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il lento scivolare di una coppia 18

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Marco che ormai era diventato Master Marco era stato separato da quella che era sua moglie, da quella che era stata il suo grande amore perdendo anche la speranza di poterla rivedere o conciliarsi con lei in futuro.
Il suo destino o meglio quello che i suoi aguzzini avevano deciso diventasse il suo destino era risiedere in una grande villa dove avrebbe dovuto addestrare quelle che sarebbero diventate le schiave modello di vecchie pervertite o di vecchi sadici.
Mistress Maria lo portò a destinazione dicendo a Marco che quella sarebbe stata la sua residenza fino alla fine dei suoi giorni, ma che col lungo andare si sarebbe abituato all’idea di essere un educature di schiave e si sarebbe pure divertito.
Per due giorni Marco venne lasciate in pace nella sua stanza ed ebbe modo di riposarsi dal viaggio e di pensare come era cambiata la sua vita, di come sarebbe diventata e di cosa avrebbe dovuto fare.
Quello che lo sconvolgeva era che da oggi in avanti sarebbe stato un mezzo cattraveso cui quelli che erano stati gli aguzzini della sua famiglia avrebbero potuto ridurre altri nelle stesse condizioni.
Dopo due giorni iniziò quella che sarebbe stata la sua nuova attività: Mistress Maria gli portò due donne una sulla cinquantina e l’altra sulla ventina madre e figlia che avevano perso tutto al gioco ed ora per onorare il loro debito avrebbero dovuto diventare le schiave del barone che aveva pagato i loro debiti di gioco.
Pochi minuti dopo, entrò il barone facendo presente che voleva ass****re all’addestramento. Per prima cosa Marco ordinò alle due donne di restare in mutandine e reggiseno. Le due si spogliarono subito senza esitazioni sapendo benissimo che non avevano altra scelta. A quel punto Marco si avvicinò alla madre che era una donna non tanto alta, ma con due enormi zinne probabilmente una sesta misura e cominciò a tirare i capezzoli con le unghie, la donna a quel punto cominciò a urlare dal dolore, ma Marco non si fece impressionare anche perché sapeva che se non le avesse addestrate a dovere quello che avrebbe subito delle brutali conseguenze sarebbe stato lui e infatti disse alla donna che non le era stato dato nessun permesso di esternare le sue sensazioni. Marco poi fece lo stesso trattamento alla figlia che invece era molto più proporzionata, essendo infatti alta circa 1,80 cm per una quarta di reggiseno e un bel sederino a mandolino.
Alla ragazza Marco ordinò subito di togliersi le mutandine, infatti il buchetto del sederino sembrava assai stretto quasi come non avesse mai avuto rapporti anali e voleva controllare meglio. Marco mise allora due dita dentro il sederino e si rese conto che il buchetto era talmente stretto che probabilmente era vergine. Allora per umiliare la ragazza pensò di prendere una radice di zenzero una sorta di dildo naturale, ma con proprietà urticanti molto elevate e di metterla nel sederino della ragazza lasciandolo circa quindici minuti ovviamente senza lubrificazione.
Fin dal momento successivo in cui la radice venne introdotta nel sedere, la ragazza urlò dal dolore per il bruciore cosa che fece urlare la madre verso Marco:” ma cosa stai facendo bastardo, ma non ti vergogni a trattare una ragazzina in quel modo alla tua età? Potrebbe essere tua figlia….”, Marco con sobrietà disse alla donna che sarebbe stata severamente punita in quanto non avrebbe più dovuto azzardarsi a una frase del genere, di una gravità inaudita per una schiava, a quel punto il barone sorrise in modo beffardo verso la donna.
Lo strazio che questa povera ragazza aveva dovuto subire durò circa quindici minuti che per lei furono interminabili, Marco dopo circa cinque minuti per aumentare il dolore della povera ragazza le strinse i capezzoli con le unghie cosa che le fece muovere il sedere e conseguentemente aumentare il potere urticante dello zenzero. Quando tolse lo zenzero dal sederino per la ragazza fu una liberazione che la fece quasi svenire.
A questo punto Marco con sorriso beffardo disse che per la figlia la prima lezione di addestramento poteva considerarsi conclusa e poteva essere riaccompagnata nei suoi alloggiamenti, mentre la madre sarebbe restata per essere punita.
Marco allora ordinò alla donna di appoggiarsi alla spagliera che era nella stanza e cominciò a frustarla con una stecca di bambù in trenta interminabili colpi che produssero delle piaghe e dei dolori lancinanti sul sedere della donna che non era neanche più in grado si sedersi dal dolore che aveva. Finita la punizione Marco disse che anche per la madre era finita la prima lezione, ma che andava divisa dalla figlia perché questa non subisse la sua influenza ribelle.

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L’attesa del cornuto

Quando nel profondo della notte, disteso sul divano, al buio, con la tivù accesa -ma che non vedi né senti- attendi il suo ritorno ti chiedi cosa ti abbia spinto a mandare tua moglie fra le sue braccia. Quale strana malattia della mente ti ha portato a bramare ciò che gli altri uomini aborrono di più, le corna. Perché, non illuderti, sono corna. Corna. L’altro non è un toy-boy è un uomo. Un uomo che da ore sta trombando tua moglie. E tua moglie lo sai benissimo che non è una bambola di pezza, ma una donna e che prima di andare a letto con un uomo ne vuole sentire l’odore, il sapore, apprezzarne l’intelligenza, la simpatia, la classe; lo vuole scegliere, vuol farsi corteggiare. Chi stà trombando tua moglie non è un fantoccio ma un uomo che le è piaciuto. Lui le piace davvero. L’ha coinvolta, sedotta, comquistata. Per molti giorni lei ha atteso questa serata. Ha ricevuto decine di suoi messaggini e chiamate. Tua moglie da tempo aveveva sempre con se il cellulare, anche la notte; e la notte arrivavano messazzini in vibrazione. Lei rispondeva agli sms e poi percepivi che pensando tu dormissi si masturbava. In questa love-story però non sei stato passivo testimone. Ne sei stato il promotore e attivissimo ruffiano. L’hai lusingata dicendole che se un uomo come quello la corteggiava con tanta assiduità e insistenza significava che la vede come una donna affascinate, malgrado i quaranta suonati. Lei ha ceduto alle sue lusinghe e alle tue insistenze ed ora è con lui, nel suo letto con lui che la sbatte. Nell’immaginarli insieme il tuo pene ora si erge ora si affloscia. Oscilli fra paura e esaltazione. Sono cornuto, ti dici. Finamente cornuto! Ma non sai se sei pienamente contento. Dentro di te qualla vocina ti mette in guardia. Ma poi il pene si erge di nuovo spinto dal desiderio di goderti le corna e lo masturbi prima piano poi freneticamente. Ti trattieni. Sai fin troppo bene che se vieni poi l’eccitazione passa e rimane solo l’angocia. Allora ti fermi. I secondi sono minuti e i minuti ore, nella notte che lei è con lui. Poi infine senti la chiave nella serratura. balzi in piedi ma poi ti fermi. Non vuoi farle vedere quanto sei felice. Lei viene verso di te e tu vedi quanto sia distrutta, stanca, truccata alla meno peggio. Ti da la borsa e si avvia verso il bagno. Nella borsa ci sono gli slip madidi ancora dei suoi umori. Lei sa bene che userai quegli slip per accitarti annusandoli per giorni. La raggingi in bagno. Lei sta pusciando nel bidet. Scoreggia e piscia appoggiando la testa stanca alla parete davanti a se. Ti avvicini, ti inginocchi accanto a lei per il solito rito dell’abluzione pest coito e regoli l’acqua per renderla tiepida; poi la lavi delicatamente senza sapone intimo. Lei si solleva a fatica e tu sorreggendola l’asciughi. Lei ti cede, Sa che è il tuo momento. Si lascia accompagnare in camera mentre tu la cingi per i fianchi, poi scendi a carezzarle le grasse chiappe che certo _tu speri con tutto il cuore- lui avrà provanato. Azzardi a toccarle il buco del culo e lei ha un piccolo gemito di dolore. Esulti dentro di te: ‘L’ha inculata!! l’ha inculata!! Evvaiiii!!’ e immagini la scena oscena. Arrivata al letto si gira e si siede mentre tu la sostieni; poi la lasci e lei si distede allargando le cosce offrendoti la visione della vulva ancora schiusa e tumefatta, ancora sensibilissima al tatto. Accosti piano la bocca, senza premere. Un fortissimo afrore di sesso emana da quella vulva a lungo penetrata. Forte odore di urina, sperma, umori vaginali… E’ questo odore che testimonia il misfatto tanto bramato; testimonia il passaggio del grosso membro di lui, perché lui ha il cazzo grosso, largo, con una massiccia cappella che ha certo riempito tua moglie stimolandone gli orgasmi… Altro che il tuo finissimo 12 cm, buono appena per seghe. Anche la lingua è delicata nel tocco. Lei sobbalza. ‘E’ stato meraviglioso’, ti dice. ‘Lo rivedrai, vero?’ ‘Si… Fra tre giorni’. ‘Ti manca già?’, azzardi… Non ti risponde. E tu, pur cosciente del pericolo ti esalti ancora e la sega parte frenetica. Poi la sua mano sul tuo capo e le sue parole sussurrate con dolcezza: “Sei cornuto sai mauro? Cornuto davvero… Quello mi ha fatto perdere la testa, sai cornutone mio?… Mi manca, accidenti! Mi manca già…” A quelle parole intesifichi la leccata e lei invece di respingerti ti assecondo. La vulva ha ripreso tono e viscide sostanze odorose la impregano di nuvo. Tu succhi avidamnete, le lecchi, ne aspiri l’odore forte. Il suo bacino si muove per cercare il cantatto con la tua bocca, ma certo si muove anche perché sta immaginando di offrirsi al maschio, al suo adorato amante; amante che fa di te un vero cornuto eccitato, segaiolo, impotente a soddisfare una moglie in calore.

-Oddio mauro… Oddioooo!! Lo voglio… lo voglio… lo voglio…” queste parole sono frustate di eccitazione per te, cornuto che smani, mugoli, beli come un caprone. I suio gemiti e implorazioni ti danno la certezza assoluta di essere cornuto. Cornuto come in tante fantasie masturbatorie hai immaginato di diventare. Da un anno hai accampato una inesistente impotenze solo per renderla più disponibile per un maschio che te la trombasse. I primi tempi lei cercavi di portarti dallo specialista, ma tu dicevi di essere quasi impotente a causa dello stress di lavoro. Quante volte mentre la masturbavi le dicevi quasi piagnucoloso che pur di non vederla soffrire avresti volentieri accettato le corna, purché fatte con discrezione. E lei sempre a darti del cretino. Poi pian piano ha iniziato ada cecttare l’edea e a tacere mentre le dicevi che un uomo discreto, potente, affidabile le avrebbe portato un pò di serenità. E lei ora taceva e si muoveva di più assecondando la masturbazione. ‘E’ pronta!’ pensasti. Ora cerchiamo il maschio giusto. Sono passati pochi mesi da allora e il maschio giusto ha già eiaculato dentro tua moglie diverse volte. Il prossimo passo sarà portarlo a casa per farli trombare nel lettone, nel sacro talamo, ma non sarà facile. Tua moglie non sa che glielo ha fatto incontrare tu per caso, come un tuo amico di facebook. Ma tua moglie ti sorprende acora:

“mauro, amore mio, sai cosa penso?…” tu annuisci col volto fra le sue cosce: “Penso che sarebbe bello poterlo far venire qui a casa mentre tu stai giù in tavernetta, nascosto, zitto zitto, a farti le seghe… Che ne dici?! potresti ascoltare… Ti godresti le corna in diretta… eheheh… e quando lui andrebbe via sarei ancora calda… E tu… ehm ehm… potresti approfittare di più… Che ne dici cornutone mio?” Un fortissimo tuo gemito e le scosse dell’orgasmo masturbatorio le darebbero la risposta.

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Anal

DominoMädchen Teil 1

Kapitel 1

Tina – Ein nächtlicher Überfall

Unruhig wachte Tina auf. Sie wußte nicht, was sie geweckt hatte, aber sie war auch nicht unglücklich darüber wach zu sein. Seit drei Tagen, seit der Trennung von Torsten, schlief sie nicht mehr gut. Es war ziemlich gemein gewesen, wie sie mit ihm umgesprungen war. Aber er hatte mit ihr schlafen wollen, und dazu war sie mit ihren gerade 18 Jahren noch nicht bereit.

Sie hatte sich nicht mehr zu helfen gewußt. Seine Finger waren seit Wochen immer frecher geworden und sie hatte sich immer heftiger wehren müssen. Vor drei Tagen hatte sie nicht mehr gewußt , wie sie sich seiner erwehren könne. Ihr war klar gewesen, daß bei einer Weigerung eine Vergewaltigung möglich gewesen wäre. Also hatte sie zu einem Trick gegriffen.

Sie hatte vorgeschlagen, dass sich jeder hinter einer spanischen Wand auszog und seine Sachen über die Wand warf. Er hatte auch begeistert mitgemacht. Als seine Sachen alle über der Wand gewesen waren, hatte sie die Sachen mitgenommen und war weggelaufen. So hatte er sie nicht verfolgen können. Dennoch war er ihr ein Stück hinterher gelaufen, völlig nackt.

Was hatte sie dafür gekonnt, daß er geradewegs in eine Traube Jogger hinein gelaufen war? Das laute lachende Grölen hatte sie noch lange gehört. Das war das Ende ihrer Beziehung gewesen.

Am nächsten Tag hatte sie Torsten in der Firma, in der sie beide Lehrlinge waren, nur angefunkelt und leise zu ihr gesagt:

“Das zahle ich dir heim!”

Seit diesem Tag schlief sie sehr schlecht.

Wieder klirrte etwas. Langsam wurde Tina nervös. Immerhin war sie in dem großen frei stehenden Haus ganz alleine. Ihre Eltern waren für eine Woche weg und die Haushälterin war nur über Tag da. Sie fröstelte leicht. Hoffentlich bildete sie sich die Geräusche nur ein! Dann stand sie auf. Tina trug einen Schlafanzug mit geknöpften Oberteil und langer Hose, darunter nur ihren weißen Baumwollschlüpfer. Sie überlegte, ob sie einen Morgenmantel anziehen sollte, entschied sich dann aber dagegen. Sie öffnete die Tür und schlich hinaus. Barfuß tapste sie nach unten und horchte wieder. Nichts zu hören!

Dann öffnete sie die Tür zum Wohnzimmer. Bevor sie die Hand an den Lichtschalter legen konnte, ging plötzlich eine Taschenlampe an und der Strahl des Lichts ging genau in ihr Gesicht. Tina stand wie erstarrt und hörte neben sich eine Stimme.

“Keine Bewegung, kein Mucks, wenn dir dein leben lieb ist!”

Tina fühlte sich wie gelähmt und konnte sich nicht rühren. Jemand faßte sie am Arm und zog sie in die Ecke zu dem Billiardtisch mit der darüberhängenden Lampe.

“Was soll das?” stotterte Tina ganz ängstlich, aber als Antwort kam nur ein rauhes

“Halt den Mund!”

Entsetzt bemerkte Tina, daß 4 Personen im Raum waren. Sie konnte nur undeutliche Schatten erkennen. Dann packte sie ein zweiter am Arm und man zwang sie rücklings auf den Billiardtisch. Schon waren auch die anderen beiden da und ehe Tina reagieren konnte waren ihre Hand- und Fußgelenke an den Tischbeinen festgebunden. Jemand faßte ihre Hüfte und zog sie hoch, während jemand anderes ein pralles festes Kissen unter ihren Po schob. So war Tina gezwungen ihren Unterleib unanständig hochzuwölben.

“Bitte laßt mich doch in Ruhe, oder ich schreie um Hilfe!” wimmerte Tina verzweifelt.

Eine belustigte Stimme antwortete:

“Schrei ruhig, das macht uns an. Die Nachbarhäuser sind so weit entfernt, daß dich sowieso niemand hört!”

Es klickte. Tina mußte geblendet die Augen schließen, als die große Lampe über dem Billiardtisch anging. Als sie die Augen vorsichtig wieder öffnete, konnte sie ihre vier Peiniger etwas besser sehen, obwohl rund um den Tisch Dunkelheit herrschte. Alle vier trugen Strumpfmasken mit Löchern für Augen, Nase und Mund. Die Angst in Tina nahm zu. Alle vier standen um den Tisch und starrten sie schweratmend an.

Durch ihre Lage drückten ihre Brüste prall gegen das Oberteil. Das wirkte, als ob jeden Moment die Knöpfe platzen würden. Einer der Männer sagte bedächtig:

“Ob wir die Knöpfe lieber aufmachen, bevor sie abreißen?”

“Das dürft ihr nicht, das ist verboten!” jaulte Tina.

Tobendes Lachen von allen Seiten war die Folge, während eine Hand seelenruhig damit begann die Knöpfe des Schlafanzugoberteils zu öffnen. Verzweifelt zerrte Tina an ihren Fesseln und wimmerte jämmerlich, aber es war zwecklos, die Fesseln saßen fest und sie war völlig hilflos. Alle Knöpfe waren geöffnet und man konnte in dem leicht aufklaffenden Oberteil einen Streifen nackter Haut sehen. Eine andere Hand grifft zu ohne auf die verzweifelten Proteste Tinas zu achten und schlug das Oberteil weit auf. Tinas Brüste waren nackt.

“Wow, sind das Euter!” sagte einer der Männer andächtig.

Tinas pralle Brüste waren im grellen Licht der Lampe deutlich zu sehen, die blassrosa Vorhöfe und die kleinen knallroten Knospen. Die Brüste waren ziemlich kräftig und die Farben bildeten einen angenehmen Kontrast zu Tinas dunkelblonden schulterlangen Haaren. Scham wallte in Tina hoch und leichte Röte färbte ihr Gesicht und den Hals.

Tina war furchtbar beschämt ihre Brüste so hilflos präsentieren zu müssen. Aber es kam noch schlimmer, alle vier begannen sachte und behutsam ihre Brüste zu streicheln. Wieder zappelte Tina verzweifelt in ihren Fesseln.

“Laßt mal sehen, ob wir sie nicht ein bißchen heißer kriegen!” sagte einer.

Er kramte im Hintergrund, dann kam er mit zwei Zahnbürsten zum Tisch zurück. Er reichte sie einem anderen. Alle Hände zogen sich zurück und die beiden Zahnbürsten begannen damit behutsam über ihre Warzen zu bürsten.

“Oh nein!” wimmerte Tina entsetzt als ein seltsames Gefühl durch ihren Körper zog.

Unbeirrt wurden die Warzen behutsam weiter gebürstet. Das Kribbeln in ihren Brüsten nahm zu und Tina fühlte Hitze in sich aufsteigen. Schließlich heulte sie:

“Ihr verdammten Schweine, hört endlich auf!”

Lachend erklärte einer der Männer:

“Mach uns doch nichts vor, man kann doch klar sehen, wie gut es dir gefällt!”

Es stimmte, Tina spürte, das ihre Brustwarzen wie zwei Metallstifte steif nach oben ragten und ein angenehm ziehendes Gefühl durch ihre Brüste tobte.

“Oh mein Gott!” schluchzte sie verzweifelt um sofort wieder entsetzt aufzukreischen, als zwei Hände an ihrer Schlafanzughose nestelten.

“Nicht die Hose ausziehen!” kreischte sie entsetzt.

Ungerührt schob der Mann die Hose herunter. Ein anderer hob sie wieder an der Hüfte an, damit der andere die Hose bis zu den Knöcheln herunterstreifen konnte. Voller Scham und Angst heulte Tina verzweifelt.

Der Mann unten schnitt die Hose entzwei um sie ganz abzustreifen. Nur ihr dünnes Baumwollhöschen schützte Tinas Heiligtum noch vor den geilen Blicken der vier. Voller Entsetzen fiel Tina ein, daß sich ihre Lippen deutlich in dem Höschen abzeichneten.

“Bitte hört doch endlich auf!” schluchzte sie voller Scham.

“Aber warum denn?” kam es spöttisch zurück.

Eine dritte Hand mit Zahnbürste näherte sich. Als Tina ahnte, wofür die gedacht war, begann sie wieder zu schreien. Aber zwecklos, sachte bürstete die dritte Zahnbürste ihre im Höschen abgezeichneten Lippen. Alles Zappeln und Betteln blieb ohne Gehör. Tinas Geschluchze und Gejammere wurde immer leiser um dann ganz zu erlöschen.

In Tinas Kopf dröhnte es, sie spürte die drei Bürsten extrem deutlich, dann das ziehende Gefühl, was sie manchmal mit ihren Fingern erzeugte, wenn sie an sich spielte. Oh nein, nicht das, dachte sie voller Verzweiflung und mußte dann zum ersten Mal stöhnen. Im Hintergrund hörte sie einen der Männer:

“Das wurde ja auch Zeit, dass sie geil wird!”

Auf einmal hatte Tina das Gefühl, als müsste sie Pipi machen, es wurde ganz heiß in ihrem Schoß und sie brüllte keuchend auf, als es ihr kam. Fast zwei Minuten war sie ganz weg im Orgasmusrausch. Als sie wieder zu sich kam, standen die vier um sie herum.

“Du hast einen nassen Fleck in deinem Höschen!” sagte einer spöttisch.

“Du kleines Ferkel bist auch wahnsinnig gekommen!” lachte ein anderer.

Tina spürte, wie sie blutrot anlief. Der dritte sagte bedauernd:

“Wir können dem armen Mädchen doch nicht das nasse Höschen anlassen!”

Entsetzt schrie Tina wieder los:

“Doch, bitte anlassen, bitte habt doch Erbarmen mit mir, ich flehe euch an!”

dann begann sie haltlos zu schluchzen. Wieder antwortete ein anderer:

“Nun stell dich doch nicht so an, nimm einfach an, du wärst beim Frauenarzt. Du brauchst dich echt nicht vor uns zu schämen!”

Dann faßte er behutsam an den Gummibund des Schlüpfers. Wieder winselte Tina:

“Bitte tun sie das nicht, bitte, ich mache auch, was sie wollen, aber lassen sie das Höschen an!”

Der Mann hörte auf und sagte:

“bist du da ganz sicher?”

“Ja, ehrlich!” stotterte sie voller Angst.

Ohne ein Wort zu sagen zog er sich aus. Kurze Zeit später war er bis auf die Strumpfmaske völlig nackt. Als er auf den Tisch in Höhe von Tinas Gesicht kletterte, konnte Tina zum ersten Mal einen kräftigen Männerschwanz sehen. Sie war entsetzt über Größe und Dicke dieses Geräts. Mit leichtem Spott sagte er:

“Du wirst jetzt deine Zunge herausstrecken und schön fest über die Kuppe von dieser Zuckerstange lecken.”

“Sind sie wahnsinnig?” heulte Tina. “so eine Schweinerei mache ich nicht!”

“Na gut, dann doch das Höschen aus!” sagte er gleichmütig.

“Nein!” heulte Tina. “Ich mache es, nicht das Höschen ausziehen. Ich mach es ja!”

Zögernd streckte sie die Zunge heraus und leckte über die rotleuchtende naßglänzende Eichel. Es schmeckte etwas salzig, aber war eigentlich nicht weiter schlimm. Mutiger geworden, leckte sie jetzt fester über die Eichel, während der Mann stöhnte. Im stillen dachte sie: wenn das alles ist, was auf mich zukommt, dann schaff ich das schon.

Der Mann kletterte herunter und ein anderer kam auf den Tisch. Mit einem Seitenblick bemerkte Tina, daß mittlerweile alle nackt waren. Der andere Schwanz war dünner und länger und ein glasklarer Tropfen war auf der Spitze. Aber er schmeckte ähnlich wie der erste. Auch ihn leckte sie , bis er prall angeschwollen war und schon zuckte.

Als der letzte in diesem Stadium war, wurde ihr plötzlich gewaltsam der Mund geöffnet. Ehe sie protestieren oder sonst etwas tun konnte, steckte der Mann den Schwanz tief in ihren Mund und stieß gegen ihren Schlund. Mit Gewalt mußte Tina den Brechreiz unterdrücken, sie würgte und röchelte, als der Mann den Schwanz in ihrem Mund hin und her bewegte. Wieder versuchte sie zu strampeln und sich zu wehren, was aber wegen der Fesseln nicht möglich war. Entsetzen quoll in ihr hoch, der Schwanz bewegte sich schneller in ihrem Mund. Sie hatte das Gefühl er beginne leicht zu pulsieren.

“Nein!” gurgelte sie verzweifelt, da stieß er den Schwanz bis zum Anschlag in den Schlund und gurgelnd spürte sie, wie er pulsierend eklig schmeckenden Schleim in ihren Mund spritzte. Würgend, röchelnd und verzweifelt war sie nur darauf konzentriert nicht zu ersticken. Die Masse spritzte er sofort in den Schlund, der Rest füllte ekelhaft ihren Mund. Nur am Rande spürte sie, wie mit einem Ruck ihr Höschen heruntergerissen wurde. Sie war völlig nackt.

Als er endlich seinen Schwanz aus ihren Mund gezogen und sie die Würgereflexe überwunden hatte, schrie sie wüten:

“Ihr verdammten Schweine, ihr habt mich belogen, mir das Höschen ausgezogen und mir auch noch die Schweinerei in den Mund gespritzt!”

Dann brach sie in schluchzendes Weinen aus. Ihr Weinen verstärkte sich, als die Männer amüsiert lachten. Einer sagte:

“Aber warum schämst du dich denn? Wenn man so eine prächtige Teeny-Votze hat, braucht man sich doch nicht zu schämen!”

Während dieser Worte strich seine Hand zärtlich durch ihren flaumigen Schamhaarbusch. Passend zu ihren dunkelblonden Haaren war der Flaum mittelbraun, sehr weich und ziemlich dünn, so daß man ohne weiteres ihre Mädchenlippen durchschimmern sah. Tina röchelte verzweifelt:

“bitte nicht da anfassen, das ist Schweinekram!”

Wieder kam eine spöttische Antwort:

“Hör auf zu winseln, du kannst nichts dagegen tun!”

Dann zogen ihr freche Hände die Schamlippen weit auf. Jetzt konnte man sicher ihren dicken Mädchenkitzler sehen. Tina war verzweifelt. Ihre Ohren dröhnten und sie wand sich in den fesseln. Da hörte sie erneut etwas Schreckliches.

“Ich finde die Schamhaare stören, man kann die freche Spalte gar nicht richtig sehen. Wir sollten sie rasieren!”

Die wollten ihre Haare wegmachen! Tina wurde es schlecht vor Angst, wieder wollte sie in Protestgeschrei ausbrechen, aber da hörte sie die unglaubliche Antwort.

“Ich denke, wir sollten sie erst mal aufbohren, dann können wir sie immer noch rasieren. Die Arschkerbe muß schließlich auch rasiert werden und da werden wir sie losmachen müssen.”

Gellend kreischte Tina los:

“Ihr verdammten Schweine, ich bin noch Jungfrau, das dürft ihr nicht, ihr Ferkel!”

Zwei Mann hatten sich wieder über ihren Oberkörper gebeugt und begannen damit ihre Brüste mit dem Mund zu liebkosen. Sie spürte, wie ihre Beine weit aufgezerrt wurden. Jetzt passiert es, dachte sie voller Angst. Aber plötzlich spürte sie etwas nasses rauhes über ihre Schamlippen streichen. Dann drang etwas feuchtes spitzes dazwischen ein.

Mein Gott, ich werde mit der Zunge geleckt, dachte sie verzweifelt. Sie konnte sich nicht vorstellen, wie jemand so versaut sein konnte in ihre untere Öffnung seine Zunge hineinzustecken. Es hörte nicht auf. Die Zungenspitze umkreiste jetzt ihren Kitzler und Tina bemerkte, wie wieder das Ziehen begann. Das darf doch nicht wahr sein, dachte sie, das kann mir doch nicht gefallen!

Mit einem Ruck stieß plötzlich die Zunge in ihr Loch hinein und leckte dann rauh und fest durch die gesamte Spalte. Jetzt konnte Tina einen gurgelnden Aufschrei nicht unterdrücken. Ihre Votze brannte vor Verlangen. Eine Stimme flüsterte in ihr Ohr:

“Ja, du kleines Ferkel, stöhne nur! Erst spielst du uns die züchtige Jungfer vor und dann winselst du laut, wenn dir die Votze geleckt wird. Du bist ein Schweinchen!”

Er hat recht, verdammt noch mal, er hat recht, dachte sie. Mit jeder Sekunde lecken reagierte ihr Körper heftiger. Wellen der Lust durchrasten Tina jetzt. Ihre Brustwarzen brannten unter den saugenden Mündern und waren auch ganz dick geschwollen. Entsetzt bemerkte sie, daß sie dabei war ihren Unterkörper dieser Zunge entgegenzudrücken. Ihr Vötzchen wurde auf einmal ganz heiß und sie spürte, wie sie ganz naß wurde.

Die Zunge unterbrach einen Moment und eine Stimme sagte:

“Da wird jetzt aber ordentlich Schleim ausgestoßen!”

Dann machte er weiter, immer fester, immer intensiver. Schon längst hielt niemand mehr ihre Beine auseinander. Tina spreizte sie selbst, so weit sie konnte, und bog ihre Hüfte dem Mund entgegen. Funken rasten vor ihren Augen.

“Gleich!” keuchte sie. “gleich, ich komme gleich!”

Plötzlich hörte die Zunge auf. Enttäuscht jaulte Tina auf:

“Nicht aufhören, bitte weitermachen!”

Eine Stimme sagte hart:

“Erst wirst du uns sagen, was du bist, und uns dann bitten weiterzumachen und dich danach zu ficken!”

Tina war nicht mehr Herr ihrer Sinne, benommen stammelte sie laut:

“Ja, ich bin ein kleines Schweinchen, bitte leckt mein Schneckchen zu Ende, dann dürft ihr mich auch stramm durchficken!”

“Das wurde aber auch Zeit!” sagte eine Stimme trocken, und eine andere: “Die Fesseln brauchen wir jetzt nicht mehr!”

Tina wurde losgemacht und auf eine Decke am Boden gelegt. Sofort knieten wieder alle um sie herum. Einer krabbelte zwischen ihre Beine und Tina spreizte sie sofort weit auf. Dabei plapperte sie haltlos:

“Ja, leck mich weiter, leck meine Votze ordentlich, bitte!”

Zwei Hände zogen ihre Knie bis zum Gesicht hoch, dann spürte sie erneut eine neue Zunge in ihrem Honigtopf. Jemand flüsterte in ihr Ohr:

“Laut Bescheid sagen , wenn du spritzt. Wir wollen es alle hören!”

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BDSM Erstes Mal

Mit dem Nachbarn im Schrebergarten

Mit dem Nachbarn im Schrebergarten

Am Wochenende waren wir in den Garten gefahren um dort die Pflanzen zu gießen und ein wenig abzuschalten. Nachdem mein Freund die notwendigen Arbeiten erledigt hatte und wir dann nur noch am Abend den Garten sprengen mussten, beschlossen wir den Rest des Tages im Garten zu bleiben und das gute Wetter zu genießen.

Gegen Mittag bekam mein Freund einen Anruf von einem seiner Freunde wegen dessen PC und so fuhr er dann auch zu ihm und meinte, dass er danach zurückkommen würde um mich abzuholen, es aber wohl ein paar Stunden dauern, also später werden könnte…

Das machte mir aber weiter nichts aus, da ich ja meinen Bikini mit hatte und wir auch bereits etwas gegessen hatten. Also legte ich mich geschützt, so dass mich nur ein direkter Nachbar sehen konnte zum Sonnen auf eine Liege. Da mich dort sonst keiner sehen konnte und der gute Nachbar wohl nicht anwesend zu sein schien, da ich ihn den ganzen Morgen nicht gesehen hatte, ließ ich das Bikini-Oberteil einfach weg und sonnte mich oben ohne…

Beim Sonnen muss ich wohl kurz eingenickt sein, denn als ich die Augen wieder öffnete stand der Schrebergarten-Nachbar meiner angehenden Schwiegereltern über mich gebeugt und massierte mir meine Brüste, so dass ich kaum das ich meinen ersten Schock verdaut hatte auch schon lustvoll zu Stöhnen begann…

Er muss mich wohl schon etwas länger massiert haben, da ich nun auch spürte dass ich nicht nur feucht, sondern bereits nass vor Erregung geworden war. Er genoss es sichtlich meine Brüste zu massieren und grinste mich dabei an, während sich langsam ein dunkler Fleck auf meiner Bikini-Hose vergrößerte, den er auf Dauer nicht übersehen konnte, sollte er dorthin sehen, was er schließlich auch tat, da ich durch meine gestiegene Erregung nicht weiter ruhig liegen konnte…

Unter seinen Berührungen hatten sich meine Brustwarzen verhärtet, in welche er nun leicht zwickte, wodurch ich wiederum aufstöhnte, was er mit den Worten “Bist schon ein geiles Luder” begleitete und einen Finger in meinen Mund steckte und mich aufforderte ihn schön zu Lutschen, was ich dann auch tat.

Erst bewegte er seinen Finger ganz langsam in meinem Mund, dann etwas hin und her und zog ihn dann raus und massierte wieder meine Brüste, bis er mir wieder in meine Nippel kniff, wodurch ich wieder aufstöhnte…

Dann wanderte seine andere Hand tiefer und glitt zwischen meine Beine und als er seinen Blick dorthin drehte er, meinte er “Na du bist mir ja ein Früchtchen, schon ganz nass dein Teil” und kaum das er das gesagt hatte rieb er auch schon meine Klit so das ich noch lustvoller aufstöhnte und mich unter seinen Berührungen wand…

Dann war seine Hand auch schon unter meinem Bikini-Höschen und an meiner inzwischen nassen Möse, in die er direkt mit seinen Fingern eindrang und mich auch direkt leicht zu ficken begann, so das ich noch geiler wurde und schon leicht unter seinen Berührungen zu zucken begann. Die ersten Anzeichen für meinen Orgasmus…

Das merkte wohl auch er, denn nun hörte er auf seinen Finger zu bewegen, so das ich ihn zuerst, keuchend, leicht stöhnend, mit offenem Mund, anstarrte, als er meinte, das ich doch ein versaute Luder wäre, das wohl gefickt werden müsste.

Daraufhin konnte ich nur leicht stöhnend antworten “Ja, fick mich, bitte fick mich!”

Doch er lachte nur kurz, da er wohl wusste, dass er jetzt gewonnen hatte. Dann packte er mich an den Haaren und zog mich hoch, sodass ich nun vor ihm saß. Dann zog er seine Shorts kurz runter und mir sprang sein etwa wirklich 20 cm langer Schwanz entgegen, den er mir direkt in meinen Mund schob und mich in den Mund fickte. Ich schmeckte bereits seine ersten salzigen Spermatropfen…

Immer wieder stieß er seinen nun harten Schwanz in meinen Mund, während er meinen Kopf schön fest hielt. Immer tiefer stieß er zu, so dass ich teilweise bereits röchelte, was ihn aber nicht weiter störte, sondern meinen Kopf nur noch fester an sich zog, um noch tiefer in meinen Rachen zu ficken…

Schließlich zog er mich an den Haaren hoch und küsste mich auf den Mund und griff mir zugleich an meine Brust, so dass ich meinen Mund öffnete und er mir seine Zunge hinein drückte. Ich war hilflos und sehr erregt, was er weiter schamlos ausnutzte…

Dann drehte er mich kurz um und drückte meinen Oberkörper nach unten so das ich mich auf der Liege mit den Händen abstützen musste, dann hatte er auch schon meine Bikini-Hose an den Seiten geöffnet, so das diese zu Boden fiel, aber nur um mir umgehend seinen harten langen Schwanz in meine nasse Möse zu Stoßen, was ich mit einem lauten lustvollem Stöhnen quittierte…

Dann begann er mich mit harten, festen Stößen zu Ficken, genau so wie ich es mochte. Jeden Stoß quittierte ich mit einem lustvollen Seufzer, was ihn immer mehr anstachelte und seine Stöße immer tiefer und härter wurden. Dabei beschimpfte er mich als geiles Fickfleisch, und Gartenhure, der man es mal gründlich besorgen müsste…

Dann war es soweit, mein Orgasmus schüttelte mich und ich hatte Mühe unter seinen fortwehrenden Stößen stehen zu bleiben, bis auch er schließlich in mir abspritze und mir mehrere Schübe in meine Möse pumpte. Während sich seine Finger in meinen Hüften verkrallten…

Nachdem er sich etwas beruhigt hatte packte er mich am Arm und zog mich wieder, mit den Worten “Los lutsch ihn sauber du Schlampe”, auf die Knie vor seinen Schwanz und schob dann auch schon seinen Schwanz in meinen noch immer leicht geöffneten Mund und zog meinen Kopf fest an sich…

Als er mich dann los ließ, meinte er, das ich doch ein geiles, verficktes Luder wäre, das er nun öfters mal ficken würde und das ich mich ab sofort immer oben ohne sonnen sollte, wenn ich im Garten liegen würde, damit er auch etwas davon hätte und grinste dabei richtig unverschämt. Mir war klar dass er sonst wohl etwas gegenüber meinen Schiegereltern sagen würde und so beschloss ich dieses zukünftig auch zu tun…

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Mutter und Tante, Teil 2

Mutter und Tante, Teil 2

Teil 1: Added on: 2012-01-27 http://xhamster.com/user/mario2602/posts/82952.html

Added by:mario2602

Es ist noch ziemlich früh am Morgen, als meine Mutter aufwacht. Ich bin von letzter Nacht noch geschafft. Meine Mutter und meine Tante haben es mir so gut besorgt, daß ich länger schlafe, als sonst üblich. Meine Tante ist bereits wach. „Guten Morgen, Gudrun. Bist du auch endlich wach, du Schlafmütze.” „Ist das vielleicht ein Wunder? So toll, wie Klaus hat es mir schon lange Keiner mehr besorgt. Du kannst dir gar nicht vorstellen, wie sehr ich es gebraucht habe.” „Doch, ich kann es mir sehr genau vorstellen. Mir ging es bisher auch so. Seitdem ich vor drei Jahren geschieden wurde, hatte ich keinen Mann mehr. Und vorher ist bei uns im Bett auch nicht viel gelaufen.” „Ich hoffe, daß du weißt, daß es falsch ist, was wir hier machen. Wenn es jemals herauskommt, bekommen wir eine Menge Ärger.” „Keine Angst, von mir erfährt es bestimmt niemand. Ich möchte es schließlich nicht verderben. Ich will es noch sehr oft von ihm besorgt bekommen. Ich brauche nur an seinen Schwanz denken und schon werde ich feucht.” „Mir geht es genauso. Was hältst du davon, wenn wir uns bei ihm bedanken, daß er uns gestern so hervorragend durchgevögelt hat?” „Das ist eine sehr gute Idee. Und was hast du vor?” Meine Mutter nimmt die Bettdecke von meinen Körper. Im Schlafzimmer ist es, obwohl es noch früh am Morgen ist, sehr warm. Deshalb spüre ich es nicht. Langsam, ohne daß ich es merke, drehen sie mich auf den Rücken. „Wir werden ihm einfach Einen runterholen. Davon hat er bestimmt schon lange geträumt.” „Damit hast du bestimmt Recht, Gudrun. Ich glaube, jeder Mann träumt davon.” Die beiden Frauen fangen an, mich langsam und sehr zärtlich zu streicheln. „Guck’ nur, Christel. Sein Schwanz bewegt sich schon.” Bei dieser Behandlung werde ich sehr schnell wach. „Was, was ist denn los?” Ich bin noch nicht richtig wach und brauche einen Moment, um zu wissen, wo ich bin und was letzte Nacht vorgefallen ist. Meine Mutter legt sich neben mich, nimmt mich in ihre Arme und gibt mir einen Kuß. „Guten Morgen, mein Sohn.” „Morgen, Klaus.” Ich muß aufstöhnen. Christel streichelt meine Latte langsam von oben nach unten und zurück. Mit der zweiten Hand läßt sie meine Hoden auf ihren Fingerspitzen tanzen. Meine Tante ist unwahrscheinlich erfahren. Obwohl ihre Bewegungen nur sehr langsam und zärtlich sind, bin ich schon hin und weg. Jedes Mal, wenn ich es mir selbst besorgt habe, lösten solche Bewegungen nur wenige Gefühle bei mir aus, aber Christel versteht es in mir Lustgefühle zu wecken, die ich mir bis dahin nicht vorstellen konnte. „Und, macht es dir deine Tante gut? Ist es schön, was deine Tante mit dir macht? Mmhh? Schön?” Ich kann im Moment nicht reden. Ob ich will oder nicht, ich muß mich ganz und gar hingeben. Ihre Behandlung tut mir unwahrscheinlich gut. „Oh, Mutter! Christel ist soo guutt! Aahh!!” „Entspann’ dich, mein Sohn. Gib’ dich deiner Tante hin. Überlaß’ alles ihr.” „Klaus, du hast einen herrlichen Prügel. Weil du es uns gestern so toll besorgt hast, wollen wir uns dafür bedanken.” Christel hat angefangen, meinen Schwengel zu reiben. Mit sanften Fingern wichst sie ihn. Ich muß keuchen. Meine Mutter dreht meinen Kopf in ihre Richtung. „Sieh’ mich an. Sieh’ in meine Augen. Ich will in deine Augen sehen, wenn es dir kommt. Ich möchte sehen, wie du immer geiler und geiler wirst, so lange, bis es dir kommt.” Obwohl es mir sehr schwerfällt, tu’ ich ihr den Gefallen. „Jetzt kannst du richtig anfangen, Christel. Mach’ ihn jetzt fertig. Bring’ ihn zum Spritzen.” „Das werde ich. Ich hole jeden Tropfen aus ihm raus. Ich pump’ dir den Sack leer, mein Kleiner.” „Aber nicht zu schnell. Laß’ ihn noch etwas zappeln.” In den nächsten Minuten wichst Christel meinen Schwanz so raffiniert, daß ich das Gefühl habe, daß meine Latte gleich platzt. Ich kann nur noch keuchen und stöhnen. Meine Tante versteht es, meinen Höhepunkt immer wieder hinauszuzögern. Dabei sehe ich die ganze Zeit in das Gesicht meiner Mutter. „Mutter, ist das schön. So unglaublich schön. Sag’, aaahhh, sag’ Christel, sie soll mich endlich fertigmachen. Ouuaaa! Ich kann nicht meeehhhhrrr!!!” „Er ist bald soweit, Christel. Nimm’ seinen Schwanz jetzt in den Mund und blas’ ihm Einen, aber nicht zu stark. Er soll noch nicht spritzen.” Als ich das höre, schreie ich auf: „Doch! Mach’ mich endlich fertig. Bitte, bitte! Ich kann doch nicht ewig.” Aber obwohl ich Christel anflehe, hört sie nicht auf mich. Sie nimmt meinen Prügel in ihren Mund und bewegt ihren Kopf auf und ab. Dabei spielt ihre Zunge an meiner Eichel, eine Hand wichst meinen Schaft, und die Andere spielt mit meinen Eiern. Ich werde bei dieser Behandlung fast wahnsinnig. Ich versuche meinen Schwanz in ihren Mund zu stoßen, um endlich Erlösung zu finden. Aber meine Mutter legt sich auf mich und hält mich fest. Dabei sieht sie mir weiterhin in meine Augen. „Ich sehe genau, wie es dir geht. Genauso toll haben wir uns gestern auch gefühlt. Christel, mach’ ihn jetzt fertig. Er ist soweit.” Sofort werden die Bewegungen schneller und fester. Diese Behandlung ist zuviel. Ich schließe meine Augen und gebe einen Schrei von mir. „Du sollst mir in die Augen sehen. Sieh’ mich an.” Ich öffne wieder meine Augen und sehe meine Mutter an. In diesem Moment spüre ich den Saft in mir aufsteigen. Deshalb versuche ich Christel zu warnen. Ich kann mir nicht vorstellen, daß ich ihr in den Mund spritzen darf. »Christelll!!! Ich, ich kooooommmmeeee!!!!!” Ich kann es nicht verhindern. Ich schieße meinen ganzen Saft in ihren Rachen. Meine Tante schluckt es. Jeden Tropfen holt sie aus mir heraus. Einen solchen starken Abgang hatte ich noch nie. Ich habe das Gefühl, daß mein Höhepunkt überhaupt kein Ende mehr findet. „Mach’ ihn fertig. Hol’ ihm jeden Tropfen aus seinen Eiern.” Während Christel weiter an meiner Latte saugt, komme ich zu einem weiteren Orgasmus. Daß auch Männer mehrmals zum Höhepunkt kommen können, habe ich bis dahin nicht gewußt. „Ja, mein Schatz. Laß’ es kommen. Es macht mich unwahrscheinlich scharf zu sehen, wie es dir kommt.” Ich bin fix und fertig. Als mein Höhepunkt abgeklungen ist, bin ich so geschafft, daß ich sofort einschlafe. „Sieh’ dir das an, Christel. Du hast ihn geschafft. Ich habe noch nie gesehen, daß er so fertig war.” „Er ist abgegangen wie eine Rakete. Ich mußte noch nie so viel schlucken. Aber ich war auch schon lange nicht mehr so scharf. Es war toll zu erleben, daß ich ihn fast zum Wahnsinn getrieben habe.” „Mich hat es auch ziemlich erregt. Komm’ zu mir. Laß’ es uns gegenseitig besorgen.” Christel legt sich neben meine Mutter. Beide lassen ihre Hände auf Wanderschaft gehen. In den nächsten paar Minuten treiben sich die Beiden immer näher zum Höhepunkt. „Gudrun, du bist phantastisch. Mir geht gleich Einer ab.” „Mir, mir kommt es auch gleich. Christel!! Es, es kommt!! Aaahhh!!!” „Mir auuuch!!! Jetzztttt!!!” „War das gut. Aber ich könnte noch mal.” „Ich auch.” „Ich habe da eine Idee.” Meine Mutter steht auf und geht zu einer Kommode. Aus Dieser holt sie einen dicken und vor Allem langen Doppeldildo. „Was hast du denn mit diesem Monstrum vor?” „Laß’ dich überraschen. Dreh’ dich um und mach’ deine Beine ganz breit.” „Und jetzt? Willst du mir vielleicht das Riesending ganz in meine Möse schieben?” „Nein, das wäre auch für dich zuviel. Halt’ einfach still.” Meine Mutter nimmt den Dildo und schiebt ihn ganz langsam in die weitoffene Pflaume meiner Tante. Christel, stöhnt auf, als der Vibrator ihre Schamlippen auseinanderdrückt und immer tiefer gleitet. „Aaahh, tut das guuut.” „Warte nur ab. Es wird noch viel besser.” Der Dildo ist fast zur Hälfte in ihr verschwunden. „Er, er ist ganz drin. Stop. Nicht weiter.” Meine Mutter bewegt ihn ein paarmal hin und her. Sofort hat meine Tante den nächsten Höhepunkt. Als sie sich wieder etwas beruhigt hat, legt sich meine Mutter verkehrtherum zwischen ihre Beine. Sie nimmt das andere Ende und führt es in ihre Möse. Auch sie kommt sofort zum Orgasmus. „Mann, ist das ein geiles Gefühl.” „Warte nur ab. Es wird noch viel, viel besser. Beweg’ dich. Laß’ uns ficken.” Beide Frauen lassen ihre Unterkörper rotieren. Ihr Stöhnen und Keuchen wird immer lauter. „Oh, Gudrun, das ist ja herrlich. Ich glaube, ich schaffe mir auch so einen Knüppel an.” Ihre Bewegungen werden immer schneller und hektischer. „Gudrun. Es ist gleich soweit. Ich, ich, ich koooommmmme!!!!” Der Körper meiner Tante zuckt unkontrolliert, als ein gewaltiger Höhepunkt über sie hereinbricht. Meine Mutter bewegt sich immer wilder. Dadurch treibt sie meine Tante von einem Orgasmus zum Nächsten. „Hör’…, hör’bitte auf. Aaaahhh!!!! Ich kann doch nicht mehr. Ouuuaaaa!!! Oohhh! Nicht mehr. Oh, neinnn!!!” Aber meine Mutter vögelt sie weiter. Meine Tante ist einer Ohnmacht nahe. Sie liegt nur noch ganz still da. Mit weitgespreizten Beinen läßt sie sich von dem Dildo bumsen. Plötzlich schreit auch meine Mutter auf. „Es kommt!!! Jetttzttt!!!!” Auch ihr Unterleib zuckt wie wild, als sie zum Höhepunkt kommt. Meine Tante schläft schon, während sich meine Mutter zu einem weiteren Orgasmus vögelt. Auch sie schläft ein, ohne den Vibrator aus ihrer und der Pflaume meiner Tante zu ziehen. Wir schlafen bis zum Mittag durch, so geschafft sind wir. Da Keiner von uns Lust hat, Essen zu kochen, fahre ich nach dem Duschen zum nächsten Imbiß, um uns etwas zu holen. Während des Essens erzählt mir meine Tante, daß in der Zwischenzeit, ihre Tochter angerufen hätte. „Ich habe ihr den Vorschlag gemacht, daß sie die nächsten zwei Wochen ihres restlichen Urlaubs bei uns verbringen kann. Könntest du nach dem Essen hinfahren und sie abholen?” fragt mich meine Mutter. Im ersten Moment freue ich mich über die Nachricht, und ich sage sofort zu. Aber dann fällt mir ein, daß ich dadurch natürlich keine Gelegenheit mehr haben würde, mit meiner Tante und mit meiner Mutter zu vögeln. Ich muß ziemlich enttäuscht aussehen. „Was hast du denn plötzlich? Ich habe gedacht, daß du deine Cousine recht gern hast und dich darüber freuen würdest, ein paar Tage mit ihr zu verbringen?” „Ich glaube, ich weiß, was ihn bedrückt. Er hat Angst, daß er es nicht mehr mit uns treiben kann, wenn Yvonne hier im Haus ist.” „Stimmt das?” Ich nicke. Meine Tante nimmt mich in den Arm und gibt mir einen Kuß. „Keine Angst, du wirst bestimmt nicht unbefriedigt einschlafen. Dazu bin ich viel zu scharf auf dich.” „Ich auch. Wir werden schon Mittel und Wege finden, um uns von dir durchvögeln zu lassen.” Ich bin beruhigt und fahre los, um meine Cousine abzuholen. Ich muß eine Stunde fahren, bis ich endlich an ihrer Haustür klingeln kann. „Hallo Klaus. Ich freue mich, dich endlich wiederzusehen.” Yvonne fällt mir um den Hals und strahlt mich an. Auch ich freue mich sie zu sehen. Und ich bin erstaunt, welche Verwandlung Yvonne im letzten Jahr durchgemacht hat. Aus ihr ist eine wunderschöne, junge Frau geworden. Ich bin mir sicher, daß die Männer Schlange bei ihr stehen. Sie hat, wie ihre Mutter, sehr schöne Beine und einen Busen, der nicht gerade klein ist. Und dann erst ihr Hintern! Woow! Von einem solch knackigen und runden Po habe ich immer geträumt. Yvonne hat schon ein paar Sachen zusammengepackt, so daß wir sofort losfahren können. Während der Fahrt nach Hause albern wir herum und ich stelle fest, daß Yvonne und ich auf derselben Wellenlänge liegen.

Ich schaffe es rechtzeitig, zum Kaffeetrinken daheimzusein. Da das Wetter wieder heiß und sonnig ist, sitzen wir bis zum Abend auf der Terrasse. Erst als man draußen nichts mehr sehen kann, gehen wir ins Haus. Yvonne und meine Mutter sitzen auf dem 2-Sitzer, Christel und ich auf dem anderen Sofa. Es fällt mir sehr schwer, meine Hände ruhig zu halten. Meine Tante trägt ein T-Shirt, das ziemlich klein ausfällt und einen Minirock, der mehr zeigt, als verhüllt. Dadurch, daß meine Tante fast den ganzen Tag in der Sonne war, sind ihre Beine leichtgebräunt. Sie bemerkt sofort, wie sehr ihr Anblick mich erregt. Um mich noch mehr anzuschärfen, spreizt sie ihre Beine leicht. „Muß das sein? Du weißt doch ganz genau, wie sehr mir deine Beine gefallen.” „Deswegen mache ich es doch. Ich bin auch schon ziemlich scharf. Am liebsten würde ich dich sofort vernaschen.” Christel legt mir eine Hand auf meinen Oberschenkel. Sofort bekomme ich einen Steifen. „Christel, bitte nicht. Denk’ doch bitte an deine Tochter. Warte doch wenigstens, bis wir alleine sind.” „Solange kann ich nicht mehr warten. Und wenn meine Tochter nicht gerade blind und taub ist, hat sie schon längst begriffen, was hier los ist.” Wir haben die ganze Zeit so leise gesprochen, daß die anderen Beiden es nicht hören konnten. Christel sieht mir in die Augen und gibt mir einen langen, zärtlichen Kuß. Ich spüre, wie mein Widerstand dahin schmilzt. Ihr Kuß wird immer fordernder. Sie hat ihre Hand inzwischen auf meinen Schwanz gelegt und streichelt ihn. Unter ihren erfahrenen Händen fängt er an zu zucken. Christel nimmt meine Hand und schiebt sie unter ihr T-Shirt. Sofort fange ich an, mit ihren Knospen zu spielen. Ich bin inzwischen so geil, daß es mich nicht mehr stört, daß Yvonne uns zusieht. Meine Tante öffnet meine Hose und faßt hinein. Langsam und vorsichtig reibt sie meine Latte. Christel wichst mich so, daß ich nicht sofort spritze. Bei dieser Behandlung werde ich zwar immer schärfer, aber ich bin mir sicher, daß ich es noch lange aushalte. Ich schiebe meine andere Hand unter ihren Rock. Christel öffnet ihre Schenkel noch weiter. Ich bekomme ihre schon sehr nasse Möse zu fassen. Meine Tante hat weder einen BH noch einen Slip an. Langsam lasse ich meine Finger durch die ganze Länge ihrer Spalte gleiten. Ich reibe ihre Schamlippen und spiele an ihrem Kitzler. Immer wieder schiebe ich zwei Finger in ihre Pflaume. Meine Tante ist inzwischen so erregt, daß sie ihre Hand aus meiner Hose genommen hat und sich ganz ihrer Lust hingibt. Yvonne ist anscheinend schockiert über das, was ihre Mutter und ich treiben. „Ich bin müde. Am Besten ich gehe zu Bett.” Meine Cousine versucht aufzustehen. Meine Mutter hält sie zurück. „Was hast du denn? Stört es dich, daß Klaus deine Mutter verwöhnt?” „Aber das geht doch nicht. Sie sind doch miteinander verwandt.” Yvonne klingt ziemlich entrüstet. „Das ist schon richtig, aber nur sehr weitläufig. Wenn man es richtig betrachtet, ist sie noch nicht einmal seine Tante. Außerdem denk’ doch einmal daran, wie lange deine Mutter ohne Mann auskommen mußte. Und sie ist doch auch nur eine Frau mit Gefühlen.” „Eigentlich hast du recht.” „Bist du vielleicht eifersüchtig?” Yvonne wird etwas rot. „Ein ganz kleines bißchen.” „Keine Angst. Deine Mutter wird ihm schon nichts abbeißen.” Yvonne sieht dabei zu, wie ich ihre Mutter immer mehr aufgeile. Meine Mutter schiebt beide Hände unter das T-Shirt meiner Cousine. Sie ist von unserem Liebesspiel so fasziniert, daß sie es sich gefallen läßt. „Du hast einen tollen Busen.” Meine Mutter gibt ihr einen zärtlichen Kuß und streichelt ihre Brüste. „Hast du das gerne? Macht dein Freund das auch mit dir?” „Ich habe schon seit einem halben Jahr keinen Freund mehr.” Inzwischen habe ich den Rock meiner Tante ganz nach oben geschoben, knie zwischen ihren Schenkeln und lecke ihre Möse. Ihr Stöhnen wird immer lauter. Sie schiebt mir ihren Unterkörper immer weiter entgegen. Ihr ganzer Körper dreht und windet sich. Mit beiden Händen drückt sie meinen Kopf auf ihre Scham. „Siehst du, wie sehr es deiner Mutter gefällt? Und was ist mit dir? Bist du auch schon feucht?” Meine Mutter läßt ihre Hand in die Shorts meiner Cousine gleiten. Im ersten Moment zuckt Yvonne zusammen, als die Finger ihre Schnecke berühren. „Entspann’ dich, Yvonne. Halt’ einfach nur still und genieße es.” Meine Mutter weiß anscheinend ziemlich genau, was meine Cousine jetzt braucht, denn sie legt sich gegen meine Mutter, spreizt ihre Beine und genießt die Finger in ihrer Spalte. „Aber Tantchen! Ich glaube nicht, daß wir es machen sollten.” „Warum nicht? Gefällt es dir nicht?” „Ouuaaa! Oh, doch. Es ist einfach himmlisch. Aaahhh! Mach’ bitte weiter. Es ist so schön.” Inzwischen habe ich es geschafft, meiner Tante ihren ersten Orgasmus zu besorgen. „Mach’ weiter. Hör nicht auf, Klaus. Besorg’ es mir. Ich gehöre ganz und gar dir. Es ist mir egal, wie. Hauptsache du machst mich richtig fertig!” Auch ich bin so geil, daß ich mich nicht mehr beherrschen kann. Ich reiße mir meine Hose förmlich vom Leib, werfe mich auf sie und hau’ ihr mit einem wuchtigen Stoß meinen Pint in ihre Möse. Christel schreit vor Lust auf. „Aaahhh!!! Oh, jaaa!!! Bums’ mich. Vögle mich durch. Härter, härter und schneller!” Ich drücke ihre langen Beine so weit nach hinten, daß sie fast neben ihrem Kopf liegen. In dieser Position kann Christel sich zwar nicht bewegen, aber das ist mir völlig egal. Anscheinend gefällt es ihr sehr gut, einfach nur stillzuliegen und sich bumsen zu lassen. „Siehst du, wie Klaus deine Mutter vögelt? Wie sein Schwanz ihre Pflaume zum Kochen bringt? Oh, guck’ doch nur, wie er sie so richtig durchfickt.” Das ist zuviel für meine Cousine. Sie kommt zu einem gewaltigen Orgasmus. Kurz nach ihr kommt auch ihre Mutter, und ich bin etwas enttäuscht. Ich habe gehofft, gleichzeitig mit ihr zu kommen. Der Orgasmus meiner Tante nimmt kein Ende. „Mach’ weiter. Hör’ nicht auf! Ich habe einen Orgasmus nach den Anderen!! Ooohhh!!!” „Was ist, Yvonne? Möchtest du nicht auch mit ihm bumsen?” „Aber Gudrun!!” „Na was ist? Soll Klaus es dir mal besorgen?” Yvonne nickt. „Na, dann geh’ doch zu ihm.” „Aber ich kann doch nicht einfach hingehen und zu Klaus sagen: „Hier bin ich.” „Warum denn nicht. Nun geh’ schon.” Christel ist ziemlich geschafft und ich spüre, daß ich ihr nur wehtun würde, wenn ich weitermachen würde. In diesem Moment bemerke ich Yvonne neben mir. Ich habe überhaupt nicht mehr an sie gedacht. Meine Cousine zieht sich aus, setzt sich breitbeinig neben ihre Mutter und sagt: „Fick’ mich. Mach’ es mir auch.” Im ersten Moment bin sehr überrascht, aber als ich ihren herrlichen Körper sehe, verliere ich meine letzten Hemmungen. Ich spreize ihre Beine noch weiter und fange an, ihre nasse Möse mit der Zunge zu bearbeiten. „Ja, oh ja! Leck’ mich. Leck’ meine Pussy.” Ihre Pflaume schmeckt herrlich. Am liebsten würde ich meinen Schwengel in ihr Loch stecken und sie bumsen. Aber ich weiß auch, daß ich so aufgedreht bin, daß ich sofort spritzen würde. Und das möchte ich Yvonne nicht antun. Ich habe mich in meine Cousine verguckt und möchte sie richtig schön verwöhnen. Sie soll voll auf ihre Kosten kommen und diesen Tag nicht so schnell wieder vergessen. Ich lecke Yvonne zwanzig Minuten, und sie hat dabei mehrere Höhepunkte. Ihr Körper dreht und windet sich so hin und her, daß ich Schwierigkeiten habe, dafür zu sorgen, daß sie nicht vom Sofa rutscht. Meine Tante ist inzwischen zu meiner Mutter gegangen und bearbeitet deren Pflaume auch mit ihrer Zunge. Ich habe mich wieder etwas beruhigt und kann es kaum noch erwarten, meinen Pint in das enge Loch meiner Cousine zu stecken. Nachdem sie ein weiteres Mal zum Orgasmus gekommen ist, kann ich nicht mehr länger warten. Mit einem einzigen Stoß hau’ ich meinen Prügel in ihre Schnecke. „Endlich! Das tut gut! Fick’, fick’ mich! Dein Schwanz ist so dick. Du füllst mich ganz aus. Bums’, bums’ mich durch. Aaaaahhh!!!” Yvonne ist sehr eng gebaut. In einer so engen Möse kann ich mich nicht mehr beherrschen. Ich bin nur noch Schwanz. Ich ficke sie wie ein Stier. „Jaaa, jaaaa!!! Fick’ mich hart. Härter! Härter und schneller! Ouaaaa!! Ich koommmeee!!!” Auch ich bin soweit. Mitten in ihren Orgasmus spritze ich ab. Yvonne und ich sind restlos fertig. Auch meine Mutter muß gleichzeitig mit uns gekommen sein. Sie liegt schweratmend auf dem Sofa. Meine Tante holt noch die letzten Tropfen aus ihrer Fotze. Yvonne nimmt mich in ihre Arme. „Du warst einmalig. Du hast mich so gut durchgevögelt, daß ich bestimmt die nächsten Tage nur noch breitbeinig laufen kann.” Nachdem wir uns Alle etwas beruhigt haben, gehen wir zu Bett. Da das Bett meiner Mutter für vier Personen zu klein ist, schläft Yvonne mit mir in meinem Bett, und Christel teilt sich das Bett mit meiner Mutter.(xStoryArchiv)

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La crociera di Senior 01

Finalmente la nave salpò dal porto di Savona per quella benedetta crociera che facevamo per festeggiare i 20 anni di matrimonio. Avevamo una bella cabina esterna, molto confortevole. Il primo giorno volò via tra bagagli da sistemare, saluto del capitano e spiegazioni circa la vita a bordo. In tarda serata, stanchi ci ritirammo a riposare.

La mattina successiva fu dedicata ad una visita organizzata a Barcellona,mentre il pomeriggio preferimmo recarci in piscina. Proprio vicino a noi c’erano i nostri vicini di cabina. Soliti convenevoli e poi ognuno per i fatti suoi a fare una bella nuotata e a sdraiarsi per rilassarsi e godersi la vacanza. Verso le 19.00 ci ritirammo in cabina per prepararci per la serata.

Se ti va, mi disse mia moglie Ester, potremmo unirci ai nostri vicini per trascorrere la serata; sono pure loro qui a festeggiare i 20 anni di matrimonio; ho parlato un po’ con Clara, sai sono di Bologna e per loro, pensa è già la quarta crociera.

Non sollevai obiezioni, la prima impressione era che fossero persone gioviali, di compagnia insomma. Il fatto poi che già erano stati in crociera era per noi positiva in quanto eravamo alla nostra prima esperienza.
Fatto sta che ci incontrammo per la cena. Ester aveva indossato un pantalone celeste di lino e una blusa blu, molto semplice ma ben curata. Clara invece aveva una gonna che le arrivava poco sopra il ginocchio e una camicetta bianca leggermente sbottonata, quel tanto da far ammirare un po’ del suo bel seno. Ci sedemmo ad un tavolo e cenammo conversando delle solite banalità. Quello che invece era meno banale era l’atteggiamento di Clara: sedendosi aveva portato con le mani la gonna indietro scoprendo completamente le gambe, ed era un bel guardare. Dopo cena ci recammo ad ass****re ad uno spettacolo di cabaret, discreto, interessante principalmente per la mia vicina: oltre a mostrare due belle gambe,la camicetta, per chissà quale miracolo, era più aperta di prima, si vedevano parte dei seni fasciati da un reggiseno bianco. Verso la fine dello spettacolo si esibì una bella ragazza, molto ben fatta, in un burlesque, uno spogliarello insomma. La ragazza era proprio molto bella e brava e riscosse anche molto successo; nei miei pantaloni, e non solo nei miei, si notava un evidente rigonfiamento.

Ecco i soliti maschietti che strabuzzano gli occhi appena vedono un po’ di nudo, esordì Clara rivolta al marito, sai benissimo che riuscirei a farlo anch’io e ti assicuro con un risultato altrettanto buono.

Franco non replicò e la questione finì lì. Più tardi ci intrattenemmo a parlare ancora un po’,io e Franco del solito argomento, il calcio e le signore dei loro soliti argomenti penso gossip e pettegolezzi vari. A mezzanotte ci avviammo verso le nostre cabine. Mi raccomando pensaci e fammi sapere, disse Clara a mia moglie prima di entrare nella sua cabina.

Cosa voleva Clara, chiesi a mia moglie.
Oh, niente, rispose evasiva mia moglie, ma notai che era pensierosa. Ci mettemmo a letto e spensi la luce.

Sai, disse Ester, mi ha detto che anche loro a volte si riprendono mentre fanno l’amore. Il marito a volte li mette in forma anonima su internet, mi ha detto che un loro filmato è stato scaricato da quasi 30.000 persone; solo che la maggioranza dei filmati non viene bene perché la telecamera è fissa, e spesso per pensare al filmato non riescono neanche a concludere l’atto. Insomma mi ha chiesto se eravamo disposti a riprenderli. Eventualmente loro avrebbero ricambiato la cortesia. Tu cosa ne pensi?
Non saprei, le risposi, ma poi siamo sicuri che vogliono solo quello e non altre cose?
Mah, possiamo sempre ritirarci in buon ordine.
E quando avverrebbe la cosa?
Anche adesso, basta che facciamo presto e li avvisiamo subito, mi ha detto di dare tre colpi alla parete divisoria della cabina.
Ma poi a te andrebbe di essere ripresa da loro mentre ti chiavo o mi fai uno dei tuoi splendidi bocchini.
Veramente un po’ di vergogna l’avrei, ma non so, può darsi che dopo aver visto loro all’opera mi passi. Io dico proviamo, tanto al massimo vedremo chiavare due persone da vicino come in quel locale di Parigi, ricordi? Quando tornammo in albergo me la facesti diventare di fuoco!!
Va bene, dai quei tre colpi alla parete, dissi accendendo la luce, e vediamo come si mettono le cose.

Mia moglie si alzò e diede il segnale convenuto, dall’altra parte si sentiva la voce di Clara che ci invitava ad andare in cabina da loro. Feci capolino dalla porta e quando vidi la loro porta aprirsi feci un cenno a mia moglie di uscire e la seguii nella cabina. Mia moglie ed io eravamo in tenuta da “sonno” pigiama e camicia da notte.
Clara invece indossava un babydoll di pizzo nero,sotto solo un perizoma trasparente; una bella donna sulla cinquantina, un bel culo e un seno abbondante, almeno una quarta, anche se un po’ cadente, sembrava la fotocopia di mia moglie; Franco stava a torso nudo in pantaloncini. Più o meno avevamo anche noi la stessa corporatura. Erano ben attrezzati, quattro faretti messi ai lati del letto che lo illuminavano da tutte le posizioni.
Franco mi diede la videocamera, mi chiese se la sapessi maneggiare. Era lo stesso modello della mia, lo rassicurai. Avevano delle maschere e ci consigliarono di indossarle. Non volevano che semmai un riflesso in uno specchio avesse reso uno di noi riconoscibile e proprio a lato del letto c’era uno specchio piuttosto grande.
Ester si accomodò su una poltroncina, vicino a me ed io, quasi per scherzo dissi: ciak si gira, avviando la registrazione. Prima ancora che iniziassero, su suggerimento di Franco, feci un primo piano su Clara facendo scorrere l’obbiettivo lentamente dal basso verso l’alto e poi a ridiscendere e girarle attorno riprendendola da dietro, principalmente il culo che era fantastico (me lo diceva anche il cazzo che si era indurito).

Franco si avvicinò alla moglie abbracciandola e baciandola in bocca, con le mani le carezzava il culo. Clara si avvinghiava al marito e infilava la mano nei sui pantaloncini. Si sedette sul bordo del letto, Franco si abbassò i pantaloni e Clara,afferrato il cazzo del marito se lo porto alla bocca ed iniziò a fargli un pompino. Con una mano gli massaggiava le palle mentre muoveva la testa avanti e indietro, il cazzo spariva completamente nella bocca della donna per poi riapparire di nuovo. Andarono avanti alcuni minuti e io più di una volta mi avvicinai con l’obbiettivo. Sempre con la moglie seduta sul letto Franco le sfilò lo slip le allargò le gambe e mi fece un cenno, capii ed effettuai un zoom tra le cosce di Clara a riprenderne la fica, Franco con le mani divaricò le labbra perché la si vedesse completamente. Poi si inginocchiò a cominciò a leccarla, Clara cominciò a gemere dal piacere, con le mani si toccava il seno e massaggiava i capezzoli. Si mordeva le labbra.
Cambiando spesso posizione davo ogni tanto uno sguardo a mia moglie e notai che anche lei aveva cominciato ad eccitarsi.
Clara si mise a pecora sul letto, le feci un’inquadratura del culo e della fica, Franco si stava posizionando quando uno dei faretti si abbassò e non si riusciva a tenerlo in posizione. Ester allora si alzò e venne a tenere il faretto in posizione. Franco avvicinò il cazzo alla fica della moglie e cominciò a chiavarla. All’inizio infilava il cazzo e poi lo sfilava completamente, si vedeva la cappella che penetrava in fica per poi riuscirne, e questo per sei, sette, otto volte. Clara gemeva dal piacere e lo incitava a chiavarla ancora più forte. Dai sfondami, diceva, la prossima volta devi mettermi qualcosa in bocca e nel culo, voglio essere piena dappertutto, dai, dai, dai.
Quando venne emise un urlo, Franco venne anche lui e riempì di sperma la moglie, poi si tolse e volle che riprendessi la fica della moglie mentre le colava lo sperma.

Guardai mia moglie e mi fece un segno di assenso, mentre loro si ricomponevano andammo nella nostra cabina per prepararci. Le dissi di indossare la camicia trasparente.
Non mi va, mi rispose. Mi vergogno ad essere guardata, a freddo, da un altro uomo; che poi mi veda anche nuda ma quando mi hai eccitata per bene.
Franco portò i faretti, Clara si sistemò a tenerne uno in mano, diedi a Franco la mia videocamera ed iniziammo lo spettacolo. Ripetei praticamente le stesse scene che avevo ripreso prima, con la sola variante che infilai il cazzo anche in culo a mia moglie, giusto alcuni colpi, prima di chiavarla nella fica.
Finito il tutto ci salutammo e se ne andarono nella loro cabina.
Ester volle rivedere alcune scene del nostro filmato.
Sii sincero, mi disse, ti piace Clara? Ho visto che ti si è indurito il cazzo quando la riprendevi.
Certo che è diventato duro, solo a un impotente non si sarebbe alzato e poi Clara, devi convenire, è una bella “gnocca”, ti rassomiglia come fisico, solo che il tuo seno è molto più bello, più tondo e sodo. E questo lo sai perché te ne vanti spesso, tacendo ovviamente che il culo di Clara era più tondo e pieno.
Sorrise contenta per i complimenti e felice si fece chiavare di nuovo.

By Senior

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Im Swingerclub – 2. Teil

Nach dem tollen Erlebnis mit Dora, Tina und Rolf blieb ich an der Bar hängen und genoss die leckern Snacks. Leute kamen und gingen und so war es ein idealer Ort um zu sehen, wer denn noch an der Swingerparty anwesend war.

Nach etwa 15 Minuten kam ein weiteres Paar daher. Sie schienen gerade von einer der Spielflächen zurückzukommen. Er war ein grossgwachsener Typ mit langen Haaren und sah aus wie ein Althippie, seine Begleiterin eine schlanke Blondine mit Kurzhaarschnitt und schönen Beinen. Sie trug einen Kimono und hatte, soweit man das beurteilen konnte, eher wenig Brustumfang. Die beiden begrüssten mich freundlich, stellten sich als Laura und Heinz vor und ich betätigte mich als Barmixer.

„Für mich ein Glas Sekt gemischt mit Orangensaft“, sagte Laura. „Zuerst will ich aber noch rasch duschen, bin gleich zurück.“

„Lass Dich nicht vernaschen,“ sagte Heinz, „Du kennst die Regeln!“

Ich fragte meinen neuen Bekannten was denn damit gemeint wäre und er erklärte mir, dass er das letzte Wort habe.

„Es ist ein Rollenspiel, ich bin ihr Zuhälter und bestimme wer sie vögeln darf. Natürlich macht es mich geil meiner Freundin beim fremdgehen zuzusehen und ich sage nie Nein, aber so macht es ihr mehr Spass.“

Verrückte Geschichten erlebt man da, dachte ich schmunzelnd. Ich hätte nie geglaubt, dass es Paare gab die sich gegenseitig solche Freiheiten zugestanden. Ich machte einen weiteren Rundgang und kam in eine Art Verlies, in dem sich zwei Frauen über einen Mann hermachten. Er war an einen Stuhl gefesselt, wurde von einer Dunkelhäutigen mit enorm grossen Eutern abgeritten. Ihre Kollegin – eine zierliche Rothaarige mit geilen, kleinen Brüsten und einem kleinen Kackarsch hatte ihre Hand an seinem dicken Hodensack und massierte ihm die Nüsse.
„Ich spritze gleich ab“, stöhnte der Mann und begann heftig zu zucken. Die Dunkelhäutige stoppte sofort ihren Ritt und schrie den Kerl an: „wir bestimmen wann und wie Du abrotzen darfst. Untersteh‘ Dich, ohne Erlaubnis einfach abzuschiessen. Los Mina, bestraf den geilen Bock.“

Die Rothaarige kniff den aufgegeilten Typen zweimal heftig in die Eier und forderte dann ihre Kollegin auf, „los Lisa, reite ihn weiter zu, aber lass‘ ihn ja nicht kommen.“

Ich hatte inzwischen einen ziemlichen Steifen, trat hinter Mina und begann ihren kleinen niedlichen Arsch zu betatschen. Plötzlich hörte ich die Stimme von Tina: „Hey, da hält sich einer nicht an die Regeln“.

Ich drehte mich um und sah, dass die Gastgeberin inzwischen ein enges rotes Latexkleid und schwarze hochhackige Stiefel angezogen hatte. Sie lächelte mich mit blitzenden Augen an und verlangte, dass ich mich auf eine Art Gyno-Stuhl in der Ecke setzte. Dann fesselte sie meine Hände an die Armlehnen und hob meine Beine auf die beiden Halterungen.

„Los Mädels, lasst Euren Sklaven etwas allein, zuerst muss unser Novize bestraft werden“. Sie nahm eine Reitpeitsche von einem Haken und strich damit sanft über meinen Schwanz und meine Eier.

„Mina Du nimmst Dir seinen Schwengel vor.“ Die Rothaarig kniete sich hin und nahm mein Glied in den Mund. Die Dunkelhäutige schnallte sich einen Dildo um und fing an ihre Gespielin damit von hinten zu ficken. Ich war bei dem Anblick natürlich sofort auf 180 und hätte am liebsten gleich abgeschossen.

„Nix da, Du darfst nicht einfach abspritzen, das ist Deine Strafe“, sagte Tina mit kehligem Lachen. Sie nahm eine Art Gummiring von einem Regal auf dem allerlei Sexspielzeuge lagen und streifte ihn mir über meinen stahlhart geschwollen Prügel und hinter meine pochenden Eier. Die Rothaarige leckte weiter an meiner Eichel und nahm meinen Schwanz tief in den Mund. Meine Hoden zuckten, wie gerne hätte ich mich entladen, aber der eng anliegende Gummiring verhinderte das natürlich. Plötzlich entfernten sich Lisa und Mina und widmeten sich dem Mann der auf dem Stuhl festgebunden war.

Tina stand mit gespreizten Schenkeln vor mir, zog den Latexmini hoch und zeigte mir ihre glitzernde Fotze. „Willst Du dass ich Dich ficke?“

Ich stöhnte vor Lust und nickte. Sie zog mir den Gummiring herunter, streifte mir rasch ein Kondom über und setzte sich verkehrt herum auf mich. Mein erregtes Glied verschwand mit einem lauten Schmatzen in ihrer Lusthöhle und dann begann sie mich tief und routiniert abzureiten. Ich spürte, dass sie die ganze Situation ziemlich scharf gemacht hatte, denn es ging nur ein paar Minuten bis sie laut aufstöhnte, ihre Muschimuskeln zogen sich rhythmisch zusammen und dann schrie sie laut auf. „Oh ja, mir kommst es, ich will spüren wie Du abspritzt Du geiler Stecher.“

Im gleichen Augenblick kam auch ich zum Höhepunkt. Meine Latte zuckte in ihrer Fotze und ich hatte eine unglaubliche Entladung. Als wir wieder zu Atem gekommen waren erklärte mir Tina die wichtigste Regel im Swingerleben. „Zuschauen, geniessen, aber nie anfassen ohne zu fragen.“ Ich erwiderte etwas gereizt, dass sie mir das auch vor meiner Bestrafung hätte erklären können.

„Ja schon, aber dann hätte ich ja diese geile Nummer nicht bekommen“, lachte sie und gab mir einen Kuss auf beide Wangen. Ich wurde von ihr befreit, ging duschen und danach zurück an die Bar um mich etwas zu stärken. Da traf ich wieder auf Laura; sie wurde von zwei Typen belagert wurde, die sie unentwegt anbaggerten und betatschten und sie schien nicht allzu erbaut über die etwas grobe Anmache. Als sie mich erblickte, löste sie sich rasch aus den Umklammerungen und fragte, ob ich ihren Partner Heinz irgendwo gesehen hätte.

„Leider nicht, lass‘ uns mal einen Rundgang machen, dann werden wir ihn schon finden“, gab ich zur Antwort.

Im grossen Gemeinschaftsraum war allerhand los, allerdings hatte ich den Eindruck dass einige der männlichen Gäste schon ziemlich angetrunken waren und Schwierigkeiten mit ihrem Stehvermögen hatten. Zwei Frauen waren in auf der Matte in einen 69er vertieft und leckten sich gegenseitig die Muschis. Wir fanden den Heinz ziemlich rasch, er vergnügte sich mit Spannen. Laura setzte sich neben ihn und begann sein dickes Teil zu streicheln. Dabei streckte sie ihren kleinen Arsch aufreizend in meine Richtung und ich fragte sie, ob ich sie etwas verwöhnen dürfe.

„Ja klar, streichle und leck‘ meine Muschi“, erwiderte sie und öffnete ihre schlanken aber muskulösen Schenkel. Ich ging sofort auf Tauchstation und schob ihr meine Zunge in die bereits feuchte Grotte. Als ich ihre Schamlippen auseinanderzog kam ein schöner praller Kitzler zum Vorschein. Das Ding war fast so gross wie eine Haselnuss und ich schleckte und saugte daran was das Zeug hielt. Heinz fragte sie, ob sie schön geil geleckt werde und schon richtig heiss sei. Laura erhob sich, spreizte ihr Beine und zeigte ihrem Schatz die rosig nasse Möse.

„Ich bin klitschnass und bereit für Deinen Hammerschwanz“.

Dann drehte sie sich mit dem Rücken gegen ihn und liess sich langsam auf sein wirklich langes Glied herunter. Es sah megageil aus, wie sie ihn langsam und tief abfickte! Plötzlich bemerkte ich neben uns eine grossgewachsene Frau mit kurzen, schwarz gelockten Haaren und einem schönen Gesicht das mich sehr an die Schauspielerin Ali MacGraw erinnerte. Sie war sicher fast 1.80m ohne Schuhe, hatte tolle stramme Beine, einen grossen festen Hintern und eher kleine Brüste. Wir sahen uns an und nach ein paar tiefen Blicken zog sie mich wortlos mit sich in ein anderes Zimmer. Ich war ziemlich überrascht, als sie die Türe nicht wie üblich offen liess.

Wir begannen, uns im stehen zu umarmen und zu knutschen. Mein Schwanz reagierte so heftig wie vielleicht noch nie. Die Unbekannte hatte eine unglaubliche Wirkung auf mich und strahlte eine a****lische Erotik aus.

„Ich bin übrigens Cora,“ raunte sie, während sie mir in die Unterhose griff und meinen Schwengel mit festem Druck umfasste. „Über Dich weiss ich alles, was mich im Moment interessiert (?).“

Währens wir gegenseitig unsere Körper erforschten und immer heisser wurden erzählte sie mir, dass sie an den Swinger-Events als Hobbyhure arbeite und dabei ihre voyeuristischen Neigungen auslebe.

„In den ersten paar Stunden schaue ich meist nur zu um richtig vollgeil zu werden. Dann suche ich mir bewusst und gezielt ein paar schöne Männer mit grossem Gehänge und lasse mich richtig durchficken. Ich habe Dich mit Dora und Rolf beobachtet und mich bei Tina nach Dir erkundigt. Sie hat mir erzählt, was Du für ein versauter geiler Stecher sein kannst, beweise es!“

Ich kniete mich zwischen ihre strammen Beine und fing an, ihre teilrasierte Grotte zu lecken. Ihre Klit stand schon deutlich hervor und zuckte unter meinen Zungenschlägen. Meine Güte, die war ja schon fast am überlaufen! Cora verlangte, dass ich mich auf den Rücken legte und schwang sich über mich.

„Hey, Du wirst mich doch nicht blank ficken wollen“, bremste ich sie.

„Nein, ich habe was anderes vor“, keuchte sie. „Ich will meine Fotze an Deinem herrlichen Schwengel reiben“.

Sie brachte ihre klatschnasse Möse in die richtige Position und rutschte vor und zurück. Ich konnte spüren, wie sich ihre Schamlippen und Klitoris an meinem knallharten Prügel rieben. Das war nun ganz was Neues und ich fand es unglaublich toll! Nach wenigen Minuten wurde ihr Stöhnen zu einem heftigen Keuchen, ihr Gesicht verzog sich zu einer richtigen Fratze und sie schrie laut und lauter.

„Jaaaaaa, mir geht einer ab. Ahhhhh ich komme.“ Sie zuckte und plötzlich spürte ich, wie sich ein gewaltiger Schwall über meine Latte und mein Becken ergoss. Cora brach wimmernd und stöhnend über mir zusammen. Ich dachte schon sie hätte mich in ihrer Geilheit vollgepisst und fühlte mich bei dem Gedanken nicht gerade wohl. Sie schien meine Verwirrung zu ahnen und beruhigte mich.

„Wenn’s mir richtig heftig kommt, spritze ich immer so. Hast Du noch nie was von ‚Squirting‘ gehört?“

Nun, ich hatte schon davon gehört und gelesen, hielt das aber immer für einen Mythos oder einen männlichen Wunschtraum. Aber: es war tatsächlich passiert und unglaublich geil gewesen. Nun meinte Cora, sie müsse mir ja auch noch was Gutes tun und fragte, ob ich einen speziellen Wunsch hätte.

„Ich würde Dich gerne in Deinen Prachtarsch ficken“, beschied ich ihr.
Sie legte sich auf den Rücken und begann sich zu fingern. „Wichs Deinen Prügel ganz hart, ich schaue gerne zu, wenn sich‘s ein Mann selber macht.“

Ich beobachtete hingerissen, wie sich die geile Stute zwei Finger in die Fotze schob und sich damit tief und wild fickte. Dann schob sie sich einen weiteren Finger in die Rosette und forderte mich auf, einen Gummi anzuziehen. Gesagt, getan – mein Schwanz war härter als ein Zaunpfahl und ich setzte vorsichtig an.

„Jaaaa, steck ihn rein. Mach’s meinem versauten Arsch mit Deinem Riesending.“
Ich spürte, dass sie einiges vertragen konnte und fickte los was das Zeug hielt. Cora keuchte und stöhnte wie eine läufige Hündin und ich wusste, dass ich da nicht lange durchhalten würde. Sie rieb sich wie toll ihre Möse und feuerte mich immer wilder an.

„Stoss mich, mach mich fertig, gib’s mir… ahhhh, jetzt laufe ich gleich wieder aus.“ Sie warf den Kopf in den Nacken und plötzlich spritzte es wieder aus ihrem weit geöffneten Loch. Der erste Strahl schoss bis in mein Gesicht. Dann kamen weitere Spritzer die mich von oben bis unten nass machten. Sie raste vor Lust und schrie und brüllte wie am Spiess. Ich konnte es kaum glauben – es war zu geil! Rasch zog ich meinen Lümmel aus ihrem Arschloch, riss den Gummi herunter und wichste meine Ladung auf ihren Bauch und ihre Titten.

Wir waren völlig erschöpft von dieser affengeilen Nummer und lagen noch minutenlang zuckend und keuchend nebeneinander. Endlich wieder zu Atem gekommen gingen wir unter die Dusche um uns die Ficksäfte abzuwaschen.

„Mann bist Du ein geiler Bock, und Du hast einen herrlichen Fickprügel. Ich hoffe, Du kommst wieder einmal vorbei“.

Ich versprach Cora, dass ich sie gerne wieder einmal versägen würde und bedankte mich beim Abschied auch von Tina für das tolle Erlebnis.

* * * *

PS: Nach diesem Abend begann ich, bewusst nach Squirterinnen im Internet zu suchen. Es gibt für mich nichts geileres als Frauen die richtig spritzen wenn sie kommen. Gibt es Leserinnen die das auch können 🙂

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Un dolce risveglio. .

Giulia era distesa di fianco sotto le coperte con vicina la sua fidanzata, Giada. Entrambe erano nude perchè la sera prima, si erano divertite e non poco. Fu Giada la prima a svegliarsi sentendo il suo cellulare vibrare che l’avvertiva di alzarsi. La ragazza però lo prese e disattivando la sveglia, si sdraiò nuovamente sul letto stiracchiandosi un poco. Notò con non poco stupore, di essere abbastanza bagnata e decise così di masturbarsi per soddisfare le proprie voglie che, iniziarono a farsi sentire maggiormente non appena la ragazza s’infilò due dita dentro la propria vagina. Con il medio e l’indice della mano sinistra si penetrava e con l’altra si sfiorava il clitoride aumentando così la sua eccitazione. Dovette però contenersi una volta raggiunto l’orgasmo altrimenti avrebbe svegliato la sua fidanzata che era ancora addormentata. Ma la sua voglia di fare sesso di certo non si fermò lì dopo essersi fatta un ditalino, ora voleva scopare la sua fidanzata per condividere con lei tutti i suoi piaceri. Le due ragazze avevano una collezione di dildi e vibratori, ma uno in particolare quella mattina ispirava di più Giada: un fallo nero flessibile e allacciabile. Si alzò per prenderlo e se lo mise immediatamente, poi si sdraiò nuovamente dietro Giulia che era sommersa in sonno profondo. Dapprima l’accarezzò solamente lungo tutto il suo magnifico corpo, la baciò più volte sul collo e sui capezzoli, poi le passò le mani sulle natiche belle sode e rotonde. Dopo quei svariati tocchi Giulia si mosse un pò ma rimase comunque addormentata e Giada poté continuare. Iniziò così a sfregare la punta del fallo tra le natiche di Giulia quasi a cercare disperatamente l’apertura della sua vagina ma Giada non voleva correre troppo e causare così alla fidanzata un pessimo risveglio no, al lavoro non sarebbe andata e così aveva tutta la giornata libera per sperimentare le sue più nascoste fantasie sulla sua ragazza. Ma l’eccitazione di Giada aumentò incredibilmente quando il fallo si fece strada tra le belle rotondità della sua fidanzata e trovò la sua apertura vaginale. Piano piano iniziò a spingere il fallo dentro quel buchino che molte volte aveva leccato e dopo leggere spinte Giulia si alzò e si rese conto di cosa le stava facendo la fidanzata. Si girò un pò col viso e incontrò le labbra frementi di Giada desiderose di incontrare quelle morbide di Giulia. Quando ormai Giulia si era svegliata completamente, Giada la iniziò a penetrare con maggior forza e non volendo far urlare la propria ragazza, la baciò insistentemente. L’orgasmo di Giulia non tardò ad arrivare e ciò rese Giada ancor più eccitata di quanto non poteva già essere. Così senza preavviso fece sdraiare Giulia a pancia in giù e iniziò a leccarle la sua cavità più nascosta e dopo che fu inumidita per bene, Giada iniziò a penetrare la sua fidanzata analmente. Non lo facevano spesso e così ci andò piano perchè aveva paura di far male a Giulia che però non dava segni di dolore ma anzi, continuava a godere dall’eccitazione incitando maggiormente Giada che, non facendoselo ripetere due volte, la penetrò con più veemenza. Entrambe raggiusero l’estasi del piacere e dopo che Giada si sfilò via il fallo, fece rigirare la fidanzata e poggiandosele sopra la baciò dolcemente. Dopo che si ripresero un pò, fu Giulia a prendere il comando della situazione. Prese due bende dal cassetto del comodino con le quali legò i polsi della fidanzata alle sbarre del letto. La iniziò prima a leccare sotto il collo per poi riscendere sui capezzoli, dove si fermò un pò più del solito per farglieli indurire progressivamente. Dopo averglieli succhiati avidamente, la leccò su tutta la pancia fino ad arrivare sul suo clitoride, il quale sembrava pulsare dalla voglia di essere leccato. Giulia allora ci si fiondò con tutta la faccia e lo leccò più che poté. Giada era in preda agli orgasmi e bloccata al letto, non poteva neanche fermare la propria fidanzata. Giulia la leccò anche dopo che la fece venire perchè non era mai sazia della vagina di Giada e quella mattina, di certo, non avrebbe esitato un solo istante a non dare piaceri alla sua ragazza. Dopo averla fatta venire per l’ennesima volta, Giulia diede qualche altro bacio a Giada e nel farlo, le si dovette avvicinare e nel mentre la sua mano finì proprio sulla vagina ormai fradicia della fidanzata e iniziò così a penetrarla con due dita. Ormai in quella camera da letto si sentivano solo gli urli di Giada e le dita di Giulia che si infilavano continuamente dentro la vagina dell’altra. Ancora vogliose di sesso, Giulia slegò i polsi a Giada la quale si fiondò sul corpo della fidanzata e la fece risdraiare sotto di sé. Mise poi le sue gambe tra quelle di Giulia e iniziò a strusciarvisi sopra. Le due gemevano all’unisono e più gemevano più aumentavano i movimenti della vagina di Giada su quella di Giulia. Vennero ancora una volta, passarono altri cinque minuti a baciarsi per potersi riprendere e per finire in bellezza, le due fecero anche un bel 69. Giada si mise sotto e leccò con molta voglia la vagina bagnata di Giulia sopra il suo viso ma nel frattempo sentiva la lingua di Giulia prima passare sul suo clitoride e poi infilarsi tra le sue cavità vaginali. Il tutto durò una decina di minuti finché le due ragazze, ormai distrutte dalla scopata fatta, si rimisero sotto le coperte una sopra e sotto l’altra a baciarsi con passione.

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Laura, una scopata universitaria.

Conobbi Laura quando andavo al secondo anno di Filosofia università. Lei aveva appena cominciato il primo anno e faticava ad ambientarsi in quella nuova città, così diversa dal paesino di provincia da cui proveniva, tutto era troppo spaventoso, troppo grande per quella ragazzina un po’ goffa.
Era carina ma non bella: aveva degli occhi molto belli, sì, ma un po’ troppo da bimba abbandonata, incapace di badare a se stessa, di agire. Anche il viso in generale era carino, grazie anche alle lentiggini e ai capelli castano-rossicci e alle sopracciglia ancora più rosse, quasi da irlandese. A rovinarla era la stazza da donnone: era alta un metro ottanta e aveva le spalle piuttosto larghe, il seno piccolo, il culo grosso ma piatto.
Nulla di che ma mi piaceva, e anche i suoi difetti avevano qualcosa di estremamente attraente: quel seno troppo piccolo rispetto alle spalle le permetteva di non usare il reggiseno, lasciando intravedere i capezzoli inturgiditi dal freddo sotto al suo maglione dolcevita. Il culo mi lasciava un po’ più perplesso, sotto i suoi jeans a vita alta immaginavo già un culo sformato, rovinato dalla cellulite nonostante i suoi diciott’anni.

A quei tempi mi ero lasciato da poco e avevo la tendenza a sviluppare cotte passeggere, che svanivano non appena riuscivo a conquistare la ragazza del momento. Molte le abbordavo su Facebook, cercando di capire i loro gusti e iniziando una conversazione sui loro argomenti preferiti, che a volte coincidevano coi miei, mentre altre mi costringevano a documentarmi su enormi cazzate. Quasi tutte erano ragazze del primo anno come Laura, le più facili da sedurre perché appena arrivate, desiderose di conoscere il mondo reale e di lasciarsi alle spalle le timide esperienze sessuali del liceo. All’inizio giocavo con loro per un po’, insegnandogli qualche trucchetto su come far impazzire un uomo, anche perché molte di loro erano ancora troppo inibite: non avevano ancora incontrato una verginella, ma quasi nessuna era stata ancora inculata (riuscii a convincerne solo un paio) e quattro di loro non l’avevano mai preso in bocca.
Con Laura finora non ero riuscito a combinare nulla sia perché il suo brutto corpo un po’ mi scoraggiava, sia perché mi faceva sinceramente simpatia e per ora preferivo frequentarla come amica.

Una sera mi invitò a prendere una birra e rapidamente la serata prese una piega allegra: per la prima volta lei sembrava un po’ più sciolta, forse anche grazie a quel poco alcol. Inoltre l’avevo sempre vista in facoltà, dove arrivava struccata, coi capelli raccolti per nascondere l’arruffamento della mattina, mentre quella sera portava un rossetto bordeaux che le rendeva le labbra particolarmente accattivanti. Alla quarta birra iniziai a seguire la sua bocca e la sua labbra muoversi senza sentirla parlare, iniziando a distrarmi pensando a quella bocca che succhiava il mio cazzo con golosità, muovendo la lingua attorno al glande mentre con la mano mi stringeva le palle, sfiorandomi leggermente l’ano…

“Quindi, ora che si fa?” chiese lei, svegliandomi.
“Non saprei, qua vicino volendo c’è casa mia…” Le parole mi uscirono di bocca senza pensarci, ancora incantato dalla magia delle sue labbra.
“Hai qualcosa da bere, lì?”
“Sì, certo. Ho una bottiglia di amaro in freezer che ci aspetta” di solito ero più cauto, ma stavolta volevo flirtare come si fa nei film.

Mi alzai per pagare e la guardai meglio. Lei era arrivata prima di me e si era già seduta quando ero entrato nel locale, impedendomi di vedere che per una volta indossava non dei jeans ma una gonna che rendeva più giustizia a quel culo che ora mi sembrava più sensuale.
Arrivati a casa mia la feci accomodare sul divano che avevo comprato per la camera. Si tolse il cappotto e poi, visto che avevo acceso i riscaldamenti, anche il maglione, mettendo così in mostra le sue tettine, coperte solo da una canottiera aderente. Quando le guardai mi venne duro in un secondo. Non potevo res****re, non sarei riuscito ad aspettare neanche il tempo di bere quel bicchiere di amaro, così mi avvicinai a lei e l’abbracciai, baciandola in modo quasi caso sulla guancia destra. Lei mi lasciò fare inizialmente senza lasciarsi andare, ma quando le iniziai a baciare il suo lungo collo cominciò a stringere l’abbraccio. Risalii su, infilandole la lingua nell’orecchio e contemporaneamente infilando una mano sotto la canottierina. Le massaggiavo quel seno così piccolo e perfetto, solleticando i capezzoli durissimi con un’eccitazione che non provavo da tempo. Lei ormai iniziava ad ansimare e mentre ci distendevamo sul divano, io sopra e lei sotto, mi infilò una mano dentro ai jeans, iniziando a toccarmi il cazzo che si faceva sempre più grosso.
A quel punto l’unica cosa che dovevo fare darle il colpo di grazia: le alzai la gonna scoprendo che la ‘casta’ Laura indossava non dei collant, come si sarebbe aspettato, ma delle autoreggenti che lasciavano scoperta parte delle sue cosce grosse ma appetitose. Le tolsi il top e subito mi fiondai in mezzo alle sue gambe con la faccia, iniziando a leccarle la figa spostandole le mutandine di lato. Laura ormai ansimava rumorosamente, rendendomi sempre più arrapato. Non era ancora fatta, però: c’era ancora il rischio che la mia amichetta ci ripensasse, limitandosi a farmi un pompino di consolazione. Io invece me la volevo proprio trombare, volevo infilare il cazzo nella sua fica, volevo sbatterla così forte da farle rassodare quel fottuto culone.
Di colpo ebbi un’illuminazione. Mentre lei ancora mi toccava il cazzo le tolsi le mutande, le afferrai le gambi sollevandole sulle mie spalle e iniziai a leccarle il culo mentre cominciavo a masturbarla.
A un certo punto lei mi afferrò la testa e mi guardò.

“Lucio, devo dirti una cosa”
“Dimmi, è tutto ok?” Dovevo giocarmela bene, dovevo essere comprensivo e convincerla a farsi scopare. Lei, tra l’altro, non aveva tolto la mano dal cazzo, quindi proprio non capivo cosa cazzo potesse volere e cominciavo a temere che volesse limitarsi a farmi una sega di merda.
“Allora, io stasera voglio scoparti fino a svenire, ma ci sono delle regole.”
“Regole?” Seriamente, non capivo.
“Sì. Tu puoi prendermi in tutte le posizioni che vuoi ma guai a te se mi vieni dentro. Te lo succhio volentieri, ma non sono la tua schiava e non intendo ingoiare, l’ho fatto una volta e mi è bastato. Inoltre niente sesso anale. Patti chiari e amicizia lunga”.
La ragazza era decisa, mi piaceva. Mi diede solo il tempo di annuire e poi iniziò il delirio.
Mi spinse leggermente, facendomi distendere sul divano e finalmente mi sfilò i jeans del tutto, rimanendo per qualche secondo a osservare il mio enorme cazzo dritto per poi avvicinarsi con la bocca.

A quel punto si fermò e sorrise con malizia. Continuava a menarmelo ma la sua bocca sorridente rimaneva a distanza di sicurezza.
Che cazzo aspettava? Ebbi un’illuminazione e capii il suo gioco: dietro la sua finta autorità si nascondeva un’incredibile voglia di essere dominata. Le afferrai la testa e la premetti contro le mie palle, che lei iniziò a succhiare e leccare in basso, sfiorando ogni tanto con la lingua anche l’ano. Lentamente risalì e venne il momento che avevo tanto aspettato. Lo infilò in bocca mentre con la lingua si concentrava sul prepuzio. Con la mano destra continuava a toccare le palle, mentre con la sinistra iniziò a stimolarsi il clitoride.
La afferrai per i capelli per farle capire che m’ero stancato di averlo leccato e lei iniziò a fare su è giù con la testa, sbavando.
Era molto brava, più del previsto, sembrava che succhiare cazzi fosse la sua passione più grande. Mentre le teneva in bocca la sua lingua non smetteva di girare attorno alla coppola e mi guardava vogliosa.

Rischiavo seriamente di venire da quant’era brava, ma come ho detto non volevo accontentarmi di un pompino.
“Laura, fatti scopare”
Mi guardò e in silenzio tolse la bocca dal cazzo, lasciando che la lingua continuasse a inumidirlo.
Mi tolse la maglietta e si sfilò la gonna, rimanendo solo con la canottiera dalla quale fece fuoriuscire le sue tettine. Le strinsi i fianchi e le infilai tre dita nella figa, ormai umidissima per l’eccitazione.
La feci distendere e, dopo averle leccato un’ultima volta il clitoride, cominciai a scoparla alla missionaria. Infilavo e sfilavo il cazzo con velocità mentre lei con una mano mi stringeva il culo e con l’altra si toccava il seno destro, leggermente più grosso e forse più sensibile dell’altro. Scostai la sua mano e iniziai a leccarle con violenza il capezzolo, mentre lei esplodeva in un primo e violento orgasmo.

Quando si placò mi chiese di cambiare posizione.
“Cosa ti va di fare?” disse
Stavamo solo perdendo tempo con quelle chiacchiere, sapevo già cosa volevo.
“Girati”

Si mise a pecora sul divano. Il culo ora mi sembrava meno brutto, anzi, aveva decisamente il suo fascino.
Era un po’ piatto, è vero, ma era anche completamente liscio, senza l’ombra di cellulite. A quel punto decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e quindi le sputai sull’ano.
Emise un gemito e capii che sì, potevo andare dritto per la mia strada, i suoi tabù stavano crollando. Come se non bastasse, lei stessa disse

“Inculami, ti prego”
Mi stavo eccitando sempre di più, mi piaceva vederla sottomessa a me, lei che mi era sempre sembrata una abbastanza difficile. Volevo evidenziare la mia superiorità e quindi cominciai a ritardare il momento.

“Cos’è che vuoi?”
“Voglio che mi inculi…Inculami!”
“Cosa, non ho capito…”
“Inculami, ti prego, inculami, voglio quel cazzo infilato su per il culo, voglio sentirlo dentro, voglio che mi sfondi il culo, voglio sentire la tua sborra calda inondarmi”

Era venuto il momento di accontentarla. Infilai con forza il mio cazzo lì dentro e capii che no, non ero il primo, ma il buco era ancora abbastanza stretto come piaceva a me.
Iniziai a scoparla con forza, tenendo le mani strette ora sulle chiappe, ora sui fianchi arrivando poi a stringerle i seni, premendo sui capezzoli che erano sempre più dritti. Aumentai il ritmo e cominciai a incularla ancora più velocemente, mentre lei muoveva con destrezza il culo, accogliendo il mio cazzo con un desiderio che dimostrava la sua bravura e la sua fame di sesso.

Sentii il buco del culo stringersi attorno al mio cazzo. Stava venendo di nuovo e anch’io ormai rischiavo di avere un orgasmo da un momento all’altro. Diedi qualche altro colpo deciso e, mentre lei iniziava a urlare le dissi

“Sto venendo anch’io…ma se vuoi possiamo fare un altro strappo alla regola e posso sburrarti in faccia”
“Sì, sì, ti prego, ti prego”

Non me lo feci ripetere due volte. Tirai fuori il cazzo dal culo regalandole un ultimo gemito e l’afferrai per la nuca, sbattendole il mio cazzo in faccia.
Lei lo afferrò e cominciò a menarmelo velocemente mentre leccava ancora la cappella.
Finalmente ebbi la mia esplosione che le arrivò dritto in faccia mettendo la ciliegina sulla torta a quella scopata magnifica. Le chiesi se voleva un fazzoletto per pulirsi ma lei rifiutò e cominciò a leccarsi la faccia e a pulirsi con le mani per poi leccare anche queste, ingoiando il mio sperma fino all’ultima goccia.

Fumammo assieme una sigaretta e poi lei iniziò a rivestirsi.

“Io devo andare, ci si vede in facoltà”.

Le feci un cenno di saluto, sorrisi e lei ricambiò con dolcezza. Rivestendosi aveva rientrata nei suoi panni di ragazzetta impacciata, ben diversa dalla porca vogliosa di cazzo che avevo conosciuto quella sera.

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Erstes Mal Fetisch

meine nachbarin mit ihrer tochter Teil 4

Wir kuschelten noch ein wenig und dann schliefen wir alle drei ein. Mitten in der Nacht wurde ich durch ein kribbeln geweckt, welches mir sehr vertraut war. Und in der Tat, vor mir knieten Rita und Sahra und leckten mir meinen Schwanz, der schon eine beachtliche Größe aufwies. „Na du geiler Bock, bist du endlich wieder unter den lebenden?“ fragte mich Sahra mit einem süffisanten Lächeln, Während mein Schwanz komplett in Ritas Mund verschwand. „Ich glaube schon, und wenn ich mir so vorstelle was wir drei noch so alles anstellen könnten ist das auch nicht verkehrt.“ „So,so“ meinte Rita, als sie meinen Riemen an Sahra übergab. „Was wollen wir denn noch so alles unternehmen?“ Ich schaute sie lüstern an und meinte nur „lass dich überraschen.“ Als Sahra meinen Schwanz aus ihrer geilen Mundfotze entließ, meinte sie flüsternd zu Ihrer Mutter, „du wolltest ihn doch noch in deinem Arsch haben, ich glaube der Prügel ist jetzt hart genug um ihn darin zu versenken.“

Mit viel Vorfreude dachte ich daran Sahras Mutter von hintenin den Arsch zu vögeln, während sie Ihrer Tochter die Muschi aus lecken würde. Aber zu nächst kam es ganz anders. Mit einem eleganten Schwung setzte sich Sahra auf meinen Bauch und meinte, „ich will dich jetzt reiten, deinen Prügel in mir spüren bis ich nicht mehr klar denken kann!“ Währen Sahra mir mit großen Augen von Ihrem Wunsch berichtete, nahm Ihre Mutter mein Rohr und führte es in Richtung Pflaume von Sahra. Als ich bemerkte, wie nass Sahra schon wieder war flutschte mein Riemen wie von selbst in Ihre aufnahmebereite Pflaume. „ Oh ja Sahra, beweg deinen geilen Arsch und wichs mich mit deiner nassen Teenefotze.“ Als Rita das Sah, fragte sie enttäuscht, „und was ist mit mir, wer kümmert sich um mein Loch?“ Ich entgegnete Rita, was mir der Art und Weise, wie mich Ihre Tochter ritt nicht gerade leicht fiel, „komm her zu mir und stz dich auf mein Gesicht, ich werde dir deine Muschi lecken, bis du vor lauter Geilheit schreist.“

Blitzschnell kam sie zu mir herum und setzte sich auf mein Gesicht. Rita setzte sich so, das sie Ihrer Tochter beim Reiten zu sehen konnte. Als ich meine Zunge an Ihrer Grotte ansetzte, quittierte Rita das mit einem wohlwollenden stöhnen. Während ich Rita so leckte, merkte ich, das Sahra ihr Ficktempo erhöht hatte und mit lautem Stöhnen auf meinem Stab ritt. Mir war klar, das Sahra nicht mehr lange brauchte, um sich einem erneuten Orgasmus hinzugeben. Auch ihrer Mutter blieb das nicht verborgen, und sie massierte die dicken Titten ihrer Tochter und spitzte sie somit noch mehr an. „Komm, kleines lass dich gehen und spritz Ihm alles auf sein Rohr. Wir werden dann gemeinsam deinen Muschisaft von seinem Schwanz lecken!“ Oh was für ein wunderbarer Gedanke das war und ich wurde dermaßen geil das ich nur noch zustimmend sagen konnte, „ oh ja Sahra, beweg deinen geilen Arsch und lass es laufen, los meine kleine Teeniehuhre gib mir deinen geilen Pflaumensaft!“ Rita, die schon längst von mir runter gestiegen war hockte neben ihrer Tochter und steckte ihr den Finger in den Arsch, so das von Sahra nur noch ein einziger Satz kam, „ich komme Mama, es ist so geil wenn du mir den Finger in den Arsch steckst. Und für wahr, Sahra kam mit einem lauten „Hiiiiiilfeeeee, ich koooome, ich spritz dir alles auf den Schwanz, du geiler Bock.“ Sahras Muskeln verkrampften sich, und ihre Fotzenmuskeln umklammerten meinen dicken Riemen so wie eine Hand beim wichsen. Als Sahra erschöpft, aber glücklich von mir runter stieg, küsste sie ihre Mutter zärtlich und meinte, so, nun lass uns mal den Lümmel sauber lecken, damit er dich noch ordentlich in deinen Arsch ficken kann!“ Mit voller Hingabe kümmerten sich Mutter und Tochter darum, meinen Prügel, der immer noch wie eine eins stand, von Sahras Fotzengelee zu reineigen. Sie machten das so geil, das ich fast in ihre Gesichter gespritzt hätte, wenn ich die beiden geilen Hühner nicht davon überzeugt hätte, mich jetzt um Ritas Arsch zu kümmern.

Also wechselten wir die Positionen, in dem Sahra sich auf den Rücken legte und ihre Mutter darüber, quasi in die 69`er Stellung. Mit viel Gefühl leckten sich Mutter und Tochter gegenseiti ihre Pflaumen. Als ich mich hinter Ritas Prachtarsch in Position gebracht hatte, meinte ihre Tochter, „warte bevor du ihn in meine Mutter steckst, las mich deinen Riemen noch ein bisschen blasen.“ Natürlich konnte ich eine solche Bitte nicht abschlagen und ich führte meinen Kolben in Richtung von Sahras Mund. Als sie meinen Schwanz vor ihrem Gesicht hatte, streckte sie die Zunge raus und verwöhnte meinen Riemen nach allen Regeln der westlichen Fickkunst. Während mir Sahra die Stange leckte und blies, steckte ich Ihrer Mutter meinen Zeigefinger in den Arsch. Sie reagierte mit einem lauten stöhnen, denn sie konnte ja nicht reden, weil sie gerade mit der Zunge in der Pflaume ihrer Tochter steckte.

„So, du geiler Stecher. Ich glaube es ist an der Zeit, das du meiner Mutter jetzt deinen dicken Riemen in Ihren Arsch schiebst.“ sagte Sahra mit leiser Stimme. Rita, die Sahra`s Worte vernommen hatte, meinte darauf,“ oh ja, gib mir deinen Riesenknüppel, und stopf mir meinen Arsch. Ich brauche es so sehr!“ Sahra nahm meine Prügel und führte ihn in Richtung Arschloch ihrer Mutter. Der Anus von Rita war durch meine vorangegangene schon etwas geweitet, so das ich mit meiner Eichel ohne größere Schwierigkeiten eindringen konnte. Als das geschah öffnete nach meinem Gefühl zu urteilen, Rita ihren Arsch und suagte nach und nach meinen ganzen Prügel in sich rein. Es war ein megageiles Gefühl zu spüren und zu sehen, wie ich in Ritas Hintertürchen eindrang.

Sahra, die nach wie vor von Ihrer Mutter geleckt wurde, steuerte auf Ihren nächsten Höhepunkt zu. Schwer atmend und mit zuckenden Bewegungen gab sie sich dem Orgasmus hin. „Das ist so geil, ich komme schon wieder“ gab sie noch zum besten, dann lief es wieder aus ihrer Fotze raus. Auch Ihre Mutter war der Explosion der Sinne nicht mehr fern, wie ich an ihrem verhalten merken konnte. Mit eben so heftigen Zuckungen, wie zuvor Ihre Tochter und der Aussage, „ich komme, oh mein Gott, ich komme, mein Arsch und meine Fotze halten den Fickbolzen und das geile gelecke von euch nicht mehr aus!“ kam es auch Ihr. Nach dem Rita sich von ihrem Abgang erholt hatte, kümmerten sich nun beide um meinen Riemen. Sahra, der ich noch einen Tittenfick versprochen hatte, forderte diesen jetz mit den Worten, „Komm, fick mich jetzt zwischen meine Titten, und wenn es dir kommt, dann spritzt du noch mal schön in Mamas und mein Gesicht!“ ein. Sahra lag immer noch auf dem Rücken, so das ich lediglich auf sie drauf steigen musste. Als ich meinen Schwanz zwischen ihren Titten positioniert hatte, presste sie ihre dicken Euter so fest zusammen, das ich das Gefühl hatte, wieder in einer der herrlichen Löcher von den beiden zu stechen. Mit großen und erwartungsvollen Augen blickte Sahra auf meine pralle Eichel, wenn diese zwischen ihren Megatitten hervor luchste. Rita, die sich inzwischen von Ihrem Orgasmus erholt hatte, lag mit dem Gesicht neben dem Ihrer Tochter, und meinte „sieht klasse aus der Tittenfick.“ Sahra spürte wie sich meine prallen Eier langsam nach oben zogen und mein Schwanz zu zucken begann. „Ja komm mein Süßer, las dich gehen und spritz ab. Gib uns deinen Samen in unsere Gesichter. Wir wollen deinen weißen Schleim.“ Bei solch einer Redensart konnte ich mich nicht mehr zurrück halten, los ihr geilen Hühner, macht euch bereit für meine Bullensahne. Ich spritz euch alles in die Fresse ihr geilen Schlampen.“ Ich entnahm meinen Schwanz zwischen Sahras dicken Titten und schoss unter lautem grunzen auf die beiden ab. Ich war über mich selber erstaunt , das es mir abermals so heftig kam und ich Sahra und ihre Mutter zu wiederholten male förmlich getränkt habe. Meine Sahne wahr in den Gesichtern und Haaren der beiden verteilt und es sah absolut geil aus. Als die beiden sich gegenseitig wie selbstverständlich den Saft ableckten, hielt ich ihnen fordernd meine Bolzen entgegen und meinte nur, „leckt ihn schön trocken, damit er sich nicht erkältet!“

Nach dem der ganze Samen abgeschleckt war legten wir uns wieder hin und schliefen den Schlaf des gerechten, und wer weiß, vielleicht ist das der Beginn einer Super-geilen Fickbeziehung unter Nachbarn.

Ende der Geschichte.

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Insel Fortsetzung 03

Dies ist die Fortsetzung von dem ersten Teil, der Kapitel 1 und 2 von ‚Insel’ umfasst. Es ist ratsam, zuerst den Anfang zu lesen, da dies für das Verständnis der auftretenden Charaktere wichtig ist.

3. Wer ist Flor?

3.1 Die Überprüfung

Michael war nicht klar gewesen, dass seine Zustimmung auch einen Tausch ihrer Räder beinhalten sollte. Er wollte sein schönes und schnelles Mountainbike nicht für ein lahmes Hollandrad hergeben. Mädchen benutzten doch auch Mountainbikes. Er sah keinen Grund für einen Tausch.

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„Michael, Dir ist doch auch klar, dass wir beim Ankommen gesehen werden können. Was meinst Du welchen Eindruck es macht, wenn ich als ‚Junge’ auf einem Hollandrad ankomme?”

Von dieser Warte hatte er es noch gar nicht betrachtet. Natürlich würde kein junger Mann auf einem Damenrad gesehen werden wollen – er auch nicht. Michelle lächelte süffisant: „Außerdem ist es für Dich mit dem engen Rock beim Aufsteigen viel bequemer, wenn Du mein Rad hast.”

Beide Argumente erwischten ihn unvorbereitet. Bevor er noch eine passende Replik gefunden hatte, drückte sie ihm schon den Lenker ihres Fahrrades in die Hände und schwang sich burschikos auf sein blaues Mountainbike. Fröhlich winkend fuhr sie einen großen Kreis um ihn herum.

Ihm blieb nichts anderes übrig, als das Hollandrad zu nehmen. Als er wie gewohnt versuchte, sein rechtes Bein mit Schwung von hinten über den Gepäckträger zu bringen, begriff er ihre Bemerkung erst richtig. Der enge Rock stoppte den ersten Versuch, weil er nicht mit dem unerwarteten Widerstand des beengenden Kleidungsstückes gerechnet hatte und beinahe das Gleichgewicht verlor.

Er war pikiert, als sie amüsiert lachte. „Jetzt weißt Du, weshalb ich Glorias Ermahnungen über damenhaftes Aufsteigen im Rock oder Kleid auf das Fahrrad doof finde.”

Etwas belämmert stieg er wenig sportlich, aber sicher über den tiefen Einstieg auf den Sattel. Er war nicht gerade begeistert, als die Pedale sich viel schwerer drehten als bei seinem eigenem Rad. Genauso wenig mochte er es, als Michelle pfeilschnell davonschoss, während er ziemlich langsam Fahrt aufnahm.

Die Tour zum Eingang war gepflastert mit seinen Befürchtungen über die ihm bevorstehende Untersuchung, die er aber nicht äußern wollte, um Michelle nicht zu beunruhigen. Er hatte Sorgen über eventuelle Schmerzen, denn das extreme Stechen stand ihm noch sehr gut im Gedächtnis und das stand auch Michelle bevor. Er wünschte sich mehr Zeit zur Vorbereitung, aber das war nicht möglich.

Erst am Eingang konzentrierte er sich wieder auf das Naheliegende. Das Gespräch mit Peter Fuller war wichtiger als alles andere. Mit ihm mussten sie die Folgerungen aus den Tagebucheinträgen von Gloria diskutieren. Insbesondere die Tatsache, dass die meisten Bereiche davon zusätzlich durch ein Passwort geschützt waren, das nicht zu erraten war. Jedenfalls hatte sie dies als sicher und computergeneriert reklamiert und den Hinweis auf Unterlagen im Labor gegeben. Es musste schon sehr wichtig sein, um es derart vor ihren Verwandten zu schützen. Er griff rasch zum Telefon. Er dachte nicht an die Vorbereitungen für den Zugang.

Michelle erinnerte ihn jedoch vorwurfsvoll: „Hast Du denn vergessen, dass die Desinfektion eine halbe Stunde dauert? Möchtest Du wieder nur einen Laborkittel tragen – mit Deinen Beinen…? Der Bademantel ist in der Satteltasche.”

Michael öffnete die Satteltasche. Er verdrehte die Augen, als er statt des erwarteten warmen Frottee-Bademantels ein Exemplar fand, das Michelle für ihn ausgewählt hatte. Sie lächelte schelmisch, als er den beigen Satinmantel mit dem Spitzenbesatz widerstrebend aus der Satteltasche holte. Er warf ihr nur einen Blick zu und stieg ohne ein Wort in die Schleuse. Er zog sich aus und legte all seine Sachen in die Kammer zwecks Desinfektion. Anschließend zog er den Morgenmantel an. Dann kam er wieder heraus. Er knurrte Michelle an: „Nun zufrieden?”

Sie lächelte nur leise und entgegnete in sehr mildem Ton: „Ist das nicht besser, als wenn Du peinliche Fragen gestellt bekommst, wenn jemand in der Anlage ist?” Darauf konnte er nichts erwidern.

Dann rief Michael Peter an. Er berichtete ihm kurz über die Einträge aus dem Tagebuch von Gloria und die Verschlüsselung von weiteren Notizen, wobei sich der Hinweis darauf an einem ihm nicht ersichtlichen Ort befinden sollte. Peter fand die große Vorsicht von Gloria typisch für sie. Das war nicht die Antwort, die Michael erwartet hatte. Ungeduldig hakte er nach.

„Michael, das ist nicht leicht zu erklären. Wichtiger ist es erst einmal Michelle sicher anzumelden. Dann bist du nicht mehr allein auf dich gestellt. Morgen könnt ihr dann gemeinsam suchen. Das ist vor allem auch für Michelle sicherer.” Peter räusperte sich.

Michael gefiel die ausweichende Antwort nicht. Er hatte den Eindruck, als ob Peter auf Zeit spielen würde. Andererseits konnte er natürlich den Hinweis auf die Sicherheit seiner Halbschwester nicht ignorieren. Er konnte sich aber eine Bemerkung nicht verkneifen: „War es nicht gestern noch so wichtig, ganz schnell herauszufinden wo Gloria ist?”

Peter blieb gleichmütig: „Das Verstecken von verschlüsselten Hinweisen an einem anderen Ort sagt mir ganz klar, dass Gloria eine Suche erwartet hat. Es bedeutet auch mit hoher Wahrscheinlichkeit, dass schnelle Aktionen nicht erforderlich sind. Und nach der Anmeldung habt ihr ganz andere Möglichkeiten zu suchen, aber erst solltet ihr gemeinsam dazu in der Lage sein. Ihr müsst wahrscheinlich in den anderen Tunnel gehen.”

Michael begriff nicht, weshalb Peter seine Meinung so wesentlich geändert hatte und er verspürte ein Missbehagen über dessen kryptische Aussagen. Michelle legte ihm beruhigend ihre Hand auf seinen Arm. „Michael, er hat vermutlich Recht. Peter möchte nichts überstürzen, weil er glaubt, dass Gloria etwas geplant hat. Ich glaube ihm wenn er sagt, dass er Gloria helfen möchte. Und ich glaube ihm auch, dass gemeinsam suchen besser ist.”

Michael nickte zögerlich. Er vertraute Peter im Hinblick auf dessen Fürsorge für Gloria, aber er war sich nicht sicher, was er ihnen noch verschwieg. Geschah dies aus Rücksicht auf sie beide oder nur wegen Gloria? Er war sich aber sicher, dass der Mann etwas wesentliches noch nicht aussprach. Peter meldete sich wieder zu Wort.

„Michael, glaub’ mir, es ist einfacher für alle Beteiligten, wenn ihr gemeinsam und … in der richtigen Rolle suchen könnt.”

„Oh…”, das überzeugte Michael plötzlich. Er verstand die Andeutung blitzschnell. Er hatte ganz vergessen, dass er im Moment in der Identität als ‚agentin3′ gefangen war. So machte der Vorschlag von Peter natürlich Sinn. Es war besser zu warten, bis Michelle und er die Rollen tauschen konnten.

Peter seufzte hörbar erleichtert, als Michael seinen Widerstand aufgab: „Michael, bitte denk’ daran dass Du beim Verlassen der Schleuse dem Computer gut hörbar sagst ‚Anmeldung neue Person’. Das wird sofort zu einer Reaktion führen, die Dir ein Passwort verschafft, das Du nachher Michelle geben kannst. Die Telefonnummer für den Vorraum hier ist 753, lass’ Dir von Michelle das Passwort bestätigen. Gehe nicht vorher zur Überprüfung, warte auf sie! Das Büro für solche Aktionen befindet sich in einem separaten Raum, der in Verbindung mit dem Zentralcomputer steht. Achte auf die Kamera in dem Raum bei der Anmeldung. Normalerweise wird in diesem Stadium noch kein ausführlicher Kontakt aufgenommen, aber es ist auch nicht ausgeschlossen. Versuche also nicht auffällig zu sein und nach Möglichkeit Dein Gesicht nicht zu deutlich erkennbar sein zu lassen — okay?”

Michael brauchte keine Erklärung. Es leuchtete ihm sofort ein. Die bevorstehende erneute Untersuchung machte ihn genauso nervös wie die Vorstellung in seinem Outfit unter Beobachtung zu stehen oder gar angesprochen zu werden. Aber er musste damit leben. So wie auch Michelle sichtbar mit ihrer Angst kämpfte, nachher durch die enge Schleuse gehen zu müssen. Er holte tief Luft: „Wir werden das schon schaffen.”

Er sagte das zu Peter, aber eigentlich wollte er damit Michelle und sich selber Mut machen. Seine Stimme musste das transportiert haben, denn Peter klang so, als ob er ihn beruhigen wollte.

„Michael, der medizinische Teil der Untersuchung selbst ist kurz und kein Problem. Und selbst wenn es zum ‚Einklinken’ kommen sollte, so wirst Du bald merken, dass es nicht so unangenehm ist, wie man zuerst denkt.”

Michael reichte den Hörer an Michelle weiter und ging ohne weiteren Kommentar zur Schleuse. Er wollte den Eindruck vermeiden, Angst vor der Untersuchung zu haben. Er reichte ihr noch den Morgenmantel heraus. Er kannte sich jetzt aus und es ging schneller durch die Schleuse. „Hallo Agentin3, willkommen im Labor! Deine desinfizierte Kleidung befindet sich in der Schublade.”

Er zog sich Slip und Strumpfhose an. Ohne Michelles Anwesenheit fiel ihm das leichter. Er hatte es jetzt nicht nötig hastig zu agieren, sondern konnte sich Zeit für das richtige Verstauen nehmen. Er war zufrieden als die Front der Strumpfhose ausreichend glatt aussah. Dann kämpfte er etwas mit dem BH, weil er ihn partout nicht auf dem Rücken zu machen konnte. Endlich fiel ihm ein, dass Michelle einmal etwas vom Verschluss vorne schließen erwähnt hatte. Er war froh, als er das weiße Wäschestück endlich richtig anhatte. Bluse, Rock und Schuhe gingen wieder einfacher anzuziehen. Der höhere Absatz der Schuhe machte ihm etwas zu schaffen, weil er das Gefühl hatte balancieren zu müssen, obwohl es nur ein relativ niedriger Blockabsatz war.

Bevor er die Schleuse verließ, dachte er rechtzeitig an das was Peter ihm gesagt hatte. „Anmeldung neue Person!” Für einen Moment zweifelte er an der Kompetenz von Peter, als gar nichts geschah, aber dann erklang die monotone Stimme wieder: „Agentin3, bitte zuerst zur Überprüfung ins Labor, danach Tür mit der Aufschrift „Durchgang’ wählen. Im Durchgang erneut ‚Anmeldung neue Person’ sagen. Weitere Instruktionen folgen dann.”

Das klang aber ganz anders als das, was ihm Peter erzählt hatte. Sofort steuerte er wieder die zweite Tür rechts an und wollte sich das Telefon schnappen. Er wurde jedoch durch eine Stimme gestoppt, die nicht wie ein Lautsprecher klang. „Das Labor ist hinter der anderen Tür.”, erklang es von der offenen Tür links von ihm.

Geschockt drehte er sich halb um. Eine kleinere Gestalt in einem weißen Overall blickte ihn neugierig aus braunen Augen hinter der Kapuze mit der kleinen transparenten Sichtscheibe an. „Sie müssen ‚agentin3′ sein.” Die Stimme klang weiblich mit einem mexikanischen Akzent und durchaus freundlich. Er konnte nur nicken.

„Erst heute Morgen habe ich erfahren, dass gestern ein Eingriff stattgefunden hat. Wenn schon etwas passiert, dann vergesse ich natürlich ausgerechnet an diesem Tag meine Kontaktlinsen. Kommen Sie mit, ich helfe Ihnen.” Er traute sich nicht zu widersprechen, da er fürchtete seine eigene Stimmlage würde zu weiteren Fragen oder Kommentaren führen, aber war erleichtert, dass wenigstens ihre Sicht nicht perfekt war.

Sie öffnete ihm die Tür zum Untersuchungsraum. „Ich sage immer zu meinem Mann – er ist hier Wartungstechniker – man sollte solche jungen Dinger wie Sie nicht alleine lassen bei den Untersuchungen. Ich würde meiner Tochter doch auch die Hand halten wollen, wenn sie hilflos festgeschnallt ist und so eine grässliche Maschine an ihr herumpolkt, auch wenn meine Hand in diesen Handschuhen steckt.”

Er wünschte sich nichts sehnlicher als alleine gelassen zu werden, aber die mütterliche Stimme war unaufhaltsam in ihrem Redefluss. „Sie können mich Schwester Flor nennen. Ich werde dafür sorgen, dass die Fixiergurte nicht so fest sind, dass sie blaue Flecken auf den Beinen hinterlassen — sieht doch bei einer jungen Frau nicht schön aus, nicht wahr? Legen Sie sich schon mal auf die Liege und ziehen die Bluse aus.”

Er wurde in Richtung Liege geschubst, während sie routiniert mit fester Stimme ‚Halbautomatik’ in Richtung Maschine schnarrte, die dieses Kommando auch sofort bestätigte. Ihm blieb nichts anderes übrig, als sich ihren Anweisungen zu fügen. Er wagte es nicht, sich in irgendwelche Diskussionen einzulassen. Er machte sich schon auf das Scheitern seiner Mission gefasst, wenn sie seinen Oberkörper sah. Er wandte sich von ihr an und zog zögernd die Bluse aus. Dann legte er sich schnell auf die Bank. Jetzt war er heilfroh, dass er Michelles Rat zum Rasieren gefolgt war. Aber sie sagte nichts, als er sich im BH auf der Liege ausstreckte und die Arme in die Auflagen legte. Er war erleichtert keinen Kommentar zu hören, gleichzeitig aber auch etwas verschnupft so leicht für ein Mädchen gehalten zu werden. Er tröstete sich mit dem Argument ihrer Fehlsichtigkeit.

Sekunden später zog sie sanft die Anschnallgurte an seinen Händen fest. Dann hob sie seine Beine mit geübten Bewegungen auf die Auflagen und fixierte sie sachte aber ausreichend fest an den Fußgelenken. „Ist das nicht zu fest?”, erkundigte sie sich mitfühlend. Er schüttelte einfach den Kopf.

Ihm wurde ganz anders zumute, als sie sich oberhalb seiner Knie zu schaffen machte. Gut, sie hatte Schutzhandschuhe- und Schutzkleidung an, aber sie war eine Frau. Als sie begann den Rock hochzuschieben, wollte er trotz seiner Bedenken über seine Stimme protestieren, denn er mochte sich nicht ausmalen, was passieren würde, wenn sie ihre Hände höher wanderten. Schon jetzt bekam er Empfindungen, die in diesem Moment unerwünscht waren. Im nächsten Moment merkte er aber, wie sie nur die Haltegurte am linken Oberschenkel oberhalb des Knies anbrachte und verzichtete auf Einwände.

„Hübsche Waden, genügend Muskeln um straff auszusehen, aber auch genügend Volumen um nicht als ‚dürre Stecken’ zu gelten – und ein hübsch gepolsterter Po. Ich sage ja meinen Enkeltöchtern immer wieder, dass richtige Ernährung und genügend Sport wichtig für eine gute Figur sind, aber sie wollen das ja nicht hören.”

Sie war mit dem linken Knie fertig und machte sich an das rechte. „Maria macht viel Sport, aber das Mädchen ernährt sich nicht richtig. Nur Diät halten, das kann nicht gut sein. Das Mädchen ist wie ein Strich in der Landschaft! Ihr Busen ist genauso flach wie ihr Po. Ich sage immer ein Mann braucht auch etwas zum Anfassen. Dulce ist einfach zu faul zum Joggen, sie könnte ruhig ein paar Pfunde an ihren Oberschenkeln und auch am Bauch verlieren, aber immerhin hat sie einen nett runden Po und kein flaches Sitzbrett!”

Er war konsterniert als er diese Kommentare hörte, denn offensichtlich wurde er eher in die Nähe der wohl übergewichtigen Dulce gesteckt. Und heute hatte er schon einmal von Michelle gehört, dass er doch ein paar Kilo zu viel an Bord hatte. Er musste Michelle ja Recht geben – er aß nun einmal sehr gerne und na ja, er war zwar nicht wirklich fett, aber schlank war er nun bestimmt nicht. Also war das eigentlich kein Kompliment von Schwester Flor, auch wenn sie das sicherlich nicht so gemeint hatte. Eigenartigerweise fühlte er sich trotzdem auch etwas stolz über die ambivalente Qualifizierung ‚Beine mit genügend Volumen und hübsch gepolsterter Po’.

Er war nur froh, dass Michelle nicht anwesend war. Sie hätte sich sicherlich über den Kommentar von Schwester Flor zu ihrer Enkelin Maria geärgert. Michelle wäre leicht in der Beschreibung von ihrer Enkeltochter Maria zu erkennen, was ihren Po betraf. Sie trieb viel Sport und ernährte sich auch gesund, was er immer wieder von seiner Schwester als Vorbild angepriesen bekam.

In der Zwischenzeit hatte Schwester Flor den oberen Rand des Rockes selber etwas herabgezogen und somit den ‚Eingriff’ und den oberen Teil seines Hinterteils frei gelegt. Sofort bekam er wieder Bedenken, dass sie jetzt merken würde, dass er nicht das Mädchen war, für das sie ihn bisher gehalten hatte, denn hier hatte er kaum rasiert. Irgendwie musste sich seine Unruhe auch ihr mitgeteilt haben, denn nun gab sie ihm aufmunternd einen freundlichen Klaps auf seinen Po, während der Untersuchungsarm sich auf ihn herabsenkte. Trotz der darin liegenden plumpen Vertraulichkeit, die er sich als junger Mann klar und lautstark von einer fremden, viel älteren Frau verbeten hätte, empfand er diese Geste als beruhigend, da sie ihm keinerlei Entdeckung signalisierte.

„Das sieht gut aus — keine Angst, die Maschine wird das bestimmt auch so einstufen.” Diese verbale Zusicherung hätte er sonst empört zurückgewiesen, da er selbstverständlich als Mann doch keine Angst vor einer Maschine zugeben wollte, aber in der gegebenen Situation brauchte er die gewisse Besorgnis, die natürlich nach einer Operation vorhanden war, nicht zu leugnen. Jetzt empfand er ihre beschwichtigenden Worte genauso tröstend wie die Tatsache, dass sie nun seine rechte Hand ergriff.

„Keine Infektion erkennbar. Der Eingriff ist ohne erkennbare nachteilige Folgen gelungen.” Die monotone Stimme schnarrte das Ergebnis herunter, nachdem der Roboterarm von nahem die Stelle inspiziert hatte.

Er seufzte erleichtert, irgendwie hatte er sich doch Sorgen gemacht. Sie drückte seine Hand mitfühlend: „Hab’ ich Ihnen doch gesagt! In mehreren Hinsichten haben Sie Glück gehabt. Erstens ist der Heilungsprozess sehr rapide verlaufen. Zweitens werden die Stellen weiter oben normalerweise bevorzugt, da näher am Gehirn. Aber für ein junges Mädchen wie Sie ist diese tiefe Stelle natürlich besser als die anderen üblichen Varianten. Jetzt haben Sie einen makellosen Rücken für das schöne rückenfreie Abendkleid. Oh – wie heißen Sie eigentlich?”

Er bekam Panik. Auf diese direkte Frage konnte er keine Antwort verweigern. Nervös presste er seine Antwort heraus: „Freda Harting.”, wobei er sich bemühte seine Tonlage nicht unnatürlich, aber auch möglichst nicht zu tief klingen zu lassen.

„Eine hübsche Altstimme für ein hübsches Mädchen.” Sie klang gar nicht so befremdet, wie er befürchtet hatte. „Irgendwie erscheint es mir albern Sie nicht zu duzen, ich habe bisher alle Kandidaten geduzt. Jetzt ist es allerdings das erste Mal, dass vielleicht zwei gleichzeitig zu betreuen sind. Also, Ms. Harting, kann ich Sie duzen?”

Er nickte rasch, bevor er noch mehr sagen musste. Glücklicherweise meldete sich der Computer in diesem Moment.

„Erste umfangreiche Funktionsprüfung kann erfolgen. Bitte sobald als möglich im Trakt melden.” Der Computer nahm keine Notiz von den Kommentaren von ihr.

Schwester Flor grummelte irgendetwas, dann kommentierte sie laut: „Bloß nichts überstürzen! Morgen ist auch noch ein Tag. Der Trakt im benachbarten Höhlenkomplex kann warten. Es ist wichtiger in aller Ruhe die zweite Person anzumelden. Freda, wer ist das übrigens?”

Er war irritiert über ihre Neugierde, konnte aber diese direkte Frage nicht ignorieren. Es war gar nicht so einfach zu antworten. In Wirklichkeit war es Michelle, die sich als Michael ausgab, um seine Stelle als Freda einzunehmen. Einsilbig gab er Auskunft: „Michael.”

Er hätte es sich ja denken können. Natürlich gab Schwester Flor keine Ruhe. „Oh — ein junger Mann! Magst Du ihn?”

Er murmelte nur: „Meine …”, er konnte sich gerade noch fangen, „…mein Cousin.”

„Das macht es natürlich noch interessanter. In diesem Fall muss der andere Höhlenkomplex erst recht warten. Ich nehme an, dass Du ihn zur Untersuchung begleiten möchtest und ihm beim Anschnallen hilfst. Das kann man sich doch nicht entgehen lassen. Sieht er gut aus? Hat er einen knackigen Körper? Ist er nett? Macht er dir Komplimente? Soll ich ihn fragen?”

„Er ist schon okay.” Michael wurde nachdenklich. Stellten sich womöglich Freda und Michelle auch all diese Fragen? Und wenn ja, welche Antworten würden sie geben? Er hatte sich nie Gedanken über Michelle als Mädchen gemacht. Sie war seine Schwester. Er mochte sie, keine Frage – aber nicht in dem Sinne, den solche Fragen implizieren würden. Und jetzt musste er sich Antworten ausdenken, die Freda praktisch über ihn geben würde. Wobei Freda ihn ignorierte, weil sie wohl für Peter schwärmte, seit sie dessen Bild bei Gloria gesehen hatte. Er konnte sich beim besten Willen nicht vorstellen, wie Freda sich Gedanken über ihn machte, obwohl er dies immer noch hoffte.

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Racconti Erotici

Il fotografo delle e****t (storia vera)

Si, le e****t mi pagano….e non perchè io sia come Alberto Sordi nel fim “sono un fenomeno paranormale” che bastava concentrasse lo sguardo su una donna per farle avere un’orgasmo ma perchè sono diventato il loro fotografo (e spero di diventarlo sempre di più). Vi siete mai chiesti chi fa le foto che vedete sui siti di incontri che sponsorizzano e****t? No, non sono “selfie” (il modo stupido e tanto in voga di chiamare gli autos**tti). Io faccio il fotografo a matrimoni e cerimonie varie. Un lavoro come un altro…a volte divertente, a volte estremamente palloso. Conosco questa ragazza su Facebook e iniziamo a parlare del più e del meno. Quando si arriva al discorso lavoro e sente che faccio il fotografo gli si accende la scintilla.
“Capiti proprio a cecio (la versione romana di “cadere a fagiolo”). Mi servono delle foto per fare un sito ma devono essere erotiche, ti va di farmele?….è un problema per te?”
Avevo scritto a diverse coppie e donne anche su questo sito per proporre una cosa del genere mi….potevo lasciarmi sfuggire l’occasione?
“Certo che no, lo faccio molto molto volentieri”
“Bene ma io non posso pagarti”
“Ma io non ti ho chiesto niente”
Ci mettiamo d’accordo per una data e per il luogo (un albergo di Roma dato che entrambi avevamo casa inutilizzabile). Io mi sono domandato per qualche secondo “a cosa gli servirà un sito web erotico?” (lo so, a volte sono ingenuo come un bambino) e la risposta è stata “Non lo so e comunque sti cazzi….lo faccio e mi diverto”.
Alcuni giorni dopo ci sentiamo al telefono e capisco: è una e****t e gli serve un sito pubblicitario per la sua attività.
Arriva la sera dell’appuntamento: non so come vestirmi….come si va a un appuntamento di lavoro con una e****t? decido di vestirmi abbastanza elegante (oltretutto siamo in un albergo 4 stelle). Preparo una bottiglia di prosecco da portare con me, i flute da spumante e tutta la mia attrezzatura fotografica. Arrivo un po in anticipo e dopo aver preparato il tutto mi distendo sul letto ad aspettarla guardando la tv (come tutte le donne è costantemente in ritardo). Arriva e mi si presenta una donna alta quasi quanto me (sono 1,80) con una minigonna girochiappe e un top molto scollato…diciamo che lasciava poco all’immaginazione. Con la ragazza della reception avrei fatto la figura del puttaniere ma in fondo…sti cazzi. E’ una donna che ora chiamerebbero curvy o, con un termine molto più elegante, morbida. E’ davvero una bella donna.
Arriva in inizia a svuotare le 3 borse di vestiti che si era portata. Da mini abiti a cose sado-maso…addirittura un frustino da cavallerizza…
Iniziamo con le foto e andiamo avanti per un paio d’ore…la cosa che mi sembra strana è che è un po pudica…quando non la fotografo si copre il seno o la fica….quando decide di fermarci iniziamo a parlare del suo lavoro, dell’ambiente del sesso a pagamento…alla fine allungo una mano verso la sua coscia e la mia bocca verso le sue labbra. Mi aspettavo aprisse le labbra…ma non lo fa. Inizio a massaggiarle la schiena dolcemente alternando baci sul collo e sulla schiena. Dai mugolii sembra gradire…mi tuffo a leccargli la fica….era molto bella…rasata alla perfezione…liscia come piace a me. Inizio a leccare e infilare un dito dentro…lo muove avanti e indietro per poi piegarlo a andare a cercare i suoi punti sensibili….mi piaceva tantissimo leccargliela. Lei mi spingeva la testa sulla sua fica e mi incitava a continuare….dopo 10 minuti cosi volevo cambiare un po e lei mi blocca “continua che sto per venire”.
Amento il ritmo e cerco di infilare il dito e la lingua in profondità….dopo un paio di minuti inizia a mugolare forte, tanto che credo abbiamo svegliato i vicini di stanza. mi alzo e gli porgo il cazzo da succhiare ma il lungo tempo a leccarla insieme a quello delle fotografie mi ha supereccitato e gli scarico 6 fiotti di sborra calda in bocca dopo 30 secondi di pompino. Un po rattristato di questa performance inizio a baciargli e succhiargli le tette. In pochi minuti sono di nuovo pronto e, dopo avermi messo un preservativo, lei monta su di me e si mette il mio cazzo in fica. Inizia ad andare su e giu mentre gioco con i suoi capezzoli…piccolini…perfetti per il suo seno. continua a muoversi sul mio cazzo fino a che la sento mugolare di nuovo…sto venendo anche io e lo facciamo quasi insieme. Ci addormentiamo abbracciati. Qualcuno potrebbe pensare che mi sto invaghendo di lei visto quello che abbiamo fatto e il suo essere e****t: no, non sono scemo, so cosa vorrebbe dire e non fa per me. E’ un amica che ha voluto contraccambiare un favore che io le ho fatto….e non credo gli sia andata troppo male.
Tra qualche giorno dovrò consegnargli il dvd con le foto….chissà cosa succederà. peccato non avere una casa libera….

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Notsituation mit Folgen

Es war kurz vor Ostern, ich war frisch getrennt lebend und ziemlich knapp bei Kasse. Mein Job hatte oberste Priorität und ausgrechnet jetzt ließ mich mein Wagen im Stich, es war zum verzweifeln. Kurz vor Feierabend betrat ich die Werkstatt und traf niemand an. Nach einigem warten kam ein etwa kanpp 50jähriger im ölversachmierten Overall aus einer Tür. Er musterte mich und fragte nach meinem Grund des kommens, ich sc***derte also mein Problem und fügte an dass ich sehr knapp bei Kasse sei und es hoffentlich nichts teures sei. Er fragte nach Marke, Modell, Baujahr und all das Zeug was ich nicht weiß. Ich nannte lediglich die Marke, das Modell und beschrieb den Fehler. Er neigte den Kopf zur Seite, verzog das Gesicht und meinte lakonisch dass das sehr nach einem Fehler klang der etwas mit Luftmengenmischer/filter oder so ähnlich zu tun haben müsse und der Preis dafür zwischen 200 bis 500 wäre, sofern seine Vermutung richtig wäre. Mit einem gebrauchten teil etwa 200-250, mit Neuteil um die 500 bis 600, so genau wisse er das adhoc nicht.

Toll, ich hatte noch ca. 40 € für 10 Tage zum leben und jetzt das. Mein Konto war bis zum Anschlag überzogen und anpumpen konnte ich niemand. Ich verfluchte den Tag als ich aus meiner Heimatstadt wegzog aber nun war ich in der Lage und wusste nicht weiter. Er fragte ob ich kurz warten wolle, er schließe nur ab und würde dann mit mir zu meinem Auto fahren. Kurze Zeit später saß ich in seinem Werkstattwagen und wir fuhren zu meinem Wagen. Er sah sich alles an, probierte etwas worauf er tatsächlich auch ansprang aber kurz später wieder ausging. Er erklärte mir die Sachlage und was ich tun wolle, gebraucht koste das Teil wohl um die 200 wobei er natürlich nicht sagen könne wie lange das hält. Er deutete aber an dass ein Fehler eher selten sei und man in der Regel mit einem gebrauchten Teil dieser Art auskommen könne. Sollte ich das neu wollen so müsse ich in etwa mit 500-600 rechnen vielleicht auch mehr, dies könne er mir aber erst morgen sagen. Ich sah ihn verzweifelt an und sagte ich brauche den Wagen, dringend und versuchte ihn mit Bambiaugen anzusehen. Er sah mich nur an, zuog einen kleinen Block aus einer seiner Seitentaschen, kritzelte etwas drauf und faltete ihn zusammen. Dann verabschiedete er sich und gab mir den Zettel beim aussteigen. Er sah mich nicht an aber sagte ich solle mal darüber nachdenken, das wäre auch eine Möglichkeit.

Als er losfuhr klappte ich den Zettel auf und las, Zuerst stand eine Adresse drauf, dann eine Uhrzeit und folgendes: High Heels, halterlose Strümpfe, kein Slip, kein BH, kurzer Rock, Bluse – einmal blasen nackt heute, einmal blasen nackt morgen, Der Wagen steht dann zur Verfügung, repariert und ohne Kosten. Ich schluckte, war voller Zorn und dachte nach ob ich ihn zur Anzeige bringen sollte. Ich hastete zur Eingangstür, zerknüllte den Zettel und warf ihn in der Wohnung in den Mülleimer. Ich war wütend, auf 180 und verfluchte alle Männer dieser Welt. Ich kramte eine Zigarette aus der Handtasche, zündete sie an und sank in den Küchenstuhl. In meinem Kopf drehte sich alles, ich dachte nach und urplötzlich schob sich ein Gedanke in den Vordergrund. Wieso sollte ich das nicht tun, mein Problem wäre gelöst und da ich vorhatte sowieso von hier wegzuziehen, mich kaum einer kannte in diesem Kaff. Ich lief ca 2 Stunden wie ein nervöses Hühnchen durch die Wohnung und zwischen Mord, Anzeige und Blasen war alles dabei. Nein ich werde da nicht hingehen, mein fester Vorsatz aber ich duschte trotzdem. Nein das machst du nicht aber ich zog mich wie gewünscht an. Du bist eine dumme Kuh aber ich zog einen Mantel drüber und ging zur besagten Adresse.

Es dauerte eine gefühlte Schachtel Zigaretten und nochmal eine bis ich all meinen Mut oder besser gesagt Dummheit zusammen fasste und den Klingelknopt betätigte. Er öffnete, bat mich freundlich herein, bot mir Kaffee an und dann saßen wir in der Küche. Irgendwie dachte ich an Umkehr aber Manfred verstand es glänzend die Lage zu beruhigen. Er erklärte mir dass ich eine sehr schöne Frau sei und er so etwas noch nie gemacht habe aber als er mich sah seien die Pferde mit ihm durchgegangen. Er trank aus und meinte dann dass ich gehen könne, ich solle Schlüssel und Papiere da lassen er würde den Wagen reparieren. Mir fiel ein Stein vom Herzen, ich fragte ob ich noch einen Kaffee haben könne und eine rauchen dürfe. Er stellte einen Ascher auf den Tisch, schenkte Kaffee nach und war etwas verlegen. Ich inhalierte und genoß den ersten Zug, es ging mir plötzlich wieder gut aber dann tat ich etwas was ich bis heute nicht verstanden habe. Ich erhob mich, zog meine Bluse aus und meinte völlig gelassen dass ich den Preis zahlen werde den er verlangt. Während ich meine Zigarette rauchte zog Schuhe und Rock aus. manfre stand wort und bewegungslos da, kein Ton, keine Mimik, er wirkte wie eine Salzsäule.

Ich nahm Platz, spreizte meine Beine, begann meine Fotze zu wichsen und sagte nur: ” Komm, zieh dich aus und hole dir deinen Lohn. ” Als er nackt war trat er an mich heran, nahm meine Hände und legte sie mir hinter den Kopf und dirigierte seine knorrigen Schwanz in Richtung meines Mundes. Er schob mir seinen recht dicken Schwanz in den Mund und ich begann zu saugen. Ich war pitschepatsche nass, geil wie noch nie und als Manfred anfing seine Fickstöße tiefer in meinen Mund ausführte wurde ich noch geiler. Kurze Zeit später begannen seine Lenden zu flattern, der Schwanz pochte und sein Orgasmus kündigte sich an. Als sein erster Schuß kam packte er meinen Kopf und es folgte ein weiterer enormer Samenaustoß, nun war es zuviel zum schlucken und es lief aus den Mundwinkeln. Manfred spritzte gewaltig und viel, drei, vier, fünfmal und sein Sperma landete in der Kehle, im Gesicht, tropfte auf meine Titten und als er ihn rauszog kam nochmal ein Schub. Er traf mich mitten ins Gesicht und nun begann ich zu wichsen. Manfred setzte sich gegenüber auf einen Stuhl und animierte mich vulgär: Los du geile Sau, wichs dich ab du Miststück. ” Die Situation, seine Worte, meine Schamlosigkeit ……….ich kam wie noch nie.

Aus einmal blasen wurde eine Nacht mit ficken und hemmungslosem Sex. Ich ließ mich hart durchficken in Mund, Fotze und Arsch. Ich erfuhr dass er verheiratet sei und seine Frau auf Kur sei. Seit zwei Jahren haben sie keinen Sex mehr weil sie nach einer Unterleibs OP kein Bock mehr darauf habe. Manfred brachte mich innerhalb von einer Woche auf einen ganz andere Ebene. Ich stellte fest dass ich devot bin und harten Sex, vulgären Sex und Spermasuaerein mag. Es war mein Einstieg in die Welt des BDSM

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Quella Prima Volta Sulla Spiaggia Per Nudisti

Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione! Ma vedere tutte quelle ragazze nude, la maggior parte con un fisico mozzafiato, era troppo anche per me ed il mio pisello. Nonostante non fossi proprio timido, ma nemmeno troppo disinibito, su una spiaggia per nudisti non c’ero mai stato. Meglio tardi che mai! Non si dice cosí? Giá, ma intanto io stavo facendo la figura del pivello. Tanta fica insieme all’aria aperta, mi stava eccitando da morire! Meno male che c’era Zara con me, distoglieva l’attenzione.
– “Tranquillo Chase, la prima volta succede quasi a tutti, anzi, c’é a chi ancora dopo anni di frequentazione gli diventa dritto con una folata di vento, te l’ho giá detto!” Mi disse per rompere il ghiaccio.
– “Ti credo. Ma comunque non mi piace fare la figura del novellino. E poi con quel bacio hai peggiorato la situazione… forse dovrei andare in bagno farmi una doccia fredda e magari… alleggerirmi!” Risposi cercando il suo consenso.
– “Ah….. cosí é anche colpa mia? Allora devo cercare di rimediare e risolvere subito il problema” Continuó Zara accennando un mezzo sorriso e allungando dalla sedia di fronte una gamba verso il mio pisello.
In meno di secondo la pianta del suo piede era in mezzo alle mie gambe. Istintivamente sobbalzai dalla sedia, cosí lei posó la sua mano sulla mia come per dire “rilassati”. Inizió prima a giocare con le mie palle, spingendo il suo peso contro i miei testicoli, poi spianando la pianta del suo piede lungo tutta l’asta del mio uccello cercando lentamente di masturbarmi. Contemporaneamente arrivó la cameriera a portarci da bere, una ragazza rossa poco piú che ventenne di un metro e settanta, con almeno una terza di seno e con degli occhi chiari che gelavano il sangue. Ovviamente anche lei era nuda, anzi quasi nuda, le sue tette erano al vento, mentre la sua fica era coperta (scoperta?) da un tanga e questo non faceva che aumentare la mia eccitazione. Cosí mentre posava le nostre bevande sul tavolo, notó naturalmente il mio cazzo dritto ed il piede di Zara che mi stava masturbando. Quasi fosse la cosa più normale di questo pianeta (e forse lí lo era) mi guardó sorridendo poco prima di allontanarsi. Intanto da sotto il tavolo Zara continuava a segarmi, il suo tallone era poggiato sulla mia sedia, ed il pollice strusciava sulla mia cappella. Ovviamente tutto quel movimento che avevo intorno, quel via vai di fiche che giravano, ed il piede che continuava a masturbarmi, non fecero altro che far affluire piú sangue al mio pisello. In altre parole, stavo per eplodere! Inizio a sentire le palle borbottare e lo sperma salire lungo l’asta. Ancora una strusciata di quel piede sul mio cazzo, le sue morbide piccole dita che ruotano sopra la capppella, il mio uccello che pulsa ed una prima spruzzata esce dal mio cazzo. Il primo schizzo viene “fermato” dalle dita dei piedi di Zara che si chiudono intorno al buco della mia cappella, poi appena sente la calda crema, lo richiama a sé. La seconda spruzzata riesco a farla sbattere sotto il tavolo avvicinandolo di piú a me, quindi con la mano cerco di abbassare il mio cazzo a terra per non sporcare ulteriormente, ma é troppo dritto, cosí riesco a malapena a metterlo in posizione orizzontale dirigendo le restanti sborrate verso Zara. Una serie di schizzi si dirigono nel suo interno coscia, lo capisco perché lei china la testa e si guarda in mezzo alle gambe. Allora cerco di spingere ancora di piú verso terra il mio cazzo dritto mentre sborro e sicuramente altre spruzzate finiscono sulle sue gambe o sopra i suoi piedi prima di bagnare la sabbia. Con la mano tengo bloccata la mia asta, la spingo ancora di piú e finalmente riesco a direzionare il mio cazzo verso il basso che continua a schizzare. Dopo una serie di spruzzate, sento le mie palle libere e vedo il mio pisello esalare gli ultimi respiri, pulsare ed espellere le ultime gocce di sperma. Poi abbasso lo sguardo e quello che vedo in terra è un lago di sborra. Dobbiamo andarcene da lí. Nudi si, ma fare sesso in pubblico, o per lo meno masturbarsi, non credo sia consentito. Nel dubbio, é meglio andare. Aspetto qualche minuto prima di alzarmi, giusto il tempo di vedere il mio pisello lentamente abbassare la guardia e tornare allo stato di riposo. Finalmente torna flaccido, abbasso la pelle sulla cappella che tira fuori un’ultima goccia di sperma, mi alzo dalla sedia ed invito Zara a fare altrettanto. Mi dirigo al bancone per pagare il conto e ce ne andiamo senza aspettare il resto.
– “Come devo dirtelo Chase? Non preoccuparti, non sei il primo a cui capitano queste cose in spiaggia” Mi dice Zara mentre con una mano si pulisce dallo sperma spalmandosi lo stesso sulle cosce.
– “Tu dici? Nell’incertezza allontaniamoci” Gli rispondo mentre lasciamo il Bar.
Probabilmente aveva ragione lei, non ero il primo ad avere un erezione in spiaggia, molti uomini e ragazzi non avevano il pisello proprio moscio su quella costa, la maggior parte lo avevano semi eretto. Ma anche le ragazze non sembravano immuni dall’eccitazione di vedere tutti quei volatili, qualcuna ogni tanto sembrava passarsi una mano in mezzo alle gambe, un gesto istintivo che sembrava dire “quanto lo vorrei qui dentro”. Ed anche le altre, quelle che prendevano il sole, quelle che passeggiavano, avevano la fica completamente bagnata. Ma non si capiva se fossero eccitate da tutti quei piselli, o semplicemente unte di crema lá in mezzo. Ma a me non importava l’atteggiamento degli altri, volevo comunque dare l’impressione di essere lí per stare a stretto contatto con la natura, di quello a cui piaceva sentirsi libero. Ovviamente stavo mentendo a me stesso, o almeno in parte, mi piaceva si stare con il pisello all’aria aperta, ma ero in quel posto anche per vedere qualche bella fica e per mostrare il mio fisico senza veli. Dovevo ammetterlo, ero (sono?) un pó esibizionista… no, mi correggo, non lo sono! Come tutti mi piace essere guardato, in piú non ho la timidezza o vergogna di mostrare il mio cazzo al mondo. Il problema era che quel giorno per la prima volta mi sentivo davvero tanti sguardi addosso e la cosa iniziava ad eccitarmi. Se poi all’eccitazione di essere sotto sorveglianza, univo il panorama che mi si presentava ogni due secondi, cioé fica da tutte le angolazioni, non é difficile immaginare come stava il mio uccello. Perennemente in volo!
Quella mattina cercai di arrivare in spiaggia abbastanza presto, per entrare gradualmente in quel nuovo mondo e vedere in quell’ambiente come si comportavano gli altri. Fino a quel giorno tutto quello che sapevo sulle spiagge nudiste lo avevo letto o sentito raccontare da qualcuno. In Rete di foto di persone che frequentavano ambienti o luoghi dove praticare nudismo ne giaravano (girano) una marea, sembravano tutti tranquilli e spontanei, come se fosse la cosa piú (perdonate il gioco di parole) naturale del mondo. Avevo persino visto video ed immagini di adulti che giocavano in spiaggia a racchettoni e tutti quei giochi che si fanno al mare, con i propri figli. Mi chiedevo come fosse possibile permettere a qualcuno di far girare la propria figlia nuda davanti a tutti, magari ancora in fase di sviluppo e con tutte le sue insicurezze o timidezze della sua etá. Senza contare che magari un posto cosí “diverso” poteva essere frequentato anche da gente “particolare”, persone che probabilmente si trovavano lí solo per masturbarsi ammirando qualche corpo femminile dal vivo, piuttosto che segarsi sul computer di casa. Mi domandavo se ci fossero a questo punto luoghi dove tutti potevano stare (adulti e non) ed altri che invece potevano essere frequentati solo da maggiorenni. Questa era un altro dei motivi, o se preferite curiositá, che mi spinse ad andare quella mattina su quella spiaggia della costa Laziale. Vedere chi fossere gli abitanti di quel pianeta. Non erano ancora le nove di mattina, ed una volta messo a fuoco la zona dedicata ai nudisti, cerco un angolo dove mettere le mie cose. Il mare é piatto ed intorno a me non c’é ancora nessuno, mentre mi tolgo i boxer, rimango qualche secondo in piedi con il mio pisello al vento pensando che forse ho sbagliato posto. Decido di sdraiarmi a prendere il sole. Dopo un pó vedo arrivare tre ragazzi, hanno con sé solo dei teli da mare ed indossano gli slip. Simulo indifferenza mentre mi passano davanti e mi guardano accennando con lo sguardo un mezzo saluto, poi si posizionano parecchi metri dopo di me ed iniziano a spogliarsi. Faccio finta di cercare qualcosa nella borsa mentre li osservo/spio. Sono abbastanza sciolti, forse per loro non é la prima volta, noto che due di loro sono completamente depilati mentre il terzo, come me, ha il pene circondato naturalmente da peli. Non posso non notare che i primi due con il pisello rasato, hanno un uccello di piccole dimensioni, ma nonostante questo, si comportano come se niente fosse. Penso che forse lo spirito del nudismo é anche questo, il contatto con la natura senza preoccuparsi del proprio aspetto. Ad avvallare questa mia ipotesi é l’altro gruppo di persone che arriva poco dopo di loro. Per l’esattezza quattro ragazze all’apparenza molto giovani. Di nuovo provo a recitare la parte del tipo disinteressato, questa volta mi metto gli occhiali da sole e guardo il mare verso l’infinito, quando finalmente sono di fronte a me, anche loro non mi degnano di uno sguardo e tirano dritto. Io invece protetto dalle lenti scure, le osservo con la coda dell’occhio. A parte una, le altre tre non sono niente di particolare. Una di loro é anche un pó fuori forma, non brutta, ma nemmeno una gnocca. Un’altra sembra aver lasciato il seno a casa, potrebbe concorrere come tavola da surf 2010 per quanto è piatta! Ma nonostante questo, sono qui, sono su questa spiaggia della costa Laziale dove si pratica nudismo. Le osservo ancora mentre piantano il loro ombrellone tra la mia postazione e quella dei tre ragazzi arrivati dopo di me. Poi una per una iniziano a spogliarsi, a togliersi slip e reggiseno, fino a denudarsi completamente. Nonostante tutto, nonostante il loro fisico non proprio da top model, quelle quattro hanno uno strano effetto su di me e sento lentamente il mio pisello che inizia a gonfiarsi. Provo a controllarmi, ma anche se quelle ragazze definirle fiche era esagerato, sono comunque delle donne e la natura sembrava fare il suo corso provocandomi un’erezione. Mi dirigo verso il mare a cazzo dritto sperando che nessuno mi abbia notato, quando finalmente il mio pisello é completamente coperto dall’acqua, mi fermo e provo a rilassarmi. Dopo un pó lo sento abbassare la guardia e finalmente posso uscire e tornare al mio asciugamano. Ma prima mi fermo ancora un pó ad osservarle, a notare come persino quella piú in carne, che peserá cosí ad occhio e croce una sessantina di Kg, se ne infischia dell’ambiente che la circonda prendendo dalla sua borsa dei racchettoni ed iniziando a giocare con Miss. Tette zero. Quello spettacolo inizia nuovamente ad eccitarmi, allora decido di concentrarmi sul paesaggio di fronte a me. Con scarsi risultati peró, anche se il mio pisello non ha un’erezione completa, é bello teso. Non é dritto, ma nemmeno moscio.
– “Ciao, sei nuovo di qui?” Mi chiede una voce femminile distogliendomi dai miei pensieri.
– “Come? Io….. si, bhé… é la prima volta che vengo su questa spiaggia!” Rispondo guardando negli occhi una splendida bionda e la sua amica alle sue spalle.
– “No, io intendevo dire se è la prima volta che frequenti una spiaggia per nudisti” Mi risponde lei sorridendo.
– “Si, No…. cioé, ci sono giá stato ma lontano da occhi indiscreti… cioè… insomma, é cosí evidente che sono nuovo?” Provo a rispondere accennando anch’io un sorriso.
– “Tranquillo, é cosi per tutti, a qualcuno lo fá ancora dopo anni di nudismo” Mi risponde indicando come fosse la cosa piú normale del mondo il mio pisello gonfio.
– “Comunque io mi chiamo Zara e lei é la mia amica Simona. Quello é il tuo asciugamano? Possiamo metterci vicino a te? Questo lato della spiaggia é uno dei piú belli” Continua lei.
Come potevo rifiutare, come diceva qualcuno, una simile offerta? Cosí mentre le ragazze sistemavano le loro cose, io mi misi a prendere il sole di spalle. La scelta di quella posizione era calcolata, sapevo che di lí a poco si sarebbero spogliate e se il mio cazzo era diventato dritto vedendo da lontano quelle quattro, non osavo immaginare cosa potesse accadere vedendo uno spogliarello ravvicinato di Zara & Simona. Ma la risposta arrivó subito. Una volta messi i propri asciugamani sulla sabbia, le due si tolsero il costume. Le osservai attentamente cercando nei limiti del possibile di non passare per un guardone. Vedo Zara togliersi il reggiseno e le sue tette cadere lentamente verso il basso. Porca miseria quanto é gonfia. La posizione supina impedisce al mio uccello di spiccare il volo, ma lo sento comunque spingere sull’asciugamano. Continuo a spiarla, i suoi grossi seni sono completamente abbronzati, segno di una tintarella presa regolarmente nuda e le sue areole sono dannatamente pronunciate. Poi si toglie gli slip e dalla poca peluria “trasparente” che ha sulla sua fica, capisco che é una bionda naturale. Intanto il mio pisello continua a pulsare sotto di me. Butto un occhio anche Simona mentre si libera pure lei del reggiseno e degli slip. Rispetto a Zara il suo fisico é piú piccolo, minuto, non riesco nemmeno a dargli un’etá. Il suo corpo sembra acerbo, meno prosperoso rispetto a quello della sua amica. La sua fica infatti é completamente liscia e abbronzata. Le sue tette sembrano sode, ma cosí a vista non mi pare possano superare una seconda. Comunque una gran topa anche lei. Intanto sento il mio cazzo tirare e la forte pressione che percepisco mi fá scivolare naturalmente la pelle lungo l’asta, lasciando la mia cappella a diretto contatto con l’asciugamano. Ma lo spettacolo sembra non finire, prima di mettersi entrambe a prendere il sole, si spalmano la crema solare entrambe. Inizialmente fanno da sole, ed io non só su quale delle due concentrare l’attenzione. Cosí alterno il mio sguardo su entrambi i loro corpi. Il gesto é semplice, banale se vogliamo, ma in quella situazione, è come essere sotto tortura. Vedere le loro mani spalmare e distribuire crema in ogni centimetro del loro fisico, non fá altro che aumentare il gonfiore del mio cazzo. Gonfiore che rasenta un’esplosione di sperma improvvisa, quando le loro mani scivolano lentamente in mezzo alle loro gambe per proteggere anche la loro fica dal sole. In questo momento la mia attenzione è rivolta a Simona. La sua fica interamente depilata, sembra luccicare, le sue grandi labbra ora sembrano dannatamente pronunciate con la crema che ne risalta lo spacco. Cazzo! Mi stó sentendo male! Vorrei girarmi, prendere il mio uccello in mano e spalmargli io un pó di crema bianca e calda tra le loro cosce. Ma anche se la voglia é tanta, rimango nella mia posizione. Finalmente le ragazze si sdraiano ed iniziamo a parlare del piú e del meno. La piú piccola, Simona, é di poche parole, mentre Zara che é piú loquace, inizia a raccontarmi la storia della sua vita. Il tempo passa velocemente, ed io finalmente sento il mio pisello rilassarsi, cosí tra un discorso e l’altro, approfitto di un attimo di distrazione delle due per mettermi anch’io con il viso verso il cielo, cercando anche di rimettere a “posto” il mio pisello facendo scivolare nuovamente la pelle lungo la cappella ricoprendo la stessa. Inevitabilmente i nostri discorsi finiscono poi sul campo nudismo, sesso e tutto quello che ruota attorno ad essi. Cosí mentre parliamo, noto che la spiaggia si è quasi riempita. Peró….. devo dire che ce ne sono di persone! Piú di quante ne potessi immaginare.
Poco prima di mezzogiorno squilla un cellulare. É quello di Zara. Sembra che sua sorella sia rimasta chiusa fuori di casa e lei deve raggiungerla per portargli le chiavi. Mentre prepara le sue cose, invita anche Simona ad alzarsi ed andare via. Ma lei sembra voler restare e gli dice che si sarebbe organizzata per tornare in cittá con i mezzi pubblici. Allora io mi inserisco nella conversazione e dico a Zara che potevo accompagnare io la sua amica a casa. Ma Simona insiste, non vuole essere di peso a nessuno e ribadisce che il treno andrá benissimo per tornare in cittá. “Guarda stronzetta che non lo faccio per te, ma per me cercando di crearmi un’occasione per scoparti” Dico a me stesso evitando di esternare il pensiero a voce alta. Cosí decido di accompagnare almeno Zara alla sua auto. Mentre camminiamo, continuo a guardare questo “popolo” di nudisti. Fondamentalmente é come me lo aspettavo, un luogo dove fare per lo piú amicizie a luci rosse. Ora che la spiaggia è quasi piena e passeggiando con Zara al mio fianco, il quadro é quasi completo. Quelli che sono lí per prendere davvero il sole integrale, sono molto pochi. In ordine sparso, noto prima una coppia che si bacia ardentemente con lei che mentre affonda la lingua nella bocca del suo lui, lo masturba senza troppi complimenti. Poi un ragazzo all’apparenza single, che sdraiato al sole si stá facendo una sega mentre osserva le vicine di ombrellone giocare a pallavvolo. In acqua noto un’altra coppia che passeggia mano nella mano con un’apparente scioltezza… “apparente”, perché secondo me stanno “sfilando” per chi li osserva, visto che lui cammina con il dritto e gonfio. Ma quello che riporta all’erezione il mio uccello, é una coppia di ragazze poco piú che ventenni che a turno si spalmano la crema a vicenda sulle spalle e dietro le gambe. Vedere quelle piccole mani sfiorare la loro pelle, entrare leggermente nello spacco del sedere per poi insinuarsi tra le gambe, mi stava facendo scoppiare le palle. Zara mi guarda il pisello dritto, si ferma e mi dice:
– “OK, Chase….. diamo anche noi un pó di spettacolo per il nostro pubblico” Quindi mi prende dolcemente la testa tra le mani e mi bacia.
Non oppongo resistenza, mentre con la mia lingua mi faccio strada nella sua bocca. Allora oso anche io, afferro il suo sedere stranamente fresco e l’avvicino a me. Il mio cazzo dritto si infila tra le sue cosce, strusciando lungo tutto lo spacco della sua fica. L’attrito e la forte erezione, me lo fanno scappellare. Ora la mia grossa cappella è a stretto contatto con le sue fresche labbra. Il nostro bacio dura diversi secondi, secondi nei quali sento tutti gli sguardi addosso a noi. Poi Zara si stacca da me, mi prende la mano e mi invita a continuare la passeggiata. Allora la guardo negli occhi, come per dire: “tutto qui?” mentre camminiamo con il mio cazzo dritto che continua a pulsare. Ma lei come se niente fosse inizia a parlarmi della sorella minore, che é sempre sbadata, poi mi racconta del suo lavoro, dei colleghi arrivisti… insomma, parla di qualunque cosa senza prestare la minima attenzione al mondo che la circonda. Un mondo che invece osserva noi, soprattutto lei che, diciamocelo, é una bella fichetta. Io li noto, li sento questi spettatori, che contrariamente alle previsioni del sottoscritto, non mi fanno piú sentire in soggezione, bensí al centro dell’attenzione. É una bella sensazione e questo mi provoca una costante eccitazione, che per un lungo tragitto mantiene il mio pisello in una perenne erezione. Poi la voce di Zara mi riporta all’attenzione:
– “Chase? Chase sei con me?”
– “Si, certo… solo….. solo non vorrei farti sentire a disagio… con questo dritto da, da… da non só quanto” Gli dico guardando il mio uccello in volo.
– “Disagio? Per me é un complimento! Sai quanti vorrebbero essere al posto tuo o… perché no? Il mio? In questi posti si viene soprattutto per essere guardati. Molti si staranno giá masturbando vedendoci passare e qualcun altro continuerá pure stasera a casa da solo” Mi risponde Zara.
Giá….. qualcun altro continuerá a casa da solo! Qualche nome ce l’avrei. Il mio. Tutti quei discorsi, la gente che ci osserva, quelli che vorrebbero essere al mio posto, quel bacio… tutto premesse per una scopata, ma col risultato finale di un semplice gonfiore di palle! Il mio uccello non ne voleva sapere di abbassare la guardia e Zara lo aveva capito subito. Cosí mi fece sedere in un Bar vicino la pineta e ordinó da bere. Sorrideva mentre osservava, abbassando la testa sotto il tavolo, il mio pene in uno stato di evidente erezione!
Finalmente il mio pisello “respira”, non saró entrato nel posto piú intimo di Zara, ma i suoi morbidi piedi avevano comunque alleggerito il mio carico di sperma sotto quel tavolo. Lasciamo velocemente il bar e ci incamminiamo verso la sua auto nella pineta. Una volta arrivati, lei inizia a vestersi deliziando la mia vista con uno spogliarello “al contrario”. Provo a chiederle il numero, cosí… per andare a bere una sera di queste qualcosa. Mi sorride dicendo che non ha carta e penna, ma che se voglio me lo scrive sul mio pisello, visto che non ho dietro il cellulare. Ricambio la battuta rispondendogli che per me andava bene, ma poi finito l’attimo di demenza post masturbazione, mi chiede di lasciargli il mio e che mi avrebbe chiamato lei in settimana. Di norma quando qualcuna mi dice cosí, il piú delle volte non lo fá. Ma mi tengo questa osservazione per me e sulla fiducia gli lascio il mio numero salutandola con un bacio sulla guancia.
La guardo allontanarsi con la sua utilitaria mentre torno in spiaggia. Il posto è sempre piuttosto pieno. Controllo l’ora. È quasi l’una. Non vedo nemmeno Simona. Ah… si! Eccola lí, che nuota in fondo al mare. Ma chi se ne frega di lei. Se la tira troppo per i miei gusti. Mi sdraio prendendo ancora un pó di sole prima di far rientro a casa e reduce da una serata abbastanza vivace, mi concedo qualche minuto di relax chiudendo gli occhi. Poi una voce cattura la mia attenzione riportandomi alla realtá.
– “Cosí ti scotti”
Mi giro su un lato, era Simona che mormorava qualcosa.
– “Come?” Gli chiedo.
– “Se non ti metti la crema lí, ti scotti” Mi dice indicando l’inguine. Cosí abbasso lo sguardo verso il mio pisello moscio tra le gambe e noto che intorno ad esso la pelle é un pó piú chiara rispetto al resto del corpo, ma non poi cosí bianca da ustionarmi. La ringrazio per l’osservazione, ma gli dico che tanto stavo per andare via. Ma lei sembra non aver udito una sola parola di quello che ho detto, cosí prende un tubetto di crema solare ed avvicinandosi me la spruzza sullo stomaco. Inizia a spalmarla prima sui miei addominali, poi sempre piú in basso. Il sangue comincia ad affluire verso il mio pisello, mentre le sue mani continua a diluire la crema anche verso l’interno coscia. Altro che santarellina, la stronzetta mi stava lentamente masturbando. La lascio fare, anche se l’istinto mi dice di toccare pure io qualcosa di lei. Ma voglio godermi questa seduta masturbatoria. Finalmente le sue mani finiscono dove fin dall’inizio aveva intenzione di metterle. Sul mio pisello. Inizia a distribuire la crema su e giu lungo il mio gonfio cazzo che ben presto diventa dritto. Le sue mani poi, una alla volta, iniziano ad afferrarlo dal basso e lentamente le fá risalire lungo l’asta richiudendole a pugno. Gesto che fa ripetutamente per diversi secondi. Sento la sborra nuovamente nei coglioni e mi preparo a venire. Ma Simona molla l’asta per giocare un pó con le mie palle per poi tornare a spalmare la crema nell’interno coscia. I suoi morbidi palmi scivolano dolcemente dalle ginoccia verso su e viceversa. Il cazzo inizia a pulsare, sento lo sperma salire lungo il mio pisello mentre un riflesso incondizionato mi fa fa sobbalzare inarcando leggermente la schiena. Sto per venire. Simona capisce che sono al limite, ma come se niente fosse lascia il mio cazzo pulsare da solo mentre dandomi le spalle si versa altra crema tra le mani. Non resisto… sborro improvvisamente… una lunga intensa schizzata la colpisce sulla schiena, vedo la sborra scivolare verso il basso, fino ad arrivare allo spacco del suo sedere… poi lei si gira nuovamente ed afferra ancora il mio pisello che continua a spruzzare… con le mani piene di crema solare continua a segarmi, aiutando le mie palle a svuotarsi… la sua mano non smette di fare su & giú lungo la mia asta, la sborra non smette di schizzare in tutte le direzioni… finisce sulla sabbia, sul mio petto… le mano di Simona é completamente unta, sperma e crema solare diventano un tutt’uno, fino a quando dopo una marea di spruzzate, il mio cazzo inizia a pulsare a vuoto e quello che si vede sulla punta della mia cappella, non é altro che qualche gocciolina residua di sborra che mischiata alla protezione solare forma una strana schiuma che ricopre la stessa! Poi Simona mi tende la mano, la stessa con la quale mi aveva appena segato e mi dice:
– “Andiamo a farci un bagno?” Come direbbe qualcuno, accetto l’offerta e mi alzo con il cazzo ancora semi eretto. Ne approfitto, ne aprofittiamo per lavarci, poi butto un occhio all’orologio e mi rendo conto che é ora di tornare a casa. Tra lavoro, palestra ed impegni vari, ancora non avevo concluso nulla con lavatrici, spesa e quant’altro. Cosí mi avvicino a Simona, gli dico che devo andare via e se gli serve un passaggio.
– “No, grazie Chase. Come ho detto prima, ci sono i mezzi pubblici” Mi risponde lei.
– “Allora ci sentiamo… fatevi sentire una sera di queste tu e Zara… magari ci beviamo qualcosa in gruppo… o da soli” Gli dico mentre mi avvicino al mio asciugamano.
– “Perché no? Ma se non mi lasci il tuo numero, lo vedo difficile questo incontro” Continua Simona.
– “Ho lasciato il mio numero alla tua amica… quando volete uscire, non dovete far altro che chiamare” Gli suggerisco io.
– “Allora faresti meglio a scrivere tu il mio numero. Io e Zara non siamo poi cosí amiche. La conosco da meno di un mese e non esco poi cosí spesso con lei”.
Meglio cosí, dico a me stesso. Zara mi piaceva, fisicamente era il mio tipo, formosa e non troppo magra, ma Simona… Simona non lo só, risvegliava il ventenne che era in me. Con quel suo fisico minuto, piccolo, quasi da adolescente, mi ricordava le mie prime scopate, le mie prime leccate di fica. E poi quelle sue labbra dannatamente lisce, sarebbe stato un piacere baciarle, per poi penetrarle e sentire lentamente la mia grossa cappella affondare dentro di lei. Cosí prima di andarmene, memorizzo il suo numero sul mio smartphone, la bacio affettuosamente su una guancia e la lascio a godersi il resto della giornata. Mentre mi dirigo verso la mia auto, ancora nudo ma completamente svuotato e con il cazzo che sembra uno straccio, butto un’altra occhiata su questa spiaggia che mi regalato una nuova esperienza. E poi al di lá dei risvolti sessuali piú o meno prevedibili in un contesto simile, non é male stare tutto il giorno palle al vento. Forse ci torneró, magari non qui, mi piace sentirmi libero, ma preferisco farlo quando sono da solo o in dolce compagnia.
Cosí mentre lascio alle mie spalle questo tratto della costa Laziale, penso giá a chi proporre un Week End hot su una qualche isola Italiana: Simona!

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Senza appuntamento

Scesi dal tram velocemente, e guadagnai di corsa il lato opposto del marciapiede; non avevo molto tempo per pranzare, un appuntamento di lavoro mi aspettava di lì a due ore.
Arrivai dinanzi al mio solito ristorante ma lo trovai chiuso : un cartello recitava “Chiuso per motivi familiari”.
“Maledizione” dissi tra me e me ” e adesso dove vado ?”.
Per fortuna mi rammentai che ad un centinaio di metri da lì, c’era un ristorante dove mi ero sempre ripromesso di provare una volta a pranzare. Per fortuna era aperto, entrai e chiesi se era disponibile un tavolo.
L’ambiente era ampio, più ampio di quanto mi ero immaginato, arredato con cura e abbastanza frequentato.
Mi accomodai e presi il menu, avevo voglia di un pranzo leggero, altrimenti nel pomeriggio avrei avuto qualche problema di sopravvivenza.
Mentre leggevo il menu, notai a poca distanza da me, seduti al tavolino d’angolo un uomo e una donna che parlavano fitto fitto, le bocche a pochi centimetri di distanza, le dita intrecciate, gli occhi dell’uno persi in quelli dell’altra.

Ordinai un piatto leggero come mi ero ripromesso.
Ad un altro tavolo poco distante sedeva invece una coppia che non sembrava particolarmente in sintonia, mentre lei guardava annoiata il cellulare, lui seguiva con interesse l’andirivieni della bella cameriera.
Vidi la donna voltarsi e chinare il capo. Quando riaddrizzò il bel collo affusolato, mi piantò gli occhi addosso.
Dieci secondi, abbastanza per convincermi che non mi stavo sbagliando, che ero io l’oggetto della sua curiosità.
Occhi scuri ed intensi con un filo appena di trucco e delle labbra grandi e ben disegnate, mi fecero provare un senso immediato di vertigine.
Feci un rapido scan della sua figura : corpo snello, mani delicate e affusolate, caviglie sottili, proprio il mio tipo ideale.

Incredulo, mascherai la lusinga accennando a voltarmi di lato, come ad accertarmi che il destinatario dei suoi sguardi non fosse un’altra persona. Lei sorrise del mio finto stupore, e riprese a maneggiare il telefono. L’uomo al suo fianco continuava a non degnarla di alcuna attenzione.

Lei continuò per ancora qualche minuto sul telefono, lanciando spesso sguardi di sottecchi nella mia direzione.
Quando io ebbi finito di pranzare, lei posò il telefono e mi lanciò un lungo sguardo intenso che non lasciava alcun dubbio.

A quel punto mi alzai e guardandola negli occhi, mi diressi verso i bagni accertandomi con un’ultima occhiata che l’uomo al suo fianco fosse sempre piacevolmente distratto.

Entrai: le due toilette, per uomini e donne, si affacciavano entrambe in un’anticamera dove due lavabi, ragionevolmente puliti, il portasapone, le salviette di carta, due poltroncine ed il posacenere a stelo facevano bella mostra di sè.

Il bagno degli uomini era spazioso. entrai e girai la chiave nella toppa.
Mi sbottonai i pantaloni : ero piacevolmente eccitato. Prima di pisciare, mi accarezzai delicatamente lo scroto per sentire la consueta fitta di piacere. Sentii bussare con un tocco lieve, le mie pulsazioni cardiache aumentarono sensibilmente.
Respirai a fondo e aprii lentamente la porta : lei era lì dietro. Incredulo la feci entrare e richiusi la porta dietro di me con un giro di chiave.

Non ci fu bisogno di parole tra di noi: era un richiamo ancestrale, un vortice inarrestabile.
Ci baciammo come se dovessimo strapparci le labbra a vicenda, come a voler imprimere nelle nostri menti in maniera indelebile i nostri sapori.
Il respiro si fece corto, i gesti più frenetici. Lei mi sbottonò la patta che mi ero appena richiuso e lo estrasse.
I pantaloni mi caddero all’istante, il cazzo svettava già in piena erezione.
Con un gemito impercettibile si inginocchiò e delicatamente prese a passare la lingua inumidendone la punta.
Ero al settimo cielo, mentre lo ingoiava con dovizia, non potevo fare a meno di osservare gli splendidi seni che si muovevano attraverso la scollatura generosa. Mi guardava fisso negli occhi come poco prima al tavolo e questo aumentava esponenzialmente il mio piacere.
“Mi piace il tuo gusto” mi disse inaspettatamente “mi fa impazzire !”.

“Alzati” dissi io a quel punto. Infilai le mani sotto la gonna stretta e corta e con sorpresa al mio tocco mi accorsi che portava le calze autoreggenti e nessun indumento intimo. La sua figa era completamente madida di umori e non appena la sfiorai, lei non potè trattenere un mugolio. La masturbai per un attimo, mentre le nostre lingue si intrecciavano nuovamente.

“Prendimi da dietro” disse, con una voce gutturale che tradiva il suo piacere.
Si appoggiò con le mani al lavandino e sporse bene in fuori il suo culo perfetto, la gonna stava rialzata sopra i fianchi.
Scivolai dentro di lei, completamente bagnata. Il mio cazzo la riempiva totalmente. Presi a baciarla ed a morderle il collo.

“Mmm quanto mi fai godere, continua così, non ti fermare” disse. A quel punto staccò una mano dal lavandino e cominciò a toccarsi, probabilmente aveva fretta, se si fosse fermata troppo in bagno, il suo compagno si sarebbe insospettito.
“Non puoi venirmi dentro, lo sai !” disse. Io ero quasi al culmine della mia eccitazione; ancora qualche colpo e alla fine lo estrassi. Lei si inginocchiò aprendo le sue splendide labbra e mettendo in mostra la lingua pronta a ricevermi.

Uno schizzo lungo la colpì in gola, lei chiuse gli occhi e continuando a masturbarsi lo fece colare dalle labbra.
Una sconosciuta faceva tutto questo per me, non ci potevo credere. Intanto con foga si toccava, mi guardava, le pupille dilatate.
Non ci volle molto, poco dopo venne anche lei con un lungo gemito di piacere.

Appoggiato al muro sfinito e incredulo, la vidi pulirsi e rivestirsi in fretta ed uscire con una goccia del mio sperma ancora sulle labbra.
Forse era un dono al quale non voleva rinunciare, un piccolo ricordo di una fantasia finalmente realizzata, oppure un segnale da portare al suo uomo stanco e svogliato per farlo ingelosire.
Non ci scambiammo neanche un saluto, non serviva. Avevamo scopato intensamente anche se il tutto era durato forse appena cinque minuti.
Sesso furioso, come delle bestie in calore.

Tornai al tavolo ma non mi degnò più di uno sguardo, entrambi avevamo avuto ciò che volevamo.

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Un Centro Benessere Con Servizi Particolari 2

Disteso su quel lettino, con le spalle rivolte verso il soffitto, sentivo le sue mani massaggiare il mio sedere con delicatezza. Erano fredde, ma delicate. I suoi pollici timidamente, ma con decisione, sfioravano il mio ano. Ogni tanto azzardava il gesto di mettere quel dito dentro il mio culo, per poi fermarsi a pochi millimetri da esso e continuare a giocare con le mie chiappe. Chiaramente mi stava masturbando lentamente partendo alla lontana. Sentivo il mio pisello gonfiarsi poco a poco, fino a raggiungere una parziale erezione dopo pochissimi minuti. Ero sdraiato a pancia in giú su quel letto “modificato”, di quelli che trovi solo nei centri estetici con massaggi. Il viso rivolto verso il basso, era poggiato su due cuscini laterali, ed in mezzo ad essi c’era un foro circolare abbastanza ampio da lasciare la visuale del pavimento al sottoscritto. All’altezza del mio bacino, un altro foro. Questo permetteva al mio pisello di ciondolare nel vuoto e non essere schiacciato dal peso del mio corpo. Kaori era in gamba, oltre che una gran fica giapponese, ma se non fosse stato cosí, non avrebbe “lavorato” in quel posto. Continuando a palpeggiare il mio culo con decisione, fece quel gesto che probabilmente mi aspettavo, ma non pensavo osasse metterlo in atto. Nemmeno il tempo di dirle “no, quello non farlo” e sento il suo pollice unto d’olio infilarsi dritto con decisione nel mio ano! Un gesto veloce che non mi lascia il tempo di fare altro, se non godere inaspettatamente. Proprio cosí, quel suo dito, quel suo pollice, si infila con scioltezza nelle profonditá del mio ano e stimolando non só cosa al suo interno, mi provoca un’immensa sborrata, un enorme schizzo che parte verso il pavimento. Un gemito improvviso esce dalla mia bocca, mentre guardo il mio cazzo non ancora in erezione venire. Incredibile! Avevo sborratto senza un’erezione. Passano pochissimi secondi, giusto il tempo di godermi in tutti i sensi quella nuova sensazione e Kaori cerca il bis! Sfila il suo pollice dal mio culo e poi lo rimette dentro con ancora piú forza! Sento che raggiunge nuovamente le profonditá del mio culo, tocca di nuovo qualcosa, stimola ancora qualcosa al suo interno ed un’altra lunga schizzata, finisce sul pavimento. Questa volta la sborrata é piú lunga e se non vedessi con miei occhi la crema bianca uscire dal mio cazzo, potrei pensare che si tratti di una pisciata involontaria. Era la prima volta che qualcuno mi metteva un dito in culo per farmi sborrare, anzi la seconda, ora che ci penso bene. La prima fu quando feci sesso con una ragazza conosciuta in vacanza in una cittá Europea qualche anno fá! Ero sopra di lei e mentre gli sbattevo il mio cazzo dentro la sua fica, lei mi afferava il culo cercando di spingere la mia asta sempre piú in profonditá e mentre lo faceva, cercava sempre di inserire il suo dito medio in mezzo al mio culo. Certo, ora qui con Kaori era diverso, il mio cazzo ancora non era dritto, non del tutto almeno, eppure spingendo dentro il suo pollice nel buco del mio culo, toccando non só cosa dentro, mi provocó una sborrata naturale, enza erezione. Un pó come se ci fosse dell’acqua dentro una siringa e spingendo l’asticella, l’acqua uscisse dalla punta della stessa per via della pressione. Dovevo ammetterlo, questa nuova gestione del centro massaggi non faceva rimpiangere quella precedente e per chi volesse “ripassare” la mia prima esperienza in una struttura simile, vi rimando ad un mio racconto del passato dal titolo: “Un Centro Benessere Con Massaggi & Servizi Particolari”.
Non pensavo di tornarci ancora, pagare per farsi masturbare, non mi attirava particolarmente. Ma quando quel giorno, aprendo un’E-Mail secondaria, di quelle che usi raramente con nomi fittizzi, mi venne nuovamente la curiositá come la prima volta con Natsumi. Il testo, grosso modo recitava: “Buongiorno Signor Chase, la informiamo che il nostro centro benessere ha cambiato gestione ed ha ampliato i suoi servizi. Ci venga a trovare per una dimostrazione”. Ci pensai qualche giorno, ma poi dato che i “loro servizi erano ampliati”, mi chiedevo cosa altro avevano inventato e studiato per masturbare il mio pisello! Decisi di fare quindi un secondo giro. Meno di due settimane dalla lettura di quella E-Mail ed ero giá davanti al Centro. Il posto era cambiato, ora era molto fuori mano. Ma per quello che facevano, forse essere poco visibili, anche per un discorso di privacy, non era poi una scelta sbagliata. Anche l’interno era molto riservato e ad accoglierti c’era ovviamente una spledida orientale, che dopo avermi accolto con gentilezza, mi domanda in cosa poteva eseermi utile. Mi presento, gli spiego che sono giá stato “cliente” della vecchia gestione e che avevo ricevuto un invito da loro per provare i nuovi “servizi” della nuova gestione. Mi guarda sorridendo, dice “capisco” lanciando un brevissimo ma eloquente sguardo all’altezza del mio pisello, per poi riportare l’attenzione al mio viso, dicendomi di accomodarmi nella sala d’attesa privata in fondo al corridoio. Non appena fosse stato il mio turno, mi avrebbero chiamato. Dopo un tempo non proprio breve arriva una ragazza, sempre orientale, decisamente magra, ma decisamente anche una gran topa. Si presenta, il suo nome é Kaori, mi spiega le procedure e mi chiede, senza entrare troppo nei dettagli, ma comunque abbastanza diretta pur pesando le parole, se volessi un “servizio completo” o “base”. Opto per quello completo, ormai ero lí, tanto valeva provare tutto. Sistemiamo la “situazione” economica, poi mi fá accomodare in una stanza, dicendomi di mettermi comodo e di aspettarla lí. Mi siedo su una poltrona ed osservo l’ambiente. Molto soft, con una luce soffusa tendente al viola ed una musica da camera come sottofondo. Noto degli strani oggetti attaccati alla parete, ma mentre cerco di metterli a fuoco, vedo arrivare Kaori. Indossa un semplice accappatoio bianco e mentre si dirige verso di me, mi dice qualcosa:
– “Allora Chase, sei pronto?”
– “Certamente! Cosa devo fare?” Rispondo io.
– “Tu niente, ci pensiamo… penso a tutto io! Non sei qui per questo? Per rilassarti e goderti questo momento?” Aggiunge lei tra il malizioso ed il serio.
Mi invita quindi a togliermi i vestiti e indicandomi la porta del bagno, a farmi una doccia.
– “Mi cambio qui? Devo spogliarmi del tutto?” Dico con finto attegiamento timido.
– “Certo! Non vorrai farti la doccia con gli slip? Non sarai mica timido?” Mi risponde Kaori.
Allora inizio a togliermi gli indumenti, intanto lei sembra non curarsi di me ed impegna il tempo che impiego a togliermi i vestiti, altrove, vicino alla parete con quegli strani oggetti. Quando arrivo a togliermi anche i boxer, Kaori torna indietro, verso di me. Durante il suo cammino si toglie l’accappatoio, ma sotto non é nuda. O quasi. Quello che indossa é qualcosa che si avvicina ad un costume, perché in realtá é come se non lo avesse. Un filo interdentale attraversa lo spacco della sua fica e quello che sembra essere un reggiseno, é un altro spago che a malapena copre i suoi capezzoli. Mentre la osservo, inizio giá ad eccitarmi e sento immediatamente il mio pisello gonfiarsi. Allora provo a darmi una controllata, mentre lei dolcemente mi afferra la mano e mi guida verso il bagno. Una volta dentro, apre l’acqua, sceglie la giusta temperatura e mi invita ad entrare nel box doccia. Io entro, lei esce. Mentre mi dó una rinfres**ta, inizio comunque ad eccitarmi, il pisello mi si gonfia, rasentando l’erezione. Kaori sembra indaffarata con alcuni flaconi tipo bagnoschiuma. Io continuo la mia doccia, ed il mio cazzo continua a gonfiarsi, la voglia di farmi una sega e tanta, giá mi sento pronto a venire. Provo a mettermi una mano sul pisello, non resisto, ma appena cerco di masturbarmi simulando un lavaggio del mio uccello, arriva lei e mi toglie la mano scuotendo la testa come per dire “no, no”. Quindi entra anche lei nel box e mi aiuta a lavarmi le spalle. Le sue mani sono fresche e morbide, le sento scivolare su e giú ungo la schiena, poi in mezzo alle gambe. Mi insapona tutto, soffermandosi maggiormente all’interno coscia, poi sul mio culo. Poi, sempre rimanendo alle mie spalle, mi insapona anche il petto, poggiando il suo corpo, le sue piccole tette, sulla mia schiena e allungando le mani come per abbracciarmi. Il mio pisello pulsa e si gonfia alla grande. Quindi le sue mani, lentamente, scivolano dal mio petto verso gli addominali, fino a scendere sul mio cazzo. Lo tocca per la prima volta, lo insapona, lo lava, lo masturba. Eh si, perché anche se sembrava mi stesse facendo una doccia, in relatá quel movimento su & giú lungo la mia asta, non era altro che una sega. Comunque il “gioco” dura poco, non appena Kaori percepisce un’erezione totale, molla la presa, lasciandomi con il cazzo dritto e le palle gonfie. E mentre esce dal box, mi dice di sciacquarmi. Eseguo mentre la vedo allontanarsi. Ma non vá via, con i piedi sopra un tappetino, si spoglia anche lei. Prima gli slip, poi il reggiseno. Ora la osservo meglio, la sua fica adesso si vede chiaramente, é completamente depilata, non un accenno di pelo. Anche il resto del corpo é completamente liscio. Le sue tette sono a malapena pronunciate. Torna sotto la doccia ed inizia a rinfrescarsi anche lei. Mi chiede se posso insaponargli la schiena, perché con le sue mani non ci arriva. Non me lo faccio dire due volte, poggio le mie mani sulla sua schiena, ed inizio ad insaponarla. Cerco di essere delicato come lei, la tocco ovunque di dietro. La mia eccitazione arriva immediatamente, tutto quello spettacolo mi stava facendo impazzire. Il mio cazzo lentamente si alza, si gonfia come un hot dog, diventa dritto. Talmente dritto e duro, che mentre cerco di lavargli anche le braccia, il mio pisello gli si parcheggia in mezzo alle gambe, nello spacco del suo culo. Appena Kaori lo sente tra le sue cosce, fá un passo avanti si gira e mi dice che adesso avrebbe continuato da solo. Mi invita ad uscire e ad asciugarmi. Lei mi avrebbe raggiunto poco dopo. Cosí mentre mi passo l’asciugamano su tutto il corpo. Anche lei, Kaori, termina la sua doccia. Quindi esce, si infila l’accappatoio e mi porta nella saletta principale. Mentre mi fá accomodare sul lettino, lei finisce di asciugarsi. Ora é completamente nuda ed io sdraiato la osservo, mentre le mie palle iniziano a reclamare una prima svuotata di sperma. Sperma che sento fermentare sempre piú, vedendo Kaori che si cosparge tutto il corpo di un qualche olio. Il suo corpo ora luccica letteralmente, diventa liscio come il marmo. Quindi si avvicina a me ed effettua la stessa operazione “olio”. Me lo spalma ovunque, braccia, petto, gambe. L’erezione é di nuovo inevitabile e Kaori ne approfitta per oliarmi l’uccello. Le sue mani mi massaggiano le palle, il cazzo, tira giú la pelle dalla mia cappella ed olia anche quella. La sborra inizia ad incanalarsi lungo l’asta. Ma lei é molto brava, non stimola il mio cazzo un secondo piú del dovuto, capisce che stó per eplodere come un vulcano e si ferma. Si mette di fianco al mio viso e mi chiede di voltarmi, di mettermi spalle al soffitto. Cerco di girarmi con il mio cazzo ancora in erezione e comprendo il perché di quel foro sul letto ad altezza bacino. Serve a stare in posizione supina, anche con il pisello dritto, tanto ce lo infili dentro e finisce nel vuoto. Lascia “riposare” qualche secondo il mio cazzo, ed intanto si mette altro olio sulle mani. Poi torna su di me e continua a spalmarmelo sulla schiena e sulle braccia. Scende quindi verso il basso, zona culo. Anche lí provvede ad oliarmi per bene, giocando parecchio con l’interno coscia. Continuando a palpeggiare il mio culo con decisione, fece quel gesto che probabilmente mi aspettavo, ma non pensavo osasse metterlo in atto. Nemmeno il tempo di dirle “no, quello non farlo” e sento il suo pollice unto d’olio infilarsi dritto con decisione nel mio ano! Un gesto veloce che non mi lascia il tempo di fare altro, se non godere inaspettatamente. Proprio cosí, quel suo dito, quel suo pollice, si infila con scioltezza nelle profonditá del mio ano e stimolando non só cosa al suo interno, mi provoca un’immensa sborrata, un enorme schizzo che parte verso il pavimento. Un gemito improvviso esce dalla mia bocca, mentre guardo il mio cazzo non ancora dritto, ma comunque bello gonfio, venire! Incredibile! Avevo sborratto senza un’erezione. Passano pochissimi secondi, giusto il tempo di godermi in tutti i sensi quella nuova sensazione e Kaori cerca il bis! Sfila il suo pollice dal mio culo e poi lo rimette dentro con ancora piú forza, sento che raggiunge nuovamente le profonditá del mio culo, tocca di nuovo qualcosa, stimola ancora qualcosa al suo interno ed un’altra lunga schizzata finisce sul pavimento! Questa volta la sborrata é piú lunga e se non vedessi con miei occhi la crema bianca uscire dal mio cazzo, potrei pensare che si tratti di una pisciata involontaria. Ma in realtá era una sborrata involontaria, quelle del tipo che fai durante la notte durante un sogno erotico: ce l’hai moscio, ma ti bagni comunque le mutande perché stai “scopando nel sonno”. Kaori aveva premuto un “pistone” e di conseguenza qualcosa é uscita fuori: la sborra accumulata. Di nuovo lascia a riposo il mio cazzo, ed anche se un pó mi aveva svuotato le palle, io aspettavo comunque quel lungo orgasmo che fai quando spingi con il bacino la sborra che hai nelle palle, quel senso di liberazione che solo lunghe spinte pelviche ti sanno dare! Vedo Kaori avvicinarsi al bancone “strumenti masturbatori” e mentre lo fá, mi chiede di mettermi nuovamente con il viso rivolto al soffitto, insomma, di girarmi. In mano ha una corda che assomiglia ad piccolo cappio. Che voleva fare? Impiccare il mio pisello? Non ero molto lontanl dalla veritá. Si avvicina nuovamente a me, mette la corda intorno alle mie palle e poi la tira per stringerla come un nodo. Poi con una mano la tira verso l’alto e di conseguenza le mie palle. Allungo lo sguardo, ho i testicoli completamente strizzati e rossi. Completamente legati e soffocati in una morsa. Vedo la pelle in tiro che sembra volersi staccare dal mio cazzo. Successivamente Kaori inizia a colpirli con l’altra mano, con una serie di piccoli schiaffetti. Quello che provo non só se é dolore o godimento. Dopo qualche minuto smette di “torturare” i miei testicoli, lascia scivolare la corda nel foro del letto sotto il mio culo e si avvicina nuovamente al bancone. Torna con un piccolo peso di ferro ed un’asticella tonda di legno, che cosí a vista sembra di almeno 30 Cm. Con le spalle rivolte me, Kaori si piega a novanta gradi mostrandomi il suo lisco culo. La voglia di mettergli due dita nel suo buchetto é tanta, ma il “regolamento” parla chiaro: “Non si possono toccare le Hostess senza il loro consenso”. Allora mi accontento dello spettacolo, che ha comunque ha il suo effetto erotico. Da quella posizione afferra la corda penzolante e ci fissa il peso. Ora le mie palle sono di nuovo in tiro, ma verso il basso. Kaori mi afferra una mano, se la mette in mezzo alle sue gambe e rimane immobile. A quel punto provo a fare quello che desideravo da quando l’avevo vista nuda. Toccarla, palpeggiarla, sfiorare ogni suo posto piú intimo. Struscio la mia mano lungo la sua fica liscia, la tocco lentamente, poi sposto l’attenzione sulle sue piccole tette. Gioco con quelle che sembrano due noci di carne. I suoi seni sono praticamente formati solo dalle areole che sporgono, per il resto é completamente piatta. Gioco con i suoi capezzoli, mentre l’inquilino che abita in mezzo alle mie gambe, inizia ad alzarsi! Lo sento gonfiarsi, irrigidirsi, mettersi sull’attenti. Intanto il peso attaccato alle mie palle, stira la pelle di tutta l’asta. Quando il mio cazzo é completamente dritto e duro, Kaori lo afferra con una mano ed inizia a masturbarlo. Sento lo sperma salire su, forse ci siamo, sto per sborrare alla grande. Ma Kaori ferma la sega, afferra l’asticella di legno e me la infila nel buco della mia cappella. Dolcemente, ma senza fermarsi. Piano piano vedo l’asta sparire dentro il mio cazzo, centimetro dopo centimetro me la mette tutta dentro. Un gemito esce dalla mia bocca, allora lei smette di affondarla dentro il mio uccello. Con un dito tocca la punta dell’asticella ed inizia a farla roteare. Avverto il pezzo di legno dentro di me, lo sento sfiorare le mie palle dall’interno. Altri suoni escono dalla mia bocca, credo che manchi poco, stó per venire… mollo la presa dalle tette di Kaori e mi abbandono al piacere. Lo sperma sale lungo l’asta, sale, sale ancora…. ma invece che uscire una lunga schizzata, lo sperma fuoriesce sui lati e non avendo altra via d’uscita, cola sul bordo del mio uccello. Un pó come quando riempiamo di corsa un bicchiere di birra e la schiuma esce dai bordi del boccale. Stavo venendo, ma lentamente, sentivo che lo sperma usciva, ma senza prepotenza. Kaori si allontana nuovamente dal letto, si sincera che il mio cazzo abbia smesso di eruttare ed inizia a liberarmi di tutto.
Mi lascia qualche minuto per “rilassarmi” e poi torna al lavoro. Prende delle salviette umide e mi pulisce dal mio stesso sperma. Ma il modo in cui lo fá, non sembra altro che l’ennesima sega, visto che passa le salviette su & giú lungo il mio cazzo. Ma lo fá per poco, giusto il tempo di farmi riacquistare l’erezione. Poi magicamente dalla sua mano spunta un preservativo. Lo apre e lo fá indossare al mio pisello ormai al limite. Quindi sale sul lettino, mettendosi in piedi sopra di me e mi lascia ammirare il suo fisico. Poco dopo sembra abbassarsi sul mio cazzo, forse se lo lascia mettere dentro, ma é una vana speranza. Si piega quel tanto per farmela assaporare la sua fichetta, le sue grandi labbra sfiorano la mia cappella, le struscia leggermente, ma non se lo fá mettere dentro. Si mette di nuovo in piedi, un piccolo passo e si abbassa nuovamnete. Stavolta la sua fica e sul mio viso, mi correggo, é poggiata sul mio viso, il suo spacco lo struscia sul mio naso ed io respiro la sua intimitá. Stó per scoppiare, le palle iniziano a farmi davvero male. Vedo Kaori scendere dal lettino ed indossare un paio di pantaloncini cortissimi e aderenti. Talmenti attillati che lo spacco della sua fica é ben visibile. Sale di nuovo sopra di me, si lascia nuovamente ammirare per un pó dal basso verso l’alto, gioca qualche secondo con le mie palle prendendole lievemente a calci con i piedi e poi si abbassa nuovamente. Stavolta si siede sulle mie cosce, apre le sue gambe e poggia la fica sul mio cazzo dritto. Poggia le mani dietro di sé, sul lettino, piegando leggermente la schiena. Inizia a strusciare la sua fica sul mio pisello, su & giu, su & giú… poi mi sfila il preservativo gettandolo via. Continua a farmi una sega con lo spacco della sua fica protetto da quei pantaloncini. Spinge come se lo avesse dentro, anche io inizio a muovere il bacino, lo sfrego contro di lei, contro la sua fica. Sento la sborra salire… mi struscio ancora… e ancora… la sborra… la sento salire… Kaori continua a masturbarmi con la fica, per quanto puó cerca di avvolgere il mio uccello con le sue grandi labbra… vedo le prime gocce di sperma uscire dalla mia cappella… continuo a strusciarmi e… vengo… un enorme schizzo finisce sullo stomaco di Kaori, poi un secondo… un terzo e mentre la sborra inizia a colare lungo il suo petto, un quarta schizzata la raggiunge sotto il mento… continuo a venire ancora ed ancora… vedo lo sperma colare anche lungo l’asta del mio cazzo e macchiare i pantaloncini di Kaori… e prima che la festa finisca, lei afferra il mio uccello con le mani per dargli l’ultima strizzata, un’ultima spremuta e facendo su & giú con le mani per ancora qualche secondo, un paio di fiacche sborrate vengono fuori. Infine quando Kaori capisce che ormai le palle sono belle che svuotate, si congeda.
Rimango ancora qualche minuto sdraiato respirando lentamente. Guardo il mio pisello e vedo che ancora é dritto. Aspetto ancora. Quando finalmente si affloscia, mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Durante il breve tragitto, noto che la mia cappella é rosso fuoco e le mie palle sono talmente moscie, che quasi toccano le ginocchia. Kaori mi aveva spremuto per bene, lo dovevo ammettere.
Salgo in auto e mi dirigo verso casa. Mi attende quasi un’ora di strada. Ma ne é valsa la pena tornare in quel posto. Forse molti penseranno che ho buttato il mio tempo, perdendo una giornata intera per farmi fare una sega, quando posso tranquillamete masturbarmi a casa da solo. Forse. O forse no! Personalmente quando voglio svuotarmi le palle, chiamo qualche amica particolarmente disinibita e aperta (in tutti i sensi) in materia di sesso e me la scopo. Qui volevo nuovamente giocare, sperimentare qualcosa di nuovo e forse é stato cosí. In fondo sono stato sotto le mani (e non solo) di Kaori per quasi due ore. Quasi due ore a cazzo dritto e palle piene. Si, é stata una bella esperienza, da provare sicuramente almeno una volta nella vita, o magari due. Ma non di piú.
Perché una sana & bella scopata con una donna, non si batte comunque!

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