleich. Ich stöhne, ich bäume mich auf, zittere
am ganzen Körper. Sie reibt jetzt mit der anderen Hand heftig meinen
Kitzler. Laura zieht den Dildo heraus und “Ahhhh”, ein weiterer Strahl
verlässt meine Fotze. Ich drücke meine Beine zusammen, greif Laura an
den Armen und ziehe sie zu mir her.
Sie legt sich neben mich und ich halte sie im Arm. Es ist still, kein
Wort. Was bitte soll ich sagen? Die beste Freundin meiner Tochter hat
mich soeben verführt und mich mit meinem eigenen Dildo gefickt. Mein
Atem wurde langsam ruhiger. Ich weis nicht, ob Laura erwartet hat, dass
ich sie jetzt auch mit dem Dildo ficke. Wir lagen noch einige Zeit
nebeneinander und ich genoss ihre Nähe. Ich drehte meinen Kopf zu ihr
und flüsterte” das darf nie wieder geschehen”! Laura gab mir einen
Kuss, stand auf und sagte “ok”. Sie verlies das Zimmer.
Unser Verhältnis hat sich dadurch nicht verändert und ich freue mich
jedes mal, Laura zu sehen, aber wirklich NUR zu sehen!
LA MORA, LA BIONDA E LA ROSSA.
STORIA DELL’INCONTRO DI TRE TRAV PUTTANE!
Era da molto tempo che non rivedevo la mia amica Lella, una delle mie sorelline preferite, con cui ho avuto già diversi incontri piacevoli ed eccitanti. Con lei mi trovo benissimo e ricordavo con piacere (eccitandomi al solo pensiero) le nostre lesbicate terminate tutte con i suoi stupendi schizzi di calda crema nella mia bocca assetata, documentati da alcuni video che girano nel web e di cui potete ammirarne uno su questo stesso blog. La mia bionda preferita non era più a Roma ma, con estremo piacere, un bel giorno, mi ha avvertita che sarebbe tornata un sabato e che avrebbe volentieri fatto una bella lesbicata con me. Naturalmente mi sono subito resa disponibile e le ho proposto di coinvolgere la mia nuova amica Paola per un coinvolgente incontro tra tre troiette porcelline. L’ho subito avvertita e lei, naturalmente, da vera troia come me, si è subito detta disponibilissima, ed abbiamo concordato orario ed incontro nel motel dove alloggiava Lella.
Il giorno stabilito ho preparato con cura tutte le mie cosine e mi sono recata con un po’ di anticipo nel luogo dell’incontro. Parcheggiata l’auto ho raggiunto la camera dove alloggiava Lella; ero fremente di rivederla dopo tanto tempo, ho bussato alla sua porta che dopo pochi istanti si è aperta. Sono entrata e me la sono trovata davanti: parrucca bionda corta come al solito, occhiali da sole, vestitino di rete nera cortissimo, calze nere con reggicalze , sandali argentati con tacco a spillo, guanti bianchi lunghi, depilatissima come sempre: insomma la solita incantevole troia. Ci siamo salutate con un bacio delicato sulle labbra ma io, da vera zoccola come sono, non ho resistito e ho subito messo la mano sul suo splendido e candido clitoride inanellato da un cokring in silicone bianco che spuntava da un mini perizoma con apertura sul davanti.
“Sei sempre la solita splendida troia, tesoro!” le ho detto e mi sono subito recata in bagno per la cerimonia della trasformazione. Mentre mi cambiavo e truccato per diventare Patty pensavo con eccitazione a quando l’avrei accarezzata, baciata ed avrei potuto godere appieno del suo corpo e di quello di Paola che sarebbe arrivata più tardi.
Ho indossato un corpetto nero di tulle, molto sbarazzino, che lasciava scoperto il seno, con reggicalze incorporato, calze nere velate ed un perizoma aperto che non lasciava nulla all’immaginazione, cockring di silicone trasparente intorno a clitoride e ai testicoli, sandali neri con strass e tacco a spillo, sopra un vestitino nero di pizzo, la mia solita parrucca nera corta e trucco da vera puttana. Un po’ di profumo come ultimo tocco ed aperta la porta del bagno mi sono recata in camera dove Lella
mia aspettava seduta sul letto fumando una sigaretta: atmosfera da vero bordello in stile anni ruggenti.
La prima cosa che abbiamo fatto è stato scambiarci un lungo ed appassionato bacio lingua su lingua: non ricordavo quanto fosse eccitante baciarla sentendo i nostri due corpi toccarsi mentre la mia mano le carezzava il clitoride già turgido dal piacere.
Abbiamo iniziato a lesbicare scambiandoci deliziose succhiate di cazzo a vicenda; naturalmente io ero la passiva prevalente: come sapete ormai tutti la mia bocca è assetata di cazzo e non ne può fare a meno, soprattutto se si tratta del clitoride depilatissimo di una sorellina come Lella. Naturalmente non ho tralasciato il suo delizioso buchino posteriore con dolci e penetranti colpi di lingua: delizioso veramente con lei che mugolava dal piacere.
Mentre ci scambiavamo dolci effusioni con i nostri corpi già eccitati al massimo arriva Paola che ci trova già in piena attività. Ci salutiamo e mentre lei si reca in bagno per prepararsi noi continuiamo i nostri giochi porcellini, rotolandoci sul letto, scambiandoci baci bagnati e lunghe leccate reciproche.
Dopo un po’, non so quanto perchè non ci siamo accorte del tempo che passava impegnate come eravamo nei nostri giochi di piacere, esce Paola dal bagno: parrucca rossa corta, catsuite a rete nera a maglie larghe con apertura sul davanti, stivali neri alti ed un mini perizoma che conteneva a stento il suo clitoride già eccitatissimo: la terza puttana era pronta!
Di qui in poi è iniziato un magnifico gioco a tre difficile da descrivere: i nostri corpi a momenti si aggrovigliavano e non si capiva più di chi fosse questa o quella parte.
Mentre Paola succhiava Lella io mi dedicavo al suo cazzo turgido masturbandolo e raccogliendolo nella mia bocca sempre più affamata. Poi io e P. ci siamo dedicate entrambe a L. spompinandola insieme e scambiandoci anche deliziosi baci saporosi degli umori di Lella.
Poi, mentre Paola era supina sul letto e L. usava la sua bocca su di lei io mi sono avvicinata al viso di P. e le ho puntato il mio clitoride eccitato in bocca permettendole di dedicarsi ad esso con piacevoli colpi di lingua che andavano dalla punta scendendo giù fino alle mie palle liscie che si deliziavano di quelle eccitanti attenzioni.
In pochi attimi cambio di scena: siamo ora io e L. che offriamo a P. entrambi i nostri clitoridi e lei da supina si ritrova a leccarci entrambe trovandoseli sopra il viso e dedicando le attenzioni della sua bocca e della sua lingua una volta all’una una volta all’altra: delizioso.
In un turbinio di eccitazione crescente L. e P. si dedicano ad un coinvolgente 69 ed io inizio a leccare il buchino di L. mentre P. si dedica al suo clitoride. In genere io non svolgo ruolo da attiva anale ma la scena era troppo invitante: vedevo il buchino di L. fremere sotto i mie colpi di lingua e le mie dita che lo penetravano delicatamente. Ho avvicinato allora con delicatezza la punta del mio clitoride al suo buchino e, piano piano, ho iniziato a penetrarla: la sentivo gemere dal piacere e l’ho cavalcata con gusto mentre P. da sotto continuava a leccarla.
Eravamo ormai giunte al culmine dell’eccitazione ed io aspettavo con ansia il finale del nostro incontro, quello che adoro di più: mi sono sdraiata supina sul letto e P. e L. si sono avvicinate in ginocchio ai lati del mio viso mentre masturbavano i loro clitoridi turgidissimi. Le vedevo smanettare con foga e le stimolavo, dedicandomi con bocca e lingua sia all’una che all’altra con la mia bocca che passava dalle cappelle alle loro palle depilate e lisce e immaginava già i dolci schizzi della loro crema calda che presto l’avrebbero inondata. Passavo dall’uno all’altro clitoride eccitatissima mentre mi masturbavo a mia volta, eccitatissima, e le sentivo gemere per l’avvicinarsi del piacere. La prima che mi ha offerto il suo succo è stata Paola, alla destra del mio viso, che gemendo mi ha scaricato in bocca la sua sborra cremosa che io, come sempre, ho assaporato con sommo piacere riprendendo poi in bocca più volte il suo arnese per assaporarmelo tutto ancora bagnato del suo umore.
Poco dopo è stata Lella che, gemendo come una vacca in calore, mi ha schizzato in viso ed in bocca ripetuti fiotti della sua calda crema ricoprendomi il viso con abbondanti ondate di piacere. Ero in estasi e chiedevo a loro di continuare ripulendo per bene e più volte i loro clitoridi bagnati di umore e chiedendo loro altra sborra da gustare ma, purtroppo, sapevo che non sarebbe stato possibile, almeno quella sera.
Avevo il viso e il petto completamente ricoperto, mi sentivo una vera troia, una puttana in calore, una vera porca, insomma quella che voi conoscete: Patty.
Kiss ed a presto col prossimo racconto.
yoga
Fare yoga è bello, mi ha sempre intrigato! Ma quando l’ho capito veramente, era passato circa dopo un mesetto che avevo iniziato a seguire delle lezioni private a casa di un’amica…soprattutto dopo quel che mi è capitato.
Partiamo dall’inizio:
Una mia cara amica ha, per caso, iniziato a seguire delle lezioni di yoga qualche anno fa. Da allora è diventata sempre più brava, tanto da poter diventare prima assistente e poi maestra di yoga nella scuola in cui ha iniziato.
L’anno scorso stavo parlando con lei, una ragazza giovane, alta circa 170cm, corporatura magra, capelli biondi e lunghi fin poco sopra le spalle, uno sguardo stupendo con le sue pupille marroni tendenti al nocciola, un culetto che farebbe invidia alle più belle attrici di Hollywood e due piccoli seni che però ti fanno pensare “quanto li vorrei poter coprire con il palmo della mano”, voce calma e suadente, ma allo stesso tempo ferma, di chi sa cosa vuole dalla vita. Parlando, esce il discorso dello yoga e sul fatto che anche io avrei voluto provare e lei, che chiameremo “V”, si propone di farmi delle lezioni gratuite.
Dopo qualche mese da quella chiacchierata, finalmente riusciamo ad organizzare la mia prima lezione: V mi fa fare un’ora intensa, dove mi fa provare varie tipologie di yoga; alla fine della lezione mi sento stanco e stremato, ma contento e le dico che voglio continuare. Così ci organizziamo in modo da poter far una volta alla settimana una lezione da circa un’ora a casa sua e io, in cambio, per ripagarla, le offro sempre la cena.
Così si susseguono le lezioni, pian piano, un’ora alla volta e passa circa un mese da quella prima lezione; nel giorno e nell’ora decisi per quella settimana, come sempre, arrivo da lei appena finito di lavorare con lo zainetto in spalla contenente i vestiti da usare per la lezione. Ci salutiamo e vado in bagno a cambiarmi; nel mentre V va a preparare nella stanzetta predisposta allo yoga i tappetini. Messi via i vestiti del lavoro ed indossati i pantaloncini e la maglietta, la raggiungo e mi siedo sul mio tappetino, in attesa che lei si sieda sul suo, posizionato davanti al mio. Ma, prima di sedersi, mi dice di alzarmi che questa volta avremmo fatto yoga in un modo leggermente diverso dal solito, in un modo più “naturale” e, dicendo questo, si toglie la maglietta e continua dicendomi “togliti i vestiti…tutti! Spogliati completamente che facciamo yoga nudi”. Io, incredulo, la guardo mentre si toglie il top e i pantaloni e, mentre si sta togliendo le mutandine, mi dice di muovermi a spogliarmi, che dobbiamo iniziare la lezione!
Ancora con la bocca aperta, intento ad ammirarla li, nuda, davanti a me, con quelle sue tette che spuntano dal petto, grandi come una coppa di champagne, con in punta dei capezzoli rosei, la pancia piatta, le anche che spuntano leggermente a lato e la sua bella fighetta, quasi completamente rasata, con un piccolo triangolo di pelo castano chiaro posizionato poco sopra le grandi labbra.
Con un piccolo gesto con la mano, V richiama la mia attenzione e mi dice di muovermi; mi tolgo la maglietta e i pantaloncini e rimango un attimo fermo prima di togliermi le mutante, l’ultimo baluardo che mi copre un’erezione ormai non più controllabile; prendo un lungo respiro e le abbasso.
Appena finito di spogliarmi, senza neanche guardarmi, mi fa il gesto di sedermi sul tappetino ed iniziamo la lezione facendo tutte le posizioni fatte già le altre volte, solo che ogni volta che si china con le gambe dritte e mette le mani vicino ai piedi, faccio fatica a concentrarmi e le guardo quel bel culetto che si ritrova, pensando a quanto sarebbe bello prenderla da dietro in quella posizione e di farle sentire quanto è duro il mio cazzo; come anche ogni volta che facciamo una posizione in cui si deve allargare bene il bacino e mette in mostra il suo monte di venere, è sempre un casino e vi assicuro che nello yoga posizioni del genere sono mooolto frequenti. Quindi io, in pratica, sono perennemente con l’uccello in tiro. Ad esempio, un altro momento incasinato, avviene quando dobbiamo fare una delle tante posizioni per allungare la schiena: spostando il peso sulle spalle, testa all’indietro e gambe e piedi portati fin dietro la testa fino a toccare terra con le dita dei piedi…il problema dell’avere un’erezione in quella posizione è il trovarsi la cappella a pochi centimetri dalla faccia e non è stato molto bello!
Finalmente, dopo quasi un’ora, arriviamo agli ultimi 15 min di lezione in cui si fa riposo: come sempre, mi fa sdraiare sul tappetino, pancia all’aria, gambe e braccia distese e lasciate morbide per terra e occhi chiusi. Inizia la solita solfa sul cercare di lasciarsi andare, sentire ogni parte del corpo pesante, di non muoversi, occhi chiusi, respiro cadenzato e sento che, come le altre volte, si avvicina a me per mettermi sugli occhi una cosa fatta da lei x coprirli ed aiutare nel rilassamento. Però la sua voce la sento sempre molto vicina a me, poco sopra la testa, finché non sento qualcosa avvicinarsi alla faccia, subito penso sia una sua mano e mi domando il perché, anche se spero vivamente che poi scenda più giù ed inizi a segarmi l’uccello, che è sempre in tiro! Ma poi, invece, la sua voce cambia, e mi dice che devo continuare a tenere gli occhi chiusi e tirar fuori la lingua: io ovviamente eseguo e subito dopo sento qualcosa di morbido ed umido sopra la mia bocca. “Lecca” mi ordina e capisco che finalmente è arrivato il momento: si è inginocchiata su di me e mi ha sbattuto in faccia la sua patatina!
Nella mia testa c’è una festa! Era parecchio che mi immaginavo questo momento e non credevo sarebbe realmente successo…quante seghe mi sono fatto pensando a lei!
Lecco, lecco le grandi labbra, la parte attorno, infilo la lingua dentro, le mordicchio il clitoride che ormai è gonfio dall’eccitazione; le metto le mani attorno ai fianchi e cerco di girarla, in modo da fare un bel 69, ma lei resiste in quella posizione. Per fortuna mia, resiste poco. Quando sento i suoi primi umori colarle sulle cosce e sul mio viso, lei finalmente decide di girarsi. Le sue ginocchia sono attorno alla mia testa, le mie mani esplorano ogni parte del suo culetto e la mia lingua continua a farle provare un piacere immenso e lei si china su di me, innanzitutto lo sfiora con le mani ed io ho già i brividi! Poi lo prende con la mano destra, lo stringe e tira giù tutta la pelle e la tira su, poi giù e poi su, piano piano, mi sta facendo impazzire! Lei ormai è quasi arrivata all’orgasmo, si ferma un attimo e credo stia inarcando la schiena, perché non sento più i suoi seni sfiorarmi la pancia. La sento ansimare sempre più profondamente, sempre di più, finché non diventano quasi dei piccoli urletti di piacere: sta godendo! Io però in resisto! Tra la vista della sua fighetta, le sue mani che continuano a segarmi molto lentamente e sentirla godere, sto per venire anche io: con una maon cerco di portarla giù, stavolta mi lascia fare e finalmente sento le sue labbra attorno al cazzo. Lei ha degli spasmi sul ventre, segno che sta godendo ancora…ci sta mettendo davvero impegno in quel pompino e pochi secondi e le riempio di sperma la bocca. V sento che continua a ciucciare ed in parte ingoia, in parte fuoriesce e cola lungo la mia asta.
Ma dopo un’ora di eccitazione continua, non mi basta un pompino. La faccio girare con la schiena per terra e continuo a leccarle la figa, facendola arrivare quasi al secondo orgasmo. A quel punto mi dice “ti prego, non resisto più! Scopami” per fortuna ho ancora l’uccello in tiro ed una voglia matta di ficcarmi quella gran fica di V e la accontento all’instante. Mi porto su di lei e, baciandola in bocca, la penetro con un colpo solo. Scosto un attimo la faccia dalla sua, per guardarla mentre me la sto scopando: è bellissima! Il suo volto ha un’espressione di goduria, il suo respiro è sempre più simile a degli urletti e questo mi eccita ancora di più! Voglio sbattermela fino allo sfinimento, voglio riprendermi di tutte quelle volte che mi sono toccato pensando a lei e di quanto sarebbe stato bello fare sesso con lei.
V ha il suo secondo orgasmo e mi dice che vuole che le venga sulle tette. Quindi mi fa uscire da quell’antro bagnato e caldo che è il suo monte di venere e, messomi sopra di lei, lo prende in mano per farmi una di quelle che definirei tra le seghe migliori mai ricevute, fa certi movimenti con la mano che non capisco, ma che mi fanno godere come un maiale: poco tempo dopo, sto già per venire. Credo che lei senta il mio cazzo pulsare sempre di più, perché V si mette in posa per riceverlo tutto sui seni. Poche menate e le sborro copioso addosso, qualche schizzo più lungo addirittura le arriva in faccia. Le ultime gocce le lecca e poi mi sposto leggermente, per darle modo di mettersi meglio. Mi guarda compiaciuta con ancora degli schizzi sulla faccia e con le dita ne prende un pochino e se le porta in bocca, leccandole simulando un pompino.
Questo è troppo! Mi sta venendo di nuovo voglia, ma ho bisogno di 5 min di riposo, così lei ne approfitta e va a lavarsi.
Quando torna, purtroppo, mi dice che è tardi e che, a malincuore, deve andare via.
Ed aggiunge che la prossima volta che accadrà, farà in modo di avere tutto il tempo necessario per poterlo fare tante volte in più, che vuole provare altre posizioni.
NON VEDO L’ORA!
In attesa della lezione della prossima settimana, sto cercando di trattenermi dal masturbarmi con l’immaginarmi quello che potrà accadere.
Das Sklavenpaar [Netzfund]
Das Sklavenpaar
Fickknecht Jan und Ficksau Sandra
Ein Bericht vom Fickknecht und seiner Eheficksau:
Nachdem Ende unsere Beziehung mit Hartmut, der ja fast fünf Jahre lang unser Besitzer gewesen war, konnten wir im letzten Jahr zum ersten Mal wieder selber unseren Urlaub planen. Natürlich kam dafür für uns nur etwas in Frage, wo wir auch herumsauen konnten und wo es möglich war, andere Perverse kennenzulernen. In den normalen Katalogen gab es natürlich nichts passendes, aber als ich dann mal im Internet suchte, fand ich eine Anzeige von einem Privatclub in Portugal, der ziemlich interessant war.
Sofort schrieb ich eine Email und schickte auch gleich ein paar Bilder mit, auf denen sie gleich sehen konnten, dass wir wirklich ein total versautes Paar sind. Das gefielen ihnen sehr gut, und sie schickten uns auch ein paar Bilder von der Anlage und auch welche, auf denen wir sehen konnten, dass es dort wirklich hoch herging. Auch eine Liste war dabei, auf der die freien Termine standen.
Wir überlegten nicht lange und ich schickte ihnen eine Antwort, mit der ich für uns ein kleines Ferienhaus für zwei Wochen im August buchte. Und schon am nächsten Tag bekam ich von ihnen eine Bestätigung, dass sie das Haus für uns reservierten hatten.
Am 5. August flogen wir dann nach Faro. Wir waren sehr aufgeregt und hofften beide, dass wir in dem Club richtig geile Leute finden würden. Am liebsten wäre uns natürlich ein neuer Besitzer, der es versteht, so Ficksklavenschweine wie Sandra und mich richtig zu behandeln. Denn wir hatten in den Monaten davor oft gemerkt, dass es ohne einen richtigen Besitzer nicht so geil war und wünschten uns beide sehr, endlich wieder von einem Herrn benutzt und versklavt zu werden. Deshalb hatten wir uns auch überlegt, dass wir zu allem bereit sein wollten, wenn wir einen Besitzer finden, der uns gefällt.
Am Flughafen stand schon ein kleiner Bus, der uns abholen wollte. Der Fahrer war Henrik, ein junger Holländer, der gut deutsch sprach. Während der Fahrt erzählte er uns ein bisschen von dem Club. Die meisten Gäste kamen jedes Jahr wieder, manche sogar zwei oder drei Mal im Jahr. Er sagte, dass es fast keine Regeln gäbe und jeder für sich selber verantwortlich wäre. Verboten wäre nur alles, was mit Kindern und Tieren zu tun hat, was wir gut verstehen konnten. Außerdem durfte man nichts tun, was wirklich gefährlich oder blutig ist. Wer bei sowas erwischt wird, der mußte sofort die Anlage verlassen.
Wir sagten ihm, dass das für uns kein Problem ist und wir diese Verbote auch sehr gut finden. Und wir erzählten ihm auch, dass wir einen neuen Besitzer suchten. Henrik lachte und sagte uns, dass wir im Club bestimmt den Richtigen finden würden, denn es wären gerade viele SMler da. Wir waren froh, das zu hören und wurden noch gespannter.
Die Anlage war nicht sehr groß und hinter einen großen Mauer versteckt. Sie war außerhalb der Stadt in einer kleinen Bucht über dem Meer. Um zu Strand zu kommen, mußte man eine ziemlich lange Treppen heruntergehen. Aber wir waren ja nicht so sehr wegen dem Strand gekommen, und so störte uns das auch nicht.
Gleich am Eingang der Anlage stand das Hauptgebäude mit der Rezeption, dem Speisesaal, der Bar und dem Fernsehraum. Als wir in die Halle kamen, war in einer Sitzgruppe gerade ein wilder Dreier im Gange. Eine junge, dunkelhaarige Frau kniete dort auf einem Sessel und wurde von zwei Männern gefickt. Der eine fickte sie in den Arsch und der andere in die Maulvotze. Ihre Körper klatschten dabei so laut aufeinander, dass es in der ganzen Halle zu hören war, genau so wie das Stöhnen und Keuchen der Frau, die offensichtlich schon sehr geil war.
Der Mann, der es der jungen Schlampe in den Arsch besorgte, war wohl ihr Ehemann, denn während er die Kleine sehr hart abfickte, schlug er ihr mit beiden Händen kräftig auf den Arsch und forderte den anderen auf, der Sau den Schwanz ganz in das geile Nuttenmaul zu stossen. Die Sau wäre das gewohnt, und wenn sie dabei kotzen würde, wäre das auch egal.
Sandra stöhnte auf, als wir das sahen, sie nahm mich an der Hand und sagte: „Ich glaube, hier sind wir richtig.“
Wir bekamen unsere Ferienhaus ganz in der Nähe vom Hauptgebäude. Es war ein kleines Haus mit zwei Schlafzimmern, einem Bad und einem Wohnzimmer mit einer Kochecke. Von der Terrasse aus konnten wir auf die Anlage und die beiden Swimming-Pools sehen. Wir bekamen auch noch einen Zettel mit den Regeln für den Club, die wir ja zum Teil schon kannten.
Wichtig war aber, dass man am ersten Tag einen AIDS-Test machen lassen musste. Es würde zwei Tage dauern, bis man das Ergebnis bekam, und solange durfte man nur mit Gummi ficken. Später bekam man dann ein rotes Armband, damit alle sehen konnte, dass man negativ war.
Weil wir schon gesehen hatten, dass fast alle nackt herumliefen, ließen wir unsere Klamotten im Schrank als wir dann loszogen, um uns mal umzusehen. Zuerst gingen wir gleich zu dem kleinen Arztzimmer im Haupthaus und ließen uns Blut abnehmen, dann wanderten wir zu den Pools, wo es auch eine große Bar gab. Und dort war auch schon einiges zu sehen.
Links an der Bar kniete ein älterer Mann vor einem jüngeren und blies ihm einen. Eine sehr gut gebaute, auch noch ziemlich junge Blondine stand daneben und massierte dem jüngeren die Eier. Der ältere blies sehr gut und leckte den Schwanz und die Eier des anderen geil ab. Und er schluckte auch alles, als der jüngere dann abspritzte.
Auf der anderen Seite fickte ein Pärchen, die schon etwas älter waren. Die Frau stand breitbeinig vor der Bar und hatte sich weit nach vorne gebeugt. Der Mann fickt sie mit seinem sehr großen Schwanz von hinten durch, wobei die Titten der Frau wild hin und her klatschten. Die Frau keuchte vor lauter Geilheit und feuerte den Mann an, damit er noch härter zustieß.
Ich bekam vom Zusehen schon einen Steifen, und Sandra wurde auch sehr geil. Wir stellten uns an die Bar, bestellten uns zwei Bier und sahen den anderen zu. Sandra massierte mir dabei kräftig die Eier und ich bohrte ihr einen Finger tief in die geile Arschvotze.
Nachdem er alles geschluckt hatte, stellte sich der ältere Mann zu uns und sagte: „Guten Tag. Ich bin Heiner und ich bin ein sehr geiles und sehr devotes Bi-Schwein. Ich blase gerne Schwänze, lecke Votzen und Arschlöcher, auch wenn sie dreckig sind. Natürlich biete ich auch gerne meine enge Arschvotze zum Ausspritzen an. Wenn ihr wollt, dann könnt mich gern jederzeit benutzen.“
Wir stellten uns auch vor und sagten Heiner, dass wir selber auch devote Säue sind, die einen Herrn suchen. Heiner sagte uns, dass das kein Problem ist, weil in Club viele Doms sind, die geilen Ficksklaven suchen. Er fragte mich noch mal, ob er mir einen blasen sollte, doch ich wollte noch nicht spritzen, und so ging Heiner weiter.
Das Pärchen neben uns war jetzt auch fertig, und die Frau stand noch alleine an der Bar. Sandra sprach sie an und wollte wissen, ob der Ficker mit dem dicken Schwanz ihr Mann war. Die Frau lachte und sagte, dass sie nicht weiß, wer der Mann ist, aber das er sie gut gefickt hat. Dann sah sie mich an und sagte: „Ich habe gerade gehört, dass du gerne ein Fick– und Lecksklave bist. Also, dann komm her, und leck meine Votze sauber, Sklave!“
Das tat ich gerne und leckte eine Menge Wichse aus ihrer rasierten Votze. Ich leckte ihr aber auch den Kitzler und das Arschloch, was die Frau sehr geil machte. Schließlich presste sie mein Gesicht auf ihre Votze und hatte einen Orgasmus.
Sie war zufrieden und sagte zu Sandra: „Da hast du aber einen guten Lecksklaven. Ob ich ihn wohl öfter mal benutzen kann?“
„Na klar“, sagte Sandra, „so oft wie du willst. Er ist sehr versaut und sehr belastbar und für fast alles zu gebrauchen. Nimm ihn dir ruhig, wenn du ihn brauchst!“
Die Frau ging kurz darauf, und nachdem wir unser Bier ausgetrunken hatten, sahen wir uns auch weiter um. Um die beiden Pools herum gab es noch einen kleinen Park mit viel Rasen und Büschen. Durch diesen Park ging der Weg zur Treppe, über die man herunter an den Strand gehen konnte.
Wir sahen noch weitere Paare und Gruppen, die gerade fickten. Zum Teil war es wirklich pervers. Zum Beispiel war da eine Frau, die bestimmt schon 50 war. Sie lag mitten auf dem Rasen, und um sie herum stand eine Gruppe von Männern, die alle auf die Frau pissten. Ein anderer Mann stand neben der Frau und schlug ihr dabei mit einer Gerte hart auf die Votze. Ich hätte fast abgespritzt, als wir sahen, wie die Frau sich dann geil in der Pisse wälzte und sich zum Orgasmus schlagen ließ. Auch Sandra war ein bisschen neidisch auf die Frau und sagte, dass sie gerne an ihrer Stelle wäre.
Als wir an den hinteren Pool vorbeigingen, sahen wir eine Frau, die breitbeinig in einem Liegestuhl lag und sich von einer anderen Frau in die Votze fisten ließ. Sie schrie dabei so schrill, dass es in der ganzen Anlage zu hören war.
Zum Schluß gingen wir auch zum Strand herunter. Aber dort war nicht viel los, denn leider war der Strand nur sehr schmal und auch sehr steinig. Bis auf ein Paar, das gerade fickte, war hier nichts zu sehen.
Wir waren sehr geil, als wir wieder in unser Ferienhaus zurückgingen. Mein Schwanz schmerzte inzwischen stark und kurz vor dem Haus griff ich Sandra von hinten und presste meinen Steifen zwischen ihre Arschbacken. Auch Sandra war sehr geil, doch sie machte sich schnell wieder los und sagte: „Nein, wir ficken erst wieder, wenn wir einen Herrn haben, der es uns erlaubt!“
Eigentlich hätte ich enttäuscht sein müssen, aber stattdessen wurde ich nur noch geiler, weil Sandra so ein perverses Luder ist und mich gerne zappeln läßt. Zurück in unserem Haus band ich mir das Ledergeschirr um meine Eier und zog es so fest an, dass es höllisch weh tat. Dann warf ich mich vor Sandra auf die Knie und bettelte sie an, wenigsten mit mir herumzugeilen. Sie war einverstanden, aber ich mußte ihr versprechen, dabei nicht abzuspritzen. Außerdem verlangte sie von mir, das ich mit meinen geknebelten Eiern zu dem kleinen Supermarkt neben dem Haupthaus gehen sollte, um einzukaufen.
Ich machte gleich eine Liste und ging los. Erst war es mir etwas peinlich, mit vollsteifem und abgebundenen Schwanz durch den Club zu gehen, aber ich merkte schnell, dass es die anderen nicht interessierte.
Auf dem Rückweg traf ich zufällig Heiner, den wir schon an der Bar kennengelernt hatten. Er hielt mich an und wollte wissen, ob ich eine geile Bi-Sau und ein richtiges Ferkel wäre, was ich bestätigte. „Dann komm schnell mal mit“, sagte Heiner, und wir gingen in die Herrentoilette auf der Rückseite der Bar.
Dort waren bereits drei andere Männer, die alle ungefähr in meinem Alter war. Einer von ihnen, ein etwas dickerer, stand tief gebückt vor einem Pissbecken, an das er mit Handschellen angebunden war, und wurde gerade von einem der beiden anderen Männern in den Arsch gefickt. Der dritte Mann kniete daneben und quetschte dem Dicken ziemlich brutal die Eier und kniff ihm in die Brustwarzen. Der Dicke schnaufte und wimmerte und schrie ständig: „Ich bin eine dicke, geile Arschfickvotze und habe es nicht besser verdient! Bitte, benutzen sie meine Kackvotze wie sie wollen.“
Heiner schob mich zu den Männern und sagte ihnen, dass ich auch eine devote Schwanzzofe bin, die sie benutzen können. Die Männer sahen mich neugierig an, und dann zog der Arschficker seinen Schwanz aus der Kackvotze des Dicken und sagte zu mir: „Los, du geile Schwanzsau, jetzt wird geblasen!“
Zitternd vor Aufregung fiel ich sofort vor ihm auf die Knie und nahm seinen schönen, sehr schmutzigen Schwanz in meine geile Maulvotze. Er fing auch gleich an zu stossen und bohrte mir den Schwanz sehr tief in die Kehle. Dann fickte er mich sehr hart in meine geile Maulvotze, und ich blies ihn geil, bis er endlich spritzte und mir seinen Schleim in den Mund pumpte.
Sofort war Heiner neben mir auf den Knien und sagte: „Nicht schlucken!“ Dann küssten er mich und schlürfte mir die Wichse aus dem Mund und leckte mir auch die braune Schmiere von den Lippen. Mittendrin begann der Mann, der mir in den Mund gespritzt hatte, auf einmal zu pissen und ließ seine geile Jauche abwechselnd auf unsere Gesichter klatschen. Ich konnte mich nicht beherrschen und öffnete den Mund, um den geilen Saft zu schlucken, und nachdem er leergepisst war, leckte ihm auch noch den Schwanz gründlich wieder sauber.
Der dritte Mann hatte sich inzwischen auch in der Kackvotze des Dicken ausgespritzt und ihn wieder losgebunden. Jetzt lutscht der Dicke seinen verschmierten Schwanz und wichste dabei seinen harten Schwanz, bis ein langer Wichsstrahl auf den Boden spritzte, den der Dicke dann auch noch auflecken musste.
Marcel, der mir in die Maulvotze gespritzte hatte, sagte mir, dass ich wirklich ein geile Schwanzzofe und eine echte Drecksau bin. Auch der andere Dom, der Ingo hieß, lobte mich und sagte, dass man hier solche geilen Säue wie mich immer gerne sehen würde. Normalerweise würden sie immer Heiner und den Dicken, der Franky hieß, benutzen, aber ich könnte gerne so oft kommen wie ich wollte. Und als Heiner ihnen sagte, dass ich auch eine geile Ehesau habe, meinten sie, dass ich die gerne mitbringen könnte, wenn sie wirklich eine richtige Sau ist.
Ich sagte, dass ich das sehr gerne machen würde. Dann nahm ich meine Tüten und machte mich schleunigst auf den Weg zurück zu unserem Häuschen, weil inzwischen fast eine Stunde weg war.
Doch Sandra war nicht allein. Zu meiner großen Überraschung kniete sie vor einem jüngeren, ziemlich bulligen Kerl, der es sich in einem der Sessel bequem gemacht hatte, und leckte an seinen dicken, rasierten Eiern. Als ich genau hinsah, konnte ich sehen, dass ihre Titten abgeschnürt waren und an den Nippeln schwere Gewichte baumelten.
„Los, nimm die Eier richtig in dein Maul, du blöde Votze“, fauchte der Mann Sandra gerade an. „Oder muß ich dir erst deinen fetten Arsch richtig durchstriemen?“ Dann drehte er sich zu mir und sagte: „Und du geile Schwanzzofe komm auch her und knie dich neben deine dreckige Eheficke!“
Ich gehorchte sofort und kniete mich neben Sandra. Mein Schwanz, der ja inzwischen über eine Stunde lang abgeschnürt war, schmerzte höllisch, wodurch er aber noch härter und dicker wurde.
Der Mann betrachtete mich ein paar Sekunden lang, bevor er mir dann den Befehl gab, seinen Schwanz zu lutschen. Er hatte eine normal langen, aber sehr dicken Schwanz, und ich mußte meine Maulvotze weit öffnen, um ihn blasen zu können. Da mir der Mann und seine herrische Art sehr gut gefiel, gab ich mir Mühe, ihn gut zu bedienen. Dabei wußte ich noch nicht mal, wie er hieß.
Erst nach etwa 10 Minuten befahl er uns, mit dem Blasen und Lecken aufzuhören. Sandra musste sich breitbeinig über ihn hocken, dann packte er sie an Hüften und rammte ihr den dicken Schwanz mit einem Stoß ganz in die Votze. „Los, jetzt fick mich, du Sau“, sagte er und kniff Sandra gemein in die geschwollenen Warzen, die von den Gewichten lang gezogen wurden.
Sofort begann Sandra ihn zu reiten. Der Mann sah mir dabei dirket in die Augen und sagte: „Ich bin Axel, und Henrik hat mir erzählt, dass ihr beide zwei sehr geile und devote Bi-Säue seid, die einen sehr perversen und harten Herrn suchen. Wie der Zufall es will, suche ich auch gerade ein richtig versautes Sklavenpaar, und da habe ich mir gedacht, ich komme mal vorbei und prüfe euch.“
In diesem Augenblick war ich sehr glücklich, denn Axel gefiel mir sehr gut. Er schien wirklich sehr hart und herrisch zu sein und wußte bestimmt auch, wie man mit solchen Fickschweinen wie Sandra und mir umgehen mußte. Deshalb nickte ich eifrig und sagte, dass wir wirklich zwei sehr perverse Ficksäue sind, die gerne einem perversen Herrn dienen und eine wirklich strenge und perverse Behandlung brauchen.
Doch Axel verzog dabei keine Miene und sagte nur: „Das werden wir ja sehen. Jedenfalls hat es bis jetzt noch nicht viele Säue gegeben, die es lange mit mir ausgehalten haben!“
Und wie um uns zu zeigen, warum es keiner lange bei ihm ausgehalten hatte, zog er Sandra von seinem Schwanz, den er dann geschickt gegen ihr Arschloch bugsierte. Und jetzt will ich ihn mal in deinem geilen Fettarsch spüren, du Nuttensau“, sagte er und zog Sandra wieder nach unten.
Doch zum Glück ist Sandra eine erfahrene Arschfickzofe, die auch Gurken und dicke Dildos vertragen kann. Deshalb hatte sie auch mit dem Schwanz keine Probleme und nahm ihn ohne zu klagen auf. Das gefiel Axel sehr gut, auch das Sandra dabei geil aufstöhnte und kräftig mitfickte. Er meinte, dass sie eine Sau so ganz nach seinem Geschmack ist und das er gespannt ist, was wir ihm noch alles zu bieten haben.
Er fickte sie noch sehr ausgiebig, und ich war erstaunt, wie lange er seinen Saft zurückhalten konnte. Aber schließlich spritzte er dann doch in Sandras Arsch ab.
Kaum hatte er abgespritzt, sah er mich an und sagte: „Los, du fette Schwanzzofe, du weißt, was du jetzt zu tun hast.“ Doch als ich vor ihn kroch und seinen Schwanz ablecken wollte, stieß er mich herrisch mit dem Gesicht gegen Sandras Arsch und befahl mir, erst die Wichse aus ihrem Arsch zu lecken.
Ich war sehr geil, und deshalb bohrte ich meine Zunge sehr tief in den Arsch meiner Frau und leckte sie aus. Unser Herr hatte sehr viel gespritzt, und natürlich war es nicht nur seine Wichse, die aus dem Arsch herausfloß. Doch ich leckte alles gründlich ab und durfte danach auch noch den dicken Schwanz sauber lecken, der dabei schon wieder etwas anschwoll.
Inzwischen waren mein Schwanz und meiner Eier blau angeschwollen und ich mußte vor Schmerz ein paarmal stöhnen. Das machte unseren Herrn wütend. Er sagte, dass ich mich wie ein Weib anstellen würde und offensichtlich noch ein bisschen Training brauche. Er schickte Sandra nach oben, um die Reitpeitsche zu holen, und befahl ihr dann, mir fünf Schläge damit auf die Eier zu geben. Und wenn sie nicht hart genug zuschlug, dann würde sie für jeden zu leichten Schlag selber fünf Schläge auf die Votze bekommen.
Ich mußte mich breitbeinig auf den Boden legen und die Arme hinter dem Kopf verschränken, und Sandra musste sich mit ihrem Arsch auf meinen Mund setzen, damit meine Schreie gedämpft wurden. Und dann musste sie meine Eier schlagen.
Sie wollte unseren Herrn nicht enttäuschen und schlug sehr brutal. Ich brüllte in ihr Arschfleisch und krümmte mich auf dem Boden während der Schmerz durch mich hindurch raste. Trotzdem konnte ich beim letzten Schlag nur knapp verhindern, dass ich vor Geilheit abspritzte.
Als ich mich danach unterwürfig bei unserem Herrn für die Strafe bedankte, war er zufrieden mit mir. „Du bist wirklich ein geiles Sklavenschwein und sehr belastbar“, sagte er. „Und deine Alte ist auch einen perverse Arschfickzofe. Ich glaube, dass ich es mit euch mal versuchen sollte.“
Sandra und ich sahen uns an, und wir dachten beide dasselbe. Axel war wirklich so ein perverser und harter Herr, wie wir uns gewünscht hatten. Das sagten wir ihm und auch, dass wir gerne seine Ficksklaven sein möchten und er über uns verfügen kann. Wir wären zu allem bereit, auch sehr harte Strafen und sehr perverse Benutzung und wollten keine Einschränkungen.
Unser neuer Herr überlegt noch etwas, dann sagte er: „Gut, wir haben ja noch eine Woche Zeit, es auszuprobieren. Der Anfang war ja schon nicht schlecht, aber das ist noch lange nicht alles. Und ich warne euch zwei Drecksäue, wenn ihr mich nur ein einziges Mal enttäuscht, dann ist es vorbei. Dann will ich euch nicht mehr.“
Wir versprachen ihm hoch und heilig, ihn nie zu enttäuschen. Das werde er dann sehen, sagte unser Herr, aber fürs Erste werde er uns gleich einmal unsere Maulvotzen öffentlich benutzen lasse, um zu testen, ob wir wirklich gehorsame Sklavensäue sind.
Ich durfte jetzt endlich meinen Schwanzknebel wieder abnehmen, weil die Schmerzen inzwischen nicht mehr auszuhalten waren, und auch Sandra durfte die Verschnürung von ihren Titten lösen, die sich in der Zwischenzeit schon blau gefärbten hatten, und die Gewichte von den geschwollenen Warzen abnehmen. Unser Herr holte zwei Paar Handschellen aus unserem Koffer mit dem Werkzeug, mit denen er uns die Hände auf den Rücken band. Dann schmierte er uns mit einem von Sandras Lippenstiften die Maulvotzen rot ein und schrieb mit dem Stift auf zwei Blätter aus meinem Schreibblock ‘Maulvotzen – Für jeden zu benutzen’. Die Blätter machte er dann mit Sicherheitsnadeln an unseren Brustwarzen fest.
So brachte er uns zu dem breiten Weg, der durch die Anlage führt. Wir mußten uns Rücken an Rücken mitten auf den Weg knien, und unser Herr verband unsere Handschellen miteinander. Bevor er dann ging, sagte er noch, dass er uns nach dem Abendessen wieder abholen würde.
Bald kamen auch die ersten Gäste vorbei. Als sie uns da knien sahen, lachten sie und sagten, dass wir ja ein richtig perverses Sklavenpaar wären. Und gleich hatten Sandra und ich auch die ersten Schwänze in unseren Maulvotzen, die geblasen werden wollten. Sie fickten uns sehr hart, und wir bekamen viel Saft zu schlucken.
Es war sehr geil für uns, so ausgestellt zu werden. Die Leute, die vorbei kamen, verspottet uns gemein und wir mußten viele Schwänze blasen. Auch ein paar Frauen kamen, die geleckt werden wollten, und wir wurden dabei auch geschlagen und gekniffen. Leider wollten die meisten Männer von Sandra geblasen werden, die insgesamt neun Schwänze und zwei Votzen bediente, während ich nur drei Schwänze aber auch drei Votzen bedienen musste.
Über drei Stunden mußten wir auf dem Weg knien, bis unser Herr endlich wieder kam. Er hatte zwei Hundhalsbänder mitgebracht, die er uns gleich anzog. Er öffnete die Handschellen und wir mußten uns auf alle Viere vor ihn knien. Dann band er Sandra und mich mit den Handschellen an einem Arm und einem Bein wieder zusammen, machte an unseren Halsbänder noch Leinen fest und zog uns wie zwei Hunde zum Haupthaus und dort in den Speisesaal.
Das Abendessen war zwar schon zu Ende, aber es waren immer noch ein paar Gäste im Speisesaal. Wir sahen auch zwei Sklavinnen und einen Sklaven, die unter den Tischen knien mußte und beim Essen den Schwanz ihrer Herren lutschten. Auf einem Tisch lag eine Frau, die sich von einer ganzen Gruppen Männer durchficken ließ.
Unter dem Spott und dem Gelächter der Gäste zerrte unser Herr uns quer durch den Speisesaal. Am Ende, direkt neben der Tür zur Küche, standen vier Freßnäpfe. Zwei waren mit Essensresten gefüllt, in die beiden anderen hatten die Kellner die Reste aus allen Gläsern und Flaschen gekippt.
„So, hier ist jetzt euer Fressen, ihr Ficksäue“, sagte unser Herr und trat uns beide in den Arsch. „Fresst jetzt, denn das ist alles, was ihr heute bekommt.“
Es war schon sehr demütigend, aber wir hatten auch großen Hunger. Also fingen wir an, aus den Hundenäpfen zu fressen und die Brühe zu lecken. Es kamen auch ein paar von Gästen dazu, die mit unserem Herrn redeten und ihm sagten, dass wir wirklich sehr perverse Drecksäue sind, die hart und pervers behandelt werden müssen. Einer von den Gästen packte mir dabei an meine geschwollenen Eier und quetschte sie sehr hart, ein anderer hockte sich einfach über den Arsch von Sandra und fickte sie beim Fressen in die Arschvotze. Und eine Frau stellte sich dann noch über die Näpfe und pisste in unser Essen, wobei die anderen Gäste herzlich lachten und Befall klatschten.
Ich bekam wieder einen Tritt von unserem Herrn und er sagte: „Willst du dich bei der Dame nicht bedanken und ihr dafür die Pissvotze sauberlecken, du undankbares Schwein!“ Das machte ich natürlich sehr gerne, und als die Frau dabei noch ein paar kleine Spritzer auspisste, schluckte ich sie gehorsam.
Kurz danach fragte eine anderer Gaste unseren Herrn, ob er auch meine Arschvotze ficken könnte. Mein Herr sagte, dass ich eine geile Bi-Sau bin und gerne hart in den Arsch gestossen werde. Ich spürte, wie meine Arschvotze mit etwas klebrigem eingeschmiert wurde, und dann bohrte sich ein langer, leider nicht sehr dicker Schwanz in meine geile Arschvotze und ich wurde kurz aber sehr kräftig durchgefickt. Mein Herr lachte, als mein Schwanz dabei sofort wieder steif wurde, und meinte, dass ich wirklich eine perverse Schwanzzofe bin, die den Arsch wohl nie voll genug haben kann.
Auch Sandra wurde noch von einem Mann in die Votze gefickt, und nachdem wir unsere Näpfe gründlich sauber geleckt hatten, zerrte unser Herr uns aus dem Speisesaal und zurück in unser Haus. Dort mußte ich mich ins Bett legen und wurde mit gespreitzten Armen und Beinen angebunden. Mein Herr sagte, dass er für mich heute keine Verwendung mehr hatte und ich schlafen sollte. Bevor er mit Sandra wegging, durfte sie mich zum Glück noch abwichsen, denn nach diesem Tag war ich ungeheuer geil. Ich spritzte auch fast sofort gewaltig ab, wobei Sandra meinen Schwanz so halten mußte, dass ich mir mit meinem eigenen Saft das Gesicht, die Brust und Bauch einsaute. So verklebt liessen sie mich zurück.
Ich lag dann noch lange wach und überlegt, was für ein Glück wir mit unserem neuen Herrn gehabt hatten und was wohl in den nächsten Tagen noch alles passieren würde.
Eier zum Frühstück…
Es war Sonntagabend, und ich war wieder einmal so scharf drauf, ein bisschen strichen zu gehen.
Ich machte mich also schick: kurzes Röckchen, Heels und Nylons mit Naht, Straps, hochgeschlossene
Bluse, viel Lack und Latex, Haare hochgesteckt und nuttig geschminkt, zog ich los. Ich fahr meist 7 – 8
Stationen mit der S-Bahn, dann steig ich auf einem kleinen Vorstadt-Bahnhof aus, da ist nicht allzu viel los, es stört keinen, wenn man sich dort zum Anschaffen hinstellt. Und die Chance ist groß, Ausländer zu treffen, vor allem Ost-Europäer, Afrikaner, Araber und Moslems…
So stand ich auch diesmal, natürlich geil vor Aufregung, was wohl noch passieren würde. Ich zündete eine Zigarette an und stöckelte ein wenig hin und her, genau vorm Eingang des Bahnhofes auf der anderen Straßenseite. Sicher war wieder ein Zug angekommen, denn eine Menge Leute kamen auf einmal. Natürlich würde ich auch wieder beschimpft, aber das stört mich nicht, im Gegenteil! Ich bin ja total devot veranlagt, und mag es, wenn man mich beschimpft und beleidigt…
Ich bemerkte einen dunkelhäutigen Typen, er stand ein Stück entfernt an der Haltestelle gegenüber: ein Afrikaner oder Araber, ich konnte es nicht genau sehen, bis er sich nach mir umdrehte und mich musterte.
Ich schaute zu ihm herüber und ging ein wenig hin und her, er schaute jetzt ständig zu mir.
Ich schaute noch einmal in den Spiegel, überprüfte mein make up und meine Kleidung, dann fasste ich mir ein Herz und stöckelte zu ihm hinüber. Ich sah, es war ein Araber wie aus dem Bilderbuch, ich versuchte, meine Erregung zu verbergen, – Kunststück! Denn mein Röckchen war ja so kurz, dass man meine Strumpfhalter sehen konnte und mein Schwänzchen baumelte frei unterm Röckchen. Dass ich jetzt nur keinen Ständer bekomme…!
Zunächst ging alles gut, ich stellte mich vor und erklärte ihm, was ich so vorhatte… Er hieß Kahrim und lud mich ins Cafe im Bahnhof ein. Wir verzogen und in eine ruhige Ecke und plauschten. Jetzt war er sehr direkt und fragte mich, ob ich ihm einen blasen würde. Und weiter erfuhr ich, dass er schon fast drei Wochen keinen
Samen-Erguss mehr gehabt hatte und mich sehr gern füttern würde… Mir schlug jetzt das Herz bis zum Hals
und ich stellte mir vor, was sich in drei Wochen für ein riesiger Samenstau bei ihm gebildet hatte…
Ich bekam jetzt voll einen Ständer, unterm Tisch konnte das ja keiner sehen, aber Kahrim hatte es bemerkt, ging mir einfach unters Röckchen und fummelte an meinen Eiern, dann schob er einen Finger in mein Analfötzchen
und reizte meine Prostata, dass mir fast einer abging. Er spürte es und zog sofort seinen Finger heraus und hielt ihn mir an den Mund. Ich leckte ihn sofort sauber. „ Du bist ja ein perverses Ferkelchen“ meinte er und wollte wissen, auf was für Sauereien ich noch so steh. Wir saßen die halbe Nacht und fummelten und knutschten. Und ich hatte so einen Appetit auf seinen Samen…Ich fragte ihn dann, ob er nicht ein paar dunkelhäutige Freunde hätte, um mit mir einen Gangbang zu machen. Er versuchte, zu telefonieren, und wirklich: etwa eine Stunde später kamen zwei weitere rassige Blackboys. Sie waren sehr frech zu mir und fragten mich, ob ich schon gefrühstückt hätte. Was sie damit wohl meinten…!?
Wir verzogen uns auf die Bahnhofs-Toilette, um diese Zeit hatten wir da die meiste Ruhe. Ich hockte mich gleich vor die Jungs hin, um ihnen zu zeigen, dass ich artig blasen wolle. Mit zitternden Fingern öffnete ich ihre Hosen, mir schlug ein irre geiler Geruch entgegen, jetzt war es um mich geschehen…Kahrim hatte ein Prachtstück von Pimmel, als ich die dunkle Vorhaut zurückzog, kam eine süße rosa Eichel zum Vorschein, an der ich nun genüsslich nuckelte und saugte. Ich blies die drei Pimmel, bis sie hart wurden.
Die Jungs setzten mich auf ein Waschbecken und jetzt rammelten sie mich abwechselnd in mein heißes Transen-Fötzchen. Der erste war schon soweit und spritzte voll in mich ab. Ich spürte sein Sperma in mich reinschießen…
Ich lutschte ihm den Schwanz sauber und auch sein Arschloch. Das war nötig, denn die Kerle waren keine Meister der Reinlichkeit, und so nuckelte ich auch an ihren Löchern…
Ich war kaum fertig, da schoss mir der zweite seinen Samen ohne Vorwarnung ins Gesicht und auf meine Bluse!
Ich muss ziemlich schlimm ausgesehen haben, so angewichst und vollgerotzt…
Jetzt war Kahrim an der Reihe und er meinte nur, ich wüsste schon, was ich zu tun hätte…
Ich blies seinen Pimmel, seine Eichel war so groß, dass sie kaum in meinen Mund passte, ich war voller Erwartung, wann er abspritzt…Dann war es endlich soweit: seine Eichel begann zu zucken und zu pumpen, ein dicker klebriger Schwall ergoss sich in meinen Mund… Es war eine riesige Ladung und ich kam mit dem Schlucken fast nicht hinterher. So eine Menge Sperma hatte ich noch nie verzehrt. Es war meine erste Mahlzeit an diesem Morgen, sozusagen eine Extraportion Eiweiß zum Frühstück…einfach köstlich !
Jetzt war ich so heiß, dass ich auf dem Toilettenboden liegend, mir vor den Jungs auf mein Kleid ejakulierte und mir dann die vollgewichsten Fingerchen einzeln ableckte…
Die drei Kerle ließen mich so vollgespritzt und abgefüllt einfach liegen und verschwanden.
Jetzt hatte ich das, was ich mir wünschte: benutzt und abgefüllt zu werden, und dann weggeworfen wie ein benutzter Pariser…