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L’attesa del cornuto

Quando nel profondo della notte, disteso sul divano, al buio, con la tivù accesa -ma che non vedi né senti- attendi il suo ritorno ti chiedi cosa ti abbia spinto a mandare tua moglie fra le sue braccia. Quale strana malattia della mente ti ha portato a bramare ciò che gli altri uomini aborrono di più, le corna. Perché, non illuderti, sono corna. Corna. L’altro non è un toy-boy è un uomo. Un uomo che da ore sta trombando tua moglie. E tua moglie lo sai benissimo che non è una bambola di pezza, ma una donna e che prima di andare a letto con un uomo ne vuole sentire l’odore, il sapore, apprezzarne l’intelligenza, la simpatia, la classe; lo vuole scegliere, vuol farsi corteggiare. Chi stà trombando tua moglie non è un fantoccio ma un uomo che le è piaciuto. Lui le piace davvero. L’ha coinvolta, sedotta, comquistata. Per molti giorni lei ha atteso questa serata. Ha ricevuto decine di suoi messaggini e chiamate. Tua moglie da tempo aveveva sempre con se il cellulare, anche la notte; e la notte arrivavano messazzini in vibrazione. Lei rispondeva agli sms e poi percepivi che pensando tu dormissi si masturbava. In questa love-story però non sei stato passivo testimone. Ne sei stato il promotore e attivissimo ruffiano. L’hai lusingata dicendole che se un uomo come quello la corteggiava con tanta assiduità e insistenza significava che la vede come una donna affascinate, malgrado i quaranta suonati. Lei ha ceduto alle sue lusinghe e alle tue insistenze ed ora è con lui, nel suo letto con lui che la sbatte. Nell’immaginarli insieme il tuo pene ora si erge ora si affloscia. Oscilli fra paura e esaltazione. Sono cornuto, ti dici. Finamente cornuto! Ma non sai se sei pienamente contento. Dentro di te qualla vocina ti mette in guardia. Ma poi il pene si erge di nuovo spinto dal desiderio di goderti le corna e lo masturbi prima piano poi freneticamente. Ti trattieni. Sai fin troppo bene che se vieni poi l’eccitazione passa e rimane solo l’angocia. Allora ti fermi. I secondi sono minuti e i minuti ore, nella notte che lei è con lui. Poi infine senti la chiave nella serratura. balzi in piedi ma poi ti fermi. Non vuoi farle vedere quanto sei felice. Lei viene verso di te e tu vedi quanto sia distrutta, stanca, truccata alla meno peggio. Ti da la borsa e si avvia verso il bagno. Nella borsa ci sono gli slip madidi ancora dei suoi umori. Lei sa bene che userai quegli slip per accitarti annusandoli per giorni. La raggingi in bagno. Lei sta pusciando nel bidet. Scoreggia e piscia appoggiando la testa stanca alla parete davanti a se. Ti avvicini, ti inginocchi accanto a lei per il solito rito dell’abluzione pest coito e regoli l’acqua per renderla tiepida; poi la lavi delicatamente senza sapone intimo. Lei si solleva a fatica e tu sorreggendola l’asciughi. Lei ti cede, Sa che è il tuo momento. Si lascia accompagnare in camera mentre tu la cingi per i fianchi, poi scendi a carezzarle le grasse chiappe che certo _tu speri con tutto il cuore- lui avrà provanato. Azzardi a toccarle il buco del culo e lei ha un piccolo gemito di dolore. Esulti dentro di te: ‘L’ha inculata!! l’ha inculata!! Evvaiiii!!’ e immagini la scena oscena. Arrivata al letto si gira e si siede mentre tu la sostieni; poi la lasci e lei si distede allargando le cosce offrendoti la visione della vulva ancora schiusa e tumefatta, ancora sensibilissima al tatto. Accosti piano la bocca, senza premere. Un fortissimo afrore di sesso emana da quella vulva a lungo penetrata. Forte odore di urina, sperma, umori vaginali… E’ questo odore che testimonia il misfatto tanto bramato; testimonia il passaggio del grosso membro di lui, perché lui ha il cazzo grosso, largo, con una massiccia cappella che ha certo riempito tua moglie stimolandone gli orgasmi… Altro che il tuo finissimo 12 cm, buono appena per seghe. Anche la lingua è delicata nel tocco. Lei sobbalza. ‘E’ stato meraviglioso’, ti dice. ‘Lo rivedrai, vero?’ ‘Si… Fra tre giorni’. ‘Ti manca già?’, azzardi… Non ti risponde. E tu, pur cosciente del pericolo ti esalti ancora e la sega parte frenetica. Poi la sua mano sul tuo capo e le sue parole sussurrate con dolcezza: “Sei cornuto sai mauro? Cornuto davvero… Quello mi ha fatto perdere la testa, sai cornutone mio?… Mi manca, accidenti! Mi manca già…” A quelle parole intesifichi la leccata e lei invece di respingerti ti assecondo. La vulva ha ripreso tono e viscide sostanze odorose la impregano di nuvo. Tu succhi avidamnete, le lecchi, ne aspiri l’odore forte. Il suo bacino si muove per cercare il cantatto con la tua bocca, ma certo si muove anche perché sta immaginando di offrirsi al maschio, al suo adorato amante; amante che fa di te un vero cornuto eccitato, segaiolo, impotente a soddisfare una moglie in calore.

-Oddio mauro… Oddioooo!! Lo voglio… lo voglio… lo voglio…” queste parole sono frustate di eccitazione per te, cornuto che smani, mugoli, beli come un caprone. I suio gemiti e implorazioni ti danno la certezza assoluta di essere cornuto. Cornuto come in tante fantasie masturbatorie hai immaginato di diventare. Da un anno hai accampato una inesistente impotenze solo per renderla più disponibile per un maschio che te la trombasse. I primi tempi lei cercavi di portarti dallo specialista, ma tu dicevi di essere quasi impotente a causa dello stress di lavoro. Quante volte mentre la masturbavi le dicevi quasi piagnucoloso che pur di non vederla soffrire avresti volentieri accettato le corna, purché fatte con discrezione. E lei sempre a darti del cretino. Poi pian piano ha iniziato ada cecttare l’edea e a tacere mentre le dicevi che un uomo discreto, potente, affidabile le avrebbe portato un pò di serenità. E lei ora taceva e si muoveva di più assecondando la masturbazione. ‘E’ pronta!’ pensasti. Ora cerchiamo il maschio giusto. Sono passati pochi mesi da allora e il maschio giusto ha già eiaculato dentro tua moglie diverse volte. Il prossimo passo sarà portarlo a casa per farli trombare nel lettone, nel sacro talamo, ma non sarà facile. Tua moglie non sa che glielo ha fatto incontrare tu per caso, come un tuo amico di facebook. Ma tua moglie ti sorprende acora:

“mauro, amore mio, sai cosa penso?…” tu annuisci col volto fra le sue cosce: “Penso che sarebbe bello poterlo far venire qui a casa mentre tu stai giù in tavernetta, nascosto, zitto zitto, a farti le seghe… Che ne dici?! potresti ascoltare… Ti godresti le corna in diretta… eheheh… e quando lui andrebbe via sarei ancora calda… E tu… ehm ehm… potresti approfittare di più… Che ne dici cornutone mio?” Un fortissimo tuo gemito e le scosse dell’orgasmo masturbatorio le darebbero la risposta.

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La crociera di Senior 01

Finalmente la nave salpò dal porto di Savona per quella benedetta crociera che facevamo per festeggiare i 20 anni di matrimonio. Avevamo una bella cabina esterna, molto confortevole. Il primo giorno volò via tra bagagli da sistemare, saluto del capitano e spiegazioni circa la vita a bordo. In tarda serata, stanchi ci ritirammo a riposare.

La mattina successiva fu dedicata ad una visita organizzata a Barcellona,mentre il pomeriggio preferimmo recarci in piscina. Proprio vicino a noi c’erano i nostri vicini di cabina. Soliti convenevoli e poi ognuno per i fatti suoi a fare una bella nuotata e a sdraiarsi per rilassarsi e godersi la vacanza. Verso le 19.00 ci ritirammo in cabina per prepararci per la serata.

Se ti va, mi disse mia moglie Ester, potremmo unirci ai nostri vicini per trascorrere la serata; sono pure loro qui a festeggiare i 20 anni di matrimonio; ho parlato un po’ con Clara, sai sono di Bologna e per loro, pensa è già la quarta crociera.

Non sollevai obiezioni, la prima impressione era che fossero persone gioviali, di compagnia insomma. Il fatto poi che già erano stati in crociera era per noi positiva in quanto eravamo alla nostra prima esperienza.
Fatto sta che ci incontrammo per la cena. Ester aveva indossato un pantalone celeste di lino e una blusa blu, molto semplice ma ben curata. Clara invece aveva una gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta bianca leggermente sbottonata, quel tanto da far ammirare un po’ del suo bel seno. Ci sedemmo ad un tavolo e cenammo conversando delle solite banalità. Quello che invece era meno banale era l’atteggiamento di Clara: sedendosi aveva portato con le mani la gonna indietro scoprendo completamente le gambe, ed era un bel guardare. Dopo cena ci recammo ad ass****re ad uno spettacolo di cabaret, discreto, interessante principalmente per la mia vicina: oltre a mostrare due belle gambe,la camicetta, per chissà quale miracolo, era più aperta di prima, si vedevano parte dei seni fasciati da un reggiseno bianco. Verso la fine dello spettacolo si esibì una bella ragazza, molto ben fatta, in un burlesque, uno spogliarello insomma. La ragazza era proprio molto bella e brava e riscosse anche molto successo; nei miei pantaloni, e non solo nei miei, si notava un evidente rigonfiamento.

Ecco i soliti maschietti che strabuzzano gli occhi appena vedono un po’ di nudo, esordì Clara rivolta al marito, sai benissimo che riuscirei a farlo anch’io e ti assicuro con un risultato altrettanto buono.

Franco non replicò e la questione finì lì. Più tardi ci intrattenemmo a parlare ancora un po’,io e Franco del solito argomento, il calcio e le signore dei loro soliti argomenti penso gossip e pettegolezzi vari. A mezzanotte ci avviammo verso le nostre cabine. Mi raccomando pensaci e fammi sapere, disse Clara a mia moglie prima di entrare nella sua cabina.

Cosa voleva Clara, chiesi a mia moglie.
Oh, niente, rispose evasiva mia moglie, ma notai che era pensierosa. Ci mettemmo a letto e spensi la luce.

Sai, disse Ester, mi ha detto che anche loro a volte si riprendono mentre fanno l’amore. Il marito a volte li mette in forma anonima su internet, mi ha detto che un loro filmato è stato scaricato da quasi 30.000 persone; solo che la maggioranza dei filmati non viene bene perché la telecamera è fissa, e spesso per pensare al filmato non riescono neanche a concludere l’atto. Insomma mi ha chiesto se eravamo disposti a riprenderli. Eventualmente loro avrebbero ricambiato la cortesia. Tu cosa ne pensi?
Non saprei, le risposi, ma poi siamo sicuri che vogliono solo quello e non altre cose?
Mah, possiamo sempre ritirarci in buon ordine.
E quando avverrebbe la cosa?
Anche adesso, basta che facciamo presto e li avvisiamo subito, mi ha detto di dare tre colpi alla parete divisoria della cabina.
Ma poi a te andrebbe di essere ripresa da loro mentre ti chiavo o mi fai uno dei tuoi splendidi bocchini.
Veramente un po’ di vergogna l’avrei, ma non so, può darsi che dopo aver visto loro all’opera mi passi. Io dico proviamo, tanto al massimo vedremo chiavare due persone da vicino come in quel locale di Parigi, ricordi? Quando tornammo in albergo me la facesti diventare di fuoco!!
Va bene, dai quei tre colpi alla parete, dissi accendendo la luce, e vediamo come si mettono le cose.

Mia moglie si alzò e diede il segnale convenuto, dall’altra parte si sentiva la voce di Clara che ci invitava ad andare in cabina da loro. Feci capolino dalla porta e quando vidi la loro porta aprirsi feci un cenno a mia moglie di uscire e la seguii nella cabina. Mia moglie ed io eravamo in tenuta da “sonno” pigiama e camicia da notte.
Clara invece indossava un babydoll di pizzo nero,sotto solo un perizoma trasparente; una bella donna sulla cinquantina, un bel culo e un seno abbondante, almeno una quarta, anche se un po’ cadente, sembrava la fotocopia di mia moglie; Franco stava a torso nudo in pantaloncini. Più o meno avevamo anche noi la stessa corporatura. Erano ben attrezzati, quattro faretti messi ai lati del letto che lo illuminavano da tutte le posizioni.
Franco mi diede la videocamera, mi chiese se la sapessi maneggiare. Era lo stesso modello della mia, lo rassicurai. Avevano delle maschere e ci consigliarono di indossarle. Non volevano che semmai un riflesso in uno specchio avesse reso uno di noi riconoscibile e proprio a lato del letto c’era uno specchio piuttosto grande.
Ester si accomodò su una poltroncina, vicino a me ed io, quasi per scherzo dissi: ciak si gira, avviando la registrazione. Prima ancora che iniziassero, su suggerimento di Franco, feci un primo piano su Clara facendo scorrere l’obbiettivo lentamente dal basso verso l’alto e poi a ridiscendere e girarle attorno riprendendola da dietro, principalmente il culo che era fantastico (me lo diceva anche il cazzo che si era indurito).

Franco si avvicinò alla moglie abbracciandola e baciandola in bocca, con le mani le carezzava il culo. Clara si avvinghiava al marito e infilava la mano nei sui pantaloncini. Si sedette sul bordo del letto, Franco si abbassò i pantaloni e Clara,afferrato il cazzo del marito se lo porto alla bocca ed iniziò a fargli un pompino. Con una mano gli massaggiava le palle mentre muoveva la testa avanti e indietro, il cazzo spariva completamente nella bocca della donna per poi riapparire di nuovo. Andarono avanti alcuni minuti e io più di una volta mi avvicinai con l’obbiettivo. Sempre con la moglie seduta sul letto Franco le sfilò lo slip le allargò le gambe e mi fece un cenno, capii ed effettuai un zoom tra le cosce di Clara a riprenderne la fica, Franco con le mani divaricò le labbra perché la si vedesse completamente. Poi si inginocchiò a cominciò a leccarla, Clara cominciò a gemere dal piacere, con le mani si toccava il seno e massaggiava i capezzoli. Si mordeva le labbra.
Cambiando spesso posizione davo ogni tanto uno sguardo a mia moglie e notai che anche lei aveva cominciato ad eccitarsi.
Clara si mise a pecora sul letto, le feci un’inquadratura del culo e della fica, Franco si stava posizionando quando uno dei faretti si abbassò e non si riusciva a tenerlo in posizione. Ester allora si alzò e venne a tenere il faretto in posizione. Franco avvicinò il cazzo alla fica della moglie e cominciò a chiavarla. All’inizio infilava il cazzo e poi lo sfilava completamente, si vedeva la cappella che penetrava in fica per poi riuscirne, e questo per sei, sette, otto volte. Clara gemeva dal piacere e lo incitava a chiavarla ancora più forte. Dai sfondami, diceva, la prossima volta devi mettermi qualcosa in bocca e nel culo, voglio essere piena dappertutto, dai, dai, dai.
Quando venne emise un urlo, Franco venne anche lui e riempì di sperma la moglie, poi si tolse e volle che riprendessi la fica della moglie mentre le colava lo sperma.

Guardai mia moglie e mi fece un segno di assenso, mentre loro si ricomponevano andammo nella nostra cabina per prepararci. Le dissi di indossare la camicia trasparente.
Non mi va, mi rispose. Mi vergogno ad essere guardata, a freddo, da un altro uomo; che poi mi veda anche nuda ma quando mi hai eccitata per bene.
Franco portò i faretti, Clara si sistemò a tenerne uno in mano, diedi a Franco la mia videocamera ed iniziammo lo spettacolo. Ripetei praticamente le stesse scene che avevo ripreso prima, con la sola variante che infilai il cazzo anche in culo a mia moglie, giusto alcuni colpi, prima di chiavarla nella fica.
Finito il tutto ci salutammo e se ne andarono nella loro cabina.
Ester volle rivedere alcune scene del nostro filmato.
Sii sincero, mi disse, ti piace Clara? Ho visto che ti si è indurito il cazzo quando la riprendevi.
Certo che è diventato duro, solo a un impotente non si sarebbe alzato e poi Clara, devi convenire, è una bella “gnocca”, ti rassomiglia come fisico, solo che il tuo seno è molto più bello, più tondo e sodo. E questo lo sai perché te ne vanti spesso, tacendo ovviamente che il culo di Clara era più tondo e pieno.
Sorrise contenta per i complimenti e felice si fece chiavare di nuovo.

By Senior

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Un dolce risveglio. .

Giulia era distesa di fianco sotto le coperte con vicina la sua fidanzata, Giada. Entrambe erano nude perchè la sera prima, si erano divertite e non poco. Fu Giada la prima a svegliarsi sentendo il suo cellulare vibrare che l’avvertiva di alzarsi. La ragazza però lo prese e disattivando la sveglia, si sdraiò nuovamente sul letto stiracchiandosi un poco. Notò con non poco stupore, di essere abbastanza bagnata e decise così di masturbarsi per soddisfare le proprie voglie che, iniziarono a farsi sentire maggiormente non appena la ragazza s’infilò due dita dentro la propria vagina. Con il medio e l’indice della mano sinistra si penetrava e con l’altra si sfiorava il clitoride aumentando così la sua eccitazione. Dovette però contenersi una volta raggiunto l’orgasmo altrimenti avrebbe svegliato la sua fidanzata che era ancora addormentata. Ma la sua voglia di fare sesso di certo non si fermò lì dopo essersi fatta un ditalino, ora voleva scopare la sua fidanzata per condividere con lei tutti i suoi piaceri. Le due ragazze avevano una collezione di dildi e vibratori, ma uno in particolare quella mattina ispirava di più Giada: un fallo nero flessibile e allacciabile. Si alzò per prenderlo e se lo mise immediatamente, poi si sdraiò nuovamente dietro Giulia che era sommersa in sonno profondo. Dapprima l’accarezzò solamente lungo tutto il suo magnifico corpo, la baciò più volte sul collo e sui capezzoli, poi le passò le mani sulle natiche belle sode e rotonde. Dopo quei svariati tocchi Giulia si mosse un pò ma rimase comunque addormentata e Giada poté continuare. Iniziò così a sfregare la punta del fallo tra le natiche di Giulia quasi a cercare disperatamente l’apertura della sua vagina ma Giada non voleva correre troppo e causare così alla fidanzata un pessimo risveglio no, al lavoro non sarebbe andata e così aveva tutta la giornata libera per sperimentare le sue più nascoste fantasie sulla sua ragazza. Ma l’eccitazione di Giada aumentò incredibilmente quando il fallo si fece strada tra le belle rotondità della sua fidanzata e trovò la sua apertura vaginale. Piano piano iniziò a spingere il fallo dentro quel buchino che molte volte aveva leccato e dopo leggere spinte Giulia si alzò e si rese conto di cosa le stava facendo la fidanzata. Si girò un pò col viso e incontrò le labbra frementi di Giada desiderose di incontrare quelle morbide di Giulia. Quando ormai Giulia si era svegliata completamente, Giada la iniziò a penetrare con maggior forza e non volendo far urlare la propria ragazza, la baciò insistentemente. L’orgasmo di Giulia non tardò ad arrivare e ciò rese Giada ancor più eccitata di quanto non poteva già essere. Così senza preavviso fece sdraiare Giulia a pancia in giù e iniziò a leccarle la sua cavità più nascosta e dopo che fu inumidita per bene, Giada iniziò a penetrare la sua fidanzata analmente. Non lo facevano spesso e così ci andò piano perchè aveva paura di far male a Giulia che però non dava segni di dolore ma anzi, continuava a godere dall’eccitazione incitando maggiormente Giada che, non facendoselo ripetere due volte, la penetrò con più veemenza. Entrambe raggiusero l’estasi del piacere e dopo che Giada si sfilò via il fallo, fece rigirare la fidanzata e poggiandosele sopra la baciò dolcemente. Dopo che si ripresero un pò, fu Giulia a prendere il comando della situazione. Prese due bende dal cassetto del comodino con le quali legò i polsi della fidanzata alle sbarre del letto. La iniziò prima a leccare sotto il collo per poi riscendere sui capezzoli, dove si fermò un pò più del solito per farglieli indurire progressivamente. Dopo averglieli succhiati avidamente, la leccò su tutta la pancia fino ad arrivare sul suo clitoride, il quale sembrava pulsare dalla voglia di essere leccato. Giulia allora ci si fiondò con tutta la faccia e lo leccò più che poté. Giada era in preda agli orgasmi e bloccata al letto, non poteva neanche fermare la propria fidanzata. Giulia la leccò anche dopo che la fece venire perchè non era mai sazia della vagina di Giada e quella mattina, di certo, non avrebbe esitato un solo istante a non dare piaceri alla sua ragazza. Dopo averla fatta venire per l’ennesima volta, Giulia diede qualche altro bacio a Giada e nel farlo, le si dovette avvicinare e nel mentre la sua mano finì proprio sulla vagina ormai fradicia della fidanzata e iniziò così a penetrarla con due dita. Ormai in quella camera da letto si sentivano solo gli urli di Giada e le dita di Giulia che si infilavano continuamente dentro la vagina dell’altra. Ancora vogliose di sesso, Giulia slegò i polsi a Giada la quale si fiondò sul corpo della fidanzata e la fece risdraiare sotto di sé. Mise poi le sue gambe tra quelle di Giulia e iniziò a strusciarvisi sopra. Le due gemevano all’unisono e più gemevano più aumentavano i movimenti della vagina di Giada su quella di Giulia. Vennero ancora una volta, passarono altri cinque minuti a baciarsi per potersi riprendere e per finire in bellezza, le due fecero anche un bel 69. Giada si mise sotto e leccò con molta voglia la vagina bagnata di Giulia sopra il suo viso ma nel frattempo sentiva la lingua di Giulia prima passare sul suo clitoride e poi infilarsi tra le sue cavità vaginali. Il tutto durò una decina di minuti finché le due ragazze, ormai distrutte dalla scopata fatta, si rimisero sotto le coperte una sopra e sotto l’altra a baciarsi con passione.

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Laura, una scopata universitaria.

Conobbi Laura quando andavo al secondo anno di Filosofia università. Lei aveva appena cominciato il primo anno e faticava ad ambientarsi in quella nuova città, così diversa dal paesino di provincia da cui proveniva, tutto era troppo spaventoso, troppo grande per quella ragazzina un po’ goffa.
Era carina ma non bella: aveva degli occhi molto belli, sì, ma un po’ troppo da bimba abbandonata, incapace di badare a se stessa, di agire. Anche il viso in generale era carino, grazie anche alle lentiggini e ai capelli castano-rossicci e alle sopracciglia ancora più rosse, quasi da irlandese. A rovinarla era la stazza da donnone: era alta un metro ottanta e aveva le spalle piuttosto larghe, il seno piccolo, il culo grosso ma piatto.
Nulla di che ma mi piaceva, e anche i suoi difetti avevano qualcosa di estremamente attraente: quel seno troppo piccolo rispetto alle spalle le permetteva di non usare il reggiseno, lasciando intravedere i capezzoli inturgiditi dal freddo sotto al suo maglione dolcevita. Il culo mi lasciava un po’ più perplesso, sotto i suoi jeans a vita alta immaginavo già un culo sformato, rovinato dalla cellulite nonostante i suoi diciott’anni.

A quei tempi mi ero lasciato da poco e avevo la tendenza a sviluppare cotte passeggere, che svanivano non appena riuscivo a conquistare la ragazza del momento. Molte le abbordavo su Facebook, cercando di capire i loro gusti e iniziando una conversazione sui loro argomenti preferiti, che a volte coincidevano coi miei, mentre altre mi costringevano a documentarmi su enormi cazzate. Quasi tutte erano ragazze del primo anno come Laura, le più facili da sedurre perché appena arrivate, desiderose di conoscere il mondo reale e di lasciarsi alle spalle le timide esperienze sessuali del liceo. All’inizio giocavo con loro per un po’, insegnandogli qualche trucchetto su come far impazzire un uomo, anche perché molte di loro erano ancora troppo inibite: non avevano ancora incontrato una verginella, ma quasi nessuna era stata ancora inculata (riuscii a convincerne solo un paio) e quattro di loro non l’avevano mai preso in bocca.
Con Laura finora non ero riuscito a combinare nulla sia perché il suo brutto corpo un po’ mi scoraggiava, sia perché mi faceva sinceramente simpatia e per ora preferivo frequentarla come amica.

Una sera mi invitò a prendere una birra e rapidamente la serata prese una piega allegra: per la prima volta lei sembrava un po’ più sciolta, forse anche grazie a quel poco alcol. Inoltre l’avevo sempre vista in facoltà, dove arrivava struccata, coi capelli raccolti per nascondere l’arruffamento della mattina, mentre quella sera portava un rossetto bordeaux che le rendeva le labbra particolarmente accattivanti. Alla quarta birra iniziai a seguire la sua bocca e la sua labbra muoversi senza sentirla parlare, iniziando a distrarmi pensando a quella bocca che succhiava il mio cazzo con golosità, muovendo la lingua attorno al glande mentre con la mano mi stringeva le palle, sfiorandomi leggermente l’ano…

“Quindi, ora che si fa?” chiese lei, svegliandomi.
“Non saprei, qua vicino volendo c’è casa mia…” Le parole mi uscirono di bocca senza pensarci, ancora incantato dalla magia delle sue labbra.
“Hai qualcosa da bere, lì?”
“Sì, certo. Ho una bottiglia di amaro in freezer che ci aspetta” di solito ero più cauto, ma stavolta volevo flirtare come si fa nei film.

Mi alzai per pagare e la guardai meglio. Lei era arrivata prima di me e si era già seduta quando ero entrato nel locale, impedendomi di vedere che per una volta indossava non dei jeans ma una gonna che rendeva più giustizia a quel culo che ora mi sembrava più sensuale.
Arrivati a casa mia la feci accomodare sul divano che avevo comprato per la camera. Si tolse il cappotto e poi, visto che avevo acceso i riscaldamenti, anche il maglione, mettendo così in mostra le sue tettine, coperte solo da una canottiera aderente. Quando le guardai mi venne duro in un secondo. Non potevo res****re, non sarei riuscito ad aspettare neanche il tempo di bere quel bicchiere di amaro, così mi avvicinai a lei e l’abbracciai, baciandola in modo quasi caso sulla guancia destra. Lei mi lasciò fare inizialmente senza lasciarsi andare, ma quando le iniziai a baciare il suo lungo collo cominciò a stringere l’abbraccio. Risalii su, infilandole la lingua nell’orecchio e contemporaneamente infilando una mano sotto la canottierina. Le massaggiavo quel seno così piccolo e perfetto, solleticando i capezzoli durissimi con un’eccitazione che non provavo da tempo. Lei ormai iniziava ad ansimare e mentre ci distendevamo sul divano, io sopra e lei sotto, mi infilò una mano dentro ai jeans, iniziando a toccarmi il cazzo che si faceva sempre più grosso.
A quel punto l’unica cosa che dovevo fare darle il colpo di grazia: le alzai la gonna scoprendo che la ‘casta’ Laura indossava non dei collant, come si sarebbe aspettato, ma delle autoreggenti che lasciavano scoperta parte delle sue cosce grosse ma appetitose. Le tolsi il top e subito mi fiondai in mezzo alle sue gambe con la faccia, iniziando a leccarle la figa spostandole le mutandine di lato. Laura ormai ansimava rumorosamente, rendendomi sempre più arrapato. Non era ancora fatta, però: c’era ancora il rischio che la mia amichetta ci ripensasse, limitandosi a farmi un pompino di consolazione. Io invece me la volevo proprio trombare, volevo infilare il cazzo nella sua fica, volevo sbatterla così forte da farle rassodare quel fottuto culone.
Di colpo ebbi un’illuminazione. Mentre lei ancora mi toccava il cazzo le tolsi le mutande, le afferrai le gambi sollevandole sulle mie spalle e iniziai a leccarle il culo mentre cominciavo a masturbarla.
A un certo punto lei mi afferrò la testa e mi guardò.

“Lucio, devo dirti una cosa”
“Dimmi, è tutto ok?” Dovevo giocarmela bene, dovevo essere comprensivo e convincerla a farsi scopare. Lei, tra l’altro, non aveva tolto la mano dal cazzo, quindi proprio non capivo cosa cazzo potesse volere e cominciavo a temere che volesse limitarsi a farmi una sega di merda.
“Allora, io stasera voglio scoparti fino a svenire, ma ci sono delle regole.”
“Regole?” Seriamente, non capivo.
“Sì. Tu puoi prendermi in tutte le posizioni che vuoi ma guai a te se mi vieni dentro. Te lo succhio volentieri, ma non sono la tua schiava e non intendo ingoiare, l’ho fatto una volta e mi è bastato. Inoltre niente sesso anale. Patti chiari e amicizia lunga”.
La ragazza era decisa, mi piaceva. Mi diede solo il tempo di annuire e poi iniziò il delirio.
Mi spinse leggermente, facendomi distendere sul divano e finalmente mi sfilò i jeans del tutto, rimanendo per qualche secondo a osservare il mio enorme cazzo dritto per poi avvicinarsi con la bocca.

A quel punto si fermò e sorrise con malizia. Continuava a menarmelo ma la sua bocca sorridente rimaneva a distanza di sicurezza.
Che cazzo aspettava? Ebbi un’illuminazione e capii il suo gioco: dietro la sua finta autorità si nascondeva un’incredibile voglia di essere dominata. Le afferrai la testa e la premetti contro le mie palle, che lei iniziò a succhiare e leccare in basso, sfiorando ogni tanto con la lingua anche l’ano. Lentamente risalì e venne il momento che avevo tanto aspettato. Lo infilò in bocca mentre con la lingua si concentrava sul prepuzio. Con la mano destra continuava a toccare le palle, mentre con la sinistra iniziò a stimolarsi il clitoride.
La afferrai per i capelli per farle capire che m’ero stancato di averlo leccato e lei iniziò a fare su è giù con la testa, sbavando.
Era molto brava, più del previsto, sembrava che succhiare cazzi fosse la sua passione più grande. Mentre le teneva in bocca la sua lingua non smetteva di girare attorno alla coppola e mi guardava vogliosa.

Rischiavo seriamente di venire da quant’era brava, ma come ho detto non volevo accontentarmi di un pompino.
“Laura, fatti scopare”
Mi guardò e in silenzio tolse la bocca dal cazzo, lasciando che la lingua continuasse a inumidirlo.
Mi tolse la maglietta e si sfilò la gonna, rimanendo solo con la canottiera dalla quale fece fuoriuscire le sue tettine. Le strinsi i fianchi e le infilai tre dita nella figa, ormai umidissima per l’eccitazione.
La feci distendere e, dopo averle leccato un’ultima volta il clitoride, cominciai a scoparla alla missionaria. Infilavo e sfilavo il cazzo con velocità mentre lei con una mano mi stringeva il culo e con l’altra si toccava il seno destro, leggermente più grosso e forse più sensibile dell’altro. Scostai la sua mano e iniziai a leccarle con violenza il capezzolo, mentre lei esplodeva in un primo e violento orgasmo.

Quando si placò mi chiese di cambiare posizione.
“Cosa ti va di fare?” disse
Stavamo solo perdendo tempo con quelle chiacchiere, sapevo già cosa volevo.
“Girati”

Si mise a pecora sul divano. Il culo ora mi sembrava meno brutto, anzi, aveva decisamente il suo fascino.
Era un po’ piatto, è vero, ma era anche completamente liscio, senza l’ombra di cellulite. A quel punto decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e quindi le sputai sull’ano.
Emise un gemito e capii che sì, potevo andare dritto per la mia strada, i suoi tabù stavano crollando. Come se non bastasse, lei stessa disse

“Inculami, ti prego”
Mi stavo eccitando sempre di più, mi piaceva vederla sottomessa a me, lei che mi era sempre sembrata una abbastanza difficile. Volevo evidenziare la mia superiorità e quindi cominciai a ritardare il momento.

“Cos’è che vuoi?”
“Voglio che mi inculi…Inculami!”
“Cosa, non ho capito…”
“Inculami, ti prego, inculami, voglio quel cazzo infilato su per il culo, voglio sentirlo dentro, voglio che mi sfondi il culo, voglio sentire la tua sborra calda inondarmi”

Era venuto il momento di accontentarla. Infilai con forza il mio cazzo lì dentro e capii che no, non ero il primo, ma il buco era ancora abbastanza stretto come piaceva a me.
Iniziai a scoparla con forza, tenendo le mani strette ora sulle chiappe, ora sui fianchi arrivando poi a stringerle i seni, premendo sui capezzoli che erano sempre più dritti. Aumentai il ritmo e cominciai a incularla ancora più velocemente, mentre lei muoveva con destrezza il culo, accogliendo il mio cazzo con un desiderio che dimostrava la sua bravura e la sua fame di sesso.

Sentii il buco del culo stringersi attorno al mio cazzo. Stava venendo di nuovo e anch’io ormai rischiavo di avere un orgasmo da un momento all’altro. Diedi qualche altro colpo deciso e, mentre lei iniziava a urlare le dissi

“Sto venendo anch’io…ma se vuoi possiamo fare un altro strappo alla regola e posso sburrarti in faccia”
“Sì, sì, ti prego, ti prego”

Non me lo feci ripetere due volte. Tirai fuori il cazzo dal culo regalandole un ultimo gemito e l’afferrai per la nuca, sbattendole il mio cazzo in faccia.
Lei lo afferrò e cominciò a menarmelo velocemente mentre leccava ancora la cappella.
Finalmente ebbi la mia esplosione che le arrivò dritto in faccia mettendo la ciliegina sulla torta a quella scopata magnifica. Le chiesi se voleva un fazzoletto per pulirsi ma lei rifiutò e cominciò a leccarsi la faccia e a pulirsi con le mani per poi leccare anche queste, ingoiando il mio sperma fino all’ultima goccia.

Fumammo assieme una sigaretta e poi lei iniziò a rivestirsi.

“Io devo andare, ci si vede in facoltà”.

Le feci un cenno di saluto, sorrisi e lei ricambiò con dolcezza. Rivestendosi aveva rientrata nei suoi panni di ragazzetta impacciata, ben diversa dalla porca vogliosa di cazzo che avevo conosciuto quella sera.

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Il fotografo delle e****t (storia vera)

Si, le e****t mi pagano….e non perchè io sia come Alberto Sordi nel fim “sono un fenomeno paranormale” che bastava concentrasse lo sguardo su una donna per farle avere un’orgasmo ma perchè sono diventato il loro fotografo (e spero di diventarlo sempre di più). Vi siete mai chiesti chi fa le foto che vedete sui siti di incontri che sponsorizzano e****t? No, non sono “selfie” (il modo stupido e tanto in voga di chiamare gli autos**tti). Io faccio il fotografo a matrimoni e cerimonie varie. Un lavoro come un altro…a volte divertente, a volte estremamente palloso. Conosco questa ragazza su Facebook e iniziamo a parlare del più e del meno. Quando si arriva al discorso lavoro e sente che faccio il fotografo gli si accende la scintilla.
“Capiti proprio a cecio (la versione romana di “cadere a fagiolo”). Mi servono delle foto per fare un sito ma devono essere erotiche, ti va di farmele?….è un problema per te?”
Avevo scritto a diverse coppie e donne anche su questo sito per proporre una cosa del genere mi….potevo lasciarmi sfuggire l’occasione?
“Certo che no, lo faccio molto molto volentieri”
“Bene ma io non posso pagarti”
“Ma io non ti ho chiesto niente”
Ci mettiamo d’accordo per una data e per il luogo (un albergo di Roma dato che entrambi avevamo casa inutilizzabile). Io mi sono domandato per qualche secondo “a cosa gli servirà un sito web erotico?” (lo so, a volte sono ingenuo come un bambino) e la risposta è stata “Non lo so e comunque sti cazzi….lo faccio e mi diverto”.
Alcuni giorni dopo ci sentiamo al telefono e capisco: è una e****t e gli serve un sito pubblicitario per la sua attività.
Arriva la sera dell’appuntamento: non so come vestirmi….come si va a un appuntamento di lavoro con una e****t? decido di vestirmi abbastanza elegante (oltretutto siamo in un albergo 4 stelle). Preparo una bottiglia di prosecco da portare con me, i flute da spumante e tutta la mia attrezzatura fotografica. Arrivo un po in anticipo e dopo aver preparato il tutto mi distendo sul letto ad aspettarla guardando la tv (come tutte le donne è costantemente in ritardo). Arriva e mi si presenta una donna alta quasi quanto me (sono 1,80) con una minigonna girochiappe e un top molto scollato…diciamo che lasciava poco all’immaginazione. Con la ragazza della reception avrei fatto la figura del puttaniere ma in fondo…sti cazzi. E’ una donna che ora chiamerebbero curvy o, con un termine molto più elegante, morbida. E’ davvero una bella donna.
Arriva in inizia a svuotare le 3 borse di vestiti che si era portata. Da mini abiti a cose sado-maso…addirittura un frustino da cavallerizza…
Iniziamo con le foto e andiamo avanti per un paio d’ore…la cosa che mi sembra strana è che è un po pudica…quando non la fotografo si copre il seno o la fica….quando decide di fermarci iniziamo a parlare del suo lavoro, dell’ambiente del sesso a pagamento…alla fine allungo una mano verso la sua coscia e la mia bocca verso le sue labbra. Mi aspettavo aprisse le labbra…ma non lo fa. Inizio a massaggiarle la schiena dolcemente alternando baci sul collo e sulla schiena. Dai mugolii sembra gradire…mi tuffo a leccargli la fica….era molto bella…rasata alla perfezione…liscia come piace a me. Inizio a leccare e infilare un dito dentro…lo muove avanti e indietro per poi piegarlo a andare a cercare i suoi punti sensibili….mi piaceva tantissimo leccargliela. Lei mi spingeva la testa sulla sua fica e mi incitava a continuare….dopo 10 minuti cosi volevo cambiare un po e lei mi blocca “continua che sto per venire”.
Amento il ritmo e cerco di infilare il dito e la lingua in profondità….dopo un paio di minuti inizia a mugolare forte, tanto che credo abbiamo svegliato i vicini di stanza. mi alzo e gli porgo il cazzo da succhiare ma il lungo tempo a leccarla insieme a quello delle fotografie mi ha supereccitato e gli scarico 6 fiotti di sborra calda in bocca dopo 30 secondi di pompino. Un po rattristato di questa performance inizio a baciargli e succhiargli le tette. In pochi minuti sono di nuovo pronto e, dopo avermi messo un preservativo, lei monta su di me e si mette il mio cazzo in fica. Inizia ad andare su e giu mentre gioco con i suoi capezzoli…piccolini…perfetti per il suo seno. continua a muoversi sul mio cazzo fino a che la sento mugolare di nuovo…sto venendo anche io e lo facciamo quasi insieme. Ci addormentiamo abbracciati. Qualcuno potrebbe pensare che mi sto invaghendo di lei visto quello che abbiamo fatto e il suo essere e****t: no, non sono scemo, so cosa vorrebbe dire e non fa per me. E’ un amica che ha voluto contraccambiare un favore che io le ho fatto….e non credo gli sia andata troppo male.
Tra qualche giorno dovrò consegnargli il dvd con le foto….chissà cosa succederà. peccato non avere una casa libera….

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Quella Prima Volta Sulla Spiaggia Per Nudisti

Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione! Ma vedere tutte quelle ragazze nude, la maggior parte con un fisico mozzafiato, era troppo anche per me ed il mio pisello. Nonostante non fossi proprio timido, ma nemmeno troppo disinibito, su una spiaggia per nudisti non c’ero mai stato. Meglio tardi che mai! Non si dice cosí? Giá, ma intanto io stavo facendo la figura del pivello. Tanta fica insieme all’aria aperta, mi stava eccitando da morire! Meno male che c’era Zara con me, distoglieva l’attenzione.
– “Tranquillo Chase, la prima volta succede quasi a tutti, anzi, c’é a chi ancora dopo anni di frequentazione gli diventa dritto con una folata di vento, te l’ho giá detto!” Mi disse per rompere il ghiaccio.
– “Ti credo. Ma comunque non mi piace fare la figura del novellino. E poi con quel bacio hai peggiorato la situazione… forse dovrei andare in bagno farmi una doccia fredda e magari… alleggerirmi!” Risposi cercando il suo consenso.
– “Ah….. cosí é anche colpa mia? Allora devo cercare di rimediare e risolvere subito il problema” Continuó Zara accennando un mezzo sorriso e allungando dalla sedia di fronte una gamba verso il mio pisello.
In meno di secondo la pianta del suo piede era in mezzo alle mie gambe. Istintivamente sobbalzai dalla sedia, cosí lei posó la sua mano sulla mia come per dire “rilassati”. Inizió prima a giocare con le mie palle, spingendo il suo peso contro i miei testicoli, poi spianando la pianta del suo piede lungo tutta l’asta del mio uccello cercando lentamente di masturbarmi. Contemporaneamente arrivó la cameriera a portarci da bere, una ragazza rossa poco piú che ventenne di un metro e settanta, con almeno una terza di seno e con degli occhi chiari che gelavano il sangue. Ovviamente anche lei era nuda, anzi quasi nuda, le sue tette erano al vento, mentre la sua fica era coperta (scoperta?) da un tanga e questo non faceva che aumentare la mia eccitazione. Cosí mentre posava le nostre bevande sul tavolo, notó naturalmente il mio cazzo dritto ed il piede di Zara che mi stava masturbando. Quasi fosse la cosa più normale di questo pianeta (e forse lí lo era) mi guardó sorridendo poco prima di allontanarsi. Intanto da sotto il tavolo Zara continuava a segarmi, il suo tallone era poggiato sulla mia sedia, ed il pollice strusciava sulla mia cappella. Ovviamente tutto quel movimento che avevo intorno, quel via vai di fiche che giravano, ed il piede che continuava a masturbarmi, non fecero altro che far affluire piú sangue al mio pisello. In altre parole, stavo per eplodere! Inizio a sentire le palle borbottare e lo sperma salire lungo l’asta. Ancora una strusciata di quel piede sul mio cazzo, le sue morbide piccole dita che ruotano sopra la capppella, il mio uccello che pulsa ed una prima spruzzata esce dal mio cazzo. Il primo schizzo viene “fermato” dalle dita dei piedi di Zara che si chiudono intorno al buco della mia cappella, poi appena sente la calda crema, lo richiama a sé. La seconda spruzzata riesco a farla sbattere sotto il tavolo avvicinandolo di piú a me, quindi con la mano cerco di abbassare il mio cazzo a terra per non sporcare ulteriormente, ma é troppo dritto, cosí riesco a malapena a metterlo in posizione orizzontale dirigendo le restanti sborrate verso Zara. Una serie di schizzi si dirigono nel suo interno coscia, lo capisco perché lei china la testa e si guarda in mezzo alle gambe. Allora cerco di spingere ancora di piú verso terra il mio cazzo dritto mentre sborro e sicuramente altre spruzzate finiscono sulle sue gambe o sopra i suoi piedi prima di bagnare la sabbia. Con la mano tengo bloccata la mia asta, la spingo ancora di piú e finalmente riesco a direzionare il mio cazzo verso il basso che continua a schizzare. Dopo una serie di spruzzate, sento le mie palle libere e vedo il mio pisello esalare gli ultimi respiri, pulsare ed espellere le ultime gocce di sperma. Poi abbasso lo sguardo e quello che vedo in terra è un lago di sborra. Dobbiamo andarcene da lí. Nudi si, ma fare sesso in pubblico, o per lo meno masturbarsi, non credo sia consentito. Nel dubbio, é meglio andare. Aspetto qualche minuto prima di alzarmi, giusto il tempo di vedere il mio pisello lentamente abbassare la guardia e tornare allo stato di riposo. Finalmente torna flaccido, abbasso la pelle sulla cappella che tira fuori un’ultima goccia di sperma, mi alzo dalla sedia ed invito Zara a fare altrettanto. Mi dirigo al bancone per pagare il conto e ce ne andiamo senza aspettare il resto.
– “Come devo dirtelo Chase? Non preoccuparti, non sei il primo a cui capitano queste cose in spiaggia” Mi dice Zara mentre con una mano si pulisce dallo sperma spalmandosi lo stesso sulle cosce.
– “Tu dici? Nell’incertezza allontaniamoci” Gli rispondo mentre lasciamo il Bar.
Probabilmente aveva ragione lei, non ero il primo ad avere un erezione in spiaggia, molti uomini e ragazzi non avevano il pisello proprio moscio su quella costa, la maggior parte lo avevano semi eretto. Ma anche le ragazze non sembravano immuni dall’eccitazione di vedere tutti quei volatili, qualcuna ogni tanto sembrava passarsi una mano in mezzo alle gambe, un gesto istintivo che sembrava dire “quanto lo vorrei qui dentro”. Ed anche le altre, quelle che prendevano il sole, quelle che passeggiavano, avevano la fica completamente bagnata. Ma non si capiva se fossero eccitate da tutti quei piselli, o semplicemente unte di crema lá in mezzo. Ma a me non importava l’atteggiamento degli altri, volevo comunque dare l’impressione di essere lí per stare a stretto contatto con la natura, di quello a cui piaceva sentirsi libero. Ovviamente stavo mentendo a me stesso, o almeno in parte, mi piaceva si stare con il pisello all’aria aperta, ma ero in quel posto anche per vedere qualche bella fica e per mostrare il mio fisico senza veli. Dovevo ammetterlo, ero (sono?) un pó esibizionista… no, mi correggo, non lo sono! Come tutti mi piace essere guardato, in piú non ho la timidezza o vergogna di mostrare il mio cazzo al mondo. Il problema era che quel giorno per la prima volta mi sentivo davvero tanti sguardi addosso e la cosa iniziava ad eccitarmi. Se poi all’eccitazione di essere sotto sorveglianza, univo il panorama che mi si presentava ogni due secondi, cioé fica da tutte le angolazioni, non é difficile immaginare come stava il mio uccello. Perennemente in volo!
Quella mattina cercai di arrivare in spiaggia abbastanza presto, per entrare gradualmente in quel nuovo mondo e vedere in quell’ambiente come si comportavano gli altri. Fino a quel giorno tutto quello che sapevo sulle spiagge nudiste lo avevo letto o sentito raccontare da qualcuno. In Rete di foto di persone che frequentavano ambienti o luoghi dove praticare nudismo ne giaravano (girano) una marea, sembravano tutti tranquilli e spontanei, come se fosse la cosa piú (perdonate il gioco di parole) naturale del mondo. Avevo persino visto video ed immagini di adulti che giocavano in spiaggia a racchettoni e tutti quei giochi che si fanno al mare, con i propri figli. Mi chiedevo come fosse possibile permettere a qualcuno di far girare la propria figlia nuda davanti a tutti, magari ancora in fase di sviluppo e con tutte le sue insicurezze o timidezze della sua etá. Senza contare che magari un posto cosí “diverso” poteva essere frequentato anche da gente “particolare”, persone che probabilmente si trovavano lí solo per masturbarsi ammirando qualche corpo femminile dal vivo, piuttosto che segarsi sul computer di casa. Mi domandavo se ci fossero a questo punto luoghi dove tutti potevano stare (adulti e non) ed altri che invece potevano essere frequentati solo da maggiorenni. Questa era un altro dei motivi, o se preferite curiositá, che mi spinse ad andare quella mattina su quella spiaggia della costa Laziale. Vedere chi fossere gli abitanti di quel pianeta. Non erano ancora le nove di mattina, ed una volta messo a fuoco la zona dedicata ai nudisti, cerco un angolo dove mettere le mie cose. Il mare é piatto ed intorno a me non c’é ancora nessuno, mentre mi tolgo i boxer, rimango qualche secondo in piedi con il mio pisello al vento pensando che forse ho sbagliato posto. Decido di sdraiarmi a prendere il sole. Dopo un pó vedo arrivare tre ragazzi, hanno con sé solo dei teli da mare ed indossano gli slip. Simulo indifferenza mentre mi passano davanti e mi guardano accennando con lo sguardo un mezzo saluto, poi si posizionano parecchi metri dopo di me ed iniziano a spogliarsi. Faccio finta di cercare qualcosa nella borsa mentre li osservo/spio. Sono abbastanza sciolti, forse per loro non é la prima volta, noto che due di loro sono completamente depilati mentre il terzo, come me, ha il pene circondato naturalmente da peli. Non posso non notare che i primi due con il pisello rasato, hanno un uccello di piccole dimensioni, ma nonostante questo, si comportano come se niente fosse. Penso che forse lo spirito del nudismo é anche questo, il contatto con la natura senza preoccuparsi del proprio aspetto. Ad avvallare questa mia ipotesi é l’altro gruppo di persone che arriva poco dopo di loro. Per l’esattezza quattro ragazze all’apparenza molto giovani. Di nuovo provo a recitare la parte del tipo disinteressato, questa volta mi metto gli occhiali da sole e guardo il mare verso l’infinito, quando finalmente sono di fronte a me, anche loro non mi degnano di uno sguardo e tirano dritto. Io invece protetto dalle lenti scure, le osservo con la coda dell’occhio. A parte una, le altre tre non sono niente di particolare. Una di loro é anche un pó fuori forma, non brutta, ma nemmeno una gnocca. Un’altra sembra aver lasciato il seno a casa, potrebbe concorrere come tavola da surf 2010 per quanto è piatta! Ma nonostante questo, sono qui, sono su questa spiaggia della costa Laziale dove si pratica nudismo. Le osservo ancora mentre piantano il loro ombrellone tra la mia postazione e quella dei tre ragazzi arrivati dopo di me. Poi una per una iniziano a spogliarsi, a togliersi slip e reggiseno, fino a denudarsi completamente. Nonostante tutto, nonostante il loro fisico non proprio da top model, quelle quattro hanno uno strano effetto su di me e sento lentamente il mio pisello che inizia a gonfiarsi. Provo a controllarmi, ma anche se quelle ragazze definirle fiche era esagerato, sono comunque delle donne e la natura sembrava fare il suo corso provocandomi un’erezione. Mi dirigo verso il mare a cazzo dritto sperando che nessuno mi abbia notato, quando finalmente il mio pisello é completamente coperto dall’acqua, mi fermo e provo a rilassarmi. Dopo un pó lo sento abbassare la guardia e finalmente posso uscire e tornare al mio asciugamano. Ma prima mi fermo ancora un pó ad osservarle, a notare come persino quella piú in carne, che peserá cosí ad occhio e croce una sessantina di Kg, se ne infischia dell’ambiente che la circonda prendendo dalla sua borsa dei racchettoni ed iniziando a giocare con Miss. Tette zero. Quello spettacolo inizia nuovamente ad eccitarmi, allora decido di concentrarmi sul paesaggio di fronte a me. Con scarsi risultati peró, anche se il mio pisello non ha un’erezione completa, é bello teso. Non é dritto, ma nemmeno moscio.
– “Ciao, sei nuovo di qui?” Mi chiede una voce femminile distogliendomi dai miei pensieri.
– “Come? Io….. si, bhé… é la prima volta che vengo su questa spiaggia!” Rispondo guardando negli occhi una splendida bionda e la sua amica alle sue spalle.
– “No, io intendevo dire se è la prima volta che frequenti una spiaggia per nudisti” Mi risponde lei sorridendo.
– “Si, No…. cioé, ci sono giá stato ma lontano da occhi indiscreti… cioè… insomma, é cosí evidente che sono nuovo?” Provo a rispondere accennando anch’io un sorriso.
– “Tranquillo, é cosi per tutti, a qualcuno lo fá ancora dopo anni di nudismo” Mi risponde indicando come fosse la cosa piú normale del mondo il mio pisello gonfio.
– “Comunque io mi chiamo Zara e lei é la mia amica Simona. Quello é il tuo asciugamano? Possiamo metterci vicino a te? Questo lato della spiaggia é uno dei piú belli” Continua lei.
Come potevo rifiutare, come diceva qualcuno, una simile offerta? Cosí mentre le ragazze sistemavano le loro cose, io mi misi a prendere il sole di spalle. La scelta di quella posizione era calcolata, sapevo che di lí a poco si sarebbero spogliate e se il mio cazzo era diventato dritto vedendo da lontano quelle quattro, non osavo immaginare cosa potesse accadere vedendo uno spogliarello ravvicinato di Zara & Simona. Ma la risposta arrivó subito. Una volta messi i propri asciugamani sulla sabbia, le due si tolsero il costume. Le osservai attentamente cercando nei limiti del possibile di non passare per un guardone. Vedo Zara togliersi il reggiseno e le sue tette cadere lentamente verso il basso. Porca miseria quanto é gonfia. La posizione supina impedisce al mio uccello di spiccare il volo, ma lo sento comunque spingere sull’asciugamano. Continuo a spiarla, i suoi grossi seni sono completamente abbronzati, segno di una tintarella presa regolarmente nuda e le sue areole sono dannatamente pronunciate. Poi si toglie gli slip e dalla poca peluria “trasparente” che ha sulla sua fica, capisco che é una bionda naturale. Intanto il mio pisello continua a pulsare sotto di me. Butto un occhio anche Simona mentre si libera pure lei del reggiseno e degli slip. Rispetto a Zara il suo fisico é piú piccolo, minuto, non riesco nemmeno a dargli un’etá. Il suo corpo sembra acerbo, meno prosperoso rispetto a quello della sua amica. La sua fica infatti é completamente liscia e abbronzata. Le sue tette sembrano sode, ma cosí a vista non mi pare possano superare una seconda. Comunque una gran topa anche lei. Intanto sento il mio cazzo tirare e la forte pressione che percepisco mi fá scivolare naturalmente la pelle lungo l’asta, lasciando la mia cappella a diretto contatto con l’asciugamano. Ma lo spettacolo sembra non finire, prima di mettersi entrambe a prendere il sole, si spalmano la crema solare entrambe. Inizialmente fanno da sole, ed io non só su quale delle due concentrare l’attenzione. Cosí alterno il mio sguardo su entrambi i loro corpi. Il gesto é semplice, banale se vogliamo, ma in quella situazione, è come essere sotto tortura. Vedere le loro mani spalmare e distribuire crema in ogni centimetro del loro fisico, non fá altro che aumentare il gonfiore del mio cazzo. Gonfiore che rasenta un’esplosione di sperma improvvisa, quando le loro mani scivolano lentamente in mezzo alle loro gambe per proteggere anche la loro fica dal sole. In questo momento la mia attenzione è rivolta a Simona. La sua fica interamente depilata, sembra luccicare, le sue grandi labbra ora sembrano dannatamente pronunciate con la crema che ne risalta lo spacco. Cazzo! Mi stó sentendo male! Vorrei girarmi, prendere il mio uccello in mano e spalmargli io un pó di crema bianca e calda tra le loro cosce. Ma anche se la voglia é tanta, rimango nella mia posizione. Finalmente le ragazze si sdraiano ed iniziamo a parlare del piú e del meno. La piú piccola, Simona, é di poche parole, mentre Zara che é piú loquace, inizia a raccontarmi la storia della sua vita. Il tempo passa velocemente, ed io finalmente sento il mio pisello rilassarsi, cosí tra un discorso e l’altro, approfitto di un attimo di distrazione delle due per mettermi anch’io con il viso verso il cielo, cercando anche di rimettere a “posto” il mio pisello facendo scivolare nuovamente la pelle lungo la cappella ricoprendo la stessa. Inevitabilmente i nostri discorsi finiscono poi sul campo nudismo, sesso e tutto quello che ruota attorno ad essi. Cosí mentre parliamo, noto che la spiaggia si è quasi riempita. Peró….. devo dire che ce ne sono di persone! Piú di quante ne potessi immaginare.
Poco prima di mezzogiorno squilla un cellulare. É quello di Zara. Sembra che sua sorella sia rimasta chiusa fuori di casa e lei deve raggiungerla per portargli le chiavi. Mentre prepara le sue cose, invita anche Simona ad alzarsi ed andare via. Ma lei sembra voler restare e gli dice che si sarebbe organizzata per tornare in cittá con i mezzi pubblici. Allora io mi inserisco nella conversazione e dico a Zara che potevo accompagnare io la sua amica a casa. Ma Simona insiste, non vuole essere di peso a nessuno e ribadisce che il treno andrá benissimo per tornare in cittá. “Guarda stronzetta che non lo faccio per te, ma per me cercando di crearmi un’occasione per scoparti” Dico a me stesso evitando di esternare il pensiero a voce alta. Cosí decido di accompagnare almeno Zara alla sua auto. Mentre camminiamo, continuo a guardare questo “popolo” di nudisti. Fondamentalmente é come me lo aspettavo, un luogo dove fare per lo piú amicizie a luci rosse. Ora che la spiaggia è quasi piena e passeggiando con Zara al mio fianco, il quadro é quasi completo. Quelli che sono lí per prendere davvero il sole integrale, sono molto pochi. In ordine sparso, noto prima una coppia che si bacia ardentemente con lei che mentre affonda la lingua nella bocca del suo lui, lo masturba senza troppi complimenti. Poi un ragazzo all’apparenza single, che sdraiato al sole si stá facendo una sega mentre osserva le vicine di ombrellone giocare a pallavvolo. In acqua noto un’altra coppia che passeggia mano nella mano con un’apparente scioltezza… “apparente”, perché secondo me stanno “sfilando” per chi li osserva, visto che lui cammina con il dritto e gonfio. Ma quello che riporta all’erezione il mio uccello, é una coppia di ragazze poco piú che ventenni che a turno si spalmano la crema a vicenda sulle spalle e dietro le gambe. Vedere quelle piccole mani sfiorare la loro pelle, entrare leggermente nello spacco del sedere per poi insinuarsi tra le gambe, mi stava facendo scoppiare le palle. Zara mi guarda il pisello dritto, si ferma e mi dice:
– “OK, Chase….. diamo anche noi un pó di spettacolo per il nostro pubblico” Quindi mi prende dolcemente la testa tra le mani e mi bacia.
Non oppongo resistenza, mentre con la mia lingua mi faccio strada nella sua bocca. Allora oso anche io, afferro il suo sedere stranamente fresco e l’avvicino a me. Il mio cazzo dritto si infila tra le sue cosce, strusciando lungo tutto lo spacco della sua fica. L’attrito e la forte erezione, me lo fanno scappellare. Ora la mia grossa cappella è a stretto contatto con le sue fresche labbra. Il nostro bacio dura diversi secondi, secondi nei quali sento tutti gli sguardi addosso a noi. Poi Zara si stacca da me, mi prende la mano e mi invita a continuare la passeggiata. Allora la guardo negli occhi, come per dire: “tutto qui?” mentre camminiamo con il mio cazzo dritto che continua a pulsare. Ma lei come se niente fosse inizia a parlarmi della sorella minore, che é sempre sbadata, poi mi racconta del suo lavoro, dei colleghi arrivisti… insomma, parla di qualunque cosa senza prestare la minima attenzione al mondo che la circonda. Un mondo che invece osserva noi, soprattutto lei che, diciamocelo, é una bella fichetta. Io li noto, li sento questi spettatori, che contrariamente alle previsioni del sottoscritto, non mi fanno piú sentire in soggezione, bensí al centro dell’attenzione. É una bella sensazione e questo mi provoca una costante eccitazione, che per un lungo tragitto mantiene il mio pisello in una perenne erezione. Poi la voce di Zara mi riporta all’attenzione:
– “Chase? Chase sei con me?”
– “Si, certo… solo….. solo non vorrei farti sentire a disagio… con questo dritto da, da… da non só quanto” Gli dico guardando il mio uccello in volo.
– “Disagio? Per me é un complimento! Sai quanti vorrebbero essere al posto tuo o… perché no? Il mio? In questi posti si viene soprattutto per essere guardati. Molti si staranno giá masturbando vedendoci passare e qualcun altro continuerá pure stasera a casa da solo” Mi risponde Zara.
Giá….. qualcun altro continuerá a casa da solo! Qualche nome ce l’avrei. Il mio. Tutti quei discorsi, la gente che ci osserva, quelli che vorrebbero essere al mio posto, quel bacio… tutto premesse per una scopata, ma col risultato finale di un semplice gonfiore di palle! Il mio uccello non ne voleva sapere di abbassare la guardia e Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione!
Finalmente il mio pisello “respira”, non saró entrato nel posto piú intimo di Zara, ma i suoi morbidi piedi avevano comunque alleggerito il mio carico di sperma sotto quel tavolo. Lasciamo velocemente il bar e ci incamminiamo verso la sua auto nella pineta. Una volta arrivati, lei inizia a vestersi deliziando la mia vista con uno spogliarello “al contrario”. Provo a chiederle il numero, cosí… per andare a bere una sera di queste qualcosa. Mi sorride dicendo che non ha carta e penna, ma che se voglio me lo scrive sul mio pisello, visto che non ho dietro il cellulare. Ricambio la battuta rispondendogli che per me andava bene, ma poi finito l’attimo di demenza post masturbazione, mi chiede di lasciargli il mio e che mi avrebbe chiamato lei in settimana. Di norma quando qualcuna mi dice cosí, il piú delle volte non lo fá. Ma mi tengo questa osservazione per me e sulla fiducia gli lascio il mio numero salutandola con un bacio sulla guancia.
La guardo allontanarsi con la sua utilitaria mentre torno in spiaggia. Il posto è sempre piuttosto pieno. Controllo l’ora. È quasi l’una. Non vedo nemmeno Simona. Ah… si! Eccola lí, che nuota in fondo al mare. Ma chi se ne frega di lei. Se la tira troppo per i miei gusti. Mi sdraio prendendo ancora un pó di sole prima di far rientro a casa e reduce da una serata abbastanza vivace, mi concedo qualche minuto di relax chiudendo gli occhi. Poi una voce cattura la mia attenzione riportandomi alla realtá.
– “Cosí ti scotti”
Mi giro su un lato, era Simona che mormorava qualcosa.
– “Come?” Gli chiedo.
– “Se non ti metti la crema lí, ti scotti” Mi dice indicando l’inguine. Cosí abbasso lo sguardo verso il mio pisello moscio tra le gambe e noto che intorno ad esso la pelle é un pó piú chiara rispetto al resto del corpo, ma non poi cosí bianca da ustionarmi. La ringrazio per l’osservazione, ma gli dico che tanto stavo per andare via. Ma lei sembra non aver udito una sola parola di quello che ho detto, cosí prende un tubetto di crema solare ed avvicinandosi me la spruzza sullo stomaco. Inizia a spalmarla prima sui miei addominali, poi sempre piú in basso. Il sangue comincia ad affluire verso il mio pisello, mentre le sue mani continua a diluire la crema anche verso l’interno coscia. Altro che santarellina, la stronzetta mi stava lentamente masturbando. La lascio fare, anche se l’istinto mi dice di toccare pure io qualcosa di lei. Ma voglio godermi questa seduta masturbatoria. Finalmente le sue mani finiscono dove fin dall’inizio aveva intenzione di metterle. Sul mio pisello. Inizia a distribuire la crema su e giu lungo il mio gonfio cazzo che ben presto diventa dritto. Le sue mani poi, una alla volta, iniziano ad afferrarlo dal basso e lentamente le fá risalire lungo l’asta richiudendole a pugno. Gesto che fa ripetutamente per diversi secondi. Sento la sborra nuovamente nei coglioni e mi preparo a venire. Ma Simona molla l’asta per giocare un pó con le mie palle per poi tornare a spalmare la crema nell’interno coscia. I suoi morbidi palmi scivolano dolcemente dalle ginoccia verso su e viceversa. Il cazzo inizia a pulsare, sento lo sperma salire lungo il mio pisello mentre un riflesso incondizionato mi fa fa sobbalzare inarcando leggermente la schiena. Sto per venire. Simona capisce che sono al limite, ma come se niente fosse lascia il mio cazzo pulsare da solo mentre dandomi le spalle si versa altra crema tra le mani. Non resisto… sborro improvvisamente… una lunga intensa schizzata la colpisce sulla schiena, vedo la sborra scivolare verso il basso, fino ad arrivare allo spacco del suo sedere… poi lei si gira nuovamente ed afferra ancora il mio pisello che continua a spruzzare… con le mani piene di crema solare continua a segarmi, aiutando le mie palle a svuotarsi… la sua mano non smette di fare su & giú lungo la mia asta, la sborra non smette di schizzare in tutte le direzioni… finisce sulla sabbia, sul mio petto… le mano di Simona é completamente unta, sperma e crema solare diventano un tutt’uno, fino a quando dopo una marea di spruzzate, il mio cazzo inizia a pulsare a vuoto e quello che si vede sulla punta della mia cappella, non é altro che qualche gocciolina residua di sborra che mischiata alla protezione solare forma una strana schiuma che ricopre la stessa! Poi Simona mi tende la mano, la stessa con la quale mi aveva appena segato e mi dice:
– “Andiamo a farci un bagno?” Come direbbe qualcuno, accetto l’offerta e mi alzo con il cazzo ancora semi eretto. Ne approfitto, ne aprofittiamo per lavarci, poi butto un occhio all’orologio e mi rendo conto che é ora di tornare a casa. Tra lavoro, palestra ed impegni vari, ancora non avevo concluso nulla con lavatrici, spesa e quant’altro. Cosí mi avvicino a Simona, gli dico che devo andare via e se gli serve un passaggio.
– “No, grazie Chase. Come ho detto prima, ci sono i mezzi pubblici” Mi risponde lei.
– “Allora ci sentiamo… fatevi sentire una sera di queste tu e Zara… magari ci beviamo qualcosa in gruppo… o da soli” Gli dico mentre mi avvicino al mio asciugamano.
– “Perché no? Ma se non mi lasci il tuo numero, lo vedo difficile questo incontro” Continua Simona.
– “Ho lasciato il mio numero alla tua amica… quando volete uscire, non dovete far altro che chiamare” Gli suggerisco io.
– “Allora faresti meglio a scrivere tu il mio numero. Io e Zara non siamo poi cosí amiche. La conosco da meno di un mese e non esco poi cosí spesso con lei”.
Meglio cosí, dico a me stesso. Zara mi piaceva, fisicamente era il mio tipo, formosa e non troppo magra, ma Simona… Simona non lo só, risvegliava il ventenne che era in me. Con quel suo fisico minuto, piccolo, quasi da adolescente, mi ricordava le mie prime scopate, le mie prime leccate di fica. E poi quelle sue labbra dannatamente lisce, sarebbe stato un piacere baciarle, per poi penetrarle e sentire lentamente la mia grossa cappella affondare dentro di lei. Cosí prima di andarmene, memorizzo il suo numero sul mio smartphone, la bacio affettuosamente su una guancia e la lascio a godersi il resto della giornata. Mentre mi dirigo verso la mia auto, ancora nudo ma completamente svuotato e con il cazzo che sembra uno straccio, butto un’altra occhiata su questa spiaggia che mi regalato una nuova esperienza. E poi al di lá dei risvolti sessuali piú o meno prevedibili in un contesto simile, non é male stare tutto il giorno palle al vento. Forse ci torneró, magari non qui, mi piace sentirmi libero, ma preferisco farlo quando sono da solo o in dolce compagnia.
Cosí mentre lascio alle mie spalle questo tratto della costa Laziale, penso giá a chi proporre un Week End hot su una qualche isola Italiana: Simona!

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Senza appuntamento

Scesi dal tram velocemente, e guadagnai di corsa il lato opposto del marciapiede; non avevo molto tempo per pranzare, un appuntamento di lavoro mi aspettava di lì a due ore.
Arrivai dinanzi al mio solito ristorante ma lo trovai chiuso : un cartello recitava “Chiuso per motivi familiari”.
“Maledizione” dissi tra me e me ” e adesso dove vado ?”.
Per fortuna mi rammentai che ad un centinaio di metri da lì, c’era un ristorante dove mi ero sempre ripromesso di provare una volta a pranzare. Per fortuna era aperto, entrai e chiesi se era disponibile un tavolo.
L’ambiente era ampio, più ampio di quanto mi ero immaginato, arredato con cura e abbastanza frequentato.
Mi accomodai e presi il menu, avevo voglia di un pranzo leggero, altrimenti nel pomeriggio avrei avuto qualche problema di sopravvivenza.
Mentre leggevo il menu, notai a poca distanza da me, seduti al tavolino d’angolo un uomo e una donna che parlavano fitto fitto, le bocche a pochi centimetri di distanza, le dita intrecciate, gli occhi dell’uno persi in quelli dell’altra.

Ordinai un piatto leggero come mi ero ripromesso.
Ad un altro tavolo poco distante sedeva invece una coppia che non sembrava particolarmente in sintonia, mentre lei guardava annoiata il cellulare, lui seguiva con interesse l’andirivieni della bella cameriera.
Vidi la donna voltarsi e chinare il capo. Quando riaddrizzò il bel collo affusolato, mi piantò gli occhi addosso.
Dieci secondi, abbastanza per convincermi che non mi stavo sbagliando, che ero io l’oggetto della sua curiosità.
Occhi scuri ed intensi con un filo appena di trucco e delle labbra grandi e ben disegnate, mi fecero provare un senso immediato di vertigine.
Feci un rapido scan della sua figura : corpo snello, mani delicate e affusolate, caviglie sottili, proprio il mio tipo ideale.

Incredulo, mascherai la lusinga accennando a voltarmi di lato, come ad accertarmi che il destinatario dei suoi sguardi non fosse un’altra persona. Lei sorrise del mio finto stupore, e riprese a maneggiare il telefono. L’uomo al suo fianco continuava a non degnarla di alcuna attenzione.

Lei continuò per ancora qualche minuto sul telefono, lanciando spesso sguardi di sottecchi nella mia direzione.
Quando io ebbi finito di pranzare, lei posò il telefono e mi lanciò un lungo sguardo intenso che non lasciava alcun dubbio.

A quel punto mi alzai e guardandola negli occhi, mi diressi verso i bagni accertandomi con un’ultima occhiata che l’uomo al suo fianco fosse sempre piacevolmente distratto.

Entrai: le due toilette, per uomini e donne, si affacciavano entrambe in un’anticamera dove due lavabi, ragionevolmente puliti, il portasapone, le salviette di carta, due poltroncine ed il posacenere a stelo facevano bella mostra di sè.

Il bagno degli uomini era spazioso. entrai e girai la chiave nella toppa.
Mi sbottonai i pantaloni : ero piacevolmente eccitato. Prima di pisciare, mi accarezzai delicatamente lo scroto per sentire la consueta fitta di piacere. Sentii bussare con un tocco lieve, le mie pulsazioni cardiache aumentarono sensibilmente.
Respirai a fondo e aprii lentamente la porta : lei era lì dietro. Incredulo la feci entrare e richiusi la porta dietro di me con un giro di chiave.

Non ci fu bisogno di parole tra di noi: era un richiamo ancestrale, un vortice inarrestabile.
Ci baciammo come se dovessimo strapparci le labbra a vicenda, come a voler imprimere nelle nostri menti in maniera indelebile i nostri sapori.
Il respiro si fece corto, i gesti più frenetici. Lei mi sbottonò la patta che mi ero appena richiuso e lo estrasse.
I pantaloni mi caddero all’istante, il cazzo svettava già in piena erezione.
Con un gemito impercettibile si inginocchiò e delicatamente prese a passare la lingua inumidendone la punta.
Ero al settimo cielo, mentre lo ingoiava con dovizia, non potevo fare a meno di osservare gli splendidi seni che si muovevano attraverso la scollatura generosa. Mi guardava fisso negli occhi come poco prima al tavolo e questo aumentava esponenzialmente il mio piacere.
“Mi piace il tuo gusto” mi disse inaspettatamente “mi fa impazzire !”.

“Alzati” dissi io a quel punto. Infilai le mani sotto la gonna stretta e corta e con sorpresa al mio tocco mi accorsi che portava le calze autoreggenti e nessun indumento intimo. La sua figa era completamente madida di umori e non appena la sfiorai, lei non potè trattenere un mugolio. La masturbai per un attimo, mentre le nostre lingue si intrecciavano nuovamente.

“Prendimi da dietro” disse, con una voce gutturale che tradiva il suo piacere.
Si appoggiò con le mani al lavandino e sporse bene in fuori il suo culo perfetto, la gonna stava rialzata sopra i fianchi.
Scivolai dentro di lei, completamente bagnata. Il mio cazzo la riempiva totalmente. Presi a baciarla ed a morderle il collo.

“Mmm quanto mi fai godere, continua così, non ti fermare” disse. A quel punto staccò una mano dal lavandino e cominciò a toccarsi, probabilmente aveva fretta, se si fosse fermata troppo in bagno, il suo compagno si sarebbe insospettito.
“Non puoi venirmi dentro, lo sai !” disse. Io ero quasi al culmine della mia eccitazione; ancora qualche colpo e alla fine lo estrassi. Lei si inginocchiò aprendo le sue splendide labbra e mettendo in mostra la lingua pronta a ricevermi.

Uno schizzo lungo la colpì in gola, lei chiuse gli occhi e continuando a masturbarsi lo fece colare dalle labbra.
Una sconosciuta faceva tutto questo per me, non ci potevo credere. Intanto con foga si toccava, mi guardava, le pupille dilatate.
Non ci volle molto, poco dopo venne anche lei con un lungo gemito di piacere.

Appoggiato al muro sfinito e incredulo, la vidi pulirsi e rivestirsi in fretta ed uscire con una goccia del mio sperma ancora sulle labbra.
Forse era un dono al quale non voleva rinunciare, un piccolo ricordo di una fantasia finalmente realizzata, oppure un segnale da portare al suo uomo stanco e svogliato per farlo ingelosire.
Non ci scambiammo neanche un saluto, non serviva. Avevamo scopato intensamente anche se il tutto era durato forse appena cinque minuti.
Sesso furioso, come delle bestie in calore.

Tornai al tavolo ma non mi degnò più di uno sguardo, entrambi avevamo avuto ciò che volevamo.

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Un Centro Benessere Con Servizi Particolari 2

Disteso su quel lettino, con le spalle rivolte verso il soffitto, sentivo le sue mani massaggiare il mio sedere con delicatezza. Erano fredde, ma delicate. I suoi pollici timidamente, ma con decisione, sfioravano il mio ano. Ogni tanto azzardava il gesto di mettere quel dito dentro il mio culo, per poi fermarsi a pochi millimetri da esso e continuare a giocare con le mie chiappe. Chiaramente mi stava masturbando lentamente partendo alla lontana. Sentivo il mio pisello gonfiarsi poco a poco, fino a raggiungere una parziale erezione dopo pochissimi minuti. Ero sdraiato a pancia in giú su quel letto “modificato”, di quelli che trovi solo nei centri estetici con massaggi. Il viso rivolto verso il basso, era poggiato su due cuscini laterali, ed in mezzo ad essi c’era un foro circolare abbastanza ampio da lasciare la visuale del pavimento al sottoscritto. All’altezza del mio bacino, un altro foro. Questo permetteva al mio pisello di ciondolare nel vuoto e non essere schiacciato dal peso del mio corpo. Kaori era in gamba, oltre che una gran fica giapponese, ma se non fosse stato cosí, non avrebbe “lavorato” in quel posto. Continuando a palpeggiare il mio culo con decisione, fece quel gesto che probabilmente mi aspettavo, ma non pensavo osasse metterlo in atto. Nemmeno il tempo di dirle “no, quello non farlo” e sento il suo pollice unto d’olio infilarsi dritto con decisione nel mio ano! Un gesto veloce che non mi lascia il tempo di fare altro, se non godere inaspettatamente. Proprio cosí, quel suo dito, quel suo pollice, si infila con scioltezza nelle profonditá del mio ano e stimolando non só cosa al suo interno, mi provoca un’immensa sborrata, un enorme schizzo che parte verso il pavimento. Un gemito improvviso esce dalla mia bocca, mentre guardo il mio cazzo non ancora in erezione venire. Incredibile! Avevo sborratto senza un’erezione. Passano pochissimi secondi, giusto il tempo di godermi in tutti i sensi quella nuova sensazione e Kaori cerca il bis! Sfila il suo pollice dal mio culo e poi lo rimette dentro con ancora piú forza! Sento che raggiunge nuovamente le profonditá del mio culo, tocca di nuovo qualcosa, stimola ancora qualcosa al suo interno ed un’altra lunga schizzata, finisce sul pavimento. Questa volta la sborrata é piú lunga e se non vedessi con miei occhi la crema bianca uscire dal mio cazzo, potrei pensare che si tratti di una pisciata involontaria. Era la prima volta che qualcuno mi metteva un dito in culo per farmi sborrare, anzi la seconda, ora che ci penso bene. La prima fu quando feci sesso con una ragazza conosciuta in vacanza in una cittá Europea qualche anno fá! Ero sopra di lei e mentre gli sbattevo il mio cazzo dentro la sua fica, lei mi afferava il culo cercando di spingere la mia asta sempre piú in profonditá e mentre lo faceva, cercava sempre di inserire il suo dito medio in mezzo al mio culo. Certo, ora qui con Kaori era diverso, il mio cazzo ancora non era dritto, non del tutto almeno, eppure spingendo dentro il suo pollice nel buco del mio culo, toccando non só cosa dentro, mi provocó una sborrata naturale, enza erezione. Un pó come se ci fosse dell’acqua dentro una siringa e spingendo l’asticella, l’acqua uscisse dalla punta della stessa per via della pressione. Dovevo ammetterlo, questa nuova gestione del centro massaggi non faceva rimpiangere quella precedente e per chi volesse “ripassare” la mia prima esperienza in una struttura simile, vi rimando ad un mio racconto del passato dal titolo: “Un Centro Benessere Con Massaggi & Servizi Particolari”.
Non pensavo di tornarci ancora, pagare per farsi masturbare, non mi attirava particolarmente. Ma quando quel giorno, aprendo un’E-Mail secondaria, di quelle che usi raramente con nomi fittizzi, mi venne nuovamente la curiositá come la prima volta con Natsumi. Il testo, grosso modo recitava: “Buongiorno Signor Chase, la informiamo che il nostro centro benessere ha cambiato gestione ed ha ampliato i suoi servizi. Ci venga a trovare per una dimostrazione”. Ci pensai qualche giorno, ma poi dato che i “loro servizi erano ampliati”, mi chiedevo cosa altro avevano inventato e studiato per masturbare il mio pisello! Decisi di fare quindi un secondo giro. Meno di due settimane dalla lettura di quella E-Mail ed ero giá davanti al Centro. Il posto era cambiato, ora era molto fuori mano. Ma per quello che facevano, forse essere poco visibili, anche per un discorso di privacy, non era poi una scelta sbagliata. Anche l’interno era molto riservato e ad accoglierti c’era ovviamente una spledida orientale, che dopo avermi accolto con gentilezza, mi domanda in cosa poteva eseermi utile. Mi presento, gli spiego che sono giá stato “cliente” della vecchia gestione e che avevo ricevuto un invito da loro per provare i nuovi “servizi” della nuova gestione. Mi guarda sorridendo, dice “capisco” lanciando un brevissimo ma eloquente sguardo all’altezza del mio pisello, per poi riportare l’attenzione al mio viso, dicendomi di accomodarmi nella sala d’attesa privata in fondo al corridoio. Non appena fosse stato il mio turno, mi avrebbero chiamato. Dopo un tempo non proprio breve arriva una ragazza, sempre orientale, decisamente magra, ma decisamente anche una gran topa. Si presenta, il suo nome é Kaori, mi spiega le procedure e mi chiede, senza entrare troppo nei dettagli, ma comunque abbastanza diretta pur pesando le parole, se volessi un “servizio completo” o “base”. Opto per quello completo, ormai ero lí, tanto valeva provare tutto. Sistemiamo la “situazione” economica, poi mi fá accomodare in una stanza, dicendomi di mettermi comodo e di aspettarla lí. Mi siedo su una poltrona ed osservo l’ambiente. Molto soft, con una luce soffusa tendente al viola ed una musica da camera come sottofondo. Noto degli strani oggetti attaccati alla parete, ma mentre cerco di metterli a fuoco, vedo arrivare Kaori. Indossa un semplice accappatoio bianco e mentre si dirige verso di me, mi dice qualcosa:
– “Allora Chase, sei pronto?”
– “Certamente! Cosa devo fare?” Rispondo io.
– “Tu niente, ci pensiamo… penso a tutto io! Non sei qui per questo? Per rilassarti e goderti questo momento?” Aggiunge lei tra il malizioso ed il serio.
Mi invita quindi a togliermi i vestiti e indicandomi la porta del bagno, a farmi una doccia.
– “Mi cambio qui? Devo spogliarmi del tutto?” Dico con finto attegiamento timido.
– “Certo! Non vorrai farti la doccia con gli slip? Non sarai mica timido?” Mi risponde Kaori.
Allora inizio a togliermi gli indumenti, intanto lei sembra non curarsi di me ed impegna il tempo che impiego a togliermi i vestiti, altrove, vicino alla parete con quegli strani oggetti. Quando arrivo a togliermi anche i boxer, Kaori torna indietro, verso di me. Durante il suo cammino si toglie l’accappatoio, ma sotto non é nuda. O quasi. Quello che indossa é qualcosa che si avvicina ad un costume, perché in realtá é come se non lo avesse. Un filo interdentale attraversa lo spacco della sua fica e quello che sembra essere un reggiseno, é un altro spago che a malapena copre i suoi capezzoli. Mentre la osservo, inizio giá ad eccitarmi e sento immediatamente il mio pisello gonfiarsi. Allora provo a darmi una controllata, mentre lei dolcemente mi afferra la mano e mi guida verso il bagno. Una volta dentro, apre l’acqua, sceglie la giusta temperatura e mi invita ad entrare nel box doccia. Io entro, lei esce. Mentre mi dó una rinfres**ta, inizio comunque ad eccitarmi, il pisello mi si gonfia, rasentando l’erezione. Kaori sembra indaffarata con alcuni flaconi tipo bagnoschiuma. Io continuo la mia doccia, ed il mio cazzo continua a gonfiarsi, la voglia di farmi una sega e tanta, giá mi sento pronto a venire. Provo a mettermi una mano sul pisello, non resisto, ma appena cerco di masturbarmi simulando un lavaggio del mio uccello, arriva lei e mi toglie la mano scuotendo la testa come per dire “no, no”. Quindi entra anche lei nel box e mi aiuta a lavarmi le spalle. Le sue mani sono fresche e morbide, le sento scivolare su e giú ungo la schiena, poi in mezzo alle gambe. Mi insapona tutto, soffermandosi maggiormente all’interno coscia, poi sul mio culo. Poi, sempre rimanendo alle mie spalle, mi insapona anche il petto, poggiando il suo corpo, le sue piccole tette, sulla mia schiena e allungando le mani come per abbracciarmi. Il mio pisello pulsa e si gonfia alla grande. Quindi le sue mani, lentamente, scivolano dal mio petto verso gli addominali, fino a scendere sul mio cazzo. Lo tocca per la prima volta, lo insapona, lo lava, lo masturba. Eh si, perché anche se sembrava mi stesse facendo una doccia, in relatá quel movimento su & giú lungo la mia asta, non era altro che una sega. Comunque il “gioco” dura poco, non appena Kaori percepisce un’erezione totale, molla la presa, lasciandomi con il cazzo dritto e le palle gonfie. E mentre esce dal box, mi dice di sciacquarmi. Eseguo mentre la vedo allontanarsi. Ma non vá via, con i piedi sopra un tappetino, si spoglia anche lei. Prima gli slip, poi il reggiseno. Ora la osservo meglio, la sua fica adesso si vede chiaramente, é completamente depilata, non un accenno di pelo. Anche il resto del corpo é completamente liscio. Le sue tette sono a malapena pronunciate. Torna sotto la doccia ed inizia a rinfrescarsi anche lei. Mi chiede se posso insaponargli la schiena, perché con le sue mani non ci arriva. Non me lo faccio dire due volte, poggio le mie mani sulla sua schiena, ed inizio ad insaponarla. Cerco di essere delicato come lei, la tocco ovunque di dietro. La mia eccitazione arriva immediatamente, tutto quello spettacolo mi stava facendo impazzire. Il mio cazzo lentamente si alza, si gonfia come un hot dog, diventa dritto. Talmente dritto e duro, che mentre cerco di lavargli anche le braccia, il mio pisello gli si parcheggia in mezzo alle gambe, nello spacco del suo culo. Appena Kaori lo sente tra le sue cosce, fá un passo avanti si gira e mi dice che adesso avrebbe continuato da solo. Mi invita ad uscire e ad asciugarmi. Lei mi avrebbe raggiunto poco dopo. Cosí mentre mi passo l’asciugamano su tutto il corpo. Anche lei, Kaori, termina la sua doccia. Quindi esce, si infila l’accappatoio e mi porta nella saletta principale. Mentre mi fá accomodare sul lettino, lei finisce di asciugarsi. Ora é completamente nuda ed io sdraiato la osservo, mentre le mie palle iniziano a reclamare una prima svuotata di sperma. Sperma che sento fermentare sempre piú, vedendo Kaori che si cosparge tutto il corpo di un qualche olio. Il suo corpo ora luccica letteralmente, diventa liscio come il marmo. Quindi si avvicina a me ed effettua la stessa operazione “olio”. Me lo spalma ovunque, braccia, petto, gambe. L’erezione é di nuovo inevitabile e Kaori ne approfitta per oliarmi l’uccello. Le sue mani mi massaggiano le palle, il cazzo, tira giú la pelle dalla mia cappella ed olia anche quella. La sborra inizia ad incanalarsi lungo l’asta. Ma lei é molto brava, non stimola il mio cazzo un secondo piú del dovuto, capisce che stó per eplodere come un vulcano e si ferma. Si mette di fianco al mio viso e mi chiede di voltarmi, di mettermi spalle al soffitto. Cerco di girarmi con il mio cazzo ancora in erezione e comprendo il perché di quel foro sul letto ad altezza bacino. Serve a stare in posizione supina, anche con il pisello dritto, tanto ce lo infili dentro e finisce nel vuoto. Lascia “riposare” qualche secondo il mio cazzo, ed intanto si mette altro olio sulle mani. Poi torna su di me e continua a spalmarmelo sulla schiena e sulle braccia. Scende quindi verso il basso, zona culo. Anche lí provvede ad oliarmi per bene, giocando parecchio con l’interno coscia. Continuando a palpeggiare il mio culo con decisione, fece quel gesto che probabilmente mi aspettavo, ma non pensavo osasse metterlo in atto. Nemmeno il tempo di dirle “no, quello non farlo” e sento il suo pollice unto d’olio infilarsi dritto con decisione nel mio ano! Un gesto veloce che non mi lascia il tempo di fare altro, se non godere inaspettatamente. Proprio cosí, quel suo dito, quel suo pollice, si infila con scioltezza nelle profonditá del mio ano e stimolando non só cosa al suo interno, mi provoca un’immensa sborrata, un enorme schizzo che parte verso il pavimento. Un gemito improvviso esce dalla mia bocca, mentre guardo il mio cazzo non ancora dritto, ma comunque bello gonfio, venire! Incredibile! Avevo sborratto senza un’erezione. Passano pochissimi secondi, giusto il tempo di godermi in tutti i sensi quella nuova sensazione e Kaori cerca il bis! Sfila il suo pollice dal mio culo e poi lo rimette dentro con ancora piú forza, sento che raggiunge nuovamente le profonditá del mio culo, tocca di nuovo qualcosa, stimola ancora qualcosa al suo interno ed un’altra lunga schizzata finisce sul pavimento! Questa volta la sborrata é piú lunga e se non vedessi con miei occhi la crema bianca uscire dal mio cazzo, potrei pensare che si tratti di una pisciata involontaria. Ma in realtá era una sborrata involontaria, quelle del tipo che fai durante la notte durante un sogno erotico: ce l’hai moscio, ma ti bagni comunque le mutande perché stai “scopando nel sonno”. Kaori aveva premuto un “pistone” e di conseguenza qualcosa é uscita fuori: la sborra accumulata. Di nuovo lascia a riposo il mio cazzo, ed anche se un pó mi aveva svuotato le palle, io aspettavo comunque quel lungo orgasmo che fai quando spingi con il bacino la sborra che hai nelle palle, quel senso di liberazione che solo lunghe spinte pelviche ti sanno dare! Vedo Kaori avvicinarsi al bancone “strumenti masturbatori” e mentre lo fá, mi chiede di mettermi nuovamente con il viso rivolto al soffitto, insomma, di girarmi. In mano ha una corda che assomiglia ad piccolo cappio. Che voleva fare? Impiccare il mio pisello? Non ero molto lontanl dalla veritá. Si avvicina nuovamente a me, mette la corda intorno alle mie palle e poi la tira per stringerla come un nodo. Poi con una mano la tira verso l’alto e di conseguenza le mie palle. Allungo lo sguardo, ho i testicoli completamente strizzati e rossi. Completamente legati e soffocati in una morsa. Vedo la pelle in tiro che sembra volersi staccare dal mio cazzo. Successivamente Kaori inizia a colpirli con l’altra mano, con una serie di piccoli schiaffetti. Quello che provo non só se é dolore o godimento. Dopo qualche minuto smette di “torturare” i miei testicoli, lascia scivolare la corda nel foro del letto sotto il mio culo e si avvicina nuovamente al bancone. Torna con un piccolo peso di ferro ed un’asticella tonda di legno, che cosí a vista sembra di almeno 30 Cm. Con le spalle rivolte me, Kaori si piega a novanta gradi mostrandomi il suo lisco culo. La voglia di mettergli due dita nel suo buchetto é tanta, ma il “regolamento” parla chiaro: “Non si possono toccare le Hostess senza il loro consenso”. Allora mi accontento dello spettacolo, che ha comunque ha il suo effetto erotico. Da quella posizione afferra la corda penzolante e ci fissa il peso. Ora le mie palle sono di nuovo in tiro, ma verso il basso. Kaori mi afferra una mano, se la mette in mezzo alle sue gambe e rimane immobile. A quel punto provo a fare quello che desideravo da quando l’avevo vista nuda. Toccarla, palpeggiarla, sfiorare ogni suo posto piú intimo. Struscio la mia mano lungo la sua fica liscia, la tocco lentamente, poi sposto l’attenzione sulle sue piccole tette. Gioco con quelle che sembrano due noci di carne. I suoi seni sono praticamente formati solo dalle areole che sporgono, per il resto é completamente piatta. Gioco con i suoi capezzoli, mentre l’inquilino che abita in mezzo alle mie gambe, inizia ad alzarsi! Lo sento gonfiarsi, irrigidirsi, mettersi sull’attenti. Intanto il peso attaccato alle mie palle, stira la pelle di tutta l’asta. Quando il mio cazzo é completamente dritto e duro, Kaori lo afferra con una mano ed inizia a masturbarlo. Sento lo sperma salire su, forse ci siamo, sto per sborrare alla grande. Ma Kaori ferma la sega, afferra l’asticella di legno e me la infila nel buco della mia cappella. Dolcemente, ma senza fermarsi. Piano piano vedo l’asta sparire dentro il mio cazzo, centimetro dopo centimetro me la mette tutta dentro. Un gemito esce dalla mia bocca, allora lei smette di affondarla dentro il mio uccello. Con un dito tocca la punta dell’asticella ed inizia a farla roteare. Avverto il pezzo di legno dentro di me, lo sento sfiorare le mie palle dall’interno. Altri suoni escono dalla mia bocca, credo che manchi poco, stó per venire… mollo la presa dalle tette di Kaori e mi abbandono al piacere. Lo sperma sale lungo l’asta, sale, sale ancora…. ma invece che uscire una lunga schizzata, lo sperma fuoriesce sui lati e non avendo altra via d’uscita, cola sul bordo del mio uccello. Un pó come quando riempiamo di corsa un bicchiere di birra e la schiuma esce dai bordi del boccale. Stavo venendo, ma lentamente, sentivo che lo sperma usciva, ma senza prepotenza. Kaori si allontana nuovamente dal letto, si sincera che il mio cazzo abbia smesso di eruttare ed inizia a liberarmi di tutto.
Mi lascia qualche minuto per “rilassarmi” e poi torna al lavoro. Prende delle salviette umide e mi pulisce dal mio stesso sperma. Ma il modo in cui lo fá, non sembra altro che l’ennesima sega, visto che passa le salviette su & giú lungo il mio cazzo. Ma lo fá per poco, giusto il tempo di farmi riacquistare l’erezione. Poi magicamente dalla sua mano spunta un preservativo. Lo apre e lo fá indossare al mio pisello ormai al limite. Quindi sale sul lettino, mettendosi in piedi sopra di me e mi lascia ammirare il suo fisico. Poco dopo sembra abbassarsi sul mio cazzo, forse se lo lascia mettere dentro, ma é una vana speranza. Si piega quel tanto per farmela assaporare la sua fichetta, le sue grandi labbra sfiorano la mia cappella, le struscia leggermente, ma non se lo fá mettere dentro. Si mette di nuovo in piedi, un piccolo passo e si abbassa nuovamnete. Stavolta la sua fica e sul mio viso, mi correggo, é poggiata sul mio viso, il suo spacco lo struscia sul mio naso ed io respiro la sua intimitá. Stó per scoppiare, le palle iniziano a farmi davvero male. Vedo Kaori scendere dal lettino ed indossare un paio di pantaloncini cortissimi e aderenti. Talmenti attillati che lo spacco della sua fica é ben visibile. Sale di nuovo sopra di me, si lascia nuovamente ammirare per un pó dal basso verso l’alto, gioca qualche secondo con le mie palle prendendole lievemente a calci con i piedi e poi si abbassa nuovamente. Stavolta si siede sulle mie cosce, apre le sue gambe e poggia la fica sul mio cazzo dritto. Poggia le mani dietro di sé, sul lettino, piegando leggermente la schiena. Inizia a strusciare la sua fica sul mio pisello, su & giu, su & giú… poi mi sfila il preservativo gettandolo via. Continua a farmi una sega con lo spacco della sua fica protetto da quei pantaloncini. Spinge come se lo avesse dentro, anche io inizio a muovere il bacino, lo sfrego contro di lei, contro la sua fica. Sento la sborra salire… mi struscio ancora… e ancora… la sborra… la sento salire… Kaori continua a masturbarmi con la fica, per quanto puó cerca di avvolgere il mio uccello con le sue grandi labbra… vedo le prime gocce di sperma uscire dalla mia cappella… continuo a strusciarmi e… vengo… un enorme schizzo finisce sullo stomaco di Kaori, poi un secondo… un terzo e mentre la sborra inizia a colare lungo il suo petto, un quarta schizzata la raggiunge sotto il mento… continuo a venire ancora ed ancora… vedo lo sperma colare anche lungo l’asta del mio cazzo e macchiare i pantaloncini di Kaori… e prima che la festa finisca, lei afferra il mio uccello con le mani per dargli l’ultima strizzata, un’ultima spremuta e facendo su & giú con le mani per ancora qualche secondo, un paio di fiacche sborrate vengono fuori. Infine quando Kaori capisce che ormai le palle sono belle che svuotate, si congeda.
Rimango ancora qualche minuto sdraiato respirando lentamente. Guardo il mio pisello e vedo che ancora é dritto. Aspetto ancora. Quando finalmente si affloscia, mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Durante il breve tragitto, noto che la mia cappella é rosso fuoco e le mie palle sono talmente moscie, che quasi toccano le ginocchia. Kaori mi aveva spremuto per bene, lo dovevo ammettere.
Salgo in auto e mi dirigo verso casa. Mi attende quasi un’ora di strada. Ma ne é valsa la pena tornare in quel posto. Forse molti penseranno che ho buttato il mio tempo, perdendo una giornata intera per farmi fare una sega, quando posso tranquillamete masturbarmi a casa da solo. Forse. O forse no! Personalmente quando voglio svuotarmi le palle, chiamo qualche amica particolarmente disinibita e aperta (in tutti i sensi) in materia di sesso e me la scopo. Qui volevo nuovamente giocare, sperimentare qualcosa di nuovo e forse é stato cosí. In fondo sono stato sotto le mani (e non solo) di Kaori per quasi due ore. Quasi due ore a cazzo dritto e palle piene. Si, é stata una bella esperienza, da provare sicuramente almeno una volta nella vita, o magari due. Ma non di piú.
Perché una sana & bella scopata con una donna, non si batte comunque!

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Giuliana spesso è un po’ puttana

Giuliana, Giuli come la chiamo io, mi aveva stupito durante quel fine settimana trasgressivo, con la sua insicurezza dimostrata nell’ultimo incontro della serie, ma ancor più m’incuriosiva il suo comportamento negli ultimi tempi. Avevamo programmato quell’incontro con un’altra coppia da un po’ di tempo. Come per me, anche la mia deliziosa Giuliana era attratta da questo tipo di esperienze, di fantasie. Spesso mi raccontava la fantasia di un terzo personaggio tra di noi. Lei in quelle situazioni si lasciava molto andare, ma poi, quando tutto finiva, non coglieva le differenze. Io ero rimasto un marito annoiato e borghesuccio mentre lei, trentenne, brillante laureata in ingegneria gestionale, aveva conosciuto il meglio del meglio della Milano degli affari. Il suo lavoro in una nota azienda del farmaco la portava spesso in giro per il mondo. Così dopo una decina d’anni di matrimonio e cinque di fidanzamento mi trovavo spesso la sera solo, a chiacchierare con qualche amico al telefono, visto che evitavo i noiosissimi colleghi di lavoro ed evitavo soprattutto le dispendiose partitine a poker che mi proponevano. Delle sere desideravo Giuli così tanto che andavo nella nostra stanza da letto per annusare il suo profumo ed i suoi indumenti. C’è poco da dire, lei, rispetto a me, ha una marcia in più non solo per la sua brillante carriera professionale ma per il suo carattere eccezionale. Giuli è il tipo che non fa regali, parla poco, concede pochissimo agli altri della sua intelligenza, sembrerebbe una snob, in realtà ha un mondo interiore ricco di fantasia. Sono stato fortunato ad incontrarla e a sposarla nonostante i suoi non volessero ma, adesso, dopo dieci anni di matrimonio avvertivo la necessità di sondare le sue fantasie, le perversioni di cui non mi aveva mai parlato e così come degli uomini che nei suoi viaggi di lavoro aveva incontrato. Impazzivo di gelosia ma, quando era a casa, ricevere il suo bacio e passare una notte stringendo il suo corpo fino a farle male allontanava i miei pensieri folli. Giuli non poteva essere solo per me, e avevo deciso di farle provare qualche esperienza con altri o con altre coppie. Una sera, attraverso un sito di incontri avevamo contattato una coppia di Milano che sembrava molto disponibile all’idea di un incontro a quattro. Qualche mail, qualche giorno di chat, una settimana o forse due. Poi una sera, Marco, il marito della milanese che desiderava ciucciare cazzi a quintalate mi diede il suo cellulare. La sera successiva sarebbero venuti loro a Firenze. Fu un contatto veloce. Mi era sembrato subito simpatico Marco. Giuli invece mostrava una certa ansia. Forse con quella mossa mi stavo giocando lei ed il nostro matrimonio ma, pur non essendo un abile giocatore, sapevo che per non perdere una moglie che si allontana, dovevo alzare la posta ed offrirle di più. Quando sei ad un passo dal confrontarti con i tuoi reali desideri è necessario cogliere l’occasione concretizzando quei desideri, oppure al minimo raffreddamento, si rischia di fare un passo indietro. Ed era quello che stava capitando. Lo stavo capendo, e provai a fare la mia mossa. Perciò non forzai assolutamente Giuli ma la convinsi simpaticamente ad avere un incontro semplice e senza forzature con questa coppia. Avrei prima incontrato Marco a piazza della Repubblica. Fu puntuale alle 23.30 , era un quarantenne simpatico ed interessante. Mi fece mille domande, e mi confidò i suoi desideri, le sue fantasie. Mi disse che lei, Dolly, era ignara delle sue reali intenzioni, ma che, come mi aveva già detto, per lo meno condivideva questa sua fantasia e che lui stesso gli aveva anche fatto vedere qualche commento alle foto di lei dal sito di annunci, tra i quali il mio messaggio e il mio profilo. Quando arrivò Giuli, lui rimase emozionato. Poiché la sua Dolly conosceva Firenze, aveva telefonato ad una amica e si avvicinò a Giuliana per presentarsi. Mia moglie, bionda, con Dolly, bella brunetta, longilinea e formosa, capelli corti molto elegante, gambe sexy e portamento altezzoso. Erano una coppia da urlo. Marco invitò tutti ad accomodarci al tavolo. Che strano, io in fondo sono timido, ma ero in quel frangente particolarmente tranquillo, a mio agio. Mi ricordo che assaggiammo dei dolcetti di ananas essiccato e cioccolato. Assaggiato uno non seppi più cosa fare. Un gusto orribile, che mi mise in crisi. Cosa fare? Mando giù in un boccone, ma non resisto, e glielo dico. “Mah, sono terribili!” Non credevo di essere così deciso, ma mi sentivo in piena libertà con loro, e difatti scoppiammo in una risata collettiva. Anche loro si erano accorti della mia reazione, e comunque, concordavano con me che quegli affari erano orribili al gusto. Però, anche se ero rapito da Dolly, Giuli ne era realmente conquistata. Sono anche questi piccoli segnali, questi particolari che fanno grande e concreta una relazione personale, manifestando tutto il feeling che può esserci tra le persone che possono condividere qualcosa. Era come se ci fossimo conosciuti da tanto. Bevemmo anche qualche bicchierino di amaro dopo il caffè, e magari sarà anche per questo che Giuli, spiazzandomi ancora una volta, mi disse ad un certo punto “ma, Antonio, non hai capito chi è questo?” Lei, per un’ attimo, sembrò ancora interrogativa, poi ad un certo punto cadde in un silenzioso ed allarmato atto di comprensione. Il rumore della sedia che striscia sul pavimento rompe quel silenzio tombale. Alzandosi in piedi disse: “E’ in uomo, anzi una trans, è vero Marco?” Marco iniziò a ridere; ricordo soprattutto che, mentre rideva, se ne uscì con la frase: “Antonio, ti presento mia moglie”. Presi così io in mano la situazione. Tranquillizzai Giuli , che non ne aveva affatto bisogno. Dolly ora sembrava meno timida e rimaneva sempre elegante nei modi e nel comportamento. Mi piaceva. Donna non volgare e conscia del suo essere femminile, delle sue fantasie seppur restia a concedersi ad un cenno di consenso verso un’ approccio a quelle fantasie. Mi disse, mi confidò che lei si fidava molto del marito, di come lui sapesse bene quello che a lei piaceva. Mi faceva in pratica capire in maniere delicata e maliziosa che la cosa la poteva interessare. Parlammo tanto, e poi lasciai Giuli e Dolly e dicendo: “E’ giusto che voi ne parliate, ed è giusto che voi, se dovete avvicinarvi a questo tipo di fantasie, lo facciate con la consapevolezza di chi ha preso liberamente la scelta, insieme. A casa nostra ormai sembrava che Giuliana avesse le idee chiare, faceva quasi comunella con quella splendida trans che si faceva chiamare Dolly. Noi uomini eravamo quasi esclusi dai loro discorsi. Dolly ci raccontò di essere di padre milanese e madre giapponese e di aver avuto, sin da bambino, inclinazioni omosessuali. Poi, ad una certa età era giunto il momento del salto definitivo e così aveva iniziato a dichiararsi trans a tutti, di scegliere una vita da transessuale nell’attesa dell’intervento che le avrebbe donato quello che la Natura le aveva promesso ma non le aveva regalato. Così, mano nella mano come due amiche, lei iniziò, nella nostra camera da letto a giocare con Giuli. Esibiva un cazzo notevole, ma soprattutto iniziò a baciare avidamente la conchiglia della mia Giuli e a succhiarla come una pesca zuccherosa e odorosa. La natura e la cultura giapponese del corpo si notò subito quando chiese a me, che osservavo insieme al “marito” Marco, se avessimo dell’olio profumato. Ovviamente sì, fu la mia risposta e così iniziò, con un sottofondo di un pezzo di musica classica, la danza di quelle due dee uscite dal Simposio di Platone. Dolly non smetteva di baciare e accarezzare le gambe di una sempre più coinvolta ed estasiata Giuliana mentre, dopo averle sfilato il perizoma, usava l’olio profumato accarezzandole i seni. Le gambe di Dolly erano lunghissime, calze e scarpe con tacco alto, come Giuliana. Giuli era stata abilmente e velocemente denudata da quella bellissima donna/uomo che adesso, dopo averla messa di spalle le diceva “Sai , io non ho la pussy ma il mio uccellone è tutto per il tuo culo morbido. Dovrai attendere per averlo, supplicarmi, se lo vuoi, ma io ti regalerò l’estasi. C’è da pagare un prezzo per ogni cosa.” Per la prima volta Giuli sotto scacco, di spalle e con il buco del culo pronto per una severa penetrazione. Dolly continuava a massaggiare con l’olio profumato Giuli che, adesso di schiena, era stata anche ammanettata alle sbarre del letto da Dolly. Le manette le aveva con sé Marco che, da quanto mi aveva fatto capire, procurava questi attrezzi e incontri per la sua dolcissima bambolina. La ragazza controllò, strattonandole, la tenuta delle manette poi si allontanò di qualche passo da lei, verificò che io mi trovassi nella stanza quindi iniziò a spogliarsi. Lentamente, sempre fissando Giuli negli occhi, si levò il vestito e, dopo averlo piegato con cura, lo appoggiò sulla poltrona vicina. Indossava una biancheria molto seducente composta da un reggiseno delicatamente traforato e un tanga color grigio perla. Una tinta che magnificamente s’intonava sulla sua pelle e che richiamava l’azzurro tendente al grigio degli occhi. Le calze autoreggenti, di un colore molto chiaro, sottolineavano la lunghezza delle gambe terminando a metà coscia. Era veramente molto attraente, sapeva come porsi per mettere in risalto gli aspetti positivi del suo fisico. Non credevo che la mia donna trovasse quello spettacolo eccitante, Giuliana non era propriamente bisex, lei non aveva problemi a dividere il suo uomo ed il letto con un’altra donna, non disdegnava neppure le carezze femminili, in un’occasione l’avevo vista baciare la mia ex ma non cercava mai un rapporto saffico. Per quel che ne sapevo anche Dolly era così, quindi il suo spogliarsi davanti a Giuli assumeva un significato più simile ad una sfida che al gioco erotico di un’amante. Se guardavo con attenzione gli occhi della ragazza vi leggevo, infatti, una durezza ed una determinazione tale da lasciarmi immaginare la silenziosa competizione in atto tra le due donne. Non mi erano chiari, invece, i motivi di tale tensione. Dolly si sfilò il tanga dopo aver fatto scorrere con malizia le mani sulla pelle appena sopra l’elastico, quindi lo abbassò quel tanto sufficiente a lasciarlo cadere scivolando sulle gambe. L’indumento che cadeva aveva scoperto una minghia completamente depilata su un corpo quasi acerbo e dalla pelle levigata. Era totalmente innocente per quanto in realtà fosse perversa. Dolly era una donna che basava la seduzione sui contrasti e sulle armonie. Accentuava i contrasti tra il corpo e il suo modo di agire mentre studiava con cura le armonie tra l’abbigliamento e la sua figura. Una donna perfettamente in grado di competere con la mia Giuli. Il tanga aveva appena raggiunto il tappeto che, dopo averlo afferrato con le dita dei piedi piegò la gamba per portarselo all’altezza delle mani, quindi lo gettò sulla poltrona a fianco del vestito. Quindi, terminato il massaggio a Giuli, si rivolse verso di me mentre slacciava il reggiseno, se lo tolse con pochi e aggraziati movimenti rimanendo vestita solo delle calze. Buttò anche il reggiseno sulla poltrona mentre si posizionava di fronte a me con le gambe aperte e le mani appoggiate aperte sul grembo, senza attendere altro salì a cavallo delle mie ginocchia lasciando scivolare il suo uccellone contro il mio membro che premeva contro il tessuto dei pantaloni. Giuli mi fissava mentre i suoi occhi s’illuminavano di una luce tutta particolare accentuata dalla dilatazione delle pupille, segno di grande eccitazione. La ragazza spinse le sue labbra sulle mie e al primo tocco le aprì offrendomi la sua lingua. Un bacio avido e passionale fu il nostro primo contatto, mi ritrovai a pensare che se quello era un anticipo di ciò che m’aspettava, allora non avrei resistito a lungo. Senza staccare le labbra dalle mie, sul letto mentre Giuli rimaneva ammanettata , insoddisfatta Dolly mi prese le mani invitandomi ad alzarmi. Una volta in piedi mi potei spogliare davanti a lei. Il suo sguardo scorreva il mio corpo alla ricerca di quei sintomi d’eccitazione che potevo scorgere sul suo. I capezzoli erano perfettamente eretti nel loro turgore, su quel seno minuto parevano enormi ed estremamente invitanti, avrei voluto prenderli subito tra le labbra per succhiarli e leccarli ma lei si allontanava da me giocando con la mia voglia. Sfilai i pantaloni già aperti e li lasciai cadere in terra mentre spiavo i suoi occhi per avere la gratificante conferma che si posassero sul mio membro. Lei, infatti, stava studiando con freddo interesse la zona genitale, non mi diede il tempo di terminare di spogliarmi: infilò una mano negli slip e mi afferrò il membro con forza. Mentre stringeva si avvicinò a me e mi baciò ancora una volta, quindi si inginocchiò ai miei piedi mentre le mani facevano scorrere le mie mutande verso il basso. Il pene si trovò, quindi, dinanzi alla sua bocca senza che lei facesse nulla se non osservarlo. Giuli vedeva la sua lingua che scorreva sul mio pene. Aveva un tocco leggero e delicato, seguiva la lunghezza del membro dai testicoli al glande con la sua lingua umida. Le sensazioni che mi dava erano stupende nella loro dolcezza ma mi ritrovavo a desiderare l’interno della sua bocca. Ero troppo eccitato per sopportare a lungo quello stimolo troppo leggero, guardai nella direzione di Giuliana in cerca dei suoi occhi. La mia donna sembrava soffrire della sua prigionia. Conoscendola m’immaginavo il desiderio nascente in lei di occupare il posto di Dolly. Certamente pensava che, al suo posto, mi avrebbe fatto godere molto di più, sicuramente voleva sentire il mio sapore in bocca. Preso da questi pensieri non mi accorsi che quell’incrocio tra una donna italiana ed il fascino del Lontano Oriente aveva spalancato la bocca e si preparava ad accogliermi dentro. Notai gli occhi di Giuli spalancarsi e le pupille dilatarsi nell’attimo in cui provai un forte calore sul glande; non vidi altro. Dolly, dopo avermi ingoiato per buona metà il membro, succhiò forte provocandomi una fitta d’inteso piacere tale da costringermi a chiudere gli occhi. Era abilissima in questo gioco. Dopo aver stuzzicato il glande con la lingua all’interno della bocca lo fece uscire lentamente, molto lentamente, accompagnando il movimento con la lingua. Subito lo ingoiò nuovamente per ripetere ancora il rito di prima. Quando riuscii a dominare le sensazioni che mi dava, tornai ad osservare le due donne: Dolly aveva gli occhi chiusi mentre scivolava in avanti con il viso ad ingoiare il mio pene, poi li apriva per guardare Giuli. La mia donna fissava intensamente il viso di quella bambolina che giocava con entrambi; era chiaramente eccitata dallo spettacolo, lo coglievo dai tanti segni che, ormai, sapevo decifrare. Non mi aspettavo questo da lei; avevo sempre pensato che lei godesse solo ed unicamente quando era al centro dell’attenzione, protagonista unica del piacere, vittima e dominatrice delle voglie mie e degli altri uomini. Ora si stava eccitando alla vista di un mio incontro con un’altra donna, questo la faceva sempre più apparire simile a me. Capivo ora quanto lei mi capisse e approvasse la mia perversione, proprio perché era stata lei a farmi diventare così. Avrei voluto avvicinarmi a lei in modo da avere un qualche contatto fisico con la mia donna in quel momento, ma Dolly mi bloccava con il piacere che mi dava. La ragazza era certamente conscia del mio stato d’animo, molto probabilmente aveva colto la lotta interiore tra ciò che desideravo e ciò che avrei voluto fare. Il desiderio di godere, e di far godere, lottava con la voglia di coinvolgere fisicamente Giuliana. Dolly risolse la situazione alzandosi in piedi dopo aver interrotto, con mio disappunto, il suo gioco di labbra sul mio pene. Salendo fece in modo da far scivolare il seno lungo il mio busto poi aderì con tutto il corpo al mio stringendosi a me con una mano. Mi impressionava molto favorevolmente la sua altezza, era raro per me trovarmi a guardare negli occhi una donna senza dover reclinare il capo. Stupenda era la sensazione del suo fallo contro il pene eretto, potevo cogliere il suo respiro che diveniva piano, piano, sempre più veloce. Dolly stava pensando a ciò che sarebbe presto seguito, pareva che tentasse di anticipare attraverso la pelle del bacino la sensazione del mio membro dentro di lei. Notavo dai suoi occhi una crescente eccitazione e un forte desiderio, mi persi in quel grigio macchiato d’azzurro e per un istante dimenticai il verde degli occhi di Giuli. Rapito dalla femminilità prorompente di quella “donna” che avevo contro la pelle, iniziai a camminare lentamente all’indietro verso il divano, seguito da lei. Mi sedetti mentre le mie mani scivolavano verso i suoi glutei. Dolly attese che il mio sguardo percorresse ogni centimetro del suo corpo, voleva darmi la possibilità di apprezzare appieno il corpo con cui stavo per unirmi, quindi si girò per essere inculata. Si sollevò in modo da consentirmi di guidarmi dentro di lei, appena sentì il pene sistemato correttamente nel suo ano iniziò il suo movimento. Il suo culetto si apriva dolcemente, caldo e morbido. Avevo gli occhi puntati sul suo bacino affascinato dalle curve armoniose e dal gioco dei muscoli che intravedevo sulla pelle sin che un gemito richiamò la mia attenzione sul suo volto. Non mi aspettavo di vederla già preda del piacere, il suo volto testimoniava una soddisfazione profonda. Iniziò a muoversi con ampi giri del bacino rafforzati dal gioco delle natiche. A volte sollevava il corpo in modo da far uscire ed entrare il mio pene in lei; si era posizionata in modo da favorire il lavoro della mia mano senza però rinunciare a prendere completamente il pene dietro. La sentivo dilatarsi sempre di più mentre con la mano percepivo i suoi umori. Iniziai a spingere con il bacino, quel poco che potevo, in modo da farmi sentire meglio da lei. Stava acidamente cercando il piacere, fortunatamente il suo ano era già tanto dilatato da ridurre il mio godimento. Mentre lei godeva e trasmetteva a me parte del suo piacere tentai di guardare nella direzione di Giuli, ma poiché era ammanettata e di spalle, in terra non riuscivo a vederla. Provavo ad immaginarla, tentavo di realizzare nella mia mente cosa stesse provando la mia donna in quel momento, ma non vi riuscivo. Sapevo perfettamente cosa provavo io quando era lei a godere sotto i colpi di un altro uomo ma non potevo conoscere i suoi sentimenti. Senza dubbio una donna non provava ciò che sentivo io e mi sarebbe piaciuto conoscere cosa le passava per la mente e come il suo corpo reagiva in quel momento. Avrei soddisfatto la mia curiosità più tardi, lo sapevo, ma in quel momento avrei dato qualunque cosa per entrare nella sua anima. Il corpo di Dolly era davvero stupendo e lei sapeva muoverlo bene, mi faceva godere ma io pensavo continuamente a cosa stava provando Giuliana e mi ritrovavo a sperare che lei godesse con noi. Succedeva anche a lei quando apriva il suo ventre ad un altro uomo? L’intensità del mio piacere era tale da non consentirmi di aprire gli occhi per puntarli su quelli della mia donna, avrei voluto assimilare dal suo sguardo ciò che provava. L’avevo vista impegnata fisicamente in quella che credevo fosse la massima espressione della sua perversione, ma in quel momento lei stava provando il piacere generato da una depravazione ancora più grande. Legata al letto, prigioniera dello spettacolo del mio corpo unito a quello di una trans, provava finalmente ciò che sentivo io quando era lei ad agire. Terminato il mio orgasmo riuscii finalmente a spostare il mio sguardo su di lei. Giuli aveva un’espressione indecifrabile sul viso, capivo che era eccitata, vedevo il piacere sottile ma intenso appena provato, gli occhi lucidi testimoniavano una forte emozione ma le labbra erano serrate in una smorfia più simile al dolore che al piacere. Non capivo se soffriva per il desiderio di agire o per i fatti appena accaduti. Forse lo spettacolo era stato troppo forte per lei, probabilmente si era fatta ammanettare per res****re alla tentazione di fermarci all’ultimo istante. L’ultimo dei miei desideri era di procurarle un dolore di qualsiasi forma.

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Con La Mia Cugina Preferita 3 [Una settimana al ma

Parte 1: http://xhamster.com/user/autotune/posts/215174.html
Parte 2: http://xhamster.com/user/autotune/posts/216346.html
Scusate se riprendo solo adesso il racconto, ma ho avuto poco tempo.

Dopo quella sera a casa con mia cugina Chiara, mi sentivo appagato, e sapevo che potevo scoparmela ancora appena ne avevo la possibilità.
Ma dovetti aspettare circa un mesetto.
Infatti, verso fine luglio, Chiara e i suoi genitori, nonché miei zii, affittarono per 2 settimane un appartamento sulla costa romagnola, a Riccione.
Avendo ancora spazio, invitarono me e mio fratello a passare qualche giorno li.
Accettammo, ma per soli 5 giorni, visto che mio fratello non era proprio entusiasta al contrario mio, che iniziavo già ad immaginare mia cugina
in bikini.
Così, un lunedì mattina, io e mio fratello partiamo con il treno per raggiungere Chiara e i miei zii. Viaggiammo per molte ore, e arrivammo li stremati.
Salutai i miei zii e Chiara, che si comportò come se non fosse successo nulla. Salutati tutti quanti ci mostrarono l’appartamento, si trovava a pochi metri dal mare, e non era molto spazioso.
Infatti presentava: 1 camera da letto, composta da un letto matrimoniale e uno singolo; un soggiorno-cucina, che prevedeva un divano-letto; un bagno; ed un piccolo ingresso che separava le stanze.
Di solito, io e mio fratello ci saremmo contesi il letto singolo, ma glielo cedetti subito per dormire poi nel divano-letto con Chiara.
Così, dopo aver pranzato, mi misi sul letto e mi addormentai a causa della troppa stanchezza dovuta al viaggio.
Mi svegliai verso l’ora di cena, cenammo e la sera uscimmo solo io, mio fratello e mia cugina. Tornammo presto, verso mezzanotte, con i genitori di Chiara che dormivano. Così mio fratello andò in camera da letto per andare dormire, e io è Chiara nel soggiorno per il medesimo motivo.
Mi cambiai e mi misi un pantaloncino e una cannotiera per la notte, ma non fui l’unico a cambiarsi, infatti mia cugina si cambiò in soggiorno davanti a me, rimanendo per un momento in mutandine nere e con quei seni perfetti scoperti, per poi indossare una maglietta e un pantaloncino aderente.
Ci mettemmo entrambi sul letto e guardammo per un po’ la tv, così da prendere sonno.
Dopo circa una mezz’oretta decidiamo di spegnere la televisione e di metterci a dormire.
Mi giravo e rigiravo sul letto, non riuscivo ad addormentarmi per via della mia dormita pomeridiana, così il mio sguardo cadde su Chiara, sdraiata su un fianco e rivolta dalla parte opposta alla mia, in pratica mi dava le spalle.
La guardavo dalla testa ai piedi, soffermandomi sul suo culo perfetto.
Non capivo se stesse dormendo o meno, così, senza pensarci mi avvicinai a lei, ed iniziai ad appoggiarle il mio cazzo ormai durissimo.
Dopo un po’, sento il suo culo muoversi e strusciarsi sul mio pacco… Chiara era sveglia, e le stava piacendo!
Presi il lenzuolo lasciato ai piedi del letto per via del caldo che faceva, e coprì entrambi per non destare sospetti in caso mio fratello o i miei zii entrassero di botto.
“Non vorrai mica scopare adesso?! Ci sono di la i miei!” Disse lei a bassa voce.
“No stai tranquilla, però divertiamoci un po’.”
Così ormai coperti da quel lenzuolo , le abbassai pantloncini e mutande fino alle ginocchia, e tirai fuori la mia asta.
Ripresi ad appoggiarglielo sul suo culo soffice e ormai nudo. Lei intanto continuava a strusciarcisi sopra, mentre io le infilai una mano sotto la maglietta e iniziai a palparle le tette, e con l’altra le ficcai due dita nella sua figa… Era fradicia!
Continuavo a chiavare mia cugina con una mano, sentivo che stava venendo, così per ripagarmi incominciò anche lei a farmi una sega.
In casa c’era un completo silenzio, sporcato solo dalle nostre respira affannose e da qualche gemito che emetteva Chiara.
Dopo un po’ sentivo la mia cappella in procinto di esplodere, stavo per venire!
Così la presi per i fianchi, la strinsi a fianco a me e le sborrai sul culo.
“Ahhhhh… Calda e densa… Vado in bagno.” disse lei.
Mi diede un bacio sulla bocca e si alzò dal letto.
Una volta tornata ci addormentammo uno a fianco a l’altro.
Ma questo era solo l’inizio di una vacanza con mia cugina…
Continua….

Spero ancora di aver scritto bene, e che le mie avventure con mia cugina vi piacciano, così da continuare i racconti. I commenti sono ovviamente bene accetti! 😛

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Da cosa nasce cosa

Da cosa nasce cosa
Un giorno d’estate di tempo fa, mi trovai per caso a prendere un aperitivo in un piccolo bar di un paese ai confini con la toscana. All’improvviso senti “Ma guarda chi c’è” ricevendo una pacca sulle spalle, era un caro amico con cui andavo spesso e volentieri in discoteca. Quando lo vidi, rimasi male poiché era da parecchio che non ci vedevamo, cosi iniziammo a parlare del più e del meno, il tempo passo cosi in fretta che si fecero immediatamente le 20:00. Era tardi per andare a casa, ed era presto per uscire, allora il mio amico mi disse “ scusa cosa devi fare ora, perché non andiamo a cena a XXXX ce la festa di paese ” io pensai tra me che non ero mai stato in quel paese, non avendo nulla da fare, dunque risposi immediatamente di “SI”.
Dato che non ci piace fare file chilometriche andammo in un ristorante che si affaccia sulla piazza del piccolo borgo da cui si vedeva parte della festa.
Trovammo un posto a sedere in un tavolino a ridosso della strada, il locale si pieno velocemente tanto che all’ingresso si creo una fila lunghissima.
Essendo il nostro tavolo, posto lungo la strada, sentimmo due belle donne che dicevano “accidenti siamo arrivate troppo tardi e già tutto pieno!” guardando dentro il locale videro che non c’era posto e rimasero a parlare tra di loro. All’inizio sia io che il mio amico, non ci facemmo caso più di tanto. Passati dieci minuti le due dame si avvicinarono al nostro tavolo e videro che c’erano due sedie libere. Iniziarono a guardarci parlando sotto voce, fino a quando una delle due con tono impostato disse “qui facciamo mezza notte, salvo che questi due bei ragazzi non ci invitino a sederci con loro!!” Non potemmo fare a meno di sentirle e di chiedergli se parlavano di noi. Ingenuamente e quasi spontaneamente rispondemmo contemporaneamente “prego accomodatevi”.
Appena sedute le due donne ci ringraziarono dell’ospitalità e iniziammo a parlare.
Ora non so se per effetto del buon vino o se per effetto del buon cibo, ma le due Madame iniziarono a sentire caldo slacciandosi i primi bottoni delle camicette, a quel punto iniziammo a fare stupide battute tipo “ ma che bel panorama “ e cose cosi; le due donne invece di dimostrare distacco sembravano felici dei nostri commenti fino a quando una disse esclamo “be anche voi siete un bel panorama chissà cosa nascondete” Io e il mio amico ci guardammo negli occhi per stabilire con chi dovevamo provarci e in un attimo sia io che lui iniziammo ad allungare le mani sulle gambe delle signore, le quali contraccambiarono il gesto.
Una delle due donne disse “certo che qui fa molto caldo, e non mi va il dolce, perché non andiamo a casa mia dove c’è l’aria condizionata e ci rinfreschiamo” a quelle parole rimanemmo male e dicemmo contemporaneamente di “si”.
In pochi minuti raggiungemmo a piedi il piccolo appartamento di una delle due signore.
Ci mettemmo comodi sul grande divano con noi due posti al centro e loro alle estremità. Senza tante parole le due donne ridendo iniziarono a baciarci ed ad accarezzarci da sopra i pantaloni.
La situazione iniziava a diventare molto calda quando una delle due si alzo per andare dalla sua amica baciandola sulla bocca.
Li increduli e impreparati ci alzammo per raggiungerle ma loro ci ributtarono sopra il divano dicendoci “ CARI senza fretta, tiratelo fuori e iniziate a scaldarvi guardandoci” a quel punto capi che loro erano veramente due dee del sesso.
Mentre noi lo tirammo semplicemente fuori ed iniziammo a menarcelo loro iniziarono con una serie di carezze sinuose lente come se si sfiorassero, poi iniziarono a leccarsi i capezzoli l’una con l’altra. Ai primi ansimi le due iniziarono a toccarsi reciprocamente i sederi allargando e stringendo le chiappe con forza affondando le dita in quelle carni bianche e vellutate.
Si levarono lentamente le mutandine ed iniziarono a toccarsi le due piselline una completamente rasata e l’altra con un triangolino sopra.
D’un tratto smisero di leccarsi e vedendo che noi aravamo eccitati come tori, vennero verso di noi prendendolo in bocca.
In quel momento non riuscivo a capire cosa stava succedendo, non sapevo se era un sogno oppure realtà!!
Le mani erano un groviglio non sapendo neppure cosa si toccava andando cosi alla ricerca di tutto ciò che era caldo.
Le due donne iniziarono un 69 dicendoci prendeteci.
Io senza tante parole iniziai mettendolo nella pisellina della mora posta sotto mentre l’amica le leccava il clitoride massaggiandolo con le mani.
A quella vista pensai che se fossi venuto subito avrei fatto una figuraccia e dentro la mia testa pensai a cose stupide, cercando di ritardare l’orgasmo ma e stato tutto inutile quando le due signore da sotto i cuscini del divano tirarono fuori due grossi vibratori mettendolo nei rispettivi sederi. A quella vista io e il mio amico venimmo uno dietro l’altro. Le due iniziarono a pulire le nostre cappelle per poi iniziare a leccare lo sperma sparso, nei loro corpi, senza fermarsi le due donne continuarono a leccarsi e a giocare con i due vibratori; una delle due disse (non ci lasciate cosi a meta siamo due vacche da monta) a quelle parole non facemmo in tempo a dire A che i nostri cazzi erano carichi per la seconda mandata, io lo misi nel sedere della castana, la quale chiese al mio amico di metterlo nella fica che stava per venire. Subito dopo tocco alla mora la quale venne come un fiume in piena. Le due leccavano tutto ciò che era liquido e che usciva da tutti i nostri genitali senza far cadere nulla.
Io venni per la seconda volta quando senti la pisellina della mora contrarsi per il secondo orgasmo.
Esausto ma felice iniziai a giocare con i grossi vibratori aiutando l’amica a leccare la compagna mettendogli anche le mani nella pisellina che sembrava cosi elastica che ci sarebbe entrata anche la seconda mano, ma mi fermai perché urlava e gemeva, contorcendosi di piacere. Non so il tempo che è trascorso ma continuammo cosi fino a quando non ci risvegliammo tutti nudi e felici la mattina dopo.
Da cosa nasce cosa.
BY ITALICO 78

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Paolo, l’amante di mia moglie.

Caro Paolo,

voglio ringraziarti anche qui. Da quando hai iniziato a corteggiare mia moglie lei pian piano ha ripreso colore, gioia di vivere. Ha si cercato di res****rti per un pò ma era solo il solito gioco della preda che fugge. E’ fuggita per poco dal tuo serrato corteggiamento: dopo poco ha accettato il tuo invito per un aperito che è poi diventato una cena per poi finire a casa notra, nel lettone matrimoniale. Le hai chiesto dove io fossi per essere lei così sicura di portarti a casa e lei ridendo ti ha detto che ero certo già addormentato nella mia cameretta, inbottito di sonnifero, dopo aver visto un filmino porno su xhamster segandomi. Ti ha tranquillizzato dicendoti che suo marito è impotente e ormai divenuto un innocuo fratello, che al massimo si sfoga con la masturbazione. Ti ha tranquillizzato dicendoti di essere sicura che se mai mi fossi svagliato e fossi entrato in camera non avrei certo fatto altro che richiudere la porta di camera. Io in effetti ero nella mia cameretta, avevo si visto un filmino porno su xhamster, ma ero sveglio e ben attrezzato con cuffia e monitor per spiarvi durante il vostro atto d’amore. Ti Benedico ancora per quella sera che hai preso mia moglie in camera nostra dove lei ti aveva trascinato, infoiata come un troia in astineza. Aveva voglia di cazzo mia moglie e tu Paolo glielo hai dato. Tanto. Quando ho visto il tuo bel cazzo affondare in mia moglie mi sono quasi sentito svenire dall’emozione. Il cuore batteva a mille e la bocca era asciuta. Mia moglie era folle quella sera; ti ha quasi aggredito, ti ha montato come una valkiria al galoppo, muggendo, smaniando, gemendo e digrignando i denti. Bravo Paolo, che hai retto l’assalto rispondendo colpo su copo. Il tuo cazzo favoloso la riempiva e mandava in furore erotico. Poi con un grido sfuggitole dal petto, buttando indiero la testa, ha goduto rumorosamente, scuotendosi tutta a lungo, per poi afflosciarsi su di te. Ma tu, hai seguitato con la tua spada a infierire nel suo ventre, richiamandola al piacere. E lei ansando e gemendo è ripartita al galoppo. Tu la guidavi tenendola per le chiappe formose e la incitavi. “Forza troia!!” le dicevi, e lei smaniando ti diceva mille si. Ed è venuta ancora e ancora. Poi è stata la tua volta. Sembravi un toro alla monta. Bravo! La telecamerina era sul tavolino ai piedi del letto, celata in un orologio. Da quella ho visto tutto; ho visto la vostra folle corsa e poi ho visto sgorgare a lungo il tuo seme quando il tuo bel cazzone afflosciandosi è uscito da dentro di lei. Poi avete parlato; siete andati in bagno a pisciare e lavarvi. Poi siete tornati in camera. Vedevo mia moglie camminare nuda nella stanza. vedevo che tu le guardavi il culone formoso, con un pò di cellulite, ma sodo, consistente. Mi ricordo quando nei nostri contatti ti avevo chiesto di incularla, perché io sarei impazzito a vederla inculata. Ti avevo detto anche che non sarebbe stato facile e tu ne avevi convenuto, ma che comunque ci avresti provato, per dare un pò di pace alla mia mano segaiola. Tu l’hai richiamata aa letto eli è venuta docile vicino a te. Ho visto il suo volto trasformato dal piacere. Poi i vostri bace sempre meno teneri. Lei che riprende a respirare forte, nuovamente infoiata. L’hai messa supina, massaggiandole le spalle, poi la schiena, poi sei passato alle cosce e i polpacci, saltando il culone. Lei da troia ha sollevato il culo, quasi a reclamare le tue attenzioni. ma tu, astuto, hai finto di non capire. Allora lei ha preso una tua mano che le massaggiava l’incavo della vita e l’ha portata lei stessa sul proprio culone. Tu sorprendela ti sei chinato a baciarglielo. Lei allora l’ha sollevato ancor più mettendosi a pecorina e offrendolo ai tuo baci profondi, alla tua abile lingua. E le hai cercato il buco del culo, soffermandoti a lungo. Lei smaniava con la faccia sul cuscino. Era pronta! Tu, esperto, hai capito il momento magico e l’hai colto. Ormai lei era il delirio. Ha lasciato che tu le andassi dietro, puntandole il cazzone fra le chiappe, appoggiandoglielo al buco, ma senza affondare. Bravo! E’ stata lei allora che pian piano a cominciato a spingere in dietro con lievi colpetti. E tu li. Fermo. Eretto. Poi la ta cappella -l’ho visto benissimo dalla telecamerina- ha iniziato a penetrare. Poi ancora fermo, per fare adattare il suo buco del culo alla tua grossezza, notevole ma fantastica. E infine è scivolata dentro. Ancura fermo per farla rilassare. poi pian piano sei affondato. Finalmente!! Ho gioito apessi quanto. Che emozione!! vederla inculata. Bellissimo. Mi sfregavo il membro impotente e flaccido, ma sensibilissimo, attento a non godere troppo presto. Noi cornuti segaioli abbiamo una buona tecnica alle seghe di lunga durata. Noi cornuti viviamo le emozioni anche di un’intera nottata che nostra moglie è col maschio gestendo la sega. Non so se siamo segaioli perché cornuti o cornuti perché segaioli. Ma noi viviamo di seghe, Paolo, e abbiamo bisogno di voi bull per poter godere delle corna segandoci. Vi adoriamo quando ci trombate la moglie, permettendoci di sfinirci di seghe. Orbene Paolo, ricordo quei momenti dell’inculata come i più esaltanti degli ultimi anni. Vederti affordare fra le sue chiappone e poi riuscire e riaffondare di nuovo; prima lentamente poi sempre più velocemente. E la troia di mia moglie alternava deboli lamenti a forti gemiti; a sussulti e spinte all’indietro per farti affondare nel suo intestino. La sentivo scoreggiare forte quando uscivi dal suo culo. E siete vetuti insieme. Lei sditalinandosi e tu pompandole il culone. Bravo Paolo, stavo per svenire dal piacere mentre anche io godevo.
Ora sei il suo amante ufficiale e quando passi dalle nostre parti sei nostro ospite a cena e poi marito effettivo nel lettone. Grazie degli orgasmi che doni a mia moglie a me.

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Shoejob……….che passione!!!

La mia passione per le scarpe è cresciuta con me. Fin dalla pubertà prendevo di nascosto le scarpe di mia sorella, quelle più sexy, con il tacco più alto e ci “giocavo” per interi pomeriggi. Le annusavo, me le strofinavo in ogni dove eccitandomi tantissimo fino al raggiungimento dell’orgasmo che ovviamente andava a “riempire” le scarpe stesse. Poi ovviamente le ripulivo per non farmi scoprire. In ogni caso quando le vedevo indossate da lei………l’eccitazione saliva alle stelle al pensiero che usciva da casa per andare al lavoro, al ristorante, in discoteca o con il suo ragazzo portandosi dietro il mio liquido seminale ai piedi.
Con mia moglie Mara invece non abbiamo cominciato da subito a giocare in questa direzione. Si, ha sempre saputo della mia passione per i suoi piedi (impossibile nasconderglielo), infatti è sempre stata ben disposta ad accontentarmi in giochi di footjob ma mai con accessori come le scarpe. Sicuramente aveva capito che le trovo particolarmente sexy ed eccitanti, visto e considerato di quante le regalavo, quelle con un tacco particolarmente alto e sottile ma non le era mai passato per la testa che mi sarebbe piaciuto integrarle nei nostri “giochini”.
Infatti il tutto è nato per caso………
Un Sabato pomeriggio di quelli autunnali dove piove molto ma fa ancora relativamente caldo capitò di andare a fare un giretto in un centro commerciale. Qui Mara si fermò davanti le vetrine di un negozio di scarpe. Mi disse: “guarda che belle quelle scarpe li”…….io le vidi e mi si illuminarono gli occhi!! Erano delle veramente belle scarpe sexy come piacciono a me. Colsi la l’occasione al volo e le dissi di entrare a provarle subito. Si sedette ed io andai subito a prenderle. Erano delle meravigliose scarpe in pelle nera chiuse solo sulla punta, una punta che più a punta non si poteva, con un tacco altissimo a spillo in acciaio, ed una cavigliera stretta molto elegante con dei brillantini tutto attorno. Le portai il 40, mi inginocchiai davanti, lei mi sorrise e mi fece l’occhiolino, le sfilai le scarpe che indossava su quelle meravigliose autoreggenti nere. In quel momento divaricò le cosce e vidi che era senza slip………potevo vedere la sua dolce vagina depilata……….m’incantai!! “Marco………..Marco………..me le fai provare??” Gliele misi ai piedi…….quel profumo misto di piedi profumatissimi e di scarpe di pelle nuove………..il pensiero della sua passerina tutta nuda li pronta all’uso……….cominciai ad avere un’erezione da panico, a tal punto da sentirmi umido negli slip. Insomma le comprammo e le indossò immediatamente ed io ero proprio molto felice.
Ci accorgemmo dell’ora tarda così andammo direttamente al ristorante dove avevamo appuntamento con altre tre coppie di amici. Arrivati al parcheggio del locale ci accorgemmo di esser in anticipo di mezz’ora a causa di un messaggio non letto. Io sempre molto eccitato non persi occasione di raccontare a Mara le mie fantasie su quelle scarpe e l’effetto che mi avevano già fatto. Approfittando di essere in un parcheggio buio cominciò a stuzzicarmi mettendo i suoi piedi con tanto di scarpine nuove sulle mie cosce allargando le sue e facendomi intravedere il paradiso. Le strofinava sul mio pacco che si rigonfiava sempre di più. Ad un certo punto mi sembrava di scoppiare…….aprì la lampo dei pantaloni e lasciai uscire il mio coso. Mara me lo accarezzava con la punta delle scarpe, con i tacchi, lo prendeva in mezzo ed andando su e giù mi faceva provare delle meravigliose emozioni. Questo gioco andò avanti per un bel pò di tempo fin che………”Mara sto per schizzare!!” e lei “o cazzo Giorgio e Francesca”…………..ci fu un attimo di panico nel vedere due dei nostri amici che si stavano avvicinando a piedi alla nostra macchina. Presi la scarpa con cavigliera già slacciata e ci sborrai dentro. Mia moglie mi guardò sorpresa e rimase immobile quando gliela misi al suo piede. Ci ricomponemmo ed andammo incontro ai nostri amici. Entrammo nel locale ed andammo al nostro tavolo prenotato dove dopo poco arrivarono anche gli altri. Mara seduta fronte a me mi faceva strane smorfie, credo volesse andare alla toilette per ripulire scarpa e piede, mentre io invece ero ancora eccitato al pensiero del mio sperma li nella sua scarpa sotto quel tavolo con i nostri amici. Ma all’improvviso Francesca se ne uscì con una frase a dir poco fulminea………”Manuela e Giada, avete visto che SCARPINE indossa Mara??”……entrambe si abbassarono per guardargliele……..Mara mi guardava impietrita, non batteva ciglio e non diceva nulla. Io dissi ”e si, avete visto che belle?? È un regalo proprio di oggi”. Francesca “le ho viste si prima, sono proprio molto belle, falle vedere bene dai”. Manuela e Giada confermarono “wow che belle e sexy……..complimenti…….e come le porti bene”. Mara riuscì a dire un grazie stretto tra i denti ed a fare un sorrisetto. A questo punto, non so come, mi uscì una frase che mia moglie non avrebbe mai e poi mai voluto sentire……..”Francesca, secondo me starebbero benissimo anche a te con quella minigonna e quelle calze velate……..” Mara sgranò gli occhi e con essi mi fulminò!! Francesca disse ”ma dai, credi??” e Giorgio “perché non le provi??”………. Francesca si tolse le scarpe e guardando mia moglie ammutolita disse “io sono pronta Mary”…….. Mara si sfilò le scarpe quasi sotto al tavolo più al buio possibile, l’amica le prese e le indossò dicendo “mmmmmm senti, profumano ancora di nuovo eheheh” e si alzò in piedi sfilando tra i tavoli. Io avevo l’uccello che scoppiava solo al pensiero di sapere il mio sperma sotto al piede di un’altra persona, invece Mara era sempre immobile. L’amica tornò al fianco della mia mogliettina e restituendo le scarpe esclamò “molto belle, ma mi sa che fanno sudare un po’ troppo……anzi mi sento bagnato solo un piede…..hihihihi”. Mary le indossò, con il viso color peperone si alzò e disse “scusate” ed andò alla toilette.
Più tardi ce ne andammo e Mara non mi parlava fin che esplose in una lunga risata al termine della quale mi disse “sei un porco bastardo!!”.
Da quell’episodio però capì la mia “perversione” da feticista e mi asseconda tutt’ora in questo.
Grazie Mara

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La gang bang di Jessika

Jessika è una capo cheerleader di un college della California partita dall’ Italia sei anni prima ai tempi del liceo. La classica barbie, ma con voti superlativi a scuola ed impegnata nel sociale.
É il sogno proibito di tanti ragazzi che si limitano a tirarsi seghe pensando a lei. Un giorno recandosi al campus piena di libri si scontra con un ragazzo facendo cadere i libri a terra, prontamente Jack si china per raccoglierli notando sotto la mini di Jessika degli slip orlati in pizzo semplici ma sensuali che lo fanno viaggiare nelle piú perverse fantasie erotiche. Jessica va ad allenarsi insieme al gruppo ai lati del campo da football dove in comtemporanea si allena la squadra. Lì Jack non perde tempo per salutare Jessica, che non lo ha mai visto da prima di quel giorno stesso, infatti lui era un neo acquisto.
I due da quel giorno si frequentano. Un pomeriggio stavano limonando a casa di lui che inizia a toccare piú a fondo,lei lo blocca dicendogli: “sono ancora vergine” lui con il pacco gonfio le risponde :” fa nulla tesoro,oggi mi farai un pompino,per la tua prima volta ci sará qualcosa di speciale” Jessika timidamente gli sbottona i pantaloni e glie lo tira fuori,Ha un cazzo enorme che pulsa dritto come una spada,lo guarda negli occhi come per chiedere cosa fare ma senza parlare,lui avvicinandole la testa al membro: ” prima leccalo bene e poi fai finta che sia un ghiacciolo” lei segue gli ordini lo lecca prima in principio facendo piccoli cerchietti con la lingua per poi percorrere tutta l’asta “ora succhialo porcellina mia” ubbidisce al volo portandosene piu di metá in bocca ma Jack non contento la spinge a ingoiarlo tutto con foga a****lesca, Jessika sta per soffocare quando lui le schizza una gran quantità di sborra in faccia. “Brava piccola porcellina mia” …. Jessica rimane un po’attonita nel riprendere fiato.
É Domenica, giorno della partita lei é presente per dar supporto alla squadra insieme alle altre cheerleader, Jack parte titolare, i due si scambiano occhiate nel lasso di tempo che dura la partita. Jack rimane negli spogliatoi da solo avendo dato appuntamento a Jessy che puntualmente arriva chiudendo la porta a chiave per essere sicura che non ci fosse nessuno Jack le chiede “sei pronta?” Jessica annuisce ed inizia a fare uno spogliarello togliendosi gli abiti da ragazza pon pon, rimane in slip mostrando il suo fisico tonico in tutta la sua bellezza, Jack la tira a se per gli slip e la fa adagiare su una panchina coperta di asciugamani . Lui ha solo i boxer addosso che si affretta a togliere, con un gesto semplice e veloce toglie gli slip a Jessika che sente l’eccitazione crescere, Jack non tarda ad accorgersene perchè prende a leccarle la figa ben rasata già bagnata ed entrare nel buco da violare con la lingua. Hanno entrambi voglia da morire, Jack posiziona la punta in prossimità del buco vergine di Jessika e con colpi ben assestati cerca di entrare mentre lei strozza gli urli in un asciugamano, intanto continua a spingere fino a farlo entrare a fatica nel buco da dove esce una goccia di sangue, continua a scoparla mentre in Jessy il piacere prende posto del dolore e comincia a gemere un po’ da troia “se non fosse che ti ho appena sverginata io giurerei che tu non sei vergine ma una bella zoccola” esclama Jack continuandosela a scopare finché non viene inondandola sopra la pancia. I due sentono strani rumori provenienti dalle docce Jessy é spaventata ma Jack insolitamente tranquillo. Spuntano all’improvviso altri due giocatori e la coach delle cheerleader che parla per prima “ahah, lo sai ho sempre saputo che promettevi bene, ti confesso che a 30 anni mi sentivo vecchia ma allenando te 19enne così prestante mi hai ringiovanito e ti saró riconoscente a modo mio” Jessica si sente soffocare ma non riesce a muoversi un po’ perché la situazione la eccita un po’ perché è spaventata. La coach si spoglia mostrando il fisico da ex cheerleader, si avvicina con sinuosità a Jessica mentre con l’ i phone Jack registra tutto. La coach inizia a limonarrla poi scende succhiandole i capezzoli induriti e scendendo con la lingua fino al pube, da lì a poco è alle prese con il clitoride, la lecca tutta e la penetra con facilitá con la lingua calda muovendola come un serpente ipnotizzato, stacca la faccia dalla fica per infilare prima un dito,poi due e tre fino a 4 dita dentro mentre masturba la giovane coach Ginah fa avvicinare Martin uno dei due ragazzi e inizia a spompinarlo per bene, Jessika intanto inizia a provare piacere, Rey vuole partecipare e si fa spompinare da Jessika ormai priva di volontá, Jack intanto riprende la scena e con una mano si tira una sega. Ginah e martin si mettono in disparte prendendo la coach a scoparla in figa da dietro. Rey decide di romperle il culo “ora la zoccolina diventa una zoccola con i fiocchi”, quest’affermazione crea una risata da parte di tutti la fa alzare e piegare a 90 le sputa sul buchetto e inizia a lubrificarla per poi posizionare il pene in erezione e scoparla senza ritegno. da li a poco sta per venire e chiama Jack e Martin a sborrarle addosso ed in bocca. Non se lo fanno ripetere Rey esce e la fa sdraiare nuovamente sulla panchina “apri la bocca” Jessika apre la bocca e dopo poco tutti le sborrano addosso da la figa in su, Jack ordina ”Ginah pensaci tu”. Gina prende a leccare dal collo in giù lasciando la figa per ultima, arrivata alla figa si posiziona col suo sesso sopra la faccia di Jessika a cui viene ordinato di succhiare, mentre lei lecca e pulisce la sua, Ginah non contenta si fa inculare da Rey mentre Martin si fa segare da Jessika. Jessica viene in contemporanea della coach Ginah, la quale si stacca da Rey che viene nei capelli di Jessika mentre Martin sborra nella sua bocca. Tutti sfiniti vanno a farsi una doccia Jessika compresa per poi tornare a casa.

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La mamma

Tra le donne l’amore è contemplativo, non v’è lotta né vittoria, né sconfitta, ognuna è soggetto e oggetto, schiava e padrona.
Simone de Beauvoir

1

La signora Thorn era in ritardo, un ritardo notevole, e se ne rammaricò.
Il suo “angioletto” oramai doveva dare per scontato che, per quel giorno, non sarebbe andata da lei. Invece, una serie infinita di beghe e di contrattempi le avevano del tutto sfasata la tabella di marcia ma lei era fermamente decisa a passare da sua figlia, almeno per il bacio della buonanotte.
Il taxi raggiunse in fretta l’ospedale; pagò rapidamente e scese. Aveva ancora un ostacolo da superare: il controllo severo degli orari di visita. Per quello, puntava tutto sul suo fascino che, nonostante si avviasse per la cinquantina, sembrava avere ancora un potente ascendente sul Professor Claim, il capo del reparto di Pneumologia; appunto quello dove il suo “angioletto” era in degenza da oltre 20 giorni.
La caposala del turno serale era Wanda, la conosceva e sapeva di poter contare sulla sua complicità. Wanda, invece, aveva adottato sua figlia, Thess e la coccolava con delicatezza… nonostante la sua stazza da lottatore di Sumo.
Un brivido maligno attraversò la schiena della signora Thorn, era sempre lo stesso, quello che provava tutte le volte in cui, come un flash fotografico, si vedeva comparire nella mente l’immagine di Thess, abbarbicata a un’altra donna in maniera oscena e provocante.
La sua piccola, perversa, bambina che riusciva sempre a fustigare il suo cuore di mamma…

2

“S’è fatto tardi… mamma non verrà più.” pensò Thess guardando fuori la sera incombente. Lontano, sulla tangenziale, le automobili scorrevano tranquille, molte riportavano a casa la gente dal lavoro.
Le era sempre piaciuta la sera; la strada si tingeva dello stesso colore umido di uno specchio d’argento. Le luci lontane dei palazzi e i fari delle macchine intarsiavano, sul pavé, immagini distorte e affascinanti.
Forse quei riflessi impalpabili erano una delle rappresentazioni più romantiche della modernità.
Thess si sentiva meglio, molto meglio. Una bronchite trascurata aveva invaso i suoi delicati polmoni; adesso il peggio era passato e il giorno dopo sarebbe uscita, finalmente.
Thess non era più una ragazzina ma era ancora abbastanza giovane da desiderare la gioia, il divertimento e l’aria aperta. Nonostante la malattia, aveva apprezzato quella pausa forzata; aveva avuto l’opportunità di rinsaldare il rapporto con la mamma.
Niente di grave… solite tensioni: a lei non piaceva troppo il compagno di sua madre e sua madre non era raggiante per la sua amicizia, assai intima, con Layla.
Con lei condivideva lo stesso appartamento; si amavano da tre anni ma senza impegno, senza paletti. Layla amava sentirsi libera e Thess aveva imparato a non soffrirne.
La sua compagna era venuta in ospedale solo due volte, poi, appena lei era migliorata, con grande tatto aveva lasciato campo libero alla madre. Che dolce; non l’aveva mai fatta sentire sola, però. Le mandava continui messaggi per dirle quanto le mancassero le sue labbra…

Il corridoio dell’ospedale era silenzioso e tranquillo.
Thess diede uno sguardo al cellulare per controllare l’ora; avevano appena lasciato il vassoio con la cena, la prossima visita, probabilmente della Caposala, sarebbe avvenuta non prima di un’ora… con le dita affusolate e rapide, cercò l’ultimo messaggio della sua amante.
Sentì caldo al cuore e scrisse, quasi automaticamente:
“Non ce la faccio più, amore, adesso mi frugo tra le cosce per cercarti…”
Invio!
Le parole scritte fecero ancora più effetto sulla sua libidine a lungo trattenuta.
Thess aveva trentatré anni, era appena tornata a essere una ragazza forte e in salute, dopo oltre un mese di astinenza forzata, l’inguine le “coceva” alla ricerca di un solido refrigerio.
Aprì la cartella segreta del cellulare e sfogliò con incalzante eccitazione le immagini che ritraevano Layla, spogliata o del tutto nuda: in certe pose dolce come un’educanda, in altre sguaiata come una prostituta.
Thess si guardò le mani, quel giorno si era dedicata al suo corpo e alla fine si era concessa un’approfondita manicure. Lo smalto rosso fuoco era l’omaggio, il richiamo per dire alla sua donna:
“Amore, sono tutta tua…”
Le manine dalla pelle deliziosa e le dita curate affondarono sotto le lenzuola, mentre Thess si cercava i seni sodi e proporzionati e la natura, calda e umidiccia.
Sua madre non sarebbe venuta più… non le dispiacque, adesso. O meglio, ora da porcellina, sperava che venisse e la vedesse mentre si dava piacere… come accadeva spesso nei suoi sogni segreti.

Il calore intimo di Thess non chiedeva di meglio che essere imbrigliato in un desiderio; come un fiume incandescente che cerca uno sfogo adeguato e consolatore al suo bruciare.
Thess non si toccava da tanto.
Iniziò con delicatezza estrema: ogni volta che si masturbava le sembrava di incontrare il suo corpo per la prima volta. Socchiuse gli occhi, iniziò a distaccarsi dal mondo; l’elettricità che si sviluppava quando il suo stesso palmo passava, con finta indifferenza, sul clitoride sensibile, si trasformava in piccole esplosioni colorate che le avviluppavano la mente e le davano la sensazioni di sprofondare.
Col filo dei pensieri provò a raggiungere Layla, il suo amore distante, ma poi, a mano a mano che l’eccitazione saliva di tono, i suoi ricordi e le sue fantasie divennero più turpi e intrise di voglia.
La sua piccola figa era già densa di umori, dentro, ma alle grandi labbra, gonfie e socchiuse, arrivava solo un sottile velo di umidità calda. Thess sapeva che il secco sarebbe diventato umido e l’umido… bagnato, ma non volle forzare la mano. Avrebbe potuto “imburrare” subito le dita, affondandole nella saliva, per poi spingerle, voraci, nel suo spacco, che adesso vibrava di desiderio invece decise di attendere. Non aveva fretta, non c’era nessuno e poi, come le capitava di pensare quando andava a caccia del piacere, non avrebbe chiesto di meglio: essere vista… spiata, mentre era veramente se stessa. Quando l’angelo diventava assatanato, quando da “dolce” si faceva furia.
La mano sinistra tirò verso il basso il capezzolo turgido, assieme alla sua aureola, altrettanto gonfia e soda.
Un fruscio? Forse…
Ma no: impossibile!

3

Per alcuni minuti Thess si abbandonò completamente sul lettino.
Il silenzio della sera favoriva la concentrazione, era facile godersi quegli attimi di sensualità. Finalmente!
Poco prima di iniziare a masturbarsi più intensamente, prima di smettere le carezze preliminari, e poi lanciarsi in un sano e sconnesso ditalino, si fermò e, in punta di piedi andò a controllare la porta del ballatoio. Era chiusa ma non a chiave, non era un problema.
Oltre la porta il corridoio era deserto.
Lasciando socchiuso l’uscio della sua stanza, Thess cercò di garantirsi la possibilità che, se qualcuno avesse aperto la porta dal corridoio, lei avrebbe sentito.
Non le andava di farlo nel bagnetto spoglio dell’ospedale.
Come faceva a volte, mise il cuscino di taglio al centro del letto, poi tolse via il pigiama e le mutandine bianche. Aprì l’anta dello stipo metallico, uno specchio non troppo grande le permetteva di vedersi.
Il suo monte di venere era coperto da una peluria bionda. Sorrise, senza abbandonare il calore: aveva bisogno di un’urgente depilazione ma, allo stesso tempo, quell’immagine della sua natura un po’ selvatica le fece mordicchiare il labbro, sempre più vogliosa.
Tornò sul letto e riprese a masturbarsi, stavolta decisa, penetrandosi con le dita e poi spingendo col bacino sul cuscino, ritmicamente. Quando i polpastrelli erano fuori, si concedeva un veloce frullio sulla clitoride, che sbocciava dalla figa sempre più dura e puntuta. Ora era tutta bagnata.

– Ok, ringrazi di essere la mamma di Thess… – disse sorella Wanda, posando il telefono.
Era in ritardo con l’attività e aveva fretta di concludere il turno; quella sera avevano ospiti. Per fortuna suo marito era un bravo intrattenitore: gli amici si sarebbero accontentati degli antipasti che aveva preparato e, dopo, di una bella fetta di “Capricciosa”; certi napoletani avevano aperto una Pizzeria pochi giorni prima, proprio nel suo quartiere.
La guardia notturna indirizzò un sorriso complice alla bella signora e la lasciò entrare, come se decidere fosse dipeso da lui… un classico.
La signora Thorn percorse silenziosamente i corridoi deserti, felice di essere riuscita a passare dalla sua “bambina” almeno per un “Ciao!”. Il giorno dopo Thess sarebbe uscita e i loro rapporti sarebbero tornati normali e, purtroppo, distanti…
Davanti alla porta della camera rammentò le raccomandazioni di Wanda, la Caposala:
“Faccia piano, può darsi che la ragazza si sia appisolata.”
Girò la maniglia lentamente; l’anticamera era buia, la stanza di Thess, invece, era illuminata leggermente, abbastanza da permetterle di vedere bene… sussultò!
Thess era accovacciata sul letto, nuda dalla cintola in giù. Si strusciava su un cuscino e si toccava, gli occhi socchiusi. Sul viso angelico, le labbra, tirate tra i denti, mostravano in pieno la sua goduria.
La mamma rimase immobile, imbarazzata, sconvolta: non se l’aspettava… poi, anche se sapeva di spiare, restando in silenzio indagò con gli occhi il corpo meraviglioso e discinto di Thess…

4

E accadde di nuovo.
La signora Pamela Thorn si ritrovò all’improvviso di fronte alla stessa situazione che già in passato aveva messo sotto pressione il suo autocontrollo.
Pamela amava la sua Thess di un amore profondo, era la sua unica figlia ed era una ragazza, una donna, del tutto speciale.
Thess era talmente dolce, quieta e amabile, da divenire ancora più bella di quanto lo fosse per natura. La madre lo leggeva, godendone, anche negli occhi degli altri: nessuno resisteva al suo fascino semplice, qualcuno ne restava incantato…
“Quella madre” era una donna colta, emancipata… aveva lavorato, viaggiato, e aveva anche dovuto fare i conti con la sua complessa sessualità: Pamela era Bi-sex.
Fin da ragazzina aveva provato le stesse curiosità, le stesse pulsioni, sia nei confronti della potente virilità maschile che verso la deliziosa sensualità femminile, fatta di velature, di attese… di fremiti.
Si appoggiò alla porta appena chiusa dietro lei, cercando di non far rumore. Vedeva abbastanza dei moti di Thess, e non aveva bisogno di essere morbosa… restò nel buio, vegliando il piacere della figlia, col cuore stretto nella morsa della passione. Adesso aveva avuto tutto il tempo di eccitarsi; adesso, aveva il cuore pazzo e il fiato corto.
E così si abbandonò al sogno per ingannare il desiderio…

***

Amore mio, lo so!
Conosco i tuoi palpiti, e sono certa che anche tu vorresti… perché anch’io lo vorrei e, sono certa, che sarebbe meraviglioso, indimenticabile. Eppure sono altrettanto sicura che soffrire per questo inconfessabile desiderio, lo renda ancora più bello, più estenuante: eterno!
Se appagassimo la nostra brama, se facessimo ciò che desideriamo, perderebbe la sua forza, si sfumerebbe, trasformandosi in carne, e sangue; e perderebbe tutta la sua struggente poesia. Dopo, niente sarebbe più lo stesso tra di noi ed io non voglio perdere l’innocenza di poterti guardare nel profondo degli occhi, attraversandoti fino al cuore.

Ricordo, tanti anni fa, ti sorpresi ugualmente a cavalcare il grande cuscino che tenevi accanto al letto. Era tardi, la tua porta era difettosa. Venni da te in punta di piedi, per controllare che il mio tesoro dormisse, tranquilla, e invece, dallo spiraglio, ti vidi.
Mi è sempre piaciuto pensare che per te quella fosse stata la prima volta. E ricordo l’effetto devastante, inatteso, che la scena ebbe su di me; il basso ventre mi esplose. Un calore mi prese nell’inguine, così improvviso da sembrare un colpo. Poi, come miele, un fluido tiepido si spargeva anche nelle mie mutandine, senza nemmeno aver bisogno di toccarmi.
Che scena, amore: “cavalcavi” con la testa indietro, gli occhi socchiusi, la bocca leggermente aperta. Eri l’estasi!
La corta canottiera bianca celava il petto sottile, mentre due mele acerbe tenevano puntuti i capezzoli, più scuri, che s’intuivano dalla leggera trasparenza. Poi ti inarcavi, ti piegavi davanti, e la boccuccia seguiva la passione, socchiusa, a formare un cuore; soffiavi fuori l’alito, come un piccolo putto che tenta di creare nuvolette deliziose in un affresco celestiale.
Ero là, bloccata, incapace di recedere, incapace di reagire; nella testa un orgasmo più potente e intimo di quelli provati in un rapporto carnale.
Che spettacolo eri; che spettacolo che sei!
Il culetto nudo che si muove ritmico e deciso: avanti, indietro, strisciando la vulva dischiusa sul cuscino… calando, premendo, cercando invano una penetrazione, tanto impossibile, quanto desiderata.
Adesso hai la mano tra i capelli lunghi, ti carezzi fino alle tempie, le immagino di fuoco.
Sei sempre stata bellissima, mio tesoro, ma la bellezza che sprigioni in questo momento mi spezza l’anima, mi dà un senso di impotenza. Non so cosa pensare: vorrei esporti al mondo per mostrarti, orgogliosa e, allo stesso tempo, sono gelosa di tutti e ti vorrei tenere solo per me, per sempre segregata in una gabbia d’amore, alimentata solo dalla mia passione.
C’è magia in ciò che vedo davanti a me: una Ninfa, ecco. Capisco ora che i grandi poeti, gli artisti, devono per forza aver provato, aver visto uno spettacolo come questo. La mia anima vibra condividendo ogni poesia e ogni estasi dell’Arcadia.
E poi, lo strappo nell’anima: la contrapposizione lubrica del tuo piacere tremendo, affascinante, una calamita che invita a peccare e la poesia, che si fa carne e agogna carezze intime, lascive… bagnate.
Ora come allora mi costa tanto trattenermi. Vorrei saziarmi delle tue membra, stringere la pelle tenera tra le dita, entrarti nei buchi umettati, succhiarti i sapori, dalla saliva dolce all’estro, acidulo e peccaminoso.

Ritorno a quella notte: ti lasciai solo quando, stremata e paga, ti accasciasti sul lettino alla ricerca del sonno ristoratore. Non fiatai, non dissi nulla. Solo la mattina, quando allegra e innocente partisti per la scuola, corsi in camera tua per abbracciare quel grande cuscino. Non mi vergogno, anzi, ammetto che fui felice di cercare le “tue” macchie sulla stoffa, per poi annusare, come un segugio, quelle tracce. Quei profumi segreti che, nella vita di tutti i giorni, mi erano proibiti.
Era come una droga per me, e il sangue mi salì alla testa mentre sprofondavo il naso e la bocca schiusa in quel residuo di calore.

5

“E’ da allora che ti spio, amore mio dolcissimo!”
Lo ammetto, anche ora, con un sorriso complice e impertinente che tu potresti solamente intuire.
Da allora seguo segretamente, quando posso, tutto quello che ti accade. Dietro la mamma che si è prodigata per te, che ha seguito apprensiva la crescita, i primi ostacoli, le gioie e i piccoli drammi, si nasconde un’amante mancata. Un’amante che trepida nell’ombra e che segue la tua vita segreta, erotica; quella parte di sé che le figlie tengono celata alle mamme, per poi spiattellarla sguaiatamente alla prima sciacquetta che capita a tiro… è la vita.
Ma io non l’ho accettata!
Ecco perché ti ho spiato gioia mia. Non potevo più rinunciare a te: lo sforzo che ho dovuto sostenere sempre per trattenermi dal toccarti, era già troppo doloroso per res****re oltre… ecco perché ho cercato, in segreto, di indagare le tue passioni.
Ti ho seguita quando crescevi, e cambiavi; il “nuovo” in te che ti rendeva ogni giorno più donna, più desiderabile.
Quando potevo ho seguito di nascosto i primi giochi erotici: ricordo Fabiana, la figlia di Rosy, la nostra vicina.
Rosy, allora, era la mia amante, occasionalmente. Tuo padre non avrebbe mai capito le mie esigenze e la mia sessualità complessa…
La sorte volle che Rosy fosse sola e che, alla fine, accettasse di dividere con me qualche ora di piacere. La voglia di femmina che tu m’istigavi, la sfogavo tra le sue braccia burrose.
Lei non poteva saperlo, ma quando la leccavo intimamente fino a sentirla squassata dall’orgasmo, spesso era te che desideravo, che sognavo di profanare.
Fu proprio Fabiana a condividere con te i primi toccamenti. Nella sua camera, quando entrambe pensavate di essere al sicuro, vi spiavamo, ed io nascondevo la mia gelosia, sotto un sorriso indulgente e falso.
Quando Rosy mi fece partecipe dei suoi rapporti con la stessa figlia ne rimasi prima colpita, poi estasiata. Una volta poi partecipai ma senza riuscire a fare nulla, forse le delusi; spero solo di non averle messe a disagio. Ero completamente incantata da quella loro confidenza così intima, dal loro scambiarsi il piacere: madre e figlia, amanti deliziose, godevano l’una dell’altra. Mai l’amore avrebbe potuto manifestarsi in forma più intensa.
Le invidiai, fui tentata di spezzare l’incantesimo… il desiderio di goderti mi tormentava, però ho resistito.
Qualcosa mi ha bloccata dal fare l’ultimo passo, quello decisivo, sempre…

Poi arrivò Flora, la mia vecchia amica, era stata la mia prima amichetta nei giochi più perversi. Ti affidai a lei, sapendo che ti avrebbe presa, la conoscevo bene, ma non ne abbiamo mai parlato apertamente.
Avere scelto consapevolmente la tua “maestra” del sesso mi faceva godere di un piccolo senso di potere su te, effimero certo ma era pur sempre qualcosa.
Mi sembrava di essere partecipe, indirettamente, di un gioco a cui non ero invitata. So tutto, anche di voi due: capivo, spiavo, intuivo ogni cosa dalle sue mezze frasi… so anche che fu lei a farti provare la penetrazione e il primo maschio. Fu lei a farti sverginare, sotto il suo sguardo attento, lascivamente materno… ed io, io non potevo che accontentarmi delle briciole della vostra profonda passione.

E sì, amore mio dolcissimo… lo ammetto: ti ho sempre seguita, andando oltre, scendendo nei tuoi meandri segreti. Anche adesso, anche quando sei con Layla, la tua compagna.
M’inebria il profumo che emanate. Quando vengo a casa vostra amo l’odore della vostra camera, vorrei diventare un ninnolo del vostro “secretaire” per potervi vedere durante le notti di passione.
Quando capita di stare insieme, tutt’e tre, faccio del mio meglio per lasciarvi sole, cerco sempre una scusa, faccio finta di ritirarmi: ho sempre la speranza che l’attrazione e l’eccitamento vi attirino l’una tra le braccia dell’altra.
Qualche volta sono stata fortunata… spero non vi siate accorte di me, ma io vi ho osservate, per quanto possibile e ho goduto, come se fossi stata là, subissata tra le carezze e i baci segreti.
Sono quasi certa che tu lo sai.
Lo sai che ti guardo e che ti desidero, e sono anche sicura che lo desideri quanto me… e anche Layla ha capito.
Credo che a volte lo faccia apposta a stuzzicarti. Lei sa quanto diventi angelica nel viso quando ti masturbi, innocente e peccaminosa, allo stesso tempo.
Una volta l’ho vista, seduta sul pavimento, non faceva niente, guardava te che, sul letto, ti masturbavi. Cominciasti seduta, piano piano, poi apristi le cosce e le alzasti verso l’alto puntando la schiena sul materasso. Il tuo frutto era aperto e colava, le tue dita frugavano instancabili, il clitoride sembrava voler esplodere.
Layla intervenne solo dopo il tuo orgasmo; salì a sua volta sul letto e ti tenne tra le braccia, calmandoti con le sue carezze.
Vidi tutto, e dopo ho sempre pensato maliziosamente che, in quella stanza, c’era troppa luce per non immaginare che avreste potuto essere viste… e assai bene!
Che meravigliosa sensazione desiderare, sperare, in tanta complicità… è anche questa, la sensazione, che accompagna e favorisce i miei orgasmi silenziosi.

6

Adesso, come allora, dal mio angolo buio ti osservo venire e pure io con le dita mi cerco la figa, la spalanco e mi bagno, poi porto le dita alla bocca e suggo il mio sapore, sognando di sentire il tuo… quel sapore vietato alle mie labbra di madre.
Mentre mi frugo ancora una volta la vagina, ripenso a quello che ho provato non troppo tempo fa… il giorno del mio compleanno.
Non volevi lo spumante, come al solito: tu non bevi.
Nell’atmosfera intima e giocosa, ti promisi un bacio per ogni bicchiere… a quel punto cedesti subito e bevesti.
E’ stata l’unica volta… forse perché avevo bevuto anch’io.
Ci baciammo, e non fu un bacio da mamma. Prima ci desiderammo le labbra e poi s’incontrarono le lingue piene di succo, cercandosi profondamente nelle bocche assetate.
Eravamo in piedi e le cosce s’intrecciavano, facendoci godere del calore della pelle liscia. Tu mi stringevi e spingevi il bacino a mio favore; stemmo così, strette e appassionate, sotto gli occhi discreti di poche persone amiche. Nessuno mai commentò quell’eternità finita troppo presto.
Poi un altro brindisi e poi gli auguri e… un bacio, un bacio ancora, tanto lungo e commosso da sembrare un addio… avevi perso la testa e mi tenevi la tetta in mano. Avevi perso il pudore, e mi s**ttavi con la lingua in bocca, dura, penetrandomi come un pene.

Ora, nascosta nella saletta della camera d’ospedale, assisto, come sempre… e godo: ma non entro!
Ancora una volta quest’amore resterà il nostro, e il sogno si perderà in un desiderio mai pago.
Ti masturbi incessante, spudorata e santa; sembra impossibile che il tuo viso nasconda un piacere tanto carnale sotto l’inguine, che cavalchi come una strega angelica sulla scopa del peccato.

Anche quella sera lo facesti.
Con la testa che girava, salisti piano in camera, ti denudasti languida e fingesti che io, la tua mamma, non ci fossi… almeno: mostravi di non vedermi!
Come eri bella, quando nuda e discinta, ti abbandonasti a un finto sonno.
Con le mani ti accarezzavi e io, quella volta, non riuscii a farmi indietro, restai sulla porta, in vista e soffrii; soffrii per lo sforzo amaro di trattenere il desiderio. Avrei voluto tuffarmi sul tuo corpo e perdermi tra i flutti della passione.
Quando sei stata pronta, con gesto quasi infantile, semplice, hai solo bagnato due dita sulla lingua, poi ti sei infilata “la micetta”, schiudendola del giusto, solo per provare il piacere della dilatazione.
Sei venuta quasi in silenzio, con un solo lungo sospiro; hai inarcato la schiena, per te… e per me.
Lo sapevi che vedevo, lo sapevi che anelavo te.
Poi, pian piano, il cuore abbassò il suo tambureggiare e il respiro divenne basso e regolare. Solo quando “la mia piccina” si addormentò soddisfatta, solo allora, raggiunsi il tuo letto e ti baciai a lungo la bocca umida.
Che gioia segreta rubai allora dalle tue labbra. Erano bagnate ancora degli umori lasciati dalle dita: quante volte erano passate dalla vulva quelle dita! E che profumo indescrivibile per il mio bisogno di te… ero vicinissima: sentivo il caldo che emanava dal bacino nudo e l’odore che la “fregna” aveva appena sfogato.
Invece di affogarti con la faccia tra le cosce per suggere il nettare di quel fiore, mamma ti copri, teneramente, col lenzuolo immacolato.
Quale regalo più dolce e appagante avrei mai potuto desiderare?
Poi, tutto venne cancellato dalle nostre menti e non ne parlammo mai più…

Ecco che il sogno volge al termine, torno coi piedi per terra e vengo pure io, tra le dita, cercando di non farmi sentire.
La mutandina assorbirà ancora una volta quell’ennesimo piacere: il tuo ennesimo dono in un rapporto incredibile e mai goduto appieno.
In punta di piedi vado via dall’Ospedale, felice.
Domani te lo dirò.
Te lo dirò che la tua mamma non ti abbandona mai, mio dolcissimo fiore profumato:
– Ma certo che sono passata, tesoro – dirò –ma tu… tu dormivi già! –

Entrambe sapremo che, ancora una volta, ti avrò mentito.

FINE

Giovanna

Questa storia è vera. Per quanto sensuale e peccaminosa, angelica o infernale, possa sembrare è vera.
Mi sono dovuto spogliare dei miei preconcetti e della mia educazione per poterla accettare… in parte capire e, in fine, amare.
La forza di questo racconto proviene anche dalla “Fonte”, la mia amica A. La ragazza più delicata, fine e sensibile che abbia mai avuto l’onore di incrociare. La stessa che, qualche anno fa, mi ha donato il racconto della sua giovinezza, da me condensata ne: La fata di ferro.
A lei va il mio ringraziamento e il mio affetto incondizionato.
Grazie A. dolcissima creatura, dovunque tu sia, forse non posso capirvi ma sono certa che dal vostro “esecrabile” senso dell’Amore nasce cultura, bene e rispetto, mentre dalla “morale”, tanto decantata, del “mio mondo civile” nasce avidità, menzogna, brama di potere e guerra.
Spesso, chi strilla per ergersi a professore, cerca solo di nascondere la sua incapacità di imparare, di cambiare la propria disponibilità alla tolleranza e al rispetto per gli altri.

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Racconti Erotici

La mia migliore amica…

Salve mi presento sono un ragazzo di 23 anni alto 1.75 fisico atletico e che ha avuto varie storie particolari proprio come questa che vi racconto….
Stavamo in macchina era il 15 agosto dell’anno scorso, io la mia migliore amica e la sorella…. Usciamo per bere qualche cosa insieme come facevamo di solito e la sorella della mia amica riceve una chiamata dal suo ragazzo… Che gli chiedeva di chiarire alcune situazioni, così decide di raggiungerlo lasciandoci soli…. La mia migliore amica anche lei fidanzata non si crea problemi e continua a trascorrere la serata con me ….. Decidiamo di fare un giro in macchina e fermarci un po’ a chiacchierare sempre in macchina e mentre quasi come due fidanzati ci sfioriamo le mani e ci incominciamo ad abbracciare in segno di amicizia …. La mia amica aveva un vestitino aderente con una scollatura mozzafiato e due belle tutte che stavano per esplodere aveva un’area da signora matura anche se aveva solo 29 anni…. Cmq Tra un abbraccio e l’altro ci scappa anche qualche piccolo bacio sul collo… Ci incominciamo a strusciare un po’ e s**tta così la scintilla , mi mette la lingua in bocca….. Subito ne approfitto e le tocco quella bella 4 abbondante di seno e lo incomincio a leccare mentre con la mano gli tiro su il vestitino e gli infilo due dita nella figa tutta bagnata e mentre lei diceva di fermarci perché non aveva mai tradito il ragazzo gli infilo anche due dita in bocca e le incomincia a leccare … E decide così di tirarmelo fuori per prenderlo in bocca …. Mentre gli leccavo la figa mi diceva i suoi sogni erotici che faceva spesso con me ammettendo da gran maiala di masturbarsi sempre pensando a me ….. Mentre godeva come una pazza e mi stringeva la testa fra le sue gambe ….. Dopo averla fatta urlare per bene gli infilo il cazzo in bocca e lo incomincia a succhiare con violenza e voglia dicendo che la testa del mio cazzo era molto più grossa di quella del fidanzato e che gli riempiva la bocca e la cosa la facevà bagnare tanto perché la voleva nella sua figa … Così l’accontentai girandola con forza e facendola chinare a pecora e infilandogli con forza tutto il mio cazzo dentro facendola urlare come una cagna in calore …..e mentre la sbattevo non diceva altro di sentire la mia “cappella” grande nella sua figa bagnata… Stringendo e rilassando i muscoli vaginali…. All’improvviso incomincia a urlare come una pazza così raggiungendo l’orgasmo e quasi come se stava per svenire si butta in avanti sul sedile e le incominciano a tremare le gambe…. Era esausta ma voleva vedermi sborrare e quindi si rigira di culo e mi dice” tieni questo é il mio regalino per te .. Ma non arrivarmi dentro perché altrimenti non te lo darò più ….” Io da buon porco ci incomincio a strusciare e dopo un bel po’ di lubrificante gli infilo piano piano la mia cappella dentro stringendola sulle spalle per tirarla verso di me …. Mano mano che andavo avanti mi piaceva sempre di più fino ad arrivarla sul buco del culo facendole scorrere lo sperma sulla figa ancora bagnata…. Mentre ci rivestiamo e andiamo a riprendere la sorella lei si fa un po’ di scrupoli dicendo di aver sbagliato ma che comunque arrivati a quel punto era una esperienza da rifare…… E così fu…. Lo facemmo svariate volte anche in pubblico dove mi fece un pompino davanti ad un’altra coppia vestendo sempre provocante e dicendo sempre ” che bella cappella grande che hai mi fai riempire la bocca ….”