Ciao a tutti, mi chiamo Riccardo, Riky per gli amici, e voglio raccontarvi come è iniziata la mia sfegatata passione dell’essere cuckold.
Sono sposato da circa 10 anni e devo anche dire felicemente sposato. Il sesso nella vita di coppia non è mai mancato, solo che come spesso capita dopo un po di tempo occorre qualcosa che stimoli di più, che metta del pepe per riattivare la “circolazione”. Capitava molto spesso che durante le nostre razioni di sesso e amore s’inventava qualche storiella del tipo:
farlo con il vicino o la vicina di casa, con il capo al lavoro, con la segretaria e chi più ne ha più ne metta.
Un bel giorno mi sono chiesto: quando scopiamo mi chiede di interpretare un altra persona che la fotta, se questo “gioco” la eccita al punto di scopare come una dannata e dare il meglio di se, perchè non provare sul serio? Fu proprio allora che cercai di capire come poterle proporre la situazione. Andando per le corte, una volta proposta la cosa facendo riferimento che io provassi immenso piacere vedererla scopare da un altro che potesse a sua volta dare immenso piacere a LEI, che altrettanto bello e eccitante potesse essere farlo in tre o magari quattro.
Miei cari amici, non avrei mai pensato in quel preciso momento di prendermi un sincero e diretto VAFFANCULO ed una buona razione di schiaffi.
Deluso, indignato e sconfitto, con la coda tra le gambe dovetti nel tempo creare una nuova armonia e attendere che sbollentasse quella che era la sua ira ed il suo castigo sessuale nei miei confronti.
Trascorse un anno, i rapporti si erano ristabiliti ed eravamo in attesa del primogenito. Dopo la gravidanza, seguì un periodo post-parto un po noioso e mentre LEI si deprimeva e affondava nelle comuni paranoie delle neo mamme, il mio pensiero, quella di volerva vedere scopare un altro si rialimentava.
Fu così, un bel giorno, che mi venne in mente di iscrivermi ad uno di quei siti dove si incontra gente, ci si organizza etc. Iniziai a scrivere e cercare di reclutare un individuo che avesse le caratteristiche dell’uomo che potesse senza molte difficoltà sedurla e farla invaghire.
Rientrata al lavoro, dopo l’assenza per maternità, inizio il mio percorso da pioniere dei questa nuova situazione. Trovato il candidato ideale, lo misi subito al lavoro. Lo coordinai in tutti i suoi spostamenti, in maniera che fosse sempre casuale il loro incontro. Si inizio dal ber dove LEI faceva colazione, alla tavola calda dove pranzava con i colleghi di lavoro.
Finalmente notati gli sguardi lanciati dal tizio misterioso che da qualche tempo frequentava gli stessi posti suoi, iniziò a ricambiare gli sguardi maliziosamente e compiaciuta del fatto che quel bell’uomo scrutasse proprio lei. Una mattina s**ttò l’operazione caffè offerto senza che lui fosse lì. Normale che avesse pensato subito a lui. Alla prima occasione che s’incontrarono lei lo ringraziò e da lì iniziò un susseguirsi di caffè insieme, pause pranzo non più con i colleghi ma con LUI; dopo qualche tempo lei accettò il suo numero di cellulare. Non lo utilizzò subito ma attese un paio di settimane, proprio quelle in cui io volutamente diventai freddo, distante, poco comprensivo. Dal primo sms a lunghe chiaccherate non ci volle poi così molto tempo.
Amici miei cari, eravamo vicini a quello che era stato sempre il mio sogno. Un giorno mia moglie, che vivevano questo rapporto di “amicizia” in maniera molto confidenziale con lo sconosciuto,valuta una proposta da LUI ricevuta! Pranzare insieme ma in maniera più intima a casa sua (di LUI). Quando lui me lo disse io saltavo di gioia, sentivo già pulsare il membro dall’eccitazione. Ci organizzammo tutti tra di noi indipendentemente. Io dissi a mia moglie che non sarei tornato per pranzo per un appuntamento a CT e sarei tornato nel tardo pomeriggio; lei mi disse che aveva ispezione al lavoro e quindi avrebbe eventualmente chiamato lei per sentirci come sempre durante la pausa pranzo. Mentre io daccordo con lo “sconosciuto” mi nascondevo nella sua villetta di Mondello nella cabina armadio in muratura prima che loro arrivassero, Lui andava a prenderla in ufficio per portarla lì. Una volta arrivati sul luogo, entrarono, chiaccherarono a lungo mentre lui preparava del cibo ed una volta terminato il pranzo si misero sul divano in una stanza adiacente a conversare del più e del meno, dei rapporti con i rispettivi partner, dei figli, del lavoro; all’improvviso mentre io potevo solamente ascoltare e non vedere per non essere visto e rovinare tutto, un silenzio tombale turbò la conversazione.
All’improvviso LEI esclamò: due amici non stanno in silenzio interrompendo una conversazione guardandosi fissi negli occhi con mezzi sorrisi.
LUI: hai ragione; solo che in questo momento non ti guardo come amica ma ti considero molto più che una amica.
Io non vedevo ma lui poi mi raccontò che lei chiuse gli occhi e allungò le braccia intorno al suo collo, lui la strinse forte e la iniziò a baciare con molta passione, poi la prese di peso tra le braccia e lei gli si mise a cavalcioni stringendolo.
Corserò verso la camera dove finalmente io potevo osservare quello che la mia mente elaborava da oramai più di due anni.
Si spinsero sul letto matrimoniale, si sposgliaro velcemente a vicenda, lei gli tirò giù gli slip e gli prese in bocca il cazzo durissimo, iniziandolo a spompinare come non aveva mai fatto nemmeno con me; si ritrovarono a fare un magnifico 69 ed io da dietro le quinte col cazzo durissimo mi gustavo quanto fosse troia la mia splendida mogliettina. Poi lui la prese, la spise con le spalle sul letto, le spalancò le gambe e le ficcò dentro con forza quell’enorme uccello da 23 cm e un diametro da invidia. La inizio a pompare come un dannato lasciandola senza respiro, poi le si girò per cavalcarlo senza pietà, tutto dentro fino ai coglioni. Ad un certo punto vidi che lui cercava di spostarla per poter sborrare ma lei lo inforcò con forza dicendogli: ti prego inondami la fica di sborra, ti prego fallo.
Lui era restio e al suo titubare lei gli grido godendo come una gran troia: cazzoooo prendo la pillolaaa, sborramiiii dentroooooooo.
Lo fecero altre 3 o 4 volte ed io dentro la cabina armadi mi segavo fino all’infarto. Era stato bellissimo.
Tornati a casa ognuno per i fatti nostri come se nulla fosse successo, abbiamo parlato del più e del meno e dopo cena ci siamo fatti una bella scopata durante la quale lei ha inventato una storiella pressocchè simile a quella vissuta poche ore prima con lo “sconosciuto”.
Tutto ciò ebbe seguito per circa 4 mesi, poi ovviamente come tutte le storie degli amanti finiscono, ma per volere mio in questo caso.
In quasi 10 anni e con due gravidanze in mezzo ho effettuato circa altri 20 tentativi e solamente 5 “sconosciuti” sono andati a buon fine, ma questi ve li racconto un altra volta.
A presto
Author: sexgeschichtenfick
Sonntags-Phantasien. Teil 1
Was ist pervers? Mein Innerstes kehrt sich nach außen, in Sprache.
Ganz gleich wie erfüllt das eigene Sexleben ist, man denkt doch immer wieder an andere Menschen, immer will man mehr, immer will man was Neues und immer will man ALLES. Man träumt von schmalen, schlitzigen Kleinmädchenmösen, harten, vibrierenden und auf der rotgeschwollenen Eichel glitzernden Männerschwänzen, dem Duft eines vor Geilheit schwitzenden Frauenpos und einer Spermadusche mitten ins eigene Gesicht. Man will Schmerzen zufügen, Schmerzen erleiden; einen Jungspenis lutschen, einen Pferdeschwanz wichsen; man träumt davon, eine zierliche Japanerin in die rasierte Fotze doggy zu ficken, während sie abscheißt und eine richtig lange, nach Zimt duftende Wurst rausdrückt, die das pulsierende Glied wärmt. Ich sage „man“ und meine mich.
Hole ich mir morgens nicht gleich einen runter, geht das so den ganzen Tag: Schauen, Begehren, Phantasieren. Oft – und auch heute Morgen – geile ich mich auf an dem Gedanken, ich dürfte ein Mädchen entjungfern, noch beinahe tittenlos und straff. So eine, die keine Ahnung hat, aber so arrogant und selbstbewusst und erwachsen tut, als hätte sie die Schwänze schon kilometerlang im Maul gehabt. Ihre wahnsinnig enge Muschi reibe und lecke ich erst zärtlich bis sie ganz fleischig anschwillt und versenke dann mein Männerteil in ihrem zarten Körper. Dann liegt sie unter mir und ich ficke den für mein Gerät viel zu engen Schlitz rücksichtslos und grob und wenn sie vor Schmerzen schreit, dann dehne ich noch ihre Arschrosette oder greife ihre festen flachen Tittchen ab, ziehe die Nippel mit meinen Fingernägeln lang. Oder ich schiebe ihr meine Finger einfach in den Mund, am liebsten appetitlich aromatisiert aus ihrem Anus, mal sehen wie viele sie schafft, bis sie kotzen muss. Aua und Nein geilen mich auf und für jedes unwillige Wort spucke ich ihr belustigt ins Gesicht.
Und natürlich muss sie zum Abschluss blasen, naja eher: Ich ficke ihren Mädchenmund. Mit tiefrot angeschwollenem Köpfchen kniet sie verheult vor mir, Sabber hängt ihr in Fäden von den Lippen, ihr Make Up ist total verschmiert. Sie keucht ängstlich und ich greife mir ihre langen Haare und führe ihren Schädel in schnellen und ruckartigen Bewegungen zu meinem dicken Teil. Vulgäres Ansprechen gehört dazu, klar: „Ja, jetzt fick ich Deine kleine dumme Fresse. Gefällt Dir das? Schmeckt Dir mein Schwanz?“ Antworten erwarte ich keine. Wie auch, sie hat ja mein Fleisch im Mund. Bis zum Anschlag, bis mein prall gefüllter, steinharter Sack an ihr Kinn donnert, presse ich ihren Kopf an mein Gemächte und sie winselt und schnappt nach Luft und ich ficke ihr Maul wie ein Tier, bin unheimlich steif und die Adern an meinen Schaft treten extrem hervor. Manchmal, wenn ich’s lustig mag, halte ich ihr noch das Näschen zu und finde es niedlich, wie sie würgt und versucht, sich wegzudrücken. Für solche Unartigkeiten kriegt sie natürlich mit der Rechten eine gescheuert, mit der Linken halte ich ihre Haare und kontrolliere die Distanz.
Zum Abschluss erhöhe ich die Geschwindigkeit, ich spüre ihre Mandeln, ihre Zunge, die harmlosen Zähne und ihren Hals und dann, als ich ihrem von Hass, Ekel und Angst erfüllten Blick begegne, schieße ich meine weiße Soße, begleitet von einem irren Schrei, tief in ihren Mund. Wie jeden Mann geilt mich die Menge von verspritztem Samen auf, also fühle ich mich meinen Saft literweise abgeben. Überraschenderweise will ich nicht, dass sie schluckt. Im Gegenteil, in dem Moment, in dem meine Körperspannung nachlässt und ich meinen fast brennend heißen Schwanz rausgezogen habe, würgt sie das weiße Gold natürlich sofort auf den Boden aus, röchelt schwer mit ihren Mädchenbrüstchen und ich kann mein Sperma nicht mehr von ihrem Geifer unterscheiden. Sie scheint erleichtert, Rotz läuft ihr aus der Nase, ihr ganzer Körper ist dunkelrot angelaufen, wunderschön anzusehen.
„Hast Du Hunger?“ frage ich, selbst erschöpft. Sie stottert misstrauisch ohne mich anzusehen: „W-Was?“ Sie scheint schwer von Begriff, also knie ich mich neben sie, packe ich sie wie einen Hund am Genick und drücke ihr Gesicht in die ausgespuckte Lache. Das ist eine ziemliche Menge Schleim und ich flüstere ihr ins Ohr: „Ein braves Mädchen muss aufessen.“ Schluchzend liegt sie kraftlos auf dem Bauch, also muss ich die Wichse selbst zusammenkehren und zu ihrem Mund führen. Sie bibbert. Ich male ihr Gesicht weißglänzend an, verreibe meinen Samen auf und in ihren Lippen, bekleistere die Wangen und, ja ich bin ein Ferkel, ich streichele ihn auch in ihren Augen, die natürlich sofort brennen und erneutes Geschrei auslösen. Und da merke ich plötzlich, wie es wieder zuckt in meinem Schwanz…
Teil 2 mit anderen Phantasien folgt.
Questa storia è tutta vera, fin nei minimi particolari. Penso possa essere istruttivo vedere, che quando una donna vuole…. Ero imbarcato a bordo di una nave, di cui non voglio dirvi ne il nome, ne il tipo, ne la bandiera in un mare lontanissimo, aspettavo che il tempo passasse in fretta per poter sbarcare dopo molti mesi di navigazione e rientrare in Italia. Una vita monotona, sempre uguale, con nessuno o quasi passatempo. Non esistevano PC, telefonini, face book, video games. Le notizie dall’Italia erano rare, ricevute attraverso una gracchiante radio. Il periodo d’imbarco era veramente lungo. L’armatore, per rendere un po’ meno dura la vita, permetteva di imbarcare la moglie per un breve periodo. Naturalmente non tutte potevano venire, per il costo dell’aereo, la lunghezza del viaggio, gli impegni. Così era ben raro vederne una fra di noi un giorno si sparse la voce che sarebbe arrivata la moglie del collega P. Confesso che tutti fossimo curiosi di vedere una donna a bordo, ognuno se la immaginava e desiderava come volevano i propri desideri. Un pomeriggio di un caldissimo giorno, mentre ero in banchina vicino allo scalandrone, vidi una figurina che si avvicinava alla nave. Capii subito di chi si trattasse. Arrancava traballando sui tacchi, non adatti a un porto del terzo mondo, trascinava una grande valigia e già da lontano si capiva che era inferocita. – Buon giorno Signora – Buon giorno, sono la moglie di P. – ah, lo immaginavo, ha fatto buon viaggio? Mi rovesciò addosso un fiume di parole: aereo in ritardo, una notte passata in una spelonca in attesa che la nave arrivasse, una lite con un tipo… Mentre parlava come una mitragliatrice, la osservavo attentamente. Alta, ben fatta, bellissime gambe, bionda chiaro naturale, un volto particolare, con una espressione ben vissuta, età sotto la trentina. Le chiesi se avesse portato dei giornali dall’Italia. Mi rispose sgarbatamente e pensai, – Ma guarda questa gran bella fica, ma che tipino. Il mozzo l’aiutò a salire la scale e ne prese il bagaglio. Alcuni giorni dopo, ambientata a bordo, potemmo tutti conoscerla. Non molto simpatica, un po’ formale, sembrava che il marito non la interessasse molto. La mia cabina era vicino a quella del collega, attraverso la sottile paratia sentivo raramente le loro voci. Una notte, finito il mio turno di guardia, rientrando percepii dei rumori inconfondibili anche se soffocati. Stavano scopando. Mi elettrizzai immediatamente, immaginavo di vedere tutto, non potei di far a meno di iniziare a masturbarmi. Aspettai che venissero per poter anch’io sborrare, anche se poi rimasi triste e solo.
Al pomeriggio, libero dal servizio, passavo qualche ora in coperta a prender il sole e a leggere. Un giorno vidi Francesca che armeggiava con una sdraio, bikini veramente ridotto, che metteva in mostra un bel paio di tette e un culo parlante. La aiutai e si mise vicino a me. Così quasi tutti i giorni. Dal lei formale passammo al tu e iniziammo a raccontare le proprie esperienze i gusti. All’ora di pranzo e cena diventavamo, sotto gli occhi di tutti di nuovo formali. La nave era molto vecchia, le cabine avevano bagno e docce esterne in comune. La incontrai diverse volte che entrava od usciva. La mia cabina aveva una seconda porta che dava all’interno del locale docce. Nessuno poteva vedere dal corridoio esterno, così un giorno le feci segno di entrare. Entrò. Subito ci baciammo per un tempo che non so definire, ma sicuramente breve. Il mio povero cazzo dopo tanta astinenza mi arrivava in gola. Da allora non perdemmo un minuto. Dalla sua cabina mi segnalava della sua presenza, andava in bagno ed io aprivo la porta. Davanti alla porta l’equipaggio passava, si sentivano i passi, forse anche suo marito stava passando. All’ora di pranzo, spudoratamente cominciammo a fare il piedino. A bordo si annoiava, leggeva qualche libro, vedeva qualche film… Vedi ho una faccia da troia, che piace agli uomini. Era vero. L’aria di mare mi fa venire la voglia di scopare. Era da vedere. Una mattina, verso le 10.30, in piena attività della nave in navigazione entrò per l’ennesima volta. Baci profondi, mani sui fianchi. La faccio scivolare sulla piccola mia cuccetta, sfila i leggeri pantaloni e rimane con un minuscolo slip azzurro. Tolgo questo ultimo ostacolo e nella luce del mattino ho la visione della sua superba fica.
Pelo folto, lucido, fatta benissimo, le passo la mano dietro la schiena e con l’altra inizio a sondarla con un esperto ditalino. I rumori che vengono dall’esterno non aiutano. Mi inginocchio e inizio a leccarla e mangiarla come assatanato. Un sapore buonissimo la penetravo con la lingua, ,lei mi spingeva la testa fra le cosce. A un tratto mi allontanò e severa e un po’ seccata disse: – Non si lecca così una donna!!-
Avevo esagerato sbranandola, ma subito mi perdonò. Mi aprì i calzoni della divisa e mi deliziò con un pompino purtroppo frettoloso. Lei non era venuta, io sborrai abbondantemente, ma purtroppo ne in bocca ne in faccia. La paura di essere scoperti era terribile. Non avevamo una vera occasione. Inoltre si avvicinava il giorno della sua partenza. Una mattina all’alba il mare cominciò ad alzarsi fino a burrasca. La vecchia nave governava con difficoltà. Il motore sembrava non farcela più. Il mare incrociato sbatteva la nave come un vero fuscello. In un momento di confusione Francesca entrò in cabina e mi aspettò. Quando la vidi, la spinsi per terra, lei capì e così la presi alla pecorina. Mare, tensione, ansia, non godemmo per niente. La potei fare solamente mia e riempile la fica di sborra. Due giorni dopo partì. Ci ritrovammo in Italia e diventammo finalmente amanti per due meravigliosi anni. Ma questa un’altra storia, di terra questa volta…
Die Dicke VI.Teil
„Dann sei doch zufrieden!” „Ich möchte aber gerne mit dir schlafen!” „Du meinst du willst abspritzen!” Sie lachte laut und irgendwie gemein. „Abspritzen wie bei Lissy, oder?” „Nein du bist meine Frau Aranaso!” „Eben!” „Ich bin ein Mann Aranaso!” „In erster Linie bist du mein Mann!” „Dein Mann mit Bedürfnissen mein Schatz!” „Hast du mich nur wegen Sex geheiratet!” „Nein Aranaso, auf keinen Fall!”
Sie beugte sich über mich. Gab mir einen Kuss.
Streichelte meinen Bauch. Ihre Hand wanderte zu meinem Po. Ich spürte ihre Finger an meinem Arsch. „Ich kann dir helfen mein kleiner Hengst.”, flüsterte sie. „Soll ich?”, fragte sie. Ich wollte es doch nicht. Doch spürte ich ihre Hände. Mein Schwanz würde nicht in ihre Fotze kommen. Das war sicher. Sie war da hart. Konsequent.
„Mach es Aranaso!”
„Bitte mich darum!” Sie war eine Hexe. Eine Hexe die ich liebe. „Bitte verschaff mir Erleichterung mein Lieb!” Ihr Finger bohrte sich in mir. Ich spürte wie sie meine Prostata massierte. Mein Schwanz regte sich nicht. Er war fest eingeschlossen. Plötzlich kam ein Schwall meines Spermas heraus. Ein großer Schwall. Ich spürte Erleichterung. Es war gut. Meine Beine waren voller Sperma.
„Willst du nicht was sagen mein Hengst?” Was erwartete sie. War ich ihr Mann? War sie meine Frau? Sie schien mehr meine Herrin zu sein.
„Danke Aranaso!”
Sie legte sich schmunzelnd mit dem Kopf auf meinen Bauch. „Wenn es ein Junge wird kannst du dir was wünschen!” Was ist los? Wie kommt sie denn jetzt darauf? „Und wenn es ein Mädchen wird?” „Dann wünsch ich mir was!”, sagte sie.
„Darf ich mir wünschen was ich möchte?” Aranaso lachte. „Nein, nein, es sollte schon im Rahmen bleiben!” „Also soll der KG wohl dran bleiben!”, sagte ich etwas mürrisch. Aranaso küsste meine Brustwarzen. Dann nahm sie den KG in die Hand. Sie zog an ihm. Es schmerzte. „Du sollst mir doch treu bleiben!”, flüsterte sie.
Erneut küsste sie mich. „Dann will ich das du dir deine Schamhaare dauerhaft entfernst!”
„Ach Schatz!” „Du hast gesagt ich habe einen Wunsch frei!” „Doch nicht so etwas!” „Aranaso du hast mir einen Wunsch versprochen!” „Das waren nicht die richtigen du geiler Bock!”
„Gut den nächsten erfüllst du aber!” „Na gut!”
Jetzt lächelte ich sie an.
„Ich möchte das du….” „Na was soll ich für meinen Hengst machen?” „…du sollst nach der Geburt keinerlei Hosen mehr tragen!”
Aranaso erhob sich. Sie war ziemlich weiss im Gesicht. „…du bist gemein!”, schrie sie.„Du hast es versprochen!”, sagte ich ganz ruhig. Aranaso ist mittlerweile aufgestanden. „Ja ich habe es dir versprochen!” Sie steht vorm Bett. Der Zorn zeichnet sich in ihrem Gesicht ab. „Ich halte meine Versprechen!”
Ich lächle. Das freut mich natürlich. „Du bist ein Schatz!” Ich stehe ebenfalls auf und nehme sie in den Arm. Sie widersetzt sich erst.
Ich lasse nicht ab. Drücke ihren himmlischen Po mit meinen Händen. Küsse sie. Bemerke wie sie sich an meinem KG reibt. Spüre ihren Bären deutlich. Wir bewegen uns wieder Richtung Bett. Aranaso zieht mich mit. Wir plumpsen ins Bett. Sie drückt meinen Kopf zu ihrer Fotze.
„Leck deinen Bären!”, sagte sie. Ich tat es zu gerne. Sie war ziemlich erregt. Ziemlich nass. Meine Zunge fand ihren Weg. Ihr Stöhnen begleitete mich. Mit meiner rauen Zunge war ich in ihrer Fotze. Ich schmeckte ihr geschwängertes Inneres. Ich war stolz sie mit meiner Zunge zu vögeln. Wenigstens das noch. Es dauerte lange bis ihr Stöhnen ein Schreien wurde.
„Du bist ein geiler Hengst!”, schrie sie. „Jetzt möchte ich gefickt werden!”
„Dann schliess mich auf!”, sagte ich mit nassem verschmiertem Mund.
Aranaso holte den Schlüssel. Aranaso schloss mich auf. Es tat sich nichts an meinem Penis. Die Prostata Massage war zu gut gewesen.
Aranaso lächelte mich an. „Na? Was ist mit meinem Hengst denn los!” So zynisch war sie noch nie gewesen. Sie nahm meinen Schwanz in ihre Hand. Sie schüttelte ihn. Sie rubbelte ihn. Nichts.
„Da lass ich dich mal unverschlossen!” Dann ging sie duschen.
Ich habe mich enttäuscht vor den Fernseher gesetzt. Habe mich erst zu ihr getraut als sie schlief.
Morgens wurde ich wach als sie sich anzog. „Kommst du frühstücken mein impotenter Hengst?”, fragte sie. „Ja klar mein Schatz!”, sagte ich etwas verbittert.
Beim Frühstückstisch war sie sehr zufrieden.
„Entschuldige bitte den Vorfall!”, fing ich an. „Nein, nein das lag ja auch an mir!” Sie stand auf und küsste mich. „Du gefällst mir auch so, ohne deinen harten Penis!” Setzte sich auf meinen Schoß. „Heute musst du das letzte Mal ins Studio.”
„Kann ich ohne den Käfig gehen?” „Ja klar mein Schatz!”
Aranaso ging zur Uni und ich ins Studio. Die Frau erwartete mich schon. Schaute ein wenig verwundert als sie mich ohne Käfig sah. Es war die letzte Behandlung.
„Heute gar nicht verschlossen?”, scherzte sie. „Nein heute mal nicht.”, entgegnete ich.
Auffällig oft berührte sie meinen Penis. Ebenso meinen Hodensack. Beinahe zärtlich meinte ich. Es rührte sich nichts. Ich ahnte es. Ich wusste es. „Sie sind ein braver, was?”, sagte sie plötzlich. Ich wurde rot.
Sagte nichts mehr. Bedankte mich nach der Behandlung. Ging ins Büro. Nach dem Büro wartete Aranaso schon auf mich.
„Ich bin stolz auf dich!”, flüsterte sie mir ins Ohr. Die Umarmung war mehr als herzlich. Sie drückte sich fest an mich. Irgendwie war sie anders. Anders als sonst.
Abends im Bett verschloss Aranaso mich wieder. Sie machte keine Anstalten mit mir zu schlafen. Leider.
In den nächsten Wochen veränderte sich ihr Körper. Sie bekam einen ersten Bauchansatz. Ihre Brüste schienen dicker zu werden. Sie wurde noch schöner. Wenn sie aus der Dusche kam wurde mir ganz anders. Es war schön sie zu sehen. Ich genoss es sie in den Arm zu nehmen. Sie mit meiner Zunge zu lecken. Ihre Haut zu berühren.
Ob ich sie befriedigte weiß ich nicht. Regelmäßig sorgte sie dafür das mein Sperma auslief. Ich genoss es wenn ihr Finger meine Prostata massierte. Sie war aber irgendwie anders. Seit der Schwangerschaft war sie liebesbedürftiger. Seit langen hatte ich schon nicht mehr mit ihr geschlafen. Ich vermisste es immer noch. Das wusste Aranaso.
Vermisste sie auch meinen Schwanz? Ich glaubte schon nicht mehr daran. Obwohl ihr Anlehnungsbedürfnis groß war.
Dann eines Abends. Sie lag mit dem Kopf auf meinem Bauch. Wir saßen auf dem Sofa. Schauten fern. Sie küsste mich. Begann mich zu streicheln.
Plötzlich nestelte sie an meiner Hose. „Ich will dich!”, flüsterte sie. „Ich will dich jetzt!” Sie öffnete meine Hose. „Willst du mich auch?” Was für eine Frage. „Willst du deine dicke Frau haben?” „Nichts mehr als das!”, sagte ich.
Sie stand auf. „Na dann komm!”
Was ist denn jetzt los, dachte ich. Wie kommt sie zu dieser Wandlung. Als ich ins Schlafzimmer kam stand sie nackt vorm Bett.
„Zieh dich aus…nein warte ich zieh dich aus!” Sie öffnete die Knöpfe meines Hemds. Zog es mir aus. Sie streifte mir mein Unterhemd über den Kopf. Sie zog mir die Hose und die Unterhose aus. Drückte mich aufs Bett. Nahm den Schlüssel. Öffnete meinen Käfig.
Mein Schwanz sprang ihr entgegen. Sie hockte sich über mich. „Bitte drücke deine wulstig fette Eichel an meinen Uterus.”
Ich war total perplex. „Ich liebe Deinen Dickmacher und verehre ihn mein Schatz.”
„Aranaso…was ist denn plötzlich los?”, konnte ich nur sagen. „Ich werde ein Kind haben. Ich werde viele Kinder haben.”
Fragend blickte ich sie an. „Sollen alle von dir sein?”
Was sollte das denn jetzt Sie hatte einen Hormonschub oder so was. Ich verstand die Welt nicht mehr.
„Natürlich sollen alle von mir sein Aranaso!”
„Wir werden sehen!”, flüsterte sie. Frauen sind komisch, dachte ich.
„Ich werde Dich an Deine muskulösen Arschbacken fassen. Mit den Händen in meinen Schoss ziehen. Deine Eichel soll an den Muttermund gepresst sein. Meine Schenkel werden deinen männlichen Körper umklammern. Mein gieriger Muttermund wird jeden Tropfen aus Dir melken.”
Mann was ist denn bloß los, dachte ich. Die Worte ließen meinen Schwanz noch härter werden. Ich stieß ihn in ihre Fotze. Hämmerte in der nassen Höhle meiner Frau. Es war als wäre ich in einem glitschigen Kanal.
„Meine Gebärmutter ist geschwollen vor lauter Gier nach Deinem Samen.”
„Oh Aranaso, ich werde dich in den Himmel der Orgasmen ficken!” „Versuch es wenigstens. Du kannst alles von mir haben mein Hengst! Nur streng dich diesmal etwas mehr an!”
Ich glaube sie wusste nicht was sie sagte. War mir auch egal. Ich wollte sie nur voll spritzen.
Was heisst denn „mehr anstrengen”, dachte ich. Was danach kommen würde war egal. Sie war meine Frau. Meine gierige Frau. Jetzt nur nicht schlapp machen. Das würde ich ausnutzen. Jetzt war sie mein. Egal was auch kommen würde. Ich stieß erst hart und rhythmisch zu. Sie schien das sehr zu mögen. Ihr Stöhnen war laut und beständig. Ihre Fotze war schleimig. Schleimig und nass.
„Das ist so ganz nett!”, sagte sie plötzlich.
Ich veränderte mein Stossen. Ich wurde langsamer. Bewusster. Und doch noch energisch. Dominant.
„Das magst du doch Aranaso?” „Es ist ganz gut!” Und doch jauchzte sie. „Ich liebe dich mein Schatz!” Sie begann zu hecheln. „Ich glaub ich komme….” Ich wurde schneller. Drückte meinen Schwanz tief in ihre Fotze. Verweilte dort und drückte ihre Clit.
Da kam es aus ihr raus. Es pisste aus ihrer Fotze. Es schrie aus ihrem Mund. Ich stieß weiter. Ich glaub sie war kurz ohnmächtig. Oder einfach nur weggetreten. Das hatte ich ein oder zweimal bei Lissy erlebt. Bei Aranaso das erste Mal.
Ich stieß langsam weiter. „Ja mach weiter…versuch es noch mal….” Das war mir jetzt klar. Sie war wieder da. So war sie noch nie gewesen. Als wäre ein Damm gebrochen.
„Du magst meinen Schwanz Aranaso?”, fragte ich. „So liebe ich ihn!”, war ihre Antwort. „Er wird mir noch viele Kinder machen!”
„Ja Aranaso, viele Kinder von deinem Mann!”
„Halt den Mund und mach weiter!”, stöhnt sie. „….gibs mir und steck ihn rein. Vögel mich durch.”, japst sie.
So stöhnt sie und schlingt ihre Beine um meine Hüften. Drückt mich noch stärker in sich. Mit wilden Stößen ficke ich sie. Da ist nichts Zärtliches mehr. Da ist nur wilde Gier. Gier nach Befriedigung.
„Ja, ja, ja. Schneller, tiefer. Ich komme, oh Gott, ich komme.” schreit sie. Sie drückt ihr Becken noch fester gegen mich. Mitten in ihren Orgasmus spritze auch ich ab. Mit jedem Stoß bekommt sie meinen Saft.
„So einen Orgasmus hatte ich noch nie.” Sie gibt mir einen Kuss. Greift nach meinem Schwanz und keucht auf. „Der ist ja noch halbwegs steif. Du kannst wohl noch einmal, oder?”
Ich schaue sie an. Sie liegt total nass und verschwitzt unter mir. „Ist es dir denn etwa nicht recht?” Sie drückt mich an sich.
„Oh ja, ich bin verrückt nach dir! Er ist nicht groß aber ganz nett”
Was sollte das denn nun heißen? Und ich drehe sie um. Sie lässt es ohne Widerspruch geschehen. Als ich dann auf ihren schönen dicken Arsch blicke drücke ich einen Kuss drauf. Sie wirkt überrascht und genießt es. Dann setze ich meinen steifen Schwanz an. Ich drücke ihn mit Kraft in ihre Fotze.
Sie jauchzt. Sie stöhnt. „Mach immer weiter!”, schreit sie. „Fick mich…fick mich bitte!” Und ich ficke sie. Es wurde eine lange Nacht. Ich weiß nicht mehr wie oft ich sie gefickt habe. Ich konnte irgendwann nicht mehr. Bin selig, sie im Arm haltend eingeschlafen. Spürte ihre Hand an meinem Schwanz.
Am morgen bin ich zuerst aufgestanden. Habe geduscht. Bin wieder ins Schlafzimmer. Wollte mich anziehen.
„Halt.” ruft sie. „Hast du nicht was vergessen?”
Sie holt mit der Hand etwas von ihrem Nachttisch. Ich gehe zu ihr. Sehe den KG in ihrer Hand. Ich nehme den KG. „Weil du meine Frau bist!” Ich will ihn mir anlegen. Aranaso nimmt ihn mir aus der Hand. Sie nimmt noch mal meinen Schwanz in die Hand. „Es ist mein Dickmacher mein Schatz.” Dann legt sie mir den Käfig an. „Nur für mich ist er da!”, lächelt sie. Ich lächele zurück. „So wie wir es heute Nacht getrieben haben, glaube ich dir!”
„Kommst du heute Mittag nach Hause?”, fragt sie schelmisch. „Ja mein Schatz!”, sage ich und gehe.
Ich war gerade am Schreibtisch als sie anrief. „Du warst heute Nacht ganz gut!”, juchzte sie ins Telefon. „Komm bald zu deiner Frau!”
An diesem Vormittag rief sie noch fünfmal an. Sie wartete auf mich. Sie wollte mich bei sich haben. Konnte kaum noch warten. War nicht zur Uni gegangen. In der Mittagspause fickte ich sie zweimal. Sie hatte mich nackt empfangen.
Sie war geil wie eine Hündin.
„Du kannst alles von mir haben!”, sagte sie immer wieder. Ich würde alles bekommen. Doch ich wollte noch warten. Du kannst alles von mir haben. Diese Worte schwirrten durch meinen Kopf.
Aranaso vergaß aber nicht mich wieder zu verschließen.
Wir fickten jetzt jeden Tag. Morgens. Mittags. Abends. Sie war nimmersatt. Sie wollte meinen Schwanz. Sie wollte mein Sperma. Sie lag nun auf dem Bauch vor mir. Ich kniete mich hinter sie. Spreizte ihre Beine. Dann krabbelte ich dazwischen. Schob ihr ein Kissen unter den Bauch. Ihr Hintern kam schön hoch. Ich konnte ihre nasse, aufklaffende Spalte sehen. Ich setzte meinen Schwanz an ihre Muschi. Mit einem Ruck stieß ich zu. Versenkte meinen Pfahl in voller Länge in sie. Sie zuckte kurz zusammen. Hielt dann aber wieder still. War mir aber auch egal. Immer wieder stieß ich zu. Und jetzt kam auch eine Reaktion von ihr. Sie verkrampfte ihre Hände in das Laken. Ihr Hintern bockte meinen Stößen entgegen. Meine Eier klatschten gegen ihre Scham. Ich spürte das Ziehen in meinen Eiern. Ich versuchte meinen Orgasmus noch etwas hinauszuzögern. Unter Ächzen und Stöhnen ergoss ich mich in sie. Pumpte mein Sperma in sie. Sie legte sich halb auf mich. Fasste mit einer Hand meinen verschmierten Schwanz. Ich weiß nicht welcher Teufel mich nun ritt. Ich drehte mich so, dass ich mit meiner Zunge ihre Muschi erreichen konnte. Ich leckte ihre besamte Muschi. Ihre behaarte Muschi fing an zu zucken. Ich merkte, wie sie wieder die Grenze überschritt. Bei ihrem Orgasmus liefen nicht nur ihre Säfte aus ihr, sonder auch mein Sperma. Ich schlürfte und schleckte, bis ich alles sauber in mich aufgenommen hatte. Sie drehte sich wieder zu mir und küsste mich auf meinen verschmierten Mund. Leckte mein Gesicht ab wie ein kleiner Hund.
„So sollte es immer sein.” sagte sie zu mir. „Du bist das Beste was ich bis jetzt finden konnte!”
Ich war stolz. Stolz auf meine Frau. „Morgen früh gehst du mit mir in das Enthaarungsstudio!” Aranaso lächelte mich an. Würde sie es machen? „Warum eigentlich nicht.” antwortete sie. Sie war soweit. Nach einer heißen Nacht ging ich als erster duschen.
Als ich ins Schlafzimmer kam war Aranaso dran. Sie kam kurze Zeit später wieder. Ich konnte ihr nicht widerstehen. Ich wollte ihr nicht widerstehen. Sie beugte sich über die Kommode. Ich fickte sie von hinten. Schleimte sie voll.
„Du kleiner geiler Hengst!”, witzelte sie. „Meine wunderschöne Frau!”, sagte ich nur. Aranaso zog sich an. Wir frühstückten und fuhren dann los.
„Lieb das du es doch machen lässt!”, sagte ich zu ihr. „Ich liebe dich eben!” „Ja Aranaso, ich dich auch!”, entgegnete ich. Sie küsste mich.
„Oh, ich habe ja den Käfig vergessen!”, meinte sie. „Vertrau mir doch einfach!”
Tat sie nicht. Ihre Dominanz kam wieder durch. War wohl immer noch da. Wir fuhren zurück. Sie legte mir den Käfig an. Küsste mich. Umarmte mich.
„Andere sollen dich nicht mehr bekommen!” Damit konnte ich mich abfinden. Sie genügte mir vollauf.
Kurze Zeit später lag sie auf dem Stuhl. Breitbeinig. Die Frau sah gleich was Aranaso wohl vergessen hatte.
Mein Sperma rann aus ihrer Fotze. Sie hatten kurzen Blickkontakt. Aranaso wurde rot und die Kosmetikerin lächelte.
Dann rasierte sie meiner Frau die Schamhaare. Es sah klasse aus. Die Frau reichte Aranaso einen Spiegel. Aranaso schaute sich ihre „Glatze” an. Dann sprang sie aus dem Stuhl. „Nein das wird wieder wachsen!”, sagte sie.
„So soll es nicht bleiben!” Die Kosmetikerin schaute verwirrt. „Es ist ihre Entscheidung!” „Genau!”, waren Aranasos Worte. „Außerdem juckt es zu sehr!”, meinte Aranaso.
Somit gingen wir wieder. „Du hast mich absichtlich gefickt. Damit die Frau es sieht, oder?” Wir saßen im Auto. „Fandest du es schlimm?” „Es war gemein von dir und es juckt ganz fürchterlich!” Sie knuddelte mich. „Gefalle ich dir denn wirklich nur mit Glatze?, fragte sie.
„Du kannst nicht noch schöner werden.” Aranaso wurde rot. „Sie werden trotzdem wieder nachwachsen mein Schatz!” Ihr Lächeln war wunderbar. Und ich musste mich wohl damit abfinden.
„Fahr nach Hause, aber schnell, bitte!”, forderte sie. Sie fummelte dabei an meiner Hose herum. Öffnete den Reißverschluss. Schaffte es meinen KG zu öffnen. Befreite meinen Schwanz. Ihren Schwanz. Wir waren kaum in der Wohnung, als sie über mich herfiel.
„Fick mich du Hengst!”, rief sie immer wieder. „Versuche mich zu befriedigen!” „Das tu ich jedes Mal Aranaso!” „Ja stimmt du versuchst es!”, lächelte sie. Und ich fickte sie. Mein Gott was habe ich sie gefickt.
Immer und immer wieder. Morgens kam aber wieder der Käfig zum Einsatz. Aranaso hat mich immer wieder verschlossen. Wenn ich morgens zur Arbeit musste. Wenn sich unsere Wege trennten. Auch nur für kurz. Ich war verschlossen. Dabei hätte ich gar nicht fremd gehen können. Sie saugte mich leer. Sie war da unerbittlich. Ihre Gier war grenzenlos. Sie lächelte mich an. Beugte sich zu mir herunter. Sanft berührten meine Lippen die ihren. Oh, wie gut sie schmeckt, dachte ich. Sie küsste mich wie eine verdurstende, die sich nach Wasser sehnte.
Alessia all’Università
Alessia era all’epoca una bella ragazza, mora con i capelli a caschetto, dei magnifici occhi verdi dietro un paio di occhiali color tartaruga che la rendevano ancora piú sexy, due gambe lunghe e ben fatte, un culo a mandolino, e soprattutto un seno davvero strepitoso!
Quando l’avevo scopata la prima volta ero rimasto abbagliato da quei seni grandi, sodi, con larghi capezzoli scuri.
Mentre la prendevo con dolce violenza ero come ipnotizzato dal movimento delle sue tette, che oscillavano a tempo con i colpi che le stavo dando con il cazzo.
E da allora avevamo scopato ancora milioni di volte, sempre di piú e sempre meglio. Si puó dire che non ci fosse un millimetro del suo corpo meraviglioso che non abbia in quegli anni coperto o riempito di sborra!
Fin dai primi tempi avevamo provato di tutto, sesso anale, orale, ingoio, sveltine, in tutte le posizioni e situazioni! Era ancora poco che la conoscevo e ricordo una volta che Alessia, che in quel periodo stava finendo l’universitá, mi chiese di accompagnarla da un suo professore per la tesi.
Stavamo seduti nell’ anticamera dell’ufficio del professore, quando notai che Alessia, che era seduta di fronte a me, non aveva indossato gli slip! Rimasi sbalordito, poichè si era seduta con le gambe socchiuse ed il suo abitino corto copriva a malapena il pelo, che a guardar bene si intravedeva.
Sapevo che la mia ragazza era disinvolta, e che le piaceva di suscitare attrazione nei maschietti, ma fino a quel punto non lo avrei detto!
Mi stupiva una scelta del genere in una persona che ci teneva ad essere sempre elegante e non volgare! Le dissi: “ Ma sei matta? E se se ne accorge qualcuno? Se ti vede il prof ?”
Sorridendo con quegli occhi birichini mi rispose: “Ah! Te ne sei finalmente accorto? Pensa che è giá la terza volta che esco con te senza indossare mutande!” “Ma non hai pauta che qualcuno ti veda?”
“Al contrario! Mi fa eccitare pensare che qualcuno per la strada, in un bar, sul tram…. dovunque…. se ne possa accorgere!”
“E se adesso ti vede il professore?” intanto sentivo gonfiarmi il sesso nei pantaloni che iniziavano a tirarmi!
“L’ho fatto oggi anche per questo. Non sei geloso, vero?” “No… ma… e se si incazza?”
Avevo detto una scemata, mi rendevo conto. Chi puó arrabbiarsi di vedere una grande gnocca come Alessia? Che pure ti mostra il pelo!!!
“Vieni a sederti qua vicino, voglio farti sentire come sono bagnata….”
“ Ma è rischioso…” Ma ormai non ce la facevo piú! Il cazzo mi esplodeva, tanto era duro!
Mi sedetti vicino a lei e risalii con la mano lungo l’interno delle cosce, fino ai peli che erano giá intrisi. Con l’indice socchiusi le sue grandi labbra e feci scivolare il medio nella sua fichetta: era zuppa fradicia!
Mentre Alessia stava iniziando ad ansimare e mi premeva la mano sinistra sul cazzo, dovemmo bruscamente smettere! Qualcuno stava per aprire la porta dell’ufficio del professore.
Ne uscì la segretaria, una bionda che da giovane non doveva essere stata neanche male…
Aveva una gonna blu leggera che faceva intravedere due belle natiche ancora sode e si capiva anche che indossava gli slip a perizoma!
Avrá avuto 40 anni, ma un giro con lei in giostra l’avrei fatto volentieri!
Notai che uscendo si allacció un bottone della camicetta. In effetti era senza reggiseno, e con qelle due tettine dure e senza quel bottone chiuso, si sarebbe visto lun bello spettacolo completo!
Mi venne in mente: …….ma non è che il professore e la sua segretaria…… ma no! Devo essere perverso a pensare così… certo che tante volte ci acchiappo, peró!
Alessia entró, volevo accompagnarla, ma mi fece cenno di restare fuori. Stette dentro quasi un’ora…. stavo per diventare ansioso!
Una strana sensazione mi prendeva: da una parte ero eccitato dall’ idea che il prof si accorgesse che la mia ragazza fosse senza mutande, dall’altra ero preoccupato e, diciamolo pure, un po’ geloso!
Quando uscì la vidi con gli occhi raggianti: il professore aveva approvato il suo lavoro e le aveva fatto perfino i complimenti!
“ Ma non è perchè si è accorto che non avevi le mutande?”
“ Be’…certo che quando mi sono seduta davanti a lui ha cambiato espressione. Credo si sia abbassato gli occhiali per vedermi meglio!… Allora sai che ho fatto?”
“Dimmi…” Ero un po’ inquieto, ma eccitato da morire!
“Ho aperto molto lentamente le gambe, mentre leggeva la tesi, e ho visto che ad un certo punto faceva finta di leggere… e invece stava lumando la mia cosina!”
“ E poi?” Ero fradicio di sudore ed avevo un sesso gonfio come un dirigibile!“Con la scusa di fargli vedere un grafico, mi sono alzata e sono andata a mettermi in piedi al suo fianco, lasciando che il mio seno gli sfiorasse il viso.”
“E lui?”
“Subito e’ diventato rosso. E poi gli è diventato duro! Sono sicura… perchè ho proprio visto gonfiare i suoi pantaloni sotto i miei occhi!”
“ Dai…” dissi con voce diventata roca. Non ce la facevo piú. Eravamo in macchina ed accostai fermandomi ad un distributore di benzina ancora chiuso.
“Continua a raccontarmi, ti prego, mi fai eccitare!” dissi, e intanto avevo sbottonato i pantaloni e tirato fuori il cazzo cominciando a menarmelo. Su e giu, lentamente, non volevo venire subito!
“ Il prof ha posato i fogli sul tavolo e ha ruotato la sua sedia verso di me. Allora mi sino chinata in avanti, per raccogliere i fogli dalla scrivania, sapendo che avrei scoperto il culetto….ed infatti!”
“Troia! Sai che sei proprio puttana! Gli potevi fare venire un infarto! O poteva approfittane…….no! non mi dire che….!”
“ Certo che si! Non è così vecchietto, sai? Ha comiciato prioma a sfiorarmi le cosce da dietro, poi, preso coraggio, visto che non reagivo, anzi visto che spingevo il culo in su, allora mi ha cacciato le mani in mezzo alle chiappe, aprendomi tutta! Il maiale!…Ma tu davvero non sei geloso, amore… vero, vero, vero?”
Puttanella! Si preoccupava che non fossi geloso, ma intanto si stava chinando verso di me avvicinando la bocca semiaperta sulla mia cappella, proprio mentre stavo per sborrare!
Smisi di muovere la mano. Non volevo venire. Non ora.
Dissi: “Dai, racconta! Cosa è successo dopo? Avete scopato?”
“ Beh… dopo un po’ ho sentito la sua faccia in mezzo alle mie natiche… con la lingua mi bagnava tutta mentre sentivo il suo naso contro il mio buchetto del culo e con le dita mi stava esplorando con grande dedizione! Sai che stavo per venire giá così? Allora mi sono girata e mi sono messa in ginocchio davanti a lui a guardare come se lo menava… sai che ce l’ha bello grosso il nonnetto? Non pensavo…!” “E lui?”
“ Ha smesso di toccarsi e mi ha preso il viso tra le mani, dolcemente, e mi ha guidato fino sopra il suo cazzo, dicendomi: – “succhi questo, dottoressa, la prego! Ha fatto un magnifico lavoro, ed ora bisogna concluderlo degnamente!” – Ho sentito che mi spingeva la nuca verso il basso, ed ho sentito il suo cazzo arrivare in gola, che quasi mi soffocava! Non ti dico la sua faccia quando, poco dopo, gli ho preso il sesso tra le mani e l’ho fatto venire con la lingua……!”
“Ma non hai mica ingoiato?! Sei matta! “
“E cosa potevo fare? Correre fuori dall’ufficio sputando? Certo che ho ingoiato…., e poi sai che ti dico?, aveva un sapore molto piú buono del tuo, meno salato! … Dai, non fare quella faccia…. io ti amo, e non ti cambierei mai….. la tua sborra è e rimarrá la mia preferita!… Anzi, dammene un po’ adesso, …. ho sete!”
Si mise a sbattermi il cazzo con entrambe le mani, cosi bene che non potei fare a meno di venire con un grido, e, nonostante passasse gente di tanto in tanto, Alessia si mise a leccare ogni piú piccola goccia del mio sperma come fosse stato un sorbetto delizioso! Mi chiesi se aveva fatto così anche con il prof, e ne fui di nuovo un po’ geloso…
Dissi: “Va be’, meno male che con oggi hai finito gli esami. Altrimenti ti toccava di farti sbattere da tutti i professori della facoltá….!
Penso scherzasse, ma mi rispose con un’ espressione da ingenua educanda: che ancora oggi mi lascia dei dubbi: “E chi ti dice che non l’abbia fatto? D’altra parte devo pur cercare di meritarmi un 110 e lode!”
La mia prima studentessa
Racconto trovato in rete su xhamster.
Ero stato assunto da pochi mesi come professore di storia e filosofia presso un istituto scientifico del nord-ovest Italia. La mia prima volta in un scuola superiore dopo gli anni del liceo, ne era passato di tempo e sapevo che tutto o quasi sarebbe cambiato.
Trovarsi dall’altra parte della barricata era ed è una sensazione particolarmente piacevole, il professore è sempre il professore ed avere il coltello dalla parte del manico ha sempre i suoi vantaggi.
Avevo due classi del I anno e due del IV anno, a livello didattico la mia quasi nulla esperienza mi portava a essere sempre poco preciso nelle lezioni e alto di voti nelle interrogazioni, ma a livello professionale non avevo per nulla intenzione di essere un novellino, volevo farmi rispettare e cercare di essere il più imparziale possibile. Dopo il I quadrimestre ero già entrato in sintonia con i mie allievi, sopratutto le classi più grandi mi davano tante soddisfazioni, anche perché interagendo con ragazzi più grandi il livello delle lezioni saliva e alla fine riuscivano sempre a venir fuori spunti interessanti. Si era creato un bel rapporto anche fuori dal consueto orario scolastico, con i ragazzi settimanalmente organizzavamo delle partite di calcetto, per le ragazze il discorso cambiava visto che erano molto più impegnate a chattare su Facebook e a scoprire se avessi o meno una moglie o fidanzata. In realtà ero fidanzato da tempo, ma lei viveva al Sud nel mio paese e non aveva voglia di seguirmi, nella IV vi erano le ragazze più belle ed eccitanti dell’istituto, avrei voluto avere qualche anno di meno per poterle corteggiare e sperare di poterci fare tante cose. Loro d’altronde erano molto spigliate e aperte in tutti i sensi, in classe i commenti su alcune compagne non si facevano attendere, ogni lunedì la lista di chi si erano fatti era sempre aggiornata, Giulia, Laura e Cristina erano le più emancipate, in poche parole erano le tre troie della classe, avevano scopato con tutti i ragazzi del quinto e a quanto pare anche con qualche professore. La mia preferita era sicuramente Giulia, una delle più intelligenti della classe, un tipino molto trasgressivo, con una vena punk che mi faceva salire il sangue al cervello e non solo, inoltre aveva un gran fisico, bionda, occhi verdi, labbra carnose con due piccoli piercing sotto il labbro inferiore, una terza abbondante di seno ed un culo a mandolino che credevo mi parlasse. Credo che avesse intuito che mi piaceva, perché faceva di tutto per attirare la mia attenzione, tra pose provocanti e sguardi ambigui, nell’ultima settimana di maggio avevo deciso di sostenere all’interno dell istituto delle lezioni private a chi era in difficoltà nelle mie materie per aiutarlo a raggiungere la sufficienza. La mia ultima lezione pomeridiana era quasi finita quando in aula si presenta Giulia, in un primo momento la sua presenza mi era sfuggita poi dopo il suo energico saluto le chiese il motivo della sua presenza visto che lei andava già bene, mi rispose se poteva rubarmi un po’ del mio tempo perché non aveva capito l’ultima lezione e il giorno dopo avrebbe voluto venire volontaria per l’interrogazione. Saluto gli ultimi studenti che con sorrisi maliziosi ricambiano mentre noi ci sediamo uno di fronte all’altro, inizio a spiegargli il primo capitolo quando mi stoppa mettendomi una mano sulla gamba.
“Sai prof io sono venuta qui per un altro motivo, non ho avuto mai un prof così giovane e da quando l’ho vista il primo giorno ho voglia di saltarle addosso.”
“Giulia smettila con queste fesserie e mettiti a studiare che io sono il tuo professore e lo sai quale è il nostro limite.”
Risposi confuso con il cazzo che ormai non stava più nei pantaloni.
“Si prof lo posso capire ma sento che anche lei ha voglia di me e nonostante la mia età so già come far perdere la testa ad un uomo, poi questi sono gli ultimi giorni e non ci vedremo più.”
Ormai ero partito, ingrifato al massimo cercavo di frenare le mie pulsioni.
“No Giulia non posso rovinarmi la carriera già prima di iniziarla.”
Non smisi di parlare che si avventò su di me abbracciandomi dandomi un lungo e appassionato bacio, sapeva baciare benissimo la zoccoletta mentre con la mano palpava il pacco ormai enorme, ad un tratto si stacca dicendomi.
“Prof io vado in bagno.”
Facendomi un occhiolino da gran troia, avevo oramai perso le mie inibizioni, sapevo che sbagliavo ma quella fica ormai era l’unica cosa che mi interessava avere, mi precipito nel bagno chiudo la porta, la trovo appoggiata al lavandino mentre si morde il labbro inferiore con fare da troia.
“Bhe allora che ci fai là vieni qui e succhiami il cazzo è il tuo professore che te lo ha ordina.”
Glielo dissi senza alcun pudore, non finisco di parlare che è già sotto con il mio cazzo tutto in bocca, inizia piano piano, prima con delle leccate intorno alla cappella mentre con la mano mi massaggia le palle su e giù, poi sempre più forte sputandomi sul cazzo per inumidirla.
“Allora ti piace succhiarlo al tuo professore?”
“Lo vedi quanto lo hai fatto diventare grosso?”
Cercava di prendere fiato ma con la mano le tenevo la testa, non la mollavo, ero infoiato e volevo soffocarla, ogni tanto la insultavo.
“Lo sai che spompini da Dio?”
“Dove hai imparato ad essere così troia?”
“Hanno ragione i tuoi amici a trattarti da puttana perché è quello che sei, se me lo avessi detto prima ti avrei già fottuta di brutto.”
Dopo avermelo succhiato per bene la girai, la spinsi verso di me gli sbottonai i pantaloni scendendoglieli fino al ginocchio, scoprì che la cagna era senza mutandine con la fica lucida e depilata ormai completamente fradicia.
“Prof voglio il tuo cazzo dentro di me, mettimelo tutto non ce la faccio più.”
Mi supplicò urlando di piacere.
“Ora ti impalo per bene ma tu devi stare zitta altrimenti ci scoprono e poi divento cattivo, hai capito brutta troia?”
Lo infilai senza fare la minima attenzione, entrava con una facilità incredibile, a 18 anni aveva una fica matura e pompava alla grande, intanto alzandogli la maglietta mi accorsi che non aveva neanche il reggiseno, era venuta a scuola solamente per farsi scopare, avevamo raggiunto un bel ritmo, la pecora era il suo mestiere, con le sue mani appoggiate alla porta del cesso cercava di prendere l’iniziativa ma la posizione non l’aiutava ed io le davo dei colpi forti, sempre più forti mentre con una mano le stringevo il capezzolo.
Ormai ero al limite, la troia mi aveva agonizzato e il mio cazzo cercava gloria, la finisco di impalare mentre lei ormai vicina al orgasmo inizia a sgrillettarsi.
“Mia allieva inginocchiati e prendilo di nuovo in bocca che non hai finito di lucidarmi la mazza.”
“Si prof, ora te lo succhi per bene hai una grande mazza e voglio godere ancora.”
Comincia a succhiare avanti e indietro con vigore, non capivo più niente.
“Ahh, si si succhia succhia, vengo, sborro.”
Una succhiata poi un’altra e via una spruzzata violenta che va a finire sui capelli poi sugli occhi e la bocca, me lo succhia ancora passandosi il cazzo sulla faccia e sulle tette mentre con il dito cerca i flotti di sborra fluida sul viso per poterseli mettere in bocca e assaggiare il mio seme.
Io ero ormai esausto, una scopata veloce ma intensa, mentre lei con tutta tranquillità si alza, si rimette i pantaloni e mi dice.
“Grande prof sei bravo ma possiamo fare di meglio, la aspetto giù in cortile per fumarci una sigaretta.”
Hai capito la troia era rimasta contenta ma non del tutto appagata voleva ancora il mio cazzo, infatti nonostante l’anno scolastico sia finito ed io trasferito in un’altra scuola grazie a Facebook ci teniamo sempre in contatto e ogni tanto vado a trovarla e da quanto mi dice sto migliorando di volta in volta.
Mein Onkel Richard Teil 4 und Ende
Nackt wie wir waren, ich eingeölt, gingen wir durch sein Bad in die Küche.
Dort hatte er es sich praktisch und funktionell eingerichtet, sein Schwanz war immer noch halbsteif. “weißt du Michael, ich liebe Dich wirklich wie meinen Sohn,
ich sag es Dir jetzt im Vertrauen und gehe davon aus das du alles wirklich für Dich behälst: ich bin schwul und mag keine Frauen, deswegen bin ich auch oft in Thailand, weil dort kann ich das ausleben was mir gefällt, ich würde Dich gerne in den Herbstferien mal mitnehmen und Dich meinen Freunden vorstellen”.
WOW dies war eine Ansage, ich war noch nie im Ausland damals.
“Nur zu gerne Onkel Richie, für Dich tue ich alles,wirklich alles und mir gefällt auch was Du mit mir machst”
Stolz lächelte er und deckte den Tisch.
Nach dem Abendessen gingen wir in sein Wohnzimmer, dort hatte er eine liegelandschaft als Sofa und einen riesen Fernseher für die damalige Zeit. Er legte eine Videokasette ein und ich sah das erste mal in meinem Leben einen Porno
mit Männern und Jungen. Mein Pullermann reckte sich sofort wieder, ich stand vor dem Fernseher und schaute wie gebannt zu. Richie trat hinter mich und ich spürte das sein Schwanz schon wieder hart war, er streifte meinen Rücken und meine Arme.
“Komm mein kleiner lass uns hinsetzen und schmusen,wenn du willst gibt es auch mehr”
Ich nickte nur und er zog mich an sich so das ich mit meinen nippeln seinen Schwanz streifte, diese waren noch gereitzt und langgezogen durch die Melkmaschine.Es durchfuhr mich wie ein Blitz. Er setzte sich auf die Kante seines Sofas und ich saß auf seinem Schoß mit dem Gesicht zum Fernseher. Er ließ wieder ein gut riechendes Öl über meinen Rücken laufen und massierte mich , das Öl lief bis zu meiner Rosette und ich spürte wie dort alles etws taub wurde, sein Finger flutschte in mich rein und dann zwei.
“Mhhhh das ist aber fein mein kleiner Mann und hast du Schmerzen?” dabei schob er nun seinen Daumen rein und ich fing langsam an mich hoch und runter zu bewegen.
Er zog seinen Daumen raus und hielt mich an meiner Hüfte fest, er hob mich einfach hoch und ließ mich langsam ,ganz langsam, auf seine Eichel gleiten.
“Bitte Daddy, bitte sei vorsichtig ich hab das noch nie gemacht”
Er ließ mich nach unten gleiten bis er ganz in mir steckte, es tat nicht weh, mein Schwänzchen stand von mir ab und in meinen Nippeln brannte es, unglaublich geil. Nach ein paar minuten, hob er mich auf seinem Schwanz einfach hoch und runter und fickte mich in meinen Boy popo. War das Geil, er leckte mir über mein Ohr und stöhnte und schwitzte “du kleine Sau jetzt wirst du gefickt wie ein Mann es braucht”.Dabei schob er mich weg und drückte mich auf die Knie auf den Teppich, er kniete sich hinter mich und ich spürte seine Zunge an meinem Rücken und dann ganz leicht an meiner Rosette, er drückte mich mit dem Gesicht nach unten so das mein Popo nach oben Zeigte wie ein Apfel.
Er setzte seinen Schwanz an und drückte Ihn wieder ganz langsam in mich rein, es war hart und zog ein bisschen. Dann fickte er los wie einen Maschine, er kniff mir mit einer Hand in die Nippel und dann klatschte er mir mit derflachen Hand auf meinen Hintern, “ja komm beweg dich mein Sohn, ja komm los du kleine Sau, mach Daddy glücklich” ich stemmte und fickte ihm entgegen weil es so gut und geil war wie noch nichts bis jetzt.
Ich spürte wie er immmer schneller wurde und es Haut auf haut klatschte als er jedesmal ganz in mir drinnen war, mein Schwanz schwingte mit und als er Ihn anfing zu wichsen ging es 30 sec. und ich sprizte unter schreien ab, in diesem Moment spürte ich seinen Heißen Saft in mir und ich klappte zusammen, das wqar zuviel.
Als ich aufwachte lag Richie neben mir und schlief mit einem Lächeln, ich kuschelte mich an Ihn und dachte über das erlebte nach. Dieser Abend war es wert gewesen. Es folgten noch viele Abende die das erlebte toppten.
Vielen Dank für eure Aufmerksamkeit. Neue Geschichten werden folgen.
Marilisa e Marta in ufficio
Marta la superiore di Marilisa vedendo la trasformazione che aveva avuto la sua sottoposta afferma sei finalmente arrivata nell’età contemporanea dal medioevo dove ti trovavi, guarda che bel bocconcino che sei lo sai che hai proprio delle belle tettine e anche un bel sederino a mandolino. Marilisa arrossisce non essendo abituata a qualcuno che si rivolge a lei in quella maniera anche perchè da come si vestiva di solito non era molto facile intravvedere le sue belle curve . Marta le sorride visibilmente compiaciuta per averla messa in imbarazzo e per averla indotta a questa trasformazione e le dettò una lettera che voleva sul suo tavolo al più presto.
Dopo circa un oretta e aver scritto la lettera, Marilisa va da Marta per sottoporre la lettera che ha scritto al suo giudizio sperando che il cambiamento di abbigliamento e attegiamento produca una maggiore flessibilità e comprensione da parte della sua superiore.
Marta legge attentamente la lettera e anche se più sorridente e disponibile con Marilisa la trova infarcita di errori e le dice che è una totale incompetente e che deve ribadire che non si capisce chi le abbia dato la laurea.Ma come si fa a scrivere una lettera così piena di errori se vaiavanti così dovrò farti licenziare le dice con fare sprezzante. A questo punto Marilisa si mette a piangere, allora Marta fa il giro della scrivania dicendole non devi piangere, ma solo rimproverare te stessa.
Mentre diceva questo Marta cominciò ad accarezzare i bei capelli di Marilisa dicendole che un modo per non essere licenziata c’è e cominciò a toccare le tette di Marilisa che sconvolta dalla situazione e preoccupata di essere veramente licenziata non fa nessuna protesta. Marta sempre più contenta del carattere sottomesso di Marilisa comincia scostare le mutandine e a toccare la passerina della sua sottoposta che in breve tempo diventa tutta bagnata ed esclama guarda la santarellina come si sta bagnando tutta, guardala come sta diventando una troietta. Marilisa è sconvolta da questa situazione che non avrebbe mai pensato sarebbe potuta capitare a una brava ragazza come lei, ma soprattutto è sconvolta dall sue sensazioni i capezzoli sono diventati dritti e la passerina è tutta eccitata e per di più essenso toccata da una donna. Marta cogliendo ciò le domani in pausa pranzo ti porto a casa mia e vedrai che ci divertiremo, la ragazza sapendo di non avere scelta non fa nessuna opposizione, l’alternativa era infatti tornare a lavorare nei mc donald.
Marilisa a casa di Marta
Dopo quello che era successo in ufficio con Marta che l’aveva fortemente toccata e palpeggiata, Marilisa aveva avuto per qualche giorno dei momenti di tranquiillitá, la sua superiore si era fatta più comprensiva con i suoi errori e questo l’aveva portata a pensare si fosse resa conto di aver esagerato nei suoi confronti.
Una settimana dopo Marta le lasciò un biglietto con scritto che l’indomani pomeriggio non sarebbero state in ufficio come al solito, ma l’avrebbe ospitata a casa sua, nel bellissimo attico che aveva in centro. Alla notizia Marilisa cominciò a pensare che idee avesse Marta e sul perchè le rivolgesse quell’invito.
L’indomani arrivato mezzogiorno le due uscirono e andarono verso il centro cittá con la bellissima porsche di Marta. Arrivate a destinazione vi erano alcuni condomini dello stabile dobe abitava Marta che parlottavano e vedendola con quella bellissima ragazza che era Marilisa alcuni uomini dissero guarda che bella troietta deve essere la nuova scoperta di Marta. L’imbarazzo di Marilisa fu enorme non avrebbe mai pensato che una brava ragazza come lei si sarebbe trovata in quella situazione.
Una volta entrate dentro casa Marta spogliò lentamente Marilisa e con sua enorme sorpresa la situazione di umiliazione subita fuori dallo stabile l’aveva eccitata, aveva infatti i suoi capezzoli dritti dall’eccitazione. La cosa che però attirò l’attenzione di Marta fu però la passerina completamente ricoperta di peli che le fece dire adesso ti depilerò tutta.
Marta distese Marilisa sull’enorme letto e cominciò a depilare la passerina di Marilisa finchè fu completamente glabra come quella di una bimba.
Fatto questo Marta disse a Marilisa che non era diventata più magnanima per la sua incompetenza e impreparazione nel svolgere il suo lavoro, ma che semplicemente preferiva punirla per le sue mancanze in un modo più interessante e la invitò a girarsi che l’avrebbe frustata sul sederino.
La reazione di Marilisa fu furente, ma siamo impazzati vuoi frustarmi sei una pervertita fu però subita fermata da Marta che le fece sommessamente notare che ogni cosa da quando aveva messo piede dentro casa sua era stata ripresa da telecamere nascoste e che comunque non aveva molta scelta se non voleva tornare a cucinare panini al mc donald.
Marilisa sconsolata pensando in quale manica di sadici era finita si girò, Marta prese una bullwhip e cominciò a frustare il sederino di Marilisa che dopo la prima frustata gridò ahia. Marta reagì arrabiata dicendole che non le aveva affatto dato il permesso di esprimere la sua opinione e che le frustate sarebbero cominciate da zero, Marilisa allora rispose dicendo certo e subì tutte e cinquantae le frustate in silenzio nella paura che la sua sadica superiora ricominciasse da capo.
Alla fine della punizione Marilisa aveva il sedere pieno di striature rosse, ma nello stesso tempo era anche eccitata e purtroppo per lei Marta se ne accorse e le toccò la passerina che vedendo tutta bagnata le disse allora allora sei una schiava nell’intimo non quella santarellina che volevi farci credere di essere vedrai che ci divertiremo insieme.
http://www.padronebastardo.org
Sapevo che non ci sarebbe stato tempo per parlare a Giacomo della mia conversazione con Alice, così decisi di mandargli una e-mail e scrissi:
Giacomo, Alice sospetti che tu sia gay. Ha detto di aver trovato dei porno gay sul tuo pc. Ho paura che voglia provocare qualche guaio. Per favore stai attento, sono suo fratello e so di cosa è capace. Ti amo, Nick.
Pochi minuti ed arrivò una risposta:
Nick, grazie per l’avvertimento. I tuoi genitori faranno qualche cosa? Anch’io ti amo Giacomo.
Scrissi rapidamente: Non so. Lei è sempre stata la loro favorito, ma il fatto di essere incinta di un ragazzo sconosciuto potrebbe cambiare le cose.
Il giorno dopo, dopo l’allenamento di nuoto stavo andando alla mia macchina nel parcheggio della scuola quando vidi una macchina distrutta rimorchiata fuori del parcheggio, ed un paio di poliziotti bobine che parlavano al direttore. Non ci feci caso più di tanto, andai in macchina e tornai a casa.
Appena entrato dissi alla mamma che avevo dei compiti da fare e di chiamarmi quando la cena era pronta. Andai in camera mi e cominciai a lavorare ai miei compiti quando sentii uno schiamazzo all’ingresso. Mi alzai per andare a vedere cosa stava succedendo.
“Sua figlia non ha un briciolo di decenza.” stava dicendo una voce che conoscevo ed era quella del padre di Giacomo.
Andai in soggiorno e vidi Giacomo dietro suo padre. Mio padre stava rispondendo: “Mi creda, conosco mia figlia, non farebbe mai quello di cui l’accusa!”
“Ci sono i testimoni che l’hanno vista picchiare con una mazza da baseball sulla macchina di Giacomo!” Gridava il padre di Giacomo.
Io guardai Giacomo confuso. “Allora giacomo è quello che l’ha piantata!” Gridò mio padre. “Lei è all’allenamento di volley!”
“Io penso invece che stia importunando altri ragazzi! La prova di paternità l’ha provato! E comunque anche la figlia di un nostro vicino gioca a volley e ha detto che oggi non c’era allenamento!”
Giacomo accennò col capo verso di me ed uscimmo mentre i padri continuavano a litigare. “Cosa sta succedendo?” Chiesi.
“Quando sono andato al parcheggio uscendo di scuola ho trovato la macchina rovinata. Qualcuno aveva rotto finestrini e fari e tagliato i pneumatici.”
“E pensi sia stata Alice?”
“Sì. Alcune persone hanno detto di averla vista vicino alla mia macchina con una mazza da baseball.”
“Mi spiace immensamente, Giacomo!” Lo tirai a me e l’abbracciai.
“Perché mi sta facendo una cosa del genere?” Chiese Giacomo.
“E’ sempre stata così. Non riesco a spiegarlo.”
La porta si aprì dietro di me ed il padre di Giacomo uscì e ci vide abbracciati. Noi interrompemmo l’abbraccio ed il padre di Giacomo mi disse: “Nick, so che hai l’allenamento di nuoto dopo la scuola, puoi accompagnare Giacomo a casa almeno finché non ripareranno la sua macchina.”
“Sicuro.” Dissi io.
“E può venire a casa mia domani sera? Ho delle cose da chiederti.”
“Va bene.” Risposi.
“Andiamo a casa Giacomo.” Disse il padre di Giacomo.
Rientrai e vidi mio padre che fumava nel soggiorno. Mia madre mi diede un piatto della cena e mi disse di andare a mangiare nella mia stanza dato che non pensava che mio padre fosse dell’umore di una cena di famiglia quella sera. Andai in camera mia e vi trovai Alice.
“Cosa cazzo fai nella mia stanza?” Chiesi.
“Stavo guardando le tue e-mail, ma il tuo computer ha la password.”
“Perché quello che ho sul mio computer non sono affari tuoi e le mie e-mail non sono affari tuoi.”
“Devo sapere di cosa avete parlato tu e Giacomo.”
“Non sono cazzi tuoi ed ora fuori dalla mia stanza!”
Alice uscì incazzata.
La sera successiva andai a casa di Giacomo per parlare con suo papà. Ci sedemmo lui Giacomo ed io alla tavola della sala da pranzo. Ci guardò e chiese. “Giacomo per favore sii onesto, perché ti sei separato da Alice?”
“Lei sta scocciante.”
“Penso che questa sia solo una ragione, credo che ci sia dell’altro. Non credere che sia stupido, vedo il modo che tu e Nick state insieme. L’hai scaricata per Nick?”
Giacomo abbassò la testa e non disse niente. Il padre di Giacomo mi guardò. “Nick, tu e Giacomo siete insieme? Da quando? Io non dirò niente ai tuoi genitori. Devo solo sapere tutta la storia.”
“Sì lo siamo.” Dissi io. “E’ cominciato nel fine settimana che Giacomo passò con me a casa mia quando Alice ed i miei genitori erano fuori città.”
“Giacomo? Guardami.” Giacomo alzò lo sguardo con le lacrime negli occhi. “Sei gay?” Giacomo accennò col capo. “Ascoltami Giacomo. Tu sei mio figlio ed io voglio che tu sia felice. Non mi devi nascondere niente.” Giacomo si asciugò gli occhi. “Tua madre ed io lo sospettavamo da tempo. Sapevamo che ci doveva essere stato più di quanto sapevamo sul tuo rapporto con Alice. Era perché volevi stare vicino a Nick?”
Giacomo accennò col capo. “Bene.” Disse il padre di Giacomo, poi mi guardò: “Nick, mi sei sempre piaciuto. Tua sorella è un incubo ma io penso che lei è solo una mela marcia. Voglio che tu sappia che qui sei il benvenuto e tu e Giacomo siete liberi di fare qualunque cosa vogliate qui. Solo limitatevi a fare sesso nella camera di Giacomo.”
“Va bene signore.” Dissi io.
“Non c’è bisogno di chiamarmi signore. Chiamami solo mi chiami Roberto. Ora siete liberi di andare, Nick se vuoi puoi restare a cena.”
Noi ci alzammo da tavola ed andammo nella stanza di Giacomo. Cademmo sul letto, lo abbracciai e lo baciai. Cominciammo a spogliarci, in breve avevo l’uccello dentro Giacomo e spingevo come se fosse l’ultima cosa che facevo nella mia vita. Scaricai un carico di sperma dentro di lui e lo tenni stretto coccolandolo nelle mie braccia. Non so quanto tempo rimanemmo così bello.
Männerfreundschaft
Wir wollten einfach mal wieder raus aus der Hektik des Alltags, wo die Arbeit permanent stresst, und auch einfach mal um Abstand von unseren Mädels zu bekommen. Einfach mal ein Männerwochenende zum Relaxen, schön in der Natur, zum Zelten. Das haben Max und Ich früher oft gemacht, hier ist Stille, Ruhe, niemand stört und man kann wirklich endlich abschalten und die Seele baumeln lassen. Also fuhren wir am Freitagabend zu unserer typischen Zeltstelle, wo wir eigentlich schon immer das Wochenende verbracht haben. Schön Abseits von irgendwelchen Städten, an einer Lichtung nah am Waldrand, mit einer schönen Feuerstelle. Wir bereiteten alles vor, installierten das Zelt, machten drinnen die Matratzen, die Schlafsäcke und das Gepäck klar und gingen dann auf Feuerholzsuche.
Viele Gespräche über dies und jenes begleiteten den ganzen Abend unser Entspannungswochenende. Es war angenehm einfach mal der Hektik zu entfliehen. Wie üblich grillten wir natürlich abends unsere Steaks und Würstchen am Lagerfeuer, liessen die Seele baumeln und tranken ein paar Bier. Genauso so sind Männertage, Ruhe, Bier und einfach auch mal Stille. Wir waren eigentlich rundum zufrieden, es war eine schöne Nacht, das Lagerfeuer wärmte uns die Füsse während wir auf unseren Campingstühlen sassen und in die Sterne schauten. Ein paar Wolken am Himmel, hier und da Lichter von überfliegenden Flugzeugen, wahrscheinlich auf dem Weg in den Urlaub oder in die Hektik von Workaholics, die nicht wussten, wann Schluss sein muss mit der Arbeit.
Wir schliefen fast auf unseren Stühlen ein als uns ein dicker Regenguss völlig überraschte. So schnell wie dieser Regen kam konnten wir gar nicht reagieren. Wir packten so schnell wie möglich alle Sachen ein, die dem Regen auf jeden Fall nicht zum Opfer fallen durften und suchten Schutz in unserem (hoffentlich) trockenen Zelt.
Welches gar nicht so einfach zu öffnen war, denn mit etwas mehr als normalen Alkoholspiegel gestalten sich selbst so einfache Dinge wie das Öffnen eines Reissverschlusses auch mal als schwierig. Als wir es endlich unter munterem und amüsanten Lachen darüber doch einmal geschafft hatten in das Innere des Zeltes zu gelangen, waren wir jedoch schon bis auf die Unterhosen völlig durchnässt und froren ein wenig. Naja, ist ja kein Problem, ziehen wir uns einfach um, wir wollten eh bald zu Bett gehen. Wir zogen uns also die nassen Klamotten vom Körper, und in der Tat waren sogar die Socken und Retro-Boxer völlig nass.
Ich kniete gerade nackt vor meiner Tasche um ein paar warme und trockene Klamotten herauszuholen, als ich auf einmal eine Hand am meinem Po spürte. Ich erschrak etwas und drehte mich um und sah Max, wie auch er völlig entkleidet, wie Gott in schuf, im Zelt kniete. Er war recht dick, überhaupt nicht sportlich gebaut. Kein Bodybilder oder so ein Kerl aus einem Porno Filme, nein, einfach ein dicker Mann von nebenan. Er hatte kurzes Haar, ein rundes Baby-Gesicht allerdings mit 3-Tage Bart, war aber ansonsten überall rasiert, wie ich sofort feststellte.
Über seinem Penis hatte er das Schamhaar zwar etwas buschig stehen lassen, war aber ansonsten rundherum rasiert. Sein Po war gross und füllig und seine Brust war ein bisschen, wie bei einer Frau. Ja, er hatte richtige kleine Titten.
Max blickte mich an, etwas entschuldigend schauen, weil er mir die Hand auf den Po gelegt hatte. Ich fragte Ihn, was das solle, und er fragte mich, ob ich schon mal ein homosexuelles Erlebnis gehabt hätte. Ich verneinte, denn bisher hatte ich daran eigentlich nicht gedacht. Auf die Frage, ob ich manchmal Träume von schwulem Sex gehabt hätte, musste ich ziemlich beschämend wegschauen und es bejahen.
“Ja, ab und zu mal, wieso?” fragte ich Ihn.
“Naja, ich auch.”, meinte Max, “Aber bisher habe ich es noch nie probiert, aber irgendwie möchte ich ein solches Abenteuer schon mal live erleben. Du nicht auch”?
Hm, ich überlegte einen kurzen Augenblick und erwiderte: “Ich weiss es ehrlich gesagt nicht, warum”?
Max: “Naja, wie wäre es, wenn wir zusammen ein solches Abenteuer machen würden? Wir kennen uns schon so lange, und du bist recht attraktiv und du machst mich einfach heiss!”.
Ich wusste gar nicht, was ich darauf erwidern sollte. Ich war unsicher ob er es ernst meinte oder ob der Alkoholpegel in seinem Blut ihn mal wieder Quatsch reden lassen liess. Trotzdem bemerkte ich, wie mein Herz anfing, wild zu schlagen, ich konnte meine Halsschlagadern pulsieren fühlen, als würde das Blut mit einem Druck hindurch pumpen, das es die Arterie zerreissen könnte.
“Ich weiss nicht, was meinst Du?” fragte ich Max.
In diesem Moment kniete er hinter mir, drückte sich an mich und meinte: “Ja, ich würde schon gerne, lassen wir es doch einfach mal passieren, wenn wir dann keine Lust haben oder es zu weit geht, dann können wir ja aufhören”.
Ich liess ihn gewähren, indem ich seinen Vorschlag nicht negierte. Er presste meinen Körper an sich, ich konnte seine nackte Haut an meinem Rücken spüren. Sie war etwas kühl vom Regen, aber es tat gut, denn mir selbst wurde ziemlich warm… wahrscheinlich die Aufregung. Ich schloss dabei die Augen und wusste eigentlich gar nicht, wieso ich das alles tat. Ich konnte seinen Penis, der nach und nach immer grösser wurde spüren, wie er zwischen meinen Beinen immer weiter hochstieg, bis er meinen Po berührte.
Max küsste mich auf meinen Nacken und darauf stöhnte ich leise, bemerkte, dass ich in eine sexuelle Ekstase geriet, die ich mir nicht erklären konnte. Mein Glied wurde steif, das Blut schoss langsam aber stetig in die Adern des Penis, die Schwellkörper wurden grösser und irgendwann stand mein Penis in die Höhe.
Max streichelte mich von hinten an meiner Hüfte, umkreiste mit seinen Händen meine Brust und schliesslich führte er seine Hand an meinen Penis hin, um mit sanften Streicheln meinen Penis und meine Hoden zu liebkosen. Meine Po Backen spannten sich an, der Penis wippte dabei leicht nach oben, um anschliessend wieder zu fallen. Ich hätte niemals gedacht, dass mich Berührungen von einem Mann so dermassen sexuell stimulieren könnten… Schon gar nicht, wenn es der beste Freund war.
Ich drehte mich zu Ihm um und sah runter zu seinem Penis. Wow! Ich dachte immer, dass dicke Männer einen kleinen Penis haben. Nicht so bei Max. Sicher hatte ich seinen Schwanz schon mal gesehen, als wir nackt im See schwammen. Damals war er klein und unbedeutend. Nicht so jetzt. Er hatte eine durchschnittliche Länge von mindestens 20cm würde ich schätzen. Und er wuchs noch immer. Auch seine Dicke hatte sich potenziert. Es sah noch mächtiger aus, als man seinen steifen Penis in schemenhaften Silhouetten im Schein einer kleinen LED Lampe an der Decke des Zeltes sehen konnte.
Sein Penis zeigte nach oben, war jedoch auch gekrümmt, nach innen, zum Bauch hin. Dadurch konnte man seine beiden Hoden schön sehen, sie präsentierten sich wie ein Geschenk. Sie waren prall, hingen leicht herunter und waren schön weich rasiert. Der Anblick machte mich total nervös, nie zuvor hatte ich einen nackten Mann so nah mir Gegenüber gespürt, schon gar nicht mit einem riesigen steifen Penis dabei. Sein Glied war stark geädert, in der Mitte eine grosse, dicke Hauptader, die sich um den Penis herum zu kleinen Adern hin verzweigte. Das Gemächt strahlte somit eine gewisse Stärke aus, obwohl dies nicht viel zu sagen hatte. Die Eichel, die seinen Penis krönte war schön gross und prall, hatte ganz glatte Haut und im Lichtschein erschien sie sehr anmutend.
Die Tatsache, dass wir uns schon sehr lange kannten und beste Freunde waren, liess uns dieses Abenteuer wohl erst vollziehen, da wir einander vertrauen konnten. Er zog mich leicht an sich, und küsste mich auf den Mund. Dabei stiessen unsere beiden steifen Penisse immer wieder aneinander, was sehr erotisch war.
Schon komisch so einen anderen Penis zu spüren, etwas, was man sonst als heterosexueller Mann eher nicht erfährt.
Irgendwie konnte ich mich der aufkommenden Leidenschaft nicht entziehen, so erotisierend und elektrisierend zugleich war die derzeitige Situation. Ich streckte Ihm meinen Mund entgegen und wir küssten uns leidenschaftlich mit der Zunge, wie wir es sonst nur mit unseren Mädels machen würden. Etwas komisch ist es dann doch, wenn man als Mann etwas Bärtiges küsst, dachte ich dabei.
Mittlerweile entspannte ich wohl völlig, denn während wir uns küssten und mein Penis immer härter wurde (noch nie hatte ich eine solche Härte im Penis gespürt. Ich hatte das Gefühl, mein Penis würde platzen!), fasste ich Max an seinen Po und streichelte diesen. Er genoss es, auch mal richtig angefasst zu werden und langte mir daraufhin direkt an mein Glied. Er schob die Vorhaut langsam zurück und dann wieder vor, einem langsamen Rhythmus folgend. Ich fand es Wahnsinn, welche Gefühle dieses Abenteuer in mir hervor rief. Obwohl ich von sowas bisher nur geträumt hatte, erwartete ich nicht, dass die Realität noch viel spannender war.
Meine Hände glitten ebenfalls zu seinem Penis, denn ich wollte selbst ertasten, wie sich ein anderer Penis in der Hand anfühlt. Die Erfahrung war seltsam. Er war warm, sehr hart aber auch zart zugleich. Bisher kannte ich ja nur meinen eigenen Penis, aber es war schon etwas anderes, einen fremden Schwanz zu fassen.
Max stöhnte nur voller Lust und fragte mich, ob er mein Glied mit seiner Zunge verwöhnen dürfe. Wenn er wollte, wieso nicht? Er legte sich hin, ich kniete weiterhin vor Ihm und spürte, wie seine warme Zunge langsam an meinem Genital vorbeiglitt. Der Speichel simulierte dabei eine Art gleitendes Gel, damit die Zunge mit einer Leichtigkeit darüber gleiten konnte, als würde eine heruntergefallene Blüte auf einen sauberen Boden fallen und durch einen Windhauch wieder wie von selbst in den Himmel fliegen. Es war atemberaubend, mein ganzer Körper spannte sich an. Ich war aufgeregt, erregt und wusste gar nicht, was ich zuerst denken sollte, wenn dies überhaupt funktionierte. Seine zärtlichen Berührungen der Zunge wurden durch seine Hände unterstützt, die nun sanft meine Hoden massierten.
Solche Gefühle hatte ich mit meiner Freundin nie. So ein homosexuelles Erlebnis liess die Luft knistern. Wir wechselten in die 69er Stellung, denn auch ich wollte sein Glied einmal in meinem Mund spüren. Ich lag dabei oben, Max lag unten und streckte mir sein Gemächt hin. Zum ersten Mal in meinem Leben hatte ich einen wirklichen Penis in meinem Mund, unglaublich. Die Situation war so irreal wie spannend zugleich, denn auf einmal wandelten sich bisherige Träume in Realität.
Max hingegen nahm meine Hoden in seinen Mund, zog mit den Zähnen leicht an meinem Hodensack, so dass sich die Vorhaut meines Gliedes nach hinten spannte und die Eichel davon so angeregt wurde, das sie immer praller wurde. Genüsslich leckten und bliesen wir uns unsere Genitalien, vor Aufregung und Neugierde fast platzend, als Max plötzlich seine Zunge an meinen After legte und mit seiner Zungenspitze kreisend meinen After verwöhnte.
Mann, was für ein Gefühl. Es lag Freiheit in der Luft, Freiheit alles zu tun, wozu man gerade Lust hatte und nach was einem der Sinn stand, ohne an Konsequenzen von morgen zu denken.
Er fragte mich ob es mir gefiel, doch statt darauf zu antworten konnte ich nur laut stöhnen. Für Ihn war es das Zeichen, das es mir gefiel und das ich mehr wollte. Sein Zeigefinger drückte daraufhin sanft aber auch mit etwas Kraft an meinen After, kreiste ein wenig umher. Die Wollust überstieg die Fähigkeit, dem Abenteuer ein Ende zu setzen und ich wies Max an, den Finger in meinen Po zu stecken. Ganz trocken funktioniert das natürlich nicht, doch Gleitgel war leider nicht greifbar, wie auch? Was sollten zwei heterosexuelle Männer schon mit Gleitgel beim Zelten anfangen? Ein Ersatz musste also her. Während ich nach vorne geneigt in meiner Tasche suchte, zog Max meinen Penis nach hinten und nahm Ihn in seinen Mund. Gott, was für ein Gefühl. Unbeschreiblich. Alles so neu und extrem elektrisierend.
Ich fand Feuchtigkeitshandcreme in der Tasche und gab sie Max in seine Hände. Er strich etwas Creme auf mein Arschloch. Ich begab mich in Hundestellung und Max kniete hinter meinem Po auf seinen Knien, stiess seinen Finger leicht an meinen Anus. Etwas Gegendruck konnte ich spüren, denn normal war es für meinen Po nicht, das etwas hinein wollte. Üblicherweise gelangt sonst eher immer etwas hinaus.
Er presste etwas fester und ich konnte spüren wie sein Finger in mein Loch glitt. Der Anus brannte etwas, es war unangenehm, aber in Ordnung. Immer wieder zog Max seinen Finger aus meinem Po um ihn anschliessend wieder hineinzuschieben. Ich stöhnte laut auf, denn meine Geilheit übermannte mich völlig. Ich stellte fest, dass bei jedem Eindringen seines Fingers sich mein Penis weiter in die Höhe reckte. Irgendwann benutze Max zwei Finger. Es war Wahnsinn, es war einfach nur geil, etwas in seinem eigenen Po zu spüren.
Meine Eichel quoll bis auf Ihre maximale Grösse auf, etwas Samenflüssigkeit floss hinaus. Meine Güte, was passiert hier? Ich habe Sex mit einem Mann und es gefällt mir sogar noch! Voller Leidenschaft hatte ich meine Augen geschlossen und wartete auf das, was Max noch mit mir anstellen würde. Just in diesem Moment konnte ich Max seinen dicken, harten, gigantischen Penis in meiner Poritze spüren. Wieder und immer wieder stiess seine pralle Eichel an meinen After mit dem Verlangen, mehr von meinem Innersten zu erfahren.
Ich flüsterte zu ihm: „Glaubst du, der passt hinein? Deiner ist so gross.“
„Willst du es denn?“, fragte Max genauso leise zurück.
Ich musste keine Sekunde überlegen: “Komm´ schon, fick mich, ich will Dich spüren!”
Max: “Bist Du sicher? Wir haben keine Kondome hier und kein Gleitgel”.
Ich war mir sicher. Mir war in diesem Moment alles egal, nur einzig allein seinen Penis wollte ich in mir spüren. Ich drehte meinen Kopf und sah Max wie er hinter mir kniete, sein Gesicht völlig angespannt. Sein Penis ragte in die Höhe, sehr fett und stark, seine geschwollenen Adern konnte man durch Licht-Schatteneffekte des Lichtes erahnen.
“Ja, fick´ mich einfach. Wir haben angefangen, jetzt können wir es auch ganz durchziehen.”, sagte ich mit grossem Verlangen.
Max war nicht abgeneigt und sagte: “Nun gut, dann entspann´ dich jetzt”.
Ich tat wie er meinte, begab´ mich leicht in auf Knien stehender Position. Max strich mir Creme auf meinen After, ich hingegen nahm die Creme, verteilte etwas in meiner Hand und strich sie auf Max´ Penis. Max presste mich an sich, ganz leicht und berührte mit seiner Eichel mein Arschloch. Ein irres Gefühl. Die Situation war wohl so erotisch, weil die Vorstellung, wie es wohl aussah, wenn seine prall gefüllte Eichel sich langsam an meinen Anus drückte, diesen langsam spreizte um dann ganz einzudringen, ihr Übriges dazu tat.
Ich konnte es richtig spüren wie ich es mir in meinen Gedanken vorstellte. Max drang in mich ein, sanft aber mit Druck. Sein dicker Penis wollte erst gar nicht rein, drängte aber dann doch die Muskeln meines kleinen Anus zur Seite. Mehr und mehr drang er in mich ein, jeden eindringenden Zentimeter konnte ich warm spüren. Wow, ich hatte zum allerersten Mal einen Penis in meinem Po und ich fand es supergeil. Nach und nach wurde Max rhythmischer in seinen Bewegungen, stiess sein Glied ab und an immer härter in meinen Po.
Mein lautes Stöhnen schien ihn dabei noch zu animieren, heftiger zur Sache zu gehen. Während er meinen Po mit seinen Bewegungen verwöhnte, massierten seine Hände meine Hoden und mein Glied, welches schon ganz feucht vor Aufregung war. Man konnte die Vorsamenflüssigkeit langsam von der Eichel tropfen sehen, bei jedem Stoss in meinen Po, liess der Druck auf meine Prostata mehr und mehr von dieser Flüssigkeit aus meinem Penis tropfen. Nach ein paar Momenten schrie Max laut auf, sein ganzer Körper spannte sich extrem an, sein Glied war steif wie ein Besenstiel und ich konnte spüren, wie sein Penis mit einem riesigen Pumpen seine Samenflüssigkeit in meinen Po entlud.
Meine Backen im Gesicht waren völlig errötet von dieser Situation, denn es war, als hätte man sein allererstes Mal im Leben Sex und es ist alles so neu und fremd. Nach ein paar Momenten, in dem Max sich etwas relaxte, zog er seinen Penis aus meinem After. Ich kniete auf meinen Knien, er hinter mir. Ich versuchte sein Sperma so lange wie möglich in mir zu halten. Aber es gelang mir nicht.
“Ich kann es nicht halten”, meinte ich zu ihm”.
Max: “Kein Problem, lass es ruhig hinaus laufen”.
Also tat ich, wie mir befohlen. Ich legte meinen Kopf nach hinten an Max´ üppigen Busen. Er umarmte mich leicht dabei und ich liess meinen After völlig entspannen.
Ich fühlte dabei, wie langsam Max´ Sperma, ganz warm und zäh, aus meinem Po glitt, langsam zwischen den Pobacken an den Innenschenkeln herunterfliessend. Er spreizte meine Beine, weil er sehen wollte, wie die Samenflüssigkeit durch vor und zurück pumpen meines Anus langsam ausfloss. Während die Flüssigkeit langsam versiegte, strich er mit seinem noch steifen Penis das Sperma von meinen Schenkeln nach oben zum Anus, um es dort wieder mit einem kräftigen Ruck in meinen Po zu befördern. Manche würden sagen, wie eklig das sein möge, doch ich war so aufgeregt, dass mich dies nur umso mehr antörnte.
Max fragte mich, ob ich nicht auch mal Analverkehr wollte?
“Was?”, fragte ich Ihn.
“Naja, mit deinem Penis in mich eindringen, ist doch klar”.
Wieso nicht, schliesslich sind wir eh voll dabei. Ich legte mich auf meinen Rücken, unter mir spürte ich den wärmenden Schlafsack. Mein Penis reckte sich Richtung Zeltdach in die Höhe und Max kniete über mir. Man konnte sein Gesicht sehen, es war errötet wie die Backen eines Kindes. Seine dicken Titten machten mich von dieser unteren Sicht total an, denn die Konturen der Schatten liessen sie noch riesiger wirken als sie sowieso schon waren.
Sein Penis verlor an Steifigkeit. Es floss etwas Flüssigkeit daraus. Max strich sich also Creme auf seinen Po und setzte sich auf meinen Penis und fing sofort an zu reiten. Ich wunderte mich, dass ich so schnell eindringen konnte und schaute ihn fragend an. Er bemerkte meinen unsicheren Gesichtsausdruck und erwiderte, er sei das schon gewohnt, denn manchmal macht er es sich mit einer Banane in den Po. Ich wunderte mich etwas, aber egal.
Atemberaubend dieses Gefühl. Obwohl auch meine Freundin öfters auf mir ritt, war dieses Gefühl doch gänzlich anders.
Sein Poloch war sehr eng. Ab und an stiess ich in seinem Inneren an etwas, bei dem er jedes Mal wild aufstöhnte. Ich war überzeugt davon, dass meine Eichel dabei permanent an seine Prostata stiess und ich wusste nun ja aus eigener Erfahrung, wie geil dies jemanden machen konnte. Er ritt wild auf mir, sein Penis hopste auf und ab, seine Hoden schlugen dabei immer leicht auf meinen Bauch auf. Seine Hände massierten dabei seine Brustwarzen. Eine geile Ansicht war es, ihn in völliger, sexueller Freiheit zu sehen.
Max wies mich an, mich aufzusetzen während er auf seinen Knien abstützend weiter auf mir ritt. Ich stütze meinen Körper ab, indem ich zuerst meine Hände und Arme schräg nach hinten stellte, bis Max mich komplett an sich drückte. Ich konnte fühlen, wie dabei sein Penis und seine noch nasse Eichel an meinen Bauch drückten, wie sich meine Hoden immer mehr bewegten. Er gab mir ein paar Zungenküsse und dabei entlud ich mit einem kräftigen Ruck meine ganze Spermaflüssigkeit in Ihn. Oh mein Gott, war das geil!!! Wahnsinn, noch nie zuvor hatte ich sowas erlebt. Er zog sich von meinem Penis herunter, kniete noch über mir und ich sah, wie mein Sperma aus seinem Po floss und langsam auf meinen eigenen Penis herabrann.
Sie war warm und feucht und rann über meinen Penis zu meinen Hoden, was zu einem leichten Kitzeln führte. Max senkte seinen Kopf und leckte mir seiner Zunge das Sperma von den Hoden über meinen Penis-Schaft zur Eichel hinauf, um es dort komplett abzulecken. Wow, wie geil ist das denn? Dabei zuckte ich vor lauter Erregung mehrmals zusammen, da die Eichel so extrem sensibel nach einem sexuellen Analverkehr-Abenteuer ist. Wir waren völlig verschwitzt und schauten einander an.
“Und? Wie war es? Bereust Du es?”, fragte mich Max.
“Nein, eigentlich nicht, es war eine tolle Erfahrung.”, erwiderte ich darauf, “Aber ich schäme mich etwas wegen unserer Freundinnen”.
Max erwiderte diese Gedanken, aber wir versprachen, es bliebe unter uns. Völlig fertig, verschwitzt und noch mit Samenflüssigkeit und Creme behaftet, legten wir uns in unsere Schlafsäcke. Max legte sich dann zu mir in meinen Schlafsack und drückte seinen nackten Körper an mich, seinen Penis, der nun schlaff war, legte er zwischen meine Schenkel.
Es bleibt unter uns und ich habe meine Erektion sehr genossen. Das nenne ich eine wahre Männerfreundschaft! Wir sollten das ab und zu mal unbedingt wiederholen, meinte Max fragend. Ich beantwortete seine Aufforderung mit einem knappen bejahenden Grunzen und dann schlief ich mit ihm ein, bis wir morgens beide ganz nackt im Zelt wieder aufwachten.
L’amico di famiglia
Paolo, l’amico di famiglia della coppia è l’uomo che la suocera avrebbe voluto per sua figlia e farà di tutto per portarglielo vicino. Parlando con sua figlia lo loderà di continuo e dirà spesso la frase ‘Ah! se tu avessi sposato lui…’. Quando la suocera lo incontra per strada gli dirà frasi del tipo: ‘Perché non vai a trovare i ragazzi? Mia figlia ti vede sempre volentieri…’ poi avvicinadosi e lui con fare confidenziale e malizioso gli dirà che sua figlia parla sempre di lui e lo guarderà neglio occhi come a dire: che aspetti a provarci? Quando la suocera sarà sola con la figlia lo loderà di continuo dicendole che lui l’avrebbe resa più felice ‘di quel coglione di tuo marito’; che è un bell’uomo che piace alle donne, mentre il marito pare un rammollito pantofolaio che pensa solo a mangiare e a vedere la tivù. La figlia difenderà ovviamente il marito, ma penserà che in molte cose la madre ha ragione… Sono due settimane che non la tromba suo marito e lei ha capito che lui guarda Xhamster al pc e si sega, ma a lei va bene così perché non la eccita quasi più. Eppoi è vero che l’ amico è bello. Piace moltissimo anche a lei, ma a suo tempo non lo volle perché le sembrava un donnaiolo. Ora se ne pente. Anche lei ovviamnete si masturba spesso e ovviamente pensa a Paolo.
Poi un giorno il fuoco che covava sotto la cenere riprenderà vigore e lei e Paolo cederanno al desiderio. Quando la moglie avrà ceduto a Paolo la suocera lo intuirà. Noterà che Paolo, l’amico è sempre a casa della coppia quando suo genero non c’è; che il lettone è sempre disfatto; che sua figlia non la guarda in faccia e arrossisce quando in casa c’è l’amico ma non il marito. Sua madre farà presto due più due e capirà tutto. Ne sarà felice. Infine un giorno madre e figlia parleranno della cosa; la figlia le confesserà tutto e la madre le dirà che ha fatto bene. Ma la figlia non le dirà mai che suo genero ha capito tutto, che c’è stata una lite, che alla fine il marito temendo di perderla ha infine accettato la cosa e soprattutto non le dirà che alla fine a suo marito le corna lo fanno eccitare come un porco. Mai le dirà che il marito vizioso e cornuto quando l’amante viene a cena da loro fa finta di bere troppo e poi va sul divano fingendo di addormentarsi pesantemente, russando forte e che quando ciò avviene lei e l’amante si prendono per mano e vanno in camera a trombare; poi quando l’amante dopo la trombata se ne va, il cornuto finge il risveglio. Lei nuda ha accompagnato l’amante alla porta e il cornuto, tutto eccitato, la porta in camera dove il letto è ancora sfatto con larghe macchie di umori in bella mostra; ve la fa sdraiare e allargandole le cosce, inginocchiandosi sul tappeto, le lecca avidamente la figa impregnata di sperma, grugnendo come un maiale. Sul comodino ci sono le salviette che hanno usato per ripulirsi dallo sperma. Qualche volta le salviette mostrano tracce più scure che dicono come lui l’abbia inculata. Il cornuto eccitato le tiene con le mani le cosce alzate e divaricate mentre cerca di affondare la lingua nella vulva schiusa e tumefatta per gustarsi il forte sapore di eiaculato e di umori; lei spinge per riversarglielo in bocca. E’ il prezzo che lei paga al marito affinché lui la lasci trombare in pace col suo amante. Gli terrà la testa premuta sulla vulva e gli darà del cornuto, dell’impotente, del segaiolo, del ruffiano e ciò fintantoché non vedrà la sua mano di lui accelerare la sega per arrivare, gemendo lamentosamente, a eiaculare sul tappeto. “Godi cornuto, godi! Godi segaiolo! Godi porco impotente!” Questo gli dice mentre il cornuto smania forte roteando gli occhi in alto dal piacere che lo sconvolge, scosso dagli ultimi convulsi scuotimenti che la sega gli procura.
Ora i due giacciono quieti. Lei ancora sdraiata e lui ancora accovacciato sul tappeto, la testa poggiata sul ventre di lei.
“Anche oggi mi è venuto dentro…” dice lei al marito, alludendo all’amante: “Gliel’ho detto che è pericoloso… Finirà per mettermici… Lo sa che non prendo niente, ma lui in quei momenti non capisce più niente… E francamente nemmeno io… Non riesco proprio a levarmelo di dentro quando godo, anzi! Me lo tiro dentro fino in fondo”
Le sue parole hanno subito un effetto: lui si alza e la sovrasta guardandola fissa negli occhi. Ha un’ espressione fra l’ansioso e il preoccupato. La moglie ha un piano diabolico. Fa la voce dolce, mielosa, infantile quasi a scusarsi:
“Non vuole capire di fare retromarcia e io ci sto troppo bene con lui dentro, sai amore?… In quei momenti non capisco più niente… Godo… Godo così tanto… Oddio come mi fa godere quel porco… E’ un toro; non si femerebbe mai; eppoi è così grosso che mi fa sentire piena piana di lui… Mmmmmm, non smetterei mai di prenderlo”. La moglie sa bene che queste frasi sono adrenalina per il cornuto, che sente di nuovo gli stimoli all’erezione: “Devo troncare questa relazione…” riprende lei: “Non vorrei rimanere incinta di lui. Mi sento che se non smettiamo di trobare ci rimango” Il marito spaventato lancia un grido: “Nooooo!!!” che la dice lunga: “Non voglio che tu tronchi!” aggiunge premuroso: “Se succede pazienza, pazienza…”. Un pò di silenzio, poi: “Ma tu cosa faresti se succedesse?” riprende la moglie fingendo preoccupazione: “… Mi lasceresti, dandomi della troia; non riconosceresti il bambino?… NO! basta! Con lui tronco! Troppo alto il rischio”. IL marito le prende il volto fra le mani e guardandola fissa negli occhi, come a rassicurarla, dice: “Mai! Il bambino sarebbe mio e tuo e basta. Nessuno saprebbe. Io ne sarei felice. Sarei un padre eccezionale… Io ti amo e amerei anche lui… Credimi amore… Credimi!!…”. Lei fa l’ espressione poco convinta e tace; vuole altre parole di rassicurazione. E lui gliele dice. Fa mille promesse. Infine lei dice: “Va bene, lo hai voluto tu… Ma ora me lo scrivi in una lettera che mettiamo in una busta che poi sigilliamo e diamo a mia madre. Oggi la pensi così, ma poi magari ci ripensi e mi scacci e disconosci il bambino… Sei d’accordo?”
“Amore mio, ti faccio tutte le lettere che vuoi. Ti registro anche una dichiarazione. A me piace che tu e lui facciate l’amore, lo vedi bene… Vedi quanto ci godo… Capisco il rischio e sono disposto a correrlo… Basta che tu mi ami e non mi lasci… Io ti amo e amerò anche il bambino… Il nostro! bambino”.
E’ felice la moglie e chiude gli occhi mentre il marito le ritocca il sesso. Lei si smuove un pò per assecondarlo. Il cornuto riscende in ginocchio sul tappeto e con delicatezza le ridà un bacio sulla vulva, poi una leccatina, poi inizia la leccata vera e propra. In lui c’è una forte emozione; è esaltato da quanto detto. L’idea di sua moglie incinta dell’amante lo sconvolge e nello stesso tempo lo esalta, lo emoziona; il piccolo membro riprende turgore; lo riprende in mano iniziando a masturbarselo.
Lei gli rimette la mano sul capo e sollevando un pò il bacino spinge la vulva verso la sua bocca avida. Pensa a quando dirgli che è incinta: perché è già incinta dell’altro che le è venuto dentro diverse volte il tredicesimo e quattordicesimo giorno del ciclo, quando suo marito era via per lavoro e l’amante ha dormito con lei a casa loro: ‘Mia madre ne sarà felice’, pensa… ‘Voleva tanto un nipotino’.
Pochi giorni dopo, quando il marito torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro, trova la moglie che passeggia nervosamente per casa. Le chiede cosa abbia, ma la moglie evita le risposte. Lui insiste. Lei allora, guardandolo in faccia, gli dice: “Ti avevo detto che avevo un ritardo?… ebbene, stamani quando mi sono alzata sono andata a pisciare e ho riempito la fiala per il test di gravidanza…” Allora?”, chiede il marito, ansioso della risposta che già immagina. “Allora… Allora sono incinta!… Incinta di lui, capisci? Capisci o no che sono incinta di lui?” Il marito le corre vicino e si inginocchia cingendola alla vita. Poi: “Amore, amore, amore mio, sono contento, sai? sono contento, CONTENTOOO!!”. Lei però vuole un rinforzo di di sicurezza e gli dice con voce divenuta ora mielosa e suadente: “Amore mio, sei sicuro di volerlo davvero? Se non sei sicuro sicuro, ma proprio sicuro, posso abortire subito. Capito?! Non voglio storie dopo…” Il marito porta la moglie vicino ad una poltrona e la spinge delicatamente affinché vi sieda. Lei capisce che lui vuole rassicurala. Si siede e lascia le cosce leggermente aperte. E’ anche senza mutande. Ha studiato un piano e prima dell’arrivo del marito: si è masturbata per fargliela sentire odorosa e saporosa come piace a lui; non si è neppure lavata il buchetto del culo, perché sa che a quel porco cornuto del marito piace anche quell’odore. Sa che lo deve eccitare. Lui infatti sente l’afrore forte della vulva eccitata e del buco del culo. Si eccita ma non lo da avedere. Parla a sua moglie del futuro col bambino; del ‘loro’ bambino. Sua moglie apre ancor più le cosce e l’effluvio di sesso ora è forte aumentando l’eccitazione del cornuto che le divarica le cosce spingendo il volto verso il pube pelosissimo della moglie intriso di umori per gustarsi tutto quel ben di dio. Lei per un pò cerca di allontanarlo: “Parliamo… ” gli dice, ma poi cede e lascia che il volto marito le arrivi al pube; solleva il bacino e la bocca di lui si stampa sulla vulva intrisa di umor e fragrante di odori sessuali. Geme forte il cornuto inginocchiato fra le sue cosce e con una mano si libera il membro iniziando subito a farsi la sega. Lei come sempre gli pone la mano sulla testa e se lo tira contro. Poi, ben sapendo quanto a lui piaccia sentirselo dire lo incita: “Cornutone lecca… Lecca cornuto. Bravo, così… Si così.. ti piace vero cornutone leccarla?” Lui grugnice ad ogni parola: “Su leccala… Sei contento che lui mi ha ingravidata?… Dimmelo cornutone, dimmelo!!” Il cornuto sconvolto, alza la faccia verso di lei e annuisce con decisione. Ha tutta la bocca bagnata di umori e saliva. Riaffonda il volto fra le coscione divaricate. Ma lei lo ferma; lo guarda negli occhi e chiede: “Devo lasciarlo?” alludendo all’amante. “NOOOO!!! Mai, mai… Ci vuole lui per te; è il maschio giusto che ti fa godere e fa godere anche me che mi sfinisco di seghe…” bofonchia il cornuto con la bocca appoggiata alla fica schiusa e schiumosa. Dopo un pò che lecca avidamente, lei dice con voce dolce e supplichevole: “Amore, stasera dopo cena viene lui. Vorrei starci un pò sola… Ti spiace andare fuori al cinema?” La testa del cornuto, sulla quale lei tiene la mano, si muove rapidamente annuendo. Lei ora pensa al suo amante e l’eccitazione vera sale: lo desidera, lo vuole, ne ha bisogno e lo dice sussurrando al marito che a quelle parole smania, perché percepisce la vulva molto più vischiosa. L’eccitazione del cornuto cresce al pensiero delle imminenti corna. Il ritmo della sega aumenta; poi scosso dai fremiti dell’ orgasmo viene sul tappeto, riversandoci poche gocce di liquido seminale chiaro, senza quasi spermatozoi, mentre la moglie gli sussurra con voce materna: “Su su cornutone mio, vieni, vieni cornutone mio amoroso… Sfogati”.
(Quasi) Schiavo Per Un Giorno!
Dopo una breve presentazione e quattro chiacchiere per rompere il ghiaccio, me lo domandó: “sai qual é il mio lavoro?”. Certo che lo sapevo e sapevo anche come lo faceva. E le foto che aveva sul suo blog, me lo confermavano. Era una specie di Mistress, o almeno cosí la chiamano quelli del “settore”, una sorta di donna dominatrice o roba simile. Mi aveva cercato lei sul sito, forse leggendo i miei racconti, guardando le mie foto, pensava che fossi un potenziale “cliente”.
– “Só di cosa ti occupi Vanessa. Sei una di quelle Signorine con la frusta, guanti in pelle e giocattoli strani che prende a sculacciate, se non peggio, gli uomini che si affidano a lei” Gli risposi.
– “A molti piace Chase!” Scrisse serafica lei.
– “Piacere? Cosa c’é di bello e piacevole nel farsi prendere a calci nelle palle?” Continuai immedesimandomi come un fantomatico cliente e mettendomi istintivamente una mano sopra le palle come a proteggerle.
– “Da come lo dici sembrerebbe tutto lí e comunque se non lo provi, come fai a giudicare?” Continuó Vanessa.
– “No, ti ringrazio dell’offerta, ma come direbbe qualcuno, rifiuto e vado avanti anche senza questa esperienza!” Cerco di conlcudere io.
– “Andiamo Chase. Lo só che in fondo in fondo vorresti provarla questa cosa. Ho letto i tuoi racconti, le tue storie, Natsumi, Kaori e prima ancora tua cugina. Ti piace che ogni tanto qualcuno si prenda cura del tuo uccello, senza che tu debba pensare ad altro. Forza, incontriamoci, non te ne pentirai!” Provó ad ins****re lei.
Quella sera la nostra chiacchierata On Line si concluse con il nulla. Io non ero convinto della sua proposta (ma qualcosa inizió a farsi strada nella mia testa) e Vanessa non si spinse oltre. Peró ci promettemmo di risentirci qualche giorno dopo. La “conoscevo” da poco piú di sei mesi e non l’avevo cercata io, o meglio, avevo dato una sbirciatina al suo sito per curiositá, ma non gli avevo mai chiesto “l’amicizia”. Lo fece lei poco tempo dopo, notando che tra le visite della sua pagina, c’era il mio nome. I primi tempi ci furono i soliti messaggi e commenti piú o meno banali sulle foto caricate da entrambi in Rete, tipo “ti riempirei quella fica di sborra”, “mi svuorerei le palle su quelle tue enormi tette”, “che bel culo”, “vorrei sentire Chase il tuo cazzo dentro la mia fica” e cose simili. Fino a quando non mi chiese se avessi qualche foto o video in piú. Allora gli diedi un paio di Link dove avevo caricato parecchi album su di me (ma a volto coperto). Da quel momento partí una fitta corrispondenza, Vanessa aveva capito che non ero il solito fake della Rete. Cosí una sera, quando ormai avevamo superato da tempo la fase stile “mi piace” di moda ormai sui social network sulle nostre foto di nudo, iniziammo a “chiacchierare” in chat. La prima parte l’avete letta poco sopra, questo il seguito circa dieci giorni dopo:
– “Ti vedo Chase, sei On Line. Allora? Hai pensato alla mia proposta?”
– “Non lo so Vanessa, non dico che non vorrei provare, ma un conto é farsi fare una sega, masturbarsi. Un altro é farsi torturare l’uccello”
– “Forza Chase, lo só che vuoi farlo. E poi non é come pensi. Quello cha faccio io, é far provare ad un uomo altri piaceri con altre tecniche oltre la semplice sega. Non sempre mi calo nel ruolo di Mistress, anzi, io non sono proprio come loro, a me piace tormentare i vostri uccelli! E comunque non esiste solo il gioco schiavo/dominatrice, ci sono anche altre possibilitá, dipende dalla situazione, dalle regole date all’inizio da entrambe la parti” Cercó di spiegarmi lei.
– “Se dico che accetto, come funziona ‘sta cosa? Quanto mi costa? No, guarda, lasciamo perdere…. ti stó solo facendo perdere tempo” Provai a chiudere il discorso.
– “É questo quello che pensi? Che lo faccia per soldi? Se fossi stato uno qualunque, uno di quelli con la panza, puzzolente, dall’aspetto sfigato, forse ti darei ragione. Ma questa volta é diverso. Ogni tanto io e Luisa cerchiamo volontari per i nostri video da mettere On Line. Tu ci sembravi….. ci sembri, il candidato ideale. Come giá ti ho detto, ho letto le tue storie su quando ti facevi segare da tua cugina o le tue amiche. Ed ho visto anche i tuoi video amatoriali, tra i tanti mi ha colpito quello dove ti metti da solo un’asta di ferro lunga 30cm dentro il buco del tuo uccello. Ecco perché ti ho cercato. Insisto, vedrai che ci divertiremo e poi nessuno a mai parlato di soldi. Comunque vedila cosí: tu avrai un’altra storia da raccontare e noi un altro video per farci pubblicitá!” Continuó Vanessa.
Luisa. Non si era mai parlato di una seconda persona. E non avevamo parlato nemmeno di farmi riprendere durante l’eventuale seduta masturbatoria. Ma per i dettagli c’era tempo. Alla fine mi aveva quasi convinto. Anzi, mi aveva decisamente convinto, visto che la settimana successiva ero giá sotto casa sua. Vanessa abitava in una casa isolata poco fuori la mia cittá. Una volta arrivato nelle vicinanze del suo appartamento, parcheggio la mia auto a diversi minuti (non si sá mai qualcuno mi riconosca) dalla sua residenza, lascio in auto tutti i miei documenti, compreso il cellulare e mi dirigo alla sua abitazione. Sul citofono leggo solo i loro nomi, Vanessa & Luisa. A quanto pare anche le ragazze ci tenevano all’anonimato. Mi aprono, attraverso un lungo vialone ed un minuto dopo sono davanti alla porta di casa loro. Quella che mi accoglie dovrebbe essere proprio Vanessa. É come nelle foto: altezza circa 170 cm, magra con i capelli lisci non troppo lunghi ed un seno prosperoso. Solo il suo viso mi é nuovo, anche lei lo aveva “nascosto” in Rete.
– “Ciao, tu devi essere Chase, ma qual é il tuo vero nome?” Esordisce sorridendo Vanessa.
– “É importante il mio nome? Comunque piacere di conoscerti, sei ancora piú bella dal vivo” Rispondo sorridendo.
E bella lo era davvero, al di lá del suo fisico prorompente, quasi necessario per la sua “attivitá”, anche il suo viso faceva la sua parte, rimaneva molto delicato e pulito. In effetti stonava con il suo “lavoro” e l’abbigliamento con il quale mi aveva accolto. Un look quasi aggressivo per un faccino cosí pulito, sembrava un paradosso. Persino i suoi capelli rossi naturali gli donavano un’aspetto sexy piuttosto che hot. Una volta dentro, ci scambiamo le solite chiacchiere di convenienza e mentre parliamo, mi offre un aperitivo. Dopo un pó si arriva al dunque e mi spiega le poche regole base del gioco. Fondamentalmente sono solo due, mi dice Vanessa mentre inizia a spogliarmi. La prima é ovviamente non toccare se non autorizzati, la seconda é tenere a mente la Safeword, una parola che in caso di giochi troppo spinti, ferma tutto. Ovviamente, continua lei, se deciderai di farne uso, magari anche subito, la storia finisce qui ed ognuno per la sua strada. Lo dicevo io, faccino dolce, ma bella decisa la tipa. Allora mentre lascio che mi tolga gli ultimi indumenti, anche io detto le mie regole, che poi sarebbe solo una: non voglio il video. Vanessa capisce che non voglio “pubblicitá” e mi dice di non preocuparmi, a quello ci penseremo dopo. Ora sono nudo davanti a lei che sembra non guardarmi. Quindi mi prende per mano e mi accompagna in bagno suggerendomi di fare una doccia. Lei mi avrebbe raggiunto di lí a poco. Che atmosfera strana! Ma comunque eccitante. Mentre mi insapono, assaporando l’attesa di quello che verrá, il sangue comincia ad affluire lungo il mio pisello che inizia giá a gonfiarsi. Vanessa torna quasi subito, avvolta in un costume rosso fuoco ed una mascherina dello stesso colore che le copre gli occhi. Che fica, ovviamente dieci volte meglio che in foto. Le sue enormi tette ora sono ben visibili. Di che misura sono? Una terza abbondante? Una quarta? Vorrei strapparglielo per riempire le mie mani con quei due cocomeri, giocarci, succhiare quegli enormi capezzoli! Ma cerco di controllarmi. Poi subito dopo dalla porta spunta un’altra ragazza, si presenta e mi lancia una specie di passamontagna nero. Doveva essere Luisa, colei che avrebbe filmato tutto e quel cappuccio di cotone nero era per me, per nascondere la mia identitá. Il suo fisico é meno imponente di quello di Vanessa, lei è decisamente magra, piú minuta. Indossa un custume, come la sua amica, di colore verde acido che risalta la sua abbronzatura. Ora si che il mio cazzo diventa bello tosto. Se ne accorgono entrambe e mentre accende la Videocamera, Luisa mi dice che ora ci avrebbe pansato Vanessa al mio uccello. Quindi la lascio fare e mentre l’acqua scorrendo mi toglie il sapone, inizia a farmi una sega. Non perde tempo. Meglio cosí, le mie palle sono giá pronte ad esplodere. La sua mano é delicata come il suo viso ed il mio cazzo, giá gonfio per averla vista quasi nuda, diventa subito dritto. Vanessa continua a smanettarlo, ma si ferma quasi subito. Poi fa un passo indietro, prende da un mobiletto della schiuma da barba, delle lamette usa & getta, delle piccole forbici e torna verso di me nuovamente. Capisco che vuole depilarmi l’uccello, ma gli dico di non farlo, lo preferisco cosí. Allora mi mette una mano in bocca come per zittirmi e mi ricorda che dal momento in cui ho varcato la soglia di casa sua, ho accettato implicitamente che fosse lei a “Comandare” in tutto e per tutto. Inizia a tagliarmi i peli superflui con le forbicette ed ammetto che la cosa mi piace. Mentre lo fá, accarezza il mio uccello dritto e gonfio. É davvero brava! Tiene il mio uccello in erezione per facilitare la depilazione ed in piú mi masturba. Tolti i primi peli, passa alla lametta. Agita la schiuma da barba, se la versa su una mano e me la spalma sull’uccello. Ma il modo in cui lo fa, é sempre segandomi. La sua mano fa su & giu per diversi secondi ed io inizio a sentire lo sperma fermentare nelle palle. Ma Vanessa non mi lascia godere, si assicura che il mio cazzo sia sempre dritto e si ferma sempre un momento prima dell’imminente orgasmo. Quindi continua a depilarmi. Con una mano mi tira le palle e con l’altra passa il rasoio. Prima il testicolo sinistro, poi il destro ed infine per una pelle (o palle) piú liscia, stringe con forza entrambe le mie sfere. O meglio, stringe la sacca scrotale poco sotto il mio pisello e lascia spuntare entrambe le palle dal suo pugno. Un misto dolore e godimento attraversa il mio corpo, lei intanto con i testicoli in tiro continua a passare la lametta. Finito di rasare le mie sfere, passa al mio uccello sempre dritto. Una volta, due, tre, poi gli fá anche il contropelo. Ora é completamente liscio. Quindi prende il soffione della doccia e mi dá un’ultima rinfres**ta. Alla fine mi invita ad uscire dal box ed a seguirla. Scendiamo delle scale e dopo pochi secondi entriamo in una stanza, che tutto sembra fuorché una camera. Decisamente grande, con un mobilio essenziale e due scrivanie con strumenti “strani”. Al centro una specie di lettino, anzi é piú una tavola, a forma di “X” con dei braccialetti (catene?) agli incroci. Mi fá sdraiare cercando di legarmi mani e piedi. Faccio un pó di resistenza, ma Vanessa capisce che per me é una situazione nuova e mi spiega che é per la mia “sicurezza”, che durante la masturbazione potrei avere qualche s**tto provocato da riflessi involontari e farmi male. OK, gli credo. Ora sono immobilizzato. Braccia e gambe sono legate. E mentre Vanessa mi gira intorno accarezzandomi da ogni parte, Luisa sistema la telecamera su un cavalletto. Poi si avvicina anche lei a me e partendo dai piedi, fá salire la sua mano fino alla coscia, per poi afferrare il mio pisello. Lentamente mi masturba, giusto il tempo per far allontanare Vanessa che si avvicina al bancone “strumenti vari” e torna verso di me con un tubo del dentifricio. Luisa smette di segarmi l’uccello, ma continua a stuzzicarlo giocando con le mie palle, intanto Vanessa versa un bel pó di dentifricio sulla mia cappella, la copre completamente, ed aiutandosi con l’altra mano che allarga leggermente il buco del mio pisello, ne mette una piccola quantitá all’interno. Avverto un certo bruciore. Poi prende il posto di Luisa, inizia a tormentare le mie palle ed accarezzarmi tutta l’asta. Sento sempre di piú la sborra che reclama una via d’uscita. Mi guarda e capisce che sono quasi al culmine. Allora afferra con la mano tutto il mio cazzo dritto e delicatamante la fá salire verso l’alto portandosi dietro la pelle del mio pisello ricoprendo la cappella con la stessa. Lo risalita della sua mano porta con sé lo sperma incanalato lungo l’asta, che uscendo fuori senza schizzare, mi provoca un fortissimo bruciore, tutta la cappella la sento bruciare. Colpa del dentifricio penso. Emetto un gemito, quasi un piccolo urlo, mentre vedo la sborra colare lungo i lati. Vanessa si allontana di nuovo, la vedo prendere un flacone dal bancone. Cos’é? Crema? Vasellina? No, sembra del dopobarba. É del dopobarba! Non facccio in tempo a realizzare, a riprendermi da quel bruciore e la vedo versarmi metá flacone sul mio pisello. Il bruciore del del dentifricio, unito al dopobarba, mi fanno fare un balzo in avanti con bacino. Sento il mio cazzo andare a fuoco. Ma niente é al confronto di quando afferra nuovamanete tutta l’asta e cerca di tirar fuori altro sperma. Con un dito gioca con il prepuzio, poi con il pollice ruota intorno alla cappella fino a quando un’altra colata di sborra viene fuori. Urlo qualcosa mentre vedo e sento il mio uccello in fiamme venire. Poi stringe con forza la mia asta, quasi a soffocarmi il pisello, la forte presa gonfia la mia cappella che apre il suo buco sulla punta. Successivamente con la sinistra versa altro dopobarba dentro il mio cazzo. Il bruciore questa volta é fortissimo, maggiore di quello precedente e diventa quasi insopportabile quando con il dito medio sfiora tutta l’asta facendo uscire altre gocce di sperma. Il mix di sborra e dopobarba dentro il canale del mio cazzo é una nuova sensazione che ammetto mi piace. Sembra che qualcuno stia disenfettando la mia vescica dall’interno. Vanessa mi lascia qualche minuto di riposo, ed in quel lasso di tempo si spoglia. Finalmente la vedo nuda, anche se il costume giá lasciava intravedere qualcosa, ma non la sua fica, rossa come i capelli e dipilata leggermente sui lati coscia. Il breve dolore/bruciora lascia posto all’eccitazione di penetrarla. Mi gira intorno, si lascia osservare mentre mi tocca. Poi sale sul lettino, si mette a gambe aperte e lascia che la osservi da sotto. Con un piede mi schiaccia le palle, le spinge verso il basso con forza, lo fá piú volte, spinge e lascia, spinge e lascia. Lo stiramente fá muovere l’asta del mio cazzo dritta, avanti e indietro. Si ferma qualche secondo e piega le ginocchia. Penso: “forse mi svuoto dentro di lei”. La vedo scendere, si abbassa, la sua fica rosso porpora é ad un centimetro della mia cappella. Porto la testa dietro assaporando l’imminente penetrazione….. che non avviene. La osservo, cosa aspettta? Le mie palle stanno esplodendo! Poi all’improvviso si accarezza la fica, mi guarda in modo provocante ed inizia ad urinare. Un getto di piscio caldo inonda il mio cazzo, quindi interviene anche Luisa, che nel frattempo si era denudata pure lei, ma ero troppo preso da Vanessa per notarlo. Allunga una mano sul mio cazzo, ma invece che masturbarmi, usa quella pioggia dorata per sciacquare il mio uccello. Il cuore batte a mille. Quanto dura questa tortura? Dopo che Vanessa si é svuotata su di me, scende dal lettino per far posto a Luisa. Lei invece che schiacciare le mie palle con i piedi, le prende a calci. I colpi, uniti ai miei testicoli gonfi, mi fanno male. Fortunatamente smette quasi subito di giocare a pallone in mezzo alle mie gambe. Quindi si mette a gambe aperte sopra il mio viso. Vorrei toccarla, leccarla ovunque e sbatterglielo dentro fino a farglielo arrivare in gola. Ma sono loro oggi che comandano. Mentre osservo finalmente la sua fica liscia come il marmo, Luisia inizia a masturbarsi, la sua mano scivola lungo le grandi labbra avanti e i dietro. Continua con un ditalino veloce, fino a quando sfilando il suo dito medio che scivola fuori, anche lei inizia a pisciarmi addosso! Una pioggia calda di acqua gialle finisce sul mio petto, poi sul mio viso. Giro la testa su un lato, ed un fiume di piscio entra nelle mie orecchie. Allora si avvicina Vanessa e con entrambe le mani, cerca di mettere di nuovo la mia testa rivolta al soffitto. Chiudo la bocca, ma il getto d’acqua d’orata mi riempie comunque la faccia, inumidisce il “passamontagna”, respiro a fatica e la sua urina si insinua nelle mie narici. Nessuno mi aveva mai pisciato sul viso e…. e devo dirlo… tutto sommato mi piaceva! Dopo che anche Luisa si svuota su di me, le ragazze mi lasciano respirare per un pó. Mentre guardo l’orologio attaccato alla parete e mi rendo conto che é giá passata piú di un’ora, vedo che torna verso di me Vanessa con una s**tola grande come un pacchetto di sigarette ed un’asta di ferro. Anche Luisa si avvicina, mi libera un braccio e dice che posso toccarla, se voglio. Certo che voglio! Inizio dalle sue tette, una seconda abbondante, belle sode e piene. Ci gioco, le stringo, stuzzico i suoi capezzoli ed intanto sento il mio cazzo pulsare sempre di piú. Poi passo alla sua fica, struscio la mano in mezzo al suo spacco ancora bagnato, forse di urina o forse dei suoi umori. Il mio pisello continua a pulsare, lo sento gonfio e lo vedo dritto come non mai. Allora Luisa si allontana, ma non prima di avermi legato di nuovo. Intanto, come in una perfetta staffetta, Venessa gli dá il cambio ed inizia a segarmi il cazzo. Tre o quattro masturbazioni classiche su & giu della mano, giusto per essere sicura che il mio cazzo rimanga bello dritto. Poi inizia a mettermi dentro il buco della cappella l’asticina di ferro. Piano piano, centimetro dopo centimetro, lentamente me la butta tutta dentro. La sento arrivare fino alla sacca scrotale, dall’interno la sento che smuove qualcosa. Uno spasmo parte dal mio cazzo, sento che potrei venire da un momento all’altro. Allora Vanessa mi mette una mano sul petto come per rilassarmi. Poi collega con un filo la s**tola tipo pacchetto di sigarette all’asticina di ferro. Torna a massaggiarmi i testicoli e poi….. e poi quella piccola scossa che attraversa tutto l’interno del mio pisello! Faccio un salto in avanti con il bacino emettendo un gemito. Quella s**tolina, alimentata forse da una piccola batteria, era uno stimolatore. Un “vibratore” da uomo. Vanessa continua con quelle piccole scosse, una volta, poi due, tre, fino a quando il mio cazzo esausto, non espelle una quantitá esagerata di sperma. Non schizzo normalmente, sento solo la sborra incanalarsi lungo l’asta, uscire dai bordi del buco della mia cappella, con un’unica interminable spruzzata come se stessi pisciando. Guardo il mio cazzo e noto l’intera asta coperta di crema bianca. Quello che vedo é una quantitá esagerata di sperma uscire da tutte le direzioni del mio grosso fungo. Sembra una bottiglia di spumante agitata per troppo tempo che finalmente viene stappata. Finito il fiume di sperma, Vanessa sfila l’asta e prende delle corde. La prima la lega intorno alla mia cappella ancora gonfia e la blocca al soffitto su una specie di carrucola. La tira mettendo in tensione il mio uccello che si allunga e sfina come una molla. Con un’altra corda mi lega un testicolo, gli fá un nodo tipo cappio e la blocca su un tirante laterale. Stesso lavoro per l’altra palla. Ho il pisello tutto in tiro. Poi Vanessa ad ogni corda aggiunge piccoli pesetti aumentando la tensione. Di riflesso alzo il bacino, penso “qui mi si stacca qualcosa”. Quindi si avvicina al bancone e prende una mini frusta con la quale inizia a colpire il mio cazzo. Un colpo, due, poi un altro ed un altro ancora. Successivamante passa alle mie palle rosso fuoco per la tensione. Vedo anche le vene che circondano i miei testicoli. Colpisce con il mini frustino anche quelle. Un grido di dolore esce dalla mia bocca giá al primo colpo, ma Vanessa continua a colpirle, prima una, poi l’altra, poi di nuovo una volta a destra e una a sinistra, continuo a lamentarmi. Alla fine si ferma. Finalmente! Mentre posa tutti i “giocattoli”, Luisa mi libera di tutte le corde e vedo cadere in mezzo alle mie gambe come un peso morto, le mie palle ed il mio pisello. Torna Vanessa ed inzia a masturbarmi, in pochi secondi mi diventa di nuovo dritto, allora smette. Accarezza la cappella e si allontana. Entrambe mi girano intorno senza fare nulla. I minuti passano ed il mio cazzo inizia a perdere l’erezione. Allora ci pensa Luisa, lo prende anche lei in mano, ed inizia a farmi una sega. Di nuovo mi diventa dritto e sento la sborra riempirmi il canale lungo il mio pisello. Forse ci siamo, é arrivato il momento di svuorarmi. Ma anche lei sul piú bello si ferma e torna a girare intorno al tavolo. Non ce la faccio piú, le mie palle potrebbero eplodere da un momento all’altro. Iniziano seriamente a farmi male, gonfie di sperma che non trova una via d’uscita. Cerco di dire qualcosa, ma Vanessa mi precede: “Ora Chase, dopo mezza giornata di giochi e torture, il numero piú bello di tutti. Un classico, ma anche un sempreverde. Te lo facciamo diventare duro, quando poi avvertiamo che stai per venire, ci fermiamo, per poi ripartire poco dopo. Ti masturberemo fino allo sfinimento”.
E non scherzava. Andarono avanti per quasi un’ora masturbandomi con il classico sitema della mano su & giú! Sega, cazzo dritto, riposo! Di nuovo: sega, cazzo dritto, riposo! Usai la Safeword, dovevo svuotarmi e volevo che mi lasciasse sborrare, ma disse che ormai non valeva piú visto che non c’era piú nessuno strumento a tormentare il mio cazzo. La senzazione di quella lunga masturbazione non é facile da spiegare. Le palle iniziano a farti davvero male, nello stomaco avverti anche una strano fastidio e la cappella inizia ad assumere dimensioni esagerate (per non parlare del colore rosso fuoco dovuto al continuo sfregare delle mani durante la sega). Dopo un’ora abbondante di masturbazione, Vanessa sale sul lettino e finalmente mi dice che é arrivato il momento di svuotare il mio bel cazzo gonfio. Mentre con la pianta del piede gioca con il mio uccello che torna di nuovo in erezione, con il pollice stimola la mia cappella esausta. Nota che il mio cazzo stá per scoppiare e lentamente si abbassa sulla mia asta. Vedo il rosso del suo pelo avvicinarsi al mio cazzo e l’idea che sto per inondarla, fá pulsare ancora di piú il mio uccello! La vedo avvicinarsi, sento la sua fica sfiorare la mia cappella, avverto i suoi peli punzecchiarmi, ci siamo. Ma invece che infilarsi dentro il mio pisello sfinito, se lo fá scivolare tra le sue grandi labbra. Inarca la schiena, poggia le sue mani dietro di sé ed inizia a strusciare la sua fica lungo la mia asta. Intanto Luisa prende la telecamera e ci riprende da un lato. Vanessa continua a masturbarmi con la sua fica, continua a strusciarsi lungo il mio uccello, sento il calore della sua fica, il pisello mi pulsa da morire, sento i primi spasmi dentro le palle, le sue grandi labbra avvolgono quasi completamente il mio palo mentre continua a segarmi….. la sborra inizia a salire, la sento…. eccola… le prime gocce spuntano fuori e poi….. e poi spingo, spingo con forza il mio cazzo su Vanessa ed una lunga interminabile schizzata esce dalla mia cappella… un lungo fortissimo getto la colpisce sul mento… un secondo spruzzo sbatte sotto un suo seno… poi un’altra schizzata, ed un’altra ancora….. continuo a spingere… a sborrare, a liberarmi… gli schizzi vanno in tutte le direzioni, lo stomaco di Vanessa é farcito di crema calda ed io continuo a venire… lei mi aiuta con la mano, spinge la mia asta con forza nel suo spacco mentre si struscia… spruzzo ancora una volta, due, tre… tutto il carico di sperma esce in quelle dieci, undici abbondanti schizzate che bagnano Vanessa ed il lettino come se avesse piovuto sperma dal tetto in una giornata di tempesta sborreale! Ancora qualche spasmo del mio cazzo, ma ormai le mie palle sono definitivamente svuotate e quello che vedo è il mio uccello che si agita per nulla.
Finalmente finisce tutto e le ragazze mi liberano. Io rimango qualche secondo ancora sdraiato e mentre Vanessa si allontana, Luisa si attiva per pulire tutto. Allora mi alzo cercando la direzione del bagno e mentre mi incammino, noto che in mezzo alle gambe ho un pisello che sembra sia stato in guerra. Spompato come non mai e con due palle mosce che mi arrivano alle ginocchia.
La doccia é veloce, sono sfinito e non vedo l’ora di tornare a casa per mettermi davanti alla TV con una birra in mano. Le ragazze mi salutano e Luisa mi accompagna verso l’uscita. Prima di congedarmi mi dice che la giornata di oggi é stata piú per “lavoro”, per sponsorizzare il loro sito, piuttosto che per piacere personale. Poi mi dá un biglietto di carta con su scritto il suo numero di cellulare privato, facendomi notare che non é sua abitudine elargirlo cosí facilmente. Mi dice che se l’avessi chiamata, magari potevamo passare una serata io & lei insieme . Mi dá un bacio sulla guancia e mi saluta chiudendo la porta. Prendo la direzione della mia auto guardando il foglio ed immediatamente prendo la mia decisione. Certo che ti chiamo, penso, ho toccato con mano la tua fica senza scoparti. Mi hai fatto vedere il tuo giocattolo in mezzo alle gambe e poi come una bambina dispettosa me lo hai tolto di mano.
Mi tocco il pisello ancora dolorante mentre di sdraio sul divano. Un pó di relax, qualche giorno per ricaricarmi e la prossima volta saró io a mandare il tuo posto piú intimo in fiamme Luisa! Promesso.
Teil 5: Wichsen nach dem Training!
An diesem Tag starte dann auch das Turnier und die Mannschaft von Lars und Nico konnte ihr erstes Spiel gegen die ungarische Mannschaft aus Budapest knapp mit 2:1 gewinnen und in der Pause bis zum nächsten Spiel unterhielten sich die Jungs mit den Budapester Spielern mit denen sie schon am Vorabend am Strand Bekanntschaft geschlossen hatten. Diese stellten sich als Tamas, György und Boros vor, waren recht nette und aufgeschlossene Boys und sprachen auch recht gut Deutsch, so dass man sich hervorragend Unterhalten konnte. Man sprach über Gott und die Welt, Fußball und auch über Mädchen. Hier erzählten die Ungarn dass sie mit Mädchen noch nicht soviel Erfahrungen hatten, aber sie hofften auf ein paar Erlebnisse hier in Rovinj. Leider waren die Mädchen in der Ferienanlage ziemlich rar, da hier fast nur die Fußballmannschaften mit ihren Betreuern untergebracht waren. Nachdem man sich mit den ungarischen Boys sehr gut verstand luden Nico, Lars und Eddy diese am Abend zu sich ins Apartment ein und diese sagten spontan zu. Die Deutschen konnten auch ihr zweites Spiel an diesem Tag gegen die österreichische Mannschaft aus der Nähe von Graz mit 3:1 gewinnen und so fuhr der ganze Tross mit Spielern und Betreuern zufrieden zurück in die Ferienanlage. Dort angekommen gab es Abendessen und anschließend war der Rest des Tages oder besser gesagt des Abends zur freien Verfügung. Nico, Lars und Eddy besorgten noch reichlich Getränke und etwas zu knappern um für den Besuch der ungarischen Jungs gewappnet zu sein. Diese standen dann pünktlich vor ihrem Apartment und brachten auch noch einiges an Alkoholika mit, so dass man an dem Abend keinen Durst leiden musste. Man trank, hörte Musik und quatschte den ganzen Abend wieder über alles Mögliche und verstand sich prächtig. Je mehr Alkohol floss umso schlüpfriger wurden die Themen da alle Boys langsam ihre Hemmungen verloren. So kam heraus dass noch keiner der Jungs groß etwas mit Mädchen gehabt hat und dass bei allen „Do it Yourself“ auf der Tagesordnung stand. Jeder erzählte wie oft er es täglich macht und prahlte den anderen vor was für einen großen Schwanz er hat. Plötzlich wurde ein Schwanzvergleich vorgeschlagen und die Jungs entledigten sich ihrer Kleidung so dass Ruckzuck sechs geile Teens nackt im Wohnzimmer saßen und sich ihre Schwänze hochwichsten. Jeder ließ seine Blicke durch die Runde gleiten und schaute nach den Schwänzen der anderen. Tamas und György hatten beide einen ziemlichen Dunklen Teint und aus ihren schwarzen Schamhaaren ragte ein mehr als beachtliches Exemplar eines Boypimmels. Boros war zierlicher Gebaut und für einen Osteuropäer wirkte er ziemlich blass und um seinen beschnittenen Schwanz sah man einen ganz hellen Flaum von blonden Härchen. Sein Exemplar war nicht so groß wie die der anderen aber er brauchte sich damit auch nicht verstecken. Nachdem die Schwänze richtig hart waren, wurde verglichen und Tamas wurde vor Lars, György und Eddy zum absoluten Schwanzkönig gekrönt, Nico und Boros folgten dicht dahinter. Da die Schwänze der Boys immer noch hart in die Höhe standen und jeder schon ziemlich geil war wollte man nun wissen wer am meisten abspritzten kann. Man saß Reihum und jeder bearbeitete seinen Prachtpimmel mit vollstem Vergnügen. Eddy spuckte sich öfters in die Hand um seinen Pimmel nicht wund zu reiben, bei den anderen Jungs war das nicht nötig, deren Schwänze sonderten genug Vorsaft ab um problemlos durch die Fäuste zu flutschen. Als erster stöhnte György auf und aus seinem Schwanz schoss das Sperma in vier, fünf heftigen Schüben heraus. Er spritze den ihm gegenüber sitzendem Lars auch noch auf den Bauch, dies war für den zuviel und auch er spritzte in einigen Schwällen seinen Bubensaft ab. Als nächsten kam es Tamas und Eddy fast gleichzeitig und ihre Boysahne spritze in hohem Bogen durch die Luft und saute die anderen Jungs ein. Dann war Nico an der Reihe und auch er entlud sich unter heftigem Stöhnen und spritzte seine Ladung in hohem Bogen ab. Zum Schluss schauten alle auf Boros der seinen beschnittenen Schwanz immer noch heftigst bearbeitete und unter lautem Gestöhne abrotzte und eine unendliche Menge Sperma abspritzte bis sich sein Orgasmus verebbte. Die anderen fünf Jungs schauten ungläubig auf die Pfütze Bubensaft die Boros eben verspritzt hatte, es war gut und gerne die dreifache Menge wie bei den anderen Boys und dieser lächelte etwas verlegen und murmelte dass das bei ihm normal sei.
Nach dieser Gruppenwichserei lag eine Stille im Raum, als hätten die Jungs ein schlechtes Gewissen wegen dem was sie gerade veranstaltet hatten und keiner traute sich etwas zu sagen, außerdem lag ein Geruch wie in einem orientalischen Bordell in der Luft, es roch nach Schweiß und noch mehr nach Sperma und dieses Gemisch ließ bei den Jungs die Geilheit nicht abebben.
Zuerst durchbrach Lars die Stille und meinte anerkennend zu den anderen Jungs: „Wow, war das ne geile Nummer!“ Die andren Stimmten im zu und Boros warf in die Menge, dass das ja erst die erste Nummer war und er noch mal einen Abgang vertragen könnte. Die anderen Stimmten im zu und meinten, dass auch sie locker nochmals könnten. Tomas schlug nun vor dass man sich ja in der zweiten Runde Pärchenweise vergnügen könnte und schnappte sich den verdutzten Eddy, György gesellte sich zu Lars und Boros und Nico fanden auch zueinander. Tomas ging vor Eddy in die Knie und nahm dessen immer noch halbsteifen Penis in die Hand, zog die Vorhaut zurück und leckte mit seiner Zungenspitze über dessen Eichel, bei dieser Behandlung dauerte es nicht lange und Eddys Riemen stand wieder in höchster Pracht. Lars und György machten es sich auf dem Sofa bequem und bearbeiteten sich in der 69-Stellung gegenseitig ihre Schwänze und Nico und Boros fanden ebenfalls noch ein Plätzchen. Boros legte sich Rücklings auf den Tisch und Nico beugte sich nach vorne und leckte ihm die kleinen Eier und den halbsteifen Schwanz. In dem Raum war nun nur noch ein Stöhnen und Schnaufen zu hören und die Atmosphäre geilte die Boys immer mehr auf. Es dauerte nicht lange bis Tomas Eddy zum Orgasmus geblasen hatte und dieser spritzte mit einem lauten Schrei Tomas seine Boysahne in den Mund, die dieser eifrig schluckte. Lars und György lutschten sich gegenseitig zum Höhepunkt und spritzten fast gleichzeitig dem anderen ihr Sperma in den Rachen. Mittlerweile revanchierte sich Eddy bei Tomas und blies dessen geilen Schwanz. Boros war dann auch soweit und spritzte Nico wieder eine Unmenge Bubensaft in den Mund und ins Gesicht, der Strahl wollte einfach nicht verebben und er spritzte und spritzte bis sein Orgasmus vorbei war. Als nächster spritze dann Tomas seine Soße Eddy in den Mund und dieser schluckte alles schön runter. Boros bearbeitete nun noch den Schwanz von Nico und züngelte von den Eiern bis zur Eichel, umkreiste diese mit der Zunge und leckte den Schaft wieder zurück bis zu den Hoden. Das war für Nico zuviel des Guten und auch er entlud sich zum Zweiten Mal an diesem Abend und spritzte Boros die volle Ladung in den Mund. Geschwächt von dieser Nummer und dem Alkohol schliefen die Jungs da ein wo sie gerade lagen und erholten sich von diesem geilen Abenteuer. Keiner von Ihnen hätte vorher gewagt, von so einem geilen Abenteuer auch nur zu träumen und nun hatten sie die erste Sexorgie ihres noch jungen Lebens hinter sich.
Boros, der kleine Vielspritzer, wachte am nächsten Morgen als erster auf und seine Morgenlatte drückte gegen den Po von Nico, der neben im eingeschlafen war und dort noch immer lag. Boros machte sich einen Spaß daraus mit seinem Steifen durch die Arschritze von Nico zu fahren, zärtlich schob er seinen Schwanz auf und ab und merkte dass er schon wieder ganz geil ist. Er traute sich nun etwas fester zu reiben und seine Eichel zwischen Nicos Pobacken einzuklemmen, dies tat er ein paar Minuten und die Geilheit stieg wieder in ihm hoch und er spritzte Nico eine schöne Ladung Sperma gegen dessen Arsch und sah wie seine Wichse langsam über die Rosette lief und dann auf den Teppich tropfte. Nico bekam von all dem nichts mit und wachte erst auf, als es an der Apartmenttüre klopfte und der Trainer schrie: „Jungs aufstehen und Frühstücken, der Bus fährt in einer Stunde los! Nun wachten alle nach und nach auf, berappelten sich und schnappten sich ihre Sachen. Tomas, György und Boros verabschiedeten sich und rannten in ihr Apartment und Lars, Nico und Eddy duschten auf die Schnelle, schnappten ihre Sportsachen und verschwanden zum Frühstücken.
2. Versuch – 1st deletet (eigener Fehler oder Admins?)
Nach unserem grandiosen Samstag, der mich subjektiv zum echten Mann gemacht hat, ist es gar nicht so einfach für mich, den normalen Alltag anzunehmen. Egal, ob Schule, Bus, Dösen im Freibad und besonders nachts beim Einschlafen geht mir Else, die vollreife Nachbarsfrau, nicht mehr aus dem Kopf. Ständig denke ich an die gewaltigen Höhepunkte zurück oder träume von weiteren Treffen mit diesem Superweib. Die Begegnungen vor der Haustür und dem angrenzenden Garagenhof sind eigenartig klamm. Doch eines ist dabei sicher trotz einer gewissen leichten Verunsicherung in Blick und Stimme: wir beide begehren einander unendlich und wissen bzw. spüren das mit jeder Faser unseres Körpers. Vielleicht sind wir sogar verliebt!
Um eine weitere Chance zu finden, lungere ich jetzt oft um und in unserer Garage herum. Hier kann sie sehen, wenn ich da bin und ich kann herausfinden, ob die Umstände überhaupt einen Besuch zulassen würden. Denn wenn der Mann oder irgendein Besuch da sind, kann ich lieber gleich mit meinen Kumpels was unternehmen. Apropos ! – Obwohl diesbezüglich mit Else nichts vereinbart ist, erfährt niemand ein Sterbenswörtchen von mir. Einerseits, weil mir der Sprengstoff unserer Geschichte instinktiv bewusst ist und andererseits, weil ich Angst habe, diesen geheimnisvollen Zauber zu verlieren.
Endlich an einem lauwarmen Nachmittag! – Ich bin wieder in der Garage und die vom Einkaufen zurückkehrende Else betritt ihren Vorgarten. Sie geht wiegenden Schrittes auf ihren hohen Schuhen – keine Pumps, aber ausreichend hoch, dass durch die veränderte Gewichtsverlagerung ihre sehr weiblichen Formen – besonders Hintern + Rücken – betont werden und das durch den veränderten Gang typische Tackern verrät, dass hier eine Frau im Anmarsch ist. Das schlicht blau gemusterte Sommerkleid ist betonend und betörend eng, aber bequem, bis zum Knie geschnitten. Das Decolleté gewährt einen wunderschönen Einblick, ohne obszön zu sein. Dass durch meine Erinnerungen und diesen Anblick alle meine Nervenfasern kribbeln, versteht sich von selbst! Wir grüßen uns stumm zuwinkend und sie stellt die Einkaufstasche ab, um die Tür aufzuschließen. Vor der offenen Tür gibt sie mir mit dem Zeigefinger vor dem Mund ein Signal leise zu sein und winkt mich mit einem strahlenden Lächeln zu sich. So wie die Hecken dort stehen, kann ich von Nachbarsblicken unbemerkt zu ihr eilen. Schnell hin, Haustür zu, und schon liegen wir uns erleichtert in den Armen.
Seit Tagen warte ich schon auf diesen Moment in einer Mischung aus Hoffen und Sehnen aber auch Verunsicherung, wie unsere nächste Begegnung ablaufen würde. Jetzt umarmt, löst sich das ganze wie von alleine auf. Mit erstaunlicher Selbstverständlichkeit drücken und streicheln wir uns, küssen uns zunächst zart und trocken, dann heftig mit unseren sich wie Schlangen gegenseitig umwindenden Zungen. Dazu dieser aufregend frauliche Geruch (frischer Schweiß, Pflegecreme, Parfüm, …) und das spüren ihres reifen, weichen Körpers, der so herrlich mollig-füllig ist, ohne, dass man es als dick, fett oder schlaff bezeichnen könnte. – Eine herrliche Mischung aus weich und elastisch-fest und optimal weiblichen Proportionen.
Zufrieden ausatmend lässt sie nun einen Moment von mir ab. Da ist schließlich noch die Einkaufstasche, aus der sie hastig einige Sachen im Kühlschrank der an den Flur angrenzenden Küche unterbringt. „Komm mit hoch,“ sagt sie anschließend, nimmt mich an die Hand und führt mich mit freudiger Beschwingtheit über die Treppe ihres Reiheneigenheimes ins Gästezimmer. – Gut, dass sie nicht in das angrenzende Schlafzimmer will. Normal denkende würden jetzt meinen, dass sie die eheliche Liegestatt nicht „entweihen“ möchte. Ich denke eher, es ist umgekehrt: weder irgendwelche Gegenstände ihres Gatten noch dessen Geruch sollen unseren gemeinsamen Zauber beeinflussen. Schlicht, aber mit einem breiten Bett eingerichtet empfängt uns und der durch Rollläden etwas abgedunkelte Raum.
Nach nochmaligem innigen streicheln und küssen löst sie sich geschmeidig von mir, um schnell noch die Toilette nebenan aufzusuchen. Das stört mich nur die wenigen Sekunden, bis ich ihren Pissstrahl höre, dann die typische kleine Pause, das Abreißen des Klopapiers, wieder die Pause zum Abwischen ihrer sicher schon angeschwollenen Muschi und schließlich die Klospülung. Diese Geräusche produzieren in mir ein Kopfkino, als wenn ich alles mit ansehen dürfte. Wie selbstverständlich bin ich so Teilnehmer an ihrer kleinen Intimität, die nun keine Unterbrechung mehr, sondern Bestandteil unseres Wiedersehens ist.
Wieder fest umschlungen in den Armen, drücken wir uns aneinander. Als ich den Rücken ab- und aufwandernd bis zu ihrem Nacken abtaste, fixiert sie einen Augenblick meine rechte Hand. Ich genieße das Kitzeln ihrer mittellangen Haare auf meinem Handrücken, während sie auf unmissverständliche Weise meine Hand zum Reißverschluss am Kragen ihres Sommerkleides lenkt. Langsam (und aufgeregt) bewege ich den Schieber mit einem leisen Ratschen in Richtung Kreuzbein. Fließend löst sie sich wie im Tanz aus unserer Umarmung und bleibt in einer fast demütigen Haltung vor mir stehen. Bei mir stellt sich wieder diese gewisse aus den vorherigen Erlebnissen bekannte Trance ein. Da träumen Millionen von Jungen weltweit davon, eine reife Frau zu entblättern und ich gehöre zu den „Auserwählten“ die das leben dürfen! Der durch die beiseite geschobenen Haare freigelegte Nacken lädt zu oralen Zärtlichkeiten ein, indes ich mit Ihrer Unterstützung das Kleidoberteil über die Schultern ziehe und alles in Richtung Boden abstreife. Wie sie so da steht! Das Kleid wie ein zusammengeschobener Schlauch um die hohen Schuhe! Wieder – wie damals üblich, und nicht als Reizwäsche gedacht – beige Nylons, mit Strapsen befestigt. Der weitere Anblick nimmt mir im wahrsten Sinne des Wortes den Atem. Else trägt ein – ebenfalls normal seinerzeit – Vollmieder mit integriertem BH, Hüfthalter und Slip (unter dem Schritt mit Häkchen zu öffnen bzw. zu schließen – Anlässe soll´s ja geben …) an dem gleichzeitig die Strapse befestigt sind. Schon bei meinen früheren Spannereien (Story kommt noch) habe ich – vom Balkon unseres Reihenhauses – Else genüsslich beim Aufhängen dieser Teile beobachtet. Auch wenn sie längst wieder im Haus war, erzeugte das Baumeln der Dessous im Wind wunderschöne Tagträume. Ich weiß nicht, was ich drum gegeben hätte, so ein Originalteil zu besitzen, um es nächtens als Begleitung im Bett zu haben.
Zur Veranschaulichung der damaligen Mode – Fetisch-Fans werden sich genau auskennen:
https://www.google.de/search?q=Vollmieder+60er&client=firefox-a&hs=jTm&rls=org.mozilla:de:official&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=c557UvPmGcrt4gSL74Aw&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=1268&bih=812
Lasziv langsam dreht sie sich nun zu mir und strahlt in meine geweiteten Augen: „Na, magst du mich alte Frau immer noch?“ – „Mmmmhhhhh – und wie-iii,“ hauche ich, während unsere Körper wieder zusammenfinden. Dabei reißt sie mir zwischendurch das T-Shirt über den Kopf, nestelt dann nebenbei geschickt an meinem Hosenstall und Gürtel und streift dann Jean und Slip in einem Zug bis auf die Knöchel. Mit zwei routinierten Abstreifbewegungen an den Fersen bin ich vollkommen nackt. Dass mein durch die Situation schon längst voll geschwollener Riemen federnd nach oben wippt, versteht sich von selbst. Ihr Angebot, sich auch komplett zu entkleiden, lehne ich ab. – Seit meinem 12. Lebensjahr habe ich regelmäßig heimlich zuhause in den Quelle- und Neckermann-Katalogen gestöbert und dabei mit einem Steifen diese oft dralle Frauen bedeckenden Teile bewundert. Der Anblick meiner „Live-Else“ mit ihrer ganzen Weiblichkeit übertrifft trotz leichter Zellulite meine Katalogvorlagen und –phantasien bei weitem! – Als sie mit einem neckischen „Aber etwas offener darf´s doch wohl sein“ sich auf die Bettkante setzend die Häkchen unterm Schritt öffnet, stimme ich mit einem „Mhhhh“ nickend zu.
Irgendwie versteht sie es, durch ihre auffordernden Bewegungen und Gesten mich zu genau den Handlungen zu bewegen, die wir uns beide wünschen. Auf beide Ellenbogen gestützt und mich und meinen Penis aufreizend anstarrend lehnt sie sich gerade so weit zurück, dass ihre feisten Oberschenkel schön gespreizt aufliegen, ich aber nicht unbedingt in Missionarsstellung loslegen muss. Im Gegenteil. Der Blick durch die geöffneten Stoffklappen auf diese schon leicht geschwollene und feucht glänzende Fut befiehlt meinem Kopf, sich in dieses Lustnest zu begeben. Beide Oberschenkel in die Arme nehmend lege ich einen Moment lang meine Kopf auf den so herrlich weichen Unterbauch von Else und genieße ihre Weichheit, ihre Wärme, ihren Duft und ihre Atembewegungen, durch welche die Stickereien und Stoffapplikationen ihres Mieders aufregend sanft an meiner Wange reiben. Dann zieht es mich magnetisch weiter nach unten, die Nase ganz nah zu dieser herrlichen Geruchs- und Lustquelle. Nach einigen zarten Küssen und ihren auffordernd antwortenden Hüftbewegungen werde ich mutiger. Mit geöffneten Lippen lasse ich meinen Speichel laufen und unsere Schleimhäute matschen sich nun gegenseitig durch und voll. Dann mit langer und breiter Zunge lecke ich wie ein gieriger Hund die immer dicker werdende Fotze aus, mit der Nase ihren ebenfalls zu voller Größe geschwollenen Kitzler reibend. Durch den wogenden Unterleib und ihr Keuchen spüre ich den immer schneller werdenden Atem von Else, die mittlerweile meinen Kopf in beiden Händen hält und so den Rhythmus bestimmt. Quasi holt sie sich mit meinem Kopf und meinem schlabbernden Mund einen runter. Ohne dass mein Schwanz mit irgendetwas Kontakt hat, steigt auch meine Erregung ins Unermessliche. Dieses pure weiche Fickfleisch im Mund und dieser wahnsinnige Mösengeruch in der Nase leisten ganze Arbeit! Nun sauge ich an der fast fingerdicken Clit. Zunächst zart und leicht, dann von Elses lauter werdenden Schreien und ihren Zuckungen befeuert, ähnlich wie an einer Zitze. Nebenbei umkreist meine Zunge ständig diese glitschige, eichelgroße Knospe. Immer heftiger reißt sie meinen Kopf als Lustinstrument hin und her und meine Hände bleiben auch nicht mehr untätig. Von den Oberschenkeln zu den Arschbacken reiße ich diese nun weit auseinander und massiere die Prachtbälle im Takt hin und her. Mit immer krampfigeren Zuckungen kündigt Elses Bauchdecke den nahenden Höhepunkt an. Unwillkürlich wogt, von ständigen Schreien begleitet, das Becken auf und ab. „Ja, mach´s mir. Leck mich durch. Mach mich fertig! Leck die Fotze, die Fotze, die Fotze,“, bricht aus ihr heraus. Dann mit einem „Jaaaahhhhh“ schleudert sie in heftigsten Fickbewegungen meinen Kopf von ihrer Vulva, die sich gleichzeitig schubweise mit kleinen Ejakulationen ergießt.
Ihre Fähigkeit, sofort nach dem Orgasmus einen Schwanz aufzunehmen, war mir noch bekannt. Sofort robben wir uns beide nun ganz auf das Bett und keiner von uns will nur eine Sekunde warten. Bis zum Anschlag verschwindet mein dicker Schwanz – begleitet von unserem erleichterten Seufzen in ihrer so herrlich eingeleckten Möse. Sie spürt, dass ich dabei fast sofort abspritze und blockiert umgehend alle Bewegungen. „Pssst. – Ganz ruhig,“ flüstert sie. Ich konzentriere mich nur auf den Körperkontakt, der durch das Mieder und die eingearbeiteten Verstärkungen an Intensität gewinnt, und unseren gemeinsamen Atem. Wie lange wir so verharren, lässt sich schwer schätzen. Aber irgendwann beginnen ganz leise unsere Becken einen gemeinsamen Tanz. Wie in Ravels „Bolero“ gesellen sich immer mehr Instumente (bewegende Muskeln) hinzu. Die Körperstellungen verändern wir nicht. Sie in ihren grandiosen, meine Brust- und Bauchhaut scheuernden Dessous mit gespreizten Beinen unter mir. Ich ihren ganzen Körper bedeckend auf ihr, nur den Kopf – mal knutschend zum Hals – mal zum Gesicht bewegend. Bei unseren im Gleichtakt schwingenden Fickbewegungen geht zwar mein Schwanz schön weit rein und raus, aber wir achten instinktiv darauf, dass mein Schambein den massierenden Kontakt zu diesem Wunderkitzler behält. Immer heftiger geilen wir einander mit unseren Lauten und Bewegungen auf. Und wieder baut sich plötzlich im mir diese unmissverständliche stahlfederartige Spannung auf, die sich auf sie überträgt und uns schließlich mit einem gemeinsamen „Jaaa, jaaa, jaaaa,“ explodieren lässt. Wieder verströmt sich unter spastischen Zuckungen mein aufgestautes Sperma in Elses gierig schnappender Möse, die sich auch noch einmal ergießt. Wie in einem gemeinsamen Krampf drücken wir uns noch lange – kaum Luft holend – mit allen Gliedmaßen aneinander, bis endlich eine wundersame Entspannung eintritt, die wir gleichmäßig und synchron-langsam atmend genießen.
Fortsetzung folgt
L’hotel
Non avrei mai immaginato che, varcando quella porta, avrei vissuto una delle più belle avventure della sua vita.
Mi recai all’hotel solo per cercare lavoro, nulla di più. Era una struttura di alto livello, nonostante tutto dell’ambiente parlasse più dei vecchi fasti che di quelli presenti. I clienti erano per la maggiore anziani in cerca di pace e tranquillità, almeno questo era quanto avevo dedotto osservando il salottino della hole.
Mi diressi con passo spedito verso il banco della reception e lì, una graziosa ragazza mi accolse con fare gentile.
“Buona sera cercavo Marco il titolare, avevo appuntamento con lui per il posto di lavapiatti.”
“Purtroppo il titolare ha avuto un’urgenza ed è uscito un attimo.” mi disse la biondina accarezzandosi i capelli.
“Lo attenda nel salottino. Dovrebbe tornare tra poco.”
Presi posto su una comoda poltrona da cui potevo dominare l’intera sala. Attorno a me, solo nonni che chiacchieravano sottovoce o giocavano a carte. L’attesa si sarebbe fatta lunga e molto noiosa pensai. Più che un albergo sembrava una casa di cura.
Ad un tratto, dalla porta alla mia destra entrò una giovane ragazza. Avrà avuto si e no 19 anni, era vestita con un magliocino nero, leggermente più grande del dovuto, sorretto da due gambe snelle racchiuse da attillati pantaloni. Nonostante la taglia del maglione, il cotone cadeva sulle forme della fanciulla in modo da evidenziarne il seno: piccolo e sodo. Camminò in direzione di un tavolo al quale era seduta una canuta signora, probabilmente sua nonna. Ho ancora impresso il sorriso che mi donò passandomi innanzi e con lui posseggo ancora il ricordo dei suoi occhi…neri e profondi.
Tanto può dire uno sguardo…e certi sguardi ho la fortuna di capirli. Tuttavia pensai che una ragazza come quella, così vestita, dal fare dolce e per nulla volgare, in vacanza con la nonna, non potesse che essere quantomeno timida e riservata.
E invece…
Baciata la nonna le disse qualcosa all’orecchio e si sorrisero, poi, si incamminò verso la porta da cui era venuta e da lì uscì. Pensai che fosse salita a dormire e invece da lì a poco fece ritorno passandomi ancora davanti. Si sedette però sulla poltrona accanto alla mia, accavallando le gambe e portando il busto verso di me.
“Sa, una ragazza come me a cui piace da morire il cazzo, si annoia a morte in vacanza con la nonna!”
Feci un sorriso tra l’imbarazzato e lo stupito. Forse quella brava ragazza dai timidi movimenti, così timida non lo era.
Detto questo si alzò dalla poltrona e si diresse verso un corridoio alla nostra sinistra. Non appena lo percorse abbastanza da non essere vista dal salottino si girò verso di me e mi fece segno di seguirla.
Mi alzai, il cuore a mille, ancora paralizzato da quel mezzo sorriso che mi aveva colto alle sue parole, inaspettate, eccitanti. Mi guardai attorno per vedere se qualcuno avesse potuto capire che stavo seguendo quella deliziosa maiala.
Accelerai il passo fino ad una porta con scritto WC, che si stava socchiudendo alle spalle della mia preda, o meglio della mia fiera.
Spalancai la porta e la vidi appoggiata al lavandini e rimasi in piedi davanti a lei…fermo.
Ci guardammo per un secondo, poi come le fiamme divampano buttando benzina sulla brace, faci due passi verso di lei e la baciai. Le stringevo la nuca premendo la sua faccia contro la mia in un bacio profondo in cui le nostre lingue si intrecciavano cavalcando la passione. Il mio abbraccio era forte deciso, poi sentii premere contro il mio bacino. Una mano cercava freneticamente di slacciarmi la cinta e appena varcata la soglia della mia intimità si diresse con le dita in cerca del mio cazzo. Lo trovò duro, già bagnato e pronto per penetrarla.
Terminò di sbottonarmi i pantaloni ammirando le mutande gonfie di piacere, poi appena le scostò e il mio ferro usci cadendo esattamente come cade un albero in mezzo al bosco. si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra gia dischiuse per regalarmi il paradiso. Sentivo il suo respiro sul glande, quindi la lingua sul frenulo. Pompava con sapienza, ingorda del mio seme…non capivo nulla…nulla… se fosse entrata una nonna nel bagno ancora aperto avrei continuato a scoparmi, questo sogno, senza ritegno, nulla mi avrebbe fermato.
La feci alzare, la girai e abbassai con frenesia le mutande e i pantaloni. Presi in mano il cazzo e…mi fermai. Prima di entrare dovevo ammirare il suo buco del culo, la sua figa. Tastai con le dita tra le piccole labbra e ne uscirono intrise del suo succo. Era bagnata fradicia la mia troia. Non contento la piegai a novanta sui lavabi, mi chinai e le sputai sul buco del culo. Ammirai la saliva scendere lenta tra le sue fessure. Finalmente la penetrai.
Le presi le braccia e le tirai in dietro strette in una morsa potente, quasi a farle inarcare la schiena. La sbattevo in profondità, con violenza, ogni volta ancora più forte ad ogni suo incitamento di sfondarle la figa.
Capii che venne da quell’urlo chiuso tra i denti, un mugolio prolungato seguito da un totale rilassamento di ogni muscolo del corpo, accompagnato dal tremolio delle gambe.
Rallentai, per pochi secondi, entravo in profondità soffermandomi contro la cervice e ondeggiando con il bacino. Di seguito ripartii con foga. Toccava a me venire ora. Si alzo leggermente con la schiena lasciandomi prendere le tette a mani piene. Non resistevo più dovevo venire…sentivo il mio cazzo iniziare a pulsare dentro di lei…”ancora una spinta…resisti..” pensavo poi la girai.
Premetti con la mano sulla sua spalla con la speranza che cogliesse l’invito ad inginocchiarsi. lo accolse. Premetti il mio cazzo contro la sua faccia e la inondai di sperma caldo, bianco. Tutto le colava dalle labbra nella bocca e avida con la lingua cercava ogni goccia.
Di colpo poi si alzò, si pulì il resto della faccia con le dita, che succhiò ingorda e poi mi disse grazie.
Mi lasciò lì così, con i pantaloni abbassati e il cazzo in fuoco. Sulle dita l’odore dei suoi umori…forti, intensi.
Di lei non ebbi più traccia quella sera…andai nel salottino ormai vuoto.
Quella sera avrò perso il lavoro, ma di certo, guadagnai la più assurda scopata della mia vita.
W la Svizzera
Questa è una storia realmente accaduta che mi è successa un po’ di anni fa e siccome è la prima volta che scrivo, chiedo scusa per eventuali errori.
Luglio 1990, in Italia ci sono i mondiali di calcio, l’Argentina batte gli Azzurri in semifinale e tutti sono incazzati neri, mentre io sono al settimo cielo perché ho (s)battuto la Svizzera ed è come se avessi vinto la Coppa del Mondo. Ma cominciamo dall’inizio: io e sei miei amici eravamo un gruppetto di ragazzi ventenni che non sfregavano una figa neanche a pagare e quindi dopo che ogni volta facevamo ritorno dai locali notturni, ognuno a casa propria si sfogava con la mano a suon di seghe ripensando alle ragazze viste in discoteca. Finché un giorno dell’estate del 1989 Giorgio, il bello del gruppo, si intorta una ragazza svizzera, Christine, un gnoccone da paura, bionda non molto alta, ma con due tette ed un culo da paura. Noi del gruppo eravamo contenti per lui, ma anche un po’ invidiosi per la fortuna che aveva avuto nel scoparsi quel gran pezzo di fica. Dopo una settimana Christine se ne torna a Ginevra in Svizzera e Giorgio riprende a girare con noi. Passa l’estate, poi l’autunno e l’inverno ed un giorno verso la primavera inoltrata Giorgio ci dice che ha sentito per telefono Christine e gli avrebbe detto che sarebbe tornata in estate con un’amica. Arriva finalmente giugno e verso la fine del mese ecco arrivare Christine con la sua amica, Nathalie. Quando ce la presenta rimaniamo tutti a bocca aperta: se Christine era una gran figa, Nathalie lo era ancora di più, una via di mezzo tra Cindy Crawford e Claudia Schiffer (le top model in voga a quel tempo). Bionda, altezza 1,70, occhi azzurri, una terza di seno ed un culetto da favola, un modo di fare gentile, ma al tempo stesso indifferente, come per dire: “so di essere una gran figa, ma sono qui solo per far compagnia alla mia amica, non cerco avventure quindi non rompetemi le palle”. Alla sua vista ho avuto come un colpo al cuore ed uno alla patta dei pantaloni che mi sembrava di impazzire. Poi tornato in me, la mia mente ha cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto provarci, ma che non avrei avuto nessuna possibilità con quel figone e quindi piuttosto di fare una figura di merda era meglio farneticare con la mente. Cominciamo tutti quanti a uscire con le ragazze, di giorno al mare e la sera per i locali della riviera. Mentre Giorgio si scopazzava Christine, gli altri miei amici, a turno, provano ad avvicinarsi ad Nathalie, ma questa manteneva sempre un atteggiamento un po’ distaccato. Alla fine ero rimasto l’unico che se ne stava buono, tanto sapevo che se non c’erano riusciti gli altri figurati io. A me bastava, quando non dovevo lavorare, stare in sua compagnia, scarrozzarla ovunque lei volesse mente Giorgio si scopava la sua amica e poterla ammirare al mare con quel suo bikini striminzito in modo di ammazzarmi di seghe appena tornavo a casa. Ogni volta che mi guardava negli occhi avevo un rigonfiamento nei boxer e mi sforzavo di stare calmo,di girarmi da un’altra parte e fare finta di niente, mentre invece le sarei saltato addosso e l’avrei violentata davanti a tutti. C’erano delle volte che mi guardava e si atteggiava che non riuscivo a capire se volesse sfidarmi oppure era la mia mente offus**ta da tanta bellezza a fantasticare. Arriviamo all’ultimo giorno, l’indomani mattina sarebbero ripartite. Nel primo pomeriggio vado al mare per poter ammirare quel dolce corpo per l’ultima volta. Prendiamo il sole, facciamo diversi bagni, chiacchieriamo e soprattutto non mancava occasione per poterla ammirare. Verso il tardo pomeriggio decido di andarmene, saluto Christine e Nathalie, augurando loro buon ritorno a casa sperando che si siano divertite. Mentre sono a casa, dopo aver fatto una doccia, suona il telefono:
“Ciao Massimo, sono Giorgio.”
“Ciao Giorgio, che hai fatto?”
“Sai, le ragazze hanno chiesto se le portiamo fuori a cena stasera. Domattina partono e stasera si vogliono divertire.”
“A parte il fatto che devo fare il turno di notte al lavoro, ma che cazzo ci vengo a fare? A tenere a bada l’amica mentre tu ti trombi Christine?” gli rispondo un po’ seccato, perché non avevo voglia di stare ancora con il cazzo duro tutta la sera per poi tornare a casa e finire il lavoro con la solita mano.
“Ma Nathalie ha chiesto espressamente di te” ribatte lui.
“Co.. come ha chiesto di me?” balbetto io.
“Si, mi hanno chiesto un’uscita a quattro: io, Christine, Nathalie e te. Dai chiama al lavoro e chiedi di stare a casa stasera”
“Ok, chiamo subito e ti faccio sapere.”
Chiamai subito al lavoro con il cuore in gola e quando il mio capo mi disse che non c’era problema, lo ringraziai dicendogli che mi sarei sdebitato.
Richiamo subito Giorgio e mi dà appuntamento a casa sua per le 19:30.
Al solo pensiero di stare con lei mi si rizzava subito, così decido di vestirmi comodo bermuda larghi e camicia bianca fuori. Esco a vado a prendere Giorgio e con la mia macchina andiamo a prendere le ragazze all’albergo. Appena escono dall’atrio dell’hotel guardo Giorgio ed esclamo: ” Che pezzo di fighe che sono….”.
Tutte e due si erano messe un vestitino aderente fino a mezza coscia che risaltava le loro curve, con ampia scollatura davanti e tacchi a spillo, stì capelli lunghi biondi e due tette che sembravano avere due chiodi al posto dei capezzoli. Sembravano due zoccole e noi due i protettori che le portavano al lavoro. Salgono in macchina ed il mio sguardo non può che dirigersi in mezzo alle loro cosce e notare le loro mutandine di pizzo bianche. Rosso come un peperone le saluto e ci dirigiamo al ristorante. Mangiamo dell’ottimo pesce e ci scoliamo due bocce di Greco di Tufo. Avevo bisogno di alcool per lasciarmi andare da tanta bellezza. Finito di mangiare, decidiamo di andare sul porto canale dove c’è un baretto a berci una birretta: è un posto dove mezza città si riversa, quando ci sono serate molto calde, per prendersi un po’ di brezza marina. Però quella sera c’era un gran bordello di persone, così decidiamo di andare un poco più avanti dove c’era un circolo velico. Il custode fa un po’ storie ma le due ragazze con aria civettuola lo convincono a darci da bere. Si era fatta quasi mezzanotte e faceva ancora caldo e così decidiamo di andare in spiaggia a prendere più aria. Andiamo verso la macchina e Nathalie mi chiede se poteva guidare lei. Acconsento dicendole che le avrei fatto da navigatore. Mentre andavamo, ho notato che intanto Christine si era riversata sul pacco di Giorgio e glielo stava tirando fuori. A quella vista mi è diventato subito duro. Arrivati in fondo al litorale, Nathalie parcheggia l’auto e dice: “Voglio andare a vedere il mare” e così se ne esce lasciandomi solo con quei due che dietro erano ormai pronti per scopare. La raggiungo subito dopo e con naturalezza le prendo la mano dato che faceva fatica a camminare nella sabbia con quei trampoli e la sostengo mentre se li toglieva. Mentre andavamo verso la riva notammo un centinaio di metri più in là un falò con un gruppetto di persone intorno che suonavano la chitarra e probabilmente si facevano delle canne. La luna piena all’orizzonte si stava alzando lentamente e la sua luce, dà fioca diventava sempre più splendente e si rifletteva sul mare.
“Facciamo un bagno?” mi chiede cominciando a togliersi quel poco che la copriva rimanendo nuda come mamma l’aveva fatta.
“Va bene” gli rispondo mentre mi spoglio anch’io. Avevo il cazzo in tiro, ma non m’importava niente anzi speravo che lei lo notasse. Entriamo in acqua e ci tuffiamo, l’acqua era calda e quindi mi rimase duro. Mi avvicino a lei ed esclamo: ” Nathalie sei stupenda…”.
Lei avvicina la sua labbra alle mie e mi bacia appassionatamente. La stringo a me, volevo farle sentire il mio cazzo che sembrava scoppiare. Comincio a toccare quel corpo tanto desiderato, finalmente: tette, chiappe e la sua bellissima figa. Con la mano prende il mio arnese e comincia a muoverlo delicatamente. Mi stacco dalle sue labbra e scendo fino alle sue tette che nel frattempo erano diventate sode, volevo baciarle, leccarle, succhiarle perfino dare dei piccoli morsettini a quei capezzoli tanto erano diventati rigidi.
Torniamo a riva, la faccio girare verso la luce della luna, mi metto in ginocchio, le allargo un poco le gambe ed inizio a leccarle la figa. La volevo guardare negli occhi mentre la leccavo; il sapore salato del mare piano piano lasciava il posto a quello dei suoi umori. Era uno splendore vedere come si lasciava leccare, come pian pianino il suo corpo ed i suoi capezzoli sì irrigidivano. “Oh mon Dieu, oh mon Dieu…. ne arretez pas, oui, ouiii….”. Quando godeva parlava in francese.
A quel punto aumento la velocità, le infilo la lingua e un dito dentro la sua figa ormai fradicia, la sento fremere sempre di più fino a quando mi viene in faccia. Continuo a leccarla come un forsennato, non voglio perdermi neanche una goccia del suo piacere. Poi mi alzo e la bacio per farle sentire il suo sapore.
Raccogliamo i vestiti per terra, mi prende per l’uccello come se fosse un guinzaglio e senza mollarlo ci spostiamo più su verso la duna. Ora la luna si è alzata completamente e camminare con quel bel culo nudo illuminato davanti a me, me lo fece diventare duro come l’acciaio. Arrivati alla duna mi fa stendere sulla sabbia, si mette a carpioni e comincia a farmi un pompino. Sentivo i suoi capelli accarezzare la mia pelle e la sua bocca muoversi su e giù sul mio arnese. Dopo dieci giorni di attesa non potevo sperare di res****re a lungo; difatti sentivo che stavo per venire, le si accorse e cominciò a muoversi velocemente fino in fondo quasi volesse a staccarmelo. ” Nathalie, sto per venire….”.
“Viens en ma bouche, viens, viens…” di nuovo in francese, mi faceva impazzire e così la riempii di sborra. Ingoiò e mi leccò tutto facendo attenzione a non perdere neanche una goccia del mio sperma. Me lo ripulì tutto per bene facendolo tornare ancora più duro,
“Ti desidero Nathalie, è dal primo giorno che ti ho incontrata che ho voglia di te, di entrarti dentro e sentirti mia” le dissi.
Si mette a cavalcioni appoggiandosi con le mani all’indietro, si avvicina alla mia faccia con la figa come per farmela vedere da vicino, gliela insalivo anche se non ce n’era bisogno poi ritorna un po’ indietro, con le sue dolci manine apre le grandi labbra della sua figa e se lo infila dentro senza fatica tanto era bagnata. Comincia a muoversi delicatamente come per gustarsi ogni pompata e a gemere come una cagna: ” Oui… oui… continue… plus fort, plus fort… je viens…aaah… je viens…”. La giro, lei sotto ed io sopra, la penetro lentamente aumentando la velocità dei colpi. Con le mani mi prende i fianchi, nella foga mi infila le unghie nella mia carne, sono talmente infoiato che non sento dolore (anche se il giorno dopo mi accorgo di avere il corpo tutto graffiato). La scopo violentemente facendola venire diverse volte. Ormai non capisco più niente, la metto a pecorina e riprendo a chiavarla, la tiro su verso di me, le prendo le tette e continuo a chiavarla fino a quando la sento tutta tremante mugolare:
” Oui, viens, viens avec moi…” di nuovo in francese. Le sborro copiosamente dentro la figa mentre lei si contorceva e urlava dal piacere.
Tiro fuori l’uccello e comincio a leccarle la figa con il mio sperma, poi la giro e le infilo la mia lingua nella sua bocca: volevo che assaggiasse il mio sperma infarcito del suo odore. Mi bacia appassionatamente con le lacrime agli occhi.
Mi stendo di fianco a lei spompato, la sua mano mi accarezza e piano piano scende giù. Al contatto con la mani, comincia a rigonfiarsi.
” Fumiamo una sigaretta? Mi chiede
“Volentieri”
Le accendo la sigaretta, poi accendo la mia.
“Sono venuta in Italia solo per accompagnare una mia amica e godermi un po’ di mare. A Ginevra sto con un ragazzo da quattro anni. Conoscendo la vostra fama di latin lover, ho cercato di tenere un comportamento un po’ distaccato proprio per evitare fraintendimenti”. Sembrava che volesse scusarsi.
“Beh, devo dire… che c’eri quasi riuscita” mormorai sorridendo.
“Solo che a forza di sentire quella vacca di Christine raccontare tutte le notti le gesta amatoriali di Giorgio, mi ha fatto venire una voglia pazzesca”
“E perché hai scelto me?” le chiedo curioso.
“Perché sei una persona timida come me, e nonostante mi divorassi con gli occhi, non sei stato invadente e appiccicoso, ma hai saputo aspettare l’occasione giusta. Nessuno mi ha mai fatto godere come te questa sera. Ti adoro”. Spegne la sigaretta, si gira e si mette alla pecorina: “Ti va di riprendermi da dietro? Mi è piaciuto da morire…”,
A quelle parole mi è ritornato duro come l’acciaio, spengo la sigaretta e mi volgo dietro di lei. Che culo che aveva, sembrava un’opera d’arte. Rimango qualche minuto ad ammirare e accarezzare quello splendore. Poi avvicino il mio viso e incomincio a leccare la sua passera mentre con le mani le allargavo le natiche. Poi piano piano mentre le infilo due dita nella figa vado più su con la lingua fino ad arrivare all’orifizio del suo bel culetto. Quando stavo per entrare con la lingua la sento irrigidirsi.
” No, lì no…” mi dice.
“Non ti preoccupare e rilassati: il mio desiderio è che ricorderai questa notte per tutta la vita” le rispondo caldamente, ma deciso.
Ricomincio a leccarle la figa per poi ritornare su a lubrificarle il culo e continuo questa danza con la lingua e le dita finché non si lascia andare completamente. La penetro nella figa , mentre con le mani le allargo le natiche facendo colare la mia saliva sul buco del culo, poi comincio a sfiorarla con un dito, girando attorno all’orifizio. Sentivo che cominciava a gemere, rallento la penetrazione dolcemente fino ad estrarlo per poi poggiare la grossa cappella sul suo buchetto.
” Ora te lo metto nel culo…” le dico deciso.
“No, ti prego no… ho paura…”
Feci entrare la cappella e poi mi fermai. Emise un grido di dolore accompagnato da parole che non capii, ma che potevo immaginare. Rimago impassibile mentre continuavo a sputare sulla mia verga per poi procedere lentamente fino a quando arrivo fino in fondo. Ho coronato il sogno di una vita, la mia prima inculata per di più con una figa stratosferica. La inculo, lo tiro fuori, glielo metto nella figa, glielo rimetto nel culo. Nathalie è partita con la testa, urla e gode come una troia. Mentre la inculo la tiro su, le prendo le tette con una mano mentre con l’altra le sgrilletto il clitoride, le riempio di baci la spalle, le sussurro nell’orecchio.: “Ti sto sfondando il culo, amore mio… Ti piace prenderlo nel culo, eh?… Senti come ti sto inculando, troia. Si, sei la mia troia, sii..”.
Lei sembrava indemoniata e urlava:” Oui, je suis une putain…. je suis ta putain…. oui, je t’adore… baise mon cul… baise-moi, baise- moi… Ouiii…”
Ora il ritmo è frenetico: “Ti riempio il culo di sborra, sii… vengoooo”
” Oui, viens mon amour, je viens aussi moi…. aahh, ouiiii….”
Le vengo dentro, mi sento morire, ma continuo a incularla a venirle copiosamente dentro finché spompato mi lascio cadere sopra di lei.
Poi fece una cosa che mi lasciò di stucco; liberatasi dal mio peso cercò tra i vestiti per terra i miei boxer e li usò per pulirsi il culo pieno del mio sperma. Poi se li portò sulla bocca e cominciò a leccarseli. “Questi li tengo come regalo, in ricordo di questa notte”
“Anch’io volevo chiederti di regalarmi le tue…” le dissi.
Le le prese, le strofinò assiduamente sulla sua figa fradicia, mi diede un gran bacio e me le porse.
“Merci, Massimo…”
“Merci, Nathalie “.
Ormai erano quasi le cinque del mattino e all’orizzonte stava per spuntare l’alba. Ci rivestiamo, metto le sue mutandine odorose nella tasca dei bermuda, lei i miei boxer impregnati nella sua piccola borsa e torniamo verso la macchina. Christine e Giorgio si erano addormentati mezzi nudi e così ho potuto ammirare anche la figa e le tette di Christine. Le riaccompagniamo all’albergo senza dirci una parola, fra poche ore sarebbero ripartite. Al momento dell’addio, dico a Christine che la prossima volta che tornano in Italia le ospito a casa mia, tanto a casa mia c’è solo del posto. Guardo Nathalie negli occhi e la bacio appassionatamente per l’ultima volta. Le mi mette una mano sul pacco e mi ringrazia ancora. E mentre parto con la macchina mi saluta con la mano fino a quando non sparisce dalla visuale.
Non l’ho più rivista. Una settimana dopo ricevo una lettera, francobollo svizzero.
“Sono sola qui in casa con i tuoi boxer tra le mani. Sento ancora il tuo odore. Ti adoro, un bacio dappertutto. Nathalie “.
Christine ci invita a trascorrere il Capodanno in montagna a casa sua. Spero di rivederla, ma Christine mi dice che Nathalie è rimasta incinta del suo ragazzo. In cuor mio pensavo chissà se, mentre stava chiavando con lui, pensasse ancora a me. Comunque Christine vedendomi un pò intristito mi dice:”Sai, qui si è sparsa la voce e io e altre sei mie amiche vorremmo usufruire della tua disponibilità. È ancora valido il tuo invito per la prossima estate, Massimo?”.
” E me lo chiedi?” rispondo sorridendo.
Così l’estate successiva mi ritrovai in casa sette ragazze svizzere. Ma questa è un’altra storia….