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Gloryhole Abenteuer KL Teil 1

Das hier ist die Zusammenfassung meines letzten Besuches vom Gloryhole im Novum KL.
Alles ist so passiert und nichts ist erfunden.

Ich ging ganz normal gekleidet rein mit Rucksack. Darin befanden sich meine “Michaela-Klamotten”.
Ich musste erst mal ein bisschen warten, denn die Kabinen waren besetzt. Man hörte nur stöhnen von drinnen und einmal ein lautes Grunzen.
Schließlich ging die Tür der ersten Kabine auf und ein gut und gerne zwei Meter großer dunkelhäutiger Mann kam mit nem fetten Grinsen raus.
die andere Tür ging auf und ein kleinerer , alter mann kam heraus.
Ich wollte keine Zeit verlieren und ging in die eine Kabine rein und schloss sie ab. Ich war aufgeregt, obwohl ich das schon öfter gemacht hatte. Ich öffnete meinen Rucksack und holte meine Sachen raus.
Korsett, lange Samthandschuhe , Perücke , Sonnenbrille , halterlose Strümpfe und high heels. Alles in schwarz. Ich zog mich um und wurde dabei schon geil. Als meine Verwandlung vollendet war , holte ich noch meinen plug aus dem Rucksack und führte ihn mir ein.
“Jaaaaa , geil.” hörte ich eine Stimme.
Ich war so erschrocken. Ein Kerl war in der anderen Kabine und sah mir zu. Er wichste natürlich dabei. Ich ging nachdem ich mich von meinem Schock erholt hatte , ans Loch und signalisierte ihm ,dass er seinen schwanz durchstecken sollte. Er tat es sofort.
Sein Schwanz war hart , bereits feucht gewichst und dick. Nicht sehr lang aber schön prall.
ich begann , ihn mit dem Samthandschuh zu wichsen. Dabei knetete ich mit der anderen Hand seine dicken Eier.
Er begann zu stöhnen, das machte mich scharf.
Sein Schwanz tropfte schon vor geilheit. Meine Sissy-Clit allerdings auch und ich wurde immer geiler. Schließlich begann ich kit meiner Zunge an seiner Eichel zu spielen, während ich schön brav weiter wichste. Er stöhnte immer mehr und begann fickende Bewegungen zu ma hen. Ich zögerte nicht lange und nahm ihn in den Mund und saugte an seinem dicken Schwanz. Er machte weiterhin seine Bewegung. Meine Sissy-Clit war am auslaufen , aber immer noch schön schlaff (so wie es sein soll).
Ich blies und wichste ihn noch etwa zehn Minuten, dann grunzte er “jaaa jeetzt”.
Ich ging zurück mit meinem Kopf und wichste seinen Kolben heftig und schnell. Er spritzte. Allerdings nicht weit. ,da sein Saft sehr dickflüssig war.
er lief quasi an seinem schwanz und Sack runter und tropfte mir ein bisschen auf den rechten Schuh. Er sagte nochmal laut “aaaaah geil” und schon war sein Schwanz und kurze Zeit später der ganze Kerl aus der benachbarten Kabine verschwunden. Ich setzte mich erstmal auf den “Sessel” in meiner Kabine und sah mir den porno an , der gerade lief. Nebenan war leer und ich begann , meine Pussy mit meinem plug zu bearbeiten. Ich schloss die augen und atmete den geilen Sperma-Geruch ein , der den kompletten Kino-Bereich ausfüllte.

Was ich noch nicht wusste war , dass ich gleich den nächsten Schwanz durch das Loch in der Wand gesteckt bekommen würde.

Der kommt dann im nächsten Teil.

Geile Grüße
Michaela

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Tutto per un pallone

Me ne stavo bella tranquilla e rilassata su uno sgabello della cucina a leggermi un giornale di gossip quando improvviso mi giunse all’ orecchio una sorta di esplosione e di vetri infranti, veniva dalla sala non c’ erano dubbi, andai a vedere e infatti ci trovai una finestra che dava sul terrazzino sfondata ed un pallone da calcio tranquillo tranquillo sopra ad un divano, attenta a non pestare vetri sono andata in terrazzo e guardando di sotto ho visto in giardino un bel numero di ragazzini col naso girato all’ insù che stavano osservando il mio balcone, nemmeno sono riuscita a cominciare a smoccolare che è suonato il campanello di casa.

Sono andata ad aprire e mi sono trovata davanti uno degli eroi del pallone.

– Signora non so come scusarmi, sono stato io a tirare il pallone e a procurarle i danni al vetro, se ha un pò di fiducia in me, mi chiamo Manuel, faccia pur riparare il tutto e con l’ aiuto dei miei genitori le rimborserò il dovuto.-

Lo guardai dritto negli occhi, in effetti lo avevo già visto, abitava nella palazzina di fronte a quella dove abitiamo noi e la luce che usciva dall’ azzurro delle sue pupille mi parve sincero.

– Ok Manuel un incidente può capitare a tutti, vedi di fare in modo che non si ripeta, poi ti dirò la spesa del vetro, ciao. –

– Scusi signora mi restituirebbe il pallone? Sa non è mio ma di un mio amico.-

– Dovrei trattenerlo “a garanzia” ma voglio fidarmi di te, te lo vado a prendere.-

Gli riconsegnai il pallone, ci salutammo, mi ripeté le scuse e se ne andò. Non restava che armarmi di scopa, paletta e secchio per raccogliere i vetri rotti.

Avevo tutto il pomeriggio e parte della sera a mia disposizione perché mio marito, facendo il turno pomeridiano, sarebbe tornato solo verso le 21. Finito di ripulire tutto mi sedetti in sala e accesi il tv alla ricerca di una trasmissione che mi consentisse di annoiarmi il meno possibile.

Stavo guardando un vecchio filmetto quando suonò nuovamente il campanello di casa, diedi un occhiata dallo spioncino della porta e attraverso le lenti vidi che c’ era nuovamente Manuel, eccolo, pensai, ha parlato con i genitori e quelli gli hanno detto di arrangiarsi, la vedo nera per il vetro della mia finestra. Aprii la porta e lui con un sorriso mi disse:

– Posso entrare signora avrei bisogno di parlarle.-

– Qualche problema a casa?- Intanto lo feci entrare.

– Nessun problema ma vorrei raccontarle la verità.-

Non sapevo che pensare, lo feci accomodare in cucina e gli chiesi se desiderasse un caffè o qualcos’ altro, mi chiese un bicchier d’ acqua e si accomodò su uno degli sgabelli.

Gli diedi la sua acqua e gli chiesi che novità ci fosse dopo tanto poco tempo e di quale “verità” parlasse.

– Vede signora il pallone l’ ho tirato io volontariamente, di certo non volevo colpire la finestra ma desideravo finisse nel suo terrazzo.-

– Allora Manuel cominciamo col dire che mi chiamo Luisa e non signora che altrimenti mi fai sentire più vecchia di quel che non sono, poi, spero vorrai motivarmi questo tuo gesto.-

– Luisa, preferisce un lungo giro di parole e di metafore o dritto per dritto alla verità?-

– Oltre a Luisa gradirei anche del tu e non del lei, forza Manuel, dritto alla verità.-

– Bene, grazie per la confidenza, ma ricorda che la verità me la hai chiesta tu, ok?-

– Ok, ok ma sbrigati perché sto cominciando a preoccuparmi.-

– So di certo che tu non ti sei nemmeno mai accorta di me ma è un pò di tempo che io ti sto divorando con gli occhi, una donna come te non è giusto che appartenga ad un solo uomo, ti sogno tutte le notti e tutte le notti mi masturbo pensando a te.-

Ero ammutolita, non sapevo che dire e dopo le sue parole mi sentivo letteralmente spogliata dai suoi sguardi.

– Manuel ma tu ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto che sei un ragazzino ed io una donna molto più anziana di te? Dimmi la verità, cos’ è una scommessa che hai fatto con i tuoi coetanei mettendomi in mezzo?-

– No Luisa, i miei amici pensano solo al pallone e alla play station, tranquilla, sono io che ho in mezzo alla testa le donne in generale e te in particolare.-

– Sai che sei proprio un bel furbetto, concludendo che vorresti da me?-

– Vorrei vederti senza vestiti, poterti ammirare a 360° ed avere ispirazioni più dirette per i miei giochi notturni.-

Ero di sale, Manuel mi stava mettendo decisamente in difficoltà, anche perché volente o nolente capivo che stavo eccitandomi, che fare? Premiare la sia sfacciata sincerità e il suo modo inusuale ma educato o pensare che in fin dei conti era solo un ragazzino…

– Scusa Manuel ma con i tuoi modi di fare e la disponibilità delle ragazzine di oggi proprio di una “vecchia” come me hai bisogno?-

– Luisa non arrampicarti sugli specchi, sei tu che turbi le mie fantasie.-

– Mi dici Manuel quanti anni hai?-

– 18 da pochi giorni.-

Non era vero a mio modo di vedere ma feci finta di credergli, mi faceva comodo. Mi parve che le parole mi uscissero dalla bocca contro la mia volontà, non credevo quasi a quanto stavo dicendo.

– Ok Manuel, vai nella sala e aspettami, però devi accettare le mie condizioni, ti limiterai a guardarmi e resterai seduto senza avvicinarti a me, comunque vada a finire tu mai più verrai a suonare alla mia porta se non sarò io a chiedertelo, per finire devi giurarmi che non farai mai verbo con nessuno di questa cosa, non voglio per fare un piacere a te diventare la troia del quartiere, sei disposto ad impegnarti su queste mie condizioni?-

– Luisa ti giuro quello che vuoi e sarò di parola, stanne certa.-

– Bene, allora vai, siediti e aspettami.-

Andai in camera da letto per mettermi un paio di sandaletti col tacco e mi infilai anche un paio di autoreggenti, nel sistemarmi il perizoma mi resi conto che non stavo facendo un piacere solo a lui, la mia fica era fradicia.

– Non aspettarti uno spogliarello, dissi a Manuel arrivando nella sala, mi metterò semplicemente nuda per il piacere dei tuoi occhi e delle tue fantasie.-

Indossavo una vecchia gonna a portafoglio che volò via in un attimo, poi mi tolsi la maglietta e rimasi davanti a lui con il solo perizoma, le autoreggenti e le scarpe ai piedi.

– Sei esattamente quello che immaginavo, stupenda, ma non mi dirai che hai finito, c’ è un perizoma di troppo e il pelo che ne esce lateralmente mi fa supporre che il tuo boschetto sia molto folto, fammelo ammirare ti prego, odio le donne che si depilano.-

In pochi secondi mi aveva già fatto i raggi x, effettivamente il mio boschetto, come lo defìnì lui, è molto folto per espresso desiderio di Mario, mio marito, mi tolsi anche il perizoma e rimasi pressoché nuda a farmi divorare dai suoi occhi. Feci un lento giro su me stessa per potergli dare la possibilità di guardarmi bene ovunque, quando tornai dritta davanti a lui mi accorsi che Manuel si era slacciato i jeans e teneva in mano il suo pene turgido.

– Ma che fai Manuel?-

– Questo Luisa non me lo hai vietato nelle condizioni che hai posto!-

Aveva ragione, intanto che si menava il pene sentivo che a quella vista la mia fica gocciolava sempre di più e il liquido cominciava a scendere nell’ interno delle coscie. Stavo partendo completamente di testa. Non ce la facevo proprio a res****re alla vista di quel pene e a non toccarlo.

Andai verso di lui e mi ci inginocchiai davanti, mi feci posto tra le sue gambe pregandolo di palparmi le tette, gli ingoiai tutto l’ uccello fino alle palle risalendo pian piano fino a potergli slinguare la cappella, conoscevo già l’ epilogo ed in particolar modo la durata di questa mia performance, infatti bastarono pochi secondi e cominciai e sentire il suo pene pulsarmi in bocca, gli strinsi dolcemente le palle e quasi contemporaneamente fui inondata da un lunghissimo e copioso getto di sperma accompagnato dai suoi soddisfatti sospiri, sapevo che sarebbe durata poco, continuai a leccare imperterrita fino a raccogliere anche l’ ultima goccia del suo caldo “miele”.

Restai nella posizione in cui ero a godermi le espressioni del suo viso soddisfatto.

– Grazie Luisa, non pensavo potesse essere tanto bello, ma ora permettimi di pensare io a te, ti siedi al posto mio e chiudi gli occhi.-

Feci come richiestomi e chiusi veramente gli occhi, ero curiosa di sapere come si sarebbe comportato Manuel, mi spalancò le coscie e mi ritrovai il suo viso affondato nella fica, passava sapientemente dal mordicchiarmi il grilletto a leccarmela tutta e a penetrarmi con la lingua, era molto bravo il ragazzo, pareva volesse mangiarmela ed io non potevo esimermi dal venirgli ripetutamente in bocca.

– Sei molto bravo Manuel, gli dissi con un filo di voce rotta da vari e ripetuti sospiri, mi stai facendo liquefare.-

– Con una strafiga come te si fa poca fatica, avevo ragione, una come te non può essere di un solo uomo.-

A questo punto lo volevo dentro, diedi un occhiata e vidi che il suo “bastone” era già nuovamente pronto, beata gioventù, ad essere usato, lo spinsi sulle spalle fino a farlo sdraiare sul tappeto del pavimento, gli sfilai i pantaloni ed i boxer e mi infilai il suo atrezzo nella fica cominciando a montarlo. Ero ubriaca di piacere. Questa volta capii che il mio “montoncino” avrebbe resistito molto ma molto di più. Mi sentivo le sue mani ovunque e questo contribuiva ad accrescere il mio piacere e a farmi venire in continuazione, mi fece sdraiare su di lui e senza togliermi il ***** dalla tana mi ribaltò in modo di essere lui sopra, cominciò a sbattermi come un forsennato.

– Mi stai facendo impazzire di piacere Manuel, sfondami ti prego.-

I suoi colpi si moltiplicarono dandomi un piacere quasi sconosciuto, mai ero stata montata prima con tanta veemenza, mi pareva d’ avere la sua cappella dentro la pancia, cominciai a sentire il suo membro che si ingrossava ulteriormente e capii che stava per venire.

– Dentro o fuori Luisa?-

– Dove vuoi ma resisti ancora qualche colpo che voglio venire assieme a te.-

Così avvenne tra mugolii e grida di piacere, pensavo di averlo svuotato col pompino di prima invece un altro fiotto bollente mi esplose nella ****. Eravamo entrambi esausti ma molto soddisfatti. Si sdraiò al mio fianco avendo cura di infilare ancora le dita della sua mano nella mia fica e spargendo lo sperma che ci trovava sul mio pelo.

– Pensavi che ti avrei permesso di arrivare a tanto oggi Manuel?-

– Onestamente speravo che se fossi riuscito a farti spogliare avrei avuto anche molte probabilità di scoparti.-

– Sei molto sicuro di te stesso ma debbo ammettere che ne hai il merito, sei stato molto bravo.-

– Il merito è solo tuo, sei una donna meravigliosa e mi hai regalato ore che non vivrò mai più nella mia vita.-

– Ora non esagerare che poi mi convinci.-

Mi rimisi in piedi e dicendogli di aspettarmi 5 minuti volai sotto la doccia per ripulirmi da tutto lo sperma che avevo nelle parti basse del mio corpo. Quando tornai in sala con il mio accappatoio indosso Manuel si era già rivestito, raccattai da terra quei pochi vestiti che mi ero tolta e presi per mano il giovanotto e lo portai verso la porta di casa.

– Ti lascio il numero del mio cellulare visto che mi hai vietato di cercarti spero lo faccia tu.-

– Ok Manuel, e lo scrissi sul primo foglio che mi capitò a portata di mano, non ti faccio promesse ora ma non penso sia questa l’ ultima volta che ci vediamo.-

Stavo per aprire la porta ma lui mi fermò mi appoggiò contro il muro e mi baciò con molto trasporto avendo cura di infilare un suo ginocchio tra le mie gambe roteandolo in modo di massaggiarmi ancora la fica, avrei dovuto certamente rifare la doccia!

– Ciao Luisa, sei immensa e non dimenticare mai di chiamarmi ogni volta che lo desideri.-

Diedi un’ occhiata tramite lo spioncino che non ci fosse “traffico” sulle scale e lo feci uscire.

Ero un pò stordita ma felice, mi restava solo da decidere se raccontare il tutto a Mario o tenermi tutto per me, scelsi la via di mezzo, presi il telefono e chiamai Daniela, la mia amica dell’ esperienza al Club Priveè, la invitai per il pomeriggio dopo a prendere un caffè a casa mia, non era il caso di raccontare l’ accaduto per telefono, ma lei, conoscendomi bene mangiò la foglia,

– Verrò di certo, sono proprio curiosa di sapere con chi hai fatto la troia stavolta.-

ringrazio la mia amica Lela per avermi raccontato questa bella storia che posso condividere con voi.

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quel porco di mio cognato

Quel porco di mio cognato.

Sono Sissi, sposata da oltre 15 anni a cui il caro cognatino Andrea marito di mia sorella mi ha quasi violentanta. Il caro cognatino amico di mio marito da prima del matrimonio è venuto poi a casa nostra e fino a quando a casa c’è stato mio marito non e andato più in là di qualche sguardo alle mie cosce, ma appena lui si è fatto male giocando a calcetto , dovendosi fare l’operazione al menisco mi ha lasciata da sola per tre giorni e successo di tutto. Abbiamo accompagnato mio marito all’aeroporto per operarsi a Bologna. Mio cognato ha voluto accompagnarci con la mia macchina ma la portava lui , e mentre stavamo facendo ritorno mi ha messo una mano tra le cosce,gli ho mollato una sberla e non ho continuato perché era alla guida ad una certa velocità, ho cominciato a discutere verbalmente con il caro cognatino e gli ho detto che quello che aveva fatto era una porcata che io ero sposata con il suo migliore amico oltre che cognato e che lui era il marito di mia sorella e che certe cose tra amici e parenti non debbono succedere, lui se ne stava zitto zitto e così e stato sino a quando non siamo arrivati a casa dandomi la convinzione che si fosse impaurito anche perchè avevo minacciato di dire tutto a mio marito, ma appena entrati in casa non ho fatto in tempo a chiudere la porta che immediatamente mi sono sentita una mano sul culo, mi sono girata per protestare e tirargli un ulteriore sberla ma il caro cognatino bloccatemi le mani mi ha detto “Credevi che mi fossi arreso? Ti desidero da troppo tempo per arrendermi e poi non mi e mai piaciuto scopare in macchina” e subito dopo mi ha infilato una lingua in gola che a momenti mi soffocava, ho tentato un pò di resistenza ma poi la voglia ha preso il sopravvento e siamo finiti a letto.
Afferro l’elastico del pantaloncino e lo abbasso di forza portando assieme anche le mutande. Rimbalza fuori dalle mutande un cazzo teso il doppio di mio marito, già scappellato con la cappella violacea e tante vene turgide sotto il mio palmo. Gli ciuccio la cappella, sa un po’ di mare, scotta è bollente.
Le sue mani scendono e mi afferrano per le spalle, mi tira su e mi bacia. Un bacio lungo, tenero che mi fa bagnare tutta, poi si tuffa sul mio collo.
Intanto con la mia mano stringo il suo cazzo e lo massaggio, nel momento in cui mi ha baciato è diventato durissimo. Faccio scorrere l’unghia del pollice sul frenulo su e giù, vedo l’espressione del piacere dipinta sulla sua faccia. Torno con le mie labbra al suo cazzo, è tesissimo, non penso che res****rà molto, ha le palle gonfie sotto. Incomincia a muoversi avanti e indietro, mi sta scopando la bocca. Mi stacco da lui e continuo con una sega, so che non durerà a lungo e infatti il suo cazzo incomincia a dare

tremendi scossoni, bacio la sua cappella quando un getto fortissimo di caldo sperma mi entra in bocca. Due, tre, quattro, cinque getti potentissimi di sperma nella mia bocca, me l’ha riempita..
Sotto sono fradicia, gli umori colano lungo le mie cosce, il suo cazzo è ancora dritto, non vuole sgonfiarsi. Una goccia trasparente di sperma esce dalla cappella e io, con la punta della lingua, la lecco. Gioco un po’ con la mia lingua sulla sua cappella leccandogli il buchino dal quale è uscita quella quantità incredibile di sperma.
Mi alza, mi bacia di nuovo, poi, mentre la sua mano scivola nel mio slip per dedicarsi alla mia clitoride, scende con la lingua sul mio collo, poi arriva al seno, ancora coperto dal costume. Lo slaccia e deciso morde con le labbra il mio capezzolo destro. Sussulto e gli artiglio la spalla per l’eccitazione, lasciandogli dei solchi (chissà le scuse che troverà per giustificare quei segni).
Alza la testa , mi guarda negli occhi, il suo pene è eretto come prima, non un segno di cedimento. Gli prendo tra le dita il cazzo e lo conduco, come fosse un cane al guinzaglio, verso il centro della stanza dove c’è il tavolo.
Toglie il pareo e lo getta via, le mutandine scendono alle caviglie, ci penso io a toglierle.
Mi solleva e mi fa adagia sul tavolo. Si abbassa e si tuffa tra le mie cosce con la sua lingua a dare tante leccate a tutta la mia fica fradicia.
Gli spingo la faccia più a fondo, il contatto della sua faccia tra le mie cosce mi fa impazzire. Il desiderio è troppo. Anche lui è del mio stesso pensiero infatti alza la testa e direziona il suo cazzo verso la mia fica nera e pelosa.
Entra dolce, lentamente, sento tutti i suoi centimetri entrare. Incomincia a pompare lentamente, la nostra pelle si unisce e poi si allontana. Le palle rimbalzano sulla mia fica.

Incomincia a pompare più forte, sempre di più. Io sento l’orgasmo avvicinarsi sempre si più, sento il mondo attorno a me allontanarsi farsi sempre più confuso e distante. Sento solo Andrea che ansima e invoca il mio nome.

“Aaah Sissi…si Sissi…aaah…sto venendo Sissiiiiiiii….aah..”.

“Uuuuuaaaaah….”. Anch’io sto venendo, mi aggrappo alle sue spalle, l’orgasmo mi invade totalmente, inarco la schiena avvicinandolo a me. Sento le contrazioni della mia fica stringere il cazzo di mio cognato.

Anche lui è al limite ora, estrae il cazzo dal mio sesso e spruzza seme sulla mia pancia continuando a masturbarsi. È ancora carico, sento la mia pancia coprirsi di sperma, è ancora tanto.

Si avvicina e mi bacia nuovamente. La mia mano accarezza la sua che sta ancora facendo su e giù sul suo sesso. Il cazzo è lucido dei miei umori, del suo sperma. Lo masturbo ancora un po’ fino a che non incomincia a sgonfiare tra le mie dita.

E’stato stupendo, mi ha fatto provare sensazioni che quel cornuto di mio marito in anni di matrimonio non mi aveva mai fatto provare, alla fine purtroppo i tre giorni sono passati e con nostro grande dispiacere e tornato mio marito e noi abbiamo ripreso a scoparci di nascosto ma non è la stessa cosa avendo paura di essere scoperti.. …

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Quattro ragazzi per una trav

Premetto di essere un travestito in privato. Mi dicono bello, sensuale e da monta.
Scrivo questa storia perché vorrei che una infinità di uomini si masturbassero eccitati per quello che stanno per leggere!
Sono stato e sono un ragazzo normale, fisicamente intento. Normale, nel senso di non effeminato e insospettabile in questa mia doppia natura.
Normale quindi, ma pure carino, alto, prestante, però con un grande difetto in questa mia mascolinità: il culo. Ho un culo da donna, me lo dicono tutti. Rotondo, sodo, che forma una perfetta attaccatura con le cosce, un culo insomma da prendere, da violentare.
E’ stato il mio “ingombrante” culo da femmina ad aprire pian piano, già all’età di sedici anni, una voragine nella mia personalità sessuale apparentemente univoca. Passavo ore a fissarlo e mi eccitavo con ciò. Finivo sempre col masturbarmi. Vestivo il mio culo con perizoma, lo ingabbiavo in un reggicalze, lo valorizzavo con una sottoveste o baby-doll (cose che all’inizio sottraevo a qualche zia avvenente). Tutto ciò al solo fine ripeto di masturbarmi. Non cercavo su riviste porno l’ispirazione per una sega, mi bastava guardare il mio culo.
Ad un certo punto però ho sentito altro, un prurito sessuale nuovo, sconvolgente, assolutamente innato. La colpa o il merito (lascio giudicare a voi) è da attribuire ad un mio amico coetaneo.
Allora avevamo diciott’anni ed eravamo in un negozio di profumi nei giorni precedenti a San Valentino. Infatti lui doveva acquistare un regalo per la sua fidanzata.
Senza accorgermene mi ero messo chino sul bancone della cassa, poggiato sui gomiti, la schiena inarcata e il culo inevitabilmente all’aria. Non era la prima volta che mi sorprendevo in queste posizioni, ma non destavano in me molta preoccupazione inconsapevole allora di quello che sarei diventato.
Ad un certo….
punto sentii una forte pressione contro di me da dietro e allo stesso tempo sentii una punta più dura che premeva tra le mie natiche.
Il mio amico in maniera molto disinvolta e intelligentemente equivoca me lo stava poggiando sul culo.
La sensazione fu sconvolgente, sembrava che il mio buco si stesse bagnando, lubrificando per permettere al cazzo di entrare. Ero a pecorina e sentivo che avrei potuto godere se fossi stato impalato come una troia.
L’immaginazione non ebbe seguito reale, il mio amico non fu chiaro nel suo gesto ed io ero troppo influenzabile per fidarmi delle mie sensazioni, tant’è che tra Claudio e me non c’è stato mai niente.
Al di là di questo per me fu la scintilla, gli albori di una nuova mia dimensione che solo ora, a distanza di tanti anni, vivo a pieno.
Il passaggio mentale dal sognare di essere scopata tra le natiche e l’immaginare un cazzo tra le mani o in bocca fu brevissimo.
Cominciai sempre più a sviluppare queste fantasie nella maniera in cui la mia indole mi dettava.
Se fossi stata con un uomo volevo non solo riempirmi la bocca del suo cazzo ma anche bere la sua sborra. Speravo di essere scopata di fronte ad uno specchio, speravo in un cazzo enorme che a fatica entrava nel mio culo, tanto da farmi male…..Ero estasiata dall’immaginare il cazzo che mi riempiva, dall’immaginare che il mio orefizio era allo stremo della sua dilatazione. Sognavo spesso un cinema dove fare un pompino durante la proiezione del film, in mezzo a tutto e sotto gli occhi di tutti.
Immaginavo il mio uomo che mi prendeva ai fornelli oppure mentre facevo le pulizie.
Mi piaceva l’idea di una troia, di una puttana, quelle vere che non si fanno pagare, il cui solo interesse è sentirsi donna, nata per soddisfare gli uomini.
A queste fantasie poi più in là aggiunsi alcune idee di sadomaso molto soft. Ad esempio mi sarebbe piaciuto essere tirata per i capelli quando fossi stata scopata a pecorina o essere tenuta immobile con la testa per evitare che la mia bocca sfuggisse ad un caldo spruzzo di sborra. Ancora immaginavo di avere i polsi legati o meglio ancora di essere stretta in uno di quei nodi che fanno del corpo un angolo retto e così essere distesa di fianco sul letto e prenderlo nel culo.
Con tutte queste fantasie, la prima e più diretta conseguenza fu quella di curare il mio corpo. Acquistavo creme, trucchi, lingerie, tacchi a spillo e parrucche. Mi depilavo. Volevo essere una troia insaziabile.
Come per magia questa sfrenata attività cerebrale si trasferiva sul mio culo rassodandolo ancora di più, quasi come che pensare di essere sfondata da nerchie violacee mi modellava il sederino da vera puttana in calore.
A scuola prima, e all’università poi, indossavo reggicalze, perizoma, calze velatissime, sottovesti. Tutto celato sotto panni maschili.
Premetto che la scuola l’ho frequentata in un paesino di provincia, ecco perché la mia attività sessuale era nulla, ragion per cui lavoravo solo di immaginazione. Fino al momento in cui ho pensato di potermi divertire con pratiche masturbatorie un po’ sofisticate. Acquistavo chili di melanzane (nere e grosse; per la penetrazione è la cosa migliore dopo il cazzo e prima dei falli finti). Le fissavo in modo tale che inevitabilmente una mi finiva nel culo e l’altra nella bocca. Avevo così le mani libere e potevo assumere ogni posizione. Ero la troia di due grossi cazzi che mi scopavano in reggicalze e tacchi a spillo. A volte mi masturbavo e mettevo la sborra sulle due melanzane. Era eccitante, quei fiotti caldi su quella superficie nera. Sembrava stessi realizzando le mie più perverse fantasie: bere sborra e il culo rosso dalle dimensioni della melanzana. Continuavo così per ore, cambiando posizioni, alla fine ero sfinita e sentivo delle voci che mi dicevano: – quanto è puttana, scommetto che avrebbe preso due cazzi contemporaneamente nel culo-.
Mi ricordo in particolare di un giorno. Era una mattina universitaria come tutte le altre. Corsi, amici e qualche caffè tra lo spacco di una lezione e l’altra. Indossavo sotto i jeans un reggicalze di pizzo nero e delle calze velate color carne con la riga verticale sul dorso delle gambe, la culotte era di colore nero doverosamente portata sopra al reggicalze. Infatti pensavo che una troia non può essere scopata senza reggicalze, quindi in quelle occasioni doveva essere agevole sfilare lo slip. Sopra avevo un corpetto anch’esso nero a tono col reggicalze.
Nonostante la mia voglia di vivere una esperienza vera con cazzi di carne grossi e turgidi, stavo molto attenta a non piegarmi troppo per paura che il perizoma saltasse fuori dai pantaloni.
Ad un certo punto della mattinata andai in bagno. Il bisogno era di quelli impellenti, di quelli che richiesero un accurato svestimento e susseguente rivestimento ( i bagni erano molto sporchi, avevo premura a che i miei vestiti non toccassero da qualche parte).
Avevo appena tirato su la culotte che un ragazzo entrò nel bagno senza accertarsi che fosse libero.
La visione che gli si presentò fu quella del mio culo addobbato da cagna, infatti nel rivestirmi avevo dato le spalle alla porta. Fu un attimo, lui richiuse la porta in un istante ed io non riuscii a vederlo in faccia.
Ero in preda alla disperazione, mi vergognavo, avevo paura delle conseguenze. Il mio timore era di passare per il travestito della facoltà di scienze politiche. Era il primo contatto tra Susanna (il nome che in seguito sceglierò per la mia parte femminile) e la realtà esterna.
Rimasi in bagno per molti minuti. La cosa che più mi innervosiva era il non averlo visto in faccia, di non poterlo riconoscere per parlargli e di pregarlo di non dire niente.
Quando uscii il bagno era deserto, anzi l’università era deserta, raccolsi le mie cose e andai a casa.
Quelle successive sono state le ore più brutte della mia vita, non sapevo che fare, tant’è che per tre giorni successivi saltai tutte le lezioni.
Il giorno che mi decisi di ritornare in facoltà ero convinta di metterci una pietra sopra. Sarebbe stata la mia parola contro la sua. Del resto a scienze politiche avevo avuto contatti con ragazze e non sarebbe stato difficile sostenere la mia tesi di ragazzo eterosessuale.
Passarono due giorni senza che mi accorgessi di qualcosa di strano, i miei amici erano normali. Pensai di essermi potuto sbagliare, magari quel ragazzo che credevo mi avesse visto aveva solo percepito la presenza di una persona nel bagno e si era subito ritirato senza vedere alcunchè. Invece no, non mi sbagliavo.
Una mattina di ritorno in aula studio e riaprendo il testo di statistica c’era un biglietto che diceva:
– ciao, hai un sedere da favola, ti ho vista nel bagno l’altro giorno e ti ho tenuto d’occhio in quelli successivi… mi intrighi fino al punto da farti una proposta. Abito in un appartamento che dà su via Duomo, insieme ad altri tre compagni, tutti desiderosi di conoscerti. Non siamo bellissimi ma credo che a te interessino le dimensioni. Uno con un culo e con vestiti così non può non sognare di essere sfondato giorno e notte. Riflettici ora stesso e lascia la tua risposta nel testo e recati di nuovo al bar. Se accetti ci divertiremo, se no stai sicuro, il tuo credo sia un segreto e con me puoi stare tranquillo-.
Immaginate voi le mie sensazioni. La troia aveva fatto centro. Ero eccitata e desiderosa di dire si. Il solo pensiero che quel bastardo mi aveva pedinato tutti quei giorni mi faceva inumidire il culo e sbavare dalla voglia. Poi sarebbero stati quattro. Mamma mia quattro cazzi tutti per me in un appartamento in cui sicuramente vogliono che sia vestita da puttana, mai avevo osato immaginare tanto. Al pensiero di cosa avrei potuto fare in quelle stanze la vista mi si offuscò. Al di là del sesso, c’era l’aspetto di vestirmi, truccarmi, camminare in mezzo a persone vere in tacchi a spillo. Avrei potuto liberare ogni fantasia, dalla cameriera sexy ad uno stupro di gruppo.
Correvo troppo con la fantasia, bisognava riflettere e fare la cosa giusta. E avevo poco tempo, mi era stato detto di decidere subito e dovevo farlo. Ma non riuscivo ad essere lucido, come potevo.
Scrissi di pugno un biglietto: – spero di potermi fidare di te. La tua, la vostra proposta è il meglio che potessi immaginare. A te la prossima mossa-
Uscii dall’aula e andai verso il bar. Ero rigida. Avrei voluto guardarmi intorno, ma temevo che avrei fatto un passo falso e rovinato tutto. Per non dilungarmi, quando tornai c’era un indirizzo e un appuntamento e un: – non mancare puttana -.
L’appuntamento era per la sera seguente, sabato sera. Trascorsi le ore facendo acquisti. Rossetto, phard, smalto, una parrucca bionda. Per il resto possedevo già tutto.
Mi rimaneva solo una cosa da fare, un bel clistere per pulirmi l’ano per evitare brutte sorprese.
Mancava mezz’ora all’appuntamento. Uscii di casa e cinque minuti prima delle 9 suonavo al portone dei quattro.
Il bello fu che non ci fu nessuna sorpresa. Erano davvero quattro ragazzi in un appartamento. Non bellissimi ma carini, vestiti bene e profumati. Mi si presentò il mio osservatore sconosciuto. Era il più grande di età, aveva 25 anni e fu lui a mettermi a mio agio. I toni e le parole erano dure (sembrava ci fosse uno accordo tra di loro, e io fui felice che lo rispettassero, significava che gli ero piaciuta): – vuoi cambiarti puttana?- -come dobbiamo chiamarti, troia?- -ti basta troia?- feci cenno loro di si. Tremavo dal piacere, dalla situazione, ero una cagna in calore che non riusciva manco a parlare.
Andai in bagno e mi vestii in modo eccitante, non troppo volgare, da signora di classe, da mantenuta, da signora il cui marito le organizza sesso di gruppo a sua insaputa.
Quando mi videro rimasero letteralmente di stucco.
Cominciammo col parlare del più e del meno. Come in un comune gioco di ruolo dove ognuno faceva la propria parte alla perfezione.
Ad un certo punto mi presero e mi portarono in una stanza dove per terra c’era un grande materasso, mi ordinarono di inginocchiarmi senza svestirmi. Loro intanto si erano posizionati attorno a me in piedi, mi trovavo circondata e la mia bocca era a misura di quattro cazzi.
-sbottonaci i pantaloni e ti raccomando, troia, fai in modo che che la tua bocca no rimanga mai senza cazzo-
Cosi feci, quando li tirai fuori uno ad uno erano profumati e già in parte rigonfi. Due sembrarono mastodontici e con una cappella che io avevo solo immaginato. Gli altri due erano normali, ma no li disdegnai nemmeno per un momento.
-come sei brava, allora sei esperta, sei un puttanone di quelli che ti succhiano pure l’anima- era sempre il più grande a parlare.
Davo il meglio di me, due in bocca e due che me li tiravo con le mani, ero estasiata da quello che mi capitava e che mi sarebbe capitato. Non mi fermavo mai, i cazzi diventavano sempre più grossi ed io emettevo quei gemiti strozzati perché la bocca era piena di cazzo.
Continuammo molto, il tempo per far drizzare quattro cazzi senza farli sborrare.
Mi ordinarono di alzarmi e di togliermi la gonna e la camicetta, poi quando lo videro mi dissero di levarmi il perizoma.
Rimasi in corpetto che era un tutt’uno col reggicalze, tacchi a spillo, e faccia da troia con la bocca insaporita da alcuni segnali di eiaculazione.
Uno si sdraiò per terra col cazzo all’aria, si mise un preservativo e mi disse di salirgli a cavalcioni sopra. In altre parole ero inginocchiata sul suo cazzo e tutti e due formavamo due linee perpendicolari. Lo guardavo in faccia mentre si apprestava ad affondare il suo fendente. Gli altri erano un po’ in disparte, quasi come avessero ricevuto l’ordine di stare lontano fino a che non mi avrebbe inculata pensando che sarebbe stato lungo e problematico.
Il mio culo però fece poca resistenza, era come lubrificato, e la sensazione di quel mio primo cazzo in culo fu paradisiaca. Mi sentivo piena come un dolce alla crema, andavo su e giù in un ansimare chiaro e forte.
-ragazzi datevi da fare, questa è più aperta di puttana cinquantenne-
Uno mi si mise davanti in piedi (l’altro col cazzo enorme, uno era già nel mio culo) e disse: – fai un bel pompino altrimenti ti sbatto fino a domattina-. Non avete idea che forza ha il ricatto nella mia condizione di troia e schiava. Altri due me li ritrovai in mano, a menarli con le mani. E’ la condizione più bella che avessi mai provato. Anche a loro piaceva infatti iniziarono un turpiloquio senza precedenti.
-prendile la testa- uno suggeriva all’altro
-falle entrare pure le palle- e ancora – vacca meriteresti già una doccia di sborra-
Continuammo così finchè ognuno non avesse ricoperto tutte e quattro i ruoli di quella stupenda posizione.
Passammo i cucina.
-ti piace alla pecorina, eh?-
Ero come drogata, in completa balia di quei quattro. Oramai mi trascinavano per le braccia, mi afferravano i capelli, mi strattonavano come un oggetto.
Uno di loro mi premette forte sulla schiena tanto da farmi cedere sul tavolo. Ero alla pecorina. Mi resi subito conto che le mie pratiche solitarie erano lontane anni luce dalla realtà. Quando sentii penetrarmi dietro era la sensazione delle sensazioni. Era la posizione mia naturale, lo prendevo tutto, sembrava che pure i coglioni stessero entrando. Poi quel cazzo in bocca che mi arrivò di schianto fu l’apoteosi, gli altri due guardavano il mio profilo di puttana sottomessa. I tacchi a spillo mi slanciavano in modo perfetto, il reggicalze era la ciliegina sulla torta.
Dopo tre o quattro colpi bene assestati e la bocca piena di cazzo mi sentii svenire, stavo eiaculando.
-guardate la puttana ha sborrato, è ora-
E’ ora? Ora per cosa? Non feci in tempo a pensarlo che mi ritrovai seduta sulla sedia e quei quattro che si sparavano una sega a 10 cm dalla mia faccia.
-ti va così? Eh, ti va?-
Non risposi, aprii la bocca e cacciai la lingua.
Prima dell’onda di sborra sentii solo: –mamma, questa è proprio troia-
Dopo di questo ci calmammo, mi fecero i complimenti e mi dissero che potevo lavarmi.
Mi fecero una ultima proposta: -ti va di dormire con noi? Uniamo due materassi per terra-
Dissi di si però al solo patto che fossi tornata a casa per un momento per prendere nuovi indumenti intimi, per la notte. Dissi: -se devo dormire con voi da donna, non posso rinunciare ai miei vestiti-
Uno di loro si offrì di accompagnarmi.
Durante la notte a turno mi svegliavano chi per un pompino, chi per chiacchierare.
Trascorsi là l’intera domenica e molti altri giorni.

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La fotografia (Cap. 2)

Pochi giorni dopo stavo seduto in un bar a bere un drink quando mi sentii salutare da una voce conosciuta
“ciao Maurizio”
Alzai gli occhi e riconobbi Ornella “ciao, come mai da queste parti”
“ti cercavo” mi rispose sorridendo “hai pensato a quello che ti ho detto?”
“A cosa?” dissi non capendo di cosa parlava
“alla mia proposta di fare il gigolò. E di che altro sennò! Parlavo seriamente, hai tutti i numeri per farlo. Ho parlato con delle mie amiche che farebbero carte false per … incontrarti. Sono disposte a pagare, ed anche bene aggiungo io, se … le accontenterai come hai fatto con me”
“Ornella senti, non vorrei offenderti ma, il nostro incontro era una scommessa con degli amici e basta.”
“Pensi che non l’avevo capito? Un bel giovane come te che mi rimorchia per strada, che mi invita con parole chiare ed esplicite a letto … dai non sono una ragazzina. Però devo dire che nessuno mi aveva fatto godere come te … nessuno mi aveva lasciato sul letto intontita per gli orgasmi avuti, con la fica in fiamme ed un dolore alla mascella che mi è passato dopo due giorni. Pensa che più di una volta mi sono masturbata al solo ricordo di quella scopata.” Mi disse leccandosi le labbra in un chiaro segno di eccitazione “Dammi retta, provaci. Cosa ti costa. Al massimo ti farai un’altra scopata, incassi i tuoi duecento euro e poi ti ritiri. Dammi retta” concluse sorridendomi
“ci penserò. Dammi il tuo cellulare e ti farò sapere” conclusi
Misi il suo biglietto da visita nel portafoglio, le offrii un drink e la salutai ringraziandola per l’interessamento
“Non credere che il mio interessamento sia innocente. Se accetterai vorrà dire che mi farai uno sconto quando richiederò i tuoi servizi.”
Per tutta la settimana pensai alla proposta ed alla fine decisi di fare almeno un tentativo per poi prendere la decisione finale.
Telefonai ad Ornella che, contenta, mi diede il numero di telefono di Marina “chiamala all’ora di pranzo. Così potrà risponderti tranquillamente.”
Per non aver problemi in seguito, comprai una cellulare economico con una nuova scheda, e alle 13,20 telefonai a Marina.
“Pronto?” mi rispose una voce leggermente roca “chi parla?”
“ciao sono Maurizio. Mi ha dato il tuo numero Ornella. Mi ha detto di chiamarti a quest’ora”
“Ah si! Non ci speravo più. Senti per me va bene domani sera alle 20.00”
“ok non ci sono problemi. Dove ci incontriamo?”
L’appuntamento era davanti ad un famoso locale dove si poteva mangiare qualcosa di vizioso per poi darci … alle pazze gioie.
Capii subito che era lei quando vidi entrare nel locale una donna molto simile ad Ornella, forse un po’ più alta e, a prima vista, più magra (o meglio ancora meno cicciotella). Le andai incontro con disinvoltura, guardandola negli occhi per vedere le sue reazioni, e giuntole vicino le presi una mano chiedendole
“Marina?”
“Maurizio?” rispose lei sorpresa
“sei incantevole”
“sei un bugiardo” mi rispose ridendo
ci sedemmo in un tavolino ed ordinammo da bere. Più che mangiare stuzzicammo qualcosa. Il suo modo di fare, di parlare me la fecero vedere come una donna autoritaria, o forse come una donna obbligata ad essere autoritaria, una donna che dava ordini, che comandava, ma che allo stesso tempo avrebbe voluto essere comandata. Curioso di vedere il suo comportamento abbassai una mano dal tavolo mettendola sopra la gonna. Lei trasalì solamente a quel gesto, mi guardò prima con occhi irati, vidi nel suo viso una smorfia di sorpresa che si trasformò in una faccia gelida.
Ora scoppia pensai, ho sbagliato. Ma ero ancora convinto della mia impressione.
“Marina, stai calma. Mi hai invitato perché vuoi essere chiavata, posseduta, scopata ed allora è inutile fare quella faccia sorpresa ed incazzata. Sei qui volontariamente, nessuno ti ha obbligata. Se non la pensi così pazienza, altrimenti calmati e preparati al godimento” non sapevo come e da dove fossero uscite quelle parole, così dure e cattive, ma il suo cambiamento mi fece capire che avevo ragione.
Uscimmo quasi di corsa dal locale per salire sulla sua automobile. Arrivammo a destinazione nel giro di pochi minuti. La villetta era carina, aveva un giardino ben curato e fiorito (almeno per quello che potevo vedere a quell’ora) e l’aria profumava di fiori. Entrati in casa mi lasciò in salone
“prendi quello che vuoi, mi rinfresco ed arrivo subito”
rimasto solo presi dal portafoglio la fotografia di mia madre, Luisa, la guardai un secondo per fissarmi nella mente la sua immagine, ma vi assicuro che non serviva perché lei è scolpita nella mia mente, e prima di riporla dentro la baciai come facevo sempre da anni.
“eccomi” disse Marina presentandosi nuda “vuoi andare al bagno anche tu?”
“arrivo subito, tu intanto vai sul letto. Troverò la strada da solo”
Entrando nella stanza la trovai distesa sul letto che sospirava mentre si masturbava, con gli occhi socchiusi, in attesa di me e solamente a questa vista sentii il cazzo indurirsi ancor di più.
Marina era quasi la fotocopia di Ornella anche se più magra. Le posai la mano sulla sua seguendo all’inizio i movimenti della sua masturbazione, con l’altra mano le strinsi il seno, stuzzicai i capezzoli irti e turgidi che spiccavano dalle mammelle che si muovevano al ritmo del suo affannoso respiro, la baciai, continuai la masturbazione giocando con le sue dita che sempre più velocemente sgrillettavano il clitoride e si infilavo nella fica. Il suo respiro si fece sempre più veloce, i gemiti, i lamenti aumentarono di volume diventando pian piano gridolini sempre più acuti e frequenti fino a quando non godette con un dito suo ed uno mio nella fica iniziando a spruzzare umori di goduria e di piacere.
“Aaaahhhhh …… goodooooooo ……. Aaaaaaaaahhhhhhhh” mi urlava in faccia, con la bava che le usciva dalla bocca, con il corpo che smaniava. Le mie mani non si fermarono scendendo ad accarezzare le cosce, le caviglie, i piedi, per poi risalire facendo il percorso opposto. Marina giaceva sul letto meravigliata dall’intensità del piacere che provava mandando di volta in volta respiri e sospiri profondi. Chiusi gli occhi e subito si affacciò nella mia mente l’immagine di Luisa, mia madre, che godeva del trattamento, che mi guardava con la bocca tremolante balbettando “Mauriziooooo …… ooooohhhhh maurizioooooo sei mioooooooo …. oooooooooooohhh ….. siiiiiii”, con il corpo mosso dall’orgasmo che la raggiungeva violento facendola muovere in modo scomposto. Giunsi all’altezza del clitoride che sfiorai appena prima di risalire a stringerle il seno mentre iniziavo a leccarla, a succhiare e bere gli umori che continuavano ad uscire dalla fica, le leccavo l’ano, lo stuzzicavo, ci infilavo la lingua gustandomi il suo sapore forte ed acre. Marina gridava parole sconnesse spesso interrotte da gemiti affannosi “oooooohhh……. Siiiiii ……. Bello ……. Leccamelaaaaaa …. Chiavami …… cazzoooo …. Ooooooohhhhh ……” parole che aumentavano l’eccitazione mia e dell’immaginaria amante, di mia madre.
Mi trattenni dal farla godere di nuovo, mi alzai sul letto, la feci inginocchiare e le misi il cazzo davanti alla bocca. Marina goffamente lo prese in bocca ma quasi subito le vennero i conati di vomito
“scusami non sono abituata. A mio marito non l’ho mai fatto, mi ha sempre fatto schifo.” Mi disse riprendendolo in bocca, in minor misura.
“succhialo, leccalo, pensa che sia un gelato. Bene, brava, così, aiutati con il movimento della testa …. Ohhh vedi che inizi ad imparare” le parlavo con voce calma dandole indicazioni su quello che doveva fare per darmi piacere e, nonostante qualche momento di panico in cui ero sicuro che avrebbe vomitato, le seguiva lettera per lettera.
“Brava, così … tuo marito non sa cosa perde …. Brava, ciuccia così” mormoravo mentre l’eccitazione cresceva. Interrompi il fellatio e la feci alzare, la baciai sulla bocca prendendo possesso della sua stanca lingua, la succhia, le mie mani strinsero i glutei con forza attirando il suo corpo verso il mio, la sua fica sul mio cazzo. La penetrai in un colpo solo affondando in lei fino in fondo, sentii il glande urtare sull’utero, udii la sua voce urlare mentre con movimenti veloci la sbattevo, la martellavo.
“Maurizioooooooohhhhhhhhh siiiiiiiii……….oooooooohhhhhh……….scopami …… chiamami …. Inculami ….. tutto fai tutto quello che vuoiiiiiiii ……ooooohhhh ……… non ….. non credevo fosse …..oooooohhh …..fosse possibile questooooooohh …… godooooo …….godoooooo…….oooooohhhhhhh”
calai il ritmo per far perdurare il suo piacere, in fin dei conti era per questo che mi pagava, uscii da lei per distendermi sul letto, mi salì sopra e si penetrò di nuovo danzando sul mio cazzo, sculettando ogni volta che le arrivavo in fondo, le sue mani torcevano, stringevano, torturavano il suo seno, le mie accompagnavano il continuo su e giù.
Aprì la bocca un’altra volta come se volesse urlare di nuovo, gridare il suo orgasmo, ma l’unico suono che ne uscì fu un “oooooooooooooooooooohhhhhhhhhhhh” prolungato che terminò all’arrivo dell’ennesimo orgasmo. Il suo respiro si fu sempre più affannoso, i movimenti più lenti, tanto che cambiai posizione per permetterle di riprendere fiato.
La feci distendere sul letto e guardandola negli occhi la penetrai lentamente, molto lentamente, centimetro per centimetro fino a quando non entrai tutto in lei. La sua faccia era stravolta dal piacere che provava come dimostrava anche la sua bocca perennemente spalancata.
La fica era talmente sfondata da darmi l’impressione di muovere il cazzo in uno spazio vuoto, non riuscivo a toccare nulla, nessuna parete, se non l’utero quando arrivavo al fondo. Continuai comunque a muovermi per assecondare le richieste di Marina gridate sempre più forte
“Ancoraaaa …. Più forteeeeeee……… oooooooooooohhhhhhhhhh siiiiiiiiii spacamelaaaaa tuttaaaa ……..ancoraaaahhhh ……”
Dopo un po’ di tempo però mi ricordai che ero io che dovevo comandare e non lei. Pensai che la prima impressione che avevo avuto al bar era giusta e che dovevo assolutamente cambiare il trattamento.
Di colpo mi fermai, uscii dalla sua fica e la fissai
“ora basta! Mi sono rotto, hai la fica talmente slargata che non provo nulla. Ora cambiamo registro. Intanto inizia a ciucciarmelo” le dissi portandole il cazzo all’altezza della bocca “ricordati come hai fatto prima e non smettere fino a quando non te lo dico io. A proposito voglio sentire la tua gola questa volta. Tutto in bocca altrimenti me ne vado”
Marina rimase per un secondo immobile, non so se dallo stupore per quello che aveva udito o per prendere una decisione, ma poi fece quello che le avevo ordinato, in un solo boccone. I conati di vomito erano scomparsi, mi leccava il cazzo assaporando anche il sapore dei suoi umori, lo affondava sempre di più nella sua bocca massaggiandomi allo stesso tempo lo scroto con movimenti lenti e circolari che, finalmente, mi fecero sentire un po’ di piacere
“Brava .. ora puoi anche dire che mi hai fatto un pompino. Continua così”
Queste crude parole aumentarono la sua eccitazione tanto che vidi una sua mano muoversi verso il basso per raggiungere il clitoride.
Senza farla staccare dal cazzo passammo alla classica posizione del sessantanove con lei sopra di me. Leccai la fica partendo dal clitoride e arrivando infine al suo ano dove mi fermai più a lungo e ripartii in senso opposto. Contemporaneamente posai l’indice della mano destra sullo scuro orifizio iniziando a giocarci. Il solo contatto fece sobbalzare Marina in un modo scomposto
“No ti prego, quello no”
“Marina continua a darmi piacere con la bocca e pensaci sopra. Non farò nulla senza il tuo assenso. Ora tranquillizzati e continua a succhiarmelo che manca poco e vengo”
E così fece. Riprese a ciucciarmi il cazzo mentre io continuai a leccarle la fica e a farle sentire il dito sull’ano. Presi il gonfio clitoride tra le labbra e lo succhiai a fondo, lo spatolai sempre più velocemente fino a quando non venne. Nello stesso momento in cui fu assalita dall’orgasmo spinsi velocemente il dito nell’ano. Marina aumentò il movimento della testa e la forza delle ciucciate portandomi al mio orgasmo colpendola di sorpresa.
Lo sperma le inondò la bocca facendola quasi soffocare
“oooooohhhhhhhh bravaaaaaa … sssssssssìììììì ……..continuaaa … succhiaaa …… ohhh” urlai il mio godimento e spinsi ancora più il cazzo nella sua bocca. Marina, superato il primo momento di sorpresa e forse di imbarazzo, ingoiò tutto lo sperma continuando a succhiarmi il cazzo mentre io ripresi a leccare la fica da cui continuavano a sgorgare fiumi di umori. Sembrava che non sentisse più il dito che aveva nell’ano e quindi provai ad inserire un secondo per allargare quel buco che volevo violare ma mi fu impossibile perché Marina, forse capite le mie intenzioni, cambiò posizione. Quando si sdraiò vidi il suo volto radioso, la sua bocca sporca di sperma negli angoli che mi sorrideva, gli occhi avevano una luce diversa da prima e da essi scendevano lacrime solitarie che si mischiavano alle gocce di sudore perlaceo.
“grazie” mi disse Marina “non avevo mai goduto tanto come non avevo mai fatto … certe cose.”
“potevi fare anche nuove esperienze”
“forse la prossima volta. Oggi proprio non ci riesco neanche a pensarci, pensa a farlo”
“va bene.”
Queste furono le sole parole che scambiammo. Mi alzai, mi feci una doccia ed uscii da quella casa non dopo aver incassato le 200 Euro previste.
Marina mi lasciò di fronte al bar dove ci eravamo incontrati poche ore prima “quando vuoi chiamami” le dissi baciandola sulla porta “ma ti avverto che la prossima volta non sarò così clemente”
Salito sulla mia automobile presi la fotografia di mia madre; la guardai, la baciai e piansi di disperazione per la sua lontananza e per l’amore che provavo per lei.

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Jack e Carlo (Settima parte)

Jack sospirò e si mosse per allontanarsi ma Carlo non glielo permise e lo trattenne abbracciandolo più stretto. “Mi spiace, sono saltato a conclusioni sbagliate, io ti amo.” bisbigliò piano nel suo orecchio lasciando che le sue labbra strisciassero contro la pelle dell’amico.
Jack sorrise e lasciò che le sue labbra pigiassero contro Carlo. “Anch’io ti amo.” Mormorò. “E tutto va bene, Carlo, non ho fatto niente di quello che pensavi.” Carlo continuò a stringerlo e gli seppellì la faccia nel collo ad occhi chiusi. Strinse ancora più forte gli occhi tentando di trattenere i pensieri. Tentare di decidere tra Jack e Max sembrava facile in superficie ma era molto più dura.
Jack era il suo miglior amico, non lo avrebbe mai lasciato, era innegabilmente bello ed era tutto quello che Carlo poteva volere in un amico. Ma Max… Carlo sospirò piano al pensiero. Forse lui non era così perfetto o fidato ma c’era qualche cosa in lui che continuava ad attrarlo, non poteva res****re. Non sapeva se era semplicemente perché il sesso con Max era così incredibile o per qualche cosa di più. Anche se avesse scelto Jack non sapeva onestamente se sarebbe riuscito a rinunciare all’altro, ma lui non voleva far male a Jack, lui l’amava troppo per spezzargli il cuore.
Carlo lasciò andare di malavoglia Jack e lui gli accarezzò delicatamente la guancia mentre si toglieva. Per un momento stettero in silenzio ma era un silenzio piuttosto goffo. “Sto per andare a fare una doccia, baby, farò in fretta.” Promise Carlo e gli baciò la cima della testa mentre lo sorpassava per andare in bagno. Chiuse la porta dietro di sè ed aprì l’acqua nella doccia. Si tolse t-shirt, jeans e boxer lasciandoli cadere in un mucchio sul pavimento del bagno ed entrò nella doccia.
Jack sorrise fra di se e si sedette sul divano coi piedi appoggiati al tavolino. Prese il telecomando ma fece una pausa prima di accendere la televisione. Il rumore della doccia gli fece pensare a Carlo che stava nudo sotto il caldo getto d’acqua, con le goccioline che gocciolavano lungo il corpo ben intonato. Stava cominciando a diventargli duro e rimase dove era seduto, tentando di decidere cosa fare. Si alzò dal divano e spinse lentamente la porta del bagno che Carlo non aveva chiuso a chiave. Carlo non notò che non era più da solo, la porta di vetro della doccia era appannata, così non vide Jack che stava lì vicino e che si toglieva rapidamente i vestiti lasciandoli cadere sul pavimento sopra quelli di Carlo.
Avanzò verso la doccia ed aprì lentamente la porta. Carlo si voltò ed i suoi occhi incontrarono i suoi. Non sembrò sorpreso ma anzi allungò una mano e sorrise tirandolo nella doccia con sè. Jack aprì la bocca per parlare ma Carlo rapidamente gli coprì le labbra con le sue e lo baciò lentamente. Fece scivolare le braccia intorno alla sua vita e lo tirò più vicino. Jack piagnucolò quando sentì il corpo bagnato del suo amico pigiato contro il suo e gli avvolse le braccia intorno al collo baciandolo appassionatamente. La presa di Carlo sulla sua vita aumentò e fece correre la punta della lingua lungo la linea delle labbra chiuse dell’altro, Jack aprì obbediente le labbra alla lingua dell’amico. Carlo fece scivolare le braccia dalla vita a sopra le spalle e gli raschiò lentamente con le unghie il torace facendolo rabbrividire.
Carlo poteva sentire il tremore del corpo di Jack contro il suo e questo lo eccitò ancora di più. Lo spinse contro il muro della doccia, Jack si tirò via dalle piastrelle fredde ma Carlo gli mise le mani sul torace e lo spinse facilmente indietro contro il muro, poi avanzò e pigiò il corpo contro quello dell’amico, il getto di acqua calda grondava su ambedue ed appannava la porta di vetro. “Carlo…” Borbottò Jack girando la testa per un momento.
“Baby shh, non dire niente, per favore…” Mormorò Carlo nell’orecchio dell’amico, si tirò indietro e lo guardò negli occhi. Capì che era nervoso ma vedeva un evidente desiderio nei suoi occhi, lo voleva disperatamente come lui lo voleva; gli fece scivolare le mani sulle anche e gli chinò la testa baciandogli il collo molto, molto delicatamente. Jack mugolò e rivolse la testa di fianco mettendo in mostra ulteriormente il collo. Carlo scherzosamente affondò leggermente i denti nella pelle che odorava deliziosamente e cominciò a succhiare abbastanza a lungo da sapere che avrebbe lasciato il segno. Il pensiero di lasciare sull’amico un marchio che chiunque avrebbe potuto vedere, lo eccitava ancora di più.
Carlo fece scivolare le labbra al torace di Jack e cominciò a baciare scendendo; mise una mano sul suo stomaco e trascinò leggermente le unghie sugli addominali facendolo rabbrividire di piacere. Lentamente si inginocchiò sul pavimento della doccia e fece strisciare le labbra sulle anche del ragazzo, toccando leggermente la sua pelle bagnata con la punta della lingua. Voleva disperatamente già fotterlo, così…, così dannatamente, ma si costrinse a far andare lentamente le cose, voleva che tutto quello durasse. “Per favore Carlo…” Uggiolò Jack. Stuzzicandolo Carlo lo stava facendo impazzire.
Il morbido, modo sexy in cui Jack aveva detto il suo nome gli fece dimenticare la decisione di stuzzicarlo e trascinò lentamente la sua lingua dalla base dei venti centimetri del cazzo diritto e scivoloso, alla testa da cui stava già gocciolando pre eiaculazione, il suo profumo lo stava inebriando e gli faceva sentire la testa leggera. Strofinò la lingua piatta sulla testa spingendo il percing nella fessura. Jack si lamentò alla sensazione del metallo fresco e fece scivolare le mani nei suoi capelli facendovi correre le dita. Carlo fece scivolare le calde labbra intorno alla testa del cazzo e fece scivolare lentamente la bocca completamente sull’asta prendendola profondamente in gola.
Max bussò due volte alla porta ma non ci fu risposta, provò con la maniglia, la porta non era chiusa così entrò e chiuse la porta dietro di sè. Né Carlo né Jack erano i soggiorno quindi si diresse verso la camera da letto di Carlo ma, passando davanti alla porta del bagno sentì il rumore della doccia. Sorrise ed alzò una mano per bussare prima di entrare, nel caso fosse stato Jack e non Carlo che si stava lavando ma, prima che la sua mano urtasse la porta, sentì la voce di Jack: “Oh dio Carlo, che sensazione incredibile…” ed un forte lamento.
Max strinse automaticamente i pugni. Cosa diavolo stava facendo Carlo con Jack! Aveva sempre pensato che ci fosse qualche cosa tra loro ed ora capiva di aver avuto ragione e che Carlo gli aveva sempre mentito. Avrebbe voluto spalancare la porta e gridare, e gridare, ma si tratttenne. Mentre toglieva la mano dalla porta le sue labbra si atteggiarono ad un sorrisino furbesco. Aveva un’idea migliore di una scenata inutile. Con un’ultima occhiata alla porta si girò, ritornò nell’anticamera e silenziosamente uscì dall’appartamento.
Jack ansò, le sue dita aggrovigliano i capelli di Carlo che alzò lo sguardo e vedere l’amico ancora con la testa indietro, gli occhi chiusi, la bocca aperta che ansimava di piacere, gli diede l’impulso di venire immediatamente. Fece scivolare le labbra bagnate su e giù sul cazzo, i suoi movimenti diventarono sempre più veloci. Sentiva il ragazzo tendersi ed aumentare la presa sui suoi capelli. Si tirò via da lui e si alzò con le labbra appiccicose di pre eiaculazione. Jack aprì gli occhi e, col respiro ancora affannoso, incontrò lo sguardo di Carlo. “Fottimi…” bisbigliò e strisciò la lingua sulle labbra dell’amico leccando via i suoi umori.
“Sei sicuro?” Mormorò Carlo; voleva disperatamente incularlo ma sapeva che sarebbe stato la prima volta per Jack e non voleva spingerlo a qualche cosa a cui non era pronto.
Jack accennò col capo e fece scivolare le braccia intorno alla vita del ragazzo tirandolo più vicino. “Dio, è tanto tempo che lo voglio, non posso aspettare più a lungo, ho maledettamente bisogno che tu mi prenda. Tu non hai idea di quante volte ci ho pensato, quante volte ho pensato come sarebbe stato sentire le tue labbra avvolte intorno a me a succhiarmi con forza o come sarebbe stata bella la sensazione quando mi avresti penetrato…”
Carlo mise anche lui le mani sulle anche di Jack e lo fece girare spingendolo poi contro il muro della doccia. Fece correre un dito lungo la sua fessura e lo spinse lentamente nel buco. Jack gemette alla poco familiare sensazione ma quando Carlo lo estrasse e lo spinse di nuovo dentro, ansò di piacere. Carlo spinse delicatamente dentro un altro dito per allargargli il buco; non poteva credere a quanto era stretto ed il suo cazzo pulsò al solo immaginare cosa avrebbe sentito a fotterlo.
Estrasse le dita e pigiò la testa del cazzo contro il buco del culo stretto del ragazzo. “Dapprima farà male, baby, ma ti prometto che sarò delicato.” Mormorò per rassicurarlo, gli baciò ripetutamente la nuca mentre spingeva la cappella nel buco. Jack si lamentò stringendo gli occhi ermeticamente. Aveva saputo che si sarebbe sentito dolore ma sperimentarlo davvero era diverso. Carlo gemette mentre spingeva dentro altri centimetri del suo uccello e si scuoteva di piacere alla bella sensazione che sentiva ad avere l’uccello in quella strettezza calda.
“C… Carlo..” Frignò leggermente Jack.
“È tutto ok, Jack, solo rilassatii e presto smetterà di fare male.” Disse dolcemente Carlo. Finalmente spinse gli ultimi centimetri nel buco stretto e si fermò per lasciare che il ragazzo si abituasse alla sensazione. Estrasse di nuovo il cazzo finché non rimase dentro solo la testa e poi lo spinse dentro il più profondamente possibile. Jack gridò ma questa volta era piacere e non dolore. Carlo si tirò indietro prima di sbatterlo dentro di nuovo più velocemente.
“Oh cazzo, sei così stretto…” Ansò Carlo cominciando a spingere dentro l’amico. Allungò una mano e cominciò a menargli l’uccello al ritmo delle sue spinte, facendolo gemere di piacere.
“Dio Carlo, inculami più forte, voglio sentire il tuo cazzo ancora più profondamente.” si lamentò Jack spingendo indietro contro le spinte dell’altro. Mentre Carlo sbatteva il suo grosso cazzo dentro e fuori del buco del culo di Jack, ambedue i ragazzi si lamentavano all’unisono. Jack mugolava e Carlo poteva sentire le sue gambe tendersi, capì che presto avrebbe sborrato. Spinse ancora più velocemente e più profondamente; non avrebbe potuto durare molto di più, non in un sedere stretto come quello. Gemette e seppellì la faccia nella spalla di Jack affondando i denti nella pelle più profondamente di quanto avrebbe voluto.
Jack ansò, il contrasto tra il dolore ed il piacere che stava sentendo lo spingevano sempre più vicino ad eiaculare. Il ragazzo spietatamente spingeva nel suo sedere e lui gridò forte il nome di Carlo mentre veniva, mentre sparava il suo sperma sul muro della doccia e sulla mano di Carlo. Pochi secondi dopo Carlo gemette rumorosamente mentre sparava nel sedere di Jack facendolo rabbrividire di piacere.
Carlo lo estrasse lentamente e Jack si girò, le sue gambe erano deboli. “Carlo, sei incredibile!” mormorò chinandosi a baciargli le labbra.
Carlo sorrise ricambiando il baciò e facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita. “Anche tu, baby..” prese tra le mani la faccia di Jack e curvò lentamente la testa per baciargli le labbra. “Ti amo!” Bisbigliò piano contro le sue labbra.
“Anch’io ti amo Carlo!” La voce di Jack era senza fiato e Carlo fece scivolare le braccia intorno alla sua vita abbracciandolo per un momento.
“Andiamo…” Carlo spinse la porta della doccia ed afferrò due asciugamani; ne spiegò uno, se l’avvolse intorno alla vita e diede l’altro a Jack sorridendogli. Era così bello coi capelli bagnati e lucenti e le goccioline che scivolavano giù per il torace nudo. Distolse lo sguardo, lo desiderava ancora subito. Jack sbadigliò e stirò le braccia sopra la testa; si morse un labbro quando si accorse che Carlo lo stava guardandolo e rise nervosamente.
Si sentiva goffo e si incrociò le braccia sul torace, non sapeva che dire. Carlo lo prese per mano e senza parlare lo condusse alla sua camera da letto lasciando cadere l’asciugamano sul pavimento. Tirò indietro le coperte e scivolò nel letto. “Vuoi venire qui?” Ridacchiò accarezzando il posto nel letto accanto a se. Jack sorrise, sentendosi lievemente meno goffo ed entrò nel letto lasciando il suo asciugamano sul pavimento.
“Jack…” Borbottò Carlo guardandolo con occhi spalancati: “Io…”
“Shh…” Jack pigiò delicatamente un suo dito sulle sue labbra. “Per favore non dire niente, non ne hai bisogno.” Carlo gli si accoccolò più vicino e posò la testa sul suo torace ascoltando il battito del suo cuore. Chiuse gli occhi stringendoli ermeticamente; non sapeva cosa fare. Jack chiaramente credeva che lui non fosse più con Max e che ora loro erano insieme. Si morse un labbro frustrato ed inspirò profondamente per calmarsi. Cosa doveva fare? Lui voleva Max e Jack, come diavolo poteva scegliere tra loro?

“Ma Jack…” Carlo tentò di spiegare di nuovo ma Jack lo fece tacere con un bacio. Carlo non voleva lasciarlo andare ed assaporò le labbra morbide contro le sue ma allo stesso tempo soffriva. Sentiva che stava ingannando Max e Jack e comunque si sentiva egoista per come stava comportandosi perché capiva che doveva decidere con chi voleva stare realmente.
“Ti amo troppo, baby!” Bisbigliò piano Jack, la tenerezza nelle sue parole fecero sentire deluso di se stesso Carlo. Non voleva assolutamente fare male a Jack ma non sapeva se poteva far finire quello che c’era tra lui e Max.
“Anch’io ti amo Jack.” Rispose Carlo dopo l’esitazione di un momento. Jack non si accorse del tono di colpa nella sua voce e gli sorrise accoccolandoglisi accanto.
La sveglia di Carlo cominciò a segnalare le 8 e 30 svegliandoli. Jack sorrise svegliandosi nelle braccia di Carlo, un formicolio di felicità lo attraversò al pensiero che Carlo l’aveva tenuto nelle sue braccio per tutta la notte, lo faceva sentirei sicuro ed amato. Carlo gemette quando la sveglia cominciò a suonare ed allungò alla cieca una mano per spegnerla. Tentò più volte di colpire il pulsante di stop ma non ci riuscì ed invece la fece cadere dal comodino. La sveglia cadde a terra e mise di suonare; Carlo sorrise sonnolento ed i suoi occhi rimasero chiusi.
“Carlo?” Jack disse piano il suo nome. Carlo non rispose così tentò di nuovo. “Oggi devi andare all’università, non dovresti svegliarti?”
“Non ho voglia!” Mormorò Carlo caparbiamente tirando Jack più vicino a se per sentire il calore del corpo dell’amico contro il suo.
Jack rise per come Carlo sembrava infantile e gli sorrise affettuosamente. Carlo sembrava così vulnerabile quando stava dormendo con le ciglia scuri che scintillavano leggermente contro le guance, i capelli in disordine ed il sorriso sonnolento, tutto lo faceva sentire protettivo con l’amico; non avrebbe potuto permettere che qualcuno gli facesse male; si chinò e scherzosamente strisciò le labbra contro Carlo. Tutto sembrava così naturale; non c’era pentimento o goffaggine e Jack era contento perché avrebbe odiato rovinare quello che avevano. “Andiamo o sarai in ritardo di nuovo…”
“Benissimo…” Sospirò Carlo, aprì di malavoglia gli occhi e sporse il labbro inferiore. “Stupida università, stupide lezioni…” Mormorò Carlo tirando indietro le coperte e costringendosi ad uscire da letto. “Ahi! Stupida sveglia!” Aggiunse calpestando la sveglia che si era dimenticato di aver fatto cadere.
Jack rise e tirò a se le coperte. “Mhmm, non devo ancora alzarmi, non è ancora ora di andare al lavoro.” Lo stuzzicò restando accoccolato, posando di nuovo la testa sui cuscini e sorridendogli.
Carlo rise e roteò allegramente gli occhi verso di lui. “Sì, sì, ad alcuni va bene! Mi farò una rapida doccia prima di andare.” Sorrise e lasciò la camera da letto andando verso il bagno. Appena lasciato l’amico il sorriso scomparve dala sua faccia. Era duro fare finta che tutto stesse andando bene mentre si sentiva così. Chiuse la porta del bagno ed aprì l’acqua aspettando che fosse calda prima di entrare.
Il telefono di Carlo era sul comodino accanto al letto e cominciò a ronzare. Jack esitò per un momento ma Carlo era ancora nel bagno così lo sprese e pigiò il pulsante di risposta: “Pronto?”
“Ehi bello!” la voce di Max giunse dalla linea e Jack immediatamente si tese. Strinse il telefono con più forza ed attese un momento prima di rispondere.
“Non sono Carlo, sono Jack.” Rispose in modo piatto con evidente antipatia nella voce.
“Oh, ehi Jack,” Disse Max che sembrava non avesse sentito il tono della voce. “Carlo è lì?”
“No, ora è occupato. Vuoi che gli dica qualche cosa?” Jack si morse un labbro. Perché Max stava chiamando Carlo? Non sembrava adirato quindi o la separazione era stata amichevole o non c’era proprio stata? Jack si sentì disgustato al pensiero, Carlo era sembrato così serio quando gli aveva detto cosa provava per lui ma se stava ancora con Max tutto quello che era accaduto tra loro era solo una bugia.
“Dovresti dirgli che ieri è stato grande e se vuole venire da me più tardi.”
“Cosa vuoi dire con ieri è stato grande?” Jack aggrottò le ciglia confuso ma un’idea cominciava a farsi strada e non era sicuro lui voler sentire la risposta.
“Ieri ho incontrato Carlo all’ora di pranzo, vicino a dove lavori. Siamo finiti a fottere in un vicolo.” Max rise. Jack poteva sentire il riso nella sua voce e sentendolo parlare così di Carlo lo fece sentire immediatamente adirato. Carlo cosa stava facendo con quel ragazzo? Ma la sua rabbia non scoppiò perché non poteva semplicemente credere che Carlo avesse dormito con Max dopo tutto quello che aveva detto; inspirò profondamente per tentare di fermare le lacrime che sentiva arrivare negli occhi e versarsi sulle guance. “Litighiamo più di quanto dovremmo ma io l’amo e so che anche lui mi ama e questa è la questione.” Sospirò Max, non c’era molta emozione nella sua voce ma Jack non lo notò. Ogni parola che Max diceva era dolorosa, era come se qualcuno gli stesse dando pugni nello stomaco.
“Uh-huh, glielo dirò…” bisbigliò Jack e chiuse la conversazione troncando a metà il discorso dell’altro. Il telefono scivolò dalla sua mano sopra il pavimento e lui non tentò di riprenderlo. Sapeva che Carlo non era esattamente un angelo ma non pensava che il suo miglior amico gli avrebbe mai fatto tanto male. Si alzò a sedere e si abbracciò le ginocchia al torace appoggiandovi la fronte. Non tentò di fermare le lacrime che ora gli scendevano sulle guance, non poteva.

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Fetisch

Das traute meine Tante mir nicht zu…

Es war mitte Ende 2002

Ich war 22 Jahre jung und bei der Bundeswehr.

In der Familie gab es Unruhe, mein Onkel und seine Frau schienen irgendwie Zoff zu haben.
Da wir alle untereinander sehr gut miteinander auskamen war der Kontakt mit jedem einzelnen aus der Familie via SMS keine Seltenheit. So kam es dazu das ich Sonntags Abends wieder in der Kaserne ankam und nach 2-3 Bier mit den Jungs eine SMS an meine Tante schrieb: “Hi Tantchen 😉 wie gehts denn so? Alles ok bei dir bzw euch?”
Es dauerte nicht lang als mein Handy eine Antwort erreichte… “Hi kleiner” schrieb sie “naja ich glaube du hast schon bemerkt das es nicht mehr läuft zwischen deinem Onkel und mir”
Ich war nicht überrascht und trotzdem ein wenig erstaunt… oder erfreut? Naja das sollte sich später noch rausstellen.

Wir schrieben an diesem Abend noch viel und hörten uns gegenseitig zu. Am nächsten Morgen stand ich echt neben mir, was beim Antreten zu echten zusatz Liegestütz führte, die ich aber sehr gern in Kauf nahm…
Wir schrieben Tage lang ich war hellauf begeistert von ihr und wir fingen an uns aus “Spaß” ein paar eindeutig/zweideutige Dinge zu schreiben… Mich machte das so sehr an das ich mir in der Fantasie immer wieder meinen Schwanz wichste und für sie sprizte.

Nach 2 Wochen Kaserne wahren wir nun schon soweit das sie mich aufzog und meinte ” Kleiner das traust du dich ja eh nicht, dafür bist du noch viel zu grün hinter den Ohren”
Das hat mich dann endgültig angestachelt.
“Petra ich bin Freitag wieder zuhause und habe das ganze Wochenende noch nichts vor, wie wäre es mit nem gemütlichen Abend bei dir?”
Es dauerte eine Zeit aber Donnerstag früh kam ihre Antwort.
“Hallo kleiner ich hab uns Musik, was zu trinken und jede menge Zeit organisiert, hier meine Adresse…”

Mein Herz schlug mir bis zum Hals ich wusste nicht ob ich das schaffen würde, auf der gesamten Heimfahrt am Freitag Mittag hatte ich nur sie im Kopf, ihre endlosen beine, ihren fast 180cm großen Körper und ihre himmlische Figur.
Ich machte mich zuhause fertig, duschte lange und rasierte mir ganz vorsichtig den Schwanz.

Freitag Abend 19Uhr
Ich parke meinen Wagen vor ihrer Tür und klingelte. Die öffnete mir die Tür und bittet mich hinein. Sie sah wundervoll aus eine leicht durchsichtige Bluse mit hautfarbenem BH und eine enge wundervolle Jeans.
Wir setzten uns und quatschten… sie merkte schnell wie unglaublich aufgeregt ich war.
Sie ging rüber ins Wohnzimmer “Thorsten komm mal her… hier ist es gemütlicher”
Ich stand auf und zitterte mich rüber… es gab nur den platz direkt neben ihr auf der couch.
“Kleiner wolltest du mir nicht was beweisen?” fragte sie…
“Ähhh ja schon denke ich” stotterte ich zurück
sie schloß die Augen “ich geb dir jetzt eine Chance anzufangen”
Langsam lehnte ich mich zu ihr, streichelte ihren Handrück und zog sie zu mir. Ihre Augen blieben gechlossen, ich näherte mich ihrem hals und begann ihn unsicher zu Küssen, sie streichelte meinen Kopf und führte mich langsam zu ihrem Mund…
“Du willst es also wirklich… ich habe es so sehr gehofft” flüsterte sie und küsste mich heiß und innig.
Wir verfiehlen in einen Rausch der Sinne, verbissen uns förmlich ineinander. sie lernte mich an ohne das ich es merkte. Immer wieder küssten wir uns wild und dann zärtlich, ich ertastete ihren Busen und sie stöhnte leise “zieh dein shirt aus”
Ich war ihr hörig geworden ich schmiß mein shirt in die Ecke, sie drückte mich auf die Couch und fing an meinen Oberkörper mit ihrer Zunge zu ertasten… spielte mit meinen Nippeln und endblößte sich dabei…
Ihre prallen Möpse waren nun für mich da und ich massierte sie, streichelte, küsste und knabberte an ihren Nippeln. Nun war ihre letzte Hemmschwelle gebrochen. Sie stand nur noch im Slip vor mir öffnete meinen Gürtel und die Knöpfe meiner Hose.
Sie zog mich aus und bemerkte einen Feuchten fleck am ende dieser großen Beule in meiner Short.
“Na das sieht aber sehr lecker aus” und mit diesem Satz leckte sie über diesen fleck und zog anschließend meine short nach unten.
“Aber HALLO”… war zu hören “der gefällt mir sehr” und schon verschwandt meinen praller harter Schwanz in ihren warmen roten Lippen.
Ich bat sie vorsichtig zu sein und packte sie fest am hinterkopf… immer gieriger und tiefer nahm sie mich mit ihrem Mund ran.
Wir stürtzen zu boden und ich drehte mich unter sie… endlich lag ihre Liebesgrott, ihre Lusthöle, der feuchte Traum direkt über mir. Ich zog sie nah an mich und begann sie zu lecken. Sie hielt inne und drückte mir ihr nasse Möse leicht entgegen, ich drang mit der zunge tief in sie ein und ihr Saft lief mir in den Mund.
Jetzt ging es zur Sache… stunden lang wechselten wir die Stellungen und sie verstand es genau mich zu dem Punkt zu bringen bis ich kurz vor dem Abspritzen wieder sämtlichen druck verlor.. immer mehr Saft staute sich in mir auf…

“PETRA” schrie ich… “Ich will es JETZT”

Sie riss mir das Gummi runter, legte sich vor mich und mein letzter Stoß war ein herzlicher Tittenfick und es ergoß sich aus mir über ihr Kinn in ihren Mund, den körper hinuter und ich hatte das gefühl es nimmt kein ende.

Nach kurzer Pause zeigte sie mir noch viel mehr. Ich stoß sie hart von hinten, sie ritt mich vorwärts und rückwärts, Missionar bekamm sie den lautesten Orgasmus… Es war der Wahnsinn ich werde diese Nacht nie vergessen. Diese Frau habe ich für diese Stunden wirklich geliebt. Und es tut mir weh das wir uns bis heute 1.11.2012 nicht mehr gesehen haben keinen Kontakt mehr hatten und wohl auch nie wieder haben werden.

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Racconti Erotici

Celibato

Mi dovevo sposare. Anzi ero ormai prossimo alle nozze..
Un mio amico, puttaniere come me, pensò bene di organizzarmi un super addio al celibato. Raccolse quanto dovuto dagli altri amici e si diede da fare per la sorpresa…Nella sorpresa volle entrarci anch’egli. Se io ero un porco, lui mi superava. Solo che non sapevo ancora bene come… Eravamo andati spesso a divertici, ed un paio di volte il divertimento era sfociato in un’orgietta mercenaria. Eravamo dei buongustai… Quella sera mi venne a prendere. C’era la cena dell’addio al mio celibato.
Andammo in un ristorante di collina. Un posto caratteristico, eravamo in 15, il casino era assicurato.
Dopo abbondante libagione, dopo aver fatto gli sfigati con un gruppetto di donne al tavolo accanto, e dopo aver cantato, eravamo esausti e brilli. Salutate le donne che se ne andavano essendo ormai era l’una passata, non si sapeva che fare. O meglio, i miei amici lo sapevano bene.
“Ora ti farai bendare e verrai via con noi…sta al gioco e ti divertirai”.
Va beh, tanto ero mezzo brillo. Fui bendato e fatto salire su un auto. Ero con il mio amico Simone. Non sentivo altre voci.
Il viaggio fu abbastanza breve. Simone mi fece scendere ed entrare non so dove… Sentii delle voci, un odore di cera..delle mani che mi frugavano. “Della figa” pensai.. Una lingua mi ispezionò il lobo destro, una mano si infilò sotto la camicia e mi accarezzò il ventre,una lingua mi baciava, un’altra mano andò alla patta… Insomma mi sentivo circondato. In breve fui denudato, ma non mi fu tolta la benda che mi impediva di vedere. Fui spinto delicatamente verso un letto, poi fui scaraventato sullo stesso. Improvvisamente una fitta al capezzolo. Un morso..Ebbi un’erezione immediata.. Qualcuno mi girò e poco dopo una lingua percorreva il mio interno coscia, poi sù fino al culetto…che bello! Ora una lingua mi sollazzava…Ed arrivò improvvisa una frustata!! Male. “Che cazzo…”.
Stai buono. Era Simone.. Poi qualcosa di umido,duro e consistente…pareva..un cazzo!!
Mi girai di s**tto e tolsi la mascherina.. Due meravigliose bionde, con seni fantastici…e due cazzi pazzeschi..
“Simone ma che cazzo hai fatto?”.
Ma non potei dire altro.Una delle due bionde, quella con i capelli sciolti, mi rifilò un ceffone violento.
Rimasi basito. E subito dopo, mi tirò i capelli e mi fece abbassare.. Che voleva… Mi trovai di fronte un serpente enorme, con una cappella rosso fuoco…e cattive intenzioni. “Baciamelo, troia..”. Il tono non ammetteva repliche, e di fianco vidi Simone sbocchinare l’altra bionda, con i capelli raccolti a treccia, anch’essa molto ben dotata. Mi arrivò un altro schiaffone in pieno viso
“Ho detto che me lo devi baciare, troia ! “.
Mi spinse la cappella mostruosa verso la bocca che si aprì. Che situazione surreale…Per quanto fossi porco mai avrei pensato di ciucciare un cazzo.. O era quello che in fondo volevo: provare qualcosa di nuovo.Non era male, solo faticoso da ingoiare… Anzi praticamente impossibile.. La bionda mi tirò forte i capelli e così facendo facilitò il mio lavoro. La cappella era entrata in bocca tutta d’un botto !! Allora ero una troia, matematico. Spingeva e rischiavo di soffocare…ma non aveva pietà, in breve mi trovai con il cazzo in gola e questa spingeva come un assatanata..Improvvisamente una lingua mi frugava il buco del culo, un altro schiaffone mi impedì di girarmi. Era bello sentire quella lingua che si infilava nel buchetto…mentre una mano mi segava… Intanto la bionda con i capelli sciolti continuava imperterrita a scoparmi la bocca
“Hai visto che troia che sei? Aveva ragione il tuo amico…ora ci divertiremo..”.
Non sapevo se fosse una promessa o una minaccia…lo imparai subito. Un dito mi frugò il buchetto, poi diventarono due..e una bocca caritatevole mi sbocchinava. Era l’altra bionda, quella con la treccia. Chiusi gli occhi e mi concentrai per non venire, visto che la stimolazione anale ed il bocchino erano sapienti.. Intanto continuavo ad avere un cazzone in bocca, una salivazione da far schifo, e qualche conato di vomito quando la cappella mi raschiava la gola. Poi il cazzo uscì dalla mia bocca, potei respirare a pieni polmoni…ma…ahiiiaaa…il cazzone stava per rientrare in me, ma da un altro buco.. “No, il culo no!”.
Acqua fresca. Due mal rovesci ed un tirotto ai capelli mi bloccarono. L’altra bionda mi prese le braccia e sentii la cappella che si faceva strada. “Senza crema perché ti voglio fare male, sei una troia cattiva che non merita niente”.
Mi sembrava di bruciare. Il dolore era pazzesco e nemmeno il bocchino dell’altra bionda mi aiutava. Poi con una botta secca, ed un dolore pazzesco, entrò la cappella ed un bel pezzo di cazzo… Si fermò un attimo, le pulsazioni erano a 1000. Mi sentii bloccare le spalle e via, al galoppo partì la mia prima inculata da passivo..Che male e che umiliazione. Davanti a Simone che rideva mentre si segava. L’altra bionda si menava il cazzo,enorme, più grande di quello già pazzesco che mi sodomizzava.
“Stai pronto che poi mi diverto anch’io..”.
Un pò alla volta il dolore calò fino a cessare completamente e far spazio ad un leggerissimo piacere.
A quel punto fui ribaltato e mi trovai a cavalcare il palo da sopra. La bionda con la treccia mi venne sopra e mi sbattè il suo mostro in bocca, o meglio, quel che rimaneva della mia bocca purché ormai sembrava una figa slabbrata.. Sotto mi sembrava di avere un toro arrapato che mi sfondava, sentivo le pareti anali come stracciarsi sotto l’impeto e la massa di quel magnifico membro..Poi sentii caldo, e bagnato, quindi la sborra che scendeva dal culo.Finalmente il grido liberatorio. Aveva sborrato e mi trovavo allagato.. Mi buttò via come uno straccio…presi fiato e mi accasciai di lato…ma subito un altro cazzo premeva. Ed entrò come nel burro. Era ancora più largo del precedente ma ormai il mio culo era apertissimo, e pulsava di piacere. Mi trovai impalato fino alle palle, con schiaffoni, pizzicotti e sputi. La bionda con la coda di cavallo era s**tenata e mi fece a pezzi, mi divise in due, sentivo le ossa scricchiolare, aprirsi.. Ero fuso in lei, mi sentivo il burro tagliato da una lama rovente..
Ero diventato una troia proprio alla vigilia del mio matrimonio.Che beffa !! Mi segai e sborrai schizzando fino alla fine del letto…
La bionda alzò il ritmo, poi si sfilo e mi schizzò un litro di latte in faccia…Avevo gli occhi,il naso, la bocca ed i capelli ricoperti di crema bianca, di latte di toro..da monta… Finalmente mi accasciai sul letto esausto..
Mi ero divertito ed avevo scoperto un nuovo mondo, grazie a quel maiale di Simone che aveva ripreso tutta la scena.
“Così lo farai vedere alla tua cara mogliettina e vi ar****rete, magari lei ti inculerà con uno strap on..”.
Meglio nascondere quella cassetta pensai fra me e me.. Con Veruska e Paula ci vedemmo altre volte, e fu sempre FIESTA..

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Erstes Mal Fetisch

Umfrage?

Beantworte die Fragen mit ja oder nein oder ggf. einer besonderen Antwort?…

Ihr könnt mir die Antworten als Nachricht schicken oder unter meiner Story posten…

Ich wünsche Euch viel Spass…
———–

Alter?

1. Kleider
Top.
– Ich trage gerne ein Top mit tiefem Ausschnitt.
– Ich trage regelmässig ein transparentes Top ohne BH.

Rock, Sommerkleid.
– Ich trage oft Röcke, die bis zum Knie reichen.
– Ich trage oft luftige, kurz geschnittene Sommerkleider.
– Ich trage regelmässig einen Mini.
– Ich trage ab und an einen Ultra-Mini.

Bikini,
– Ich trage zum Schwimmen und Sonnenbaden regelmässig einen Bikini.
– Mein Lieblingsbadekleid ist mein String-Bikini.
– Je weniger Stoff am Bikini, desto wohler fühle ich mich als Trägerin.
– Ich mag, wenn meine Schamlippen und Nippel für alle gut sichtbar durch den Stoff drücken.

Unterwäsche.
– Ich gehe manchmal ohne BH aus dem Haus.
– Ich bevorzuge String-Tangas.
– Ich mag transparente Unterwäsche.
– Ich trage regelmässig keine Unterwäsche.

2. Orte.
Unterwegs.
– Ich beuge mich manchmal bewusst vor, damit mein Gegenüber mir gut in den Ausschnitt schauen kann.
– Ich berühre manchmal an öffentlichen Orten für mein Gegenüber bewusst meine Brüste.
– Ich setze mich gelegentlich bewusst so hin, damit mein Gegenüber mir gut unter den Rock schauen kann.

Am Baggersee.
– Ich ziehe mich am See um.
– Ich ziehe mich am See so um, damit möglichst viele Leute mich nackt sehen.
– Ich bevorzuge FKK.

Zu Hause.
– Ich mag offene Vorhänge, wenn ich mich umziehe.
– Mir ist egal, wenn mich jemand beim Umziehen beobachtet.
– Fürs Umziehen gehe ich regelmässig ans Fenster, damit mich möglichst viele Leute dabei beobachten können.
– Ich bin gerne nackt.
– Ich gehe spärlich bekleidet an die Haustür.

In der Sauna.
– Ich mag gemischte Saunas.
– Mein Tuch ist immer klein, weil ich nie alle Körperzonen verdecke.
– Ich fühle mich wohl mitten unter nackten Menschen.
– Ich wähle den Sitzplatz immer so, dass andere Saunagänger mir gut auf die Brüste und zwischen die Beine schauen können.

Swingerclub und Fetish-Party.
– Ich besuche solche Lokale und Veranstaltungen, weil ich hier meine Zeigefreude zusammen mit Gleichgesinnten ausleben kann.
– In solchen Lokalen bevorzuge ich Orte, wo mir fremde Leute beim Sex zuschauen können.

3. Echte Begegnungen.
Meine beste Freundin
– hat mich schon oft in Badekleidern gesehen.
– hat mich schon in Unterwäsche gesehen.
– hat mich schon nackt gesehen.
– hat mir schon bei der Selbstbefriedigung zugeschaut.
– hat mich schon beim Sex beobachtet.

Die Kumpels meines Partners
– haben mich schon in Badekleidern gesehen.
– haben mich schon in Unterwäsche gesehen.
– haben mich schon nackt gesehen.
– haben mir schon bei der Selbstbefriedigung zugeschaut.
– haben uns schon beim Sex beobachtet.

Meine Nachbarn
– haben mich schon in Badekleidern gesehen.
– haben mich schon in Unterwäsche gesehen.
– haben mich schon nackt gesehen.
– haben mir schon bei der Selbstbefriedigung zugeschaut.
– haben mich schon beim Sex beobachtet.

Arbeitskolleginnen und -kollegen
– haben mich schon in Badekleidern gesehen.
– haben mich schon in Unterwäsche gesehen.
– haben mich schon nackt gesehen.
– haben mir schon bei der Selbstbefriedigung zugeschaut.
– haben mich schon beim Sex beobachtet.

4. Virtuelle Begegnungen.
– Mich trifft man in Chatrooms mit Webcams.
– Mich trifft man in Chatrooms, wo ich mich vor meiner Webcam nackt den Zuschauern präsentiere.
– Ich habe mich schon vor meiner Webcam selber befriedigt, während andere dabei zugeschaut haben.
– Mein Partner und ich hatten schon gemeinsam Sex vor der Webcam.

5. Fotos und Videos.
Fotos
– Es gibt Nacktfotos von mir.
– Es gibt im Internet Nacktfotos von mir.
– Es gibt Fotos von mir, die mich bei der Selbstbefriedigung oder beim Sex zeigen.
– Es gibt im Internet Fotos von mir, die mich bei der Selbstbefriedigung oder beim Sex zeigen.
– Ich habe mich schon selber nackt und/oder beim Sex fotografiert.
– Ich habe meine eigenen Nacktbilder und/oder Sexbilder schon verschickt (Mail, MMS etc.) oder ins Internet gestellt.

Videos.
– Es gibt Videos, auf denen ich nackt zu sehen bin.
– Es gibt im Internet Videos, auf denen ich nackt zu sehen bin.
– Es gibt im Internet Sexvideos mit mir.
– Ich habe mich schon selber nackt und/oder beim Sex gefilmt.
– Ich habe meine eigenen Nacktfilme und/oder Sexfilme schon verschickt (Mail, MMS etc.) oder ins Internet gestellt.

6. Erregen wollen.
Wenn ich meinen Freund ohne Berührung und ohne Worte erregen will, dann
– zeige ich mich ihm nackt.
– knete ich meine Brüste.
– zwirble ich meine Nippel.
– spreize ich meine Schamlippen.
– necke ich meine Lustknospe.
– spiele ich mit meinem Dildo.

7. Warum.
Ich zeige mich gerne nackt, weil
– ich das als natürlich empfinde.
– ich die Aufmerksamkeit der anderen wecken will.
– ich andere erregen will.
– es mich selber erregt.
– ich andere ermuntern will, sich auch zu zeigen.
– ich gerne die lüsternen Blicke fremder Leute auf meiner Haut spüre.
– ich gerne höre oder sehe, wie mein freizügiges Auftreten wirkt.

8. Lustgewinn.
Mich erregt die Vorstellung,
– mich nackt zu zeigen.
– bei der Selbstbefriedigung gesehen zu werden.
– beim Sex Zuschauer zu haben.

Es steigert meine Lust, wenn
– ich nackt bin und weiss, andere könnten mich entdecken.
– ich mich selber zu befriedige und weiss, andere könnten mich beobachten.
– ich Sex habe und weiss, andere könnten uns zuschauen.

9. Tagträume.
Ich träume manchmal davon,
– nackt durch die Natur, den Stadtpark oder ein Kaufhaus zu schlendern.
– nackt im Fernsehen aufzutreten oder in einem Film mitzuwirken.
– auf einer Insel zu leben, wo niemand Kleider trägt.
– einem Unbekannten meine Brüste oder meine Scham zu zeigen.
– auf einer Bühne vor Zuschauern Sex zu haben.
– in einem Porno mitzuwirken.
– mich vor einem Fremden auszuziehen und mit ihm Sex zu haben.
– dass mich mein Partner vor seinen Kumpels vorführt, auszieht und ich mit ihnen Sex habe.

10. Wann.
Besonders zeigefreudig werde ich, wenn
– ich erregt bin.
– ich andere Menschen nackt sehe.
– ich anderen Menschen bei der Selbstbefriedigung beobachte.
– ich anderen Menschen beim Sex zuschaue.
– mich andere lüstern mustern.

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Inzest

Lady Isadora

Lady Isadora

Meine Herrin Laura rief wieder mal an, in einer halben Stunde erscheinst du hier! und legte sofort wieder auf.
Ich duschte mich, beeilte mich, zu ihr zu kommen, denn ein Zuspätkommen konnte unangenehme Folgen haben……
Sie öffnete mir die Wohnungstür, ließ mich herein und befahl mir gleich, mich nackt zu machen. Ich zog mich sofort aus und ging wie üblich vor Herrin Laura in die Hocke, spreizte meine Beine und verschränkte meine Arme hinter meinem Kopf.

Sehr gehorsam, sagte sie, aber jetzt steh auf, ich will dich jemandem zur Verfügung stellen. Ich habe Besuch, eine sehr gute Freundin von mir, sie hatte vor kurzem Geburtstag und nun schenke ich ihr dich für heute. Sie sagte, du mußt noch einiges von ihr wissen, ihre Lust besteht im Quälen und Demütigen von Männern, sie rächt sich an den Schwanzträgern für das, was sie früher ertragen mußte.
Männer dürfen sie nur mit der Zunge berühren, und das nur an ihrer Rosette und ihren Füßchen, merk dir das gut! Ansprechen wirst du sie nur mit Lady Isadora, ist das klar! Und jetzt komm mit!

Sie ging voraus, machte die Türe des Zimmers (das Zimmer mit allen Vorrichtungen zur Versklavung) neben ihrem Wohnzimmer auf, stieß mich hinein und sagte, liebe Isadora, den schenk ich dir für heute, mach mit ihm was dir gefällt und verschloß die Türe wieder hinter sich.

Vor mir stand eine nackte, sehr mollige, nicht häßliche Frau, ich schätze ihr Gewicht auf ungefähr 110 Kilogramm. Alles an ihr war schön gerundet, jedoch hatte sie sehr kleine Brüste, ca. Körbchengröße B, paßte nicht zu ihrem restlichen Körper.
Sie war total rasiert unter den Achseln und an ihrer Muschi, diese stand hervor wie eine reife Pflaume.
Da ich auf Frauenfüße stehe, ging mein Blick auch dorthin. Sie hatte schöne große rosige Füße mit dicken Zehen. In ihrer rechten Hand hielt sie die mir wohlbekannte Reitgerte von Herrin Laura…

Sie setzte sich auf eine niedrige Pritsche, die im Zimmer stand und sagte zu mir, glotz mich nicht so geil an, ich zeig dir schon, wo es lang geht.
Dreh dich um, zeig mir deinen Arsch und knie dich vor mir nieder und spreize deine Beine, wie es sich für einen Schwanzträger wie dich gehört. Ich tat wie mir geheißen,
Sie fing an, mit ihren Füßen durch meine Pospalte zu fahren, hin und her, auf einmal drückte sie ihre Füße von unten gegen meinen Sack, ich dachte jetzt zerquetscht sie mir die Eier. Ich stöhnte auf vor Schmerz. Danach drückte sie mir einer ihrer großen Zehen langsam gegen mein Poloch und drang damit in mich ein. Sie fragte gefällt dir das, ich stöhnte leise ja. Sie hieb mir mehrmals die Gerte auf meine Pobacken und rief: wie heißt das? Ich stammelte: ja, Lady Isadora. Sie sagte, du bist ja lernfähig!

Nachdem ich einige Zeit in dieser demütigenden Lage verharren mußte, zog sie ihre Zehe wieder aus meinem Arsch und sagte zu mir, dreh dich um zu mir, leck mir meine Rosette. Sie legte sich auf die Pritsche, schob ihren dicken Hintern etwas nach vorne und präsentierte mir ihr Poloch. So jetzt, fang an, befiehl sie.
Ich leckte langsam durch ihre hintere Spalte und drückte meine Zunge immer wieder gegen ihr Arschloch, wobei sie leicht aufstöhnte. Nach einiger Zeit zog sie sich mit beiden Händen ihre Backen weit auseinander und öffnete damit leicht ihren Hintereingang. Meine Zunge konnte nun ihre Schleimhaut der Rosette intensiver bearbeiten. Ihr Stöhnen wurde lauter, ihr Unterleib zitterte, sie war total analgeil!
Ich nahm den schönen Geruch ihrer nassen Möse wahr, ab und zu lief ein Tropfen ihres Saftes durch ihre Spalte herunter auf meine Zunge.
Obwohl mir Herrin Laura es mir ausdrücklich verboten hatte, konnte ich nicht an mich halten und leckte einmal durch ihre nasse Pflaume, ich wollte sie schmecken.
Ich hätte es nicht tun sollen. Lady Isadora sprang auf, stieß mich von sich und schrie mich an, du hast gewußt, du darfst mich dort nicht berühren, dafür wirst du bestraft.

Sie rief, stell dich vor mich hin und spreiz deine Beine weit auseinander, zur Bekräftigung ihres Befehls schlug sie mir mit der Reitgerte derb auf die Innenseite meiner Oberschenkel und auf meine nackte beschnittene Eichel, ich schrie auf vor Pein.
Ich mußte meine Arme hinter meinen Rücken nehmen, wo sie sie mit Handschellen verband. Nun stand ich völlig wehrlos vor Lady Isadora.
Sie zog meine Hoden nach unten und befestigte ein kleines Handschellen ähnliches etwas oberhalb meiner Eier, an diesem Ding war an einer Kette ein Gewicht angebracht, ca. 500 Gramm, das Gewicht hing nun in Höhe meiner Waden an meinem Sack. Ich dachte mir würden die Eier vom Samenleiter gerissen, ich stöhnte vor Schmerz. Die Lady brachte das Gewicht mit einem Stoß ihres rechten Fußes in Schwingung, es tat so weh, ich wimmerte vor Qual, sie lachte, sie sagte nur, du wußtest von Laura, was bei mir verboten ist!

Fünf Minuten ließ sie mich mit meinem Schmerz so stehen, dann nahm sie mir die Sackfessel und die Handschellen ab.
Was kam jetzt? Sie brachte eine Tube Gleitgel, spritzte mir etwas davon auf meine rechte Hand und sagte, schmier dir dein Poloch ein, am besten auch innen. Ich rieb das Gel in meine Spalte und führte auch meinen Zeigefinger ein. Unvermittelt nahm sie meine rechte Hand mit dem Finger noch in meinen Po und zog sie rein und raus. Sie fragte, gefällt dir das, wenn du dich selbst fickst? Ja, Lady Isadora!

Für was die Schmierung sein sollte, erfuhr ich gleich danach. Sie hatte auf einmal einen ziemlich dicken Dildo mit Saugnapf in der Hand und schmierte ihn dick mit Gleitgel ein.
Danach befestigte die Lady den Dildo mit dem Saugnapf auf der Sitzfläche eines Hockers und sagte: setz dich! Da ich wußte, welche Schmerzen auf mich zu kamen, flehte ich: bitte, bitte, Lady Isadora, nein!
Als Antwort hieb sie mir die Gerte einige Male auf meine Brustwarzen, was mir sehr große Schmerzen verursacht, ich mußte mich notgedrungen hingeben.

Ich bückte mich über den Dildo, suchte mein Loch und setzte mich langsam auf den Gummischwanz, er drang durch mein Gewicht in mich ein, der Schmerz wurde unerträglich, als die dickste Stelle dieses Geräts meinen Anus weitete, ich schrie auf. Ihr gefiel das, sie grinste gemein.
Auf einmal sagte sie, steh auf, ich dachte die Qual wäre beendet, da drückte sich mich noch einmal nieder. Warum ließ sie mich so leiden?
Dann durfte ich mich endlich von diesem Ding lösen.

Knie dich auf die Pritsche, kam ihre Anweisung, zieh deine Beine fest an deinen Körper, dem kam ich nach. Sie nahm ihre Hände, spreizte meine Arschbacken und sagte, jetzt könnte es gehen….Was?

Sie stellt sich hinter mich, steckte mir erst mal einen Finger rein, dann zwei, bis fast die ganze Hand in meinem Arsch steckte, sie wollte mich fisten. Sie machte es wahr, drückte auf einmal die ganze Hand in mir verschwand, so eine Pein erlebte ich noch nie, ich schrie wie von Sinnnen, bitte bitte bitte nicht!. Sie zog die Hand wieder raus, schlug mir damit auf den Arschbacken und sagte, was hast du, das wars doch schon!

Jetzt bekommt der Sklave auch mal eine Belohnung, sagte sie, du darft den Druck aus deinen Eiern ablassen, du wirst vor mir wichsen und deinen Saft auf meine Füße spritzen. Deinen Schleim darft du sogar wieder von meinen Füßen lecken und ihn schlucken.

Irgendwie schreckte mich das Schlucken meines Samens ab, anderseits hatte ich dadurch die einmalige Gelegenheit, ihre hübschen Füßchen zu lecken, das ging vor.
Ich kniete mich vor sie, sie hielt mir ihre Füße hin, ich fing an zu onanieren. Lange dauerte es nicht, bis ich spritzte, ihre Faust hatte meine Prostata zu sehr gereizt….
In zwei bis drei Wellen kam mein Saft, ich besamte ihre Zehen.

Ich bückte mich danach zu ihren Füßen hinunter, schleckte den Liebessaft aus den Zwischenräumen ihrer Zehen, durfte sogar ihre Sohlen lecken, es war traumhaft!
Als ich mit der Reinigung fertig war, stand sie auf und ging, sagte zu mir, du bleibst hier….
Danke, Lady Isadora!

Kurze Zeit später hörte ich aus dem Wohnzimmer meiner Herrin Gelächter, danach wurde es still. Nachdem eine Viertelstunde vergangen war, vernahm ich auf einmal das intensive Stöhnen zweier Frauenstimmen.
Sie hatten sich gegenseitig zum Höhepunkt gebracht, ich dachte mir schon, daß meine Herrin Laura scharf wird, sie beobachtete das Spiel von Lady Isadora bestimmt auf dem Laptop, Minikameras waren ja überall angebracht…

Meine Herrin betrat das Zimmer meiner Pein und sprach, komm mit ins Wohnzimmer.

Ich ging mit ihr wie verlangt, sie sagte, wichs mir auch auf die Füsse wie meiner Freundin, ich möchte, daß du auch meine Füße sauberleckst.
Ich tat mein Bestes, es dauerte etwas länger nach meiner Ejakulation auf die Füße von Lady Isadora. Ich spritzte nochmal, aber bedeutend weniger auf die Zehen meiner Herrin. Die Füßchen zweier schöner Frauen an einem Tag zu schmecken, dafür nahm ich im Nachhinein alles hin…….

Als ich fertig war, sagte Herrin: steh auf und schau mir in die Augen. Ohne Vorwarnung umschloß sie meine Eier mit ihrer rechten Hand und drückte zu. Ich stöhnte vor Schmerz laut auf. Sie sagte es ist schön deine Pein zu spüren und auch in deinen Augen zu sehen.
Ich wußte was ich sagen hatte: Danke, Herrin.

Sie sagte dann noch, dreh dich mal um, sie zog mir dann meine Arschbacken auseinander. Ich glaub, dein Po braucht mal ein wenig Ruhe, sagte sie und stieß mir plötzlich nochmal zwei Finger in meine Rosette.
Jetzt zieh dich an und hau ab, vielleicht ruf ich dich wieder an……..

ENDE dieser Episode

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Racconti Erotici

La mia storia ovvero come sono diventato una troia

Mi avevi chiesto di dirti come è successo…
Posso raccontarti come sono arrivato a questo punto… non come è successo.
Ho scoperto il mio corpo e le sensazioni che poteva darmi quando avevo 7 anni, insieme agli amici, le prime masturbazioni…
Era una sensazione strana, l’orgasmo quando arrivava mi faceva sentire come se mi scappasse la pipì ma non avevo ancora eiaculazioni allora…
Mi piaceva, la sensazione quando toccandolo e menandolo si induriva, aumentava di dimensioni, la sensazione della pelle della cappella che andava su e giù, l’irritazione che provavo sulla cappella asciutta che bagnavo con la saliva per favorirne lo scorrimento, le pulsioni dell’orgasmo imminente, anche se allora non sapevo cosa fosse l’orgasmo, la sensazione quando arrivava di dover fare pipì che però non sgorgava, il continuare a menarlo anche dopo, quando la cappella ormai era sensibilissima… quasi bruciava…
Fu in quel periodo che vidi la prima figa di una donna, mia cugina. Eravamo in vacanza assieme, lei era nostra ospite in una casetta che mio padre affittava per tutto l’anno sopra il lago d’Orta.
Era un pomeriggio primaverile o estivo, ora non ricodo più. Eravamo al piano di sopra dove avevamo la camera da letto, unica per tutti noi. Non ricordo come iniziò ma ricordo che ad un certo punto lei mi chiese di leccarla alzando la veste e abbassando le mutandine.
Era la prima volta che la vedevo e sentivo il suo odore, lei spalancava le gambe e con le mani apriva le labbra, io vedevo la sua pelle e il suo interno umido ma non provavo nessun piacere, il sapore che sentivo sulla lingua non mi diceva niente, anzi mi faceva anche un po schifo. Se la fece leccare un po e poi cominciò a toccarsi mentre mi chiedeva di toccarmi a mia volta.
Eravamo ambedue sdraiati nei nostri letti, io con il mio cazzo in mano che mi masturbavo e lei con il vestitino sollevato e gli slip abbassati che si toccava… Vedevo la sua mano muoversi tra le gambe ed il suo respiro farsi più frequente, sentivo che emetteva dei mugolii mano a mano che il suo orgasmo si avvicinava… fino a quando godette completamente..
Quella fu l’unica volta che giocammo assieme o meglio che provò a farmi giocare con lei. Ma sucessivamente mi rimase la voglia e la curiosità di vedere la figa delle ragazzine..Ricordo che sempre li al lago, con una ragazza di Milano che, come noi, accompagnava i suoi genitori i fine settimana, giocando agli indiani e con lei che veniva alternativamente fatta prigioniera dagli indiani e poi liberata, una delle torture preferite quando era prigioniera era di obbligarla a sollevare lo scamiciato e abbassare le mutandine. A quel punto veniva frustata sulle natiche o con dei rametti di nocciolo o, a volte, con delle ortiche. Ricordo la sua fighetta glabra e quasi nascosta… stranamente a quell’epoca (avevo circa 7 anni…) non ero attirato dal seno delle ragazze, sia che lo avessero abbondante per la loro età sia che ne fossero quasi sprovviste…
Fu circa a quell’età che durante un viaggio in Germania di mio padre per lavoro, mia madre, mio fratellino ed io lo accompagnammo. Alloggiavamo in una pensione e rimanevamo soli per quasi tutta la giornata. Alla sera o cenavamo in albergo o uscivamo assieme ai suoi ospiti.
Mi vennero dei foruncoli su una gamba che non smettevano di spurgare. Mio padre su indicazione e accompagnato dai suoi ospiti, mi portò nell’ospedale principale di Monaco dove i medici decisero di inciderli. Ricordo che non volevo farmi anastetizzare, tirai dei calci ai medici, morsi una suora e un’infermiera fino a quando riuscirono con l’etere ad addormentarmi. Quando mi svegliai ero in una stanza enorme con due letti ed ero accompagnato da mia madre e mio fratello. Lei si fermava la notte in ospedale con me e mio padre portava mio fratello in albergo da lui, poi lo riportava alla mattina.
Due volte al giorno passava l’infermiera a misurarmi la temperatura e lo faceva prendendo la temperatura rettale…
Mi piaceva la sensazione quando inseriva il termometro di vetro nel mio culo… Io dovevo restare a pancia in giù fino a quando non veniva a togliermelo, ma mentre aspettavo che tornasse ricordo che, cercando di non farmi scoprire, portavo una mano dietro di me e lo spingevo e lo sfilavo lentamente.
Quella sensazione era così strana e piacevole che, una volta tornato a casa, ricordo di averla ricercata quando ero solo in casa e potevo abbassarmi i pantaloni ed infilarmi il termometro da solo…
Piano piano lo spingevo dentro di me e lo estraevo.. ricordo che oltre la sensazione di sentirlo entrare ed uscire mi piaceva moltissimo anche spingerlo più possibile dentro di me… a volte entrava completamente e dovevo spingere per farlo uscire e afferrarlo con le dita… Mi piaceva quando lo sentivo completamente dentro… avrei voluto fosse possibile infilarlo ancora di più…
Passò il tempo… dimenticai quelle sensazioni… Cominciai a rivolgerle alle ragazze.
Durante l’estate andavamo spesso in Grecia a casa dei miei nonni e li si giocava liberamente in cortile ed in strada con gli altri ragazzini e ragazzine…
Nel cortile dei miei nonni abitava una famiglia che aveva tre figli, due ragazzine e un ragazzino. Lui era di mezzo. Con la sorella più grande io mi divertivo a portarla nel gabinetto e a farle sollevare il vestitino e abbassare le mutandine. Mi piaceva guardarle il culo e farle aprire le natiche. Volevo che le spalancasse il più possibile e poi io le infilavo nel buco del suo culetto delle palline di carta che pretendevo non estraesse fino a quando non glielo dicevo. Cosa ovviamente impossibile ma quando sucessivamente la riportavo nel gabinetto (erano ovviamente esterni e senza acqua corrente) e facendole alzare il vestitino e aprire le natiche non li trovavo, la sculacciavo e gliene rimettevo delle altre in numero maggiore…
In quel periodo ero affascinato da culetto delle regazzine, immaginavo di poterlo spalancare ed infilarci gli oggetti più disparati e immaginavo quali potessero essere le loro reazioni… Immaginavo fossero le stesse che provavo io e a volte sperimentavo su di me quello che immaginavo di fare su di loro.. Mi infilavo, non senza difficoltà, il manico di cacciaviti, del martello, godendo della sensazione di sentirmi il buco del culo che si apriva e cedeva, permettendo l’ingresso di quegli oggetti estranei, della sensazione che provavo mentre spingevo lentamente quegli oggetti per permettere il loro ingresso, della sensazione che provavo quando, estraendoli, il buco si rilassava richiudendosi per poi ricominciare a spingerli ancora dentro in un ciclo che ripetevo e ripetevo… godendo di quelle sensazioni. Spesso sperimentavo anche le sensazioni che mi davano cercando di introdurli sempre più a fondo, cercando di farli entrare il più possibile, arrestandomi quando cominciavo a provare dolore… oppure una volta introdotti il più possibile, cercando di non farli uscire, risollevavo le mutandine e i pantaloni e mi muovevo obbligando quegli oggetti a muoversi dentro di me mentre mi muovevo per casa, mentre li sentivo scavare dentro di me, assaporando il piacere ed il dolore che mi provocavano…
Fu in quegli anni che cominciai ad investigare sulle reazioni del mio corpo agli stimoli che riceveva.
Fu anche il periodo in cui cominciarono i primi innamoramenti di ragazze e donne più grandi di me e le fantasie su di loro. Ricordo i pomeriggi passati a masturbarmi pensando a loro…
Fu anche il periodo in cui ebbi le prime relazioni fisiche con alcuni dei miei amici… Eravamo ragazzini e guardavamo le foto sui giornaletti porno disponibili in quell’epoca e ci masturbavamo assieme, fino a quando cominciammo a giocare tra noi, dapprima masturbandoci l’un l’altro fino a venire, poi abbiamo provato a prendercelo in bocca…
Si era creata una strana democrazia… Nessuno di noi era dominante ma ci alternavamo vicendevolmente a prenderlo in bocca agli altri due… Non arrivammo mai a leccarlo fino a quando sborravamo ma ci arrivavamo molto vicino…
La sensazione, almeno per me, di avere un cazzo in bocca mi piaceva, mi piaceva sentire la cappella sulla mia lingua, sentire le contrazioni quando si avvicinava l’orgasmo, passare la lingua sulla cappella…
Da li a pensare di scoparci a vicenda mentre uno era impegnato a succhiare il cazzo dell’altro ci mise poco a nascere… Le posizioni si consolidarono in breve… Uno si sdraiava sul letto nudo, l’altro sempre nudo si inginocchiava tra le sue gambe e glielo prendeva in bocca tenendo il culo in alto, l’altro inculava quello inginocchiato, poi ci scambiavamo i ruoli, con quello che aveva succhiato ed era stato inculato che si sdraiava a sua volta, riprendendo il giro…
Poi cominciammo a fare il “sandwich”, con uno di noi che si sdraiava a pancia in giù e veniva inculato dall’altro, che veniva a sua volta inculato dal terzo…
La cosa durò per un certo periodo fino a quando le ragazzine non cominciarono ad attirarci sempre di più…
Le prime esperienze furono tutto sommato normali, baci con la lingua in bocca quando ci si ritrovava in casa di qualcuno i pomeriggi dopo la scuola, palpatine, loro erano giovani e non volevano concedere niente di più in quei momenti. Qualcosa di più si riusciva a combinare con qualche artifizio come il gioco della bottiglia, oppure con le carte del genere “si decideva cosa una persona dovesse fare e se veniva pes**ta una carta dall’asso al 5 doveva eseguire, se dal 6 al re chi aveva proposto subiva la stessa penitenza”.
Fu un periodo tutto sommato normale, anche se spesso mentre le palpavo le dita si stringevano sui loro capezzoli, a volte rudemente, facendole sussultare… Ed io ne godevo quando compariva l’espressione di dolore e sorpresa nel sentire la mia stretta sui loro capezzoli…
Fu solo dopo molti anni che compresi quelle che erano le mie pulsioni e perché provavo piacere nel farlo…
Ma, principalmente, quello fu un periodo di cotte, primi innamoramenti…
Nel frattempo però continuavano le mie esplorazioni agli stimoli e reazioni del mio corpo che sottoponevo a diverse prove. I giornalini porno o meglio alcune loro immagini erano l’ispirazione a verificare direttamente cosa si poteva provare quando si era sottoposti a certi stimoli…
E così cominciarono le mollette sui coglioni, cercavo di metterne il più possibile obbligandomi a tenere le gambe larghissime per trovare spazio nell’aggiungerne il più possibile, per poi tentare di richiuderle e sentire la pelle tirare mentre il mio cazzo si irrigidiva e cercavo di masturbarmi senza muovare la mano ma solamente muovendo il bacino in su e giù… La sensazione di dolore che provavo, a volte decisamente intensa e dolorosa, quando cominciavo a toglierle, dolore che era più intenso quando le aprivo velocemente nel toglierle e più sottile quando le aprivo lentamente… La capacità di sopportarne il “morso” fino a quando non sborravo, mentre una volta venuto non riuscivo più a sopportarle e desideravo toglierle immediatamente…
L’uso di internet mi aprì un mondo che non conoscevo, riuscì a dare un nome a quello che confusamente sentivo dentro di me nella mia mente…
Il piacere di infliggere dolore, anche se non in modo esagerato, mi eccitava e me lo faceva diventare duro. Le prime esperienze virtuali ebbero luogo in chat di lingua inglese, con donne che erano lontane e che potevo raggiungere solamente tramite le rispettive webcam.
Godevo nel vederle infliggersi “punizioni” che ordinavo e mi rendevo conto che anche loro godevano nel vedere il mio cazzo che diventava duro nel vedere loro sculacciarsi, mettersi delle mollette sui capezzoli, sulla figa, scoparsi il culo e la figa con vibratori o altri oggetti…
Poi da virtuale sulle chat americane passai a quelle italiane e lì conobbi altre donne… Cominciai a frequentarne alcune dal vivo sperimentando le sensazioni che fino a quel momento erano risultate solamente virtuali. Piano piano affinavo la capacità di comprendere le reazioni dei loro corpi ai diversi stimoli, quando il dolore si tramutava in piacere, quando invece restava solamente dolore e non era più sopportabile… quando si avvicinava il loro orgasmo e potevo spingermi oltre…
Intanto le mie conoscenze si ampliavano e conoscevo altre persone che condividevano le mie sensazioni, le mie pulsioni… Passarono gli anni e le persone… Alcune scomparvero nel nulla, altre rimasero, di qualcuna non ricordo più nulla o quasi… Altre sono ancora nel mio cuore e nella mia mente sia che sia ancora in contatto con loro o no…
Durante la conoscenza con una persona successe una cosa strana…
Comincio a ricevere sms da parte di qualcuno che non conosco e di cui non riconosco il numero. La prima volta lascio perdere poi ai sucessivi rispondo che probabilmente sta sbagliando numero.
La cosa strana è che gli sms sucessivi invece confermano che sono rivolti direttamente a me… La cosa mi incurioscisce anche perché le volte che ho provato a chiamare quel numero di cellulare non rispondeva nessuno o se rispondeva non parlava…
Dopo un po di tempo comincia a lasciare perdere e così per un po di tempo la cosa si interruppe. Nel frattempo ne avevo parlato con Luisa, la donna che avevo conosciuto in chat.. Fu lei piano piano a rivelarmi che il numero da cui arrivavano gli sms era di una sua amica che aveva avuto diversi problemi, sia sentimentali che fisici, e che lei aveva spinto a quel gioco sapendo che io sarei stato al gioco e che avrei compreso…
Devo dire che la cosa mi incuriosiva perciò decidemmo di incontrarci un giorno che tutte e due si sarebbero trovate e così fu.
Dire che fui colpito è dire poco… Non era giovanissima ma aveva un corpo statuario, lunghi capelli biondi, carnagione abbronzata, voce roca.
L’incontro avvenne a casa sua e all’inizio fu una cosa normale, un caffè, una sigaretta, si parlava di tutto e di più. Luisa stava vicino a me e ogni tanto ci baciavamo di fronte a lei che non appariva per nulla imbarazzata.
C’era della musica e con Luisa accennammo alcuni passi di un lento che stava suonando in quel momento.
Poi lei disse che doveva fare una telefonata e si spostò in una stanza e chiuse la porta. Allora chiesi a Miriam, si chiamava così la sua amica, se voleva ballare…
Lei accettò ed il suo corpo aderì al mio immediatamente, sentivo i suoi seni premere contro il mio petto, aspiravo il suo profumo, avvertivo il calore della sua pelle…
Le nostre bocche si cercarono all’improvviso e un lungo bacio ci coinvolse… Nel frattempo Luisa era ancora nell’altra stanza e mi rivelò sucessivamente che lo aveva fatto apposta per permetterci di conoscerci meglio o più intimamente…
La cosa finì li quel giorno ma sucessivamente mi accordai con Miriam per incontrarci ancora lasciando decidere a lei se voleva che ci incontrassimo ancora tutti e tre o solamente noi due… Dopo qualche settimana mi invitò ad andare a trovarla a casa sua.
Pochi attimi dopo essere entrato un casa sua eravamo stesi sul suo letto avvinghiati toccandoci e baciandoci…
Le sue mani accarezzavano il mio corpo dappertutto insistendo sui miei capezzoli che si indurivano sempre più, mentre lei li toccava, stringeva, mordicchiava leggermente… Il mio petto ogni volta si muoveva per permetterle di poterli toccare meglio e di più, e lei se ne accorgeva specialmente quando li mordicchiava allora la sua stretta diventava più forte..
I suoi denti afferravano la loro punta stringendoli e provocandomi delle fitte improvvise dolorose quanto piacevoli, facendo inarcare il mio corpo…
Le sue mani continuavano a percorrere il mio corpo toccando il mio cazzo… le mie palle… scendendo tra le gambe e sfiorando il mio ano…
Le mie gambe inconsapevolmente si aprivano per permetterle di continuare con quelle carezze… Le sue dita cominciarono a frugare sempre più insistentemente… fino a quando mi abbandonò per un momento steso sul letto chiedendomi di aspettare…
Torno nascondendo qualcosa dietro la schiena senza farmi vedere cosa fosse e le sue labbra ricominciarono a percorrere il mio corpo, i suoi denti a solleticare i miei capezzoli… sentii qualcosa tra le mie gambe che toccava il mio ano e non erano le sue dita ma qualcosa di leggermente ruvido, duro…che spingeva cercando di entrare… le mie gambe si aprirono ancora di più, il mio corpo si inarcò ancora di più per permettere a non so cosa di violarmi… fino a quando quel qualcosa entrò in me… e lei cominciò a spingerlo avanti e indietro… sempre più a fondo…
La sensazione di sentirmi violato era violentemente eccitante… volevo che entrasse ancora di più… più a fondo… E intanto le sue unghie e i suoi denti continuavano a torturare i miei capezzoli…
Mi lasciò ancora steso sul letto con il mio copro violato allontanandosi per un momento e tornando con un paio di collant velati che mi mise sulla faccia rendendo la mia vista velata… e poi usò le gambe dei collant per legarmi la mani alla testiera del letto…
Prese delle mollette per i panni e me le mise sui capezzoli… erano molto dure… facevano male… ma mi piacevano…
Scoprii poi cosa aveva violato il mio ano… l’impugnatura di una corda per saltare… la stessa che usò poi per legare i miei piedi alla base del letto…
Mi mise un cuscino sotto la schiena per alzare le mie anche, mentre io le sussurravo di guardare nella mia giacca.
Torno avendo trovato quello che speravo trovasse, la custodia metallica di un sigaro che immediatamente utilizzo per penetrarmi.. mentre la sua bocca si reimpadroniva dei miei capezzoli…
Il mio cazzo era duro e teso… ogni volta che lei spingeva il tubo metallico dentro di me si irrigidiva sempre più… Ad un certo punto si mise a cavalcioni sul mio viso facendosi leccare mentre le sue dita continuavano a stringere e a torturare i miei capezzoli…
Non cmprendevo più quali sensazioni stessero impadronendosi della mia mente, il dolore era tantissimo ai capezzoli ma il piacere di leccarla e di sentire i suoi umori copiosi colare sul mio viso e nella mia bocca mi faceva impazziere…
Vedevo sul suo viso i segni del piacere che stava provando mentre la leccavo ma soprattutto mentre mi stava torturando i capezzoli…Le piaceva immensamente e a me piaceva altrettando immensamente quando lo faceva…
Ormai ogni suo tocco era diventato dolorosissimo sui miei capezzoli martoriati dalle sue unghie e dai suoi denti… ma erano ancora rigidi e desiderosi di quel trattamento…
Poi si mise a cavalciono su di me facendosi penetrare senza smetter di occuparsi dei miei capezzoli facendomi impazzire di piacere… fino a farmi esplodere dentro di se…
Poi, per usare parole scritte da Faber, furono baci e furono sorrisi…
Fu l’inizio di una strana relazione… Ogni tanto ci trovavamo e scopavamo normalmente. Chiaccheravamo spesso di tutto e di più sia quando ci incontravamo che quando eravamo assieme.
Gli incontri non avevano una cadenza fissa ma ci vedevamo ogni qualvolta eravamo disponibili e ne avevamo voglia. Senza nessuna complicazione per tutti e due.
Un giorno capitò di avviare una chiaccherata perlando di bdsm, di cosa significasse, cosa coinvolgeva, come ci si dovesse comportare all’interno del gioco con l’eventuale partner e lei confessò di esserne attirata ma di non sapere come comportarsi e come evitare l’insorgere di eventuali problemi.
Ci inoltrammo nelle spiegazioni e nel come riconoscere dalle espressioni del sottomesso il raggiungimento dei limiti di sopportazione e le offri, se era davvero interessata, a sperimentare assieme come avrebbe dovuto comportarsi nelle varie fasi…
Lei accettò e così un giorno mi presentai da lei e cominciò una strana avventura…
Fu uno scambio, ambedue sperimentammo assieme quelle che erano le nostre fantasie e che piacere ne ricavavamo, approfondendo quello che ci coinvolgeva e abbandonando quello che a una o all’altro non risultava gradito…
Lei imparò molto ma anche io… Mi piaceva quando mi strizzava i capezzoli con le sue dita o unghie, me li mordeva, facendomi sussultare… Rendendoli via via più sensibili, lasciandoli gonfi di piacere, dolore e desiderio…
Quando le sue dita frugavano nel mio ano introducendosi il più a fondo possibile, raggruppandosi tra di loro per allargarmi sempre più… quando usava oggetti o dildi per scoparmi nel culo…
Quando le sue unghie si impadronivano della mia cappella solleticandola, pizzicandola, aprivano la fessura cercando di introducivisi… Quando il mio scroto veniva riempito di clamps in maniera tale che risultava impossibile chiudere le gambe…
Imparai a leccarle la figa, cosa che mi piaceva anche prima, e il culo, cosa che lei apprezzava molto e che io apprezzavo con lei, eccitandomi nel sentire il suo ano ammorbidirsi piano piano quando il piacere si impadroniva di lei, e diventò un gioco per me riuscire ad eccitarla sempre più con la mia lingua nel suo culo… Mi piaceva leccarle la rosetta dell’ano, introdurre la mia lingua dentro di lei.. leccare il solco delle natiche, sentire i suoi umori che traboccavano dal suo sesso. Lei apprezzava moltissimo le sensazioni che le donavo e che sapeva io ricevevo nel leccarla, arrivando a rilassarsi sino quasi ad assopirsi… Ho provato a restare sdraiato tra le sue gambe aperte dedicandomi al suo culo per delle mezz’ore, con l’eccitazione che saliva dentro di me imponente…
A volte lei si metteva supina ed io ero tra le sua gambe, altre voleva che fossi sdraiato di fianco a lei nella classica posizione del “69” ma con lei che mi rivolgeva la schiena e le sue dita trasmettevano ai miei capezzoli l’intensità del suo piacere…
Altre io mi trovavo disteso sulla schiena con le gambe sollevate, allargate e legate alla testiera del letto per lasciare il mio ano a disposizione dei suoi desideri per poterlo violare come e con quello che lei desiderava…
Fu una di quelle volte che lei espresse il desiderio di volerlo violare con la sua mano, cosa che aveva già tentato di fare le volte precedenti in cui cercava di inserire quante più dita potesse…
Incominciò ad usare dildi sempre più grossi e spingendoli sempre più a fondo… la sensazione di sentire lo sfintere allargarsi piano piano quando mi penetrava era piacevolissima, ma ancora di più quando li ritraeva facendoli uscire completamente fuori lentamente e l’anello si richiudeva… non so dire se fosse questo a piacermi di più o se apprezzassi maggiormente la sensazione di avere qualcosa che si facesse strada dentro di me il più possibile…
Arrivò ad usare un dildo da 6 cm di diametro e lungo una 30ina spingendolo completamente dentro di me… Quello che le piaceva particolarmente era mentre lo spingeva e lo muoveva dentro di me era continuare a pizzicarmi i capezzoli facendomi mugolare di piacere e dolore…
Una volta mi fece indossare mentre andavo a trovarla un butt plug quasi sferico che faticai moltissimo mentre lo inserivo… Inizialmente non voleva entrare in nessun modo e non era comodo neanche il luogo dove stavo provando ad inserirlo, la toilette di un autogrill, in cui non potevo muovermi come avrei voluto e in cui non mi fidavo ovviamente a spogliarmi completamente o per lo meno a togliermi i pantaloni e i boxer, non sapendo dove appoggiarli.
Alla fine dopo svariati tentativi e uso abbondante di lubrificante riuscii ad inserirlo sentendolo dentro di me. Non era particolarmente fastidioso una volta dentro, ma la base tra le natiche, dopo alcuni kilometri di autostrada, cominciava ad essere fastidiosa e ad irritarmi la pelle a contatto per lo sfregamento.
Quando arrivai da lei e le dissi cosa avevo dentro le si illuminarono gli occhi e dopo avermi baciato mi fece spogliare immediatamente e sdraiare a pancia in giù sulla sponda del suo letto per vedere cosa avessi inserito… Cominciò a muoverlo, a farlo ruotare, fino a quando lo tirò fuori all’improvviso senza avvisarmi e provocandomi un mugolio di dolore… l’ano non si era ancora rilassato abbastanza ne abituato a quella dimensione…
Ammirò lo sfintere che dopo l’estrazione improvvisa cominciava lentamente a rinchiudersi in se stesso e dopo avermi somministrato due microclicmi mi mandò in bagno per liberarmi e pulirmi…
Al mio ritorno mi fece mettere in ginocchio sul suo letto e dopo avermi stuzzicato i capezzoli ben bene come a lei e a me piaceva, mi fece abbassare il viso sulla coperta e, infilato un guanto di plastica, cominciò a cospargermi il solco tra le natiche con del lubrificante, spingendo ogni tanto alcune dita all’interno del mio culo… Io quando lei infilava le sue dita spingevo verso la sua mano assaporando la sensazione di essere violato… sentire il mio ano aprirsi, le sue dita entrare profondamente in me…
Mano a mano che mi lubrificava sempre più cominciò a spingere sempre più dita dentro me… fino a quando cominciò ad usarle tutte muovendole avanti e indietro, facendole ruotare… Mi sentivo aprire sempre più, sentivo l’anello dello sfintere allargarsi sino a dolere, volevo che entrasse dentro di me ma il dolore si faceva insopportabile…
Nel frattempo ogni tanto allungava l’altra mano sotto di me afferandomi alternativamente i capezzoli e stringendoli fino a farmi mugolare di dolore, mano a mano che spingeva la sua mano dentro di me, trattenendomi quando per il dolore cercavo di spostare il bacino in avanti per sfuggire a quella invasione nel mio corpo che cominciava a diventare insopportabile… Non so se il dolore fosse creato dai muscoli che si rifiutavano di cedere o dalla peluria intorno all’ano che veniva tirata dallo sfregamento contro il guanto di vinile che aveva indossato, ma alla fine dovemmo des****re…
Dopo avermi fatto riposare un poco, continuando a stuzzicare i miei capezzoli decise che era il momento che mi dedicassi al suo culetto, sdraiandosi a pancia in giù ma facendomi mettere in modo tale che potesse continuare a stringere a suo piacimento i miei capezzoli o potesse dedicarsi alle mie palle o al mio cazzo…
I suoi occhi erano socchiusi, il suo viso disteso… il suo ano davanti alla mia bocca…
La mia lingua cominciò a leccarlo piano piano, girandogli attorno, leccando la rosetta che trasmetteva alla mia mente sensazioni paradisiache… Ogni tanto spingevo la mia lingua dentro di lei e lei sollevava leggermente il bacino per agevolarmi l compito, altre scendevo nel solco tra le sue gambe a leccare il suo sesso che si gonfiava e rilasciava umori densi che raccoglievo con la lingua…
Non so quanto andai avanti a leccarglielo… so solo che alla fine i miei capezzoli erano indolenziti per il trattamento ricevuto e il mio cazzo gonfio e duro… Mi fece sdraiare sulla schiena e cominciò a mastrurbarmi graffiandomi ogni tanto la cappella… mentre i suoi denti afferravano i miei capezzoli che appena venivano toccati mi facevano sussultare, al che lei con un sorriso malefico li mordeva facendo inarcare il mio corpo per il dolore misto al piacere… Fermando ogni tanto la masturbazione per poter stringere le mie palle o per poter stringere con tutte e due le sue mani i miei capezzoli mentre mi baciava… Poi riprendeva a masturbarmi e andò avanti così fino a quando non mi fece venire mentre i miei capezzoli erano sempre più doloranti…
Talmente tanto che quando mi rivestii solo lo sfioramento della camicia prima, e della cintura di sicurezza dopo mi provocavano dolore… dolore e piacere nel ricordo di quanto c’era appena stato…
Fu l’inizio di una strana esperienza, in cui tutti e due volevamo esplorare nuovi confini e sensazioni, in cui ognuno dava sfogo alla propria fantasia…
Ricordo una volta in cui a casa sua fui incatenato a gambe divaricate e sollevate alle gambe metalliche del tavolo in soggiorno, con lei che si divertiva ad inserirmi quanto restava della catena (e non era poca) nel mio culo… estraendola piano piano obbligando lo sfintere ad aprirsi e chiudersi lentamente, per poi reinserila ancora e poi a tirarla fuori ancora… ero in sua balia e mi piaceva…
In quella posizione si divertiva ad usare svariati oggetti, siano stati dildi, butt plug normali o gonfiabili, o oggetti di uso comune che le suggeriva la sua fantasia… arrivò ad usare uno scovolino per bottiglie che cominciò ad infilare lentamente provocandomi un grande senso di fastidio per lo sfregamento che provocava nel mio ano anche se non veniva forzato ad aprirsi molto, muovendolo piano piano dentro di me, facendolo girare, estraendolo, fino a quando il dolore ed il fastidio che sentivo cominciavano a tramutarsi in piacere…
Un’altra volta dopo avermi fatto spogliare mi fece mettere a 4 zampe nella vasca e mi bendò, allontanandosi e ordinandomi di restare immobile. La sentivo trafficare nella cucina, sentivo rumore di acqua ma non comprendevo cosa stesse architettando.
Quando tornò cominciò ad accarezzarmi dappertutto, dedicandosi al suo passatempo preferito: torturarmi i capezzoli, per poi sedersi a cavalcino sulla mia schiena. Sentivo la sua pelle a contatto con la mia, mi resi conto che era nuda come me, avvertivo il solletichio dei peli del suo sesso sulla pelle della mia schiena ma ancora non comprendevo cosa avesse in mente.
Ad un certo punto sentii che appoggiava qualcosa contro il mio sfintere e cominciava a spingere, obbligandolo ad allargarsi e a ricevere dentro se qualcosa di non piccolo ma anche non esageratamente grande… Poi la sentii che trafficava con i rubinetti della vasca e un fiotto d’acqua tiepida cominciò ad invadere il mio intestino, mentre lei muoveva non so cosa dentro di me…
Inizialmente mi disse di stringere e cercare di non far fuoriuscire l’acqua, mentre lei invece muoveva non so cosa rendendomi il compito difficile… Quando vedeva che l’acqua non veniva trattenuta i miei capezzoli venivano stretti brutalmente dalle sue dita…
Finalmente mi disse di rilassarmi e lasciare che tutta l’acqua entrata in me potesse defluire, ma i rubinetti non erano stati chiusi… Continuava ad entrarmi gonfiandomi il ventre e scorrendo liberamente sulle mie gambe.
Nel frattempo mi accorsi che, mentre mi scopava il culo con quello che mi aveva inserito e da cui defluiva l’acqua che mi invadeva, aveva cominciato a masturbasi, e i colpi che mi penetravano variavano al ritmo della sua masturbazione, rendendo eccitante la sensazione che provavo… Mano a mano mi accorgevo che si stava avvicinando all’orgasmo, e quando lo raggiunse sentii un fiotto caldo bagnarmi la schiena, colarmi addosso e mi resi conto che stava inondandomi la schiena della sua urina…
Non so dire che sensazione provai in quel momento… fu strana e coinvolgente, ma mi confuse talmente che la accettai rendendomi conto poi, nel futuro, mentre ricordavo le sensazioni che avevo provato, che in fondo avrei voluto che continuasse ancora…
Un’altra volta fu estasiata da dei cateteri che mi aveva dato una amica infermiera e che volevo usare su lella…. Li trovò nella mia borsa e mi chiese con chi volessi usarli.
A quel punto volle provarli su di me e mi fece sdraiare sul letto con le gambe aperte… Cominciò ad infilarlo lentamente provocandomi una strana sensazione… Lo sentivo percorrere la mia uretra e avvertivo il suo avanzare… Ad un certo punto cominciò a ritrarlo… e la sensazione fu ancora più piacevole… Arrivò sino quasi ad estrarlo completamente per poi ricominciare a spingerlo dentro…
Ad un certo punto sentii che incontrava una leggera resistenza e lei lo spinse ancora di più… oltrepassando la valvola della vescica e provocando la fuoriuscita di un getto di urina… lo ritrasse velocemente ma sempre lasciandolo inserito, allontanandosi un momento dal letto e tornando con un asciugamano ed una bacinella… la posò tra le mie gambe e ricominciò a spingere il catettere dentro sino a penetrare la vescica… e lasciando che si svuotasse direttamente dentro la bacinella.
A quel punto si allontanò ancora e tornò con una siringa grande che usò per riempirmi la vescica con l’acqua che conteneva, ma impedendone la fuoriuscita obbligandomi a tenere stretto il tubo e andando di nuovo a riempire la siringa…
Quando sentivo che stavo scoppiando e che non sarei riuscito a sopportare un’altra iniezione tramite il tubicino usò la siringa per aspirare e ributtare dentro l’acqua… provocando uno sgonfiamento e un rigonfiamento continuo della vescica…
La sua espressione mentre lo faceva era estasiata, e immagino lo divenne ancora di più quando decise di continuare questo suo gioco mettendosi a cavalcioni sul mio viso e obbligandomi a leccarle il buco del suo culo mentre lei continuava a dedicarsi al suo nuovo divertimento. A volte si arrestava per dedicarsi ai miei capezzoli che usava per comandare il ritmo della mia lingua stingendoli improvvisamente quando era particolarmente eccitata da come la leccavo… o tirandoli quando voleva che affondassi dentro di lei… poi tornava a dedicarsi al tubo che aveva infilato nel mio cazzo giocandoci come desiderava, spingendolo dentro e tirandolo fuori… Avvertivo la pressione quando raggiungeva la valvola della vescica contro cui si divertiva a premere senza farlo entrare, altre volte forzava il suo ingresso ormai senza problemi, avendola svuotata completamente… Mi scopava il cazzo con quel catetere come voleva… tenendomi ferme le braccia sotto le sue ginocchia e stringendo senza pietà i miei capezzoli… pizzicandoli con le sue unghie, tirandoli… Eccitandomi sempre più… fino a farmi venire con quel coso ancora infilato dentro il mio cazzo…
Quella volta al telefono mentre stavo andando da lei mi disse che aveva in serbo una sorpresa… Non sapevo cosa intendesse e ne ero un po intimorito anche se la cosa mi stuzzicava molto…
Quando arriva mi guardai in giro per vedere se riuscivo ad indovinare di cosa si trattasse nel vedere qualche cosa di diverso ma, a parte le borse della spesa al super, non c’era niente.
Invece era il loro contenuto che nascondeva la sorpresa…
Dopo esserci baciati, e mentre lo faceva le sue mani erano già corse ai miei capezzoli, mi offrì il caffè e ci sedemmo in cucina a chiaccherare del più e del meno normalmente, mentre il fumo delle sigarette saturava l’aria.
Dopo un po mi disse di andare in camera e di spogliarmi completamente, cosa che solitamente precludeva all’inizio di una sessione di gioco, senza sapere ancora cosa sarebbe successo poco dopo…
Per prima cosa mi bendò strettamente gli occhi, in modo da non farmi vedere assolutamente niente di quello che sarebbe successo, e poi accompagnandomi dolcemente mi fece sdraiare sul letto. Ancora non riuscivo a comprendere le sue intenzioni.
Senza parlare ma usando solamente il tocco delle sue mani mi fece prima allargare le gambe, per poi farmele piegare ambedue in modo che i piedi appoggiassero sul letto ma le ginocchia fossero piegate verso l’alto. Poi mi fece mettere in posizione seduta, sempre con le gambe nella stessa posizione. Ancora non comprendevo le sue intenzioni, sapendo della sua predilezione per il buco del mio culo oltre che per i miei capezzoli.
Mi fece allungare le braccia in modo che le mie mani afferrassero le caviglie stando al loro interno. Si allontanò un momento e sentii che armeggiava nei sacchetti che avevo notato in precedenza. Quando tornò avvertii l’appoggiarsi sulle mie braccia e gambe di qualcosa che riconobbi come della pellicola per alimenti, che cominciò ad avvolgere intorno ad ogni singola gamba imprigionandomi l’avrambraccio… Fu molto meticolosa e mi accorgevo che verificava che non fosse particolarmente stretto, ma che i giri effettuati fossero sufficienti per impedire di liberarmi, anche se l’avessi voluto.
Fece la stessa oprazione anche nell’altra gamba e fu così che mi ritrovai seduto con le braccia imprigionate nella parte interna di ogni gamba.
A quel punto mi aiutò a sdraiarmi sulla schiena, con il risultato che per la forza di gravità le mie gambe assieme alle mie braccia restassero allargate, mettendo in mostra il mio cazzo e il mio culo. Mi accorsi però che non era ancora soddisfatta, infatti mi mise un paio di ciscini sotto la parte bassa della schiena, per fare in modo che il culo fosse bene in alto a sua disposizione.
A quel punto si allontanò ancora e risentii il rumore dei sacchetti che venivano aperti e lei che ci frugava dentro. Quando torno la sua voce mentre mi parlava imponendomi di non risponderle sapeva di sorriso… Incominciò ad accarezzarmi il cazzo facendolo diventare in breve tempo duro… A quel punto prese a stuzzicarmi la cappella come sapeva fare con le sue dita… le sue unghie… Uguale trattamento rivolse anche ai miei capezzoli anche se per lei non erano comodi da raggiungere, ma non si arrese regalandomi brividi di piacere assieme al dolore che provocava.
Quando si rese conto che ero eccitatissimo avvertii che prendeva qualcosa che aveva precedentemente appoggiato sul letto, e sentii qualcosa appoggiarsi delicatamente sul mio buco del culo… Qualcosa che non riuscivo a identificare, ma che dava l’idea di essere duro… Cominciò a spingere allargandomi e provocandomi fastidio… era più largo di tutto quello che aveva usato su di me in precedenza, mi sentivo lo sfintere dilatato ma non riusciva a penetrarmi… Versò del lubrificante che sentii colare sullle mie natiche, nel mio culo, e ricominciò a spingere… Ma non riusciva a far entrare quello che voleva usare per penetrarmi… La sentii sbuffare insoddisfatta, e dopo aver tentato ancora una volta decise di cambiare oggetto…
Questa volta l’impressione fu di qualcosa di si duro ma anche cedevole… anche se la dimensione che avvertivo non era da meno di quello che aveva provato ad utilizzare prima…
Piano piano riusciva a forzarmi… ad entrare… Mi sentivo il buco del culo allargato come non mai, mi faceva male… ma avvertivo nel contempo che quello che stava usando si faceva strada dentro di me… Alla fine riuscì a fare entrare quella cosa che aveva deciso di usare e tutta soddisfatta mi baciò mentre con la mano muovava quella cosa che era entrata dentro di me e che sentivo rovistarmi i visceri… Non era solo grande ma anche lunga… Ancora non riuscivo a comprendere cosa fosse… Quando lei si accorgeva che ormai era entrata completamente, anche se mi rendevo conto che non era tutta dentro, mentre mi mordeva i capezzoli dava dei colpi facendomi sobbalzare non potendo riceverne altra dentro… E più sobbalzavo più lei spingeva, con spinte prolungate che mi sfondavano i visceri… Poi estraeva quella cosa che mi aveva infilato fino quasi ad estrarla completamente, e quando il mio sfintere cominciava a rilassarsi nel richiudersi, lei la rispingeva dentro… Non so quanto andò avanti a violare il mio culo in quel modo… Stavo cominciando a tremare per la tensione… Avevo il culo e i capezzoli in fiamme… il mio cazzo era teso spasmodicamente… A quel punto mi tolse la benda dagli occhi e mi permise di vedere cosa avevo ancora infilato nel culo… Era una melanzana, di quelle lunghe, che faceva quasi scomparire dentro di me…
Si sdraiò sulla schiena e mi ordinò di penetrarla con quella cosa dentro di me… senza permettere di uscire, obbligandomi a tenere le chiappe strette, e mentre la penetravo le sue dita si impadronirono dei miei capezzoli che ricominciò a torturare… provocandomi un insieme di piacere e dolore… piacere per l’orgasmo che sentivo avvicinarsi… dolore quando lei li strattonava per ritardare il momento… Quando arrivò anche per lei il momento dell’orgasmo lasciò che anche io godessi dentro di lei… mentre in quel momento le sue unghie affondavano nei miei capezzoli, facendomi uscire un rantolo di dolore e piacere…
A quella volta seguirono altre innumerevoli volte… Quando non ci incontravamo la mia mente divagava fantasticando ed esplorando situazioni irreali ed eccitanti… che forse mai avrei vissuto ma che eccitavano il mio corpo e la mia mente… desideri incoffessati che forse non avrei mai realizzato…
Fui legato.. sculacciato… Il mio culo violato in mille modi diversi… il mio cazzo ed i miei capezzoli usati per la sua soddisfazione…
Ma mai lei riuscì a penetrarmi con la sua mano completamente… Ogni volta mi sentivo dilaniare senza che lei riuscisse a penetrarmi completamente, nonostante la preparazione a cui lo dedicava… Anche se a onor del vero lei assicurava di essere riuscita a far penetrare la sua mano dentro di me fino quasi al polso non ero mai riuscito a sentirmi suo… posseduto completamente…
Anche ora che scrivo il mio corpo reagisce alle sensazioni che provavo allora… I miei capezzoli si induriscono fino quasi a dolere e reclamando attenzioni che non hanno più… Il mio cazzo si irrigidisce… Il buco del mio culo sento che si rilassa per poter essere agevolmente penetrato…
Da allora le mie fantasie hanno viaggiato in ogni direzione… senza mai trovare risposte… senza mai trovare soluzioni o soddisfazioni…
Ormai il convincimento che potrei accettare quasi qualsiasi cosa se opportunamente eccitato e instradato prevale in me…
Prima di quello che ti ho raccontato fino ad adesso successe anche un’altra cosa…
Avevo cominciato a “chattare” su una chat vocale… conobbi una donna con cui ci sentivamo solamente tramite la messaggeria vocale… Mi intrigava e mi accorsi che anche lei era intrigata da me…
Fino a quando ci scambiammo i numeri di cellulare e cominciammo a sentirci… Fu una conoscenza lenta… scambiavamo idee… emozioni…
Poi, complice una cena aziendale per le festività natalizia, in cui avrei fatto molto tardi e per la neve, avvisai a casa che mi sarei fermato a dormire in albergo e che sarei rientrato il giorno dopo…
Invece affrontai un viaggio nella notte per raggiungerla… Arrivai che era notte… Appena entrai lei mi annusò poichè mi aveva avvertito che non fumava e che non avrebbe gradito sentire odore di fumo…
Quello che lei sentì le piacque, visto che non ebbe rimostranze. Mi baciò e mi porto al piano superiore… nella sua camera… Esplorammo i nostri corpi… con le mani.. con la lingua… con le labbra…
Fu l’inizio di una relazione che andò avanti per diversi mesi… Earavamo complici… ci raccontavamo le nostre fantasie…
Anche lei era attirata dall’erotismo in tutte le sue forme… Mi confessò che spesso si masturbava guardando immagini erotiche su internet… Cominciammo ad esplorare assieme siti, foto… scambiandoci impressioni ed apprezzamenti… Lei mostrava di apprezzare molto immagini sm… con donne e uomini umiliati, frustati, legati…
Si eccitava e si sfiorava i seni.. il sesso… La invitai a masturbarsi… Mi eccitai quando cominciò a toccarsi… a sfiorarsi i seni con i capezzoli eretti…
Intanto le immagini scorrevano sulo schermo… A quel punto lei confessò come le piaceva masturbarsi… e le chiesi di farlo…
Si allontanò un momento e quando tornò aveva delle mollettine di legno fermapacchi che si applicò sulle lebbra… La mia eccitazione andò alle stelle… le confessai che anche a me piaceva sentirle sullo scroto… sul prepuzio… sui capezzoli…
Ne prese qualcuna e me le mise sul mio cazzo… mentre continuavamo a masturbarci… vedevo le sue dita muoversi tra le sue labbra… mentre le mollette si muovevano al ritmo dei suoi tocchi… io continuavo a menarmi il cazzo guardandola… i pantaloni abbassati fino alle caviglie… la camicia sbottonata… La mia mano saliva e scendeva… rallentava quando sentiva avvicinarsi l’orgasmo o si fermava… fino a quando non venimmo tutti e due…
Dopo lei volle occuparsi personalmente di pulirmi portandomi in bagno… facendomi sedere sul bidé, insaponandomi lentamente il cazzo e lavandolo accuratamente…
Quando mi fui rivestito disse che le sarebbe piaciuto provare a giocare con le corde… e di portarle la volta successiva…
La volta che tornai avevo con me un rotolo di corda acquistato presso un negozio che trattava articoli da montagna, più che una corda era un cordino ma venne utilizzato bene…
Mi portò nella sua camera facendomi spogliare completamente e poi mi bendò gli occhi… Mi fece sdraiare e cominciò ad armeggiare con la corda… Sentii che per prima cosa mi legava una caviglia, poi me la fece alzare e passò la corda da qualche parte perchè mi accorsi che restava alzata… poi la sentii che la passava sulle mie palle… che si ritrovarono legate e tirate. Poi passò a bloccare l’altra gamba che si ritrovò fissata alla coscia…
A quel punto sentii le sue mani accarezzarmi dappertutto… con tocchi leggerissimi che facevano tirare il mio cazzo… lo sentivo rizzarsi ancora di più…
poi avvertii quasi una puntura nella zona del perineo… che si ripeté più volte… sentivo quel tocco strano spostarsi sulle mie palle… sulla mia cappella che veniva scoperta e poi ricoperta… lo sentii intorno allo sfintere… non capivo cosa fosse ma mi eccitava ed il mio cazzo aveva ogni volta un movimento che lo faceva rizzare…
Continuò così non so per quanto tempo…eccitandomi sempre di più… fino a quando mi accorsi che cominciavo a sussultare sempre più… sentivo l’orgasmo che si avvicinava… si avvicinava… mentre lei continuava con quello strano tocco… e alla fine venni mugolando come un a****le… sentendo lo sperma s**turire da me in un fiotto caldo… lo sentii scorrere sul mio ventre.. sulle mie gambe… lo sentii colare tra di loro… lei mi lasciò così mentre sentivo il suo respiro accelerare… sentivo che stava toccandosi… il mio cazzo ancora ritto ondeggiava seguendo i suoi ansiti… la sentii godere… immaginavo il suo viso… le sue mani nel suo sesso…
Aentivo lo sperma che si raffreddava sul mio corpo mentre colava lentamente… Poi lei ricominciò a toccarmi delicatamente, il mio cazzo ormai molle ricominciò a reagire gonfiandosi e indurendosi… Le sue dita lo scappellavano lentamente mentre lo masturbava… Ogni tanto lo abbandonava per avvivinarsi alla mia bocca baciandomi, facendomi succhiare i suoi capezzoli, per poi tornare ad accarezzare il mio cazzo che diventava sempre più duro… Sentivo che godeva nel masturbarmi così lentamente… La mia cappella bruciava dal desiderio di raggiungere l’orgasmo, ma come lei avvertiva le contrazioni che lo preannunciavano smetteva di toccarlo, a volte semplicemente senza fare altro se non restargli vicino, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, sulla cappella, sulle mie palle… altre invece baciandomi o facendosi baciare… altre ancora giocando con le corde che mi avevano immobilizzato, specialmente con quelle che tenevano legate le mie palle tirandole e lasciandole andare… Non so per quanto tempo durò questa piacevole tortura, ho ricordi confusi ma non fu breve…
Un’altra volta mentre eravamo nudi sul suo letto mi propose di bendarmi e la lasciai fare. Dopo avermi bendato mi fece alzare dal letto e mi legò le mani unendomi i polsi, mi fece spostare e mi resi conto che uscivamo dalla camera da letto. Guidandomi dolcemente mi fece scendere le scale che portavano al soggiorno al piano di sotto e mi fece addossare alla parete sottostante la scala chiedendomi di restare li.
La sentii allontanarsi per alcuni minuti e poi tornare vicino a me. Le mie braccia vennero sollevate e mi accorsi che legava la corda che tratteneva i miei polsi in alto sulla ringhiera. mi accorsi che si abbassava davanti a me e sentii la sua bocca afferrare il mio cazzo tra le sue labbra… la sua lingua sulla mia cappella…
Le sue mani allargarono le mie natiche e qualcosa di duro spingere sul mio buco entrando dentro di me. Lo spinse a fondo fino a quando sussultai per la fitta che mi provocava. Non era qualcosa di grosso ma era qualcosa di molto rigido che mi accorsi lei appoggiava al suo seno mentre continuava a giocare con il mio cazzo nella sua bocca. Avvertivo che ad ogni spostamento del suo viso la cosa che mi aveva infilato si muoveva all’unisono, seguiva i suoi movimenti, veniva spinta dentro e si muovava dentro le mie viscere… Credo lei facesse apposta a muoversi amplificando i movimenti che quella cosa aveva dentro il mio culo…
Poi la sentii alzarsi e mi chiede di stringere le natiche per non farla uscire, mentre sentivo lo sfregamento di un fiammifero e l’inconfondibile odore di zolfo spandersi nell’aria…
Dopo alcuni istanti sentii gocce calde cadere sulla mia cappella facendomi sussultare per il bruciore… Mi resi conto che aeva acceso una candela e che la stava facendo colare sul mio cazzo provocandomi strane sensazioni di bruciore e piacere… La sentii allargare la mia fessura e sentii il bruciore improvviso quando le gocce bollenti vi si depositarono… Poi fu la volta dei miei capezzoli a ricevere il bacio bollente della cera…
Una volta che si fu solidificata le sue dita cominciarono a toglierla e la sua lingua leccava e bagnava le zone che erano state ricoperte, mentre una delle sue mani aveva ricominciato a muovere dentro di me l’oggetto che aveva utilizzato per sodomizzarmi…
Sentivo la sua lingua guizzare sui miei capezzoli, succhiarli, mordicchiarli… altrettanto sulla mia cappella… mentre io continuavo ad essere immobilizzato legato alla ringhiera della scala… poi la sua mano cominciò a masturbarmi fino a portarmi all’orgasmo… (quello che aveva usato per sodomizzarmi scopersi dopo che era un manganello da poliziotto che lei teneva su un mobile nell’anticamera del piano superiore…)

Come vedi e come hai immaginato sono una troia… Mi piace essere usato e godere ma mi piace avvertire che quello che subisco dona eccitazione e piacere a chi sta usando il mio corpo… Non conosco i miei limiti… credo di non averli ancora raggiunti come so di non essere un masochista che gode e raggiunge l’orgasmo solamente per il dolore che riceve, ma che il dolore che ricevo abbia la capacità, entro certi limiti, di amplificare il piacere che poi dono e ricevo…
Non so se quanto leggerai risponda alla tua domanda “come è successo” ma sicuramente ti aiuterà a comprendermi meglio…

La tua troia

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Erstes Mal

Ein Einblick in unser Leben Teil 2

Ein Einblick in unser Leben Teil 2
Bei unseren gemeinsamen Besuchen im Biergarten lernten wir irgendwann ein Paar kennen das geistig voll auf unserer Höhe wenn es um allgemeine Themen geht(z.B.Politik,Humor usw.).Dies soll keine Abwertung sein aber dazu gleich.Bei unseren 3 Besuch ,wo wir mal wieder zu 8 waren ergab es sich das sie wieder mit da waren.Er hieß Kevin und sie Nathalie.Wir verstanden uns alle Super mit den beiden das einzige und jetzt werdet ihr verstehen was wir meinen,sie waren noch recht jung und hätten fast unsere Kinder sein können.Kevin war 21 und Nathalie 20.Beim Thema Sex versuchten sie immer mitzureden,aber wie sich später rausstellte waren sie beide die ersten Sexpartner in ihren leben.Wir 4 Paare hielten uns sehr zurück es muss ja nicht jeder wissen wie es wirklich um uns steht.Irgendwann kamen dann so Fragen von den zweien wie ” Habt ihr das schon mal gemacht und würdet ihr das mal….”Wir versuchten die Fragen zu beantworten ohne das wir uns verraten.Als dann aber so Fragen kamen wie habt ihr schon mit anderen oder würdet ihr,drehten wir den Spieß um Fragten sie.Sie hätten schon Lust mal mit jemand anderen weil sie noch nie mit jemand anderen hatten war die Neugierde groß aber sie wüßten nicht wie weit sie dabei gehen würden.Naja ein Wort gab das andere und irgendwann beschlossen wir acht die Katze aus dem Sack zu lassen.Was soll schon passieren,entweder sie Glauben und oder nicht.So erzählten wir den zweien was bei uns acht so abgeht.Man war das ein Hammer für die zwei.Beide hatten große Augen und Nathalie bekam den Mund nicht zu.Kevin meinte dann nur”ihr macht es ohne Gummi”.Wir bejahte weil wir uns schon eine zeit lang kennen und uns ärztlich untersuchen lassen haben.Er meinte nur” er könne sich schon vorstellen mal eine anderen Frau zu ficken und zu besamen so wie es von der Natur bestimmt ist zum Erstaunen von Nathalie.Sie meinte dazu das sie sich zwar vorstellen könnte mit einen anderen Mann zu ficken,mit Gummi.Ihrer Meinung nach ist es das intimste überhaupt wenn sich eine Frau besamen läßt und damit das neu entstehende leben in sich aufnimmt.Wie süß dachten wir.
Wir fragten sie ob sie nicht mal Lust hätten wenn wir uns alle wieder mal treffen zum Sex ob sie dabei sein wollen.Was sehr schnell mit ja von beiden beantwortet wurde.
Gesagt getan die beiden kamen und wir vereinbarten das sie nichts machen müssen aber wenn sie es wollten auch mitmachen können,sie beide allein also sehen und gesehen werden oder aber auch mehr.
Wir vier Paare zogen uns nach und nach aus und irgendwann ging es auch schon los,da wir nun mittlerweile so vertraut waren war es auch normal das die Frauen einfach mal einen anderen Schwanz zum Blasen in die Hände nahmen.Meine Sofia bearbeitete mit Händen und Mund den Schwanz von Markus,meiner befand sich gerade im Mund von seiner Sonja die meine Eichel mit schnellen Zungenschlägen massierte.Daniela leckte gerade genüsslich über die Eichel von Tilo und Harry gab sich dem Mund von Nicole,Tilos Frau hin.
Uns blieb allen nicht verborgen das unser treiben die beide nicht kalt lässt.
Irgendwann fingen sie auch an sich zu küssen und nach und nach auszuziehen.Wir anderen acht fingen dann alle langsam an zu ficken.Ich sah wie Markus sein harten Schwanz in meiner Sofia versenkte was sie durch lautes Stöhnen bestätigte.Ich drehte Sonja auf dem Rücken und schob ihr meinen Schwanz ohne Vorwarnung bis zum Anschlag in ihre geile Fotze und verharrte so.
Tilo sein Schwanz steckte derweil in Danielas Fotze und Nicole bekam den Schwanz von Harry zu spüren,als wir alle innehielten.Wir schauten alle zu Kevin und Nathalie die sich gerade auszogen.Kevin war schon nackt und Sonja unter mir liegend mit meinen Schwanz in der Fotze rief” man ist das ein Teil den will ich spüren”bei allen Neid muss man sagen der war schon gewaltig,nicht bloß lang auch der Umfang.Nathalie hatte nur noch einen schwarzen String an und hellen BH den sie zuerst auszog.Geile Titten dachte ich und an dem Grinsen der andern Männer erkannte ich sie dachten genauso.Aber wenn wundert es mit 20 ist eben alles noch knackig.Dann war der String dran.Was man da schon sah war ihr Wahnsinns Arsch der sich im String schon sehr geil machte.
Dann merkten die beiden das wir sie beobachten mit den Schwänzen in irgendeiner Fotze und Kevin fragte”warum macht ihr nicht weiter”wir sagten dann nur “wir warten auf euch”Beide lachten und Nathalie drehte sich um und wir sahen sie endlich in ihrer Jugendlichen Pracht.Wow Hammer Titten rief Harry,ihre Fotze hatte einen geilen Kurzhaarschnitt ein breiterer Strich alles in allen sehr sehr geiler Körper aber in dem alter kein Wunder.
Sie ging vor ihm in die Knie und fing an ihm einen zu Blasen.Wir anderen fickten derweil weiter.Und die beiden gingen auch über zu ficken.Wir sahen wie Kevin seine Nathalie von hinten fickte so das die zwei uns weiter beobachte können.Wir tauschten unterdessen die Partner.Die Fotze meiner Sofia wurde heftig von Harrys Schwanz gefickt.Mein Schwanz wurde von Nicoles Fotze bearbeitet der Schwanz von Tilo hat sein Spass mit der Fotze von Sonja und Markus sein Schwanz entlud sich gerade in der Fotze von Daniela.Das war wie ein Startschuss.Ich war der nächste und stieß ein letztes mal zu und spritzte alles in die Fotze von Nicole.Dann bekam Sonja den Saft von Tilo ins Fötzschen .Dann erfolgte ein Aufschrei und meine Sofia bekam den Samen von Harry in die Fotze.
Das war zuviel für Kevin und Nathalie er machte noch zwei Stöße und kam in seine Nathalie.
Es erfolgte eine kleine Pause und die beiden gaben uns zu verstehen wie geil sie das fanden und anscheinend waren sie so aufgeheizt das sie fragten ob sie nicht auch mal fremdficken könnten.
Wir gaben ihnen zu verstehen das wir nichts dagegen haben und ob sie das wirklich wollen und wie sie es sich vorstellen.
Kevin fragte ob er Sofia ficken darf.Ich konnte gar nicht so schnell Antworten da sagte meine Sofia mit glänzenden Augen”ja darfst du aber nur wenn du mir deinen Leben bringenden Samen in die Fotze spritzt”Nathalie wurde etwas rot dabei hatte aber ein Lächeln auf den Lippen.
Jetzt war Nathalie an der Reihe und sagte ob sie mit Harry ficken darf.Harry bekam glänzende Auge und einen Steifen.Da wir alle was davon haben wollten vereinbarten wir das Kevin erst mit meiner Sofia ficken soll und wir schauen dabei zu und dann wär Nathalie mit Harry dran.
Wir bauten vor uns Matratzen auf setzten uns und hofften so einen guten Blick auf das was kommt zu bekommen.
Dann war es soweit meine Sofia legte sich mit spreizenden und leicht angezogenen Beinen auf den Rücken und wartete auf das was kommen musste.Mir schossen derweil so Gedanken durch den Kopf wie”jetzt wird der Junghengst der fast ihr Sohn sein könnte gleich meine Stute besamen”Auf einmal kniete Kevin über ihr und schaute nochmal zu seiner Nathalie als wenn er das ok suchte und das gab sie ihn mit den Worten”los mach schon”
Meine Maus konnte es nicht mehr erwarten griff mit beiden Händen seinen Schwanz und zog ihn zu sich und setzte ihn an ihre Fotze an.Er stieß zu und versenkte sein Schwanz bis zu den Eiern in der Fotze meiner Frau die einen lauten Schrei losließ.Er fickte sie besessen und Sofia musste ihn immer wieder bremsen.Wir konnten sehen wie er sein Schwanz soweit rauszog das die Eichel zu sehen war und dann wieder verschwand.Nathalie schaute gebannt auf den Schwanz von ihren Kevin der in der Fotze meiner Sofia ein und ausfuhr und rubbelte sich heftig ihren Kitzler.
Sofia sagte mir im Nachhinein das der Junge an ihren Muttermund stieß und sie es erst unangenehm empfand aber dieses Gefühl schnell in Geilheit überging und sie hatte das Gefühl das er irgendwann noch weiter eindrang.Sie konnte Kevin irgendwann nicht mehr zurückhalten so ein Tempo hatte der Junge drauf und dann schrie unter lauten Stöhnen meine Sofia ” los mach mich dick”das war zu viel er schob seinen Schwanz ein letztes mal tief hinein in die Fotze meiner Sofia und dann sah man wie sich seine Eier heben und senken.Ich glaube so 6 bis 7 mal.Man muss der einen haufen Saft in den Eiern haben dachte ich.
Sofia kam es so heftig das sie ihre Fingernägel in den Arsch des Jungen bohrte und ihn noch mehr zu sich ziehen wollte,sie erzählte später das sie spürte wie er pumpte und es immer wärmer in ihr wurde sowie ein gewisser Druck aufgebaut wurde in ihren Bauch.Ich meine der Junge hat ihr bis in die Gebärmutter gespritzt.Dann zog er seinen Schwanz raus,verschmiert von Fotzensaft meiner Maus und seinen eigenen Samen und zugleich kam auch ein großer Schwall von seinen Samen hinterher.Es sah so aus als hätten sich schon mehrere Schwänze in meiner Maus entladen,einfach herrlich.
Kevin ging zu seiner Nathalie gab ihr einen Kuss und nahm sie an die Hand und führte sie zu der Matratze.Sie legte sich bereitwillig auf den Rücken und winkelte ihre Füße an und wir alle hatten ein Super geilen Blick auf ihrer geile,mit der Kurzhaarintimfrisur verzierten Fotze.Sie war eindeutig bereit für eine fremden Schwanz
Harry war schon über ihr und massierte und küsste ihre geilen Titten und man sah wie sich sein Schwanz ihrer Fotze näherte.Kevin kniete derweil dahinter und wollte genau sehen wie seine Hübsche gleich den fremden Schwanz,der ja fast ihr Vater sein könnte,in die Fotze geschoben bekommt.
Die Eichel von Harry lag am Eingang ihrer Fotze und dann verschwand sie,teilte die Fotzenlippen von Nathalie und der Schwanz verschwand komplett.
Lautes Stöhnen und dann war es um Nathalie geschehen,sie kam Harrys Schwanz bei jeden Stoß entgegen.Harry legte ihre Füße auf seine Schulter um sie noch tiefer ficken zu können.Man die kleine hatte Samba im Blut wie sie ihren Arsch bewegte beim ficken einfach göttlich.Sie fickten jetzt sehr inbrünstig und dann schrie Nathalie” Fick mir ein Baby rein”.Sie wollte sich im Nachhinein für diesen Satz entschuldigen weil es mit ihr durchgegangen sei,wir gaben ihr aber zu verstehen das es normal ist ab ein gewissen Punkt siegt die Geilheit und unsere Frauen bringen auch solche aussagen während des fremdfickens.Für Harry war das aber zu viel und er stöhnte laut auf und besamte die Fotze von Nathalie das erste mal fremd.Als er sich zur Seite rollte gab er den Blick frei auf ihre leicht geöffnete fremdgefickte und besamte Fotze und man sah wie der Fremdsamen langsam raussickerte.Man war das geil ich spielte derweil an der Fotze von Daniela und sie wichste meine Schwanz,bei den anderen sah es nicht anders aus.Manch einer ließ sich sogar einen blasen.Kevin wichste derweil seinen harten Schwanz und gab seiner Nathalie einen langen Kuss.
Dann schnappte er sich Sonja kniete sich hinter ihr und schob sein Schwanz der länge nach rein,es schmatzte nur so und war sehr geil anzusehen.Jetzt will er es aber wissen dachte ich,erst sagen er möchte mal mit meiner Sofia ficken und jetzt fickt er Sonja auch noch aber wer kann es ihn verübeln?Nathalie vielleicht?Nein,sie lag noch auf dem Rücken und schaute den zweien beim ficken zu und es hatte den Anschein das es ihr gefiel.Markus war der erste der bei ihr und lag,neben ihr,und massierte ihre wirklich geilen Titten.Die anderen Frauen waren derweil damit beschäftigt den treiben von Kevin und Sonja zuzuschauen und abwechselnd seine Eier zu massieren
Harry schaute uns allen zu er brauchte offensichtlich eine Pause.
Tilo kniete am Kopf von Nathalie mit seinen Schwanz vor Nathalies Mund.Er hoffte wohl das sie ihn in den Mund nimmt und bläst,was sie aber nicht tat sie wichste ihn mit beiden Händen.Ich saß zwischen ihren gespreizten Schenkeln und hatte vollen Einblick auf ihre noch immer von Fremdsperma auslaufende Fotze.Ich hörte auf einmal lautes Stöhnen und schaute zu Kevin der immer noch mit seinen Schwanz Sonjas Fotze beglückte nur das sie auf den Rücken lag und er von oben voll rein hämmerte.Was für ein Anblick,anscheinend nicht nur für mich.Nathalie schaute auch nahm eine Hand von Tilos Schwanz packte meinen zog ihn zu ihren Fotzeneingang und schaute mich an und sagte “Fick mich “.Tilo und Markus schauten ganz erstaunt und fragend” will sie wirklich nochmal fremdgefickt werden und läßt sie sich nochmal besamen”und ” können wir sie auch noch ficken und besamen”
Mir war das in dem Moment egal,ich wollte sie ficken und was noch wichtiger war ” ich werde ihr mein Samen ins Loch spritzen.Und dann steckte er drin bis zur Wurzel,ich musste kurz innehalten sonst wär ich gleich gekommen.Man war die heiß und so verdammt eng obwohl schon Fremdsamen in ihr war und dann fickte ich los.Kaum das ich ein paar Stöße gemacht habe fing sie wieder mit ihren rhythmischen Arschbewegungen an.” O Gott dachte ich ” mach langsam schrie ich sonst spritz ich gleich ab”Ihr schien es egal zu sein,sie schaute mich mit einen lüsternen Blick an und steigerte ihre Hüftbewegung und damit das nicht langt,kam etwas wo wir alle überrascht wurden.Sie zog den Schwanz von Tilo zu ihren Mund und fing an zu blasen.
Das war zu viel,nicht nur für mich,Kevin der Sonja wieder von hinten fickte sah es und spritzte augenblicklich ab.Es muss ja ein hammergeiles Bild für ihn sein zu sehen wie seine Nathalie einen Fremdschwanz in der Fotze hat und einen im Mund,und dann kam es mir,ich jagte ihr all meinen Samen rein,schub auf schub.Wow war ich geschafft.Ich bin gerade mit meinen Schwanz aus Nathalie raus da legte sich Tilo zwischen ihr Schenkel und steckt ihr sein Schwanz rein.
Sie hatte kein Problem damit und fing gleich wieder mit ihren Hüftbewegungen an.Man jetzt fickt sie schon den Dritten Fremdschwanz und bekommt mit Sicherheit auch seinen Samen und ich war gespannt wie lange das Tilo aushält,aber da war es schon um ihn geschen es kam zu einen lang anhaltenden spritzen.
Ich dachte nur “die kleine ist aber auch sowas von geil “.Daniela versucht inzwischen wieder leben in den Schwanz von Kevin zu bekommen aber da war wohl nichts zu machen,er war wohl am Ende für diesen Tag.Wir versicherten ihn das er beim nächsten mal auch mit den anderen Frauen ficken darf.Markus derweil war nur am wichsen und alle warteten gespannt ob er Nathalie auch noch fickt,er schaute zu Kevin und der nickte.Er hatte keine Mühe sein Schwanz in Nathalies Fotze zu versenkenund dann sah man wie am eingeführten Schwanz von Markus der Fremdsamen raus kam.Bei jeden rein und raus sickerte es nur so und der Schwanz von Markus war ganz weiß aber egal sie bekommt ja gleich wieder eine neue Ladung.Kevin legte sich zu seiner Nathalie und gab ihr einen langen Kuss während dessen fickte Markus ohne unterlass weiter.Kevins Hand wanderte zur Fotze von Nathalie und massierte den Kitzler von ihr was zur folge hatte das sie ihre Hüfte immer schneller dem ein und ausfahrenden Schwanz von Markus in ihren Liebesschlund entgegenkam.Irgendwann Griff sie mit beiden Händen seine Arschbacken und zog ihn noch schneller zu sich und dann kam Markus mit lauten stöhnen und Nathalie zuckte und gab kein Ton von sich weil die immer noch geküsst wurde von Kevin.
Hammer Vorstellung der Freund küsst sein Girl und der Fremdschwanz besamt sie gerade.
Ja so ging dieser Abend leider zu Ende,aber wir hatten noch weitere Treffen von denen wir das nächste mal berichten.Geile Grüße von Daniela mit Harry,Nicole mit Tilo,Sonja mit Markus sowie Kevin mit Nathalie und uns Sofia und Bernd.

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Racconti Erotici

mature….

Mature
Un po di tempo fa,cazzeggiavo in chat ed ho visto un profilo di una signora di 69 anni ,almeno cosi diceva,molto elegante,giovanile.le invio un buongiorno come va ..dopo un po mi risponde chiedendomi chi sono e cosa cerco.le risposi che ero rimasto colpito dalla sua avvenenza e se la sua eta’ fosse veramente quella indicata.mi rispose di si,che era vedova e che cercava un compagno per proseguire la sua vita.le dissi che cio’ mi sorprendeva e gli chiesi come mai una bella donna donna come lei nn riuscisse a trovare fuori un uomo.lei rispose che gli uomini vogliono solo una cosa e che lei nn era disponibile a fare cio’e quindi selezionava.era una donna con sani principi,seria,e non voleva solo accoppiarsi,ma voleva un uomo per se.gli feci i complimenti per i valori che mostrava.mi chiese per quale motivo le avevo inviato un saluto e cosa l’aveva colpito,risposi la sua fisicita’.Offesa mi rispose non mi cercare mai piu.Ok scusa ,dissi,non penso di averti offeso,ho detto quello che pensavo.Io sono una donna di sani principi-tuono’.Passo una settimana circa e mi ritrovai un saluto suo a cui risposi chiedendogli che impressioni aveva avuto dalle sue chiacchierate in chat.disse gli uomini tutti una cosa vogliono!se ne sarebbe stata da sola,meglio cosi disse.pur essendo piu piccolo di lei di 15 anni la invitai a prendere un caffe’,rispose che in un bar frequentato non avrebbe avuto problemi.Fissiamo un appuntamento ,ci incontriamo e devo dire che era ancora molto bella ,una pelle fine,delicata e molto affascinante.chiaccherammo in maniera disinvolta ,lei si mostro’ una persona di cultura aveva insegnato per 40 anni italiano a latino alle medie,adesso era in pensione.passammo un oretta insieme ,facemmo una passeggiata e mi offrii di accompagnarla a casa,mi rispose con piacere ma fino al portone d’ingresso mi disse,a casa non porto nessuno!le chiesi perche era cosi diffidente e se gli sembravo il tipo di saltagli addosso,lei rispose …tutti uguali siete gli uomini…arrivammo davanti al portone,si giro’ e disse:ma si dai mi sembri una persona per bene.arrivammo nel suo appartamento,un ambiente pieno di libri .molto curato.mi invito ad accomodarmi nel salotto che mi avrebbe raggiunto tra un po.Spunto dalla porta con un vestito diverso da quello che era uscita.colorato e molto trasparente,era proprio una bella gnocca.si sedette vicino a me e mi chiese se mi trovavo a mio agio,risposi di si ,era stata brava a farmi sentire cosi .Si avvicino ancora di piu e mi poso una mano sulla gamba molto vicino all’inguine,le feci notare che era abbastanza piacente e che mi attiva parecchio;cosa vuoi che possa fare una vecchietta come me
Mentre parlava mi abbasso la cerniera e infilo una mano dentro…inizio a palparmi ….si abbasso tiro’ fuori il mio cazzo e inizio a succhiare come una ventosa..giuro non mi era mai capitata una cosi….ti piace mi disse…e subito si rituffo’sul cazzo.mamma mia come tiravaaaaaaa…..dissi piano…mi devo rifare disse lei,si spoglio’in un secondo….mi prese con la mano mi tiro’ su e mi porto’ in camera da letto dicendo..voglio fare quello che ho sempre pensato ma che nn ho fatto mai….si posizio’ in una maniera tale che poso’ il suo ano sul mio cazzo…e piano piano inizio a ficcarselo dentro ….fino a raggiungere le palle…ohhhh disse finalmente e’ bellissimo ed inizio’ a fare avanti ed indietro….era calda come un termosifone con il termostato scassato…se lo ficco nella fica’….senbrava una belva s**tenata….mai avuto una donna cosi’ giuro.Mi prego ‘ di nn venire perche voleva che le riempissi la bocca.cosi feci…e lei sbrodolo’come una fontanella.adesso ogni tanto ci vediamo….auguro a tutti di trovare una donna matura cosi!

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Erstes Mal

Daddys Schwanz (Teil 3)

“Du bist natürlich auch scharf auf ihn”, sagte Mom zu Dad, der nur wissend lächelte. “Wir können

ja ihm beibringen, wie wir uns gemeinsam mit ihm vergnügen können”. Mom und Dad merkten gar

nicht, dass ich inzwischen wieder aufgewacht war und sie miteinander reden hörte. Ich fühlte

aber auch Dads Schwanz, der sich an meinen Oberschenkel drängte, hart, heiß, fickgeil. Und seine

Hand spielte an meinem Schwanz und meinem Sack, während er sich von Mom wichsen ließ, die

ihrerseits auch einen Oberschenkel über meinen anderen gelegt hatte und damit meine Beine

auseinander drängte.
“Aber Du musst aufpassen, dass er weit genug wird, nicht dass Du ihm wehtust”, flüsterte meine

Mome zu Dad und der rutschte mit seinem Zeigefinger tiefer und tiefer, bis er mich an meinem

Schließmuskel massierte.
“Komm, lass ihn uns vorbereiten”, sagte Dad. “Lutsch ihn, während ich ihn von hinten richtig

schön massiere”. Ich stelle mich absichtlich schlafend, weil ich spürte, wie es meine Eltern

richtig aufgeilte, sich vorzustellen, ihren schlafenden Sohn zu vernaschen. Ihre Muschi, die sie

an meine Haut presste, war inzwischen heiß und nass. Sie hockte sich auf und beugte sich über

meinen Schoß, drängte mir meine Schenkel weit auseinander und begann zu saugen. Himmlische

Gefühle übermannten mich und ich drängte mich ihr ein wenig entgegen. Da rutschte Dads Hand

unter meinen Steiß und ich spürte das Kühle von der Hautcreme, die er mir auf meinen

Schließmuskel schmierte und dann drückte er die Fingerkuppe langsam in mein Loch. Sofort wurde

mein Schwanz hart und steif und wuchs und wuchs in Moms Mund, die wie eine Melkmaschine an mir

saugte.

“Das scheint ihm zu gefallen”, sagte Mom zwischen durch zu Dad. “Schau mal, wie riesig sein

Schwanz wird” und dann widmete sie sich wieder ihrer Arbeit, mir mein Sperma hochzusaugen.

“Schieb ihm noch einen Finger rein und geh tiefer”, sagte Mom und ich spürte plötzlich, wie Dad

meinen Schließmuskel zu dehnen begann. Es tat ein wenig weh, aber ich fühlte gleichzeitig, dass

ich diesen geilen Schmerz mochte und dass das Gefühl in meiner Eichel dadurch intensiver wurde,

wenn Moms raue Zunge über meinen Eichelkranz rieb und ihre Zungenspitze gegen mein Spritzloch

drückte. Langsam und ganz vorsichtig, schob Dad seine Finger tiefer und tiefer in mich hinein,

während er langsam auch vor und zurück ging und bald hatte er einen Punkt erreicht, der mich

aufstöhnen ließ. “Ohhhhhh!”, kam es von Mom. “Die ersten Tropfen, mach weiter”. Dad begann nun

sich immer ein weniger schneller zu bewegen und drückte immer wieder auf diesen Punkt in mir,

tief drinnen, der mich irre geil machte. Es zog in meinem Spritzloch, als müsste ich gleich

lospissen, wenn er fest draudrückte und mein Schwanz wurde immer härter und ich hatte das

Gefühl, gleich würde ich platzen und Mom meine ganze Pisse in den Mund schießen lassen. Um Mom saugte und sauge wie wild. “Oh, endlich, herrlich!”, stöhnte sie. “Mach weiter, ich will noch mehr von seinem Saft” und Dad gehorchte. Immer tiefer und härter stieß er nun seine zwei Finger in mich rein, bis ich plötzlich dachte, ich verliere den Verstand vor Geilheit. Ein Orgasmus schoss durch meinen ganzen Körper, dass mir sogar meine Beine zuckten und ich laut stöhnen musste, während ich wohl Unmengen in ihren Mund spritzte.

“Siehst Du”, sagte Dad zu Mom. “Er liebt es, von mir in den Arsch gefickt zu werden”. Mom strahlte über das ganze Gesicht. “Und wenn er erst einmal in dir steckt, dann wird es doppelt geil, ihn dabei durchzuficken und ihm in seinen Boyarsch zu spritzen”.
Ich glaubte erst, nicht richtig zu hören. Dad wollte mich tatsächlich in den Arsch ficken, während ich Mom in die Fotze ficke und reinspritze? Himmel, war das geil. Ich tat so, als würde ich aufwachen und griff nach Dads Schwanz. Herrlich hart, heiß und ein wenig feucht. “Hast Du gespritzt, Dad?”, fragte ich, während ich mich noch ganz verschlafen stellte und mein Gesicht an Moms geile Euter drängte und begann, eine ihrer dicken Zitzen zu saugen. Mom stöhnte auf.
“Nein, noch nicht. Das ist nur mein Vorsaft”, sagte Dad. “Aber Du hast eben geil gespritzt, mein geiler Sohn. Mom liebt das, wenn Du sie mit Sperma vollspritzt”.
Ich räkelte mich wohlig, denn das Gefühl von dem geilen Orgasmus verebbte nur sehr langsam. Und mein Poloch pochte mächtig, so, als hätte ich da ein hüpfenden Frosch drin.
“Ich möchte, dass du auch spritzt, Dad”, sagte ich. “Magst Du?”, fragte ich ihn grinsend, während ich meine Beine hochhob und ihm mein Poloch hinhielt. “Mom, du darfst mich gleich nochmal saugen”, sagte ich und griff ihr zwischen die Schenkel an ihre Fotze. Die war tropfnass und glitschig und ich rieb ihren dicken Kitzler, während Dad sich aufhockte und sich vor meinen Po kniete.

“Mach ihn erst richtig glitschig”, sagte Mom und musste gleich wieder stöhnen, weil ich meine Finger in ihre Fotze gleiten ließ.
“Mach ich schon” und ein richtig dicker Batzen Hautcreme landete auf meinem Poloch. Dad rieb mich damit ein, außen wie innen und ging dabei auch wieder ganz tief rein, was meinen schon etwas schlaff gewordenen Schwanz gleich wieder dick werden ließ. Dann spürte ich etwas großes an meinen Po, seine Eichel, wie sie sich langsam hineinquetschte. Die war natürlich dicker, als die zwei Finger von eben. Ich musste auch aufstöhnen, denn an diesen Schmerz musste auch ich mich erst gewöhnen. Aber dann war seine Eichel drin und dann tat es nicht mehr weh. Es war nur noch geil und ich stieß meine Finger immer heftiger in Moms Fotze. Sie keuchte und stieß spitze Schreie aus und ich wusste, weil ich meine Eltern oft beim Ficken beobachtet hatte, dass sie gleich zum Höhepunkt kommt. Also stieß ich fester zu, diesmal mit vier Fingern in ihrer Fotze. Dad stieß im gleichen Augenblick zu und so fickten wir im gleichen Tackt, was Mom zur Raserei brachte. Sie schrie jetzt vor Geilheit und dann spürte ich, wie sie unwillkürlich zu zucken begann, am ganzen Körper, und in ihrer Fotze fühlte sich das geil an, weil darin alles zu hüpfen schien. Und auch Dad atmete immer schwerer. “Oh, mein Junge, was hast Du einen geilen Arsch”, stöhnte mein Dad und dann rammte er mir seinen Schwanz so tief rein, dass ich spürte, wie mir mein Saft durch die Harnröhre drückte und aus meiner Eichel lief. Dann schrie auch Dad auf, röhrte wie ein Hirsch und ich spürte etwas ganz heißes in meinem Po. Er spritzte das erste Mal in mir ab.

Erschöpft lagen wir drei nebeneinander. “Na, was ist, mein Kleiner”, fragte mich meine Mom, während ich wieder an einem ihrer Euter nuckelte. “Magst Du nicht auch ein Schwesterchen haben?”
Ich nickte. “Dann musst Du nächstes mal nicht die Finger nehmen. Dann schiebst Du mir Deinen Schwanz rein”.
“So wie Dad eben in mir?”
“Ja, nur Du fickst mich in meine Fotze. Und Dad Dich in den Arsch. Es wird himmlisch werden, wenn ich spüre, wie Du mir ein Kind machst”.
Das glaube ich auch, dachte ich noch und schlief wieder wohlig ein. Ein schöner Gedanke, mir meine eigene Schwester ficken! Ob ich da wohl träumte? Bevor ich eine Antwort auf meine Frage fand, war ich schon wieder eingeschlafen.

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BDSM

In den Fängen der Spinnenkönigin IV

In den Fängen der Spinnenkönigin IV
(c)Krystan

Tiriva trat ein in die Opferhöhle der Spinnenkönigin. Noch immer verursachte dieser Ort ein unangenehmes Kribbeln unter der Haut der jungen Novizin. Ihr schulterlanges Haar war weiß wie der Schnee und entsprach damit ebenso dem üblichen Erscheinungsbild einer Dunkelelfe, wie der schwarzblaue Hautton, der durch das Licht der Kristalllampen einen leicht violetten Schimmer bekam.

Die Brutkammer bestand im Wesentlichen aus einem Opfertisch, der den speziellen Anforderungen der Königin gerecht wurde. Ketten und Ringe aus Mithril glänzten auf dem massiven anthrazitfarbenen Block aus massivem Gestein. Runen aus der alten Sprache des Unterreichs waren die einzige Verzierung jenes finsteren Altars. Um ihn herum befanden sich einige Käfige und andere Halterungen. Dies war Teil des grausamen Spiels. Die Opfer warteten hier manchmal Tage auf den Moment, an dem die Spinnenkönigin eine von ihnen erwählte, während die anderen dabei zusehen mussten.

Schweißperlen bildeten sich in dem schwülheißen Klima der Höhle auf ihren freiliegenden Schulterblättern. Tiriva trug nur einen seidenen Hüftschleier, unter dem man deutlich ihre blanke Weiblichkeit erkennen konnte. Als einfache Novizin war es ihr im Tempel der Spinnenkönigin nicht gestattet, weiteren Zierrat zu tragen. In den Händen hielt sie ein Tablett, auf dem sich ein Krug, ein Becher und eine Schüssel befanden.

Die junge Novizin war nicht ohne Grund in diese geheiligten Hallen gekommen. Sie Blick suchte nach dem Mädchen, welches von Ketten aus Mithril an der Wand fixiert war. Deutlich war sie an ihrer blassen Haut zu erkennen. Mit nackten Füßen trat sie auf den angenehm temperierten Felsboden der Kammer. Sie näherte sich dem Opfer, welches schon seit zwei Wochen auf die Erfüllung ihres Schicksals wartete.

Ein Lächeln umspielte Tirivas Miene, als sie den zarten Leib der Fremden erblickte, die vollkommen nackt und mit gesenktem Haupt an den Ketten hing, die ihre Handgelenke fest an die Felswand banden. Ihre Ohren waren seltsam oval geformt und besaßen nicht die Spitze, wie sie bei Elfen, Orcs oder Zwergen üblich war. Nur Menschen besaßen dieses Merkmal.

Tiriva wunderte sich ein wenig, wieso die Spinnenkönigin ausgerechnet diese primitiven Kreaturen als Brutstätte für ihren Nachwuchs wählte. Die Dhare waren Kinder der Spinnenkönigin. Magische Mischwesen, die aus dem Körper befruchteter Opfer schlüpften. Die junge Dunkelelfe wusste nicht genau, wie dieser Prozess funktionierte. Sie hatte jedoch einige der Opfer bereits gesehen, wie sie kurz nach der Befruchtung durch die Spinnenkönigin mit aufgeblähten Körpern in die Bruthöhle gebracht wurden. Manchmal fragte sie sich, was aus ihnen wurde, nach dem die Brut in ihrem Bauch geschlüpft war.

Die Ungewissheit ließ jagte ihr einen Schauer durch ihren zarten Körper. Sie stellte das Tablett neben der Gefangenen ab und griff nach dem Becher. In ihm befand sich ein kräftigender Trank, der dem Mädchen die Kraft für das Ritual verleihen sollte. Tiriva wusste nicht, wann die Königin in Begleitung ihrer humanoiden Dharewächter hier auftauchen sollte. Das Mädchen sollte jedoch allzeit bereit dafür sein.

Mit geschlossen Augen nahm sie den Geruch von Angstschweiß deutlich war. Doch war es nicht das Einzige, was sie vernahm. Die Novizin wusste, dass der magische Trank, den sie dem Opfer verabreichen sollte, eine aphrodisierende Wirkung besaß. Es gab Gerüchte, dass die Priesterinnen besonders begehrten Novizinnen die Essenz des Trankes verabreichten, um sie für das Liebesspiel gefügig zu machen. Tiriva fragte sie, wie es wohl wirkte. Sie selbst war im Spiel der Mächte zu unbedeutend, um selbst Opfer dieser Droge zu werden. Trotzdem reizte sie der Gedanke daran und so zeugten die gut sichtbaren verhärteten Brustwarzen der Dunkelelfe von ihren lüsternen Gefühlen.

Die Novizin leckte dem Menschenmädchen über den Hals. Sie schmeckte das Salz auf ihrer Haut. Ein leises Stöhnen entkam den Lippen der Unbekannten. Sie erwachte wohl aus dem Dämmerzustand, in dem sich die meisten Gefangenen nach einigen Tagen zurückzogen.

“Hallo”, hauchte Tivira und streichelte dem Mädchen mit der freien Hand über den flachen Bauch. Deutlich war das unruhige Zittern zu spüren. Die Dunkelelfe biss ihr in das Ohrläppchen und aus dem so zerbrechlichen Leib kam ein lautes Keuchen. “Ist unser kleines Opfer erwacht?”

Angst funkelte in den blaugrauen Augen auf. Die Menschin hatte mit ansehen müssen, wie all jene die man mit ihr in die Opferhöhle gebracht hatte, auf den Altar gelegt worden waren, bevor sie dann von der Spinnenkönigin befruchtet wurden. Diese traumatischen Momente hatten sich tief in den Verstand des Mädchens eingeprägt. Sie kannte die Dunkelelfen nur als jene Häscher, die aus der Finsternis entsprungen waren, um sie von der Oberwelt zu rauben. Tivira genoss das Gefühl. Es bedeutete Macht. Sie, die ansonsten kaum beachtete Novizin besaß nun Macht über das Mädchen.

Die Finger glitten tiefer. Tivira ertastet die blanke Scham, während ihr Blick weiterhin auf der Gefangenen lag. Eine andere Novizin hatte die Scham wohl erst vor ein paar Tage rasiert. Schade, es wäre ein willkommener Vorwand gewesen, länger hier zu bleiben. Sie durchfuhr die ungeschützte Spalte und führte zugleich den Becher an die Lippen des Mädchens. “Trink!”, befahl sie mit einer ihr ungewohnten Strenge.

Wieder zuckte die Unbekannte zusammen. Sie öffnete jedoch rasch den Mund um zu trinken. Ob der Gehorsam aus Angst oder aus Durst erfolgt war, wusste Tivira nicht. Es war ihr auch gleich, die Hautsache war, das Opfer tat brav das, was sie befahl. Sie neigte den Becher immer mehr, während man deutlich die schluckenden Bewegungen der zarten Mädchenkehle erkennen konnte.

Ihre nackten Brüste berührten immer wieder die wesentlich kleineren Rundungen des Menschenmädchens. Ihr schweißnasses Haar fiel ihr in Strähnen über die Schultern. Tivira kauerte leicht auf ihrer Unterlippe. Sie spürte den eigenen Unterleib, der sich vor verbotenem Verlangen zusammenzog. Unsicherheit und Erregung, Zweifel und das berauschende Gefühl von Macht, kämpften in ihr um die Herrschaft.

Die Dunkelelfe streichelte weiter über die bereits leicht geschwollene Vulva und verstärkte damit die Wirkung des aphrodisierenden Saftes. Deutlich war der Schleim zuspüren, der sich zwischen ihren Schamlippen bildete und nun auch den Finger der Novizin benässte. Immer mehr des zähen Sekrets bildete sich. Bald schon Floß förmlich aus dem hilflosen Mädchen heraus, die immer wieder erfolglos gegen die Ketten ankämpfte, während ihr Körper durch den magischen Trank in einen Rausch verfiel.

Kurz bevor das Menschenmädchen den letzten Tropfen aus dem Becher lehren konnte, entzog ihn ihr die Dunkelelfe. Tivira hatte lange mit sich gerungen. Eigentlich sollte sie lediglich das Opfer waschen und ihr den Trank verabreichen. Die Aufgabe entglitt der Novizin jedoch immer mehr und so nahm sie den letzten Rest des Trankes fort von jenen Lippen, die sich nun verzehrend danach reckten.

“Er schmeckt dir wohl? Was?”, fragte Tivira das Mädchen und streichelte dabei die Lustperle zwischen ihren Schenkeln. Das Menschenmädchen keuchte nun lüstern auf, während es sich in den Fesseln wand.

“Aber du wirst ihn doch sicher mit mir teilen, oder?” Ohne auf eine Antwort zuwarten trank sie den Rest des magischen Gebräus mit einem einzigen gierigen Schluck. Es schmeckte überwältigend.

“Was …”, keuchte Tivira, bevor ihr die Stimme versagte. Mit einem Mal weiteten sich ihre Pupillen und ihr Körper erstarrte für einen Moment. Der Becher fiel ihr aus der Hand und zerschellte auf dem Felsboden.

Die Dunkelelfe ließ von dem Mädchen los, welches den Rausch mit ihr teilte. Sie taumelte Rückwerts. Für einen Moment schwanden ihre Sinne, nur um dann erneut zu erwachen. Ihr Körper stieß gegen den Altar und sie musste sich fest halten. Tausend neue Gefühle schienen auf sie einzuregnen. Unsichtbare Hände griffen nach ihrem zarten Leib und berührten sie auf ebenso viel lüsterne Wege. Feuchtigkeit bildete sich zwischen ihren Schenkel und sie riss sich das Tuch von den Hüften.

Tivira fiel auf den Altar, als hätte eine unsichtbare Macht sie dort hingezwungen. Lusttrunken rieb sie ihre von unsichtbaren Feuern durchfluteten Körper an dem nackten Felsen. Laut keuchte sie vor Verlangen, während sich ihre mit dem Mädchensaft benässten Finger nun der eigenen Wolllust widmeten.

Kräftig rieb sie die eigene Blüte, die sich nur zubereitwillig anbot. Lautes Stöhnen entkam ihrer Kehle und die ungehorsame Novizin trieb ihre Finger hinein in die warme Grotte. Alles fühlte sich fremd an. Jede Berührung, jeder Stoß schien von fremden Händen, von Fremden Liebhaber zu erfolgen. Ihr Mund war weit geöffnet. Speichel tropfte aus ihm heraus und benässte den dunklen Opferaltar.

Die Novizin brannte vor Lust. Sie befriedigte sich auf dem Altar der Spinnenkönigin ohne Reue, ohne Respekt. Das magische Elixier hatte sie in eine Sklavin der Lüste verwandelt und trieb Tivira in ekstatische Sphären. Krampfhaft wand sie sich unter nicht enden wollenden Orgasmen, während die Zeit um sie herum in die Unendlichkeit entschwand.

Die Dunkelelfe merkte nicht, wie sich die monströse Gestalt der Spinnenkönigin aus den Schatten in das violette Licht bewegte. Ihr Körper war so groß wie der eines Stiers und ihre langen, dünnen Beine, verliehen ihr das aussehen, einer Jagdspinne. Die Spinnenkönigin war jedoch kein Tier. Sie war die Herrscherin der Unterwelt. Durch ihre großen, pechschwarzen Augen betrachtete sie das Treiben der ungehorsamen Dienerin. Sie ließ sich Zeit, während sie langsam näher kam. Das euphorische Stöhnen der Novizin übertönte die Schritte der Spinnenbeine.

Mit weit geöffneten Schenkeln lag Tivira auf dem Altar. Lauts Hecheln entkam ihre Kehle. Dann plötzlich packten die Kieferklauen der Spinnenkönigin die Beine der Dunkelelfe und rissen sie weit auseinander. Der Kopf tauchte zwischen die geöffneten Schenkel und einen Moment später durchstieß der Giftzahn die zarte Haut des neuen Opfers.

Ein lauter Schrei hallte durch die Opferhöhle. Tivira erwachte aus den Lustträumen des Zaubertranks und blickte in die finsteren Augen ihrer Königin. Sie wollte gegen den brutalen Griff ankämpfen, wollte die Königin um Verzeihung bitten, doch da war es schon zu spät. Das Gift breitete sich bereits in ihrem Leib aus und ihre Muskeln erschlafften. Fassungslosigkeit spiegelte sich in der Miene der jungen Novizin wieder.

Hellwach erlebte das Opfer und doch unfähig sich zu währen, erlebte das Opfer den Moment, in dem die Spinnenkönigin über sie stieg und den gewaltigen Stachel an ihrem Unterleib ausfuhr. Suchend tastete die Spitze nach der feuchten Öffnung zwischen den Schenkeln der Dunkelelfe, die nun ebenfalls zu einem hilflosen Opfer geworden war. Langsam drang der elastische Stachel in sie ein.

Tivira spürte, wie sich ihre Vulva weitet. Sie fühlte den hohlen Stachel der Spinnenkönigin, der sich tief in ihren Unterleib bohrte. Schmerz, Angst und Lust wechselten sich ab. Sie wollte schreien, wollte um ihr Leben betteln, doch sie konnte es nicht. Nur das Geräusch ihres hastigen Atems entkam dem weit geöffneten Mund.

Sie spürte das erste Ei, welches durch den flexiblen und hohlen Stachel in sie gepresst wurde. So unglaublich es auch war, Tivira empfand diesen Moment als ungemein erregend. Fast wäre sie auf der Stelle gekommen. Doch es reichte nicht ganz. Sie sehnte sich förmlich nach dem nächsten Ei, welches mit pulsierenden Bewegungen in sie hinein gepresst wurde. Es kam und erfüllte sie erneut mit einer Woge aus Lust und Schmerz, während sie hilflos da lag.

Angekettet beobachtete das Menschenmädchen nun ein weiteres Mal jenes beängstigende Schauspiel. Sie wusste, dass auch sie irgendwann so daliegend würde, nur um von der Monsterspinne befruchtet zu werden. So empfand sie Mitleid für die Dunkelelfe, die sie nun durch ihre eigene Gier zu einem unvorgesehen Opfer geworden war. Ein Rinnsal hatte sich zwischen ihren Schenkeln gebildet, denn der Trank ließ auch sie nicht unberührt. Immer wieder durchzogen seltsame erotische Gedanken ihren Verstand. Sie dachte daran, wie es sich wohl anfühlte, wenn der eigene Bauch sich unter den Dutzenden Eiern aufblähen würde, bis das Monster schließlich von einem abließ.

Irgendwann würde sie es wohl erfahren. Doch nun war es an der armen Tivira. Speichel tropfte aus ihrem weit aufklaffenden Mund, während ihr Bauch zum Besten gefüllt war. Bei vollem Bewusstsein hüllte die Spinnenkönigin die Novizin in einen Kokon aus weißer Spinnenseide ein. Dann verschwand sie mit diesem in die Bruthöhle und ließ das Mädchen alleine zurück.

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Der Einkauf

Daniel musste mal wieder Klamotten einkaufen. Er hatte nun schon eine ganze Weile von der Substanz gelebt. Nicht, dass er sich neue Sachen nicht hätte leisten können, aber er war halt nicht losgegangen. Bald würde das Frühjahr beginnen, das Wetter würde wärmer werden und dann wollte er auch mit frischem Fummel aufwarten können. Den ganzen Tag vertrieb er sich die Zeit in den Geschäften. Zog dieses oder jenes an, wechselte von Kaufhaus zu Kaufhaus und schaute ebenfalls in die kleinen Boutiquen, die er an sich nicht so häufig ansteuerte. Das richtige fand er nicht. Zwischendurch beobachtete er in den Geschäften Leute, die ebenfalls auf Einkauftour waren. Dachte sich aus, was diesen stehen würde und versuchte dann das gesehene auf sich zu übertragen. Wie man sich vorstellen konnte beobachtete er überwiegend Männer, die häufig in weiblicher Begleitung Kleidung anprobierten, wechselten und dann doch unverrichteter Dinge das Geschäft verließen. Auch das Beobachten hatte was für sich. Fast unvermeidlich waren einige flüchtige Blicke in die Kabinen, wenn sich jemand umzog. Keiner kann da wirklich widerstehen. Daniel ebenfalls nicht. Der kurze Vergleich, wie sieht der aus, wie sehe ich aus? Steht ihm das, steht es ihm nicht? Daniel zog viel Vergnügen aus diesen Momenten. Auch, weil er sich gern an anderen Körpern aufgeilte. Klar, es waren auch die eher unerotischen Exemplare des menschlichen Daseins dort, aber ab und zu konnte er wahre Prachtstücke sehen. Er hoffte ja auch, dass eben diese ebenfalls Gefallen an den Seitenblicken hatten. Leider wurde er eigentlich immer enttäuscht.

Heute jedoch war es anders. Es fing damit an, dass in einem der alteingesessenen Kaufhäuser ein Kunde den Vorhang zur Kabine allzu offensichtlich nicht völlig schloss. Da Daniel gerade ebenfalls einige Kleidungsstücke anprobieren wollte und alle Kabinen besetzt waren, stellte er sich dort hin, von wo er meinte, dass er sehen würde, wenn eine Kabine frei werden würde. Über einen Spiegel konnte er besagten Kunden gut beobachten. Es war ein nicht übermäßig gut aussehender Mann um die vierzig und kräftiger Figur. Seine Vorliebe für einfache Freizeitkleidung war unverkennbar. Er streifte seine Jeans ab und blickte mit zusammengekniffenen Augen um sich. Daniel konnte nicht erkennen, ob er ihn bemerkt hatte. Er stellte jedoch seine Feinrippwäsche offenkundig zur Schau. Er richtete sich auf und fasste sich beherzt zwischen die Beine. Daniel musste schmunzeln. Es sind wahrlich nicht nur Prachtexemplare, die man hier zu sehen bekommt, dachte er bei sich. Jener probierte einige Kleidungsstücke an, wobei er zwischendurch zur Hose auch seine Oberbekleidung ablegte. Der Nabel grub sich tief ein und markierte einen ausgeprägten Bauch, der von seinem Hemd nicht mehr bedeckt werden konnte. „Manche machen sich wirklich zum Gespött“, ging es Daniel durch den Kopf. Der Typ hob den Kopf und lächelte Daniel an. Daniel bemerkte, dass dessen Hand tief zwischen seine Beine vergraben war und er sich die Eier massierte. Daniel war froh, dass eine Kabine am anderen Ende der Reihe frei wurde und er dieser Situation aus dem Weg gehen konnte.

Es kam Daniel in den Sinn noch in den nächsten Sportladen zu gehen, um zu sehen was dort so geboten wurde. Dort hatte er bisher immer flotte aktuelle Mode gesehen und nun wollte er dort zuschlagen. Er schaute bei der Freizeitmode nach passenden Sachen, als er einen attraktiven jungen Mann, der vielleicht etwas älter war als er, bemerkte, der häufiger in seine Richtung schaute. Beide beobachteten sich mit kurzen Blicken, immer solange, wie der andere nicht hinsah. Schließlich hatte sich Daniel einige Sachen ausgesucht, die er anprobieren wollte. Der andere Typ tat es im gleich und kam ebenfalls mit mehreren Sachen zu den Kabinen. Er ergatterte grade noch die eine Kabine, sodass Daniel wieder nur das Nachsehen hatte. Bei allen anderen Kabinen waren die Türen entfernt. Daniel wollte sich nicht in aller Öffentlichkeit umziehen und setzte sich in die Ecke an den dort für solche Gelegenheiten bereitstehenden Tisch. Ein großer Spiegel war in dem Gang vor den Kabinen angebracht. Er musste also zwischendurch herauskommen, damit er sich anschauen konnte. Im Laden war nicht allzu viel los. Im Hintergrund lief leise Musik und von den Verkäufern war weit und breit nichts zu sehen. Der Typ probierte verschiedene Hemden aus, kam jedes mal vor die Kabine und betrachtete sich ausgiebig im Spiegel. Daniel war nicht sicher, ob er dabei auch immer wieder einen Seitenblick auf Daniel warf. Er lehnte sich zurück und machte keinen Hehl daraus, dass er diesen Jemand ausgiebig betrachtete. Als offensichtlich die Hemden durchprobiert waren, kam er mit offenem Hemd vor die Kabine und probierte wohl nun die Hosen durch. Sein Oberkörper war eine imposante Erscheinung, schlank, durchtrainiert mit gut proportionierten Muskeln und etwas gebräunt. Er war sich seiner Wirkung wohl bewusst. Daniel lehnte sich zurück und sah ihn genüsslich an. Sein Körper reagierte mit den richtigen Regungen, die seine Lust langsam steigerten. Bei den Shorts hatte sich sein Gegenüber die knappen Shorts ausgesucht, geschnitten wie Laufhosen. Er hatte den Eindruck das der Typ absichtlich sehr enge Shorts ausgesucht hatte, die die ganze Pracht seiner Latte zum Ausdruck brachten. „Oh, Mann, was ist das?“ fragte sich Daniel im Stillen. Sein eigener Schwanz hatte sich zu seiner ganzen Größe ausgefahren und pochte im gleichmäßigen Rhythmus seines Herzschlags in seiner Hose. Daniel erging sich in seinen Vorstellungen, was dazu führte, dass er immer mehr in Fahrt kam. Als der Typ das nächste Mal aus der Kabine kam hatte er zwar ein T-Shirt übergezogen, probierte jedoch nun Badehosen. Als er sich darin im Spiegel anschaute blickte er auch ganz offen zu Daniel herüber. „Steht mir das?“, fragte er mit schmalem Lächeln. „Dreh Dich mal um“, sagte Daniel, auch um seinen geilen Arsch sehen zu können, der den dünnen Stoff ausbeulte. „Magst Du solche Kastenhosen? Versuch doch mal knapper geschnittene“, antwortete Daniel. Er verschwand in der Kabine, wobei er den Vorhang vergaß zu schließen, was er bisher stets getan hatte. Daniel sah den strammen Arsch und konnte auch einen kurzen Blick auf seinen Schwanz werfen. Daniel merkte, dass er selbst bereits feucht war, so geil er sich jetzt fühlte. Der Typ streifte einen knapp geschnittenen schwarzen Badeslip über, der genügend Einblick in alles wesentliche gewährte. Er verknotete die Kordel, da sich sonst sein Schwanz steif und prall über den Bund erhoben hätte und präsentierte sich Daniel vor dem Spiegel. Ein breites Grinsen spielte um sein Gesicht. Daniel konnte den Blick nicht von seinem Schwert lassen. Ein dünner Streifen krauser Haare erstreckte sich vom Nabel abwärts bis er sich im Gewusel seines Schamhaares verlor. Daniel war so geil. Am liebsten hätte er den Typen auf der Stelle genommen, hätte seinen Schwanz ergriffen und es ihm besorgt. Er stand auf. Der Typ zog die Brauen hoch. „Was hast Du vor?“, fragte er. Doch Daniel ging auf ihn zu, griff ihm zwischen seine Beine und massierte seine Eier zwischen seinen Fingern. Seine Zunge senkte sich auf eine Brustwarze und saugte genüsslich daran. Der Typ seufzte. „Oh ja, das ist geil. Nimm ihn in Deine Hand. Machs mir.“ Dabei traten sie zurück in die Kabine und schlossen sie. Mit einer Hand öffnete er den Knoten und schlüpfte mit der Hand in die Badehose, die bereitwillig den Schwanz und die Eier des Adonis freigab. Mit der anderen Hand strich Daniel über seinen Arsch und fühlte die kleinen Härchen auf seiner Haut, die sich mit Gänsehaut bedeckte. Daniel sank auf die Knie und leckte an der Erhebung der Adern, die den Schwanz seines Gegenübers überzog. „Oh, ist das ein Prachtstück.“ Dabei biss er leicht in seine Eichel, was ein Beben der Lust auslöste. Daniel schmeckte den Hauch von Sperma, den der erste Tropfen preisgab. Er warf seinen Kopf nach hinten und fing an sein Gegenüber zu wichsen, ihn zu melken. „Oh ja. Machs mir. Wichs mich. Ich will Dich bespritzen.“ Mit leichten Stößen seiner Hüfte schob er seinen Schwanz vor und zurück. Daniel sog an seinen Eiern und leckte an der Unterseite seines Schwanzes. Seine Eichel glänzte und stand steil aufrecht auf seinem dicken Schaft. Tief rosa-violett gab sie ihre Lust preis. Der Typ atmete jetzt mit leichtem Stakkato, was anzeigte, dass er bald seinen Ficksahne verspritzen würde. Daniel öffnete seinen Mund und stülpte ihn über den Schwanz. Tief führte er ihn in seinen Rachen und ließ seine Lippen vor und zurück über den Schaft gleiten. „ Uh, A, MMh. Ich komme. Jah, JAH. Nimm ihn. Ich spritz Dich voll.“ Dabei stieß er seinen Schwanz tief in Daniels Rachen, der Mühe hatte sich nicht zu verschlucken und pumpte sein Sperma in seinen Mund. Heiß und klebrig benetzte die Ficksoße seine Zunge. Eine Mischung aus Speichel und Sperma lief Daniel aus den Mundwinkeln. „Ja, bespritz mich. Gib mir deine Soße.“ Der Typ rammelte in seinen Mund und spritzte Strahl für Strahl in seinen Rachen. Daniels Lust steigerte sich beim Geschmack nach Salz und Sperma und dem Gefühl eines prallen Schwanzes in seinem Mund. Er zuckte und sein Schoß bebte, bis auch er kam und sich selbst bespritzte. Schuss um Schuss prallte gegen seinen Slip, der warm und feucht an seiner Haut zu kleben begann. „Du geiler Bock. Du Ficker, ich komme, ich komme. AHHH,“ entfuhr es Daniel. Er richtete sich auf und leckte seinem Gegenüber noch einmal mit klebriger Zunge über seine Brust.

Daniel verließ die Kabine und suchte das nächste WC auf. Momente später, noch ehe Daniel die Kabinentür verschließen konnte, erschien der Typ ebenfalls, kam zu Daniel in die Kabine und nahm Daniel von hinten. Ohne Zögern entblößte er seinen Speer und rammte ihn tief in Daniels Arsch. Bis zum Anschlag schob er sich nach vorne. Daniel stöhnte vor Lust. „Fick mich. Rammel mich. Machs mir. Ja, fick mich.“ Jedes mal bis zum Anschlag schob der Typ seinen Schwanz in Daniels Rosette bis auch er zu Stöhnen begann und Daniel immer härter fickte. „Ja, Du Sau. Machs mir. Fick mich. Komm schon, fick mich.“ Das Brennen seiner Rosette wich einer betäubenden Lust und Daniel, dessen Schwanz hart wie Stein war, wichste sich und genoss jeden Stoss in seinen Arsch. Mit Wollust spürte er wie der Typ sich mit heftigen Stößen in ihn ergoss. Seine Ficksahne ließ seinen Schwanz gleiten. „Oh ja, spritz mich voll. Gib mir alles.“ Das Zucken seines Unterleibs melkte den Typen Stoß für Stoß. Er atmete tief und seufzend, bis der letzte Rest aus ihm heraus war. Daniel spritzte seine Soße in hohem Bogen auf den Fußboden. Wieder und wieder zog sich seine Rosette um den fremden Schwanz zusammen. Seine Erregung brachte ihn zu einem heftigen Orgasmus und er entließ Ströme von Sperma, die den Boden milchig weiß bedeckten. Atemlos genossen sie beide ihre tiefe Befriedigung. Beide Schwänze wurden schlaff, erschöpft vom vollständigen Orgasmus. Daniels Unterleib zuckte noch, als der fremde Schwanz aus ihm herausrutschte, triefend von Sperma. Sie beide atmeten tief, um wieder zu Luft zu kommen. Daniel wollte gerade den Typen ansprechen, nach seinem Nahmen fragen usw. als dieser sich an zog, sich umdrehte und die Kabine verließ, sich kurz die Hände wusch. Mit einem kurzen Blick in den Spiegel und einem Kopfnicken verließ der Fremde den Waschraum.

Seit diesem Tag ist Daniel dort Stammkunde, hat den mysteriösen Fremden jedoch nie wieder gesehen.