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Mia Moglie, il capo

Giada,38 anni,bionda riccia occhi azzurri, corpicino ben fatto,formoso quanto basta. Fa la segretaria in uno studio d’analisi. Lei riceve i clienti, prende le prenotazioni, porta documenti ed incassi al capo. Mia moglie Giada e’ una donna affabile,molto solare,splendida con le persone. L’amo ed a letto ci intendiamo molto. Le piace leccar lo,e’ bravissima con la bocca. Io amo vederla a quattro zampe sopra il mio arnese. Purtroppo il cubetto e’ off limits. Lavora per Mario, il padrone Dottore farmacista di uno studio d’analisi di provincia. Uno stronzo di 55 anni, pidocchio rifatto, lampadato con la faccia da coglione presuntuoso. Tratti i suoi dipendenti come schiavi, arrogante e scortese qual’e’. Lei è’ molto servizievole, spesso per me troppo. Litighiamo per quanto non sa darsi rispettare e sotto sta alle continue richieste di lui. Fai questo,fai quello, sbrigati. Spesso dopo l’orario di lavoro. Certe volte, mentre ci stiamo per mettere a letto, eccitati un po’ per quello che vogliamo fare, io la provoco e le dico che con il capo non da tanto la sostenuta. Magari se le chiede di inginocchiarsi e prenderlo, lei ci starebbe pure. Lei sbuffa e mi prende a male parole. Io insisto, poi iniziamo a dare l’amore e mentre le sono dentro, da dietro con lei supina, le sussurro che vorrebbe il cazzo del capo in bocca. Lei non dice nulla, ancheggia, gode, si eccita e sussurra si sii lo voglio. Mi fa incazzare ma godo come un toro a pensarla intenta a sottomettersi con lo stronzo. Capita spesso, capita a letto o per provocarla. A lavoro poi, si veste sempre carina, ci tiene molto. Spesso gonnelline, camicette, collant e scarpine eleganti. Camice bianco per completare l’opera. Come ho già’ detto, io il suo cubetto non l’ho mai preso. Quando scopiamo supini, infilo il mio arnese da dietro, nella sua parata accogliente, bagnandoci completamente e subito. Calza a pennello e le piace mentre la prendo stringendole i seni. Le piace che le sussurro cose,meglio che è’ un po’ Troia e vuole il cazzo di un altro. Le piace e lo sento. Un giorno, dovevo andare a lavoro, il treno non passa ed allora decido di telefonare e restare a casa. Sono le 9 lei e’ a lavoro da 1 ora. Non le telefono, vado a trovarla per un saluto. Arrivo davanti lo il lavoratorio. C’è’ molta gente, la fila. Guardo dentro, al bancone c’è’ la collega,lei non c’è’. Forse e di la, forse allo studio del Dottore stronzo. Sto per telefonarle, poi noto che al solito posto dei cappotti di tutti i dipendenti,il suo di quella mattina non c’è’. Forse e’ andata a fare una commissione?. Decido di andare via,a pranzo ci saremmo visti a casa. Piove un po’, vado per prendere l’auto e con la coda dell’occhio in fondo alla strada, la intravedo camminare verso il palazzo dello studio del Dottore. Strano. Perché’ a quell’ora dal Dottore?. Sono geloso fradicio. E’ bastardo dentro quell’uomo ed eppure sento che ha un certo dominio sulla mia donna. Non so perché’, non so per quale scintilla, decido di seguirla e spiarla. Il palazzo in questione, e’ un edificio a 3 piani. Molti terrazzi ed una scala esterna. Lo studio del medico, e’ al terzo piano. Entrando dal portone, 3 rampe di scale e poi la porta principale. Non avrei potuto fare nulla una volta dentro lo studio. Ma ecco la sorpresa. Mia moglie, non entra nel portone, bensì fa il giro largo e scende verso la rampa dei garage. A dare cosa? Mi chiedo. La seguo, le sono a 30mt circa. La vedo scendere nei garage, attraversarli tutti e raggiungere i magazzini in fondo. Io appostato dietro una colonna, la vedo avvicinarsi, guardarsi intorno e poi bussare. Dopo pochi secondi la porta si apre. Con mio grande stupore, ecco il Dottore. Apre, compare e con una mano decisa le cinge la nuca, con l’altra il ventre e la stringe a se per baciarla. Un lungo ed intenso bacio in bocca, con lei sporta verso di lui, dondolante. Ora le agguanta e solleva una coscia a mano piena. Poi le palpa il culo. E’arrapato da morire. La stringe a se, la tocca con vigore e la desidera. Lei obbedisce in silenzio, subordinata ad ogni suo desiderio. Vieni! Vieni troietta le dice, vieni con me. Le prende una mano e la porta in un angolo dietro un muro alto del magazzino. Solo arrampicandomi su di un pa****tto potei osservare la scena. L’aveva poggiata con il ventre al muro, gettato a terra il camice e sollevato completamente la gonna. Lui inginocchiato le leccava i collant sopra il culo, cingendole forte i fianchi. Troia, ti rompo il culo adesso. Lei non fece un fiato, si sporse verso di lui, divarico’ meglio le gambe e languendo di piacere si fece calare i collant e perizoma a mezza gamba. Le tocco’ e poi affondo’ ben bene con le dita dentro la vulva. La fece bagnare e temere ben bene. Quando pronta, inizio’ a massaggiare e poi affondare una, due dita nel buchino di lei. Il culo no!. Cazzo a me no e con lui si?. Rosicavo ed ero pieno di rabbia. Cornuto ed eccitato come uno stronzo. Le ficco’ il gingillo con tutta l’indelicatezza che si possa pensare. Guardavo mia moglie farsi ingroppare come una vacca da quel bastardo porco. Troiaaa! Sei una troiaaa. Dillo che sei la mia troiaaa. E lei, con gli occhi chiusi,ansimante, sii sono una troia. Sfondami padrone,sfondami tutta. La inculo’ fino in fondo, alla fine le afferro’ i capelli e la tiro’ a se. Godiiii puttana!!!. Vennero insieme, nel culo di lei. Si avvinghiarono a terra a quattro zampe ansimando di piacere. La vidi godere come non mai. Scappai via. Scappai a masturbarmi. L’ebbi duro tutto il giorno. Tornata a casa volevo ucciderla. Insultarla. Invece lei, entro’ mi bacio’ e volle fare l’amore. Non dissi mai nulla. Fini’ così’. Era la schiava del suo padrone. L’amavo comunque

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Il lento scivolare di una coppia verso gli abissi

Ivana, Francesca e Marta una volta riaccompagnate nei loro alloggi pensavano che il peggio fosse passato e che quello che avevano subito fosse stata solo una brutta esperienza, ma da guardare al passato.
Le cose non stavano affatto cosìperò, e la serata era solo agli inizi, infatti dopo qualche ora furono richiamate nell’immenso salone della villa e Peter in persona disse che ognuna di loro sarebbe stata assegnata a ciascuno dei suoi ospiti e con lui o lei avrebbe passato la notte.
La scelta da parte degli amici di Peter sarebbe avvenuta attraverso un asta , ovviamante Ivana, Francesca e Marta vennero tenute per ultime essendo il pezzo forte della serata.
La tensione era palpabile nei loro volti e il terrore di finire tra le grinfie di Maria la sessantenne sadica ex mistress era notevole. Dopo circa un ora di attesa che per le ragazze furono interminabili venne il loro turno. In un primo momento furono assegnate a un anziano signore con uno spiccato accento messicano che fece un offerta stratosferica per tutte e tre e la cosa tranquilizzò sull’istante le ragazze, però fu solo un attimo in quanto si qualificò come il marito di Maria e disse che la notte con le tre era il suo regalo per il loro anniversario di matrimonio.
Maria prese le tre, mise loro collare e guinzaglio e le accompagnò nel suoo alloggio. Per prima cosa intimò loro di abbassare sempre lo sguardo in quanto come luride schiave non erano degne di guardarla negli occhi e che dovevano essere subito punite in quanto si era chiaramente resa conto durante l’asta che non volevano diventare sue schiave.
Le tre schiave furono fatte appogiare con le mani a ridosso dell’armadio e ricevettero ognuna una quarantina di vergate con un una canna di bambù, i loro sederini erano sensibilmente rossi e doloranti e chiedevano pietà ben sapendo che sarebbe stato solo l’inizio di un supplizio.
Subito dopo essere state frustate Marià ordinò a Francesca di straiarsi sul letto, poi ordinò alle altre due schiave di portare una gogna vicino al letto. Queste portarono la gogna con enorme fatica vicino al letto, ma cercarono di non far vedere la fatica che era presente nei loro volti temendo la rabbia e l’ventuale punizione della mistress.
Maria a questo punto cosparse i piedi della malcapitata di sale e le altre due schiave si guardarono scettiche domaandosi a cosa sarebbe servito il sale. Dopo aver cosparso il sale Maria aprì una porta da cui uscì una capra che si diresse immediatamente verso Francesca in quanto le capre sono un a****le avido di sale. La lingua della capra provocava del sollettico dal quale era impossibile res****re anche se inizialmente Francesca ci provò, ma poi cominciò a ridere all’impazzata farfugliando frasi di pietà verso la mistress, implorandola di finirla cosa che fece solo quando si trovò al limite della sopportazione. Maria disse poi che il trattamento avrebbero dovuto subirlo anche le altre schiave. Ivana avendo la sfortuna di essere l’ultima a subire la tortura della capra ebbe anche l’ansia e l’angoscia di dover attendere un sacco di tempo e questo fu per lei tremendo.
Terminato il supplizio Maria disse loro che siccome si era comportate bene meritavano un premio: si mise a cavalcioni e si mise a pisciare in mezzo alla stanza e poi disse che come premio per essersi comportate bene avrebbero avuto l’onore di assaggiare la pipì della loro padrona. Le tre schiave per paura di punizioni forti si misero a pulire il pavimento leccando tutta la pipì tra conati di vomito. Una volta finito di pulire il pavimento vennero fortemente redarguite da Maria in quanto leccare la pipì della loro padrona doveva essere una gioia e dovevano ringraziarla di avere dato loro questo onore e che per questo affronto sarebbero state severamente punite, ma questo sarebbe avvenuto l’indomani prima di andare via dalla villa di Peter in quanto avrebbero dovuto stare nell’ansia di quella che sarebbe stata la punizione per tutta la notte fino a quandp non si fossero svegliate.

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il custode

Passarono gli anni e i rapporti con Angelo e Daniele erano sempre più frequenti ormai ero diventato la loro femminuccia e dovevo farli godere ogni volta che volevano e anzi avevano coinvolto anche Walter di un anno più grande di me e Angelo e 1 in meno di Daniele; anche a walter piaceva tanto farselo succhiare e mettermelo dietro.
Lo facevamo dove capitava, negli scantinati sulle terrazze dove si lavavano i panni, dietro i cespugli.
Ultimamente ci aveva preso a giocare a tennis, affittavamo il campo e giocavamo delle ore e dopo la partita ovviamente c’era la doccia ristoratrice, non c’era doccia dove io non dovessi farli contenti, una volta mi ricordo che mentre c’erano due adulti che non conoscevamo che si cambiavano io ero dentro una doccia con Walter che lo spompinavo, ormai ero alla soglia dei mie 14 anni e ero esperto succhiatore nonchè bevitore di sperma, la cosa era troppo bella per lasciar stare.
Al campo di tennis c’era il custode, un uomo rozzo sui 50 anni puzzolente sempre sudato, barba lunga e mani sporche, mi ricordo era una bella giornata di sole e gli altri non c’erano cosi io e Angelo andiamo a giocare a tennis da soli, partita bella e lunga e alla fine nelle doccie Angelo mi chiede di farlo divertire, eravamo gli ultimi ad aver affittato il campo e sapevano che non sarebbe arrivato nessuno, la nostra testolina ingenua ci fece pensare di essere tranquilli, dopo un bel pompino Angelo mi fece mettere a 90 sulla panca degli spogliatoi e inizio una lenta e lunga inculata; sul più bello si spalancò la porta e apparva lui, il custode, che vedendoci fare quelle cose ci disse e bravi porcellini, Angelo si fermò di colpo ma lui gli disse – no continua che mi piace vedere la troietta che si fa inculare -. mentre si avvicina abbassa la chiusura lampo e tira fuori un cazzo non lunghissimo ma molto largo, l’odore di piscio e di sporco si sentiva da lontano, più si avvicinava e più avevo paura che dovevo prenderlo in bocca. si posizionò davanti a me e me lo mise davanti alle labbra, io aprii la bocca ma appena preso mi venne da vomitare, ma appena risputato fuori lui mi prese la testa e con forza me lo cacciò dentro, aveva un sapore forte di piscio. Angelo nel frattempo era venuto si vestì in fretta e scappò via; mentre usciva il custode gli disse – e non dire niente a nessuno altrimenti sono affari tuoi -.
Mi ritrovai da solo nello spogliatoio con il custode che mi pompava la bocca e dopo poco mi sborro in bocca, sembrava non finire mai, era tanta e

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molto densa
me la fece ingoiare tutta e appena finito io credevo che potevo andarmene e invece lui mi ferma e dice – dove vai?! anche io voglio assaggiare il tuo bel culetto giovane -; mi prese un colpo aveva un cazzo troppo largo, ma a lui non interessavano le mie proteste, mi fece mettere a 90 sulla panca, mise del bagno schiuma sul cazzo e me lo infilò dentro. un dolore lancinante mi squarcava le budella, mi pompò non so per quanto tempo e quando venne nel mio culetto dolorante non avevo più forza. a quel punto lo tirò fuori e me lo mise in bocca orndinandomi di pulirlo, era sporco di sperma e di residui del mio culetto ma a lui non interessava dovevo farlo e basta. appena finito mentre mi rivestivo mi disse – e domani sera devi passare da me giù al gabbiotto, e non ti scordare che posso dire a tutti cosa fate voi qua dentro… -.
avevo il culo dolorante ma essere stato preso con una certa violenza mi fece eccitare e a casa mi sparai una grande sega.

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Il vecchio amico di Giulia

Racconto trovato in rete su xhamster.

Giulia aveva appena lasciato la casa di Roberto, si sentiva finalmente libera, dopo tre anni di una bella storia aveva bisogno di respirare, infondo a 22 anni si ha l’esigenza di fare nuove scoperte, di divertirsi e di conoscere persone nuove. Roberto con lei era sempre stato gentile, dolce, un amante rispettoso ma poco esperto, poco attento alle voglie di una ragazza bella e in fiore come Giulia, che sbocciava rigogliosa al sole della tarda primavera.
La prima cosa che la giovane fece appena arrivata a casa fu mandare un messaggio a Mario.
“Sono libera.”
Mario era un gentile signore di 65 anni che abitava nello stesso quartiere di Giulia, single da ormai dodici anni dopo una lunga convivenza finita male, aveva visto la piccola Giulia crescere, farsi donna e diventare ogni giorno più bella.
Ogni giorno la incontrava per strada, dal panettiere, al supermercato, non mancava mai di farle scorrere un’occhiata più che apprezzativa su quel corpo stupendo, coperto da corti vestiti, minigonne o jeans aderenti, non che ci provasse sperando in una sua risposta, era più che altro l’istinto di un uomo non più giovane che ormai si sentiva sulla via del tramonto, deluso dalle donne e dalla vita e che si beava alla vista di una splendida fanciulla.
Un giorno però la situazione cambiò, era piena estate, Mario scese al mare per fare un bagno quando intravide Giulia sulla spiaggia in compagnia del fidanzato, vederla in costume certo era un’altra cosa, alta, snella, la pelle abbronzata, il seno pieno sodo che riempiva il reggiseno, il ventre piatto, il sedere tondo, i capelli neri bagnati che si appiccicavano a quella bellissima schiena e gli occhi verdi come smeraldi, ridenti e luminosi, una vista da togliere il fiato. Mario la adorava con gli occhi senza tralasciare un centimetro di quel corpo meraviglioso, era come pietrificato, Giulia, che stava ridendo con Roberto si sentì all’improvviso gli occhi di qualcuno addosso, spostò un po’ la testa e vide Mario che la guardava, fu una sensazione strana, conosceva quell’uomo da tempo, era sempre stato gentile con lei, ma in quello sguardo lei notò qualcosa di diverso, qualcosa che le accese un brivido lungo la schiena, quell’uomo la stava desiderando, la stava facendo sentire bella come mai prima.
Mario vide che Giulia lo aveva notato, cercò di svegliarsi da quello stato di incanto in cui era caduto facendo finta di nulla, le sorrise, la salutò con la mano, Giulia rispose distogliendo lo sguardo, ma da quel giorno le cose tra loro cambiarono.
Spesso Mario scendeva alla spiaggia per vedere Giulia, si era fatto un po’ più intraprendente, se gli capitava di incontrarla tra le cabine le lanciava uno sguardo malizioso o un sorriso di intesa o le diceva qualche frase lusinghiera. Ogni giorno che passava il loro rapporto si intensificava, si ritrovavano a chiacchierare, lei aveva finito per confidargli le sue perplessità riguardo alla sua storia con Roberto, Mario non faceva che ripeterle che avrebbe fatto qualunque cosa pur di avere una fidanzata bella come lei e che se Roberto non la rendeva felice allora non capiva niente, le consigliava di lasciarlo per poi aggiungere ridendo che avrebbe potuto consolarla lui.
Flirtavano, ma per gioco, lei sapeva di eccitarlo, sapeva che lui l’adorava, la cosa le piaceva, iniziò così a provocarlo fingendo ovviamente di non rendersene conto, quando lo vedeva arrivare si spalmava la crema abbronzante su tutto il corpo con una sensualità da togliere il fiato, a volte si stendeva a prendere il sole e toglieva il pezzo sopra del costume rimanendo in topless.
Al povero Mario restava solo una doccia fredda per tenere a bada i bollori, incapace di trattenersi davanti a quell’esibizione sfrontata ma meravigliosa, la cosa andò avanti per tutta l’estate, mentre il rapporto tra Giulia e Roberto pian piano si andava sgretolando tra liti e incomprensioni.

Venne l’inverno, a Mario capitò meno spesso di incontrare Giulia che nel frattempo aveva ripreso l’università, aveva meno tempo libero, ma nonostante gli esami e gli impegni Giulia ogni tanto si fermava a pensare a Mario.
Si rendeva conto che quell’uomo era davvero troppo vecchio per lei, senza contare il fatto che anche fisicamente non era per nulla attraente, ormai i segni del tempo si erano fatti sentire, i capelli in parte erano cominciati a cadere, i baffoni grigi coprivano parte delle rughe del volto, sul torace ormai privo di tonicità si estendeva una massa di peli grigi, il ventre era ormai rilassato, nulla avrebbe dovuto attirarla in Mario, eppure lui la faceva fremere solo con uno sguardo o una parola, non si era mai sentita così prima e vederlo di meno peggiorava la cosa.
Una notte si sorprese a sognare di essere accarezzata da lui, si svegliò di soprassalto con un’incredibile voglia, a sorpresa lentamente iniziò a masturbarsi, chiuse gli occhi e immaginò di essere presa da Mario, fu bellissimo, meglio di ogni rapporto con Roberto, la cosa la fece riflettere, da lì ci furono tante occasioni per rimanere da sola a toccarsi pensando al suo spasimante maturo.
Dal canto suo Mario faceva lo stesso si era spesso trovato ad eccitarsi pensando a Giulia al mare in topless, con suo stupore aveva ripreso a masturbarsi come un ragazzino, si sentiva un po’ patetico ma almeno in quei momenti era come se fosse con lei.
L’inverno passò arrivando la primavera con le prime giornate di sole, fu quasi per caso che quel pomeriggio Giulia rientrò prima dall’Università, era sovra pensiero tutta intenta a concentrarsi su come avrebbe organizzato il pomeriggio per studiare quando si imbattè in Mario, i due si guardarono per un attimo senza parlare, Mario aveva la salivazione azzerata e a Giulia tremavano le ginocchia.
Poco dopo si trovarono ad un chiosco nel giardino vicino a prendere un frappè per fare due chiacchiere, era come se non fosse passato nemmeno un giorno, ridevano, facevano battute, tornarono a parlare di Roberto, della crisi del rapporto con lui, Mario la guardò seriamente e le disse che se lei stava male allora avrebbe dovuto troncare e poi aggiunse.
“Peccato non poter essere più giovane e renderti felice, non riesco a pensare ad altro!”
Era come se fosse crollato un muro, Mario prese coraggio, le disse tutto quello che provava per lei, Giulia rimase di stucco, ma era contenta di quella dichiarazione, poi Mario si congedò da lei dicendole che si era finalmente tolto un peso, che sapeva di non avere una chance con lei ma che almeno era stato sincero, le augurò buona fortuna e se ne andò.
Giulia non riuscì a pensare ad altro per tutto il giorno e per tutta la notte, il giorno dopo si alzò serena dal letto perchè sapeva ciò che doveva fare, prese coraggio andò da Roberto e ruppe la storia con lui, uscendo da casa sua si sentì leggera come una piuma e molto più sicura di sè, ora non si sarebbe di certo fermata era giunto il momento di osare.

Erano le due del pomeriggio, Mario era seduto in poltrona a fare parole crociate ancora confuso per il messaggio di Giulia quando il campanello suonò, chiese chi fosse, rimase alquanto stupito dal sentire.
“Giulia!”
Dopo pochi istanti lei era sull’uscio del suo appartamento, bellissima e sorridente, appena entrata in casa lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò esordendo con un.
“Grazie!”
Mario rimase confuso, così Giulia ridendo gli spiegò del coraggio che lui le aveva dato con le sue parole, del fatto che aveva lasciato Roberto, dopo smettendo di sorridere ed abbassando la voce aggiunse.
“E poi ho capito che quello che davvero voglio ora è essere tua, voglio esaudire il tuo desiderio di me.”
Ci fu un lungo momento di silenzio e stupore seguito dall’imbarazzo, Giulia sentì le guance arrossire ed abbassò lo sguardo, Mario si sentì a disagio, ma ormai era partita per la tangente e nulla l’avrebbe fermata così la ragazza aggiunse.
“Mario voglio fare l’amore con te, lo voglio fare ora… sempre che tu mi voglia ancora”.
Mario si sentì come sulle montagne russe, il cuore che batteva all’impazzata, con voce roca rispose.
“Certo che ti voglio ancora.”
Ma poi aggiunse.
“Voglio solo che tu sia sicura, sono più vecchio di te, so benissimo che puoi pretendere di meglio, ho gli specchi in casa e vedo quanto tu sei bella, non voglio che tu faccia niente di cui ti potresti pentire.”
Giulia sorrise e gli rispose.
“Sono sicurissima.”
Dopo poco si ritrovarono nella camera da letto di Mario, c’era una quiete perfetta ma Giulia era tormentata, aveva rassicurato Mario ma in realtà era molto imbarazzata, mentre lui la spogliava lentamente lei non sapeva che pensare, sentiva l’eccitazione montare ma aveva anche paura, quando rimase nuda davanti a lui si sentì davvero nuda e i suoi occhi che la guardavano intensamente erano come di fuoco, lui la fece stendere contemplandola ancora, era bellissima un fiore fresco e delicato tutto per lui.
Poi iniziò a spogliarsi, Giulia era come ipnotizzata dai suoi movimenti, ogni indumento che lui si toglieva lasciava vedere un corpo ormai vecchio, la pelle cadente, i peli abbondanti e grigi, i capezzoli penduli, la pancia prominente, il pube ingrigito, il pene violaceo, anche i testicoli avevano perso tonicità.
“Oddio” pensò con terrore Giulia quell’uomo non era bello, la luce di quel pomeriggio lasciava vedere cose che la disgustavano, lui ruppe il silenzio.
“Prendi la pillola, vero?”
Lei si lasciò sfuggire un debole.
“Sì.”
Lui le sorrise maliziosamente aggiungendo.
“Molto bene.”
Era in preda al panico, era nuda sul letto di un uomo di 65 anni per nulla attraente, un uomo che le si stava avvicinando nudo per poterla toccare e scopare, l’idea di dovergli aprire le gambe per permettergli di penetrarla con quel pene disgustoso la terrorizzava.
Dov’era finita la sua sicurezza?
Tutta quell’eccitazione?
Solo ora si rendeva conto di essere giovane e bellissima in preda ad un anziano dall’aspetto piuttosto repellente???
Ma dove era finito il suo buon senso?
Che avrebbe fatto?
Si sentiva paralizzata, nonostante il disgusto i suoi capezzoli erano ritti e duri, Mario li notò sorridendo in una maniera tale per cui lei lo vide porco come non mai, altro che amante appassionato davanti a lei aveva un vecchio porco laido che voleva solo godere del suo meraviglioso corpo giovane e fresco.
Che fare???
Mario avvertì che in Giulia era cambiato qualcosa, la vide nervosa impacciata, non voleva spaventarla ma di certo non se la sarebbe fatta scappare, ormai era eccitatissimo ed era passato troppo tempo dall’ultima volta che era entrato nel corpo di una donna, poi Giulia era un bocconcino troppo prelibato, era bellissima, lui non ne poteva più, voleva solo toccarla godere di lei e farla godere così gentilmente le accarezzò una guancia e le sussurrò.
“Non preoccuparti piccola, rilassati chiudi gli occhi non devi fare nulla penserò a tutto io, sei bellissima.”
Giulia capì che non poteva evitarlo infondo era lei che si era proposta, ormai capiva che Mario era troppo arrapato per fermarsi, così fece un profondo respiro, cercò di calmarsi, stette ferma lasciandolo fare.
Lui si sdraiò accanto a lei stando sul gomito accarezzandole i capelli e guardandola in volto, con un sorriso rassicurante prese a baciarle la fronte, la guancia, l’orecchio, il tutto molto lentamente e dolcemente pian piano scese a baciarle il collo, mentre con la mano le sfiorò un seno, si avvicinò ancora con le labbra al suo orecchio sussurrandole.
“Sei un angelo, ti rendi conto di quello che mi stai facendo? Non sono mai stato così eccitato in tutta la mia vita.”
Quelle parole le riportarono i brividi lungo la schiena, si inarcò alla sua mano esploratrice, Mario si fece più audace scendendo a baciarle i seni, succhiandole i capezzoli duri, due adorabili bottoncini rosa scese ancora con la bocca baciandole quel ventre piatto perfetto, accarezzandole i dolci petali tra le sue gambe, poi più giù sui fianchi, le cosce…. finchè gentilmente con le mani le aprì le ginocchia.
“Voglio baciarti la fica Giulia, apriti per me.”
A quella frase Giulia non potè trattenere un gemito ed obbedì, la bocca di Mario fu sulla sua vagina, la leccò lentamente, poi la succhiò, la baciò, le diede tante emozioni, Giulia poteva vedere le sue cosce oscenamente aperte, la testa con pochi capelli di Mario in mezzo, non aveva vinto del tutto la repulsione per lui ma quella cosa le piaceva un sacco come le piacevano le sue mani su di lei, poco dopo sentì salire l’orgasmo, travolgente, dirompente, venne nella bocca di Mario mentre lui si beava del suo dolce nettare, dopo alcuni istanti si calmò ansimando, Mario fu su di lei baciandole ancora il collo la guancia e sussurrandole.
“Tutto bene piccolina? E’ stato così bello per me spero anche per te.”
Giulia sorrise annuendo, mentre Mario si inginocchiò davanti a lei, era paonazzo in volto, il suo pene era eretto, scuro, pulsante, Mario si passò una mano sulla fronte poi le disse sorridendo.
“Però ora ti voglio davvero ho bisogno di penetrarti.”
Giulia capì che il momento era arrivato, quell’uomo vecchio stava per penetrarla, guardò ancora il suo addome flaccido e grasso, i suoi peli grigi, poi fece un cenno, capendo che non si poteva più rimandare, con la voce roca di desiderio Mario le disse.
“Apri bene le gambe per me, piccola.”
Lei ubbidì in silenzio, lui si piazzò in mezzo le toccò le labbra della vagina che erano bagnate, si passò quegli umori sulla cappella gonfia, guardò ancora un attimo quella giovane fica perfetta, le labbra gonfie e piccine, i peli del pube ben tagliati e neri e là in mezzo un clitoride eretto e pulsante, era perfetta. Ancora più eccitato dai quei pensieri da quella vista Mario volle assolutamente entrare in lei, così avvicinò il bacino al pube di Giulia, la cappella del suo cazzo era calda, gonfia, pulsante, appena Giulia la sentì toccare le sue labbra vaginali trasalì, Mario spinse lentamente, le labbra di quella vagina contro la volontà di Giulia si aprirono come petali di un fiore per far entrare quell’uomo. Piano piano sentiva quella lenta penetrazione, Mario aveva uno sguardo appannato dall’eccitazione, una smorfia di piacere gli segnò il volto vecchio non potè trattenere un gemito di godimento.
“Ahhhhh.”
Giulia pensò che fosse un gran porco, che si stava godendo una bella scopata con una giovane donna, ma per assurdo a quel viscido pensiero aprì ancora di più le gambe per agevolarlo nella penetrazione, si sentì colare tra le gambe, Mario entrava con calma ma senza fermarsi, ce l’aveva al massimo, grossissimo, durissimo come mai prima nella vita, quella giovane fichetta era un guanto che aderiva al suo arnese, la cosa gli dava un piacere infinito, tra quelle bellissime gambe c’era il paradiso, un paradiso stretto, caldo, umido, giovane, quant’era che non penetrava una fica e poi che fica, che corpo, era fantastico.
Giulia si sentiva riempire dalla virilità di Mario, lo sentiva grosso quasi le faceva male per la dimensione, improvvisamente lui si fermò, sentì i suoi testicoli penduli toccarle le labbra esterne, capì che lo aveva infilato tutto, Mario si abbassò su Giulia stendendosi su di lei, i loro due corpi ora aderivano perfettamente, quello vecchio di lui la schiacciava su quel materasso, il suo pene duro le riempiva la fica, sentiva i suoi peli grigi sfregarle contro il seno e la pancia mentre il suo ventre rilassato schiacciava il pube.
Tutto ciò che più le dava fastidio di lui ora era in pieno contatto con il suo corpo delicato, stranamente si sentì bagnare ancora di più, quel senso di fastidio le dava piacere, era uno strano mix di eccitazione e repulsione che le dava sensazioni fisiche e spirituali fortissime e uniche, Mario le sussurrò all’orecchio.
“Grazie per esserti donata a me, per avermelo lasciato fare.”
Poi si spostò sulle sue labbra baciandola con passione, addirittura baciata così intimamente da un vecchio… era il massimo, le piaceva, lo lasciò fare finchè lui non si staccò dalle sue labbra e le sorrise.
“Ti sei abituata alla mia presenza dentro di te o ti fa ancora male?”
Chiese lui.
“No, ora è ok.”
Rispose sommessamente lei.
Come rinfrancato da quelle parole Mario si tirò su sui gomiti, prese a muovere il bacino lentamente, iniziò a scoparla, si sentì benissimo era la cosa più bella del mondo, aveva sotto di sè una ragazza giovane stupenda, la stava scopando, stava cogliendo quel bocciolo e si sentì immensamente fortunato, quella piccola fica era strettissima ma molto umida, il suo cazzo ci scorreva alla grande, la guardava incapace di togliere gli occhi da quel viso meraviglioso o da quei seni pieni e sodi, Giulia aveva davvero un corpo da dea, gustarselo così alla sua età non era cosa comune, la piccola ad ogni colpo emetteva un piccolo gemito, tenerissimo, i suoi seni sobbalzavano appena e le sue guance erano rosse per l’eccitazione, uno spettacolo divino per un uomo della sua età, doveva chiavarsela e godersela.
Giulia dal canto suo era paralizzata ma eccitata, voleva solo donargli il suo corpo, lasciarlo fare, provava sensazioni positive anche se lui non era nè giovane nè bello, l’unica cosa che contava in quel momento era stare così, sotto di lui a gambe aperte a permettergli di farle quelle cose, voleva che lui la sporcasse, era troppo eccitante!
Mario inizio a gemere su Giulia mentre se la scopava, aveva un gemito roco di una persona che sta godendo, di un vecchio porco in calore, era una cosa che faceva impazzire Giulia, quel respiro affannoso quel rantolo non facevano che eccitarla di più, Mario aveva un bel ritmo ma in quella stanza presto si mise a far caldo, l’odore del sesso era forte e inebriante, piano piano la fronte di Mario si imperlò di sudore così come il torace villoso, le spalle, la schiena, in poco tempo Mario fu una maschera di sudore, Giulia provò ancora più disgusto ma di nuovo quel disgusto si trasformò in eccitazione, si inarcò verso Mario che la stava schiacciando alla grande, l’uomo prese quel gesto come un invito, si abbassò nuovamente sulla ragazza stendendosi su di lei, i loro corpi aderirono ancora ma questa volta il sudore di Mario bagnò completamente la pelle morbida di Giulia, la baciò ancora, lei sentì il suo sudore sul volto mentre il bacio aveva un sapore salato, continuava a gemere su di lei come un cinghiale in calore imbrattandola del suo sudore.
Poi si sollevò ancora sui gomiti continuando a scoparla in un dolce ritmo, il sudore che si era accumulato sulla fronte rugosa di Mario iniziò a colare su Giulia, una goccia sul collo, una sul capezzolo, una sulla spalla, una sul naso, era completamente sua piena dei suoi umori, lui la stava guardando con bramosia mentre se la chiavava per benino, incapace di trattenersi oltre Giulia esplose in un orgasmo che la portò in alto come se stesse volando, sentì le labbra della sua fica contrarsi sul cazzo di Mario, sentì che dal ventre scendeva un liquido caldo, i capezzoli si fecero sensibili all’aria ed ebbe l’impressione che il suo seno gonfiasse, non trattenne i gemiti socchiuse gli occhi dimenandosi sotto il corpo del vecchio, Mario la guardava eccitato e soddisfatto, l’aveva fatta godere.
“Sì piccola, godi così tesoro, brava la mia piccolina.”
le sussurrò mentre lei si contorceva sotto di lui, le spostò teneramente una ciocca di capelli dalla guancia e continuò.
“Prendilo tutto piccolina, te lo do tutto, prendilo che ti fa bene.”
Continuò a scoparsela mentre Giulia tornava in sè dopo quel fantastico orgasmo, era incredibile come Mario durasse nell’amplesso, quando lo faceva con Roberto il rischio era quello che lui godesse senza nemmeno averle acceso una fiammella ma con Mario era totalmente un’altra cosa, aveva già goduto grazie alla sua sapiente lingua ed ora con il suo randello ben piazzato nella fichetta si sentiva sconvolta, non sapeva se sarebbe durata ancora a lungo ormai era un tutt’uno con Mario, lui spingeva con il suo arnese dentro di lei che le aveva aperto il suo corpo, era piena dei suoi umori nella fica, aveva la pelle bagnata del suo sudore, qualche pelo del suo torace era appiccicato ai suoi seni, alla sua pancia, per non parlare della saliva che si erano scambiati con i baci e dei grigi peli pubici di lui che sfregavano contro quelli neri di lei.
Era tutta sua e tutto sommato non era male, pensò Giulia in preda all’estasi, Mario continuò a spingere dentro di lei a ritmo cadenzato, godendo, gemendo, facendola ansimare, poi improvvisamente con voce roca le disse.
“Non ce la faccio più, devo venire tesoro.”
Lei gli sorrise e lui aggiunse.
“Voglio riempirti del mio seme, lo voglio versare nel tuo ventre.”
Giulia come tacito assenso aprì bene le cosce, offrì ancora di più la sua fica ai suoi colpi poderosi, Mario gemette più forte ed aumentò il ritmo, Giulia lo guardava, vide che gli piaceva quello che le stava facendo, aveva il viso beato di un uomo che gode, dopo qualche colpo di reni ben dato Mario gemette più forte, quasi urlò con voce roca.
“Ahhhhhh.”
Giulia lo sentì in profondità, sentì quell’enorme cappella eruttare il suo seme in lei, si sentì invadere nell’utero da un liquido caldo, denso, copioso, Mario continuava a gemere.
“Ahhhhh.”
Mentre si abbassava su di lei la schiacciò totalmente sul letto, mentre con le natiche dava gli ultimi colpi in quella vagina giovane e fresca, si placò ansimando e rilassandosi su di lei, Giulia aveva il ventre pieno di un liquido caldissimo, sentiva la fica piena di umori e sentiva il cazzo del vecchio ben piantato nel suo pancino, i suoi profondi respiri le solleticavano il collo, dopo poco lui alzò il volto, la guardò negli occhi e le disse.
“Ti amo.”
Poi scese a baciarla con dolcezza, Giulia ricambiò il bacio, era bello averlo ancora dentro mentre la baciava, Mario si rialzò sui gomiti e scese a baciarle entrambi i seni succhiando bene i capezzoli eretti.
“So che prendi la pillola ma in questo momento voglio fingere di fecondarti, la trovo una cosa molto bella e molto intima.”
Giulia sorrise imbarazzata ma aveva capito quello che lui intendeva dire, lui avrebbe voluto marchiarla come sua per sempre, in un certo senso lo aveva fatto, non aveva mai permesso a nessuno di venirle dentro, non si era mai data ad un uomo senza il preservativo, non aveva mai mischiato i liquidi del corpo in maniera così intensa con un’altra persona, non aveva mai goduto così tanto in vita sua, Mario era vecchio e brutto, ma la faceva godere come nessun altro al mondo, per ora non contava niente altro.
Mario si mosse estraendo il pene che si stava afflosciando dalla sua vagina, nel sentirlo uscire dal suo corpo Giulia provò un’improvviso senso di vuoto, di frustrazione, si alzò per guardarsi tra le gambe vide che tra le cosce scorreva un liquido denso, biancastro, il misto tra i suoi umori vaginali e lo sperma di Mario, anche i peli del suo pube erano imbrattati da qualche gocciolina bianca, sorrise e tornò a sdraiarsi mettendosi una mano sul ventre, godendosi il calore che lo sperma del vecchio Mario le aveva diffuso nella pancia e nel corpo, Mario notò quel gesto, si sdraiò accanto a lei mettendo la sua mano callosa e rugosa su quella delicata della ragazza.
“Se mi dai un’oretta di tregua, torno a cavalcarti.”
Ammiccò lui con un sorriso malizioso sorridendo e baciandolo sulle labbra, lei rispose.
“Non vedo l’ora tesoro alla mia fichetta manca già il tuo cazzo meraviglioso.”
E appagati restarono una nelle braccia dell’altro per poi riprendere a fare l’amore.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Finale)

Mi scossero per svegliarmi. Aprii gli occhi ed il mio Giacomo mi stava scuotendo.
“Cosa c’è?” Chiesi.
“È il giorno del diploma, i tuoi genitori hanno detto di scendere per la colazione. Poi ti devi preparare.”
Mi lamentai. ” Va bene.”
Giacomo stava passando il week end con me. I suoi genitori avevano accettato di permettergli di andare a scuola con noi per la cerimonia del diploma. Scivolai in un paio di mutande e pantaloni del pigiama. La cerimonia era programmata per l’inizio di pomeriggio e la festa che i miei genitori avevano progettato per me sarebbe stata subito dopo la cerimonia.
Andai in cucina e mia madre mi servì la colazione, subito dopo lo fece con Giacomo e mio padre.
“Quando avete finito uno va a fare la doccia e poi quando a finifo, va l’altro.”
“Possiamo farla insieme.” Dissi senza pensare.
“Nick! ” detto mia madre.
“Scherzavo”
I miei genitori ci guardarono e Giacomo arrossì. “Giacomo può farla per primo.”
“Bene.” Disse mio padre. “Nick, capisco che voi due probabilmente avete già fatto la doccia insieme, ma penso che sia imbarazzante per il tuo amico, non è una cosa saggia da fare.”
“Mi spiacente.” Dissi io.
“NessunÈ bene il Sig. WIllis.” Disse Giacomo.

Finita la colazione andammo in camera mia. Giacomo prese un asciugamano ed andò in bagno. Io cominciai a cercare i miei vestiti. Preparai camicia, cravatta e pantaloni, berretto e giacca. Sentii qualcuno entrare dalla posta d’ingresso, uscii dalla mia camera e sentii le voci dei nonni. Ritornai in camera e chiusi la porta. Sarei stato felice di vedere i miei nonni, ma questo voleva dire che c’era anche Alice ed io non avevo nessun interesse a vedere mia sorella per il momento.
Giacomo ritornò in con un asciugamano avvolto intorno alla vita. Tirò via l’asciugamano e si ise un paio di mutande. “Non uscire ancora.” Dissi io. “Ci sono i miei nonni e vuol dire che Alice è qui.”
“Posso chiudere la porta a chiave?”
“Buon idea.” Dissi dato che avevo una porta per il bagno nella mia stanza. Giacomo chiuse la porta a chiave come io prendevo un asciugamano e cominciai a togliermi i vestiti e li gettavo nella cesta. Diedi un bacio a Giacomo, andai in bagno e feci la mia doccia. Quando rientrai nella mia camera Giacomo era completamente vestito.
Rapidamente mi vestii e fui pronto per andare. “Pronto? ” Chiesi a Giacomo.
“Ok, facciamolo.”

Giacomo ed io uscimmo ed andammo a salutare i nonni. “Allora, pronto per l’università?” Disse mio nonno salutandomi con un abbraccio.
“Oh Nicola.” disse mia nonna. “Siamo così orgogliosi di te.” E mi tirò in un abbraccio.
“Allora è questo l’amico?” Chiese mia nonna.
“Sì.” Dissi io. “Nonna, nonno questo è Giacomo.”
“Felice di conoscerti, Giacomo.” Disse mio nonno stringendogli la mano.
“Chiamaci Barbara e Paolo.” disse mia nonna.
Vidi Alice in un angolo della stanza. Sembrava oppressa da un peso, forse la gravidanza cominciava a mostrarsi. Aveva anche un’espressione strana sul viso mentre guardava Giacomo e me, uno sguardo che diceva che se avesse potuto ci avrebbe uccisi.

Era venuto il momento di andare a scuola, portammo i bagagli dei nonni nella camera degli ospiti, e poi andammo a scuola. Finalmente ottenemmo i nostri diplomi, posammo per le foto con le nostre famiglie ed amici. Poi ritornammo a casa e la festa cominciò.
I miei genitori avevano invitato famigliari ed amici miei e di Giacomo. Renzo era con Tammy ed alla fine noi quattro finimmo per giocare in piscina. Con mio grande piacere sembrava che Giacomo avesse finalmente cominciato a portare gli speedos. Eravamo seduti e stavamo chiacchierando quando qualcuno disse. “Cosa fanno qui loro?”
Alzai lo sguardo e vidi Alice, capii cosa voleva dire con “loro”, si riferiva a Renzo e Tammy. “Alice.” Dissi. “Questa è la mia festa e loro sono i miei amici, loro sono qui perché loro sono stati invitati.”
“Tu e Renzo non eravate amici.”
“Ora lo siamo, qualcosa che non va?”
“Questa sarebbe stata anchela mia festa se non fosse stato per quel tuo disgustoso amico.” Disse Alice disse guardando Giacomo con disgusto.
“No, Alice.” Disse Tammy. “Sarebbe stata anche la tua festa se tu non fossi andata a letto con metà della città. E sarebbe meglio non sentirti dire niente di cattivo su Renzo, Nick o Giacomo.
“Sì.” Dissi io. “E nel mio amico non c’è niente disgustoso.” Mentre lo dicevo misi un braccio intorno a Giacomo.
Alice sbuffò e se ne andò. “E’ una vera stronza!” Disse Tammy. “Nick come hai fatto a vivere nella stessa casa?”
“Non è stato facile, credimi.”

Venne l’ora di mangiare, mio padre aveva cotto delle costolette sulla griglia e noi ci sedemmo a mangiarle. I miei parenti mi diedero ricche mance e dopo un po’ gli ospiti cominciarono ad andarsene, Renzo e Tammy salutarono, i miei genitori non permisero che Giacomo ed io li aiutassimo a pulire così andammo in soggiorno e cominciammo a guardare della la televisione. Avevo un braccio intorno alle spalle di Giacomo ed i miei nonni si unirono a noi.
“Perché non se ne va?” Vidi Alice sulla porta del soggiorno.
“Se stai parlando di Giacomo, lui passerà la notte qui.”
“Non lo può fare!”
“Alice.” Disse il nonno. “Io non ho problemi se Giacomo resta se per i suoi genitori va bene.”
“E dove dormirà?”
“Dove pensi? Con me chiaramente.” Dissi io.
“Sapete quello che fanno a letto? ” Alice chiese ai miei nonni.
“Alice è probabile che noi siamo vecchi, ma non siamo vecchi barbogi.” Disse mia nonna. “Nick e Giacomo sono sicuramente sessualmente attivi. Ed inoltre quello che loro fanno a letto non sono affari nostri.i”
“Sì.” Dissi io. “Quindi taci e vattene.”
“Io non dormirò in una casa con due checche! ” Gridò Alice.
“Allora dormi fuori.” Dissi io.
Mia nonna si alzò, si avvicinò ad Alice, alzò una mano e la schiaffeggiò. “Non voglio mai più sentire quella parola! Lui è tuo fratello, è una vergogna che tu parli così, non hai un grammo di decenza.”
Alice uscì dalla stanza impettita.
“Non dovevi farlo nonna.” Dissi.
“Nick, non posso sentire quelle parole, specialmente se dirette ad uno dei miei figli o dei miei nipoti.”

Dopo un po’ Giacomo ed io salimmo in camera mia, ci spogliammo ed in breve Giacomo fu sulla schiena con le sue gambe sulle mie spalle ed il mio cazzo dentro di lui. Sparai un carico di sbvorra dentro di lui poi lo succhiai e bevvi il suo sperma.

Sono passati tredici anni, tredici anni in cui Giacomo ed io siamo rimasti insieme ed ancora lo siamo. Abbiamo avuto i nostri problemi nel corso di questi anni trascorsi insieme. Non potrei immaginare la mia vita senza che ci sia dentro Giacomo. Giacomo è diventato un medico, io continuai a nuotare con successo ma poi alla fine decisi di fare l’insegnante. Nuoto ancora per divertimento e sono allenatore di una squadra di nuoto.

Giacomo ed io torniamo a casa dei nostri ogni tanto ma non abbiamo più visto Alice dalla festa di diploma e la cosa non ci dispiace. I miei genitori mi hanno detto che ha avuto il bambino e se ne era preso cura il padre e la sua famiglia. Alice aveva pochi contatti col piccolo. Aveva ripreso ad andare a scuola ma era stata espulsa per il suo comportamento, ha avuto altri cinque figli, vive a senza fissa dimora ed entra ed esce di prigione.

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Sonia ed il fidanzato con un trans.

Racconto trovato in rete su xhamster.

Quando ho visto su un sito porno dei trans che si inculavano e si spompinavano a vicenda il mio cazzo ha avuto subito una reazione incredibile, mi sono eccitato così tanto che con appena due toccate mi stavo sborrando nelle mutande, sarebbe stata una situazione imbarazzante, il computer era quello della società per cui lavoravo, così mi sono affrettato a cancellare la cronologia.
Di quella mia “evasione visiva” non ne è rimasta traccia ma il mio cervello iniziò a rimuginare alle donne avute sino ad allora, alle loro prestazioni, i bocchini che mi avevano fatto sino a quel momento non avevano la stessa carica erotica di quello che quei trans si facevano a vicenda.
Sebbene abbia conosciuto Sonia, da me soprannominata per la sua abilità nel settore specifico, “la Marchesa del Pompino”, nessuna donna mi aveva fatto eccitare in quel modo, forse neanche lei, sì neanche la Sonia del liceo così educata e troia che leccava il cazzo come una fottuta cagna e ingoiava come un uomo nel deserto assetato e avido di acqua.
Qualche volta pranzando a casa sua ho pensato che nella mia sborra ci fossero più proteine vitamine ed ormoni che in quella di altri, perciò lei veniva a rifornirsi da me anzichè andare in farmacia o in qualche negozio di articoli sportivi a comprare integratori, Sonia a tavola mangiava come un uccellino per mantenere la sua splendida taglia 42, per il resto beveva da me tutto il resto. Nonostante intorno ai trenta anni avessi questo tipo di “impegni” con lei, spesso fantasticavo, chi fantastica sogna e chi sogna desidera, vedere quei trans che avevano un fisico snello e longilineo, movenze femminili, maniere dolci ed accoglienti mi aveva destato curiosità, l’insolito è il vero afrodisiaco altro che viagra, cialis, levitra o altre pillole da super-eroi del porno.
Arriviamo a Jessica, “lei” era un ragazzo che avevo visto crescere, adesso faceva rosicare le ragazze più belle della facoltà di Scienze Politiche a Napoli, si prostituiva ogni sera per venti miserabili euro, non poteva essere possibile, di solito nell’eros ci attira molto più l’insolito del solito, Jessica con i suoi diciotto anni le sue gambe ed il suo culo meraviglioso era l’ “insolito”.
Neanche la mia fantasia era stata molto abituata alle cose solite sino ad allora, il mio desiderio divenne subito quello di avvicinare un trans, non mi eccitava l’idea di sperimentare una corporeità diversa ma la mia mente fantasticava su altre cose, poter toccare quelle lunghe gambe, quei fianchi così stretti atletici e nervosi rispetto al morbido fisico della donna, quella stessa notte feci un sogno erotico con una trans che mi inculava e io che gli sborravo sulle tette. Mi svegliai di colpo e mi accorsi di essere venuto veramente, incominciai a guardare sempre più film porno di trans, mi capitava pure di scoparmi Sonia pensando ad un culo di un trans e ritornando a casa riuscivo a vedere un film porno di trans per farmi proprio delle seghe esplosive, insomma ero proprio attratto da quei corpi magnifici. Volevo sapere, curiosare, per questo obbiettivo avevo raccontato tutto a Sonia, riuscii a coinvolgere il suo fidanzato ufficiale Francesco, non mi ci volle molto a coinvolgere Francesco, grazie anche alle sue millantate capacità amatorie e alle virtuose cavalcate olimpioniche che faceva con Sonia.
Un giorno, sbirciando su internet vidi un annuncio di una trans mulatta con una quinta di seno e un bel culo sodo, la chiamai subito e le dissi che Francesco non era mai stato da una trans ma che ne era attratto tantissimo, lei mi disse di farmi trovare sotto il suo palazzo e di chiamarla. Il tempo di avvisare Francesco e Sonia e due giorni dopo presi la decisione di andarci, quando fui sotto casa sua la chiamai e le domandai cosa dovevamo fare, eravamo in quattro, la più felice sembrava essere Sonia pensando che quello che le potesse capitare era di beccare tre cazzi al volo contemporaneamente.
Lei ci disse di aspettare fermi nel parcheggio e che ci stava guardando, dopo circa trenta minuti vidi venire verso di me una figa pazzesca in jeans corti e una t-shirt che esplodeva dalle tette, era lei, avevo il cuore a 1000, mi chiese il nome e si presentò anche a Francesco e Sonia. Ci invitò a salire e dopo aver chiarito che la persona interessata era Francesco lo baciò con tutta la lingua nella sua bocca, sentiva il cazzo del ragazzo esplodere cosi gli tolse i vestiti, lo buttò sul divano e cominciò a spompinarlo, si aggiunse subito Sonia che leccò tutto finchè Francesco non le venne sulla bocca, Sonia e Consuelo bevvero tutto. Dopo questi preliminari Francesco inizia a capire che cosa può volere Consuelo per meritarsi i 500 euro concordati, portò il ragazzo in camera sua e lo convinse a rimanere perchè gli aveva riservato un trattamento speciale, lei prese dal bagno un rasoio e un asciugamano che gli mise sotto il culo, inizia così a depilargli la parte sotto i testicoli e vicino al buchino vergine con abilità e precisione, dopo aver posato tutto in bagno Consuelo torna con del gel e dei preservativi, quindi gli alza le gambe e comincia a leccare il buchino e ad infilarci la lingua dentro. Sonia a quella vista era completamente bagnata, riuscii con scaltrezza a sentirla sotto la gonna ma Francesco era diventata la troia di Consuelo, faceva di lui quello che voleva ed infatti si tolse il perizoma e si girò di s**tto in un 69 forzato puntando sopra la sua bocca il suo enorme cazzo mulatto, il cazzo era duro e Francesco lo subì tutto.
Mentre Francesco veniva fottuto io nel frattempo in un’altra stanza prendevo da dietro Sonia inculandola in una allegra cavalcata, Francesco ci ha raccontato dopo che era impegnato a non soffocare col cazzo di Consuelo di cui sentiva l’odore e beveva il seme, il frocetto si era già abituato a Consuelo, aveva in mano (non so come avesse fatto a prenderlo ) un vibratore e così dopo una leggera lubrificazione iniziò la penetrazione. Il Don Giovanni dei quartieri alti di Napoli veniva inculato da un vibratore che gli causava un dolore atroce al culo, Consuelo in un’occhiata aveva capito l’intesa che esisteva da tempo tra me e Sonia, quasi reggendo il gioco dei nostri piccoli tradimenti si accanisce contro Francesco, gli fa tenere il vibratore con le sue stesse mani nel suo culo che ormai non lo espelleva più. A Francesco quel giochino iniziava a piacere, Consuelo si era già infilata un preservativo e gli sussura con voce sensuale che vuole infilarsi nel culetto di Francesco finchè non avrebbe goduto anche lei, alla vista di un arnese da 25 centimetri il ragazzo prova a dire di no, Consuelo gli toglie rapidamente il vibratore dal culo sputa un paio di volte nel buco del culo e in un colpo secco e doloroso se lo incula. Si trattava di un cazzo più morbido del vibratore ma più grosso e lungo, ad ogni pompata venie spinto con destrezza sempre più dentro, ad un certo punto Francesco rivela la sua vera natura di frocio latente, inizia ad urlare e godere con Sonia ad un passo, era dentro tutto voleva essere trombato come la sua troia.
Francesco era eccitatissimo non voleva smettere, sborrò un paio di volte, si bevve pure tutto lo sperma della travestita, alla fine dopo quasi tre ore di giostra Francesco non riusciva a credere all’idea di aver tradito la sua fidanzata con un trans, era ufficialmente passato dal ruolo di “sciupafemmine” della Napoli dei Baroni e dei Principi a quella di una squallida troia drogata vogliosa di prenderlo. Sonia chiese a me di essere riaccompagnata a casa, Francesco avrebbe preso un taxi, da quell’avventura di cui fui testimone non ho più visto Sonia, ho saputo che per volere dei suoi genitori era stata quasi costretta a sposarsi con Francesco, dal quale aveva divorziato dopo un paio di anni.

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Il mio amico in macchina, col cazzo in mano

Sono Fabiana una ragazza estroversa che ama divertirsi. Sono fidanzata da tanto, ma non ho mai disprezzato un bel cazzo da far sborrare, col massimo del piacere.
Sono amica da tanti anni di un ragazzo, tra noi non è mai successo niente. Negli ultimi mesi inizio a notare in lui diversi atteggiamenti. Si lo vedo come mi guarda, come prova il contatto, si vede ha voglia di scoparmi come se non ci fosse un domani.
Bhè non mi nascondo anche io ho voglia, la voglia di prendere il suo cazzo tra le mani, in bocca e farlo esplodere. Ma per via di alcuni fattori sono bloccata.

Quella sera però lo vedo molto più interessato del solito, cerca il contatto, cerca il pretesto. Però c’era anche il mio ragazzo come fare? Di nascosto dal mio ragazzo, trovo pretesti per cercare il contatto, faccio di tutto per sfiorarlo fingendo l’errore. Porto avanti e continuo, inizio a fare la Troia, lo provoco.
Fingo la caduta delle mie sigarette e per raccoglierle gli sbatto in faccia il mio perizoma mentre mi piego a 90.
Lo vedevo ci ero riuscita, facevo talmente la troia che gli stavo facendo scoppiare le palle. Quelli si, quelli erano occhi di chi voleva sborrarti tutto in faccia ed in ogni dove.

La serata finisce, lui ha la macchina ed io sono quella che abita più vicino a lui. Dice che deve scappare a casa, perchè l’indomani doveva lavorare. Riaccompagna tutti ed io rimango con lui in auto.
Sinceramente in quel momento non so se agire, penso, attendo. All’inizio non noto niente in lui, sembra non voglia procedere, io attendo.
Durante la strada noto qualcosa mmh all’inizio non comprendo. Guardo bene con la coda dell’occhio, non mi faccio notare, poi capisco.
Si nascondeva spostando un lato del giacchetto, ma era quello che pensavo…aveva preso il suo cazzo in mano.
Faccio finta di niente, lo lascio fare la cosa mi eccita. Guardo interessata con la coda dell’occhio se lo tocca, ed io sto al suo gioco. Lui è convinto, pensa non me ne sia accorta, si masturba lentamente, a tratti gioca col suo cazzo pensando a me. Questa cosa inizia a farmi sentire una porca assurda.

Arriviamo vicino casa mia, lui nasconde meglio il cazzo ed inizia la manovra. Inizia la retromarcia, guarda dietro io sono convinta sono decisa, ho voglia. La manovra è quasi finita, io avvicino la mano e con decisione prendo il suo cazzo in mano, nascosto dietro al giacchetto.
Lui sobbalza, quasi incredulo poi accenna un sorriso. Non ci parliamo.
Avvicino la mia testa, porgo le labbra sulla sua cappella ed inizio a succhiarlo fino in fondo. Si ho tutto il cazzo dentro, dentro fino in gola.
Prende mi spoglia, tira giù il sedile, siamo eccitatissimi il suo cazzo è durissimo. Salgo su di lui, mi siedo sul suo cazzo e lo metto tutto nella mia figa bagnata. Lui dice solo una frase guardandomi “Finalmente Fabiana, il mio sogno era scoparti tutta”.
Dopo quella frase vengo pervasa dalla voglia di cazzo. Inizio su e giu fortissimo e ritmato. Lo scopo con una foga incredibile.
Lui prende iniziativa, cambia posizione, prende e me lo mette nel culo. Fa con calma poi con forza. Mi sta rompendo l’ano. Strillo godo urlo come una cagna. Mi scopa il culo con forza per diverso tempo, proprio sotto casa mia. E’ troppo eccitante.
Arriva il momento vuole sborrare io mi giro mentre avevo il cazzo nel culo e con un cenno di intesa gli dico “Sborrami in bocca ti prego”.
Si gira ed in poco mi ritrovo riempita di sborra in bocca, si mi stava riempendo. Lui quasi trema per quanto gode ed io più di lui. Calda sborra nella mia bocca, non ho più freni e ingoio tutto fino all’ultimo.
Ci rivestiamo, ci salutiamo con un bacio sulla guancia come nulla fosse. Mi giro, scendo chiudo lo sportello e mi dirigo verso il portone di casa. Prima di chiudere lo guardo soddisfatta, piena di calda sborra dentro di me, mi giro ed entro a casa.

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IL sogno di Gianna

E’ molto presto stamani, le 5 passate da poco.
La Gianna dorme profondamente.
Un’ora fa l’ho sentita muovere: si era svegliata, certo dopo un sogno.
Ho allungato la mano e ho trovato le sue natiche calde.
Gliele ho accarezzate. E’ un gesto delicato che faccio sovente, come per chiederle se vuole essere soddisfatta in qualche modo. Se si scansa, lascio perdere, ma se sta ferma continuo.
E’ stata ferma e io ho seguitato a carezzarle il culo e i fianchi. ha sospirato, Gianna; un sospiro di gradimento e di soddisfazione.
La mano s’è imtrodotta fra le sue natiche formose e il dito medio ha cercato il buco del culo.
Ho iniziato un delicato titillamento progressivamente sempre più indiscreto.
Gianna ha spinto il fuori il culo, verso di me come faceva per farsi trombare quando ero ancora potente. Ora il culo era del tutto scoperto e proteso.
Ho ritirato il dito insalivandolo per facilitare la penetrazione e quando le ho ricercato il buco del culo, ha fatto un gemito prolungato: aveva decisamente voglia.
Ha il buco del culo molto tonico e resistente mia moglie, ma anche disponibile e -con le dovute attenzioni- pronto ad accogliere un bel cazzo.
Il titillamento ha lasciato il posto alla penetrazione e tutto il dito è entrato dentro. Lo muovevo decisamente come per incularla.
S’è voltata verso di me. “Mauro…” ha sussurrato: “Ti va di leccarmi?”
“Sei eccitata, vero?”
“Si, tanto… Hoo fatto un sogno erotico… Ho sognato un cliente che è già venuto al negozio e che mi piace…E’ un bell’uomo e mi sa che anch’io gli piaccio… Ho sognato che ci uscivo proprio con quell’intenzione, sai?… Mmmmmmmmmmmmm”
Scivolo sotto le lenzuola e mentre lei si è messa sdraiata divaricando le cosce, ho preso il mio cuscino e l’ho spinto sotto il suo culo sollevandoglielo, per poterla leccare meglio.
Appena sono arrivato alla vulva, ho sentito il fortissimo odore buono del sesso eccitato. Era già mezza.
Che bello! Lei, come fa sempre, mette una mano sulla mia testa e mi guida nei movimenti.
C’è voluto poco per iniziare a sentirla smaniare e muovere il bacino. La sua mano mi teneva la testa premuta forte sulla vulva eccitata, scivolosa, odorosa di umori.
Movimenti sempre più veloci, poi: “Oddio!! fermati sennò vengo subito…”
“Troia,” sibilo: “Troia, hai voglia davvero di lui, lo sento… Ma sai una cosa? Al club in rete che io frequento, ci sarebbe un bell’uomo che vorrebbe conoscerti. Che dici? Se gli dicessi di farsi avanti?”
“Mmmmm, e com’é? Lo hai visto su Skype?”
“E’ un bell’uomo, credimi… Che faccio? Lo invito…?”
“Ruffiano!… Cornuto ruffiano… Cornuto!… Ma lo sa quello, che tu sei un cornuto che vuoi farti trombare la moglie perché sei impotente e solo segaiolo?”
“Si, Gianna, lo sa. Ma sai è un tipoo molto corretto e per bene… Magari potresti conoscerlo come amico… Poi… Se vi piacete… Perché no?!”
Gianna allunga la mano vero di me e sente che ho il pene eccitato, barzotto. Ormai il mio pemne, ridotto dall’atrofia dei corpi cabernosi non è più in gtrado di soddisfare una donna, ma se titillato e massaggiato da sempre lo stesso piacere di una volta.
“Senti senti com’è eccitato il mio cornutone…” mi dice pizzicandomi il piccolo membro: ” Hai voglia di corna fresche, vero porco cornuto?” Le piace darmio del cornuto. E’ una sicula e attribiuisce molti significati a quell’aggettivo. Il cornuto per lei non è più maschio.
La rilecco con decisione per tenerla eccitata. Sento bene che essendo eccitata e vogliosa del maschio smania, respira forte, geme, si agita, contrae il pavimento pelvico, stringe e rilascia le natiche e cola molti umori nella mia bocca, che li risucchia avidamnete, mentre gemo e le tengo il medio infilato nell’ano. Un tempo dicevo che se fossi diventato impotente mi sarei ucciso, oggi sono felice della mia impotenza e del rimpicciolimento del pene, perché mia moglie deve cercare il maschio e io godo proprio delle corna; ma delle corna vere, non quelle che taluno si procura nel privé o nei parcheggi delle periferie. A me piace da morire che mia moglie prenda un’infatuazione per il maschio; che sia coinvolta. Così le corna le sento davvero.
Percepisco che il suo orgasmo si sta avvicinado. Sguscia come una serpe, sobbalza sul letto spingendo in avanti il pube con la vulva violacea e viscida e mi preme forte la faccia sulla vulva, che ora cola abbondantemente.
“Oddio Mauro!! che voglia di cazzo che ho mmmmmmmmm…”.
“Ma lo tromberesti il mio amico se fosse qui?” farfuglio con la bocca immersa nel suo sesso.
“Mmmmmmmmm…Siiiiii. Dai!…daiii!… Lecca cornuto, daiii che vengoo! Dai!!! Daiiii!…eccolooooooooooooo” e si contorge come una serpe sgambando e scuotendo la testa a destra e sinistra, smaniando forte con la bocca aperta quasi non riuscisse a respirare.
Mi allaga la bocca e sobbalza nel letto con forti scossoni, che man mano vanno scemando.
Poi sospira diverse volte e infine il respiro le si fa man mano più lento.
Mi masturbo veloce e il pene semimoscio sussulta fra le sue chiappone, dato che s’era nel frattempo rigirata per rigettarsi nel sonno ristoratore, che dura tutt’ora.
Il semino l’ho gettato. In giornata, magari stasera stessa la riecciterò per portarla nel giusto stato d’animo per farle accettare l’idea di conoscere un uomo per farsi trombare. Ieri l’altro lui mi ha mandato le foto che gli avevo richiesto. E’ un bell’uomo alto, brizzolato, simpatico, con un bel sorriso e… un cazzo davvero maestoso: largo, nodoso, con una bella cappellona e due coglioni che promettono trombate multiple. Il massimo che un vecchio cornuto impotente come me possa offrire alla giovane moglie insoddisfatta e vogliosa di maschio.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 12)

Giacomo ed io eravamo nella sua stanza ambedue a torso nudo. Le mie mani si mossero giù lungo il suo corpo e cominciai a sbottonargli i pantaloni. Glieli tirai via insieme alle mutande e mi tolsi i miei. Lo tirai sopra il mio grembo e noi cominciammo a fare l’amore. Il mio cazzo strofinaca contro il suo sedere, l’uccello di Giacomo strofinava contro i suoi addominali ed imbrattava di liquido pre seminale il mio stomaco.
Presiu il lubrificante e lubrificai il suo buco ed il mio pene. Lo posizionai contro il suo buco e lo penetrai. Sentii la bella sensazione calda intorno al mio uccello e vidi l’espressione di piacere estremo sulla sua faccia. Gli baciai il collo mentre cominciavo a spingere dentro di lui. La bocca di Giacomo era al mio orecchio e vi si stava lamentando dentro, quello mi eccitò ancora di più facendomi spingere più forte. Giacomo aveva le mani sulla mia nuca ed io, mentre continuavo a spingere, trasportai la mia bocca sulla sua e cominciò a baciarlo mentre lo inculavo.
Lui mi spinse sulla schiena e cominciò a cavalcarmi il cazzo. Muoveva le mani sul mio torace, trovò i capezzoli e li pizzicò costringendomi ad inarcare la schiena. Vidi un’espressione di soddisfazione sulla sua faccia, portai le mani sul suo corpo, trovai i capezzoli e li strinsi. Giacomo emise una cosa simile ad un ruggito quando lo feci.
Mi tirai indietro, lo circondai con le mie braccia e lo feci girare sulla schiena. Cominciai a spingere con più forza dentro di lui. Sentii il mio orgasmo arrivare e presto sparai il mio sperma dentro di lui. Una volta finito di eiaculare crollai sul suo corpo con la testa appoggiata al suo torace a riprendere fiato. Abbassai una mano e sentii il suo cazzo ancora duro. Abbassai la testa tra le sue gambe, glielo presi in bocca e cominciai a succhiarglielo.
Giacomo ricominciò a lamentarsi mentre io mi muovevo su e giù sul suo cazzo. La sua respirazione divenne più veloce, capii che stava per venire così continuai a succhiarlo ed in breve lui stava sparando il suo carico nella mia bocca ed io stavo bevendo la sua sborra.

Mi sdraiai accanto a lui e lo tirai nelle mie braccia. “Wow!” Disse Giacomo.
“Veramente!” Dissi io.
Restammo sdraiati per un po’ e poi lui disse: “Tammy vuole che andiamo alla festa con lei e Renzo.”
“Sì, lo so.”
“Ma lasceranno entrare una coppia gay?”
“Non so. Dovremo chiederlo per saperlo.”
Restammo sdraiati ancora per un po’ e poi ci addormentammo.
Quando scuola riprese la settimana successiva chiedemmo al preside se potevamo andare insieme alla festa. Lui disse che gli stava bene ma ci avvertì di non attirare troppo l’attenzione su di noi. Dato che alla fine del meeting di nuoto dove avevo vinto, un fotografo ci aveva fotografati mentre ci baciavamo, e la fotografia era apparsa sul giornale, tutta la città sapeva che eravamo una coppia.
Mio padre aveva fatto il possibile per non permettere ai vicini di farne un affare di stato e lo stesso avevano fatto i genitori di Giacomo. Qualche volta mentre camminavo vedevo gente che mi guardava in modo strano oppure se mi vedevano arrivare smettevano di parlare e mi guardavano. A scuola le cose erano andate meglio, la maggior parte dei nostri compagni di classe aveva accettato che fossimo insieme per non dire che Renzo, l’amico di Giacomo, usciva con la ragazza più popolare della scuola, Tammy, la quale ci aveva preso sotto la sua protezione ed aveva cominciato a chiamarci i suoi “fratelli”, penso che fosse per questo che nessuno ci infastidì mai.

Tammy si era preoccupata di tutto, ci trovò un servizio di berlina ed una stanza vicino alla loro nel motel dove sarebbero stati lei e Renzo. La sera della festa arrivò ed io, nel mio smoking, stavo aspettando che la berlina mi venisse a prendere.
Era tutto tranquillo da quando mia sorella Alice era stata spedita dai nonni. Sentii la porta di casa aprirsi e mio padre uscì bevendo una tazza di caffè.
“Nick. stai attento questa notte.”
“Ok, papà.”
“E se beve cerca di no ubriacarti troppo.”
“Papà, io non bevo.” Papà sembrò sorpreso.
“E’ una sorpresa.”
“Ma è così, ho provato ma non mi piace il gusto dell’alcol.”
“Bene, sono contento di sentirlo ma attento alle droghe.”
“Non ne faccio uso, papà. E non ho interesse a provarle.”
“Come ho fatto ad allevare un ragazzo così responsabile?”
Io alzai le spalle.
La berlina arrivò, io salutai papà e salii. La macchina partì e dopo qualche attimo si fermè davanti alla casa di Giacomo. Lui entrò e fortunatamente ero seduto perchè mi sarebbero cedute le ginocchia a vederlo così bello nel suo smoking. Quando fu seduto lo guardai nei suoi occhi di smeraldo, mi piegai e lo baciai. Avrei voluto non smettere mai di baciarlo disse: “Andiamo Avremo tempo più tardi.”

In breve arrivammo alla sala da ballo che era stata affittata per la festa. Quando entrammo nessuno ci prestò attenzione, poi sentimmo un grido. “Nick! Giacomo!” ci girammo e vedemmo Tammy che agitava la mano verso di noi. Ci avvicinammo e lei e Renzo ci abbracciarono.
“Avete votato per il re e la regina della festa?” Chiese lei.
“Sì. Non preoccuparti Tammy, hai nostro voto.”
“Bene.” Disse Tammy.
Chiacchierammo un po’ con loro poi andammo a ballare. Pochi fecero caso al fatto che Giacomo ed io ballassimo insieme un ballo romantico e lento. No sapevo se fosse perché tutti a scuola erano ormai abituati ad avere una coppia gay o per l’influenza di Tammy.
Ballammo per un paio di ore poi il preside salì sul palco e si dedette. “Ok è il momento di rivelare il re e la regina della festa 1998 che sono…” Il preside aprì la busta e lesse: “Il re e la regina della festa sono Nicola e Tammy!”
Rimasi seduto scioccato, ero stato eletto re della festa. Gli studenti avevano eletto re della festa un ragazzo gay. Guardai a Giacomo che mi stava sorridendo e sentii sul mio braccio la mano di Tammy che tentava di tirarmi in piedi. Mi alzai fra gli applausi. Salii sul palco dove il preside mise una corona sulla mia testa. Tammy fece un discorso e quando venne il mio turno riuscii a dire solo: “Grazie.”
“Ora è il momento che il re e la regina ballino.” Disse il preside.
Tammy ed io scendemmo in pista ed iniziò a suonare un romantico lento. Sentivo tutti gli occhi su di me. “Deve esserci stato un errore.” Dissi io.
“Come?” Disse Tammy.
“Renzo dovrebbe essere qui, non io.”
“Nick, tu hai vinto regolarissimamente, tu sei è piuttosto popolare. Se tu fossi etero potresti avere tutte le ragazze che vuoi. E tu hai dato a questa scuola qualche cosa che non ha mai avuto in tutta la sua storia.”
La guardai confuso. “Oh dai Nick. Hai vinto una gara di nuoto dando a questa scuola un titolo sportivo che non ha mai ottenuto.”
“Ma anche se non ci fossi stato io la scuola avrebbe vinto lo stesso, Renzo è arrivato secondo e se non ci fossi stato io avrebbe vinto.”
“Ma il suo tempo sarebbe stato sufficiente per guadagnare i punti per permettere alla scuola di vincere? Credici Nick, tu sei è il ragazzo più popolare della scuola, gay o no.”

Finito il ballo andai a sedermi vicino a Giacomo. Un ora più tardi la gente cominciò a lasciare la festa, noi due riprendemmo la berlina ed andammo alla stanza del motel che Tammy aveva prenotato. Facemmo una doccia ed una bella sessione di sesso sotto l’acqua calda, poi andammo sul letto e ci coccolammo.
“Nick.” Disse Giacomo. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo, Giacomo.”
“Non vedo l’ora di essere con te all’università. Lì forse potremo girare senza essere oggetto di attenzione.”
“Dovremo aspettare solo qualche mese.”
“Non penso che Tammy ci lascerà in pace quando saremo là dato che anche lei ci va.”
“Bene, sarà bello sapere che c’è almeno una persona che si conosce. E Renzo non sarà molto lontano.”
Restammo sdraiati insieme finché non ci addormentammo. Il diploma si avvicinava e Giacomo stava per incontrare i miei nonni.

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 11)

Quando io andai a scuola il giorno seguente mi accorsi di occhiate strane degli altri studenti. Le ignorai e mi comportai come al solito. All’ora di pranzo Giacomo ed io ci sedemmo alla solita tavola. Mi accorsi che molti ci guardavano e bisbigliavano. Poi sentii un grido: “Guardateli!” Mi girai e vidi Alice che ci stava indicando. “Non sono disgustosi?!”
Tutti stavano guardando lei interrogativamente. “Quello che fanno in camera da letto non è naturale!”
“Signorina!” Gridò Andrea il mio allenatore di nuoto. “Non penso che quello che qualcuno fa nella sua camera siano affari di quelli che stanno in questo locale, ora gentilmente smetta di gridare e lasci che i suoi compagni finiscano il loro pranzo in pace.”
Tutta la sala mensa applaudì. Dopo pranzo sentii meno bisbigli e sguardi dagli studenti. Alcuni mi avvicinarono. Giacomo ed io decidemmo di non mentire più, se la gente non poteva sopportare che Giacomo ed io stessimo insieme, quello era un loro problema. Mi rivolsero domande come: “Tu e Giacomo state insieme?” “Tu e Giacomo siete veramente gay?” Le domande erano piuttosto importune, ma compresi che erano di curiosità piuttosto che la volontà di essere crudeli.

All’allenamento di nuoto non avvenne nulla di speciale, ci stavamo preparando per vincere il campionato. Io ero la stella dell’allenatore che dopo aver dichiarato finito l’allenamento mi disse: “Nick, dopo aver fatto la doccia ed esserti rivestito, vieni da me.”
Io accennai col capo e seguii gli altri nello spogliatoio. Vidi Io osservai Renzo borbottare tra di se, scivolai fuori dei miei speedo e mi feci la doccia. Poi ritornai al mio armadietto, mi vestii ed andai dall’allenatore: “Voleva vedermi?”
“Sì. Va tutto bene?”
“Sì. Non pottrebbe andare meglio, sono pronto per l’incontro di domani.”
“No, non parlavo della riunione ma di qualche cosa d’altro che sta succedendo. Tua sorella ha causato un vero caos in sala da pranzo oggi. Nessuno ha infastidito te e Giacomo, non è vero?”
“Mi hanno rivolto molte domande sul mio orientamento sessuale e sul fatto che io e Giacomo siamo o no una coppia ma nulla di veramente cattivo.”
“Bene. Ma per favore se qualcuno ti importuna fammelo sapere.”
“Ok.” Dissi io.

Andai a casa di Giacomo dove avrei passato la notte dato che i miei genitori stavano portando Alice dai miei nonni dove avrebbe dovuto stare finché il suo bambino non fosse nato. Cenammo coi genitori di Giacomo e poi passammo la sera guardando un film. Alla fine andammo in camera sua dove ci spogliammo; misi Giacomo a quattro zampe e spinsi il mio uccello nel suo buco caldo riempendolo del mio sperma.
Quindi lo feci sdraiare sulla schiena, lo succhiai e mi abbeverai del suo succo gustoso. Ci addormentammo uno nelle braccia dell’altro. Mi svegliai sabato mattina perchè Giacomo mi stava scuotendo.
Aprii gli occhi e gli sorrisi guardandolo nei suoi begli occhi: “E’ ora di svegliarsi, campione!” Disse.
“Non ho ancora vinto niente!”
“Comunque sei il mio campione.” Disse sorridendomi ed io gli sorrisi.
“Abbiamo tempo per una cosa fatta alla svelta?” Chiesi.
“Niente sesso adesso. Mamma ha preparato la colazione e dopo andremo in piscina per darti tempo di prepararti per la riunione. Non preoccuparti, più tardi faremo un sacco di sesso.”
Borbottai, uscii dal letto e mi vestii ed andai a fare colazione con Giacomo ed i suoi genitori.

Dopo la colazione presi la borsa con tutto il mio equipaggamento e la gettai sul sedile posteriore della macchina di Roberto con cui mi portarono alla piscina dove presi il bus che doveva portare tutta la squadra alla riunione. Fui uno dei primi a salire e mi misi a guardare fuori del finestrino, poi sentii una voce: “Ehi Nick, ti dispiace se mi siedo qui? ” Alzai lo sguardo e vidi Renzo.
“Fai pure.” Dissi.
Renzo si sedette. “Nick, mi spiace per quello che ho fatto nelle scorse settimane.”
“Penso che lo dovresti dire a Giacomo.”
“Lo farò. Io voglio.” Disse Renzo. “Alice mi teneva in ostaggio, ora spero di poter salvare la mia relazione con Tammy. Ho commesso un errore. Non ci sono scuse per quello che ho fatto.”
“Perché sei andato a letto con Alice?”
“Ero arrapato, non so come fu, non ce la facevo più ed improvvisamente mi resi conto che Alice ed io lo stavamo facendolo come conigli. Comunque come ho detto non ho scusanti per quello che ho fatto.”
“Comunque non devi preoccuparti, Alice non provocherà più guai, i miei genitori l’hanno spedita dai miei nonni.”
Renzo accennò col capo. “Lo ami?” chiese.
“Sì, io amo Giacomo.”
“Giacomo è stato sempre un po’ strano per me, non capivo perchè non avesse mai una ragazza. Io non potevo passare tutto il mio tempo solo con lui quando potevo avere una ragazza, così finii insieme a Tammy. Da quel momento Giacomo non sembrò più essere interessato ad uscire con me.”
“Era rimasto male, ecco perché.”
“Non capisco perché.”
“Immagina per un momento di essere single. E c’è una ragazza che veramente ti piace. Voi due cominciate ad uscire e cominci a sentire qualche cosa di più per lei, poi lei comincia ad uscire con un altro ragazzo.”
“Vuoi dire che Giacomo mi desiderava?”
“Sì. Giacomo era innamorato di te e rimase male quando tu ti mettesti con Tammy.” Sembrò che Renzo stesse per dire qualche cosa in sua difesa ma io proseguii. “Non è colpa tua perché non sapevi che Giacomo era gay o che lui voleva stare con te e per seconda cosa avere una ragazza è qualche cosa che la maggior parte dei ragazzi finiscono per avere. Solo immagina di essere innamorato di una ragazza, che lei finisca con un altro ragazzo e di non essere capace di dirle quello che senti. È doloroso, e per Giacomo fu un grande dolore quando tu cominciasti ad uscire con Tammy. Ecco perché lui si allontanò da te.”
“Non ho fatto apposta a fargli male.” Disse Renzo e vidi lo scintillio delle lacrime nei suoi occhi.
“Naturalmente, come ti ho detto tu non lo sapevi.”
“Cosa lo fece allontanare da me?”
“Venne ad una riunione di nuoto Sperando che in qualche modo tu ti rendessi conto dei suoi sentimenti per te. Fu quando mi vide, smise di fantasticare su di te e cominciò a fantasticare su di me. Fu per quello che cominciò ad uscire con Alice, per essere vicino a me. Poi trovò il coraggio per dirmi cosa sentiva per me e fu sorpreso di scoprire che io sentivo lo stesso per lui.”

“Ascolta Nick.” Disse Renzo asciugandosi le lacrime. “Non so cosa uscirà da questa prova di DNA per il bambino di Alice. Voglio solo che tu sappia che io amo Giacomo.” Tentai di sire qualche cosa ma Renzo continuò. “Non lo amo nel modo in cui lo ami tu, io l’amo come un fratello. Non potrei mai fargli male intenzionalmente; so che tu ed io non siamo mai stati amici ma voglio che Giacomo sia di nuovo parte della mia vita. Mi manca pazzamente. Non mi importa se è gay o sta con te, lo voglio di nuovo nella mia vita. Per favore Nick, io voglio di nuovo il mio amico, puoi aiutarmi?”
“Credo che Giacomo, i suoi genitori, ed i miei genitori stiano organizzando una festa a sorpresa per me dopo il meeting, naturalmente se vincerò. Sarà a casa di Giacomo, perché non vieni.”
“Me lo permetteresti?”
“Io penso che anche tu manchi a Giacomo e se posso fare qualsiasi cosa per renderlo felice, sono pronto a tutto, ed inoltre è possibile che tu ed io finiamo per diventare amici.”
“Ok. E Nick, tu vuoi che diventiamo amici?”
“Sicuro. Ti ho mai veramente odiato, Renzo e pensavo che forse un giorno o l’altro potevamo diventare amici.”
Allungai una mano e Renzo la strinse, poi continuammo a chiacchiere per il resto del viaggio. Quando arrivammo alla piscina dove si doveva tenere la riunione, andai negli spogliatoi, mi misi gli speedos ed entai in piscina. Alzai lo sguardo e vidi Giacomo, i suoi genitori ed i miei genitori seduti in prima fila. Mi sedetti sulla panca ed attesi il mio turno. Renzo era seduto di fianco a me e chiacchieravamo con me. Poi chiamarono il mio nome.

Salii sul blocco di partenza. Renzo era su quello successivo. Al fischio mi tuffai. Non ricordo di aver mai nuotato più velocemente. Il ruggito della folla era un’eco distante per me. Nuotai avanti ed indietro. Feci un’altra vasca e vidi che ero arrivato primo. Vidi Giacomo che saltava su e giù, iI miei genitori gridavano. Subito dopo di me Renzo arrivò secondo.
“Credo proprio che abbiamo portato punti alla nostra squadra.” Disse Renzo.
“Sì, penso che abbiamo fatto i migliori tempi della competizione.” Giacomo scese a bordo vasca e mi baciò davanti a tutti. Renzo era di fianco a me e disse: “Giacomo, Posso abbracciarti?” Poi vidi che Giacomo e Renzo si stavano abbracciando stretto. Quando si separarono Renzo disse: “Mi sei mancato, Nick mi ha raccontato cosa hai provato quando ho cominciato ad uscire con Tammy. Voglio che tu sappia che non volevo farti del male e che non ti farei mai del male intenzionalmente. Ti amo Giacomo, tu sei come un fratello per me e mi sei mancato.”
“È tutto ok, Renzo.” Disse Giacomo. “Ora è tutto ok. Più tardi vieni a casa mia, faremo una piccola festa per Nick, sarà anche la tua festa dato che sei arrivato secondo.”
“Ci sarò, posso portare Tammy?”
“Naturalmente, ora devo ritornare al mio posto, parleremo più tardi.”
Giacomo mi baciò di nuovo prima di tornare al suo posto e quando lo fece un fotografo ci riprese. Aspettammo la cerimonia di premiazione e mi fu consegnato il trofeo. Renzo era accanto a me e stringeva orgogliosamente il suo trofeo per il secondo posto.

Renzo ed io sedemmo ancora vicini durante il viaggio di ritorno, prima che salissi sulla macchina asa di cavalcata di autobus. Prima che io ottenni nella macchina di mio papà, Renzo ed io ci abbracciammo me diviso un abbracci. Arrivammo a casa di Giacomo ed appena entrai sentii gridare “Sorpresa!” Giacomo aveva invitato alcuni dei miei amici e Renzo si presentò con la sua ragazza. Mentre stava parlando con Giacomo, Renzo mi fece segno di avvicinarmi e disse: “Giacomo, non avevo capito i tuoi sentimenti per me, tutto quello che posso dire e che mi dispiace di averti provocato tanto dolore.”
“E’ tutto ok.” Disse Giacomo. “Se tu non ti fossi messo con Tammy io non mi sarei innanmorato di Nick. Alice ci ha provocato problemi, ma Nick mi rende felice ed io l’amo.”
“Anch’io ti amo.” Dissi a Giacomo.

Dopo un po’ gli ospiti cominciaroni ad andarsene, io mi offrii di aiutare i genitori di Giacomo a pulire ma loro non me lo permisero. Rimasi a dormire da Giacomo e prima di addormentarci facemmo del sesso bollente.
Risultò che Renzo non era il padre del bambino di Alice, ma il vero padre risultò essere un centrale della squadra di calcio che si fece avanti e si offrì di allevare il bambino. La ragazza di Renzo gli perdonò il tradimento. Le settimane passavano, la fine dell’anno si avvicinava e Giacomo ed io decidemmo di andare insieme alla festa di fine anno.

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il nodo parlato?

l nodo parlato

D:”amore ti posso legare un giorno o l’altro?”
g:”assolutamente no!”
d:”e dai su ti lego senza stringere troppo.Se mi dici basta ti sciolgo subito.”
g:”amore com’è che non ti credo neanche un pò?Lo sai che tu sei una piccola viperetta imprevedibile?Abuseresti del mio corpo e io da immoilizzato sarei solo un piccolo esserino indifeso”
Mi piace giocare nel sesso,provare sensazioni nuove,Interpretare personaggi nuovi in questo splendido gioco di ruoli che è il sesso.Ho una voglia matta di legarlo e di prosciugarlo fino a farlo implorare di smetterla,schiacciargli la mia fica bagnata sulla bocca e sul naso soffocandolo.Mi fa resistenza ma in cuor suo so che non aspetta altro.Sono molti gli uomini che si eccitano al solo pensiero di essere dominati da una donna e lui non è da meno.
Quindi vado in una ferramenta prendo 15 metri di corda da 0,8 mm di diametro,mi sono documentata,torno a casa la divido in quattro segmenti e faccio una prova per vedere se tutto funzionerà,studio come fargli i nodi ecc…è tutto pronto,non può sfuggirmi.Sabato pomeriggio ci andiamo a fare una doccia insieme e poi ci massaggiamo un pò cospargendoci di crema idratante.Siamo già su di giri,non ci metterò molto a convincerlo,penso tra me.La sua schiena poggiata sul muro, bacino inarcato in avanti,io seduta sul letto a gambe ben divaricate,in modo da fargli vedere la mia fichetta appena depilata e il suo cazzo all’altezza della mia bocca.Lo succhio un pò giusto per fargli perdere la lucidità e la capacità di giudizio.Quando sento che è il momento giusto mi alzo apro il mio cassetto e tiro fuori il corpo del reato.Lui ridacchia facendo di no con la testa.Non ha scampo.Gli sussurro un pò di parole all’orecchio per convincerlo Gli stringo il cazzo ancora scivoloso per la crema e gli passo dolcemente il pollice sul frenulo,lo vedo contercersi e lo sento ansimare.In silenzio lo guido fino a sedersi ai piedi del letto.Quindi lo faccio sdraiare.Per capirci busto sdraiato e gambe a terra .Gli metto un piccolo cuscino sotto le natiche sode e porto a compimento il mio lavoro di tessitrice,un cappio per ogni arto e un nodo qualche cosa per inchiodarlo,a gambe aperte, ai quattro piedi del letto.Sono brava a fare i nodi non me lo aspettavo.Glie lo prendo in mano e inizio a masturbarlo sempre più forte prova a muoversi ma niente è inchiodato in quella posizione.Più lui tira e più i cappi gli si stringono intorno.Rallento il ritmo e mi metto in ginocchio al suo fianco lo bacio un pò.La mia bocca e la mia lingua inondano la sua di saliva,riprendo a muovere la mano lentamente continuando a baciarlo.Mi chiede di fargliela leccare,non ancora.Mi piace vederlo così lussuriosamente sofferente.Se lui si inarca con il bacino io rallento,se lui si rilassa io accellero.Gli chiedo se vuole venire,mi risponde si,no,forse non lo sa neanche lui.Decido di succhiarglielo,quindi mi sposto verso il suo cazzo super eccitato e gli sfioro con la bocca il glande,me lo passo sulle labbra umide con molta delicatezza.Lui si eccita sempre più,cerca di venirmi incontro facendo leva sui piedi per infilarmelo in bocca ma non ci riesce.Ho il controllo totale!Apro la bocca e me lo infilo dentro fino alla base quasi senza toccarlo,poi glie le richiudo intorno e inizio la mia opera.Lo succhio e lo lecco per un pò,gli serro le palle con le mani e le stringo abbstanza forte.Il ritmo aumenta ansimiamo tutti e due,gli chiedo di nuovo se vuole venire.Questa volta è più convinto,mi dice per favore,te ne prego fammi venire.Io lo metto in guardia che un solo orgasmo non sarà sufficiente,lui continua a pregarmi di farlo sborrare.Lascio tutto e salgo a cavalcioni sul suo cazzo,lo punto sulla mia fica e lo infilo progressivamente e con decisione dentro.Mi muovo su e giù come un indemoniata,vorrei farlo esplodere,vorrei farmela sfondare.Insomma anche io sono bella eccitata.Dopo qualche minuto vengo,un orgasmo intenso e prolungato.Poco dopo viene anche lui,dentro di me.Adesso me la puoi leccare vuoi?Annuisce con la testa dicendomi di si.La ragione ormai è andata a farsi fottere.Mi sfilo e il più rapidamente possibile sono sulla sua faccia.Premo la mia fica piena di umori sulla sua bocca e sul suo naso,,lui spinge verso di me quasi volesse entrarci dentro,la sua lingua mi esplora il più profondamente possibile,me la becia,lecca,mi carezza con il naso.Proprio un bravo ragazzo!Indugio ancora un pò sulla sua lingua impertinente.Mi giro un pò con la testa e vedo il suo cazzo ancora perfettamente eretto,Vedo i suoi addominali contrarsi e il suo membro levitare come per magia alla ricerca di un “appiglio”.Mi piego in avanti e iniziamo un formidabile 69,Ci gratifichiamo ancora un pò in questa posizione e dopodiche mi tolgo.mi metto in ginocchio in mezzo alle sue gambe e inizio a succhiarglielo ecc….Gli faccio una sega e intanto gli succhio la cappella.Riesco ad anticipare il suo orgasmo tre volte,ogni volta gli lascio il cazzo e mi sposto sulla sua bocca.Lo minaccio dicndogli che non lo farò venire,che lui non è capace a non farsi sgamare.Mi metto di nuovo tra le sue gambe e ricomincio, neanche 10 secondi e mi riempie la bocca della sue essenza,la lascio colare sulla mia mano sul suo cazzo che ancora stringo tra le mani.Mi accoccolo vicino a lui ma non lo sciolgo.Lo carezzo un pò sul petto,sull’inguine,me lo sbaciucchio un pò.Lo stuzzico dicendogli che è proprio una brava mignottella.Le mie mani carezzano il suo pisello ora moscetto,inizio a fantasticare raccontandogli qualche fantasia erotica.Il mio racconto lo eccita di nuovo,il risveglio del guerriero.Più la storia va avanti e più il ritmo della mia mano aumenta.Vuoi venire ancora? lo incalzo,lui approva.Vieni gli urlo in preda ai demoni e sul più bello della mia immaginaria orgia lui viene per la terza volta.Quando lo sciolgo i segni delle corde sui suoi polsi sono evidenti.Come farai domani con il tuo lavoro?Magliettina a maniche lunghe?

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Ho rubato il ragazzo a mia sorella (Parte 7)

Mi svegliai domenica mattina con Giacomo sul mio grembo. Il mio cazzo era duro e Giacomo stava strofinandolo contro il suo. Stavo passando il fine settimana con Giacomo a casa sua ed i suoi genitori erano andati a trovare i suoi nonni dato che la nonna doveva essere operata, avevamo la casa tutta per noi, soli ed innamorati, voleva dire che stavamo per passare il giorno a letto.

Giacomo prese il lubrificante e lo usò sul mio cazzo ed il suo buco, poi fece scivolare il buco giù intorno al mio uccello. Quando entrai in lui sentii la bella, calda sensazione familiare e vidi l’espressione di piacere sulla sua faccia. Lui cominciò a muoversi sul mio pene, io mi alzai a sedere, lo baciai, lo misi sulla schiena e sbattei dentro lui più duramente e più velocemente. Giacomo si lamentava rumorosamente quando non avevo la mia bocca sulla sua. Sentii qualche cosa di caldo colpirmi il torace, Giacomo mi aveva sborrato addosso. Ne presi un po’, lo leccai e gliene diedi da leccare mentre continuavo a spingere nel suo culo. Sentii il mio cazzo contrarsi ed esplosi nel suo sedere.

Quando ebbi finito mi sdraiai sulla schiena, tirai Giacomo nelle mie braccia e rimanemmo così fuori del tempo. Quando interrompemmo il nostro bacio lo guardai nei begli occhi verdi, ricordai di quando mia sorella l’aveva portato a casa e di come subito avevo desiderato questo momento. Giacomo mi aveva confessato che era stato con Alice per essere vicino a me. Ma come mi aveva notato Giacomo? Prima che cominciasse ad uscire con Alice lui non era niente più che una delle tante facce a scuola per me. Lui era un giocatore di calcio ma io, onestamente, non avevo molto a che fare con i componenti di quella squadra. Come per altri calciatori è probabile che mi chiedessi come doveva essere nudo o una piccola attrazione per lui ma nulla di più. Nulla finché Alice non cominciò ad uscire con lui, in quel momentodivenne molto di più per me.
“Giacomo.” Chiesi. “Come mi vedevi prima?”
“Cosa intendi?”
“Ho avuto l’impressione che tu non mi abbia notato veramente finché non hai cominciato ad uscire con Alice. Allora come mi vedevi?”
“È perché ero innamorato di Renzo.” Non capivo cosa volesse dire, Renzo era nella squadra di nuoto con me. Un concorrente quindi, anche perché Renzo sembrava essere sempre in competizione con me per qualche ragione.
“Cosa?”
Giacomo si appoggiò ad un gomito guardando in giù dato che la mia testa era appoggiata ai cuscini. “Renzo ed io siamo stati grandi amici fin dalle elementare. Con la pubertà ho cominciato a guardare i ragazzi e le non ragazze e mi sono innamorato di lui. Un anno fa avrei voluto confessarglielo ma avevo paura di quello che avrebbe potuto accadere alla nostra amicizia se l’avessi fatto. Beh come sai su un anno fa Renzo ha cominciato ad uscire con Sara. Non puoi immaginare come questo mi fece sentire. Ero innamorato e questo mi spezzava il cuore, volevo trovare un modo di convincere Renzo che io ero meglio di Sara per lui. Una sera in cui c’era una riunione di nuoto, ci sono andato. Ero seduto sulle tribune ad aspettare il turno di Renzo. Quando toccò a te ti vidi sul blocco vicino a lui. Cercai nell’elenco il tuo nome e con mia sorpresa visi che eri il ragazzo di cui Renzo sparlava sempre dicendo che cercavi sempre di metterti in mostra sia nelle gare che negli allenamenti.
Io risi. “Renzo è sempre in competizione con me. Non so perché. Credo che abbia difficoltà ad ammettere di essere secondo anche se lo è.”
Giacomo soffocò una risata. “Comunque c’era qualche cosa in te che mi eccitava. Ti volevo dannatamente. Quando sono tornato a casa quella sera ho guardato sull’annuario per vedere se era possibile contattarti. Quando vidi la tua foto pensai che avevi un viso proprio bello. Guardai anche la foto della squadra di nuoto nell’annuario e decisi che dovevo scoprire tutto quello che potevo di te. Non sapevo se avevi fratelli a scuola o se eri coinvolto in qualche cosa d’altro oltre al nuoto. Per fortuna un giorno Alice era assente e tu venisti dal professore a chiedere i compiti per tua sorella che aveva dovuto andare dal dentista.” Me lo ricordavo, Alice aveva dovuto andare a farsi togliere un dente che gli faceva male e mia madre doveva accompagnarla. “Mi ricordo che guardasti verso di me. Per fortuna ero seduto perché quando mi guardasti le mie gambe divennero di gelatina.”
Mi ricordavo quel giorno, e mi ricordavo di Giacomo. Lui continuò. “Capii che avevi una sorella. Pensai che uscendo con lei avrei potuto incontrare anche la sua famiglia. Ricorda la prima volta che venni a casa tua?”
“Sì.” Dissi. “Venisti a cercare Alice, ma lei non era in casa.”
“Lo sapevo che non c’era, io volevo vedere te.”
La mano di Giacomo era sul mio torace, il suo pollice si spostava sul mio capezzolo. “Ti amo Nick, sono così felice di stare con te.”
“Anchio ti amo, Giacomo” Ci chinammo a baciarci e quando interrompemmo il bacio chiesi. “Esci ancora con Renzo?”
“No, chiacchieriamo qualche volta, ma ora Sara è il suo mondo.”
“Mi spiace, Renzo può essere un po’ stupido.”
“Lo so.”

Giacomo ed io passammo la maggior parte della mattina e del pomeriggio a fare sesso. Verso sera facemmo una bella doccia bollente. A Giacomo piacque quando lo inculai nella doccia ed io ero particolarmente eccitato per il bel corpo bagnato del mio Giacomo. Stavo pensando di dargli lezioni di nuoto e magari fare sesso in piscina. Dopo la doccia ci asciugammo e ci vestimmo. I genitori di Giacomo stavano per tornare ed io dovevo ritornare a casa.

Gli diedi il bacio della buona notte prima di andare via. Non sapevamo ancora che Alice aveva un alleato dalla sua parte contro Giacomo, il suo vecchio amico Renzo.

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Il bagno notturno

Deborah ha sempre adorato il mare. Il rumore dell’acqua che si infrange contro gli scogli ma una cosa in particolare l’attirava più di tutte e che voleva assolutamente provare: il bagno di notte. Tutti i suoi amici lo avevano fatto, la sua fidanzata, Rebecca, anche, lei era l’unica che ancora mancava. La sua occasione però stava arrivando, l’estate era appena iniziata, le giornate erano più lunghe, l’acqua più calda. Quel pomeriggio dopo aver fatto sesso con la fidanzata, Deborah si mise in costume perchè quella sera, finalmente, avrebbe fatto ciò che aveva da tempo desiderato. Anche la sua ragazza si mise in bikini così avrebbe tenuto compagnia alla fidanzata. Calò la sera e le due verso le 23.30 andarono in spiaggia. Non c’era praticamente nessuno, allora si guardarono, poggiarono gli asciugamani sulla sabbia e dopo essersi scambiate un bacio si diressero verso l’acqua. Il primo impatto fu abbastanza duro, l’acqua era freddissima e Deborah ebbe l’istinto di scappare indietro ma fu bloccata dalla mano della fidanzata che la prese e la tirò a sè. Rebecca se la tenne stretta e dopo averle dato altri baci, la prese in braccio. Deborah le strinse le gambe dietro la schiena e le braccia attorno il collo. Piano piano entrò in acqua reggendo la fidanzata che iniziò a tremare un pò per l’arietta fresca che tirava. Quando finalmente entrambe erano immerse fino al collo, Deborah si staccò da Rebecca e iniziò a farsi una nuotata in quell’acqua che sembrava profondissima per via del buio della notte. Nuotarono entrambe per una decina di minuti, poi Deborah si ritrovò contro uno scoglio. Chiamò la fidanzata che, in perfetta tranquillità, la raggiunse dopo una bracciata e l’altra. Le si avvicinò sempre di più fino a farla poggiare con la schiena contro la roccia alle sue spalle. Le spostò i capelli dalla fronte e la baciò un’altra volta reggendola comunque sui fianchi per farla sentire al sicuro. Le due continuarono a baciarsi instancabilmente poi Rebecca infilò una mano dentro il costume della fidanzata che ebbe, dapprima un sussultò pensando che fosse qualche cosa, poi quando vide il sorriso sul volto della propria ragazza la lasciò fare. Rimise di nuovo, gambe e braccia attorno il corpo della fidanzata in modo che quest’ultima, oltre a baciarla, poteva sentire il corpo di Deborah strusciarsi sul suo per via degli orgasmi che la stavano invadendo a causa dei continui ditalini che Rebecca le faceva. Deborah si sentiva bagnata in tutti i sensi, infatti oltre all’acqua del mare, una volta raggiunta l’estasi del piacere sentì la sua vagina inumidirsi di qualcosa che non era proprio acqua. Soddisfatta di come la propria fidanzata l’avesse fatta venire, lei per ricambiare iniziò a masturbarla sul clitoride. Anche se erano abbastanza a largo e sulla spiaggia non c’era nessuno, le due dovevano controllarsi negli urli che facevano ogni volta che una faceva venire l’altra. Ancor più soddisfatte dei piaceri raggiunti, le due ragazze si divisero. Rebecca decise infatti di uscire dall’acqua per andare a sdraiarsi sull’asciugamano che aveva lasciato in spiaggia mentre Deborah continuava il suo primo bagno notturno. Quando finalmente decise di uscire anche lei, trovò la fidanzata sdraiata di schiena con la testa poggiata di lato. Le si avvicinò piano piano ma non appena vide le sue belle natiche che erano ricoperte da goccioline d’acqua non riuscì a controllarsi. Si mise a cavalcioni su quel bel culetto sodo e iniziò a strusciarvisi sopra eccitandosi maggiormente. Nel frattempo Rebecca si slacciò il pezzo sopra del costume mostrando così il suo bel balconcino: una quarta bella soda che poteva far invidia a chiunque. Deborah allora piegandosi un pò in avanti, oltre a continuare a strusciarsi sul bel fondoschiena iniziò anche a palpare le belle tette della fidanzata che, sentendo salire l’eccitazione dentro di sè, iniziò a gemere di piacere. Deborah andò avanti per un pò finchè non venne, poi poggiandosi sui polpacci della ragazza, si piegò e le iniziò a baciare le natiche, provò anche a spostarle il costume ma Rebecca la fermò e girandosi prese Deborah per i fianchi fino a farsela tornare sopra per poterla baciare. Continuarono a leccarsi e succhiarsi la lingua poi Deborah volle andare oltre. Infilò la mano destra nel costume di Rebecca e la iniziò a penetrare con due dita, mentre quest’ultima a sua volta, penetrava la bella fidanzatina. Le due andarono avanti finchè non vennero e solo allora Deborah si lasciò quasi cadere di peso sul corpo morbido della fidanzata sotto di sè. Più tardi le due tornarono a casa, felici e contente e mentre si facevano una bella doccia calda, le due ripresero a pomiciare come non mai e continuarono anche più tardi finchè sfinite, non si addormentarono.

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Le liceali con il vizietto dell’amplesso

Per il pompino Raffaella non si fece pregare: dieci secondi e il mio pisello stava già dentro la sua bocca inzuppata. Spompinò con ardore, mentre io le facevo scorrere le immagini del cazzone (…)

Sono uno studente universitario, vivo in un quartiere piuttosto elegante di Roma, e sono un po’ sfigato con le ragazze. Vi racconto però in che modo ho potuto vivere esperienze sessuali soddisfacenti, nonostante la mia mancanza di fascino e di capacità con l’altro sesso, sfruttando la bellezza dei miei amici più cari (e la troiaggine delle mie amiche parioline…). Spero che anche voi, se avete difficoltà ad approcciare con l’altro sesso, possiate trarre esempio dalle mie gesta: tanto di amici carini e di ragazze troie il mondo ne è pieno!

Alla fine del primo anno di Università, superato con discreti risultati, andai in vacanza a Santo Domingo con il mio amico Paolo: un vero sex-symbol nella zona, ed in più anche simpatico. Io già ero d’accordo con le mie amiche innamorate di lui su di un progettino che avevamo curato con cura prima della partenza: si trattava di recuperare materiale fotografico di quel fusto, possibilmente senza vestiti, mettendo in risalto soprattutto la plasticità del suo uccello, la cui bellezza aveva oramai fatto notizia tra le ragazze del gruppo. In cambio avrei ottenuto qualcosa di ancora imprecisato, su cui ci saremmo accordati al mio ritorno, a seconda della ricchezza del materiale prodotto. Ed io non avevo dubbi sulla ricchezza del materiale che avrei rimediato, perché riuscii sin dal primo giorno a fotografare Paolo completamente nudo approfittando del suo sonnellino serale.

Di ritorno dalla spiaggia, infatti, dopo la consueta partitella di pallone con i ragazzi del luogo, che puntualmente ci umiliavano in ogni modo, ci infilavamo sotto la doccia di filato. Poi, prima di cena, cotti dal sole, ci buttavamo ciascuno sul proprio letto. Lui però era solito farlo nudo, anche a causa del gran caldo. Ecco che io allora, atteso che si riaddormentasse, mi infilavo in camera sua e cominciavo a fotografarlo, con degli zoom impressionanti sul pene, che riuscivo a ritrarre co un’attenzione davvero incredibile per i particolari. Di ritorno dalla vacanza avevo in una cartella della memory-card della mia macchina fotografica qualcosa come 200 foto di Paolo, ripreso in ogni particolare del suo corpo abbronzato prestante ed atletico.

A Raffaella, mia referente principale nel progetto delle foto, di ritorno a casa, ne feci vedere solo alcune in anteprima, e molto di sfuggita, da lontano, attraverso il piccolo display della macchina. Non appena lei comprese il valore del materiale che le avevo riportato dalla vacanza, quasi non credeva ai suoi occhi. Cominciò, io credo, ad eccitarsi, come potei dedurre dal mutamento del suo volto. Una persona che si eccita come una cagna e perde il controllo dei propri sensi infatti la si può forse riconoscere dagli occhi, perché divengono più lucidi e le pupille si sgranano. Fateci caso… Lei si eccitò molto ed io ne approfittai per iniziare a dettare le mie condizioni. Per vederle, lì, ora, tutte, con calma, mi doveva anzitutto spompinare per benino, con ingoio, s’intende.

Per avere le foto a sua disposizione, invece, volevo che lei rischiasse tanto quanto avevo fatto io e mi procurasse foto simili delle sue amiche fichissime: Giulia, bionda occhi azzurri, elegantissima, con quelle tette enormi; Lavinia, piccolina, minuta, una che non te la dà nemmeno se la paghi, con la puzza sotto al naso; la sua coinquilina Sara, alta, magra, mora, occhi blu, culo perfetto, bellissima; ma soprattutto Giorgia, il desiderio erotico di chiunque di noi: mora capelli lisci lunghi, carnagione olivastra, occhini grandi neri, un corpo semplicemente perfetto. Un desiderio proibito.

Per il pompino Raffaella non si fece pregare: dieci secondi e il mi pisello stava già dentro la sua bocca inzuppata. Spompinò con ardore, mentre io le facevo scorrere le immagini del cazzone di Paolo sul display e lei le guardava con avidità. Sognava magari dentro di sé che il pisello che aveva in bocca fosse quello bello, lungo, liscio, scuro, levigato, dritto, curvato verso l’alto, di Paolo. Le sborrai piuttosto in fretta una discreta quantità di sborra, che ingoiò con un primo colpo, salvo un po’ che le colò fuori dalle labbra, attaccandosi attorno al mento, così che dovette raccoglierla con la mano e riportarsela in bocca per un secondo sorso. Poi si guardò le foto con calma e mi promise, prima di andarsene, che avrebbe fatto il possibile per accogliere le mie richieste.

Le prime 20 foto, le più caste, se le guadagnò nel giro di 24 ore, quando si presentò a casa mia con i negativi di un paio di rullini di foto di Giulia dell’estate precedente, fotografata in spiaggia mentre prendeva il sole in topless. Di meglio, su Giulia, non poteva davvero darmi. Di per sé potrà sembrare poco, lo capisco, rispetto al rischio che avevo corso fotografando Paolo. Ma dovete capire che da un po’ girava la voce dell’esistenza di quelle foto, s**ttate durante una vacanza tra amiche in Calabria, in cui Giulia compariva in topless. Ed io sapevo che Raffaella le aveva e speravo davvero che le avrebbe messe in comune con me. Finalmente le ebbi: Giulia appariva abbronzantissima, sorridente, a tette al vento: delle tette grandi e polpose, ma meravigliosamente curvate, irregolari insomma, di una forma particolare…

Altre 50 foto Raffaella venne a prendersele la settimana dopo, schiava dell’esigenza di possedere quei reperti che evidentemente stavano mandando in tilt il suo desiderio. Mi portò del materiale straordinario: la sua coinquilina Sara fotografata sotto la doccia, a letto, in camera senza reggiseno, ed anche con il pelo di fuori. Gliele aveva s**ttate lei stessa per scherzo, come forma di complicità. Le foto erano carine e divertenti: in una, per gioco, Sara, con indosso solo un paio di slippini, prendeva una banana e se la infilava in bocca e tra le tettine. I capezzoli erano proprio come me li ero immaginati: scuri, lunghi, grinzosi. Il pelo della fica era nero, folto ma concentrato in verticale, non diradato in larghezza.

Con le foto di Giulia prima e di Sara poi mi feci delle seghe straordinarie. Non riuscivo a smettere di guardarle.

Sapendo della passione per Sara del mio amico carissimo Alessandro, mi decisi a fargli sapere che avevo delle foto interessanti. Lui impazzì all’idea di vedere le foto di Sara. Voleva perfino darmi dei soldi. Io ero un suo amico carissimo, in quel periodo stavamo sempre assieme, però non volevo neppure perdere l’occasione di rimediare, sempre con la tecnica dello scambio, qualcosa di utile per la mia vita sessuale. Lui in quel periodo si scopava una biondina niente male, che sinceramente ora non ricordo come si chiamava. Una tipa un po’ scema, ma davvero carina. Gli fornii la telecamera che mi avevano regalato alla cresima, gli spiegai come utilizzarla e la cosa fu fatta nel giro di 24 ore. Lui la nascose in camera da letto sotto un mucchietto di vestiti e riprese tutta un’intera scena di sesso tra i due, insistendo anche con la malcapitata in modo che si esponesse bene verso l’obiettivo della camera. Nel video ci fu una scenetta divertente, perché quando Alessandro le prese la testa, spingendola verso il suo cazzo in tiro per farselo succhiare, lei gli impose prima di leccargliela, perché non era giusto che lui rimediasse sempre pompini e lei nulla in cambio! Allora il mio amico prese a leccargliela, ma fece mettere la sua bambolina in una posizione tale per cui la fica aperta e inzuppata di liquidi viscidi compariva esattamente davanti all’obiettivo della videocamera, esattamente sotto al buchetto del culo, bello in mostra, con le pieghette rosa scuro tutte attorno a quel buco nero circondato dai peletti. In cambio del filmino girato con la biondina gli diedi le foto di Sara. Gli mostrai anche quelle di Giulia. Era pieno di donne lui, non come me, che ero un vero sfigato, ma le foto lo mandarono fuori di testa lo stesso. Quanto al video, avrei potuto utilizzarlo poi per altri fruttuosi scambi di materiale… Per esempio Gigi aveva sempre quelle foto di una sua ex americana s**ttate mentre scopavano; oppure Mino avrebbe potuto farmi avere in camb io quelle s**ttate con il cellulare di nascosto alla sorella più grande mentre faceva la doccia.

Raffaella intanto voleva le ultime 100 foto di Paolo. Impazziva soprattutto perché sapeva, avendole già viste, che nelle foto mancanti c’erano quelle con i particolari del cazzo. Mi spiegò anche, però, che non avrebbe davvero potuto farmi avere foto né della altezzosa Lavinia né della bellissima Giorgia, perché le era impossibile procurarsele. Avrei potuto chiedere a Raffaella di farsi fottere per benino in cambio della seconda metà del servizio fotografico di Paolo, ma la cosa mi eccitava fino ad un certo punto, vista la bellezza delle sue amichette… Così mi venne un’idea di cui poi non mi pentii. Le suggerii di rimediare un piccolo registratore e di nasconderselo dentro i vestiti, di organizzare un ritrovo fra amiche e di intavolare una discussione su temi sessuali, convincendo le amiche a confidarsi segreti. Anzi, le proposi di mostrare proprio in quell’occasione le 100 foto di Paolo che già si era accaparrata.

Raffaella sembrò soddisfatta dell’accordo, poiché le sembrava molto meno impegnativo di sottoporsi ad una scopata con il sottoscritto. Io non vi dico che cosa favolosa fu per me l’ascolto di quelle due ore esatte di cassetta audio registrata da Raffaella in un pomeriggio passato a vere tè a casa di una di loro. Poco dopo aver avviato il registratore, si sentì la voce di Raffaella che annunziava alle amiche, che stavano parlando di certi vestitini niente male in un negozietto dei Parioli, di avere con sé certe foto di Paolo. Le ragazze impazzirono, dandosi a strilli e strilletti, commenti su Paolo spinti ed eccitati.

I loro commenti sulle foto erano straordinari: da ragazze di alta società non me lo sarei proprio aspettato un linguaggio così sguaiato, ed invece c’era da ridere ed eccitarsi:

– Guarda che cazzo enorme, sono questi cazzi che ti fanno pensare che i pompini sono cose sante, esordì Sara.

– Sì – replicò Lavinia, la più altezzosa –, ma lo sai che a succhiare un pisello così io potrei venirmene da sola.

– Oh madonna – disse una voce che doveva essere della bellissima Giorgia –, pensate quando è in tiro quanto è lungo.

– Già – faceva eco Lavinia, che davvero inaspettatamente risultava più troia – io questo me lo metterei in fica e non lo farei più uscire.

– Madonna quanto è fico, io a questo gli leccherei pure il buco del culo, disse poi Giulia dalle belle tette.

– Perché, non lo hai mai fatto?, le domandò una di loro.

– No, mai fatto fino ad ora».

– Ah, e il tuo Luca non ha potuto godere della tua lingua sul culo?

– Chi, Luca?, ma se quello è un minidotato! C’ha un cazzetto che in fica neanche lo sentivo, replicò Giulia.

– Tu ce l’hai larga amica mia, te l’ho sempre detto… Da quando l’hai preso da quell’inglese a Corfù ti sei slabbrata la fica, le fece notare Giorgia.

– Ma che dici, tu semmai che te lo fatto sbattere in culo da Edoardo dopo neanche due settimane che stavate insieme…

– Piuttosto, fece allora Giorgia, rivolgendosi a Lavinia, a Michele gliel’hai data o no?

– Senti, rispose Lavinia, ti devo dire la verità, Michele mi lecca così bene la topa che sinceramente non vorrei che smettesse neanche per scopare. Io gli faccio un paio di pompini ogni volta che viene, e finisce lì, per ora. Perché se poi lui ci prende gusto a scopare, non mi lecca mica più come fa ora, con passione. Pensate che fa passare la lingua lentissimamente dal buco del culo al clito, e ritorno, per una marea di tempo. E quando vengo mi lecca inzuppandosi la lingua. E’ davvero un perfetto servetto, sembra un cagnolino fedele che lecca tutto. Figuratevi che ieri pome, appena i miei sono usciti, mi sono messa a fargli una sega mente ci baciavamo, e lui poi ha preso a spogliarmi e a leccarmi. Allora io mi sono messa a cavalcioni su di lui, che se ne stava sdraiato a pancia all’aria, dritta, e ho cominciato a schiacciargli la fica in faccia, mentre leccava. E’ diventato tutto rosso in faccia per lo sfregamento, non ti dico quanto godevo io a vedermelo là sotto che un alt
ro po’ non respirava più!

– Cazzo, che fico, beata te, disse allora Giorgia. Senti Lavi, ma perché non mi ci fai fare un giro con Michele, se lecca così bene? Ti prometto che ci faccio una cosa al volo e poi lo mollo.

– Perché no, in fondo me lo hai fatto conoscere tu! Poi lui dice sempre che sei una fica!

– Grazie, sei un’amica, ti giuro che me la faccio leccare come dici tu e non me lo scopo! Mò gli mando un messaggetto e gli dico se può passare a portarmi il libro di storia contemporanea. Tu però stasera non lo chiamare, eh! Sennò si ammoscia!

– Si però, disse allora Giulia, che se ne stava più sulle sue, stai attenta Lavi, perché lo sai che Giorgia c’ha preso gusto a prenderlo dietro, dice che non sente più dolore!

– Beh, questo no, cara mia!, reagì Lavinia rivolgendosi a Giorgia, non te lo fare mettere in culo, perché sennò quello poi viene da me e vuole farmelo pure a me, mente io non ci tengo per niente, mica ce l’ho rotto il culo io!

– Stai tranquilla, niente culo da lui, neanche sarebbe capace, poi! Comunque voi sbagliate a non prenderlo, fidatevi!

– Aoh, fece Giulia, ma noi mica siamo tutte come te!

– Senti che parla! Replicò Giorgia, proprio tu parli, che ti sei fatta pisciare addosso quando stavi con quello di Milano!

– Eh!?

– Cosa?!

A quanto pare le altre ragazze non sapevano di questo incredibile precedente erotico di Giulia, che fino ad allora aveva fatto la signorinella e che ora si scopriva come la più troia di tutte loro!

– Ma guarda, fece Giulia incazzata, che io mica volevo farmi pisciare addosso da quello stronzo. Infatti poi l’ho mollato! Era lui che già da un po’ mi rompeva co ‘sta storia che mi voleva pisciare addosso. E io gli dicevo, ma che sei matto, e roba del genere. E poi un giorno, stavamo a casa sua e io mi ero inginocchiata e glielo stavo per prendere in bocca, quando a un certo punto vedo che inizia a zampillare un fiotto di piscio dalla punta del cazzo che mi è arrivato dritto negli occhi, non sapete che bruciore, e poi sui capelli e poi dappertutto. Ho provato ad allontanarmi ma quello c’aveva un idrante al posto del cazzo, perché lo schizzo faceva metri, giuro metri, roba incredibile, io non pensavo che gli uomini potessero pisciare così lontano. Comunque fu una cosa schifosa. Infatti l’ho mollato.

– Comunque io, intervenne allora Sara, a uno come Paolo gli permetterei pure di pisciarmi addosso, se proprio ci tiene: guardate che meraviglia che è in queste foto. Mi porterei il suo cazzone a letto tutte le notti, stringendomelo addosso come un orsacchiotto!

Fu Raffaella ad interrompere il dibattito:

– Ragazze, ma lo sapete che ce ne sono altrettante di foto, che io non ho, in cui ci sono i particolari del cazzo fotografato mentre lui dorme?

– Ma che dici, sei matta? Ma davvero? E che aspetti a farteli dare? Io le voglio assolutamente vedere, fece Sara.

– Si, fece Raffaella, è che vuole qualcosa in cambio, io per avere queste qui ho dovuto… (a questo punto io, che ascoltavo masturbandomi alla grande, ho fatto un salto, temendo che quella cretina si stesse tradendo, rivelando di avermi dato le foto delle due amiche Giulia e Sara) beh… ho dovuto fargli un pompino!

– Ma va!?, fece qualcuna stupita.

– Eh beh, disse Sara, fagliene un altro!

– No, non vuole più…. Dice che le foto valgono di più… Forse vuole scopare.

– Beh, e tu scopatelo, che ti frega, poi c’hai ‘ste foto da paura col cazzo dell’uomo più bello del mondo! Insistette sempre quella zoccolona di Sara.

– Mah, non so, non sembrava neppure interessatissimo alla cosa.

– Vabbè, allora chiedigli se vuole che il pompino glielo faccia qualcuna di noi, disse Sara.

Io all’udire quelle parole impazzii!!! E pensare che le foto le avevo date via tutte oramai, proprio per avere la cassetta che stavo ascoltando!!! Chiamai Raffaella di corsa e le proposi un nuovo accordo: fingere di non avere le 100 foto, e spiegare ad una della amiche che le avrei date loro in cambio di un pompino. Raffaella, in cambio, avrebbe poi preteso delle cose molto complicate, che magari vi racconterò in un’altra circostanza…

La cosa si concluse il giorno seguente. Venne da me nel pomeriggio Sara, la coinquilina bellissima di Raffaella, tutta divertita dalla situazione, che viveva come un gioco. Io le diedi le foto subito. Lei, sorrise per il gesto, diede appena un’occhiata dentro la busta, poi la mise in una tasca del giaccone. Mi guardò negli occhi sorridendo, si chinò in ginocchio, aprì la patta dei mie pantaloni, tirò fuori il mio cazzo, lo mise in bocca dolcemente, e lentamente se lo succhiò con gusto, con arte, come se lo facesse con piacere, benché io sapevo che lo faceva solo per avere in cambio le preziose foto con cui avrebbe potuto spararsi i migliori ditalini della sua vita.

Quando venni Sara ingoiò tutto senza difficoltà, si alzò, e si incamminò verso l’uscita. Io le chiesi se avesse bisogno di fare un salto in bagno, ma mi disse che no, non ne aveva bisogno. Curiose ragazze: elegantissime, truccate, profumatissime, che vanno in giro per la città con il palato ancora umido di sborra e il fiato viziato dal sapore del cazzo, magari di filato a pomiciare col pariolino di turno…

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IL RITORNO DEL CERVO

……………IL RITORNO DEL CERVO………………………………………….

SONO UN MARITO CORNUTO CONTENTO ED ORGOGLIOSO DELLA MIA SISSI HO SCOPERTO QUESTO BEL SITO ED HO DECISO DI PUBBLICARE LE IMPRESE DI MIA MOGLIE CHE LEI MI RICORDA SEMPRE PER FARMI ECCITARE COME UN CORNUTO, HO IL SUO CONSENSO OVVIAMENTE SPERO CHE LEGGENDO DI QUELLA GRAN PORCELLINA CHE HO SPOSATO GODIATE COME GODO IO OGNI VOLTA CHE MI RACCONTA, LA MIA SISSI DI 38 ANNI UN PEZZO DI FIGA PAZZESCO. Anni fa Sissi lavorava come commessa in un negozio d’abbigliamento il suo datore di lavoro si chiama Pino un bel ragazzo moro nostro coetaneo forse uno o due anni più piccolo di me. Pino e mia moglie a quei tempi erano amanti , mia moglie me lo confesso dopo che lui volle rompere la storia. Ora vengo hai fatti di oggi, mentre siamo andati a far visita ad un amico in Ospedale, abbiamo avuto la sorpresa di vedere ricoverato Pino per una forte depressione, e parlando con lui del più e del meno alla fine si confidò con mia moglie mentre ero fuori a fumare, dicendogli che a causa della sua depressione e stati d’ansia i medici medici gli avevano riscontrato un possibile danno all’erezione una forma di impotenza. devi capire che il sesso per i Pino è importante non vive a lungo… e Pino ci aveva già provato a suicidarsi; all’indomani siamo ritornati all’ospedale e al nostro arrivo siamo subito andati da lui, non sorrideva più quasi non ci guardava non era più lui, un’angoscia infinita. col passare dei giorni ci siamo sempre più dedicati alle sue cure ormai era guarito ma non lo dimettevano perché i medici temevano che si uccidesse ed in Ospedale lo potevamo sorvegliare, Man mano chi i giorni passavano mi rendevo conto di quanto mia moglie tenesse alla sua guarigione, non un sentimento ma il desiderio di fare per lui qualcosa per aiutarlo, qualunque cosa, era fortissimo. Una notte che io e Sissi eravamo a letto il discorso è caduto su Pino, abbiamo cercato di comprendere tutte le cose che ci stavano capitando. dissi a Sissi quello che sapeva già e cioè che per Pino l’ospedale non poteva più fare nulla, aveva bisogno di una donna che lo facesse sentire desiderato che risvegliasse in lui il desiderio e la voglia di essere uomo. si era pensato ad una e****t ma abbiamo subito scartato l’ipotesi, l’avrebbe inibito ancora di più; Io gli dissi a Sissi senza mezzi termini il suo pensiero, l’unica sei tu, sono giorni che mi parli del desiderio che provi per lui ed io non voglio che tu debba sentirti repressa dai tuoi sentimenti, domani andrai da lui per offriti fagli capire che sei lì perché lo desideri e se è sano come noi pensiamo sarà lui stesso a prendere l’iniziativa e ti farà sua rendendo me un marito nuovamente cornuto come anni fa, solo che stavolta con la mia approvazione… Sissi non si sorprese perché in fondo se l’aspettava, la notte dopo è andata da Pino; era sulle spine con un nodo allo stomaco……….ora vi racconta lei come mi ha raccontato tutto a me………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… Quando sono arrivata Pino non dormiva era in una stanza da solo per non farlo stare troppo insieme ai suoi coetanei e non farlo sentire inferiore a loro, mi sono seduta al suo capezzale gli ho offerto il più disponibile dei miei sorrisi, ma lui non raccoglieva, continuava a perdersi nella sua presunta disgrazia alla fine mi sentivo frustrata ed anche esasperata gli avevo fatto capire in mille modi che io ero lì e non doveva far altro che prendermi -Se non sai essere uomo è solo perché non vuoi essere uomo tu stai benissimo la menomazione è solo nella tua mente, lì sei malato Mi ha guardata quasi con odio, per un attimo mi sono spaventata si è alzato ed è andato nel bagno della camera non sapevo che fare ho aspettato un paio di minuti poi mi sono alzata anch’io forse volevo uscire non so mi sono fermata un attimo davanti allo specchio come per vedere che faccia avessi ed ho visto che lui era dietro di me, era uscito dal bagno ma non l’avevo sentito, era scivolato silenzioso dietro di me e con delicatezza ho sentito le sue braccia cingermi all’altezza della vita e poi fermarsi sul ventre, solo pochi attimi poi le sue mani hanno cominciato lentamente a salire sempre più su io vedevo tutto dallo specchio davanti a me e sentivo il delicato tocco di quelle mani guardavo il viso di Pino riflesso nello specchio e lui faceva lo stesso con me mentre quelle mani salivano sempre più su fin sotto i miei seni dove si sono fermate, Pino sembrava indeciso poi con uno s**tto improvviso ed inaspettato le sue mani mi hanno afferrato i seni e me li hanno stretti con forza, ho emesso un gemito di piacere fortissimo ed un -Si Pino siiiiii Lungo come un romanzo, poi ho reclinato la testa all’indietro e lui subito ha cominciato a baciarmi il collo. immediatamente il mio corpo è stato scosso da immensi brividi di piacere, lui mi baciava il collo me lo leccava mi mordicchiava con i denti mentre le sue mani continuavano a stringersi sui miei seni. in un attimo la situazione è diventata incandescente: senza smettere di baciarmi il collo e palparmi con forza il seno, ha liberato una mano ed ha cominciato a sbottonarmi la mia camicetta di seta, sotto avevo una gonna e poi non portavo nient’altro che intimo, slip e reggiseno, quando ha finito di sbottonare i pochi bottoni ero praticamente nuda e quasi istantaneamente la sua mano libera si è infilata sotto lo slip e subito mi ha infilato due dita dentro la fica cominciando un ditalino da paura mi ha strappato un altro gemito fortissimo ed un altro -Si Pino si così così cosìììì –Sissi non ti ho mai dimenticata sei una moglie troia mi spiace per tuo marito” -Si Pino si sono la tua puttana non pensare a quel cornuto di mio marito pensa a me pensa a me dentro di me chiedevo mille volte scusa a mio marito anche se era stato lui stesso a suggerirmi cosa dire per infoiarlo ancora di più ed infatti ci ha dato dentro ancora più forte mentre io riempivo la stanza di gemiti sospiri ed incitamenti -Ancora ancora non fermarti continua ti prego continua Cose così insomma… non saprei dire per quanto ha continuato a sditalinarmi in quel modo favoloso, con gli occhi semichiusi mi guardavo allo specchio mentre continuava a succhiarmi il collo e le sue mani facevano il bello ed il cattivo tempo sui miei seni e sulla mia fica, comunque sta di fatto che a un certo punto mi ha fatta girare su me stessa e mi ha spinta contro lo specchio con una mano mi ha sollevata una gamba afferrandola per la coscia e con le dita mi ha scostato lo slip un pensiero mi ha attraversato la mente come un Lampo “Mio Dio sta per impalarmi, Mio Dio Mio Dio ti amo Pinoooo ti amo da impazzire da impazzire” L’attimo dopo l’ha fatto, cavolo se lo ha fatto: mi ha impalata senza pietà con un colpo secco che a momenti mi solleva da terra e se non ero svelta a mettermi una mano in bocca avrei fatto un urlo di piacere che si sarebbe sentito per tutto l’ospedale!!! “Pino ti amo ti amo Mio Dio come mi stantuffa è portentoso ti ho messo le corna Amore mio ti ho messo le corna Oddio mio” Il mio ultimo lucido pensiero dedicato all’uomo della mia vita ormai entrato senza rimedio nell’affollatissimo club dei cornuti contenti e mentre formulavo quell’ultimo pensiero il mio amante non mi ha dato neppure il tempo di rifiatare, ha cominciato immediatamente a stantuffarmi come una furia s**tenata. e chi se lo scorda, era peggio di un stantuffo; ora so cosa prova un motore con tutti quei pistoni che fanno su e giù, io ne avevo dentro uno solo ma valeva per un motore 16 valvole!!! Beh mi ha scopata in quella posizione per buoni 5 minuti ma forse erano di più poi mi ha sollevata di peso senza farlo uscire e mi ha sbattuta di traverso sul lettino d’ospedale lì mi ha sollevata fino a farmi toccare il letto solo con le spalle e la testa e subito ha ricominciato con quel suo spaventoso stantuffo, e meno male che si temeva potesse restare impotente ero completamente fuori di testa ed in preda ad orgasmi pazzeschi e continui -Mamma mia che gran troia che sono godo Pino godoooo sfondami ti prego sfondami tuttaaaaaa!! Il massimo che sono riuscita a dire e fra sospiri e gemiti da paura mentre mi stantuffava gli offrivo il mio ventre per farmi penetrare meglio e lui ci dava dentro come un pazzo, Dio che cosa incredibilmente bella in mezzo a quell’Uragano che mi stava investendo la forza di parlare non ce l’avevo proprio, insomma ero troppo occupata a gemere di piacere, all’improvviso si è fermato mi ha presa con forza per i capelli facendomi male e mi ha sbattuta per terra mi guardava e lo teneva tra le mani -Forza vieni a succhiarlo -Si Pino si Mi sono letteralmente lanciata sul quel cazzo ed un attimo dopo me lo sono ritrovato in bocca mi teneva la testa e lui me lo spingeva fin quasi in gola, ho faticato come una negra per contenere un rigurgito era semplicemente meraviglioso mi stava facendo sentire una femmina e non una donna, da infarto vero e proprio e quando dopo un po’ è venuto ho dovuto ingoiare tutto senza pietà…lo ha tirato fuori e se l’è pulito sui capelli poi ha preso il lettino e lo ha messo di traverso davanti allo specchio io ero in terra del tutto sconvolta da quell’amplesso selvaggio ma ero ben lungi dall’immaginare che eravamo solo all’inizio; mi ha afferrata di nuovo per i capelli mi ha poggiata sul lettino a pancia sotto e le gambe penzoloni -Adesso ti rompo il culo Testuale, ero preparata ad essere inculata ed infatti dentro avevo messo carrettate di vasellina ma ero lo stesso un po’ spaventata, vedevo la mia faccia allo specchio completamente sconvolta -Anouk no ti prego non farlo no pietà pietà Come cercare di fermare una valanga prima mi ha inculata con un dito, poi due, dentro e fuori come una furia ed io gemevo come impazzita ho avuto un altro orgasmo pazzesco ed a quel punto ho ceduto di schianto e se mi era rimasta un minimo di dignità l’ho fatta a pezzi -Godooo Madonna mia non ne posso più Anouk inculami maledetto te inculami a sangue sfondami tuttaaaa” NO!!! Non mi vergogno perchè è quello che è successo ed io ho goduto come MAI prima di quel giorno…a quel punto ho sentito il suo cazzo che premeva contro il mio sedere -Guardati allo specchio guardati mentre ti inculo L’ho fatto e quasi mi riconoscevo un viso sfatto dal godimento “Madonna mia aiutami Marco Amore mio sto per essere inculata da un pazzo Madonna mia Madonna mia” Non ho fatto in tempo a pensare niente altro con una mano mi ha bloccato le braccia dietro la schiena mi teneva i polsi in una morsa ferrea e con l’altra mi ha tirata per i capelli costringendomi con il viso sollevato, ero sconvoltissima. un colpo secco violentissimo e l’attimo dopo era tutto dentro di me, ho visto un velo rosso scendere davanti agli occhi mentre vedevo la mia espressione allucinata riflessa dallo specchio, mi sono morsa le labbra quasi a sangue per non gridare a squarciagola ma lo stesso non sono riuscita a trattenere del tutto l’immenso godimento di quel momento -Siiii inculata senza pietà si sfondata come godo Una voce ormai arrochita dall’eccitazione assoluta che provavo, l’orgasmo è stato istantaneo -Adesso ti inculo sul serio Senza fiato per rispondere, ho fatto cenno di si ed immediatamente ha cominciato a pomparmi a tutto spiano e i miei gemiti di piacere hanno invaso la stanza -Si si si siii cosììì!!! Sono la tua troia rotta in culo siiiiiii!! Non fermarti non fermarti!!! Per favore non parliamo più di orgoglio o dignità, continuavo a fissare il mio volto sfatto dal piacere riflesso dallo specchio e vedevo il mio corpo sconvolto dai colpi che mi mollava il suo bacino ero del tutto assuefatta alla situazione mi piaceva guardarmi mentre venivo selvaggiamente sodomizzata lo spettacolo mi aveva stregata -Godo Anouk godo Non so quanti orgasmi avessi avuto dopo il terzo avevo perso il conto; non so per quanto è durata parecchi minuti comunque quello stantuffo pareva inarrestabile, invece ad un certo punto l’ho sentito accelerare il ritmo ed io ansimavo come una pentola a pressione poi l’ho sentito venire, il tempo di riempirmi il sedere del suo piacere e subito ha spostato il suo arnese nel mio sesso ed ha cominciato a scoparmi con la solita furia -Adesso devo godere anche qui dentro poi potrai andare a farti sbattere dove ti pare dal cornuto.Non mi sentivo più nemmeno una persona “Madonna mia ma non gli si smoscia mai? Ma quanto vuole andare avanti ancora?” Prima mi aveva sfondata la bocca, con antipasto di scopata furiosa, poi è toccato al sedere, sfondato senza pietà pure lui, ora era inevitabile che mi sfondasse anche la fica ed infatti con la consueta furia mi ha scopata in tutti i modi possibili ed immaginabili: alla pecorina, smorza candela e non so quanti altri. alla fine sono stata in quella stanza per un paio d’ore almeno ed ovviamente come promesso mi è venuto dentro . appena fatto si è di nuovo ripulito il cazzo sui miei capelli e mi ha letteralmente buttata fuori dalla camera senza darmi neppure il tempo di rivestirmi, l’ultima umiliazione. quando sono uscita ero a dir poco frastornata, letteralmente sbarellavo, quasi non mi reggevo in piedi, mi ci sono voluti oltre 20 minuti per raggiungere l’uscita dell’Ospedale dove mio in macchina mi stava aspettando. come ha reagito quando mi ha vista? non mi reggevo, il cornuto mi guardava divertito -Hai partecipato ad un’orgia? Egoista potevi dirmelo sarei venuto anch’io! In effetti ero un disastro, quasi non mi reggevo in piedi, camminavo a tentoni conto il muro, dolorante dappertutto specie il sedere mi andava a fuoco, con i capelli pieni di sperma di Pino tutti arruffati ed appiccicosi, la camicetta ancora mezza sbottonata, il piacere di Pino che mi colava lungo le cosce sia da davanti che da dietro e lo slip in mano -Magari si fosse trattato di un’orgia mi sentirei più riposata. quello mi ha spompinata, scopata ed inculata a sangue, mi ha sfondata senza pietà dappertutto specie il sedere me l’ha stantuffato come un martello pneumatico, un Uragano di sesso selvaggio non scopava da mesi e si è visto. ha goduto tre volte perché ha detto che voleva venirmi dappertutto; prima mi è venuto in bocca e a momenti soffoco per quanta me ne ha fatta ho la bocca tutta impastata la mia saliva sembra colla; credevo avesse finito invece gli è diventato ancora più duro ed ha ricominciato con quello stantuffo spaventoso, nel sedere stavolta, ed alla fine mi è venuto dentro anche lì ed infine davanti, da paura, anche lì ne ha fatto una marea guarda qui me lo perdo pure. è ufficiale Amore mio: da stanotte sei un marito nuovamente cornuto, ma adesso però mi serve una doccia, il cornuto mi guardava e rideva alla fine la doccia l’abbiamo fatta insieme e mentre gli raccontavo tutto ci siamo scambiati maree di baci coccole ed altro, insomma alla fine mi si è fatto pure lui gli ho chiesto cosa provava al pensiero che avessi appena finito di scopare con un altro uomo -Sia tu che Pino ne avevate un disperato bisogno. mi vuoi meno bene di prima adesso? Gli ho risposto quello che gli dico da sempre e cioè che sono pazza di lui, e lui mi ha detto lo stesso, mi sentivo rassicurata ma anche un po’ in colpa per quello che era successo -Ho capito che non sarei mai stata capace di frenarmi. Dio quanto lo desideravo… cosa succederà adesso? -Vedremo, di sicuro ora che il ghiaccio è rotto guarderai gli altri uomini in modo diverso, quello che non ti avrei mai perdonata e non ti perdonerei è se mi avessi colpito alle spalle sei stata onesta e non mi aspettavo di meno da te e ti amo ancora di più se possibile parlami sempre di te dei tuoi dubbi dei tuoi desideri e quando arriverà un altro Pino parlane sempre con me risolveremo il problema insieme Gli ho fatto promettere che anche lui dovrà fare lo stesso ma lui non è interessato -E’ te che voglio vedere così meravigliosamente puttana sarò felice di portare tutte le corna che mi metterai. io non ho bisogno di altre donne Una perversione passiva la sua, tutto sommato meglio così per me! Poi abbiamo fatto l’Amore… l’Amore sia chiaro, NON una semplice scopata e non ha mancato di ricordarmelo -Puoi scopare con chi vuoi ma l’Amore lo devi fare solo con me L’ho giurato su quello che ho di più caro al mondo e manterrò ne sono certa… quando me lo stava per mettere dentro ho avuto un lampo -Cornuto sono ancora piena degli umori di Pino non ti fa un po’ schifo? Ha detto che la cosa lo eccitava da morire e poi mi ha chiesto se avevo fatto l’Amore con Pino -Amore??? Con quella bestia… solo un Toro da monta una volta usato lo si chiude nel recinto Mi ha sorriso in quel modo che solo lui sa fare -Appunto hai scopato con lui ma l’Amore lo stai facendo con me e quello che c’era prima non conta più Mi ha penetrata subito e Pino è scomparso dalla mia vita anche nei giorni successivi l’ho tenuto a distanza e dopo un paio di settimane è sparito del tutto…mi ha commossa quest’atto d’Amore totale e assoluto da parte di mio marito, un atto di Fede nei miei confronti che forse non mi merito.

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il cazzone

Salve sono una pensionata e dolce signora di settantasette anni,mi chiamo Gina vi vorrei raccontare che cosa mi è accaduto alcuni giorni orsono . Abito in un piccolo paesino in toscana ,poche case ,la chiesa e un circolo, vita tranquilla ogni lunedi si svolge un mercato molto affollato essendo lontani dai grandi centri commerciali.Non avevo in mente di comprare qualcosa in particolare ma un bel giretto me lo sarei fatto ,sono vedova e i miei figli sono sistemati e lontani. Giravo tra i banchi quando vidi un vestito a fiori con una bella fantasia a fiori ,mi fermai chiesi il prezzo e dato che costava il giusto decisi di comprarlo ma la taglia era un problema perchè sono piuttosto in carne con due tette belle gonfie ,dovevo provarlo . Il furgone del commerciante era attrezzato con una specie di camerino all’interno :Presi il vestito mi spogliai e indossai il nuovo mi stava proprio bene , ma mentre lo provavo mi sentivo come osservata,ma forse era solo un impressione.Pagai e mi diressi verso casa tutta sodisfatta del mio acquisto.Misi via il mio nuovo vestito e mi misi comoda ,con una vestaglia leggera ,era estate per cui sotto rimasi in mutande e reggiseno. Stavo cucinando quando suonarono alla porta ,rimasi sorpresa quando mi trovai davanti il padrone del banco del mercato “Mi scusi signora se la disturbo ma devo averle dato il vestito sbagliato !” In effetti in mano aveva un sacchetto “Mah mi sembrava di aver preso il vestito giusto ! Aspetti che vado a prendere il mio !” Mi diressi verso la camera ma mi accorsi che lui mi stava seguendo “Scusi ma dove va ?” Gli chiesi stupita “Signora non sono venuto per il vestito devo confessare che l’ho spiata mentre se lo provava !” Allora la mia impressione era esatta ,diventai rossa e lo fulminai con un ochiataccia ,non mi venivano le parole .Lui era devo dire un bel uomo grosso e muscoloso anche se non era un ragazzino,devo dire che ero un poco turbata dal fatto che qualcuno volesse vedere un signora anziana come me spogliata . Lui incalzò “Quando l’ho vista in desabille sono rimasto folgorato ,non so cosa mi è successo …..devo…dire …che….si insomma ho avuto un erezione ….!” Era piuttosto imbarazzato mentre lo diceva quasi si vergognasse di provare attrazione per me “Ma che dice….io….sono….vecchia..!” “No lei è ancora una bella donna !” Mi gurdò con occhi rapaci mi si avvicinò e mi prese tra le sue braccia ,io ero come incapace di reagire in breve le sue mani mi carezzavano il culone e i grasssi fianchi ,stavo cominciando a scaldarmi anche io, in fondo erano dieci anni che ero vedova e fare l’ amore mi era sempre piaciuto. Lasciai che lui vagasse sul mio corpo tastandomi dappertutto fino alla passera che cominciava a bagnarsi , mi lasciai andare ,che diamine dopotutto ero di carne .Quando scesi con la mano verso il suo inguine credetti di aver sbagliato sentivo tra le sue cosce un enorme coso come avesse in tasca un salamone “Non aver paura è solo un poco grosso ,ora ti faccio vedere !” Quando si calo i pantaloni apparve ai miei stupefatti occhi un pene di dimensioni mostruose con una cappella viola grossa come una melanzana . Non so cosa mi prese non dissi niente ma mi inginocchiai e cominciai a leccarlo stupendomi di me stessa ,quel palo gigantesco aveva smosso qualcosa dentro di me ,una parte a****lesca ,mi ritrovai con la punta della cappella in bocca segandolo a due mani nella speranza di farlo diventare ancora piu grosso,cosa che avvenne in breve tempo avevo tra le mani una enorme proboscide calda e vibrante . “Scusa è troppo grosso per te ! Tutte le ragazze si spaventano !” In effetti incuteva paura duro e grosso come un braccio ,ma non so perchè a me faceva solo gola chissa che sensazione nella pancia .Era incredibile stavo facendo pensieri che non avevo mai fatto in vita mia ,evidentemente la mia parte porca non era mai emersa ,ed ora da vecchia scoprivo che lo ero . Ormai ero ad un punto di non ritorno li in ginocchio con quel mostro di cazzo in bocca tanto valeva dare sfogo a quello che provavo in quel momento “Dai fammi veder che cosa nascondi qui sotto !” Mi aiuto ad alzarmi ,mi liberai in un baleno della vestaglia rimanendo in reggiseno e mutande ,peraltro zuppe di umori ,ero bagnata come una capra in calore.”Guarda che roba ! Che tette ,fammele vedere!” Mi tolsi il reggiseno e le mie tettone esplosero con i capezzolini eretti . Si avvicinò e me le prese in bocca suchiandomele cominciavo gia a godere, ma lo volevo dentro sentivo la fica in fiamme “Dai mettimelo dentro non resisto !” Mi calai le mutande e mi sdraiai sul tavolo di cucina aprendo le coscione flaccide e schiudendo la fica odorosa ,anche lui non perse tempo si agguantò il palo e mi poggio la cappella gonfia all’ ingresso . Devo dire che capivo le ragazze che ne avevano paura ,ma era talmente tanta la voglia che mi sarei fatta squartare pur di averlo in corpo . Lui cominciò a spingere ,sentivo la carne morbida della passera che cercava di aprirsi per accogliere quel pisellone.La cappella entrò dentro con una scureggia ero talmente presa nel guardare l’operazione della penetrazione che non sentii nenche male ,e si che la fica era tirata al massimo .Mentre lui delicatamente spingeva in avanti per ficcarmelo sentivo la carne che si apriva quando la cappella mi picchiò in fondo godetti inaspettatamente urlando,mi sembrava di essere come al di fuori di me che mi osservavo godere di quel bastone di carne in pancia “Tutto bene ?” Mi chiese premuroso, “SII..che…bello….erano…anni..che……non…godevo….è.èè..davvero……grosso…!” “Eh si ma a te piace vero?” “Eccome….dai……pompami……………!” Quando prese a scoparmi sentivo le pareti della fica in fiamme ,quattro o cinque colpi e godetti di nuovo tremando.Sentivo rivoli di umori scorrermi sulle chiappe, la fica mi pulsava ,quando me lo metteva fino a picchiarmi sull’utero mi sentivo piena fino nello stomaco,erano sensazioni mai provate,merito di quel bastone di ciccia sempre bella dura che mi scavava dentro. Si fermo’ e me lo tolse “Dai girati voglio vedere il tuo bel culo!” Docile scesi poggiai le braccia sul tavolo e porsi le chiappe ormai sfatte a quel diavolo di cazzo ,lui me le carezzo’ bramoso poi me lo rimise in corpo ,in quella posizione lo sentivo ancora piu’ grosso . “OH….siiii…..che….bel…culo……nonna………!” Ora capivo perche’ lo attiravo tanto gli ricordavo la nonna ,”Sii…lo…senti…..nonnina……..!” Decisi di assecondarlo “Sii…dai….nipotone……trombal bene la tua……no..nnina!” Lui esaltato mi a gguanto’ per le chiappe e attacco’a trombarmi di brutto ,mi dava certi colpi che mi scombussolavano le viscere ma quanto godevo le cosce erano lucide dei miei sughi . Mi trombo a lungo facendomi venire molte volte fino a che me lo infilo’ a fondo sborrandomi abbondantemente sentivo la sbroda che fuoriusciva e colava formando una pozzetta a terra .Stette dentro di me fino a quando il cazzone si smollo e usci’ lasciandomi un vuoto nella fica ,devo dire che ne avrei preso ancora per un poco ma c’era poco da fare . Rimanemmo tremando nell’orgasmo poi mi tirai su e ci baciammo appassionatamente.Ci ripulimmo poi ci rilassammo sul divano ,ovviamente parlammo del fatoo che mi avea chiamato nonna .Venne fuori che lui dato che i suoi lavoravano fuori citta lui era statoa allevato da sua nonna e che i suoi primi bollori adolescenziali si erani rivolti a sua nonna ,la spiava in bagno masturbandosi ma non aveva mai avuto il coraggio di andare oltre .Sua nonna mi somigliava molto e quando mi aveva vista nel furgone i desideri giovanili avevano preso di nuovo vita e in breve se lo era trovato duro c*** da ragazzo .Devo dire che era una situazione strana da una parte ero lusingata di averlo eccitato ma da una parte era una cosa strana pensare che trombava me pensando alla nonna .Ma la cosa era di scarsa importanza dato che avevo goduto come non pensavo possibile . Mentre parlavamo di lui e della sua nonna gli carezzavo le grosse palle pelose ,il cazzo dava segni di ripresa per rafforzare l’azione cominciai a leccarlo delicatamente ,la bestia di carne mi stava crescendo in mano . Lui volle che ci mettesimo piu comodi , lo guidai verso la camera si sdraio sul letto palo all’ aria “Dai nonna voglio baciartela !” Ormai nella parte della nonna mi misi cavalcioni al suo viso con la bocca sulla sua bocca , lui comicio a leccarmela con foga io mi dedicai a poppargli la gonfia cappella massaggiandoglielo fino alle palle . “Sii…dai…nonna……si….leccamelo….cosi…..che…bellla fica….che hai……buona !” Mi disse con la bocca impiastricciata e lucida . Il cazzo intanto era tornato alle dimensioni esagerate di prima “Dai nipotone mio mettiglielo in pancia alla tua nonnina mi stesi di schiena sul letto spalncando le coscione e la fica .Lui come una furia mi si sdraio sopra e me lo spinse deciso dentro lanciai un urletto quando mi arrivo’ in fondo “Scusa….scusa…nonna…ti….ho…fatto la bua ?” “Nooo….dai….trombami…!!” Gli sussurrai in un orecchio . Comincio a scoparmi col suo formidabile uccello cosi a lungo che inizio’ a dolermi la fica “Dai….dai…che…..mi…brucia……!” “Nonnina mia….non…..riesco…a venire……!” “Dai che ci pensa la tua nonnina !” Me lo feci togliere da dentro avevo la fica arrossata e dolente ma soddisfatta .Lo feci sdraiare sul letto e mi dedicai a fargli un pompino come meglio potevo data la mole del pisello strizzandogli le palle gonfie , mi detti da fare fino a che riuscii a farlo venire tentai di inghiottire la sua sbroda ma devo dire che ne fece talmente tanta che non ci riuscii ,addirittura una parte mi usci’ dal naso,tossii e buttai giu una bella boccata ,aveva un sapore che era tanto non sentivo ,ma non era sgradevole Lui scosso dalla sbrodata mi guardava con occhi adoranti ,aveva esaudito un suo sogno scoparsi la nonna .Quando ci fummo ripresi mi fece vedere una foto di sua nonna e devo dire che la somiglianza con me era impressionante potevamo essere sorelle. Quando lui si fu rivestito in fretta perche’ doveva tornare al mercato per chiudere ci scambiammo i telefoni .Quella vicenda avrebbe avuto un seguito in fondo lui tornava tutti i lunedi
(parte prima )