Categories
Racconti Erotici

Il Ragazzino e la signora

Sandra, io e il ragazzino

La cosa più difficile fu trovare una rivista porno che avesse in copertina e ben visibile una donna nuda il cui corpo somigliasse a quello di Sandra. Sandra è mia moglie. Ha passato la sessantina ma ne dimostra al massimo 45: pelle bianca, soda e liscia, seni abbondanti ma ancora ben sodi. Cosce lunghe e tornite.
Una fica così paffuta che d’estate al mare la copre con un giornale poggiato sul ventre perchè non si veda la montagnola gonfia. Mi aveva sempre fatto eccitare poi quella foresta scura di peli che ricoprono quel delizioso montarozzo. Un triangolo scuro che le arrivava sino al basso ventre da un lato, e dagli altri due tendono a sporgersi verso le cosce, oltre l’orlo delle mutandine. Leccarle quella peluria e le labbra carnose, ficcarle la lingua dentro la rossa vagina bagnata è stupendo, specie quando si eccita e inarca i fianchi e si spinge verso la mia bocca, sino a sentire i suoi gemiti e la sua fregna che si contrae spasmodicamente mentre bevo le sue gocce di piacere. Il viso è dolce,molto bello con delle labbra carnose e gli occhi color mandorla. Insomma, nonostante i tanti anni che siamo sposati, scoparla è sempre meraviglioso: ficcarglielo dentro, nella fregna bagnata e larga è un piacere divino. Così come metterglielo nel culo, ancora stretto e elastico, tanto che quando la penetro senza olearlo, strilla di dolore, una cosa che, anche se non sono un tipo violento, mi fa impazzire di eccitazione, al punto che, dopo averla penetrata,
spingendolo con brutalità sino in fondo, riesco a darle al massimo due o tre colpi violenti prima di sborrarle dentro. Le piace, se eccitata, prendermi in bocca e se riiusciamo a raggiungere l’orgasmo insieme, ingoia tutto il mio sperma mentre gode. E’ sempre stata sessualmente molto disponibile con me. Ma una cosa non ha mai voluto farla, una cosa che a me sarebbe piaciuta da impazzire: vederla scopata da un altro, sentire costui ansimare e gemere per il piacere mentre se la ingroppa. Vederlo entrare e uscire, sempre più veloce dal corpo della mia donna mentre le succhia famelico un capezzolo inturgidito e darle colpi sempre più violenti, come se volesse spaccarla quella fregna pelosa. Conoscendo bene mia moglie so che una delle cose che più le piacciono è farsi sborrare in fica. E so che piacerebbe anche a lei sentire quell’estraneo urlare mentre le schizza dentro getti violenti di sperma. Forse anche lei arriverebbe all’orgasmo e questo sarebbe il massimo per me. Le fantasie si spingono anche molto oltre: per la verità io vorrei vederla scopata da quattro o cinque stalloni, vedere tutto il suo corpo nudo pieno di rivoli di sperma. Presa in culo e fica e bocca contemporaneamente, vederla sfinita da cinque maschioni che per due o tre ore la scopano in tutti i modi possibili, schizzi di aperma in faccia, sborrate in culo e sui peli della sorca. Ma tanto so che non accetterebbe mai e quindi restano fantasie e basta. Ma una cosa sono riuscito a ottenerla, dopo anni di insistenze e preghiere: farsi guardare in mutandine e reggiseno da un giovane che, non avendo mai visto da vicino una donna in questo modo, di sicuro si ecciterebbe. Mi sono fatto promettere che si sarebbe fatta guardare e toccare sulle mutandine. Però il ragazzo avrebbe potuto toccarsi e venirle addosso. Mutandine bianche e trasparentissime. Le scegliemmo insieme e gliele feci provare: in pratica erano un sottilissimo velo bianco che contrastava di peli neri e che, a gambe leggermente divaricate faceva intravedere le labbra rosse della fica. E così reggiseno: I capezzoli e la rosea aureola erano visibili quel tanto da far desiderare di vederli a nudo. Comprammo anche un paio di autoreggenti nere. A casa facemmo le prove: lei doveva stare sdraiata sul letto, gambe appena divaricate e occhi chiusi. Era da impazzire!
Vi dicevo all’inizio della rivista porno: e si, perchè quella doveva essere la mia esca per il ragazzino.
Mi recai in un paesino di montagna distante da dove abitavamo io e mia moglie. E mi misi a cercare un posto dove normalmente si ritrovano i ragazzetti: un campetto di calcio improvvisato, di quelli in cui le porte vengono segnate dagli zaini scolastici o altri oggetti.
Trovai il campetto e, come prevedevo, cinque o sei ragazzini tra i tredici e i sedici anni stavano facendo una partitella. Mi sedetti su una panchina a guardare, poi con disinvoltura mi misi a leggere la rivista porno in modo tale che loro potessero ben federe l’immagine di copertina che raffigurava una bella donna nuda, con fica pelosa in mostra e due grosse tette. Mi accorsi che i ragazzi facevano di tutto per spostarsi con la palla il più vicino possibile a me. Poi uno di loro cadde e lasciò il gioco venendo a sedersi accanto a me. Non aveva più di quattordici, massimo quindici anni. Sbirciava il mio giornale e allora gli chiesi: “Mai vista una donna nuda?” E lui:”Magari! Nei giornaletti o nei video porno si, ma vera mai” E io: “Bè, prima o poi ti succederà. Adesso sei troppo piccolo ancora” Lui sembrà offeso:”E perchè troppo piccolo? Lo dici tu” Mi misi a ridere dicendo:”E allora dimmi cosa le faresti a una come questa del giornale” La domanda lo imbarazzò e rispose un po’ balbettando:”La accarezzerei tutta e le metterei il pisello dentro, la sotto, come ho visto nei video” E io:”Eh, come corri, ragazzo mio! Senti, io conosco una signora che assomiglia a questa della foto del giornale ma è molto più bella. A lei piacciono i ragazzini come te. Però il massimo che concede è di farsi vedere con le mutandine molto trasparenti e il reggiseno. Si fa toccare tra le gambe ma da sopra le mutandine e anche il seno ma sempre da sopra il reggiseno. E potresti toccarti mentre lo fai e potresti venirle addosso….tu sai cosa significa venire?” E lui”Quando schizzo il liquido” “Esatto. E tu come fai a saperlo?”
Il ragazzino arrossì:”Quando vedo i video porno mi tocco e quando sento un grande piacere schizzo tanto liquido” “Ok, allora se vuoi possiamo fare questa cosa ma a condizione che io sia presente e che tu ti accontenti di quello che ti ho detto. E sopratutto deve restare un segreto, nessuno dovrà sapere nientie. D’accordo?” Notai il gonfiore sotto al pantalone della tuta quando rispose eccitato:“Si, si si, quando lo facciamo?” “Dopodomani. Hai il motorino?” “Si, certo. Eccolo li” disse indicando uno scooter parcheggiato a pochi metri” “Devi uscire dal paese e prendere la provinciale verso nord. Dopo sei chilometri, sulla destra c’è una locanda, che si chiama “Trattoria Da Mariolina.” Ci vediamo li alle quattro. Io ti aspetterò fuori” “E la bella signora?” “Lei sarà già dentro in una camera ad aspettarci. Tutto chiaro?” Il ragazzino deglutì e disse:”Chiarissimo, grazie”
“Mariolina” ha per facciata la trattoria ma guadagna affittando le camere a ora. Non chiede documenti ma vuole essere pagata in anticipo e profumatamente. Le diedi il doppio di quanto chiedeva normalmente per una giornata intera anche se per fare quello che dovevamo fare noi probabilmente sarebbero bastate due o tre ore. Ma volevo l’assoluta tranquillità e la camera migliore. E la camera migliore aveva comunque un aspetto equivoco, tipico di questi posti frequentati di solito da prostitute. La trovai per questo molto eccitante. Io Sandra giungemmo alle tre perchè lei avesse il modo di prepararsi. Era nervosa, molto preoccupata d’essere poco eccitante o piacente: temeva per l’età. Si truccò in modo insolitamente marcato, con rossetto rosso fuoco sulle labbra e matita dello stesso colore sulle palpebre, un po’ da troia. E quando fu pronta, avrebbe fatto rizzare il cazzo a un santo. Verso le tre e mezzo sentii il rumore di un motorino e guardai fuori dalla finestra: era il ragazzo. Dissi a Sandra se voleva vederlo e lei si accostò e guardò fuori. “Ma è un bambino!…delizioso però” Dissi:”Cominciamo a giocare?” E lei:”Come sto? Sono passabile?”
Io ero eccitatissimo e dissi:”Ti sbatterei sul letto a pancia sotto e ti infilerei il cazzo nel culo con l’intenzione di spaccartelo! Sei bellissima e troia contemporaneamente” “E va bene, facciamo questa cosa che ti ho promesso, così mi tolgo il pensiero” Così dicendo si dispose sul letto nella posizione che avevamo provato: supina, gambe un po’ divaricate e…occhi chiusi perchè lei non voleva vedere. Andai a prendere il ragazzino e salimmo la rampa di scale che conduceva alle stanze. La nostra aveva una piccola anticamera. Giunti li gli ricordai le regole gli suggerii di spogliarsi lasciandosi le sole mutandine addosso. Era decisamente imbarazzato, intimidito. Ma fece quello che gli avevo detto. Temetti che avesse una crisi di impotenza dovuta alla situazione. E in effetti, guardandolo in mutandine, non c’era traccia di eccitazione. Gli chiesi se fosse pronto e lui fece cenno di si. Aprii lentamente la porta entrando io per primo e dall’interno feci cenno a lui di entrare. Lui obbedì e gli indicai il corpo seminudo di mia moglie. Lui si pose dinnanzi a lei e con gesto istintivo si abbassò la mutandina mentre con gli occhi spalancati e deglutendo guardava incantato il triangolo di peli che traspariva da sotto la mutandina. Sandra aveva detto di non voler guardare ma…la curiosità, si sa è donna e aprì gli occhi proprio mentre accadeva una cosa che purtroppo, data la mia età, a me non accadeva più da tempo immemore: il ragazzino ebbe un’erezione fulminea, il suo membro si ingrossò e si eresse al massimo in un solo, veloce moviento, la cappella andò a urtare contro il ventre, sembrava un soldato sugli attenti. E, data l’età, non era affatto piccolo, tutt’altro. Vidi Sandra che sbirciava e notai che mosse un poco i fianchi inarcandosi leggermente e aprendo un po’ di più le gambe. Il ragazzino mi guardò e mi disse con voce strozzata:”Po…posso toccarla?” Feci segno di si. Aprì una mano e la posò sulla mutandina di mia moglie accarezzandole tutta la superficie e soffermandosi sopratutto sulla parte pelosa. Muoveva avanti e indietro il bacino come se la stesse scopando e la cappella aveva dei sussulti.
Mi chiese:”Posso accarezzarle le gambe? Sono bellissime” Fui stupito d’essere anticipato nel rispondergli da Sandra: “Si, accarezzami dove vuoi” Così dicendo divaricò le cosce e poi, contrariamente ai patti iniziali, si scostò di lato la mutandina mettendo a nudo un ciuffo rigoglioso di peli e la fica, prese la mano del ragazzino e se la portò li sopra, proprio sulla fica morbida e rosea. Tenendo per il polso la mano del ragazzo,la guidava in quella carezza sempre più profonda e intima, a tal punto che si fece penetrare da un dito prima e due poi nella morbida spugnosa fessura. Il ragazzino, in preda ad una terribile eccitazione balbettava parole inconsulte:”Oddio che bello…che bella signora…che bella…” Sandra gli tolse un attimo la mano dicendogli:”Vuoi guardarla meglio?” E senza attendere la risposta si abbassò le mutandine e aprì bene le cosce. E poi:”Accarezzami tutta ora, mi piace” Il ragazzino prese a stropicciarle la folta peluria e poi con due mani le aprì la fica guardandola incantato mentre Sandra si protendeva inarcandosi verso di lui per farsi guardare e toccare meglio. Io in silenzio, stavo impazzendo per una scena che non mi sarei mai aspettato di vivere sul serio. Poi avvenne una cosa sublime: Sandra si sfilò un seno dalla coppa del reggiseno dicendo al ragazzo: “Vuoi succhiarmelo?” Il ragazzo si avventò con la bocca sul capezzolo di Sandra ma per farlo, data la posizione, lei sdraiata a cosce aperte e lui in piedi li in mezzo, doveva necessariamente sdraiarsi sul corpo di mia moglie. Il suo cazzo andò a poggiarsi e a strofinarsi in mezzo al bosco di peli. Lei andò a cercarlo con la mano fra i loro corpi e…se lo indirizzò all’ingresso della sua fica. Il cazzo del ragazzo scivolò dentro, sprofondando all’interno della voragine carnosa per poi restare fermo, mugolando di piacere Dopo qualche istante il suo giovane corpo prese a vibrare come se stesse prendendo la scossa. Disse solo:”Oddio!” Sandra lo avvinghiò intrecciandogli le gambe dietro la schiena ansimando e capii che il ragazzo le stava sborrando dentro. Udii lei quasi piangere e nel godimento mormorare:”Siii…ahhhh….vienimi dentro…godi nella mia fica. si, così…ancora…ancoraa…bagnami tutta….odiio che belloo…ahhhh! oddio.. sto venendo , ti prego vieni…vienii ancora…ahhh!..si… così…”
Sandra agitava e roteava i fianchi. Aveva le gambe sollevate per stringere a se il corpo del ragazzino in modo che il suo cazzo la penetrasse il più possibile. Stando in quella posixione, vedevo il membro di lui immerso nella fregna di Sandra e rigagnoli di sperma colare lungo il solco del culo. Le stava iniettando dentro una quantità di sperma incredibile, sembrava non esaurirsi mai. E anche Sandra continuava ad avere orgasmi su orgasmi. Finalmente sembrarono placarsi entrambi. Sandra distese le gambe e lui temette che lo volesse far uscire. Disse:”Signora…mi faccia stare ancora…la prego…” Mi ero dimenticato di quando avevo la sua età: potevo venirmene anche sei o sette volte al giorno. E a me non era mai capitata la fortuna di scopare una donna come Sandra. Il ragazzino prese a muoversi avanti e indietro, manifestando l’intenzione di scoparla ancora. Le prese un capezzolo in bocca succhiandolo mentre con una mano strizzava l’altro. Sandra lo lasciava fare, ancora eccitata. Ad un tratto con mossa rapida e inaspettata, ruotando su se stessa e facendo perno sul corpo del ragazzo, lo costrinse a sdraiarsi supino, venendo così a trovarsi lei sopra di lui e iniziando a muoversi sinuosamente e con studiata lentezza, ruotando il bacino e spingendolo in avanti per farsi penetrare sino in fondo. Poi cominciò ad arretrare e il membro inevitabilmente uscì dalla fica. Prima che lui potesse dolersene, continuanuò ad arretrare e chinandosi, prese a lambire e leccare il corpo del giovane. Scese sino a che la sua bocca fu all’altezza del membro teso e gonfio. Leccò la cappella, poi scese con la lingua giù sino alla base e quindi risalì lungo l’asta vibrante. Poggiò prima la bocca socchiusa sulla punta e poi le fece scivolare lungo il membro prendendolo tutto in bocca. Lui emise quasi un urlo di piacere.Sandra muoveva sapientemente il capo su e giù lungo il cazzo. Stava in ginocchio sul letto e io potevo vedere la sua fregna e il suo culo. Io non ne potevo più, l’eccitazione era al massimo della tensione. Puntai il cazzo nella direzione voluta e con un colpo secco dei fianchi lo infilai nel culo di Sandra. A differenza di quando lo facevamo da soli, non urlò affatto di dolore e il mio cazzo scivolò dentro con morbidezza. Il ragazzino dopo pochi minuti di quel trattamento, cominciò a sborrarle in bocca ansimando. E Sandra, ingoiando lo sperma, se ne veniva. Io glielo avevo piantato sino in fondo dentro al culo ma non mi muovevo perchè avrei sborrato subito. Lei era preda di un orgasmo violento e intenso, il buco del culo si contraeva stringendomi forte il cazzo per poi allentare la morsa e stringersi nuovamente. Alla terza stretta sborrai come un cavallo. Davanti il ragazzino continuava a innaffiarle la bocca.
Quando finii di svuotarmi dentro il suo ventre e le sfilai il cazzo dal culo e ne vidi uscire il mio sperma a fiotti che scendeva a bagnare i peli della splendida sorca e colare dentro la fregna. Quando finì di bere tutto lo sperma del ragazzo, io e lei ci lasciammo cadere stanchi sul letto. Dissi al ragazzino che poteva andare e lui si rivestì.
Quando fu sulla porta si voltò e disse triste a Sandra:”Non la rivedrò mai più, vero? Me lo fa fare unultima volta?” Io e Sandra scoppiammo a ridere: non era possibile! Ma Sandra era intenerita da quel ragazzino. Si girò sul letto dicendogli: ” sdraiati su di me” Il ragazzino non si fece pregare e si sdraiò sul corpo caldo e nudo di Sandra che disse:”Visto che lo vuoi fare ancora, facciamolo in modo nuovo” Portò la mano dietro la schiena, prese il membro ancora una volta incredibilmente durissimo del giovane indirizzandolo laddove poco prima avevo sborrato io. E gli disse: ”Ora inculami” Lui obbedì e Il cazzo scivolò nel culo di Sandra, dove dopo due minuti di su e giù il ragazzo sborrò per l’ennesima volta.
Ovviamente in quella stanza avevo disposto due telecamere per poterci rivedere in seguito. Quando rivediamo quelle immagini, ci eccitiamo entrambi e finiamo sempre col fare sesso.
Alcuni anni dopo Sandra mi confessò d’essersi rivista una volta col ragazzo di nascosto e per una giornata intera lui la scopò in tutti i modi per ben dieci volte.

FINE

Categories
Racconti Erotici

Il lento scivolare di una coppia verso gli abissi

La notte per le tre ragazze fu abbastanza tranquilla anche se le aspettava la punizione che Maria aveva promesso loro, ma ormai era assuafatte alla loro condizione e il fatto di poter per una volta dormire tranquillamente le aveva rese felici o perlomeno non preoccupate e trascorsero sonni abbastanza tranquilli.
Sulle dieci di mattina Ivana, Francesca e Marta furono convocate da Peter che disse loro che la sua amica Maria non era stata soddisfatta del loro comportamento in quanto non avevano dimostrato quel livello di sottomissione che normalmente lei si aspettava da una schiava.
Le ragazze furono appoggiate al muro e Peter le spogliò fino a scoprire le terga, prese una stecca di legno e diede cinquanta colpi sui sederini di ognuna delle ragazze. I culetti delle tre ragazze erano di colore rosso vivo e faceva loro talmente male che avrebbero avuto problemi a sedersi.
Le ragazze furono separate e Peter disse ad Ivana che sarebbe stata riportata in Baviera e avrebbe potuto rivedere suo marito e che il periodo che erano state noleggiati era finito e sarebbero stati riconsegnati a Giuseppe.
Ivana durante il viaggio era contenta pensò tra sè e sè che forse il loro supplizio era finito e che finalmente sarebbero tornati a una vita normale, anche se le striature rosse che aveva sul sederino le provocava un bruciore tremendo a contatto col sedile dell’aereo.
Scesa dall’aereo, all’aereoporto di Monaco potè finalmente riabracciare suo marito Marco, che però frustò subito le sue speranze, dicendole che Giuseppe li stava aspettando in una macchina fuori dall’aereoporto.
Una volta montati in macchina Giuseppe raccontò quello che aveva subito Marco durante il periodo che Ivana era stata nella villa di Peter: aveva subito una tremenda umiliazione per giorni il suo uccello era stato chiuso in una cintura di castità da parte di Claudia la moglie di Peter che aveva dato ordine alle sue ancelle una volta all’ora di toglierla e di masturbarlo, ma senza farlo godere. Avevano infatti l’ordine di fermarsi sempre due tre colpi prima del punto di non ritorno e questo per giorni finchè ieri nelle ultime ore in cui Claudia aveva a disposizione Marco le fece sborrare, ma non godere nel senso che ordinò alle sue ancelle di fermarsi subito dopo il punto di non ritorno, in modo che sborasse, ma non che godesse. Giuseppe concluse dicendo le donne come sadiche sono sempre più fini di noi uomini.
A questo punto Ivana chiese a Giuseppe dove sarebbero stati portati e lui disse a una nuova asta per essere assegnati a due nuovi sadici. Ivana guardò Giuseppe con un sguardo avvilitò e lui gli disse con sorriso beffardo che cosa pensavi puttanella che aveste saldato il vostro debito con me..
Il giorno dopo furono accompagnati in una grande discoteca di Monaco dove si sarebbe svolta l’asta.. Sia gli uomini che le donne furono completamente spogliati e gli astanti facevano offerte dalla platea e talvolta scendevano a sincerarsi della merce un po’ come si fa col bestiame per quanto riguarda gli uomini soppesavano le palle e le dimensioni del pene, per quanto riguardava le donne venivano soppessate le tette, strizzati i cappezzoli e il clitoride.
A un Certo punto fece il suo ingresso in sala Maria, la mistress che Ivana aveva conosciuto bene suo malgrado che si dimostrò subito interessata ad Ivana e ad altre tre ragazze: Luana, Carolina, Jessica e Jenifer e fece un offerta sensazionale dicendo che le avrebbe comprate e non nollegiate. Giuseppe acconsentì fiutando l’offerta e disse come regalo per tutti i soldi che mi dai cara Maria ti faccio un regalo: ti dono uno schiavo dal masochismo eccezionale Marco il marito di Ivana.

http://www.padronebastardo.org

Categories
Racconti Erotici

Il garzone

Renata si diresse verso il suo fornaio di fiducia , era in realtà un mini market , mentre camminava si rese conto che la sua schiena non le avrebbe permesso di fare molta spesa , non poteva portare le borse fino a casa .
I suoi 60 anni , anche se si manteneva in discreta forma , si facevano sentire .
Arrivata nel market cominciò a comprare lo stretto necessario , poi si trovò a condividere i suoi dolori con il propietario , un suo coetaneo , il quale appena venne a sapere che Renata non avrebbe comprato molto per via della sua schiena , gli diede subito la soluzione .
L’uomo disse a Renata di comperare liberamente , perchè le sue buste sarebbe state portate a casa dal garzone .
A Renata sembrava una buona soluzione , così ne approfittò per comprare tutto ciò che le occorreva . Una volta pagato Francesco , il garzone , prese le buste ed uscì con Renata , diretti a casa di lei .
I due si conoscevano , Francesco era un giovane che ormai lavorava nel market da circa tre anni , molto gentile ed educato , i due si ritrovarono a scambiare due chiacchere . Il feticismo di Francesco non tardò a farsi vivo , mentre la donna camminava poco avanti a lui, i suoi occhi furono rapiti dai piedi di Renata , che nonostante l’età li curava molto .
Le dita smaltate di rosso uscivano affascinanti dai zoccoli in legno , i talloni erano senza il minimo callo , si vedeva che si recava spesso dalla sua estetista .
Il suono delle piante sudate che si staccavano dal plantare della scarpa mandava in estasi il giovane , spesso si era ritrovato a guardare i piedi della signora nel market, e non solo , anche se sessantenne la trovava una bella donna , era felice di poterla aiutare .
Arrivati a casa , i due salirono , il ragazzo era accaldato , ma si godeva con piacere la vista della signora che saliva le scale davanti a lui , potè ammirare le piante ogni qualvolta si sollevavano dalla scarpa, erano perfette , purtroppo arrivarono subito .
Renata fece accomodare il giovane e vedendolo accaldato gli offrì qualcosa di fresco , Francesco accettò volentieri , così si ritrovò seduto in cucina a sorseggiare dell’aranciata fresca , mentre la signora riponeva la spesa nelle dispense .
Francesco sorseggiava lentamente la sua bibita , approfittando del tempo por ammirare i piedi della signora . La presenza di quel giovane faceva piacere a Renata , spesso si ritrovava sola in casa , e con quel ragazzo le piaceva parlare , era simpatico , e poi anche un bel ragazzo , cosa che non guastava .
Mentre Renata dava le spalle a Francesco gli chiese
–Allora come ti trovi a lavorare nel market??ti piace??
aspettò qualche minuto , poi non sentendo la risposta voltò la testa , vide Francesco distratto , che fissava i suoi piedi , pensando che ci fosse qualcosa che non andasse Renata abbassò lo sguardo e si guardò i piedi , ma non vide nulla di anormale , così incuriosita chiese
–francesco tutto bene??
lui arrossendò distolse lo sguardo e rispose
–Si si signora….
Renata non fu convinta
–Davvero??eri imbambolato , c’è qualcosa che non va??
lui imbarazzato rispose
–no …no nulla…
poi sottovoce aggiunse
–anzi…
Renata sentì bene quell’anzi a gli suonò strano , voleva capire a cosa si riferiva , così si mise seduta davanti al giovane , e non potè evitare di notare che lo sguardo di Francesco ricadde sui suoi piedi .
Forse cominciò a capire , sapeva che molti uomini sono attratti dai piedi femminili , ma non le era mai capitato di essere lei a suscitare tali attenzioni , per di più su un uomo così giovane . Comunque quell’idea non le dispiaceva , così accavallando le gambe e lasciando ciondolare maliziosamente una scarpa disse
–Cosa c’è che ti interessa dei miei piedi??li fissi in continuazione…non ti piacciono le scarpe??
Francesco divenne ancora più rosso , era stato scoperto , non sapeva che dire e cominciò a balbettare
–noo..no…sssignora….nulla che non va….scusi se,,,,
Renata con un sorriso materno lo bloccò
–ma di che ti devi scusare , non hai fatto nulla di male…sei imbarazzato come mai??
qualla situazione cominciava a divertire la signora , che ormai era certa che i suoi piedi attraevano il giovane , il quale a sua volta rispose
–Bè…no…si …insomma sono imbarazzato…ma…
lei
–Su senza timore , dimmi la verità , ho notato che mi fissavi i piedi , sbaglio??
lui con un filo di voce
–non sbaglia signora….
lei
–E perchè lo fai??
Francesco si trovava in un bivio , era stato scoperto , era inutile mentire , decise di confessare la sua debolezza verso i piedi delle donne , e sopratutto di Renata
–mi piacciono i piedi delle donne….e lei signora ha dei piedi stupendi….
quel complimento fece molto piacere a Renata, non era abituata, si sentì di nuovo piacente .
Francesco non sapeva se aveva esagerato ,si sentiva ancora molto imbarazzato , mentre Renata voleva godersi quel momento fino in fondo , voleva sentirsi desiderata , così fece cadere la scarpa , il piede rimase nudo , e mentre se lo guardava disse
–grazie Francesco , in effetti ci tengo molto alla loro cura , mi fa piacere che qualcuno se ne sia accorto , e cosa hanno di tanto particolare che ti piace??
Francesco guardava quel piede come fosse la cosa più preziosa del mondo , era magnifico , sentiva il desiderio di baciarlo crescergli dentro , senza staccare gli occhi dall’estremità disse
–Signora sono bellissimi….la loro forma , le dita , mi piacciono nel loro complesso….e poi questo smalto li rende perfetti….
Renata sorrise , vedeva il ragazzo completamente rapito , si sentiva la donna più sexy del mondo , e non voleva che quel momento terminasse troppo in fretta .
La donna allungò la gamba e con delicatezza poggiò il piede nudo sulle gambe di Francesco , che incredulo ammirava la pianta rosa e sudata di Renata, che maliziosamente disse
–grazie tesoro , visto che ti piacciono così tanto li vuoi toccare??
sapeva bene che lui lo desiderava , infatti Francesco disse subito
–davvero posso??
lei
–sono sudati , se non ti schifi….
lui
–assolutamente…!!
senza aggiungere altro afferrò il piede con entrambe le mani , il calore che la pianta emanava lo mandò in estasi , sentiva il sudore appiccicarsi sui suoi palmi , era morbido e liscio , meglio di quanto immaginasse .
Mentre il piede veniva abilmente massaggiato , Renata ne traeva piacere , sia fisico , che morale , si sentiva una regina , vedeva il giovane assorto in contemplazione del suo piede , sapeva che lui ne traeva eccitazione , ne era convinta.
La donna non si sbagliava , infatti il pene di Francesco era alla massima erezione , l’odore cominciò a trasalire , e si insinuò prepotente nelle sue narici , era forte , intenso , incredibilmente erotico .
Renata sapendo che i suoi piedi non erano puliti chiese
–sicuro che non preferisci che li lavo??Forse puzzano!!
lui che impazziva per quell’afrore
–no..signora…no…non li deve lavare!!!…
la decisione e la fermezza che usò fece capire a Renata che l’odore dei suoi piedi aumentava il piacere del ragazzo , decise di averne la certezza . Si sfilò anche l’altra scarpa , alzò la gamba e la appoggiò sul tavolino , mettendo la pianta nuda a pochi centimetri dalla faccia di Francesco
— Sei sicuro?? Annusalo , magari cambi idea…
Francesco pensava di essere in un sogno ,e senza smettere di massaggiare il piede destro , avvicinò il viso al sinistro , il naso si poggiò appena sotto le dita , l’odore era prepotente , acre , intenso , per molti una puzza , per lui era l’essenza assoluta . Annusava a pieni polmoni , il pene sembrava esplodere , Renata fissava il giovane assorto ad annusarle il piede , era in uno stato di evidente eccitazione , quella situazione cominciò a risvegliare in lei antiche sensazioni , la sua vagina cominciò a lubrificarsi , il suo corpo era invaso di emozioni , si stava eccitando .
Tra i due piombò un silenzio di complicità , Renata notò il bozzo dotto la patta dei pantaloni di Francesco , immaginò il suo pene eretto , spinse il piede sul viso del ragazzo , poggiando la pianta sulle labbra, strofinò un pò e lui istintivamente aprì la bocca , iniziando a succhiare , assaporando tutto il sapore erotico di quella pianta sudata.
Renata sentiva la sua pianta essere accarezzata dalle labbra e dalla lingua di Francesco , si sentiva terribilmente sensuale , e la sua vagina ormai era colma di umori , erano anni che non si eccitava in quella maniera , le sue dita furono risucchiate una ad una , regalandole un brivido lungo tutta la schiena .
Francesco era ormai fuori di se , la sua bocca succhiava e leccava all’impazzata ogni millimetro di quel magnifico piede , strofinava il suo viso sotto la pianta facendosi appiccicare sulla pelle tutto il sudore della donna , le sue mani si spostarono da un piede all’altro , così facendo mentre succhiava se lo spingeva a se su tutta la faccia .
Renata approfittò della situazione , avendo il piede libero sulle gambe del giovane ,volle soddisfare la sua curiosità .
Spinse il piede in avanti e con le dita cominciò a pigiare sulla patta , sentì subito l’asta turgida ,era durissima , vedendo Francesco sobbalzare , capì che gli piaceva , così appoggiò tutta la pianta sul pene e cominciò a muoverla strofinandola con vigore , sentire quella durezza le piaceva , e vedere il giovane ansimare l’eccitava .
Il pene di Francesco era schiacciato sotto la pianta calda di Renata , abassò lo sguardo e vide il piede accarezzarlo , le dita erano sinuose e perfette , le mutande si stavano bagnando , la sua cappella ormai era uscita dalla pelle , la signora lo stava masturbando .
Renata sapeva che avrebbe potuto far eiaculare il giovane anche così , ma voleva anche la sua parte , voleva togliersi altre curiosità .
Smise di muovere il piede e disse
–tiralo fuori voglio vedere il cazzo….!!
sentendo quella frase e quella volgarità , il ragazzo fu ancora più eccitato , e s**ttò subito in piedi per soddisfare la richiesta della signora.
Con un gesto slacciò i pantaloni ed in pochi attimi il pene svettò fuori in tutta la sua erezione , Renata spalancò gli occhi ammirando tanta generosità , il ragazzo era in piedi davanti a lei , immobile , gustandosi la vista del viso della signora colmo di piacere .
Renata afferrò l’asta del giovane , e la strinse con forza
–Oddioo quanto tempo ….è durissimo…
poi lentamente lo cominciò a masturbare , la cappella fuoriusciva lucida dal suo pugno , Francesco godeva
–siiii…Signoraa….è bravissimaaaa…
lei lo guardava dal basso in alto , senza fermare la sua mano , lo segava lentamente ma incessantemente .
Renata con i piedi avvicinò la sedia difronte a lei e dietro Francesco , quando fu vicinissima sempre tenendo il cazzo in mano lo fece sedere , poi alzò il piede sinistro e lo rimise sul tavolo
–leccalo dai…tu leccami il piede che io mi godo un pò il tuo bel cazzo….
Francesco non aspettava altro , mentre la signora lo masturbava lui riprese ad annusare e leccare il piede , provando delle sensazioni che mai aveva provato prima .
Renata mentre faceva su e giù con la mano godendosi la vista e la sensazione che quel giovane cazzo le dava , immaginava a quante cose poteva farci , la sua fica ormai era fradicia , le venne istintivo accarezzarsi da sopra le mutande .
Purtroppo tutte le voglie erotiche di Renata , furono deluse dalla giovane inesperienza di Francesco . Infatti dopo pochi minuti il suo cazzo cominciò ad esplodere in zampilli di sperma , che riemirono la mano di Renata .
La donna anche se un pò delusa , fece di tutto per far godee al massimo il giovane , aumentò la velocità della mano , spinse il suo piede nella bocca di Francesco , e lo incoraggiava con tutte le volgarità che le venivano in mente
–daiiii….siii porcooo…sborraaa…daiiii…sfogattiii….che cazzo che haiii…suu lecca e sborra……
Francesco era in estasi .
Renata continuava a stringere il pene di Francesco nel suo pugno , anche se ormai era molto più moscio , e lui succhiava il piede guardandola come una dea .
La signora voleva avere la sua parte e non esitò a dirlo
–ora piccolo basta con i piedi….ho anche altre parti da accarezzare e leccare…
lui capì cosa voleva Renata ed era ben felice di accontentarla .
Quando Francesco si stava per tirare su per provvedere a soddisfare la sua signora , il suo cellulare squillò.
Il padrone del market era infuriato , in effetti erano quasi 50 minuti che si trovava dalla signora Renata , dovette a malincuore tornare di corsa a lavoro .
Renata rimase con l’amaro in bocca , ma per nulla rassegnata disse prima che Francesco uscì dalla porta
–mi sono dimentica di comprare l’acqua…..Domani mattina me la porti tu???

Categories
Racconti Erotici

Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 6)

Mi svegliai sabato mattina e Giacomo era sdraiato accanto a me. Stavo passando il fine settimana a casa sua. Io ero estremamente eccitato, il mio cazzo era duro come una roccia. Giacomo stava ancora dormendo, lo circondai con un braccio, lo infilai sotto le coperte e cominciai a menargli il cazzo. Cominciai a baciargli il collo, Giacomo si mosse un po’ ed il suo pene ora era completamente duro. Iniziai a strofinare il mio cazzo sul suo buco, lui girò la testa e ci baciammo profondamente. Presi il lubrificante, lo sparsi sul mio cazzo e sul suo buco, quindi lo spinsi dentro di lui.

Cominciai ad incularlo e lui si lamentava ad ogni spinta. Gli girai la testa e lo baciai mentre continuavo a spingere nel suo culo. Le mie dita erano sul suo torace e giocavano coi suoi capezzoli. Quando interrompemmo i nostri baci Giacomo si lamentò: “Oh Nick.” Io sentii l’orgasmo crescere dentro di me, cominciai a spingere sempre più velocemente ed io esplosi dentro di lui.
Estrassi l’uccello da Giacomo e lo feci rotolare sulla schiena. Il suo cazzo era ancora sull’attenti. Salii sul suo grembo, non sapevo cosa aspettarmi ma ero curioso. Presi il lubrificante con cui lubrificai il mio buco ed il pene di Giacomo che non sembrava contrariato. Mi sedetti lentamente sul suo cazzo e lo sentii entrare dentro di me. Io emisi un anelito, faceva male. “Rilassati.” Mi disse Giacomo. Lo feci e dopo un momento il dolore fu sostituito dal piacere. Cominciai a muovermi su e giù sul suo uccello. Lo guardai e vidi che aveva la testa girata verso l’alto e stava respirando profondamente.
Mantenemmo un buon ritmo finché non sentii il suo corpo tendersi ed una calda sensazione eruttare dentro di me, capii che Giacomo aveva eiaculato. Dopo che lui ebbe finito di sborrare, mi alzai e sentii il suo cazzo abbandonare il mio buco. Mi sdraiai accanto a lui e lo baciai profondamente.
“Vorrei stare così tutto il giorno.” Dissi.
“Sarebbe bello.” Disse Giacomo. “Ma dobbiamo andare a fare colazione, la mamma vuole che la si faccia insieme nei fine settimana. Non possiamo evitarlo.”
“Potremmo dire che vogliamo fare colazione a letto.” Dissi e lo baciai.
“Ho paura…” Io lo baciai. “Che…” un altro bacio “Lei non lo accetterà.”
“Ok, allora dovremo soffrire.”

Uscimmo dal letto, ci vestimmo ed andammo in cucina che odorava degli aromi della colazione. Ci sedemmo a tavola mentre la madre di Giacomo, Samanta, stava preparando la colazione. “Nick vuoi anche delle uova?” Mi chiese.
“Sì, mi sembra una buona idea.”
“Come li vuoi?”
“Un po’ molli.”
Il padre di Giacomo entrò e si sedette a tavola. “Giacomo, tua madre ed io più tardi andremo a trovare i nonni. Torneremo domani sera così tu e Nick avrete la casa tutta per voi. Conosci le regole.”
“Ok.” Disse Giacomo. “Cos’hanno i nonni?”
“La nonna è all’ospedale.Nulla di serio, deve sottoporsi ad un piccolo intervento, così tua madre ed io staremo col nonno.”
Tutti e quattro facemmo colazione insieme conversando amichevolmente. Quando arrivammo a parlare della mia famiglia e del fatto che i miei genitori avrebbero accettato o no il mio essere gay e che era probabile mi buttassero fuori, Roberto disse: “Potrai stare qui se dovesse accadere. Non devi preoccuparti, non diremo niente a loro. Anche se con quell’incubo di tua sorella, avere un figlio gay dovrebbe essere il minimo delle loro preoccupazioni.”

Poco dopo la colazione Roberto e Samanta partirono per andare dai nonni. Giacomo ed io andammo a fare una doccia. Era bello vedere l’acqua che correva giù per il suo bel corpo liscio. Mi misi in ginocchio nella doccia e presi in bocca il suo cazzo. Salii e scesi sul suo uccello. Inserii un dito nel suo buco. In breve Giacomo stava esplodendo nella mia bocca. Il gusto del suo sperma era indescrivibile ed io lo ingoiai, amavo il sapore del mio Giacomo.
Finii di bere la sua sborra, mi alzai e Giacomo si voltò. Capii cosa voleva. Afferrai il mio cazzo duro, lo appoggiai al suo buco e spinsi dentro di lui. Cominciai a spingere, le mie mani erano sulle sue anche tirandole avanti ed indietro e sbattendo dentro di lui con rumori di schiaffeggiare. Cominciai a tendermi ed esplosi dentro di lui.

Dopo che fui venuto e prima che mi estraessi, Giacomo girò la testa e mi baciò. Chiudemmo l’acqua e ci asciugammo. Ordinammo una pizza per cena, guardammo dei film e Giacomo mi inculò di nuovo prima di andare a dormire quella sera.
Passammo la maggior parte della domenica facendo sesso.

Categories
Racconti Erotici

Io e mamma il continuo

La mattina seguente mi sveglio esco dalla mia camera vado in bagno sbirciando in camera di mia madre vedo ancora le lenzuola sporche mi diriggo in cucina e trovo la colazione pronta mia madre ancora in camicia da notte sorridente di buon umore mi si avvicina mi abbraccia Buon giorno amore mio .buon giorno mamma lei dormito bene? Rispondo di si è tu? Potevo dormire meglio mi hai lasciata da sola stracolma di te stamattina vado per fare il bidè e mi trova tra le mani il tuo sperma sei stato favoloso amore mio .le chiedo non pensi che abbiamo sbagliato ? Lei:si sicuramente me ne vergogno ma è stato un bellissimo sbaglio stai sicuro che voglio ricommettere lo stesso errore .rispondo ma .lei niente ma sono mesi che non si scoparti con tuo padre e anni che ormai non c’è la fa più a tenere i mie rittimi io sono ancora molto calda come donna sai che mi masturbo per calmare le mie voglie e visto che lo amo papà non lo mai tradito fino a ieri sera ma tu non sei un tradimento perché ti amo più di ogni cosa al mondo sei mio sei il mio sangue sei l unico uomo per cui darei la vita il nostro legame come ben tu sai e stato sempre amore come ogni madre ama i propri figli ma in più io ti ho avuto dinuovo dentro di me e ti ci rivoglio ma so pure che se tu non vuoi devo accettare la tua decisione è morirà qua discorso finito adesso fai la tua colazione con calma io me ne ritorno a letto aspettandoti ma sappi amore mio se entri da quella porta sarai per sempre il mio errore più bello ti vorrò sempre se invece non vuoi tutto questo fai quello che devi fare vai al lavoro e quando ritorni per pranzo sarà solamente un brutto sogno non diventerà mai realtà mi baciò e ridisse io vado mi diede un bacio e si allontanò. mille pensieri pervasero la mia mente non sapevo cosa fare ero scioccato dai comportamenti e parole di mia madre non la riconoscevo più non era la mia mamma ma una donna disperata e vogliosa. mi alzai da tavola mi avvicinò alla sua porta lei distesa sul letto a pancia in giù il suo bellissimo culo che mi chiamava una coscia spostata più in su e la figa che gli si intravedeva una bellissima immagine ai miei occhi tolgo i pantaloncini e salgo sul letto mi ci distendo di sopra e gli presso il mio cazzo già duro tra le natiche le bacio il collo lei mi dice ci speravo sei mio per sempre? Rispondo si non so dove ci porta tutto questo ma lo voglio quanto te .lei mi risponde ovunque ci porti siamo io e te insieme sono pronta a riceverti allarga le gambe ed io sopra la sua schiena prendo il mio cazzo duro lo Poggio Alla sua figa e lentamente scivola dentro e calda e bagnata .lei oh amore e bellissimo sentirti dentro sei tanto e grosso e lungo mi sento allargare godiamoci il momento senza fretta godimi tutta ho tanto desiderio da darti mentre il mio cazzo entra ed esce tutto bagnato dalla sua figa gli eè lo faccio sentire tutto fino in fondo mi muovo sinuosamente lei trama sotto di me godendo animando dicendomi bellissimo continua così non ti fermare sono piena di te era bellissimo la sentivo mia dopo un po esco il mio cazzo mi distendo lei mi bacia si avvicina lo prende tra le mani ed i comincia a leccarmelo con passione non trascinava nulla cazzo palle tutto mi leccarmelo e metteva in bocca più gli dicevo che mi piaceva che era brava più lei ci prendeva gusto lo infila va fino alla gola poi sale a cavallo su di me lo prede e se lo ficca dentro nel culo lo sentivo stretto caldo e profondo lei a quel punto con tutto il mio possente cazzo nel culo si distende su di me quel seno al mio petto i capezzoli duri e la sua lingua nella mia bocca incomincia a sbattersi quel cazzo dentro senza fermarsi mi cominci a dire all orecchio sono la tua troia piccolo mio mi sto rompendo il culo con il tuo cazzo scoparti e bellissimo questo è quello che volevo desideravo essere rotta da te dopo parecchi orgasmo si toglie si mette alla pecorina e mi dice rompimelo farmi gridare farmi male quel suo bel culo in mostra già il buco allargato mi invitava ad entrare gli Poggio la cappella e in un colpo violento lo fico dentro gli dico adesso ti scopo come una troia e comincio come un pazzo a Chiavarla da dietro senza tregua non resisteva più dovevo venire lei non parlava più mi tremava sotto le mani stringeva le lenzuola con forza sbatte va i piedi nel letto io più la vedevo così più le stringeva i fianchi e la sbattevo violentamente ad un tratto mi sento bagnare le palle e coscienza dai suoi schizzi la figa gli schizzava lei comincia gridare i e supplicarmi di venire ad un tratto cede con le Gambe cade sulla pancia io mi sopra di lei mi metodo in forza con i piedi e continuo a trombarla quel buco ormai non ne voleva più fino a che sono venuto sento quel cazzo schizzare sborrare dentro quel culo era meraviglioso la riempio fino all ultima goccia lo esco e vedo quel buco del culo che sembrava una galleria lei se lo toccava non credeva a quel suo buco enorme era distrutto come lo ero io mi sollevò da lei e mi butto sul letto lei mi guarda e dice ma che cazzo sei ? Una macchina del sesso ? Hai preso tutto di me siamo due stupendi porcellini dopo esserci ripresi mi chiede ti fa di farci qualche foto come facciamo con tuo padre ? Io rispondo perché? Così abbiamo le nostre personali adoro essere ripresa quando scopo per poi rivedermi sarà bellissimo vedere le foto e i video di come mi scopi come mi fai urlare godere e essere la tua poca .io non riconoscevo più mia madre sentendo le sue parole ma la cosa mi intricava tantissimo prendo il cell lei si mette a culo per aria e dice dai vediamo quanto mi hai allargata la mia sborrare ancora che gli colava dal buco allargato comincio a farle le foto in tante posizioni e ci trovavamo gusto.per la cronaca non sono andato a lavoro quella mattina ……CONTINUA

Categories
Racconti Erotici

Roberto, il figlio del mio vicino (prima parte)

Abitavo sull’altro lato della strada dove stavano Roberto e suo papà. Lui era un bambino grazioso, io l’avevo visto crescere. Avevano sempre vissuto lì da quando lui era piccolo, ad eccezione di quando Roberto era stato tra i 10 e 14 anni. Sua mamma e suo papà si erano separati e lei aveva preso con se i bambini, Roberto e la sua sorella maggiore, a vivere con sua sorella e suo cognato.
C’erano stati molti rumors su quello che era accaduto mentre lui era via. Il pettegolezzo aveva detto che Roberto aveva accusato suo zio di abuso sessuale. L’uomo era stato perseguito per possesso di materiale indecente, e questo era vero, era stato scritto sul giornale locale. Lui fu spedito in galera per cinque anni.
C’erano state anche altre storie oscure: la sorella scomparve senza lasciare traccia, la mamma fu trovata morta in una macchina, apparentemente si era suicidata. E Roberto, il piccolo dolce bel Roberto, ritornò a vivere con papà nella casa al di là della strada.
A Gianni, suo padre, piaceva bere, era risaputo, questa è una piccola città ed i pettegolezzi circolano. Era una delle ragioni perché avevo tenuto sempre segreta la mia sessualità. Se la mia vecchia mamma avesse saputo che ero omosessuale gli sarebbe venuto un colpo. Quindi dovevo essere discreto. Me ne andavo ognivolta sentivo il desiderio, andavo in altre città più grandi. Non avevo mai guardato un uomo nella mia città. Là io ero uno degli uomini, il buon vecchio Bob.
A Gianni piaceva anche scommettere e sapevo che il sabato mattina alle 11 era con gli allibratori e ci passava le ore seguenti. Quindi quella mattina controllai discretamente che se ne fosse andato e capii che avevo tutto il tempo per mettere in azione il mio piano.
Avevo anche controllato Roberto, non era uscito molto in quei giorni. Pensavo che probabilmente sapeva quello che si diceva di lui e teneva un profilo basso. Si incontrava qualche volta con un gruppo di ragazzi più anziani che si riunivano sotto la spianata a mare. Andavano laggiù a bere sidro e farsi spinelli ma di solito non combinavano guai, solo erano un po’ chiassosi. A parte quello non sembrava uscire molto, certamente non di giorno. La vecchia gallina della porta accanto lo chiamava il vampiro e credo di sapere perché.
Lui è una piccola cosa magra, indossa sempre stretti vestiti neri, roba stracciata, proprio un piccolo punk. I capelli sono neri come quelli della mamma. Lei era una bella ragazza, io la vidi per la prima volta quando vennero a vivere qui. Lei era una vera bellezza anni ‘60, gambe lunghe e lunghi capelli neri, color inchiostro. Una bella faccia anche, come suo figlio. Lui ha una faccia veramente bella, naso poco pronunciato e grandi occhi verdi come un gatto. Ciglia lunghi e piccola bocca imbronciata; morbide labbra piene. Mi sarebbe piaciuto sentire quelle labbra intorno al mio cazzo.
Se i rumors erano veri, lui sapeva come succhiare un uccello!
E questo non è tutto. Secondo alcuni lui concedeva il suo culo sulla spiaggia a quei ragazzi in cambio di uno spinelllo.
Quel sabato mattina, dopo che suo papà se ne fu andato, corsi a comprare un paio di pacchetti di sigarette e delle lattine di bibite alcoliche. Poi ritornai ed andai alla porta posteriore della casa di Gianni. Sapevo che non usava mai la porta principale, scivolava sempre dentro e fuori dall’altra porta che non chiudeva mai a chiave. Sapeva di non avere niente di valore da rubare. Se avesse conosciuto il tipo di furto che volevo fare gli sarebbe venuto un infarto, ne sono sicuro.
Roberto era sdraiato sul divano a guardare la televisione quando misi la testa nel soggiorno. La casa era in disordine, nella cucina da dove ero passato i piatti da lavare erano accatastati da un paio di giorni. Mi spiaceva per Roberto, non era un luogo ideale per allevare un ragazzo.
Lui mi diede un’occhiata divertita quando entrai ma non chiese cosa ci facevo lì. Io avevo in mano le lattine e le sigarette.
“Devo vedere il tuo vecchio”, spiegai: “Gli avevo promesso di portargli questa roba. È qui in giro?”
“E’ andato fuori”, mormorò il ragazzo, i suoi occhi deviarono di nuovo alla Tivù dove un vecchio film in bianco e nero scintillava sullo schermo.
“Cosa guardi?” Chiesi sedendomi accanto a lui.
“Non so.” Roberto guardò alle lattine che avevo messo sul pavimento tra i miei piedi. “Posso prenderne una?”
“Non so. Tuo papà ti permette di bere?”
“Quello che non sa non lo disturba, non è vero?” Disse Roberto. Ora mi stava guardando con la sua espressione lievemente insolente. “Avanti, dammene una.”
‘Mi piacerebbe dartene uno!’ Pensai mentre lasciavo che i miei occhi corressero senza nascondere il fatto che lo stavo osservando. Indossava una t-shirt larga e jeans neri stretti con un buco sul ginocchio. Il suo giovane cazzo e le palle riempivano per bene l’inguine. Li potevo vedere spingere contro la stoffa usata.
Roberto vide bene quello che stavo facendo. Si appoggiò indietro contro il bracciolo del vecchio divano ed allargò intenzionalmente le gambe.
“Ti piace, vero? Dagli una bella occhiata, vecchio pervertito!”
Non me lo feci ripetere e lo feci, il mio cazzo era duro contro la mia chiusura lampo e lui poteva vederlo sicuramente.
“Se ti do una lattina, prima voglio vederti spingere giù i pantaloni. Voglio dare un’occhiata a quel piccolo corpo stretto” Gli dissi.
“Sporco stronzo!” Disse ma stava sorridendo come un piccolo squalo.
Si mise a sedere, si sbottonò i jeans e poi abbassò la zip. Io guardai emozionato mentre lui si appoggiava di nuovo indietro e si contorceva facendo scendere la stoffa nera sulle cosce snelle e bianche. Spinse le sue piccole mutande nere completamente giù fin sotto le ginocchia. Quando tornò a sedersi ed allargò le ginocchia gli indumenti scivolarono lungo le gambe sino alle caviglie. Alzò l’orlo della t-shirt in modo da farmi vedere il suo giovane cazzo che penzolava sopra il cuscino del sofà ed i peli neri e ben aggiustati delle sue palle sode. La sua pista del tesoro ordinata e nera cominciava appena sotto l’ombelico e correva verso il basso. Non era ancora molto peloso, ma quello che aveva era ben aggiustato a mezzo centimetro in lunghezza.
Gli diedi una lattina di sidro, senza parlare e lui sorrise e fece per tirarsi su i pantaloni.
“Non ancora” Dissi mettendo una mano sulla sua. “Tienli giù mentre bevi. Togliti la t-shirt, voglio vederti nudo.”
Sembrò pensarci per un momento, poi mise giù la lattina, fuori della mia portata, prese l’orlo della camicia con le due mani e se la sfilò dalla testa scura. I capelli ricaddero intorno al suo piccolo e pallido viso a cuore mentre lanciava spensieratamente l’indumento sul pavimento e riprendeva la lattina. Le sue lunghe dita bianche tirarono l’anello che gettò da parte mentre alzava la lattina alle sue piene labbra seducenti. Ingollò rapidamente l’alcol, mentre io ammiravo apertamente il suo snello corpo nudo.
La mia erezione ora stava pigiando contro la mia zip. Il ragazzo era una tale piccola bellezza e la mia testa era piena di imaginin oscene mentre lo guardavo, quasi completamente nudo ed apparentemente imperturbabile. Mi chiesi cos’altro sarebbe stato disposto a fare per il regalo giusto. Gianni non sarebbe ritornato per ore, avevo tutto il tempo per sodomizzare il suo bel ragazzo sul pavimento del soggiorno prima che tornasse a casa.
Roberto finì la lattina e la lasciò cadere sul pavimento come accidentalmente mentre lasciava cadere la camicia.
“Ti è piaciuto?” Mi chiese.
Io accennai col capo, incapace di parlare e lui rise ancora mentre allungava di nuovo una mano verso i pantaloni. Lo fermai come avevo già fatto.
“Aspetta. Cosa vuoi per lasciarti toccare?”
Ci fu un bagliore nei suoi occhi verdi mentre mi guardava. La sua piccola lingua rosa scintillò fra le sue labbra morbide mentre bisbigliava: “Accendimi una sigaretta.”
Con le mani che tremavano estrassi una sigaretta dal pacchetto e me la misi tra le labbra accendendola col mio accendino. Gliela allungai mettendogli il filtro tra le labbra ed il mio cazzo pulsò nei pantaloni sentendo la sua morbida bocca strisciare contro le mie dita. Lui succhiò dal filtro e fece scendere la nicotina nei polmoni mentre io facevo correre lentamente una mano in giù sul suo torso nudo, senza peli e poi sulla sua bianca pancia piatta. Le mie dita tremanti carezzarono l’addome e l’inguine coperti di peli scuri.
Roberto mi guardò, i suoi occhi erano impassibili mentre mi soffiava in faccia il fumo. Quando tossii emise una risata aspra ed appoggiò la testa sul bracciolo del divano. Chiuse gli occhi e continuò a fumare, quasi incurante della mia calda mano sul suo freddo pene molle.
Abbassai la cerniera della patta rilasciando la mia verga tesa e ripresi il mio gentile carezzare del suo bel piccolo cazzo e delle sode palle rotonde. Il mio sesso sporgeva diritto dalla chiusura lampo aperta. Diede una breve occhiata quando mi sentì slacciare i pantaloni ma ora stava ignorandomi di nuovo. Il suo cazzo non reagiva.
Dopo un paio di minuti dell’attrito gentile dalla mia mano lo sentii cominciare ad irrigidirsi. A quale ragazzo non piace avere il cazzo menato, dopo tutto? In risposta afferrai con un po’ più di forza il suo sesso e cominciai a pomparlo con la mano, godendo del piccolo anelito e dei piccoli lamenti sexy che questo provocò nella sua gola.
Capii che l’avrei fottuto. Lui era il ragazzo più bello che avessi mai toccato e non era certamente vergine, se i rumors erano veri. Se si lasciava inculare ogni notte sulla spiaggia da quei ragazzi, perché no dal cazzo di un uomo?
Le mie mani scivolarono alle sue gambe nude e le liberai di jeans e mutande così tutto quello che ora indossava erano le scarpe. Aprì di nuovo gli occhi per guardarmi. Non c’era paura in quello sguardo fisso pallido e bello.
“Cosa stai facendo? ” Disse esalando uno sbuffo di fumo.
“Ti spoglio.” Dissi alzandomi e togliendomi i vestiti.
Nessuno di noi di era preso la briga di chiudere le tende prima di cominciare il nostro piccolo gioco. Pensai che le finestre e la rete sporche fossero sufficienti per evitare guardoni casuali e la casa opposta era la mia e quindi non c’era nessuno che potesse spiarci.
Si tolse di bocca la sigaretta e mi guardò incuriosito mentre mi strofinavo il cazzo duro.
“Ti piace fottere, non è vero?” Gli dissi. “Ho sentito che ti piace essere inculato e succhiare il cazzo. E’ vero?”
Lui alzò le spalle senza confermare né negare.
“Fai sesso con quei giovanotti coi quali ti trovi sulla spiaggia?” Lo pressai ansioso di avere la conferma dalle sue labbra sexy.
Dopo un momento accennò col capo.
“Non con tutti.” Disse. “La maggior parte non sono ‘lads’ . Ma un paio di loro sono eccitanti. A loro piace farmi e mi danno la roba per andare con loro.”
Mi avvicinai alla sua testa e gli carezzai i capelli.
“Ti spogli così per loro?”
“No” Praticamente bisbigliò, i suoi occhi ora erano sulla mia verga dura. “Loro mi tirano giù solo le mutande poi si mettono su di me dal didietro.”
Gemetti all’immagine nella mia mente di lui sulle mani e sulle ginocchia sottoporsi alla sodomizzazione. Appoggiai la testa del cazzo alle sue piene labbra di ragazzino.
“Gli succhi il cazzo, Roberto?”
Lui accennò di nuovo col capo. Sentii il suo caldo alito solleticare la mia grossa cappella color porpora.
“Apri la bocca, Roberto.”
Mi avvicinai alla sua faccia mentre le sue labbra si aprivano ed il mio glande colante scivolava tra di loro nella sua bocca. Le mie dita afferrarono più ermeticamente i capelli neri e morbidi.
“Succhialo, Roberto!” Lo incitai. “Mostrami come li succhi. Carezzati il cazzo mentre succhi il mio. Voglio vederti venire.”
La sua mano sinistra si mosse in giù al suo pene semi eretto, vi avvolse le dita e cominciò a masturbarlo. Io gemetti di nuovo mentre le sue labbra carezzavano la mia grossa asta e la sua lingua esperta mi leccava come un gattino affamato. Il solletico della sua lingua mi eccitò come non avrei mai potuto credere. Stavo nel soggiorno del mio vicino, rigido, nudo, mentre suo figlio, nudo, mi faceva il miglior pompino della mia vita.
“Sei così bello, Roberto” Ansai mentre la sua piccola bocca lavorava la mia asta, in qualsiasi momento avrei potuto esplodere nella sua gola. “Così, caro, succhia questo grosso uccello. Strofinami le palle, Roberto. Strofinamele bene mentre mi fai il pompino.”
Allungò la mano destra e sentii quelle lunghe dita sottili cominciare a giocare con le mie noci penzolanti. Lui pompava furiosamente sul suo piccolo pene mentre mi succhiava espertamente.
“Spalanca la bocca, Roberto” Gli dissi afferrandogli i capelli in una mano e carezzandogli una guancia con l’altra mentre lo vedevo arrivare sempre più vicino all’orgasmo.
Si lamentò forte mentre le sue mascelle si allargavano ed io cominciavo a spingere il mio pene eretto più profondamente nella sua bocca. Sentii rumori sexy di soffocamento quando costrinsi la mia cappella dentro e fuori della sua gola stretta. Roberto piagnucolò e vidi lo sperma sprizzare come crema fuori della testa della sua verga rigida. Atterrò in grossi fili sul suo torace ansante e sulla pancia.
Afferrai i suoi capelli con le due mani e gli chiavai la bocca seppellendomi sino alle palle tra le sue morbide labbra. Saliva e pre eiaculazione correvano giù per il mento del ragazzo mentre prendeva sottomesso il mio cazzo. Lo sentii respirare dalle narici. I rumors dovevano essere veri, suo zio doveva avergli insegnato a succhiare il cazzo di un uomo dato che era così giovane. Era bravissimo.

Mi tirai indietro per permettergli di respirare ma quando solo la testa del mio sesso era ancora tra le sue labbra mi arresi al bisogno che bolliva nei miei coglioni e lasciai che il mio sperma caldo entrasse a getti nella sua bocca aperta. Lo estrassi, il secondo e terzo colpo di sborra finì sopra la sua faccia ed io lo guardi ingoiare e leccarsi le labbra bagnate mentre io venivo su di lui.
“Oh sì! Piccola puttana!” Gemetti. “sei così eccitante coperto in sperma, ora ti allargherò le gambe e ti inculerò.”

Categories
Racconti Erotici

il custode3

Mi ero fatto la doccia ma mi sentivo ancora il suo odore addosso, soprattutto in bocca mi sembrava di avere ancora il suo cazzo odoroso in bocca. quella pisciata in bocca mi aveva schifato ma anche eccitato. nonostante la doccia ero ancora eccitato e il mio cazzo, seppur non di grosse dimensioni, era in tiro. solo soletto nella cameretta mi sono poggiato sul letto e mi sono lasciato andare ad una lenta sega; i miei non c’erano e mio fratello era di la a giocare col suo amichetto, mio fratello Maurizio ha 2 anni meno di me.
Dopo essermi rilassato con una bella sega ho iniziato a pensare al giovedì e al fatto che ci fosse anche un suo amico. la cosa non mi spaventava con Angelo, Daniele e Walter lo facevamo anche in 4 dove io ero la femminuccia che li faceva godere; cercavo di capire come poteva essere quest’altro, preso dai pensieri mi addormentai, ero praticamente nudo coperto solo dall’asciugamano.
Dormii abbastanza perchè venni svegliato dalla mamma che mi venne a chiamare per cenare, con mia enorme vergogna ero rimasto nudo, l’asciugamano era caduto e lei mi vide nudo e mi disse che aveva fatto un bel maschietto con un bel giocattolino tra le gambe e come se niente fosse me lo carezzò e se ne andò.
Arrivò finalmente il giovedi, ero ansioso e eccitato, mi presentai nella casa del custode come da accordi e bussai. la sua voce cavernosa e autoritaria mi disse avanti, entrai, lui mi vide e disse – ecco la mia troietta, dai vai in camera da letto e spogliati – io gli dissi – ma il tuo amico? – e lui rispose – e brava la mia troietta hai fame di cazzi oggi?! non ti preoccupare ne avrai -.
Mi fece andare in camera da letto e mi disse di indossare quello che trovavo sul letto. arrivato in camera da letto trovai delle calze a rete, delle mutandine a perizoma e un piccolo reggiseno; le indossai e devo dire che davanti allo specchio sembravo proprio una troietta. Dopo poco sentii suonare alla porta, lui aprì, sentivo delle voci ma mi sembrava fosse più di una persona, preso dalla curiosità sbirciai e vidi due signori anziani sulla 60ina. quando li vidi venire verso la camera mi buttai sul letto facendo finta di niente, entrarono e appena mi videro dissero al custode che aveva ragione, sembravo proprio una bella troietta.
Si spogliarono uno era bassino come il custode un cazzo normalissimo ma bello scappellato e l’altro alto almeno 1,90 e appena nudo mise in mostra un cazzo di almeno 20cm e largo.
Si misero nel letto con me ma il custode rimase vestito a guardare

Click here for more.
sulla poltrona, mi iniziarono a tastare e toccare soprattutto il culetto, ad un certo punto quello bassino mi da un bacio in bocca infilandomi la lingua in gola, non avevo mai baciato in bocca un altro maschio, piano piano mi sentii spogliare e mi ritrovai il cazzo del bassino in bocca mentre l’altro mi leccava il cazzo e intorno al cazzo; ero eccitatissimo. mi fece girare e inizio a leccarmi il culo, una sensazione bellissima, avevo il cazzo in bocca e una lingua che mi penetrava sempre di più, mentre ero intento a gustarmi quei due cazzi sentii l’odore forte e acre del custode, si era spogliato e me lo stava dando da succhiare insieme all’altro, alternavo il suo all’altro e mentre facevo questo ho sentito una dolore al sedere, il lungo era entrato, lo aveva grosso ma il custode mi teneva e non potevo divincolarmi; però, passato il primo momento, il mio culetto ormai allenato iniziò a godere di quella presenza. non ci volle molto a sentirlo sborrare nel mio intestino; contemporaneamente il basso sborrò nella mia bocca mentre il custode era ancora in tiro, si levò e mi fece pulire i cazzi dei sue suoi amici. Nel frattempo loro si rivestirono e dissero al custode che ne era valsa la pena, che ero bravo e che la cosa si poteva organizzare anche con altri al solito posto.
Quando uscirono chiesi al custode di cosa parlavano e lui mi disse – tu zitto e pensa a farci godere. vedrai che ti porto in un bel posto dove avrai tanti bei cazzi a disposizione. e ora vieni in bagno -. ormai sapevo cosa voleva, mi misi nella vasca, aprii la bocca e lui mi infilo il cazzo dentro e inizio a pisciare, mi colava addosso, un pò la mandai giù, appena finito di pisciare mi prese per la nuca e inizio a scoparmi la bocca fino a sborrare tutto dentro. Mi fece uscire dalla vasca, mi rivestii e andai via.
ovviamente andai altre volte da lui sempre nell’attesa di andare in quel posto.
ovviamente non trascurai mai i miei amichetti, anzi ne coinvolsi altri… ma questo lo racconterò in un’altra storia.

Categories
Racconti Erotici

Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 9)

Ero alla lezione di italiano il giorno seguente quando venni chiamato nell’ufficio del preside. Quando io arrivai mio padre, i genitori di Giacomo e Giacomo già là. Il preside, il signornor Sarti, era seduto dietro la sua scrivania.
“Bene ora che ci siete tutti, posso sapere l’oggetto di questa riunione?”
“E’ per mia figlia.” disse mio padre.
“Alice? Devo farla chiamare?”
“No” disse mio padre. “Dobbiamo parlare di lei, ma anche di come sta rendendo la vita dura a mio figlio ed a Giacomo.”
“Non la seguo, signornor Vardi.” Disse il signornor Sarti.
“Per essere schietti.” Disse il padre di Gacomo. “Nick e Giacomo stanno insieme.”
Non ci fu alcun cambiamento di espressione sul viso del signornor Sarti, si rivolse a Giacomo e me. “Voi due siete una coppia gay?”
Noi accennammo col capo. “Non abbiate paura. Ricordatevi che questo è il mio primo anno in questa scuola, prima stavo in una scuola dove c’erano molte coppie gaie.” Disse il signornor sarti, poi rivolse di nuovo l’attenzione a mio padre. “Ora signor Vardi, perche sua figlia sta rendendo difficile la vita ai due ragazzi?”
“Lei non sa che loro sono una coppia.” Disse mio padre. “Tutto cominciò perché Giacomo usciva con lei.”
Il signor Sarti guardò Giacomo e chiese: “Sey gay o bisessuale? “
“Io sono gay, sono uscito con Alice solo perché volevo arrivare a Nick.” Poi Giacomo spiegò la storia del suo innamoramento per me e di come lui ed io ci eravamo messi insieme.
“Bene Giacomo.” disse il signor Sarti. “Forse avresti dovuto trovare un altro modo per arrivare a Nick. Mi sembra che tu abbia preso in giro Alice. Comunque cosa sta causando la sua agitazione?”
“Lei è incinta.” Dissi io. “Disse che Giacomo era il padre ma una prova di paternità provò che non era vero. Da allora lei diffonde dicerie a scuola sulla sessualità di Giacomo.”
“Capisco.” Disse il signor Sarti. “Questo è serio. Terrò una riunione sulla tolleranza e riunirò il corpo studentesco perché tratti Giacomo con rispetto, nessun problema se voi deciderete di rendere pubblica la vostra relazione o no.”

Ringraziammo il signor Sarti e ritornammo in aula. Si stava avvicinando il campionato di nuoto nazionale e quindi gli allenamenti divennero piuttosto intensi. Renzo non mi parlò mai ma mi guardava sempre male. Dopo l’allenamento andai a casa di Giacomo. Andammo in camera sua e ci sdraiammo sul letto. Ci spogliammo e cominciammo un 69, poi Giacomo si mise sul mio grembo. lubrificò il mio pene ed il suo buco e scivolò giù.
Pompai dentro di lui e sentii la calda sensazione intorno al mio uccello. Mi alzai e cominciai a baciarlo profondamente mentre cominciavo a muovermi sempre più velocemente dentro di lui. Spinsi più velocemente e più forte. Improvvisamente cominciai ad eiaculare dentro di lui, dopo di che lo succhiai ed ingoiai il suo sperma.
Ci coccolammo per un po’ baciandoci spesso. “Dopo l’incontro di nuoto di questo week end non ci saranno più allenamenti.” Dissi.
“Così avremo più tempo da passare insieme.”
“Sì, poi d’estate farò il bagnino in piscina, ma non mi porterà via molto tempo, dovremo pensare a cosa fare quest’estate.”
“Non vedo l’ora.”
Guardai all’orologio. “Devo andare.” Dissi. Mi alzai e mi vestii, lo baciai ed andai a casa.
Le cose precipitarono il giorno seguente quando Giacomo si arrabbiò con Alice e le disse che l’aveva scaricata per me.

Categories
Racconti Erotici

Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 2)

Quando mi svegliai la mattina seguente dapprima pensai che gli eventi della sera precedente fossero stati solo un sogno. La confessione di Giacomo di essere gay, di stare con mia sorella Alice solo per essere vicino a me e l’aver fatto l’amore. Aprii gli occhi, la testa mi girava. La sveglia diceva che erano le 8 e 5. Qualche cosa non andava. Ero nudo. Io dormivo sempre in pigiama. Mi sollevai e girai, vidi Giacomo che dormiva all’altro lato. Una calda sensazione mi assalì. Non era un sogno, era veramente accaduto tutto.
Tornai a sdraiarmi e non pensai a quello che sarebbe successo dopo quella notte. Ero così felice di aver scoperto che Giacomo mi amava come io amavo lui. Il fatto era che nel giro di un mese e mezzo avremmo lasciato il liceo. Avevamo deciso di frequentare la stessa università e di essere anche compagni di camera, erano i mesi mancanti che mi preoccupavano. Giacomo avrebbe continuato ad uscire con Alice per mantenere le apparenze? O avremmo potuto sfidare la città e frequentarci pubblicamente? Ero sicuro che una volta all’università avremmo potuto agire più apertamente con le persone che non nella nostra conservatrice cittadina?

Sentii Giacomo agitarsi un po’. Si girò, mi guardò e sorrise. Io mi chinai e lo baciai. “Buon giorno.” Dissi.
“Vorrei svegliarmi sempre vicino a te.”
“Anch’io. Cosa vuoi fare oggi?”
“Non so. Potremmo rimanere qui.”
“Ok, faremo colazione ma prima dobbiamo lavarci, facciamo una doccia.”
Mi alzai e condussi Giacomo in bagno. Andammo sotto la doccia e passammo perecchio tempo a baciarci e carezzarci. Ci lavammo l’un l’altro, uscimmo dalla doccia e ci asciugammo l’un l’altro. Ritornammo in camera mia per vestirci, ma eravamo arrapati e finii per avere Giacomo sdraiato sulla schiena con le gambe sulle mie spalle ed il mio cazzo che si muoveva di nuovo nel suo caldo buco stretto. Giacomo sparò sperma sul suo torace, io lo leccai impaziente ed esplosi di nuovo nel suo buco.
Alla fine ci vestimmo ed andammo a fare colazione. Passammo il pomeriggio a guardare film sdraiati sul divano. Io stavo sdraiato di schiena e Giacomo con la schiena su di me. Quando l’ultimo film che stavamo guardando finì, chiesi: “Giacomo cosa accadrà dopo questo fine settimana?”
“Cosa intendi?”
“Ci riveleremo agli altri o vuoi che manteniamo segreta la nostra relazione?”
“Penso che sia meglio stare tranquilli, non si sa cosa dirà la gente. Una volta all’università potremo essere un po’ più aperti.”
“Continuerai a vedere Alice?”
“Dannazione no. Sarà un incubo scaricarla.”
“Non pensiamoci ora.”
Gli baciai la nuca e lo circondai con le mie braccia. “Cosa dovremmo fare ora?” chiesi.
“Vogliamo fare sesso?”
“Ok andiamo.”

Andammo nella mia camera, ci spogliammo e cominciammo un 69. Le sensazioni del cazzo di Giacomo che andava dentro e fuori dalla mia bocca e della bocca di Giacomo sul mio cazzo erano incredibili. Cominciai a fare un ditalino al suo buco, Giacomo girò la schiena e disse: “Ti voglio di nuovo dentro di me, Nick.” Lubrificai il suo buco e spinsi dentro di lui. Lo guardavo nei begli occhi verdi mentre spingevo dentro di lui e vi vidi amore e piacere. Mi chinai in avanti e lo baciai mentre facevo l’amore con lui. Prima che me ne rendessi conto stavo di nuovo sborrando dentro di lui. Mi estrassi, lo succhiai e ci coccolammo per il resto della serata.
“Nick, ti amo!”
“Anch’io ti amo, Giacomo.”
Ci addormentammo. Il giorno dopo il nostro fine settimana insieme finì quando la mia famiglia ritornò a casa

Categories
Racconti Erotici

il lento scivolare di una coppia 18

chi mi volesse contattare può scrivere a [email protected]

Marco che ormai era diventato Master Marco era stato separato da quella che era sua moglie, da quella che era stata il suo grande amore perdendo anche la speranza di poterla rivedere o conciliarsi con lei in futuro.
Il suo destino o meglio quello che i suoi aguzzini avevano deciso diventasse il suo destino era risiedere in una grande villa dove avrebbe dovuto addestrare quelle che sarebbero diventate le schiave modello di vecchie pervertite o di vecchi sadici.
Mistress Maria lo portò a destinazione dicendo a Marco che quella sarebbe stata la sua residenza fino alla fine dei suoi giorni, ma che col lungo andare si sarebbe abituato all’idea di essere un educature di schiave e si sarebbe pure divertito.
Per due giorni Marco venne lasciate in pace nella sua stanza ed ebbe modo di riposarsi dal viaggio e di pensare come era cambiata la sua vita, di come sarebbe diventata e di cosa avrebbe dovuto fare.
Quello che lo sconvolgeva era che da oggi in avanti sarebbe stato un mezzo cattraveso cui quelli che erano stati gli aguzzini della sua famiglia avrebbero potuto ridurre altri nelle stesse condizioni.
Dopo due giorni iniziò quella che sarebbe stata la sua nuova attività: Mistress Maria gli portò due donne una sulla cinquantina e l’altra sulla ventina madre e figlia che avevano perso tutto al gioco ed ora per onorare il loro debito avrebbero dovuto diventare le schiave del barone che aveva pagato i loro debiti di gioco.
Pochi minuti dopo, entrò il barone facendo presente che voleva ass****re all’addestramento. Per prima cosa Marco ordinò alle due donne di restare in mutandine e reggiseno. Le due si spogliarono subito senza esitazioni sapendo benissimo che non avevano altra scelta. A quel punto Marco si avvicinò alla madre che era una donna non tanto alta, ma con due enormi zinne probabilmente una sesta misura e cominciò a tirare i capezzoli con le unghie, la donna a quel punto cominciò a urlare dal dolore, ma Marco non si fece impressionare anche perché sapeva che se non le avesse addestrate a dovere quello che avrebbe subito delle brutali conseguenze sarebbe stato lui e infatti disse alla donna che non le era stato dato nessun permesso di esternare le sue sensazioni. Marco poi fece lo stesso trattamento alla figlia che invece era molto più proporzionata, essendo infatti alta circa 1,80 cm per una quarta di reggiseno e un bel sederino a mandolino.
Alla ragazza Marco ordinò subito di togliersi le mutandine, infatti il buchetto del sederino sembrava assai stretto quasi come non avesse mai avuto rapporti anali e voleva controllare meglio. Marco mise allora due dita dentro il sederino e si rese conto che il buchetto era talmente stretto che probabilmente era vergine. Allora per umiliare la ragazza pensò di prendere una radice di zenzero una sorta di dildo naturale, ma con proprietà urticanti molto elevate e di metterla nel sederino della ragazza lasciandolo circa quindici minuti ovviamente senza lubrificazione.
Fin dal momento successivo in cui la radice venne introdotta nel sedere, la ragazza urlò dal dolore per il bruciore cosa che fece urlare la madre verso Marco:” ma cosa stai facendo bastardo, ma non ti vergogni a trattare una ragazzina in quel modo alla tua età? Potrebbe essere tua figlia….”, Marco con sobrietà disse alla donna che sarebbe stata severamente punita in quanto non avrebbe più dovuto azzardarsi a una frase del genere, di una gravità inaudita per una schiava, a quel punto il barone sorrise in modo beffardo verso la donna.
Lo strazio che questa povera ragazza aveva dovuto subire durò circa quindici minuti che per lei furono interminabili, Marco dopo circa cinque minuti per aumentare il dolore della povera ragazza le strinse i capezzoli con le unghie cosa che le fece muovere il sedere e conseguentemente aumentare il potere urticante dello zenzero. Quando tolse lo zenzero dal sederino per la ragazza fu una liberazione che la fece quasi svenire.
A questo punto Marco con sorriso beffardo disse che per la figlia la prima lezione di addestramento poteva considerarsi conclusa e poteva essere riaccompagnata nei suoi alloggiamenti, mentre la madre sarebbe restata per essere punita.
Marco allora ordinò alla donna di appoggiarsi alla spagliera che era nella stanza e cominciò a frustarla con una stecca di bambù in trenta interminabili colpi che produssero delle piaghe e dei dolori lancinanti sul sedere della donna che non era neanche più in grado si sedersi dal dolore che aveva. Finita la punizione Marco disse che anche per la madre era finita la prima lezione, ma che andava divisa dalla figlia perché questa non subisse la sua influenza ribelle.

http://www.padronebastardo.org

Categories
Racconti Erotici

Il fotografo delle e****t (storia vera)

Si, le e****t mi pagano….e non perchè io sia come Alberto Sordi nel fim “sono un fenomeno paranormale” che bastava concentrasse lo sguardo su una donna per farle avere un’orgasmo ma perchè sono diventato il loro fotografo (e spero di diventarlo sempre di più). Vi siete mai chiesti chi fa le foto che vedete sui siti di incontri che sponsorizzano e****t? No, non sono “selfie” (il modo stupido e tanto in voga di chiamare gli autos**tti). Io faccio il fotografo a matrimoni e cerimonie varie. Un lavoro come un altro…a volte divertente, a volte estremamente palloso. Conosco questa ragazza su Facebook e iniziamo a parlare del più e del meno. Quando si arriva al discorso lavoro e sente che faccio il fotografo gli si accende la scintilla.
“Capiti proprio a cecio (la versione romana di “cadere a fagiolo”). Mi servono delle foto per fare un sito ma devono essere erotiche, ti va di farmele?….è un problema per te?”
Avevo scritto a diverse coppie e donne anche su questo sito per proporre una cosa del genere mi….potevo lasciarmi sfuggire l’occasione?
“Certo che no, lo faccio molto molto volentieri”
“Bene ma io non posso pagarti”
“Ma io non ti ho chiesto niente”
Ci mettiamo d’accordo per una data e per il luogo (un albergo di Roma dato che entrambi avevamo casa inutilizzabile). Io mi sono domandato per qualche secondo “a cosa gli servirà un sito web erotico?” (lo so, a volte sono ingenuo come un bambino) e la risposta è stata “Non lo so e comunque sti cazzi….lo faccio e mi diverto”.
Alcuni giorni dopo ci sentiamo al telefono e capisco: è una e****t e gli serve un sito pubblicitario per la sua attività.
Arriva la sera dell’appuntamento: non so come vestirmi….come si va a un appuntamento di lavoro con una e****t? decido di vestirmi abbastanza elegante (oltretutto siamo in un albergo 4 stelle). Preparo una bottiglia di prosecco da portare con me, i flute da spumante e tutta la mia attrezzatura fotografica. Arrivo un po in anticipo e dopo aver preparato il tutto mi distendo sul letto ad aspettarla guardando la tv (come tutte le donne è costantemente in ritardo). Arriva e mi si presenta una donna alta quasi quanto me (sono 1,80) con una minigonna girochiappe e un top molto scollato…diciamo che lasciava poco all’immaginazione. Con la ragazza della reception avrei fatto la figura del puttaniere ma in fondo…sti cazzi. E’ una donna che ora chiamerebbero curvy o, con un termine molto più elegante, morbida. E’ davvero una bella donna.
Arriva in inizia a svuotare le 3 borse di vestiti che si era portata. Da mini abiti a cose sado-maso…addirittura un frustino da cavallerizza…
Iniziamo con le foto e andiamo avanti per un paio d’ore…la cosa che mi sembra strana è che è un po pudica…quando non la fotografo si copre il seno o la fica….quando decide di fermarci iniziamo a parlare del suo lavoro, dell’ambiente del sesso a pagamento…alla fine allungo una mano verso la sua coscia e la mia bocca verso le sue labbra. Mi aspettavo aprisse le labbra…ma non lo fa. Inizio a massaggiarle la schiena dolcemente alternando baci sul collo e sulla schiena. Dai mugolii sembra gradire…mi tuffo a leccargli la fica….era molto bella…rasata alla perfezione…liscia come piace a me. Inizio a leccare e infilare un dito dentro…lo muove avanti e indietro per poi piegarlo a andare a cercare i suoi punti sensibili….mi piaceva tantissimo leccargliela. Lei mi spingeva la testa sulla sua fica e mi incitava a continuare….dopo 10 minuti cosi volevo cambiare un po e lei mi blocca “continua che sto per venire”.
Amento il ritmo e cerco di infilare il dito e la lingua in profondità….dopo un paio di minuti inizia a mugolare forte, tanto che credo abbiamo svegliato i vicini di stanza. mi alzo e gli porgo il cazzo da succhiare ma il lungo tempo a leccarla insieme a quello delle fotografie mi ha supereccitato e gli scarico 6 fiotti di sborra calda in bocca dopo 30 secondi di pompino. Un po rattristato di questa performance inizio a baciargli e succhiargli le tette. In pochi minuti sono di nuovo pronto e, dopo avermi messo un preservativo, lei monta su di me e si mette il mio cazzo in fica. Inizia ad andare su e giu mentre gioco con i suoi capezzoli…piccolini…perfetti per il suo seno. continua a muoversi sul mio cazzo fino a che la sento mugolare di nuovo…sto venendo anche io e lo facciamo quasi insieme. Ci addormentiamo abbracciati. Qualcuno potrebbe pensare che mi sto invaghendo di lei visto quello che abbiamo fatto e il suo essere e****t: no, non sono scemo, so cosa vorrebbe dire e non fa per me. E’ un amica che ha voluto contraccambiare un favore che io le ho fatto….e non credo gli sia andata troppo male.
Tra qualche giorno dovrò consegnargli il dvd con le foto….chissà cosa succederà. peccato non avere una casa libera….

Categories
Racconti Erotici

Il sogno

Mi chiamo Massimo, ho 30 anni, sono alto, biondo, carico per non dire bello, single e benestante. In poche parole non dovrei lamentarmi e invece … sono seduto nella sala d’attesa della psicologa in attesa di essere ricevuto. Ultimamente ero ossessionato dal sesso e dopo averci pensato e ripensato più volte ho deciso di rivolgermi ad un professionista. Non sapendo da andare scelsi sulle pagine gialle quello più distante dal luogo dove abito senza capire però che si trattava di una psicologa, Luciana.
Non vi dirò l’imbarazzo che ho provato nei primi minuti quando ero più che tentato di scappare né quando fo parlato, o meglio ancora ho provato a parlare, per la prima volta ottenendo come unico risultato una specie di sibilo e nient’altro. Fu però a causa di ciò che ho capito di aver trovato la persona giusta. Stupidamente, non essendo mai stato da un psicologo, mi aspettavo commenti o battutine su quell’inizio mentre lei rimase in silenzio. Superato quel momento mi sono presentato facendole poi un quadro del problemi che mi aveva indotto a rivolgermi ad un psicologo.
Ed ora sono ormai quattro mesi che settimanalmente vengo per sfogarmi con quella che penso sia l’unica persona in grado di capirmi o meglio ancora quella che mi ascolta in silenzio senza interrompermi. Ogni tanto mi chiede di approfondire qualche pensiero o osservazione altrimenti rimane seduta su quella poltrona usurata dal tempo prendendo appunti.
Luciana è una donna di circa 35 anni, bassotta e cicciottella, capelli neri, una terza abbondante di seno, vestita sempre di nero con gonne lunghe.
“E’ in lutto o spera che il nero la faccia sembrare più magra? “ mi sono chiesto più volte
Sono guarito dall’originale ossessione del sesso o meglio è cambiata. Guardare ora le donne passeggiare per le strade non mi fa più nessun effetto e posso anche andare tranquillamente al mare con la certezza che la vista di tutte quelle ragazze in bikini o topless non mi turba più.
Quello che ora sconvolge la mia vita è un sogno; il seguente:
Sono vestito elegantemente in una grande stanza, si sente in sottofondo una musica sconosciuta, la luce è bassa, cupa, al centro ci sono delle strutture metalliche, uno strano cavalletto alto, un palo bloccato a terra e che scende dal soffitto, una croce fatta a ics larga. Su ogni struttura si vedono manette e ganci e dal soffitto pendono diverse catene e corde. C’è poi un mobile, anch’esso metallico tipo banco da lavoro, su cui si intravedono fruste ed altri oggetti erotici. Sono fermo ed aspetto.
Sono tante le domande che mi faccio ma ce ne sono due che mi tormentano: cosa faccio lì e cosa sto aspettando e Luciana mi sta aiutando a trovare queste risposte.
Alla fine dell’ultima seduta mi aveva detto
“Massimo dobbiamo sposare l’orario degli appuntamenti. Puoi venire alle 18.00?”
“va bene, non ci sono problemi” e così eccomi qui in leggero anticipo seduto su questo scomodo divano in attesa di essere ricevuto.
“Massimo scusa l’attesa ma ho ricevuto una telefonata” mi dice facendomi entrare. Ho la sensazione che ci sia qualcosa di nuovo nello studio ma non riesco a capire cosa sia. Forse è solamente il fatto che fuori è buio mentre le altre volte era giorno. Comunque mi sdraio sul lettino ed inizio a parlare
“Il sogno continua a perseguitarmi. Proprio questa notte però c’è stato un cambiamento. Alla fine ho sentito per la prima volta un rumore. Un ticchettio, come dei passi che si avvicinavano. Mi sono girato verso quel rumore. Ho visto una porta aprirsi ma poi … è suonata la sveglia.”
“bene vuol dire che la prima risposta è alla portata di mano. Hai detto che hai sentito un ticchettio?”
Quando la vedo prendere degli appunti capisco cosa c’è di nuovo in questa stanza. Luciana è vestita in modo diverso. Porta una gonna che le arriva sopra il ginocchio (sempre nera), calze nere e una maglietta rosa. Questo mi fa felice perché significa che non è in lutto.
“così mi sembrava. Forse erano dei passi. In fin dei conti quella porta si stava aprendo” le rispondo
“bene. Ora però non ti innervosire se questa notte non sogni il resto. Dimmi è successo qualcosa di nuovo questa settimana? Hai fatto nuove amicizie?”
“no è tutto come prima”
“eppure qualcosa deve essere successo, ce lo dice il cambiamento nel sogno”
“sinceramente non mi viene in mente nulla”
“ok. Ci vediamo tra una settimana.”
Per quasi tutta la settimana dormii bene senza fare sogni particolari. Questo fino alla sera precedente l’appuntamento con Luciana. Non mi sentivo bene, avevo qualche linea di febbre e questo sicuramente stimolò il mio riposo e di conseguenza il sogno.
“allora Massimo dal tuo comportamento capisco che c’è qualcosa di nuovo, raccontami”
“La stanza era la stessa, come pure tutto il resto, sento quasi subito il rumore dei tacchi, la porta si apre con un lugubre scricchiolio e intravedo lei. Una donna che cammina a tentoni su delle scarpe con tacchi a spillo alti almeno 15 cm. Solo quando entra nel cono di luce noto che è bendata. Un sorriso ghignoso appare sul mio viso. Lei continua ad avanzare sbandando più volte a destra e a manca anche per la poca abitudine a portare i tacchi così alti. Più volte perde l’equilibrio ed io rimango sempre lì fermo nel centro della stanza a godermi questo insolito spettacolo. Non capisco cosa ci sia di seducente in quello che vedo ma sono molto eccitato.
Sento il suo respiro farsi sempre più veloce. Continua a camminare fino a quando, dopo un grido di dolore, cade malamente a faccia avanti. Ha preso una storta. Si contorce sul pavimento dal dolore.
“alzati” le dico con una voce ferma ed imperativa.
“dove sei” mi chiede piagnucolando mentre con notevole difficoltà si alza e si avvia claudicante verso di me
“ferma” le induco e subito lei si ferma cercando di spostare il peso sulla gamba sana.
“dritta” vedo dal suo viso la sofferenza che prova nel rimanere in questa posizione ma lo fa automaticamente.
Mi avvio verso di lei e per alcuni minuti le giro intorno, con calma, guardandola bene per la prima volta. E’ vestita tutta di nero. Gonna, maglietta, calze, anche la collana è nera. Solamente la benda è colorata. Rosa per la precisione. Lei resta sempre ferma mentre i miei passaggi si fanno sempre più stretti.
“levati la gonna” lo fa con non poca difficoltà gemendo per il dolore alla caviglia
“silenzio” urlo a poca distanza dalle sue orecchie. Una goccia di sudore le scende lungo il collo insinuandosi pian piano nel decolté.
La gonna scende lungo le gambe mostrando un tanga nero e le calze autoreggenti. Le natiche, liberate dalla stretta della gonna, prendono la loro forma naturale. Sono grandi.
“non ti vergogni ad andare in giro così. Sei ridicola con quel tanga infilato in mezzo a questi due cocomeri” le dico sottolineando quest’ultima parola con una sonora sculacciata su ciascuna chiappa.
Non se le aspettava. Accusa gemendo sia gli schiaffi che l’insulto. Una lacrima scende da una guancia.
“Dovrai essere punita per questo” le dico mentre la prendo per i capelli portandola verso il cavalletto. Ogni passo è un gemito.
“spogliati ma lascia le scarpe e le calze” Il suo seno che sembrava così bello si allunga subito dopo che viene liberato dal reggiseno
Un ghigno si forma sulla mia bocca quando dico “Di bene in meglio” pizzicandole i seni. Altro gemito. Prendo il frustino semirigido con punta piatta. Lo muovo sferzando l’aria. Al suo sibilo la vedo irrigidirsi. Inizia a tremare.
“riconosci il rumore?”
“sì” risponde cominciando a frignare
“lo supponevo. Ne devi aver un buon ricordo” e scoppio a ridere in modo sadico
Appoggio la punta del frustino su un seno e comincio a muoverlo con leggerezza, sfiorandola quasi, disegnando dei ghirigori sempre più ampi. La pelle è tutta un brivido. Scendo verso il basso gustandomi la smorfia di piacere che si forma sulle sue labbra. Mi fermo. Mi fermo e trascino una scaletta a due gradini accanto a lei. Un singhiozzo mi fa capire che sa cosa le capiterà, almeno così si illude. Ubbidiente ci sale sopra avanzando con cautela fino a quando non entra in contatto con il cuoio che ricopre la parte alta del cavalletto. Prendo le manette che blocco sia sulle caviglie che ai polsi. Il suo tremolio aumenta quando chiudo quella sulla caviglia slogata.
“allungati” le ordino. Ora è a 90°. Blocco le manette dei polsi sui piedi anteriori del cavalletto che scendono parallelamente. La parte posteriore del cavalletto è diversa da quella anteriore. Qui le zampe del cavalletto si allargano in modo che le gambe siano aperte mettendo in mostra sia la fica che il culo. Guido quindi ciascuna gamba sulle zampe del cavalletto. Ora i suoi piedi rimangono sollevati da terra. La forza di gravità la fa scendere leggermente allargandole ancora di più le gambe fino a quando le manette sui polsi la bloccano. Urla. Sarà per il dolore che prova sulle braccia distese che reggono il suo peso, per le gambe oscenamente aperte o per la paura?
struscio il frustino su una natica dall’esterno verso l’interno avvicinandomi sempre di più alla fica esposta. Un veloce passaggio e subito sono sull’altra natica. Freme ogni volta che mi avvicino alle sua intimità esposte
“Zac” Di colpo faccio partire una sferzata che disegna una striscia rossa sulla natica colpita.
Il suo ansimare viene interrotto dall’urlo che esce dalle sue labbra quando sente la staffilata arrivare e colpire.
Riprendo il gioco partendo ora dall’altezza del ginocchio salendo con studiata lentezza. Non ho fretta. Più mi avvicino e più trema immaginando quale sarà la fine di questa corsa.
Le sfioro il clitoride, passo sulla fica, sul buco del culo, riscendo sulla fica e “zac” parte la seconda sferzata che colpisce lo stesso punto della precedente.
L’urlo che ne segue è ancora più forte e prolungato. Rimane quasi senza fiato. Attendo che il dolore si plachi, giusto pochi secondi, e poi “zac, zac, zac” colpisco le cosce della stessa gamba avvicinandomi sempre di più alla fica. I lamenti e il pianto dirotto si espandono nella stanza. La mia eccitazione aumenta ancor di più. Il risalto dei segni lasciati sul suo corpo formano quella che può sembrare un ideogramma. Il rossore della gamba contrasta il biancore dell’altra. Vado verso la parte anteriore del cavalletto e la libero dalla benda. I
suoi bellissimi e lucidi occhi hanno un colore blu intenso e ……. Mi sono svegliato.
“Hai riconosciuto il volto, la conosci questa persona?” mi chiede Luciana parlando per la prima volta
“No. Di lei mi ricordo solamente gli occhi ed il corpo” le rispondo. Per la prima volta noto in lei un rossore, come se fosse in imbarazzo, mentre mi parla. Si deve esserle slacciato un bottone perché prima non avevo notato il suo decolté. Si intravede il reggiseno nero e mi sbaglio o si intravedono i segni dei capezzoli induriti sulla camicetta rossa?
“Nientr’altro?”
“solo quel sogno ancora più strano. Mi dovevi vedere quanto ero diverso e … uhm … eccitato”
“L’ho visto” mi dice sorridendo “lo eri anche mentre raccontavi”
“scusami”
“non ti preoccupare, non sei il solo a cui capita. Molte altre persone si eccitano quando sono qui” mi risponde
“comunque per ora basta così. E’ tardi. Stai tranquillo e ci vediamo tra una settimana” mi dice mentre si alza dalla poltrona.
Guardo l’orologio e vedo che sono più di 2 ore che sono qui. Per fortuna ero l’ultimo.
“scusami per l’ora” le dico mentre usciamo dallo studio. “per farmi perdonare ti posso offrire una cena?”
“ti ringrazio dell’invito ma non posso. L’etica professionale non me lo permette.”
Mentre scendiamo con l’ascensore sento il suo inebriante profumo di donna, la vedo parlare ma non la sento, ho come le orecchie ovattate, la testa mi gira e … tutto diventa buio.
Quando riprendo i sensi sono di nuovo disteso sul lettino dello studio. Sento in lontananza una voce che parla, la sento sempre più forte e chiara. Finalmente riapro gli occhi. La luce mi acceca ma riconosco la silhouette di Luciana.
“cosa mi è successo?”
“Hai perso i sensi, forse dalla fame. Ora aspetta un po’ prima di provare ad alzarti altrimenti potrebbe succedere di nuovo. Non ho fretta”
“ma fame si” le rispondo sorridendo
“insomma. Non sono ai tuoi livelli ma ci sono vicino”
Senti. Lascia perdere l’etica e vieni a cena con me. Oltretutto sei quasi obbligata, potrei svenire lungo la strada o peggio mentre guido”
La vedo indecisa, di nuovo appare quel rossore che avevo notato precedentemente, poi finalmente mi risponde
“Ok. Ma ciascuno paga per conto suo altrimenti non vengo”
“va bene. Non insisto.”
Dopo una mezz’ora siamo seduti al tavolo di un ristorante che si trova vicino al palazzo dello studio. Siamo entrambi imbarazzati. Io non so di cosa parlare e lei aspetta il mio primo passo.
“Luciana, scusa ma in questo momento mi sento spaesato. Vorrei parlare con te ma mi sento bloccato, non so da dove cominciare.”
“questo è il motivo per cui non volevo venire a cena con te. Certo non possiamo parlare di me, è assurdo che un mio paziente mi conosca al di fuori della mia professione come non possiamo parlare del tuo problema visto che so tutto del tuo sogno.”
“hai ragione. Parliamo di sport? Politica? Di tempo no, ti prego!”
Le sue labbra si allargano in un sorriso malcelato e poi finalmente si aprono in una allegra risata. Rotto il ghiaccio parliamo del più e del meno per tutta la cena come due “amici” che non si vedono da tanto tempo senza però mai sfiorare le sfere personali.
Ritornato a casa accendo la televisione per vedere l’ultimo TG e poi mi addormento.
“Questa è la segreteria telefonica della Dott.sa XXXXXX. Lasciate un messaggio e sarete richiamati”
“Ciao Luciana …. Uhm … Buongiorno dottoressa sono Massimo. Scusate se ho chiamato ma ho bisogno di vederla. Il sogno è ritornato e sono … Guardate sto tremando al solo pensarci. Mi faccia venire, la prego, in qualunque orario. Mi sono preso un giorno di permesso per quanto sono stravolto. Mi richiami per favore.”
Erano le 6.30 quando ho lasciato questo messaggio sulla segreteria telefonica di Luciana. Ora sono le 11.00 ed ancora non ho ricevuto notizie da lei. Mi alzo per prepararmi l’ennesima camomilla, dicono che aiuti a calmarsi ma su di me per ora non ha fatto effetto, quando squilla il cellulare
“Pronto?”
“ciao Massimo sono Luciana, la dottoressa XXXXXX. Ho appena ascoltato il tuo messaggio. La mia giornata è tutta impegnata. Ci possiamo incontrare alle … fammi vedere … alle 19.00.”
“mi dispiace ma ne ho veramente bisogno. Grazie e a questa sera”
Lei mi sembrava scocciata. Certo con un messaggio così è stata obbligata a darmi l’appuntamento ma sono veramente preoccupato. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.
Finalmente sono sdraiato sul lettino dello studio. Sono agitato.
“Massimo fai un bel respiro, calmati un momento. Ora sei qui. Siamo soli. Hai mangiato?”
“un pezzo di pizza, ma controvoglia. Ho lo stomaco chiuso”
“calmati. Anche io ho mangiato. Possiamo rimanere tutto il tempo che vuoi”
respiro profondamente e riesco a calmarmi. Lei è già seduta sulla poltrona con il solito quaderno su cui prende appunti. Dalla sua faccia capisco che è stanca. Il pallore del viso fa sì che sia un tutt’uno con la camicetta bianca.
Quando mi sento pronto inizio
“Il sogno è suppergiù lo stesso. C’è qualche piccolo cambiamento in alcuni dettagli e poi c’è la parte nuova. “
“non correre, respira profondamente, chiudi gli occhi e dimmi cosa è cambiato”
“La benda non è più rosa ma nera. La biancheria invece è rossa anziché nera”
“rosa o rossa”
“rosso acceso.”
“Sono nudo.”
Il fruscio della penna che scorre sul quaderno mentre lei prende appunti mi fa venire i brividi. Mi ricorda il sogno. Con un sospiro riprendo a raccontare
“ho in mano la benda nera che ho appena tolto dai suoi occhi. I suoi bellissimi e lucidi occhi hanno un colore blu intenso, le pupille sono dilatate, le palpebre sono nere grazie al mascara sciolto dalle lacrime, mi guarda intensamente. Sostengo il suo sguardo fino a quando non lo abbassa. Mi avvio verso il banco da lavoro che si trova alle mie spalle e su cui giacciono oggetti erotici di vario tipo. Glieli mostro uno ad uno gustandomi le sue reazioni. Alla fine scelgo un frustino molto lungo e flessibile che faccio sibilare vicino alla sua testa posta alla fine del cavalletto ed una specie di morso. Le urla di paura mi danno fastidio. Si può lamentare solo quando prova dolore. Lo sa questo! Tra me e me ammetto che sono invece quelle di paura che mi eccitano di più. Salgo su uno sgabello davanti a lei e le metto il morso che tiene aperta la bocca. Lo dilato prima al massimo per poi portarlo alla misura giusta. Arrivo con il pene all’altezza della bocca pronta a riceverlo da cui scendono già fiumi di saliva. Lo infilo nel morso e sento prima il calore e poi la lingua avvolgerlo.
“Ferma! sei in punizione! Non puoi godere del mio cazzo” le ordino mentre si sente lo schiocco della frusta quando la colpisce sulla natica, ed il cazzo affonda nella sua gola. Vorrebbe gridare, urlare, piangere ma non lo può fare. E’ già tanto che riesce a respirare visto che con il glande sento la sua ugola.
In successione faccio partire altre due, quattro, otto frustate che la colpiscono in vari punti delle natiche ed ogni volta affondo sempre di più il membro dentro la sua bocca. L’ugola l’ho sorpassata sicuramente. Guardo i suoi occhi che quasi escono dalle orbite. Sorrido.
“brava, così” le dico mentre lancio l’ultima frustata colpendola proprio nel solco delle natiche e raggiungendo la sua fica che so essere grondante di umori.
Sfilo il marmoreo cazzo dalla bocca, una valanga di saliva e muco le scende dai lati, forse anche dalle narici.
La sento tossire violentemente, le gambe scivolano ancora di più verso il pavimento e le braccia si allungano con uno strano rumore. Il grido di dolore è assordante e prolungato. Dal tavolo di lavoro prendo una pomata rinfrescante che con leggerezza passo sui segni delle frustate. Sono diventato veramente bravo. La pelle è ancora tutta intatta. La sento ansimare per il piacere che prova grazie a questo unguento. E’ rinfrescante. Lo passo su tutti i punti colpiti con micidiale precisione senza tralasciare la fica ed il culo vittime dell’ultimo colpo.
Prendo un attrezzo che ho appena acquistato e di cui lei non conosce l’esistenza. Sarà una bellissima sorpresa. E’ una macchina particolare. Una macchina del sesso telecomandata. La regolo in modo che lo stantuffo sia nella posizione e all’ altezza giusta applicandovi sopra un dildo molto lungo. Lo ricopro di gel in modo che la sua immissione sia facilitata e lo appoggio sull’ano.
Lei si irrigidisce subito. Non le è mai piaciuto il sesso anale anche se con me lo pratica spesso. Con me deve fare tutto altrimenti la punisco. E non sempre le piace questo.
Sono di nuovo sullo sgabello con il cazzo all’altezza della bocca. I suoi occhi sembrano implorare pietà. Nel momento in cui prendo la frusta una lacrima scende lentamente lungo la guancia.
Aziono il telecomando, il pistone inizia a muoversi lentamente, si sente un lamento quando il fallo entra nell’ano. Affondo il cazzo nella bocca spalancata e faccio partire una scudisciata. Il suo urlo è così soffocato che quasi non si sente. Esco dalla sua bocca. Ansima. Per ora la corsa del fallo è regolata su una corsa breve e lenta. Dopo essere quasi uscito ricomincia a spingere. Vedo i suoi occhi dilatarsi. Urla di nuovo. Più violentemente di prima faccio entrare il cazzo nella bocca, ancora più a fondo e ZAC parte la frustata. Faccio uscire il cazzo dalla bocca. Le lacrime scendono dai suoi occhi come un fiume un piena. Al nuovo ingresso del fallo non si sente nessun gemito ed il mio comportamento è diverso. La lascio respirare tranquillamente e non la frusto. Aumento solamente la corsa del fallo. Al nuovo e più profondo affondo non riesce a trattenere il lamento che si trasforma in urlo quando vede il mio pene entrare nella sua bocca ed il colpo di frusta colpisce la natica. Andiamo avanti per una buona mezz’ora. Ora non si lamenta più, ha capito che non le conviene farlo, il fallo entra lentamente per buoni 25 centimetri nel suo culo e le sue natiche sono scarlatte. Ad ogni affondo il respiro si fa più affannoso, non piange più. La libero dal morso e scendo dallo sgabello. I suoi occhi mi guardano. Di colpo porto la velocità al massimo.
“Ahhhhhh ….. Ahhhhhhh ……. Ahhhhhhhhh” geme ad ogni affondo. Gemiti misti di piacere e dolore che aumentano di tono e intensità fino all’urlo liberatorio al momento dell’orgasmo.
La macchina continua a muoversi ancora per pochi secondi e poi la blocco. Quando le sfilo il fallo dal culo vedo l’ano rimanere dilatato. Non ci tracce di escrementi e sangue.
“brava. Hai fatto bene i compiti a casa. Ti è convenuto altrimenti ti facevo leccare tutto quanto. La libero dalle manette. Cade rumorosamente rimanendo distesa sul pavimento.
“inginocchiati” con difficoltà esegue il mio ordine. Mi avvicino a lei. Con il cazzo inizio a schiaffeggiarle il viso, lo struscio vicino agli occhi, alle orecchie. La mia eccitazione aumenta ancor di più. Mi avvicino alla bocca che subito si spalanca. Sa quanto mi piace. Glielo faccio assaporare, lecca tutta l’asta fino ad arrivare sui coglioni, risale, lo imbocca e comincia a succhiare profondando sempre di più nella sua gola, piace anche a lei, è una maestra in queste cose.
Il dondolio della sua testa si fa sempre più veloce, il risucchio diventa un vortice alla cui alla fine mi arrendo spruzzando lo sperma direttamente nella sua gola. Lei ingoia tutto avidamente senza perdere neanche una goccia di questo nettare. Lo ripulisce e si ferma. Alza la testa guardandomi fisso negli occhi, altre lacrime appaiono nei suoi occhi, deglutisce per l’ultima volta e dice
“grazie amore”
Si rialza, mi bacia, le nostre lingue si intrecciano, i nostri corpi si uniscono in un forte abbraccio, le sue mani si muovono alla ricerca del mio sesso, le mie sono già sulla fica grondante di umori, il clitoride è duro e sporgente, lo stimolo, grazie alle sue manipolazioni il cazzo è tornato duro. La faccio stendere sul pavimento, infilo il membro nella sua accogliente vagina, la stanza si riempie dei nostri gemiti di piacere, i movimenti si fanno sempre più forsennati, la chiavo alternando i movimenti prima lenti, profondi, dolci ad altri veloci e brutali.
“Ahhhhh siiiii” urla mentre raggiunge l’ennesimo orgasmo di questa serata particolare “vengoooo … vengo …. Vengoooooooooo… oddio come è belloooo ….. siiiii ancoraa” le sue parole mi eccitano in un modo incredibile, l’apice del mio piacere si avvicina sempre di più, sempre di più fino al momento in cui non sento le lacrime uscire dai miei occhi, la guardo e le urlo il mio amore.
Poi mi sono svegliato.
Il silenzio che è sceso nello studio è disturbato solamente dal respiro di Luciana, veloce, affannoso , ansimante. La guardo e vedo l’eccitazione sul volto, il seno che si alza e si abbassa con quel respiro affannoso, i capezzoli che formano due piramidi sulla camicetta, la gonna leggermente alzata sulle gambe tanto da mostrare la fine delle calze autoreggenti, la mano che trema mentre tenta di prendere appunti, dalle palpebre degli occhi scendono gocce color nero, sono lacrime mescolate al mascara.
I nostri sguardi si incrociano, cerca di riprendere la solita aria professionale.
“Luciana ho ponderato tutto il giorno sulla cosa ed ho deciso che questa è l’ultima volta che vengo. Prima o poi capirò il significato di questo sogno che ad essere sincero inizia a piacermi. Ti ringrazio dell’aiuto che mi hai dato, non offenderti per la decisione ma preferisco così”.
Sul viso ancora scosso dal racconto appare una smorfia di delusione.
“sei libero di fare quello che vuoi.”
Ci salutiamo con una fredda stretta di mano. Esco dal portone del palazzo. E’ tardi e buio pesto. Mi fermo e faccio vagare il mio sguardo per la stretta strada. Da un telone pubblicitario scendono delle corde, sotto l’infrastruttura di un palazzo c’è un cavalletto abbandonato, le strisce di plastica bianco e rosse utilizzate per delimitare il cantiere sono agitate dal vento, un rumore di passi si fa sempre più vicino. Sento uno scricchiolio,
vedo il portone aprirsi e vedo lei. Mi guarda, si avvicina, le mie labbra si aprono in un sorriso quando sento la mia eccitazione crescere
“Ti ho aspettato tanto” le dico con voce ferma e autoritaria
“lo so. Anch’io ti ho aspettato per tutta la vita” mi risponde baciandomi

P.S. Questo racconto l’ho postato anni fa in un altro sito con un nick differente e me ne ero quasi dimenticato. Chiedo scusa se alcune descrizioni sono poco chiare, ero alle prime armi, ma ho preferito lasciarlo com’era.
Spero vi piaccia ugualmente

Categories
Racconti Erotici

elena e il sesso

Stasera ci troviamo a casa di Bruno per una cena e quattro chiacchiere.
Siamo due coppie abbastanza affiatate, nonostante ci si frequenti soltanto da qualche mese.
Betty, la ragazza di Bruno è una biondina deliziosa, con un fisico atletico, due tette non grandi ma sode e due chiappe invitanti. Stasera indossa una camicetta bianca, sbottonata in modo sexy e una gonna di jeans che le mette in evidenza le belle gambe abbronzate.
Elena invece è una ricciola mora slanciata e non molto appariscente nel modo di vestire; ha un seno più grande rispetto a quello di Betty, ma soprattutto ha un viso bellissimo con due occhi celesti e due labbra carnose che fanno volare la fantasia.

Terminato di cenare, ci spostiamo in salotto e accendiamo il televisore, mentre discorriamo e sorseggiamo del vino, quando, ad un certo punto, Bruno assume un’espressione maliziosa e propone una “visione alternativa”.
Armeggia con il lettore DVD e sullo schermo iniziano ad apparire delle scene di sesso.
La prima reazione delle ragazze è un po’ seccata e si lasciano scappare qualche commento acido su Bruno, ma comunque continuano a guardare il film insieme a noi.
Le scene di sesso si succedono incessantemente una dopo l’altra: si spazia dai pompini alle scopate in tutte le posizioni immaginabili con due attrici spettacolari alle prese con gli arnesi di due autentici stalloni.
Betty non dice una parola, mentre Elena non perde occasione per far capire la sua disapprovazione su queste cose.
L’apice arriva alla scena di sesso anale, dopo la quale Elena si alza e ferma il video, tutta stizzita, dicendo che non capisce come una donna possa ridursi ad essere umiliata e a provare dolore solo per un po’ di soldi.
Dopo un momento di imbarazzo, cambiamo argomento e la serata torna su binari più ordinari.
Ad un certo punto Bruno ed io ci troviamo in cucina per prendere un’altra bottiglia: “Hai visto lo sguardo di Betty mentre guardava il video? Se ci hai fatto caso, lei non si è lamentata nemmeno un po’… stai a vedere come procede la serata!”. Detto questo raggiungiamo nuovamente le ragazze ed io sono un po’ preoccupato da quello che potrebbe accadere, soprattutto pensando alla reazione di Elena.
In passato ci era capitato di fare sesso tutti e quattro insieme nella stessa casa, ma separatamente e quasi sempre addirittura in due stanze differenti.
La cosa era eccitante perché permetteva a me e a Bruno di volare con la fantasia sulla ragazza dell’altro, ma ci si fermava sempre alla fantasia, perché nella realtà, quelle due splendide ragazze non si erano mostrate molto intraprendenti sessualmente e non si erano nemmeno esibite in un pompino finora.
Comunque, Bruno inizia a fare delle allusioni sul fatto che le nostre ragazze non avessero nulla da invidiare alle attrici del film e quindi inizia anche a fare delle proposte via via sempre più audaci fino a quando Elena non si alza e sbotta accusandoci di essere dei maiali pervertiti e che non ha intenzione di passare un solo minuto di più in quella situazione.
Detto questo se ne va sbattendo la porta, lasciandoci tutti di stucco e senza darci nemmeno il tempo di provare a fermarla e a calmarla.
Rimasti in tre, ci guardiamo negli occhi e poi scoppiamo a ridere; una risata complice, ma non irrispettosa nei confronti di Elena.
Bruno e Betty si guardano ancora più profondamente negli occhi e Bruno sussurra qualcosa nell’orecchio della sua ragazza prima che io li veda sparire nella camera da letto.
Io sono indeciso se andarmene e cercare di recuperare Elena o se restare perché decisamente eccitato dalla situazione.
Decido di restare, mi avvicino alla porta della camera da letto e inizio a spiare dal buco della serratura.
“Ti vedevo sai mentre guardavamo il film? Avevi uno sguardo che tradiva la tua voglia di scopare e di succhiare anche un bel cazzone duro…”
Betty continua a non dire una parola, ma per tutta risposta affonda le unghie nelle chiappe di Bruno, si mette in ginocchio e morde voracemente i suoi jeans all’altezza del pene, mentre inizia ad armeggiare per levare quell’indumento che la separa dall’oggetto del suo desiderio.
Bruno intanto le ha tolto la camicetta e le sta sfilando il reggiseno, così che ho modo di apprezzare quelle tette dall’areola molto grande rispetto alla dimensione del seno che mi aveva sempre eccitato, le poche volte che mi era capitato di buttarci un occhio sopra.
In poco tempo mi sono trovato con il mio pene tra le mani, a masturbarmi mentre morivo dalla voglia di entrare nella stanza per aiutare Bruno a scoparsi quella fighetta bionda, che nel frattempo stava spompinando per la prima volta il mio amico.
Betty era infatti inginocchiata davanti a Bruno ed indossava ormai soltanto un perizoma bianco e io ammiravo il suo culo e i suoi boccoli biondi agitati dal movimento della testa che pompava ritmicamente sul ventre del mio amico.
Dopo qualche minuto Bruno la interrompe, la spoglia completamente e inizia a massaggiarle lentamente il ciuffettino di peli biondi ben curati, scostandole le labbra per andare a cercare il centro del fiore di Betty.
Betty è eccitatissima e non si controlla più e implora Bruno di scoparla.
Bruno la mette a pecorina e inizia a strusciarle il cazzo sulla figa fradicia, mentre con un dito bagnato di saliva comincia a prendere possesso del secondo buchino.
“Noo, Bruno, nooo, ti prego, mi farà male…” si lamenta blandamente Betty.
“Non ti preoccupare e fidati di me”.
“Oddio, s c o p a m i!”.
Bruno, con il cazzo inumidito dagli umori di Betty punta decisamente verso l’ingresso della rosellina, che già si stava schiudendo, e con un movimento lento entra con l’intera cappella, mentre Betty inarca la schiena emettendo un gridolino.
Betty ha una smorfia sul viso, a metà strada tra la contrazione per il dolore e la spaventosa eccitazione che sta provando.
L’eccitazione ha il sopravvento perché Betty inizia a muovere il culo spingendolo indietro per fare entrare più a fondo il cazzo di Bruno che inizia a stantuffarla lentamente, mentre con le dita le accarezza la figa e le tette.
“DIO, ti voglio, ti voglio, TI VOGLIO!” urla ormai senza ritegno Betty e io mi ritrovo con le mani inondate dal mio sperma, proprio mentre sento dei gemiti di piacere venire anche dall’interno della camera da letto.
Dopo qualche minuto, Betty e Bruno mi raggiungono in salotto e noto che Betty ha dello sperma tra i capelli e la cosa mi fa tornare immediatamente un’erezione.
“Ho avuto l’impressione che vi siate divertiti parecchio ragazzi”, dico per rompere il ghiaccio.
“Mi sembra che anche tu abbia avuto il tuo bel daffare”, dice Bruno notando la macchia sui miei pantaloni e aggiunge: “Peccato che Elena non sia di così larghe vedute…”.
A questo punto interviene Betty: “Non sottovalutate la dolce Elena, che ha delle qualità veramente sorprendenti. Ci parlerò io e secondo me, se la conosco bene come penso, avrà modo di regalarci delle piacevoli sorprese…”.

Categories
Racconti Erotici

Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 4)

Sapevo che non ci sarebbe stato tempo per parlare a Giacomo della mia conversazione con Alice, così decisi di mandargli una e-mail e scrissi:
Giacomo, Alice sospetti che tu sia gay. Ha detto di aver trovato dei porno gay sul tuo pc. Ho paura che voglia provocare qualche guaio. Per favore stai attento, sono suo fratello e so di cosa è capace. Ti amo, Nick.

Pochi minuti ed arrivò una risposta:
Nick, grazie per l’avvertimento. I tuoi genitori faranno qualche cosa? Anch’io ti amo Giacomo.

Scrissi rapidamente: Non so. Lei è sempre stata la loro favorito, ma il fatto di essere incinta di un ragazzo sconosciuto potrebbe cambiare le cose.

Il giorno dopo, dopo l’allenamento di nuoto stavo andando alla mia macchina nel parcheggio della scuola quando vidi una macchina distrutta rimorchiata fuori del parcheggio, ed un paio di poliziotti bobine che parlavano al direttore. Non ci feci caso più di tanto, andai in macchina e tornai a casa.
Appena entrato dissi alla mamma che avevo dei compiti da fare e di chiamarmi quando la cena era pronta. Andai in camera mi e cominciai a lavorare ai miei compiti quando sentii uno schiamazzo all’ingresso. Mi alzai per andare a vedere cosa stava succedendo.
“Sua figlia non ha un briciolo di decenza.” stava dicendo una voce che conoscevo ed era quella del padre di Giacomo.
Andai in soggiorno e vidi Giacomo dietro suo padre. Mio padre stava rispondendo: “Mi creda, conosco mia figlia, non farebbe mai quello di cui l’accusa!”
“Ci sono i testimoni che l’hanno vista picchiare con una mazza da baseball sulla macchina di Giacomo!” Gridava il padre di Giacomo.
Io guardai Giacomo confuso. “Allora giacomo è quello che l’ha piantata!” Gridò mio padre. “Lei è all’allenamento di volley!”
“Io penso invece che stia importunando altri ragazzi! La prova di paternità l’ha provato! E comunque anche la figlia di un nostro vicino gioca a volley e ha detto che oggi non c’era allenamento!”

Giacomo accennò col capo verso di me ed uscimmo mentre i padri continuavano a litigare. “Cosa sta succedendo?” Chiesi.
“Quando sono andato al parcheggio uscendo di scuola ho trovato la macchina rovinata. Qualcuno aveva rotto finestrini e fari e tagliato i pneumatici.”
“E pensi sia stata Alice?”
“Sì. Alcune persone hanno detto di averla vista vicino alla mia macchina con una mazza da baseball.”
“Mi spiace immensamente, Giacomo!” Lo tirai a me e l’abbracciai.
“Perché mi sta facendo una cosa del genere?” Chiese Giacomo.
“E’ sempre stata così. Non riesco a spiegarlo.”
La porta si aprì dietro di me ed il padre di Giacomo uscì e ci vide abbracciati. Noi interrompemmo l’abbraccio ed il padre di Giacomo mi disse: “Nick, so che hai l’allenamento di nuoto dopo la scuola, puoi accompagnare Giacomo a casa almeno finché non ripareranno la sua macchina.”
“Sicuro.” Dissi io.
“E può venire a casa mia domani sera? Ho delle cose da chiederti.”
“Va bene.” Risposi.
“Andiamo a casa Giacomo.” Disse il padre di Giacomo.

Rientrai e vidi mio padre che fumava nel soggiorno. Mia madre mi diede un piatto della cena e mi disse di andare a mangiare nella mia stanza dato che non pensava che mio padre fosse dell’umore di una cena di famiglia quella sera. Andai in camera mia e vi trovai Alice.
“Cosa cazzo fai nella mia stanza?” Chiesi.
“Stavo guardando le tue e-mail, ma il tuo computer ha la password.”
“Perché quello che ho sul mio computer non sono affari tuoi e le mie e-mail non sono affari tuoi.”
“Devo sapere di cosa avete parlato tu e Giacomo.”
“Non sono cazzi tuoi ed ora fuori dalla mia stanza!”
Alice uscì incazzata.

La sera successiva andai a casa di Giacomo per parlare con suo papà. Ci sedemmo lui Giacomo ed io alla tavola della sala da pranzo. Ci guardò e chiese. “Giacomo per favore sii onesto, perché ti sei separato da Alice?”
“Lei sta scocciante.”
“Penso che questa sia solo una ragione, credo che ci sia dell’altro. Non credere che sia stupido, vedo il modo che tu e Nick state insieme. L’hai scaricata per Nick?”
Giacomo abbassò la testa e non disse niente. Il padre di Giacomo mi guardò. “Nick, tu e Giacomo siete insieme? Da quando? Io non dirò niente ai tuoi genitori. Devo solo sapere tutta la storia.”
“Sì lo siamo.” Dissi io. “E’ cominciato nel fine settimana che Giacomo passò con me a casa mia quando Alice ed i miei genitori erano fuori città.”
“Giacomo? Guardami.” Giacomo alzò lo sguardo con le lacrime negli occhi. “Sei gay?” Giacomo accennò col capo. “Ascoltami Giacomo. Tu sei mio figlio ed io voglio che tu sia felice. Non mi devi nascondere niente.” Giacomo si asciugò gli occhi. “Tua madre ed io lo sospettavamo da tempo. Sapevamo che ci doveva essere stato più di quanto sapevamo sul tuo rapporto con Alice. Era perché volevi stare vicino a Nick?”
Giacomo accennò col capo. “Bene.” Disse il padre di Giacomo, poi mi guardò: “Nick, mi sei sempre piaciuto. Tua sorella è un incubo ma io penso che lei è solo una mela marcia. Voglio che tu sappia che qui sei il benvenuto e tu e Giacomo siete liberi di fare qualunque cosa vogliate qui. Solo limitatevi a fare sesso nella camera di Giacomo.”
“Va bene signore.” Dissi io.
“Non c’è bisogno di chiamarmi signore. Chiamami solo mi chiami Roberto. Ora siete liberi di andare, Nick se vuoi puoi restare a cena.”

Noi ci alzammo da tavola ed andammo nella stanza di Giacomo. Cademmo sul letto, lo abbracciai e lo baciai. Cominciammo a spogliarci, in breve avevo l’uccello dentro Giacomo e spingevo come se fosse l’ultima cosa che facevo nella mia vita. Scaricai un carico di sperma dentro di lui e lo tenni stretto coccolandolo nelle mie braccia. Non so quanto tempo rimanemmo così bello.

Categories
Racconti Erotici

Il pompino migliore della mia vita (storia vera di

Quando aprivo gli occhi, quello che vedevo era solo una testa che si muoveva avanti e indietro ed il suo labbro superiore che scivolava sul mio cazzo. E le sensazioni che provavo erano di libidine pura. Ma partiamo dall’inizio.
Come tante altre volte ero tornato al cinema Roma di Torino, sapendo che avrei potuto trovare qualche bella situazione.
Non mi interessava assolutamente il titolo del film, mi serviva solo per eccitarmi; per me, come per tutti i presenti, c’era interesse solo per il “movimento” in sala. Appena entrato andai a sedermi al centro di una fila nella parte posteriore del cinema, in modo da lasciare lo spazio per qualche eventuale (e desiderato) avventore.
Avevo preso l’abitudine di non indossare gli slip quando andavo al cinema, in modo da essere pronto a tirare fuori il cazzo senza troppi traffici e mi piaceva anche la sensazione che provavo sentendo strofinare la cappella nei jeans, ma soprattutto mi piaceva sentire la cucitura dei jeans che si infilava tra le chiappe e mi sfiorava il buchetto…
Le scene sullo schermo iniziarono a fare effetto e tirai fuori il mio cazzo già bello duro. Guardando in giro vedevo che non c’era molta gente, tutti seduti da soli tranne un ragazzo giovane che era seduto qualche fila davanti a me: era da solo, ma presto arrivò un tipo che si mise al suo fianco. La situazione sembrava interessante. Il ragazzo non disse niente e non lo guardò nemmeno, sembrava timoroso. Il tipo invece, sui 50 anni, sembrava sicuro e si avvicinava sempre di più. Dopo pochissimi minuti vedevo solo più la sua schiena andare su e giù, impegnato sicuramente a fare un bel pompino al giovanotto.
La mia eccitazione, e la mia invidia per il ragazzo, continuavano a salire… il mio cazzo reclamava attenzione, ma non volevo ancora sborrare. Sono bastati pochi minuti al tipo per completare la sua operazione e poi si sono alzati tutti e due: il ragazzo andò verso l’uscita ed il tipo prese a girare in sala. Io ero sempre lì con il mio cazzo duro che mi segavo senza cercare di nascondermi, anzi sperando di essere visto. Infatti il tipo mi vide e dopo un incrocio di sguardi, come per chiedere il permesso, si sedette accanto a me. Oramai ero senza scrupoli e senza vergogna: continuavo a segarmi di fianco a lui che mi guardava, mi sorrideva e guardava il mio cazzo che lasciava uscire le classiche goccioline dovute all’eccitazione.
Appena provò a toccarmi io mi ritirai un pochino, sempre continuando a segarmi. Lui pareva stupito. A quel punto io andai nei servizi e mi infilai in un bagno senza chiudere la porta. Dopo meno di un minuto arrivò lui e mi chiese “posso darti una mano?” Feci cenno di si, lui entrò subito e chiuse la porta. A quel punto mi trovavo nel cesso di un cinema porno, con il cazzo in mano, davanti ad un perfetto sconosciuto che mi disse “un cazzo così mi piacerebbe anche prenderlo nel culo!” , ma io continuavo solo a segarmi guardandolo in viso.
Ed ecco che lui si abbassa e me lo prende in bocca: mi è sembrato di sprofondare, di volare, di entrare in paradiso… ad ogni suo movimento mi girava la testa e mi sentivo succhiare anche l’anima… Io ero super-eccitato e avevo il cazzo che sembrava di marmo. Non c’ è voluto molto per essere vicino a sborrare. Gli dissi “sto per venire”, ma lui mi guardò e non si staccò nemmeno per un secondo… ed ecco che i brividi lungo la schiena arrivano fino al cazzo e sparo una quantità incredibile di sborra nella sua bocca! Lui continuava a tenere tutto in bocca, per sputare poi tutto insieme nel WC.
Io ero al settimo cielo, con un fremito lungo la schiena e le gambe dovuto alla grande eccitazione che non diminuiva: avevo ancora il cazzo duro e glielo avrei messo volentieri nel culo se non se ne fosse andato, ma solo dopo avermi detto “grazie” guardandomi diritto negli occhi.
Oramai sono passati più di 20 anni da quella serata, ma la sensazione che ho provato è ancora viva in me e posso dire che è stato sicuramente il più bel pompino della mia vita.

Categories
Racconti Erotici

Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 10)

Io sentii il fischio degli allenatori e mi tuffai nell’acqua. Le mie braccia cominciarono il loro movimento, i miei piedi mi spingevano verso l’altro capo della piscina per poi ritornare verso la alla posizione iniziale e quindi di nuovo indietro. Quando ero in acqua mi sentivo così nel mio ambiente. Virai e tornai verso i blocchi, allenatore tornò a fischiare.
Mi guardò mentre gli altri arrivavano e disse: “Nick, hai fatto un grande tempo, ma sarà meglio che ti conservi per la gara di sabato. Sei è il mio miglior nuotatore e non voglio che tu ti stanchi prima della gara.” Io mi limitai ad accennare col capo.
Quando tutti ebbero finito l’allenatore ci congedò ed andammo a fare la doccia. Mi tolsi il costume bagnato ed andai sotto la doccia per lavare via il cloro dal mio corpo. Quando ebbi finito presi un asciugamano, mi asciugai e poi l’avvolsi intorno alla vita. Ritornai nello spogliatoio e vidi Renzo che nudo frugava nel mio armadietto.
“Ehi. Perché cazzo frughi tra la mia roba?”
“Devo scoprire cosa sta succedendo con Giacomo!”
“Se lo vuoi sapere chiedilo a lui! Non guardare nella mia roba.”
“Cosa succede?” disse una voce, mi voltai e vidi l’allenatore.
“Sono ritornato dalle docce e Renzo stava curiosando tra la mia roba!” Dissi.
“Renzo, questo è contro il regolamento.” Disse l’allenatore. “Ti avviso, se lo farai ancora dovrà punirti e convocare i tuoi genitori. Ora vai a fare la doccia!”

Renzo si allontanò. L’allenatore mi guardò e disse: “Nick, ho parlato con tuo padre, aveva sentito che tua sorella avrebbe tentato di metterti contro qualche componente della squadra, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare del tuo problema, anche se si tratta del tuo ragazzo, potrai parlare con me, sono esperto in questo genere di cose.”
Mi guardai rapidamente intorno. “Vuole dire che lei è gay?”
“Sì.” disse l’allenatore. “E per favore tienlo segreto. In una città come questa a molta gente non piacerebbe sapere che un insegnante è gay. So come ti senti, se hai bisogno di qualcuno a cui parlare, puoi sempre parlarmi.”
Accennai col capo, mi vestii e salii in macchina. Ero sicuro che Alice avesse caricato Renzo anche se non sapevo cosa gli aveva detto. Renzo era uno stronzo ma quello che stava facendo era troppo anche per lui. Arrivai a casa, vidi che le macchine dei miei genitori non c’erano e Alice era sulla porta.
“Allora, strega, Renzo stava guardando nel mio armadietto nello spogliatoio, cosa gli hai detto?”
Alice aveva un’espressione soddisfatta. “Stava solo cercando di scoprire se Giacomo è gay.”
“E a chi cazzo frega se lo è? E cosa ha scoperto Renzo?”
Alice aveva un sorriso furbesco sul viso. “Bene” dissi. “Se non me lo dirai lo scoprirò da me.”
Entrai e corsi nella sua stanza. “Nick, esci dalla mia stanza!” gridò Alice.
“Tu hai mandato qualcuno a rovistare tra la mia roba e scommetto hai frugato nella mia stanza, quindi è il minimo che possa fare, cagna!”
Alice mi saltò sulla schiena, io gli afferrai le braccia e la allontanai da me, poi la presi per un braccio, la spinsi fuori della stanza e chiusi la porta a chiave. Alice picchiava sulla porta mentre io cominciavo a frugare tra la sua roba.

“Nick, apri subito la porta!” Gridava.
Io la ignorai e cominciai a guardare nei cassetti. Dopo alcuni minuti trovai quello che stavo cercando. Una stampa di una e-mail tra Renzo ed Alice. Renzo risultava essere il padre del bambino di Alice e lei gli diceva che non l’avrebbe detto a nessuno se avesse fatto quello che lei gli avrebbe detto di fare. Mi misi in tasca il foglio ed aprii la porta.
“Tu, fottuto stronzo!” Urlò Alice.
Io le passai davanti e mi avviai all’ingresso con lei che mi seguiva. Uscii e mi diressi verso la macchina. “Dove stai andando?!” Continuava a gridare.
“Non sono affari tuoi.”
Salii in macchina ed Alice tentò di aprire una delle portiere. Io pigiai rapidamente il pulsante di chiusura delle porte, avviai la macchina e lei si mise davanti all’automobile. Io feci avanzare un po’ la macchina, lei si spostò ed io mi diressi a casa di Giacomo.

Bussai alla porta e venne ad aprire suo padre. “Nick, stavamo per cenare.” Disse.
“Mi spiace interrompervi ma ho trovato delle informazioni e non so dove andare. I miei genitori non sono a casa e c’è solo Alice.”
Roberto indietreggiò e fece entrare. Io lo seguii in sala da pranzo dove Giacomo era seduto con sua madre. Lui mi guardò incuriosito, mostrai a lui ed ai suoi genitori le e-mail che avevo trovato e dissi loro quello che era successo dopo l’allenamento e quando ero tornato a casa.
“Mamma.” Disse Giacomo. “Papà. Posso andare a casa di Nick con lui?”
“Perché vuoi andarci?” Chiese Roberto. “Se i suoi genitori sono fuori, ci sarà solo Alice.”
“Ci sarà Nick con me e voglio dirgliene quattro a quella cagna.”
“Ben detto ragazzo, non farti mettere sotto i piedi.”

Finita la cena ritornai a casa, i miei genitori non erano ancora ritornati. Quando entrammo Alice mi guardò e disse: “Aspetta che mamma e papà tornino e vedrai.”
“Chiudi quella boccaccia!” Disse Giacomo. “Tu non provochi che guai!”
“Oh Giacomo, tu vuoi solo entrare nei pantaloni di Nick. E lui non se ne rende conto! Tu non sei nint’altro che una checca!”
“Alice e tu non sei nient’altro che una troaia!” Disse Giacomo. “Io l’ammetto. Io sono gay! E sì voglio stare con Nick, ma cosa pensi stupida puttana? Io sto con Nick. Suo fratello mi trova eccitante in una maniera che tu ti puoi solo sognare! E l’unica ragione per cui sono uscito con te era per poter avvicinare Nick! Ora guarda!”
Giacomo si girò verso di me e mi diede un bacio. Fu molto lungo, profondo e mettemmo le braccia uno intorno all’altro mentre noi baciavamo. Quando interrompemmo il bacio e tornammo a guardare Alice, lei aveva l’espressione più strana sul viso. “Allora come ti senti a sapere che ti ho scaricato per tuo fratello? Perché l’ho fatto? Perché mi piaceva!” E vedessi quello che facciamo quando siamo dietro una porta chiusa, e come mi eccita. inoltre non pensare che ti ho scaricata perché sono gay! O no! Era perché Nick voleva stare con me quanto io volevo stare con lui!” Poi Giacomo gridò. “Tu sei una troia e penso che nessun ragazzo potrebbe res****re a stare con te!”

Alice non disse niente, era come se fosse stata colpita da un martello. “Veni.” Dissi, Giacomo ed io andammo nella mia camera, chiusi la porta a chiave dietro di noi, andai alla mia scrivania ed estrassi un pezzo di carta. “Cos’è?” Chiese Giacomo .
“Il numero del cercapersone di mio padre.” Presi il telefono, composi il numero e poi quello dell’emergenza per indicargli di chiamarmi subito.
Un momento più tardi il telefono suonò ed io lo presi prima che Alice potesse prendere un altro apparecchio.
“Ciao” Dissi.
“Nick.” disse mio padre. “Cosa succede?”
Spiegai molto brevemente quello che stava succedendo. “Ok, ritornerò fra un paio di ore. Vedi se riesci a far venire i genitori di Giacomo. La mamma è dalla zia e non ritornerà fino a domani.”
“Ok.” Dissi.

Dopo aver riagganciato Giacomo chiamò casa sua. Dopo aver parlato coi suoi genitori disse: “Mio padre sarà qui in un paio di ore.”
“Bene.” Dissi io. Giacomo al mio letto e ci si sdraiò. Io mi alzai, mi sdraiai su di lui e cominciammo. Velocemente ci spogliammo, lubrificai il suo culo ed il mio pene e poi lo spinsi dentro di lui. Spinsi velocemente e con forza; Giacomo si lamentava ed io lo baciai profondamente. Stavamo facendo sesso più rumorosamente di quanto non facessimo normalmente, penso che Giacomo cercasse di fare in modo che Alice sentisse. In breve Giacomo sparò un carico enorme tra i nostri corpi ed io esplosi dentro di lui.
Restammo sdraiati a letto coccolandoci e baciandoci. “Nick.” Disse Giacomo. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo Giacomo” Guardai su alla sveglia e vidi che c’era ancora un’ora prima che mio padre arrivasse. Il mio stomaco brontolava. “Ho bisogno di un spuntino.” Dissi.
“Vuoi andare in cucina anche se c’è Alice?”
“Non possiamo avere paura di lei. Ed inoltre con lo show che abbiamo inscenato prima, e che sicuramente ha sentito, dubito che dobbiamo preoccuparci molto.”
“Ok.” Disse Giacomo.

Ci alzammo, ci vestimmo ed andammo in cucina. Presi delle patatine, un paio di Coca cola ed andammo in soggiorno a mangiarcele. Misi un braccio intorno a Giacomo, accesi la televisione e cominciai a fare zapping. Girai la testa di Giacomo verso di me e lo baciai. Alice entrò nella stanza.
“Voi due siete disgustosi.” Disse.
“Davvero?” Chiesi. “Ci vorrebbe una doccia. Vogliamo andare a farne una, Giacomo? Potrebbe essere divertente farla insieme.”
“L’abbiamo fatta insieme l’ultimo fine settimana, Nick. E sì è stato molto divertente fare una bella doccia bollente con te.”
E ci baciammo.
“Smettetela!” Disse Alice. “Ho dovuto uscire prima per non sentire il rumore che facevate.”
“Beh, non peggio di quel ragazzo che ti sei portato a casa all’una notte durante le vacanze pasquali un anno fa. Ti ricordi che mamma e papà erano fuori quella sera, avrei potuto chiamarli e raccontare tutto; ma non l’ho fatto e questa sera è stata la mia vendetta.”
Giacomo appoggiò la testa alla mia spalla. “Smettetela!” Gridò Alice.
“Di fare che cosa?” Io chiesi.
“Cosa! Di dare quello.”
“Si chiama coccolarsi, Alice. Le coppie lo fanno sempre. E non si dica che non posso coccolarmi col mio ragazzo.”

Alice se ne andò incazzata, Giacomo ed io guardammo una po’ la televisione e dopo poco arrivò mio padre. Il padre di Giacomo entrò subito dopo. Mio padre chiamò Alice: “Cosa è successo stasera?” Chiese.
Io spiegai quello che era successo cominciando da quello che era accaduto dopo l’allenamento di nuoto. Una volta che ebbi finito mio padre chiese: “Hai quella e-mail?”
Gliela diedi, mio padre la lesse e la passò poi a Roberto. “Alice, Renzo è il padre del bambino? La prova di paternità per Enrico è stata negativa.” Disse mio padre.
“Sì potrebbe esserlo.” Disse Alice.
“Contatterò i suoi genitori e dovrà fare una prova di paternità. Inoltre ho parlato col preside e lui ha detto che potrai finire l’anno con un insegnante privato. Stando così le cose da questo fine settimana andrai a stare con i nonni e starai con loro finché il bambino non nascerà.”
“Cosa!” Gridò Alice.
“Non provocherai più guai a Nick e Giacomo.” disse mio padre. “Ora finiamola! Venerdì preparerai i bagagli perché dopo la scuola partirai!”
“Loro sono ripugnanti!” Gridò Alice indicando Giacomo e me.
“Non ti permettere di dire queste cose di Giacomo e tuo fratello!” Gridò mio padre. “Tu farai come ho detto!”
Alice corse via. Mio padre si rivolse a Roberto: “Mi dispiace per quanto mia faglia ha fatto a Giacomo ed alla sua famiglia.
“È tutto a posto signor Vardi.” Disse Roberto. “Sta diventando tardi, sarà meglio che torni a casa. Vieni Giacomo.”
Giacomo ed io ci salutammo poi io andai nella mia stanza e mi preparai per andare a letto. Il giorno seguente tutta la scuola sapeva che Giacomo ed io eravamo una coppia.