Mi chiamo Susanna. Di solito quel tirchio di mio marito Rino mandava sempre me a ritirare l’auto in officina da Gianni, il meccanico. Sapeva che col mio sex appeal riuscivo ad avere forti sconti sulle fatture da pagare. Gianni era pazzo di me e perciò si metteva a disposizione ma si sa che, tirandola troppo, la corda inevitabilmente si spezza. Un giorno Gianni, giustamente stufo di essere preso per il culo, ricevendo pochi spiccioli per grossi lavori, pretese il pagamento in natura. Era proprio incazzato il poverino e, in un attimo, mi ritrovai sull’auto a cosce aperte con la sua lingua bollente pronta a leccare la mia passera. Non sono certo di legno e tantomeno una santa e così mi lasciai slinguazzare eccitandomi sempre più. Gli presi l’uccello in bocca e lo ripagai di tutti quei lavori saldati sottocosto o almeno così credevo. E già, perché un bocchino, seppur delizioso e con l’ingoio, non gli bastava mica. Voleva di più e lo fece capire chiaramente ficcandomi il suo bel cazzone in culo! Me lo sfondò perbene in varie posizioni, poi me lo schiaffo nella fregna e così venimmo entrambi. Io mi bagnai tutta e lui esplose una sborrata copiosa nella mia fica calda e strapazzata. Ovviamente soddisfatto dalle mie carni, mi disse che potevo considerare saldati bene i pagamenti e riferirlo a mio marito. Quando tornai a casa dissi a Rino: “Stavolta il meccanico non si è accontentato delle briciole, ha voluto capitale e interessi!”. Rino mi chiese: “Che vuoi dire cara?”, Gli risposi: “Ho dovuto dargli culo e sorca ed è per colpa tua che sei un taccagno”. Rino mi domandò: “…e ti è piaciuto?”. Gli replicai: “Oh si certo! Gianni ha proprio un bel cazzo, mi ha fatto godere tanto, sai! E’ stato molto eccitante e trasgressivo scopare con lui, sapendo che ti stavo mettendo un bel paio di corna!”. Rino si arrabbiò, mi disse: “Accidenti, che puttana! Gode a farmi cornuto!”. Poi però notai una curiosità in lui, quando commentò: “Beh deve essere stato bravo a soddisfare una donna insaziabile come te!”. Più troia che mai e amante nel creare situazioni imbarazzanti e giochini torbidi, gli dissi: “Perché non vai a trovarlo, così vi chiarite”. Il resto della storia me l’ha raccontata Rino naturalmente. Entrò in officina e disse: “Ehi Gianni, ti sei fatto mia moglie!”. Gianni rispose: “Beh, cosa vuoi, ci so fare con le donne… e poi voi siete cattivi pagatori. Ce l’hai con me, per caso?”. Rino di rimando: “Sì, è vero, un po’ sì, però ti confido che mia moglie sembrava molto soddisfatta di te, l’hai proprio fatta godere!”. Gianni sorpreso: “Ah, grazie del complimento, oltre che in bocca, l’ho scopata in culo e in fica, ti eccita per caso?”. Mio marito rispose: “Beh, direi di sì…”. I due si guardarono negli occhi, poi il meccanico, tra il serio e lo scherzo, disse: “Senti un po’, non dirmi che vorresti provarlo anche tu il mio cazzo…”. Rino si eccitò a questa frase, si avvicinò al meccanico e lo baciò in bocca con passione. Gianni gli disse: “Che fai? Io vado solo con le donne, sai?”. Ma Rino era accalorato e farfugliò: “Accidenti, sei quello che ha fatto godere mia moglie, mi attizzi!”. Con passione sempre più forte, ribaciò in bocca il meccanico. Gianni si eccitò a sua volta e a quel punto ricambiò il bacio. Le lingue iniziarono a cercarsi con complicità, il ghiaccio era rotto ormai. Mio marito si inginocchiò e iniziò a succhiare il cazzo del meccanico come avevo fatto io in precedenza. La voglia aumentò sempre più finché il mio lui, denudandosi velocemente, finì per farsi inchiappettare alla pecorina. Quel cazzo fantastico fece godere anche mio marito che si prese un bel getto di sborra nel culo. Ora sì che avevamo pagato in modo soddisfacente il dotato meccanico!
Author: sexgeschichtenfick
Pompino al primo appuntamento
Si sa che il primo appuntamento è molto importante per lasciare una bella impressione di se… io mi sn spinta un pò oltre…
Sono uscita per la prima volta con questo ragazzo, 20 anni come me, bello, un pò di barba incolta che rendeva il suo viso ancora più intrigante, ma tutto sommato un tipo normale, tranquillo e simpato, spigliato nei modi e nel parlare che mi aveva invitata ad andare a mangiarci qualcosa per poi fare due salti in una discoteca vicina.
La cena, manco a dirlo, è stata ottima, un pò di vino e via discorrendo, finita la cena, ovviamente offerta, via in discoteca. Per l’occasione, visto che volevo far colpo, avevo scelto un tubino nero senza spalline, decolletè nere e gambe scoperte, reggiseno appena imbottito per mettere un pò più in risalto la mia misera seconda e perizoma di pizzo, giusto perchè non si sa come si potrebbe concludere la serata. Un velo di trucco, eyeliner nero per dare risalto ai miei occhi verdi e i capelli biondi piastrati prima di uscire sciolti sulle spalle, due spruzzate di profumo e voilà, ero pronta a tutto.
La musica alta ed un paio di cocktail mi stavano mettendo ko, così verso le 3 decidiamo che è ora di rientrare. Saliamo in macchina e fermi nel parcheggio iniziamo a chiacchierare, di tanto in tanto le nostre mani toccano i nostri corpi più o meno di proposito fino a che, finalmente arriva il bacio, appassionato, lento, lui mi stringe i fianchi, io gli metto le braccia attorno al collo poggiate sulle spalle, ne faccio scivolare una sul suo petto fino ad arrivare ai suoi pantaloni. Beh, non sono rimasta sorpresa di sentire che già il suo cazzo era come di marmo e la cosa mi ha eccitata ulteriormente. Lentamente mi sentivo bagnare, avevo i brividi, il mio corpo mi diceva di concedermi, ma la mia testa mi diceva di non esagerare. Così ho preso la decisione, non volevo dargliela al primo appuntamento, ma un pompino… beh quello ci poteva stare… Gli propongo di metterci comodi sui sedili posteriori della sua Golf, lui accetta ovviamente pensandi di potermi scopare, ma i miei programmi sono diversi. Gli sbottono i jeans e li abbasso insieme ai boxer e mi si presenta il suo cazzo bello duro, lo prendo con la mano e inizio a muoverlo piano, mentre lo bacio ancora per sentire la sua lingua. Mi abbasso e appoggio la testa di lato sulla sua pancia akll’altezza giusta per poter aprire la bocca e iniziare a succhiarlo, lui mi raccoglie i capelli con una mano e ne approfitta per darmi il ritmo giusto. Lo sento crescere ancora tra le mie labbra mentre con una mano mi tiene i capelli e con l’altra mi solleva il vestito per lasciarmi con il culo scoperto e palpandomi. Sono tutta un fuoco, ora mi sento completamente eccitata e bagnata, ancora una volta il mio corpo urla a sua voglia di quel membro che tengo in bocca, ma di nuovo resisto alla tentazione. Così quando lui prova a sfilarmi il perizoma lo fermo e gli sussurro di accontentarsi per quella sera e ricomincio a succhiare, stavolta con più decisione, lui si rilassa e mi lascia fare così aumento il ritmo, lui ansima e finalmente arriva il momento, quello che aspettavo, quello che se fosse stato dentro di me mi avrebbe provocato un orgasmo: contrae i muscoli delle gambe, ansima più forte e il suo cazzo umido della mia saliva si ingrossa fino al suo massimo fino a che viene. Sento sul palato i suoi schizzi e sulla lingua il suo sapore, caldo denso e abbondante che mi pervade tutta la bocca, deglutisco e continuo a succhiarlo per ottenere fino all’ultima goccia del suo sperma. Mi stacco solo per leccarlo ancora, inebriata e vogliosa, mi sento grondante, ma sono contenta di quello che ho fatto. Mi riporta a casa che sono quasi le 5 di mattina, ma io non ho sonno, mi tolgo i tacchi, mi spoglio e mi stendo sul letto, sono ancora bagnata e lascio che la mia mano dia sollievo a quella voglia, vengo con il suo sapore tra le labbra pensando al suo cazzo che mi schizza in gola.
la mamma di Isabella
Io e Isabella ci conosciamo dai tempi dell’università, lei ora lavora in un’altra città ma quando scende per le feste ci vediamo e usciamo insieme. Ha un bel corpo con un culo favoloso, anche se di viso non è perfetta, ha lunghi capelli neri ricci e siamo molto amici. Non c’è mai stato niente tra di noi, anche se mi attizza molto, ma lei vorrebbe una storia seria. L’ultima volta che è tornata in città, sono passato a prenderla a casa e ho fatto la conoscenza di Adelina, sua madre; sebbene abbia dei tratti in comune con la figlia, Adelina è più bassa e minuta, ma le curve ci sono tutte, soprattutto dietro. Mi sono eccitato immediatamente. La signora, di 58 anni, era molto simpatica e mi guardava sorridente, forse le piaceva che uscissi con la figlia. Qualche settimana dopo la partenza di Isabella, lei mi chiamò per chiedere se potevo passare a casa sua perché la madre aveva dei problemi con dei documenti e mi chiedeva se potevo occuparmene io. La signora Adelina era rimasta da circa un anno vedova e prima era il marito ad occuparsi di quelle faccende.
Andai con immenso piacere e la signora mi accolse con il suo solito sorriso, indossava un vestito leggero e ai piedi dei sandali zeppati che mi provocarono un’immediata eccitazione.
Quella volta non mi sbilanciai, però mi feci dare il suo numero e le dissi che poteva chiamarmi per qualsiasi evenienza.
Adelina non mancò di farsi viva spesso e io feci lo stesso, in breve arrivammo a chiamarci ogni giorno e quando il lavoro ce lo permetteva, riuscivamo a incrociarci per un caffè. Un giorno al telefono mi disse che voleva andare a comprare delle scarpe in un centro commerciale e mi offrii di accompagnarla. Andai a prenderla, come avevo fatto tante volte con Isabella, lei scese con addosso una gonna stretta al ginocchio, calze nere e scarpe con tacco medio, era bellissima e la guardai per alcuni secondi estasiato, ormai ero innamorato!
Fu bellissimo accompagnarla nel negozio di scarpe, le scelsi delle scarpe, e poi le chiesi di provarne alcune con zeppe altissima o con tacchi a spillo, lei sorrise dicendo che ormai non aveva l’età per indossare quei tacchi e io però la convinsi a farlo, l’aiutai a metterle e nel farlo le accarezzai il piede velato, aveva meravigliosi piedini taglia 35, li avrei presi in bocca e leccati per ore! Lei dischiuse leggermente le gambe, si vedeva che era rilassata. Le feci delle foto con il cellulare ai piedi con quelle scarpe “giusto per ricordo” le dissi; ovviamente quella sera mi segai abbondantemente guardandole.
L’indomani mi chiamò chiedendomi se volevo andare a cena da lei, ci teneva molto, mi disse. Risposi ovviamente di sì e prima di andare, passai dal centro commerciale e le comprai quelle zeppe vertiginose che aveva provato il giorno prima.
Quando aprì la porta di casa, rimasi sbalordito, aveva un bel vestito nero, un po’ attillato, che lasciava un po’ scoperto il seno e soprattutto modellava fianchi e culo, ai piedi sabot con tacco basso, la baciai sulla guancia ed entrai, ci accomodammo in salotto e le diedi la busta con il mio regalo; era senza parole, non se l’aspettava, quando aprì lo s**tolo e vide le zeppe, scoppiò a ridere e disse: “ma sei proprio fissato!” “Ti stanno benissimo, ti prego indossale.” le dissi, lei sorrise guardandomi negli occhi e disse: “va bene”, tolse i sabot e indossò le zeppe, i piedi velati scivolavano perfettamente dentro. “Sto davvero bene?” MI chiese e io le dissi “Certo, sei divina!” arrossì immediatamente ma non disse niente, allora mi chinai a terra e posai le mie labbra sulle sue unghie velate. Fu come andare in trance, iniziai a baciare e leccare piedi e zeppe mentre Adelina avvampava sul divano, la sentivo mugulare “no… cosa fai…” allora risalii con la lingua sulle gambe e poi di s**tto tornai su e le presi la faccia tra le mani. “Ma cosa ti è preso? potrei essere tua madre.” “Ti voglio Adelina, dal primo momento che ti ho visto!” La baciai con foga e le infilai la lingua dentro. Si fece accarezzare sotto il vestito e la mano andò in mezzo alle gambe dove era già un lago. “No è tanto che non lo faccio!” Disse divincolandosi dal mio bacio appassionato, io le leccai il collo e le pastrugnavo la figa. Si lasciò andare e riuscii a sfilarle il collant, le scostai gli slip di cotone nero e vidi la sua sublime figona pelosa, mi ci avventai con foga e la leccai con avidità. Adelina impazzì, intanto il cazzo mi si era fatto durissimo, mi spogliai e quando lo vide, grosso duro e pronto a chiavarla, rimase colpita. Lo prese in mano e i suoi occhi brillarono, era tanto che agognava quel momento, la stesi sul divano e entrai dentro, era ancora stretta nonostante la lubrificazione, provò dolore ma mi chiedeva di continuare e di spingere. Ci volle un po’ ma alla fine entrai, presi a chiavarla con forza, lei gemeva dal piacere e intanto la baciavo in bocca. Le alzai una gamba e le leccai il piede mentre la scopavo, aveva tolto i collant ma aveva rimesso le zeppe… il ché mi eccitava tantissimo. Non resistetti a lungo, venni in una copiosa sborrata che ovviamente finì tutta nella sua pancia. Sfiniti ci stendemmo per alcuni minuti a terra, poi le dissi: “andiamo a mangiare, così recupero le forze… stanotte voglio farti impazzire” Adelina sorrise e mi baciò.
Sorprese improvvise
Mai e poi mai avrei pensato che potesse succedere una cosa del genere, proprio a me, che sono uno che non va a cercare avventure strane.
Stavo con la mia amante ( che non è un’avventura..siamo davvero innamoratissimi ) in un albergo del veneto a scopare, e con grande soddisfazione di entrambi, avevamo già abbondantemente goduto con baci, carezze, leccate, scopate e tutto quello che sapete che a letto si fa, quando ad un certo punto, siamo stati colti da una fame improvvisa. Allora chiamo la reception, e chiedo se è possibile avere qualcosa da mangiare, e l’impiegata mi dice che sarebbe stato possibile avere qualche toast e un paio di bibite.
Chiedo se gentilmente posso averle in camera, ma altrettanto gentilmente mi viene risposto di no, per cui, devo rivestirmi e scendere. Katya intanto, si assopisce fra le lenzuola bagnate delle nostre voglie. Io intanto mi preparo, e scendo al bar dell’albergo. Quando sono giù, il barman sta ultimando l’ordine, quindi attendo che metta le vivande sul vassoio, e mi avvio all’ascensore. Qualche secondo dopo sono davanti alla porta ma… la porta è appena socchiusa. Io ero certo di averla chiusa ( lo faccio sempre quando scendo e lei si addormenta ), e la cosa mi lascia un po’ interdetto. Entro piano piano, e vedo sdraiato sul letto un ragazzo di una ventina d’anni impegnato a leccare la figa di Katya, che nel frattempo, si era svegliata. Lei si accorge che io sono rientrato, ma non fa nessun movimento per far fermare il ragazzotto. Che fra le sue gambe, pare aver trovato il paradiso. Ad un certo punto, lui si sfila i pantaloni e gli slip, e Katya inizia a succhiargli l’uccello, mentre io, appoggiato il vassoio,ho il mio in mano. La scena è arrapante, specialmente quando lui, preso da una foia incredibile, la prende, la gira e inizia a scoparla a pecorina. La mia zoccolina non ne ha avuto abbastanza di essere venuta due volte con me. Questo cazzo giovane evidentemente è stato un regalo inaspettato..dopo una decina di minuti di sbattimento a pecorina, lei gli sale sopra e se lo infila tutto, muovendo il bacino.
Pochi colpi, e il ragazzotto viene, mentre io col mio cazzo in mano, salto fuori e lo metto in bocca a lei.
Il ragazzotto è imbarazzato, chiede scusa e vuole scappare, ma io lo trattengo e gli dico “dove vai, furbacchione..? Adesso vieni qui e me lo succhi, mentre lei te lo ritira duro.”
Così il ragazzotto ha iniziato a spompinarmi come un ossesso, e lei a lui, e quando siamo stati pronti, a turno ce la siamo risbattuta.
Siamo venuti di nuovo, senza aver mangiato un accidente.
Ma la sorpresa più grande, è stato vedere la ragazza di lui, entrata a sua volta in camera, seduta sulla poltroncina, a masturbarsi..
“Era tutto il pomeriggio che vi sentivano scopare, e ci avete fatto venire voglia.”
Così abbiamo tirato nel gioco anche lei, e devo dire che non ho mai visto così tanta sborra addosso a due troiette come in quella occasione.
Le sorprese improvvise sono sempre quelle che si ricordano più volentieri.
QUATTRO CAZZI PER ME….
Ho un culo da donna, me lo dicono tutti, rotondo, sodo, che forma una perfetta attaccatura con le cosce, un culo insomma da prendere, da violentare.
E’ stato il mio “ingombrante” culo da femmina ad aprire pian piano, già all’età di sedici anni, una voragine nella mia personalità sessuale apparentemente univoca. Passavo ore a fissarlo e mi eccitavo con ciò e finivo per masturbarmi. Vestivo il mio culo con perizoma, lo ingabbiavo in un reggicalze, lo valorizzavo con una sottoveste o baby-doll (cose che all’inizio sottraevo a qualche zia avvenente), tutto ciò al solo fine ripeto di masturbarmi. Non cercavo su riviste porno l’ispirazione per una sega, mi bastava guardare il mio culo.
Ad un certo punto però ho sentito altro, un prurito sessuale nuovo, sconvolgente, assolutamente innato. La colpa o il merito (lascio giudicare a voi) è da attribuire ad un mio amico coetaneo.
Allora avevamo diciott’anni ed eravamo in un negozio di profumi nei giorni precedenti a San Valentino, infatti lui doveva acquistare un regalo per la sua fidanzata.
Senza accorgermene mi ero messo chino sul bancone della cassa, poggiato sui gomiti, la schiena inarcata e il culo inevitabilmente all’aria. Non era la prima volta che mi sorprendevo in queste posizioni, ma non destavano in me molta preoccupazione inconsapevole allora di quello che sarei diventato.
Ad un certo punto sentii una forte pressione contro di me da dietro e allo stesso tempo sentii una punta più dura che premeva tra le mie natiche.
Il mio amico in maniera molto disinvolta e intelligentemente equivoca me lo aveva poggiato sul culo.
La sensazione fu sconvolgente, sembrava che il buco del mio culo si stesse bagnando, lubrificando per permettere al cazzo di entrare, ero a pecorina e sentivo che avrei potuto godere se fossi stato impalato come una troia.
L’immaginazione non ebbe seguito reale, il mio amico non fu chiaro nel suo gesto ed io ero troppo influenzabile per fidarmi delle mie sensazioni, tant’è che tra Claudio Adv e me non c’è stato mai niente.
Al di là di questo per me fu la scintilla, gli albori di una nuova mia dimensione che solo ora, a distanza di tanti anni, vivo a pieno.
Il passaggio mentale dal sognare di essere scopata tra le natiche e l’immaginare un cazzo tra le mani o in bocca fu brevissimo.
Cominciai sempre più a sviluppare queste fantasie nella maniera in cui la mia indole mi dettava.
Se fossi stato con un uomo volevo non solo riempirmi la bocca del suo cazzo ma anche bere la sua sborra. Speravo di essere scopata di fronte ad uno specchio, speravo in un cazzo enorme che a fatica entrava nel mio culo, tanto da farmi male…..ero estasiato dall’immaginare il cazzo che mi riempiva, dall’immaginare che il mio orefizio era allo stremo della sua dilatazione. Sognavo spesso un cinema dove fare un pompino durante la proiezione del film, in mezzo a tutti e sotto gli occhi di tutto.
Immaginavo il mio uomo che mi prendeva ai fornelli oppure mentre facevo le pulizie.
Mi piaceva l’idea di una troia, di una puttana, quelle vere che non si fanno pagare il cui solo interesse è sentirsi donna, nata per soddisfare gli uomini.
A queste fantasie poi più in là aggiunsi alcune idee di sadomaso molto soft, mi sarebbe piaciuto essere tirata per i capelli quando fossi stata scopata a pecorina, o essere tenuta immobile con la testa per evitare che la mia bocca sfuggisse ad un caldo spruzzo di sborra. Ancora immaginavo di avere i polsi legati, o meglio ancora di essere stretta in uno di quei nodi che fanno del corpo un angolo retto e così essere distesa di fianco sul letto e prenderlo dietro.
Con tutte queste fantasie la prima e più diretta conseguenza fu quella di curare il mio corpo, acquistavo creme, trucchi, lingerie, tacchi a spillo e parucche, mi depilavo. Volevo essere una troia insaziabile. Come per magia, questa sfrenata attività cerebrale si trasferiva sul mio culo rassodandolo ancora di più, quasi come che pensare di essere sfondata da nerchie violacee mi modellava il sederino da vera puttana in calore.
Avevo una doppia vita insomma, ma non nel senso di vite separata, svesti una e indossi l’altra, ma nel senso che queste due vite mi accompagnavano ( e mi accompagnano) contemporaneamente senza soluzione di continuità.
A scuola prima e all’università poi, indossavo (e indosso; ora al lavoro) reggicalze, perizoma, calze velatissime, sottovesti, tutto celato sotto panni maschili.
Ancora un altro dato è interessante della mia adolescenza, fino ai 21 anni, data della storia che ancora non vi ho raccontato, un po’ di pazienza.
Premetto che la scuola l’ho frequentata in un paesino di provincia, ecco perché la mia attività sessuale era nulla, lavoravo solo di immaginazione. Fino al momento in cui ho pensato di potermi divertire con pratiche masturbatorie un po’ sofisticate. Acquistavo chili di melanzane (nere e grosse; per la penetrazione è la cosa migliore dopo il cazzo e prima dei falli finti).
Le fissavo in modo tale che inevitabilmente una mi finiva nel culo e l’altra nella bocca, in modo da avere le mani libere e potere assumere così ogni posizione. Ero la troia di due grossi cazzi che mi scopavano in reggicalze e tacchi a spillo. A volte mi masturbavo e mettevo la sborra sulle due melanzane, era eccitante, quei fiotti caldi su quella superficie nera, sembrava che stessi realizzando le mie più perverse fantasie, bere sborra e il culo rosso dalle dimensioni della melanzana. Continuavo così per ore, cambiando posizioni, alla fine ero sfinita e sentivo delle voci che mi dicevano, – quanto è puttana, scommetto che avrebbe preso due cazzi contemporaneamente nel culo-.
Arrivo così ai 21 anni, baldracca, sfondata e mai sazia.
Era una mattina universitaria come tutte le altre, corsi, amici e qualche caffè tra lo spacco di una lezione e l’altra. Indossavo sotto i jeans un reggicalze di pizzo nero e delle calze velate color carne con la riga verticale sul dorso delle gambe, la culotte era di colore nero doverosamente portata sopra al reggicalze (infatti pensavo che una troia non può essere scopata senza reggicalze, quindi in quelle occasioni doveva essere agevole sfilare lo slip), sopra avevo un corpetto anch’esso nero a tono col reggicalze. Aggiungo che era una giornata di inverno, e che i maglioni di lana e il freddo aiutano a indossare gli indumenti intimi.
Nonostante la mia voglia di vivere una esperienza vera con cazzi di carne grossi e turgidi, stavo molto attento a non piegarmi troppo per paura che il perizoma saltasse fuori dai pantaloni.
Ad un certo punto della mattinata andai in bagno, il bisogno era di quelli impellenti, di quelli che richiesero un accurato svestimento e susseguente rivestimento ( i bagni erano molto sporchi, avevo premura a che i miei vestiti toccassero da qualche parte). Sfilai la culotte e sbottonai il reggicalze per sfilare le calze sotto al ginocchio.
Quando ebbi finito dovetti ripetere il rito all’incontrario.
Avevo appena tirato su la culotte che un ragazzo entrò nel bagno senza bussare (le serrature erano rotte ed io mi ero distratto).
La visione che gli si presentò fu quella del mio culo addobbato da cagna, infatti nel rivestirmi avevo dato le spalle alla porta.
Fu un attimo, lui richiuse la porta in un istante ed io non riuscii a vederlo in faccia.
Ero in preda alla disperazione, mi vergognavo, avevo paura delle conseguenze, il mio timore era di passare per il travestito della facoltà di scienze politiche. Era il primo contatto tra Federica (il nome che in seguito sceglierò per la mia parte femminile) e la realtà esterna.
Rimasi in bagno per alcune decine di minuti, la cosa che più mi innervosiva era il non averlo visto in faccia, di non poterlo riconoscere per parlargli e di pregarlo di non dire niente.
Quando uscii il bagno era deserto, anzi l’università era deserta, raccolsi le mie cose e andai a casa (un appartamento in affitto).
Quelle successive sono state le ore più brutte della mia vita, non sapevo che fare, tant’è che per tre giorni successivi saltai tutte le lezioni.
Il giorno che mi decisi di ritornare in facoltà ero convinto a metterci una pietra sopra, sarebbe stata la mia parola contro la sua, del resto a scienze politiche avevo avuto contatti con ragazze e non sarebbe stato difficile sostenere la mia tesi di ragazzo eterosessuale.
Passarono due giorni senza che mi accorgessi di qualcosa di strano, i miei amici erano normali ( del resto poteva essere anche uno di loro) fino al punto in cui ho pensato di essermi potuto sbagliare, magari quel ragazzo che credevo mi avesse visto aveva solo percepito la presenza di una persona nel bagno e si era subito ritirato senza vedere alcunchè. Invece no, non mi sbagliavo.
Una mattina di ritorno in aula studio e riaprendo il testo di diritto pubblico c’era un biglietto che diceva:
– ciao, hai un sedere da favola, ti ho vista nel bagno l’altro giorno e ti ho tenuto d’occhio in quelli succesivi… mi intrighi fino al punto da farti una proposta. Abito in un appartamento che dà su via Duomo, insieme ad altri tre compagni, tutti desiderosi di conoscerti. Non siamo bellissimi ma credo che a te interessino le dimensioni, uno con un culo e con vestiti così non può non sognare di essere rotto in culo. Riflettici ora stesso e lascia la tua risposta nel testo e recati di nuovo al bar. Se accetti, allora potremmo divertirci, se no stai sicuro, il tuo credo sia un segreto e con me puoi stare tranquillo-
Immaginate voi le mie sensazioni, la troia aveva fatto centro, ero eccitato desideroso di dire si, perché no, il solo pensiero che quel bastardo mi aveva pedinato tutti quei giorni mi faceva inumidire il culo e sbavare dalla voglia.
Poi sarebbero stati quattro, mamma mia quattro cazzi tutti per me, in un appartamento in cui sicuramente vogliono che sia vestita da puttana, mai avevo osato immaginare tanto. Al pensiero di cosa avrei potuto fare in quell’appartamento la vista mi si offuscò. Al di là del sesso, c’era l’aspetto di vestirmi, truccarmi, camminare in mezzo a persone vere in tacchi a spillo ( cosa che oramai mi veniva naturale). Avrei potuto liberare ogni fantasia, dalla cameriera sexy ad uno stupro di gruppo.
Correvo troppo con la fantasia, bisognava riflettere fare la cosa giusta. E avevo poco tempo, mi era stato detto di decidere subito e dovevo farlo.
Bisognava ponderare i pro e i contro (se fosse stato uno scherzo per farmi uscire alla luce?), ma non riuscivo ad essere lucido, come potevo.
Scrissi di pugno un biglietto:
– spero di potermi fidare di te, la tua, la vostra proposta è il meglio che potessi immaginare, a te la prossima mossa-
Uscii dall’aula e andai verso il bar, ero rigido, avrei voluto guardarmi intorno, ma temevo che avrei fatto un passo falso e rovinato tutto.
Per non dilungarmi, quando tornai c’era un indirizzo e un appuntamento e un –non mancare puttana-
L’appuntamento era per la sera seguente, sabato sera, trascorsi le ore facendo acquisti, rosetto, phard, smalto, una parrucca bionda per il resto possedevo già tutto.
Mi rimaneva solo una cosa da fare, un bel clistere per pulirmi l’ano per evitare brutte sorprese.
Mancava mezz’ora, uscii di casa e cinque minuti prima delle 9 suonavo al portone dei quattro.
Il bello fu che non ci fu nessuna sorpresa, erano davvero tre ragazzi in un appartamento non bellissimi ma carini, vestiti bene e profumati. Mi si presentò il mio osservatore sconosciuto, era il più grande di età, aveva 25 anni e fu lui a mettermi a mio agio.
I toni e le parole erano dure (sembrava ci fosse uno accordo tra di loro, e io fui felice che lo rispettassero, significava che gli ero piaciuto): – vuoi cambiarti puttana?- -come dobbiamo chiamarti, troia?- -ti basta troia?- feci cenno loro di si, tremavo dal piacere, dalla situazione, ero una cagna in calore che non riusciva manco a parlare.
Andai in bagno e mi vestii in modo eccitante, non troppo volgare, ma da signora di classe, da mantenuta, da signora il cui marito le organizza sesso di gruppo a sua insaputa.
Quando mi videro rimasero letteralmente di stucco.
Cominciammo col parlare del pìù e del meno, come in un comune gioco di ruolo dove ognuno faceva la propria parte alla perfezione.
Ad un certo punto mi presero e mi portarono in una stanza dove per terra c’era un grande materazzo, mi ordinarono di inginocchiarmi senza svestirmi.
Loro intanto si erano posizionati attorno a me in piedi, mi trovavo circondata e la mia bocca era a misura di quattro cazzi.
-sbottonaci i pantaloni e ti raccomando, troia, fai in modo che che la tua bocca no rimanga mai senza cazzo-
Cosi feci, quando li tirai fuori uno ad uno erano profumati e già in parte rigonfi, due sembrarono mastodontici e con una cappella che io avevo solo immaginato, gli altri due erano normali, ma no li disdegnai nemmeno per un momento.
-come sei brava, allora sei esperta, sei un puttanone di quelli che ti succhiano pure l’anima- ear sempre il più grande a parlare.
Davo il meglio di me, due in bocca e due che me li tiravo con le mani, estasiata da quello che mi capitava e che mi sarebbe capitato. Non mi fermavo mai, i cazzi diventavano sempre più grossi ed io non trattenevo quei geminti strozzati perché la bocca era piena di cazzo.
Continuammo molto, il tempo per far drizzare quattro cazzi senza farli sborrare.
Mi ordinarono di alzarmi e di togliermi la gonna e la camicetta, poi quando lo videro mi dissero di levarmi il perizoma.
Rimasi in corpetto che era un tutt’uno col reggicalze, tacchi a spillo, e faccia da troia con la bocca insaporita da alcuni segnali di eiaculazione.
Uno si sdraiò per terra col cazzo all’aria, si mise un preservativo e mi disse di salirgli a cavalcioni sopra, in altre parole ero inginocchiata sul suo cazzo e tutti e due formavamo due linne perpendicolari. Lo guardavo in faccia mentre si apprestava ad affondare il suo fendente, gli altri erano un po’ in disparte, quasi come avessero ricevuto l’ordine di stare lontano fino a che non mi avrebbe inculato pensando che sarebbe stato lungo e problematico.
Il mio culo però fece poca resistenza, era come lubrificato, e la sensazione di quel mio primo cazzo in culo fu paradisiaca, mi sentivo piena come un dolce alla crema, andavo su e giù in un ansimare chiaro e forte.
-ragazzi datevi da fare, questa è più aperta di puttana cinquantenne-
Uno mi si mise davanti in piedi (l’altro col cazzo enorme, uno era già nel mio culo) e disse – fai un bel pompino altrimenti ti sbatto fino a domattina- non avete idea che forza ha il ricatto nella mia condizione di troia e schiava. Altri due me li ritrovai in mano, a menarli con le mani. E’ la condizione più bella che avessi mai provato. Anche a loro piaceva infatti iniziarono un turpiloquio senza precedenti.
-prendile la testa- uno suggeriva all’altro
-fargli entrare pure le palle- e ancora – vacca meriteresti già una doccia di sborra-
continuammo così finchè ognuno non avesse ricoperto tutte e quattro i ruoli di quella stupenda posizione.
Passammo i cucina.
-ti piace alla pecorina, eh?-
Ero come drogata (per modo di dire), in completa balia di quei quattro, oramai mi trascinavano per le braccia, mi afferravano i capelli, mi strattonavano come un oggetto.
Uno di loro mi premette forte sulla schiena tando da farmi cedere sul tavolo, ero alla pecorina il mio primo desiderio, mi resi subito conto che le mie pratiche solitarie erano lontane anni luce dalla realtà, quando sentii penetrarmi dietro era la sensazione delle sensazioni, era la posizione mia naturale, lo prendevo tutto, sembrava che pure i coglioni stessero entrando. Poi quel cazzo in bocca che mi arrivò di schianto fu l’apoteosi, gli altri due guardavano il mio profilo di puttana sottomessa, i tacchi a spillo mi slanciavano in modo perfetto, il reggicalze era la ciliegina sulla torta.
Dopo tre o quattro colpi bene assestati e la bocca piena di cazzo, mi sentii svenire, stavo eiaculando, ma come, senza stimolazione? Pensai. Stavo arivando come fanno le donne, fu il coronamento di un sogno.
-guardate la puttana ha sborrato, è ora-
E’ ora? Ora per cosa? Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai seduta sulla sedia e quei quattro che si sparavano una sega a 10 cm dalla mia faccia.
-ti va così? Eh, ti va?-
Non risposi, aprii la bocca e cacciai la lingua.
Prima dell’onda di sborra sentii solo –mamma, questa è proprio troia-
Dopo di questo ci calmammo, mi fecero i complimenti e mi dissero che potevo lavarmi.
Mi fecero una ultima proposta: -ti va di dormire con noi? Uniamo due materazzi per terra-
Dissi di si però al solo patto che fossi tornata a casa per un momento per prendere nuovi indumenti intimi, per la notte, dissi: -se devo dormire con voi da donna, non posso rinunciare ai miei vestiti-
Uno di loro si offrì di accompagnarmi.
Durante la notte, a turno mi svegliavano chi per un pompino, chi per chiacchierare.
Trascorsi là l’intera domenica e molti altri giorni.
Es ist Sonntag, Silke hat lange geschlafen. Als sie endlich soweit ist Ihre Augen ganz zu öffnen, sieht sie als erstes auf die Uhr. Mensch, verdammt, denkt sie, schon 11.oo Uhr. Sie reibt sich die Augen und steht auf. Schnurstracks geht sie in Bad und stellt sich unter die Dusche. Nach dem Duschen geht sie in die Küche und macht sich etwas zu essen. Eine halbe Stunde kam ihr Vater herein. Sie umarmen und begrüßten sich. “Tag mein Schatz”, sagt Udo. “Tag Papa”, sagt Silke.” Ich bin sofort fertig”. Beide haben für Heute verabredet, da sie zusammen in den Zoo gehen wollten. “Setz dich doch noch ein paar Minuten ins Wohnzimmer, Papa, dann bin ich fertig”, sagt Silke. Udo geht ins Wohnzimmer und setzt sich auf die Couch. Es dauert etwas länger und er stellt den Fernseher an, legt eine Videokassette in den Recorder und “Play”. Er hat nicht nachgesehen welche Kassette er aus seiner Sammlung einlegte, war ja auch egal, Hauptsache etwas zu seinem Vergnügen würde hier über den Bildschirm flimmern. Da der Titel ” Nackte Fotzen und kahle Schwänze im Fickparadies”. Während auf dem Bildschirm die Schwänze und Fotzen anfingen miteinander zu rammeln, begann sich Udos Schwanz auch zu regen. Sein Riemen drückte schon recht stark gegen seinen Slip. Langsam legte er seine Hand auf die Beule in seiner Hose. Er merkte gar nicht das Silke seine Tochter, hinter ihm stand. Sie hatte mitbekommen was für ein Film dort lief. “Aber Papa, was siehst du die den da für einen Film an?” fragte seine Tochter erstaunt “gefällt dir so ein Film? “. Erschrocken antwortete ihr Vater: “Mensch Silke, ich habe immer angenommen das du solche heißen Pornos noch nicht kennen würdest”. Plötzlich schellt es. Silke geht kichernd zu Wohnungstüre und öffnet sie. “Hallo, Onkel Bernd… lange nicht gesehen, komm doch rein.” Silke kommt ins Wohnzimmer und bringt Bernd, ihren Onkel mit herein. “Du, Papa” sagt Silke, “hier ist dein Bruder.” Beide begrüßen sich. Da fällt es Udo auf. Er hat den Porno noch laufen. Er schaltet den Videorecorder aus. “Ach, wenn das nur wegen mir ist” sagt Bernd “den Film könnt ihr ruhig weiter laufen lassen, die besten Szenen kommen erst noch. Das sind Sachen für allergrößte Feinschmecker! “, sagt Bernd. Silkes Vater macht den Recorder wieder an, uns sah seine Tochter verstohlen an. Alle drei setzen sich auf die Couch und sehen sich den Porno an. Ihr Vater ist es schon etwas peinlich dass er mit einem Steifen so dasitzt und seine Tochter es mitbekommen kann, wie geil er durch den Film geworden ist. Verschämt sieht Udo zu seiner Tochter herüber. Auch bei seinem Bruder zeichnet sich eine Beule in der Hose an. Als sein Blick wieder auf seiner Tochter fällt, sieht er wie auch sie langsam unruhiger wird. Sie rutscht links und rechts auf ihren Arschbacken herum. Sie trägt nun einen Minirock. Dieser bewegt sich bei jeder Körperbewegung langsam immer mehr hoch. Er sieht wieder auf den Bildschirm. Dort vergnügt sich gerade eine Süße Maus mit zwei geilen Fickern. Plötzlich spürt Udo eine Hand auf seinem rechten Bein. Er zuckt zusammen und sieht seine Tochter erschrocken an. Diese kichert nur und behält ihre linke Hand auf seinen Oberschenkel. Udo sieht das Silkes rechte Hand auf Bernds linkem Oberschenkel liegt. Silke beugt ihren Kopf abwechselnd zu ihrem Vater und dann wieder zu ihrem Onkel herüber Ihre Hände haben sich jetzt zu den Beulen auf der beiden Männern Hose gelegt. Mit leichtem Druck reibt sie über die pochenden Beulen in den Hosen. Beide Männer haben jetzt eine Hand auf Silkes nackte Oberschenkel gelegt und streicheln dieses weiche Fleisch. Beide Hände wandern nun langsam den Oberschenkel nach oben. Der Vater hat seine Hand als Erster unter Silkes Minirock geschoben. Als er Silkes unbehaarte Fotze erreicht hat und langsam über die kahlen Schamlippen streicheln will …. “Ey Silke”, sagt er “hast du etwa noch keine Haare an deiner Fotze?”” Auch ihr Onkel Bernd hat seine Hand nun unter Silkes Rock geschoben. Beide Männer streicheln nun Silkes inzwischen triefendnasse Mädchenfotze. Silke zieht sich aus. Sie kniet sich zuerst vor ihrem Vater und dann vor ihren Onkel Bernd. Sie öffnet die Hosen der Kerle und zieht dann deren Slips aus. “Los ihr geilen Säcke, rutscht zusammen, damit ich eure herrlichen Latten direkt vor meinem Gesicht habe.” Bernd rutscht neben Udo und Silke nimmt beide Schwänze in ihre Hände. Sie wichst vorsichtig beide Schwänze. Ihre Wichsbewegung unterstreicht sie durch abwechselndes abküssen beider Schwänze. Dann öffnet sie ihre Mundfotze und nimmt beide Schwänze gleichzeitig auf. Für beide Männer ist es das erste Mal einen anderen Schwanz am eigenen zu spüren. Silke steht nun auf. Sie setzt sich mit ihrem nackten Arsch auf den Wohnzimmertisch, spreizt die Beine weit auseinander und bietet ihre schon jetzt überlaufende, wunderbar glänzende, kahle Muschi den Blicken der beiden Männer an.
Die beiden Brüder sahen verdutzt das kleine Mädchen an, aber was sollten sie machen, denn beide wollten sich schließlich an Silkes jungen Körper laben. Silke strich sich langsam mit den Händen über ihre kahle Fotze. Bei jeder Auf- und Ab- Bewegung ihrer Hände lies sie abwechselnd den linken und dann den rechten Zeigefinger zwischen die nassen Lippen gleiten. Der Videorecorder läuft immer noch. Jetzt im Moment ficken gerade drei Kerle gleichzeitig ein traumhaftes Weib durch. Einer fickt ihren Arsch, ein Anderer steckt mit seiner Latte in ihrer Fotze (diese ist mit vier Ringen versehen) und der Dritte lässt sich von Ihrer Mundfotze den Schwanz blasen. “Los Silke”, sagt Bernd ” jetzt will ich mal deine kleine nackte Fotze schmecken. Leg dich sofort auf den Tisch.” Silke legt sich auf den Wohnzimmertisch. Ihr Onkel stellt sich vor Silke. Er hält ihre Fresse und hebt diese hoch. Dann biegt er sie so weit zurück, das Silke ihre Beine mit den Händen nach hinten hin festhalten kann. Bernd geht in die Knie. Er kann nun auf diese wunderbare kahle Muschi sehen. Die geröteten kleinen Lippen klaffen leicht auseinander und zeigen deutlich die Nässe die sie von der Außenwelt zurückhalten wollen. Bernd legt seinen Mund auf dieses weiche Fleisch. Er leckt über die Fotzenlippen und nimmt diese zwischen seine Lippen. Vorsichtig saugt er sich die Fotzenlippen in seinen Mund. Dann lässt er die Lippen aus seinem Mund Herhausgleiten und steckt seine Zunge zwischen die Fotzenlippchen. Immer schneller fickt er Silkes Fotze mit seiner Zunge.
Das kleine Mädchen lässt dabei ihre Hände über die Brüste gleiten. Sie umfasst diese herrlichen festen Kirschgrossen Kugeln und drückt zuerst vorsichtig und dann immer fordernder dieses warme weiche Fleisch. Zwischendurch nimmt sie die Nippel zwischen die Finger und zieht diese lang um sie dann wieder zurückflutschen zu lassen. Ihr Onkel ist inzwischen aufgestanden. Er stellt sich vor Silke und hält ihr seinen Schwanz vor den Mund. Gierig öffnet sie ihrem kleinen Mund und verschlingt den Schwanz von ihrem Onkel. Während sie Bernds Schwanz bläst, streichelt ihr Vater voller gier die kleine kahle Möse seiner Tochter mit den Händen. Klatschnass ist das junge noch unschuldige Fotzenfleisch.
Diese bläst den steifen Schwanz ihres Onkels bis er seine Sahne in nicht mehr halten kann. Er lässt seinen Schwanz solange in Silkes Mund bis die kleine ihm den letzten Tropfen Sahne aus dem Schwanz gesogen hat. Er zieht seinen Schwanz aus Silkes Mundfotze und Ihr Vater schiebt vorsichtig einen Finger nach dem anderen in Silkes enge Fotze. Seine Zunge leckt über die Fotzenlippchen die erwartungsvoll weit geöffnet sich seinem Blick darbieten. Er nimmt den kleinen Kitzler zwischen die Lippen und saugt ihn in seinen Mund. “Ahhhh” stöhnt seine Tochter, “mach weiter, Papa, das ist so geil”. Dann zieht ihr Vater Silkes Fotzenlippen noch weiter auseinander als sie es im Moment schon sind. Er drückt sein Gesicht fest zwischen die Fotzenlippen und leckt so weit seine Zunge reicht die Fotze von Silke. Dann hebt er sein Gesicht aus dem nassen Fickloch. Er lässt seine Zunge die Fotze von oben nach unten und von unten nach oben abschlecken. Ihr Vater steht auf und legt seinen Schwanz an Silkes Fotze. Er hebt kurz ihren kleinen Arsch ab und rammt dann seinen harten Speer in die triefnasse enge Grotte seiner Tochter. Enttäuscht stellt Udo fest, dass seine kleine 18 jährige Tochter schon das erste Mal hinter sich hatte!! „So ein kleines Geiles Luder“ dachte er sich. Wie von Sinnen stößt er immer wieder in Silkes enge Fotze. Durch die harten Stöße wird ihr ganzer Körper durchgeschüttelt. Ihre Herrlichen kleinen Brüste wippen dabei immer im Takt mit. Plötzlich zieht er seinen Vaterhammer aus Silkes Fotze und setzt sich auf das Sofa. “Komm, mein Kind, leg deinen Oberkörper auf den Tisch und spreize deine schlanken Beine so weit du kannst”. Gesagt getan. Dann nimmt ihr Vater den Topf mit Vaseline vom Tisch und schmiert damit die Arschfurche seiner Tochter ein. Dann schiebt er drei mit Vaseline verschmierte Finger in Ihr kleines rosiges Arschloch und ebnet somit seinem Schwanz den Weg.” So, mein Kind, jetzt setz dich mit deinem Arschloch auf meinen Riemen und dann fick ich deinen Arsch”. Silke hält ihren Hintern über den Schwanz ihres Vaters. Sie zieht ihre Arschbäckchen auseinander und platziert ihre winzige Rosette genau auf die Schwanzspitze. Ihr Vater hält seinen Schwanz fest, damit er nicht am Loch vorbei rutscht. Langsam presst Silke ihren Arsch gegen ihren Vaters Schwanz. Die Schwanzspitze gleitet ohne Widerstand in ihren winzigen Anus. Jetzt stellt sich ihr Onkel vor Silke und hält ihre Beine fest. Silke schiebt sich den Schwanz ihres Vaters laut stöhnend bis zum Anschlag in Ihr Arschloch hinein. Bernd hebt Silkes Beine hoch und winkelt sie an. Es sieht schon toll aus, dieses Bild was sich ihm darbietet. Silkes kleiner noch kindlicher nackter Körper liegt Schweißgebadet vor ihm. Ihr Kopf ist zu ihrem Vaters Kopf hin gedreht und beide küssen sich wie wild.
In ihrem Arsch steckt der Schwanz von ihrem Vater und für ihn, bzw. seinen Schwanz, liegt der klaffende kleine Mösenschlund an seiner Schwanzspitze. Bernd stößt seiner Nichte seinen Schwanz in die kahle Fotze. Silke schreit in diesem Moment vor Lust auf. “Ja, Jaaaa, endlich spüre ich zwei Schwänze in mir. Oh, jetzt fickt mich endlich beide gleichzeitig. Ah, mhh, jaaa, Oooh Jaah, Papa, das ist es was ich mir schon immer erträumt habe. Udo hebt seinen Arsch und stößt seinen Schwanz immer wieder in den herrlich engen Darm von seiner Tochter. Silke hebt ihren kleinen Körper zwischen den Fotzenfickstoessen an und lässt ihn dann wieder zurück sacken, damit auch der Schwanz von ihrem Vater in ihrem Arsch fickt. Es ist für das Mädchen das erste mal das sie einen Doppeldecker macht.
Auch für Vater und Onkel ist es schön den anderen Schwanz durch die dünne Haut von dem kleinen Mädchendarm bzw. Mädchenfotze zu spüren. Alle drei bewegen sich immer schneller. Plötzlich ein gewaltiger Schrei und beide Schwänze entladen sich in Silke.
Silke hat im selben Moment auch einen Orgasmus und saugt mit pumpenden Bewegungen den Schwanz in ihrer Fotze leer. Ermattet ziehen die Männer ihre Schwänze aus Silke und lassen sie ihre erschlaffenden Ständer sauberlecken. Das Sperma von den beiden Männern tropfte dabei aus den kleinen Löchern. “Das war es für heute “, sagt Silke “Ich bin fix und foxi. Ihr habt mich total kaputtgefickt.
Es ist Samstagabend und ich bin mit zwei Kumpels in einem relativ großen Club feiern. Da die beiden heute Mittag noch arbeiten waren und jetzt schon müde sind hatten sie sich nun darauf verständigt schon heim gehen zu wollen. Mittlerweile habe ich schon einiges getrunken aber bin noch nicht müde. Da sich heute Abend sonst nichts ergeben hatte und ich nicht alleine feiern wollte ging ich mit zur Garderobe um meine Jacke zu holen. Von hinten tippt mich auf dem Weg dorthin jemand an. Ich drehe mich um und sehe dich. “Hey was machst du denn hier” frage ich. Du erzählst mir knapp dass du auch mit Freunden hier bist und ob ich nachher mit zu dir komme. Ohne groß darüber nachzudenken und sowieso vom Alkohol aufgelockert sage ich zu. Zu meinen Kumpels sage ich dass ich noch jemand getroffen habe und bleiben werde. Sie verabschieden sich nach Hause. Dann stellst du mich noch deinen Freunden vor mit denen du hier bist. Wir feiern und trinken noch ein bisschen was zusammen bis du dich dann auch von deinen Freunden verabschiedest. Du sagst ihnen dass du langsam müde wirst und wir uns ein Taxi teilen wollen weil ich in der Nähe wohnen würde. Als wir den Club verlassen merke ich dass es wohl etwas viel Alkohol heute war und ich nicht mehr ganz so sicher auf den Beinen bin.
Mit einem Taxi fahren wir dann zu dir. Du wohnst im obersten Stockwerk eines Mehrfamilienhauses. Du schließt die Wohnungstür auf und wir gehen hinein. Ich stehe etwas unschlüssig herum während du deine Jacke aus ziehst und den Inhalt deiner Hosentaschen auf einer Kommode ablegst. Dann sagst du in deinem von unseren bisherigen Treffen bereits bekannten dominanten Tonfall zu mir “Geh durch die Tür ins Badezimmer und zieh dich aus”. Ich gehe ins Badezimmer und du folgst mir. Während ich mich dort ausziehe schaue ich mich nebenbei in deinem großen Badezimmer um. Mir fällt vor allem die moderne Dusche in der Ecke auf. Als ich nackt bin sagst du mir ich soll mich mit den Händen im Nacken in der Dusche auf den Boden knien und dich anschauen. Wie du mir gesagt hast gehe ich in der Dusche zu dir gewandt auf die Knie und warte was passiert. Du sagst “Du stinkst nach Rauch”. Dann öffnest du den Reisverschluss deiner Hose und holst deinen Schwanz raus. Noch während ich auf deinen Schwanz schaue fängst du plötzlich an mir ins Gesicht zu pinkeln. Dein Urin läuft noch an meinem Körper herunter als du sagst ich soll mich waschen. Dann verlässt du das Badezimmer und schließt die Tür hinter dir. Etwas irritiert versuche ich einen klaren Gedanken zu fassen ob ich das jetzt gut oder schlecht fand. Vermutlich auf Grund des Alkohols kann ich mich nicht festlegen und merke aber wie es mich irgendwie geil zu machen scheint. Ich stehe auf und beginne mich abzuduschen.
Die heiße Dusche hat mir gut getan. Mit einem Handtuch um die Hüften komme ich aus dem Badezimmer und gehe über den Flur in das Zimmer aus dem ich Geräusche höre. Du sitzt dort im Wohnzimmer auf der Couch und schaust einen Porno. Als du mich siehst stehst du auf und kommst mit Handgelenksfesseln auf mich zu. Du fesselst mir meine Hände auf den Rücken. Mein Handtuch rutscht von meinen Hüften und fällt auf den Boden. Wieder einmal stehe ich nackt vor dir während du noch vollkommen bekleidet bist. Aus einer Schublade holst du einen Plug den du mir in den Mund schiebst. Ich soll ihn ablecken. Mit dem angefeuchteten Plug in der linken Hand drückst du mit der rechten Hand meinen Oberkörper nach unten in gebückte Stellung. Dann presst du mir den Plug mit etwas Druck in den Arsch. Er drückt angenehm auf meine Prostata und ich merke wie mein Schwanz steif wird.
Du führst mich zur Couch und setzt dich hin. Dann öffnest du den Reisverschluss deiner Jeans. Du holst deinen Schwanz heraus und sagst ich soll dir einen blasen. Mit den Armen auf dem Rücken gefesselt knie ich vor dich. Da du ja noch nicht geduscht hast rieche ich noch die vergangenen Partystunden an dir. Mit meiner Zunge lecke ich deinen Penis entlang vom Sack zur Eichel hoch. Ein Weilchen spiele ich mit meiner Zunge noch an der empfindlichen Stelle unten an deiner Eichel. Der Geschmack deines Schwanzes macht mich geil. Dann umschließe ich mit meinen Lippen deinen Penis und nehme ihn immer tiefer in den Mund. Mit der Hand drückst du meinen Kopf in deinen Schoß. Kurz bevor du kommst sagst du zu mir dass ich zwar nicht schlucken muss aber dieses Mal dein Sperma wegen der Sauerei im Mund behalten soll. Ich spüre wie dein Schwanz pumpt und mir dein Sperma in den Mund schießt. Ich schmecke deinen bitteren Saft in meinem Mund. Mit meiner Zunge spiele ich bis zum letzten Schuss weiter an deiner Eichel und sauge. Ich ziehe dann meinen Kopf zurück und dein Schwanz gleitet ins Freie. Meine Lippen presse ich fest zusammen. Ich schaue dich fragend an und denke dass du mir ein Taschentuch oder ähnliches gibst. Auf einmal sehe ich aber dass du ein Stück Klebeband in der Hand hast. Bevor ich reagieren kann klebst du mir damit den Mund zu und sagst grinsend “Du musst ja nicht schlucken”.
Du stehst auf und hilfst mir auf die Beine. Dann schiebst du mich einen Schritt zurück wo ich gegen den Wohnzimmertisch stoße und du mich nach unten drückst. Der Tisch auf dem ich nun sitze ist nur ungefähr so hoch wie die Couch. Du ziehst meine Beine leicht auseinander und fesselst sie mit Klebeband an die Tischbeine. Dann gehst du hinter mich und trennst meine Handgelenksfesseln von einander um mich an meinen Armen in eine liegende Position auf den Tisch zu ziehen. Dann befestigst du die Handgelenkfesseln jeweils an einem Tischbein. Ich liege nun hilflos gefesselt mit steifer Latte auf deinem Wohnzimmertisch. Im Hintergrund läuft noch immer der Porno. Du ziehst dich nun auch aus. Deine Boxershort ziehst du mir über den Kopf so dass ich bis auf helle und dunkle Schatten nicht mehr viel sehen kann. Ich atme jetzt durch deine Unterwäsche und habe wieder denselben Geruch wie vorher beim Blasen in der Nase. Du verlässt das Zimmer und kommst aber kurz darauf wieder. Plötzlich spüre ich wie etwas Heißes auf meine Brustwarzen tropft und dort hart wird. Du tröpfelst heißes Kerzenwachs auf meinen gefesselten Körper. Auch auf meinem Sack spüre ich nun die heißen Tropfen. Dann merke ich wie du mit fester Hand meinen Schwanz und auch einen Vibrator hältst der so meine Eichel stimuliert. Dein Sperma in meinem Mund läuft mir schon die ganze Zeit in der ich auf den Rücken gefesselt bin den Hals hinunter. Ich schlucke nun den Rest deines Spermas hinunter. Der Vibrator an meinem Schwanz und der Plug welcher sich immer noch in mir befindet bringen mich schnell zum Orgasmus. Mein Sperma spritzt auf meinen Bauch.
Du lässt mich mit Wachs und Sperma verschmiert gefesselt auf deinem Wohnzimmertisch zurück als du das Zimmer verlässt. Kurz darauf höre ich dich duschen. Das harte Wachs auf meinem Körper ist sehr unangenehm und meine Muskeln tun mir mittlerweile weh. Außerdem werde ich langsam müde. Es kommt mir vor wie eine Ewigkeit bis du wieder kommst. Du ziehst mir deine Boxershort vom Kopf und ich sehe dass du meine Klamotten in der Hand dabei hast. Du bindest meine Arme los. Es schmerzt kurz als du mir auch das Klebeband um meine Füße entfernst. Du sagst ich soll mich anziehen. Der Plug soll aber drin bleiben. Ich soll den Plug nächstes Mal wenn wir uns treffen vorher in mich einführen und so wieder mitbringen. Ich entferne vorsichtig das Klebeband von meinem Mund. Als ich dann anfangen will auch die erkalteten Wachstropfen von meinem Körper zu kratzen sagst du mir ich solle hier keine Sauerei machen. Ich soll das Wachs zuhause weg machen. Ich ziehe meine vom Club noch verraucht stinkenden Klamotten an. Als ich mich angezogen habe und deine Wohnung verlasse schaue ich auf die Uhr meines Handys. Mittlerweile ist es früh am Morgen. Draußen auf der Straße begegnen mir die ersten Frühaufsteher. Überall auf meinem Körper spüre ich das hart gewordene Wachs. Auch den Plug in mir spüre ich bei jedem Schritt.
Autor: Mevix. Diese Geschichte darf nicht verändert und nur mit Zustimmung des Autors an anderer Stelle veröffentlich werden.
das erste date
Das erste Date Teil 1
Da stand ich unter der Dusche und dachte darüber nach auf was ich mich wohl hier eingelassen hatte. Ich hatte einen anderen Mann über das Internett kennen gelernt und mich mit ihm zum ersten Sex verabredet ohne ihn einmal richtig getroffen zu haben. Ich hatte auch noch nie sein Gesicht gesehen. Das einzige was ich über ihn wusste war wie sein Penis aussieht, das er 25 Jahre alt ist und schon einige Erfahrungen mit anderen Männern hatte. Seinen Namen Michael kannte ich natürlich auch. Ich die „Jungfrau“ mit 20 und interessiert daran wie es wohl ist einen Penis im Mund zu haben. In einer Stunde sollte ich mich mit ihm in einem abgelegen Stundenzimmer treffen. Ich war aufgeregt und auch mein Penis wurde bei den Gedanken an die nächsten Stunden munter. Ich stellte das Wasser aus, stieg aus der Dusche, trocknete mich ab, zog meine Kleider an und verließ meine Wohnung.
Eine Stunde später klopfte ich an der Tür des Stundenzimmers und nach wenigen Sekunden öffnete sich die Tür. Ein Mann mit kurzen schwarzen Haaren mit einem sportlichen Körperbau stand vor und lächelte mich an. „Andreas?“ frage er und ich nickte. Mein Hals war trocken und mein Herz pochte so schnell und stark wie nur einmal vorher in meinem Leben, nämlich als ich meine Jungfräulichkeit an eine Nutte Namens Mia verloren hatte. „Komm rein,“ munterte er mich auf und ich betrat die abgedunkelte Wohnung. Es war eine 1-Zimmer-Wohnung mit einem kleinen Gang am Anfang, von diesem ging links gleich das Bad ab und vor mir lag das Zimmer. Hinter mir fiel die Tür ins Schloss und mein Herzschlag wurde schneller. „Geh ins Zimmer und setz dich doch auf den Stuhl. Ich hol uns was zu trinken,“ meinte Michael und ich ging ins Zimmer und setzte mich auf den Stuhl. Das Zimmer war in rot gehalten. Die Fenster waren mit einem roten lichtdurchlässigen Stoff verhängt und so wurde das Zimmer in ein leichtes beruhigendes rot getauft. Das Bett stand in an der linken Zimmerwand und hatte ebenfalls rote Bettwäsche und ein rotes Laken. Ich saß auf dem Stuhl und Michael kam mit zwei Wasserflaschen aus der Küchenecke zurück. Er öffnete beide und setzte sich zu mir an den Tisch. „Du bist also Andreas. Schön dich kennen zu lernen. Ich bin Michael und bin erstmal froh, dass du überhaupt gekommen bist.“ „Hi, ja ich bin Andreas und ich muss gestehen, dass ich auf Zweifel hatte, heute morgen unter der Dusche. Ich war mir nicht mehr sicher ob ich das hier wirklich will.“ „Keine Angst, wir machen nichts was du nicht willst.“ „Danke.“ „Willst du denn nun ein bisschen mit einem Mann rummachen oder nicht?“ Ich überlegte und dann sagte ich leise: „Ja eigentlich schon.“ „Was willst du denn mal ausprobieren. Beim chatten sagtest du, dass du gerne mal blasen und geblasen werden möchtest.“ „Ja so was. In etwa.“ „Ok, das bekommen wir hin und wir machen schön langsam und wenn du nicht mehr willst, dann sagst du es einfach.“ So saßen wir noch eine Weile ohne zu reden da und plötzlich stand Michael auf. „Ich geh mal kurz ins Bad.“ Gesagt getan. Nach 2 Minuten öffnete sich die Badezimmertür und Michael kam wieder heraus. Mir stockte der Atem. Michael stand komplett nackt vor mir und lächelte mich an. Sein Penis hing schlaff von ihm herunter und ich konnte seinen perfekten muskulösen Oberkörper sehen. Mit offenem Mund betrachtete ich ihn und verharrte auf seinem Penis. „Gefällt dir war du siehst?“ fragte mich Michael und ich nickte. „Komm wir legen uns aufs Bett,“ sagte er und ich tat es.
Wir lagen nebeneinander und schauten uns in die Augen. In meiner Hose zeichnete sich eine Beule ab, die Michael nicht verborgen blieb. „Willst du nicht auch deine Hose ausziehen und deinem Freund in Freiheit lassen.“ Ich schluckte und wusste nicht so recht, da berührte Michael meinen Gürtel und öffnete ihn. Das gleiche machte er mit meiner Knopfhose und zog meine Hose herunter. Nun schaute mein Penis aus der Boxershorts heraus und schon war Michaels Hand da und zog auch diese herunter. Mein Penis stand nun in voller Größe von mir ab. „Du hast eine schönen Penis Andreas.“ Ich nahm meinen Mut zusammen und zog mein Shirt aus. So lagen wir beide nun komplett nackt nebeneinander. Michael drehte sich zu mir und ohne ein weiteres Wort küsste er mich. Während er dies tat fasste er meinen Penis an und fing an diesen leicht zu wichsen. Mich durchzuckte ein Blitz und ohne eine weitere Bewegung kam ich und pumpte mein Sperma heraus. Michael lies von mir ab und lächelte. „Das ist mir beim ersten Mal auch passiert. Und nun fass mich an. Geben wir dir eine kleine Erholung“ Michael drehte sich auf den Rück und nun sah ich, dass auch sein Penis langsam zu wachsen begann. Ich nahm meine rechte Hand und umfasste, dass erste mal in meinem Leben, einen fremden Penis. Langsam fing ich an den Penis zu wichsen und spürte das dieser größer und größer wurde. Michael fing leicht an zu stöhnen und so wurden meine Bewegungen ein kleines bisschen schneller. So wichste ich eine Zeit lang weiter und auch mein Penis erwachte wieder zum Leben. Jetzt im vergleich zu Michaels war meiner kleiner. Meine 15cm waren ein Witz gegen seinen bestimmt 19cm. Aber das war in diesem Fall erstmal egal. „Na schau an, wer da schon wieder munter ist,“ grinste Michael und ohne Vorwarnung setzte er sich hin und kniete sich vor meinen Penis. Ich wusste was jetzt kommt und machte die Augen zu. Im selben Moment spürte ich etwas nasses an meiner Eichel und musste sofort stöhnen, so geil war ich mittlerweile. Sekundenbruchteile später stieß mein Penis an Michaels Rachen und so verharrte er einige Sekunden. Ich öffnete die Augen und sah, dass Michael wirklich meinen kompletten Penis um Mund hatte. Als erstes ließ er meinen Penis einfach nur so in seinem Mund, dann begann er ihn langsam zu entlassen. Nun küsste er meine Eichel und fing an, an ihr zu saugen. Ich musste mich festhalten und fing an zu stöhnen, denn Michael wusste irgendwie wie er es mir besorgen musste. Ohne Vorwarnung steckte mein Penis in seinem Mund und nun fuhren seine Lippen schnell an meinem Schaft vor und zurück. Er wurde langsamer fing wieder an zu saugen und wiederholte dieses vorgehen. Ich stöhnte immer lauter und spürte wie es mir hochkam und noch bevor ich „Ich komme“ sagen konnte, zuckte mein Penis und schon kam der erste von drei Schüben heraus. Michael verharrte und lies alles in seinen Mund, erst als ich fertig war lies er meinen Penis frei und schluckte mein Sperma herunter. Ich keuchte und wusste war nicht wie mir geschieht da sagte Michael: „Ich hoffe es hat dir gefallen und dein Sperma schmeckt gut. Willst du jetzt mal?“ Ich war so geil wie noch nie in meinem Leben und sagte freudig: „Ich will jetzt.“ Schon lag Michael auf dem Rücken und auch ich brauchte nur kurz um meinen Mund vor seinem Penis zu platzieren. Hier stieg mir ein angenehmer Geruch in die Nase und ich wurde noch geiler. Ich öffnete meinen Mund und streckte die Zunge heraus. Ich berührte seine Eichel und leckte daran. Dann stülpte ich meinen Mund über seine Eichel. Also glitt seine Eichel in meinen Mund und füllt diesen fast aus. Langsam glitt sein Schwanz in mich und ich musste schnaufen und bekam fast keine Luft mehr. So atmete ich schnell durch meine Nase ein und aus und so konnte ich nach einiger Zeit mehr aufnehmen. Dann passte nicht mehr in meinen Mund aber ein kleines Stück fehlte noch. So zog ich langsam meinen Kopf zurück und dann glitt sein Schwanz ganz heraus. Es war ein komisches und zugleich geiles Gefühl einen Penis im Mund zu haben. Ich spürte sein Pochen und schmeckte ihn. Ich schaute Michael an und dieser nickte. Also nahm ich seinen Penis wieder in den Mund und fing an meinen mit meinen Lippen seinen Schaft entlang zu gleiten. Am Anfang langsam aber mit der Zeit und mit der Gewöhnung wurde ich immer schneller und schneller. Michael stöhnte leise auf und so variierte ich mein Tempo. Langsamer und schneller im Wechsel und dann stöhnte Michael auf einmal auf und sein Penis zuckte. Salzig und ungewohnt schmeckte das Sperma und Michael pumpte mindestens 5 große Schübe in meinen Mund. Mir lief schon einiges wieder aus dem Mund aber ein kleiner Rest bleib drin. Ich nahm meinem Mut zusammen und schluckte diesen runter. Es schmeckte mir nicht und so spuckte ich den Rest aus. So grinste ich Michael an und er wusste, dass es mir gefallen hat. So legte ich mich neben ihn und schloss die Augen.
Wenn ihr mehr wollt, dann sagt es und vielleicht verliert Andreas ja auch noch seine Analjungfäulichkeit 😉
una giovane promessa
Vi descrivo di seguito un evento accadutomi la scorsa estate che potrei definire imbarazzante ed erotico allo stesso tempo.
é accaduto una mattina di luglio; la giornata era bella e calda e con la mia compagna decidemmo di andare al mare. In casa con noi c’era anche sua figlia, Gina, una quindicenne molto intelligente e sveglia…a volte fin troppo. Quella mattina era rimasta a casa invece di vedersi con le sue amiche e vedendo che ci preparavamo per andare in spiaggia volle unirsi a noi.
Giunti alla solita spiaggia dove andavo insieme alla mia lei ci stendemmo al sole l’uno accanto all’altra mentre Gina si stese al mio lato a pochissimi cm da me….eppure di spazio ce n’era!!!
Annalisa prese dalla borsa l’olio solare e cominciò a spalmarsi e quando notò che sua figlia era distratta nel parlare a telefono mi chiese di spalmare l’olio sul seno spostando di proposito il costume per farmi intravedere i suoi capezzoli enormi.
Notò il mio pisello duro che voleva uscire dal costume e mi sussurrò:
-caro secondo me oltre a te si è indurito a tutti i maschietti qui intorno!
-che troia che sei!
lei sorrise e si stese per prendere il sole.
Io feci lo stesso;volevo assolutamente evitare di guardarla e di sfiorarla.
Mentre ero in quella posizione avertii più di una volta che il piede di Gina mi toccava dietro ai polpacci e ogni tanto sentivo delle brevi ma intense carezze lungo la gamba che mi faceva con il suo piede.
Incuriosito mi voltai verso di lei che se ne stava sdraiata indifferente a tutto e a tutti.
Il pisello però a quei contatti si era indurito di nuovo e quando mi alzai per prendere un po’ d’acqua dalla borsa Annalisa lo notò e mi fece sottovoce:
-sei ancora così? ho capito…..andiamocene al solito posto!
Intendeva dire una piccola conca dietro la scogliera prossima alla spiaggia dove in genere andavamo a fare un po’ di sesso acquatico.
Approfittammo del fatto che Gina era assorta a leggere una rivista e ci tuffammo raggiungendo il nostro luogo preferito.
Annalisa si avvinghiò con le gambe intorno a me e velocemente mi sfilò il costume e spostò il suo su di un lato.
-tesoro sono già aperta…entra pure!
Senza badare al mio costume che era stato preso dalle onde la tirai a me e la penetrai fino in fondo proprio come piaceva a lei….ma pure a me!
-tesoro hai un cazzo duro e caldissimo!!! tra un po’ già vengo sai!!!?
Anch’io in verità dopo averla penetrata due o tre volte stavo per schizzare ma all’improvviso accanto a noi spuntò da sott’acqua Gina che con tono agitato fece:
-ho perso la collanina proprio qui sotto….voi la vedete!?
Annalisa incazzata e imbarazzata si staccò da me e ritornò a riva.
Gina rimase vicino a me chiedendomi di aiutarla nella ricerca.
Ero rimasto senza costume e speravo che lei non si fosse accorta di nulla.
Mi immersi con la scusa di cercare la collanina ma speravo di trovare per primo il costume.
Ritornai su in superficie dove Gina mi aspettava.
-trovata!?
-beh no!
-non ti muovere, riprendi fiato tu, ora ci provo io!
Restai immobile in acqua senza poter trovare una soluzione mentre Gina restò immersa per un bel po’.
All’improvviso sentii sott’acqua due braccia che si avvinghiarono alla mia vita e la sensazione di una bocca che mi succhiava il cazzo.
La ragazzina mi stava facendo un pompino.
Risalì dopo una ventina di secondi e mi guardò:
-non ti muovere…devo riprendere aria!
Ritornò giù e riprese a succhiare. Lo fece con tanta foga che sentivo la cappella toccarle la gola.
Mi fece venire in poco tempo e mi lasciò il cazzo solo dopo che aveva ingoiato tutto.
Risalì su e mi guardò con aria divertita:
-spero che la mia bocca sia stata all’altezza della fica di mia madre!
Mi restituì il mio costume che aveva trovato e nascosto su uno scoglio e insieme tornammo su in spiaggia.
Annalisa chiese:
-trovata la collanina!?
e lei:
-no mamma ma almeno mi sono goduta lo scenario del fondale!
Das Praktikum
Geschichte für Mxxx
Teil 1
Meine erste, -reine Fantasie-, Geschichte !
von Buddanal ©12/13
wer Fehler, egal welcher Art, findet… Darf sie behalten 😉
Du weißt, heute Nacht könnte es passieren! Dein erstes mal… Du bist aufgeregt, freudig aufgeregt… Erregt… Dein Gegenüber macht dir Komplimente, zu deinem Studium, zu deinen Leistungen, zu deinem Aussehen „ …sie sehen Hübsch aus heute Abend…“ Er hatte dich eingeladen, in ein Lokal deiner Wahl.
Du rekapitulierst die letzten 2 Wochen. Deine Freundin hatte dir vorgeschlagen das Praktikum in seiner Praxis zu machen. Sie schwärmte förmlich davon, da sie bereits dort war in diesem Jahr. Sie erzählte wie viel sie gelernt habe, du hattest dich gewundert das sie noch mit verträumten Blick hinzufügte „… und mehr noch!“ Du wolltest erst nicht danach fragen, doch du warst zu neugierig. Aber sie antwortete nicht sondern lächelte nur.
Du hattest dich beworben und vorgestellt. Ein schöne Praxis, klein aber Fein. ein Untersuchungsraum, ein Besprechungszimmer, ein sehr gemütliches Wartezimmer, ein weiterer Untersuchungsraum ganz hinten der anscheinend aber eher zu Lagerzwecken diente und natürlich die Anmeldetheke mit einer sehr Attraktiven Dame dahinter. Ende 30, Schlank aber gut Proportioniert, Braune, glatte lange Haare mit Eisblauen Augen… Normalerweise achtest du nicht auf Frauen, aber diese fandest du Interessant. Mit einem sehr freundlichem Lächeln führte sie dich, nach Übergabe deiner Bewerbungsmappe und ein paar Worten zu deinen Daten, in den Besprechungsraum. „…zum Herrn Doktor“ sagte sie mit spitzbübischem Lächeln! In dem weißen Raum, viel die Nachmittagssonne durch die Dachfenster. Ungewöhnlich für eine Arztpraxis, lag sie unter dem Dach, in einem Sechsstöckigem Büro und Geschäftsgebäude in der Innenstadt.
Die Pflanzen freuten sich über die späte Nachmittagswintersonne.
Ihr lächeltet euch an und mit einem Händedruck bat er Dich sich zu setzen. Seine Dame vom Empfang fragte dich noch ob du etwas zu Trinken möchtest und als du dankend ablehntest, verschwand sie, mit einem lächelnden zuzwinkern an den den Doktor gerichtet.
„ Sie möchten also ihr Praktikum in meiner Praxis machen. Sie wurden mir ja wärmstens empfohlen von ihrer Freundin, Fräulein …!“
Du schautest, während du ihm nicht so ganz zuhörtest, dich etwas um. Er war attraktiv, ohne Frage. Nicht so direkt dein Typ, mit Anfang 40, dunkelbraune sehr kurz geschnittene Haare, die gar nicht erst verstecken sollten das sie langsam weniger wurden. Er war etwas größer als du und kräftig gebaut. Es schien so als ob er sich in seinem Leben es gut gehen ließ. Seine Stimme, freundlich aber bestimmt, mit einem gewissen, tiefen, Timbre. Und er roch sehr gut, was du wahrnehmen konntest als ihr euch die Hand gabt.
In dem fachlichen Gespräch was nun folgte wurden deine Aufgaben definiert, ein Mittelding zwischen MTA und Doktorin sowie Anwesenheit bei Untersuchungen und kleine Administratorische Aufgaben. In den meisten Fällen beschränkte sich solch ein Praktikum doch mehr auf Aufgaben einer Arzthelferin. Und, du warst überrascht, da sich das alles schon wie als „…sie sind angenommen!“ anhörte.
Seine freundlich, bestimmte Art gefiel dir und als dir klar wurde das du eine Praktikumsstelle hattest löste sich eine Anspannung die du in den letzten Monaten mit dir herumtrugst.
Ihr standet auf und tratet bis auf einen halben Schritt auf euch zu und er gab dir die Hand, die sehr angenehm warm war. Ein Kribbeln ging durch deinen Bauch, welches du auf die Vorfreude des kommenden Praktika schobst.
„Dann Willkommen in unserem kleinen Gynäkologischem Team!“ sagte er verschmitzt.
Die ersten Tage des Praktikums vergingen wie im Flug, Die Arbeit, wenn man es so nennen konnte, machte Spaß. Die Patientinnen waren alle locker, was auffiel, weil doch einige Frauen immer etwas gehemmt beim Gynäkologen sind, aber er hatte so eine vertrauensvolle Art.
Die lockere Stimmung zwischen ihm, dir und der Arzthelferin, die Fachlich sehr Kompetent war und übrigens Sandra hieß, war dir sehr angenehm. So kam es, das auch schon mal die ein oder andere Berührung mit ihm zu Stande kam. Welches dir wieder dieses Kribbeln verschaffte. So das du dich ertapptest als du dich nach diesen Berührungen förmlich sehntest. Was er zu ahnen schien und deswegen öfter seine Hand auf deine Schulter, deinem Rücken oder auch irgendwann deiner Hüfte legte. Der folgende Gefühlsschauer war neu für dich.
Du hattest nur wenig Erfahrung mit Männern, das Abi, dann der Einstieg ins Studium. Da war kaum Zeit Erfahrungen zu sammeln. Mit sechzehn sollte es Konkret werden, aber der Bursche war zu ungestüm und unbeholfen, für dich unbefriedigend. So das es nicht zum eigentlichen Sex kam.
In letzter Zeit lief gar nichts mit Männern, so das du immer noch Jungfrau warst.
Und Masturbation… War ganz Nett aber es fehlte irgendwie der Kick!
Nach der ersten Woche, verabschiedest du dich, bei den beiden ins Wochenende. Ihr schließt zusammen die Praxis und fuhrt mit dem Fahrstuhl nach unten als dir auffiel das Sandra und er, Hand in Hand da standen. Deine Stimmung fuhr mit dir zusammen nach unten.
Wie konnte dir das nur entgehen?
Anscheinend bemerkten die beiden dies, und lächelten nur, aber auf eine hintergründige Art, wie du fandest. Er bot dir an dich nach hause zufahren, aber du lehntest ab weil „ …du nicht Stören“ wolltest.
Das war wohl etwas zu aufdringlich besitzergreifend formuliert, straftest du dich selbst in Gedanken. Sandra lachte kurz neckig auf. Aber auf ihre einnehmende Art.
„Unsinn…“ kam nur von ihm. Als ihr in der Tiefgarage angekommen wart, öffnete er seinen Wagen sowie die Beifahrertür und bat dich, dich zu setzen. Er ging um den Wagen und du sahst im Rückspiegel das die beiden sich mit einem Wangenkuss verabschiedeten und ein paar leise Worte wechselten.
Auf der Fahrt dachtest du Intensiv an ihn und sie „ …sind sie zusammen, aber wenn nicht, warum dann das Händchenhalten… aber der Wangenkuss war nicht wie zwischen zwei verliebten…!“
Diese Zwiesprache lief irgendwie ungewollt durch deinen Kopf. Das bemerkte er wohl und fragte dich wie es dir denn gefallen würde bis jetzt. „Sehr gut“ du warst etwas wortkarg. „ Ja wir sind ein eingespieltes Team…!“ erwiderte er und erzählte das er und Sandra sich seit seiner Praxis Eröffnung kennen und auch mögen aber jeder von beiden ihr eigenes Leben leben würden. „Aber vertrauen ist sehr wichtig!“ Deswegen hätten beide schon mal das ein oder andere unternommen aber mehr nicht.
„Wir haben auch einige gemeinsame Interessen. Was wir herausfanden als wir hin und wieder mal zusammen Essen waren.“
Jetzt rechtfertigt er sich dachtest du. „Nicht das ich mich rechtfertigen müsste, aber ich wollte das Klarstellen, wissen sie. Vertrauen… Deswegen würde ich sie… Ach haben sie etwas dagegen wenn wir uns duzen könnten?“ „Nein“ erwidertest du freudig, wieder dieses Kribbeln!
„Nun denn, Marika, wie wäre es denn wenn wir beide nächsten Freitag zusammen ausgehen, als vertrauensbildende Maßnahme sozusagen!?“ „Ja gerne, Michael…“ erwidertest du, auch wenn du tief in dir drin dachtest, doch schon lieber heute mit ihm auszugehen.
„Heute kann ich leider nicht, habe noch einiges zu tun am Wochenende…!“ sagte er. Wieso wußte er immer wie es in dir aussah, es war dir schon fast unheimlich.
Das Wochenende verlief dann ganz normal für dich. Ein treffen mit deiner Freundin in der ihr die Praktikumsstelle feiertet. Und sie dir erklärte wie sehr ihr die Zeit gefallen hatte. „…er ist sehr Nett und wirklich Kompetent… in allem. Und Sandra ist auch wunderbar!“ erzählte sie wieder mit diesem Blick. Der Rest des Abends wurde dann feucht fröhlich und ihr habt viel getanzt in eurem Lieblingsclub.
Der Sonntag verging, so wie die darauf folgenden Tage. Es gab Situationen die man durchaus fast schon Intim nennen konnte zwischen euch beiden. Beziehungsweise euch dreien, allerdings nicht wenn Patientinnen dabei waren, trotz der Gynäkologischen Tätigkeiten. Das hätte er bestimmt nicht „vertrauensvoll“ gefunden. Aber du stelltest dir in Stillen Momenten vor wie er dich auf dem Gyno-Stuhl entjungfert, mit einem Spekulum. “…aber, hach, dazu wird es wohl nicht kommen…“ dachtest du! „ Reiß dich zusammen, was hab ich nur für schmutzige Fantasien“ straftest du dich mal wieder selbst.
In einer Mittagspausen gingst du in den hinteren Untersuchungsraum um Nachschub an Latexhandschuhen zu holen und fandest ihn Rauchend vor. „Jetzt haben sie mich…!“ sagte er nur lachend und wandte sich wieder dem geöffneten Fenster zum Minibalkon zu. Er stand halb draußen halb drinnen und zog nochmal. Er kam dir etwas fickrig vor, trotz seiner gelassenen Art. Etwas verdutzt holtest du wozu du gekommen warst.
Du mochtest eigentlich keine Raucher, wolltest selbst auch nie Rauchen. Das Stinkt und erst die Gesundheit.
Am Empfang saß Sandra an einem Solitär-Spiel am Computer, die letzten zwei Patientinnen für den heutigen Freitag würden erst ab ca. 14 Uhr kommen.
„Er raucht, hab ich gar nicht mitbekommen…!“ sagtest du so zu ihr. „Hin und wieder, aber lass ihn doch, wenn er etwas Entspannung braucht soll er sie doch genießen!“ Entgegnete sie. Du wusstest das Sandra auch raucht. Sie hatte dir schon am zweiten Tag angeboten mit nach draußen zu gehen um eine zu rauchen, was du natürlich ablehntest.
„Aber eine gute Gelegenheit, hältst du hier kurz die Stellung?“ „Na klar, und viel Spass ihr beiden!“ lachtest du. „Werden wir haben!“ zwinkerte sie lächelnd.

Die letzte Patientinnen kamen und gingen, die Praxis wurde geschlossen. Sandra brauste nach einem Bussi(auf die Wange) mit dir und ihm in ihrem Wagen davon.
Nach dem ihr Zeit und Ort in seinem Auto, auf dem weg zu dir, ausgemacht hattet und er dir noch anbot dich auch vorher abzuholen, was du dankend ablehntest, fuhr er davon. Er sollte dich erst im Restaurant sehen.
„Was ziehe ich nur an“ dachtest du, vor dem Spiegel stehend. Nach dem Duschen hattest du dich schon für den dunkelroten Spitzen BH mit Push-up dazu den passenden Tanga und Schwarze halterlose Nylons entschieden. Die Kleidung sollte schon anmachen aber nicht zu aufreizend für den Fall das er gar nichts von dir wollte.
Der Abend
Heute – „Vielen Dank, aber hatten wir nicht gesagt, wir können uns dutzen?“ fragst du. „Oh Sorry, ja stimmt…!“ Er erhob sein Glas Wein, „.. auf einen schönen Abend für uns, Marika!“ „Auf einen schönen Abend, Michael!“ Ihr lächelt euch an. „Nein wirklich du siehst unglaublich aus!“ fängt er erneut an. Du hoffst das dir nicht die Schamröte ins Gesicht steigt, aber du freust dich auch, das er deine Kleidungswahl bemerkt. Du hast dich für eine enge schwarze Seidenbluse und einen nicht minder engen schwarzen Over-Knee Rock mit Schlitz entschieden. Natürlich mit den passenden schwarzen High Heels.
„Doch sehr elegant und ansprechend!“ sagt er mit angetanem Blick.
Er merkt deine kleine Unsicherheit und sagt „ Das war doch bestimmt auch so gewollt das ich ganz begeistert bin, oder etwa nicht?“ fragt er gespielt enttäuscht. Dann lacht ihr beide!
In eurer Unterhaltung geht es erst um Fachliches, dann um Privates, auch das du noch keinen richtigen Freund hattest. Normalerweise, denkst du, würde ich so etwas meinem Chef nicht sagen. Aber du fühlst dich in seiner Gegenwart wohl. Er ist sowohl ein guter Zuhörer als auch ein Perfekter Unterhalter. Du wirst Gelassener, angesichts das dein Chef vor dir sitzt, schon fast etwas euphorisch.
„Hoffentlich hab ich nicht schon etwas zu viel von dem sehr guten Riocha“ fragst du in dich hinein. Das Spanische Restaurant hat dir immer gut gefallen, eigentlich etwas zu teuer für dich. Aber ein Gentleman wie er übernimmt vielleicht die Rechnung, und wenn nicht, man muss auch mal etwas investieren wenn man Spaß will.
Auch die lateinamerikanisch/Spanischen Klänge aus den Lautsprechern heizen dich und offensichtlich ihn auch zusätzlich an. So das eure Unterhaltung auch etwas Intimer wird.
Vorsichtig nähern sich eure Hände und du erkennst du du diese Nacht vermutlich nicht alleine verbringst. So kommt auch letztendlich die Sprache darauf das du noch keinen Sex hattest.
„Manche Männer haben auch ihre Schwierigkeiten damit, wenn die Partnerin in der ersten Nacht, noch Jungfrau ist. Sie geben es nicht zu, aber ich denke es ist so!“ erzählt er. „Und wie ist das mit dir?“ fragst du. Er nimmt wieder deine Hand und du lächelst. „Ich denke, wenn du aufgeschlossen bist, würde ich dir gern das ein oder andere zeigen!“ Du schaust etwas verlegen zur Seite, suchst dann aber wieder sofort seinen Blick, „Das fände ich sehr gut!“ erwiderst du.
Aber du merkst auch, das da von seiner Seite noch etwas kommen wird.
„Hast du denn auch irgendwelche Fantasien?“ fragt er. „Hmmm, ich weiß nicht ob ich schon jetzt und hier…!“ „Doch, komm schon…“ sagt er „ Stell dir vor, wir sind allein hier, nur wir beide!“
Du gehst aufs ganze, „Wenn nur wir beide hier wären, würde ich sie dir zeigen!“ du lässt dich, nach dem du dich ihm über dem Tisch genähert hattest um ihm das andeutungsweise ins Ohr zu flüstern, wieder zurück auf deinen Stuhl sinken.
„Wow“ sagt er mit einem tiefgründigem Lächeln. „..und ich würde sie dir mit größtem Vergnügen erfüllen!“ ergänzt er.
Die Nacht
Ihr hattet euch nach dem Essen an einen etwas ruhigeren Tisch gesetzt, fast wie ein Separee. Er erzählt dir nun welche Fantasien er hat. Du findest diese sehr erregend aber da du noch kaum Erfahrung in Sachen Sex hast äußerst du deine Bedenken. Doch er schafft es diese zu zerstreuen, so das du immer erregter wirst…
„Du solltest es ausprobieren, auch wenn es dein erstes mal ist!“ haucht er in dein Ohr. Ihr habt beide bereits eure Hände auf die Oberschenkel des anderen gelegt. „ Du vertraust mir doch hoffentlich wenn ich sage, wenn dir irgendetwas nicht gefällt, dann musst du nur STOP sagen, und wir hören auf! Es soll dir ja auch gefallen und das geht nur wenn du mir vertraust und du dich deiner Lust hingeben kannst!“
Deine Bedenken sind schon längst dahin geschmolzen genau wie eure Lippen nun zum ersten mal zusammenschmelzen.
Er läßt die Bedienung kommen und zahlt dann, die komplette Rechnung natürlich wie es sich für einen Gentleman gehört! Er hilft die in deinen beigefarbenen Mantel, wirft dir dabei nochmal einen bewundernden Blick zu und ihr verlasst das Restaurant.
In seine Praxis sind es nur 10 Minuten Fußweg…
la scuola delle torture parte 1
Questo racconto non è frutto della fantasia di qualcuno o della mia. Questa è la mia storia i nomi sono diversi dall’originale solo per preservare la mia privacy.
Tutto è incominciato quando avevo 14 anni , io prima ero un ragazzino alto ma gracilino un po effemminato , era il primo giorno delle superiori , il giorno in cui si fanno le prime amicizie, e anche incontri spiacevoli .
Sono sceso dall autobus sono entrato in questa nuova vita per i futuri 5 anni ero emozionato , arrivato in classe pensavo di essere in un mondo di anarchia dove i ragazzi comandavano , e gli insegnanti rimanevano del tutto indifferenti a ciò che accadeva sotto i loro occhi , loro facevano lezione e chi seguiva andava avanti mentre gli altri facevano gli affari loro…
mi sedetti di fianco ad un ragazzo più grosso e che dopo avrei scoperto anche essere più grande di mè di due anni essendo ripetente , allora ho provato a farci amicizia , visto che era l’unico ragazzo che non sembrava un carcerato , lui subito é stato gentile e cordiale , si chiamava Davide , diciamo che per il momento non ero sicuro di essere bisex , ma lui mi piaceva molto , allora alla ricreazione sono andato in bagno lui mi ha seguito ha chiuso la porta e mentre pisciavo lui la faveva nel lavandino , poi si gira verso di me e mi dice che gli piaccio e che mi vuole dare un bacio , io lo assecondo e mentre le mie labbra sfioravano le sue ho senTito la porta aprirsi, e sono 4 raGazzi che erano della mia classe dicendo “guardate che puttana è questo primino scommetto che gli piace il cazzo dai ragazzi aiutiamolo “. In pochi secondi mi sono trovato in ginocchio a terra con 5 cazzi davanti (5 perché Davide faceva parte di qualche loro piano) erano grossi e duri il più piccolo di 13 cm mentre gli altri erano intorno ai 18 cm.Marco uno dei 4 ragazzi entrati mi disse che o facevo tutto ciò che chiedevano oppure sarebbero state botte , provai ad andarmene ma mi ripresero subito mi rimisero per terra e marco prendendomi la testa con forza mi stava spingendo la sua grossa cappella sulle mie labbra sigillate , spingeva sempre più forte ma io tenevo duro e non mollavo , con un pugno nello stomaco e un calcio nelle palle cedetti , e spalancai la bocca per urlare ma in un momento avevo gia la sua cappella in gola non lo tirò fuori nemmeno una volta e usando la mia testa come un gioco mi venne copiosamente in gola e fui costretto ad inviare tutto , finito uno ne avevo già due in bocca ho iniziato a succhiarli poiche se non l’avessi fatto mi avrebbero distrutto il cazzo a calci.. Anche loro mi vennero in bocca e mi fecero ingiare tutto ,Matteo il piu piccolo (aveva la mia età ) mi sbatte l’uccello in gola e col piede già puntato sul mio pisello mi dice “ho ingoi tutto o te lo spappolo”; Ad un punto parti un forte getto caldo in bocca ma non era sperma , ma piscio ingoiai tutto e rimasi in silenzio . Davide si avvicinò mi calò i pantaloni e mi passo il suo pisello tra le labbra imponendomi di lubrificarlo poi mi girò mi appoggiò il suo grosso cazzo sul buco e mi penetrò senza cognizione , mi faceva male ma mi piaceva contemporaneamente ad un certo puno mi sentii caldo nello stomaco era il suo sperma che mi aveva riempito il culo.
Il gioco fini le letiopi erano finite per quele gIorio . Loro se ne andarono dicendomi ci vediamo domani puttana.
Non sapevo che fare tormai ai dormitori e non dissi niene a nessuno e li incominciò la mia tortura.
Samstag Abend in Berlin, man bereitet sich vor, heitert sich etwas an und geht dann auf die Piste. Also ab in die Disco.
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Musik, Beats und Stimmung. Viele Leute, viele Frauen. Man tanzt sich durch die Menge und versucht Kontakte zu knüpfen. So beginnt der Abend, Chancen kommen und gehen.
Liedwechsel, Lady Gaga mit Love Games. Die Leute stürmen wieder die Tanzfläche. Mir fällt eine sexy junge Dame auf, etwa 20 Jahre alt, gute 1,75m groß, schlanke Statur und hammer Körper. Lasziv tanzt sie herum und stellt sich zur Schau. Ich versuche mein Glück und komme ihr näher. So bewegen wir uns etwas nebeneinander her. Das Publikum, mich eingeschlossen, singt leise den Liedtext mit. “let’s have some fun this beat is sick. i wanna take a ride on your disco stick..” Die Dame nähert sich mich an und ich blicke zurück. “don’t think too much just bust that stick, i wanna take a ride on your disco stick.” Langsam beginnt sie aufreizend mit mir zu tanzen. “the story of us, it always starts the same, with a boy and a girl and a huh and a game”. Sie flüstert mir ins Ohr: “Wenn du das wirklich willst, ich bin genau das was du suchst.” Sie leckt sich einmal verführerisch über die Lippen und spricht dann weiter: “Aber ich habe gewisse Regeln. Erstens: Wenn wir es tun, tun wir es auf meine Weise. Zweitens: Wenn wir einmal angefangen haben, ziehen wir es durch. Ich hasse es mittendrin aufhören zu müssen, es ist so frustrierend. Drittens und letztens: Wenn du nett zu mir bist, bin ich nett zu dir. Also überlege dir gut was du machst.” Ich weiss nicht ob der Alkohol mich am Nachdenken hindert oder ob es einfach an dieser sexy Gestalt vor mir liegt, aber ich antworte nur: “Alles was du willst.”
Gemeinsam verlassen wir die Disco und fahren mit einem Taxi zu ihrer Wohnung. Bereits auf dem Weg zeigt sie mir Offerten und küsst mich zärtlich. Wir kommen an ihrer Wohnung an und huschen hinein. Die Tür fällt hinter uns ins Schloss und wir stolpern in ihr Schlafzimmer. Nach und nach fallen die Kleidungsstücke, ich liege nur noch mit Hose auf dem Bett. Sie kniet im kurzen Kleid und BH über mir. Sie zieht mir die Hose aus, ich entkleide ihr den BH. Mittlerweile ist das Küssen intensiver geworden, weniger zärtlich und sie, ihr Name ist Lea, wird immer fordernder. Schnell fasst sie in meine Shorts und verwöhnt meinen Kleinen mit ihrer Hand. Verschmitzt haucht sie mir zu: “Wie ich dir, so du mir” und verschlingt mit einem Mal meinen noch Kleinen mit ihrem Mund. Diese Wärme und das Gefühl, es ist erst der zweite Blowjob den ich bekomme. Sanft umspielt sie mit ihrer Zunge meine Spitze und spürt, wenn ich langsam etwas größer werde. Aber irgendwie bin ich nervös, ich hatte vorher noch mit keiner Frau geschlafen, es hat sich einfach nicht ergeben. Und so kann Lea blasen wie sie will, wirklich steif werde ich nicht.
“Was ist denn los Süßer”, fragt sie und drückt ihre Brüste aufreizend zusammen, “gefalle ich dir nicht?” Dadurch, dass sie es anspricht, werde ich noch nervöser. Sie streichelt ihren Schritt etwas und sieht mich an. Ich versuche ihr die Lage zu erklären, sie sieht mich verständnisvoll an und antwortet: “So so, na dann haben wir eine echte Jungfrau hier. Glaub mir Süßer, den Abend vergisst du nie mehr, es wird ein wunderbares Erlebnis für dich. Du schenkst jemanden nur einmal deine Jungfräulichkeit und ich nehme sie mir sehr gerne von dir. Aber was machen wir, wenn du mich nicht ficken kannst? Momentan geht mit deiner Nudel nicht viel. Wie wäre es, wenn wir uns erstmal von dir ablenken lassen und du dich auf mich konzentrierst?”
Sie rutscht weiter auf und setzt sich auf meine Brust. Ihr Schritt ist direkt vor mir. “Denk daran, sei zärtlich und sei so zu mir, wie ich zu dir war. Das ist doch nur fair, oder?” Ich schliesse die Augen auf ihren Rat hin und versuche mich zu entspannen. Sie rutscht noch ein Stück weiter, ihre Schenkel sind nun neben meinen Kopf als ob sie ihn festhalten. Ich spüre die Hitze ihres Körpers, sie schiebt ihren Slip zur Seite und nähert sich meinen Mund an. Leise flüstert sie: “the story of us, it always starts the same. Und nun sei nett zu deinem Girl mit dem Extra Huh.” Irritiert möchte ich fragen was sie meint, doch als ich meinen Mund aufmache, steckt sie ihr noch kleines Huh einfach hinein. Überrascht versuche ich meinen Mund freizuräumen und dieses weiche warme Etwas mit meiner Zunge hinaus zu schieben, doch gerade diese Versuche lassen das Huh immer größer werden. Hilflos liege ich da während sie meinen Kopf mit ihren Schenkeln fest hält, hilflos sehe ich sie an während sie ihren Schwanz in meinen Mund hält.
“Was ist los Süßer? Überrascht? Aber auf der Tanzfläche wolltest du doch noch meinen Disco Stick?”, fragt sie mit einem Lächeln und hält still. All meine Bemühungen mich zu befreien oder mich ihr zu entziehen sind vergebens, aus der Position komme ich so nicht raus. Durch meinen warmen Mund schwillt ihr Huh immer mehr an und drängt sich immer weiter in meinen Rachen. Jede Bewegung von mir, jeder Versuch sie auszuspucken oder wegzuschieben erregt sie nur noch mehr und vergrößert mein Problem. Ich wollte doch nur mit einer Frau schlafen und nun finde ich mich in auswegloser Lage mit einem Stab im Mund! Und wie kann ein so weibliches Geschöpf unten herum eben nicht weiblich sein?
Ehe ich mich in weiteren Frage verlieren kann bewegt Lea ihre Hüften vorwärts und stößt mir ihren Stab tiefer in den Mund bis ich meine, dass ich keine Luft mehr bekomme. Schnell zieht sie zurück und bietet mir an: “Du siehst, es gibt zwei Möglichkeiten dies hier durchzuziehen. Ich bekomme immer was ich möchte. Ich sagte dir ja, dass ich erst aufhöre wenn ich zufrieden bin. Die erste Möglichkeit wäre, dass du dich wehrst und versuchst abzuhauen, dann müsste ich dich fesseln. Die zweite Möglichkeit wäre, dass du dich fügst und mitspielst, dabei kommst du auch viel eher auf deine Kosten. Jedenfalls geht dein kleiner süßer Arsch hier nicht ungefickt raus. Überlege es dir gut, denn wenn ich mein Becken bewege muss meine Stange Raum finden – und ich glaube, dass dein Mund und Arsch gegen mein hartes Rohr verlieren werden.”
Sie gibt mir etwas Bedenkzeit und als Geste des guten Willens massiert sie meinen Kleinen. Schließlich füge ich mich und hoffe, dass das ganze erträglich sein wird, im Notfall kann ich es ja immer noch vergessen. Da ich mit vollem Mund nicht reden kann lecke ich mit meiner Zunge über ihren Schaft und sauge ihr Huh hinein. Sie genießt meine Zuwendung und reibt sich ihre Brüste. Vielleicht würde sie ja von mir ablassen, wenn sie gekommen ist? Vielleicht wäre dann mein Hintern verschont, wenn sie ihr Pulver vorher verschiesst? Also bemühe ich mich besonders und schlecke ihr Huh so gut es geht.

Doch ehe ich mich an diese Hoffnung klammern kann entzieht sie sich mir und rutscht von meinem Körper herunter, über mein Becken hinweg zwischen meine Beine.Langsam hebt sie diese an und legt sie auf ihre Schultern. Unbeweglich liege ich da, hilflos wird mir nun bewusst, was geschehen wird. Während ich immer nervöser und ängstlicher werde, zieht sie sich über ihren 22x5cm Kolben ein Kondom.
“Ganz ruhig, Süßer. Du hattest deine Chance ein Mann zu werden und mich zu ficken, aber du konntest ja nicht. Nun zeige ich dir, wie man jemanden entjungfert, wie man jemanden richtig fickt! Ich werde für immer deine Erste sein und vielleicht darfst du mich nachher auch noch ficken. Und jetzt beruhige dich. Ich habe es in meinen Hintern bekommen und lebe immer noch, also wirst du das auch überstehen”, redet sie auf mich ein, während sie etwas Gleitgel auf ihr Huh schmiert und dann mit ihren Fingern an meinem Hintern herumtastest.
Sie beginnt sofort mit zwei Fingern mein kleines Löchlein zu weiten, gefolgt von einem Dritten. Es schmerzt etwas und ich versuche mich zu entspannen, mich abzulenken, als ob ich woanders wäre. Ihre Finger verzeichnen kleine Erfolge und schaffen Raum für das Kommende.
Sie entzieht ihre Finger und positioniert sich neu, sodass ihr Kolben direkt vor meinem Löchlein ist. Als sie merkt, dass ich nicht mehr bei der Sache bin, sagt sie zu mir: “Hey Süßer, nicht träumen, meinen kleinen Traum kennst du doch noch gar nicht.” Sie streift ihren Stab zwischen meine Arschbacken rauf und runter, bis sie ihn an mein Löchlein ansetzt. Nervös sehe ich sie an, wohl wissend, dass ich ihr gleich meine Jungfräulichkeit geben werde, dass sie die erste Frau sein wird, mit der ich ficke, oder in diesem Fall von der ich gefickt werde.
Sie sieht in meine Augen und spricht: “Ich liebe es in die Augen meines Liebsten zu schauen wenn ich zum ersten Mal eins mit ihm werde. Du bist danach noch genauso Mann wie vorher, aber wenn es dir gefällt ficke ich dich bis du wie ein kleines Mädchen weinst, ich hoffe doch es sind dann Freudentränen!”
Und schon bricht sie über mich hinein, sie drückt ihren Kolben gegen mein kleines Loch. Ich spüre die Hitze ihres Huh und merke, wie sich immer mehr Druck aufbaut. Auch wenn sie mich vorher vorbereitet hat, sie braucht doch etwas Zeit um voran zu kommen. Ich versuche mich zu entspannen und in dem Moment gleitet die Spitze ihres Prachtkolbens in meinen zuvor noch jungfräulichen Hintern. Sie hält kurz inne und lässt mich mich anpassen. Der Schmerz ist auszuhalten, ich versuche mich zu entspannen. Sie greift sich meinen Kleinen und massiert ihn etwas. Dies hilft mir herunterzukommen. Langsam drückt sie ihre Hüfte vorwärts und ihre Hammerspitze verschwindet völlig in mir, gefolgt von einem Stück ihres Luststabes.
“Siehst du? Du lebst noch und du bist auch noch ohnmächtig. Lass uns doch mal ausprobieren, wie viel du verträgst”, sagt sie fordernd und schiebt mit einem Male die restliche Länge ihres Monstrums in meinen engen Arsch. Ich schreie kurz auf als mich der plötzliche Schmerz überrascht, doch als sie gänzlich in mir steckt und sich nicht bewegt, vergeht der Schmerz.
“Süßer? Alles okay? Du bist jetzt offiziell keine Jungfrau mehr, du wurdest durch die großartige Lea entjungfert. Und da du in unserem kleinem love game gerade die bottom bist, sei eine gute Frau und lass dich ficken bis du kommst!” haucht sie mir entgegen, ehe sie ihre ganze Länge herauszieht und wie ein Hammerschlag zurück in mein kleines Loch schiebt. Mir bleibt die Luft weg, ich kann nichts sagen, ja mich nicht einmal bewegen. Jedoch vergehen mit jedem Centimeter, der mein Löchlein verlässt und wieder rein kommt die Schmerzen. Langsam baut sich ein wohliges Gefühl auf als sie ihre Fleischpeitsche auf und in meinen Arsch niederprasseln lässt. Ich hebe meine Hände und streichel sie über ihre Brüste, während sie sich weiter nach vorne beugt und so meine Beine zu meiner Brust herandrückt. Durch diese Position kommt sie noch tiefer und erreicht Stellen die ich gar nicht kannte. Wie eine wild gewordene Maschine bricht sie nun über mich hinein, ihr Luststab stößt durch meinen engen Hintern wie ein Fickkolben vor und zurück. Tief hinein bis ihr kleines Säckchen gegen meine Backen stößt, wieder heraus bis nur noch ihre dicke Schwanzkrone mein Löchlein offen hält. Stoß um Stoß bohrt sie sich in mich hinein, immer stärker, immer schneller. In mir bildet sich ein Gewitter, viel stärker als was ich bisher kannte. Wir beide fangen an zu stöhnen und schwer zu atmen. Immer wieder stößt sie zu, immer wieder bricht sie mein Hintertürchen auf und rammt ihren Monsterprügel in mich hinein. Unfähig sich zu wehren, unwillig sich zu entziehen liege ich da und lasse mich abficken. Als ich denke, dass ich nicht mehr kann, spüre ich meinen Orgasmus und spüre wie ich mich über ihren Schwanz verkrampfe, als ob ich sie festhalten will. Dies gibt auch ihr den Rest. Sie zieht ihren Prachtlümmel aus mir heraus, reisst sich das Gummi herunter und spritzt mir das Produkt meines engen Arsches auf meinen Bauch.
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Sie fällt auf das Bett zurück, wir beide atmen schwer, mit einem Lächeln auf dem Gesicht. Erschöpft sprich sie zu mir: “Liedwechsel, mein Disco Stick braucht eine Pause. Aber der Abend ist noch jung…”
La mia prima volta
In questo momento che scrivo questa storia ho 24 anni, all’epoca dei fatti 19.
Era estate e mi trovo con la mia fidanzata (alta poco meno di me, bruna, occhi marroni e un bel fisico, da ginnasta) nel parco della città. Eravamo fidanzati da 3 mesi, non l avevamo mai fatto, a parte delle seghe e alcuni ditalini. Cionostante, ci amavamo moltissimo.
Seduti su una panchina un po’ defilata, non al centro dell’attenzione, limonavamo di gusto (da bravi innamorati), lei seduta sulle mie gambe.
Faceva molto caldo e nonostante fossimo all ombra mi iniziarono a scendere sulla fronte qualche gocciolina di sudore. Anche lei iniziava a sudare alla base del collo. Erano le 3 del pomeriggio.
Per provare a scappare dal caldo decidemmo di andare a fare un giro in moto. Avevo una moto da cross, 125 di cilindrata.
Seduta dietro a me, mi cinge i fianchi con le braccia per tenersi meglio e partiamo.
Sapevo già che comunque in città anche andando in moto fa caldo lo stesso, quindi decido di andare in un posto in aperta campagna un po’ sopraelevato dove anche nei giorni più torridi si sta bene.
La nostra città non è tanto grossa, infatti 10 minuti dopo già scendevamo dalla moto.
Questo posto consiste un uno spiazzo d’erba circondato da alberi e da campi di riso, il tutto circondato da fossi, alcuni anche profondi. Oltre, nascosto dagli alberi, si nota un piccolo paesino di campagna e sullo sfondo terso il Monte Rosa. L’ unico modo per accedervi è una stradina sconnessa percorsa solo da trattori, ma in quel periodo non passa anima viva.
Ci sediamo sull erba.
-Amore è bellissimo qui!
-Sono contento che ti piacc…
Non riuscii a finire la frase che iniziò a baciarmi in bocca.
Ero seduto a gambe incrociate, quando iniziò a baciarmi era china davanti a me, appoggiata con le mani sulle mie spalle.
Un po’ per la sorpresa un po’ perchè lei si appoggiò facendo forza mi sdraiai con la schiena sull’erba.
Immediatamente lei si posò su di me. Capii che voleva che io mi mettessi in quella posizione.
Ci guardammo un paio di secondi, giusto il tempo di dire “ti amo” che lei mi posò di nuovo le sue labbra sulle mie.
Rimanemmo così parecchi minuti, poi prese la mia mano che tenevo sulla sua schiena e me l’appoggiò sul suo sedere. Iniziai subito a palparglielo, dolcemente. Era sodo e ben marcato, segno che faceva sport. Portava un paio di leggins che le arrivavano a metà coscia. Il suo respiro aumentò quasi impercettibilmente.
Improvvisamente prendendomi il dorso della mano con cui le palpavo il sedere me la mise sotto i suoi leggins, direttamente sulla natica nuda. Palpai un po più deciso.
Come risposta spinse con decsione la sua lingua tra le mie labbra alla ricerca della mia e l assecondai. Con una mano mi arruffava i capelli.
Capii che si stava eccitando.
Infilai l altra mano sotto i suoi leggins e iniziai a palpare anche l altra natica.
Passarono un paio di minuti così, poi si alzò seduta sul mio stomaco, con le gambe pigate all’indietro.
-Ti amo Teo
-Ti amo anch io tesoro
Si guardò intorno, poi tornò a guardare me con un sorriso
-Fa caldo anche qua
E si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno nero. Sempre sorridendomi spostò indietro il sedere, strusciandomelo sul pacco, intanto si massaggiava le tette.
Non era ancora eretto ma stava dando segno di diventarlo.
Poi si voltò sopra di me, nella posizione del 69.
Mi sbottonò i jeans, scostò le mutande e iniziò a massaggiarlo con le mani. Quando fu abbastanza rigido iniziò a leccarmelo prima e a succhiarmelo dopo.
Io intanto le avevo calato i leggins e le mutandine, che essendo umide, rivelavano i suoi umori.
La sua patatina si stava rilassando, segno dell eccitamento e si bagnava. era depilata tranne che per un ciuffetto sul monte di venere.
Quando iniziai a leccargiela emise dei gridolini di piacere, che aumentarono quando io con la mano iniziai a stimolargli il clitoride. Quando feci il contrario, ovvero gli stimolai il clitoride con la lingua e le infilai due dita nella patatina ebbe un sussulto improvviso e per poco non svenne. dal canto mio rischiai di venirle in bocca.
Si girò verso la mia faccia e mi diede un bacio
-Teo non ce la faccio, scopami… fammi urlare!
si slacciò il reggiseno. Portava una seconda abbondante e si vedevano chiaramente i capezzoli duri.
Si alzò in piedi e si tolse leggins e mutandine, rimanendo nuda. Mi tolsi velocemente i jeans.
Si ricalò su di me, strusciando la sua patatina bollente sul mio pene ormai completamente eretto.
La presi per i fianchi e mentre lei guidava il mio amico nel buco la adagiai verso il basso. entrò per meta e lei lanciò un urlo di picere. Sentivo l imene. Piano piano aumentai la forza mentre lei si stimolava un capezzolo e il clitoride. l imene cedette e il mio amico entrò tutto. Lanciò un secondo urlo di piacere. Iniziò ad ansiamre e si chinò su di me baciandomi, mentre io iniziavo a penetrarla.
La sentivo calda e umida, i suoi umori mi colavano fino ai testicoli e lei ansimava dal piacere.
parecchi minuti dopo si tirò su e arcuò la schiena, io con le mani iniziai a massaggiarle le tette e stimolarle i capezzoli, duri come sassolini.
-si.. si… ancora….mmmm…ooh si….
Questa volta mi alzai io. lei si sdraiò di schiena sull erba e io mi misi sopra, nella posizione del missionario. lei si aggrappò a me con le braccia intorno al collo e le gambe lungo i fianchi quando ricominiai a penetrarla.
Stavolta fui i a cercare la sua lingua, e quando l ebbi trovata aumentai il ritmo. eravamo in due stavolta a gemere per il piacere.
non ricordo quanto tempo passò, lei ebbe due orgasmi molto potenti, durante il secondo squirtò (!!!) bagnandomi il ventre dei suoi umori.
Feci appena in tempo a estrarre il pene che venni copiosamente sulla sua patatina. sei fiotti di candido sperma.
Quando lei si destò, io stavo strusciando il pene sulla sua patatina zuppa di sperma. lei apprezzò e si masturbò il clitoride bagnato.
Mi chinai a baciarla. eravamo nudi e sporchi degli umori dell altro ma felici. della nostra prima volta.
Praktikantin
Wenn man an eine Praktikantin denkt, dann denken sicher viele an Bill Clinton und seine Monika. Abgesehen davon, daß ich, wenn ich an die Lewinsky denke, keinen hochbekomme, und man mir diese stargeile Fotze mit Klebeband auf den Bauch binden könnte, und es würde nichts passieren, gibt es auch noch andere, viel interessantere Praktikantinnen.
Eines Morgens, als ich auf der Arbeit erschien, sagte mir Dieter, mein Chef, wir würden eine neue Praktikantin bekommen. Selbstverständlich wurden bei uns im Sender schon wieder eine Menge Leute total spitz, als sie nur das Wort Praktikantin hörten. Diesmal hatte ich aber das Glück auf meiner Seite, denn Dieter sagte, daß ihre Lernziele vorwiegend im technischen Bereich lägen, wofür ich zuständig bin. Mir war klar, daß ich ihr bestimmt eine Menge Technik beibringen könnte.
Am Nachmittag war es dann soweit, der Augenblick war gekommen und wir nahmen unsere Praktikantin in Empfang. Daß sie Sara hieß, tat schon ein übriges, denn so lange dieser Name ohne h am Ende geschrieben wird, geht mir bei dem Klang dieses Namens schon das Messer in der Hose hoch. “Wenn die ganzen Tussen auf hundert-neunziger Nummern anfangen ins Telefon zu hauchen, ist das gekünstelt, aber als Sara anfing Ihre Stimme zu erheben, war alles aus, denn das klang alles andere als gekünstelt.
Nicht ohne Hintergedanken stellte ich, als ihr Tutor einige Fragen, die, zugegeben, schon sehr ins Persönliche gingen.
Sie sah mich dabei so an, als würde sie wollen, daß ich weiter frage. Ich interpretierte Ihren Blick genau richtig, wie sich später herausstellen sollte. Als ich bei den persönlichen Fragen dann bei der Körbchengröße ankam, wurde es ein wenig still im Raum, aber ohne mit einer Wimper zu zucken, gab Sara mir die Antwort.
2 Hände voll.
Das allein machte mich schon so an, daß ich alles vergaß, und vor allem, daß ich eigentlich den Auftrag hatte, Ihr die Studiotechnik näher zu bringen.
Schnell hatte ich einen Vorwand gefunden, um mit Ihr das Studio zu verlassen. Ich erzählte den anderen, ich würde ihr das “Umfragen machen auf der Straße” beibringen. Ich schnappte mir zur Tarnung ein Aufnahmegerät, und hoffte auf halbem Wege nach draußen, daß niemandem auffallen würde, daß ich das falsche hatte, nämlich das, welches garnicht funktioniert. Jedenfalls dachte ich auf der S-Bahnfahrt zum Grunewald nicht an Interviews.
Sara fing an, so als würde sie mich schon lange kennen, mich in Gespräche zu verwickeln, die mit der Zeit immer heißer wurden. Ich merkte, wie mein Lümmel sich langsam in meiner Hose regte, und ich, es war auch ein sehr heißer Tag, langsam zu schwitzen begann. Sie mußte wahnsinnig gewesen sein, mich mit einer Geschichte so aus der Reserve zu locken. Sie erzählte mir, daß ihre kleine Schwester Sylvia mit ihrem Freund ihren ersten Orgasmus hatte, und dabei das ganze Haus zusammen-geschriehen hat. Nachbarn standen Schlange um an der Tür nach dem Rechten zu sehen und umliegend gingen alle Lichter an.
Bereits in der S-Bahn, von Saras Geschichte sehr erregt, suchte ich mit meinen Blicken die Umgebung ab, ob uns jemand gezielt beobachten könnte. Als mir klar wurde, daß so schnell keiner kommen würde, legte ich meine linke Hand zwischen ihre Beine. Ich merkte durch ihre Jeans, daß sie bereits total feucht war. Langsam fing ich mit meiner Hand an, auf und ab zu reiben. Ich kam ihr dabei auch immer näher mit dem Kopf und liebkoste zärtlich ihren Hals. Dies machte Sara so spitz, daß sie begann, meinen Hosenschlitz zu öffnen und ich merkte wie sie mühevoll beschäftigt war, meinen Schwanz aus meiner etwas zu engen Unterhose zu pulen. Plötzlich war da gar nichts mehr zum pulen, denn er kam ganz von allein. Wir waren inzwischen schon am S-Bahnhof Jungfernheide wo ich mir noch dachte, wie passend, aber die konnte keine Jungfrau mehr sein. Als ich so in Gedanken versunken dasaß und Saras streicheln genoß, merkte ich plötzlich etwas warmes, feuchtes an meiner Eichel. Ich nahm benommen war, daß Sara sich inzwischen über mich gebeugt hatte und begann, meine Eichel zu lutschen, und das mitten in der S-Bahn.
Fast hätten wir die Station verpaßt und wir konnten uns gerade noch so aus dieser kompromittierenden Stellung befreien, obwohl mir noch nicht klar war, wo ich mit meinem überdicken Dödel hin sollte. In die Hose paßte er schon lange nicht mehr. Ich hoffte, es würde niemand sehen, was natürlich völlig sinnlos war. Auch bei Sara war die Lust auch nach außen hin nicht zu übersehen. Die Leute grinsten uns an und man merkte, die meisten wußten, was los war.

Zirka nach zehn Minuten waren wir an meinem Spezialplatz im Wald angekommen. Kaum setzte ich mich auf den feuchten Waldboden, führte Sara mich mit ihrer Hand an eine Stelle, die im Gegensatz zum Waldboden nicht nur feucht, sondern schon so naß war, daß man ihren Schlüpfer, der diese Stelle kürzlich noch bedeckte hätte auswringen können. Ich spürte, wie ihre Säfte flossen, aber auch, wie sie mir mit hektischem Griff das Hemd aufknöpfte. Auch die Hose riß sie mir vom Leib. Sofort legte sie sich wieder über mich, und begann heftig, meinen Schwanz zu saugen. Sie hörte nicht auf und saugte so stark, daß es schon beinahe weh tat. Dann nahm sie den Lümmel ganz in ihren Mund und umkreiste mit Ihrer spitzen Zunge meine Eichel.
Während meine rechte Hand langsam mit immer mehr Fingern in ihre total durchnäßte Muschi eindrang, griffen meine Finger der linken Hand an ihre linke Brustwarze, die inzwischen total angeschwollen war. Plötzlich fing Sara fürchterlich an zu schreien, und ich merkte, wie sie einen Orgasmus bekam. Es floß noch mehr Saft aus ihrem Möschen und durchtränkte den Waldboden. Ich wurde mit einemmal so spitz, daß ich aufstand und Sara hochhob und ihre Arme um mich legte. Ich preßte ihren Oberkörper gegen Meinen und sie winkelte ihre Beine an. Langsam drang mein Schwanz in ihre Scheide ein und sie fing laut an zu Stöhnen und biß mir dabei immer wieder ins Ohr und in die Wangen.
Da ich es nicht gewöhnt war, es im Stehen zu machen, kippte ich um, Sara stürzte auf mich und wir fielen übereinander her. Ich leckte ihre einem Wassertrog gleichende Fotze aus und um so mehr ich leckte, um so mehr Saft kam wieder nach. Der Strom wollte kein Ende nehmen und Sara schrie immer lauter. Sie hatte schon wieder einen Orgasmus bekommen und war jetzt völlig aus dem Häuschen. Sie setzte sich auf mich und fing an heftig auf mir zu reiten, dabei schrie sie so laut, daß Passanten vorüber kamen, denen sie aber sagte, sie sollen entweder mitmachen oder abhauen.
Inzwischen war sie schon wieder aufgesprungen und fing an sich auf mein linkes Bein zu konzentrieren, an dem sie mit ihrer Zunge langsam hochgekrochen kam. Dann fing sie an meine Eier in den Mund zu nehmen und daran zu nuckeln. Dabei rubbelte sie mit der Hand an meinem Schwanz, der inzwischen so dick war, daß es weh tat. Ich flehte sie an, endlich in ihre Möse spritzen zu dürfen, aber sie lächelte mich an und sagte schnippisch, nein, du bist noch nicht geil genug.
Ich hielt es nicht mehr aus, sprang auf, drehte mich um. Sara war ebenfalls aufge-sprungen und hatte sich, um hochzukommen, auf alle Viere gesetzt. Das nutzte ich aus, und fing an, es ihr von hinten zu besorgen. Ich rammelte wie ein Stier, während ihr Mösensaft an meinen Eiern und meinen Schenkeln herunter lief. Sie war schon wieder gekommen und es lief jetzt noch mehr.
Mit einem lauten “Fick mich jetzt:” stieß sie mich zur Seite und warf sich auf den Boden, ich warf mich auf sie, und wir rammelten so, daß ich die Zeit vergaß. Es muß wohl die ganze Nacht gewesen sein. Ein Förstereimitarbeiter weckte uns am nächsten Morgen als wir immer noch splitternackt und total verklebt dalagen.
Sommer im Reihenhaus – die geile Nachbarin
Ich wohne seit ein paar Jahren in einem Reihenendhaus in einem kleinen Ort. Mit meinen direkten Nachbarn hatte ich soweit ganz gutes Glück gehabt. Peter, Physiker, viel unterwegs wie ich auch, Nicola, Hausfrau und Mutter der drei Töchter. Sie, Mitte 40, nicht unbedingt eine MILF, aber auch nicht zu verachten, hat eine gute Figur was sicher auch auf aktiven Sport zurück zu führen ist. Ihre Titten – eine stramme 75 B würde ich mal meinen. Und – das schönste daran – mit richtig dicken Nippeln. Die konnte ich schon oft bewundern, wenn sie vom kühlen Haus in den Garten kam. In den fünf Jahren, die ich hier nun wohne, habe ich sie und Peter nur einmal beim Ficken gehört. Ich kam nachts von einer Geschäftsreise zurück und habe mich im Dunkel auf meine Terrasse gesetzt, um noch eine Zigarette zu rauchen. Die k**s der beiden waren weg und das Schlafzimmerfenster gekippt. Was soll ich sagen – so laut wie sie gestöhnt hat, muss Peter es ihr ordentlich besorgt haben.
Wir hatten die letzten Tage nach ewig bescheidenem Wetter mal wieder ein paar richtig heiße Tage und ich habe frei. Zu meinem Glück waren die drei Mädels meiner Nachbarn zu Ferienbeginn zu den Großeltern verschifft worden und auch die anderen Familien mit Kindern sind weg. So herrscht eine herrliche Ruhe. Peter ist auf Geschäftsreise und Nicola allein zu Hause. Ich verbrachte den größten Teil des Tags im Garten auf der Liege und in meinem „Pool“ (großes Planschbecken). Das Thermometer zeigte vorgestern dann schwüle 36° an und die Luft war eine einzige Suppe. Ich kam gegen Mittag vom Einkaufen zurück und wollte nur ins kalte Wasser steigen und mich abkühlen. Nicola saß auf ihrer Terrasse in einer Saunaliege und döste vor sich hin. Wie so oft im Sommer hatte sie ein T-Shirt und einen weiten langen Rock an. Wenn sie lesender weise in der Liege liegt, hat sie meisten die Beine angezogen und weit gespreizt. So weit nicht verwerflich, da dann der Rock zwischen den Beinen hängt. Dieses Mal war es anders. Sie hatte wohle nicht gehört wie ich auf die Terrasse kam. Meine Badehose hatte ich schon an und als ich zu meinem Pool ging sah ich sie aus den Augenwinkeln sitzen. In einem Reihenhaus ist das ein bisschen wie in einem Japanischen Haus mit Papierwänden. Man sieht sich, tut aber so als wäre der andere nicht da. So auch heute. Ich ging also weiter und ließ mich langsam in das kalte Nass gleiten. Als ich richtig saß und mein Buch aufgeschlagen hatte, fiel mein Blick auf Nicola. Wie üblich, Beine angezogen und weit gespreizt. Heute aber, bei den Temperaturen, war wohl auch der Rock zu viel und sie hatte ihn nach oben gezogen. Zu meiner Freude durfte ich sehen, dass sie auf Unterwäsche verzichtet hatte. Ich trug natürlich meine Sonnenbrille und hatte das Buch vor der Nase. So konnte ich also ganz unauffällig auf ihre Muschi starren. Mir gingen die wildesten Gedanken durch den Kopf. Wie geil wäre es, wenn sie jetzt anfangen würde, ein bisschen an ihrer Pussy zu spielen? Ob sie weiß, dass ich da bin und mir wissentlich ihre Fotze präsentiert? Trotz des kalten Wassers wurde mein Schwanz schon nach kürzester Zeit knüppelhart. Plötzlich schlug sie ihre Augen auf und ich konnte sehen, dass sie schon etwas erschrocken war. Aber sie schloss ihre Beine erst mal nicht und zog auch den Rock nur langsam, Stück für Stück runter. Ich tat so, als würde ich von all dem nichts bemerken. Nach einer Weile stand sie auf und verschwand im Haus um nach kurzer Zeit im Bikini wieder zu kommen. Auch wie üblich schob sie ein prächtiges Paar fingerdicker Nippel vor sich her, die sich herrlich durch das Oberteil drückten. Sie setzte sich wieder in ihre Liege und nahm ihre Zeitschrift zur Hand, worauf ich mich auch meinem Buch widmete. Irgendwann wurde mir das Wasser zu kühl und ich stieg heraus. Seitlich neben dem Pool steht eine Hecke, die den Blick auf Nicolas Terrasse verdeckt. Dort stieg ich aus meiner Badehose und wickelte mir nur ein Handtuch um die Hüften. So setzte ich mich dann meinerseits, mit Blickrichtung zu ihr, auf meine Liege, die Im Schatten unter einem Walnussbaum steht. Täuschte ich mich, oder schaute sie immer wieder zu mir? Die schmutzigen Gedanken waren sofort wieder da und in der Wärme wuchs meine Latte deutlich schneller. Und nur mit dem Handtuch bekleidet, musste das deutlich sichtbar gewesen sein. Spontan entschied ich mich, ein kleines Spielchen zu spielen. Ich ließ langsam mein Buch sinken und tat so, als würde ich eindösen. Dabei sorgte ich dafür, dass mein Handtuch etwas zu Seite rutschte und sie so auch ein wenig zwischen meine Beine schauen konnte. Und sieh an – sie hatte das auch schnell erspäht. Immer wieder schielte sie über den Rand der Zeitschrift und bald darauf konnte ich durch meine halb geschlossenen Augen sehen, wie sie die Schenkel zusammen presste. Da schien noch jemand geil zu sein. Sie hatte die Beine immer noch angezogen und die Zeitschrift vor sich. So konnte ich leider nicht sehen, ob sich da noch mehr tat. Aber der Gedanke allein…
Mir wurde schnell wieder zu heiß und ich entschloss mich, wieder ins Wasser zu steigen. Ich ging wieder zu besagter Hecke um meine Badehose anzuziehen. Aber dieses Mal stellte ich mich mit Absicht so, dass sie das auch mit bekam und vielleicht einen direkten Blick auf meinen immer noch halb steifen Schwanz erhaschen konnte. Ich saß schon wieder ein paar Minuten drin, als Nicola aufstand und zu mir ans untere Ende ihres Gartens kam. Sie schaute um die Hecke herum und fragte mit einem leicht unsicheren Lächeln: „Du, es ist mir peinlich, aber kann ich mich bei dir mal kurz abkühlen?“ „Klar doch! Ist genug Platz für zwei.“, erwiderte ich grinsend. „Oh super! Ich hab das Gefühl, dass ich gleich zerlaufe.“, sagte sie, während sie zu mir ins Wasser stieg. Das kalte Wasser hatte einen unmittelbaren Effekt auf ihre Brustwarzen, die mir gefühlt fast in die Augen stachen. Schon wieder wurde es in meiner Hose warm und trotzdem dass das gute Stück recht weit ist, habe ich ein Zelt gebaut. Wir unterhielten uns über Belangloses und wie ich schnell feststellte, schielte sie sicher genauso oft auf meine Hose wie ich auf ihre Titten.
Mit einem Mal wechselte sie das Thema: „Gefällt dir was Du siehst, oder warum sitzt du mit einem riesen Ständer im kalten Wasser?“ Frech! Aber das kann ich auch. „Naja, erst zeigt mir meine leckere Nachbarin ihre Muschi und dann sitzt sie mir zum Greifen nah mit unglaublich harten Nippeln gegenüber. Was erwartest Du da von einem Mann?“ Bei diesen Worten schoss ihr etwas Farbe ins Gesicht, aber gleichzeitig nahm ihre Lächeln einen etwas lüsternen Charakter an. „Naja, wenn Du schon meine Muschi gesehen hast, dann kann ich Dir die Nippel ja auch ohne Stoff zeigen.“ Sie griff hinter sich und klippte den Verschluss ihres Oberteils auf, zog es aus und legte es auf den Beckenrand. Unverdeckt sahen ihre Brustwarzen noch geiler und größer aus. Sie nahm etwas Wasser in die hohle Hand und ließ es sich darüber rinnen, worauf hin die beiden Zapfen schier zu platzen schienen. A propos platzen – meine Hose war kurz davor. Sie grinste mich an und sagte: „Nackt im Wasser ist eh viel schöner.“ Und schon folgte das Bikinihöschen dem Oberteil. Und wie auf der Liege saß sie mir nun mit angezogenen, weit gespreizten Beinen zum Greifen nah gegenüber. „Was ist los?“, lachte sie mich an. „Vorhin hast Du mir deinen schönen Schwanz auch gezeigt. Willst Du ihn nicht aus der engen Hose befreien?“ Wortlos zog ich die Shorts aus und saß ihr nun genauso nackt gegenüber. Nicola plauderte munter weiter. „Peter ist schon seit einer Woche weg, die Kinder sind nicht da und dann diese Hitze. Das macht mich so geil, dass ich es mir heute schon drei Mal selbst besorgt habe. Das letzte Mal muss wohl gewesen sein, bevor du nach Hause gekommen bist.“ „Mist! Schon wieder mal was verpasst.“, lachte ich. „ Dabei schau ich mir so gerne das Kulturprogramm an.“ „Hmmm… Vielleicht kann ich da helfen.“ Ohne ein weiteres Wort ließ sie sich etwas weiter nach hinten und ihre Hand zwischen ihre Beine gleiten. Sie presste ihre Hand auf ihre Muschi und ein erster Seufzer entglitt ihren Lippen, die sie eifrig zu lecken begonnen hatte. „Wow, das Wasser ist so kalt und meine Möse so heiß . . . Und ich bin innen schon so nass wie außen.“ Nun ließ sie ihre Fingerspitzen durch den Spalt gleiten. Wieder stöhnte sie sanft. Sie nahm die zweite Hand hinzu und spreizte ihre Schamlippen auseinander. Ihrer Kitzler war hoch aufgereckt und geschwollen. „uhhh, ich bin so was von rallig. Willst Du deinen Prachtschwanz nicht ein bisschen für mich wichsen?“ Wortlos ergriff ich meinen harten Prügel und ließ die Hand langsam auf und abgleiten. Nicola starrte wie gebannt auf meinen pralle Eichel und leckte immer wieder über ihre Lippen, während sie nun mit der Spitze ihres Zeigefingers sanft über ihre Klit rieb. Immer noch spreizte sie ihre Muschi. Nun schob sie unter Stöhnen gleich zwei Finger in ihr gieriges Loch und ließ sie gleich eifrig ein und aus flutschen. „Komm, fass meine Titten an.“ Immer noch wortlos rutschte ich zu ihre rüber und kniete mich vor sie. Erst zaghaft griff ich nach einer Brust. Als ich anfing sie vorsichtig zu kneten, stöhnet Nicola wieder auf. „Fester! Pack richtig zu!“ Wie gefordert nahm ich nun meine zweite Hand dazu und walkte ihre Titten ordentlich durch. Nicola wurde immer lauter und ihr Fingerfick immer schneller. „Stell Dich vor mich.“, forderte sie. Als mein Schwanz tropfend vor ihrem Gesicht wippte, schnappte sie ohne weitere Umschweife danach. Zwei, drei Mal wichste sie mich um ihn dann tief in ihren Mund zu saugen. Ich dachte ich bin im Himmel, als sie anfing meine Latte zu verschlingen. Währenddessen wühlten ihre Finger immer noch ihre Fotze durch. Nicola schnaufte und keuchte um meinen Schwanz herum und wurde immer wilder. Das Wasser war schon regelrecht aufgewühlt, als ich von ihr plötzlich einen gedämpften Aufschrei hörte. Gleichzeitig entließ sie mein Rohr aus ihrem Fickmaul um ihn gleich weiter zu wichsen. Dabei stöhnte sie nur „Mir kommt‘s! Mir kommt‘s! Los, spritz mich voll. Wichs mir auf die Titten und ins Gesicht!“ Bei diesen Worten begannen meine Eier zu kochen und auch ich war am Stöhnen und Röcheln. Nicolas Orgasmus schien nicht enden zu wollen und dermaßen aufgeheizt dauerte es nicht mehr lange, bis ich ihr eine saftige Ladung Sperma ins Gesicht spritzte. Meine Beine zitterten und ich hätte mich gerne hingesetzt, aber sie hielt meinen Schwanz immer noch fest umschlungen. Sie drückte den letzten Rest Ficksahne raus und leckte dann meine Eichel sauber. Erst dann ließ sie mich los. Ich brach zusammen und ließ mich wieder ins Wasser gleiten. Fasziniert sah ich zu, wie sie mit den Fingern mein Sperma aufnahm und dann ableckte. „Das war gut. Für den Anfang, falls Du noch Lust hast weiter zu machen.“
Und wie ich hatte.
Michaela 2
Alex verabschiedete sich nachdem wir alle kräftig gelacht hatte mit den Worten „Ich geh mir jetzt was bequemeres suchen“ Michaela und ich grinsten und liesen uns aufs Bett fallen, wir begannen uns zu streicheln und zu knutschen. Nach einiger Zeit begann sich mein kleiner Freund wieder zu regen, was Michaela damit kommentierte „Sieht sehr lecker aus“ Ich grinste „Bedien dich“, Sie wurde rot und druckste herum „Was ist los“ fragte ich. „Ich hab noch nie einen Schwanz geblasen“ stotterte sie. Ich umarmte sie kuschelte mich ganz fest an Michaela und flüsterte ihr ins Ohr „Du must nichts machen was du nicht selbst willst, nur was uns beiden Spaß macht ist auch für uns beide erfüllend“ Sie schaute mich ungläubig an „Meinst du das Ernst“ „Ja klar“ „Weisst du die anderen wollten mich immer dazu zwingen“ flüsterte sie nach einiger Zeit. „Zwang hat beim Sex nichts verloren, entweder freiwillig und mit Lust oder gar nicht“ Michaela schaute mich mit ihren hübschen großen Augen an, und begann langsam meinen kleinen Freund zu wichsen. Ich genoß die zärtliche Behandlung und begann meinerseits ihre süße Spalte zu streicheln.
So lagen wir nebeneinander und genoßen die berührungen des anderen, als Michaela aufeinmal fragte „Klaus, kannst du mit der Cam eigentlich auch aufzeichnen“ Ja das geht schon, aber warum fragst du“ Sie stotterte ein wenig herum „ Na, ich möchte mal sehen wie ich aussehe wenn ich einen Orgasmus habe“ Ich grinste Sie an „Glaubst du das du heute noch einen bekommen wirste“ Sie lacht „Ganz bestimmt, denn nur wenn du jetzt noch weiter meinen Kitzler massierst kommt es mir bald“ „Soll ich aufhören“ fragte ich etwas süffisant, „Nein, oder doch, aber nur solange bis du die Cam eingerichtet hast.
Nachdem die Cam soweit war, kuschelten wir weiter und wir merkten beide das es uns extrem anmachte zu wissen das wir gefilmt werden. Michaela stöhnte leise vor sich hin und auch mein Atem war nicht mehr der ruhigste. Sie drehte sich zu mir und begann an meinen Nippeln zu saugen, sie begann mich am ganzen Oberkörper zu küssen und wanderte immer weiter nach unten, machte einen Stop beim Bauchnabel und langsam wanderte der süße Schmollmund in Richtung meines Schwanzes. Ich zog Sie hoch und schaute ihr in die Augen „Es zwingt dich niemand“ „Nein, darum will ich es ja auch mal versuchen“ sagte sie mit sexy belegter Stimme denn meine Finger spielte noch immer an ihrer nackten Spalte. Sie arbeitete sich küssend wieder weiter nach unten, ihre Lippen schoben sich über meine Eichel und ihre Zunge umspielte sie, welch ein geiles Gefühl. „Versuche langsam etwas tiefer zu gehen und sauge etwas an ihm“ stöhnte ich. Sie war ein echten Naturtalent innerhalb kürzester Zeit war ich soweit, „Stop, sonst komm ich gleich“ stöhnte ich laut auf. Michaela grinste stöhnend „Mach ich es richtig“ „Oh ja, wenn du nicht gleich beim ersten mal blasen auch schlucken willst, solltest du ihm eine Pause gönnen“ grinste ich zurück „Laß mich mal wieder dein naßes Fötzchen trockenlecken“ Ich hob sie über mich das wir in 69 lagen und begann ihr Döschen zu lecken, ihre Schamlippen leuchteten dunkelrot und ihre Spalte war leicht geöffnet, sodass ihre inneren Lippen freilagen. Meine Lippen suchen ihren abstehenden Kitzler während ich mit einem Finger in ihr Loch eindrang und sie langsam fickte. „Jaaaa, das ist sooogeil, bitte schneller“ stöhnte Michaela laut auf, und schloß ihre Lippen wieder um meinen Schwanz, sie begann zu saugen als ob ihr leben davon abhing, ich versuchte mich zu beherschen aber als Michaela ihren Orgasmus hatte spritze ich ab…..
Ich lies von ihrer Spalte ab und dachte gerade ich bin ein Schwein als ich merkte das sie immer weiter saugte und mein kleiner Freund gar nicht weich werden konnte „Woow, geile Maus was hast du vor, willst du mir das Rückenmark raussaugen“ stöhnte ich. Sie ließ ihn kurz frei „Nein aber ich will das du mich jetzt richtig fickst, lang, hart und bis ich nicht mehr laufen kann.“ Sprachs und hatte ihn wieder verschlungen.
Wer könnte einer solchen aufforderung denn wiederstehen – Ich hob das zierliche Wesen hoch und legte sie auf den Rücken, mein Schwanz fand den Weg in ihre nasse Grotte von ganz alleine, ich begann sie langsam zu stoßen, ihre Brüste hoben sich und sie stöhnte auf „Was fühlt sich das geil an, endlich ein Schwanz tief in meinem Loch“ Ich zog ihn fast ganz raus und schob ihn in einem Zug ganz rein „Ich komme schon wieder“ schrie sie auf und ihre Fotzenmuskulatur klemmte meinen Schwanz fast ab, dann wurde Sie ganz schlaff. Ich erschrak gewaltig, sie reagierte nicht, ich schüttelte sie, nach 5 min begannen ihre Augenlider zu flackern „Was ist, warum schüttelst du mich“ fragte sie „Weil du gerade 5 min weg warst“ „Waaas, 5 min“ „Ja, du warst komplett weggetreten“. „Oh, mann das war ein geiler Orgasmus“ grinste sie matt“. Ich grinste „So, hat dir das gefallen“ und begann mich langsam wieder zu bewegen, „Nein, es hat nicht gefallen sondern es gefällt noch immer“ lachte/stöhnte sie und begann mit ihren Unterkörper entgegenzuarbeiten.
Ich begann langsam wieder in sie zu stoßen bis mein Sack an ihrem süßen Arsch anschlug und genauso langsam bewegte ich mich wieder zurück, bis nur noch meine Eichel ihre Schamlippen teilte, das Spiel machte ich ein paar Minuten. Sie versuchte durch gegenbewegungen mehr Geschindigkeit zu bekommen, was ich aber nicht wollte und dagegen arbeitete. „Mach schneller, bitte…. bitte…, ich …. komme…gleich ….. bitte ….“ Stöhnte sie. „Nein, ich will das du genießt und lange, lange das Gefühl auskostest“ grinste ich.
„Ohhhh, bitte …. sei …. nicht … so ….gemein …. Ohhhh, ist … das … geil…mir … kommt … es …. jaaaaaaaaaah“ schrie sie ihren Höhepunkt raus. Sie zog mich zu sich runter und küsste mich lange und meinte dann „So oft wie heute bin ich noch nie gekommen“ grinste sie „Nichtmal zusammengerechnet“
Ich zog mich langsam aus ihr zurück und hob sie hoch. Ich hielt sie wie ein Baby im Arm und Sie schnurrte zufrieden als ich sie auf die Terasse trug und auf der Liege ablegte. Wir knutschten noch ein wenig. „Hast du auch so einen Durst“ „Jaaaa“ „Ok, warte kurz“ ich drehte mich um und wollte uns was zu trinken holen da sah ich das die Cam noch aufzeichnete und sagte „auf den Clip bin ich echt gespannt“ „Was, achso die Cam“ lachte sie „das können wir doch während wir was trinken anschauen“ „Könnten wir, aber ich hab eine bessere Idee“ lachte ich